Stadium n. 3/1949

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CO-IN-CO COMPAGNIA INTERNAZIONALE DI COMMERCIO E TRASPORTI

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CORRISPONDENZA IX LINGUA: Italiana - Inglese - Francése - Spagnòla - Tedesca


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Rassegna mensile illustrala di tulli gli sport Anno IV - N. 3 - Roma - Marzo 1949 — Direzione, Redazione e Amministrazione: Tel. 561-735 - 561-064 - 564-962 - 50-020 Roma, Via della Conciliazione 1.

Comilalo di Direzione LUIGI GEDDA, Direttore — SISTO FAVRE, Condirettore CARLO CARRETTO — GIULIO ONESTI — LEOPOLDO SALETTI ERNESTO TALENTINO — BRUNO ZAULI

® GIULIO ONESTI Nostra rinascita S. F.

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Il Ministro Gonella rispondendo a «Stadium» precisa le direttive del Governo sull'educazione fi­ sica nella Scuola

La Scuola e lo Sport ERNESTO TALENTINO Motivi di una Mostra BRUNO ROGHI Dedicato ai tifosi, giullari dello sport LANDÒ FERRETTI Trittico SISTO FA VRE Produzione e sport nell’automo­ bilismo

GASPARE COLONNA Guardando a Rio CESARE MAR ANI Ritrovata a Madrid la «Nazionale» FILIPPO D’ERRICO Le Forze Armate e lo sport NATALE BERTOCCO Marzo azzurro per il ciclismo ita­ liano - Binda nutre fiducia VITTORIO SPOSITI Su 5 milioni di biciclette, 800 mila sono da cor»a

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ALESSANDRO ALESIANI Coprii creatura alata LUIGI FERRARIO L'atletismo spiegato ai giovani' MARIO C1RIACHT Non perdere di vista le altre Na­ zioni WALT' R BEDOGNI Siamo ancora lontani dai 240 Km. degli americani? R OMOL O PA SSA MONTI Tecnica pugilistica - In guardia R. P. Guido, Livio, Tiberio GIORGIO NARDON! Rugby italiano in minorità ALFONSO CASTELLI !• Leva del pesista CHlRONE La posta di Chirone NINO LOMBARDI I campionati nazionali del C.S.I.

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Da’ tutto il mondo » 39 In copertina : La fase di giuoco che, durante la partita Italia - Spagna (3-1) a Ma­ drid, ha dato agli azzurri il primo goal. Lorenzi, con una delle sue caratteristi­ che prodezze, ha sferrato un tiro an­ golato da sinistra. Eizeguirre ha tentato in tuffo, di arrestare la palla, ma invano.

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ABBONAMENTI Annuale L. 1300 - Semestrale L. 700 - Benemerito L. 5000 - Un numero costa L. 120 Distribuzione : S.E.S.S. (Soc. Editor. Stampa «Sportiva) - Gazzetta dello Sport • Milano

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zione che il C. I. 0. ha stabilito di tenere a Roma il suo imm incute Congresso. Gli sportivi italiani accoglieranno certamente con simpatia 1 rappresentanti 'del C.I.O. Gli sportivi italiani conoscono infatti assai bene le Olimpiadi, questa meravigliosa rassegna mondiale della gio­ ventù, e sanno che alla loro organizzazione, presiede un Comitato Internazionale che venne fondato dall’ideatore delle Olimpiadi moderne, il Barone De Coubertin. L’importanza e la vitalità del C. 1. 0. sono state confermate ancora una volta nell’anno ora trascorso, dopo il grande successo dei Giochi di Lon­ dra. Tutti coloro che si sono recati nella capitale britannica in quella occasione, hanno potuto inten­ dere il valore e il significato dei Giochi che venivano ripresi dopo la tragica parentesi di 12 anni. Anche i più scettici provarono un senso di viva emozione quando il fuoco olimpico cominciò a fiammeggiare sul tripode dello Stadio di Wcmbley ; ogn it no capì che l'appello di Olympia non è un fatto simbolico 0 retorico, ma è V espressione di una superiore volontà di pace e di amicizia fra gli uomini. Ecco perché noi salutiamo negli esponenti del C. 1. 0. i portatori di un nobile messaggio di fratellanza e li consideriamo gli interpreti delle aspirazioni degli sportivi ili tutto il mondo. Il Congresso di Roma dovrà stabilire fra l’altro la sede delle Ohmpiadi del 1956. Come è noto i Giochi del 1952 verranno tenuti in Finlandia, e la città di Helsinki, che non potette ospitare la XII Olimpiade, impedita dalla seconda guerra mon­ diale, sarà la sede dell'olimpiade A I . Molte città divari continenti hanno posto la loro candidatura per lai XVI Olimpiade (1956). Fra 11/ Comitato Olimpico Nazionale queste non vi è nessuna città ita­ U Italiano sta preparandosi a ri­ liana. Sarebbe stato impossibile cevere il Congresso del Comitato per una qualsiasi delle nostre città Olimpico Internazionale in Roma di chiedere quell’alto onore. Sarebbe, (24-30 aprile). Questo avvenimento stato impossibile che le Olimpiadi ha una importanza notevole, per­ venissero celebrale per tre volte di ché è dopi dopo 41 41 anni che il C. I. 0. seguito nello stesso continente. si riunisce di nuovo in Italia, e L’idea olimpica è universale, e i perché il nostro Paese è felice di continenti che mandano i loro atleti poter riaffermare la sua gratitu­ alle gare olimpiche non sono più dine al massimo màssimo ente sportivo inter­ soltanto l’Europa e l’America Set­ nazionale ; infatti, fu il C. I. 0. tentrionale. A nchc /'A merica Me­ che subito dopo la guerra volle che ridionale. anche l’Australia chie­ ll'Italia ’Italia venisse accolta nnuovamente, uovamente, dono di ospitare le Olimpiadi del con affetto e considerazione, nel con­ icqzfo. Perciò non è per motivi di sesso sportivo internazionale. interesse, ma semplicemente con sod­ Oggi che siamo in piena ripresa disfazione di sportivi c con felicità in tutti i campi, e facciamo ‘ tutto di ospiti che noi ci apprcstiamo a il possibile per riconquistare le ricevere festosamente gli amici del di Giulio Onesti nostre posizioni anche nel settore C. I. 0. Fra questi sono uomini Presidente del C. 0. N. I. ■ dello sport, oggi che abbiamo) par­ che molto amano l’Italia 0 che la tecipato____ con onore alla XIV Olimconoscono bene, come il Presidente piade, che ci inf' ’ , il significato del gesto del C. I. 0. ------... Sigfrid Edstròm1 e Lord Burghley. Del Presi­ vitava a mandare i nostri atleti e la nostra bandiera dente Edstròm non potremo mai dimenticare a Londra può apparire a qualcuno anche un fatto come egli ci tese una mano amica nell'agosto superato. , Per il Comitato Olimpico Italiano esso del 1946, a(l Oslo, allorché noi ricomparimmo 1' rimane ’invece come una manifestazione indimenti­ sulla scena sportiva internazionale, e come eser­ cabile di spirito di collaborazione e di volontà di citò tutta la sua influenza perché l’Italia ripren­ incoraggiamento. L’invito a riprendere il nostro desse un posto degno nel consesso dello sport posto fra le Nazioni di tutto il mondo implicava mondiale. Anche di Lord Burghley ricordiamo nu­ per noi anche una grande responsabilità verso il merose prove di amicizia per l’Italia, e dobbiamo C. I.O., verso il Comitato Organizzatore, verso elogiare con uguale ammirazione le sue prove di gli sportivi di tutta Italia. Noi osiamo ritenere che atleta e di dirigente. Egli vinse infatti un titolo gli atleti italiani, aiutati e sostenuti dai loro diri­ olimpico nella IX Olimpiade ed è stato pars magna genti, abbiano dato al C. I. 0., al Comitato Orga­ dell’organizzazione della XIV. Siamo certi che gli amici Edstròm, Brundage, nizzatore, agli sportivi inglesi che li videro gareg­ giare, agli sportivi italiani che ne seguirono le gesta Burghley, e tutti gli altri verranno accolti dall’ami­ cizia più fervida degli sportivi del nostro Paese. attraverso la stampa e la radio, una prova di matu­ Del quale avranno modo di apprezzare, con l’ospi­ rità sportiva e di comprensione dello spirito olim­ talità cordiale, la vigorosa nobile ripresa in ogni pico veramente notevole. Lo fato che si era aperto campo, produttivo, civile, sportivo. E potranno for­ con la sventurata guerra del 1940 è stalo colmato marsi un concetto adeguato dell’Italia cooperatricc ben presto ed è con questa certezza che noi abbiamo feconda nel concerto delle Nazioni che ogni quattro ripreso la strada della rinascita sportiva. E in anni convengono nel sereno agone delle Olimpiadi. considerazione di questa nostra volontà di ricostru-

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IL MINISTRO GONELLA RISPONDENDO A

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precisa le direttive del Governo sull'educazione fisica nella Scuola Nel quadro della nostra inchie­ sta sulle direttive e i fini dell’edu­ cazione fisica nella Scuola italiana, abbiamo avuto il piacere e l’onore di ricevere dal più autorevole re­ sponsabile in questo campo, il Mi­ nistro dell’istruzione Pubblica, On. Gonella, queste precisazioni che costituiscono altrettanti punti ferini per la soluzione dell’appassionante problema. Naturalmente la disamina con­ tinua anche perché il Ministro ha chiaramente esposto come su alcuni argomenti le decisioni non siano state ancora prese ; e su altri, queste debbano ancora avere più approfonditi e completi sviluppi. Abbiamo chiesto all’On. Gonella: — Come verrà disciplinata l’educa­ zione fisica nella Scuola ? Si farà dell’educazione fisica e dello sport ima attività convenientemente fusa con quella intellettuale ? Il Ministro ci ha risposto : — L'educazione fisica è già nella scuola oggetto di un normale inse­ gnamento. È mio proposito dedicarle mezzi e cure che valgano a renderla più efficace dopo la crisi che l'ha colpita in questi ultimi anni, ma non credo sia possibile disgiungere questa parte del rinnovamento della scuola dal generale rinnovamento del nostro or­ ganismo scolastico che, come tutti sanno, è attualmente oggetto di studi c proposte conclusive ». Veramente avremmo preferito una risposta che non si riferisse all’unico argomento « educazione fìsica », ma al binomio educazione fisica-sport, al quale noi sportivi attribuiamo significato più lato e comprensivo. E su tale argomento ritorneremo con un nostro articolo sul numero prossimo. Intanto sappiamo che la questione è allo studio, è già avviata a risoluzioni conclusive. Queste rientrano in quel complesso legislativo che ha nome « riforma della Scuola». Torniamo alla carica, chiedendo : — Qual è il programma, o me­ todo, che s’intende attuare nei tre gradi elementari, medie infe­ riori, medie superiori ? — L'educazione fisica deve essere programma comune a tutte le scuole, attuabile tuttavia con metodi diversi in -dipendenza della diversa età degli

alunni. — E l’on. Guido Gonella prosegue — Non credo che saranno necessarie profonde innovazioni al­ l'attuale teoria di questo insegna­ mento. Occorrerà piuttosto metterla veramente in pratica ». Quando sentiamo parlare di « mes­ sa in pratica », cioè in attuazione, siamo sempre... contenti, L’« attuale teoria », invece, ci trova alquanto dubbiosi. E passiamo al terzo que­ sito. Spinoso assai : — Come verrà risolto il problema degli insegnanti ? Sarà riaperta l’Accademia di Educazione Fisica ? — Il problema degli Insegnanti di Educazione Fisica è ed è stato oggetto di ogni considerazione da parte del Ministero. Ed oramai una prima importante tappa si è raggiun­ ta con la istituzione di un apposito Ruolo Statale degli Insegnanti di Educazione Fisica, i quali quindi sono tornati a far parte della grande famiglia dei docenti della Scuola Statale, da cui erano stati avulsi con l'avvento del fascismo. Tale Ruolo, per ora transitorio ina che certo presto dovrà diventare normale, è stato creato in virtù del D. L. 29-V-1947 n. 937, e l'inqua­ dramento in esso ruolo di tutti gli insegnanti di Educazione Fisica è in fase risolutiva. Con questa provvidenza legisla­ tiva i docenti di Educazione Fisica hanno ritrovato la loro dignità pro­ fessionale, con un notevole sviluppo di carriera- e con l’accresciuta con­ siderazione della loro funzione educa­ trice nella Scuola, e la disciplina da essi insegnata ha trovato il suo posto c la sua elevazione tra gli altri insegnamenti. Il problema della formazione dei nuovi insegnanti è poi attualmente il problema più grave e più urgente. Esso è ancora allo studio, dopo i vani tentativi compiuti per risolverlo. Io credo che dovremo tornare ai vecchi Magisteri, ma organizzandoli con l'ausilio dell' esperienza com­ piuta posteriormente alla loro sop­ pressione». Ecco, tutto bene; ma quando si arriva alla faccenda dei vecchi Ma­ gisteri, tentenniamo alquanto la nostra pur sempre giovanile testa. Altro punto di discussione per noi : e chi sa, dopo aver discusso ben bene, se non riusciremo a convertire

al non vecchio anche l’On. Ministro Gemella che abbiamo visto così appassionato e « tifoso » sui campi di calcio... Riprendiamo... l’inchiesta con mia domanda, invero, impegnativa : — Altro problema da risolvere è quello degli impianti sportivi. I campi, le palestre e le Case della ex Gii verranno restituiti allo sport e ai giovani ? » La risposta ci giunge promettente e gradita : — Gli impianti già destinati al­ l'educazione fisica nella Scuola deb­ bono essere, e saranno, restituiti completamente alla Scuola. Ma occor­ rerà creare nuovi impianti, se vera­ mente vogliamo, come dobbiamo, crea­ re le condizioni necessarie per l'effi­ cace svolgimento di questo insegna­ mento che è, sì, un insegnamento fìsico, fisico, ma essenziale alla formazione spirituale dei giovani ». Ma noi abbiamo un chiodo da battere : quello dello sport nella Scuola. Continuiamo, perciò, a pic­ chiare valendoci della bacchetta di Esculapio, che da buon medico el­ lenico, fu certamente anche lui un atleta, uno sportivo del tempo ar­ caico. E chiediamo insidiosamente : — Nell’attuazione d’un completo programma di educazione del fisico, la Scuola intende valersi della col­ laborazione della Federazione Me­ dici Sportivi e di altri Enti o Fede­ razioni ? — Sono già in atto un programma ed un metodo di insegnamento nei diversi gradi delle scuole elementari e medie, elaborati dagli organi mini­ steriali qualche anno fa, e che, nel futuro ordinamento della educazione fisica scolastica, saranno adeguati alle nuove esigenze della Scuola e della gioventù studiosa. Nella formazione dei programmi c, sopratutto, nella elaborazione dei prov­ vedimenti intesi a valorizzare l'edu­ cazione fisica nella scuola, ci var­ remo della collaborazione di tutti gli organi competenti. Nell'attuazione dei programmi non è tuttavia possi­ bile rinunciare al fondamentale prin­ cipio dell'unità di direzione e di responsabilità ». Tutti gli organi competenti... Al­ lora anche quelli sportivi. Altra questione da specificare bene, pur

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convenendo sul punto della unità di direzione e di responsabilità. Chiudiamo con una proposta, quale abbiamo già fatto nel numero scorso di a Stadium » : — Non crede, Eccellenza, [che sarebbe utile indire una o più riu­ nioni di esperti, dove fossero rappre­ sentati il CONI, i Medici Sportivi, i giornalisti sportivi ed altri Enti, per la formulazione di un programma che soddisfi chi dello sport educa­ tivo ha fatto una missione ? —■ Sono favorevolissimo — dice — all'idea di queste riunioni di esperti, e da parte mia non mancherò di con­ correre alla sua attuazione non ap­ pena riusciremo a mettere a fuoco l'importante problema del riordina­ mento e del potenziamento dell'edu­ cazione fisica nella scuola ». Abbiamo la sensazione, dopo ascol­ tata l’autorevole parola del Mini­ stro, di trovarci lungo un cammino che ha una meta luminosa e sicura. Si tratterà di scegliere la strada più razionale e confacente per tutte le età e categorie e studi giovanili. Noi la vediamo meglio se esposta pienamente al sole e ai venti dello sport. La discussione è aperta a tutti. Nell’interesse generale. Vale a dire della Nazione intera.

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Nella trattaziona del tema da «Stadium» ■ mpos.ato ; « La Scuoia e lo sputi so .o .ntervenue numerose p r o.ialiti! delie s ienzo so­ cial , dei.a .-cu» a. d 1 giornal sino, dei a edu­ ca/.. one U ica e dei.o -pori, eoe alla dott. na m.isej. o la esp r enza vissuta. Dato lo spazio 1.untato, ci .ip omo.damo d ripr durre io .ettera lerven.tec misussegue.it nu»neri dela hivisia. i»iamu og.i sol a no i primi su iti dei par ii e pr.ts d> alcune peisniaiità del cam­ po polit.co, culturale e sport.vo".

On. Luigi Meda Avvocato di Milano, Sottosegretario alla Difesa :

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Da studente ho praticato assiduamen­ te lo sport, specialmente la ginnastica. Reputo che la sana pratica sportiva rappresenti un elemento essenziale per l’educazione giovanile. La scuola dovrebbe quindi tenere nel dovuto conto l’importanza dell’an­ tico adagio : mente sana in corpo sano. Effettivamente una graduale, meto­ dica e non esagerata educazione fisica risulta di molto sollievo a chi è costretto a passare lunghe ore sui libri. Lo sport inteso come ricreazione è quanto di meglio si possa indicare per rompere la faticosa giornata dello stu­ dente. Comprendo bene d’altra parte che non poche difficoltà si frappongono ad un perfetto innesto dello sport nel programma scolastico. In ogni modo con la buona volontà tutto si può ottenere. Lo sport potrebbe poi stare anche a lato della scuola, senza guastare i suoi indubbi benefici ». j

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NOSTRE

INCHIESTE

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io i'roit On. Perrone Capano Sottosegretario alla P. I. a II problema dello sport nella scuola è sempre alla cima dei miei pensieri. Prendiamo per esempio la scherma. Durante gli anni universitari c iinmediatamente dopo ho curato personalmento con vero o grande amore la scherma ri uscendo a tenero decentomento in pugno il fioretto o la sciabola. Por quanto io nutra ormai una anti­ patia davvero particolare por le armi in genere, che, so dipendesse da me, non vorrei usarle neppure... nei riguardi degli animali, non credo sia possibile dubitare della utilità dell’insegnamento della scherma ai giovani o dei vantaggi fisici o morali che ad essi derivano dal frequentare salo d’armi. A tal fino, ritengo che, nel quadro dell’educazione fisica della gioventù, sarebbe assai op­ portuno dare un certo rilievo all’inse­ gnamento schermistico, distribuendo i giovani, nei vari settori della scherma, secondo lo particolari attitudini che ciascuno di ossi rivelasse in materia.

On. Crescenzo Mazza dottore in Medicina e Chirurgia. « Sono grato a Stadium di distrarmi seppure por pochi istanti dal senso di malessere che danno queste inutili discus­ sioni parlamentari (l’Assemblea legisla­ tiva è accampata già da 10 oro per la faccenda del Patto Atlantico). La discus­ sione aperta sul delicato e vitale pro­ blema dell’educazione fisica dei giovani non può non suscitare vivo interesso. Il problema dello sport nella scuola si può inquadrare benissimo tenendo conto però dell’età dogli alunni e del diverso tipo di scuola. Per esempio un ragazzo di soi anni dove incominciare dai primi elementi della ginnastica da camera por arrivare, successivamente — con l’ulteriore svi­ luppo del fisico — a quelle prove spor­ tive che richiedono una tale massa di energia da non potersi affrontare prima del completo potenziamento dell’orga­ nismo. Ma io ritengo che nella scolta dei tipi di ginnastica o dei giochi prosportivi bisogna toner conto anche del diverso tipo di scuola : por esempio il liceo dallo magistrali, lo magistrali dalle scuole di avviamento professionale, onde sotto­ porre gli alunni d’ognuna di esso a una

diversa pratica sportiva in modo da sviluppavo i loro organi in armonia allo rispettivo attività futuro. Tutti vedono uno studente di liceo sui campi del tennis, sullo piste del­ l'atletica leggera e sullo pedano della scherma, così come vedono gli studenti dolio magistrali sugli attrezzi delle ginnastica, e quelli dell’avviamento pro­ fessionale sui quadrati pugilistici o sui campi di calcio. Lo sport deve essere un mezzo o non un line. ■ Un mezzo per allenare gli organismi degli alunni ad una. maggioro capacità produttiva di lavoro intellettuale».

Gaspare Cataldo Giornalista sportivo c commediografo. ... Non sono al corrente di quel che oggi si fa nello scuole per lo sport. Ai miei tempi si faceva poco, quasi niente : la cosidetta, ginnastica. Sono perfettamente d’accordo con chi dico : mono latino ; ma aggiungo : più educazione fisica, anzi : educazione sportiva. La distinzione è necessaria affinché non venga a nessuno la tentazione di rimetterò in uso la premilitare o altro attività del genere. U, Altro punto importante secondo me c questo : bisognerebbe inculcare nei giovani quei principi! di correttezza, di rispetto, di lealtà per l’avversario che formano la baso della, pratica sportiva. Si dove alla mancanza di questa edu­ cazione inoralo se lo sport italiano pro­ fessionistico o dilettantistico dia spesso tristo spettacolo di sé. Alludo precisamente al contegno dei giocatori di calcio spesso scorrotti, di­ spettosi, nervosi, in una parola sleali ; l’opposto di quello che dovrebbe essere o di quello cho io intondo por atleta e sportivo. Questo è il problema basilare cho gli organi competenti debbono toner pre­ sente prima di procedere ad una qual­ siasi organizzazione per immettere lo sport nella scuola.

Prof. Cesare Marchisio Presidente della Federazione Ginnastica d'Italia, profondo studioso del problema, già da lui ampiamente trattato in prece­ denza, specialmente al 37° Congresso di Bologna, ci scrive : “ ... Il problema della educazione fisica c sportiva nella Scuola italiana è di fondamentale importanza nazionale, o bene ha fatto » Stadium » a riproporlo agli studiosi, ai tecnici, agli sportivi. La Federazione Ginnastica d’Italia, pioniera dello sport in Italia, per lo sue antiche tradizioni, la competenza e passione dei suoi elementi, c per l’evo­ luzione tecnica costantemente perse­ guita con modernità di concetti e vasta conoscenza anche attraverso continui rapporti con l’estero, nonché per aver sempre inteso la educazione fisica sopratsutto come mezzo di educazione dello tpirito, non può non dichiararsi pronta a diro la sua parola del tutto disinteies­ sala, od a collaborare, por l’approfondito studio o por la miglior soluzione del problema.


di

Ernesto

Talentino

radurre il movimento in cifre, rendere grafica­ mente una attività, trasformare documentariamente delle realtà vive, estrinsecare attraverso plastici l'atti­ vismo non è cosa facile. La tecnica moderna se ha il grande pregio di procedere per sintesi con riassunti, offrendo quindi delle realtà visive, se ha il potere di rappresentare con formule, equivalenze e numeri e soprattutto di contenere nello spazio anche quando ci si riferisce a entità varie, la somma di tutto un mondo che si muove, reca però con sé lo svantaggio di non poter rendere sufficientemente lo sforzo, l'impegno del singolo, il metodo usato, Z’aninius che ha generato la realtà stessa e determinati risultati. Una mostra corre sovente il rischio di essere una cosa monotona o di rivestirsi di sapore retorico. Provatevi a dimostrare plasticamente il tormento di Beethoven per comporre la « Settima », provatevi a rendere in modo documentario e visivo il dramma di un artista che ha dato alla luce un quadro, una scultura, una opera architettonica. Potrete portare il quadro, la scultura, l'opera architettonica, ma la sofferenza, il travaglio, il processo attraverso cui il risultato è stato generato, difficilmente riuscirete a riprodurlo. L'Anno Santo vedrà a Roma, a Dio piacendo, la Mostra dell'Attività Cattolica e la Commissione a ciò preposta vorrebbe esprimere quella realtà visiva di cui parlavamo, germinata dalla presenza operante del cri­ stianesimo, del cattolicesimo in tutte le espressioni della vita contemporanea. Non si tratta quindi di dimo­ strare il lavoro, la famiglia, l'arte, lo spettacolo, lo sport, ecc. in quanto tali, ma bensì la fermentazione cristiana di tutte queste espressioni vitali umane. A noi non interessa in questa sede esaminare i vari settori di questa mostra, ci fermeremo esclusiva­ mente e brevemente siti settore sport e turismo. Premesso che la Mostra avrà un carattere mondiale e che sono state quindi interessate tutte le nazioni cat­ toliche {tutte quelle nazioni cui è possibile giungere, purtroppo !) si tratta di vedere, come si riuscirà a di­ mostrare la caratteristica dello sport c del turismo. I tempi sono tempi ! I cento metri sono tali tanto per il cattolico praticante quanto per il negro pagano o per il protestante luterano. Il discorso dei numeri, il freddo ragionamento del cronometro ha uguale linguaggio per tutti gli uomini, sia che essi credano o no. La cosa quindi non è facile e se si deve servire necessariamente di dati, deve poter rendere accessibile ai visitatori l'cloquc.nza del pensiero che li ha fatti realizzare. Non si tratta ora qui di anticipare quanto è prematuro esporre, sia perché tutto è in fase di elaborazione, sia perché il settore sport e turismo è uno dei sette di cui si comporrà la Mostra c di conseguenza seguirà il con­ cetto informatore generale : quello è certo, che l'idea è ardita c con la traduzione visiva di un simile assunto si recherebbe indubbiamente un servizio al senso più alto dell'idea sportiva. Si tratta di rifarsi agli insegnamenti evangelici che hanno indubbia mente tuttora da dire qualcosa in tutti » settori della vita anche fra i più moderni ; il Vangelo e sempre d'attualità c reca con sé la freschezza della vefhe si estrinseca sotto vari aspetti, ma con un unico spirito, lo spirito del Cristianesimo. Si tratta di tradurre- l'insegnamento di Paolo Apos,0-0.c^c fisa le ra(figurazioni sportive del tempo per nedcre ai suoi uditori, ai suoi figli spirituali la fer-

MOTIVI DI UNA MOSTRA

mezza della fede, Vesortazione al coraggio, l'invito alla lealtà, la perseveranza nel sacrificio, la generosità nel­ l'azione, la ricerca del primato. Resta infine da trasportare con immediatezza di ri­ flessi la parola del Santo Padre Pio XII - f- r. che ha sintetizzato lo sport in « scuola- che sveglia il senso del­ l'ordine ed educa aH'esame- c alla padronanza di sé, al disprezzo del pericolo senza millanteria né pusillani­ mità... per condurre alla forza e alla grandezza morale «. In sintesi è una rappresentazione drammatica che deve essere riprodotta, è una traduzione dinamica della staticità di cifre e grafici. Diremmo che è un problema di regia che. richiede l'impiego di tutti quegli strumenti che la tecnica moderna pone in mano, dalla radio al cinema a tutto ciò che assolve al compito di stimolare ed a far meditare. Il visitatore della Mostra fin dall'inizio dell'Anno Santo, poiché la Mostra verrà aperta fin dal Natale 1949 dovrebbe poter trarre due conclusioni : — il cristianesimo ha da dire la sua parola su tuttele manifestazioni della vita antica c moderna. — il cristianesimo sa parlare con il linguaggio più dinamico e riflessivo al tempo stesso.

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HMCAB M II ? OSI Militi MHM1 di Bruno Roghi

Tifoso, perché ? È il vocabolo più banale, e tuttavia più popolare, tra quanti sono fioriti nel linguaggio dello sport. Non ha suggestioni ono­ matopeiche, non ha pregio di fantasia. Nessuno sa come il vocabolo « tifoso » sia venuto fuori, è impossibile rintracciare la sua prima apparizione sulle colonne dei giornali. È figlio di ignoti. La sua carriera è strepitosa. Parola senza classe e senza mordente, per un periodo imprecisabile di tempo il suo fiso non è uscito dalle ristrette carbonerie del fanatismo sportivo. Ricordo di aver scritto, anni fa, un corsivo per bocciare questa parola, e di averne proposte altre in sostituzione. Mi sembravano pili corrette, compendiose, ica­ stiche. Fallii l’intento. Gli sportivi conferirono a «tifo» il diploma di cittadinanza linguistica e gli onori del trionfo. Niente da fare.

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che, nel turbine di una gara, dà del vigliacc oall’arbitro, è il prototipo del tifoso giunto a matu­ razione. Il giovanotto a corto di quattrini e a lun­ go di espedienti che, per vedere la partita, si ar­ rampica su un albero e vi trascorre il pomeriggio è il classico rappresentante dei tifosi pénsili. E così via. Lo sportivo pacato e ragionante considera il tifoso come un sottoprodotto della vera passione atletica. Per lui il tifoso è fuori dalla regola di equilibrio e di armonia che deve guidare la folla dello stadio. Ecco perché i cosiddetti sport clas­ sici, secondo lo sportivo di sangue puro, esigono 10 spettatore freddo e intento, impassibile. Sol­ tanto agli sport romantici egli concede l’urlo della giungla. Vediamo meglio. Pigliamo l’ippica, sport dei re c re degli sport, li giornata di Gran Premio alle Capannelle. La folla è anonima e amorfa. Allora 11 marchese Eufemio incede nel pésagc in tight grigio-ferro, ghette, panciotto e tubino color tor­ tora, binocolo al collo, caramella nell’orbita, gar­ denia all'occhiello. A cavalcioni d’una sedia, egli volge le spalle alla pista, ostenta noncuranza olim­ pica. Il marchese Eufemio riscatta così la nobiltà conculcata del purosangue. Con un abito e con una posa egli incarna l’allegoria dell’ippica che pro­ testa contro il popolo, il popolo amorfo e anoni­ mo che grida come un bécero quando il gruppo dei cavalli si avvicina al traguardo con le fruste levate. Per il marchese Eufemio i cavalli da corsa dovrebbero essere ferrati d’argento, come il cor­ siero del Valentino. Altro sport classico, nemico del tifo melodram­ matico : il tennis. Per gli esperti il « ragionamen­ to » del giuocatorc si chiama «concentrazione». Deve essere assecondata dal silenzio della folla.

1 Scema, ma contagiosa

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Tifo restò. Era pur sempre una parola scema per le cento altre che, scolpite e vivide, gli spor­ tivi andavano inventando con la prodigalità del loro estro spregiudicato. Scema, ma contagiosa. Nata football, straripò dagli stadi del calcio. Nata sport, invase altri territori. I teatri ebbero i ti­ fosi di Gigli, di Ruggcri, della Osiris. Ci sono i ti­ fosi di uno scrittore, di un divo cinematografico, di una ballerina, di un liquore. Tifosa di veronal’ fu scritto di una donna che era arrivata al suo terzo tentativo di suicidio. I grandi uomini che hanno sempre ragione fini; scono per perdersi, ma le parole piccole che si fanno strada hanno sempre ragione. Non ci sono forche che tengano per espellerle dalla lingua par­ lata. Invano i filologi le rinnegano. Esse si vendi­ cano, dribblano i filologi ed entrano, un bel dì, nella lingua scritta. I letterati fingono di ignorarle. Esse si vendicano ignorandoli. Tifoso è oggi un vocabolo che evoca, con l'immagine di un perso-, naggio inconfondibile, un ambiente, un frastuo­ no, un’orgia di colori, di movimenti e di passioni. Molti milioni di tifosi riempiono tutte le dome­ niche le schede del totocalcio. . Ve la sentite di definire il tifoso ? E più facile esemplificarlo che definirlo. Esempio. L'alunno distratto che, interrogato sull’esito della guerra tra Roma e Cartagine, risponde che Pignora perche segue soltanto le partite del Torino, è un grazioso bocciolo di tifoso. L’esemplare padre di famiglia

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A cavalcioni d’una sedia, egli volge le spalle alla pista, ostenta noncuranza olimpica


L’applauso, a palla finita, sia moderato. L’incita­ mento chiassoso sia giudicato cafoneria di profani. Altro sport classico : il golf. Il golf non ha ti­ fosi, ma soltanto gentiluomini che cambiano ve­ stito per ognuna delle diciotto buche. La mano baciata

Tappatevi le orecchie : esplode l’urlo della giungla popolare. Siamo a Napoli, Learco Guerra ha vinto la tappa del Giro d’Italia. Lo vogliono al balcone dell’albergo. Le ovazioni della folla sono così veementi da piegare il pennacchio del Vesuvio. La mia vettura è bloccata. La porta dell’albergo dove debbo entrare (è il medesimo di Guerra) è a dieci metri, ma la stella Sirio è meno lontana. Uno scugnizzo mi chiede se conosco Learco. Dico di sì. molto turbato. Il ragazzo sgra­ na gli occhi saraceni e incalza domandandomi se lo conosco personalmente, Learco. Ridico di sì Vuole sapere se qualche volta gli ho stretto la

goria speciale. Egli, intanto, è uno e trino. Infatti ha sempre ai fianchi due compagni invisibili che sogliono palesarsi nei momenti del nobile cor­ ruccio o dell’ira funesta. Sono i padrini di pram­ matica che il tifoso della scherma porta sempre con sé, i Paladini del Cartello di Sfida, i Moschet­ tieri del Golii, i Sacerdoti dell'Onoré. Sport di classe araldica, ma di ristretto esercizio e di scarsa popolarità, la scherma tradisce nei suoi cultori, a loro insaputa, il rancore sordo dei nobiluomini che vedono l’arte secolare delle armi trascurata dalla gioventù nuova e macchiata dalle nuove mode sportive. I " toccatissimi ”

I seguaci di questo sport arduo, anacronistico e nobile sono troppo pochi per permettersi il lusso d’uno sdoppiamento tra pedana e tribuna. Hanno le regole della cavalleria nel sangue, il saluto delle armi disegna una croce nell’aria, il

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3uSfc2.| me la bacia, me la insaliva, me la pastrocchia ...

mano. Annuisco. Vuole sapere quale mano. Gliene mostro una. « Te la voglio baciare », strilla, e propriamente me la bacia, me la insaliva, me la pastrocchia, me la morsica. Tutta la notte l’ho tenuta fuori dal letto, mi bruciava, mi pareva di possedere una reliquia, insomma ' sentivo che era una mano differente dall’altra. Ancora giungla. Il tifoso del pugilato ha l’in­ dole ferina. Duilio Spagnolo e Luigi Mùsina — ricordo come fosse ieri — stanno picchiandosi per il titolo di campione assoluto. Sono due bravis­ simi pendagli da forca, hanno la pelle di perga­ mena, per quanti cazzotti si sferrino non riesco­ no a prodursi un bernoccolo, un taglio, un’abra­ sione. Dopo cinque tempi sono ancora intatti. D’un tratto scende dal loggione un grido lanci­ nante : « Vogliamo del sangue ». All’invocazione feroce qualcosa ribolle tra le corde del ring, un brusio opaco serpeggia nella folla, che so, una corrente d’odio primordiale. Mi sento accappo­ nare la pelle ; ho una paura sciocca in mezzo a tanta gente vestita di panni civili. « Vogliamo del sangue », ulula la voce selvaggia. Finalmente c e del rosso in scena, un bel rosso tiepido : Mù­ sina è ferito, il tifoso sanguinario ha per quello che ha pagato, per lui la boxe senza sangue è una trutta eli atleti pusillanimi, all’inferno la nov'A’ e.lrh E tifoso sanguinario non ha mai amato Mario Bqsisio che era capace, magari vincendo un campionato europeo, di finire il match, qua­ ranta minuti di botte, senza alterare di un capello Ia nUa seminatura brillante. il tifoso della scherma appartiene ad una cate-

loro linguaggio è rotondo, ma sono spesso bu­ giardi, con un furore pari ' all’innocenza. «Tocca­ tissimo », grida togliendosi la maschera con gesto teatrale lo schermidore convinto d’avere colpito il suo avversario. « Toccatissimo un corno », rimbecca l’altro con pari enfasi. L’uno invoca la vendetta del cielo su menzogna sì sfrontata, l’al­ tro spazza l’aria con sibilanti trinciate di protesta. A volte la baruffa ha epiloghi inattesi : tutti te­ mono che, voltate le armi dalla parte della coccia, gli Ajaci se le menino, e invece si muovono incon­ tro a cigli umidi e si abbracciano singhiozzando. Il tifoso sferico

Questi sono profili di tifosi schizzati alla svelta. Ma sono imperfetti e, in un certo senso, momen­ tanei ed episodici. La figura del tifoso è totale, e sferica nel mondo del gioco del calcio. Altrove è comparsa, o macchietta. Qui è personaggio. In altri sport, è l’occasione della gara che crea il tifoso dell’uno e cLeU’altro atleta: l’esaltazione ha la durata di un fuoco fatuo. Nello sport del calcio è una cosa diversa. Il tifo calcistico è un’or­ ganizzazione. Il tifoso delle 14.30 concorre a for­ mare la Gran Guardia di uno sport che altrimenti agonizzerebbe. Il tifo calcistico ha i suoi idoli, i suoi colori, i suoi vessilli. Ha anche la sua dot­ trina. Cercherò di illustrarla un’altra volta de­ scrivendovi la « settimana » del tifoso del calcio, con annesso decalogo.

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TRITTIC -

E

di

Landò

Ferretti

Olimpiade Fu a Taranto, un giorno di maggio lontano, fra una tappa e l’altra del Giro ciclistico d’Ita­ lia. L'archeologo evocava, fuori dalle vetrine del Museo, millenni di storia, canti di immortale poe­ sia ; le rozze armi di pietra, fredde e ferme come sulle pagine di un catalogo, risfavillavano, bran­ dite dal pugno dell'uomo, in lotta con indomite fiere : fibbie corrose dalla ruggine e dal salmastro, rinnovavano fulgori di candidi pepli agitati nel ritmo della danza... Nella più gran sala, il saggio ordinatore mostrava i suoi mag­ giori tesori ; anfore e vasi ritor­ nati, intatti, alla luce dall’am­ plesso della terra, due- volte mil­ lenario. Alto su tutti, un vaso, dal doppio manico ; sullo sfondo, d'un rosso ancor vivo, come sangue d’eroe appena sparso o fiamma di tramonto, un carro, nerissimo, tra­ scinato da quattro cavalli. L'auri­ ga reggeva appena, con le mani contratte sulle briglie, il galoppo che aveva fremiti e lampeggia­ menti d’ala. Compresi allora, come- per una sùbita rivelazione, il fascino d’Olim­ pia. E nell’ignoto campione della molle Taranto, che aveva varcato il mare per vincere nello stadio olimpico e acquistar gloria nel­ l’arte dell’anfora funeraria rividi quell’Exenete d’Agrigento che, attra­ verso una breccia aperta nelle mura, ritornò in patria dalle rive d’Alfeo, alto sulla quadriga ; tre­ cento coppie di cavalli bianchi lo seguivano dalle rive dell’azzurro mare al trionfo della verde estate siciliana, mentre la folla accla­ mava al vincitore siccome ad uomo apparso simile agli dèi nel­ l’arena di Olimpia. Non divideva, forse, la leggenda tra Giove ed Ercole il vanto di aver creati i Ludi della città pelo­ ponnesiaca ? Ma ecco, per la gesta troiana, decadere il rito di bellezza e di forza celebrato nei Giuochi : nel verso di Omero esso rivive, lungo le spiaggie del sonante mare, pres­ so z roghi degli eroi, onorati con agoni cavallereschi e virili. Nell’884 a. C., secondo alcuni, 77G, a parere di altri, i Giuonel 776,

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chi Olimpici si iniziarono, con­ tinuandosi poi con ciclo quadrien­ nale. Nel Sacro Bosco, presso il tem­ pio di Giove, si ergevano le statue dei vincitori. I Greci, là convenuti da ogni città, ascoltavano la storia, rivivevano la muta poesia di quei marmi, eretti tra argentei olivi e cupi allori, consacrati alle divi­ nità. Cerone, Filippo, Pausania, Ar­ chelao — re potenti e temuti — eran discesi dai troni per ascen­ dere, trionfatori nello stadio, su quei piedistalli marmorei. Pas­ sava, dinanzi a loro, ammirando, TEliade. E lo scalpello dello scul­ tore, il verso del poeta appéna ba­ stavano a fermare nella materia un raggio solo di quella gloria che già sfolgorava nelle leggende e nei miti. Timanto, come si accorge che braccio ed occhio son divenuti vecchi, si offre volontario alle fiamme. Ecco Milone, Glauco, Cleomede... E, pari a tante immagini di trionfatori, quella del cavallo di Filota. Caduto il cavaliere, questo aveva da solo raggiunto il traguardo sicché i giudici non l’avevano ritenuto indegno nè della corona nè dell’onore del Bosco Sacro. Pausania narra e Pindaro can­ ta la sorte di Diagora di Rodi che, portato sulle robuste spalle dei fi­ gli, vincitori entrambi nello stadio olimpico, morì di gioia al pari del pur saggio Chitone. Ma quando lo sport avrà il commosso narratore della sua sto-

ria, che tragga ispirazioni di poesia non dalle immagini di bellezza su­ scitate dalla virile contesa, sibbene dalle origini stesse, dagli sviluppi e dalle vicende di quella attività che oggi si definisce sportiva ? Quando, accanto alle storie delle lettere e delle scienze, dei fatti politici e militari, avremo una storia dello sport, ardente d’una fiamma che non distrugga il vero, simile a quella che per le patrie let­ tere dettava Francesco De Sanetis ?

Cavalleria Lo storico-poeta andrebbe, forse, ricercando, tra le rovine degli stadi e dei circhi, entro le tenebre del Medio Evo, la simbolica lampada, mai spenta nei secoli. Passa il mondo pagano ; atleti e gladiatori dileguano dalla scena del mondo su cui avanzano umil­ mente salmodiando, in estatico rapimento, le schiere cristiane. Dai ferrigni castelli la forza bruta, come lava incandescente, s’ab­ batte sui borghi. Non è, dunque, in tanta tenebra, forma alcuna di vita, forte insieme e gentile ? Ecco, ■pronta, soccorre la storia; nel 493, Teodorico, re degli Ostrogoti, vietati in Roma i ludi gladiatori, indice il primo torneo. Cinque secoli anco­ ra, e nascerà la Cavalleria. Ma già la forza, fatta destra dall'operosa vigilia, si esalta nell'incruenta pro­ va del torneo, quando più fitta si distende Sull’Europa la notte della barbarie. Le armi brandite per non uccidere ; i cavalli sospinti per non calpestare il nemico ; que­ sti e quelle benedetti e segnati dalla croce di Cristo. Pur con di­ verso nome, lo sport vive, dunque, nei tornei e trionfa dopo il decimo secolo, quando lo scudiero consa­ cra la sua spada di cavaliere al trionfo di nobili ideali. Non occorre attendere che il Poliziano intoni — a mezzo il Cinquecento — le stanze per . la giostra eli Giuliano de’ Medici.


Avanti che il Rinascimento richia­ mi. in un prodigioso rifiorire di spiriti classici, al culto della bel­ lezza e all’ esercizio della forza aggraziata e gentile, per otto secoli guerrieri e cavalieri hanno raccolto la fiaccola dei vincitori d’Olimpia, incoronati di quercia e d’alloro sulle rive d’Alfeo, per consegnarla, tra Mensola e Africo, ai conterra­ nei del Magnifico. Dirà lo storico e canterà il poeta quanto debba lo sport a quegli uomini rozzi che, dopo tormentose vigilie per ap­ prender l’arte dell’arme e del ca­ vallo, ricevuta, davanti all’altare, l’investitura, dal sacerdote di Dio, movevano al gran riscatto verso i lidi d’Oriente : o, con seguito di falconieri e di poeti, erravano ovunque in cerca di battaglie com­ battute nel segno della giustizia, in luce di poesia.

Primo Novecento Nove lustri addietro. In un paese della Toscana : il.mio paese.

Tra i ricordi della prima infanzia passa e ripassa quest’immagine di vecchio smilzo e canuto, coperto di poveri cenci attillati, ' sonanti di campanelli, le gote gonfie a dar fiato nella cornetta. Rivedo le gambe sottili, chiuse nella maglia di color bianco sporco, piegate

nel ritmo innaturale della corsa : riodo quasi il soffio dell’affannosa respiro, prorompente, attraverso la bocca mal chiusa, dalla caverna dei polmoni. Mamme in grembiule coi marmocchi in collo, confuse alle nonne intente all’opera del­ l’arcolaio, si affacciavano alle fi­ nestre, indugiavano Sitile porte. : ragazzi irrompevano, gridando, nel­ la' strada soffocante di sole e di pol­ vere. Quell’uomo che passava, tra­ felato per la lunga corsa, era I’k uomo cavallo » : emblema e cam­ pione dello sport di quasi cinquan­ tanni addietro, nel mio e in molti altri paesi d’Italia. Ora, dopo mezzo secolo di pro­ paganda e di conquiste sportive, quel paese, il mio (o un altro qualunque') sol che una voce invitinel nome dello sport, è tutto un pullular di giovani atleti. E le mamme orgogliose già vedono nei loro ragazzi, campioni sportivi d’oggi, i consapevoli cittadini, i forti padri di domani.

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•1 Presidente del C.O.N.I. ha recentemente premiato ufficialmente gli atleti italiani che nel 1948 hanno conquistato un titolo di Campione del Mondo. I quattro atleti presenti alia cerimonia sono (come si vede dalla fotografia) Giulio Calestani (tiro a volo), Guido Messina (ciclismo), Marino Lazzari (pattinaggio) e Mario Venanzi (pattinaggio). Era rappresentato, per delega, Mario Ghella (ciclismo). Intanto, nel vivaio sempre verde dello sport nazionale, altre giovani speranze sorgono e si formano tra il roseo sogno e la severa realtà della preparazione in palestra, su strada, in pista.

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"Xk ~roi sportivi, di che dobbiamo occuparci: di autoI mobilismo come sport o di automobilismo come 1 V produzione? Come sport: verrebbe fatto di ri­ spondere da chi non avesse l’abito della riflessione. Gli sportivi sono gente abituata a riflettere, ponderare e commentare. Ciò è tanto vero che dinanzi a un ri­ sultato vogliono sapere subito il nome della macchi­ na, esaminare le sue caratteristiche, discuterne pregi e difetti, e quasi vivisezionare, macchina e... pilota. Non si prescinde mai dalla produzione. E, del resto, l'agonistica del motore è in finizione appunto della messa in valore del prodotto e della sua diffusione. Sicché, nel trattare il tema automobilismo, par­ tiamo proprio da quanto si riferisce alla produzione. Che, in ogni modo, senza dati aggiornati sino all’ora della messa a punto di motori e uomini, non è possi­ bile formare quadri di previsione e di schieramento relativi a stagioni agonistiche. La situazione automobi­ listica mondiale è in fase di riassestamento in alcune zone, di iniziale ma vigorosa ripresa in altre. Cominciando dall’America (Stati Uniti e Canadà per intenderci), troviamo che essa nel 1948 ha co­ struito ex-novo — non come tipi, ma attenendosi ai precedenti modelli, a parte varianti di particolari ■— qualche cosa più di sei milioni di veicoli, avvici­ nandosi al culmine produttivo del 1941, quando con la guerra in Europa già in corso, i rifornimenti che per essa si richiedevano, erano rilevanti. Questa produzione '48 però serve tutta per l’America : è di assorbimento locale. E la clientela statuni­ tense, di almeno 7 milioni di prenotati, attende vet­ ture sino a tutto il 1950. Anno nel quale gli altri 41 milioni e passa di veicoli già in circolazione, denunceranno un 15 per cento di richieste per nuove vet­ ture. Calcoli matematici. Avvenire roseo sicuro. Quindi, per ora, gli Stati Uniti non verranno a fare una concorrenza in Europa neanche sul tipo sport e corsa ; essi non sentono la necessità di reclame attra­ verso vittorie sportive. Pur tenendo presente che l'industria americana ha già investito 400 milioni di dollari per i suoi nuovi impianti. Vale a dire che dopo il 1951 chi vivrà vedrà. 500 mila auto, l'Inghilterra...

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■p allora... Allora tutta l’Europa potrebbe attendere tranquilla allo sviluppo costruttivo automobi­ listico proprio, favorita in questo dalle applicazioni del piano Erp. Sulla strada di tale sviluppo, per esempio, ci si è messa decisamente l’Inghilterra. Tutto il paese sente l’urgenza della produzione intensiva, rinnovellata e migliorata, poiché oggi nell’isola britannica non si vive più sul reddito coloniale e imperiale come una volta. Si pensa al sodo e la mentalità scioperistica e sfaticata e esecrata per conscio e illuminato istinto di conservazione.

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Sicché ecco l'industria nazionale inglese produrre nel 1948 oltre 500 mila macchine, delle quali circa la metà esportate. E si consideri che il suolo inglese ha su­ bito bombardamenti e distruzioni di gran lunga più gravi che in qualsiasi altro paese, compreso il nostro. Vero è che là gli scioperi a... singhiozzo sono inconce­ pibili, e il singhiozzo non era conosciuto nemmeno dal­ le donne sotto la strage delle offensive aeree. È un po­ polo di ferro, l’inglese, che sa il fatto suo : bisogna ri­ conoscerlo. Quello che, inoltre, va notato a proposito dell’in­ dustria automobilistica britannica, è che essa è in pieno fervore di rinnovamento d’impianti, di macchi­ nari e di modelli (che, del resto, erano alquanto an­ tiquati). È riuscita a dar via tutto il vecchio e supe­ rato, e ha presentato alla recente Mostra di Londra 29 modelli nuovi (motori e carrozzerie) e proseguirà a fabbricare su questi, col risultato di avere già espor­ tato anche in America, nello scorso anno, ben 25 mila vetture per un importo di circa 6 milioni di ster­ line. Per una esemplificazione, tra i tipi nuovissimi e di utile economia, presenta una « Minicar », tre ruote, per tre persone, 80 km. di velocità oraria con un consumo di 1. 4,5 di benzina per 155 km., costo 155 sterline. I nove decimi della produzione sono destinati all’esportazione. Questo si chiama concentramento di sforzi e dinamismo di lancio. E non bisogna di­ menticare come la produzione inglese oggi, come nel passato, sia sempre in grado di fare leva sul suo punto d’appoggio classico : la qualità !

In Francia prezzi di concorrenza nrutta l’industria inglese si è distinta sempre per J- la qualità del prodotto, facendo fronte, anche se a più caro prezzo, a quella produzione tedesca a va­ langa che in gran parte determinò i conflitti 1914-18 e 1940-44. Nel caso specifico, poi, non crediamo sia da disgiungere alla produzione automobilistica bri­ tannica, quella motociclistica : binomio con il quale dovremo tare strettamente i conti proprio noi ita­ liani. E non c'illudiamo sul « caro prezzo » inglese. Saranno sempre molti i clienti che preferiscono la qualità che significa anche durata. Subito dopo l’industria d’oltre Manica, viene quella francese. La quale soffre, sì, delle bislacche dei editi soliti condizioni in cui l’hanno posta le mene dd agitatori demagoghi, ma si presenta sotto i più lusin­ ghieri aspetti ed effetti del buon mercato. Si acquistano Renault 760 a meno’ di 400 mila lire. Sinica (pari alle 1100 Fiat) a 536 mila, e Ford Vedette 2220 ultramo­ derne a 868 mila. Gli americani vengono battuti in pieno con questi prezzi. E noi... Il nostro tipo più economico costa quasi tre volte di più dell’equiva­ lente tipo francese. Come quantità, l’industria francese ha prodotto


meno che nel passato ; comunque, nel 1948 sono com­ plessivamente uscite dalle sue officine 198.372 auto­ mezzi ; e per il primo semestre di quest’anno si è stabilito un contingente di produzione pari a 117.000 autoveicoli e si prevede salga per fin d’anno a 250 mila. Prima di giungere allTtalia, al terzo posto euro­ peo, guardiamo la Germania, che è al quarto. Essa ha prodotto lo scorso anno 25 mila autoveicoli, di cui la ultrapopolare ed economica Woksusgen Work, 19.220. Per 1’aiino in corso (già se ne esportano alcune centinaia al mese negli Stati Uniti), ne produrrebbe, secondo notizie di là provenienti, circa 55 mila : e siamo soltanto nella Germania al di qua del sipario di ferro. Anche in un futuro molto prossimo questo pezzo di Germania potrebbe lanciare sul mercato quantità e qualità preoccupanti,, e proprio per l’Inghilterra, visto che a Oriente c’è pur sempre il mondo orien­ tale. E giacché ci siamo, parliamo pure della produzione di oltre sipario. È il caso di dire, in proposito, che la solita montagna partorisce il solito topo : non pare che l’industria sovietica, anche con l’apporto ceco­ slovacco e tedesco ursificato, abbia superato di molto le 150 mila unità di produzione. Se così fosse (chi lo può precisare dato l’incombente silenzio anche su que­ ste proletarie notizie di lavoro automobilistico ?) si tratterebbe di una., caparra per le necessità di quel vastissimo territorio.

Quanto costa in Italia un'automobile 1 I a, pensiamo a noi. -*-’-*-In Italia che si fa ? Visto che sappiamo fabbricare magnifiche vetture da corsa, da turismo, utilitarie, da trasporto merci, che consumano meno benzina che un asino paglia, si fa tutto o quasi alla rovescia. Già in un nostro precedente articolo ne analizzammo le ragioni. Si fa di tutto per non risalire dal terzo posto (a noi sportivi piace esprimerci in classifiche), e ci dev’essere qualcuno che si morde le mani perché ancora non siamo discesi al disotto della produzione... macedone. Ciononostante — spiegheremo appresso il valore del ciononostante — l’industria italiana del '48 segna un notevole aumento su quella del '47. Registra 59.765 autoveicoli nei confronti di 43.736. La cifra è modestissima e non è certo in relazione col passato e con quello che sappiamo e potremmo fare. Cominciamo col dire che il prezzo di costo della vettura italiana supera di due volte il prezzo della vettura americana e anche di tre quella francese ; e persino la Ford Anglia, inglese, viene a costare al chilogrammo molto meno della Fiat (ch’è un po’ la Ford italiana) : L. 678 in Inghilterra, L. 1128 in Italia. Costo di materie prime maggiore per noi ? Per ora, no di certo. Col piano Erp abbiamo disponibilità di materiale a buon prezzo, anche se in regime di fondo-lire. E se... l’atmosfera fosse stata più tran­ quilla, sarebbe già in Italia il macchinario Erp per il rinnovo dei nostri impianti industriali. Poi entrano in campo due grossi fattori nega­ tivi e proibitivi, che sono: i°) il gravame fiscale; 2°) il gravame sindacale-politico, che incide in modo rilevante sul costo della mano d’opera. D’accordo —• per ragioni opposte, s’intende — ma tant’è d’accordo, Governo democratico e Coininform totalitario. Il Tesoro — Ministro Fella —... ci spella perché ha bisogno di denaro a ogni costo. La « compagnia della mala morte » ci martella e ci falcia notevoli possibilità di ripresa produttiva attraverso le agitazioni politico-economìco-sindacali a catena. Il fisco grava sulla nostra industria automobili­ stica, sono calcoli statistici, in ragione del 66,57 Rer cento. La « non collaborazione », a parte il resto che è anche il più, ha ridotto ancora la produzione

della Fiat del 30 per cento. Vediamo poi — e sono notizie recenti pubblicate in tutti i quotidiani d’Italia — come Cisitalia, O. M., Isotta Fraschini, Maserati (e mettiamoci anche Caproni) autentiche glorie del lavoro italiano e validi pilastri della nostra bilancia economica, siano ridotte al lumicino. Come si potrà trovare una sollecita salvezza per la nostra industria automobilistica ? Si parla di serie difficoltà anche per l’Alfa Romeo. Sono notizie dolorose che mettono a crudo una dura realtà che Governo, dirigenti e soprattutto maestranze non dovrebbero sottovalu­ tare. La politica dello struzzo è sempre stata dele­ teria. Sono fonti italiane di lavoro che minacciano di rimanere aride. E lavoro italiano che ha dato al Paese gloriosa fama, e pregiata valuta, nel mondo.

Industria e sport, lavoratori diretti e indiretti: il Paese intero può ancora procedere con la catena al piede di situazioni esposte da una notizia come questa? « Fiat, Torino, dal 24-.Y-48 al 28-ZZ-1949: su 103 giornate lavorative, 46 di NON COLLABORAZIONE, scioperi A SCACCHIERA, a SINGHIOZZO, ecc., più altre 31 di agitazioni risolvibili, senza interruzioni, per via normale ». E si grida ai « maggiori utili » conseguiti dalla Fiat e altre aziende consimili in questi ultimi tempi. Maggiori utili... A chi ? Cui prodest ? E la situazione Fiat non è un... privilegio. È analoga per tutte le aziende. È deprimente ovunque. Intanto, con quanto si può mettere a disposi­ zione del mercato e con coraggio di leoni si tentano nuovi esperimenti. La Fiat, per esempio, che appena qualche mese fa mise fuori la « 500 B », ora,' verso luglio, lancerà la « 500 C » Risultato : costerà ancora di più della « B ». E quali caratteristiche nuove avrà ? Motore, telaio, sospensioni saranno gli stessi della « B » ; ci sarà soltanto una modifica nella carrozzeria : muso allungato, sul tipo della « 1100 ». Si parla anche — e certamente è già allo studio — che in un pros­ simo domani uscirà, sempre dalla Fiat, la 4 posti piccola ; ma se così fosse, riteniamo che non si trat­ terà di una nuova modifica alla « 500 » ma della immissione sul mercato di una « 750 ». Cioè di quel tipo, che doveva essere la macchina utilitaria popo­ lare, e che già fu presentata anteguerra da dirigenti e maestranze della Fiat (ricordate del resto le foto pubblicate ?) all’allora Capo del Governo ; macchina utilitaria che avrebbe dovuto essere venduta a rate tra gli operai e i professionisti e che avrebbe dovuto far da contraltare alla popolarissima Opel tedesca. Che ci presentano altre Case italiane ancora in efficienza ? E dal punto di vista sportivo e agonistico che ci possono dire ? Individualmente abbiamo un mirabile esempio : Taruffi insegna. Ma non si può andare avanti con esperimenti e sforzi individuali. Occorre fare una politica di diffusione dell'automobile. Le leggi fiscali debbono essere rivedute e la massa lavo­ ratrice — che forse, anzi senza forse, di questa situa­ zione è la più interessata — deve ricredersi, ritrovarsi e ritornare con i più nobili propositi al lavoro pro­ ficuo. Riservandoci di entrare in campo sportivo-ago­ nistico vero e proprio con la dovuta copia di parti­ colari al prossimo mese, quando cioè entreremo nella fase viva delle manifestazioni sportive, dobbiamo sin d’ora, in questo inizio di primavera alquanto biz­ zosa, formarci una visione sportiva che invero è molto più rosea delle premesse di carattere generale. Paese delle contraddizioni e dei casi... impossibili il nostro, che se un giorno riuscirà a porsi sui binari della regolarità più nulla avrebbe a temere dall’av­ venire. La stagione si è aperta in Sicilia, con la 32“ edi­ zione della Targa Fiorio, sviluppantesi su un per­ corso di 10S0 chilometri, appannaggio di Biondetti. Se non avesse una sua personalità severamente spiccata, questa gara potrebbe anche definirsi una prova generale della successiva Mille Miglia.

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È tuttavia un magnifico preludio alla classica delle classiche su strada, prova più... lineare, di tutta velocità e di tutta resistenza.

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Niente macchine "truccate,,

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npecnici, piloti e organizzatori sono in fervore di -L vigilia. Si approntano le macchine, e si com­ pilano precisi regolamenti. Specie per le competizioni riservate alle macchine da turismo. Il putiferio sca­ tenatosi lo scorso anno sulla partecipazione a qualche gara di alcune macchine « truccate », quest’anno non avverrà (almeno così affermano i tutori del nostro automobilismo). Nulla si dovrà reprimere in quanto tutto è stato previsto. I concorrenti delle categorie turismo si vedranno preclusa ogni via di evasione 'da quelle che sono le regole fondamentali delle com­ petizioni per auto puramente di serie. I « commissari » non perdoneranno. Tabelle alla mano non permet­ teranno « erronee » interpretazioni del regolamento. Il carburante non potrà più essere alterato — « esame densimetrico con ricerca di alcali e acetone » —; niente alleggerimento di parti rotanti, niente varia­ zioni alla fasatura della distribuzione con l’accorto ritocco della curvatura dei bilancieri, nessuna varia­ zione al rapporto di compressione ecc. ; niente mo­ difiche, insomma, che possano .s comunque variare o rafforzare con sistemi più o meno leciti, la potenza dei motori e della macchina in sé, dal .come viene dalle Case stesse posta in commercio. Ed è giusto sia così. Nel campo dell’automobilismo sportivo bisogna ricondurre alla realtà della pratica e del costume abituale di cavalleria, correttezza, disciplina, senza

di che nessuna manifestazione dell’ardimento e della forza può dirsi sportiva. Le tabelle — comprendenti i dodici modelli di automobili nazionali ammesse, oltre le poche altre straniere — costituiranno la legge imperante, asso­ luta, che non può, in nessun modo, essere trasgredita. Nessuna « raffinata » erronea interpretazione potrà affiorare. Dopo la regolare, scrupolosa verifica dei commissari verrà « piombato » tutto. Nessun super­ carburante, anche di quelli normalmente in com­ mercio, verrà ammesso ; benzina, quindi, normale, a 62-64 ottani. E guai a chi tenterà di fare il « furbo ». Per lui ci sarà la squalifica c la... gogna. Sarà addi­ tato alla pubblica riprovazione sportiva. E si annunciano numerose squadre di grosso cali­ bro per la XVI Mille Miglia. La Ferrari sarà senz’altro in lizza con Nino Fa­ rina, Alberto Ascari e Raimondo Sommer : un trio d’assi che diverrà quartetto con raggiunta di Felice Bonetto, Anche la O. S. C. A. si è già iscritta con una 1100 affidata a Franco Cornacchia vincitore del Montenero 1947. Prime notiziole che tra giorni si moltiplicheranno sino a formare intera colonna di nomi e di dati velocistici, stabiliti, o custoditi nel segreto dei rispettivi cronometri. Probabilmente, proprio per merito dello sport, anche in campo automobilistico finiremo con l’avere una distensione di nervi e un rasserenamento di animi. Lo sport è un gran taumaturgo sociale (chi non ricorda il provvido caso di Bartali vincitore al Tour, lo scorso anno ?). Ai nostri bolidi rossi, verdi o bianchi, ai nostri piloti, vibranti d’una sola indoma­ bile passione, quella sportiva, il compito, o meglio la missione di ricordare ai dirigenti e alle categorie operaie che sono così sportive e dinamiche, la divina gioia, mai tradita, del lavoro creativo.


INTERVISTA DI «STADIUM» CON IL SEGRETARIO DELLA F. I. G. C.

GUARDANDO

A RIO « Proprio cosi : il titolo di campioni ■del mondo ci brucia, non ci fa dormito sonni tranquilli...». Un atleta serio, ■dall’acuto senso di responsabilità, come Parola, non poteva cho esprimersi in •questo modo. Infatti, tutti, atleti e pubblico cho si appassionano del calcio, pensano a Rio, al 1950 o... si soffre. La •disputa del torneo brasiliano ci trova in •crisi di assestamento. Dovremo affron­ tare lo squadro avversario proprio quando ilici nostri parchi di artiglieria sono stati •cambiati i « pozzi » (dal « metodo » al « sistema », con relative code di « mezzo -sistema » e « mezzo metodo » e sfuma­ ture annesso o connesse), o gli artiglieri non sono ancora bone allenati noi cal­ coli di mira ; o lo truppe d’assalto, per le troppo lunghe o forzato marcio d’avvi­ cinamento e ’i manovra (gli sfibranti •campionati di questi ultimi anni) sono ■stanche o avrebbero bisogno di riposi ristoratori. Polemiche, critiche, proposto, •svisceramenti, conclusioni e... sconclu­ sioni ; delusioni o speranze, nonché piani ■su piani, magari quinquennali s’intrec­ ciano. si sovrappongono, si azzuffano. La matassa minaccia d’imbrogliarsi in modo irreparabile e il viaggio a Rio non ■è ormai lontano. Ancora un anno o ci •siamo. Noi vecchi giornalisti sportivi, di vi­ gilie di Campionati del mondo di calcio ne abbiamo conosciute due, a parte quelle ■di Olimpiadi. Ci ricordiamo di esserci sempre mossi con una certo fiducia, e •disinvoltura tra lo filo dei tecnici c dei ■campioni più o meno impegnati per le grandi parate di quegli anni. Si viveva in una atmosfera di generosa avventura 0 di salda fiducia. Gli uomini c’erano, dirigenti o atleti ; avevamo autentiche scuole di alta classo nei centri di dorino, Milano, Bologna, Firenze, Roma •o anche di Napoli o di minori centri di provincia. Nella imponente fioritura degli •assi o degli astri del calcio italiano c’era isolo l’imbarazzo della scolta. E so qualche prova tra gli anni 1920-10 non ci riuscì

soddisfacente, fu proprio per aver qual­ che volta scelto un po’ a caso. C’era una crisi di... abbondanza. E la classo degli uomini da schierare era tanta, cho «si­ stema » o no, dopo una certa .serio di cariche fulminanti tutti gli spalti erano conquistati. Adesso... Non si può negare che si spa­ ra a polveri alquanto bagnato e si marcia con carburante tutt’altro cho raffinato. l<’uori di metafora, si accusa una certa povertà di elementi di alta classo, o più por usura o superconsumo, cho per scarsa proliferazione ; si accusa una vera con­ fusione di sistemi, di metodi, di strate­ gie o di tattiche. Si teorizza a tavolino prima di praticaro in campo. Beati tempi della Juventus pentascudata o del Tori­ no filtrante ! Però, perché non sperare? Por conto nostro ci siamo messi in giro, corno nel bel tempo cho pare antico, tut­ tavia non privi di un corto ottimismo, cho abbiamo avuto il piacere di veder con­ diviso in autorevoli sforo. Precisamente presso lo sforo dirigenti della F.I.G.C. Del resto, là dove si lavora per vocazione o per abito morale e professionale, d’ener­ gia o di passiono, non ci può mai essere luogo per il pessimismo. La Federazione del calcio italiano ha pur sempre saputo mantenersi all’altezza del còmpito o degli eventi. Abbiamo avuto così modo di affron­ tare con una intervista secondo una pre­ cisa fila di domande, il Segretario della F.I.G.C. Alberto Valontini che ci ha ri­ sposto in termini non mono precisi. — Quali novità in cantiere ? — Il lavoro è sempre più intenso con l’aumento della attività che segna di anno in anno un notevole crescendo ed anche perché i settori dell'attività che la Federa­ zione direttamente o indirettamente ammi­ nistra diventano sempre più numerosi e casti. — Come intende la Federazione vigi­ lar© sull’opera degli allenatori perché l'orientamento tattico e tecnico non risul­ ti confuso e si esprima in affinità e imme­ diata comprensione di linguaggio ? — La Federazione guarda con molta attenzione al problema tecnico ed è per questo che la costituzione su più larghe basi della Commissione Tecnica Federale, che dovrà occuparsi di tutto il settore te­ cnico. è oggetto di allento studio. Intanto è entrato in funzione il Centro di Preparazione Tecnica che ospiterà per dei regolari corsi di istruzione, giuocatori ed allenatori. Il Centro è stato provvisoria­ mente installato a Firenze e sta già orga­ nizzando il suo lavoro. Sarà più parlicocolarmente questo centro che controllerà la preparazione e l'operato tecnico degli alle­ natori. Quanto all'orientamento tecnico unico è un problema di diversa natura. La Fede­ razione non può imporre alle squadre la adozione del « metodo » o del ^sistema » ; tale eventualità- od opportunità potrà sol­ tanto venire da un parere espresso dalle società o dai tecnici. Non escludo che ciò possa avvenire e sarà appunto la Commis­ sione Tecnica Federale che dovrà effettuare un accurato esame del delicato argomento c presentare le sue conclusioni...

— Siamo d’accordo cho i risultati di Genova, di Lisbona o di Madrid non fan-

no testo : siamo in periodo di « assaggi » in vista del torneo mondiale. Ma quale sarà la nostra effettiva preparazione ? o a quale punto siamo? Non sarebbe il caso di trovare una soluzione perché il campionato risulti meno lungo a meno assorbente ? Peraltro Madrid col suo 3-1 già rialza morale a titoli del calcio azzurro. In tanto la nuova Commissione ha inizia­ to il suo lavoro dopo nove mesi di stasi del­ la Squadra Nazionale e dovrà portarlo a compimento attraverso le varie manifesta­ zioni internazionali che consentiranno un’attenta selezione e preparazione degli uomini che dovranno andare al Campio­ nato del Mondo. A tale scopo oltre le par­ tite della Nazionale A avremo quelle della squadra B e di quelle dei « giovani » e degli universitari, banco di prova di un gran numero di nuovi elementi. Il Campionato è effettivamente pesante e lascia un limitatissimo margine per l’at­ tività internazionale tanto di rappresenta­ tive che di società. Sentiremo cosa ne pen­ sano queste, pur conoscendo che la loro prevalente intenzione è quella di ridurre i quadri del massimo campionato allo scopo di rendere più interessanti le competizioni con un maggiore equilibrio cper raggiungere un miglioramento tecnico attraverso il con­ centramento in un minor numero di società dei migliori giuocatori. — Nel campo dei giovani cosa s’in­ tende fare ? — Nel campo dei giovani si sta facendo un lavoro in profondità con la costituzione della Lega Giovanile che regola l’attività dei Juniores c dei ragazzi. La Lega sta estendendo la sua attività anche ai centri minori dove una volta era difficile costituire delle squadre di giova­ nissimi. È il primo stadio di un lavoro che porterà ad una più accurata prepara­ zione dell’elemento giovanile che deve espri­ mere i campioni di domani.

Come si vede, la Federazione mira lon­ tano. Non soltanto all’oggi, o all’imme­ diato domani rappresentato dal 1950. Affronteremo l’alea di Rio de Janeiro nelle migliori condizioni possibili, anche se in relazione alla realtà quale è, e nei confronti della quale possiamo operare solo con la autentica buona volontà, ma non certo con bacchette magiche. Intanto si scava profondo e si dissoda in tutti i sensi nel terreno sempre fertile e generoso delle giovani generazioni di un popolo che nonostente il recente passato e un pre­ sente ancóra tribolato, conta oltre 48 milioni di individui, popolo godente di una salute di ferro (le statistiche par­ lano) ‘di una salute fisica come mai ha vantato pur negli anni migliori di ante­ guerra. Cosicché, anche per il settore calcistico abbiamo abbastanza buono probabilità per non lasciarci... incenerire dal bru­ ciante titolo di due volte campioni del mondo, e certamente un bell’avvenire quando la ripresa generale del nostro Paese sarà un fatto compiuto. Chi sa, forse, e senza forse, per lo Olimpiadi del 1952 saremo completamente a posto. E per Rio, il risultato di Madrid potreb­ be essere buon augurio.

Gaspare Colonna

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di

Cesare

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La superiorità della “ nazionale ,, azzurra sulla “ nazionale ,, iberica si è concretata con il punteggio di 3 a 1. Il nostro Carletto Martini ha ripreso l’azione che ha fruttato all’Italia il 3’ goal, con queste due foto. Ha tirato Annovazzi su punizione; portiere e terzino saltano verso la palla (foto in alto) e il terzino, rubando il tempo a Ezeguirre, respinge di testa. A questo punto avviene il brillante capolavoro di Amadei che vedete appostato sulla linea dell’area di rigore. La palla perviene a lui : la smorza col petto e col destro calcia, secco e leggermente, a parabola, sulla sinistra della porta. Un tiro preciso effettuato con esatto calcolo di tempo che rende vano il rapido dietro-front del portiere e terzini avversari (foto in basso) che tentano una disperata difesa.

t untino presenti, a Genova, a Italia■ Portogallo c constatammo. come tutti, le palesi deficienze di stile e di assie­ me che la nazionale azzurra aveva messo in mostra . Ma non l’insoddisfacentc com­ portamento della squadra e la modesta cifra del gioco sviluppato quel giorno ci indussero a pensieri pessimistici, bensì l’impressione che non si seguisse la strada giusta neH'impostare il problema del ma­ nipolo azzurro e nel risolverlo. Affiora­ vano, nei primi atti della Commissione Tecnica, gli stessi criteri che avevano caratterizzato l’opera del precedente C. U. e ciò era preoccupante, perché non di uomini si trattava, per risolvere i pro­ blemi della nazionale, ma di sistemi. Fortunatamente, la Commissione si è incamminata decisamente su una diversa strada ; non appena, attraverso le con­ vocazioni, la struttura della squadra in predicato pei' rincontro di Madrid si ebbe a delincare con sufficiente chiarezza, im­ mediatamente ci prese un senso di più serena fiducia. Accompagnammo, col pensiero, gli azzurri in Spagna, espri­ mendo la certezza — non la semplice speranza — di una nostra chiara vittoria. La esprimemmo con maturata convin­ zione, replicando a chi, in appoggio ai propri dubbi, ci richiamava alla memo­ ria la. poco brillante prova disputata con­ tro il Portogallo, ché proprio rammentan­ do quella prova sentivamo accrescere la nostra certezza. Perché il difetto fonda­ mentale di coesione che si manifestò nel­ la squadra scesa in campo a Genova era in gran parte da attribuirsi alla non in­ dovinata inquadratura, mentre le qua­ lità individuali di tecnica, di stile, di concezione c di esecuzione di gioco erano apparse evidentissime nella gran parte degli azzurri, a confortare la persuasione che la classe degli individui, solo che avesse trovato il giusto punto di fusione, avrebbe potuto dar vita a un complesso di sicura ed efficace potenza. I fatti, sotto forma di una sonante e persuasiva vittoria, tanto piti gradita in quanto ottenuta in onta ad una tradi­ zione contraria elio sembrava volerci ad ogni costo inibire il successo in terra di Spagna, ci hanno dato pienamente ra­ gione ; nè ciò diciamo per menarne van­ to, poiché sappiamo benissimo di essere tutt’altro che soli nel concedere piena fiducia agli azzurri. La verità è che, già facili per natura agli accesi entusiasmi o ai repentini sco­ ramenti, noi italiani abbiamo «detto a vezzo l’essere eccessivamente esigenti nei confronti della nazionale. O la perfezio-

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RITROVATA » MADRID la

nazionale

che, male adattandosi a una sconfitta ne, o niente. I ricordi di un passato di assolutamente inopinata, non ha mai chiaro e splendente dominio, che per ov­ vie ragioni non può immediatamente ri­ desistito dal gridare ai suoi atleti il più clamoroso incitamento. vivere nella sua interezza, perché nella Certo, non tutto è filato alla perfezio­ vita reale nessuno ha virtù di magìa, of­ ne nella compagine azzurra. Qua e Ih. fuscano troppo spesso il nostro giudizio. La constatazione, poi. che altri occupa qualche crepa è affiorata, qualche ingra­ naggio ha prodotto attrito ; ma nessun il posto di preminenza che fu saldamen­ te in nostre mani, e quella tale inguari­ serio inceppamento ha compromesso il funzionamento della macchina, che ha bile inclinazione all’esterofilia che ci fa osannare le prodezze di calciatori stra­ sfoggiato sovente potenza, fluidità ed efficacia degne di un complesso di classe nieri che pur hanno, fra i nostri, non pochi emuli e anche qualche maestro, superiore. Qualche ritocco sarà certa­ contribuiscono a creare uno stato d’ani­ mente opportuno, specie se si pensa che mo di scetticismo senz’altro sproporzio­ era assente un Maroso e che un Parola nato, fors’anche addirittura esagerato. seguiva la lotta ai margini del campo, L’incontro con la Spagna è venuto in nell’insolito ruolo di riserva; una maggio­ buon punto a infliggere agli scettici un re intesa fra gli uomini, particolarmente duro colpo. Innanzi tutto la Commissione nel settore di punta, è senz’altro necesper la Nazionale, pagato alla necessità ' saria, ma si tratta di questioni di detta­ di un esordio vittorioso il tributo di con­ glio, di rifiniture utili al potenziamento servatorismo che aveva fatto arricciare e al perfezionamento di un complesso il naso a tutti e suscitato non pochi ti­ che è già su una linea notevole di prat ico mori. ha acquistato fiducia in se stessa rendimento. e si è messa coraggiosamente — c quel La. squadra c’è, e ci sono anche i rin­ che più conta, intelligentemente — sulla calzi. Becattini ha fugato di colpo i dub­ via delle innovazioni. L’essere andati in bi che si appuntavano su lui, e, con una Spagna con una squadra che allineava partita tutta impeto gagliardo e intelli­ tre esordienti — altrettanti ve n’erano gente applicazione, ha detto chiaro che nel gruppetto delle riserve — costituisce egli è una sicurezza di più per la rappre­ un atto di consapevole audacia, che sentativa azzurra ; l’estroso Lorenzi, il va giustamente segnato all’attivo dei cui stile personale sembra insofferente Commissari. di ogni disciplina, che cuce le azioni al In secondo luogo — secondo in ordine filo arruffato della sua fantasia e, più cronologico, ma primissimo in ordine di che i compagni, altro non vede in campo importanza — il vittorioso incontro di che la rete avversaria da espugnare, ha Madrid, dopo aver parlato al cuore degli dimostrato a sufficienza che il suo perso­ sportivi col timbro sonante del risultato, nalissimo « dialetto » tecnico può essere parla alla loro mente con un argomento agevolmente compreso. ancor pili confortante e significativo. Quanto ad Amadei si deve dire che ha Dice, cioè, che in Spagna noi abbiamo distrutto ogni prevenzione circa la sua finalmente ritrovato la Nazionale. emozionabilità c conseguente minor ren­ L’abbiamo ritrovata come squadra dimento nelle grandi occasioni di incon­ omogenea, fusa nella compattezza mo­ tri internazionali. Alla prima uscita rale non meno che nell’abilità e nell’effi­ in • azzurro » all’estero e su terreno che cacia della manovra, come » rappresen­ conobbe le... palpitazioni e le depressioni tativa » di un tipo di gioco che può an­ di parecchi dei nostri nazionali del periodo cora presentare diversità di stile e di ese­ aureo, ha superato la prova e fornito col­ cuzione, del resto non insuperabili, ma laudo convincente sul valore del proprio che ha comuni le caratteristiche origi­ apporto con quel terzo goal fulminatore narie e la concezione, che scaturiscono che rimarrà di classico esempio nella da un temperamento identico e da una terra degli espada. tradizione che si perpetua evidente e si­ Lo slogan « più s’intacca il blocco To­ cura, secondo le ineluttabili leggi del­ rino. più lo si indebolisce » è caduto sot­ l’atavismo. to la stoccata del risultato di Madrid, Il successo recente non ci deve esal­ come un toro sotto il colpo infallibile tare, ma non deve neppure essere mini­ del matador. Il Torino, ricco a bizzeffe di uomini di classe, depositario indiscusso mamente scalfito da ingiustificate ri­ del gioco di miglior marca che si pratichi serve. La squadra c’è : al punto che si è oggi fra noi. fornirà senza dubbio, an­ permessa il lusso di abbandonarsi al• accademia nel pieno di un incontro in­ cora per buon tratto di tempo, l’ossa­ fuocato, contro una squadra che non si tura della nazionale ; ma si può tran­ ù mai arresa, al cospetto di un pubblico quillamente abbondare negli innesti,

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con la certezza di rafforzare la compa­ gine, non di indebolirla. A nostro modo di vedere, l’intelligenza e la larghezza di vedute dei Commissari si manifesteranno appieno se essi, anzi­ ché adagiarsi sul nuovo manipolo az­ zurro, sfruttandolo sino ad esaurimento o quasi, allargheranno la rosa delle con­ vocazioni, per estendere al maggior nu­ mero possibile di elementi meritevoli i benefici della tempestiva acclimatazio­ ne alla nazionale. Di questi elementi ve ne sono ancora in buon numero. Non a noi spetta far nomi molti dei quali, per essere da tempo insistentemente pronun­ ciati dalla voce pubblica, sono certa­ mente anche nella mente e nel taccuino dei selezionatori. Il vivaio è meno scarso di quanto si pensasse. Meglio attingervi a piene mani, operare la selezione su più estesa scala ; tanto più sarà prolungata nel tempo tanto più riuscirà accurata e frut­ tifera. Novo e Copernico si sono dimo­ strati degni di fiducia ; Aebi ha com­ piuto il primo atto del suo oscuro ma prezioso lavoro di rincalzo. Bisogna dar loro ampio credito, frenare le impazien­ ze, smorzare le velleità. II cammino da percorrere è duro e potrà riservarci an­ che cocenti amarezze ; eppure, se sa­ premo percorrerlo con virile fermezza, potrebbe risultare più breve del previsto per condurci alla mèta alla quale ci sen­ tiamo di poter più sicuramente puntare. Questa mèta ognuno sa che ha nome » Campionato del Mondo ». Certo, non possiamo prevedere oggi se l’anno pros­ simo la nazionale italiana sarà in grado di scendere in lizza puntando direttamente al titolo, alla terza iscrizione del nome « Italia » sull’ambito trofeo c nella storia dello sport. Peraltro il risultato di Madrid sta a indicare che la classe, la forma e la psicologia dei nostri giuocatori sono ormai usciti dallo stato di nebulosa o di ■ amalgama imperfetta, per assumere consistenza e tempra suffi­ cienti ad affrontare con probabilità di successo le specialissime condizioni di campi tradizionalmente sfavorevoli, di pubblici di temperamento orgoglioso ed esuberante. Talora l’autentico valore tecnico è rimasto in ombra o somerso in ambienti... arroventati. Se la nostra squadra è già riuscita ad astrarre dal pathos madrileno, difendersi dal fattore sorpresa, dominare l’avversario irruento oltre che ben fornito di tecnica, ha titoli concreti e morali validi per puntare a Rio de Janeiro, senza miraggi, sì, ma anche senza titubanze. Con piena •coscienza di suo alto valore.

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dLe ("jpjwzz cArmate e L() $-pC)rL Delle Forze Armate dello Stato quella che, al presente, è giunta più lontano in fatto di sport è la Marina. Fin dal 10 novembre scorso la Direzione Generale del Corpo Equipaggi Militari Marittimi (C. E. M. M.), fece conoscere il suo vasto programma in allegato al Foglio d’Ordini col titolo di » Norme per lo svolgi­ mento annuale delle gare ginniche e dei giuochi sportivi e del campionato Ma­ rina Militare ». Il Foglio d’Ordini garan­ tisce che non si tratta di chiacchiere, ma di cosa che capo ha.

I « marò »

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alla riscossa

In particolare, si è stabilito che ogni anno, nelle Sedi di Taranto, La Spezia, Napoli, Venezia, Cagliari, Messina, Brin­ disi e Roma e nel periodo da ciascun Comando ritenuto più opportuno, do­ vranno essere indetto determinate gare, distinte in individuali, complessiva in­ dividuale, collettive e giochi. Le gare individuali comprendono : corsa piana m. 100, 400, S00 e 1500 ; salto in alto, in lungo, triplo e con l’asta ; lancio del disco, del giavellotto e del martello ; getto del peso ; pugilato ; salita alla fune ; tiro con fucile e con pi­ stola ; scherma (fioretto o sciabola) ; percorso di guerra m. 120 (por lo Sedi che no siano provviste) ; nuoto m. 100, 500 e 1852 (miglio marino) ; tuffi, resi­ stenza o percorso sott’acqua ; salvataggio (cioè condurre per 50 metri una persona

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caduta in maro vestita, supposta sve­ nuta, con valutazione del tempo impie­ gato, del sistema di trasporto, del modo di comportarsi prima di buttarsi in acqua o dopo). La gara complessiva individuale è definita pentathlon. È tutt’altra cosa cho il pentathlon moderno, ma lo cin­ que provo di cui risulta o cho no giusti­ ficano il nome : m. 100 piani, salto in lungo, lancio del disco o nuoto m. 100 o 1852, messo insieme fanno puro un osso ben duro o potrebbero servire ad impostare degli atleti eccellenti. Lo gare collettive si distinguono in sportivo e marinaresche. Le primo com­ prendono il tiro alla fune e la staffetta 4 x 100, lo seconde una originalo pro­ va di nuoto por squadre di quattro uo­ mini sui 100 metri, nonché regate a vola e voga con lance tipo Marina o di regata sui 1000 metri. Infine i giochi abbracciano calcio, pal­ lacanestro, pallanuoto, pallavolo o ten­ nis. Il programma è vasto, complesso, completo o allettante, corno si vede. Secondo logica, fa largo posto allo provo marinaresche, cho rispondono a parti­ colari esigenze dell’Arma, ma si riflettono anche su alcuno disciplino sportivo nel nostro Paese particolarmente bisognoso di impulso. Il beneficio cho questo potrebbero ritrarno apparo chiaro ; il discorso è da ripeterò anche nel riguardi di quella cenerentola cho, ad onta di

tutti gli sforzi, è tuttora l’atletica leg­ gera. Vaio pure la pena di rilevare che buona paltò delle gare sono aperto indistinta­ mente a tutti : ufficiali, sottufficiali e soldati. La distinzione di categoria — da una parto ufficiali, militari del C. E. M. M. dall’altra — è istituita per alcuni casi abbastanza ovvi, quali il pugilato, il percorso di guerra o la salita alla fimo. A considerazioni d’ordine pratico o contingento è, invoco, indubbiamente legata la limitazione della scherma o del tennis agli ufficiali o della pallanuoto ai sottufficiali.

Innovazioni nel programmo Le norme stabiliscono ancora che « ciascun Comando dovrà inscriverò alle gare il maggior numero dei militari da esso effottivamonto dipendenti. Natural­ mente non dovranno essere inscritti coloro che risulteranno eliminati allo gare oliminatorie interne che ogni Coman­ do è tenuto a far svòlgerò por proprio conto, ammettendovi tutti i militari dipendenti, cho indistintamente dovran­ no aver seguito l’educazione fisica della massa ». II concotto è cristallino : penetrazione in profondità, in tutta la massa dogli uomini sotto lo armi. Piattaforma ini­ zialo, l’educazione fisica cui nessuno dove sottrarsi. Successivamente, pratica ginnico-sportiva con gare eliminatorio nol-


l’ambito di ciascun Comando e larga partecipazione dei migliori allo più im­ pegnativo gare di Sede. Circa i risultati sperabili da questo programma profondamente innovatore, ardito, può giudicare chi conosco lo spirito di emulazione esistente nelle For­ zo Armato una volta cho gli si sia detto che sono stabiliti premi per gli istruttori di educazione fisica particolarmente se­ gnalatisi o por i Comandi meglio classi­ ficatisi (sia nello gare terrestri cho in quello nautiche o complessivamente in ambedue) o cho por il Comando in Capo dello Forzo Navali sarà in palio una cop­ pa, con la dicitura « Gare interno o ma­ rinaresche e sportivo delle FF. NN. », destinato a rimanere per un anno in possesso della nave meglio classificato. Non è tutto. Il Foglio d’Ordini reca cho « il Ministero della Difesa-Marina si riserva la facoltà di indire gare di campionato sportico c marinaresco della Marina Militare, generali oppine par­ ziali. limitato a quelle competizioni cho riterrà opportuno e cho in massima avran­ no luogo nel mese di settembre nella sedo che verrà stabilita volta per volta o cho verrà scolta fra quello che meglio si tro­ vino nelle condizioni di poter far svolgere con rendimento i campionati stessi. Lo modalità per lo svolgimento delle gare di campionato o lo norme per la classifica saranno lo stesso già adottate per lo gare svolto presso le varie Sedi, con la sola differenza cho al campionato dovranno partecipare gli individui o le squadro primi classificati in ciascuna gara svolta in ogni Scile ed eventual­ mente i secondi classificati dello gare individuali che per tempi o distanze rea­ lizzati siano ritenuti capaci di ottenere un buon piazzamento. Gli ufficiali e i sottufficiali partecipanti al campionato saranno considerati in missione, mentre i sergenti, sottocapi e militari saranno presi in forza dal locale Comando Depo­ sito C. E. M. M. o altro Comando il quale provvederti anche per il vitto speciale. I premi consisteranno in medaglie di tipo unico, con l’aggiunta di un diplo­ ma individuale. Ai vincitori delle varie gaio individuali e agli appartenenti alla squadra, prima classificata saranno as­ segnati il tùtolo di Campione della Marina Militare e uno speciale distintivo. Ai Comandi cho risulteranno al primo posto nella, classifica generale, in quella delle gare sportivo e in quella delle gare mari­ naresche verranno assegnate rispetti­ vamente la Coppa della Marina, la Coppa Care Sportive e la Coppa Gare Marinaresche tutte triennali consecutive. L’espressione inizialo « 11 Ministero si riserva » è un puntello suggerito da un senso di estrema prudenza, ma si può stare tranquilli che i campionati nazio­ nali della Marinasi faranno. Quanto sopra à riportato garantisce cho saranno anche fatti nel migliore dei modi. Ed è un bel passo davvero, tanto più notevole in Quanto compiuto del tutto inaspettato. Non lo si poteva presagire nè in baso alla modest a at tività frammentariamente svol ■ to da questo o quel Comando e nemmeno in baso alle gare tra gli equipaggi delle Forzo Navali, svoltesi qualche mese prinia senza scalpore e quasi alla chetichel­ la. So tuttavia è chiaro cho la spinto

decisiva devo essere venuta proprio da queste ultime, non è mono chiaro che la materia dove essere stata lungamente me­ ditata in precedenza. L’ipotesi più vero­ simile è che l’idea sia scaturita dal con­ tatto con le Marino alleate, presso le quali la pratica sportiva è tenuta nella massima considerazione. Si devo ora ritenere che la Marina militare diverrà fucina di campioni ? So la pensassimo come i veterani spor­ tivi della rinata associazione, i quali con l’appoggio di dati e documenti sostengono la possibilità non solo di iniziare la vita sportiva ma di diventare campioni addi­ rittura a quarant’anni, dovremmo ri­ spondere di sì. Tuttavia, non è codesto l’assunto della Marina. L'illustrato pro­ gramma è esplicito : « ... le gare stesse non hanno per scopo la creazione di atleti specializzati, ma quello di susci­ tare un sentimento di ambizione e di passione per gli esercizi ginnici esportivi, che serva a sviluppare in tutti le mi­ gliori energie fisiche ». (E senza dubbio in relazione a ciò è dettata l’opportunissima norma, che per molteplici versi sarà gra­ dita allo Federazioni sportive » : c tutte lo gare saranno riservate ai soli dilettanti o saranno da esse esclusi i vincitori di campionati nazionali riconosciuti dalle vario Federazioni »). Insemina, si guarda allo sport come scuola di emulazione, di disciplina, di ■

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coraggio, come mozzo per suscitare, ri­ svegliare, sviluppare le qualità fisiche e morali insieme dell’individuo-soldato. È questo, a parer nostro, il concetto più esatto che si possa avere della funzio­ no dello sport nell’ambito dello Forze Armate o bisogna aggiungere che non è sconosciuto nemmeno all’Esercito, dove però trova buona applicazione solo presso quella branca speciale rappresentata dall’Arma dei Carabinieri. Per il resto, non si può diro che sia molto apprezzato, ove si faccia eccezione per gli Alpini, la cui larga pratica dello sci anche ago­ nistico e l'attività asccnsionistica si inne­ stano peraltro nelle normali funzioni addestrati ve.

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E nell'Esercito? Occorre più sport! La verità è che. quanto allo sport, in generale non esiste ancora nell’Esercito un orientamento definito. Lo Stato Mag­ giore non sembra favorirlo, a motivo della breve durata della ferma. Non si può sottrarre tempo all’addestramento, dice. Può sembrare strano, tale opinione trova notevole consenso presso gli uffi­ ciali in S. P. E. di nomina recente, stre­ nui sostenitori delle esercitazioni tattiche, ordine chiuso ed aperto, aperto e chiuso, per sette giorni la settimana su sette. Effetto dell’acre piacere giovanile del comando, forse.

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Ben diverso è il parere di molti ufficiali ormai maturi. Costoro, specialmente quelli che hanno avuto modo di osservare i metodi addestrativi ed educativi in­ glesi e americani, sostengono che la preparazione tecnico-militare del soldato dev,’essere limitata al minimo indispensa­ bile. Piuttosto che imbottirgli il cranio di cento cose perché gliene resti dentro una, gli si insegni quell’una e si dedichi il tempo rimasto libero ad attività ri­ creativo e in primo luogo all’attività sportiva. Il soldato riterrà meglio ciò che gli è stato insegnato e sarà più sano, più forte, più sveglio e moralmente mi­ gliore.

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Ufficio Benessere, fulcro di nuova vitalità ( I

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Un noto generalo disse tempo fa al sottoscritto : « se stesse a me, prescri­ verci una sola esercitazione tattica la settimana o per il resto disporrei : tutto sport. Farei vedere cho soldati tirerei fuori ». Vi è da crederlo, ma non è il caso di entrare nel merito della questione, cho trascende, del resto, la nostra com­ petenza. Quello cho obiettività di cronisti ci impone qui di rilevare è solo cho nell’Esorcito raramente si fa lo sport pol­ lo sport, cioè si coltiva lo sport quale mozzo di elevazione fisica o morale. La Marina, corno si è visto, ha afferrato brillantemente il principio, l’Esercito no. La Marina ha trovato il tempo da sottrarre all’addestramento o meglio ha saputo inserirò nell’addestramento la pratica ginnico-sportiva, l’Esercito sostiene che non c’è tempo oppure si trincera dietro lo difficoltà di bilancio cho la Marina ha invece trovato il modo di superare. Così si spiega come, nono­ stante tutto l'interessamento del C. O. N. I., ancora non siano riusciti a vedere la luco quei campionati nazionali dell’Esercito di atletica leggera caldeggiati vivamente dall’Ispettorato della Fanteria non certo per il desiderio peregrino di produrre campioni. La situazione è questa e non bisogna lasciarsi ingannare dalle iniziative intra­ prese dai vari Comandi Militari Territo­ riali. La parte sostanziale di esso è rego­ lata dal centro, dall’ufficio Benessere del Soldato allo Armi, cui fanno capo lo attività assistenziali, culturali o ricrea­ tive. Ma l’Uffìcio Benessere, che nella sua organizzazione non dispone di una branca cho tratti in particolare lo sport (ad onor del vero, conta però tra gli uffi­ ciali addetti qualcuno che no è sincera­ mente appassionato, per quanto privo di una competenza specifica) si è trovato trascinato allo sport dalla forza stessa delle coso. Cioè dalla constatazione che esso rappresenta uno dei mezzi più effi­ caci per «distrarre » il soldato o al tempo stesso tenerlo il più possibile vicino alla caserma. Per questo, c solo per questo, l’Uffìcio ha escogitato quelle Targhe Ministero Difesa - Esercito, la cui assegnazione, ormai per il secondo anno, è subordinata nell’ambito ili ciascun Comando Mili-

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taro Territoriale a veri o propri campio­ nati di calcio e di pallavolo più o meno affollati ma sempre suscitatori di molti entusiasmi. Inoltre, attualmente sta preparando una norma di carattere gene­ rale, in forza della quale i vari Comandi saranno autorizzati ad affiliarsi alle varie Federazioni Sportive, che è come diro a partecipare a manifestazioni da questo organizzate. Infine, ha volto il pensiero all’organizzaziono diretta di campionati nazionali di calcio o pallavolo. Con tutto ciò, il concetto ufficialo resta quello indicato, non ci si sposta dalla via traversa a quella dello sport in primo luogo per lo sport. Tuttavia, è possibile cho lo spostamento avvenga, magari anch’esso per forza stessa di coso ; per cui lo iniziative dell’Ufficio Benessere si meritano di essere seguito con simpa­ tia ed interesso. Per la sua posiziono centrale, per la sua possibilità di imme­ diati contatti con tutti gli organi diret­ tivi dell’esercito, per la sua profonda, capillare conoscenza dello possibilità o necessità della situazione, insomma, della periferia, quest’ufficio può faro per lo sport assai più che la stessa Scuola di Educazione Fisica, la quale dovrebbe fornirgli personale specializzato, oltre cho continuare a preparare, secondo prin­ cipi razionali o squisitamente italiani come fa, gli istruttori di educazione fi­ sica (senza dire di altri compiti comple­ mentari ma importanti che potrebbero esserlo assegnati). Di tale personale specializzato già si avverte la necessità. La si avvertirà mag­ giormente il giorno in cui, conclusosi il lento, non facile processo di unificazione degli ex-tre Ministeri, l’Uffìcio Benessere passerà a svolgere la sua attività in fa­ vore di tutto lo Forzo' Armato o certo comprenderà anche una branca desti­ nata ad occuparsi in via specifica dello sport. Quel giorno, se ancora non si sarà arri­ vati all’esatto concetto della funziono dello sport, l’osservazione di ciò che sarà stato compiuto dalla Marina dovrà pur dare i suoi frutti. Ma quanto è lontano quel giorno ?

Tradizioni illustri da rinverdire Di recente, su queste stesso colonne, sono state giustamente esaltate le tradi­ zioni sportivo di taluno Armi deH’Esercito. Non è stato però detto cho la situa­ zione è tale che salvo quella dagli Alpini per la ragione indicata, le altro corrono tutto gravo rischiodi tramontare, corno del resto è già tramontato il soldato ciclista o, si può ben diro, purtroppo, 11 soldato schermidore. Sta per scomparire il militare pentathleta di classe e, scom­ parsa la cavalleria, ha cominciato ad estinguerai la razza dei Filipponi, dei Boraarelli, dei Forquct, dei Lequio, dei Bottoni. Questa degli assi militari dell’equità” zionc, dai quali la F. 1. S. E. ha normal­ mente attinto i suoi migliori rappresen­ tanti ai concorsi ippici internazionali, costituisce anche per il Paese la perdita piti grave e dolorosa. La si potrebbe,

d’altra parte, evitare più facilmente che qualsiasi altra, solo cho l’ispettorato Ippico riuscisse a convincere chi di ragiono cho anche sotto l’impero dei reparti motorizzati l’equitazione costi­ tuisco una delle più bollo scuole di adde­ stramento fisico, ardimento e coraggio. Invoco l’ispettorato trova orecchio da mercanti e, continuando a mancare il o cavallo di agevolezza », continuando a mancare lo autorizzazioni per i migliori cavalieri a partecipare con diritto al rimborso speso a un certo numero di concorsi, come si praticava una volta, non v’è da meravigliarsi so sempre più pochi si facciano i militari cho montano a cavallo o di questi solo l’anziano T. Col. Conforti, cho purtroppo già scivola lungo la discesa della sua parabola, o il S. Ten. D’Inzoo sembrano possedere clas­ so internazionale. So mai, vi è da mera­ vigliarsi cho ancora resti in funziono il Contro Preparazione Gare Ippiche In­ ternazionali di Pinerolo, considerato cho presto avrà più carenza di cavalieri cho degli stessi cavalli.

Gli " aquilotti „ dere quota Olimpiade „

vogliono riprenLa " piccola

Più progredita, rispetto a quella doll’Esercito, può considerarsi la posiziono dell’Acronautica nei confronti dello sport. Dopo un periodo di ripiegamento su se stessa, dì raccoglimento in una sorta di pudico doloro per lo mutilazioni subite, l’Aeronautica, una volta riscossasi e passata alla fase attiva della ricostru­ zione, non ha trascurato la pratica gin­ nico-sportiva o la scorsa estate ha cele­ brato con la Coppa M arlotti la sua piccola olimpiade, come l’hanno chia­ mata. Essa era riservata agli Stormi da caccia, si è svolta tra Capodichino, Orio al Serio e Treviso, comprendeva un torneo di calcio o uno di pallavolo, provo di nuoto (m. 50 s. 1. o dorso ; in. 200 s. 1. ; staffetta 1 x 50) e di atletica leggera (salto in alto o in lungo ; corsa m. 100 o 1500 ; staffetta 1 x 100), non­ ché una gara di marcia o tiro. Vinta dal •1° Stormo, davanti al 51° o al 5°, ha ri­ scosso un notevolissimo successo, ma ciò cho principalmente conta è cho dopo il suo svolgimento l’ispettorato dello Forzo Aereo ha osservato : « La competizione ha interessato o appassionato tutti gli Stormi partecipanti, portando a risul­ tati cho si considerano molto soddisfa­ centi sia nel campo morale che in quello dell’educazione fisica. Dal cho si vedo cho l’Aeronautica è, come la Marina, sulla strada buona ed è lecito pensare che il cammino proseguirà. (Nel campo tipico dell’Arma, bisogna poi ricordare il successo ottenuto a Na­ poli dai piloti da caccia impegnati nel « Trofeo Zerbinati », gimkana aerea mi­ litare. Inoltre, numerosi ufficiali hanno partecipato al Giro Aereo d’Italia o proprio uno di essi vi ha scritto le pagine più interessanti : il maggioro Sprealico, classificatosi terzo dopo a ver minacciato C’arc-stiato o Bianchi fino all'ultimo Carestiato benché pilotasse un modestissimo apparocchio FL3).

Filippo D'Errico


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MARZO

AZZURRO

PER

IL

CICLISMO

ITALIANO

Binda nutre fiducia “ Son sicuro della vittoria se ciascuno penserà alla propria corsa » dice a proposito di Bartali e Coppi al « Tour „ di

a passare in rassegna i protagonisti, com­ primari e comparse, della 40» Sanremo. Proprio non so come abbia fatto c come sia arrivato a tanto e vorrei conoscere il mezzo di locomozione che gli ha permesso una così matematica precisione se di 290 chilometri di gara si c no che se ne son po­ tuti gustare un centinaio. Ed è già molto, preoccupati come eravamo tutti, specie in Riviera, dove la strada corre sospesa, quasi in bilico, sulla roccia sfiorando il mare az­ zurro, quel giorno di un azzurro cupo come inchiostro stilografico. Occorre essere sin­ ceri : più che alla corsa, pure affascinante c bella nella sua sintesi agonistica che an­ dava vieppiù concentrandosi di chilometro in chilometro, badavamo alla nostra inco­ lumità, messa in pericolo dalle cento c cen­ to macchine illegali intrufolatesi ad ogni voltar di strada in numero sempre cre­ scente e impressionante. Alla pari forse dei corridori che affioravano, urlando spa­ ventali, piccole macchie di colori vivaci, nel turbine dell’assordante e indemoniata carovana. E' stata certo una meravigliosa Sanremo c v’è solo da rammaricarsi di non averla potuta godere tutta. Troppa la folla c pur tuttavia abbastanza disciplinata sicché ad essa, ormai matura anche nel comportamen­ to verso gli atleti non può essere rimpro­ verato alcunché. Troppe le macchine, sia quelle del seguito, già di per se stesse di più del necessario, sia le altre e più peri­ colose ché per essere « fuori legge » riusci­ vano maggiormente invadenti, noiose e distruttrici di ogni ordine e disciplina, come le cavallette. Troppe macchine c troppi anche in Ri­ viera i «passaggi a livello « che se possono essere tollerati in tuia gita turistica, man­ dano a carte quarantotto una gara dell’importanzà della « Sanremo ». Fatto si è che chi aveva la disgrazia di forare difficilmente riuscirà a riprendere. E ciò va dello non soltanto per i corridori ma anche per le vetture. Tutti gli anni il ritornello si ripete in crescendo, per cui è giunto davvero il mo­ mento di provvedere non soltanto a limi­ tare il numero delle automobili del seguito ma anche i « passaggi » a livello » sicché lutto sia più armonioso, equilibrato e re­ golare.

Altrimenti non c’è barba di direttore di corsa, pur di eccezione, che tenga. Son cose accadute in passato al buon Cougnet, che proprio non ha da imparar nulla da nes­ suno, inimitabile papà dell'organizzazione ciclistica. Son cose capitate quest’anno al matematico Ambrosini, imbottigliato anche lui, come il sottoscritto e come cento altri ai passaggi a livello e spesso e volentieri perfino nel groviglio di macchine in corsa. Dna fermata più lunga delle altre ha persino permesso ai corridori, sgusciatiti

Natale

Bertocco

sotto le sbarre dei blocchi ferroviari, di tro­ varsi in testa senza assistenza meccanica, senza giuria c senza vettovagliamento. Non è dunque questione di uomini, bensì solo di metodo e di preparazione organizzativa. Il direttore d’orchestra può avere la bacchetta d’oro fin che vuole, ma se la concertazione non è avvenuta in pre­ cedenza con tutte le regole, il direttore di orchestra potrà essere Serafin, Toscanini, o De Sabota ma non ci sarà nulla da fare.

S’involano i corridori su per l’erta salita: è un tentativo di fuga


Alla quarantesima edizione di questa corsa, ormai consacrata la prima e più bella Ira le competizioni europee, se è vero che cinquanta giornalisti stranieri di tutta Europa si sono aggiunti ai cento c più italiani, per seguirla c viverne gli epi­ sodi salienti ; alla quarantesima edizione, ecco, che il primato crolla, letteralmente stracciato dalla nuova media che sfiora i quaranta orari. Anche quella volta, anche quando Olmo stabilì il nuovo primato to­ gliendolo a Furetto che a sua volta l'aveva soffiato ai grandi nomi : Guerra, Girardengo, Binda e via di seguito, fu giornata ventosa e brillante.

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Anche quel giorno Olmo ebbe per alleati passisti formidabili che scattati al primo chilometro avevano tenuto desta la gara fino ai piedi delle tre rampe classiche che sfiora­ no il mare e spingono la roccia più avanti, nell’azzurro, formando i tre grandi archi che caratterizzano la Riviera di Levante. Cosi Coppi ha potuto sfruttare da par suo gli innumerevoli scatti iniziali di Tcruzzi, Erminio Leoni, Recalcati c Bevilacqua, più avanti, in forma assai più consistente c continuativa la fuga di Claes, De Santi, Renzo Zanazzi c Monari, c per ultimo le sfrecciate di Rossetto, il tentativo di Fachlcitncr e infine dell’ultima pattuglia di tenaci che han poi disputato sul rettili­ neo di Sanremo i posti d'onore. V’é solo da rammaricarsi, ripeto, che le mille interruzioni non abbiano permesso a nessuno di gustare da cima a fondo la gara : nessuno, a cominciare dallo stesso direttore di corsa, imbottigliato anche lui ai passaggi a livello o ingolfato ira cento spregiudicati che hanno osato al punto da mettere seriamente in pericolo l’incolumità dei concorrenti come degli ufficiali di gara. Quando i partenti sono duecento e le vi­ sioni della corsa sono così rapide c con­ vulse è difficile seguirne il giusto filo. Si raccoglie forse di più a distanza di qualche giorno, andando ad attingere qua e là nelle cronache sminuzzate di questo o quel collega o nei commenti degli stessi corridori, i quali tutti, hanno avuto da raccontare a Sanremo cento e cento episodi che nessuno di noi ha visto. Perché tutti indistintamente ave­ vano qualcosa da dire e a giusto diritto, ché tutti hanno la loro parte nella media che sfiora i quaranta orari. Tutti, perché sarebbe realmente ingiusto attribuirne il merito solo a Coppi e non dire invece che quando la freccia bianco-celeste è scoccata dalla fionda invisibile della volontà e del­ l’ardimento che dalla mattina s'era diver­ tita in continuità a spedire avanti or que­ sto or quello atleta, il primato di Olmo era già crollato. E in parte anche per la colla­ borazione viva del vento che sospingeva i corridori più velocemente verso il traguar­ do già nei primi sessanta minuti del suo convulso svolgimento che ha registrato quarantascltc chilometri all'ora e più. Questo devono aver pensato del resto gli atleti im­ pegnati nel durissimo sforzo passando da‘ vanti alla linda e bella fabbrica del grande corridore ligure, dopo Varazzc, sulla fac­ ciala della quale appariva visibilissimo, da lontano, un simpatico « in bocca al lupo • scritto a caratteri enormi in un enorme telone. Piace anzi e mi par utile ricordare in questa sede a undici anni di distanza le

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medie stabilite da Olmo nel 1938, rappor­ tandole con quelle del 1949 di Coppi. .1 Paria 1938: 44,050 ; 1919: 45,700 A Novi Ligure 1938: 41,800: 1949 : 43,400. 1919 : Al Turchino 1938 : 39,700 : 40,900. .4 Poltri 1938: 40,200; 1949: 11.010. .1 Savona 1938 : 39,200 ; 1949 : 39,330. .4 Imperia 1938 : 38,200 : 1919 : 39,352 A Sanremo 1938 : 38,517 ; 1949 : 39,397. Questa tabella numerica i1 della massima importanza, in quanto se è vero che l'ini­ zio è stato quest'anno più veloce di quello del 1938, è pur vero che a Savona il note­ vole vantaggio iniziale era pressoché an­ nullato ; appena 130 metri di scoilo. Il che significa che gli ultimi cento chilo­ metri dell'ultima edizione sono stati assai più combattuti c veloci. Ciò che torna a merito di Claes c De Santi, ma anche di un altro straniero, di Fachlcitncr il quale ha dato tono c consistenza alla fase finale agevolando il compito di Coppi che non ha avuto avversari quando ha ritenuto giunto il momento — con impeccabile e sorprendente tempestività — di piazzare il colpo finale. Ecco dunque la storia della media pri­ mato. la quale illustra di per se stessa la prova superba di Coppi ; più superba ancoia di quella già eccezionale del giro della Lombardia in quanto gli avversari erano alla « Sanremo » infinitamente più numerosi e più pericolosi. Ni si può dire si sia risparmiato alcuno. Ma appunto perché la partecipazione alla gara c alla lotta è stata davvero generale, perché anche gli stranieri hanno dato prova c dimostra­ zione di impegnarsi a fondo per riscattare la prova scialba e inconsistente del Giro della Lombardia, la vittoria di Coppi as­ sume il tono e la luce delle maggiori im­ prese sportive. Osservate del resto i distacchi all'arrivo, distacchi verificatisi in una trentina di

Le onde procellose non accennano a cal­ marsi, nel vasto mare deH’U. V. I. A colpi di comunicati ufficiali e di interviste, le due parti in lotta per il possesso definitivo dei seggi dirigenziali continuano la loro disputa accanita e serrata, persuasi di essere al cen­ tro dell’attenzione e deH'interesse generale. Se ne accorgeranno ora che sullo scatto della classicissima Sanremo, il cicli­ smo ha co «linciato a rotolare vertiginosa­ mente per la lunga discesa della sua attività stagionale. È speriamo che, messi nella condizione di far da « tappezzeria », come le mamme nelle feste da ballo in cui le figlie accentrano sul loro brio e sulla loro avvenenza l'entusia­ stica attenzione di tutta la sala, gli egregi signori si accorgano di quanto poco la gente si curi di sapere e di guardare chi è al timone, quando la barca è in rotta. E, guardandosi allo specchio delle risvegliate coscienze, si esprimano con un senso d'intima vergogna il giudizio che le folle sportive hanno già pro­ nunciato unanimemente nei loro confronti : « quanto siamo fresconi !... ».

chilometri o poco più, nel finale convulso che ha travolto c scompaginato gli avver­ sari : Ortelli, Magni, De Zan, Rossella Vincenzo, Camellini c Fachalcilncr sono a 4’17”, Sterchx e De Simpelacre a 5,40” Pcdroni, Fondelli e De Santi a 5’50”. Leoni, Conte e Bartali a sei c più minuti assieme a tanti altri.

Tirando dunque le somme dell'ultima « Sanremo » sappiamo : che la stagione ciclistica sarà interessante c vivace; che Coppi nelle corse in linea è imbattibile, che Ortelli c Magni sono dopo Burlali, ben s’intende, i più diretti avversari del grande «fuori classe » ; che una manciata di gio­ vani si fanno luce ed hanno nome : Ros­ sella Vincenzo, De Zan, De Santi, Pcdroni, Fondelli, Monari, Barozzi ; che gli stra­ nieri avranno la loro parte di primissimo piano nelle competizioni italiane e più ancora in quelle internazionali che si cor­ reranno sulle loro strade ; che Conte e Leoni (in assenza questa volta di C'asola, apparso un po’ in ombra) ci faranno an­ cora vedere nelle tappe del giro d'Italia delle volate spettacolose ; che gli organiz­ zatori del giro- d’Italia c del Tour avranno il loro bel daffare per accontentare tanta gente che ha intenzione di parteciparvi e che sprizzerà faville nelle prossime com­ petizioni italiane, per essere selezionati ; insomma un mucchio di cose belle e azzur­ re, come bello c azzurro era il quadro di " questa travolgente convulsa « corsa al sole ».

Il panorama ciclistico presenta in questi giorni altri avvenimenti interessanti che in parte si riferiscono agli atleti c in parte ancora ai dirigenti, che hanno sentito la necessità di una chiarificazione, anche per­ ché ben poco ne avrebbero ricavato conti­ nuando a tener intorpidite le acque. Alla vigilia della Sanremo anche i dissidenti infatti hanno deciso di accantonare per il momento la loro presa di posizione e ri­ mandare tutto al congresso di Trieste. Prima di quell’epoca moli’acqua sarà pas­ sata sotto i ponti del ciclismo e chissà la lezione non sia servita un po’ a lutti ! Altro avvenimento interessante: Binda si è recato in questi giorni a Parigi per in­ contrarsi con gli organizzatori del « tour ». Binda ha avuto prima vari colloqui con i due superassi e ritiene ormai di poter affrontare con lutti e due in squadra la grande prova a tappe francese. Dice eh’è sicuro della vittoria se tanto tanto i due non si beccheranno. Basta che ciascuno pensi alla propria corsa, zfl resto penserà Binda. E se Binda, che di queste cose se ne intende, assicura che la disciplina sarà rispettata nella squadra italiana, ciò vuol dire che ha avuto assicurazione precisa c perché noi anche scritta dai due «compari » che fileranno d’accordo più che... d’amore nel comune interesse c voglianio sperare anche in quello dello sport italiano. E’ una bella notizia che chiude la rasse­ gna del mesa che non potrebbe essere più attiva c soddisfacente. Per questo, guar­ dando al consuntivo degli ultimi giorni di Marzo, penso sia il caso di voltar le spalle a tutto quanto di bruito e di angoloso era affioralo nei primi giorni.


SU 5 MILIONI DI BICICLETTE MILA SONO DA CORSA ■ ■■ di Lo sport ciclistico fu un tempo lo sport che maggiormente attirava i giovanis­ simi. Oggi è il calcio che accoglie mag­ gior numero di proseliti e la cosa è facil­ mente spiegabile. Non è che il ciclismo sia in regresso o passato di moda. Finora il calcio riesco più facile o mono dispen­ dioso : un ragazzo s’inizia al calcio in­ dossando i suoi vestiti di lavoro o da passeggio, calciando qualunque cosa di forma, sferica, dal pallone regolamentare allo palle di gomma con le quali giuncano i bimbi ; nè devono camminar molto per trovare il terreno per il giuoco se il campo rionale di calcio è lontano. Ci sono tanto piazze c tanto vie, dove è vietato calciare, ma si calcia ugualmente in interminabili partite. 11 ciclismo oggi è uno sport costoso. Con i tempi che corrono, un ragazzetto che voglia iniziarsi alle gare del ciclismo devo far calcolo di acquistare una bici­ cletta di -io o 50.000 lire o di dover spendere, in una. stagione, altrettanto per tubolari, scarpine, maglia, mutan­ dine ed altre piccolo spesuccie non com­ preso quelle che comportano gli allena­ menti per i quali occorre maggior.tempo

di quelli calcistici e costringono il gio­ vane ciclista aspirante corridore, a dovere almeno 3 o •11 volte la setti­ mana abbandonare lo studio o il lavoro. Tuttavia, nonostante le di Ricolta che abbiamo enumerate, sono legioni i gio­ vani che si dedicano al ciclismo, se non a quello agonistico a quello turi­ stico, e con un calcolo rapido e appros­ simativo si può stabilire che su quasi 5 milioni di biciclette che circolano in Italia, sono 7 o 800.000 quelle montato con caratteristiche ed accessori da corsa e che fra U. V. !.. E. N.A.L., C. S. I. ccc., sono più di 100.000 i giovani che partecipano a gare. Naturalmente di questi 100.000 saranno pochi quelli che diventeranno corridori nel senso as­ soluto della parola, perché il ciclismo oltre all'essi re entusiasmo è soprattutto disciplina, volontà, ‘e sacrificio, doti queste che non sono molto comuni o molto intese fra i giovanetti. Sono qua­ lità che mancano qualche volta anche a coloro che pur riescono a divenire campioni. Di questi ultimi ricordandoli si suol dire : — Se avesse voluto ! Che

Vittorio

Spositi

grande campione sarebbe stato ! Unodi questi fu Micheletto di Sacile cheabbandonò le gare mentre gli si apri­ vano i più dorati orizzonti agonistici. Un altro fu Dario Boni, duo volte cam­ pione italiano, passista e velocista for­ midabile ; giovanissimo ancora preferì alle dure fatiche dell’allenamento le dol­ cezze di Citerà e scomparve dallo gare. Senza volontà e senza spirito di sa­ crifìcio gente di tale fatta riesce a diven­ tar campione solo perché la natura benigna li ha beneficati dello « stile *■ vale a dire dì quella dote estetica e di rendimento innata, per la quale un atleta spontaneamente emerge nel con­ fronto degli avversari e lo si riconosce subito campione per l’eleganza e l’esat­ tezza dei movimenti, nella posiziono e nello sforzo agonistico. Ma lo stile non si compera come una bicicletta ed allora occorre per chi si vuole dedicare alle corse su strada senza aver le doti naturali e spontanee con le quali il buon Dio segna i campioni fin dalla nascita, occorre che del ciclismofaccia uno studio. Tenore e regime di vita, conoscenza perfetta del mezzo-

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meccanico che dove esser corrispondente nei confronti del corridore a misure tecniche ed anatomiche, allenamento razionalo, non debilitante, condotta e tattica di gara. Soprattutto è necessario che ogni giovane aspirante corridore si accerti della sua condizione fisica, del perfetto funzionamento degli organi essenziali (cuore, fegato, reni) e che dopo l’accurata visita medica, cerchi di collaudarsi per conoscere bene quali siano lo sue possibilità atletiche. Quella di trovare una buona .posizione in macchina è una delle difficoltà mag­ giori del principiante c con la posizione l’uso del rapporto più favorevole alla propria individualità fisica. Ci sono dei campioni che vi dicono con franchezza di avere impiegato degli anni per tro­ vare l’esatta posizione in bicicletta ed i rapporti più idonei ai loro mezzi. Innanzi tutto la bicicletta deve esser costruita su misura, la sella deve essere alla giusta altezza, il manubrio (della • larghezza stessa delle spalle del corri­ dore) nè troppo basso nè eccessivamente avanti. Le gambe dovranno scendere teso ed al riguardo diremo che il gio­ vane per assicurarsi la maggiore esat­ tezza potrà misurare la giusta altezza del sellino appoggiandovisi con l’ascella c stendendo il braccio che — a misura giusta—dovrà con le dita sfiorare l’e­ stremità del pedale.

La questione dei rapporti è oggi somplifìcata dall’applicazione del cmnbio che permetto finanche 8 rapporti il che è esagerato, ma in ogni modo occorre tenere presente che essi devono essere adeguati alla conformazione del per­ corso sul quale si svolge l’allenamento o la corsa, e ricordare infine che il sapere

adottare i rapporti in sincronia con i propri mezzi fìsici è il segreto che può fruttare la vittoria. Molti giovani in conseguenza delle diveree possibilità di cambio di rapporto abusano nell’uso delle pedivelle lunghe. È un errore : i giovanissimi debbono attenersi allo pedivelle di 17 cui. o di non lasciarsi attirare da illusori vanraggi che la pedivella lunga può dare specialmente in salita ; si ricordi che il giro più ampio delle gambe dà un di­ spendio maggiore di energia e a lungo andare si fatica mono ed è di maggior rendimento nel regime di pedalata, la pedivella più corta. Nei miei vecchi ricordi ho viva l'im­ pressione del famoso belga Lambot il quale — stilista perfetto —- riportò tutte le numerose vittorie della sua carriera azionando un rapporto agilissimo, il 18 per 18 (sviluppo di m. 5,15) con il quale marciava a velocità che spesso toccavano i 10 chilometri orari ad onta dello strade e dello biciclette pesanti di quei tempi. Un altro corridore agilis­ simo, su pista però, fu Amedeo Poliedri detto la « Rondinella », morto eroica­ mente nell’altra guerra. Egli azionava rapporti minimi con pedivelle di 15 cent, e '/». Gli allenamenti : non c’è legge fissa circa la dose dei chilometri più indicata per prepararsi a dovere. Ad ogni tipo occorre un sistema divereo. Il famoso » Segreto di Choppy » (uno dei manna­ letti che fanno testo nella tecnica del ciclismo francese) consiglia pochi chilo­ metri anche per gare su lunga di­ stanza. Binda invece è per l’allenamento lungo e di moltissimi chilometri, natu-

Discesa vertiginosa : Bar tali ne è specialista, perché rimane fresco anche dopo le più dure salite

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Talmente in proporzione della lunghezza della corea. È certo che il tipo che tendo ad ingrassare ha bisogno di compiere maggior lavoro di quanto debbano farne i magri, i quali con un lavoro minimo possono metterei in buone condizioni di preparazione. Si assiste al fatto di corridori che entrano in forma a mezza stagione, quando altri sono già esausti ; a corridori che raggiungono il loro mas­ simo nei mesi a temperatura mito ed altri che prevalgono nel periodo del solleone. Come tattica di gara il giovano esor­ diente deve tener presento come dovere imprescindibile di mantenersi durante la corea costantemente nelle posizioni di testa por meglio sorvegliare ogni mossa degli avversari, graduare lo sforzo fìsico, e se l’arrivo avverrà in volata corcare in tempo di prendere posizioni per disputarla agevolmente. So riuscirà a staccare gli avversari lungo il percorso, il giovano non devo preoccuparsi degli inseguitori : spinga, spinga sempre, la testa sul manubrio senza, mai volgere uno sguardo indietro. Se invece sarà costretto ad inseguire, la tattica da se­ guire è semplice perché l’inseguitore ha il punto di riferimento. In gara bisogna mangiare senza aspet­ tare di sentire i morsi della fame ; man­ giare due oro prima della partenza, mangiare prima che cominci qualche dura salita, in tempo e cibi leggeri : uova, riso, zucchero, marmellata, pollo, che non affatichino lo stomaco, che non procurino indigestione e non para­ lizzino quindi lo sforzo. Resistere alla sete, bere poco o con cautela, so sul per­ corso il corridore si vede offrire delle bevande, che potrebbero essere troppo fresche e quindi dannose. Il massaggio è una cosa necessaria, ma è meglio non massaggiarsi che sot­ toporsi ad un massaggio errato. In tale caso dopo l’allenamento è preferibile un breve bagno non troppo-caldo (una doccia è preferibile) un buon riposo, o quindi una buona passeggiatola a piedi. Oggi molte società sportivo hanno degli ottimi direttori sportivi, ma pur- troppo nella maggioranza dei casi i ragazzi esordienti sono abbandonati a loro stessi o affidati nelle mani di entu­ siasti cho non hanno nessuna pratica e questo è uno dei guai maggiori del ciclismo italiano. È difficile divenire corridore, soprat­ tutto faticoso : fatica morale principal­ mente, perchè occorre rinunciare a tanto dolcezze che là vita quotidiana offre. Chiudiamo questa serio di affrettati consigli con quello più interessante: amaro la propria bicicletta. « La bici­ cletta è tutto per un corridore ». Lo scrisse Luciano Maz.an che tutti ricor­ dano con il nomignolo di Petit Breton. Tutto, dall’allievo che tenta i primi passi al campione, capo di una grande squadra, devono amaro la propria, bici­ cletta o dedicarlo Io curo più assiduo ed attente. Alfredo Binda già tre volto campione del mondo o molto volto milionario, alla vigilia, di ogni gara revisionava personalmente il proprio ciclo e non si può diro che gli mancassero meccanici valenti e zelanti.


5.000 in confronto di 7000 prodotta da G. Rossi o da R. Lapebio. Inoltro Coppi è brachicardico: cinquan­ ta pulsazioni al minuto ; ha una iper­ trofia cardiaca particolare all’orecchiet­ ta destra, mentre gli atleti l’hanno sem­ pre alla sinistra. Che bel tipo di mattacchione, questo primatista dell’ora ! In cambio a Fausto è stato concesso un alto potenzialo ner­ voso, assicurato da un temperamento ipertiroidoo, o da uno stato stenico ed orotiotico. Però egli fa malo ad allenarsi troppo perché consuma tutti gli zuccheri e i grassi e nella sua tessera personale non rimangono punti per le manifesta­ zioni agonistiche.

II

primo console

del ciclismo

So cosi fosso Fausto Coppi sarebbe rimasto quel che era nel 1936, ossia il garzone di un salumaio. Invece oggi dopo tredici anni di carriera, interrotti sol­ tanto da un biennio di prigionia, egli è l’asso degli assi e il primo console del ciclismo internazionale, cosa che gli per­ mette di mangiare sempre in abbondan­ za, di digerire meglio o di godersi la vita in un giardino incantato di forza e di salute. Il racconto comincia così : Fausto Coppi, che fu grande dominatore di

ell’inseguimonto Fausto Coppi è im­ battibile ; ma c’è chi lo supera. Al termino di ogni sua fatica sportiva il campione trova quasi sempre un mi­ sterioso signore che lo ha inseguito forse per anni interi o che finalmente dopo avergli sussurrato una arcana parolina all’orecchio può gustare la gioia di tastar­ gli il polso o lo coscio ; auscultargli il cuore e vibrargli leggeri colpettini sullo spallo o sul torace. E una specie di ronda, che volteggia sul corpo degli assi, quella dei medici curiosi. Essi procedono a lume di scienza. A Fausto Coppi uno di essi consigliò nel 19 12 di appendere ipso jacto la bici­ cletta al famoso chiodo. Aveva riscon­ trato qualcosa di terrìbile allo coronarie tanto che parlò di angina pectoris e altri volatili del genero. Fausto rimase così impressionato da attaccare subito il primato mondiale dell’ora che In lo sforzo più grande della sua titanica carriera e come contorno ci mise lo vittorie nei campionati italiani.

Questi medici !... Che i medici co l'abbiano con Fau­ sto Coppi è una verità inconfutabile. Intanto barba di professori lo hanno proclamato un rachitico. Essi elicono : e che colpa abbiamo noi so il più grande

dei ciclisti viventi è un rachitico ? Poi cercano di dimostrartelo con la tabella dei valori in mano. Ecco vedete, dicono sempre i suddetti professori, nella classifica biotipica di Fausto Coppi noi vediamo al primo po­ sto una deficienza del tronco sugli arti e una deficienza dell’addome sul torace: quindi ci troviamo in presenza di un longilineo ; ma non di un longilineo puro, bensì dì un longilineo misto. Non solo : egli è anche macrosomico per l’eccedenza del suo valore somatico ed è puranco macroschelo per l'eccedenza degli arti. Difatti abbiamo una statura di centi­ metri 177,2 + 5 ; un diametro toracico di centimetri 2S, una lunghezza sternale di 17 centimetri, mentre gli arti inferiori sono lunghi centimetri S7,2 e quelli su­ periori 65,5. Tutte questo disannonie morfologiche portano il pensiero sino a Newton, dicono i più dotti, e al povero Fausto, nell'udire l’iniqua sentenza, il globo oculare si protende itticamente in avant i.

Non basta. Secondo i medici l’apparato gastro­ intestinale dell’ex campione del mondo funziona molto male. Ebbene l’hanno visto mangiare un pollo intero un'ora 0 mezza prima che salisse in bicicletta per battere il a diavolo volante ». Sentite quest'altra : la capacità vitale di Fausto Coppi è stata misurata in

uomini su due ruoto nel tempo della pri­ ma bomba atomica, nacque a Castellània; un ridente villaggio della campagna ales­ sandrina, il 15 settembre del 1919. Quel giorno tutto il paese era imbandierato perché il Piemonte sabaudo festeggiava il genetliaco del principino. Il padre del neonato, un contadino laborioso, silen­ zioso e morigerato, chiese al parroco un nomo intonato all’evento e il parroco disse: Fausto. E Fausto fu. Non bello per via del naso, subito pronunciatosi, ma roseo c ridente, il bambino fece la gioia della casa e crebbe sano e robusto. La famiglia era numerosa : • ai genitori si aggiungevano due fratelli e due sorelle. L’infanzia di Fausto fu quindi piuttosto movimentata. Uno scapaccione lo pren­ deva, un altro lo dava ; non parliamo poi di quel che succedeva pei campi dove Fausto era scatenato e batteva tutti nello corse e nei giochi infantili.

L’estate poi il monello scaricava il suo altissimo potenzialo nelle acque della Scrivia dove imparò a nuotare c a pe­ scare. Terminate le elementari e non volendo sacrificare un ragazzo così esuberante nella pacata vita rurale, il padre pensò di trovargli un’altra occupazione. lai cosa non fu facile. A Fausto, per dirla tra noi, piaceva più di ruzzare che di la­ vorare e in Piemonte è tutta gente seria. Un bel giorno, non si sa come, Fausto

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Non vi sembra? Invere è proprio lui: Fausto Coppi. Ha la chioma impomatata, il viso schizzato di fango, ma è lui. Scommetteteci pure.

Fu quello forse il germe che fecondò il suo cuore quando, dopo circa, un paio d’anni, si profilò nella sua mento l’arduo disegno. A questo punto è bene avvertire il let­ tore che Fausto Coppi, contrariamente allo affermazioni di certi esegeti, non è stato mai un timido. Può apparire un ti­ mido per taluni suoi atteggia meati, ma si tratta perfettamente del contrario. Quando Fausto vide che sia in piano che in salita, durante lo frequenti o lun­ ghe escursioni in bicicletta, staccava tutti, pensò arditamente o saggiamente cho era venuta l’ora sua.

Come ciliege, le sconfitte

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entrò al servizio di un rotondo salumaio 0 venne incaricato delle commissioni. Qui scoppiò la tragedia, perché a Fau­ sto non garbava la bicicletta mentre ora giocoforza servirsi dell’odiato veicolo dato il genere di lavoro che egli doveva assolvere. A Fausto la bicicletta non solo non garbava ma non la sapeva inforcare, perfino ! Ebbe inizio così la serio dello lezioni, lunga o dolorosa serie. Il ragazzo, svolte in tutto, sulla bici­ cletta era un tartufo. Fu sull’imbrunire di un giorno d’otto­ bre che il fratello Serse, improvvisatosi istruttore, proprio sul culmine della col­ lina, lasciò andare il sellino, e il cavallo d’acciaio, con su il novello prode An­ seimo, prese a scivolare come una va­ langa verso il fiume. Serse e gli astanti gridarono : È fatta, povero Fausto ! Sfa Fausto rimescolati, di fronte:al pericolo i suoi sette spiriti,si curvò sul manubrio, strinse i freni, fece una perfetta giravolta e ritornò tra la folla con il sorriso di Chevalier tra le labbra e la pedalata, rotonda. Da allora Fausto fu campione, seppure non battezzato nelle acque della Scrivia. Preso gusto al pedale. Fausto Coppi dopo alcuni giorni si recò in bicicletta sino ad Alessandria : 38 chilometri al­ l’andata e naturalmente 38 chilometri al ritorno. Le gesta fece una certa impressiono pcrchési era nel novembre del 1933 quan­ do Fausto aveva 1 1 anni e due mesi. In quel tempo tutta la vallo alessan­ drina risplendeva della fama o della glo­ ria di Costante Girardengo. Quando in una dello sue gito domeni­ cali Fausto Coppi raggiunse anche Novi, patria del fenomeno di cui i rapsodi co­ minciavano a cantaro le imprese perfino nello canzonette, gli sembrò di aver attin­ to la Mecca. In quella industriosa cit­ tadina tutto girava intorno all’aureola del nume invisibile o l’adolescente provò un senso di esaltazione profonda.

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Cominciò a correre nella primavera del 1937. Alcuni suoi coetanei correvano già dal 1935. Egli aveva dato tempo al tempo. Forte dei suoi diciotto anni e mezzo, trascurò le gare per allievi o volle cimen­ tarsi con i dilettanti. Alla terza prova vinse con distacco. Quella sera in casa Coppi si abusò di Barbera o Grignolino. L’avvenimento era troppo grande. Un figlio di Castellània aveva riportato il trionfo in Alessandria. Vennero tutti gli amici della patriarcale famiglia. Fausto ancora in maglia bianca a stri­ sce rosse, tubolari incrociati sul torso e mutandine sporche di fango danzò con lo prime fanciulle del paese, al suono dei pifferi. Nell’anno successivo le feste non si contarono più perché Fausto vinceva ovunque : vinceva tanto ad Alessandria quanto a Castelletto d’Orba ; a Tor­ tona come a Gaggiano, a Ronco, a Soriso, a Pontedecimo. Ma ad un certo punto le ruote non andarono più. Fausto aveva inopinatamente consumato tutti gli zuccheri e i grassi ed alle vittorie se­ guirono cosi le sconfitto, una dopo l’altra come le famose ciliege, sino a cho la gio­ vano promessa più cho sfiduciato, sec­ cato, foco intenderò di avere l’intenzione di smettere. Come sempre accade in simili circo­ stanze, quando il personaggio di cui si parla è destinato a divenire immortalo, entrano in scena provvide creature uma­ no cho rincorano il derelitto, lo sollevano e lo rimettono sulla strada della perse­ veranza. Per Fausto Coppi le provvido creature umano furono molto o diverse. Procediamo quindi per ordino. Si può cominciare benissimo del po­ destà di Castellània al quale pungeva il fatto di aver costruito soltanto castelli in aria. Poi intervenne, piuttosto burbero il padre cui dispiaceva un figlio riottoso o indeciso. Successivamente fu la volta di Cavanna ex corridore, ma nella zona noto sopra­ tutto per essere stato massaggiatore del divo Girardengo. Fu quella ]a parola decisiva. Como udì cho persino Costante incitava il cava­ liere ignoto allo pugne, Fausto obbo una

seconda crisi e questa di salutare orgo­ glio. Più tardi Fausto ebbe modo di incon­ trarsi col « campionìssimo » e lo stesso Girardengo gli confermò la sua stima e fiducia. Cosa cho fece anche Cuniolo. Così sospinto, Fausto Coppi iniziò la stagione ciclistica del 1939 con un terzo posto nella corsa di Castel Sangiovanni o col premio in salita. Subito dopo nel circuito di Varzi, proprio sulla salita del Penice, staccò tutti e giunse al traguardo con setto minuti di vantaggio.. Anche nella Coppa Canepa o nella Coppa Pavia vinse con distacco. Ormai il cammino era decisamente avviato. Il 4 giugno Fausto compio il passo fatalo e corro da indipendente il Giro del Pie­ monte per il trofeo dell’impero I grigi dell’Alessandria e i verdi della Legnano so lo disputano accanitamente. Pavesi ha la meglio e col suo fare sor­ nione gli metto sotto gli occhi un fior di scrittura. Coppi firma e passa nella schie­ ra alata, condotta da Gino Bartali. È proprio il grande scalatore cho pri­ ma di Moriondo sussurra all’orecchio del neofita : « Qui ben pochi ti conoscono. Tu scappa all’inizio della salita ; io poi ti verrò dietro e so terrai andremo al tra­ guardo insieme ». Ben pochi lo conoscevano, ma Bartali lo conosceva, c come. II fiorentino teneva d’occhio il pule­ dro, come Saul osservava il prodigioso fiorire di David. Nel 1940 Fausto Coppi vinse il suo primo giro d’Italia. Ben si ricorda come egli fosso ancora agli ordini di Bartali e se riuscì ad imporsi ciò non si deve attri­ buire alla sua timidezza. Nel campo ciclistico la polemica è sal­ sa cho condisce ogni piatto. Soltanto i corridori sanno che cosa vuol diro crescere c fruttificare in un campo di così fervido antagonismo. Non si può tacere il fatto che la lumi­ nosa ascesa del nuovo astro suscitò su­ bito invidio e qualche volta anche di peg­ gio. Soltanto gli uomini di classo ada­ mantina o di levatura veramente supe­ riore si possono salvare da manifesta­ zioni del genere, Bisogna confessare che Bartali fu l’au­ tore principale dell’innesto del potente virgulto nel tronco robusto della Legna­ no. o occorro anche riconoscere cho del nuovo campione egli è stato sempre ami­ co leale per quanto avversario implaca­ bile. Oggi il ciclismo non soltanto nazionale ma mondiale vivo del loro stupendo duello. Allorquando questo duello riesco un esito sterile, vedi per esempio Valkemburg, la gara resta priva di contenuto, di bellezza e di valore. La guerra interruppe la pur breve convivenza Bartali o Coppi. Il giorno dopo in cui Fausto venne sa­ lutato, a compimento del Giro d’Italia, campione di classo internazionale, dagli altoparlanti si udì la voce di Mussolini cho dichiarava guerra all’Inghilterra 0

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alla Francia. Lo corso in bicicletta conti­ nuarono ugualmente. Noi 'Il Coppi vinse tutti i giri regionali, da quello della To­ scana, a quello dell'Emilia o del Veneto e ci mise sopra il lauro della Tre Valli Varesino o del campionato d’Italia delrinseguimento cho già aveva vinto nel ’-10. Nel 12 attaccò conio si è detto il pri­ mato mondiale dell’ora o contro i 15 km. •o 810 metri del detentorc Archamband, copri quasi 16 km. cho l’Unione Ci­ clistica internazionale, appigliandosi .non si sa a quale restringimento cer­ chialo ilella pista, ridusse a km. 15 o 871 metri. Appena trenta metri cioè più del necessario.

Non successi, ma trionfi Il ’-12 sognò un altro grande successo di Fausto Coppi : il campionato italiano su strada cho il primatista vinse insieme con quello ormai acquisito a vita dell’in­ seguimento. Poi anche Coppi volle faro la sua parto di guerra guerreggiata o si recò, a bordo di un piccolo naviglio, in Africa setten­ trionale dove entrò corno il più umile dei gregari nella squadra corazzata condotta dal generalo Messo ; squadra cho tra eroismi, battaglie e bombardamenti inau­ diti giunse in Tunisia por essere accer­ chiata da forzo sovorchianti e ridotta all’impotenza. Di Coppi prigioniero di guerra parlerà uno storiografo più erudito di me. Io mi limito a riprendere il filo nel campo azzurro della Lazio dove Fausto continuò la sua epopea sportiva nel 1915, al ritorno dal campo di concontrainento, sfortunato nell’agone bollico, ma invincibile in quello ciclistico. Fu un vero onoro per la società, retta da quel pacioccone di Zonobi, avere tra i suoi valorosi pedalatori un Fausto Coppi. L’alessandrino, in quella sanguigna annata di furore postbellico, rimise a nuovo il suo patrizio blasono d’ante­ guerra. A Roma vinse la Coppa Salvioni, a Milano il Circuito degli Assi, a Lugano il Criterium internazionale. Nel 1916 Coppi cominciò col vincere la Milano - S. Remo, continuò col Giro della Romagna, concluso con quello della Lombardia. Troppo recente è il 19 17 por ricordare lo superbo impreso compiute in quello che fu l’anno della sua apoteosi. Campionato del mondo ad insegnimento ; campionato d’Italia ; Giro di Italia; Giro dell’ Emilia, Giro del Veneto; Giro della Romagna ; Giro della Lom­ bardia. E cho cosa ancora ?... Nel ’48 Coppi perdo i duo campionati del mondo : quello su strada o quello dcll’insoguimonto ; fa lo bizze al Giro d Italia e si ritira ; subisce rampogno o squalifiche, ma vinco tra l’altro la prima 0 l’ultima dello classicissimo : la Milano 8- Remo o il Giro di Lombardia. L corno lo vinco. Sembrava l’arcan-

gelo doi ciclisti dalla potenza folgorante corno una spada.

•• Ne ho trenta — dice Coppi — e la vita comincia a quaranta!... Quest’anno Fausto compio trent’anni. (Ed ha cominoiato col vincere da par suo la ■< Milano-San Remo» sbaragliando ogni avversario, e stabilendone il nuo­ vo record. Egli ha. dieci anni di prodigiosa o ge­ nerosa attività sportiva nelle gambo e duo anni di guerra nello ossa. I modici lo inseguono disperatamente con lo stetoscopio e vogliono che si metta a minestrino, pesce lesso e frutta cotta. Coppi se la ride beatamente. Del suo miocardio soltanto lui conosco la miracolosa elasticità o resistenza. Dell’apparato digerente conserva an­ cora la stima più illimitata. 1 profani non sanno cho cosa vuol diro vincerò una corsa ciclistica. Percorrere duecento o trecento chilo­ metri e qualche volta anche più ad una media cho spesso tocca i -10 km. orari, significa essere uomini veramente di ec­ cezione. Lo sforzo che produco un nuo­ tatore. un canottiere, un podista (meno il maratoneta) uno schermidore e via di­ cendo diventa uno scherzo di fronte allo spasimo del ciclista che per cinque, sei, sette ore, in una posizione tutt’altro che naturale, sottopone i propri organi vita­ li ad un lavoro paragonabile solo a quello imposto agli antichi rematori dalla sfer­ za dell’aguzzino. Siamo perfettamente d’accordo cho a lungo andare tale ge­ nere di sforzi produco dello ipertrofie all’orecchietta non importa se destra o sinistra e si entra in uno stato cardiaco anormale, ma bisogna convenire che quando si è in grado di marciare in pia­ no o in salita come marcia Fausto Coppi e dimostrare di essere forse l’unico uomo al mondo capace di umiliare col solo au­ silio del proprio cuore, ossia col motore avuto da Dio, i mezzi meccanici, sia puro minori, che la cosidetta civiltà frappone, ogni giorno pili copiosi e perni­ ciosi, alla invitta c romantica bellezza della bicicletta, ogni timore diventa uni: burla. Cho la medicina sia tornata, dopo il ciclo millenario, alle origini ippocratiche è la più chiara dimostrazione della pre­ valenza dei fatti naturali su qualsiasi legge scaturita dall’empirismo. E la natura, per quanto si riferisce a Fausto Coppi, è stata veramento^carica di doni.

Provate voi, e vedrete Quando altri uomini poderosissimi, allenati in modo egregio, dopo una serio di sforzi, si rialzano dal manubrio per riprenderò fiato perché sentono chiudersi la gola o irrigidirsi lo gambo, Fausto Coppi è ancora tutto un armonioso as­ sieme con la sua macchina o fila, solo e sublimo verso la vittoria. Basterebbe una piccola deficienza car­ diaca ad eliminarlo^dol tutto. Egli invoco

Ecco, Fausto si è alzato sui pedali, uno scatto e staccherà tutti.

aumenta sempre più il suo ritmo, e i suoi occhi prendono a vivere d’una luco fo­ sforica. Al traguardo tutti i corridori giungono disfatti. Anche Coppi non si può sot­ trarre a questa regola generalo. Provate voi a fare sia pure pochi chilo­ metri, pestando sui pedali come un dan­ nato, e vedrete cho cosa si prova. L’importante è cho Fausto Coppi si trova in grado di fare sforzi smisurati: superiori forse a quelli compiuti da tutti gli altri ciclisti perché non ha stile, me­ todo e scuola ; ma questo peso tremendo egli può tranquillamente sopportare per oro ed ore, acquistando, anzi, via via maggiore padronanza e vigore. Ecco il grande segreto di Coppi. Non meravigliatovi quindi di alcuna sua pro­ dezza, anche la più portentosa. Fausto è una creatura alata, venuta al mondo per mostrare un nuovo mira­ colo cho i medici non sapranno mai spie­ gare.

Alessandro Alesiani

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L'ATLETISMO

SPIEGATO

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GIOVANI

TUTTI POSSONO PRATICARE L’ATLETICA POCHI DIVENTANO CAMPIONI

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■y 'atletismo in Italia, ha suI bito, da un trentennio a quef / sta parte, una trasforma­ zione profonda. È tornato negli Stadi, dopo avere peregrinato per le strade d’Italia ed è diventato lo sport di tutti, mentre fino a non molti anni fa era lo sport di chi si adattava a correre o a marciare lungo le strade. A nobilitare questo sport classico hanno contribuito le Olimpiadi, mèta di ogni ragazzo quando calza le scarpette o frequenta uno Stadio e vi ha contribuito pure il sorgere di tanti campi sportivi, che permet­ tono lo svolgersi di tutte le specia­ lità delle quali si compone l’atle­ tismo. Attraverso la gamma dei suoi esercizi ha offerto a tutti la possibilità di apprezzarne i pregi ed ha assunto in tal modo le naturali funzioni dello sport che potenzia il fisico, migliora le qualità inorali ed accresce nell’individuo lo spirito di sacrificio e di combattività. La fonte dello sport

T ragazzi si avvicinano all’atletiJ- ca come alla fonte dello sport, perché quando si conoscono i suoi esercizi, la pratica di tutti gli altri sport diventa una cosa facile ; l’atletica infatti irrobustisce e rende il giovane adatto agli sforzi richie­ sti dalle altre specialità. Presso i greci ed i romani, che praticavano l’atletica solo negli Sta­ di, il triatlon ed il pentatlon erano le prove degli uomini forti nel canipo degli eletti ; ma sono anche gli esercizi che forgiano lo sportivo, ” e perché un ragazzo per essere agile resistente, deve saper correre, lan­ ciare, saltare, superare con facilità una barriera. Ne deriva così che quando si'va fra i ragazzi di 14-16 anni ad insegnare atletica occorre proprio incominciare da queste pro­ ve multiple per giungere a poco a poco alla specializzazione. Allo scopo di appassionare i ra­ gazzi all’atletica, e necessario inse­ gnare ad essi l’utilità di questo sport, che dovrebbe essere praticato da tutti, conosciuto da tutti, amato da tutti, sia quando lo si segue a scopo formativo del fisico, sia quan­ do viene abbracciato per specializ-

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zarsi, per diventare campioni, per ottenere dei primati, per conseguire la vittoria alle Olimpiadi. L’atletismo è salute, ed è anche la divisa di un popolo, poiché ri­ chiede uno spirito di sacrificio che diventa poi la veste di ogni giorno, abitua al ragionamento, allo studio dello stile che è correttezza nella vita e rende l’uomo generoso, lo fa allegro, sorridente, sano come è del resto di tutti gli sport, che manten­ gono sempre giovani. Bisognerebbe, con l’atletica, in­ cominciare addirittura dagli adole­ scenti perché un bambino quando cammina per la prima volta può acquistare dei difetti che, se non sono subito corretti, egli conser­ verà sempre. La marcia insegna, ad esempio, come si appoggia il piede a terra, come si muovono le braccia e quale è il portamento del corpo. Se da bambini la vostra testa du­ rante la camminata sarà stata eret­ ta, i vostri piedi avranno avuta sempre la punta rivolta in avanti e non all’infuori come fanno le « oche », e le braccia si saranno mosse con spigliatezza, in età avan­ zata conserverete quella agilità nella andatura, che è un po’ la caratteristica di chi ha praticato lo sport in genere e sopratutto l’atletica. Ecco perché la scuola sede della gioventù, è il centro più adatto per diffondere l’atletismo e per appas­ sionare tutti alla gamma di sani esercizi racchiusi in questo sport. Ma come attirare i ragazzi ? Con delle gare individuali o col far compiere tutti quegli esercizi preparatori che servono ad avviare alle va­ rie specialità? L’agonismo è il mezzo per interessare i ragazzi ne­ gli esercizi ai quali essi si dedicano, quindi se l’istruttore si dovesse unicamente soffermare sulla parte formativa, probabilmente otter­ rebbe i medesimi successi di coloro i quali credono di appassionare i ragazzi allo sport attraverso la gin­ nastica elementare. Mezzo dunque efficace per diffondere l’atletica è quello di unire all'agonismo la parte preparatoria e solo in tal modo si ottengono dei buoni risultati. Miraggio di quanti praticano lo sport è quello di diventare cam-

pioni della propria specialità ; ma se tutti possono praticare l’atletica, pochi diventeranno campioni; tut­ tavia le schiere dei giovani riceve­ ranno dall’atletica una educazione sportiva di primo piano. Infatti l’a­ tletica è la base di ogni gioco spor­ tivo, perché forma il ragazzo, lo tempra, gli infonde agilità, pron­ tezza di movimenti, velocità, rapido intuito ed è così — se è permessa l'espressione — lo sport degli sport. Va però praticato, specie all’inizio, sotto la vigilanza di uno che di atletica ne sappia qualche cosa, altrimenti derivano delle deforma­ zioni stilistiche, che non permet­ teranno mai di primeggiare. Velocità per i ragazzi

dai dieci ai quattordici

anni

Ce noi dovessimo formulare un programma atletico per le scuole —• intendiamoci per ragazzi dai io ai 14 anni — metteremmo come primo esercizio la « velocità » e, raggiunta nei ragazzi una sufficiente agilità, vi aggiungeremmo un triatlon, per orientare poco a poco il neofita verso la specialità che si adatta ai suoi mezzi. Qui però — questo che illustriamo è un sistema in uso in America — non obblighe­ remmo subito il giovanetto a ran­ nicchiarsi nelle buchette per impa­ rare la partenza all’americana, ma ricorreremmo alla partenza lanciata e soprattutto cercheremmo di ob­ bligare l’adolescente a incontrarsi sempre: con elementi della sua stessa età e addirittura della mede­ sima classe scolastica. La partenza all’americana impone uno scatto violento che non è sem­ pre adatto al ragazzo di 13-14 anni, mentre quella lanciata è lavoro di agilità. Negli Stati Uniti i ragazzi delle scuole e fino all’età di 16 anni, vengono impegnati nelle staf­ fette, dove i cambi esigono, al ter­ mine di ciascuna frazione, la par­ tenza lanciata. Dalla velocità deriva l’agilità, ma soprattutto essa costringe il ragazzo ad accentuare tutti i movi­ menti delle braccia e delle gambe ed abitua queste ultime alla spinta, che purtroppo è una delle maggiori


deficienze dei nostri podisti. In­ fatti la maggior parte degli atleti poggia il piede sulla pista come se lo mettesse su un braciere, stac­ candolo prima che l’altro piede abbia descritta tutta intera la sua falcata e che quello appoggiato al terreno abbia esaurita la spinta. Le corse veloci accentuano quasi per istinto tutti i movimenti, sic­ ché più facile diventa il lavoro dell’istruttore allorché, dopo avere fatto correre i ragazzi uno alla volta (questo inizialmente) o tre quattro assieme, dovrà indicare i loro difetti affinché l’allievo assorba tutti i particolari dello stile per assimilazione.

Preparazione e organismo pome vedete siamo a poco a poco arrivati a spiegare come l’ago­ nistica (la corsa) si completi con la fase preparatoria, perché la gara palesa i difetti del praticante e l’esercizio li corregge. Un ragazzo che corre per] la prima volta non solo innoverà le braccia senza sincronismo, porterà il busto troppo in avanti e non svilupperà la falcata in tutta la sua ampiezza, ma si sentirà, dopo lo sforzo, i muscoli indolenziti.

può andare soggetto a strappi, stira­ menti muscolari, oppure risentirà immediatamente e sproporzionata­ mente la fatica per lo sforzo com­ piuto. Occorre quindi « scaldare i muscoli » con quel lavoro che i te­ cnici chiamano di « messa in pres­ sione » e che rappresenta il primo elemento dell’atletica leggera. Del resto anche i mezzi meccanici avanti di iniziare movimenti di rota­ zione, hanno bisogno di un lavoro di riscaldamento, e non avrete mai visto far partire un motore al massimo della sua velocità, se prima non è stato riscaldato con molti giri a basso regime. Questo lavoro di « messa in pressione » contiene una serie tale di esercizi veramente adatti ad irrobustire il ragazzo, che viene così portato a quella ginnastica .— formativa senza che se ne: accorga, <-----e unicamente perché quella è complemento dell’attività agonistica che è lo scopo principale della sua attività. Se un princi­ piante sviluppa il programma prea­ tletico prima di ogni seduta di alle­ namento, vedrete che non solo eviterà strappi e stiramenti musco­ lari, ma aggrazierà il suo fisico e renderà i muscoli sciolti e pronti a rispondere immediatamente alla sua-volontà, che è quella di rispon-

o ridotti o accentuati ed allora bisogna ricorrere alla ginnastica correttiva. Ad esempio, durante la falcata la spinta del ginocchio verso l’alto deve essere accentuata. -Af­ finché tale accentuazione sia sem­ pre più evidente e comunque la spinta del ginocchio venga eseguita con correttezza, alcuni movimenti eseguiti da fermo insegnano la per­ fezione di ogni vostro- gesto atle­ tico. Da fermo è più facile control­ larsi e correggersi, poi si raggiunge l’automatismo ed infine ecco il maggior rendimento in gara. La staffetta, abbiamo detto prima, costituisce una buona arma per diffondere la pratica della velocità, senza ricorrere subito alla partenza all’americana, e nelle staffette pos­ sono venire saggiamente sfruttate le rivalità fra squadra e squadra, precisando, ad esempio, che se tal­ volta un individuo da solo non riesce a strappare la vittoria, perché gli manca quel « quid » di energia che lo qualifica campione, quattro mediocri se imparano bene la te­ cnica dei cambi, possono primeg­ giare, come lo ha dimostrato il piazzamento ottenuto dagli atleti italiani dalle Olimpiadi di Los An­ geles del 1932 a quelle di Londra del 1948. La velocità è, in atletica, la base di

La differenza di stile, oltre che di classe, origina differenza di rendimento, evidente in questo arrivo di 400 Perché tutto questo ? Perché è mancata la parte preparatoria. Ì5 proprio quando il principiante sen­ tirà i muscoli indolenziti come se glieli avessero battuti, che bisogna approfittare per spiegare come frìtto ciò non avviene se" l’atleta segue quella gamma di esercizi che for­ mano il programma della preatle­ tica e costituiscono il mezzo mi­ gliore per tonificare il fisico. Ad esempio, se una velocista scende sulla pista senza scaldarsi,

dere sempre e prontamente scatti dell’avversario.

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Lo stile volgarizzato /""hi corre ha bisogno di allunga­ ture la falcata ecT abbiamo visto come la velocità insegna la spinta ed il rapido movimento delle brac­ cia, perché impegna tutto il fisico e quindi l’intero sistema musco­ lare ; ma i movimenti che derivano dalla stessa naturale azione, vanno

ogni altro esercizio, e per i ragazzi occorre dunque incominciare da qui, però sotto l’attenta vigilanza degli istruttori o di un elemento veramente pratico. Qualche utile indicazione la daremo in seguito anche noi, affinché i ragazzi si dedi­ chino a questo sport con amore, perché da qui si può trovare la strada per diventare campioni in molte altre specialità. Luigi Ferrarlo

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MIN PERDERE DI VISTA LE ALTRE NAZIONI IL

SEGRETO

DEGLI SVEDESI E LA CRISI DEGLI ITALIANI

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di Mario Ciriachi

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Quando si tratta di andare alla ricer­ ca del « punto nevralgico » della nostra atletica leggera non crediamo sia il caso di osservare ed analizzare esclusivamente i risultati dei nostri campioni o magari di fare un semplice raffronto tra i quozienti modi dei vari anni. Purtroppo è ancora eccessivamente radicata in moltissimo persone — com­ prendiamo noi stessi giornalisti in tal cerchia — la mania di non guardare mol­ to più in là del proprio paese. In altre parole, per quanto ci riguarda e si rife­ risco direttamente all’argomento spor­ tivo, si dà scarsissimo rilievo a quanto avviene di buono o di cattivo oltre ai confini. L’atletica leggera, attività tra­ dotta sulla carta nella maniera più pre­ cisa e pili esatta per mezzo di tempi e di misure, si presta invece meglio di ogni altra al paragono ed al confronto. Per quanto indiretto questo sia, comunque permette, in linea generale, di stabilire dei punti fissi, di tener conto di una su­ periorità, di mettere sull’uno o sull’al­ tro podio questo o quel campione. Cerchiamo quindi di portar gratitu­ dine a questa atletica, cerchiamo insie­ me di indicarla ad esempio anche allo altre attività sportive. Dallo notizie e dal confronto con quanto avviene all’e­ stero avremo sempre modo di far tesoro, nella ipotesi peggiore ; potremo talvolta menar vanto di una ' nostra superiorità... Per tornare al punto che in questo momento ci interessa più da vicino, guar­ diamo le tabelle dei risultati ottenuti dai nostri atleti e insieme gettiamo una occhiata a quegli altri raggiunti nelle diverse parti del mondo. Ebbene vi diciamo subito che — come altre volto abbiamo avuto modo di no­ tare — le nostre condizioni attuali pos­ sono definirsi eccellenti. Ma se si vuol cercare proprio il » punto nevralgico » non è certo nella specialità del salto in alto che questo va ravvisato, come da molti dei tecnici è sostenuto. Secondo il nostro pai-ere, nel salto in alto dovrem­ mo solamente notare una particolare o probabilmente passeggera carenza di clementi di classe. Che, so ripensiamo anche agli anni passati ed a quelli più recenti, qual mai campione della specia­ lità abbiamo poi avuto, se facciamo ec­ cezione per il veneto Campagner, il qua­ le d’altronde, messo a confronto con i

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più forti specialisti internazionali d’ogni epoca, non ha. potuto mai esser' posto su uno dei primi piani ? D’altronde il salto in alto è una spe­ cialità tutta a sé, richiedente particolari doti, particolare studio e allenatori ben provetti... Piuttosto il nostro sguardo va allo corse, segnatamente a quelle che vanno comprese sotto il nome di « mezzofon­ do ». Proprio qui, ci sembra, debba par­ larsi di mediocrità, di stasi preoccupan­ te, di necessità di serio o duro lavoro. Anche se possiamo notare, special­ mente tra i giovqani, un significativo progresso, tuttavia restianto sempre ben lontani dal livello attinto oggi da quasi tutte le altre nazioni. Quello che poi più desta in noi maggioro impressione è che l’Italia, in un giorno ormai lontano, ma scolpito egualmente nella nostra memo­ ria, sembrava potesse pure raggiungere questo livello, anzi per dire meglio, man­ tenerlo, dopo l'impresa vittoriosa di Luigi Beccali nel 1932 alle Olimpiadi di Los Angeles. Impresa che, in un certo qual modo ebbe anche un seguito ed mia conferma, con la nuova brillante prova di Beccali e quella davvero altrettanto eccezionale anche se non coronata da fortuna piena di Mario Lanzi ai Giochi di Berlino del 1936. Non crediamo di essere troppo lontani dalla realtà, segnalando oggi invece come la nostra nazione ristagni ad uno degli ultimi posti nel settore delle corse di mezzofondo (non parliamo poi di fon­ do...) nei confronti con gli altri paesi. Meglio non guardare i risultati degli stra­ nieri, in questo caso... Ci domandiamo ora come possa es­ sere possibile per una nazione che ha avuto l’onore di una vittoria alle Olim­ piadi nella corsa dei m. 1.500 non riuscire a districarsi da questa veramente strana .................. ’ mediocrità. Si dove parlare di scarsa attitudine dei nostri atleti per il mezzo­ fondo ? Ma Beccali non era affatto una eccezione dal punto di vista fisico-atle­ tico. Ed allora ? La dura realtà dei fatti, sopratutto quella dei risultati ci parla : nel 19-18 nessun atleta italiano è riuscito a cor­ rere i m. 1.500 in meno di quattro minuti primi (anche nei m. 800 la situazione è piuttosto modesta e così noi m. 5000, le duo provo che stanno « a cavallo » della • classica » del mezzofondo). Prendiamo

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Lo svedese Erlksson che vinse alle Olimpiadi di Londra la gara dei 1500 metri, davanti al compatriota Strand, all’olandese Silkhuls, al cecoslovacco Cevona, allo svedese Bergkvlst e all’inglese Nankeville.

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i risultati degli svedesi : oltre quaranta mezzofondisti hanno fatto meglio dei nostri, senza contare poi quelli che son scesi addirittura sotto i 3.’50". Ammesso elio la causa non debba ri­ cercami in difetto di attitudine, non re­ sta che pensare al sistema di prepara­ zione, evidentemente sbagliato dai no­ stri atleti c da molti allenatori. Gli svedesi, che nel 1932 — nell’epoca cioè in cui Beccali vinceva alle Olim­ piadi — erano « niente » nella corsa dei m. 1.500, hanno seguito un particolare criterio di preparazione. Osserviamoli : essi si allenano prevalentemente sul­ l’erba, su terreni a carattere vario, ca­ paci di far lavorare e quindi sviluppare ogni muscolo. Inoltre il loro allenamen­ to è basato sulla velocità e insieme sul fiato : un mezzofondista — essi dicono — dove essere capace di « brillare » dai m. 400 ai m. 5000. Andiamo a vedere questi svedesi in gara : essi corrono sulla base del cro­ nometro, più che su quella dell’avversa­ rio. Spesso, per ottenere l’andatura desi­ derata, si fanno addirittura « tirare » • da un compagno destinato a far da bat­ tistrada o da lepre fino ai 1000-1200 me­ tri e quindi, sfiancato, ritirarsi dopo aver assolto il suo compito. I nostri atleti corrono invece, special­ mente nei in. 1.500, esclusivamente « sull’avversario temono il treno ve­ loce, l'andatura. Ui conseguenza i tempi sono mediocri e gli stessi atleti opposti agli stranieri finiscono invariabilmente per fare cattivissima figura. Una con­ ferma ed un esempio : il torinese Moli­ na, azzurro in Italia-Ungheria a Milano nel 194 7, segui, fin quasi sul traguardo il passo veloce del suo diretto avversario magiaro. Molina fu battuto di poco, ma per la prima volta — e con sua ecce­ zionale meraviglia — batté largamente so stesso. Per la prima volta i cronome­ tristi gli avevano assegnato meno dei quattro fatidici minuti. Ci voleva ItaliaUngheria per far compiere il miracolo a Molina ! Concludiamo : la crisi nella corsa dei mezzofondo deve cominciare a preoccu­ parci, dobbiamo iniziare o proseguire un’intensa battaglia per combatterla. Siano gli allenatori e gli atleti a cam­ biare strada ; forse tutto qni è il segreto. Non per niente gli svedesi sono oggi mae­ stri in materia...

CHIACCHIERE

SULL'AEROMODELLISMO

Siamo ancora lontani dai 240 km. degli americani? È opinione quasi generale che per accingersi alla costruzione dei modelli volanti siano sufficienti poche cognizioni brevemente assimilate ; e ciò perché la quasi totalità della gente considera l’aeromodellismo un gioco da ragazzi e ne ignora lo difficoltà tecniche, quello difficoltà che, superate, saranno utilis­ sime anche alla preparazione del futuro costruttore o del futuro pilota. Questa incomprensione tra i costruttori e la « gente » come la chiama Piazza in un suo articolo, è forse dovuta a quell’isola­ mento in cui si chiudono gli aeromodel­ listi, quando costruiscono solo per loro, o scrivono su giornali che leggeranno soltanto loro e non cercano invece come avviene per qualsiasi altra bran­ ca dello sport, di interessare di più, tutto il mondo agonistico al quale ap­ partengono. Uscire da questo isolamento significa mettere a contatto col mondo delle co­ struzioni aeromodellistiche una quantità di giovani ai quali forse basterebbero una spinta, un’occasione ; e molti diven­ terebbero partecipi della nostra passione e quindi nostri collaboratori. Sarebbe così risolto uno dei nostri problemi, forse il più cruccioso perché indice di incom­ prensione ; l’esiguo numero dei costrut­ tori di aeromodelli. Ad affrontare ed a risolvere questo ed altri problemi varrà l’iniziativa dei singoli gruppi, i quali, superato il periodo di inattività forzata degli anni di guerra hanno ripreso ulti­ mamente a lavorare, isolati dapprima, in collaborazione poi, coi vari centri che col tempo si andavano ricostituendo dove già fioriva prima della guerra l’aeromodellismo. In qualche luogo però ogni attività è ancora sopita nè dà segni dì voler risor­ gere. Vi è un organo nazionale degli Aero-

modellisti : la F.A.N.I. ; è assurdo pre­ tendere che essa possa avere il toccasana per ridare d’un tratto l’impulso che raeromodellismo riceveva dalla R.U.N.A. tuttavia non si può non riconoscere che qualcosa s’è fatto in questi ultimi tempi, sia nel campo tecnico, sia, per quanto un po’ meno, nel campo organizzativo. La maggioro difficoltà contro la quale dovette lottare fin dai primi giorni la F.A.N.I. fu la scarsissima disponibilità finanziaria, costituita solo dalle quote degli allora pochissimi associati. Furono gettate poi più sicure basi dell’organizza­ zione, creando uno statuto sportivo indi­ spensabile sopratutto per la omologa­ zione dei primati e l’organizzazione delle gare di quei tipi di motomodelli che sono venuti a diffonderei nell’immediato dopo­ guerra e che ora sembrano prendere il sopravvento, sicché il volo veleggiato pare passare in seconda linea. L'aeromodellismo era un tempo visto dall’alto come un’attività prettamente preliminare e come tale sovvenzionato ; ora, pur non disconoscendo come s’è detto che. esso serve mirabilmente alla preparazione del pilota, deve essere con­ siderato essenzialmente come una atti­ vità sportiva e godere, come tale, di am­ pia autonomia. Ma per vivere, prospe­ rare e diffonderai, questo sport non può fare assegnamento sui soli suoi soci co,. trattori, ma ottenere la collaborazione di tutta una schiera di simpatizzanti che con le loro quoto potranno almeno co­ prire in parte il fabbisogno dei nostri gruppi. Occorrerà poi che siano maggiormente diffuse le pubblicazioni periodiche che spesso sono pregevoli per la competenza dei collaboratori, ma talora poco lette e conosciute dagli stessi appassionati. Quanto ai progressi raggiunti in questi ultimi tempi dall’aeromodellismo non sarà facile fare dei paragoni con la pro­ duzione degli anni addietro, a causa del differente sistema di punteggio adottato adesso, sistema che va ad onore della migliorata organizzazione. Con l’odierno metodo infatti il fattore « fortuna » ha perduto parecchi punti sul peso della classifica. Dal lato costruzione invece bisognerà fare un parallelo con la produ­ zione estera tenendo conto che la mag­ giore influenza sui modelli volanti viene dall’America ed in particolare dagli Stati Uniti. Mentre da noi si parlava sino a due anni fa di tecniche e di planate, oltreocea­ no predominavano già le gare di velocità o di acrobazia. Arrivarono poi da noi le primo riviste riportanti lo più o meno complete caratSegue a pag. 38

Il traino di un modello veleggiatore

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.1,1 11 Il combattimento fra Jack Broughton, successore di James Figg, e Jack Slack, svoltosi nel 1750. Notare la guardia destra di entrambi e la posizione delle gambe ancora nettamente schermistica. (Da una stampa dell'epoca);

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In ogni sport di combattimento, anzitutI to l’istinto e, successivamente, studio ed esperienza pratica, hanno deter­ minato l’adozione d’uno speciale atteg­ giamento che consenta all’atleta d’esser pronto in ogni istante o nel modo più favorevole tanto all’offesa quanto alla difesa. È questo lo scopo della cosiddetta posizione di guardia e noi tratteremo di quella pugilistica, accennando anche, sia pure brevemente, alla sua evoluzione attraverso i secoli. 11 più antico monumento sullo sport del pugno finora pervenutoci vien fatto risalire al 3000 circa avanti Cristo : al­ l’epoca in cui fioriva (cinquanta secoli fa 1) la civiltà summerica. È una tavo­ letta di pietra rinvenuta nel 1938 da una missione archeologica americana, sca­ vando fra lo rovine d’un tempio di Khafaja, nei pressi di Bagdad, e raffigura una coppia di pugili in posiziono di guar­ dia molto simile all’attuale, che fu anche adottata dai pugili greci e romani, a giudicare dalle numeroso prove artisti­ che e letterarie coeve, o poi da quelli italiani del Medioevo e del Rinascimento senesi o veneziani in particolare. Como invece conferma uno stimato tecnico britanno, allorché James Figg introdusse, per primo, il pugilato in Inghilterra, nel 1719, la guardia ed i metodi di attacco e di difesa ch’egli im­ piegava ed insegnava erano modellati sull’arte schermistica (il I’’igg era infatti « maestro di scherma di spada e di ba­ stone »), ed i suoi allievi, appunto come gli schermidori, avanzavano gamba e brac­ cio destro. Soltanto in seguito, inten­ dendo utilizzano efficacemente anche il

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| TECNICA PUGILISTICA |

pugno sinistro, fu portato unTpoco più nnanzi il corrispondente lato del corpo, sicché l’inizialo guardia destra venne a trasformarsi quasi in guardia di fronte. Quando, infine, riconoscendo alla mano sinistra una maggioro velocità, rispetto alla consorella, si deciso di avvicinarla ancor più al bersaglio, lasciando al pu­ gno destro il compito di esercitare la po­ tenza, i pugili portarono gradualmente il lato sinistro del corpo'più avanti o quello destro più indietro fino a raggiun­ gere una guardia sinistra molto simile a quella razionalo. Ma da James Figg. (1719) a James Ward (1825), più d’un secolo fu necessario per tornare pressap­ poco all’antico ! Riassommando dal rapido tuffo noi passato, ribadiamo, dunque, che la posi-

ziono di guardia dovrebbe sempre presen­ tare all’avversario il lato sinistro del corpo, benché vi siano tuttora pugna­ tori « mancini » che, erratamente, prefe­ riscono avanzare quello destro, c sono appunto chiamati «guardia destra» per distinguerli dall’onormo maggioranza che adotta la posiziono da tempo ormai giu­ stamente ritenuta la più razionale, si sia o no « mancini ». In ogni caso, pertanto, gli insegnanti di pugilato dovrebbero «impostare» i loro allievi secondo le sue caratteristiche basilari. So poi, in progresso di tempo, sulla strada di dive­ nire... professori o quasi, preferissero quei giovani una « guardia » diversa, eventualmente loro consigliata dall’espe­ rienza personale, sulla base della parti­ colare conformazione fisica, del tempe­ ramento, della più o meno sviluppata prontezza di riflessi, dello qualità te­ cniche, tattiche e distile delle doti di resi­ stenza e d’incassaggio, padronissimi di farlo. Ma, procedendo con la dovuta ac­ cortezza, finiranno con il constatare che si tratterà di semplici adattamenti della posiziono di guardia razionalo a deter­ minati individui ed a particolari situa­ zioni, adattamenti suscettibili di varia­ zioni, anche nel corso dello stesso com­ battimento, senza tuttavia discostarsi mai troppo dai principi fondamen­ tali. Dopo questa promessa, o rilevata la enorme importanza dell’equilibrio e del­ la mobilità nel pugilato moderno, segui­ teci 1 ttontamento nei dettagli della « guardia » che, confortati da un’espe­ rienza ormai quasi trentennale, consi­ gliamo agli esordienti, fra i quali per

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comodità di esposizione, ci permettia­ mo allineare i nostri lettori. Ecco le suc­ cessive tasi della lezione : 1) mettetevi nuH’attcnti : piedi con talloni uniti e punte in fuori.

2) Fate un passo avanti e un poco lateralmente a sinistra con il piede sini­ stro (un vostro passo normale, nè lungo nè corto, perché se la distanza fra i due piedi risultasse eccessiva restereste pian­ tati sul terreno o quindi in condizioni di non potervi spostare con rapidità ; se troppo breve basterebbe un piccolo urto dell’avversario per mandarvi a terra).

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3) Girate la punta del piede sinistro leggermente in dentro (in direzione del centro del corpo avversario), mentre quella del piede destro resterà, come già si trovava, nelVallcnli, in linea diago­ nale verso l’esterno. •1) Flettete leggermente lo ginoc' chia (quello sinistro dovrà risultare per­ pendicolare al terreno) e sollevate il tal­ lone del piede destro di qualche centimetro, distribuendo il peso del corpo egualmente sul piede sinistro (cho poggerà interamente sul suolo) c sulla pun­ ta e parte della pianta del piede destro (in seguito, quando avrete imparato, con un costante ed appropriato esercizio a svolgere un rapido ed elastico gioco di gambe, il peso del corpo dovrà essere equamente sostenuto, negli spostamenti sulla prima metà di entrambi i piedi, staccando quindi dal terreno anche il tallone sinistro).

5) Piegate ora il braccio sinistro ad angolo quasi retto e, mantenendo il go­ mito a leggero contatto con il fianco cor­ rispondente (o appena di qualche centimetro scostato), portato il pugno (chiuso ma non serrato e col dorso rivolto al­ l’esterno a sinistra) all’altezza della spal­ la e davanti al mento. Avambraccio, polso e pugno dovranno formare una unica linea verso il mento dell’avversario a minaccia e difesa, come una spada in linea di offesa. G) Piegato il braccio destro e, piaz­ zando il gomito a leggero contatto con il fianco corrispondente (a protezione del fegato in particolare), portate diago­ nalmente l’avambraccio a difesa della « bocca dello stomaco « (plesso solare) c in modo che il pugno (chiuso ma non serrato e col dorso all’esterno verso de­ stra) punti in direzione del centro del cor­ po avversario. Piazzato così, qualche centimetro al di sotto del mento (che la mano guantata, aprendosi, giungerà a coprire), il vostro pugno sarà sempre pronto non soltanto all’offesa, ma, con leggeri movimenti, a bloccare o parare i colpi antagonisti, senza necessità di spostare il gomito dalla sua import-ante posiziono difensiva. 7) Gambo o braccia sono ormai a po­ sto : con pochi ritocchi la vostra « guar­ dia » sarà perfetta. Basterà cho solle­ viate leggermente la spalla sinistra o in­ cliniate la testa, puro leggermente, in avanti, in maniera cho il mento tenda ad avvicinarsi al torace, ma senza sforzo c rigidezza, naturalmente, quasi cadendo Per forza di gravità. Guardato, infine, di fronte a voi con espressione calma, sop-

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Pugile veneziano verso la fine del 1700. Come gli antichi confratelli mediterranei è in guar­ dia sinistra molto simile a quella attual­ mente adottata. (Disegno acquarellato del Gravoembroeck, tratto dal codice Gradcnigo presso il Musco Correr di Venezia). Nel disegno qui sotto riprodotto l’autore dell’articolo, con l’ausilio del disegnatore Al­ berto Guerri, vi fa vedere invece l’esatta posizione della “ guardia moderna „.

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puro decisa e, possibilmente, impenetra­ bile (poker face : faccia da poker !). La posiziono è veramente ideale per equilibrio o compostezza, por spostarsi agevolmente sullo gambo in tutto lo di­ rezioni, per bloccare, parare, schivare, attaccare c rispondere con qualsiasi colpo del pugilato senza telefonarlo in anticipo. Cercate di sentirvici a vostro agio, evi­ tato ogni rigidezza o rattrappimento di gambo o di braccia : tutti i muscoli del corpo dovranno essere sciolti, rilasciati nel giusto tono, c tuttavia carichi di influsso nervoso, sempre pronti ad en­ trare in azione. Tale scioltezza muscolare ed il pen­ siero di dover agire in ogni istante, vi consentiranno di eseguire rapidamente ed efficacemente qualsiasi mossa offen­ siva c difensiva, abbreviando il cosid­ detto tempo perduto, ‘o cioè l’intervallo cho passa fra l’ordino di agire trasmesso dal cervello ai muscoli interessati o l’azione di questi ; ordino che giunge ai muscoli stessi per il tramite della rete nervosa, viaggiando con una velocità calcolata in trenta metri al minuto se­ condo dal fisiologo Ermanno Helmholtz. La scioltezza muscolare, inoltre, ri­ tarda notevolmente l’insorgere della fa­ tica e — insieme alla rapidità di ese­ cuzione — vi metterà in grado di colpito con la maggioro efficacia, sviluppando azioni in tempo, cho spezzeranno sul na­ scere o in pieno corso l’offensiva dell’av­ versario, ponendolo spesso in gravo imbarazzo.

Romolo Possomonti

L’arbitro Ness, che ha diretto rincontro nel corso del quale Livio Minelli, all’Aja, ha strappato all'olandese De Roode il titolo europeo dei medio-leggeri, si è dichiarato spiacente di aver dovuto arrestare il com­ battimento (intervento del medico per ferita di De Roode) c ha concluso : a È un vero peccato ! De Roode aveva buone probabilità di successo ». Gli ambienti pugilistici olandesi, invece riconoscono la legittimità della vittoria di Livio, che con accorta condotta aveva pro­ gressivamente esaurito l’avversario e affac­ ciano perfino l’ipotesi che egli, anche senza l’arresto del combattimento, avrebbe conse­ guito Io stesso il titolo, c probabilmente pri­ ma del limite. Signor Ness, non possiamo certo farle raffronto di pensare che lei avesse già in tasca il suo verdetto fin da quando è salito sul quadrato ; e nemmeno' possiamo insi­ nuare che i suoi occhi siano fatti a camera oscura e che, in materia di punteggio pugi­ listico, vedano le immagini rovesciate. Sia­ mo perciò portati a concludere che, neH’csprimcre la sua esplicita opinione tanto favo­ revole al battuto De Roode, ella si sia la­ sciato guidare dalla massima di carità cri­ stiana che prescrive di consolare gli afflitti.

Louis ha definitivamente e sinceramente rinunciato al titolo mondiale? Potrebbe an­ che darsi che dopo l’annunciato incontro tra Walcott ed Ezzard Charles, e conseguente proclamazione del nuovo campione, al rubi­ condo Louis venga in mente qualche Idea nostalgica ... Che ne dite? Cosi,, tanto per provvedere la sua scarsella d’un’altra man­ ciata di dollari.

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TIBERIO TpRA le «grandi firme » del pugilato pro­ fi fessionistico italiano brilla attual­ mente un terzetto in modo parti­ colare : Guido Ferracin, Livio Minelli o Tiberio Mitri, tutti « nordisti», inal­ berando i gonfaloni di Rovigo, Bergamo e Trieste. Da tempo, il primo è campio­ ne dei « galli » d’Europa. Recentemente, il secondo s’è incoronato tale, all’Aja, per la categoria dei medioleggeri. Ulti­ mo in ordine di tempo, il « muletto •> triestino, torvo nel nome imperiale ma. dal chiaro sorriso, ha conquistato il di­ ritto di assaltare il belga Delannoit, monarca dei pesi medi continentali, ti­ tolo in palio. Avevamo previsto che il più giovane dei Minelli attribuisse all’Italia il se­ condo campionato europeo. Risponden­ do, infatti, alla domanda Chi succederà a Villcmain ? scrivemmo su « Olimpia » che fra i degni aspiranti alla suc­ cessione del francese era « lo scattante ed aggressivo italiano il nostro favorito anche se, dopo l’eco clamorosa dei suoi successi americani, non sono pochi i rimasti alquanto delusi per l’andamento dei due incontri da lui disputati e vinti ultimamente al suo ritorno in Italia, contro i prima serio di Francia, Momber e Le Mentec ».

Tale delusione, ad essere come siamo sempre (anche quando non ci conver­ rebbe) sinceri, ebbe ad accentuarsi al­ l’indomani della scialba prova sostenuta da « Livio » sul quadrato dello « Jovinelli » di Roma di fronte al negretto por­ toghese Silva, che, con il suo pugilato « a rate » presentate a scadenza improv­ visa, per poco non gli fece dichiarare fallimento. Certo è che, con le precise risposto ed i solidi destri d’incontro, il sornione c pericoloso scuro di pelle era riuscito a sorprendere ed a spuntarla sul confratello caucasico bianco, al qua­ le andò invece il favore del verdetto. Brutta giornata di Minelli ? Senz’altro. Avversario difficile ? Certamente. Ma, specialmente l’ultima, è scusa da cam­ pione ? Rallegriamoci dunque che Livio » abbia potuto presentarsi contro Do

Roodo in tutt’altro condizioni di forma fisica e mentalo, conio ha dimostrato' attraverso lo undici riprese del combatti­ mento che l’arbitro lussemburghese Ness, consultatosi con il medico di servizio, arrestava per un profondo taglio al so­ praccigliare destro dell’olandese, quando, ormai, perù l’aggressivo suddito di Giu­ liana ora « macinato» o sulla strada d’una inevitabile sconfitta. Anche se fra noi non è pervenuto ad entusiasmare, e in qualche caso addirit­ tura a non convincere, « Livio » è comun­ que giunto nel modo più convincente, trionfando in casa altrui, ad assidersi sul trono della categoria, una dello più dure ed interessanti dello classiche otto. Lo deve, non può esservi dubbio, alla sua classe, all’accurata preparazione svolta, alla esasperata o nello stesso tempo controllata volontà di vittoria, alla giusta tattica- adottata, le quali tutto hanno pesato sull’esito della battaglia, valorizzando lo suo armi principali : il gancio ed il montante sinistri al viso ed al corpo. Il gagliardo ventiquattrenne berga­ masco è il terzo italiano che registra il proprio nomo e cognome nel « Libro d’oro j dei medioleggeri d’Europa : il primo fu Mario Bosisio nel 1925, il se­ condo Saverio Turiello nel 1938 che, bat­ tuto ai punti nell’anno successivo, lo pas­ sava al » fenomeno » Cerdan. La ricon­ quista tricolore avviene quindi a dieci anni di distanza. Ed a questo puntonon ci sembra inopportuno ricordare la sfortuna che si accanì contro il taciturno o fortissimo Vittorio Venturi, il quale, per almeno quattro anni, dal 1930 al 1933, fu il miglior medioleggero conti­ nentale senza tuttavia giungere ad otte­ nerne la consacrazione ufficiale. Invio Minelli è ora atteso in America, dove tornerà prossimamente con il suo procuratore Umberto Branchini. Ve­ dremo so, giovandosi dello stilo più aper­ to o spettacolare di quei combattitori (stile, però, che non a tutti consiglierem­ mo, por il dispendio di forzo o il logorio che impone), al quale, evidentemente, è più abituato, riprenderà la bella collana di affermazioni, a suo tempo interrotta

In alto : Guido Ferracln, campione d’Italia e d’Europa dei pesi 6 „, gallo. In basso: Livio Minelli, nuovo campione europeo dei medio-leggeri.


per il ritorno in Patria ad attingerò nuo­ vo energie e temprare cosi animo e fi­ sico a nuovo imprese.

*** Ancor più atteso di « Livio », a quel olio sembra, è il « muletto » triestino. Si parla già molto di lui nel « Paese doi grat­ tacieli ». Ma Alitri è sotto lo cure d’un procuratore sportivo elio la sa lunga o elio, pertanto, come ha più volte dimo­ strato, farà fare il passo all’allievo al mo­ mento opportuno. Finora, tappa por tappa, dalla quasi oscurità al campio­ nato d’Italia od allo soglio di quello di Europa, Tiberio -Mitri è stato guidato, dal punto di vista tecnico, tattico o pu­ ramente professionale, in modo vera­ mente encomiabile. Ogni inutile rischio gli è stato evitato. Ogni passo necessario è stato fatto con intelligenza, oculatezza e pacata tempestività. Proprio si può •dire del suo mentore, di Grainegna, che •sia un cervello dietro i cannoni. E un piccolo capolavoro di abilità e di tenacia il modo con cui, contrastando colpo su colpo « volponi » internazionali come il terzetto semita di organizzatori Londra-Parigi-Bruxclles, è riuscito a ri­ portare Mitri in primo piano per la di­ sputa del titolo europeo dei medi, elimi­ nando il campione dell’impero Britan­ nico Dick Turpin che, battuto a Londra dall’italiano, malgrado l’incomprensibile verdetto di parità emesso dall’arbitro neutro francese Vaisberg, tremebondo « Pilato » in un ingranaggio più forte di lui, stava per essere proferito al trie­ stino. Attirato però, da una « borsa » di qua­ si duo milioni di lire, il mulatto britan­ no ha trovato conveniente recarsi a disputare la controprova all’ombra di San Giusto, dove la sua bella tecnica, ancora una volta, e sia pure di stretta misura, non ha potuto farla franca contro l’ag­ gressività o l’efficacia di pugno del venti­ treenne campione d’Italia galvanizzato dall’aria di casa. Per giungere, a coronare il suo sogno di conquista del trofeo con­ tinentale, dovrà ora Mitri vedersela con l’attuale detentore Ciryllo Delannoit, il duro, coraggioso, ardente belga che può vantare una vittoria su Marcel Cordali ed una sconfitta che, incassata per un soffio, dal campione del mondo, egual­ mente l’onora e no tratteggia il valore. Compito non facile, dunque, quello che attendo « Tiberio ». Ma neppure di­ sperato, in verità. Sarà una battaglia durissima per entrambi, l’atteso con­ fronto : una battaglia aspra di volontà c tambureggiante negli scambi di colpi. Ed in essa potranno trionfare l’esperien­ za o la giovinezza, a seconda dello sfrut­ tamento che verrà fatto dell’uno o del­ l’altro fattore decisivo.

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Auguriamoci che sia la giovinezza a riportare la palma.. In tal caso saluterem­ mo in Tiberio Mitri il quinto italiano campione dei medi europei /la Bruno Fruttini (1921) a Mario Bosisio (1928) a Leone Jacovacci (1928) o nuovamente a Mario Bosisio (1930). (E trattandosi d’un triestino lo faremmo ancor più volen­ tieri !)

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Tiberio Mitri controlla, in un corpo a corpo, il destro di Dick Turpin

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munì IN MINORITÀ È di questi giorni rincontro interna­ zionale di Rugby tra l’Italia e la Francia B. Il lettore profano, che per la prima volta abbandonerà il diletto interesse delle cronache riguardanti il suo sport preferito e « degnerà » d’un fugace sguar­ do quelle per lui sibilline della palla ova­ le, non potrà non restare visibilmente sconcertato di fronte a tanto squilibrio. Ma come ? — si domanderà — la no­ stra nazionale, cioè la risultante di tutte le forze migliori del rugby italiano, co­ stretta a gareggiare o ... perdere in quel modo, 26-0, con i cadetti francesi ? Siamo tornati in età minorile ? Purtroppo questa è la realtà delle cose : il rugby, da noi, ancor troppo legato a principi, a teorie, a tattiche sorpassate, e per di più non sufficientemente incre­ mentato nel suo sviluppo in modo da poter fertilizzare un campo assai più vasto e fruttifero, è da molti anni co­ stretto a segnare il passo e a vivacchiare in quel metro quadrato di buone inten­ zioni che, appunto perché tali, restano sempre allo stato anemico di un pio desi­ derio. D’accordo che alcuni allenatori, fi­ nalmente consapevoli dell’abbominio di tanto conservatorismo, hanno rimestato negli ultimi tempi la morta gora dove la barchetta placidamente dormiva il sonno del giusto ; tuttavia, pur dando ad essi il merito che loro spetta, non si può non esclamare i e perché soltanto adesso ? » La guerra — e non sembri un para­ dosso — proprio la guerra che tanto male ha ovunque seminato, avrebbe po­ tuto dare l’abbrivo alle prime riflessioni positive nel settore rugbystico della no­ stra nazione. Abbiamo avuto, infatti, l’occasione preziosa e rara di vedere al­ l’opera giocatori sudafricani, indiscuti­ bilmente i più agguerriti c tecnicamente a posto nella graduatoria mondiale. Ben più volto costoro si sono esibiti davanti ai nostri occhi e ben più d’ima squa­ dra di essi è scesa in campo per intesser trame con l’ago a punta d’una palla di cuoio. Quanto partite li hanno visti ammirati protagonisti sul rettangolo di gioco dello nostro città f Non si con­

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tn.no. E dov'orano, allora, i nostri diri­ genti ? Dove, i nostri sapientissimi liberi docenti ?... Probabilmente rinchiusi in tetri abituri, affannati a risolvere le im­ postazioni dei futuri problemi del rugby italiano... Qualcuno avrà loro suggerito di uscire al sole, per cogliere l'occasione di assi­ stere a quei difficili scherzi cosi semplici presentati con disinvoltura dai bruni giovanotti d’oltre equatore : ma « gli dei » non si saranno commossi a quelle miserevoli blandizie, offensivo per la loro provata serietà, e la conclusione di tali rifiuti la troviamo oggi nel metodo non certo fuori programma dello nostre squadre... Perché, come per il calcio, anche il rugby ha ormai il suo sistema. Tuttavia, mentre nel foot-ball italiano un dualismo tra sistema o metodo esiste, il che vuol diro che lo duo differenti dottrino sono ugualmente conosciute o applicate, nella palla ovale nostrana non troviamo che il metodo (tanto per intenderci in termini analoghi): e il sistema è una pura fantasia sentita diro. I sudafricani, per esempio, hanno ten­ tato di farcelo conoscere, impostato in un gioco di marcamento più stretto del­ l’avversario — quando ci si difendo — e di immediata quasi totale libertà di aziono nelle fasi d’attacco. I sudafricani, sempre por esempio, ci hanno esaurien­ temente dimostrato che l’efflcacia dell’inviaro di proposito la palla in lotiche, per poter portare poi l’azione in prossi­ mità della meta, è molto meno redditizia del gioco dei numerosi scatti o passaggi, che consentono all’intero quindici di se­ guire tangenzialmente il movimento del . compagno che ha la sfera o imprimere quindi alla fase offensiva una forza di

penetrazione assai piii robusta e potente. Ma. i nostri, puntando i piedi in terra, non l’hanno voluta, imparare... A questo punto, ci sarà chi obbietterà che la Rugby Roma e il Torino, quando sono andato in tournfes all’estero, sono stato tutt’altro che alla mercè degli av­ versari, cercando così di dimostrare che l’orizzonte non è tutto nero come noi lo dipingiamo. Ciò è vero, ma va preso con le molle. Perché se la Rugby Roma, campione d'Italia, ha vinto qualche volta in Fran­ cia, non ha vinto certo con i campioni di Francia. E se il Torino, con un mira­ bile sforzo, ha dominato in Ispagna, vale la pena di ricordare due cose : che la Spagna, in rugby, è una nostra brutta copia, e che lo sforzo dei piemontesi è stato così... sovrumano, da pregiudicare seriamente e definitivamente la. sorte degli stessi nel campionato interno. A proposito del campionato, che sta vivendo i suoi ultimi palpiti, bisogna pur spendere alcune parole, dato che ha detto qualche cosa di nuovo. Facendo il punto dopo la prima gior­ nata, avemmo occasiono di esprimere alcune previsioni, e cioè duello a oltranza tra Rugby Roma o Amatori Milano, augurandoci poi — senza crederci trop­ po — che altra squadra potesse inse­ rirsi nel tandem preferito dalla carta e agitare un po’ la classifica linaio. Ripe­ tiamo che la nostra ora solo una vaga, speranza o che l’affidavamo ai lettori con grossi punti di sospensione. Oggi, a un passo dalla fine, l’augurio di allora ci è venuto incontro con tutte lo sue forme ben reali o palpitanti, c su di esso stanno scritti duo nomi : Parma o Rovigo. E l’Amatori ? E la Roma ? L’Ama-

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tori, dopo un inizio abbastanza promet­ tente e sicuro, ha cominciato a mostrare piccolo falle qua o là, che col passare delle giornate sono andate ingrandendo a vista d’occhio, sino a tradurre in car­ cassa mezzo sfasciata il superbo scafo della partenza. L’Amatori, culla del pili bel rugby italiano nel passato, e in netto declino. Il quindici milanese e forse proprio la squadra che può servire maggiormente ad esempio dei nostri assorti. Legata ai concetti che la resero celebro ai tempi belli di nonna Speranza, ha creduto di poter proseguire all’infi­ nito sullo stesso binario, ma alla prima curva ha deragliato ed ora precipita senza scampo. Non così il Rugby Roma. I bianco-neri, al presente, formano senza discussione la compagino piti agguerrita e tecnica che abbiamo in Italia, tuttavia sconte­ ranno con la perdita dello scudetto Ves­ sarsi messi in carburazione troppo tardi. I punti perduti all’andata sono stati in gran parto ripresi nel magnifico, vee­ mente o travolgente ritorno, però la fino vorrà più presto di quello che sa­ rebbe occorso per colmare interamente il distacco e la palma andrà ad altri. Un vero peccato pei romani, degnissimi di conservare il massimo alloro del cam­ pionato, o tanto degni che i due terzi della nazionale saranno formati da loro. Ma gli errori di partenza si pagano, ali­ che so compiuti per una fraziono di se­ condo, o al bravo Vinci III, allenatore dei Campioni, resterà in bocca l’amaro di una vittoria sfumata sul filo di lana. Uscito cosi lo grandi firme, il fascio potente dei riflettori inonda di luco una ribalta su cui non ci sono cho duo squa­ dro : Farina o Rovigo. È questa la sor­ presa, l’autentica lieta sorpresa del cam­ pionato 1918-19 ! La provincia ha bat­ tuto in pieno lo grandi città, perché la provincia credo nel rugby, non lo fa sottostare ad altri sport, lo coltiva con cuore c passione, mentre lo città lo fan­ no vivere in periferia, come un parente povero. Quale dello duo vincerà ? Su questo interrogativo non osiamo pronun­ ciarci, dato che probabilmente soltanto l’ultima giornata dirii la parola defini­ tiva al riguardo, ma vinca l’una o l’al­ tra, questa vittoria avrà un significato di buon auspicio per l’avvenire e voglia­ mo sperare che non cada nel vuoto, come quelle tanto scintillo che ogni tanto si accendono o poi muoiono d’inedia nel­ l’ombra della generalo indolenza.

Quanto a Italia-Francia B. non pochi si sono chiesti perché abbiamo accettato di disputare un incontro cho in nes­ suna maniera poteva lasciarci soddi­ sfatti. I ogni modo, non tutto il malo o tutte le sconfitte vengono per nuocere. E lo relative considerazioni le giriamo al Presidente della F. 1. R., comm. Oli­ vetti, con preghiera di volgerlo a qualche soluzione opportuna. Ma forse il Presi­ dente ci risponderà cho con quello che c’è in campo non si può protendere di più o quest’argomento riapre il pro­ blema. Infatti, oltre il sistema di gioco, in­ fluisco negativamente sul nostro rugby

la scarsa popolarità o il mediocre im­ pulso propagandistico ad esso dato. Il rugby nostrano è povero, povero, povero ! Lo sovvenzioni sono insufficienti, i campi sono semi-abbandonati e con at­ trezzature primordiali, i giocatori deb­ bono perfino concorrere alle spese di trasferta ! Quando venne a Roma la squadra inglese dello Oxford, dato che solo uno sparuto drappello di sostenitori era ap­ pollaiato sulla tribuna dello Stadio, gli ospiti — non certo abituati a tanta povertà di tifo — credettero a tutta prima trattarsi di una manifestazione... ostruzionistico-politica, o ci volle del bello c del buono per convincerli che quello eia il nostro pubblico abituale...

Naturalmente, anche i giornali deb­ bono lavorare per la palla ovale, a com­ pletamento non indifferente di una va­ lorizzazione generale. So vogliamo, perciò, che la nostra nazionale più non si rassegni a perdere con i cadetti di un’altra nazione, strin­ giamoci compatti, accettiamo serena­ mente le critiche spassionate c faccia­ mone buon uso, spendiamo infine un po’ d’entusiasmo e... un po’ d’argento, per buttar via la zavorra, imparando a parlare la lingua migliore e a diffon­ derla . Poi, finalmente sulla strada diritta, scriviamo in campo la firma più bella.

Giorgio Nardoni

I" LEVA DEL PESISTA L’organizzazione della « I Leva del Pesista » è un avvenimento della mas­ sima importanza, per l’atletica pesante italiana, per una serie di motivi. L’uno è l’ingresso ufficialo di questo sport, umile ma di primario valore olim­ pico, nel quadro delle attività del C. S. I., ossia nel settore dei giovani, da cui sarà possibile trarre domani gli uomini nuovi. L'altro è la vasta e fertile propaganda che la manifestazione ha svolto in set­ tori nuovissimi o sinora abbandonati. Un terzo è la dimostrazione che, non ostante lo convinzioni radicate da lustri, è possibile praticare il sollevamento pesi anche senza una adeguata preparazione tecnica preventiva e con mezzi, diremo così, di fortuna. Molte delle eliminatorie della Leva del Pesista — che sono state oltre 10 con una organizzazione necessariamente affrettata, dati gli impegni inderogabili di date, ma che avrebbero potuto mol­ tiplicarsi ancora — sono state svolte in località assolutamente sprovviste di at­ trezzatura tecnica, sia portando sul posto un bilanciere per l’occasione, sia orga­ nizzando — come hanno mirabilmente fatto il C. S. I. di Bari e il Comitato Regionale Pugliese della F. I. A. P. — addirittura una « carovana del pesista », specie di Carro di Tespi sportivo, che ha girato, fra l’entusiasmo generale, tutti i maggiori centri della regione. La Leva del Pesista non era una gara come tutto le altre. Differiva anche dallo comuni « leve » che periodicamente ven­ gono organizzate dagli enti federali o da organizzazioni collaterali. La sua ca­ ratteristica essenziale era quella di rivol­ gersi ad elementi non soltanto nuovis­ simi, ma completamento estranei alla pesistica. Se organizzare una « leva » dove pullulano lo società di sollevamento pesi e vi sono atleti ed allenatori orga­ nizzati, può essere un incentivo a richia­ mare verso questa specialità nuovi gruppi di atleti, è peraltro evidente che chi partecipa a questa gara ha già da tempo deciso di dedicarsi a questo sport o per­ tanto essa costituisco per lui soltanto

il debutto ufficiale. JIn. se noi invece portiamo davanti ad un bilanciere uomini che non hanno mai avuto alcun con­ tatto con l’attrezzo o magari dobbiamo spiegare loro come si compiono gli eser­ cizi elementari, noi avremo effettiva­ mente attirato verso il nostro sport elementi che non vi pensavano neppure. Non avremo quindi anticipato i tempi del loro ingresso nei quadri, ma avremo esteso il numero dei praticanti i nostri sport. La Leva del Pesista ha avuto proprio questa caratteristica. E, se si vuole una garanzia assoluta della totale im­ preparazione del 95 % dei partecipanti, basta scorrere l’elenco delle sedi delle eliminatorie e rendersi conto che la quasi totalità di esse non è provvista di un bilanciere regolamentare. Il risultato è quindi raggiunto e la. F. I. A. . devo essere grata al C. S. I. per l’opera di propaganda svolta. Ora, però, è necessario che il seme venga coltivato. So è bellissimo portare ad Orvieto, per esempio, un bilanciere c fare una gara fra atleti, fisicamente attrezzatissimi ma tecnicamente assolu­ tamente ignari delle più elementari regole dello sport, in modo da risvegliare, come è avvenuto, la loro passione ed il loro entusiasmo, sarebbe fatica inutile se, ripartendo, noi ci riportassimo via il bilanciere e lasciassimo questi ragazzi alle prese con un desiderio insoddisfatto. Il problema non è facile da risolvere. Non ostante la migliore buona volontà, la F. I. A. P. non può che ricorrere a palliativi di ben scarsa efficacia. Augu­ riamoci quindi che anche il C. S. I., che ha dimostrato di comprendere l’impor­ tanza e la bellezza dell’atletica pesante, possa in qualche modo fiancheggiare l’azione federale, in modo che questo seme di magnifica propaganda possa germogliare c trasformarsi in un frutto saporoso. Auguriamoci che a questa meravigliosa primavera atletica possa seguire una rigogliosa estate.

Alfonso Castelli

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Studentessa di liceo - Sulmona : Che la donna debba praticare lo sport non v’è dubbio. Gli stessi Greci, clic le vieta­ vano l’ingresso, come spettatrice, negli stadi, permettevano alle compagne della loro esistenza la pratica degli sport che hanno per fine non la forza ma la grazia. Tu che sei fresca di letture omeriche ricor­ derai Nausicaa che giuoca alla palla ; e, forse, su qualche libro di storia dell’arte hai veduto la statuina di Tanagra raffi­ gurante la giocatrice mentre sta per get­ tare la palla chiusa nella sua mano. Roma <c il Rinascimento) sono, dunque, anche per lo sport femminile, arcate di quel ponte ideale che congiunge l’ellenica grazia della statuina di Tanagra a quella vivente delle nostre tennislc, delle nostre tu [latrici, delle ■nostre giocatrici di palla al cesto... Non è questo un argomento da trattare in una breve risposta. Comunque, due sono le norme alle quali subordiniamo la pratica sportiva. — fonte di salute — per la donna : 1° uno « siile » che comincia dal costume che s'indossa c come si indossa ; non v’è bisogno di dire di più... 2° una scelta degli esercizi sportivi riserbando agli uomini quelli che si propongono come ideale la forza ; la donna deve dedicarsi solo a quelli che hanno per fine la grazia. Tanto per esemplificare, ammiriamo la donna sciatrice o amazzone, non riusciamo nemmeno a concepire (sebbene se ne siano viste nella realtà) donne calciatrici o pugi■latrici. Enrico Fanti - Roma : Anche per il « golf * devo risponderli come già feci su queste colonne per il gioco del calcio : che, cioè, non è facile dimostrare la diretta di­ scendenza di questo sport moderno, da un simile giuoco praticato nel Rinascimento tra noi, e specialmente a Firenze. Non v’è ■dubbio, però, che sono assai maggiori (di quelle esistenti tra il « fool ball » e il giuoco del calcio fiorentino*) le somiglianze tra la « palla a maglio » celebrala nella Firenze del Cinquecento anche con un noto canto ■carnascialesco, e il « golf » scozzese. Il quale, in ogni caso, non è nato in Scozia o in altra parte del Regno Unito essendo stato importato nelle isole britanniche dall’olanda. Qui e precisamente a Bruges, vedeva la luce, sui primi del ’500 un codice con miniature che rappresentano fasi del giuoco. Ma anche tra noi, il Giolito, dedi­ cava come ad altri giuochi del Rinasci­ mento, anche al « golf » (allora « palla a maglio * alcune delle sue belle lettere ini­ ziali. Concludendo si può dire che il calcio, il golf ed altri giuochi di palla, conosciuti e praticati dai greci e dai romani, aman­ tissimi della sferistica, risorsero nel Rina­ scimento (se pure erano mai tramontati del tutto !) profondamente innovati. Ora, seducono la gioventù in una loro terza incarnazione, di marca prevalentemente anglosassone. Alberto Silvestri - Livorno : E' una vecchia storia questa, di convincere gli italiani a usare parole italiane per lo

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sport! Ma non bisogna, neppure, cadere nell’esagerazione opposta allo snobismo esterofilo di alcuni ; cioè nel nazionalismo esagerato di altri. Dunque, le parole stra­ niere comunemente usale dagli sportivi si possono dividere in tre categorie. Ap­ partengono alla prima quelle che, avendo una voce perfettamente corrispondente nel vocabolario italiano vengono ila noi usate completamente a torto. E' addirittura grot­ tesco scrivere « trainer » per « allenatore », « team » per « squadra », « guigne » per « disgrazia » ccc. Fanno parte di un secondo gruppo vocaboli stranieri alcuni dei quali possono venire sostituiti da altri italiani; diciamo sostituiti e non tradotti. Infatti (mi riferisco anche alla risposta prece­ dente) quando sostituisco « pallacorda » a « tennis », « palla a maglio » a « golf » ccc. faccio, più che una traduzione, una sosti­ tuzione ; c neppure felice perchè la pallacorda somigliava all’attuale tennis ma non era la stessa cosa ; e lo stesso deve dirsi della palla a maglio c del golf. Vi sono, invece, sostituzioni felici : ad esem­ pio F. C. (fuori combattimento) invece di K. O. (Knoc-Out). Concludendo : per questo secondo gruppo di parole, nel quale si tratta non di tradurre semplicemente, come nel primo, ma di operare vere e pro­ prie sostituzioni, bisogna andare coi piedi di piombo. Esiste, infine, un terzo gruppo di parole straniere intraducibili e inso­ stituibili : prima fra tutte « sport*. Chi pretende che il nostro « diporto » ne sia l'equivalente, sbaglia. Come vedi, anche in fatto di terminologia straniera, il par­ tito migliore è quello di astenersi da ogni esagerazione. E non dimentichiamo che tutto il mondo adotta, per la musica, parole italiane !

Silvio Pedrotti - Livorno : Il di­ stintivo d’onore di «pioniere dello sport* è stato assegnato dalla Federazione del calcio a coloro che, o come giocatori, o co­ me dirigenti, o come giornalisti si dedi­ carono allo sport calcistico agli inizi della diffusione di questo sport in Italia. Il pe­ riodo di tempo considerato è quello che va dal 1898 al 1911 ; c cioè dalla fondazione dell’ente federale alla vigilia della prima guerra mondiale. Esattamente la « Fe­ derazione Italiana del Foot-Ball » (que­ sta la sua precisa denominazione di allora) fu fondata a Torino il 15 marzo 1898. Nel triennio 1897-1899 sorsero anche le pri­ me società calcistiche in Piemonte, Liguria c Lombardia ; tra queste anche quella dei «granata* campioni d’Italia che allora si intitolava « Fool Ball Club Torinese ». Roberto Mariani - Forlì’ : Si, la ginnastica ha costituito sino a poco tempo addietro, un campo nel quale VItalia spor­ tiva ha mietuto i più ambiti allori. Troppo lungo sarebbe spiegare le cause dell’attuale decadenza dalla quale, però, possiamo, cd anzi dobbiamo risorgere. Per darti un’idea precisa della netta superiorità italiana su tutte le nazioni nella ginnastica, ti preciso i primati conseguili dai nostri campioni e dai loro rivali alle Olimpiadi moderne, prima di quella londinese dello scorso anno. Classifica complessiva individuale : Italia ■1 vittorie, due con Broglia, una con Zampori, una con Neri ; seguono Francia, Stati Uniti, Iugoslavia, Svizzera, Germania con una sola vittoria per ciascuna. Il no­ stro primato appare ancora più schiac­ ciante nella classifica complessiva per nazioni : Italia 5 vittorie ; 2 vittorie la Germania ; 1 per ciascuna Stati Uniti e Svizzera... CHIRONE

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Ammettiamo — sportivamente, anzi, ce 10 auguriamo — che il base-ball, il «giuoco nazionale » americano che convinti pionieri stanno trapiantando in Italia, riveli le qua­ lità atletiche e intellettuali di cui è ricco c che prenda piede e si diffonda vittoriosamente anche nel nostro paese, schiudendo ai gio­ vani un altro vasto campo di attività spor­ tiva e fornendo materia per confronti inter­ nazionali da cui potranno scaturire insegnamenti e soddisfazioni. Noi non conosciamo il gioco, che mai ab­ biamo avuto occasione di vedere né, fran­ camente, le descrizioni necessariamente som­ marie che ce ne sono state fatte attraverso i giornali, sono tali da darcene un’idea suffi­ cientemente precisa. Ma non abbiamo contro 11 nuovo gioco prevenzione alcuna. Pensiamo, anzi, che se ha conquistato irresistibilmente masse larghissime di appassionati americani, accendendo il tifo nei più svariati ceti della popolazione, deve avere in sé elementi di attrazione atletica e spettacolare davvero considerevoli. Ma, ci vien fatto di chiederci, quando avrà preso sviluppo dove lo metteremo ? Con questa penuria di impianti sportivi che ci affligge, far posto a un altro inquilino è un problema serio. Va a finire che toccherà agli

sportivi d’infrangere la legge e di dedicarsi all’occupazione delle terre. Non ancora incomincia a farsi strada la pro­ posta dell’abolizione del fuori gioco, che già altri si affannano intorno alla scorbutica regola, nell’intento di modificarla. Gli scoz­ zesi, infatti, presenteranno aH’Inlcrnat ional Board una proposta che tende a ripristinare il fuori gioco a tre giocatori, limitandola però a due zone contrassegnate da linee parallele a quelle di fondo e tracciate a distanza di poco più di 27 metri da esse. Lotta ai ferri corti, dunque, fra i propu­ gnatori della pili sconfinata libertà e coloro che, invece, vogliono ribadire le catene ai piedi del popolarissimo gioco ; tra i fautori dei gol a diluvio e i gelosi custodi della più puritana illibatezza delle reti. Volete vedere che, a poco a poco, modifi­ cazione dietro modificazione, si finirà per tornare al vecchio gioco del calcio fiorentino ? E come saranno interessanti, allora, le rie­ vocazioni storiche del calcio alla maniera inglese. Sarà di grande aiuto, per le ricostru­ zioni, il cinematografo, che adesso é di cosi poco aiuto a chi vuol farsi un’idea di una partita, andandone a vedere le fasi proiettate sullo schermo. LO SPETTATORE


IfflHNffl N1ZI.IJN1I.I BEL t.S.1. Durante la finale della corsa campestre di Ascoli Piceno. II n. 234, Trentini, di Trento, sarà il vincitore

mese di marzo ha visto da parte del Centro Sportivo Italiano la realiz­ zazione di due campionati nazionali : quello di corsa ciclocampestre a Borgomanero in quel di Novara c quello di corsa campestre ad Ascoli Piceno. En­ trambe le manifestazioni, che in campo nazionale si svolgevano la prima volta nella storia del 0. S. I., sono riuscite nel migliore dei modi riscuotendo l’ap­ provazione di tutti gli ambienti sportivi nazionali. I ciclisti a Borgomanoro domenica 6 hanno dato vita ad una gara alterna nelle sue fasi. La vittoria finale se l’è aggiudicata il romano Sensali al termine di una contesa disputata su un terreno ideale dove non sono mancati ostacoli adattissimi a quel genere di gara. I favoriti della gara hanno dovuto inchi­ narsi alla manifesta superiorità del ro­ mano che partito in testa non è stato più raggiunto. La vittoria di Sensoli non è stata mai in forse ; nemmeno quando una foratura alla metà del terzo giro gli fece perdere moltissimi secondi del suo prezioso vantaggio. Ai posti d’onore si sono classificati due giovanissimi dai quali il movimento ciclistico del C. S. I. si aspetta grandi cose : il rappresentante di Torino Branca o quello di Ivrea Filippi mentre al quarto posto troviamo una vecchia conoscenza quel Caccili di Reggio Emilia già ot­ timo partecipante al campionato su strada disputato a Roma durante le celebrazioni nazionali dell’SO» della G. I. A. 0.

Oltre alla brillante riuscita dal punto di vista tecnico il 1° Campionato Nazio­ nale di corsa ciclocampestre del C. S. I. passa alla storia con titoli di merito Per la magnifica organizzazione curata dai dirigenti locali della U. Ciclistica Borgomanorese Caramella, Tarditi, Arcolli, Savoini o soprattutto da Corutti

e da Fornata ; erano presenti il dott. Boccia, amministratore centrale della G. I. A. C., l’avv. Ferrerò in rappresen­ tanza ufficiale dell’Unione Velocipedi­ stica Italiana e il campionissimo Alfredo Binda che della manifestazione è stato il mossiere. Una constatazione veramente lieta oc­ corre faro tenendo presento le provincie che hanno partecipato alla corsa di Borgomanoro. A gareggiare in Piemonte sono arrivati atleti da Potenza, Brindisi, Trento, Bolzano, Aosta, Varese, Milano, Roma, Reggio Emilia, Prosinone, Biella, Ivrea, Vercelli e Torino oltre natural­ mente ai novaresi che si sentivano di casa. Un totale di 37 concorrenti prese il via e di questi ne arrivarono al tra­ guardo 29 ; quindi successo di adesioni e successo di partecipazioni. Questo a Borgomanoro, ma la dome­ nica successiva ad Ascoli Piceno in oc­ casione del 1° Campionato Nazionale di corsa campestre del C. S. I. si segnò un passo in avanti perché i partecipanti furono 16 e gli arrivati 1-1 in rappresen­ tanza di Trento, Bergamo, Ascoli Piceno, Bolzano, Genova, Brescia, Vicenza, Brin­ disi, Trieste, Potenza, Crema, Firenze, Roma, Foggia, Napoli, Mantova, Ca­ tania-, Pesaro e Teramo ; come si vede quindi un passo in avanti e come par­ tecipazione individuale e come parte­ cipazione provinciale. Ma prima di pas­ sare al dettaglio tecnico della gara’ oc­ corre mettere in opportuno risalto la prova di serietà e lo spirito di sacrificio dei comitati provinciali di Potenza c di Brindisi che si sono sobbarcati alle in­ genti spese della regolare partecipazione a Borgomanoro c ad Ascoli Piceno pur ili essere presenti allo due manifesta­ zioni nazionali.

La vittoria ad Ascoli ò stata appan­ naggio del trentino... Trentini che ha distaccato di 15” il suo diretto avversario

Conti al termine dei 5 km. di percorso tra campi e fossi. Percorso ideale anche qui e scelto con opportuno discernimento tecnico dagli attivi sportivi loculi che hanno la fortuna di avere ottimi diri­ genti quali Valentinotti, Gabrielli, Spi­ nelli, Castelli, Lelli e di essere guidati spiritualmente da un Assistente quale D. Carlo Cantarelli che della gioventù sportiva conosce tutti i problemi tecnici e di impostazione, e che intende lo sport nella sua vera funzione. La classifica di Ascoli Piceno per Comitati Provinciali vede Bergamo gui­ dare davanti a Trento e ad Ascoli. I trentini e i bergamaschi sono stati gli autentici dominatori della gara conqui­ stando sei dei primi sette posti della classifica generale. Successo di prepa­ razione che va a tutto onore e merito dei dirigenti locali. Questa che vi abbiamo raccontata in succinta nota riguarda le manifesta­ zioni a carattere nazionale. Ma l’attività del C. S. I. è fiorente in ogni angolo d’Italia dove settimanalmente si vanno svolgendo gare, tornei, campionati di tutti gli sport mentre è da ascrivere tra i traguardi di successo l’intensificarsi delle adesioni alla nostra organizzazione da parte di Unioni Sportive. A questo proposito si deve mettere in risalto la ideale lotta che sembra essersi ingaggiata tra le provincie di Milano e di Bergamo, lotta intesa all’assicurarsi il maggior numero di Unioni Sportive nella provincia di propria giu­ risdizione. La lotta è veramente inte­ ressante c promette sviluppi impensati : attualmente le due provincie 'lombarde sono entrambe a quota 70, ma tutte e due sperano di raggiungere il traguardo delle cento adesioni. E dato che siamo in argomento, parliamo anche di Roma che sotto la spinta benefica dell’attuale direziono sta conquistandosi le generali simpatie. Infatti il C. P. Romano ha già affiliato al C. S. I. 29 Unioni Spor­ tivo seguito a... ruota da Vicenza (21), Treviso (1S), Pavia (16), Trento e Man­ tova (15) e superato da Genova (34) e da Brescia (28).

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Intanto, corno abbiamo detto in pre­ cedenza, prosegue in tutte le regioni d’Italia la normale attività: a BRESCIA con la partecipazione di 7 istituti s’è ini­ ziato il campionato studentesco di calcio e di sci ; la squadra di pallavolo ha vinto il Torneo Provinciale della FIPAV ; il « 15 » del rugby si è quasi assicurata la promozione in serio A vincendo il campionato dei cadetti. A MANTOVA si è disputato il Torneo S. Egidio cui hanno partecipato 14 Unioni Sportive con un totale di 211 giocatori, torneo svolto a girone di andata e di ritorno. Furono giocate 71 partite di cui 0 di recupero e 2 di qualifìcaàione. La vittoria fu in serie A dell’U. S. Man­ tovana e in serie B dell’U. S. Ardita. Il torneo è stato seguito e vigilato da una Commissiono Tecnica che dovette intervenire, con soddisfazione di tutti, neH’escludere dalla continuazione del Torneo di due rappresentanze che dimo­ stravano scarso, quel senso di respon­ sabilità che si richiede agli atleti del Centro Sportivo Italiano.

A FOGGIA, a degnamente onorare la memoria di Bruno Bertocco, amatis­ simo nipote ilei nostro direttore tecnico nazionale dott. Natale Bertocco. si è disputata una corsa ciclistica intestata appunto all’intrepido aviatore. La vit­ toria l’ha conquistata il foggiano Tarquinio che ha percorso i 70 km. del per­ corso in 2 ore nette alla rispettabile media di 35 km. orari. Il vincitore ha vinto superando in volata Musone, Pignatari, Pietroforte, Rotondo e Gaggiano.

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zionali. A parto le brillanti esibizioni di Conti, Benigni e Lavelli nel campio­ nato di Ascoli Piceno che sono finiti ri­ spettivamente al secondo, terzo e sesto posto assoluto i bergamaschi hanno con­ quistato a Cortina nei campionati na­ zionali studenteschi di sci 2 secondi, 1 terzo, 1 quarto e 1 nono posto assoluto. E terminiamo la nostra breve rasse­ gna citando alla pubblica ammirazione quanto fanno i dirigenti sportivi della GIAC di ASMARA (Eritrea.) che in mez­ zo a difficoltà di ogni genere-facenti capo alla nota situazione politica stanno dan­ do vita ad una. attività sportiva tra i ra­ gazzi delle sezioni GIAC. Intanto hanno allestito una rappresentativa di palla­ canestro che negli incontri disputati ha ottento magnifiche affermazioni su squadro più anziane di gioco e di vittorie. Le par­ tito si disputano nel campo » Generale Lorenzi ni » richiamando intorno alla ban­ diera della Vigor tutti gli italiani che ancora si sentono vibrare di sacro pa­ triottismo. I giocatori sono Adorati, Vazza, Sacconi, Colombo, D’Angelo, lacoyazzi, Pollerà, e Amato. L’allenatore è il sig. Dragotto che alla Vigor ha dedi­ cate tutte le sue cure e che si appresta ad organizzare un Torneo Intercosclastico per squadre maschili c femminili della Asmara. Intanto prosegue la preparazione al Congresso Nazionale. In ogni provincia si stanno svolgendo i congressi regionali e dapertutto si notano sensibili progressi e come affiliazioni di nuove Unioni Spor­ tive c come tesseramento. Il Congresso

A VITTORIO VENETO si è iniziato , il Campionato Interprovinciale di calcio suddiviso in 2 gironi : allievi (con le squadre di Vittorio Veneto, Conegliano, Cordigliano, Pianzano, S. Fior, S. Lucia, e Duomo) e ragazzi (con le rappresen­ tative di Oderzo, Mòtta di Livenza, Ceggia e Cessalto). Nel calendario dello prossima attività dovrebbe trovare posto un « Giro Ciclistico della Diocesi di Vit­ torio Veneto » che dovrebbe svolgersi in settembre se ci sarà l’adesione di due importanti fabbriche di biciclette ; men­ tre non dovrebbero mancare, nella sta­ gione favorevole, gare di nuoto e schet­ tinaggio. A RIETI si è svolta una corsa ciclij stica su un percorso di km. 60 per allievi e dilettanti di seconda. Ha vinto Banali impiegando 1 ora e 54” alla media di km. 32.700, seguito da Vannicelli. Paolucci, Maurini, Martelli, Grillo e Niutta. Salutiamo con vero piacere la prima manifestazione sportiva del C. S. I. reatino sperando ed augurandoci che essa sia foriera di altra attività.

A BERGAMO la maggiore manife­ stazione che si è svolta in questo mese è da considerarsi il campionato di calcio che si disputa in 4 categorie secondo i limiti regolamentari dei ragazzi. Il Campionato vede impegnato 1 1 squadre regolari e 8 squadre a 0 giocatori. I dirigenti del C. P. di Bergamo sono rimasti soddisfatti dello prestazioni dei loro atleti nei diversi campionati na­

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LulglnoJ1,Cerosa, (due [anni e mezzo) figlio del Presidente del C. S. I. di Albenga, è la mascotte della squadra di calcio.

zionale che si svolgerà a Roma nelle giornate del 23,2 1 e 25 aprilo dovrà segnare una tappa nella prossima impo­ stazione del centro Sportivo Italiano che si avvia verso una strada di gran­ dezza e di prosperità secondo i principi dettati dalla morale cristiana, principi che attuati sui campi c sulle piste, negli stadi e nello piscine apporteranno sensi­ bili benefici allo sport nazionale.

Nino Lombardi

CHIACCHIERE SIILI’ AEREOMOOELLISMO (Continuazione della pag. 29; teristiche dei nuovi modelli. Si cercò al­ lora di imitare quanto si faceva all’estero. Dapprima fu qualche esibizione spora­ dica, poi il volo telecomandato invase il campo ed ecco le primo velocità ufficial­ mente controllate. Si incominciò con i 20 m/sec, si superò qualche tempo fa a Torino i 150 km/h. Siamo ancora lontani dai 210 km/h ottenuti dagli americani con un motore da 10 cmc., ma della strada, certo, se ne è fatta. Sembra ormai, ripeto che questi tipi di motomodelli venuti ultimamente a diffondersi abbiano del tutto a soppian­ tare il volo veleggiato. Ora noi non vor­ remmo che i giovani trascurassero l’im­ portanza dei veleggiatori convinti che per realizzare alte velocità sia sufficiente un buon motore. Si avrebbero in tal caso dei costruttori i quali, ignoranti in fatto di aeronautica, non riuscirebbero mai ad avere risultati più che mediocri, col pericolo che, ai primi insuccessi, abban­ donino il campo. A parte l’influenza deleteria che il trascurare il volo planato può avere nel campo tecnico, mi permetterò di tirar fuori il mio personale sentimentalismo, confrontando lo rombanti prove dei mo­ delli telecomandati col volo calmo e ripo­ sante di un candido veleggiatore. Il primo si lancia come un bolide in gara col cronometro, il più delle volte nello spazio limitato di una piazza, l’al­ tro si libra nella vastità del cielo, quasi simbolo della libertà dell’uomo, che da terra segue quel po’ di legno c di carta che egli ha messo assieme ed ha reso ca­ pace di volare, trasfondendovi tutta la sua aspirazione a salire verso l’alto. Questa mia divagazione vuol essere un invito a non allontanarci dalla costru­ zione dei classici modelli veleggiatori ad clastico od a motore perché solo colti­ vando tutte quello attività, che tanto soddisfazioni ci diedero in campo nazio­ nale ed estero, ed assommando lo espe­ rienze così acquisite allo nuove, potremo conseguire lo sviluppo necessario per portarci su di un piano di parità con lo altre nazioni, cho vedono nell’aeromodellismo uno sport di prima linea, indi­ spensabile all’educazione dei giovani.

Walter Bedogni

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• NEW YORK. — Grande interesse ha d-stata la notizia che Mei Patlon tornerà allegare. Mei Patlon, l'unico velocista bianco in grado di battere le « Frecce di Colore», è ritornato sulla decisione di abbandonare la attività sportiva, e intende calzare nuova­ niente le scarpette chiodate nella prossima stagione.

DA TUTTO bardia - 23 e 21 luglio. Sanremo : I Circuito aereo o Trofeo « Città d'oro » - 2 agosto. Ca­ tania : Coppa Trinacria - -1 settembre. Tren­ to : II Circuito delle Dolomiti.

O ROMA. — La F. I. D A. L. comunica il seguente primo elenco di gare a carattere­ nazionale e internazionale approvate per la stagione ! 9-19 : Aprile: 10 a Bologna, Il Trofeo Biancosarti riunione maschile su pista ; 10 a Milano, IV Trofeo Caldirola, corsa su strada; 18 a Genova, Coppa Piaggio, riunione nazionale su pista ; 18 ad Albenga. riunione femminile di S. su pista ; 21 a S. Maria C. ., Giro '................. ' Erasmo, corsa.

Alaggio: 8 ad Asti, 'froteo De Michelis, corsa ; 2-1 a Biella Giro di Biella di corsa. Giugno : 5 a Palermo, Giro di Palermo, gara internazionale.

Luglio : 25 a Cornigliano, Coppa S. Gia­ como, riunione internazionale su pista : 31 a Valenza, riunione femminile su pista ; 31 ad Abbini egresso, corsa su strada km. 7. Agosto : 7 a Genova, III Coppa Mainino staffetta internazionale Genova-Pcgli.

Settembre : -1 a S. Prisco Giro di S. Prisco di corsa ; 11 a Genova, G. P. Lunghi e Gargiulo, riunione su pista. Ottobre : 2 a Genova, XXX La Classicis­ sima, corsa -, 16 a Genova, IV Coppa Caduti partigiani Val Bisogno, corsa ; 23 a Roma, Giro di Roma, corsa.

O NEW YORK. — Un nuovo record mon­ diale ò stato stabilito per carico di passeggeri dall’apparecchio gigante < Caroline Marsh » che, partito da San Diego, ha sbarcato dopo un volo di due ore e -10 minuti alla base di Alameda l’eccezionale carico di 269 passeggeri. Il precedenti- record era tenuto da altro ap­ parecchio gigante americano con 217 passeg­ geri.

• PARIGI. — AI 79° Congresso dell'U. C. I. è stato deciso che i Campionati mondiali su strada del 1950 si svolgano nel Belgio. La candidatura dell'Italia è stata bocciata. • ROMA. — È giunta presso la segreteria dell'U. V. I. la richiesta per il passaggio al professionismo di Mario Ghella campione olimpionico e mondiale 1917 per la velocità di lei tunt i. • PARIGI. — Il Consiglio dell'L'nione Ci­ clistica Internazionale ha attribuito all’Ita­ lia per il 19-18 il Trofeo Challcnge DcsgrangeColoinho, creato per premiare i vincitori, nel loro complesso, delle classiche corse in­ ternazionali sulla strada di Francia, del Bel­ gio e dell'Italia. L'Italia C- cosi il primo paese ad essere insignito del pili alto e onorifico titolo nel campo del ciclismo mondiale.

• NEW YORK. — Henry Laskau ha sta­ bilito un nuovo record americano di marcia su pista coperta, percorrendo il miglio in f>'22"7.

0 NEW YORK. — II' Bob 11 reverendo Richard*, il famoso «prete « prete volante» volante che partecipò con la squadra americana alle Olim­ piadi di Londra nel salto con l’asta, ha sfioralo tempo fa rcccezionalc misura di m. 4,469 in un salto fuori programma.

macchina ; 4. Bartali ; 5. Foriini ; 6. Beve» rolli ; 7. a parità ; Seghczzi, Caput, Caniellini, Vincenzo Rossello, Chapatte, Dupont, «oppi Fausto, Brambilla, .loinaux, Drei, Astrua

© AMSTERDAM. - Olanda e Belgio, al loro ottavo incontro dopo la line della guerra, hanno pareggiato. Il risultato è stato di 3 a 3. Si calcola che circa 65 mila persone abbiano assistito alla partita.

o VIENNA. — La nazionale austriaca ha subito una dura sconfitta nella partita gio­ cata contro la Dynamo di Belgrado, perdendo con il secco punteggio di 5 a 2. La nazionale d'Austria manca attualmente di tutto», scrive la Arbeiter Zeitung : «essa manca di combattività, di forma, di valore tecnico, nonché tattico. Queste manchevo­ lezze che sempre maggiormente si fanno palesi non potranno essere cancellate nem­ meno da una possibile vittoria sulla rappre­ sentativa turca, fi calcio austriaco deve co­ minciare daccapo ».

O NEW YORK. — Il calcio sta facendo grandi progressi negli Stati Uniti. Vi sono 50.000 giocatori tesserati e 150 società. James Barriskill, un inglese, attualmente segretario della Federazione americana di calcio, ha dichiarato che i reduci americani hanno importato la predilezione per questo gioco dallTnghilterra. • LONDRA. — Il Derby County, società di Prima Divisione, ha pagato per la mezz'ala destra del Manchester United. Johnny Mor­ ris, una cifra senza precedenti : 25.000 ster­ line (oltre 57 milioni di lire).

£ PARIGI. — Il Trofeo Gentil che ogni anno viene assegnato al corridore ciclista che ha compiuto la migliore prova durante la stagione, è stato dato al belga Schotte, campione mondiale dei professionisti su strada. Schotte ha avuto il maggior numero dei voti nei due scrutini (12 nel 1. e 15 nel 2), mentre Bartali ne ha ottenuti rispettiva­ mente 7 e 5, seguito dal francese Lapebie e dallo svedese Snell.)

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O MELBOURNE. — L’incontro fra i pesi gallo Billy Herbert (australiano) e .Jean Jonas (francese) si è concluso con la vittoria di Herbert per arresto del combat timonio al dodicesimo round, arresto ordinato dal me­ dico.

• MII.ANO. — Virgilio Andressi, nel com­ battimento sostenuto recentemente al Tea­ tro Principe contro il ligure Piazzi, ha ri­ portato la frattura della mano destra, che ò stata sottoposta all’ingessatura. • LONDRA. — La rivista « Ring >• calcola' che Louis abbia guadagnato in tutta la sua carriera 3.887.000 dollari (circa due miliardi di lire).

* MIAMI BEACI! (Florida). — .loe Louis ha annunciato di aver rinunciato utlìcialmente al titolo di campione mondiale dei pesi massimi. I.a rinunzia è stala comunicala alla Commissione Pugilistica Nazionale. La comunicazione alla Commissione è avvenuta mediante lettera ufficiale, firmata dall’excampione. Louis ha chiesto ed ottenuto dal­ la Commissione Pugilistica di (arsi promotore di un incontro fra Ezzard Charles e Walcott per stabilire chi dei due sarà il nuovo cam­ pione del mondo. Ma l'organizzatore Sol Strauss ha protestato affermando che i dmindicati, Ezzard e Walcott, sono impegnati con lui fino a novembre. • NEW YORK. — La decisione di Louis di rinunciare al titolo dei «massimi» è vi­ vamente commentata. Sul « New York Ti­ mes ». Arthur Daley intitola il suo articolo con le parole: « Legioni di ammiratori ». «Louis ò un campione troppo grande — scrive il giornalista — per rischiare Funiiliazione di vedersi battuto da uno dei pesi massimi di sccond’ordine che sono attualmente in at­ tività ».

• WASHINGTON. — Il quadrimotore « Stratocruiscr » di una nuova linea aerea commerciale ha stabilito un nuovo record di velocità nei voli trascontinentali, volando a pieno carico da San Francisco a Washing­ ton in sole 6 ore i- 1-1 minuti primi. Sulla medesima distanza di 2.7-10 miglia, l'appa­ recchio «Clipper Rainbow » aveva stabilito un record di 6 ore e 22 minuti, ora decisa­ mente abbassato.

O TORINO. — Le doti velocistiche di Luigi ('.àsola, s’affern ano sempre piti. Anche nella [Milano-Torino risoltosi nella velocità finale di un gruppo di quindici corridori Cascia è riuscito ad imporsi precedendo Aldo Bini(di una macchi mi) e, nell'ordine. De Zini, Bizzi, Martini, Magni, Pedroni, Zanazzi, Tocca­ celi, Pagliazzi, Maggini, Sergio, Giacomelli, Bonini, Frosini, Volpi, Drei, Crocitorti, Simoni, Fortumi. I.a media ò stata di Km. 35,89-1.

< ROMA. 1-. stalo diramato il calendario delle manifestazioni nazionali e internazionali indette dall Acro Club d'Italia. Il calendario PiÓ‘Shnpornmtie: Sl,alcian,° lc -"iniifestazioni

• VERONA. — Il Circuito ciclistico degli Assi è stato vinto da Luciano Maggini. Nella volata finale nella quale erano impegnati tutti i 23 corridori rimasti in gara Muggini aveva ragione di Conte, Serse Coppi, Seghezzi. Bartali e gli altri, fra i quali Fausto Coppi, Ortelli, Leoni. La media è stata di Km. 38,950.

• NEW YORK. — Alla Ridgewood Arena di Giamaica (Long Island) l'italiano Durante Coletti ha ottenuto una netta vittoria su Carniine Fiore ponendolo fuori combatti­ mento con un micidiale destro alla terza ri­ presa. Sono occorsi a Cannine Fiore ben cin­ que minuti primi per riaversi.

• BORDICiHERA. — Il Circuito ciclistico di Bordigliela è stato vinto da Gucgan. di alla media km. -10,621 ; 2. Coppi Serse, a mezza macchina ; 3. Fiorenzo Magni a una

• COPENAGHEN. - Il danese «verni Auge Christensen ha battuto ai punti in otto riprese il campione belga professionisti (tei pesi mediomassimi Poi GofTaux.

1° maggio, Palermo : Giro della Sicilia mn! ?iKgl?'. Gaglitiri = Giornata dell'Aia - 15 di mL°’ Fi,enze = Gara di velocità Coppa Città n fes ZC “ 24 e 25 ,,,nK8io : ■«»VeneV nO,iC„i;’-l‘rCa ~ l2’19 gìl,gno : 26 »h ' ‘1t!j!1,111"’1' Aerea Internazionale tgno. Milano : Giro aereo della I.om-

• PARIGI. — Il danese Virgo Frcdericksen ha battuto di stretta misura ai punti il francese Andrò Ponchet in sei rounds.

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NEW YOBK, — Il vincitore del con­ fronto Wooilcock-Mills in programma ri Lon­ dra nel prossimo giugno avrà probabilità di incrociare i guantoni nel mese di settembre, a New-ÀYork, con* Lee Savold. • MADRID. - Ai «Giochi del Mediter­ raneo », che si svolgeranno a Palermo nella prima quindicina di maggio, parteciperà an­ che la squadra pugilistica spagnola. A tale proposito sarà elTettuato un torneo rii sele­ zione per la scelta degli uomini. • OSLO. — Gli organizzatori dei prossimi campionati europei che si svolgeranno in questa capitale, hanno intensificato le trat­ tative con la Federazione Pugilistica Ita­ liana. Gli italiani hanno assicurato la loro partecipazione alla grande manifestazione e negli ambienti pugilistici locali si afferma che, data ratinale forza del pugilato ita­ liano non meno di due pugili azzurri saranno chiamati a far parte della rappresentativa europea che affronterà quella degli Stati • Uniti a Chicago il 18 maggio.

• NEW YOBK. — Silvano Locatelli ha colto una brillante vittoria battendo ai punti Jay White. Il combattimento si è svolto alla Summyside Arena presente un folto pubblico. Subito dopo Locatelli è stato visitato dal medico di servizio che gli ha riscontrato la probabile frattura di due ossa del polso sinistro. Beppe Colasanti nella stessa riunione ha posto K. O. alla quinta ripresa Pete Ferrante di Brooklyn. • MILANO. — Dopo rincontro di Trieste che ha indicato l’avversario di Delannoit per il titolo europeo dei pesi medi. Turpin è rientrato a Londra, mentre Mitri si è preso qualche giorno di riposo. Gramegna. procu­ ratore del triestino ha annunciato che Mitri ha ufficialmente rinunciato a battersi per il titolo italiano dei «medi» Tiberio Mitri ed il suo procuratore tengono d’occhio ora il ti­ tolo europeo per il quale gli organizzatori di Bruxelles hanno offerto una grossa borsa per promuovere rincontro il 9 aprile. Ma Gra­ megna preferisce maggio e come sede Mi­ lano. E molto probabilmente rincontro si svolgerà al Vigorelli. • AMSTERDAM. — Livio Minelli e il pugile olandese Giel De Roode sosterranno

il 2 maggio un incontro valevole per il cam­ pionato europeo dei pesi medio-leggeri. L’in­ contro che si svolgerà all’Aja è soggetto al­ l’approvazione della Federazione pugilistica europea, trattandosi di campionato. • NEW YORK. — Il peso leggero ita­ liano Durante Coletti, ha battuto per fuori combattimento alla quarta ripresa l’ameri­ cano Johnny Morali, di New-York.

Sfll 9 GENOVA. — Gli spadisti italiani oppo­ sti ai francesi hanno trionfato nella sesta edizione della Coppa Molié in modo tale che non trova precedenti negli annali schermi­ stici. La squadra francese completamente rin­ novata ha opposto una men che mediocre difesa agli schermidori italiani. Se questo è il meglio che la Francia possa oggi offrirci, come dovrebbero dimostrare le molte sele­ zioni per la Coppa Molié e la relativa prepa­ razione, possiamo dire che la spada francese non gode certo buona salute. Il punteggio di 2G vittorie a 10 in favore :l;gli izzurri coslituis;; inf itti un risiili ilo di grande risonanza internazionale. Ecco il punteggio : Italia : Cantone, 5 vili.; Mangiarotti E., 5; Mangiarotti D., I ; Pavesi. 1 ; Mandruzzalo, 5 ; Marini, 3. Totale 26 vittorie per l’Italia. Francia : Artigas, 3 ; Tournon. 2 ; Guerin, 1 ; I-Iuel, 1 ; Queyroux . 1 ; Dukasse, 2. Totale 10 vittorie per la Francia. O TORINO. — Grosse sorprese si sono avute nel campionato di sciabola. Montano il campione del mondo della categoria, e Pinton, detentore del titolo nazionale, sono stati entrambi eliminati da due elementi che non erano inclusi nella rosa dei probabili vincitori : il primo dal torinese Ferrando e il secondo dal giovane livornese Pedini. Ha vinto, poi. Darà. Il mantovano ha battuto in finale Pellini, dopo aver eliminato lo sco­ glio più duro della giornata, il veneto Bacca.

O COPENAGHEN. — Nella maggiore ma­ nifestazione di Sporls Invernali del mondo disputatesi a I lolmenkollen, dinanzi a 90.000 spettatori, si è svolta la prova di salto, cui hanno partecipato atleti della Norvegia, del­ la Svezia, della Finlandia, della Svizzera e della Cecoslovacchia. © ST. ANTON. - l a i orza edizione post­ bellica della classica competizione sciistica per la coppa Kandahar, alla (piale hanno preso parte i migliori discesisti di numerose nazioni, si è conclusa con la vittoria dell’italiano Ze­ no Colò, il (piale, dopo aver vinto la prova di discesa libera con grande vantaggio sul secondo classificato, si è piazzato al secondo posto nella prova di discesa obbligata vinta dallo svizzero Schmider. Così che nella clas­ sifica generale l’italiano ha realizzato l’ecce­ zionale risultalo di 70 punti, contro -125 e 578 rispettivamente del secondo e del terzo classificati, l’asso austriaco Hans Nogler e il francese Claude Penz.

O OSLO. — Nel corso della set I inuma scia­ toria internazionale, le gare di salto sono state vinte dal norvegese Asbjoeern Ruud, che ha superalo le distanze di 58 e 59 metri. Durante la competizione, il famoso atleta norvegese Birger Ruud.ha perso in volo uno sci ed ha potuto atterrare con uno sci sol­ tanto. Ruud ha detto di aver riportato dal­ l’incidente soltanto un forte mal di capo.

BEH... QUESTO NIENTE ....UN M'O AMICO SI E TOP FATO UN’ORA L FA E ANCORA fò DEVE TORNARE SU — /

piloto !■■■ A CO14*1 r'p' UNA*

9 Davos. - Lo svedese Stig Sollandcr ha colto una vittoria di sorpresa nello slalom gigante della Parsemi. La classica gara in­ ternazionale svizzera aveva radunato alla partenza 21 atleti, tra i quali il campione olimpionico francese James Couttet, Sollander ha compiuto il percorso di 1.600 metri in 2’2S”1, precedendo Couttet, che ha impie­ gato 2’29"8 e l’altro francese Louis Ravanel giunto terzo in 2’31"8. O ZAKOPANE. — Il campione polacco di sei Slalislaw Marusarz Ila superato in una gara di salto la distanza di 85 metri.

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Sped. abb. postale • Grappo IH - Autorizza'.ione della Commissiono Nazlon. Stampa N. 1709 del 14-11-19-15

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