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VINCE stagione sportiva
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Classe 500 ente.
Campionato Mondiale ICoiìdiil oi l 1° UMBERTO MESETTI su GILERA
Campionato Italiano “corsa,,
marche :
T MOTO GILERA che si aggiudica il Trofeo Internazionale della F. M. I. conduttori :
1° UMBERTO MESETTI su GILERA
Campionato Italiano "sport,, 1° UMBERTO MESETTI su GILERA
Campionato di Spagna 1° ERNESTO VIDML su GILERA
Campionato d’Ungheria 1° NMNDOR PUHONY su GILERA CATEGORIA SIDECAR
Campionato Italiano 1° ERCOLE FRIGERIO su GILERA Gomme PIRELLI
Catena REGINA EXTRA
Olio CASTROL
Rassegna mensile illustrata di tutti gli sport
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Anno VI - N. 3 - Roma - Marzo 1951 - Direzione e Amministrazione : 50.020 Roma, Via Conciliazione 1 - Tel. 561.735 - 561.064 - 564.962
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COMITATO DI DIREZIONE LUIGI GEDDA direttore - SISTO FAVRE condirettore
CARLO CARRETTO - GIULIO ONESTI - LEOPOLDO SALETTI
ERNESTO TALENTINO - BRUNO ZAULI
s o M M A R I O PAG.
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ALDO NOTARIO Sport e vita spirituale 2
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D. ENRICO CORBELLA Come organizzare la le zione di atletica . . . . 23 BRUNO ZAULI PASQUALE STASSANO La tecnica degli Stadi 4 Atletica, Greco e Latino 24 LEOPOLDO SALETTI i RODOLFO MAGNANI L’agonismo sci-alpinistico 8 ! Guardano ai Campionati del mondo i nostri assi del NATALE BERTOCCO 26 ciclismo Cinquecento sciatori a AUGUSTO VUILLEMENOT Bardonecchia . . Responsabilità penale del SISTO FAVRE l’atleta in gara .... 29 Parliamo degli anziani 13 LUCIANO MUZZARINI Il sistema internazionale ALFONSO CASTELLI della circolazione stradale 30 Per l’atletica pesante 16 ENRICO PANTI EDOARDO KRONHEIM Auto dalle Alpi al Sahara Come finirà il Campio e oltre Atlantico . . . 31 nato? 18 32 Da tutto il mondo LORENZO BORGHI In copertina : Al Madison Square Esiste un problema arbi Garden: lo spasmodico e fan trale nel basket italia tomatico finale sulle 60 yards, no? 20 vinte da Andy Stanfield in 6”3/10; secondo è Lindy ReABBÉ RENARD migino; terzo, John O’Connel Sport, Temperanza, Qua La prova si è svolta su pista 22 resima coperta. ABBONAMENTI Annuale
1100 ■ Semestrale L. 60 6000 -• Benemerito L. 5.000 - Un numero
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Distribuzione. S. E. M. C. I. - Via Conciliazione. 1 - Roma Pubblicità: S.A.E.P. (Sezione Periodici Sportivi) ■ Roma. Via Nazionale 172 . Tel. Ó8-1.260-67.133
PRESIDENZA NAZIONALE
ARCHIVIO SLRIW
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mi i ini siimi! di Aldo Notarlo
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T T NA QUESTIONE che è stata per molto tempo LJ attuale e che, completamente, non è ancora risolta, è quella riguardante l’aspetto fisico di Gesù. Con la grande maggioranza di autori anti chi e, soprattutto, moderni, possiamo però ri tenere che Gesù Cristo aveva una costituzione atletica. Questo fatto ci viene confermato dal racconto della vita di lui come leggiamo nei Vangeli. Marco e Luca ci dicono dell’abitudine di Gesù ad alzarsi per tempo il mattino: «al mattino si alzò molto presto e andò in un luogo deserto a pregare » (Marco 1,35); « all’aurora chiamò at torno a sè i suoi discepoli e ne scelse dodici » (Luca 6,13). Gesti amava i monti e il lago. Dopo una gior nata faticosa saliva su di una altura isolata, op pure a tarda sera si faceva condurre nel silenzio notturno sulle luccicanti acque del lago di Genezareth (cfr. Marco 4,35; 6,47). Gesù era un formidabile camminatore: la sua vita pubblica fu un continuo peregrinare attra verso monti e valli, nella terra di Palestina. E’ interessante notare l’ultima salita da Gerico a Gerusalemme che Gesù compì prima della Sua morte, e che costituì una autentica affermazione sportiva : sotto la sferza del sole, attraverso am massi rocciosi, nel deserto, Gesù compì una mar cia di sei ore in salita, superando un dislivello di 1000 metri. E la sera non dovette essere stanco poiché Giovanni (12,2) ci dice che Egli prese parte a un convito preparatoGli dal suo amico Lazzaro. Non v’ha dubbio che Gesù passò molte centinaia di notti all’aperto e che si sottoponeva a dure privazioni : « non avevano neppure tempo per man giare » (Marco 2,30; 6,31). A differenza di Maometto, che era un malato affetto da tare ereditarie, scosso nel sistema ner voso, e di Budda, interiormente disfatto, snervato, stanco della vita, quando si ritirò dal mondo, Gesù aveva un fisico eccezionale, altrimenti non avrebbe resistito alla dura, faticosa, attivissima vita cui si sottopose. A conferma dei Vangeli viene un altro docu mento storico : la Sindone, il lenzuolo che avvolse il corpo di Gesù quando fu deposto nel sepolcro. La Sindone è la fotografia di Gesù! Da essa noi
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possiamo ricavare dati eccezionali sulla Sua na tura umana. La Sindone ci dice che Gesù era alto 183 centimetri, che aveva un volto bellissimo ed una muscolatura perfetta. Questi dati anatomici del « Figlio dell’Uomo » non possono che accrescere la nostra ammirazione per Lui che fu immune dal peccato e dalle sue con seguenze, come la malattia, le tare ed i difetti fi sici; ma la nostra attenzione rimane colpita da due insegnamenti profondi che ci vengono da Lui: il primo è che in Gesìi vi fu una perfetta armonia tra il mondo spirituale e quello fisico, il secondo è che Gesù sancì il primato dello spirituale met tendo a suo servizio il materiale. E’ certamente un grande elemento di richiamo per i giovani il far loro intendere che il Cristia nesimo non incatena le loro energie fisiche, che non le mortifica, che anzi le sublima. E’ il grande messaggio che bisogna lanciare alle masse giova nili. « Cristo non è indegno della vostra giovi nezza e non Lo dovete chiudere fuori degli Stadi, come non Lo si deve chiudere fuori delle case, delle scuole, delle officine, dei Parlamenti, dei Governi ». Non stonano affatto i due termini sportivo-cri stiano: ci stanno benissimo assieme. Certo non è facile la sintesi; specialmente nel ragazzo, per na tura estremista, è sovente il mondo dello spirito quello che ne fa le spese. Alleviamo (è il verbo esatto) dei precisi colpitori di pallone, dei grandi velocisti, dei buoni saltatori: sono soltanto mu scoli allenati che si muovono, dentro c’è il mondo dello spirito che si è atrofizzato. Mi toccò viaggiare un giorno con una grande squadra di quel grande sport troppo frequente mente diseducatore di giovani e creatore di spo stati che è il calcio. Per ore consecutive non fecero altro, quei giocatori, che accanirsi attorno ad un tavolo con il mazzo delle carte. Non sentii un ragionamento. Gli uomini che vedono in un giovane solo dei muscoli da sfruttare sono dei grandi traditori del l’età giovanile. Noi la sogniamo una classe di diri' genti sportivi che oltre a saper mettere in piedi una squadra di qualsivoglia sport sappiano essere degli educatori completi che si interessano di tutta la vita del giovane: dei suoi studi, del suo domani,
della sua famiglia, del suo lavoro, della sua cul Ima. li dirigente sportivo è nelle migliori condialle sue — pazioni educative: il giovane ci' crede ---- ---------------role, sente il fascino del suo ascendente e lo segue nei suoi consigli. Per un dirigente sportivo è meno difficile tante volte che non per un padre, j otte nere da un ragazzo una vita scria, costruttiva.
con ha da anni lanciato la « Pasqua dello Sportivo », nobile assemblea degli atleti attorno aH’Atlcta che ha vinto la compelizione più grande, più decisiva della storia: quella della Vita contro la Morte. Portare i giovani sportivi a far Pasqua è richia marli ai grandi valori spirituali, che hanno il solo
I calciatori della "Lazio,, dal [Papa — Pio XII ha avuto ai suol piedi migliala di atleti : è stato l'incontro del mondo sportivo col mondo spirituale, l'omaggio riverenziale dei valori del fisico al valori dello spirito.
Fare degli uomini completi, non dei fissali per 10 sport, pena il capovolgimento dei valori umani. Accorre avere parole chiare coi giovani, disin cantarli da chimerici sogni di professionismo e di campionismo sportivo ed aiutarli ad avere una vi sione chiara, onesta della vita in cui lo sport ha 11 posto che gli spetta. Ci avviciniamo a Pasqua. 11 C.S.l. che sventola
difetto di non potersi vedere e per conseguenza tante volte sono relegati dalla miopia umana in fondo alla classifica. Che essi sentano che oltre la corona marcesci bile per la quale essi affrontano privazioni c lotte ce n’c una immarcescibile (Corinti IX, 26) per la quale siamo impegnati nell’agone che non lascia respiro c che è la nostra vita.
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tST Il modello A degli impianti-tipo studiali dal Gruppo Giudici Gare della F.I.D.A.l ha le seguenti caraneristiche area di gara a contorno ellittico — pista podistica a sei corsie dello sviluppo in corda di m. 400 con curve monocentriche — impianti gemelli per i salti in estensione e con l'asta, posti al di fuori dei due rettilinei — pedane di lancio |P; peso. D disco, M-. martello) centralizzale e disposte lungo il rettilineo di arrivo — impianto doppio di salto in alto raccolto in un solo emiciclo, realizzato in modo da poter saltare in qualunque caso con il sole in favore.
LA TECNICA DEGLI STADI PROGRESSI E TENDENZE NELLA COSTRUZIONE DEGLI IMPIANTI DI GARA di Bruno Z a u iì
N ITALIA, come in ogni altra parte del mondo civile, è incessante la costruzione di nuo vi Stadi, che di anno in anno ac quistano una sempre maggiore perfezione tecnica. E’ un conti nuo evolversi di fronte al quale gli studiosi della materia debbo no ogni tanto soffermarsi per procedere ad un vero e proprio stato di aggiornamento. Le migliorie avvengono alla spicciolata e quasi sempre coin cidono con le rare e grandi mani festazioni di carattere internazio nale o mondiale, quali le Olim piadi ed i Campionati Europei. E sul momento le varie modifi che, che investono dettagli più o meno importanti, passano quasi inosservate. Ma finiscono poi — dopo un periodo che talvolta si misura a quadrienni — per sta bilizzarsi e sommarsi in modo da t
La costruzione degli Stadi nel tempo moderno appassiona non soltanto i cultori di architettu ra, ma tutta la grande massa degli sportivi. L’articolo che pub blichiamo, per gentile conces sione dell’autore, fu scritto da Bruno Zauli nell’aprile del 1937, e per la sua fresca attualità an cora al giorno d’oggi, desta, sen za dubbio, un vivo interesse.
imprimere una nuova fisionomia sul volto classico della più nota tra le costruzioni sportive. Ci si accorge come d’improvviso che qualche cosa di radicale è muta to e che bisogna riformare le vec chie idee su tale importantissi mo tema. Oggi ci troviamo appunto in un'epoca di revisione, cioè nel momento adatto per poter fissa re con sicurezza le tendenze che aprono un nuovo ciclo nétta le-
cnica costruttiva degli impianti di gara. Per una migliore comprensione della materia è forse opportuno ricordare quali sono state le prin cipali metamorfosi che hanno su bito gli Stadi di atletismo nei tem pi moderni, tenendo presente che la loro forma è sostanzialmente determinata dalla così detta area di giuoco o di gara. Si cominciò con gli Stadi a fer ro di cavallo, fedeli imitazioni dei tipici edifizi ellenici. Lo Sta dio di Roma è un monumento di tale epoca, chiusasi qualche an no prima della grande guerra. In un secondo tempo il ferro di cavallo fu completato da un altro semicerchio, in modo che lo Stadio ebbe la stessa forma della pista podistica : due tratti rettili nei, paralleli, raccordati da due curve simmetriche. Questo model-
v! lo ha raggiunto la sua massima espressione a Colombe* (Olim piadi di Parigi 1924). Ma ha re sistito a lungo alle successive de formazioni, perchè a lungo sono rimasti inalterati gli impianti te cnici costituenti l'area di gara, ri spetto ai quali, le costruzioni so praelevate di uno Stadio seguono sempre il principio del costante adattamento. Segue infatti un periodo di transizione. Ad A m s t e r d a m (Olimpiadi del 1928) le gradina te poste lungo i rettilinei della pista hanno una lievissima con vessità, appena percettibile dal l'occhio degli spettatori posti lun go un medesimo gradino. A Los Angeles (Olimpiadi 1932) si apre decisamente il nuovo ed ultimo ciclo-, lo Stadio ha una de cisa forma ellittica, che riproduce una delle più alte, superbe espressioni dell' architettura di Roma imperiale, l'anfiteatro. Ma c'è una differenza: nell'anfitea tro romano l'area di combatti mento era tutta utilizzata, fino al muro divisorio dalla prima gra dinata per il pubblico; nello Sta dio di Los Angeles gli spazi che residuano tra i rettilinei della pi sta ed il contorno ellittico delle gradinate sono due zone morte. 0 meglio vengono impiegate a sco-
pi organizzativi, per lo staziona mento del personale di fatica, per la sosta temporanea dei con correnti, per il ricovero di mate riale. Ma in sostanza queste due lunghe « mezze lune » sono estra nee all'area di gara, che resta de limitata dalla pista, cioè da due rettilinei raccordati a tutto cer chio alle due estremità. Quindi tra l'ellissi delle gradinate ed il campo di giuoco si perde la ri tuale armonia. Non cè allora da meravigliar si se lo Stadio americano non ha avuto pronte imitazioni. Mancava ancora qualche cosa perchè il modello potesse esser lanciato in pieno. Però la ricerca non sarà lunga e comunque il nuovo ciclo è praticamente iniziato. Infatti nel ’33 mentre i tecnici americani affrontano le più ardite soluzioni in tema di impianti per le gare e per il pubblico, sorge a Torino il « Comunale » per ospitare i Giuo chi Mondiali Universitari. Lo Stadio torinese ha forma ellittica, ma le due semi-lune sopra ricor date non sono più zone morte-, anzi risultano parti, delle più vi tali del teatro di competizione, poiché ospitano il « Gruppo » dei salti in lungo, triplo e con l'asta. E' una modifica decisiva, che si attua contemporaneamente anche
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all'estero e specialmente in Ger mania e che rappresenta la solu zione fondamentale di compatibi lità fra giuoco del calcio ed atle tica leggera in un medesimo sta dio. Necessità poco sentita a Los Angeles, ove il calcio era esclu so dalle Olimpiadi. Ma non sol tanto per questo motivo il grup po dei salti è uscito dall'interno della pista, ove si erano tentate difficili soluzioni nello spazio dei due semicerchi. Ragioni di te cnica organizzativa e ragioni di vi sibilità spettacolare hanno a lo ro volta sospinto questo « trasfe rimento » che oggi è da conside rarsi universalmente compiuto. Ed in virtù di esso è da ritenere de finitiva la forma dell'area di ga ra, che è ellittica. La disposizione delle gradinate diventa un fatto conseguenziale. Il Gruppo Giudici Gare della F.I.D.A.L. fa disegnare due mo delli per impianti tecnici di atle tica e calcio che noi riproducia mo. Entrambi hanno forma ellit tica, entrambi contemplano la so la area di gara e sono stati lar gamente diffusi in tutta Italia. In torno ad essi, sul terreno della realtà, si possono innalzare gradi nate coperte o scoperte. Ma la loro forma e la disposizione dei particolari. non muta anche se il
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Il modello S del Gruppo Giudici Gare ha le seguenti caratteristiche : area di gara ellittica - pista podistica dello sviluppo di m. 500 con curve monocentriche e rettilineo principale a sette corsie — impianti gemelli per salti in estensione e con l'asta, con corsia multipla, piazzali all'esterno dei rettilinei - quattro batterie di pedane per i lanci |P* peso, D disco, M: martello) e quattro impianti di salto in alto — impianto doppio anche per il giavellotto. Le lettere Cr indicano la scala per i cronometristi. Le lettere S lo sbocco dei sottopassaggi per i concorrenti.
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sione delle pedane di lancio. Sono espedienti da Olimpiadi, rimedi, cioè, che si possono attuare in co lossali organizzazioni ove i prin cipi di economia sono relativi. Ai giuochi di Los Angeles, in una so la notte, le maestranze di Holly wood lavorando alla luce dei riflet tori distrussero tutti gli impianti di atletica e crearono uno stupen do campo di corse ad ostacoli per ippica. Ma questo genere di ” mi racoli” non si può praticare dome nicalmente su di un normale Sta dio. E quindi bisogna costruire in maniera fìssa, cercando di soddi sfare al limite del possibile ogni esigenza. dello Stadio olimpico di Berlino. Si noti il contorno ellittico dell’area ed il piaz zamento degli impianti di salto in lungo, triplo, con l’asta, a fianco e al di fuori dei due rettilinei. E si notino ancora le numerose persone che sono schierate lungo i « camminamenti », funzionanti da « strisce di riposo ».
campo resta cintato da una pura e semplice rete, con assenza di qualsiasi tribuna. Il modello A è per uno Stadio che abbia pista podisttea di 400 in. di sviluppo alla corda interna. Diciamo su bito che è il preferito, che espri me la tendenza moderna domi nante. De piste di maggiore svi luppo « diluiscono » troppo lo spettacolo agli occhi degli spet tatori. Si notino nel modella A) due impianti gemelli di salto in lun go e con l'asta, situati a fianco ed al di fuori dei rettilinei della pi sta. Con un ulteriore prolungamen to delle rincorse essi possono ac cogliere anche il salto triplo. Ne gli Stadi moderni le installazioni per i concorsi (salti e lanci) sono sempre multiple per una doppiaragione, tecnica e spettacolare. Dal lato tecnico-organizzativo, allor ché vi è un grande afflusso di concorrenti, questi ultimi vengo no smistati in due o più serie di eliminatorie, come accade spesso in Dalia e come del resto si è verificato alle Olimpiadi di Ber lino per i salti. Inoltre dal lato tecnico-atletico, gli impianti mul tipli permettono lo sfruttamento di pedane nuove e fresche, nel corso della stessa gara. E' noto in fatti che le scarpe a punte di ac ciaio (due centimetri e più) dei
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concorrenti sfasciano rapidamente il mantello delle pedane di salto o lancio, nonostante ogni cura nel la scelta del materiale e nell’allestimento. Ad un certo momento — per esempio dopo la fase di eli minatoria — le pedane sono rovi nate e comunque, non permettono più un massimo rendimento agli atleti impegnati nella gara. Allo ra i Giudici, avendone la possi bilità, trasportano la competizione su di una pedana nuova. Infine gli impianti multipli con sentono un'equa distribuzione del lo spettacolo nei rispetti del pub blico. Facendo disputare, ad esem pio, una eliminatoria di salto in lungo su di una pedana (ci rife riamo al disegno del modello A) e la finale sull'altra, si dà la possi bilità alla folla schierata sui due rettilinei di osservare alternativamente da vicino gli atleti. Si è già accennato al problema di conciliare le esigenze del Giuo co del Calcio con quelle dell’Atle tica leggera. In uno Stadio con pi sta di 400 m. il problema è parti colarmente difficile, specie se si vogliono trovare delle soluzioni de
finitive. Pubblichiamo una fotografia dello Stadio Olimpico di Berlino, prototipo delle moderne tendenze costruttive, ove la questione fu ri solta con la temporanea soppres
Nel modello A è installato un campo per il calcio di ni. 105x65, il minimo consentito per la Divi sione Nazionale. Le pedane di lan cio sono centralizzate lungo il ret tilineo di arrivo, onde usufruire dei prescritti settori di caduta de gli attrezzi. Il lancio del giavel lotto ha una rincorsa che attra versa la pista podistica e sbocca tra i pali della porta di calcio. Ciò porta l'inconveniente che du rante la gara di giavellotto pos sono svolgersi soltanto corse in ret tilineo. L’impianto di salto triplo che attraversa quello di giavellot to, è sussidiario e non ha grande importanza. Nel semicerchio op posto vi è un impianto doppio di salto in alto e lo sbocco del sotto passaggio per l’ingresso dei con correnti, elemento di fondamen tale importanza per il normale svolgimento di una riunione. Se infatti esso non esistesse i concor renti dovrebbero attraversare la pista per accedere al campo, in terrompendo o comunque distur bando lo svolgimento delle corse.
Dall’insieme del modello A si rileva dunque che gli impianti di atletica sono perfetti. Quello del calcio è sufficiente, ma non ottimo. Volendo attuare un campo di calcio ottimo, ciò si può ottenere solo a scapito dell’atletica. E cioè sostituendo le curve della pista ad un sol centro (che sono assolutamente le migliori agli effetti del rendimento podistico) con quelle tricentriche. In tal modo si può ottenere un allungamento ed un allargamento dell’area centrale, che consenta l’attuazione di un
campo di giuoco di m. 110x70. Una soluzione di questo genere — e tra le più felici — è stata realiz zata l’anno scorso allo Stadio La Marni ora di Biella. Nel modello B l’ampiezza del l’area consente un vero ’' lusso ” di impianti. Ritroviamo in esso tutti gli elementi del modello A, ma meglio disposti, più numerosi, •eccedenti dalle dimensioni minime prescritte.
Particolare degno di nota è quel lo delle rincorse ” multiple ” per i salti in lungo, triplo e con l’asta. E’ questa la novità tecnica più im portante che è scaturita dalle Olimpiadi di Berlino. Si è già det to che gli atleti con i chiodi delle scarpette logorano rapidamente il mantello delle piste di rincorsa. Se queste hanno soltanto la lar ghezza minima prescritta {metri 1,22) essi sono costretti a correre sulla, corsia deteriorata fino al ter mine della gara. Ma se l’ampiezza è maggiore (pari a tre o quattro corsie affiancate} il concorrente può scegliere la striscia di rincor sa, che più gli conviene. Il prolungamento del rettilineo per la partenza dei cento metri piani e dei centodieci metri ad
ostacoli è ormai da anni una nor ma costante. E’ quasi sempre, ine vitabile che esso vada ad urtare e spesso ad intaccare i primi ordi ni di gradinate. Si tratta in gene re di una lieve rottura del contor no che non guasta il complesso architettonico dello Stadio. D’altra parte, del ” braccio ” per le partenze non si può fare a me no. E' una necessità di ordine te cnico-organizzativo ed anche spet tacolare, poiché consente sempre una notevole centralizzazione del traguardo di arrivo. Ma il ” braccio ” può non intac care le gradinate se intorno alla pista è stata conservata una suffi ciente striscia di riposo, spazio che deve sempre residuare tra l’area di gara e il pubblico. La striscia di riposo è un altro elemento ne cessario, che si è aggiunto in que sti ultimi anni per ragioni spetta colari e tecniche. Sotto quest’ul timo aspetto si è reso indispensa bile isolare dalla folla l’atleta che corre in sesta corsia: isolarlo mediante uno spazio e non con la semplice rete. Altrimenti l’atleta sente la pressione della folla e su bisce un turbamento, di cui non soffrono i colleghi delle corsie in terne. Inoltre la striscia di riposo
allontana la pista dal pubblico del le gradinate, permettendo un mi glior angolo di visuale. Ed ancora in tale spazio possono trovare po sto, senza disturbare la manifesta zione e senza allontanarsi eccessi vamente dal campo, le persone di fatica, i Giudici di riserva, le Giu rie temporaneamente inattive, i cronometristi nell’intervallo delle varie corse.
L’ultima e razionale tendenza in fatto di strisele di riposo è quel la di costruirle a guisa di cammi namenti, il cui pavimento è natu ralmente più basso del piano del campo e del primo gradino degli spettatori. In tal guisa coloro che stazionano, sia pure in piedi, sulla striscia di riposo non solo non recano disturbo allo svolgimento delle gare, ma neppure ostacolano la visuale degli spettatori. Nella fotografia che riproduciamo dello Stadio di Berlino si nota il campo di gara perfettamente sgombro. E tuttavia sono in ” campo ” alcune centinaia di persone, sapientemen te ” occultate ” nei camminamenti, che funzionano da strisele di ri poso e che circondano il perimetro dell’area di giuoco, salvo nei pun ti di accesso delle scalee. ACCA UiXNA O'INGOMBOO 30.000
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Lo schema-tino di campo sportivo per Atletica e Calcio attualmente in uso al C.O.N.l. è stato realizzato nel 1946. sempre per iniziativa di Bruno Zauli, e raggiunge i migliori requisiti tecnici tanto per l’Atletica (curve monocentriche con 39 metri di raggio) quanto per il Calcio (m. 105 X 70).
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UNA
PRATICA
SPORTIVA CHE DEVE ESSERE VIVIFICATA
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L’AGONISMO sci-alpinistico di
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rP RAVOLTO da una valanga sulle Alpi. Breonie nel febbraio del 193.1 cadeva Ottorino Mezzalama. Scotti parve con lui il solitario dell’alta mon tagna invernale, l’appassionato pioniere dello scialpinismo, il più grande maestro di questa spe cialità. Basti rammentare che la sua « alta via », trac citata e da lui percorsa per la prima volta, par tendo dalle Alpi Cozie e precisamente dal Colle del Moncenisio, fino alle Alpi- Noriche, attraversa ben 17 massicci alpini superando 57 ghiacciai ed un centinaio quasi di vette, colli od alti passi supe riori ai 3.000 metri e sovente, nelle Alpi orientali, toccanti i 4.000. Marciatore, formidabile, divora tore di dislivelli, abilissimo a districarsi ed a supe rare le insidie delle superfici crepacciate, rotto a tutte le bufere delle Alpi, rappresenta Ottorino Mezzalama il prototipo dell’esperto sciatore- scala tore ed ancor oggi i suoi insegnamenti rappresen tano in proposito, il patrimonio più prezioso. La prima tappa, ad esempio, della suaccennata « alta via », partiva dai 2.000 metri del Colle Mon cenisio per toccare il Colle delle Marmotte (metri 3315) il ghiacciaio e la vetta del Roccianielone (in. 3.537) ed ancora il picco di Ribon (ni. 3.548) il Colle ed il ghiacciaio Dérrière le Clapier (quasi 3.300 ni.) il Colle Autaret (ni. 3.270) il Colle Sale per raggiungere la punta ed il colle della Vailetta e l’alto bacino del ghiacciaio Baounet situato ad un livello medio di 3.400 ni. per traversare in seguito sotto la punta della Croce Rossa, al Colle d’Arnas e relativo ghiacciaio per scendere infine al piano della Mussa! Quasi un centinaio di chilometri compiuti con sci, pelli di foca e piccozza in una tirata sola. In fatti partito a mezzanotte dal Moncenisio giun geva ai piani della Mussa dopo aver divorato oltre 10.000 ni. di dislivello in salita ed altrettanti in di scesa, a notte fatta del giorno successivo. Ed all’incirca così furono tutte le altre tappe, attraverso le Levatine, il Ruitor, il Monte Bianco, il Monte Rosa, via via superate le Alpi Pennino e le Leponline e Retiche oltre il Brennero. Naturalmente i « shussisti » di ogni manco si so gnano di ripercorrere tanta strada od analoghi
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percorsi di cui sono ricche le alte Alpi, e soprat tutto tanta salita con la pesante attrezzatura dello sciatore alpinista sulla schiena! La figura e F l’esempio di questo appassionato maestro non potevano essere dimenticati ' _ "i e parti colarmente il suo insegnamento e la sua ardente passione dovevano essere trasmesse ai giovani. o______ Nacque così, per iniziativa del Club Alpino Ita liano, della FISI e del Club Alpino Accademico Italiano, unitamente alla Valle d'Aosta, la disputa del Trofeo Mezzalama. Una gara grandiosa, una gara unica che voleva secondo il pensiero degli organizzatori, non sol tanto ricordare la figura del. pioniere ed esaltare una pratica, quella dello sci d’alta montagna, alla quale orientare la gioventù amante della neve e delle altezze e delle immense solitudini alpine fuori dalle piste battute ed affollatissime degli slittoni e delle seggiovie; ma pure rivelare le cor date più attrezzate fisicamente e maggiormente affiatate come spirito e come intesa solidale. Lanciato nel 1933, due anni, dopo la scomparsa del campione, il Trofeo Mezzalama il cui percorso dovette per il maltempo e la tormenta essere di mezzato nel suo itinerario, alla capanna Quintino Sella sotto la punta di Felik, venne vinto per il primo anno dalla cordata Carrel-MaquignazGaspard. Questa competizione che venne giustamente de finita la gara dei ghiacciai si snoda ad un percorso sempre superiore ai 3.500 ni. e sovente superante i 4.000 toccando, come quota massima, la vetta del Castore (m. 4.226). Una velocissima corsa d’alta montagna con un totale di sviluppo di 50 chilo metri di percorrenza sempre impegnativa sotto tutti gli aspetti. Infatti, nell’intendimento degli organizzatori, il Trofeo, gara internazionale sciistica di alta mon tagna a squadre e secondo il regolamento, è da disputarsi d’obbligo in cordata ed in determinati tratti, come la cresta del Castore, senza sci e con i ramponi. L’itinerario si snodava dal Rifugio Principe di Piemonte al Colle del Teodulo (m. 3324) attra verso il Ghiacciaio di Ventina fino al Colle del
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Breitliorn (ni. 3.950) quindi pel Ghiacciaio di Verrà su per la parete e la cresta occidentale alla, Cima del Castore (ni. 4.222) e, dopo la picchiata al Colle di Felik (in. 4.008) ed alla Capanna Quin Quin- tino Sella (ni. 3.532) si portava a valicare il ver sante meridionale del Lyskanim all'altezza del Naso alla quota 4.100; ed infine attraversato in tutta la sua estensione il bacino glaciale superiore del Lys, alla Capanna G nifetti (ni. 3.647) ed al traguardo situato a Gressoney la Trinità. Nel 1934 la seconda edizione vide affermarsi la ferratissima pattuglia dei minatori di La Tintile composta da Chenoz ed i due Correi. Successiva mente nel 1935 gli alpini della Scuola Militare di Aosta si affermarono vincitori con la pattuglia Silvestri-Chenoz-Ronc. Il tempo da essi impiegato migliorò di quasi mezz'ora il tempo già net nolevol---- ' mente veloce dell'anno precedente: infatti vennero impiegati da questa prima cordata ore 4,30 dal Colle del Teodulo sino a Gressoney. Ma il record sbalorditivo venne conquistato dal la pattuglia degli olimpionici tenente Vida, Ser gente Perenni, ed alpino Ronc, nell'anno successivo che coprirono il medesimo percorso in sole 4 ore precedendo di parecchio le cordate degli svizzeri, dei tedeschi e degli austriaci. Per chi conoscesse il terreno di Plateau Rosa (ed ormai esso è ben noto poiché l’ardita funiviadi Cervinia reca lassù ai 3.600 ni. della stazione superiore, con assoluta, comodità chiunque desi deri sciare anche nei mesi estivi} avrà un'esatta idea dell'exploit quando si pensi che il percorso dal Colle del Teodulo al Ghiacciaio di Ventina sino su alla Vetta del Castore venne superato col tempo spettacolare di 1 ora e 40 minuti! Tale tempo anche negli anni successivi, rum risultò più superato. Oggi purtroppo, dopo l'ultima edizione del Tro feo Mezzalama disputato dodici anni or sono, la .conipetizione non venne più riesumata nonostante molteplici sollecitazioni di enti che se ne sareb bero assunta volentieri l'organizzazione. Tra que sti il Centro Sportivo Italiano ed anche la stessa ASIVA; risulta infatti che sin dallo scorso 1949 ed anche nel 1950 vennero avanzate proposte in tale senso. Anzi venne ventilata la proposta di costituzione di un Comitato esecutivo compren dente naturalmente oltreché tali enti, la FISI, il Club Alpino Accademico ed il Club Alpino. Ma
fino ad ora, purtroppo, ripetiamo, non se ne riu scì a capo di nulla per una serie di intoppi pro cedurali, questioni di precedenza e. altre incom prensioni le quali hanno fatto sì che l'idea di riesumare questa grandiosa gara dei ghiacciai, timanesse un pio desiderio degli enti e delle, per sone di buona volontà. Attualmente vengono disputate in Italia altre, competizioni del genere. Naturalmente esse, non sono che edizioni in sedicesimo del Trofeo Mez za lama: si tratta del Trofeo Parravicini, e. di al tre competizioni del genere. Però non così diffi coltosi, accidentati, ad alta quota, con il percorso implicante l'uso di ramponi oltreché di sci e pelli di foca, e. soprattutto impegnanti per tutta la lun ghezza dell'itinerario, il procedere legati in cor data. Starno certi, che con un po' di buona volontà ed un impegno reciproco da parte di quegli enti che hanno possibilità, capacità e mezzi adeguati al raggiungimento dello scopo, si possa tornare pre sto alla disputa di questa manifestazione unica, invidiataci dagli stessi svizzeri che, in tale settore dell'agonismo sciistico d'alta montagna, hanno no tevoli esperienze e che tutti gli anni indicono manifestazioni del genere sulle « haute* routes » delle Alpi dei Quattro Cantoni: dalla altavia Chanrion-Zermatt alTaltavia dell'Oberland Ber nese ed altre competizioni minori; tutte queste però non sono paragonabili al terreno ideale che si trova nel massiccio del Monte Rosa e che rap presenta veramente un privilegio per la Valle d'Aosta. Il Governo Regionale della Valle potrebbe in proposito assumere il patrocinio della riesuma zione di questa eccezionale gara la cui attuazione è resa oggi più semplice per la facilità di accesso alla zona alta dei ghiacciai che è risolto brillan temente dalle funivie del Cervino, rappresentando così una semplificazione notevole dei servizi logi stici e di tutte le funzioni organizzative — peral tro assai impegnative data l'altezza d'eccezione nella quale si svolge il Trofeo Mezzalama — ine renti alla buona realizzazione del Trofeo stesso. Inoltre il Club Alpino Italiano non può essere assente a tali iniziative che significano soprattutto un richiamo alle altezze per la gioventù di oggi la quale troppo facilmente si adatta alle vie bat tute senza più saper cogliere il fascino dell'alta montagna invernale.
Il tracciato del percorso per il "Trofeo Mezzalamo„
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LE MANIFESTAZIONI DEL C. S. I.
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per la maggiore rassegna giovanile dell’anno
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ualche settimana addietro, per v/ l’impostazione del grande Radu no sciistico giovanile che si svolge rà, sulle nevi di Bardonecchia dal18 all’ll marzo, ho incontrato nel simpatico centro invernale della Val di Susa il Presidente della FICI commendatore Pietro Oneglio. E’ uno sportivo di vecchia data il simpatico dirigente n. 1 dello sci italiano, ma è soprattutto un uomo di montagna, e della montagna cono sce, specie di quella agonistica, le gesta di tutti i tempi. Prima di giun gere alla presidenza della FISI, One glio è stato, come del resto i dirigen-
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datale II e r t o c c o
ti dello sport attivo, a capo di pic coli e grandi sodalizi dello sci e suc cessivamente presidente della Zona piemontese. E’ logico dunque che guardi alle sue montagne ed ai bei centri del Piemonte, prima che al trove ed è giusto che si preoccupi della valorizzazione delle sue zone, che sono del resto all’avanguardia nella vasta gamma agonistica degli sport invernali. Tornava Oneglio dalla settimana internazionale di Cortina ed era in deciso o meno se spingersi pochi giorni dopo sino ad Oslo per la ras segna mondiale di Holmenkollen, o
seguire i giovani nei campionati Juniores di Dobbiaco. Ha poi finito per scegliere questa seconda via, ciò che dimostra il suo attaccamento a tutto quanto di giovanile e nuovo nasce in seno alla Federazione degli Sport Invernali, preoccupato com’è di rinfoltire le file che la guerra ha trop po assottigliato e che a tutt’oggi ap paiono ancora striminzite. Per questo Oneglio, nella cordia le chiacchierata a tavola prima e poi ai piedi del trampolino Smith, men tre veniva già una neve a fiocchi larghi e asciutti come enormi ba tuffoli di ovatta, ha parlato quasi
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esclusivamente di giovani sciatori, di leve, di movimenti propagandistici Sa benissimo il Presidente della FISI che la forza della sua federazione non consiste tanto nelle affermazio ni, pur sempre gradite, dei Monti o dei Colò, come della Celina Seghi, quanto nelle migliaia di giovani sciatori che tornano ad affollare i campi di neve e le nostre vallate. Proprio per questo ha assicurato la sua presenza alle manifestazioni di Bardonecchia indette dal Centro Sportivo Italiano e riguardanti del resto proprio e soltanto i giovani dello stesso CSI, gli studenti medi in competizione nel triathlon scii stico studentesco e nelle altre prove di campionato maschile e femminile, ed infine i piccoli sciatori, la vera « leva » giovanile che si ripete ormai da due anni con frutti eccezionali tecnici e propagandistici. E’ bastato il solo annuncio della finale interregionale dei «Campanili Alpini» per mettere a rumore le valli e gli altipiani, per accendere nei ragazzi un entusiasmo difficil mente riscontrabile negli adulti, per spronarli ad una preparazione osti nata e completa per le eliminatorie di zona e poi per la finale di Bardo necchia. Avremo sui tracciati di gara che si irradiano sinuosi e varii dal cam po Smith per tornare allo stesso epi centro agonistico della Val di Susa, giovanissimi sciatori dell’altipiano dei sette Comuni, di Asiago, fucina ormai bene individuata e meritevole di fondisti e di saltatori. E con i ra gazzi di Asiago, che lo scorso anno han fatto man bassa di premi con-
Programma (! orario dello manifestazioni GIOVEDÌ’ 8 Ore 9 - fondo <Km. 10 > Cam pionati C.S.I. Ore 15 - (Km. 5) Campanili Alpini. Arrivo concorrenti Campionati Studenteschi Medi. Ore 18 - Estrazione a sorte dei numeri di partenza del fon do slalom gigante. VENERDÌ’ 9 fondo (Km. 8) CamOre 9 pionati Studenteschi. discesa Ore 13 — c. — libera Cam pionato C.S.I. Ore 15 - Slalom gigante Cam pionati Studenteschi. bre 16 - Slalom gigante Cam panili Alpini. SABATO 10 staffetta 3x6 Km. Ore 9 Campionato C.S.I. Ore 10 - staffetta 3X4 Km. Campanili Alpini. Ore 14 - discesa obbligata Campionati Studenteschi. Ore 16 - discesa obbligata Campanili Alpini. DOMENICA 11 Ore 8 - S. Messa. Ore 9 - staffetta 3x5 Km. Campionati Studenteschi. Ore 10 - discesa obbligata Campionato C.S.I. Ore 11,30 - Gare di salto. Ore 16 - Premiazione Gene rale: Campionati C.S.I. - Cam pionati Studenteschi - Campa nili Alpini.
traslati tuttavia dai trentini e persi no dagli abruzzesi di Roccaraso e Sulmona, avremo quelli della Val d'Aosta, della Carnia, dell’Appennino Ligure, della Valtellina e della Valdisole e le nuove generazioni della Valformazza e della Valcismon, no mi altisonanti questi nelle competi zioni sciistiche, per la tradizione che ricollega queste due ultime valli al campionato a squadre per la « val ligiani ». Nel solo sentire queste enuncia zioni di località e di probabili par tecipanti, Oneglio sorrideva soddi sfatto ed è stato proprio per suo suggerimento che le tre manifesta zioni sono state raggruppate e fissa te in un’unica data nella prima de cade di marzo. Non sono molte le provincia che hanno a disposizione località mon tane accessibili, a causa del dop pio fattore negativo della lonta nanza ed economico. Tuttavia i cam pionati avuto già, con le fasi pro vinciali, un successo che assicu ra alla finale li Bardonecchia il migliore risultato. Si può calco lare che le provincie presenti saran no circa 25 e tale numero è già di per sè stesso un massimo eccellente e lusinghiero. Saranno a Bardonec chia le rappresentative delle zone che vantano tradizioni brillanti da vecchia data nel settore dello sci studentesco come Belluno — (nella cui giurisdizione è Cortina d’Am pezzo); Bolzano (,che può contare sulla Valpusteria e la Valgardena): Trento (che dispone di 100 luoghi uno più bello e fervoroso dell’altro)
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mificazioni alpine; Aosta, con i gros si e famosi centri turistici e ancora Udine e Vercelli. Ma in molte altre provincia si è pure provveduto a se lezionare gli elementi migliori, an che se ciò è costato fatica e sacrifi cio sicché le adesioni di Asti, Como, Brescia, Bergamo, Bologna, Gorizia, La Spezia, Genova,Terni. Roma, Tre viso, Piacenza, Pistoia e Venezia me ritano d’essere segnalate in modo particolare. La stagione sciistica è stata particolarmente favorita que st'anno da eccezionali nevicate, sin quasi nelle località di collina, ciò che ha consentito una attività profi cua e una lunga preparazione. In linea tecnica il programma di Bardonecchia presenta delle novità che gli stessi dirigenti della FISI hanno sottolineato e seguiranno con particolare attenzione. I risultati nelle competizioni internazionali ottenute dagli "Azzurri" non sono eccessivamente lusinghieri. Non ba stano infatti i nomi di Monti o di Colò per riempire le caselle di una intera stagione e d’altra parte gli altri "numeri" di cui dispone oggi la FISI: Catturani, Gartner, Rober to o Alfonso Lacedelli, Menardi, Alverà, Ghedina, Colli, tra i disce sisti e ancora Rodeghiero, De Zulian, Perruchon, De Florian, Azzolini tra i fondisti, mancano ciascuna di quel ”quid” che consente il rag giungimento di affermazioni inter nazionali. I fondisti hanno pur sempre davanti a loro gli scandi navi, dalla tecnica inimitabile, ma specialmente dalla preparazione atletica così radicata in loro stessi, da essere già campioni del fisico prima ancora che Specialisti dello sci. I discesisti, da parte, loro han no altri avversari tra i centro-eu ropei, austriaci, svizzeri e francesi che mirtacciano i nostri piazzamen ti alle Olimpiadi del prossimo anno ad Oslo, nelle quali pare ormai cer ta l’ipoteca posta dagli scandinavi, anche nelle specialità alpine.
Anche di questo si è parlato nel la cordiale conversazione con Oneglio. « Osserva — mi diceva il Presi dente della FISI — ad esempio, la impostazione tecnica e stilistica di Catturani. E’ un ragazzo che ha delle gambe di ferro e dei polmoni grossi così, come il cortinese Mon ti, spregiudicato e indomabile come lo fu un tempo il povero Giacinto Sertorelli, ma non sa imporsi una condotta di preparazione quale si addice oggi ai discesisti ed ai « sla lomisti ». Non sa cioè applicarsi per delle ore intere, come fanno gli scan dinavi all’allenamento sul « Cam petto di casa », provando e ripro vando dieci, cento, mille volte, se fosse necessario, il passaggio di un • pettine • o di una porta. Gli scandinavi, che non hanno oltre tutto la fortuna delle grandi disce se, che non hanno le nostre mon
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tagne, nè le Alpi francesi o svizzere e ancora Vicenza, con l’altopiano dei sette Comuni; Sondrio, con la Vaitellina; Torino, con le milte sue rao austriache, sono divenuti egual mente dei grandi campioni del di scesismo, proprio in virtù di que sta loro tenace applicazione negli allenamenti. Oggi Eriksen e Sollander spaventano i Colò, i Schneider, i Couttet, gli Oreiller nella disce sa libera e li avanzano già nello « slalom ». « Occorre — proseguì Oneglio — che i nostri giovani si convincano della serietà del lavoro da compie re, per poter aspirare a risultati eccezionali. Per questo preferisco che nascano i nuovi, ai quali la FISI darà tutta l’assistenza perchè pos sano riuscire ». Basta da sola questa dichiara zione per innalzare la manifestagione giovanile di Bardonecchia all’importanza dei grandi avveni menti nazionali. Saranno in gara circa quattrocento atleti d’ogni par-
te d’Italia e d’ogni valle, se non forse più. Riavremo centinaia di partenti nelle prove di fondo e sarà questa la nota tecnica più interes sante del Raduno piemontese, al quale non mancherà l’onore della presenza di alte autorità della scuola e dello sport. La complessa organizzazione è ormai avviata alla fase conclusiva. La messa in scena dell’imponente raduno, che troverà calda e cordia le accoglienza e gradito soggiorno nella meravigliosa colonia della Gioventù Italiana messa a disposi zione, con spiccato senso sportivo, dal Commissario Nazionale della G. I., si annuncia perfetta, sicché i giovani sciatori potranno disputa re le molte gare in un ambiente ideale, sia dal lato tecnico, per la accurata scelta dei percorsi e per l’ampia disponibilità degli impian ti, come per la cornice festosa che la popolazione di Bardonecchia, se condo antica tradizione, farà per completare il quadro del Raduno.
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Durante I riuscitissimi "Campanili Alpini,, dell'anno scorso, svoltisi sui campi di Asiago
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PARLIAMO DEGLI ANZIANI
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prototipo di "longevità giovanile"
C SPORT E VECCHIAIA, sono due termini in netta opCI posizione, e l’uno esclude l’altro? Per le menti e le mentalità retrograde appare ancora così, come ab antico. Ma chi tiene presente die ormai corre l’èra dello sport, e si regola secondo essa, anzi s’adopera a darle vivacità e vigore, con tutto l'entusiasmo la convinzione di cui è eppure, trova che possono ingranare benissimo, anzi formure una coppia perfettamente intonata all’ambiente, e magari brillante per disinvoltura e per valore di presta zione sociale. Comunque a rendere i due termini più rapidamente ac cettabili e pienamente comprensibili, conviene subiscano un rimpasto, una rifusione, da cui esca una definizione nuova: «longevità giovanile». A nuova economia, moneta di nuovo conio; a nuove situazioni, nuovo ordine di cose; a nuove... ère, parole. termini, locuzioni nuove. Longevità giovanile non ha nulla a che vedere con vec chiaia longeva che presuppone, poniamo, un centenario che dura in condizioni di vecchiaia da circa una trentina d’anni. Condizione poco lieta. Invece un individuo di lunga età, che si mantiene in condizioni di giovinezza e freschezza, in verità, è persona felice. Facciamo in modo che vasti complessi sociali, e grazie allo sport e alla sua èra, beneficino di tali condizioni, («meno gente assisa sugli spalti degli stadii e più atleti, giovani o vecchi, operanti sui campi sportivi ») e avremo trasformato in bene e in meglio tutto un mondo. Poiché è pur vero che le età me die e gli inoltrati negli anni formano maggioranza — che tanto più annienta quanto più vanno prolungandosi, sta-
tistiche alla mano, i confini della vita umana — e proprio _ un mondo nuovo si andrà grado a grado formando, gio vane in tutto il suo insieme, nella sua media di composi zione,, e arricchito del senno di preziose esperienze.
I si potrà chiedere: ma non è prematuro parlare di lon■ gevilà giovanile in relazione all’esercizio sportivo pra ticato con assiduità, oppure continuato a regime ridotto ma sempre corrispondente alle necessità dell’organismo, senza una documentazione di dati, di risultati, di controlli pre cisi, condotti con criterio scientifico? Ci avviciniamo, ormai, al mezzo secolo di pratica spor tiva diffusa, anzi popolare, in tutti i Paesi civili. Il mate riale da cui trarre gli elementi precisi e utili a compro vare l’asserto d'una longevità giovanile... in marcia (sem pre coerenti nella nostra terminologia!) non manca davvero. Nè manca chi si interessa dell’attraentissimo argomento, e ne fa tema per studi approfonditi, che sfocieranno certa mente a conclusioni ineccepibili. In Italia la Federazione Medici Sportivi, in stretta collaborazione con il C.O.N.I., sta conducendo tra esami di gabinetto clinico, cartelli se gnaletici e curricoli di atleti del passato e del presente, un suo studio che riuscirà certamente della più alta im portanza e formerà una prima utilissima base di dottrina e di prassi per il futuro. Negli altri Paesi, che il loro movimento sportivo illumi nano anch’essi della fiamma olimpica e tengono sotto l’egida dei cinque anelli, si studia, si esamina, e si collezionano dati ed esperimenti con non minore passione e compe tenza medico-scientifica. Abbiamo già accennato nello scorso
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numero di « Stadium » alle risultanze tratte in Inghilterra in argomento. Ma se :noi risaliamo alle relazioni medico sportive del Congresso Medico di Bordeaux, svoltosi nel luglio del 1919, c'è di che offrire ai lettori, e con la più luminosa soddisfazione per gli sportivi del passato, ancora sulla breccia, e per gli sportivi di oggi intenzionati di non allontanarsene, un'altra esemplificazione veramente preziosa.
A SSO] ,1 !T AM ENTE esauriente la relazione del dolt. Bidon. ■‘‘di Lione, vecchio campione di podismo, medico ispettore alla Direzione Generale della Gioventù e degli Sports, trat tando dell invecchiamento degli atleti e della longevità spor tiva. Ai fini «Iella buona causa, ci permettiamo trarne un rapido sunto. Le sue osservazioni si basano sull'esame, in gabinetto cli nico e allo Stadio, di centinaia di veterani, studiati, seguili e consigliati (premettiamo che in Francia i veterani dello sport hanno una tradizione), e su una specie di referendum richiesto a un certo numero di personalità sportive, atleti, allenatori e medici. Egli ha studiato sia anziani che ancora si dedicano ad una normale attività agonistica, sia veterani che si limitano a prove esclusivamente riservate a individui della loro età. A esempi classici di longevità sportiva — noti anche in Italia —- cita, nel tennis Borotra, Codici, ne) ciclismo Benoil Paure e Viotto; nel nuoto Henri Padou che a 50 anni era capitano della squadra francese di pallanuoto. Del centro sportivo lionese, a sua portata di mano, cita Ire casi tipici: Clerques a 46 anni effettua i 50 tu. nuotata libera, in 31”, mai ottenuti da giovane; Coinbcz, la stessa distanza in 29”8; l allenatore Maurel. a 40 anni vicino agli 1’27 sui cento, nuotata sul dorso, e 1’29” a rana. In questi tre nuo tatori nessun indizio «li invecchiamento, polso lento, pres sione normale c rapido ritorno in calma. Maurel si sente addirittura ringiovanito. Bidot ricorda poi insieme ad altri noli assi. Nitriti! che a 36 anni batteva il record mondiale dei 10.(100 ni., c Ritola finalista olimpico a 38 anni. Ma porta un caso ben più difficile. Roger Braconnot: mutilato di guerra. i 35 anni realizza queste perfomances: lancio del peso, in. 15.20; disco, m. ni. 46; martello, m. 50; 100 m. 11”. E a 44 anni, 100 ni. in 12”2; disco, ni. 44; mar tello vicino ai 50 m. Polso, in riposo 64, pressione 13/7,5. Ritorno in calma rapido, condizioni generali eccellenti. Tecnicamente probativo è il caso di Paul Messner, che sulla più dura delle tirate di corsa, i 1500 m., consegue a 311 anni un tempo migliore di quello conseguito dieci anni prima. Ma se passiamo dai quarantenni con stoffa di campioni restìa a cedere, ad anziani senza pretese sino a 65 anni, dediti a quei crosses (Ics ancètres coniati sin dal 1910 dal—i_;i n-------------------------------i._ ------- esl'indimenticabile Desgranges, _• si ihanno risultati che per sere in serie sono ancor più probativi. T7 SPOSTI altri numerosi, autorevoli e documentati esempi, J tali da sorprendere anche i meglio disposti ad accettarli, e tentare i più restii, il dr. Bidon rileva come lo sport sia un rieducatore e riqualificatore per eccellenza, di vecchi disabituati e anche valetudinari, e di minorati di guerra, con le dovute precauzioni e norme s'intende. Particolarmente favoriti dalla sorte sono infine quei vetocani che fanno gli allenatori. Per essi l’esercizio è di tutti i giorni e anche intenso, poiché è ben necessario che passino quanto più possibile dall’esposizione teorica alla dimo strazione pratica. Invece, sfavoriti si trovano quanti per im pegni professionali, lavoro e preoccupazioni varie, riescono solo a dedicare rare ore settimanali allo sport. Eppure ciò è già sufficiente, specie se accompagnato da un regime ali mentare cauto e dosato, ad evitare il più terribile nemico dell’uomo e provocatore di decadenza fisica, intellettuale, morale: l’accumulo di grasso, l’adipe, l’obesità, oggi parti colarmente favoriti dai mezzi di trasporto veloci e comodi... Ma vogliamo dare uno sguardo a quello che è, e potrebbe e dovrebbe essere la situazione della « longevità giovanile :■ in Italia? Sono, in verità, in gran numero i vecchi sportivi, campioni o buoni gregari, che non mollano e sono in grado di por gere a ogni momento dimostrazione della loro sempre note vole efficienza fisica: ma ciò è più dovuto alla loro ini-
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> Altlmonl, in una foto dell’epoca, alle Olimpiadi di Stoccolma. Il possente marciatore milanese detiene ancora quattro primati nazionali I
ziativa individuale, a volte trionfante, a volte facente capolino tra le maggiori difficoltà. Gli è che, purtroppo, nel nostro Paese si è sempre dovuto lavorare molto — altro che le otto ore! — per sbarcare il lunario, e oggi si è costretti a impegnarsi ancor più allo scopo di rifarsi di produzione, per sonale e collettitva, mancata o distrutta; e con ciò si spiega il prodigioso «recupero» economico e produttivo di cui l'Italia è stata capace. Ed è veramente un... valoroso, chi, nonostante tutto riesce a praticare sport con sufficiente co stanza e razionale misura. Eppure, proprio per chi in gioventù ha intensamente pra ticato sport, è quanto mai necessario mantenere il fisico in esercizio; lo sport allena a sostenere gli sforzi più duri, l’ab biamo detto, conduce a una superiore elasticità, ad una vera e propria maggiorazione dei riflessi mentali, a prontezza di scatto dei muscoli, tutte cose queste che hanno il loro gran de valore nelle varie forme dell’attività quotidiana, nel lavoro, nello studio. Guardate, i «vecchi sportivi», come si mantengono in grande maggioranza nelle migliori con
:-S dizioni di salute. Volete degli esempi? Riferendoci ad un solo sport, 1 atletica leggera, ecco un elenco di nomi noti ai più, così come vengono.
TT N nome più che popolare: Facclli, l’ostacolista, operaio soffiatore di vetri a Murano, e ostacolista grande rivale di lord Burgley alle Olimpiadi del 1920. Egli è stato recente mente operato di cataratta a un occhio, ma è rientrato subito in piena efficienza fisica; ha 53 anni ed è ora alle natore della Cristoforo Colombo di Genova, dove ai suoi allievi impartisce efficacissime lezioni dimostrative col suo inconfondibile stile. Il poderoso Altimani, zincograto a Mi lano, i cui records nazionali di marcia (1918) sono ancora imbattuti (ni. 3000 in 12'25”; in. 5000 in 21’31”8; ni. 10.000 in 44’34”4; dell’ora, km. 13 e ni. 403,07). Egli sfoggia tuttora la più invidiabile validità fisica, nonostante il lavoro insa lubre. Altro marciatore di fama, il romano Siila Del Sole, si mantiene in eccellenti condizioni fisiche; il fondista Lippi, il quale ha ora 47 anni, ha tralasciato l’attività agonistica da appena due anni, ma potrebbe ancora gareggiare vali damente; Ambrosini, Discuoia, Natale Stefano, Nello Dartolini vorrebbero ancora correre, in gara naturalmente. 1... pionieri Cartescgna, medico a Torino, e Giongo, radiologo a Milano pressoché sessantenni, sprizzano energia da tutti i pori. Raiser è dinamico presidente della Sezione atletica della Pro Patria di Busto; Davoli è dirigente della «Trionfo Ligure»; l’indimenticabile Tavernari, impiegato al Comune di Modena è custode del campo sportivo; Maregatti, geo metra al Connine di Milano, è sempre alla testa dei... misu ratori; Primo Brega è Vigile del fuoco; Folinea è addirit tura giovane, poiché appena sui 40 anni, ed esperto e valoroso colonnello pilota, ora al Comando di Zona di Bari. E Gu stavo Baracchi, noto ingegnere, ora infaticabile direttore del Servizio Totocalcio? E Guabello anch’esso in:tgegnere e segretario della Fidai? Ma se vogliamo salite più in sù per la scala delle età. troviamo un autentico fondatore dell’atletismo italiano, nella pratica e nella dottrina: il prof. Sorrentino, il quale a 80 anni, ha un aspetto energicamente giovanile, e non perde una battuta dei suoi esercizi ginna stici quotidiani nè un passo delle sue rapide passeggiate di salute. E già che ci siamo, entriamo nel campo — pare una contraddizione in termini — della... cattedra, e c’incentriamo con un vecchio ginnasta e velocista, del periodo degli Avattaneo, Claudio Volpi, Tuzi e tanti altri, ancora in gamba, guidati dal magistero del compianto Cesare Tifi alla Ginnastica Roma: questo vecchio ginnasta e atleta è il prof. Angelini, Preside del Liceo-Ginnasio Tasso a Roma. A sessant’anni, oltre che di lettere, impartisce lezioni di azione ginnico-sportiva — andatelo a vedere ancora ai vol teggi — e non ci sarà da stupirsi se il suo Gruppo Sportivo farà presto parlare di sè le cronache dei campionati stu denteschi. XJ E abbiamo sottomano una infinità di altri esempi da ci*- " tare, e gli innumerevoli vecchi amici e campioni d’atletica che qui siamo costretti a lasciare nella penna vorranno per donarci. Del resto torneremo sull’argomento in seguito, e verrà anche la loro volta. Nel frattempo, non pochi spinti dall’emulazione, cercheranno di riemergere dal regime ozioso in cui si sono lasciati andare, e rendersi attivisti entusiasti e... contagiosi della « longevità giovanile » attraverso la dia lettica di fatti e non di parole, deH’esercizio fisico, agoni stico o non agonistico che sia. E qui poniamo una domanda quale giustamente può avan zare il dubitoso dello sport degli anziani, ma che deve porsi anche il convinto. E’ giovevole la forma agonistica per gli inoltrati negli anni? Vi può rispondere con precisione sia il medico, sia l’atleta dalle annose esperienze. Chi si mantiene in esercizio con regolare assiduità ed è immune da tare da sregolatezza (a buon intenditor...), non ha nulla a temere dall’esercizio sportivo anche spinto a fondo, anche perchè la sua lunga esperienza in materia di sforzo e di limiti di esso gli suggerirà istintivamente il grado d’impegno. Specie se poi si limiterà ad una atti vità individuale (magari consultando l’amico cronometro) o tutt’al più alle prove specificamente riservate a veterani (e sarà bene che col procedere degli anni si rimanga senz’altro
neH’aiiibiente più affine) si stabiliranno e commisureranno da sè le proporzioni di sforzo. D’altronde ciascuno propen derà, come per selezione intuitiva, verso la forma di sport che gli si adatta: e ce ne sono tante, agonistiche pur esse, dal tennis (chi non ricorda Re Gustavo di Svezia, tennista d'alto valore su campi coperti ancora a 80 anni?) al tiro a volo, alle bocce, al golf. E pur in forma non agonistica, vi sono sport che richiedono autentico vigore, dal ciclotu rismo all’escursionismo, dalla caccia al nuoto, dal remo al l’alpinismo estivo, dalla corsa campestre sino alla ginna stica da camera o eseguita in luoghi alberati o sulle spiaggie. Non temeremmo nemmeno la palla a volo c la pallacane stro, dato che, in questi casi, i movimenti sarebbero più lenti e misurati.
T ’ IMPORTANTE, ai fini della propria conservazione, è -L» non cedere alle tentazioni della pigrizia e per ottenere questo basta fare quel tanto di esercizio che ingeneri quasi brama di attività, una vera ansia di moto e di slancio, così come in giovinezza, per esempio, si aveva fame di salti, di corse e di pallone. E diciamo di passaggio, che di solito la tendenza alla pigrizia e all’abbandono si verifica in chi cede a certe date passioni, o si scoraggia per una delle tante disavventure della vita. Reagire bisogna, e subito ! Se no non si è più in tempo. Al preciso scopo della prosecuzione o della ripresa della attività sportiva per gli anziani, purtroppo, finito il Dopo lavoro, manca in Italia una organizzazione adeguata. (Per che il benemerito C.S.T. non s’occupa anche degli anziani?). Un ulteriore tentativo di Unione Sportiva Veterani s’è avuto a Roma, e con grande numero di adesioni. Ma purtroppo, in quale luogo, o campo sportivo i veterani possono tran quillamente dedicarsi a esercizi all’aria aperta, a un certo numero di giri di pista, vuoi di marcia vuoi di corsa, ad attività su terreno pur di ridotte dimensioni e via di se guito, per ciò che è loro conveniente? Ed ecco, che dopo alcune liete riunioni con riesumazione di ricordi, rimane l’inattività dei più, e la difficoltosa e quasi ostacolata atti vità dei meno. Eppure lo sport degli anziani c la longevità giovanile di cui esso sarebbe suscettibile, si presenta come un problema d'importanza forse non inferiore a quello dello sport gio vanile. Si tratta dell’efficienza fisica e mentale, del titolo morale e volitivo, della capacità produttiva e direttiva di almeno la metà della popolazione del nostro Paese. Così è del resto per gli altri Paesi, che peraltro — prendiamo ad esempio la Svezia e altre zone nordiche, e che dire della Francia? — sono in proposito meglio organizzati di noi anzi essi lo sono, e noi niente affatto. E per noi tutto resta alla buona volontà e all’iniziativa individuale. Che è molto rispetto agli individui, ma è ben poco nella somma del rendimento e delle possibilità di massa. massa, Come sempre, veniamo a trovarci in condizioni di sfavore si affida di valore incal colabile ai fini di potenziale sociale, economico e oltre. XT OI auspichiamo vivamente che per una integrale solu’ zione dell’imponente problema intervenga — quando e come potrà — con la sua autorità, il suo concorso e i suoi sussidi tecnici il C.O.N.I. Si tratta soprattutto di porre a di sposizione dei veterani possibilità anche modeste. Abbiamo già detto : fortunato chi ha modo di tenersi in allenamento, perchè allenatore o coadiuvatore. Ma non così fortunata è la massa: e questa va posta in condizioni di estendere attraverso l’esercizio, ai più lontani limiti la propria efficienza fisica. E anche con tale valido ausìlio difendere la sua levatura morale, favorire la sua dinamicità. Che .infine, o meglio, in cima al movimento sportivo an ziano, si nutra la fiamma, che se non può essere specificamente quella olimpica, è quella universale del perenne per fezionamento spirituale, fiamma che non si spegne: e avre mo allora, in perpetuo, senza più tema di pause o di deca dimenti, un processo sempre dilatato e crescente, negli indi vidui e nei popoli, di potenziamento e vigore, di limpidezza e correttezza. Perfezionando nella parte matura deU'umanità fibra e sapienza, formatrici autorevoli dell’altra parte, più giovane, nella purezza del pensiero, nella nobiltà degli slanci, nella saldezza dell’osservanza.
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Lo conoscete ? È r"azzurro„ É Silvestri che sta eseguendo il colpo di-., grazia. Fra poco ''spalle a terra” dell’avversario.
Per l'allelica pesarle
crisi di trapasso tra due genera z i o n i t N VISTA del traguardo di HelJ- sinki, ormai non più troppo lontano, anche l’atletica pesante ha aumentato la pressione nella pro pria caldaia ed ha intensificato il proprio ritmo di marcia, che pure era stato già abbastanza sostenuto negli anni 1949 e 1950. Il compito che la F.I.A.P. deve assolvere non è certamente facile. Esso ha tre aspetti completamente diversi, quanti sono le specialità sportive olimpiche che essa cura. Per il sollevamento pesi, si tratta per ora di riguadagnare lentamente qualche posizione, poiché questo sport non consente miracoli im provvisi e risurrezioni repentine. Per la lotta stile libero, si tratta di assimilare la nuovissima tecnica con la quale i turchi hanno quasi
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di colpo sgominato il campo inter nazionale. Per la greco-romana, in vece, si tratta di mantenere le eccel lenti posizioni di Londra e, se pos sibile, di migliorarle. Compito non facile, particolar mente quest’ultimo, sia perchè par tire con un titolo olimpico nel pro prio zaino significa dover sempre sostenere un peso molto gravoso, sia infine perchè per gli « azzurri » questa è l'Olimpiade della crisi di trapasso fra due generazioni atleti che. Gli uomini dell'anteguerra, che fino a Londra hanno tenuto al ti i colori italiani, cominciano or mai ad accusare il peso degli anni. E’ quindi indispensabile mettere alla prova del fuoco le nuove gene razioni. Altrettanto viva si è sentita que-
sta necessità nelle altre due specia lità dove sono stati introdotti una tecnica nuova ed un metodo di al lenamento completamente diverso e quindi, per ottenerne i frutti mi gliori, è indispensabile rivolgersi ai giovani, capaci di assimilare senza preconcetti le nuove teorie. Giovani non ne mancano, al l’atletica pesante italiana : ogni an no sono centinaia e centinaia di nuovi proseliti che vengono alla materassina o alla pedana attra verso le molte gare di propaganda ed in particolar modo attraverso i Trofei Raicevich, Nizzola e Ga limberti. Il problema tuttavia è quello di prepararli all'agonismo attraverso un vasto programma di gare e sopra tutto di far fare loro le ossa in campo internazionale, senza troppi rischi per il prestigio
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dello sport italiano. Molto spesso, infatti, le esigenze tecniche che vorrebbero confronti duri trascu rando i risultati, cozzano contro altre necessità che chiameremo di propaganda, che costringono a qualche successo di prestigio, an che sé in linea tecnica di poco ri lievo. Anche nel tracciare il program ma agonistico, la Federazione ha dovuto tener presenti le diverse ne cessità dei tre settori. Per la lotta stile libero è necessaria una vastis sima propaganda che attiri a que sto sport nuove schiere di giovani : ed ecco i campionati di società, ini ziatisi ai primi di gennaio e che si concluderanno soltanto in autun no, il cui successo indiscutibile è dimostrato dalla passione con cui le gare vengono seguite dalle folle sportive. Ma accanto a questa gara ed a tutte le altre prove a carattere nazionale, ecco il grande torneo triangolare a squadre nazionali, per la Coppa del Centenario Co lombiano, che si svolgerà in tre prove, una in Svizzera, una in Austria ed una in Italia. Per il sollevamento pesi, occor reva la grandissima manifestazio ne di grido, fiancheggiata dalle
molte gare nazionali. Éd ecco i campionati del mondo di Milano, del prossimo ottobre, attorniati dai campionati nazionali a prova mul tipla, dalla Coppa Italia e dal Trofeo Menegola. Ma la carta più grossa era quel la che riguardava la lotta greco-ro mana. Bisognava, come si è detto, collaudare i giovani, e non soltan to gli otto possibili nazionali, ma molti altri giovani, senza per que sto andare incontro a possibili grosse sconfitte, che avrebbero de moralizzato gli atleti e creato una atmosfera di sfiducia, sia pure in giustificata, intorno a questo spert. Felicissima quindi è stata l'ini ziativa della F.I.A.P. di organiz zare, anziché incontri internazio nali di squadra, tre grandi tornei internazionali, invitando in Italia atleti delle più forti Nazioni del mondo. In questo modo, mentre non è in giuoco il prestigio diretto della « nazionale » è possibile so pra tutto che 'i grandi e celebrati campioni svedesi, turchi, egiziani, finlandesi, ungheresi, ecc. siano messi a contatto non soltanto con i nostri numeri uno, ma con tre, quattro atleti per ogni categoria. Da questi tornei potrebbero venir
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fuori sorprendenti risultati e i te cnici federali potrebbero ricavarne indicazioni preziose. E intanto questi ragazzi che, oggi o domani, dovranno vestire la maglia azzur ra e sostituire nella squadra nazio nale gli assi di ieri e di oggi, co mincieranno a conoscere i sistemi di lotta dei grandi maestri, acqui steranno attraverso qualche lumi nosa vittoria la necessaria fiducia in se stessi, faranno tesoro dell’e sperienza, che talvolta potrà anche essere dolorosa, per il loro doma ni internazionale. E se l'Italia do vrà portare ad Helsinki un mani polo di giovani, siamo certi che essi saranno già in grado di ven dere cara la pelle. Il 1951 sarà quindi, in tutti i settori — e non vogliamo neppure trascurare il judo, che pur non es sendo sport olimpico sta compien do passi giganteschi e avrà anche esso quest’anno i suoi collaudi in ternazionali — l’anno della, pro va del fuoco, per la messa a punto delle squadre che dovranno difen dere ad Helsinki colori e tradizio ni d’Italia. Collaudo duro, proba torio, convincente. Auguriamoci anche che sia positivo. Alfonso Castelli SPORT, la lotta libera? SaJ~'rà, ma appare ai confini del lo scontro tragloditico e della tortura... dell'uomo sull’uomo. Eppure, in questa foto, quel tor citore di gambe, che sta atten tamente cercando il punto di frattura dell’arto dell'avversario, con una fronte aggrottata e stu■ diosa da Archimede che in un solo tempo scopra la leva, la vite perpetua e il peso specifico, non è proprio bestiale. E’ uno scientifico dello stroncamento del corpo umano... Basta, può darsi che anche la lotta libera sia una valvola di sicurezza, uno sfogo a eccessivo dinamismo di uomini di forza fisica e istinti esuberanti. Forse rappresenta il minor male, e qui i due for midabili energumeni s’amusent. Anche se il lottatore a terra non sembri per il momento soddi sfatto del giuoco. Ma quanta di versità dalla umanissima lotta greco-romana!
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il . L.
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I DIVAGAZIONI
CALCISTICHE
(ohi: ii.viik.ì' IL CAMPIONATO? di Edoardo Kronhelm
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ve, Inter... », la margherita del clas sico « m’ama, non m’ama... » si è aggiornata, dalla incertezza senti mentale passando a quella sul nome della squadra che vincerà lo scu detto; il romantico fiorellino non viene più sfogliato da dita che chie dono di veder rivelato il futuro di una delle tante Maria, di una delle tante Anna, ma nell’ultimo petalo si cerca di trovare la potenza im personificata da Nordahl, lo stile di Parola o... la lingua lunga di «Veleno». Il tutto perfettamente in armonia con i tempi attuali, in cui il giuoco del calcio, seguito dal l’aureo strascico del Totocalcio, da fatto sportivo puro e semplice ha addirittura invaso ambienti, ha con quistato posizioni che fino a dieci anni fa il più... euforico dirigente mai avrebbe sognato! « Milan, Juve, Inter... » nell’or dine di preferenza le tre squpadre che si dividono il 100% delle pos sibilità di vittoria finale, le tre squadre che anche l’anno scorso oc cupavano i primi tre posti della graduatoria, come dire che la storia si ripete e che la situazione tecni ca delle alte sfere del calcio ita liano è ormai stabilizzata, assioma cui fa da corollario il fatto che an che nei piani immediatamente in feriori della classifica troviamo le stesse squadre dello scorso anno, Lazio, Como e Fiorentina. Nè l’analogia con il campionato » 1949-50 si ferma qui: infatti a so miglianza di quanto avvenne l’anno scorso, i primi turni del girone di ri torno hanno concluso con una grave crisi della capolista: l’anno scorsola . Juventus perdette quasi completa-^ mente il forte vantaggio acquisito, pur rimanendo sempre in testa alla classifica; quest’anno l’Inter è sta ta di turno nel condurre la corsa di testa quasi dall’inizio del cam pionato, e nel cedere di schianto in quel periodo gennaio-febbraio che quasi, sempre è stato fatale ai cosidetti campioni d’inverno: esem pi classici, quanti se ne vogliono: 1931-32: il Bologna finisce imbat tuto il girone d’andata, arriva alla
2" giornata di ritorno, sempre in te sta alla classifica, poi incomincia a perdere e crolla. 1934-35: la Fiorentina, squadrarivelazione di turno, è prima « al giro di boa » dopo un meraviglioso girone d’andata: nelle prime setti mane del girone di ritorno inco mincia a girare a vuoto, alla fine è terza. Nel 1936-37 tocca alla La zio, « campione d’inverno », cono scere l’immancabile crisi nelle pri me settimane del girone di ritorno e classificarsi seconda. Altro esem pio tipico quello della Roma 194142: prima al «giro di boa» con una sola sconfitta, pareggia nella prima di ritorno, vince nella seconda poi... 3 sconfitte in 4 partite, perso tutto il vantaggio... con gli interessi! E ancora: 1946-47, la Juventus è campione d’inverno, vince nella prima giornata del girone di ritor no poi... perde 4 partite consecuti ve. Nel 1947-48 è di turno il Milan a classificarsi primo alla fine del gi rone di ritorno, e avere addirit tura 4 punti di vantaggio sul Tori no alla 3“ giornata di ritorno: ma la crisi è ormai imminente e quan do scoppia... non perdona, il Milan perde in continuazione. Torniamo al presente: nelle ulti me settimane abbiamo registrato una vera e propria serie di risultati sor prendenti, in cui le squadre più for ti si sono trovate soccombenti, total mente o parzialmente, contro av versarie meno dotate tecnicamente ma più volitive e decise: nessuna delle « 3 grandi » è rimasta immune dopo questa epidemia di ...illogica e di non-senso. Da quanto si è detto risulta che, verificandosi risultati normali, la situazione non dovrebbe variare di molto, restando il Milan nella po sizione di privilegio fin qui man tenuta; e questa impressione è cor roborata da un’osservazione stret tamente tecnica: che — cioè — il Milan si trova in testa alla classifi ca senza aver reso ancora quanto è nelle sue possibilità: il Milan di quest’anno non è mai stato all’al tezza di quello visto in molte par5 tite del campionato 1949-50, e spes so, molto spesso, ha giuocato an che male! Il suo giuoco ha sempre mostrato degli squilibri, degli in ceppamenti, mai la squadra ha «giw rato * alla perfezione e con ritmo " pieno; malgrado ciò — ripetiamo — la squadra è in testa alla clas sifica e — in realtà — sembra in camminarsi verso la buona forma. Da parte del Milan, quindi, salvo il verificarsi di circostanze pura mente extra-tecniche, esistono le premesse per un miglioramento e non per un peggioramento. Ed è appunto il non ancora avvenuto « super-rendimento » a far pensare che il Milan eviterà quest’anno quel « calo » nel girone di ritorno
che molto spesso si è verificato nei recenti tornei. Visto il Milan nella veste di fa vorito numero 1 dobbiamo esami nare le « chanches » delle altre « grandi ». La Juventus non è for tunata, quest’anno: gli incidenti in serie, un pesante calendario, e ad onor del vero, la maggiore efficien za dell’Inter nel girone d’andata, sono stati i fattori che hanno messo i Campioni d’Italia nella difficile situazione di dover compiere mira coli e, sopratutto, di sperare in inattesi scivoloni degli avversari per mantenere lo scudetto in pro prio possesso. Ma la situazione te cnica della squadra è tutt’altro che soddisfacente: la difesa accusa de gli sbandamenti tanto più strani quanta più considerazione si abbia degli uomini che la compongono, la mediana risente di questo stato psi cologico consistente nel non sen tirsi sicura alle spalle, l’attacco non sempre è felice: unico punto chia ro è l’evidente progresso di forma di Karl Hansen che, finalmente, sembra tornato il brillante giuocatore dello scorso anno: lo abbiamo visto all’opera contro la Roma e ci è sembrato, con Parola, Muccinelli e John Hansen, uno dei pochi bian coneri che abbiano conservato le idee lucide e la' visione continua del giuoco concepito in maniera ra zionale. Un grosso punto interrogativo, è la Juventus. Ora, così come stanno le cose sembra che la Juventus possa rivincere il titolo per demerito al trui più che per merito proprio. E l’Inter? La squadra che chiuse in testa il girone d’andata a diffe renza del Milan ha avuto un auten tico super-rendimento, legato alle particolari condizioni di forma di alcuni uomini-chiave del suo schie ramento: calati di tono Wilkes, Giovannini, Migliori, la squadra ha notevolmente rallentato il ritmo di giuoco, in precedenza tenuto molto al di là del diapason della norma lità, sì che quando è venuta la pri ma battuta d’arresto, si è rivelato fondato il dubbio che i più recenti successi fossero dovuti più che al tro a forza d’inerzia, sullo slancio del passato. Da Napoli è venuto un sonante 4-0 a favore dei milanesi, ma solo le prossime settimane di ranno se l’Inter potrà riprendere quota o, cosa che molti ritengono probabile anche per quest’anno Masseroni dovrà rinunciare allo scu detto che insegue da tre anni.
Bene staccate dalle « 3 grandi » troviamo 6 squadre che costituisco no il < centro classifica », Lazio, Como, Fiorentina, Bologna, Paler mo e Napoli: è questa la zona dove si giuoca per il prestigio e per la ricerca dei punti da potenziare nel-
la prossima stagione. Senza possi bilità di primato, senza rischi di retrocessione ognuna di queste squadre può influire tanto sulla lotta per lo scudetto che su quella per la salvezza. Pensate, ad esem pio, alla situazione della Fiorenti na: una inquadratura solidissima che, rinforzata all’attacco, potrebbe lottare per lo scudetto: comprensi bile che, incontrando un Milan, possa battersi con ardore e con successo per dimostrarsi degna di essere annoverata fra le grandi squadre italiane; e altrettanto com prensibile che, incontrando una Lucchese, abbia voluto giuocare per vincere, senza accettare compro messi o considerare sentimentalismi in contrasto con il suo prestigio sportivo. Sì, il centro-classifica è una zona di vitale importanza, anche se non c’è speranza o timore! Ben più accesa degli altri anni, la lotta per la retrocessione vede impegnate le altre 11 squadre con toni di intensa drammaticità resi più acuti dal fatto che lottano per salvarsi tre squadre che sono state campioni d’Italia, Torino, Roma e Genoa. Situazione grave per tutte, anche se il pericolo per un’Atalanta è semplicemente teorico laddove per una Lucchese è drammatica mente attuale: la squadra toscana infatti deve conseguire qualche ri sultato eccezionale per sperare di salvarsi, mentre i bergamaschi incomiucerebbero a trovarsi m peri colo solo se incappassero in una « serie nera ». Pericolo attuale e pericolo futuro, dunque, ma sempre tale da far stare m ansia. Ecco per chè, praticamente, si sono potuti verificare i sorprendenti risultati cui si accennava all’inizio, ed altri potranno venire alla luce, determi nando imprevisti capovolgimenti di situazioni, sconvolgendo più che non sia la già intricata classifica attuale. L’esperienza delle battute d’arresto subite dalle « 3 grandi » a Como, e le altre sorprese di questo inizio del girone di ritorno fanno risaltare la reale interdipendenza defila lotta per lo scudetto e di quella per la salvezza. E poiché le squadre di coda seno troppe, ne consegue che maggior mente probabili sono i risultati a sorpresa, poiché nemmeno una Ju ventus (ed i fatti lo hanno dimo strato) è in grado di sopportare senza risentirne una serie di in contri disputati con il cuore in gola. In questa seconda parte del cam pionato, l’amore per l’entusiasmante incertezza fa sperare che le squadre in pericolo possano dar vita a nuo vi risultati « impossibili » mante nendo l’alternativa ed il dubbio fino alla ultima giornata di quello che sembra il più avvincente campiona to del dopoguerra.
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ESISTE UN
PROBLEMA ARBITRALE NEL
BASKET ITALIANO ?
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rI’’ RATTARE o meglio toccare proble-*• mi che riguardano molto da vicino ciucila impenetrabile roccaforte che sono gli Enti Nazionali degli Ufficiali di ga ra, e particolarmente degli arbitri, è co sa assai difficile e delicata quando non addirittura pericolosa. Non vogliamo as solutamente muovere critiche o recrimi nazioni nè ai massimi dirigenti nè, tan to meno, agli arbitri e particolarmente a quelli della Pallacanestro dei quali vo gliamo parlare. E’ ormai storia vecchia e risaputa che l’uomo essendo non una macchina ma un essere ragionevole con una pro pria coscienza ed un proprio modo di vedere, giudica, giustamente, un fatto od un fenomeno esteriore secondo le impressioni che questo fatto o fenomeno lasciano sulla coscienza dell’individuo stesso anche se questo individuo è lega lo o deve giudicare camminando su di un binario tracciato da leggi, più o meno chiare, che in campo sportivo si chiamano regolamenti. Non è assolu tamente possibile che due diversi indi vidui messi davanti ad un fatto, possano giudicarlo nello stesso modo o nello stesso momento e che pertanto possano valutarne le conseguenze e gli effetti per i quali è necessario prendere una precisa ed immediata determinazione. Quante volte assistendo ad un incon tro cestistico abbiamo sentilo giudicare una decisione arbitrale nei modi più di sparati, che difficilmente collimavano con il verdetto dell’ufficiale di gara. Ep pure coloro che giudicavano erano per sone competenti, che hanno vissuto e vivono attivamente in mezzo allo sport e che in fatto di regolamenti possono dare dei punti a tutti. Non parliamo del pubblico perchè da questo, anche se tan te volte il suo umore può dare la mi sura dell’equità di giudizio, non possia mo pretendere un giudizio sereno, sce vro da qualsiasi faziosità generata dalla passione o dal così detto « tifo » per i colori del cuore. Anche nella pallaca nestro, purtroppo, andiamo assistendo a « casi » non troppo edificanti che vanno turbando qualche volta il sereno anda mento di un incontro, e a casi, se si vuole rari, ma accaduti, conferenti alle classifiche un volto diverso da quello che realmente i valori tecnici dei giocatori in campo avevano dimostrato. Colpa dell’arbitro? Lo escludiamo decisamen te. Se si toglie a questi poveri sacrifi cati dello sport quel tantino di ambizio ne (e si potrebbe giurare che questa sia una qualità negativa?) che cosa può spingerli ogni domenica lontani dalla famiglia, dalla propria casa escludendoli dal piacere di godere uno spettacolo sportivo od artistico, se non quella pas sione radicata nel più intimo del cuore, di dirigere un incontro e di svolgere, nel far rispettare un regolamento, una disinteressata opera di educazione? Non certamente l’interesse materiale, nè tan to meno il piacere o l’esibizionismo che altrimenti potrebbero trovare in altri modi e luoghi di che soddisfare i loro desideri. E allora? Esiste un problema arbitrale? Noi non lo mettiamo in dub bio, anche se qualcuno dice che esso non
sia tanto assillante e tormentoso ila tur bare la vita stessa del cestismo italiano. Si potrà dire, e non lo si dirà mai ab bastanza, che bisogna educare il pubbli co. che è necessario far corsi per diri genti (purtroppo in molte occasioni proprio questi hanno fatto scattare la scintilla di deprecatissimi fattacci che sarebbe bene dimenticare immediata mente se non si dovessero tenere a mo nito ed a preavviso per una più sag gia impostazione del problema) ma tutto ciò ci pare non possa risòlvere la deli catissima questione. In Italia, pur essen do una delle più giovani nazioni nel campo cestistico, vi è sempre stato uno sceltissimo corpo arbitrale che ha sa puto in ogni momento ed in ogni luogo tener alto il nome della classe. Da qual che temilo però dobbiamo assistere a « cadute » che francamente non trovano una chiara spiegazione, o meglio che noi riteniamo dipendenti da due cause: la applicazione del regolamento internazio nale e qualche volta la non troppo fe lice designazione da parte del C.I.A. Non ce ne voglia l’amato Presidente per questa seconda causa non intendendo con questa affermazione toccare mini mamente la sua alta capacità e le sue integerrime qualità. E’ una constatazio ne dura ma serena che ci pare sia stata confermata anche dai fatti. Per quanto riguarda la prima questione si dirà che il regolamento è quello e non vi è nulla da fare, però sarà bene, che una inter pretazione definitiva venga data all’ini zio di campionato e non si debba assi stere all’emissione di continue chiarifi cazioni che i poveri arbitri si vedono arrivare ogni momento per tutta la sta gione. 11 nostro regolamento è più cla stico di quello adottato fino a pochi anni fa in Italia, lascia all’arbitro una interpretazione più personale che tante volte ha bisogno di un serio sforzo psi cologico per poter emettere un verdetto giusto che pur essendo nello spirito del regolamento non suoni ad ingiustizia per qualcuno che potrebbe dare l’appa renza di una parzialità. E qualunque sia la decisione, anche la più giusta, si sen tiranno sempre i soliti scontenti, anche fra tecnici, che non esitano a far sen tire le proprie recriminazioni, confron tando il caso con altro analogo giudi cato diversamente da altro direttore di gara. Per noi è necessario dare la mas r sima rigidezza al regolamento c soprat tutto dare la massima chiarezza senza lasciar dubbi o mettere l’arbitro nelle condizioni di dover giudicare secondo una personale interpretazione. Non per chè manchi fiducia nell’arbitro ma perj p—— che, come abbiamo detto in principio? ogni uomo, in quanto uomo e pertanto essere ragionevole indipendente, può giudicare diversamente da un altro suo simile. E veniamo alla seconda causa. In questo scorcio di campionato abbiamo dovuto assistere, anche se ciò è stato fatto in buona fede, del che non abbia mo alcun dubbio, a designazioni che hanno veramente sorpreso. L’inviare un arbitro, per esempio, in una località dove nello scorso compio-
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mito sono successi fatti incresciosissimi e dove il medesimo ha dovuto difendersi a denti stretti per condurre in porto una infuocatissima partita, ci pare non sia stato una cosa molto felice. Si dirà che nello sport non esistono rancori, che do po il primo momento lutto passa, ma chi deve dirigere un incontro in una città dove l’anno precedente ha avuto non diciamo ringraziamenti, ma un poco cortese commiato e per di più con le stesse squadre del « famoso » incontro, ci pare che oltre tutto non si sia reso un buon servizio allo sport ed in se condo luogo non si sia fatto veramente un piacere all’arbitro stesso. E un’altra cosa ci pare debba tener presente l’Enle nazionale preposto alla designazione degli arbitri: l’accoppiamento. Ma non è proprio possibile stabilire prima del l’inizio del Campionato delle coppie che, dopo un adeguato allenamento, pos sano continuare assieme per lutto l’an no? Non crediamo sia possibile pre tendere un perfetto arbitraggio, in dop pio, con due persone che o non si sono mai viste prima di quell’incontro, o se si sono visti, non hanno mai arbitralo, prima d’allora, una parlila insieme. Sia mo d'accordo che il regolamento è uni co eh • pertanto non vi possono essere grandi divergenze, ma basta tante volte una interpretazione diversa per mettere entrambi i direttori di gara nelle più serie difficoltà. Ci pare quindi sia ne cessario orientarsi, per il futuro, verso la composizione di coppie fisse, possi bilmente della stessa provincia o regio ne, in modo che queste possano, anche durante il periodo di interruzione dei campionati, continuare, se non praticamente almeno teoricamente, la loro pre pai azione. Ed infine una preghiera agli amici ar bitri che qualche volta applicano nel modo più ortodosso le famose sanzioni del regolamento : rigidezza assoluta ma che questa non esorbiti dal colpevole. Punire chi commette un'infrazione è più che giusto, doveroso ; ma che la puni zione che deve colpire il singolo non vada a danneggiare l’intera squadra. Ne guadagnerà senz’altro in prestigio, la classe arbitrale ed il cestismo italiano. Di somma importanza, infine, è il far raggiungere alla pallacanestro in Italia il più alto grado di perfezione, nella tecni ca, nello stile, nel rendimento, che so no i tre elementi essenziali nella ascesa alla grande classe. Quella classe di atleti e di giuoco, che sola può determinarne il valore internazionale idoneo a compe tere per titoli e fama di campioni. E' la . sola che può guadagnare alla causa della pallacanestro attenzione e passione di folle ormai abituate alle esaltanti pre stazioni agonistico-artistiche quali il giuoco del calcio sovente sa offrire. Gran parte di tale ascesa tecnico-atle tico, e agonistieo-speltacolare in uno sport che è pur così ricco di movimento, dinamico, elegante e avvincente come la pallacanestro, venuta peraltro troppo tempo dopo il calcio, è affidata all’insegnamento degli allenatori e alla bravu ra dei giuocatori.
***»-
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Lorenzo llorglii
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SPORT TEMPERANZA QUARESIMA
TL MEDICO di una ima società isportiva I si trovò a dover risolvere questo problema: «dal punto di vistai me dico il tal giocatore deve abbandonare il giuoco del <calcio. ’ ’ " Se egli giuoca modererà l’uso dell’alcool e del tabacco e la notte andrà a letto. Se egli non giuoca, debole di carattere come è, non avrà la forza di rifiutarsi <_ ‘2 piacequesti ri. Questi eccessi causano più mali alla sua salute che il giuoco del calcio e le sue esigenze, non è preferibile lasciar lo al suo sport preferito? ». La risposta fu affermativa. Dopo cinque anni questo giocatore era entrato nella Divisione Superiore: l’esperienza confermava la teoria. Questo esempio dimostra con eviden za, quanto la pratica degli sport sa namente compresa, costituisca ’ un pos sente fattore della salute fisica. Praticare gli sport e senza alcuna
lino studente
atleta sa
sorpas
l'asticella,
cercando di ottenere altez
za e stile. Nel ripetuto
eser
cizio, anche II suo spirito
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moderazione gustare nel medesimo tem po dei piaceri materiali, vuol dire nuo cere in breve tempo e gravemente, alla propria salute. Lo sport esige lunghi e duri sforzi per giungere a fondo; que sto perchè lo sport suppone un corpo in eccellenti condizioni a questo vuole un regime di vita che non danneggi, ma favorisca al massimo la « forma » fì sica. Lo sport vuole un regime di vita sportiva. Vediamone gli elementi essenziali: sonno, in generale sufficiente, più pro lungato durante le notti precedenti e seguenti un allenamento o una com petizione. Tabacco, privazione totale o uso molto moderato. Esercizi fisici, ogni mattina, da 7 a 10 minuti e una volta alla settimana un’ora intera. Idro terapia, doccia fredda la mattina e una volta alla settimana un bagno caldo. Alimentazione: a base di fecola, latte e derivati, di legumi crudi, di zucche ro preferibile sotto forma di frutta cruda, di una piccola razione di carne... escludendo abitualmente le carni fre sche, la selvaggina, l’alcool, spezie, pa sticceria, salumi, le conserve, le vivande piccanti, le salse forti, i formaggi gras si, le frutta secche, i crostacei... « Tutti quelli che combattono nel l'arena, si astengono da tutto » (S. Pao lo). Astensione totale, moderazione dei piaceri dei sensi, sobrietà nel mangiare c nel bere, castità regolante l’uso dei piaceri sensuali, è questa la virtù cardinalc della temperanza. La forma fi sica è in funzione della temperanza. Più un giocatore è temperante, più la sua forma fisica è eccellente. In un corpo appesantito dagli eccessi del bere e del mangiare, intontito dalle veglie notturne, eccitato da una ali mentazione troppo piccante o troppo
azotata, disfatto dalle eccitazioni ses suali, l’intelligenza si atrofizza, la be stialità si manifesta nei tratti, nell’an datura e nella conformazione stessa dell’individuo. Liberato da questi ec cessi il corpo resta sano e in questo corpo sano ancor più purificato dal l’esercizio sportivo, lo spirilo si libera dalle catene del materiale, è libero di donarsi completamente alla sua attivi tà intellettuale. Regime di vita sporti va, regime di vita intellettuale. In un corpo andicappato dalle vicis situdini di una vita in cui dominano i piaceri materiali e in cui gli eccessi portano al vizio, la virtù si dimostra impossibile tanto la volontà è attenua ta, vinta in partenza. In un corpo completamente sazia to dai piaceri materiali, l’anima anemi ca è prigioniera. « Il mio istinto ha la parola » (zi. Girle). In un corpo sano grazie al regime di vita sportiva e pienamente svilup pato nella lotta sportiva, la virtù è facilitata, la volontà è più libera, l’uo mo più maestro di se stesso. Suprema zia dello spirituale. Regime di vita sportiva, regime di vita intellettuale, regime di '. ila morale. E" questo il programma tracciato nel prefazio delle Messe della Quaresima: «Voi che attraverso i digiuni corpo rali, comprimete il vizio, elevate lo spi rito e dispensate la forza... ». II regime di vita sportiva è un di giuno del corpo, una mortificazione continauta dei piaceri della carne. Pra ticando questo regime con spirito spor tivo è sufficiente, per fare la propria Quaresima, di praticarlo anche con spi rito di penitenza cristiana.
Abbé Remird
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SPORT
NELLA
SCUOLA.
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Hill HUII/ffll
a z i o n d atletica s u I campo
Enrico Corbella invia una lettera con la (/naie propone una soluzione d’ordine pratico per ottenere il maggiore afflusso di allievi e il più rapido e nel con tempo completo smaltimento delle lezioni di atletica leggera, relative al programma dello sport nella Scuola. E’ certo che lo svolgimento della lezione tlevc riuscire in modo tale da soddisfare a tutte le esigenze sia di programma che di esecuzione, e condurre ai ri sultati voluti. La proposta Corbella va stu diata sul campo, e, cronometro <dla mano, bisogna trovare il metodo di svolgimento della le zione nell’ordine e nel tempo. Siamo in attesa anche di altre comunicazioni in proposito. Le circolari ministeriali del 19 otto bre e del 16 novembre 1950 possono avere una realizzazione oltre i limiti strettamente indicati? Noi lo pensiamo. Per questo ci prendiamo la cura di sottoporre un progetto da realizzarsi nei prossimi mesi di aprile e maggio. « Portare sui campi sportivi le scola resche ». Ecco la nostra proposta pratica. Milano può mettere a disposizione almeno due campi: Giuriati e Forza e <Coraggio; ottimo, se si potesse usare I z* lì zi ri zi I I A r» anche dell’Arena. ('omo, Varese, Bergamo, Torino, Bo logna... quasi tutte le città hanno uno Stadio comunale, fornito di piste per corse, lanci c salti. Trovandoci ora a un esperimento di studio, per adesso limitiamoci alle sole due o tre classi superiori dei Licei e degli Istituti. Sono giovani dai 16 ai 20 anni, il che ci facilita il compito. E facciamo un caso limite, che può essere quello di ogni città. Supponiamo di raggruppare tre Scuo le: Liceo Classico, Scientifico, Istituto Tecnico. Ognuna fornisca circa 60 alun ni, e un insegnante di E,F.
Avremo dunque sul campo : tre in segnanti, a cui talvolta potrà unirsi aliche il Coordinatore del Provveditorato, e da 180 a 200 alunni, numero che non riteniamo eccedente su un comune cam po sportivo.
I tre insegnanti si dividono i com piti sul campo, fissano le squadre e l’ordine di lavoro. E’ facile immaginare che la massa degli alunni venga subito distribuita in tre gruppi: 80 alle eser citazioni di corsa, 40 ai salti, 40 ai lanci. Gli insegnanti avranno cura di scegliere capisquadra che abbiano a va lidamente coadiuvare. Sulla pista delle corse, non è grosso problema alternare 80 atleti nelle batterie di corse piane, mezzofondo e marce, con i necessari riposi. Minor difficoltà ai salti. Maggior dif ficoltà ai lanci; ma si potrà superare con l’uso di un congruo numero di pesi da getto (i giovani possono alle narsi al getto anche fuori della pedana circolare — ricordiamo che non stiamo facendo dei campioni); anche parecchi giavellotti potremmo usare; mentre c sconsigliabile usare di più dischi; an zi sarà prudente prendere molte pre cauzioni per il lancio del disco.
Le esercitazioni sul campo dovrebbe ro essere di due ore effettive: dalle 10 alle 12 o dalle 14 alle 16. I mesi di aprile e maggio sono propizi, in quasi tutte le regioni d'Italia, a tale attività all'aperto. Converrà abolire le lezioni di E.F. in orario o almeno ridurle ad una sola. Così l’alunno avrà soddisfatto al suo obbligo di due lezioni (e se ne cresce una, non guasta); l’insegnante si trova a pareggiare i suoi obblighi di lezione con la maggior fatica e l'impegno. Ci sono difficoltà? Accenniamo alle più probabili. Spesa per gli alunni, nel trasferirsi ai campi. Ci sembra di non doverne tener calcolo per un ceto, il quale (al meno molti) « spreca » molto denaro in fumo, cinema, dolciumi o altro. Ri teniamo che i giovani saranno ben lie-
ti di lasciare la lezione al chiuso per l'azione sul campo. Indumenti personali: tutto può ri suola dursi ad un paio di scarpette di gomma, usabili anche per tennis e per casa. Torniamo a ricordare che non si tratta di allenare campioni; non occorrono quindi scarpette con chiodi.
Orario scolastico. E’ davvero una diflìcoltà dover togliere dall'orario le le zioni, poiché ormai gli insegnanti so no legati da un gruppo di impegni va ri, difficilmente trasferibili. Con buona volontà e con accorgimento, non sarà impossibile trovare una via di uscita, senza danno a insegnanti e alunni. Spese vive sul campo (rottura at trezzi, custodia, personale...). Riteniamo che la Cassa Scolastica, il contributo degli alunni e dello Stato, di cui è cenno nella circolare del 16 novembre, l'aiuto del Comune (gratuito ingresso), possano bastare per coprire le spese. Nemmeno deve essere di ostacolo la novità della cosa e la mancanza di una precisa norma. Lo spirito, se proprio non la lettera, delle dette circolari è consono a questo esperimento. Neppure riteniamo che l’afflusso sul campo di diverse Scuole possa creare grosse difficoltà; ci sembra anzi apporti i vantaggi di una sana emulazione e dia possibilità di gare attraenti. Certo che converrà adottare una se ria disciplina sul campo. I tre inse gnanti debbono sentirsi del tutto soli dali; e gli alunni debbono vedere la autorità di questi unica. Ognuno degli insegnanti risponde alla propria Scuola dei propri alunni; la mancanza com messa contro qualsiasi insegnante deve considerarsi come commessa contro il proprio insegnante e sottoposta al va glio del proprio Preside. Sottoponiamo questo progetto, che ha un poco dell'ardito. E’ già stato rea lizzato da qualche Collegio, con ottimo frutto. L'arditezza dell'esperimento ci pare che debba invogliare all’opera.
Enrico Corbella
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Stadio antico: la porta d'Olimpia
Atletica, Greco
Latino
di Pasquale Stassmi*» O SPORT rimane una affascinante aspirazione umana. L’uomo vive prigioniero di tirannie d’ogni genere. Nel tumulto della vita moderna, fatta di - necessità urgenti, di miserie che incom bono, di delusioni e di soffocate ambizioni, lo Sport è un sogno e, come tale, una liberazione, un’eva sione da realtà che rendono la vita meschina. Lo Sport, è per l’uomo della strada, quello che la fan tasia è per un’artista: un mondo proprio, esclu sivo, nel quale ad oguno è consentito raccogliere la palma del primato, questo nume dispotico al quale siamo disposti sacrificare tutto. L’Atletica leggera è un preziosismo, un’elezione, un privilegio. E’, nello Sport, un fatto che trascen de la fama, il contingente: è qualcosa che si con quista con nobiltà, che si sente come una voca zione, che si pratica con umiltà, che chiede prove e prove estenuanti, cieca fiducia, incondizionata rinuncia. T
L’Atletica leggera è una conquista morale e una conquista umana, nel senso che esige il sacrificio di determinati impulsi legati a quel larvato anar chismo che è di ogni uomo e perchè ci obbliga a vivere in una economia biologica disciplinala e vigile, quai monastica, fatta di severa cosciente autocritica e di misurata fiducia nella vita e nei suoi aspetti. Il concetto antico dell’Atletica è il solo concet to valido anche perchè è semplice e semplifica tore. Ed è in fondo, come tutte le idee fondamen tali, un concetto di sintesi, di completamento. Sia mo nel classicismo inteso come fatto estetico e come filosofia. Il classicismo di allora voleva fon dere in una realtà plastica il valore delle forze umane, delle forze muscolari, e le misteriose ener gie dell’intelletto, perchè la personalità assumes se un preciso valore. La mente sana in un corpo sano, per ricordare un antico assioma. Era un ten-
Stadio moderno: il Comunale di Firenze
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ftA-
Durante i corsi di impostazione tecnica per i giovani che la Fidai fa svolgere annualmente
tativo di raggiungere quell’armonia, quell’equili brio che è la suprema ambizione di ogni cosa creata. Tutta la cultura dell’antica Grecia, la filo sofia di quel mondo leggendario, erano una sof ferta aspirazione di armonia, erano una febbrile ricerca di quell’equilibrio che anche in fisica è la raggiunta perfezione. Dura ricerca, ma folgoranti confluiste. A distanza di millenni il mondo greco e quello romano sono la voce più forte nella gran de nostalgia della cultura. -Ir
«
L’Atletica è fantasia. E’ <[uel inondo della pu rezza, del dinamismo della bellezza, della libertà che la tirannia, come dicevamo, della vita moder na e delle sue leggi sociali ci preclude. E’ tutto ciò che raramente possiamo avere, è ciò che forse non avremo mai, talvolta è una chimera c nulla è pili affascinante di ciò che forse non sarà mai in nostro possesso. Troppe volte abbiamo visto atleti in gare, nei pazienti allenamenti, in atte sa del confronto, dopo le competizioni, dopo hi vittoria e la sconfitta, per temere affermazioni del genere. Negli occhi dell’atleta brilla una luce che non ha l’eguale. Tutta la sua personalità è in quella prova che durerà pochi minuti, o attimi, ma che ha la forza di richiamare a raccolta tutte le ener gie del corpo e della niente, che durerà pochi mi nuti ma che non si dimenticherà mai più. che si ricorderà negli anni e negli anni con una vampata di sangue al volto ogni qual volta batterà il gran de gong dei ricordi. Ed ora l’Atletica è entrata nelle scuole, accan to al greco e al latino. Non vediamo più felice accostamento. Parlavamo poc’anzi di una nostal gia della cultura classica, e, crediamo, con ragione. Osiamo aggiungere che l’Atletica può aiutare i giovani a capire il greco e il latino. Comprenden do l’Atletica come esigenza estetica, fatta d’armo nia, buon gusto, educazione, lealtà, lotta aperta, signorilità, altruismo, cavalleria, disinteresse ci si accosterà, per un naturale processo di associazione quasi, atavica, alla severa disciplina dello studio, alla sottile speculazione stilistica, si cercherà, infi ne, un mondo scomparso che ha dato la più alta, l’immortale testimonianza dell’uomo creatura d’ele zione, creatura di Dio.
Per ciò abbiamo fletto conquista morale c conquista umana. I campi aperti al sole c al vento, le distese spianate che sembrano offrire strade senza confine nel mondo della fantasia c della conquista sono un invilo che ogni giovane deve sentire prepo tente, perchè se la giovinezza non sente la neces sità della lotta, del superamento, del dinamismo, è una giovinezza sfiorita, senza senso, senza anni. La cultura resterà sempre un solo fatto accade mico se non cercherà il naturale completamento nella salute fisica che è educazione razionale, sti molo c freno delle nostre risorse fisiche. Coscientemente o no, l’uomo cerca questo equi librio, questa fusione; cerca questi elementi spar si della sua complessa personalità e se riesce a trovarli c a unirli, allora possiede i mezzi più idonei per combattere la diffìcile lotta per la vita. Nel grande rapporto dei valori che costituisco no rumano equilibrio lo Sport, e l’Atletica Leggera in particolare, è un elemento base. Quando l’uo mo avrà raggiunto questa maturata coscienza po trà. forse, dire di essersi capilo c di contribuire ancora più a questo risveglio — iniziato con l’in gresso dello Sport nella Scuola — che sarà sicura mente una delle condizioni prime del miglioramento del vivere civile della moderna società Si corregge lo stile per il lancio del peso
s
j I 1'. vero è che il buon giorno si coU nosco dal mattino, l’ottima riuscita
della gara della stagione — la CagliariSassari — ci fa sperare in un'annata fe conda di successi, di iniziative e di at tività.
Questa prima gara, sebbene in essa non fosse impegnata che una parte dei professionisti e dei corridori di una certa notorietà, ci ha dato la possibilità di vedere con più realismo sia il grado di preparazione dei nostri atleti, sia le intenzioni positive di essi nei riguardi del Fatti vi là prossima.
Quest’anno la Federazione gli atleti sono impegnali, impegnati, in modo particolare, per i Campionati del mondo che si svolgeranno in Italia. I dirigenti do vranno fare del loro meglio per di mostrare la loro competenza in fatto organizzativo e gli atleti per far rifuigore le proprie possibilità e soddisfare il loro amor proprio e il loro orgoglio
nazionale. Sarà un anno di intenso travaglio an che in campo dilettantistico giacché siamo ormai alla vigilia delle Olimpia di e la preparazione e i risultati tecni ci di quest’anno costituiranno le pre messe di quella che sarà l’impostazione della squadra azzurra che si recherà ai giochi di Helsinki. Di questa responsabilità contingente si sentono naturalmente investiti gli organi tecnici dell’Unione e partico larmente i Commissari Tecnici ai quali è affidata la preparazione, la guida c la formazione delle rappresentative na zionali. Non è ancora spenta l’eco dei Cam pionati del Mondo 1950 ed è già in moto la poderosa macchina dell’orga nizzazione 1951. A Varese e Milano le apposite Commissioni sono in pieno fervore di opere. Il percorso dei Campionati su strada è, nelle linee principali, quello classico della «Tre Valli Varesine». Tale anel lo, già collaudato più volte ed ultima mente con la disputa del Campionato Italiano, non ha bisogno di essere il lustrato, tanto è noto agli sportivi ita liani. Naturalmente molti saranno gli ac corgimenti a cui si dovrà ricorrere per renderlo atto alla disputa di un cam pionato mondiale. Il rettilineo d’arrivo,
Bortoli, Soldanl e Astrua verso il finale della Cagliarl-Sassarl
clano
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DIMPIONIII DEL MONDO assi d e I ciclismo di Rodolfo Magnani Segretario dell'U.V.l.
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ad esempio, sarà spostato all'interno migliori a gareggiare all’estero, dopo dell'ippodromo varesino dove verrà co la considerazione che gli scarsi risultati ottenuti finora dai nostri corridori sul struito un ampio viale il «piale, oltre a la specialità della pista sono derivati permettere una perfetta visibilità agli spettatori, darà la possibilità, in caso di dalla poca scaltrezza nei confronti de gli avversari a causa soprattutto della arrivo in gruppo, di disputare la più poca abitudine agli incontri con avver regolare delle volate. Chilometri e chisari più dolati. lometri di recinzione dovranno essere snodati lungo lutto il percorso. I successi che i nostri Morettini e Co lombaia stanno cogliendo in questi Le previsioni fanno ascendere all'or giorni a Parigi danno ragione di pen dine delle centinaia di migliaia il nu sare che si c sulla buona strada anche mero delle persone che accorreranno ad applaudire i campioni del pedale. ” Jn questo campo c non è presunzione sperare che i Campionati del Mondo ci Dalla vicina Svizzera, fino al Belgio, alla Francia, alla Spagna c dalle più lontane contrade del mondo, è già stato preannunciato l’arrivo di folte ca rovane che impegnano la nostra orga nizzazione a studiare e risolvere im ponenti problemi logistici. Siamo certi, comunque, che ancora una volta lo sport italiano sarà all'al tezza del compito che gli è stato af fidato. Se il motore organizzativo è già in moto c dei suoi battiti se ne ha sen tore solo attraverso i laconici coma nienti del Comitato esecutivo, un altro motore continua a ritmo pieno a; conipiere il suo lavoro: quello della preparazione tecnica dei nostri atleti. Sia i professionisti che i dilettanti guardano a quest'anno come a quello della grande affermazione del ciclismo italiano. Da lunghissimi anni la maglia iridata del campionato professionisti su strada non è appannaggio di un corri dore d’Italia. - Una serie di circostanze sfavorevoli e di errori di valutazione hanno tenuto lontano da noi per lun go tempo il massimo alloro. Ma, forti dell’esperienza passata, i nostri corrido ri porranno quest'anno tutto il peso del la loro classe e della loro ambizione sulla bilancia della competizione per donare agli sportivi d’Italia la gemma fulgidissima della più ambita delle vit torie.
riservino quest’anno qualche piacevole sorpresa. Sta di fatto che tutta l’attività orga nizzativa c tecnica della Federazione è sovrastata dalla preoccupazione dell’im pegno che ci siamo assunti: cioè di fare in modo che il ciclismo italiano sia de gno delle sue migliori tradizioni, delle sue glorie passate e dei suoi campioni d’oggi. Io spero che il 1951 sia un anno ric co di successi e di soddisfazioni e mi auguro che questa mia speranza divenga realtà viva c palpitante.
I dilettanti che già l’anno scorso han no sfiorato il successo con Alfo Fer rari, si presenteranno anche in questa edizione come gli uomini da battere. E’ talmente nutrito il vivaio dei nostri atleti chec unica preoccupazione del nostro Commissario Tecnico, nella for mazione della squadra azzurra, sarà quella di scegliere, tra gli atleti sotto posti alla sua osservazione, quelli che, per doti di cuore, di carattere, di te nacia, potranno dargli maggiore affida mento in una competizione in cui le qualità atletiche vanno indissolubilmen te congiunte a quelle morali. Ferrari, Ciancola, Piazza, Moresco, Peverati, Mancini, Zanotti sono stati nel 1950 gli alfieri del nostro ciclismo dilettantistico, ma siamo certi che an cora altri nomi si imporranno all’at tenzione dei tecnici, tanta è la passione, la serietà, l’abnegazione e la maturità tecnica dei nostri dirigenti di Società e dei nostri atleti. Le nostre probabilità per la pista sono ancora limitate. L’Unione Veloci pedistica ha inviato quest'anno per un lungo periodo di tempo, i nostri atleti
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Praevidentia
ì 1~A DESTATO mollo interesse una Il recente sentenza della 11 Sezione della Corte di Cassazione in meri to alla responsabilità di un giuocatore di calcio che. durante una partita, ha provocato lesioni ad altro giocatore. Il fatto è noto: il 29 febbraio 1943 sul campo sportivo di S. Quirino (Padova) durante, una partita amichevole tra le squadre di S. Quirino e di S. Foca S. Quirino, l'ala sinistra Fabbro Luigi nel calciare la palla sotto porta colpì al fianco destro il portiere Brumali Silvio, che si era buttato a tuffo sulla palla. Chiamato dinanzi al Pretore di Por denone per rispondere di lesioni col pose gravi, il Fabbro fu assolto per in sufficienza di prove. Su appello del Pro curatore della Repubblica il Tribunale di Pordenone riconobbe la colpevolez za del Fabbro stesso, condannandolo ad un mese di reclusione ed al risarci mento dei danni in favore della parte lesa, Bruitati Silvio. Il Fabbro ricorse in Cassazione. La Suprema Corte ha enunciato dei principi che è opportuno considerare con molta attenzione. Essa infatti, ha riconosciuto la neces sità di adeguare i principi comuni e tradizionali della colpa penale alle par ticolari situazioni delle competizioni sportive, ” quando esistano norme rego lamentari, sia /ture interne, che sta biliscano i confini del lecito e dell'ille cito, nel comportamento degli atleti”. Inoltre, la detta sentenza, così si esprime: ”E’ chiaro che le finalità ago nistiche di siffatte competizioni posso no alterare i normali confini della ne gligenza o imprudenza o imperizia, ov vero inosservanza di leggi e di regola menti entro i quali è compreso lo sche ma della colpa penale tracciato nello articolo 43 C. P., restringendoli od am pliandoli tanto quanto è necessario per il conseguimento delle finalità sud dette”. Da queste premesse il Supremo Col legio giunge a ritenere che l’atleta, ol tre alla normale prudenza e diligenza del cittadino, deve aggiungere, nell'a zione, quella specifica prudenza, dili genza, perizia e osservanza delle rego le di una data attività sportiva, con particolare rispetto dell’integrità fisica sia dell’avversario che dei terzi. La sentenza così continua: ”E’ pos sibile pertanto che possa esser ritenuto responsabile di colpa penale l’atleta il quale, nella lotta contro il suo avver sario, non mantenga siffatto controllo sulla propria azione, pur seguendo fe delmente tutte le regole stabilite, per una data attività sportiva”. Su questo punto non possiamo con cordare con l’assunto della Suprema Corte che, con tanta cura e competenza, ha trattato un argomento interessantis simo quale quello della colpa penale dell’atleta durante le competizioni spor tive. Se fosse vero che l'atleta il quale si attiene "fedelmente” a tutte le re gole stabilite da una data attività spor tiva possa essere ritenuto responsabile di colpa penale, dovremmo concludere che i regolamenti sportivi contengano
i-Ae ittecito penale. .4 questo riguardo occorre distinguere circa l’entità del l’infrazione commessa dall’atleta, so pì attuto in relazione all’intenzionalità dell’agente. Per tornare alla fattispecie, l’arbitro di calcio deve far rispettare un rego lamento di gioco che dispone di una serie dl punizioni graduabili a seconda della gravità delle mancanze commesse. Nella grande maggioranza delle infra zioni ai regolamenti sportivi si verte nel. caso della "culpa lenissima”, come rettamente ha ritenuto il Granata in un suo articolo pubblicato nella "Rivi sta di Diritto Sportivo” (anno li. n. 1-2), e come tale, pertanto, non incriminabile. Per tornare alla fattispecie, la Corte di Cassazione ha rettamente censurato la sentenza del Tribunale di Pordeno ne, in quanto quel Tribunale non ave va nemmeno accertato se la carica al portiere fu eseguita intenzionalmente "secondo il principio fondamentale che domina tutta la materia dei falli di giuoco”. Scendendo all'esame dei fatti il Supremo Collegio ha ritenuto che il Giudice di merito non aveva approfon dito se l’azione rapidissima dell'attac cante fu controllata da quella "umani taria avvedutezza consentita dalle fina lità del giuoco”. In altri termini, un giuocatore attac cante che insegne la palla e che la sta già calciando non può, quando il por tiere si butta ai suoi piedi per strap pargli la palla, rispondere di colpa o norme contrarie alle leggi ed al diritto di giuoco pericoloso perchè la sua ca alla integrità fisica che ogni cittadino rica è regolare. possiede. Se bene abbiamo compreso le circo Riteniamo invece che se l'atleta si stanze di fatto richiamate nella delta attiene scrupolosamente ai regolamen sentenza, il calciatore stava calciando ti sportivi, che regolano per legge ogni la palla quando questa fu afferrata dal singolo sport, non può essere ritenuto portiere. L’arbitro, che è l’unico com responsabile di colpa fienale. Infatti petente. sul campo di giuoco, a giudi l’art. 43 C.P., nel definire l’elemento psi care la condotta dei giocatori "non eb cologico del reato, al terzo comma sta be a rilevare la illealtà della carica fat bilisce che il delitto è colposo, o con ta sul portiere” come riferito nella tro l'intenzione, quando l’evento, an stessa sentenza. che se preveduto, non è voluto dal l'agente e si verifica a causa di negli Ed infine rettamente ha rilevato il genza o imprudenza. o imperizia, ovve Supremo Collegio che, nell'indagine ro per inosservanza di leggi, regola svolta dal Magistrato "può anche esse menti, ordini o discipline. re opportuno richiedere il parere di una Innanzi tutto è bene precisare che i persona tecnica per una più esatta com regolamenti sportivi non possono con prensione ed interpretazione delle re siderarsi come norme interne in quan gole sul gioco del calcio”. to emanati dalle competenti Federazio Già in altra sede abbiamo messo in ni sportive nazionali, che controllano evidenza la opportunità che l'esame de ogni singolo sport, in forza della leg gli elementi di fatto inerenti ad inci ge 16-2-1942, n. 426. denti avvenuti durante le gare sportive Abbiamo già in altra sede sostenuto debba competere all'autorità sportiva che detti regolamenti hanno carattere che è l’unica che possa accertare, in di generalità e forza di imperativi, per base alle dichiarazioni dell’arbitro e la loro qualità, di norme giuridiche, degli altri ufficiali di gara ed alla stre quando non siano contrarie alle leggi gua delle norme tecniche, il comporta e ai regolamenti dello Stato. mento dell’atleta e le sue responsabilità. Quindi l'atleta che si attiene ai regoSpetterà poi, a nostro avviso. all'Aulameni sportivi non può mai versare torità giudiziaria il perseguire quegli in colpa penale. atleti che si siano resi responsabili di Infatti, i detti regolamenti sono ispi colpa grave o di dolo. rati a quelle norme di lealtà e di ri Quindi, concludendo, riteniamo che spetto all'incolumità altrui alle quali gii dalFillecito sportivo si possa passare atleti debbono attenersi durante le com all'illecito penale, ma non crediamo che peli: ioni. nel lecito sportivo si possa ravvisare La questione può sorgere solo in ca una colpa penale dell"atleta. sa di inosservanza dei regolamenti spor tivi, e cioè se l’illecito sportivo sia anAw. Augusto Vuilleiuenot
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|~r sAata avanzata una proposta re• Jativa alla circolazione stradale: si tratta di ratificare e rendere ese cutorio il sistema internazionale di segnalazione adottato dalla Confe renza delle Nazioni Unite riguardo ai trasporti stradali ed automobili stici. Questa nuova forma di segna lazione porta ad alcune modifica zioni riguardo quella attualmente adottata in Italia. Il sistema internazionale di se gnalazione stradale comprende tre categorie di segnali: — Segnali di pericolo; — Segnali che indicano prescri zioni di divieto, dividentisi in se gnali d’interdizione e segnali d’obbligo; — Segnali di semplice indicazio ne, che si dividono in: segnali di indicazione, di presegnalazione e di rezione, ed infine di luogo e d’iden tificazione per strade diverse. I quadri di segnalazione di peri colo avranno la forma del normale triangolo equilatero. Quelli di se gnalazione alle prescrizioni per in dicare un divieto avranno invece la forma di un disco. Infine quelli di semplice indicazione saranno rettangolari. I segnali di pericolo saranno per: — cunetta o dosso; — svolta pericolosa, n svolte pe ricolose; — incrocio; — passaggio a livello custodito o incustodito; — strada stretta; — ponte mobile; — lavori in corso; — percorso sdrucciolevole; — passaggio per pedoni; — segnali di scuola; — discesa pericolosa. In questo caso la segnalazione viene fatta so lo se il dislivello è superiore al 10 per cento o c’è un pericolo per le condizioni del luogo. Sul segnale verrà inserita l’indicazione stessa della pendenza. in^Attenzione agli animali. Segna ci e P°St* all’entrata di una ìpeesnostn d°Ve ^automobilista sia stolti Pericól° di animali incu-
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— Incrocio con una strada sen za precedenza. — Altri pericoli. Il vertice del triangolo sarà verso l’alto, salvo nel caso di segnalazio ne di « precedenza », che avrà in vece il vertice posto verso il basso (come nell’attuale segnalazione). I triangoli avranno il bordo rosso e lo sfondo giallo o bianco. Le raf figurazioni saranno nere o comun que scure. I colori dei segnali di prescrizio ne per indicare un divieto saranno: fondo bianco o giallo chiaro con bordo rosso; raffigurazione nera o comunque di colore scuro. Tali segnali si dividono in: A) Segnali con divieti relativi alla circolazione: — Circolazione vietata nei due sensi; cerchio bianco con bordo rosso. — Senso proibito a tutti i veico li; segnale di colore rosso con bar ra orizzontale bianca. — Divieto di svolta a sinistra, a destra; la freccia è verso destra o verso sinistra secondo il senso del divieto. — Divieto di sorpasso. B) Segnali con divieto temporaneo —di transito a certe categorie di veicoli. — Accesso vietato a tutte le au tomobili, eccetto ai motocicli sen za sidecar. — Accesso vietato ai motocicli. — Accesso vietato alla automo bili. — Accesso vietato agli autovei coli destinati al trasporto di merci da mercato con peso superiore a... tonnellate. — Accesso vietato alle biciclette. C) Segnali di limitazione alle dimen sioni. al peso, alla velocità dei veicoli. — Limitazione di larghezza della sagoma, di... metri. — Limitazione di altezza della sa goma con totale di... metri. — Limitazione di carico fino a... tonnellate. — Limitazione di peso fino a... tonnellate per asse. — Limitazione di velocità: un quadro rettangolare supplementare
con bordo rosso indicante le condi zioni che reggono l’applicazione del limite di velocità, potrà essere po sto sotto al segnale. — Fine del limite di velocità; fon do bianco o giallo chiaro, attraver sato da una sbarra obliqua di colo re nero: quest’indicazione potrà ve nire riprodotta dietro al segnale precedente, riguardante l’inizio del la limitazione. D) Segnali di «fermata obbligato ria » (Stop) o arresto all’incrocio. Sarà usato unicamente per indi care al conduttore la fermata pri ma dell’incrocio con una strada principale o di grande circolazione nel caso che la precedenza o il traf fico sia tale da esigere un arresto. Questo segnale si compone d’un triangolo con il vertice in basso, cir coscritto in un cerchio. Il triangolo può portare la pa rola « Stop ». E) Segnale d’« arresto » (posto di dogana). Può essere impiegato per indica re anche altri motivi di fermata, oltre alia dogana. In questo caso la parola « dogana » verrà sostitui ta da una scritta che preciserà il motivo d’arresto. F) Segnale d’arresto stazionario per messo. Un avviso «vietata la sosta» sa rà composto da una sbarra bianca che attraverserà obliquamente il cartello, ed indicherà il divieto di posteggio. Per i segnali d’obbligo assoluto i colori saranno invece i seguenti: fondo bleu con figura bianca. Ciò per i segnali: « direzione obbligato ria » e « pista obbligatoria per i ciolisti» (bicicletta biarca su sfon do bleu).
Alcuni dei nuovi segnali: (da sinistra a destra) — fermata obbligatoria — vietato agli autoveicoli con portata superiore a... — attenzione agli animali — percorso sdrucciolevole — fine del limite di velocità — vietato voltare a sinistra — incrocio con strada senza pre cedenza
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NA VOLTA — al giorno d’oggi vale a dire qualche anno fa — parlare d’automobilismo fuori dei saloni, delle mostre c delle discussioni di scuderia in pieno inverno era ana cronistico. Ora non è più così: e si \a a pilotare macchine in gara dai valichi nevosi delle Alpi alle sterminate diste se desertiche deH’arroventato centro dell’Africa.
In fine febbraio, la mèta del Sestrie re ha inteso sulle sue formidabili grop pe e ne hanno echeggiato sin le can dide cime, il rombo dei più illustri motori, pulsanti sotto la ferrea eppur delicata e sensibile manovra dei più na vigati piloti dell’auto.
Il II raduno del Sestriere aveva, in verità, richiamato fior di macchine e di guidatori. La vittoria è rimasta alla coppia Villoresi-Ascari grazie alla pre stazione di Ascari che ha pilotato l’/ltirelia nella prova di abilità. L’accoppia mento dei due assi della velocità è sta lo indovinato, sicché ai pregi organiz zativi di Villorcsi, che s’è mostrato un asso dei cronometri, ha corrisposto l’adattamento delle ben note doti di guida di Ascari.
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Nella prova complementare disputa ta su un percorso di circa 1900 metri le sorprese non sono mancate e in primo piano va collocato il magnifico risultato del francese Lefèvre su Djna Panhard 750 che ha impiegato il minor tempo assoluto con un bellissimo 2’18” e 9. Bene pure sì sono comportate le Renault, l’Aurelio, l’Aprilia, le 1400 e le 1500 Fiat c anche la Ford, la Ja guar, l’Alfa Romeo 2500 S.S. Il primo delle 750, Cerniti su Fiat 500 occupa il sesto posto assoluto nientre secondi in classifica si sono piaz zali Fusaro Poli-Serafini, ripescati dal le profondità della classifica generale grazie a un telegramma chiarificatore dell’A. C. Roma, che ha tolto oltre 2000 punti di penalizzazione ingiustamente loro attribuiti. Nelle altre classifiche registriamo la vittoria di Fiorio sii Ardea (classe fi no a 1100) e di Brignone su Fiat 1400 (classe fino a 1500). Primo degli stra nieri s’è piazzato Bellier proveniente da Berna, decimo assoluto su Citroen. La belga madame Ickx ha vinto il
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premio speciale assegnato alla concor rente femminile meglio classificata men tre Padovani-Bruni di Bolzano ha con quistato la Coppa Alta Velocità. Intanto, alla data del 23 febbraio 1951 — e vogliamo darla per storica que sta data, non solo dal punto di vista sportivo, ma economico e politico — l’Africa è stata attraversata da una rombante colonna di auto, in gara a chi andava più veloce, da Algeri a Pori Elisabeth, e quindi a Capetown, sulla punta tra l’Occano Indiano e l’Atlantico. Ben 15 mila Km. di piste, stra de asfaltate o almeno... rotabili ben po che .Ebbene, ben 36 macchine hanno compiuto il percorso. Cinque le mac chine italiane al traguardo e vittorioso. Le principali avarie accusale, duran te la lunga traversata interessano le sospensioni degli ammortizzatori, da quasi tutte le macchine cambiate o parate. Per alcune macchine le avarie concernono le barre dello sterzo, conte è il caso delle Hotchkiss. Nelle Willys non hanno resistito le ruote, in al tre i cambi e le frizioni, come nelle jeep.
Tecnicamente infelice, la prova delle due squadre militari francesi, che era no dotate di « jeep », Delahaye due litri e tipo 171 quattro litri. La piccola Renault ha portato in fondo due vei coli, ma ha accusato gravi avarie ai motori. La Volkswagen della signora Dieteren ha compiuto una brillante marcia, rivelando peraltro le debolez ze delle sospensioni, così come l’Aprilia Baracco, che ha combiato sei barre di torsione. Le macchine americane, co me le Buick, hanno dimostrato di es sere inadatte a questi percorsi, per le loro caratteristiche generali; comun que la Ford di Loos ha otimamente fi gurato, così come la Peugeot 203. Si è notato che i tipi jeep sono mac chine consigliabili e adatte alla traver sata, ma solamente nelle zone deserti che e su brevi percorsi. I veicoli come Lancia Beta, con motore più potente e sistema di ammortizzatori modifica to, potrebbero risultare i migliori per il turismo africano. Magnifico in ogni modo il funziona mento dei nostri piccoli due litri quat tro cilindri, infaticabili e generosi; l’e-
strema comodità delle nostre carrozze rie. l’ottimo comportamento e la tenu ta delle gomme, mai cambiate dalla partenza e tuttora con notevole spes sore di battistrada. E quello che veramente ci conforta è il pieno successo italiano nella gran de... esplorazione africana: Veglia 1. ex acquo, assoluto e oltre 2 litri; cat. fino a 2 litri Gatta, Barravo, Christillin. In tutto all’altezza delle macchine americane e francesi.
In Argentina, grazie alla latitudine, si è in piena stagione sportiva, e il Gran Premio Peron si è svolto a Bue nos Aires in una cornice spettacolosa. Contrariamente all’attesa, la potentissi ma Mercedes 501) cavalli affidata all’itulo-argentino Fangio, è risultata al ter zo posto, dietro la maneggevole Ferrari 2000 con compressore, pilotata dall’ar gentino Gonzales, giunto primo a una media di 90 km. su circuito molto dif ficoltoso. Secondo, l’anziano Lang, inat tivo da oltre dieci anni. Certo la ul trapotente Mercedes non ha potuto svi lupparsi sul conciso circuito, e la scat tante Ferrari ha avuto miglior giuoco. Va rilevato che Gonzales non è un as so collaudato. E’ un giovane sperico lato, acrobata audace, che peraltro nel suo soggiorno in Italia ha migliorato la guida e assimilato molti insegnamenti. Insomma macchina italiana e allievo italiano. Produzione e scuola di qual che soddisfazione... Tra < ralliers », « raids » e circuiti sparsi su tre Continenti, il periodo in vernale non vuole lasciare il campo alla primavera senza adornarsi anche della luce e dello splendore di due « Salo ni » di gran classe. Il giorno 8 marzo il XXI Salone dell’Auto di Ginevra, sarà inaugurato alla presenza delle più aftle autorità sviz zere.
Le case italiane sono quasi tutte rap presentate e benché tecnicamente non si si possa dire che saranno allineati modelli di concezione nuova, tuttavia certe modifiche di dettaglio saranno su scettibili di interessare. Dal 4 al 15 aprile infine, il 33. Salone internazionale di Torino per il quale l’attesa nel mondo sportivo e produt tivo internazionale è vivissima.
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to ei?r.CS'-OIA1A- — E’ stato confcrmamonrìiniJlasso :^so cecoslovacco primatista ° . lla!e-. .E>nil Zatopek. otterrà il per messo dalle co di partecipare competenti autorità ceche di -1 Partecipare a diverse gare svedesi durante la stagione. Ciò e la prossima p— - • stato comunicato ce comunicato dalla Legazione D — coslovacca dii Stoc''~ ,'~.~ agli "li organizza" ' ' .— Stoccolma tori svedesi, che da ■ tempo sono in trattative per assicurarsi la partecipozione di Zatopek Zatopck a a gare gare internazionali. Zatopek . parteciperà a ire gare in Svezia, e! pi precisamente il 15 giugne a. Vàxjò. il . il 18-19 giugno a Gote borg e il 24 giugno a Malmb, mentre sono in corso trattative per indurlo a partecipare anche ad una gara a Stoc colma alla fine di giugno. Alle gare del la prossima stagione gli svedesi hanno intenzione di invitare anche Consolini, Tosi, Filiput e altri noti, atleti italiani.
NEW YORK. — Ecco i risultati dei campionati su pista coperta, al Madi son Square Garden di New York: 1 luglio: 1. Wilt 4’09”4; 3 miglia: 1. Curtis Stone 14’12”8; 60 yarde ost.: 1. Dilalrd 7”4; salto in alto: 1. ex aequo Wiliamson, Heintzman, Razzetto m. 1,969; lungo: 1. Stanfìeld 7.43: asta: 1. Richards 4.58: peso: 1. Fuchs 17.66; marcia 1 miglio: 1. Laskau 6’27”; (nuovo record dei campionati; r. p. 1932 Pecora 6’36”).
PARIGI. — La Francia ha battuto la Jugoslavia per 2 a 1. RIO DE JANEIRO. — Il Fluminense forse effettuerà un giro in Europa nel prossimo mese di aprile. Trattative sono in corso con alcune importanti società italiane. ROMA. — A proposito dell’incontro per la Coppa del Mediterraneo orien tale della domenica 6 maggio annun ciato per la squadra giovanile italia na, in concomitanza con con la partita della consorella maggiore contro la Jugoslavia, si può segnalare che gli avversari a disposizione sono l’Egitto e la Turchia. E la F.I.G.C. ha propo sto alle due federazioni interessate la data del 6 maggio per l’Egitto e del 3 giugno per la Turchia. Si attendono le risposte dal Cairo e da Ankara. Co me è noto, il primo incontro per la Coppa del Mediterraneo orientale si avrà con la Grecia 1’8 aprile, con pro babile sede a Palermo.
Ej^|| (^4^^ ORANO. — Maurice Diot ha vinto il V Criterium ciclistico di Orano co prendo i 125 km. in ore 3.31’03” davan ti a Coppi e Bobet. CAGLIARI. La prima gara italia na della stagione ciclistica, la 3. Caglia-Sassari, è risultata dura e com battuta. Alla distanza i più forti si sono imposti e la prova s’è decisa in Condirettc
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volata. Ha vinto Soldani Renzo alla media oraria di km. 36.464; 2. Bartali a 1 macchina; 3. Astrua a 2 macchine; 4. Salimbeni a 18”; 5. Maggini a 30”; 6. Albani; 7. Martini; 8. Rossi; 9. Zampieri; 10. De Santi; 11. Magni; 12. Ronconi; 13. Baroni; 14. Giannelli; 15. Donini; 16. Nannini; 17. Biagioni; 18. Minardi; 19. Fazio; 20. Corrieri. LUSSEMBURGO. — Il campionato mondiale di ciclo-cross è stato vinto dal francese Rogcrs Rondeaux. Altri tre francesi: Dufraisse, Jodet e Menuier si sono piazzati nell’ordine do po il vincitore. Gli italiani Malabrocca, Pertusi e Toigo hanno conquista to il 10, 11 e 12 posto.
MILANO. — Il motore Gilera Satur no 500 cc. che verrà montato sulle vetture formula 3 in costruzione pres so l’officina di Paolo Volpini è stato messo ad Arcore sul banco di prova. Al regime di 6000 giri al 1’ il Satur no, che è stato trasformato ad alcool, ha sviluppato una potenza di 43 ca valli. Si ritiene però di poter appor tare a tale motore un ulteriore au mento di potenza. ROMA. — Il record della Mondial è stato battuto da una Vespa, gui data da Dino Mazzoncini, che sulla autostrada Roma-Ostia ha filato a 171 di media. BRUXELLES. — Nel Belgio è sta ta iniziata la produzione del motor scooter « Belgian Cushman », munito di motore americano (Cushman) di 300 cmc. Altro motor-scooter belga di nuova realizzazione è il « Sitta » di 120 cmc. di cilindrata e di 60 kg. di peso. BERLINO. — La Germania secon do una statistica al 1. ottobre 1950, potrebbe attualmente vantare la cir colazione di 1.030.000 tra motociclette, motoleggere, ciclomotori e motor-scooters. E’ stata, pertanto, superata la ci fra primato dell’anteguerra che al 1. giugno 1939 dava circolanti 1.007.780 motocicli. MADRID. — De Ortueta, che è con siderato il miglior pilota spagnolo del le 500 cmc., parteciperà quest’anno alle maggiori competizioni internazio nali per i colori di una Casa inglese. STOCCOLMA. — La Svezia ha de c/c. Postale - Roma 1/1025Ó
ciso il rilascio di una licenza per la importazione di motociclette e parti di ricambio dalla Francia e di motorscooters e accessori dall'Italia, per una somma di 3.200.000 corone. ATENE. — La Grecia ha firmato un accordo con l’Italia per l’importa zione di automobili e motociclette per un importo complessivo di 50.000 dol lari. Il mercato olandese, sem AIA. bra quest’anno orientarsi verso l’in dustria tedesca. Con grave danno del la produzione cecoslovacca, la quale nel 1950 aveva esportato in Olanda 4666 moto (Jawa c C. Z.). LONDRA. — La Norton si servirà quest’anno delle prestazioni dei se guenti piloti: Duke, Dale, Lockett e Oliver; la A.J.S. sarà in gara, nelle 350, con Doran e Featherstone; la Velocette porrà in lizza Lomas, Foster e Sandford. BERNA. — Il G. P. di Berna (26-27 maggio) sarà organizzato quest’anno da un « gruppo » di recente costitu zione: la «Società del G. P. per auto e moto », alla quale sono affiliate la sezione di Berna dell’A.C.S., la Socie tà per lo sviluppo dello sport moto ciclistico, la S. A. del Circuito, la So cietà bernese degli Albergatori e l’Ente turistico della città di Berna. Il G. P. avrà luogo, come per il pas sato. sul tracciato di km. 7,280 della foresta di Bremgarten.
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