Stadium n. 2/1960

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SPORT E COMUNE Il Convegno di marzo riunirà a Roma i responsabili delie Amministrazioni Civiche più qualificate e gli esperti dei due settori per una più concreta collaborazione ■r r ORREI che questo ary ticolo fosse letto con calma quando il cuore è sgombro da cose che pesano e la mente se­ rena. Non desidero farà della polemica inutile ma dire sinceramente quello che penso dello sport ita­ liano con la fiducia che le mie osservazioni possono essere utili. Premetto una cosa. Se le mie critiche fossero infondate, non ne facciamo nulla e... amici come prima. Parliamo prima del C.O.N.I. e quindi dei re­ sponsabili dello Sport Ita­ liano. Ho seguito i vari artico­ li di Marchesi su Sport

Nei paesi, per lo più, l’immobi lismo dei ragazzi somiglia a quello dei vecchi...

Il PAPA ha parlato anche a noi L C.S.I. è un'opera della Gioventù Italiana di Azione Cattolica non solo perché lo dice lo statuto ma perché ne segue lo slancio e lo spirito educativo e con orgoglio si fregia della sua prero­ gativa: la fedeltà al Papa. Nella sua breve ma ricca storia che inizia dal 1945 il CSI annovera patricolari attenzioni dei Sommi Pontefici tanto che poche organizzazioni possono van­ tare otto discorsi che Pio XII e Giovanni XXIII hanno rivolto al Centro Sportivo Italiano dando di­ rettive precise per la realizzazione di uno sport edu­ cativo e cristiano. Parlando alil’Azione Cattolica Italiana Giovanni XXIII domenica 10 gennaio ha parlato anche a noi che siamo una parte del grande fionte che la Chiesa schiera per la conquista pacifica deli’umanità a Dio. Vorrei che tu dirigente periferico di società o di Comitato sentissi la bellezza di questo messaggio e l investitura che da esso ricevi, specie nei momenti di sconforto quando ti senti solo con la tua piccola unità organizzativa di fronte a problemi più grossi di te e con un mondo che non ti comprende, solo e contro corrente, contro quella corrente cioè che vuole ridurre lo sport ad un contratto commerciale oppure ad una sigla pubblicitaria. Il messaggio di Giovanni XXIII ci è pervenuto all’inizio del i960 che registrerà per l'Italia il fatto più importante della sua storia sportiva: i Giochi Olimpici. Il nostro sguardo va oltre a questo tra­ guardo e siamo facili profeti nel dine che il do­ mani dello sport italiano sarà reso più difficile dalle condizioni psicologiche e sociali che s? verranno a creare: da una parte una giòvemtù che non ha più voglia di fare sport perché costa sacrificio, e già esistono i sintomi dati da un calo generale delle società minori nelle varie federazioni, dalla lira parte gli uomini che pensano a sfruttare lo sport per loro interessi personali o commerciali. Il problema fondamentale non è quello di co­ struire impianti spolpivi ma quello di formare uomini capaci e che sentano, con senso missionario, il pro­ blema giovanile sportivo capace di portare su quei campi e su quelle palestre la gioventù italiana. Tra lo sport pubblicitario che porta quattrini a poche elette società naturalmente professionistiche e lo sport dilettantistico delle piccole e povere so­ cietà, la divisione sarà sempre più profonda e mentre le prime diventeranno compagnie di spettacolo spor­ tivo. le seconde troveranno sempre più difficoltà a vivere. Vivranno quelle che avranno un’anima, un dirigente cioè appassionato che vedrà la sua carica dirigenziale non come un cadreghino comodo e pri­ vilegiato ma come tuia posizione apostolica che costa sacrificio a tenere. Il vero sport si troverà qui come lo si trova oggi nelle piccole Mx-ietà che tutti igno­ riamo e il cu; nome raramente appare sui grandi quotidiani sportivi: questi devono pensare purtroppo alla tiratura e ai contratti pubblicitari. Sono facile profeta nel dire che il vero sport lo si troverà nel Centro Sportivo Italiano se questi terrà fede al suo mandato, se non tradirà la Chiesa e ¡’Azione Cat­ tolica che lo ha espresso: in altri termini se sarà fedele al Papa. Giovanni XXI11 ha quindi parlato anche a noi c ci ha detto che conta su di noi: questo deve riem­ pire di gioia il nostro cuore e dare 'lancio alla nostra attività: anche se ¡1 C.S.I. non si «sentirà » alle Olimpiadi i suoi dirigenti sanno che lo spirito olimpico si è rifugiato tra le sue file e che nei suoi ventimila dirigenti e centoventimila atleti ci sono le premesse per lo sport nuovo, quello che si deve fare dopo il 10 settembre I960 quando la bandiera dei cinque anelili sarà ammainata. Uno sport nuovo se lo sport non vuole morire.

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ALDO NOTARIO

nel mondo. Non li condi­ vido. Non voglio difendere nessuno ma le posizioni completamente negative non mi piacciono. Potremo fare certamen­ te molte critiche a coloro che attualmente dirigono il C.O.N.I. Possiamo tac­ ciarli di imprudenza, di personalismi ma non pos­ siamo distruggere quanto di buono hanno tentato di fare ed hanno realmente fatto. Potremo discutere il contegno dei dirigenti del C.O.N.I. nei confronti del­ le Federazioni ina crede­ te voi che le Federazioni vivono proprio bene? Le principali sono in crisi. Mancanza di idee e di uo­

mini, e qualche volta irra­ zionale distribuzione di denaro. Cosa fanno le Federa­ zioni per lo sviluppo del­ lo sport in mezzo alla mas­ sa dei giovani? Cosa han­ no fatto per diffondere una impostazione cultura­ le dello sport? Le Fede­ razioni stanno attuando uno sport ad effetto elet­ torale. Ci si preoccupa di campioni cercando di di­ menticare che tutti hanno diritto a fare dello sport. Il Centro Sportivo Ita­ liano sta diffondendo idee e sport nella più lontana periferia. Ha un’idea chia­ ra: educare i giovani con l'attività fisica. Ebbene

DAL CAMPIDOGLIO IL PRIMO FAVOREVOLE COMMENTO

L'Assessore Gerardo Agostini centra le questioni di base Anche se Targomento può suonare come novità alforecchio di molti amministratori civici, basta dare uno sguardo alle vecchie leggi comunali, che risalgono negli anni, quasi all'ini­ zio del secolo, per trovare vere e proprie dis posizioni legislative che impegnano i Comuni LL’ASSESSORE allo sport ed al turismo al Comune di Roma Gerardo Agostini abbiamo rivolto alcune do­ mande, in merito al Convegno sport e Comune che il CSI realizzerà a fine marzo. Ad esse il dott. Agostini appas­ sionato dei problemi giovanili in genere e studioso dei pro­ blemi turistici e sportivi della capitale ha così risposto: — L’iniziativa non potrà che avere notevole successo, in quanta non mi risulta ne siano mai state prese a tutt’oggi. Lo sport e quindi l’attività sportiva fanno ormai parte inte­ grale della vita di ogni Paese civile e rappresentano una necessità che non solo non può essere sottovalutata, ma con­ tribuisce alla elevazione morale ed educativa delle popo­ lazioni. — Quali pensa siano i doveri delle Amministrazioni co­ munali per la pratica sportiva e fisico educativa delle popo­ lazioni in genere e della gioventù in particolare? — Anche se l’argomento può suonare come novità al­ l’orecchio di molti amministratori civici, basta dare uno sguardo alle vecchie leggi comunali, che risalgono negli anni, quasi all’inizio del secolo, per trovare vere e proprie dispo­ sizioni legislative che impegnano i Comuni a tener conto della pratica ginnico sportiva nella costruzione degli edifìci scolastici, come delle aree adibite a parchi e giardini pub­ blici, per la ricreazione dei ragazzi. I giovani diffìcilmente possono oggi sviluppare esercizi fisici e sportivi all'aperto o in ambienti chiusi per la carenza di installazioni apposite e di aree ad essi riservate. Con quale danno allo sviluppo della infanzia e della adolescenza è facile immaginare. Per buona fortuna si va ovviando a tale gravissima lacuna e Io stesso piano regolatore di Roma prevede l’utilizzazione di spazi pubblici da destinarsi ad impianti sportivi o installazioni per la pratica fisico educativa ed agonistica. — Quale opera le Amministrazioni Comunali dovrebbero sviluppare o facilitare per la formazione e penetrazione di una coscienza sportiva nelle famiglie. — E’ un argomento di vitale importanza, collegato al­ l’impegno educativo e formativo che purtroppo non è sentito a sufficienza dalle famiglie, le quali mentre sono facili ad assecondare i propri figli nelle forme moderne, di diverti­ mento o pronte altresì, e questo torna a loro onore, a curare

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( Assessore di Roma Gerardo Agostini

questo è un grosso pecca­ to per le Federazioni che di solito vedono nella no­ stra attività il tentativo di occupare poltrone direzio­ nali. E’ inutile ripetere che questa paura è bambine­ sca. Lo stiamo dimostran­ do dal 1945 ma ancora molti non ci credono e, di conseguenza, ci combat­ tono. * * * Le Olimpiadi sono alle porte. Tutte le forze spor­ tive italiane sono orien­ tate verso quell’importan­ te traguardo. Ci saranno o no affermazioni ecceziona­ li dei nostri atleti a noi interessa fino ad un certo punto. Desideriamo anzi che passi presto questo periodo delle Olimpiadi. Hanno la loro funzione. Creano un clima sportivo. E basta. Domani, quando i cla­ mori di Olimpia saranno morti tra la bella pietra e l’ardito cemento dei ma­ stodontici impianti spor­ tivi, ci saranno ancora mi­ lioni di giovani, in Italia, che hanno diritto allo sport e non sono stati fa­ cilitati ed educati a farlo. Ci saranno ancora migliaia di Comuni privi di attrez­ zature sportive, migliaia di società prive di mezzi, migliaia di scuole prive di palestre. A questa esi­ genza non baderanno cer­ tamente i soliti industriali per i quali lo sport è sem­ plice pubblicità e il gio­ vane sportivo è mezzo di sfruttamento pubblicitario. Allora, se i responsabi­ li del CONI non saranno coraggiosi ed onesti, assi­ steremo ai soliti obbrobri chiamati sport. Vedremo ciclisti ubriachi di droghe rovinarsi la salute. Vedre­ mo giocatori di foot-bal rovinarsi la professione e disertare il clima di fami­ glia. Vedremo il solito or­ rendo commercio dei cam­ pioni. Leggeremo i giorna­ li sportivi che si preoccu­ peranno di sport a forti tinte trascurando le idee e spesso la grammatica. Di questo sport ne ab­ biamo piene le tasche. I giovani che ho incon­ trato nell’operosa Lombar­ dia, nel Veneto sereno, nel Piemonte ordinato, nella Emilia ardente, vogliono uno sport sano che crei una gioventù migliore. I giovani incontrati nella luminosa Sicilia, nella sel­ vaggia e stupenda Cala­ bria. nella Lucania pensoN1COLA PAVONI (Continua in 2. pagina)

... o si ricorre, senza guida, ad espedienti !

MENTRE FERVONO OVUNQUE LE ELIMINATORIE

Fissate a Cervinia le finali 1960 di sci AI FORSE come quest’anno la stagione è stata tanto propizia per l’attività sciistica. Ovunque la neve è caduta abbondantemente e da parecchio tempo ed in moltissime località la stagione è in pie­ no svolgimento. Mentre nel settore federale ci si

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preoccupa della preparazione degli atleti per le prossime Olimpiadi, che ormai bus­ sano alla porta, il Centro Sportivo Italiano sta prepa­ randosi alla propria rasse­ gna annuale che questo an­ no ritornerà ancora una vol­ ta nella maestosa conca do­ minata dal Cervino. Il 3, 4 e 5 marzo i Cam­ panili Alpini ed i Juniores del CSI si troveranno a Cer­ vinia per dar vita ad una manifestazione giovanile che dovrà, ancora una volta, di­ mostrare la vitalità della nostra organizzazione e la validità dei principi! che in­ formano i nostri programmi. Se è vero che ogni anno aumentano gli appassionati dello sci, o meglio coloro che vanno a trascorrere la fine settimana sui campi di neve, è anche vero che po­ chissimi di questi vanno con l’intenzione di fare una pre­ parazione atletica adeguata o uno studio delle loro pos­ sibilità di cimento in campo agonistico. Anzi si potrebbe dire che la forma turistica, che sta sempre più dilagan­ do, vada a danno di una maggiore diffusione dello < sport » sciistico.

Il Centro Sportivo Italia­ no, pur ammettendo la for­ mula turistica, non può e non deve dimenticare che è necessario tenere vivo nei giovani un sano spirito ago­ nistico e soprattutto che la pratica dello sci non può es­ sere iniziata da giovani che già si avvicinano alla venti­ na. Bene ha fatto quindi il Consiglio nazionale a rive­ dere i programmi sciistici ed a dare un maggior impulso ai Campanili alpini. E’ pro­ prio su questi ragazzi che deve puntarsi l’attenzione dei nostri dirigenti anche perché, come in passato, ab­ biamo un vastissimo capo di lavoro: gli Aspiranti ed i Pre-Ju. Tutto questo, è ov­ vio, non deve farci dimen­ ticare i nostri giovani del CSI. Infatti anche per que­ sti sarà organizzato un cri­ terium nazionale ad invito e siamo certi che questa nuo­ va formula non mancherà di mettere in risalto il contri­ buto che il Centro Sportivo Italiano può dare al settore federale, come del resto sta dando da diversi anni. Già diversi Comitati hanL. B.

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CONSIDERAZIONI D’OBBLJGD MENTRE Si SVOLGONO MIGLIAIA Di GARE DEL C. S. I.

Corsa campestre, ovvero: il fascina della natura ELL'ATLETICA leggera. il concetto del « riposo invernale » è ormai talmen­ te superato che non soltan­ to quasi l’intero periodo dei mesi freddi viene impiegato per una preparazione tec­ nica, muscolare e stilistica intensissima, ma addirittu­ ra sono assai frequenti le sortite agonistiche.. Se si aggiunge, inoltre, che anche la stagione di ga­ re vera e propria si è or­ mai notevolmente estesa ri­ spetto al passato, si com­ prenderà facilmente quan­ to siano ormai mutati i tem­ pi anche nel settore dello sport e quanto l’evoluzione abbia fatto strada. Con molte cautele e mol­ to misuratamente, come del resto avviene con qualsia­ si novità in qualsiasi cam­ po. i nuovi metodi di pre­ parazione e dì gara sono entrati nella mentalità dei tecnici e degli atleti anche in Italia. Avviene così che anche Gualche nostro rap­

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Nella fase di « ossigenazione » che qualsiasi allenamento invernale pone in pri missimo piano, la corsa compestre è il mezzo più impor­ tante, anche perché rappresenta il sistema più facile per ritemprare l’organismo e ricaricare il sistema nervoso per la ripresa agonistica presentante vada di quando in quando a disputare gare nelle riunioni « indoor », le quali, pur avendo caratte­ re internazionale, non ri­ vestono assolutamente cri­ sma ufficiale e quindi non risultano mai tanto impe­ gnative da spezzare quella « tregua agonistica », che, comunque sia, è dimostrato essere utile, se non pro­ prio a tutti, perlomeno alla grande maggioranza degli atleti. Non basta. Il calendario europeo invernale prevede la disputa di una quantità di gare di corsa campestre, sia nazionali che internazio­ nali. che vedono impegnati molti grandi nomi dell’atle­ tismo continentale. In que­ sto caso non si può più par­ lare di agonismo ridotto o « tranquillo » come per le

riunioni « indoor », dal mo­ mento che certe gare, so­ vente dalla durezza e dalle difficoltà nient’affatto indif­ ferenti, finiscono per ave­ re un grado di importanza tale da mettere in gioco il prestigio di chi vi partecipa. Ecco allora che la corsa campestre balza al ruolo di vera e propria « regina » dell’atletica invernale, sot­ to due diversi aspetti: quel­ lo di importante ed essen­ ziale capitolo della prepa­ razione e quello di elemen­ to agonistico vero e proprio. Nella fase di « ossigena­ zione » che qualsiasi alle­ namento invernale pone in primissimo piano, la corsa campestre è il mezzo più im­ portante. anche perchè rappresenta il sistema più fa­ cile per ritemprare l’orgamismo e ricaricare il siste-

ma nervoso in vista della ripresa dell’attività agoni­ stica di primavera-estate. In sostanza la corsa cam­ pestre costituisce il miglio­ re tonico ricostituente che si possa somministrare agli atleti durante l’inverno, ac­ compagnandolo natural­ mente con ima adeguata serie di sedute ginniche in palestra ed all’aperto e con efficaci lezioni di tecnica e di stile. Come elemento agonisti­ co, è evidente che, almeno quando le gare non vanno oltre la scala regionale e, in qualche caso, nazionale, la corsa campestre rappre­ senta la migliore soluzione per quel che concerne il problema della preparazio­ ne invernale di mezzofon­ disti e fondisti. Ovviamen-

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te, vanno fatte le’dovute ri­ serve sui percorsi, che. af­ finchè non si finisca per danneggiare piuttosto che favorire la « forma », do­ vranno essere il più possi­ bile simili a quelli in pi­ sta, vale a dire essenzial­ mente pianeggianti, privi di grasse difficoltà, agevoli e soprattutto vari. La varietà del percorso rappresenta infatti l’ele­ mento essenziale di disin­ tossicazione e di ritempramento nervoso degli atleti, i quali riescono in tal mo­ do a conciliare mirabilmen­ te la necessità di macinare chilometri anche durante il periodo freddo dell’anno al­ l’altra necessità di spezzare la monotonia del lungo ed interminabile rincorrersi nelle piste, inanellando gi­ ri su giri.

Un terzo pregio fonda­ mentale della corsa campe­ stre, che prescinde e si di­ stacca completamente dai due accennati, è quello del­ la propaganda. La caratteri­ stica specialità invernale rappresenta infatti notoria­ mente una delle armi più importanti, se non addirit­ tura l’essenziale, per il re­ clutamento dei giovani. Mentre infatti la « leva » su pista presenta difficoltà organizzative ed incognite di successo quanto mai no­ tevoli, la corsa campestre è un mezzo di sicura riu­ scita e nello stesso tempo non richiede eccessivo im­ pegno nè comporta gran­ di spese. Non per nulla sia le So­ cietà che i vari Enti ricor­ rono quasi esclusivamente alla corsa campestre per

rinfoltire le file delle pro­ prie sezioni di atletica, e sempre con risultati piena­ mente positivi, in quanto il giovane « iniziando » si lascia attrarre facilmente da fascino della gara per i campi, una specialità che, lontana dal’’inflessibile leg­ ge del metro e del crono­ metro, conserva intatta ogni sua dote di « primordialità ». lasciando alla sola na­ tura il compito di emettere il verdetto. In sostanza la corsa cam­ pestre, anche se continua ad essere ignorata presso­ ché completamente dalle pagine sportive dei giornali italiani, mentre tutt'altro avviene in questo senso fuo­ ri dei nostri confini, rap­ presenta una realtà di som­ ma importanza nel quadro dello sport ed in partico­ lare dell’atletica leggera, di cui può a ragione vantarsi d’essere un pilastro insosti­ tuibile. SERGIO GATTI


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