Stadium n. 3/2003

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N. 3 MARZO 2003

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SP. IN ABB. POST. ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FILIALE DI ROMA

“HO IL DOVERE DI DIRE: MAI PIÙ LA GUERRA!”

L’APPELLO DEL PAPA: «C’È ANCORA SPAZIO PER LA PACE» NATI NEL CSI ANDREA FERRETTI

RUOLI IN PRIMO PIANO: L’ALLENATORE

UNO SPORT ALLA VOLTA: BADMINTON



EDITORIALE

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E D I O

C O S T A N T I N I

Senza conversione del cuore non c’è pace o il dovere di dire a tutti i giovani, a quelli più giovani di me, che non hanno avuto quest'esperienza: "Mai più la guerra!... C'è ancora spazio per la pace; non è mai troppo tardi per comprendersi"». L'accorato appello che Giovanni Paolo II ha lanciato al mondo il 16 marzo, durante l'Angelus, e "fermato" nella storia dalla sequenza fotografica che Stadium pubblica in copertina, è rimasto dunque inatteso. O meglio, quell'appello non è stato ascoltato da chi, avendo il potere decisionale nelle proprie mani, da una parte e dall'altra della barricata, ha preferito farsi guidare dalle logiche intricate del potere e degli interessi economici. Ma i giovani no, quelli erano tutti dalla parte del Papa, dalla parte della pace. Li abbiamo visti nei telegiornali di tutto il globo sfilare a centinaia di migliaia con la bandiera arcobaleno in pugno, alzando cartelli e slogan di dissenso. Purtroppo, quando si parla di guerre i giovani sono sempre gli ultimi a decidere, anche se spesso sono i primi a dover morire. Adesso l'angoscia è grande: perché questa guerra sembra nascere da motivi ancor più sfuggenti, forse inconfessabili rispetto al recente passato, facendo temere un generalizzato regresso di civiltà; perché minaccia di avere conseguenze terribili, incendiando l'odio represso che già alimenta il

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terrorismo internazionale; perché, infine, a forza di ripetersi, andando in onda da tanti luoghi diversi, la guerra-spettacolo delle televisioni è servita almeno a questo, a nausearci, mostrandoci abbondanza di corpi martoriati, di città distrutte, di bambini emaciati. Guai però a perdere la fiducia. Guai soprattutto a pensare che la responsabilità della pace sia cosa troppo grande per toccarci da vicino. Anzi, se una lezione scaturisce immediata dalla guerra che si è appena accesa essa riguarda quanto sia rischioso delegare le sorti della pace unicamente agli organismi e ai trattati internazionali. Ce l'ha rammentato proprio il papa all'Angelus del 16 marzo: "Senza conversione del cuore non c'è pace", un richiamo perentorio, che ci chiama in causa come singole persone, prima ancora che come collettività nazionali. Così chiudeva il manifesto di un meeting internazionale sulla pace del 1988: "Che ogni uomo di religione, ogni credente sia sempre un cercatore di pace. Che nella sapienza della sua fede trovi le risorse umane e spirituali per difendere la pace, per imprimerla nei cuori, per diffonderla nella società". Oggi, dopo quindici anni e tanti inutili conflitti in più, rispondere a quell'invito con forza e convinzioni ancora maggiori resta la migliore risorsa a nostra disposizione.

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ARGOMENTI

RUBRICHE

3 Chiuso per guerra?

12 Allenarsi ad allenare

di Alberto Caprotti

4 Mi piacerebbe... di don Eugenio Mondini

9 L’atletica ai raggi X

di Beppe Basso

19 Andrea Ferretti

Stadium Mensile del Centro Sportivo Italiano

di Felice Alborghetti

DIRETTORE•RESPONSABILE Edio Costantini

29 Bar sport

di Andrea de Pascalis

16 Nasce il Forum dei Giovani di Sergio Filippini

18 L’elisir di lunga vita di Giampiero Spirito

36 Intervista: mons. M. Fitzgerald

32 Le voléè del badminton di Danilo Vico

34 Ma si dice volàno o badminton? di Sergio Cameli

35 Sport online

di Rita Salerno

52 Dilettanti allo sbaraglio di Andrea De Pascalis

58 26 maggio 2003: oggioratorio! di Manuela Robazza

38 Una Ciani decisamente azzurra! di Alessia Ferri

7 Forza venite giovani! di Vittorio Peri

15 CSA, ci siamo! di Leo Leone

22 Formazione e informazione di Matteo Fogacci

24 La valanga CSI di Luciano Patat

46 È festa di primavera di Sergio Filippini

50 GP Tennistavolo

DIREZIONE REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma Tel. 06.68404590 - Fax 06.68802940 http://www.csi-net.it e-mail: aranblu@csi-net.it

40 E per maestro il Grande Fratello di Tito Della Torre

41 L’atleta “esplosivo” VITACSI

EDITORE ARANBLU s.r.l. Società Unipersonale del Centro Sportivo Italiano Via della Conciliazione 1 - 00193 Roma

di Alfredo Stecchi

43 «Bandiera» di Claudio Arrigoni

44 Libri 45 Tifosi d’Europa di Bruno Longhi

47 Zoom di Alfredo Stecchi

51 Quel gran genio del mio amico

PUBBLICAZIONE ISCRITTA al nº 4987 del Reg. Stampa del Tribunale di Roma del 4/1/1956 PROGETTO GRAFICO ARANBLU s.r.l. REDAZIONE Felice Alborghetti, Alessandro Cappelli, Andrea De Pascalis. IMPAGINAZIONE Marco Croci, Alberto Greganti, Loretta Pizzinga, Emanuele Serra.

di Darwin Pastorin

STAMPA SO.GRA.RO. Società Grafica Romana S.p.A.

55 Tuttoleggi a cura di Francesco Tramaglino

59 Almanacco 54 A segno un sogno! 62 Agenda

Spedizione in abbonamento postale Art.2 Comma 20/B legge 662/96 Filiale di Roma Abbonamento annuale euro 18,08 Una copia euro 1,80

57 Profumo di donna di Daniele Morini

63 Allo specchio 64 Per ritrovare l’armonia dentro di te di Edio Costantini

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Periodico associato all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana)

Via Ignazio Pettinengo, 39 00159 Roma

I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo.

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FUORIGIOCO

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A L B E R T O

C A P R O T T I

Chiuso per guerra? A R R E U G • R E P • O S U CHI ra i pochi pregi di un'attività infarcita di difetti, lo sport italiano - e il calcio in particolare che ne è l'emanazione più straripante - continua nel tempo a mantenere un primato difficile da battere: quello di riuscire a non fare una piega nemmeno quando il mondo si sgualcisce come un fazzoletto usato. Mentre scriviamo, la Lazio gioca a Istanbul una partita che Mancini ha definito assurda per tempi e collocazione, a 1500 chilometri dalle bombe. E la televisione, sempre sensibile a tutte le vergogne escluse le proprie, l'ha oscurata per "ragioni di opportunità etica" che farebbero ridere se non fossimo in giorni di sorrisi impossibili. Tutto il resto ha continuato ad imperversare: sfide scudetto e biciclette sanremesi, raduni di Nazionale e dirette, processi e moviole. L'opportunità etica? Non pervenuta, esaurita in un amen. Una parentesi aperta su un avvenimento di scarsa audience e subito chiusa quando la folla guardona reclamava il diritto al telecomando. Sono queste le contraddizioni di un mondo che lo sport professionistico riesce a sublimare con pelosa complicità, concludendo la sua missione sociale in compite frasi di circostanza, quasi non potesse astenersi dal segnalare un disagio nel quale sguazza senza riuscire a non annegare. È di Roby Baggio l'unico commento valido sentito in queste ore: "La guerra? Lasciamo stare, qualunque cosa dicessi suonerebbe falsa". Grazie Roby allora, per la franchezza e il non allineamento. Grazie per non aver appeso l'ennesima bandiera di pace falsa, vessillo che fa onore solo a chi la pace l'ha nel cuore e non sul davanzale della finestra mentre sputa sul mondo e litiga col vicino. Grazie allo sport che gioca e in queste ore ha provato a farlo senza isterismi, l'unica forma di pacifismo utile. Perché nel frattempo Bush e Saddam impazzano con il loro risiko mortale e il fuso orario del computer, che non viaggia sul medesimo parallelo di una pubblicazione come questa che

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L'imbarazzante retorica dell'ipocrisia

parla di vita e di muscoli spesi bene, quasi si rifiuta di accettare le dita sui tasti di chi prova a riflettere sulla distonia di un mondo che non smette di correre. Quando leggerete queste righe Schumacher avrà già tagliato il traguardo di Sepang, dopo averci informati però che "la guerra è sbagliata ma che il Mondiale di Formula 1 non può fermarsi, altrimenti avrebbe fatto segnare la sua sconfitta": una frase che da sola riassume tutta la retorica imbarazzante di questi giorni. Perché se l'angoscia comune di persone disarmate è l'unico sentimento gratuito che ci è rimasto, l'inadeguatezza a dare risposte è il costante sottofondo dimostrato dal meccanismo sportivo: un sistema ad orologeria che una volta innescato nessuno riesce a bloccare. È indubbio che sospendere i campionati e rinviare gare e manifestazioni serva a poco più di nulla: nel lutto costante delle nostre esistenze, un gol rimandato e un cartello con la scritta "chiuso per guerra" valgono solo ad ingigantire il bagaglio di ipocrisia che ci portiamo addosso. Il problema è un altro, non di coscienza e nemmeno di coerenza. Semplicemente di rispetto. Rispetto per avvenimenti più grandi di un rigore, specie quando un rigore scatena quel corollario di tensioni, rabbia e polemiche che di questi tempi stonano in maniera inaccettabile. Dunque se nemmeno una guerra più o meno mondiale è in grado di fermare lo sport, lo sport avrebbe almeno l'obbligo morale di astenersi da tutto ciò che sport non è. Battaglia impossibile invece, missione fallita in partenza. Da sempre chi ha un po' di sale in zucca e interpreta l'agonismo come la sublimazione di una qualità fisica e morale, prova a chiedere misura e rispetto dei valori dai nostri eroi della domenica. Da sempre la risposte non arrivano. E allora è bello crogiolarsi in un'illusione, quella che un conflitto di armi possa regalare un'occasione unica. Chiedere di approfittare delle bombe che nessuno sente sue per far esplodere un rigurgito di lealtà propria può sembrare l'ennesimo sforzo di retorica, ma altro non c'è a cui aggrapparsi. E comunque pare l'unico comizio utile, l'unica forma di ribellione positiva. Molto più che obbligare a fermarsi un mondo che nemmeno da fermo saprebbe riflettere sui suoi mali.

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ARGOMENTI

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E U G E N I O

M O N D I N I

Mi piacerebbe... Il consulente ecclesiastico lombardo ci regala i suoi desideri associa tivi

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i piacerebbe vivere in un CSI dove prima di tutto si dà spazio ad un'autentica stima reciproca e fedeli alla Parola - "si gareggia nello stimarsi a vicenda" (cfr Rom 12, 10). Se al centro della vita dell'Associazione c'è la persona, è perché ogni uomo, qualsiasi uomo, è ritenuto un dono e una benedizione, sempre e comunque. Alcune vicende mi hanno indotto a volte a pensare che questo resta più un'affermazione di principio o un proclama anziché una premessa da cui partire. Parlo di premessa da cui partire perché la stima degli altri è l'orizzonte nel quale ci pone quella visione cristiana dell'uomo e dello sport che abbiamo messo a fondamento - quasi costituzionale - del nostro essere associazione. Ciò significa che - almeno secondo me - non possono esistere veti su nessuno o esclusioni di fatto di una o l'altra persona o realtà associativa. La differenza di vedute - legittima, e direi necessaria - non compromette per nulla e non allontana da quell'unità di intenti che è, in primo luogo, mettersi a servire la vita delle persone che si affacciano - per i più diversi motivi - sulla soglia dell'Associazione.

Mi piacerebbe vivere in un CSI dove il braccio di ferro tra una posizione o l'altra non viene mai fatto in nome di un potere da gestire o di un'importanza da conquistare, se la logica è quella del servire l'icona che sta davanti a noi, se è quella di Cristo che "depone le vesti" (cfr Gv 13, 4) e si mette a lavare i piedi (la parte più "impura") dei suoi amici. Ogni gioco di potere conduce inevitabilmente alla divisione e alla contrapposizione. Ci conforta l'esempio di san Paolo che ha "motivi seri" nell'"opporsi a Pietro a viso aperto" (cfr Gal 2,11), ma che ricerca - sempre e comunque - la comunione come valore supremo ("e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione" Gal 2,9) e porta il vangelo come criterio unico di valutazione: "Ad essi però non cedemmo, per riguardo, neppure un istante, perché la verità del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi" (Gal 2,5). Se è la verità del vangelo a fare da fondamento nelle scelte da compiere, anche nel CSI l'unica domanda vera che rimane è: qual è il bene 4

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delle persone alle quali dedichiamo il nostro servizio? Qual è il bene vero dell'associazione? Qual è la "bella notizia della vita" per i ragazzi, gli adolescenti e i giovani ai quali ci rivolgiamo? Il resto è perdonate la franchezza - gioco di potere tra piccoli che vogliono giocare a fare i grandi. Mi piacerebbe allora vivere in un CSI dove lo scontro è sempre "a viso aperto" e non sotterraneo, è motivato non da se stessi ma dal bene di coloro ai quali ci rivolgiamo, ha come criterio la ricerca sincera di ciò che è davvero "vangelo" per associati e non.


Mi piacerebbe vivere in un CSI dove la comunicazione è il primo grado della comunione (so che è un po' "ecclesiese"): ciò significa a mio parere che ciò che matura nel CSI deve essere frutto di un contributo e di una piena partecipazione di tutti. Allora sarà il CSI a parlare e non qualcuno senza nessuno intorno. Si tratta di trovare continuamente e sempre il modo per convocare idealmente tutta l'Associazione. Come nel corpo: perché parole e azioni non escano dalla bocca, o movimenti di braccia o gambe senza aver attraversato il cuore, l'intelligenza e lo spirito. Unificarsi e diventare unità presuppone il gioco di tutte le parti; ma la finalità può diventare infinitamente grande: perché il mondo creda (cfr Gv 17) ci dice Gesù. Nasce così la possibilità che i nostri amici allenatori - prima preziosissima frontiera del dialogo con gli atleti e con il mondo nel quale viviamo possano dire che il loro modo di servire è bello perché alle spalle hanno un sacco di amici che gli forniscono energia, motivazione, forza, entusiasmo… E, contemporaneamente, che il Presidente nazionale - segno di unità - possa trasmettere sia la vitalità, la ricchezza, la passione, la bellezza, sia lo scoraggiamento, la fatica, l'incertezza, lo smarrimento che tantissime persone dalle squadre, dalle società sportive, dai comitati… gli fanno continuamente pervenire … È, mi sembra, come l'andata e ritorno del sangue nelle vene di un corpo che è unificato e che proprio nell'essere unificato - sa trovare armonia e gioia di esistere. Mi piacerebbe vivere in un CSI dove - proprio per servire meglio e per amare di più - i livelli istituzionali non sono gabbie per imbrigliare o ostacoli da scansare, ma strade per fare posto e dare parola a tutti. "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!" (Mc 2, 27). Le istituzioni sono per l'uomo e non le persone per le istituzioni. Se quelle che ci

sono non vanno bene, si cambiano. Fin che ci sono, vanno rispettate e riconosciute. Diversamente - almeno così mi sembra - si farà anche un buon gruppo di amici ma non si fa associazione. Mi piacerebbe che essere associazione significasse non necessariamente essere amici - l'amicizia fa parte del mistero della relazione e non è governabile dalle norme - ma certamente essere persone che sono unite dalla stessa destinazione dei propri pensieri e dalla stessa finalità da perseguire: servire l'uomo attraverso lo sport. L'istituzione ha come unico e vero scopo rendere l'associazione un corpo dove le varie membra concorrono - tutte - a raggiungere l'identità della stessa e la comunicazione reciproca. Insieme si cresce, insieme si soffre, insieme si gioisce, insieme si lotta, insieme si spera, insieme si serve, insieme si decide, insieme… resto del parere che è meglio un passo fatto insieme che dieci fatti da soli. Non si hanno tutti le stesse ricchezze, non tutti si è forti allo stesso modo ma - ci dice ancora Paolo - "noi che siamo i forti abbiamo il dovere di sopportare l'infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi" (Rom 15,1). Mi piacerebbe vivere in un CSI dove tornano al centro i ragazzi e i giovani verso i quali e per i quali si investono le migliori energie e nei quali si riconoscono i primi destinatari della propria azione: prima degli adulti (pur non escludendoli), prima degli affari (pur senza escludere attività remunerative), prima… di tutto. È lo Statuto che ce lo chiede. Quando abbiamo scelto di entrare in Associazione, abbiamo riconosciuto in esso la nostra carta costituzionale. Mi piacerebbe vivere in un CSI dove l'attività sportiva e l'attività formativa parlano lo stesso linguaggio. Non è indifferente l'organizzazione ai fini formativi. Anzi: noi diciamo la nostra identità

e raggiungiamo ciò per cui esistiamo nel grado in cui l'organizzazione è al servizio dell'intenzionalità educativa. Discutere di organizzazione significa discutere - anche e insieme - di educazione. "Sapete ciò che vi ho fatto?" chiede Gesù ai suoi discepoli dopo aver lavato loro i piedi. Ciò che ha fatto corrisponde perfettamente alla sua identità e alla sua finalità di rivelare il volto di Dio. Mi piacerebbe vivere in un CSI che non è ripiegato su se stesso, ma entra nel variegato mondo al quale appartiene per offrire ciò di cui è portatore; senza giudicare e senza pensarsi salvatore di nessuno. Solo un dono, un piccolo o grande dono, un po' di aria pulita, perché la vive, un po' di acqua chiara, perché lo è, un po' di vangelo, perché l'ha accolto con riconoscenza dalle mani di Dio. Penso alla scuola come ai ragazzi più abbandonati, penso alle amministrazioni comunali come alle carceri, ai ragazzi senza fissa dimora del cuore come a quelli bravi che pensano di non doversi sporcare con nessuno. Semplicemente in mezzo, come il lievito nella pasta, che fermenta e sparisce; come la luce che rischiara e sposta l'occhio su ciò che c'è da guardare: la vita e i suoi significati; come il sale che dà sapore e gusto alla vita delle persone e sa che il centro è Qualcuno al quale bisogna prestare tutta la propria attenzione. Non possiamo sperare che anche il CSI - con grande modestia e serenità - possa essere almeno un piccolo raggio della Luce infinita del divino? E quando un ragazzo avverte che questa luce è finalmente - diversa, non resta indifferente. Sarà come un chicco di grano che è posto in profondità nel loro intimo, marcisce sottoterra, non sappiamo per quanto e come; siamo certi però che, prima o poi, spunterà un germoglio di vita. E questo ci basta. 5

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VITACSI

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V I T T O R I O

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Forza venite giovani! Circoli culturali e sportivi in parrocchia: Ok! Nel primo trimestre 2003 le affiliazioni al CSI hanno già supera to il totale dell'intero 2002. Cresce l'a ttenzione per questa brillante e moderna proposta di pastorale giovanile, così diversa ma così a ttuale.

Nel corso di una recente conversazione amichevole, il vescovo di una importante diocesi dell'Italia centrale diceva di incontrare quasi soltanto adulti e anziani nelle sue visite pastorali alle parrocchie. "Di giovani ne vedo pochissimi. Anzi, ne vedo sempre di meno", concludeva con amara schiettezza. La constatazione parrebbe pessimistica ma non lo è, perché fotografa una realtà che è sotto gli occhi di tutti. Chi ha pratica di assemblee, riunioni o incontri parrocchiali e diocesani, non importa se del nord, del centro o del sud Italia, sa che le "teste innevate" sono di gran lunga le più numerose. Eppure, sono decenni che la pastorale dei giovani è al centro delle preoccupazioni della Chiesa. Non c'è documento ecclesiale che non la riproponga; non c'è diocesi o regione ecclesiastica che non abbia riservato al "pianeta giovani" una speciale attenzione attraverso convegni, progetti, programmi e operatori pastorali. E questo soprattutto a partire dagli anni novanta dello scorso secolo. Le indicazioni pastorali sono dunque tante, e forse anche sovrabbondanti. Ma il deserto giovanile attorno alle parrocchie non si è però affatto ristretto. In molte regioni, anzi, si è allargato in modo preoccupante. Certo, non sono mancati momenti di esaltante visibilità giovanile nella Chiesa. La memoria di ciascuno conserva i colori, i suoni e i gesti degli incontri durante l'anno giubilare nelle singole diocesi, e soprattutto le oceaniche adunate a Roma e a Tor Vergata attorno al Papa che furono tali da sorprendere gli stessi organizzatori, oltre che spiazzare che gli scettici di professione. 7

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Forza venite giovani!

Quelle pur vivaci ed entusiastiche presenze non sembrano tuttavia aver portato nelle Chiese locali quella vitalità che era lecito attendersi. A veder bene, hanno anzi evidenziato che anche nel settore giovanile - o soprattutto in esso? - il tessuto ecclesiale presenta una ricca trama di manifestazioni in un ordito piuttosto fragile. Non sarà allora che la pastorale giovanile è spesso più proclamata che attuata? Che ne siano messe in luce necessità, urgenza, scopi ecc... dimenticando che, poi, a renderla concreta sono gli strumenti, i luoghi e soprattutto animatori idonei a proporre ai giovani esperienze capaci di mediare i valori e incarnarli nella vita? Qualsiasi messaggio, non escluso quello evangelico, ha infatti bisogno di mediazioni culturali, linguaggi comprensibili, rappresentazioni simboliche. Enfatizzare princìpi astratti e obiettivi serve a poco se mancano esperienze coinvolgenti, e possibilmente non episodiche. Perché è all'interno di esse che i princìpi si sedimentano nel cuore, e fanno crescere la vita. Ora, è proprio su questa linea che si pone la pastorale sportiva e la proposta dei circoli culturali del CSI la cui ispirazione cristiana e la chiara collocazione ecclesiale hanno sempre stimolato i responsabili ad interrogarsi sul contributo da dare all'azione pastorale della Chiesa. In questi ultimi mesi la riflessione si è accentuata, generando grande interesse intorno a questa iniziativa. I Circoli cultura li sportivi C'è anzitutto da rilevare che sono gli stessi giovani, oggi, a indicare i luoghi ove più volentieri si ritrovano e dove si possono incontrare. Una recente indagine Iard tra giovani di età compresa tra 15 e 29 anni rileva due importanti elementi. Il primo è che nella "classifica" dei loro interessi c'è al vertice l'attività sportiva (33%); l'altro, che tra le diverse tipologie associative la più gradita (18,4%) è quella sportiva. (Ai gruppi parrocchiali va il 9% di gradimento; l'8% a quelli culturali e il 7,6% al volontariato socio-assisten8

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ziale. All'ultimo posto i gruppi di natura politica, con appena il 3,9%). I due rilievi non dovrebbero passare inosservati a chi opera nella pastorale dei giovani perché indicano una pista operativa e confermano, per quanto riguarda il CSI, poi, che la sua quasi centenaria prassi educativa attraverso lo sport è tuttora valida. E sono stati gli stessi vescovi italiani ad affermare, in Sport e vita cristiana, che lo sport può diventare "uno degli areopaghi moderni per la nuova evangelizzazione" (n. 8). Con il progetto dei Circoli culturali sportivi il CSI intende mettersi al fianco dei parroci - ma anche di altri operatori pastorali, dato che i Circoli possono costituirsi anche in realtà ecclesiali diverse dalla parrocchia, come associazioni, istituti religiosi, movimenti ecc... - per offrire il proprio specifico apporto pastorale. Un immediato vantaggio del Circolo è quello di evitare ogni tipo di "concorrenza" tra orari parrocchiali e impegni sportivi. Tale concorrenza, come si sa, ha indot-

to non poche parrocchie ad estromettere dal loro interno ogni attività sportiva. Questo era però accaduto quando la società sportiva operava nella parrocchia, senza essere della parrocchia. Con il Circolo parrocchiale la conflittualità viene eliminata proprio perché esso è della parrocchia e guidato da persone scelte dalla medesima. Le opportunità pastorali e le motivazioni dei Circoli sono tali da giustificare l'attenzione che essi stanno già ricevendo. La nuova formula associativa, infatti, non è che la risposta ad un chiaro invito - ma quanti lo conoscono? - che i vescovi italiani hanno fatto attraverso Sport e vita cristiana: "La Chiesa in particolare si sente chiamata per prima ad investire in persone, idee, energie e iniziative nell'ambito della pastorale dello sport". I Circoli culturali sportivi possono costituire uno strumento per quell'immane e urgente compito della inculturazione della fede nel mondo attuale. E nulla, oggi, è più importante di questo.


ARGOMENTI

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A N D R E A

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P A S C A L I S

C'era una volta… l'a tletica leggera, che tutti chiama vano "regina degli sport": non solo perché considera ta lo sport per eccellenza, ma anche per via del fa tto che era la disciplina più diffusa, quella da cui ma gari si partiva per passare in seguito ad altri sport.

L’atletica ai raggi X ggi la "regina" ha abdicato. Nell'ultima indagine ISTAT dedicata allo sport, relativa al 2000, l'atletica leggera è risultata essere solo all'ottavo posto tra gli sport cui si dedicano gli Italiani: appena il 5.9% di coloro che praticano uno o più sport ha dichiarato di fare atletica. È una percentuale lontanissima dal 25.7% del calcio, dal 22.9% di ginnastica/danza, dal 21.4% del nuoto, i tre sport in cima alla lista delle discipline più diffuse nel nostro Paese. Nel CSI le cose funzionano in maniera più o meno analoga a quanto riscontrato dall'Istituto di Statistica. In quello stesso anno 2000 analizzato dall'ISTAT, l'atletica leggera ciessina vantava 48.151 atleti tesserati, pari al 6.4% del totale, risultando la quarta disciplina più praticata dopo calcio/calcio a 5, ginnastica e pallavolo. La differenza rispetto all'ISTAT sta nella relativa "debolezza" del nuoto CSI, che nella classifica degli sport associativi è un gradino più giù rispetto all'atletica invece che un posto sopra.

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Nell'arco di un triennio La "regina" ha dunque perso un po' delle piume del suo mantello anche all'interno del CSI. Il dato consolante è che difficilmente i suoi quarti di nobiltà decadranno del tutto. Se infatti consideriamo l'andamento del tesseramento CSI nell'arco del triennio 1999/2000, 2000/2001 e 2001/2002 emerge che l'atletica è una disciplina quanto mai stabile nei suoi totali: 48.151 atleti nel 1999/00; 48.665 nella stagione successiva; 48.216 9

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nella 2001/02. Facendo riferimento al triennio e guardando a cosa accade nelle diverse fasce di età, troviamo una altrettanto sostanziale stabilità di andamento: si parte forte nella fascia 0-10 anni; si tocca il massimo nella fascia 11-15, poi nell'età 16-20 c'è una fortissima flessione; si risale leggermente nella fascia 21-30, per avere infine un decremento lento ma progressivo nelle ulteriori fasce fino agli over 60. Per capire di che si tratta, guardiamo ai tesserati dell'atletica leggera dell'ultimo anno del triennio considerato (2001/2002), dividendoli nelle otto canoniche fasce di età: atleti tesserati per l’atletica leggera

0-10 anni 11-15 16-20 21-30 31-40 41-50 51-60 oltre 60

C'è un vero e proprio dimezzamento dei tesserati nella fascia 16-20: per l'esattezza, si perde il 54%

9.572 13.218 6.029 7.615 5.769 3-621 1.607 785

C'è dunque un vero e proprio dimezzamento dei tesserati nella fascia 16-20: per l'esattezza, si perde il 54% degli atleti, e non sappiamo se accade perché essi abbandonano del tutto lo sport o perché passano ad altre discipline. Per capirne di più, dobbiamo analizzare fino a che punto questo dato appartiene a tutti gli sport, nel CSI e fuori, rispecchiando il fenomeno del cosiddetto abbandono precoce, e fino a che punto è un problema specifico dell'atletica. L'abbandono giovanile Non c'è dubbio: l'abbandono giovanile è un problema nazionale, che tocca tutti gli sport, e tanto le Federazioni quanto gli Enti di promozione sportiva e lo stesso sport per così dire "extra-associativo". A confermarcelo è ancora la ricerca ISTAT sullo sport del 2000. Ebbene, nei dati dell'ISTAT (che però misura raggruppamenti di età un po' differenti) la flessione c'è e comincia proprio nella fascia 1519.

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Rispetto a quanto accade nell'atletica CSI, però, nell'ISTAT l'abbandono giovanile è molto più contenuto e graduale: nel passaggio dalla fascia 11-14 a quella 15-19 si perde circa l'11% dei praticanti, poi il decremento prosegue in maniera progressiva con il crescere dell'età. Siamo dunque lontani da quel dimezzamento che si registra nell'atletica CSI. Il fenomeno dell'abbandono giovanile nell'atletica associativa assume aspetti più "normali" se si fa un raffronto con il trend globale dei vari sport per fasce di età all'interno del CSI. Come abbiamo detto più volte in precedenti occasioni, a livello nazionale il CSI è in parziale controtendenza rispetto a quanto rilevato dall'ISTAT: nel CSI la fascia 16-20 anni fa registrare un abbandono marcato rispetto alla fascia precedente (si perde il 34% dei praticanti), ma nelle due fasce successive (21-30 e 31-40) non solo non ha un'ulteriore flessione, che invece è presente nelle statistiche


denza per cui la pratica sportiva rallenta o si contrae in alcune regioni dove aveva conosciuto massimo sviluppo (Piemonte e Veneto, ad esempio), e palesa segni di incremento in alcune regioni del Centro-Sud.

ISTAT, ma c'è un vero e proprio boom. I dati di tesseramento atleti 2001/02, infatti, hanno questo andamento per l'insieme degli sport praticati nel CSI: 0-10 anni 11-15 anni 16-20 anni 21-30 anni 31-40 anni 41-50 anni 51-60 anni Oltre 60 anni

atleti tesserati 152.158 141.358 92.265 191.225 114.876 49.492 24.959 19.924

Il quadro associativo generale è quello di una pratica sportiva che perde una bella porzione di atleti nella fascia 16-20, più di quanto accade nell'intero sistema sportivo italiano, ma poi recupera alla grande nella fascia successiva, dove invece il sistema sportivo nazionale continua a perdere atleti. In tale contesto, l'atletica leggera del CSI mostra un abbandono della fascia 16-20 anni che ha un tasso un po' più elevato rispetto alla

La corsa campestre In linea di principio le statistiche del CSI distinguono tra tesserati dell'atletica e tesserati della corsa campestre. La demarcazione però non è netta, e questo genera un bel po' di incertezza allorché si guarda ai numeri della sola campestre. Basta guardare la tabella degli atleti della campestre suddivisi per regione per comprendere che si tratta di numeri troppo piccoli per essere veri, e che per di più denotano un andamento triennale quasi... isterico. La verità è che i numeri reali della campestre sono "sepolti" all'interno di quelli dell'atletica. Ed è per questo motivo che è giusto rinviare qualunque discorso sullo specifico della campestre, in attesa che nella fase di registrazione dei dati si abbia qualche certezza in più.

media degli sport associativi (il 54% invece che il 35%), e inoltre il "recupero" nella fascia successiva si mantiene a livelli inferiori di quanto avviene nella media di tutti TESSERATI ATLETICA LEGGERA PER REGIONE gli sport. Tale elemento fa ritenere più probabile che l'abbandono del- Regione 1999/00 2000/01 2001/02 l'atletica avvenga a favore di altri Abruzzo 383 322 299 sport. Basilicata 191 929 1.020 La diffusione regionale Se nell'ultimo triennio associativo i numeri nazionali dell'atletica ciessina sono molto stabili, altrettanto non si può dire quando vengono aggregati regione per regione. All'interno del panorama si evidenziano regioni alquanto stabili, come l'Emilia, alcune con sensibili flessioni (Piemonte, Lombardia, Campania) ed altre con prodigiosi exploit (Lazio, Sardegna, Molise). Sarebbe interessante fare un raffronto con il trend nazionale dello sport italiano regione per regione nel triennio 1999/2002, purtroppo esistono solo dati non completamente raffrontabili. Si può dire, però, che è in atto una linea di ten-

Calabria 2.091 Campania 6.515 Emilia Romagna 2.032 Friuli Venezia Giulia 1.375 Lazio 1.630 Liguria 993 Lombardia 8.908 Marche 708 Molise 279 Piemonte 2.487 Puglia 4.842 Sardegna 1.891 Sicilia 4.011 Toscana 1.931 Trentino Alto Adige 2.067 Umbria 711 Valle d’Aosta 1 Veneto 5.105 48.151

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1.981 6.636 1.455 1.221 2.517 1.096 8.082 1.178 347 2.190 3.939 3.008 4.106 1.900 2.118 579 0 5.061 48.665

1.579 5.297 2.418 1.132 4.357 1.014 7.551 526 650 1.725 4.194 3.185 3.656 1.649 2.135 985 0 4.844 48.216

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Alle na rsi ad allenare Questo slogan dovrebbe rappresentare un punto fermo per tutti gli allenatori sia dilettanti sia professionisti D I

B

E P P E

B

A S S O

L'ALLENATORE NEI GIOCHI SPORTIVI DI SQUADRA "Allenare una squadra significa preparare i singoli giocatori affinché possano essere in grado di apprendere capacità tecniche-tattiche e metterle al servizio del gioco di squadra". Quando si allena un gruppo di giocatori, soprattutto nel settore giovanile o in gruppi non selezionati, l'allenatore si troverà di fronte atleti eterogenei, con caratteristiche antropometriche, capacità motorie e tecniche differenti. L'allenatore dovrà quindi affrontare due compiti fondamentali: • gestire un gruppo di persone motivato e assemblato; • rispettare la formazione individuale di ogni atleta ed organizzare la sua crescita tecnica. L'aiuto alla realizzazione di questi obiettivi primari va ricercata nella metodologia dell'allenamento, partendo dal presupposto che ci sono fattori comuni a tutti i giochi di squadra che ogni allenatore dovrebbe ricercare. Li riassumo in 4 parole chiave: • ORGANIZZAZIONE E PROGRAMMAZIONE Un allenatore deve utilizzare tutto il tempo e tutte le risorse che ha a disposizione; avendo chiari (per sé e per la squadra) gli obiettivi da raggiungere e i mezzi per arrivarci. Fondamentale un'attenta programmazione basata su concetti concreti ed oggettivi, sull'attento studio dei giocatori a disposizione, sull'analisi della situazione iniziale e sulle verifiche periodiche del lavoro svolto. In sintesi: non si deve lasciare nulla al caso ma ogni decisione deve essere pianificata secondo princìpi metodologici-didattici, solo successivamente si analizzeranno i risultati positivi e gli errori, ma il "piano di allenamento" deve essere chiaro e attuabile. • CONOSCENZA E COMUNICAZIONE • Il minimo comune denominatore per ogni allenatore è la conoscenza della materia, ma ciò che contraddistingue un buon allenatore è l'abilità 12

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a riassumerla, assimilarla e trasmetterla. • Diventa poi prioritario per un allenatore aggiornarsi, confrontarsi con altri, analizzare il proprio lavoro, osservare i propri giocatori e saperli ascoltare. • I giocatori, infatti, possono insegnarci molte cose, ma sono anche i primi ad accorgersi se non sappiamo ciò che vogliamo insegnare loro, magari cadendo nell'errore di voler applicare una tecnica o una tattica solo perché è di moda senza conoscerla a fondo. La preparazione teorica non è sufficiente per poter allenare ma occorre una buona comunicazione: l'allenatore deve trasmettere il proprio sapere ai giocatori, ai propri collaboratori (allenatori - dirigenti - staff medico) e interagire con loro. L'ALLENATORE DI PALLAVOLO A partire dai 12 anni si entra nella "pallavolo dei grandi": questo è il momento del passaggio dai giochi semplificati (1 contro 1 - 2 contro 2 - 3 contro 3) al 6 contro 6, dal Minivolley all'Under 13 - Under 15 Under 17, dalla tattica individuale alla tattica collettiva di squadra. Il difficile compito dell'allenatore sarà quello di rendere questo passaggio il più chiaro possibile: in gergo si dice che l'allenatore deve saper dare "un gioco alla squadra", deve cioè saper scegliere ed insegnare i moduli di gioco più adatti alle caratteristiche dei propri giocatori. I giocatori devono essere in grado di distinguere la fase di attacco dalla fase di difesa e sapersi muovere in relazione alle traiettorie della palla. In questa fase vengono assegnati i primi ruoli tecnici. Sulla specializzazione dei ruoli in età giovanile ritengo che in allenamento tutti i giocatori devono cercare di allenare il più possibile ogni fondamentale con particolare attenzione a quelli per i quali sono più dotati; nella preparazione della squadra credo invece che sia doveroso rispettare le caratteristiche tecniche di ognuno e quindi mettere i

bravura di un allenatore deve essere quella di dargli la possibilità di mettere la "cosa buona" al servizio della squadra. Il nuovo sistema di punteggio al tiebreak (ogni palla vale un punto) consente agli allenatori di gratificare un giocatore anche se realizza pochissimi punti, proprio perché ciascuno importante per il raggiungimento di un risultato.

giocatori in campo nelle condizioni di realizzare ciò che sanno far meglio. Dal punto di vista psicologico questo è il momento del passaggio dal gioco semplificato al 6 contro 6 per cui le dinamiche di gruppo si complicano notevolmente. Ogni atleta dovrà quindi imparare a rapportarsi con altri 5 giocatori in campo e almeno altrettanti negli spogliatoi. Purtroppo non c'è la ricetta giusta "per fare gruppo" proprio perché ogni squadra, ogni ambiente, ogni realtà è diversa. Il bravo allenatore è colui che riesce a stimolare nei suoi giocatori la concentrazione, la carica agonistica, la motivazione, la collaborazione per il raggiungimento di un obiettivo collettivo che non è necessariamente la vittoria ma è soprattutto la costruzione di un lavoro di squadra che deve andare al di là del risultato agonistico. Ogni giocatore si deve sentire partecipe dell'allenamento e della partita, deve essere sempre in grado di dare il suo contributo al raggiungimento dell'obiettivo sia esso "titolare" o "panchinaro". Credo che ogni giocatore sia in grado di fare almeno una "cosa buona" (es. avere un buon servizio, un buon muro, …un buon carattere, una grande personalità…); la

L'ALLENATORE DI BASKET La prima cosa da insegnare nel settore giovanile è la conoscenza del gioco attraverso l'applicazione dei giochi semplificati dall'1 contro 1 al 5 contro 5. Successivamente diverrà importante l'insegnamento ed il perfezionamento della tecnica individuale attraverso l'applicazione di metodi analitici e globali in alternanza. Nella Pallacanestro dei grandi allora diventeranno prioritari il perfezionamento della tattica, la fissazione della tecnica, lo studio dell'avversario e la preparazione delle partite. Per quanto riguarda invece il gioco di squadra, la disposizione dei giocatori in campo si divide essenzialmente in gioco a uomo e gioco a zona. L'essenza di queste due tattiche di gioco si può riassumere nel seguente modo: - nel GIOCO A UOMO: il difensore dovrà sempre trovarsi tra la palla e l'attaccante senza palla ed in genere il giocatore "da marcare" è fisso e stabilito dall'allenatore in base alle caratteristiche del proprio giocatore e dell'avversario; - nel GIOCO A ZONA: il difensore si dovrà sempre trovare tra il canestro e l'attaccante, e la posizione in campo è fissa in una determinata zona. Generalmente nelle categorie ragazzi (13-14 anni) e propaganda (12-13 anni) è obbligatorio il gioco a uomo mentre dalla cat. allievi (14-15 anni) l'allenatore è libero di scegliere il proprio schema di gioco (a zona o a uomo) in base alle caratteristiche dei propri giocatori. Nel settore giovanile generalmente la disposizione dei giocatori in campo prevede i seguenti ruoli: 1 13

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centro - 2 giocatori d'ala - 2 giocatori d'angolo. Mentre successivamente (quando e come è compito dell'allenatore) si inizieranno ad assegnare i ruoli tipici della Pallacanestro dei grandi: Play marker, 2 guardie (evoluzione dei due giocatori d'ala) 1 ala ed 1 pivot (evoluzione dei giocatori d'angolo). Credo che sia importante sottolineare ancora una volta che non esiste lo schema migliore o peggiore: ogni disposizione in campo ha una motivazione tecnico-tattica. La cosa più importante è che l'allenatore sia a conoscenza dell'utilità di ogni schema e che soprattutto sappia trasmetterla ai propri giocatori in modo semplice e chiaro. Ogni giocatore deve sapere qual è la sua competenza in campo, quali sono i punti di forza e i punti di debolezza di ogni schema: questo fattore è fondamentale soprattutto tra i giovanissimi. L'ALLENATORE DI CALCIO Nel gioco del calcio, i concetti precedentemente espressi (chiarezza delle competenze, insegnamento degli schemi di gioco, etc...) diventano ancora più importanti e più difficili in quanto il numero dei giocatori e lo spazio in cui devono muoversi è maggiore. Partendo dal settore giovanile,

ritengo che sia fondamentale, oltre all'insegnamento degli elementi tecnici di base (passaggio, controllo e conduzione della palla, tecniche del colpo sulla palla, etc…), l'apprendimento dei movimenti spaziali attraverso i giochi semplificati. L'allenatore dovrà creare situazioni di gioco attraverso esercizi di sintesi sugli spostamenti spazio temporali sia con il possesso di palla sia senza. Una volta appresi gli elementi tecnici fondamentali e gli spostamenti di gioco elementari, l'allenatore potrà dare vita ad un gioco di squadra inoltrandosi nei meandri degli schemi calcistici. Nella concezione calcistica nazionale sono tre i settori nei quali operano i calciatori: difesa, centrocampo e attacco con compiti ben divisi (chi difende, chi costruisce, chi attacca). Nel calcio moderno, invece, tutti sono portati a difendere, a costruire ed a offendere. La tattica calcistica, a grandi linee, prevede il gioco a uomo, a zona e misto. Nel gioco a uomo si crea la situazione in cui ci sono coppie di giocatori che si controllano reciprocamente, attaccando e difendendo, a seconda del possesso di palla. Nel gioco a zona, ogni giocatore avrà invece il compito di difendere una determinata zona del campo

qualsiasi, sia il giocatore che entra nella sua area di competenza. Il gioco misto si otterrà, ad esempio quando a centrocampo si attuerà un gioco a zona e in difesa la marcatura a uomo o viceversa. Come sempre la scelta del modulo di gioco dipenderà dalle caratteristiche dei giocatori a disposizione e da quelle degli avversari: nel settore giovanile la priorità sarà quella di dare un gioco alla propria squadra senza pensare al modulo di gioco della squadra avversaria, mentre in un gioco più evoluto diventerà fondamentale adattare gli schemi in relazione ai moduli di gioco degli avversari. Per concludere Allenare una squadra di qualsiasi livello è un compito molto arduo in quanto gli ingredienti che la compongono sono numerosissimi: la ricetta giusta per assemblarli non c'è, ma, come i grandi cuochi, si avanza per prove ed errori maturando esperienza. Ma attenzione ciò che differenzia noi sportivi dai cuochi sono gli ingredienti: i nostri alimenti sono le persone e dobbiamo sempre tenere in considerazione il grande ruolo educativo e formativo che abbiamo nei loro confronti.

Quando si è finito di imparare, si è anche finito di allenare. Se non si è in grado di comunicare ciò che si sa, allora tanto vale non sapere niente


VITACSI

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LE O

LE ONE

I soci fondatori firmano lo statuto del CSA. Da sinistra Padre Giampietro Zampira, Giulio Zef, Lazer Linadi, Paolo Grandi, Suor Donata,

CSA, ci siamo!

Majlinda Pilinci e Ilia Mujo

Firma to la sta tuto del Centro Sportivo Albanese. A Fier e Scutari i primi corsi di formazione Lezhe 25 febbraio 2003. Saranno circa 200 tra bambini, bambine e preadolescenti che animano gli spazi del centro giovanile messo su da un anno dai missionari marianisti, in questa cittadina albanese che rappresenta, a parere di molti, una specie di laboratorio dove si avvertono segnali di cambiamento nella terra delle aquile. È una giornata di sole luminoso, un vero regalo di colori e di vita nella cornice dei monti che costituiscono una barriera rocciosa sulla quale svetta il castello di Skanderbeg, l'eroe nazionale dell'Albania. Cambiamento, dicevamo; in questi spazi qualche anno addietro regnava il degrado più totale. Ora sono attrezzati per il calcio, la pallavolo e il basket, anche per i più piccoli, con tanto di recinzioni e ben forniti di reti, canestri e palloni per una varietà di attività che tra pochissimo confluiranno nei programmi del nascente CSA, ovvero il Centro Sportivo Albanese, un progetto, un sogno ormai realizzato. C'è un movimento incredibile. Maglie di tutti i colori, volti che sprizzano faville di entusiasmo ma anche voci che si sovrappongono ai clamori e alle grida e agli incitamenti tra compagni di squadra. Sono gli istruttori del centro giovanile che hanno già avuto una formazione di base che affineranno nei prossimi corsi che si svolgeranno a Scutari (29-31 marzo) e a Fier (4-6 aprile). È la volta buona. Finalmente vediamo fiorire una pianticella che sembrava destinata a flettersi ai primi ostacoli che questa terra riserva a chi osa intraprendere. Ma non è finita. Entriamo nei bei locali del centro polidisciplinare e vediamo, tutti belli seduti a fare scuola, una quarantina di bambini e bambine davvero entusiasti. Stanno svolgendo attività di alfabetizzazione sotto la guida di maestre che si giovano di borse-lavoro e altre che svolgono lavoro volontario. Sorpresa! Sono Rom che ogni giorno vengono qui a istruirsi (infatti non frequentano la scuola statale). Dopo l'attività didattica escono, le cartelle strette gelosamente come una conquista realizzata e attesa da tanto tempo. Con loro c'è anche Jauf, il responsabile della comunità Rom di Lezhe.

QENDRA SPORTIVE SHQIPTARE Centro Sportivo Albanese Attività Formative • 29/30/31 Marzo 2003 Scutari: Corso di formazione per Educatori sportivi • 4/5/6 Aprile Fier: Corso di formazione per Educatori sportivi Attività sportive • Maggio - Giugno 2003 Campionato Nazionale di calcio • Maggio - Giugno 2003 Campionato Nazionale di pallavolo • 1 Giugno 2003 Festa polisportiva sulla spiaggia (Lezha) Finiti i compiti si danno anch'essi ai giochi, insieme agli altri ragazzi del centro giovanile. Qui non si respira più l'atmosfera del ghetto che abbiamo colto nel quartiere che ospita i Rom. Uno spazio segregato dal resto della città e sprovvisto di ogni servizio. Lo sport affratella anche a Lezhe, a certe condizioni...! Così il CSI ha avviato il lavoro di sostegno all'azione di evangelizzazione e promozione umana che Luciano e Davide, i due laici marianisti, hanno voluto come scelta di vita. E dal progetto nazionale sono nati i primi gemellaggi: il CSI Campobasso si è gemellato con il centro giovanile e lo aiuta, insieme a parrocchie di Roma, dello stesso capoluogo molisano e di amici della Calabria e del Piemonte, fornendo animatori per i centri estivi, attrezzature e materiale didattico. Davvero: un mondo diverso è possibile! Si può allora partire dai volti gioiosi di questi bambini e dalla speranza di riscatto della vita che da essi sprigiona per insistere e diffondere all'interno della nostra associazione l'idea che si possano avviare adozioni e gemellaggi con queste frontiere del disagio e delle mancate risposte ai bisogni primari di tanti bambini e ragazzi. Forse ne gioveremmo anche noi, forse anche il CSI in Italia potrebbe riscoprire le motivazioni più autentiche che determinarono la sua rinascita negli anni bui del secondo dopoguerra. 15

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ARGOMENTI

DI

S ERGIO

FIL IPPINI

Nasce il FORUM dei GIOVANI 40 associazioni giovanili, le più diverse tra loro, si uniscono per affrontare i problemi del mondo giovanile e proporre soluzioni concrete Hanno aderito... Hanno aderito al Forum (elenco in aggiornamento costante): A.I.G. (Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù); AFSAI (Associazione Formazione Scambi Attività Interculturali); AGESCI; ARCI Nuova Associazione; Azione Giovani, CSI (Centro Sportivo Italiano); CTG (Centro Turistico Giovanile); CNCA* (Coordinamento Nazionale Comunità d'Accoglienza); Emmaus Italia*; EUSC - Consiglio degli Studenti Ue; FABI Giovani (Federazione Autonoma Bancari Italiani); FGS (Federazione dei Giovani Socialisti); FGEI (Federazione Giovanile Evangelica Italiana); Fondazione Exodus Onlus; FUCI (Federazione Universitari Cattolici Italiani); GIFRA (Gioventù Francescana); GIOC (Gioventù Operaia Cristiana); GIOSEF (Giovani Senza Frontiere); Giovani della Margherita; Giovani delle ACLI; UGEI (Unione Giovani Ebrei d'Italia); GIOVANIEUROPEI.COM; GFE (Giovani Federalisti Europei); Giovani FIMCISL; Giovani Insieme; GMI (Giovani Musulmani D'italia); Giovani Per Un Mondo Unito-Focolari; Giovani Verdi; Legambiente; Movimento Giovanile Missionario; Movimento Giovanile Salesiano; Sinistra Europea Giovani; SG (Sinistra Giovanile); Studenti.Net; UDC (Unione Democratici Cristiani); UIL Giovani; Uniparzifal. (il segno * segnala la mancanza della ratifica ufficiale)

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Chi rappresenta oggi i giovani in Italia? Dal 26 febbraio scorso questa domanda ha una risposta. Erano oltre 150 infatti i giovani assiepati nella sala di Palazzo Marini per il battesimo del Forum dei Giovani. Con essi il sottosegretario con delega alle politiche giovanili on. Grazia Sestini, il portavoce del Forum del Terzo settore Edo Patriarca ed il presidente dello Youth Forum Giacomo Filibeck. Il Forum riunisce in sé 40 tra le più importanti associazioni giovanili (con l'obiettivo e l'obbligo propositivo di ampliarne il numero) al fine di discutere, senza aspettare il Governo né il Parlamento le problematiche di un particolare universo giovanile proponendo soluzioni concrete. "L'Italia è infatti l'unico paese in Europa in cui manca una rappresentanza giovanile che sia riconosciuta come parte sociale nei rapporti con il governo", è stata la denuncia di Cristian Carrara, segretario nazionale dei Giovani delle Acli nominato portavoce dell'iniziativa, "e la nascita del Forum colma questa lacuna, con uno sguardo all'Europa. Il Forum dei giovani è composto da 40 organizzazioni giovanili italiane ha poi proseguito - che esprimono cammini differenti: associazioni giovanili dei partiti politici (di ogni colore politico), associazioni a carattere religioso, (anch'esse trasversali: cattolici, ebrei e musulmani, di questi tempi non è una manifestazione scontata), associazioni per la difesa dell'ambiente, associazioni degli studenti, associazioni di categoria (sindacati), associazioni sportive come il CSI tra i primi sostenitori del Forum. Tutto ciò non pretende di rappresentare logicamente l'intero mondo giovanile ma certamente una gran parte, stimando in 1 milione i giovani rappresentati dalle associazioni aderenti. Per la prima volta un così


alto numero di associazioni si sono unite per rispondere ad una mancanza di un consiglio unilaterale di giovani, di una mancanza di attenzione da parte del mondo politico alla situazione giovanile". Carrara ha poi spiegato: "Il Forum dei Giovani vuole essere un movimento che parte dal basso, un movimento dinamico così come richiede la società odierna, la dimostrazione di maturità da parte dei giovani che sono disposti a dialogare tra loro e con il mondo politico. Lo slogan del Forum è: LE POLITICHE DEI PADRI DEVONO ESSERE CONCORDATE CON I FIGLI, anche perché le politiche dei padri vanno a influire sull'istruzione dei figli... Ci sono voluti mesi per trovare un accordo comune riguardo la compilazione del Manifesto (essendo un movimento trasversale) non c'è solo chi scende in piazza per la pace ma anche chi ha idee diverse riguardo la pace, ed è giusto che sia così per un movimento che si dichiara totalmente democratico e non politicamente strumentalizzabile...". Carrara è poi passato alla lettura del Manifesto del Forum ponendo l'accento sui punti più importanti che sono la centralità della persona, i valori irrinunciabili dell'umanità e una visione dell' Europa unita con un progetto di pace e democrazia. Sulla stessa linea d'onda l'intervento del Presidente dello Youth Forum Giacomo Filibeck che promette di fare del Forum dei Giovani il primo interlocutore a livello europeo sulle politiche giovanili. "È impossibile immaginare una società dove le istituzioni decidono del nostro futuro senza un nostro pieno coinvolgimento; chiediamo un riconoscimento del Forum da parte del governo come consulta nazionale della gioventù". È poi intervenuto Edo Patriarca, portavoce del Forum del Terzo Settore,

che vede il manifesto come una "speranza fondamentale per smontare la brutta immagine della cultura giovanile legata al disagio e alla contrapposizione, come si vede sugli spalti degli stadi". "Occorre coltivare le diversità. Il Forum dei Giovani - ha quindi ribadito - deve mantenere la propria distinzione rispetto a quella del Terzo Settore ma non di separazione. Si possono creare piattaforme condivise. Siete chiamati a continuare un dialogo forte con gli adulti". Le parole conclusive sono affidate all' unica rappresentanza istituzionale dell'incontro, la senatrice on. Grazia Sestini: "È questa la prima tappa di un rapporto che va iniziando, bisogna continuare a mantenere un filo di dialogo con il mondo giovanile. Per fortuna ciò è molto difficile, poiché i giovani sono portatori di novità, freschezza e libertà dagli schemi, e man mano che si diventa adulti tali virtù cominciano a scemare. Occorre quindi dialogare con i giovani fuori dalla politica. La politica odierna tutela sempre di più i padri e condanna sempre di più i figli. I giovani sono coccolati e protetti perché sono pochi, ma appunto perché sono pochi non vengono ascoltati. Il Governo deve scommettere sull'universo giovanile in quanto tale, ma in questi anni si è pensato alla rappresentanza giovanile come rappresentanza studentesca non tenendo conto dell'universo giovanile come mondo associativo, sportivo, di volontariato, educativo fuori dall'istituzione scolastica. Bisogna innanzitutto approvare il Consiglio Nazionale della Gioventù, superando i due principali problemi: quello della rappresentanza e quello economico. Datemi uno Statuto, un regolamento, allargatevi, e costruiremo qualcosa insieme". 17

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Il 38enne campione di Spagna spiega: “Com’è diverso il calcio qui”.

L’ELISIR DI LUNGA VITA

Carboni Amedeo

D I

G I A M P I E R O

S P I R I T O

Quando lo sport è vissuto senza particolari eccessi, si può arrivare a giocare ad altissimi livelli anche a 38 anni. È il caso del difensore del Valencia, Amedeo Carboni, nato ad Arezzo il 6 aprile del 1965, vero e proprio testimonial dell'elisir di lungo calcio. Ha rinnovato da poco di un anno il contratto da calciatore con la squadra spagnola. "Ogni anno potrebbe essere l'ultimo. Sto bene fisicamente. Vorrei potermi accorgere quando è il momento di lasciare. A 38 anni, con il fisico che ti accompagna è la testa che conta. E dentro non sento stress, non avverto tensioni, non mi sento sempre sotto esame. Per ora voglio solo continuare a giocare a pallone. Certo, guadagno ma soprattutto ancora mi diverto. È questo l'elisir", spiega Carboni, attuale campione di Spagna, con la squadra che è anche tra le prime in Europa. Ex giocatore di Empoli, Bari, Parma e Sampdoria, quando partì da Roma, nel 1997, dopo sette anni in giallorosso, pensava al massimo di giocare ancora un paio d'anni e non certo da protagonista. "Qui in Spagna il calcio è troppo differente dall'Italia. Sono convinto che qualsiasi giocatore italiano, da noi renderebbe perlomeno il 20% in più di quello che riesce a fare in Italia", dichiara il difensore toscano, confessandosi una sera in diretta, al telefono dalla sua casa di Valencia, nel corso della trasmissione "Stadio Olimpico" dell'emittente Telelazio Reteblu. Il problema è di come viene vissuto il calcio, da noi, in Italia. Con una tensione eccessiva, è vero. In Spagna è famosa la protesta dei fazzoletti bianchi, sventolati con forza allo stadio per un arbitro che sbaglia. E per il gioco che non arriva. E poi gli applausi, quando gli avversari giocano meglio e vincono, come è successo a Totti e compagni, dopo il successo al Mestalla, in Champions League. "Sono i dettagli che fanno la differenza. Se un giocatore importante qui tenta di fare un tunnel all'avversario e non ci riesce, viene applaudito dal pubblico. Da noi, in Italia, se sbaglia, lo linciano. Qui si vuole vedere giocare a pallone, non conta solo il risultato. Qui il pubblico applaude e vuole assistere al colpo del 18

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campione, al pallonetto da 30 metri. La gente vive il calcio in modo diverso". Come? "Nello stadio non ci sono barriere tra i tifosi. Le famiglie assistono numerose alla partita, consumano i pasti sulle tribune, trascorrono una giornata di sport tutte insieme. Non solo, durante la settimana l'ingresso agli allenamenti è libero, ci sono tutti accanto, grandi e piccoli, mentre prepariamo la partita, giorno dopo giorno. Un altro esempio: la gente entra tranquillamente nel parcheggio dove sistemiamo le nostre automobili. E non è mai accaduto niente. E altrettanto serenamente la domenica i tifosi arrivano allo stadio senza l'esasperazione di una settimana di polemiche". Tutta colpa della moviola? "Dai, bisognerebbe smetterla con la moviola. Rimarcare certi errori non può far altro che creare problemi. In Spagna c'è anche più pazienza. Quando arrivai a Valencia, c'era il tecnico Valdano e una banda di giocatori di diversa provenienza come Ortega, Romario, Vlaovic. Difficile metterci insieme in poco tempo. Perdevamo spesso in casa ma nessuno si è mai azzardato a rimproverarci qualcosa, ad insultarci. Ad affrontarci faccia a faccia. L'ambiente è propenso alla crescita di un giocatore". Anche a Roma, comunque, a giudicare dagli applausi che ha ricevuto dalla curva sud al termine della gara di Champions all'Olimpico, a fine febbraio, nonostante la sconfitta giallorossa, ha lasciato un bel ricordo. "Ero confuso, sotto la curva, mi sono commosso ed a ripensarci adesso, mi accorgo di aver avuto la fortuna di trascorrere un momento bellissimo. Sono stati sette anni intensi, di cui due da capitano. Mi è successo di tutto: ho pianto per la Roma, ho fatto salti di gioia, ho passato anche quattro mesi a sentire fischi appena toccavo palla, all'Olimpico. Tante volte ho pensato di mandare tutti a quel paese, di mollare tutto e andarmene. Però ho resistito. È anche vero che molti giovani calciatori potrebbero trovare meno forza nel reagire e allora sarebbe meglio aiutare, invece che contestare".


nati nel

NATI NEL CSI Professore Ordinario di Ortopedia e Trauma tologia alla II Facoltà di Medicina e Chirurgia Università "La Sa pienza" presso il Policlinico S.Andrea di Roma. Membro della Commissione Medica del settore tecnico della FIGC. A pre la porta a Stdium dicendo: prima di tutto sono veramente un na to nel CSI

Andrea

Ferretti Un medico in famiglia D I

F E L I C E

A L B O R G H E T T I

Vedete lo scudetto qui accanto? È quello di campione nazionale CSI, ottenuto nel 1969 a Foligno quando giocavo nella Recoaro San Paolo di Torino. Per me un vanto incredibile. Lo conservo gelosamente tra tutti i miei trofei. Brevemente ci racconti la sua lunga carriera… Sono nato a Firenze, ma la mia prima esperienza sportiva l'ho avuta a Bari, giocando nella palestra del Liceo Ginnasio Orazio Flacco. Quindi ho giocato a pallavolo in una squadra che si chiamava Redentore di cui era allenatore Pietro Floriano Florio, poi presidente della Federazione Pallavolo. Nel frattempo mi trasferii a Torino e sotto la Mole giocavo nel San Paolo Recoaro, squadra impegnata sia in serie B con la federazione ma soprattutto in quello del CSI, che in quegli anni aveva un impianto tecnico di prim'ordine, una struttura formidabile. Ricorda quella finale? Ricordo che col CSI feci le mie prime trasferte lunghe: c'era la semifinale nazionale a Piacenza, dovevamo giocare contro i Vigili del fuoco di Massa, partimmo da Porta Nuova a Torino per Piacenza. Vincemmo il triangolare e andammo a Foligno a giocarci il titolo contro Aversa, Terni e Verona. La finale umbra contro la Libertas Tacito di Terni fu ripetuta (pari punta e uguale differenza set) e la vincemmo , tiratissima, per 2-1. Noi succedemmo come campioni del CSI alla gloriosa Zoli di Pontedera, famosissima squadra che aveva Nardi (poi capitano ai Mondiali '78), Innocenti e Lazzeroni in squadra. Voglio dire una società del CSI che avrebbe poi dato tre giocatori alla Nazionale testimonia un'attività di alto livello, molto competitiva.

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Anche nel San Paolo Recoaro, con me, giocava un certo Gianni Forlani, anch'egli poi finito in azzurro. Io giocavo centrale-opposto, vinsi pure uno scudetto nel '75 con l'Ariccia, ma da giocatore non fui mai convocato in azzurro. Altri ricordi nell'album CSI? A diciott'anni divenni allenatore di pallavolo, grazie ai campiscuola del CSI. La federazione infatti riconosceva questi corsi e mi rilasciarono subito il tesserino per allenare in federazione. I campiscuola erano bellisssimi; si lavorava dalla mattina a mezzanotte; conservo ancora alcuni giornalini di quegli anni, che si facevano lì, ricordo le canzoni che cantavamo. Esperienze indimenticabili quelle di Paderno del Grappa, Domodossola, e a Gualdo Tadino, proprio da don Vittorio Peri, il vostro attuale consulente ecclesiastico. Don Peri è stato una persona molto rispettata da noi ragazzi. Fondamentale nella crescita sul binomio sport-educazione. È stato un punto di riferimento. Ricordo la definizione di sport che ci insegnò che "è sport tutto ciò che ha movimento, agonismo e divertimento". E dallo sport la passione per la medicina. Mi allenavo e studiavo. Mi laureai in medicina nel '76, smisi di giocare, quindi nel '78 la Fipav mi chiamò per organizzare l'antidoping ai Mondiali di Roma, dove l'Italia arrivò seconda. Fu un exploit. Nel 79 cominciai a fare il medico

sportivo al seguito delle squadre, nel basket, con la Nazionale juniores maschile di Giancarlo Primo, e ricordo la prima trasferta in Brasile (mi ero appena sposato e venne con me anche mia moglie, unica donna della spedizione) con una squadra eccezionale, che aveva con sé gente come Antonello Riva, Ario Costa, Marco Ricci, il povero Innocentin, Tonut, ed il playmaker Fantozzi. Poi dal basket maschile passai alla nazionale femminile nell'80 che si qualificò per le Olimpiadi di Mosca. Dall'82 fino all'88 tornai alla pallavolo maschile. Partecipai a due Olimpiadi: Los Angeles, dove vincemmo il bronzo a Seul, poi tre Universiadi, tre Europei ed un Mondiale. Prima dell'era d'oro di Velasco. E quando arrivò al calcio? Nel '90 mi arriva la chiamata di Matarrese che decise in vista dei Mondiali di calcio di inserire un ortopedico nello staff medico della Nazionale e quella che doveva essere una parentesi chiusa col Mondiale, è ancora aperta, con 140 presenze in panchina, e 4 campionati del mondo alle spalle. Basket, volley, calcio: dove giocano i veri atleti? Sono tutti veri atleti; oggi il calciatore ad esempio trascorre ore e ore in palestra, lavora sugli arti superiori, che 20 anni fa non faceva nessuno. Come sport ovviamente devo dire che la pallavolo (quella che ho giocato io, ora ci sono ruoli superspecializzati, alcuni giocatori no ricevono mai, impensabile ai miei tempi) era molto formativa, assai curata nei fondamentali. Sono i calciatori invece i più soggetti ad infortuni. Nel calcio è difficile ipotizzare formazioni tipo come nel basket o nel volley. Siamo al turn-over, dunque. Ma a livello medico sportivo è pensabile che un calciatore possa giocare sempre un'intera stagione, senza riposare mai? È impossibile, si può giocare ogni tre giorni per un breve periodo, ad esempio al Mondiale 8 gare in un mese, ok. Non per un'intera stagio-

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ne: o si cala di forma o ci si fa male. L'anno del Mondiale di Francia ricordo che Nesta prima del grave infortunio occorsogli aveva giocato sempre, tra campionato, Nazionale, coppe varie, insostituibile com'era. Ed era stanchissimo. Così come nel '96 gli juventini , freschi campioni d'Europa a Roma, arrivarono agli Europei stremati, stressati. Si pagano moltissimo stress e pressioni. Si parla sempre più di campi ghiacciati, dissestati, pericolosi insomma. L'erba sntetica potrebbe essere una soluzione, visti molti campi così malridotti? No, pare anzi che sia più dannosa per i traumi, bisogna stare molto attenti. Non credo sia la , soluzione migliore. E i tanti amatori, dilettanti che settimanalmente calcano terreni di gioco dove di erba non c'è neanche un filo, come mai almeno statisticamente non si hanno tanti infortuni come in serie A? Si fanno male anche i tantissimi giocatori delle serie minori, ma credo che la frequenza degli infortuni sia direttamente proporzionale al numero delle partite. Giocare una sola volta a settimana con due o tre allenamenti alle spalle è ben diverso dei rischi corsi ogni giorno dai big della serie A. Di tanti campioni che ha conosciuto in tanti sport, chi è stato veramente super? Dovrei citarne molti, ma rispondo immediatamente Franco Baresi, ripensando ai Mondiali in America. Un uomo coraggioso, in tutti i sensi. Fu il vero capitano. Parlava pochissimo, dava l'esempio coi fatti e non con le parole. Come Baresi che poi tirò (sbagliandolo) il rigore contro il Brasile, ricordo l'atteggiamento di Lanfranco alle Olimpiadi di pallavolo, da vero leader. Era il capitano azzurro e quando col Giappone c'era da giocarsi il quinto set, negli spogliatoi parlò ai compagni da vero capitano. Lì una parola vale più di mille schiacciate. Negli ultimi anni da Couto, a Guardiola ci sono stati molti casi accla-


Sotto, Andrea Ferretti mentre esegue un’ecografia a Mark Iuliano

rati di doping nel calcio. Cosa pensa a riguardo? Credo che nel calcio professionistico di oggi, i casi di doping siano fortuiti ed involontari. Voglio dire che nessun professionista, che guadagna delle cifre - a prescindere dal risultato - enormi va a doparsi. Oggi per un calciatore il premio per la vittoria é insignificante rispetto al garantito che hanno sul contratto. Nessuno va a drogarsi per vincere una partita, rischiando di essere squalificato a lungo. Sarebbe una scommessa al contrario. Ed invece, al di là di qualsiasi provocazione scandalistica, che interpretazione scientifica può essere data al fenomeno ricorrente dei calciatori morti per SLA, meglio nota come morbo di Lou Gehrig? Questi studi andrebbero condotti negli ambienti idonei, quelli epidemiologici, secondo criteri scientifici, e non basarsi sui soli numeri. Non so se i dati in possesso della magistratura siano così seriamente acquisiti. Non mi risulta che in America, dove c'è l'ospedale dedicato a Gehrig, che studia queste materie, sia mai stata messa in correlazione la malattia con l'attività sportiva. Fatta questa premessa, se questo fosse dimostrato scientificamente, pubblicato da una rivista scientifica con una significatività statistica, sarebbe allora preoccupante.

Ora un consiglio autorevole a tutte le società CSI. Quale è lo strumento di primo intervento, il minino indispensabile che un medico debba portare con sé in panchina? Portatevi ovunque il ghiaccio ed una fasciatura compressiva. Da soli possono risolvere tantissimim problemi. Chi fa sport in Italia sono per lo più amatori, di gran lunga in numero superiore agli atleti di vertice. Per l'attività non agonistica è sufficiente il cetrificato del medico curante. Secondo lei è giusta questa discriminazione. Tra tutto e niente non si può trovare una via di mezzo? Su questo ho un'ìdea molto chiara: l'Italia dal punto di vista della tutela sanitaria delle attività sportive è all'avanguardia nel mondo. Non esiste paese che abbia una legge migliore della nostra. Che prevede che tutti gli atleti tesserati facciano una visita di idoneità. Non è affatto poco. È tantissimo. Il problema è nella difficoltà di farla rispettare.Occorre distinguere logicamente su chi fa sport in un'attività istituzionale. Io FMSI (federazine medico sportiva itlaiana) posso intervenire laddove esiste un'organizzazione. Non posso sindacare sull'idoneità di chi vuol fare il cicloamatore una domenica sì e l'altra no, o corre per conto suo. Il medico curante dovrebbe essere al corrente di tutte le malattie del suo paziente e quindi può certificare attentamente il tipo di sport o di sforzo che può produrre.

Non tutti sono d'accordo però… Certo. C'è anche chi mette in discussione questa legge. I sostenitori del "liberismo" che dice: "con la mia salute faccio quel che mipare. Se sono malato e voglio morire giocando a basket in serie A…nessuno me lo deve impedire". Cosa che personalmente non condivido. Lo Stato infatti non può consentire ad alcuno di rovinarsi da solo con le proprie mani. In ultimo l'intervento chirurgico più importante che ha fatto? Beh, l'episodio di Baresi, a quei tempi, segnò una pagina della medicina sportiva. Dopo il Mondiale fui contattato da un giornalista argentino che volle andare a fondo su come fu possibile in quindici giorni far tornare a giocare a calcio per 120 minuti un calciatore, dopo un'operazione. E un infortunio grave che l'ha più impressionata? I legamenti al ginocchio di Nesta a Francia'98, anche se poi quotidianamente in ospedale vedo casi 100 volte ben più gravi. Ma forse un grande dispiacere lo ebbi per Casiraghi, che nel Chelsea ebbe una lesione di entrambi i crociati del ginocchio con altri interessamenti. Non sono bastati 10 interventi per rivederlo in campo. Un ragazzo, della sua generosità, lo avrebbe meritato.

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VITACSI

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M A T T E O

F O G A C C I

Stefano Gamberini, illustra la realtà del Comitato felsineo

Formazione e informazione torri bolognesi La realtà del CSI di Bologna, che ha celebrato da poco il proprio Congresso Annuale Ordinario, potrebbe definirsi come un laboratorio in continua fase di sviluppo. Sono quasi una trentina le discipline sportive organizzate in Commissioni, che offrono attività sportiva a 255 società sparse nell'intera provincia, con ben 17 339 tesserati, numero che è in continua crescita, dopo un momento di assestamento, favorito proprio dal numero di attività sempre crescente. Ma ciò che caratterizza il comitato è soprattutto l'attenzione per chi ha più bisogno, dai bambini delle scuole, per i quali è nata l'attività di "Erbarancio" che al suo esordio è riuscita a lavorare con 17 scuole per un totale di più di 2000 bambini; quella sugli anziani, con un lavoro sempre più adatto alle loro esigenze; nei rapporti con le istituzioni, che trovano nel CSI un partner sempre attento ad essere coinvolto in manifestazioni a fine benefico e comunque a favore dell'intero movimento sportivo. Guida una squadra di ragazzi in gran parte giovani ma già esperti e pieni di iniziative Stefano Gamberini, 57 anni, da sempre all'interno del CSI e da tre anni presidente. La sfida che lo ha visto in prima linea è stata notevole in quanto dal momento che ha deciso di andare in pensione ha dedicato gran parte della sua giornata al CSI di Bologna, realizzando in questi anni notevoli progetti, che lui stesso ci spiega. "Sono presente nell'Associazione fin dal 1976. In questi anni, per diversi periodi, ho ricoperto ruoli da coordinatore tecnico e vicepresidente. Già dal 1998 ero inserito nella presidenza precedente all'attuale cooptato per chiamata dell'allora presidente 22

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tragico incidente stradale ci ha portato via il vicepresidente Massimo Pizzoli un vero amico e grande dirigente del CSI. Senza nulla togliere ai tanti che mi hanno aiutato devo riconoscere che la sua dipartita mi ha lasciato un grande vuoto".

Stefano Gamberini, presidente del CSI Bologna

Roberto Gaiani. Non è da intendersi un'eredità quella che ho ricevuto con l'incarico di Presidente ma sostanzialmente l'impegno di continuazione di una gestione già ben avviata con un bilancio economico in pareggio e sotto controllo. In questi anni abbiamo migliorato l'organizzazione interna e portato il bilancio in attivo tanto da consentire importanti investimenti in due particolari settori: formazione ed informazione. Il CSI a Bologna, pur nel contesto di un cambiamento storico nel governo della città, ha continuato, migliorandola, la sua presenza nel tessuto sociale in autonomia con le peculiarità proprie della nostra Associazione già manifestate durante il Congresso Eucaristico del 1997, Stadium in Piazza Maggiore e il Giubileo del 2000. Questa coerenza e affidabilità ci consente di essere partner gradito per gli enti locali di Comune e Provincia e degni di fiducia per le attività promosse dalla Curia bolognese. Un formidabile gruppo di collaboratori nel comitato ha sostenuto e sostiene le attività con idee ed abnegazione. Purtroppo un

Può elencare i progetti su cui avete investito maggiormente, in termini di risorse economiche e di lavoro? Abbiamo cercato di lavorare su progetti specifici e più precisamente per una informazione che possa dare migliore visibilità al comitato e alle iniziative, utilizzando anche la televisione, collaborazioni giornalistiche e dando forza a www.csibologna.it, il nostro sito che viaggia oramai a più di 2000 contatti a settimana. Nel settore della formazione, oltre a tutti i corsi arbitri delle varie discipline siamo riusciti attraverso il progetto "Erbarancio" a formare istruttori che lavorano nelle tante scuole di Bologna nelle quali facciamo attività. È consolidata la presenza sul territorio di Insieme è già festa, un gruppo di persone che porta in parrocchie, sagre paesane e chiunque ci chieda aiuto strutture sportive e arbitri per organizzare manifestazioni e momenti di incontro. Per la formazione dei dirigenti è nata dallo scorso anno una due giorni di riflessione, che annualmente intende affrontare i temi forti della nostra associazione. Per quanto riguarda i rapporti con la Curia abbiamo realizzato un accordo con la Pastorale giovanile attraverso AGiO (Associazioni Giovani per l'Oratorio) che gestisce una grossa realtà cittadina qual è il parco della Montagnola. Quindi abbiamo pensato all'informatizzazione degli uffici, con la messa in rete delle varie attrezza-


il presidente Stefano Gamberini, il compianto vicepresidente Massimo Pizzoli, il coordinatore dell’attività sportiva Daniele Perini e il segretario Pier Antonio Marchesi

ture e il potenziamento del sito. Per il prossimo futuro la nostra scommessa maggiore è il Villaggio del fanciullo, struttura nella quale dalla prossima estate avremo la gestione della palestra e della piscina attualmente in fase di ristrutturazione. Infine, abbiamo cercato di dare ai nostri associati anche un appoggio sul piano sanitario attraverso la convenzione con il poliambulatorio Descovich, struttura che attraverso sconti e appuntamenti immediati può garantire assistenza per ogni necessità. Qual è la politica attuale del Comitato per promuovere l'attività sportiva del CSI? La strategia è quella di diversificare l'attività offrendo una disponibilità la più ampia possibile. Dobbiamo migliorare molto nell'approccio con le parrocchie, l'associazione giovani per l'oratorio (AGiO) a cui aderiamo dovrebbe aiutare. È indispensabile attrezzarsi per la gestione d'impianti sportivi sia in proprio come comitato sia come partner per le nostre società sportive. Su quali risorse umane può contare il Comitato per il suo funzionamento, in rapporto alla mole delle attività? Si fa affidamento solo sul volontariato o anche su prestazioni professionali? L'organizzazione degli uffici del comitato è espletata con l'impiego di quattro impiegati con contratti parttime e co.co.co. A supporto sono impiegati due obiettori di coscienza e due collaboratoti occasionali. È un'organizzazione ridotta al minimo che viene assistita per i problemi fiscali, contrattuali e sicurezza da tre uffici esterni con i quali il comitato ha stipulato un contratto di prestazione professionale. Considerata l'importanza strategica dell'informazione sia interna sia esterna è stato attivato un contratto di prestazione professionale con il giornalista Matteo Fogacci che cura tutti i rapporti con i media con risultati tangibili ed efficaci. Va comunque evidenziato che è il grande lavoro del volontariato che sostiene il comitato poiché dei ventuno membri del consiglio solo due impiegati di segreteria hanno un rapporto contrattuale.

Il reclutamento del volontariato è diventato più difficile? L'opera di proselitismo e reclutamento dà sempre meno frutti. Al momento abbiamo una situazione soddisfacente ma che si fa sempre più precaria. La tipologia della pratica sportiva unita alla necessità sempre più crescente di gestire gli impianti usati imposta dagli enti locali, mette in imbarazzo noi e le società sportive imponendoci una richiesta di volontariato retribuito che va oltre l'impiego dei tempi che risulta dall'attività lavorativa dei singoli. A grandi linee e in percentuale, com'è ripartito il bilancio del Comitato nelle sue voci principali? Il comitato non gode di finanziamenti derivati da convenzioni o sponsorizzazioni, tutta l'attività è sostenuta dagli introiti dell'attività sportiva organizzata. Gli introiti più importanti vengono dall'attività di nuoto, calcio, pallacanestro, pallavolo mentre i costi sono per le spese del personale, di funzionamento della sede, affitto impianti. Di sicuro se al comitato venissero a mancare gli introiti del nuoto messi a bando dal Comune di Bologna tutta l'attività ne risentirebbe grandemente. Come sono i rapporti con gli enti locali, con il CONI, con la Scuola e con le altre associazioni sportive locali? I rapporti con tutte le realtà locali sono buoni, improntati al rispetto e al dialogo. Ottima è la collaborazione con la Curia per le attività promosse nell'ambito della Pastorale Giovanile per lo sport. Siamo presenti nella Consulta Diocesana e Regionale nella C.E.I. È da considerare importante il cambio della giunta che governa la città, dopo 50 anni di governo ininterrotto della "Sinistra", questo cambiamento ha modificato i tradizionali rapporti,

nulla di rivoluzionario ma quanto basta per generare una sorta d'insicurezza e nuova progettualità con tutte le complicazioni conseguenti. Abbiamo comunque convenzioni con il Comune per la gestione degli spazi acqua nelle piscine, spazi palestra e gestione centri estivi ricreativi. Quali sono gli obiettivi strategici del Comitato per il prossimo biennio? Indicare gli obiettivi per il biennio prossimo è azzardato in quanto nel mezzo c'è il congresso di fine mandato 2004. Senza dare delle priorità, le attività del futuro prossimo sono: a) Formazione, che si concretizza in tutte le attività idonee a fare associazione. Molta importanza diamo al progetto culturale e sportivo nelle parrocchie pur consapevoli che rappresentano solo il 5% delle nostre società. Grande impegno metteremo per lo sviluppo del progetto "Erbarancio" nelle scuole materne (bimbi 3-6 anni); b) Informazione, a tutti i livelli è sempre di maggior qualità; c) Gestione impianti sportivi, dalla prossima estate partirà la gestione di un importante centro sportivo dotato di piscine e palestre inserito nel Villaggio del Fanciullo, storica sede dei padri deoniani a Bologna. La gestione di questo importante centro sportivo la si deve alla lungimiranza della Curia bolognese che tramite la fondazione "Insieme vita" all'uopo costituita, darà a sua volta in convenzione la gestione ad una società CSI creata appositamente dal nostro comitato; d) Attività sportiva, migliorare il servizio dato arricchendolo con convenzioni sanitarie per la traumatologia. Ci doteremo di supporti esperti per aiutare le nostre società sportive nell'espletamento delle procedure di legge. 23

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A Tar visio oltre 450 a tleti hanno riempito le piste del fondo e dello slalom. Grande clamore ha desta to il 1º GP nazionale di sacerdoti scia tori.

La valanga CSI Il 5º Gran Premio nazionale di sci saluta un’edizione da record D I

L

U C I A N O

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A T A T

Bambini, ragazzi, adulti, uomini e donne. Cantano, ridono, si divertono e, nonostante la brezzolina pungente che rinfresca la serata di Tarvisio, vivono con gioia ed entusiasmo questo momento di aggregazione. È questa l'immagine più bella della cerimonia inaugurale del 5° Gran Premio nazionale di sci organizzato dal Centro Sportivo Italiano sulle nevi di Tarvisio. Il gruppo di rappresentanti dei 19 comitati in gara inizia il suo percorso nelle vicinanze dell'hotel "Regina" e si muove con straordinaria armonia verso piazza Unità, sede della cerimonia d'apertura. Proprio nel percorso, si vede lo spirito verace delle gare CSI: non solo sport, ma anche e soprattutto il piacere di stare assieme, di unire la propria cultura con quella altrui per vivere dei momenti indimenticabili. E già dalla prima sera, infatti, l'atmosfera che si respira è di grande fratellanza. E poco importa essere "Sleepers" (concorrenti meno abili sugli sci) o "Runners" (atleti più a proprio agio sulla neve). Il decoubertiano motto "l'importante è partecipare" si confà perfettamente a queste gare. È la sera di giovedì 6 marzo e si sta 24

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TROFEO RUNNERS

Esordienti M Sci Club Sauris Ud 1 Bombieri Luca Sci Club Bismantova Re 2 Catti Davide 3 Mariotti Paolo Sci Cai Edolo Val.Cam. Esordienti - Ragazze F 1 Del Fabbro Tatiana Piani Di Vas Ud Sci Club Sauris Ud 2 Lucchini Sharon Alpini Sovere Bg 3 Pedersoli Laura Ragazzi M Ud 1 Coradazzi Simone Sci Club Sauris 2 Benato Andrea Sci Club St. Orso Ao 3 Dereani Michael Velox Ud Allievi M 1 Martinelli Nicola Sci Club Monte Nuda Re Val.Cam. 2 Tedeschi Simone C.G. Pisogne Alpini Sovere Bg 3 Carrara Michele Allieve - Juniores - Criterium F 1 Mognetti Federica Alpini Sovere Bg 2 Federici Mara Olimpia Bg 3 Carrara Cinzia Olimpia Bg Juniores M Sci Club St. Orso Ao 1 Ossi Federico Sci Club Amorotto Re 2 Macorin Elia Re 3 Fontanesi Alberto Sci Club Amorotto Criterium M 1 Rottaris Nicola Ovaro Ud 2 Guizzetti Marco Alpini Sovere Bg 3 Berlinghieri Mario C.G. Pisogne Val.Cam. Adulte - Veterane F Val.Cam. 1 Fumagalli Pierangela C.G. Pisogne Ovaro Ud 2 De Grignis Alda 3 Tripodi Anna Sci Club St. Orso Ao Seniores F 1 Iattici Anna Sci Club Vetto Re 2 Montorsi Stefania Sci Club Vetto Re 3 Fagnani Patrizia Cral Barilla Pr Veterani M C.S.I. Comeglians Ud 1 Mazzilis Giorgio 2 Maffessanti Marino Alpini Sovere Bg 3 Cedolin Giulio Fornese Ud Adulti M 1 Schneider Fausto Sci Club Sauris Ud 2 Capellaro Giorgio Polisportiva Lessona Bi 3 Gregori Tiziano A. Sci Club Bismantova Re Seniores M 1 Schneider Gianpiero Sci Club Sauris Ud 2 Debbi Roberto Sci Club Roteglia Re 3 Perissutti David Fornese Ud

per accendere il tripode, la "luce" del quinto Gran Premio di sci. Sta per alzarsi il sipario sull'edizione dei record, quella tarvisiana appunto, cui partecipano oltre 450 atleti. Dopo il grande evento rappresentato dalle Universiadi invernali, Tarvisio e la Valcanale sono ancora protagonisti di grandi momenti di sport. E proprio la riflessione sulla pratica sportiva ispira il discorso d'apertura di Renato Picciolo, coordinatore tecnico nazionale del CSI: «Lo sport è pace per la gente e noi, nel nostro piccolo, vogliamo dare un segnale forte in questo periodo travagliato dalla paventata guerra in Iraq». E proprio sul rapporto tra le nazioni, così mutato nel corso degli anni, si sofferma anche don Giulio Gherbezza, vicario generale del Vescovo di Udine Pietro Brollo ed ex parroco proprio di Tarvisio: «Non hanno più senso confini e divisioni, e Tarvisio che si apre all'Europa ne è una dimostrazione. Mi auguro che le giornate trascorse qui lascino una buona "eredità" a livello di amicizia, famiglia e fratellanza». Sarà

accontentato. E queste parole, dette proprio a Tarvisio (terra di confine con Austria e Slovenia, che idealmente si incontrano sul santuario del Lussari, da sempre mèta di pellegrinaggi) sono quantomai appropriate. Poi inizia la festa: sotto l'abile regia del presidente CSI della provincia di Udine, Armando Cojaniz, i giochi hanno inizio. Sotto i migliori auspici. VOCI SULLA NEVE C'è chi, come don Rutilio, si cimenta per la prima volta, a 73 anni, sugli sci, e chi invece è un veterano delle manifestazioni CSI. Lorenzo Jacquemet, classe 1932, viene da Aosta ed è uno dei pionieri per quanto concerne le gare. La sua prima partecipazione risale addirittura al 1979, in val Formanza. Colpito positivamente dal paesaggio (oltre a Tarvisio, Jacquemet conosce bene il santuario del Monte Lussari e la località sciistica di Pramollo), il veterano del Centro Sportivo Italiano è contento dell'ospitalità: «Ho trovato molta cordialità negli albergatori, e devo dire che il

TROFEO SLEEPERS

Esordienti M 1 Della Pietra Daniel C.S.I. Comeglians Ud 2 Rinaldi Riccardo Olimpia Bg 3 Agostinis Daniele Piani Di Vas Ud Esordienti - Ragazze F 1 Cervia Solange Sci Club Monte Nuda Re 2 Sturlese Giulia Sci Club Monte Nuda Re 3 Andreini Marta Olimpia Bg Ragazzi 1 Vesconi Nicola C.G. Pisogne Val.Cam. 2 Viscardi Nicolo' Olimpia Bg 3 Bagnoli Matteo Sci Club Bismantova Re Allievi 1 Soardi Alessandro C.G. Pisogne Val.Cam. 2 Gottardelli Fabrizio Sci Club St. Orso Ao 3 Tempini Matteo C.G. Pisogne Val.Cam. Allieve - Juniores - Criterium F 1 Bombieri Giulia Sci Club Sauris Ud 2 Poni Alessia C.G. Pisogne Val.Cam. 3 Silvestri Cristina Alpini Sovere Bg Juniores M 1 Rossi Matteo Sci Club Monte Nuda Re 2 Andreini Massimo Olimpia Bg 3 Buzzi Enrico Gruppo Val Gleris Ud Criterium M 1 Pacile Francesco Sci Club Sauris Ud 2 Mussi Emanuele Sci Club Monte Nuda Re 3 Genitoni Dino Sci Club Vetto Re Adulte - Veterane 1 Puschiasis Angela Piani Di Vas Ud 2 Pedroni M. Grazia Csi Golfo Dei Poeti Sp 3 Bergonzini Luciana Csi Golfo Dei Poeti Sp Seniores F 1 Karchut Ewa C.G. Pisogne Val.Cam. 2 Ricci Laura Pol. Osservanza 1980 Ces 3 Vicini Silvia Pol. Osservanza 1980 Ces Veterani 1 Perissutti Giulio Fornese Ud 2 Jacquemet Lorenzo Sci Club St. Orso Ao 3 D'agaro Amos Piani Di Vas Ud Adulti 1 Mancino Rocco Pro Loco Camburzano Bi


2 Ribola Lorenzo 3 Taroni Silvio Seniores M 1 Laini Marco 2 Fontana Paolo 3 Trinelli Andrea

C.G. Pisogne C.S.I. Comeglians

Val.Cam. Ud

C.G. Pisogne Sci Club Vetto Sci Club Roteglia

Val.Cam. Re Re

Trofeo Superteam - Sci Alpino 1 Udine 2 Reggio Emilia 3 Vallecamonica 4 Bergamo 5 Aosta

Challenge Superskating Individuale Esordienti F. 1 Ventura Lara 2 Zorzi Ilaria 3 Bonelli Letizia Esordienti M 1 Cesare Federico 2 Bedeschi Francesco 3 Corradini Denis Ragazze 1 Divan Debora Ragazzi 1 Poverato Giorgio 2 Mischkot Michele 3 Fuccaro Francesco Allieve 1 Busettini Jessica Allievi 1 Pedroni Roberto 2 Rossi Andrea Junior M 1 Busi Riccardo 2 Vuaran Alesandro 3 Buzzi Enrico Crituerium M 1 Pompili Vincenzo 2 Levrini Marco 3 Demattio Diego Seniores F 1 Forchesato Padova 2 Delvai Michela 3 Taroni Sonia Seniores M 1 Calligaro Patric 2 Vuerich Daniele 3 Macor Luigi Adulte 1 Monzardo Antonia 2 Di Lenardo Chiara Adulti 1 Martinelli Matteo 2 Zangrandi Enrico 3 Adami Franco Veterane 1 Marcolin Norina 2 Morassi Annalina 3 Morando Rosa Veterani 1 Di Lenardo Pierino 2 Corradini Renzo 3 Delvai Luigi

U.S. St.Alp. Carano U.S. St.Alp. Carano U.S. St.Alp. Carano

Tn Tn Tn

Tosi Tarvisio Ud Sci Club Bismantova Re U.S. St.Alp. Carano Tn U.S. St.Alp. Carano

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U.S. St.Alp. Carano Tosi Tarvisio Tosi Tarvisio

Tn Ud Ud

Aldo Moro Paluzza

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Sci Club Bismantova Re Sci Club Bismantova Re Sci Club Bismantova Re Alpini Ud Ud Gruppo Val Gleris Ud Sci Club Bismantova Re Sci Club Bismantova Re U.S. St.Alp. Carano Tn Csi Padova U.S. St.Alp. Carano C.S.I. Comeglians

Pd Tn Ud

Mario Tosi Tarvisio Gruppo Val Gleris Gruppo Val Gleris

Ud Ud Ud

U.S. St.Alp. Carano Gruppo Val Gleris

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U.S. St.Alp. Carano Mario Tosi Tarvisio Gruppo Val Gleris

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A.P. Vita Sport Gruppo Val Gleris Villanova - Diwar

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Mario Tosi Tarvisio U.S. St.Alp. Carano U.S. St.Alp. Carano

Ud Tn Tn

Strofeo Superskating a Squadre Ragazzi M 1 Tarvisio 1: Garuffi Fabio, Fucaro Francesco, Mischkot Michele

2 Trento 3: Corradini Denis, Zorzi Andrea, Peverato Giorgio

3 Reggio 1: Bedeschi Francesco, Torlai Davide, Pedroni Roberto

Mista 1 Friuli 1: Frassetto Pierluigi, Marcolini Norina, Morassi Annalina

2 Veneto 1:

Friuli è simile alla Valle D'Aosta: inizialmente le persone sono "chiuse", ma una volta che le "conquisti" ti assicurano la massima disponibilità». Jacquemet apprezza lo spirito di queste gare e, dice, non riesce mai a mantenere una promessa: «Ogni anno mi dico di fare le cose semplicemente, e di prendere le gare per quello che sono: un gioco. Ma, una volta in pista, l'agonismo prevale e si vuole sempre vincere. Senza, però, un'eccessiva competitività: si crea tra noi concorrenti un clima di piacevole goliardia, che sfocia poi in punzecchiature sempre simpatiche e mai oltre le righe. E questo è molto bello». Il prossimo anno tornerà sulle piste? «Se il Signore mi darà la salute, sicuramente». Un "quasi esordiente" è invece Domenico Berlinghieri, 56 anni, di Pisogne, in Valcamonica. Alla sua settima gara, è stato letteralmente "trascinato" nello sci grazie all'entusiasmo di alcuni giovani: «Seguendo i ragazzi nella loro attività, mi è venuta voglia di mettere sci e scarponi ai piedi. E Tarvisio, sotto il profilo dei paesaggi e delle piste, rimarrà un'esperienza meravigliosa ". Sempre dalla Valcamonica arriva anche la "straniera" della gara. Si tratta di Ewa Kartchut, 24 anni, origini polacche e residenza a Basilea, in Svizzera. Scia da pochissimo e questa è la sua seconda gara. Nella prima è uscita, questa volta ce l'ha fatta a tagliare il traguardo: «Sono molto contenta di essere giunta fino alla fine. Ho iniziato a sciare da poco ed è un'attività bellissima, che all'interno del Csi diventa ancora più speciale». Tante piccole storie di veterani e semiesordienti che accettano, con entusiasmo e spirito ludico, di mettersi in gioco

Fochesato Rita, Di Lenardo Chiara, Cristini Carlo

Senior F 1 Trento 4: Divan Debora, Delvai Michela, Monzardo Antonia

Senior M 1 Trento 6: Martinelli Luca, Martinelli Matteo, Demattio Diego

2 Tarvisio 3: Zangrandi Enrico, Di Lenardo Pierino, Busettini Alessandro

3 Udine 2:

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SCI E DINTORNI Non solo sci. Le giornate organizzate dal Centro Sportivo Italiano sulle nevi di Tarvisio sono state momenti di sport corredati a feste ed altre attività, a partire dai pome-

riggi ricreativi sulle piste. Spettacolare è stata la fiaccolata serale del 7 marzo. Una ventina di sciatori sono scesi con delle lanterne in mano dalle cime del Priesnig, formando un "serpente luminoso" di notevole suggestione. A Tarvisio, il giorno di Capodanno, si organizza una tradizionale fiaccolata che parte dal Monte Lussari, e questa senz'altro è stata la "sorella minore" di tale manifestazione. Il tutto corredato dalla buona musica di una banda locale e dal vin brulé, utile a riscaldare corpo e cuore degli spettatori messi a dura prova dal freddo incalzante. Ma il successo più grande è stato riscosso dalla "Festa delle Regioni", andata in scena in Piazza Unità a Tarvisio l'8 marzo, la sera precedente la chiusura dei giochi. Delizie ovunque, un'opulenza quantomai gradita e che ha permesso alle varie delegazioni, perché no, scambi sia culinari sia culturali. A fare gli onori di casa è ovviamente il Friuli, con i suoi formaggi di Ugovizza (neanche 10 km da Tarvisio), il vino e il prosciutto di Sauris. Ciccioli, salame di felino, porchetta, mortadella, tipico Parmigiano reggiano e piadina: ecco alcune delle "carte vincenti" della delegazione Emiliana. Il tutto unito ad un ottimo Lambrusco. Le deliziose acciughe sott'olio di Monterosso, innaffiate con dell'ottimo vino delle Cinque Terre, è invece il biglietto da visita del comitato di La Spezia. Ad Aosta, invece, cresce ovunque il Genepy, un'erba (maschile o femminile, quindi molto particolare) da cui si ricava un liquore particolare, ma squisito. Per i palati esigenti ci sono invece la Mocetta, la Fontina o il Lardo di Arnad. Il comitato di Biella e Verbania offre invece sapori intensi e inconfondibili: oltre al gorgonzola, riscuote molto succes-


Superteam Nordico 1 Trento 2 Udine 3 Reggio Emilia 4 Treviso 5 Padova

so tra i… conviviali la Toma, un formaggio ancora fatto dai malgari d'alta quota secondo lavorazioni antiche. Deliziosa anche la torta di pane. Massa Carrara, per conquistare i palati più fini, esibisce un binomio di notevole valore: al tradizionale lardo di Colonnata (i vicini austriaci ne sono golosissimi…) si aggiunge l'indecifrabile sapore del bianco doc del Candia. Il giro è quasi concluso, e si arriva alla postazione della Vallecamonica, la più simpaticamente "chiassosa" di tutta la manifestazione. Cosa degustare? È dura scegliere: dal salame di capra, alle grappe, ai vini pregiati, senza tralasciare il pane e i biscotti fatti con le castagne, le opzioni sono molte. Delle vere primizie che, tra i friulani, hanno riscosso grande apprezzamen-

to. Arriviamo al Veneto, ma evidentemente i suoi prodotti sono stati… troppo apprezzati: il bancone è oramai vuoto e a loro, un po' a malincuore, non possiamo dare un giudizio. Siamo un po' "provati" da questo giro sui sapori d'Italia ma, e questo va detto, ne valeva proprio la pena. SACERDOTI IN PISTA "Il Signore scia con voi". Era questo il motto della prima gara sugli sci riservata ai sacerdoti nell'ambito delle gare tarvisiane del CSI. Una manifestazione che ha riscosso sicuramente il plauso di tutti e, dettaglio affatto trascurabile, una certa risonanza sui media nazionali, a partire dal giornale sportivo per antonomasia, "La Gazzetta dello Sport". A portare sulle nevi tarvisia-

ne addirittura un cronista della "rosea" ci ha pensato uno sparuto (8 sacerdoti) ma simpatico gruppetto di atleti. Anche chi non è mai stato uno sciatore "da competizione" ha dimostrato che "non è mai troppo tardi per imparare". È il caso, ad esempio, di don Rutilio, 73 anni compiuti, parroco di Anfo, in provincia di Brescia. "Ho sempre sciato "amatorialmente, ma questa è la prima gara vera che faccio". Il "nonnetto" della pattuglia di sacerdoti è soddisfatto: "La pista è molto bella e mi sono divertito, anche se è stata dura!". "La neve era un po' molla, ma mi sono trovato a mio agio sulla pista". E a testimoniare il fatto che si sia subito adattato bene alla pista "C" del Priesnig di Tarvisio, c'è chi si è aggiudicato alla grande il trofeo 27

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per i sacerdoti sui suoi colleghi: don Paolo Svanera, classe 1944, è un cappellano militare originario di Ghedi, vicino a Brescia. Che l'amore per lo sport sia una delle componenti importanti della sua vita lo testimonia il suo "curriculum": sub, parapendio e paracadutismo le sue passioni, oltre naturalmente a quella spirituale. E la vittoria finale vuol forse dire davvero che "il Signore ha sciato con lui". O magari è semplicemente talento. Don Paolo ha dovuto battere anche la concorrenza di chi, giocando in casa, poteva essere favorito. È il caso ad esempio di don Luca Anzilutti, che con i suoi 32 anni era il più giovane concorrente in gara. Don Luca, originario di Pontebba (distante solo 20 km circa da Tarvisio) e parroco di Gemona, è abituato a stare sugli sci fin da bambino ma da qualche anno, a causa dei molteplici impegni che il suo ruolo richiede, ha diradato le "scorribande" sugli sci. Senza però perdere smalto, come testimonia il terzo posto finale. "È un'iniziativa simpatica, peccato solo per la neve poco consistente che ha rovinato un po' la gara". Se, come si vocifera, la gara per i sacerdoti si dovesse svolgere il prossimo anno nuovamente a Tarvisio, sarà presente per prendersi la "rivincita"? "Se riuscirò a trovare il tempo, tornerò di sicuro". Un altro friulano è don Federico Grosso, 33 anni, originario di Buttrio e parroco a Tricesimo: 28

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"Sono uno sciatore per hobby e questa è la mia prima gara. Mi è piaciuto molto il clima spensierato che si respira sulle piste". E questo era proprio l'intento della vigilia. Significative le parole di don Claudio Bevilacqua, da pochi mesi parroco di Tarvisio: "La gara dei sacerdoti è stata un inizio, prenderà piede con gli anni. Ma, soprattutto, è un modo per dimostrare che noi siamo persone come tutte le altre, che hanno una vita al di fuori della loro opera e che hanno anche occasioni per divertirsi". IL BILANCIO Soddisfazione. È questa la sensazione che si respira all'interno della comunità di Tarvisio e nello staff del Centro Sportivo Italiano per la buona riuscita della quinta edizione del Gran prix nazionale di sci. A rovinare un po' la festa, solo i primi "tepori" primaverili, che hanno reso la neve di consistenza troppo molliccia per le gare. «È stata una manifestazione ottima sotto tutti i punti di vista, non solo dal punto di vista agonistico, ma anche di partecipazione sociale. Avevo dei timori per la buona riuscita del tutto, ma invece è filato tutto liscio», commenta Armando Cojaniz, presidente CSI della provincia di Udine. «Devo ringraziare il Comune di Tarvisio, le persone coinvolte nell'organizzazione (oltre 400, ndr) e i volontari del Centro Sportivo Italiano, oltre naturalmente

agli altri sponsor che hanno reso possibile questo evento», aggiunge Cojaniz, che poi conclude: «Sentendo i pareri della gente, Tarvisio è stata giudicata come una cittadina ospitale e una bella sorpresa dal punto di vista paesaggistico. Solo le Alpi Giulie possono offrire un "contorno" così speciale…». Felici anche Andrea Fruch, presidente della Commissione sci del comitato di Udine, e soprattutto Renato Picciolo, coordinatore tecnico nazionale del CSI: «Quella di Tarvisio è una tappa da archiviare con soddisfazione. La gara dei sacerdoti è stata un'iniziativa interessante, da ripetersi sicuramente in un periodo che… non sia la Quaresima!». C'è la possibilità che si disputi ancora a Tarvisio? «Non lo so, sono valutazioni che faremo in seguito". Entusiasta anche Franco Baritussio, sindaco di Tarvisio ed ex atleta (nel lancio del disco in primis, ma anche nel basket) del CSI: «Mi hanno colpito l'entusiasmo e la semplicità dello spirito di partecipazione. In generale, un momento piacevole di aggregazione. In primo piano ci sono i valori dell'amicizia, questa è la faccia migliore di questo tipo di gare . È stata, credo, una bella esperienza sia per gli atleti in gara, sia per Tarvisio, che ha potuto scoprire i valori e lo spirito a monte delle gare CSI». E allora arrivederci, speriamo a presto, sulle nevi della Valcanale.


BAR SPORT

ESPULSO UN LEHMANN POCO AMOROSO Capita di litigare in campo con un compagno. Ma è capitato soltanto a Lehmann, ex portiere del Milan e ora al Borussia Dortmund, di venire espulso dall'arbitro per essersi "appiccicato" con un altro giocatore della sua squadra. Se poi questo giocatore si chiama "Amoroso" - l'ex attaccante dell'Udinese e del Parma - cade anche l'attenuante. Il portiere si è scagliato duramente contro Amoroso dopo un gol annullato allo Schalke, ricevendo così il secondo cartellino giallo. Va però fatto un plauso all'arbitro, capace di prendere una simile decisione. In campo - non è più così banale sottolinearlo - si devono infatti rispettare tanto gli avversari, quanto i compagni. Qualche giorno dopo, anche in un match tra dilettanti, vicino Gaeta, episodio analogo con l'arbitro che addirittura espelle due rissosissimi compagni.

ODORE… ALLA BANDIERA!

VINCOLI O SPARPAGLIATI?

Addio Bianco Rosso e Verdone… Il Governo ha infatti codificato i toni dei colori della nostra bandiera nazionale, e bisognerà uniformarsi, almeno in tutte le manifestazioni "istituzionali" anche quelle sportive - alle mescole che rappresenteranno la nostra nazione. La cromatura ufficiale prevede un tricolore a tre bande verticali di colore verde "prato brillante", bianco "latte", e rosso "pomodoro". Sperando che quest'ultimi profumino d'Italia e non provengano dalla Cina, il latte non sia radiattivo ed il prato non sia come quello dell'Olimpico, del Meazza o del Bentegodi di quest'inverno. Che di brillante aveva ben poco…

L'azzurra di basket Catarina Pollini, oltre 250 presenze in nazionale, si era stufata del vincolo sportivo: voleva andare a giocare dove le pareva, almeno al termine della carriera. E poiché la Fip le aveva risposto picche, era andata dal giudice civile. Alla corte Catarina ha dimostrato che, pur essendo tesserata come dilettante (così sono classificati i cestisti dalla B1 in giù), in realtà era una professionista. Siccome il vincolo riguarda unicamente i dilettanti, aveva diritto allo svincolo. Siglando un accordo in extremis con la giocatrice, la FIP ha evitato l'ormai certa sentenza di svincolo, che avrebbe "certificato" la pietosa bugia del falso dilettantistimo delle leghe inferiori di tante Federazioni. Falso dilettantismo che rientra tra i beneficiari di quella recente legge sulle società dilettantistiche, gabellata come sussidio allo sport per tutti. Ricordando il celebre Pappagone ci verrebbe da dire: Siamo vincoli o sparpagliati?

BRESCIA: PER L'ARBITRO È TEMPO DI RECUPERO… DEL ROLEX Il binomio arbitri-Rolex torna d'attualità. In tutti i sensi. Di partite di calcio sospese se ne sono viste tante, ma questo motivo è davvero curioso. Succede in provincia di Brescia, seconda categoria, nel derby Passirano-Uso Ome. Arbitra Mario Laini di Lovere (BG), che al termine del primo tempo, dopo 45 minuti tranquilli, tornato negli spogliatoi, si rende conto di essere stato derubato del portafoglio e di un Rolex, lasciato lì prima di entrare in campo. Niente secondo tempo (dopo aver segnalato il fatto Laini si rifiuta infatti di tornare ad arbitrare, non sentendosi più in condizioni ideali per proseguire…) e comincia dunque il tempo di… recupero per il fischietto bergamasco. Ci domandiamo senza ovviamente rispondere: meglio derubare o picchiare l'arbitro?

ITALIA CAMPIONE D'EUROPA Se il gol di Trezeguet ci ha tristemente ricacciato in gola quel grido a pochi minuti dal traguardo, a distanza di qualche anno possiamo prenderci la nostra (ancor più triste) rivincita e finalmente possiamo gridarlo: Italia campione d'Europa! Purtroppo però di una vittoria non ottenuta sul campo, ma sugli spalti e certamente né per compostezza tantomeno per corettezza. Eh già, perché il premio continentale ce lo consegna l'Osservatorio Europeo sul Razzismo di Vienna, che attraverso una ricerca su 450 siti di gruppi di tifosi sparsi in 8 paesi europei ha "scoperto" che il tifo nostrano è quello che conta più presenze nel web con messaggi più o meno velati di xenofobia ed intolleranza. Sono ben 17 i siti di gruppi organizzati italiani finiti nella lista nera, dei quali non ci intererssa render nota l'identità. Parole sull'intolleranza e sul razzismo ne sono state davvero dette tante e non abbiamo ancora finito di disgustarci davanti agli atti di teppismo del Delle Alpi granata che arriva questo sondaggio… Ci conferma che alla radice è un problema di educazione. Il 2004, anno dell'educazione attraverso lo sport, è ormai alle porte. Il CSI vuole esserne protagonista ed è certo che su questo tema lotterà fino in fondo per l'ideale… scudetto di campione d'Italia. Affinché il 2004 non sia un arrivo, ma un anno di partenza…


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Un gioco pra tico, ada ttabile ad ogni ambiente. Semplice nelle a ttrezza ture e nel loro modestissimo ingombro. Scopriamolo meglio.

LE VOLÉÈ

DEL D I

minton Bad

D A N I L O

V I C O

È nato prima l'uovo o la gallina? Chi sa la risposta. Alla domanda, invece, si è giocato prima a badminton o a tennis, la risposta è certa. Il Badminton è comparso prima dell'altro illustre sport della racchetta. Precisamente nel 1860 in un castello inglese sito a Badminton, da cui la disciplina ha preso il nome con cui si è diramata in tutto il pianeta. Il Badminton compare in Italia negli anni '40. Nei primi anni '60, si comincia a diffondere la pratica in maniera disomogenea. COME SI GIOCA? Il Badminton è un gioco che si pratica colpendo al volo, con la racchetta, il volano per farlo passare sopra una rete tesa attraverso il campo. Si gioca in due o in coppia come nel tennis. Si stabilisce, per sorteggio, chi deve iniziare il gioco, ed il giocatore prescelto dalla sorte può scegliere di effettuare il primo servizio oppure il lato del campo. Le partite si giocano al meglio dei 3 set (2 su 3) ciascuno costituito, a seconda delle categorie, da 11 o 15 punti. Solo chi serve può fare punti. La battuta viene eseguita nella zona di servizio del lato destro del campo con punteggio del battitore pari, verso il campo avversario diagonalmente opposto; nel lato sinistro con punteggio dispari. Nel caso di punto realizzato si cambia la zona di servizio. Il doppio e il singolare maschile si disputano sulla distanza di 15 punti; il singolare femminile si gioca a 11 punti, il doppio misto è giocato invece ai 15 punti. Se chi serve si aggiudica il punto, il suo punteggio aumenta di uno; se invece lo perde il punteggio rimane invariato, ma il servizio passa all'avversario. Il servizio resta al giocatore fino a che questi non commetta fallo (come nella pallavolo). Se il punteggio è di 14 pari (10 pari per il singolare femminile), il primo giocatore che è giunto ai 14 punti (10 per il singolare femminile) può chiedere un supplemento di 3 punti: il set si concluderà', quindi, ai 17 punti (13 per il singolare femminile). Il cambio di campo avviene al termine di ogni set. Nel terzo set il cambio avviene quando il punteggio è a 6 punti (in un set a 11 punti), a 8 punti (in set a 15 punti). 32

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Questa regola vale anche nelle partite in cui si è deciso di giocare un solo set. Tra il primo ed il secondo set non è ammessa nessuna pausa di gioco; mentre tra il secondo ed il terzo è ammessa una pausa della durata massima di 5 minuti. COME IMPUGNARE LA RACCHETTA La prima tecnica che un principiante deve imparare è il modo in cui impugnare correttamente la racchetta, che è nota come posizione a "V". Il pollice e le altre quattro dita posizionate a 45 gradi; la mano non deve serrare troppo il manico della racchetta, infatti non solo diminuirà la forza di ogni colpo, ma, in qualche caso potrebbe portare a fastidiose lesioni a spalla, braccio e


polso. L'impugnatura a "V" consentirà al giocatore l'effettuazione di battute complete a prescindere dai diversi colpi previsti nel gioco del Badminton. All'inizio questa impugnatura potrà sembrare scomoda, dato che la testa e il piatto corde non sembrano colpire il volano in modo corretto e preciso: la racchetta va infatti idoneamente ruotata di traverso e non messa in modo frontale alla direzione in cui si vuole colpire. IL DIRITTO Il primo segreto per eseguire dei colpi potenti consiste nel colpire il volano con il pieno impatto della racchetta. Nel momento in cui si ha il contatto, il piatto corde non deve infatti ruotare lateralmente nè essere inclinato in partenza, al fine di non ridurre la superficie d'impatto e quindi la potenza del colpo stesso. Questo naturalmente, non vale nel caso di giocatori di livello più avanzato, i quali sfruttano l'inclinazione della racchetta per eseguire colpi carichi d'effetto o in grado di ingannare l'avversario. La forza per produrre un colpo potente deriva però da un perfetto tempismo e da una combinazione di fattori. Al contrario del Tennis e dello Squash, il Badminton deve infatti utilizzare al meglio il movimento del braccio e di tutto il corpo, in quanto il volano, per leggerezza e costituzione, non consente di sfruttare la forza impressa dall'avversario. Nel Badminton, vista la leggerezza della racchetta e del volano stesso, risulta però fondamentale anche il movimento del polso, che esercita un completo controllo sul volano. Il polso contribuisce infatti sia ad aumentare la potenza sia ad indirizzare e controllare il colpo: basta una piccola torsione e la direzione del volano cambia radicalmente traiettoria, lasciando in dubbio l'avversario sulla sua destinazione finale. IL ROVESCIO La maggior parte dei giocatori trova difficile eseguire il colpo di rovescio e non riesce ad effettuarlo tanto potente quanto vorrebbe. Il volano sembra infatti non superare mai la metà o la tre quarti di campo avversaria; questo è dovuto al fatto che nel colpo di rovescio si possono utilizzare solo due fonti di potenza: l'oscillazione del braccio e il gioco di polso. È quindi un colpo in cui la mancanza di forza derivante dal peso del corpo (che invece è basilare per il diritto) penalizza notevolmente il rilancio del volano, eseguito con un movimento piuttosto breve e rapido. Questa è la ragione per cui è sempre preferibile colpire con il diritto (spostandosi rapidamente sul campo e anticipando il volano). L'uso del Braccio Sia nel colpo di rovescio che in quello di diritto è estremamente importante che, quando il volano viene a contatto con la racchetta, il braccio sia disteso in tutta la sua lunghezza. Questo consentirà il trasferimento di tutta la potenza delle fonti disponibili sulla racchetta, scaricando così sul volano tutta la forza possibile. La tensione delle corde e la grande flessibilità del telaio serviranno poi come ulteriore spinta nell'esecuzione del colpo. Molti principianti sbagliano nell'eseguire un colpo perché non distendono il braccio nell'istante in cui

la racchetta tocca il volano, oppure perché la potenza di battuta delle due o tre fonti impiegate viene sprigionata troppo in anticipo o in ritardo. La sola "messa a punto" del colpo non consente quindi di produrre una battuta con la massima efficacia, poiché è necessaria anche la massima coordinazione. INTERCETTAZIONE Arrivare a colpire il volano con il massimo anticipo è una delle tecniche che il giocatore di Badminton apprende più velocemente. Non bisogna mai attendere il volano, ma corregli sempre incontro, per ribattere il colpo in anticipo; infatti prima ci si porta verso il volano, meno tempo si concede all'avversario per riguadagnare la giusta posizione in campo, senza la quale lo slancio per ribattere il colpo è chiaramente più difficoltoso. Un rapido avvicinamento al volano dà anche più tempo per eseguire dei colpi fintati, che spiazzano l'avversario e lo costringono a decidere in pochi istanti la direzione in cui "lanciarsi". Non basta però raggiungere il volano con il massimo anticipo: è anche necessario colpirlo al più alto livello possibile; questo fornirà l'opportunità non solo di una maggior varietà nella collocazione del colpo, ma anche un angolo più ampio con cui concludere lo stesso. Altri vantaggi possono essere la varietà delle traiettorie, la "caduta" più rapida del volano, e, la capacità di individuare in anticipo il colpo dell'avversario. La caratteristica tecnica è la sincronia.

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SALUTE

MA SI DICE

?

volàno badminton O

D I

S E R G I O

C A M E L I

Il badminton è uno sport molto popolare in estremo oriente, anche se la sua diffusione è ormai totale, tanto da essere inserito nel programma olimpico. Il badminton è un'attività altamente di situazione in cui la capacità di adattamento, i riflessi e la perizia nell'esecuzione del movimento, sono elementi determinanti. Il giocatore deve infatti possedere elevata precisione oculo motoria, al fine di realizzare colpi potenti che siano, nello stesso tempo, tatticamente validi e precisi. Per realizzare tali condizioni, egli deve inoltre possedere un elevato controllo motorio adattandosi a portare i colpi anche in condizioni di disequilibrio. Il momento migliore per apprendere i rudimenti di questo sport è intorno ai 10 anni, nel periodo cioè in cui l'organismo è maggiormente disponibile ad apprendere nuove capacità motorie. Durante una partita vengono alternati momenti di attività intensa a momenti di pausa, comportando una notevole variazione della frequenza cardiaca che passa repentinamente da 120 battiti/minuto a quasi 200 battiti/minuto. Dal punto di vista fisiologico, il badminton può quindi senz'altro essere annoverato tra gli sport a carattere aerobico anaerobico alternato pur se con una proiezione verso il metabolismo anaerobico alattacido. L'energia deriva quindi prevalentemente dalla fosfocreatina. Le caratteristiche fisiologiche ideali del giocatore possono essere così riassunte: egli dovrebbe possedere sufficiente potenza aerobica, grande velocità, alta reattività, discreta forza di base da sviluppare progressivamente, buona velocità esplosiva e buona resistenza veloce. Tuttavia gli elementi più importanti sono rappresentati dalla elevata capacità di spostamento, dal colpo d'occhio e dalla forza esplosiva reattiva. Ne consegue che le caratteristiche muscolari migliori sono la potenza e l'elasticità, in particolare della colonna vertebrale, a causa delle frequenti torsioni e inclinazioni del tronco, nonché della spalla, del gomito e del polso. Il giocatore di badminton deve possedere anche ele34

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vate capacità propriocettive, sensoriali e coordinative per poter sfruttare al meglio la reattività motoria. L'equilibrio e la capacità di ristabilirla rapidamente dopo ogni azione è fondamentale. In questi casi il sistema vestibolare è continuamente sottoposto a grandi sollecitazioni, che lo rendono particolarmente a rischio. Da un punto di vista ortopedico, i rischi principali sono a carico del rachide che può andare incontro a problemi di sovraccarico e di traumatismo (lombodorsalgie) a causa di movimenti ampi e a volte innaturali a cui esso è sottoposto. Non sono da sottovalutare anche i traumi degli arti inferiori (soprattutto lesioni muscolari) nonché i rischi da sovraccarico degli arti superiori con alta incidenza di tendiniti dell'articolazione scapolo-omerale e del gomito.


SPORT ONLINE

WWW. SWIMMINGONLINE . NET

WWW. TRAUMATOLOGIADELLOSPORT. COM

Un bel tuffo in acqua su questo portale dedicato al nuoto ed agli sport acquatici in genere. In home page diverse news, tra cui molte riferite alle società del CSI. In più interessanti approfondimenti su stili, allenamento, acquaticità, alimentazione. Ancora pagine su disabili, pallanuoto, pinnato, sincro. Immancabile il forum degli utenti, ed una sezione dedicata agli impianti sportivi di ogni regione.

È il sito diretto dal prof. Andrea Ferretti, utilissimo per chiunque volesse saperne di più sulla medicina fisica e riabilitativa. Tutto su diagnosi, trattamento e rieducazione dei traumi sportivi. Ancora chirurgia artroscopica del ginocchio, della spalla, della caviglia e delle altre articolazioni e chirurgia protesica articolare e trattamento delle fratture. Ecografia muscolo scheletrica. Onde d'urto. Medicina fisica e riabilitazione. Diverse le pubblicazioni del settore presenti in home page. HTTP :// MEMBERS . EBAY. IT / ABOUTME / CUO REATLETA 03

WWW. DATASPORT. IT

Di questi tempi il clima sportivo, soprattutto calcistico, è molto teso perché allora non provare a rilassarsi un po' navigando tra le pagine di Datasport, il portale verticale che si occupa di sport, ma con un taglio molto divertente? La finestra "ridere per sport" raccoglie una serie di vignette umoristiche che prendono di mira il calcio e i suoi protagonisti. Se ancora non vi basta per dimenticare le amarezze sportive allora buttatevi sulla raccolta fotografica, ce n'è davvero per tutti i gusti!

Sogni i mitici guanti di Michael Schumacher, la cuffia di Domenico Fioravanti, un incontro alla Gazzetta dello Sport con Candido Cannavò, la maglia di Paolo Maldini o una cena con Maurizia Cacciatori? Con "Cuore d'atleta" dal 12 marzo il mondo dello sport si incontra su www.ebay.it per la più importante asta benefica online: oltre 100 mitici oggetti autografati da grandi campioni potranno essere tuoi. Il ricavato dell'asta sarà devoluto al progetto "Adotta un campione" di Special Olympics, l'associazione che si occupa di avviare allo sport oltre 4000 ragazzi disabili mentali. Sosterrai la partecipazione di 70 atleti italiani 'veramente speciali' ai Giochi Mondiali di Special Olympics International che si svolgeranno a giugno a Dublino.

WWW. CALZETTI - MARIUCCI . IT

Nata nel 1993 la casa editrice Calzetti & Mariucci è specializzata nella produzione di manuali e videocassette sportive su diverse discipline sportive. Annovera nella sua vasta collana opere italiane e straniere. Nel corso degli anni ha pubblicato alcuni dei più importanti bestseller europei e statunitensi. Interessanti le pubblicazioni on-line, con la possibilità di acquistare i libri in tutta sicurezza.

WWW. ALLENATORE . NET

Punto di riferimento in rete per allenatori e calciatori; al suo interno infatti sono visualizzati approfondimenti su tattiche di gioco, strategie, nonché vere e proprio schede di allenamento e i principi fondamentali di un’alimentazione corretta dello sportivo; gli strumenti indispensabili per programmare l'attività di un mister moderno. In quest'ultimo anno il sito si è trasformato in una vasta casa editrice specializzata in pubblicazioni professionali sul calcio.

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Stadium Aprile 2003


A colloquio con il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso

L’INTERVISTA

Mons.

Michael

Fitzgerald

D I

R I T A

S A L E R N O

a pace si costruisce a partire dalla cooperazione interreligiosa. Un mondo migliore è una missione possibile, a patto di saper mantenere un senso di comunità tra persone di religioni diverse disposte a lavorare insieme come una sola grande famiglia umana. A queste conclusioni è giunto il simposio organizzato recentemente dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso di cui mons. Fitzgerald è il presidente, secondo cui "una strada da percorrere sia quella di informare l'opinione pubblica e dunque, educare un pubblico il più vasto possibile sui progressi raggiunti in questo campo. Ritengo che, in questo senso, i leader religiosi debbano puntare sulla capacità della propria comunità di distinguere i fatti dalle opinioni. Altrimenti si rischia, come nell'equazione terrorismo uguale Islam, di mettere tutto sullo stesso piano. Conta molto l'educazione al rispetto dell'altro, delle sue differenze. Un punto, questo, su cui abbiamo insistito non poco nella dichiarazione firmata a conclusione del simposio".

L

Quando parla d'educazione a che cosa pensa in concreto? E non c'è il rischio di avvicinare solo chi è praticante, trascurando i "lontani"? "Penso anche ai mass media, più in generale. È un dovere dei capi religiosi dialogare con tutti, specie con 36

Stadium Gennaio/Febbraio 2003

Assisi 2002: incontro di preghiera per la pace


gli addetti ai lavori del mondo della comunicazione. Sappiamo che, in questo contesto, si applica la legge del negativo. In pratica, significa che è molto difficile trovare spazio per le azioni positive. Ma occorre perseverare e non mollare di fronte alle difficoltà. Non si deve tacere sul fatto che i conflitti non sono sempre di matrice religiosa. E dobbiamo pubblicamente condannare chi tenta di mettere gli uni contro gli altri in nome di Dio. Incontri, riunioni, convegni sono altrettanti tasselli di un grande arazzo intessuto con i fili esili, ma pur sempre robusti, del dialogo e del confronto".

Assemblea interreligiosa, la visita dei delegati ad Assisi (27 ottobre 1999)

Rispetto all'Assemblea interreligiosa del '99 e l'ultimo meeting di Assisi del gennaio 2002, a Suo avviso si sono registrati passi in avanti? "Sì, anche se quest'ultimo simposio è la diretta conseguenza della volontà espressa nel '99. È tra le decisioni prese in quella circostanza, quella di incontrarci periodicamente. Come pure la consulta, formata da un ristretto gruppo di persone, che si è riunita lo scorso mese di giugno. E anche lo stile di riunirsi a compagine ridotta, di volta in volta diversa per composizione, per un confronto a trecentosessanta gradi su temi precisi è ormai consolidato. In questo colloquio ho notato la buona volontà da parte di tutti i partecipanti, di aderire al metodo proposto: di far conoscere quanto accomuna ma anche quel che divide le tradizioni religiose". Ma inevitabilmente l'atmosfera in questo incontro era diversa dai precedenti per via dei venti di guerra che spirano sempre più forti….. "Ma proprio per questo abbiamo chiesto all'arcivescovo di Washington, il cardinale Theodore McCarrick di partecipare al nostro simposio per riflettere sul ruolo delle religioni per la pace nel mondo. E di metterci a parte del punto di vista americano, come pure quello del Medioriente con il Patriarca Sabbah. Sullo sfondo, certo, le tensioni del mondo attuale. Anche se gli sviluppi dell'attualità hanno reso di straordinaria attualità e urgente la riflessione di questo colloquio".

L'apertura dell'Assemblea Interreligiosa in Vaticano (25 ottobre 1999)

E la sua opinione sulla grave crisi internazionale? "Condivido la linea del Papa contraria alla guerra sulla crisi Usa-Iraq. Trovo difficilmente giustificabile la guerra preventiva. Anche in occasione della guerra del Golfo Giovanni Paolo II prese posizione contro il conflitto. Ma la situazione nel '91 era diversa da oggi. C'era stato un attacco contro un paese e le nazioni alleate decisero di intervenire per soccorrerlo. In questo caso, invece, c'è la certezza che gli effetti di questo conflitto non saranno positivi per il bene dell'umanità. Occorre individuare altri metodi per evitare una guerra. Secondo me, bisogna prestare più attenzione alla crisi mediorientale".

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Stadium Aprile 2003


Una

Ciani DECISAMENTE AZZURRA! D I

A L E S S I A

F E R R I

Il 2003 è l'anno europeo del disabile. Stadium ha incontrato Azzurra Ciani, bronzo nel luglio scorso nella carabina. La sua disabilità non le ha mai impedito di essere artefice del suo destino, dello stesso colore del nome che porta e che le si addice così bene… 38

Stadium Gennaio/Febbraio 2003

zzurra è uno di quei bambini su mille che nascono con la spina bifida, una malformazione del sistema nervoso che provoca la lesione del midollo spinale e delle terminazioni nervose ad esso collegate. Ha da poco compiuto vent'anni e la sua vita, come spesso accade a quest'età, è un turbinio di programmi, ambizioni e sogni nel cassetto. Lo sport è una delle grandi passioni di Azzurra Ciani che di recente è entrata a far parte stabilmente della Nazionale di tiro a segno della Federazione Italiana Sport Disabili della quale è attualmente l'unica rappresentante donna. Il 2002 è stato per lei un anno importante in termini agonistici. Ai Campionati del Mondo che si sono svolti in Korea lo scorso mese di luglio, ha conquistato una medaglia di bronzo con la carabina salendo per la prima volta sul podio mondiale insieme ai suoi compagni di squadra Daniele De Michiel e Lauro Pederzoli. Il suo futuro è proiettato verso i Giochi Paraolimpici di Atene 2004, passando per i Campionati Europei della prossima estate dove, oltre a puntare al titolo continentale con la squadra, si presenterà per conquistare il primo alloro individuale internazionale importante della sua carriera agonistica. Occhi trasparenti come il ghiaccio, sorriso aperto e gioviale, lunghi capelli lucenti raccolti col fer-

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macoda, si muove in carrozzina con la sua carabina sulla spalla per andare a sparare al poligono per coronare il sogno olimpico. Quella di muoversi in carrozzina è stata una scelta personale. "Ognuno può decidere di vivere l'handicap come meglio crede - afferma la giovane atleta di Faenza. Spesso, come nel mio caso, la spina bifida non impedisce totalmente la deambulazione, ma dopo gli anni trascorsi a camminare con i tutori, faticando enormemente, ho scelto di usare la carrozzina che facilita gli spostamenti migliorando la qualità della vita, soprattutto quando viaggi, ma anche nella mia scuola dove è l'intera classe a spostarsi per i vari corsi e non i professori". I genitori di Azzurra, scelsero la Svizzera per le cure da prestare alla loro figlioletta. "Erano anni in cui in Italia c'erano moltissimi scioperi - spiega Azzurra Ciani - per cui la mia famiglia scelse di farmi curare all'estero. Lì la concezione della riabilitazione ha dettami diversi: in Italia quando un bambino con la spina bifida compie un anno si procede alla deambulazione coatta attraverso i tutori. In Svizzera non c'è questo protocollo perché il bambino è spinto a camminare soltanto quando ne evidenzi la reale intenzione". Comunque sia, tutori o carrozzina, la sua disabilità non le ha mai impedito di essere artefice del suo destino che si presenta dello stesso colore del nome che porta e che le si addice così bene. Ha una spiccata curiosità verso il mondo che la circonda e la sua vita quotidiana presenta mille sfaccettature. Lo sport, infatti, non è il suo solo interesse: frequenta con successo un corso di perfezionamento per il restauro ceramico dopo che, lo scorso anno, si è diplomata all'Istituto Statale d'Arte per la ceramica di Faenza. Inoltre, contribuisce attivamente all'organizzazione della società sportiva per la quale gareggia (Associazione Sportiva Disabili Faenza) e riveste la carica di consigliere in seno al Comitato Regionale Emilia Romagna della Fisd perché le piace avere una visione completa della realtà in cui sceglie di calarsi. Arte e Sport, comunque, le sono sempre appartenuti fin da bambina. Ma il tiro a segno, sebbene insieme allo studio, abbia conquistato uno spazio predominante nella sua giornata, non è stata la sua sola pratica sportiva perché ha anche regatato insieme ad uno dei velisti più famosi del mondo: "Ero sul Lago di Paola a Sabaudia - racconta - dove si stava svolgendo una giornata promozionale di un'imbarcazione a vela. Lì sono stata tenuta a bettesimo da Giovanni Soldini, ma lo skipper in quell'occasione sono stata io con Giovanni al mio fianco. È un bel ricordo, Giovanni è una persona molto simpatica e disponibile". Nonostante sia un'ottima nuotatrice e si sia cimentata anche negli sport estremi, adesso tutta la sua preparazione è finalizzata ad Atene 2004: "Ho ancora molta esperienza da fare in campo internazionale - commenta con modestia - il 2003 è un anno che servirà per confrontarmi con le atlete più forti dalle quali cercherò di apprendere il più possibile. Il Mondiale in Korea è stata una grande soddisfazione, ma per un agonista la gara più bella è quella dei Giochi Olimpici o Paraolimpici. Ed è quella la mia massima aspirazione".

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CONTROCORRENTE

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E per maestro il Grande Fratello Violenza giovanile e telecamere ualche settimana fa al "processo" televisivo di Biscardi ha partecipato il sottosegretario con delega allo sport, on. Mario Pescante, al quale premeva sottolineare la bontà dell'ulteriore giro di vite appena impresso alla lotta contro la violenza da stadio con la legge che consente l'arresto in flagranza di reato anche nelle trentasei ore successive all'eventuale fattaccio. Nell'occasione il sottosegretario, come spesso fa, non ha mancato di lanciare frecciate ai "buonisti", a coloro cioè che insistono sul concetto per cui, oltre che reprimere, si dovrebbe prevenire, ossia educare. All'on. Pescante si potrebbero obiettare diverse cose: ad esempio, che l'inasprimento delle pene, a giudizio della criminologia corrente, non frena chi intende delinquere; che la nuova norma sul prolungamento della flagranza di reato è sospettata di incostituzionalità da valenti giuristi; o, ancora, che sarà impossibile applicare su tutti i campi di calcio della penisola gli strumenti di sicurezza necessari per fare rispettare la legge, ovvero tanta polizia e tante telecamere. Ma la questione vera, in fondo, è un'altra. Nello stesso giorno in cui l'on. Pescante andava da Biscardi, le agenzie di stampa battevano la notizia che a Roma, su alcune strade a rischio, verrà installato un circuito di telecamere collegate alla polizia, allo scopo di impedire il fenomeno delle corse notturne di auto, dove si scommette e si rischia la pelle: di chi guida e di chi si trova a passare. Dice: ma che c'entra la violenza ultras con le corse in auto? Eppure c'entra: entrambi sono fenomeni che chiamano in causa esclusivamente i giovani. Così come sono fenomeni soltanto giovanili gli incidenti del sabato sera, lo sballo da ecstasy nelle discoteche, il vandalismo che imbratta e mutila i monumenti. E via dicendo. Se ciascuno di questi problemi lo affronteremo nell'ottica parziale che gli è propria, dandogli soluzioni parziali e meramente repressive, dopo le telecamere nei campi sportivi e nei "circuiti da corsa" urbani ne dovremo mettere altre anche nelle discoteche, davanti ai monumenti e domani, chissà, nelle scuole, sulle metropolitane, nei parchi e in tanti altri luoghi. Si può scegliere questa via, la via che conduce al Grande Fratello, non quello che va in onda sulla televisione spazzatura, ma quello profetizzato tanti decenni fa da George Orwell in "1984". Oppure si può scegliere un'altra strada, quella che guarda alle cose con un'ottica allargata e unitaria, per riconoscere in certi comportamenti devianti dei giovani i volti differenti di un'unica vera emergenza, quella educativa. Sia chiaro, non è un problema che tocchi unicamente le istituzioni. Le responsabilità educative sono di tutti, ma di certo tocca alle istituzioni dare il la, mettendo mano ad un vero e proprio progetto di politica educativa per l'infanzia e l'adolescenza che sia efficace e al passo con i tempi. Uno Stato che affidi unicamente alla Celere, alle telecamere e al carcere il compito di educare i giovani alla legalità è uno Stato destinato, prima o poi, a scivolare nella barbarie.

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PER ALLENAMENTO

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S T E C C H I

L’atleta “esplosivo” Come un'esplosione! Come un cannone che si carica e dopo un piccolo rinculo esplode tutta la sua potenza. Ecco, l'a tleta esplosivo si potrebbe para gonare proprio ad un cannone, ca pace di spostare se stesso ed un eventuale carico esterno o a ttrezzo con la ma ggiore velocità possibile. È una qualità senza dubbio migliorabile, ma a ttenzione, se non si nasce con valide predisposizioni meglio cambiare sport. La forza esplosiva Si tratta di un tipo di forza esplicata in brevissime frazioni di tempo frutto di uno stretto rapporto tra forza massimale e velocità. È strettamente condizionata da fattori di carattere neuro-muscolare: ciò vuol dire che il suo incremento dipende soprattutto da sofisticati e rapidissimi meccanismi coordinati dal sistema nervoso centrale. Il sistema nervoso centrale è estremamente correlato con l'espressione della forza esplosiva In particolare, è molto importante che dal cervello giungano elevate frequenze di impulsi nervosi ai muscoli e che sia abbondante la quantità di fibre muscolari raggiunte da questi messaggi. Questi fattori, se pur allenabili e quindi migliorabili, vengono modulati dalle caratteristiche genetiche del soggetto: l'atleta esplosivo possiede dalla nascita una quantità superiore di 41

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L’atleta “esplosivo” fibre muscolari veloci FTF (Fast Twitch Fibers) rispetto a quelle lente STF (Slow Twitch Fibers). Per intenderci, lo sprinter è dotato di una quantità maggiore di FTF rispetto al maratoneta, che possiederà a sua volta una quantità maggiore di STF rispetto al quantitativo in possesso del velocista. Oltre a questi parametri sarà molto importante il grado di allenamento generale e specifico dell'atleta e la condizione biomeccanica in cui si trova la fibra muscolare nel momento in cui deve essere sviluppata la forza esplosiva. Gli sport esplosivi Sono numerosi gli sports dove la forza esplosiva e balistica assume un ruolo di primo piano. In molte specialità dell'atletica leggera questa qualità fisica è a dir poco indispensabile: in tutti i tipi di lanci ad esempio, o nei salti in lungo o in alto, o ancora nelle gare come i 100 m piani e i 110 m hs, specialmente al momento della partenza dai blocchi, la forza esplosiva assume come già detto un ruolo determinante con significati molto interessanti. Negli sport di squadra vi è una ripetizione continua di espressioni esplosive Il sollevamento pesi, da non confondersi con il body building, è un nobile esempio di correlazione forza-velocità. La schiacciata o il semplice rimbalzo del giocatore di basket sono da annoverare come azioni tipiche esplosive; risulta intuibile allora che in sport come il basket, il volley, l'handball e il calcio, sia indispensabile essere allenati alla resistenza delle singole azioni esplosive. Oltre questi esempi abbastanza frequenti e facilmente identificabili, anche il calciare un pallone o eseguire una battuta nel baseball sono espressioni di forza esplosiva. Anche calciare un pallone con potenza è un gesto motorio da considerare esplosivo In tutti i casi è giusto sottolineare che la forza espressa nel minor tempo possibile è un fenomeno facilmente riscontrabile anche durante la vita quotidiana. L'allenamento della forza esplosiva Per incrementare la forza esplosiva è molto importante allenarsi per brevi cicli di tempo con carichi elevatissimi con l'intento di aumentare la forza massima: in questo modo, infatti, si viene a realizzare un'attivazione massima di tutte le fibre muscolari. Ciò significa avere la possibilità di stimolare istantaneamente un altissimo numero di fibre muscolari che in definitiva, come già detto, sono quei processi che determinano la forza esplosiva (Bosco, 1997). Attenzione però, se questo genere di allenamento viene prolungato eccessivamente nel tempo si può provocare un allargamento delle sezioni trasverse delle fibre lente STF, le quali risulterebbero quasi come un peso extra da trasportare. Questa situazione si identificherebbe con un rallentamento generale delle funzioni, riducendo così l'espressione esplosivo-balistica. Tra i possibili sistemi esecutivi, lo squat jump può a giusta ragione essere considerato un esercizio ideale per il miglioramento di questo genere di forza. Come già detto però, a parte brevi cicli di tempo (6-8 settimane) in cui ci si allena con carichi elevatissimi, durante i rimanenti periodi bisognerà esercitarsi sempre con carichi non troppo pesanti, 20-70% delle possibilità massime. 42

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squat jump


PAROLE DI SPORT

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«Bandiera»

i sono due programmi tra i palinsesti sportivi che meritano un plauso particolare, peraltro già ampiamente riconosciuto dalla critica televisiva e dallo stesso pubblico di casa. Si tratta di Sfide, firmato da Simona Ercolani (RaiTre), e dello Sciagurato Egidio di Giorgio Porrà (Tele+ nero). Fuori dal coro e dalla gazzarra di molte trasmissioni sul calcio, dove il più delle volte regna il cicaleccio e la polemica fine a se stessa, questi due appuntamenti settimanali nascono da un assunto che potremmo definire cechoviano. Mi spiego. Cechov, in una lettera all'editore Suvorin del 1892, scriveva: "I migliori scrittori ritraggono la vita com'è, ma in modo tale che leggendo si sente come dovrebbe essere, ed è questo che avvince". Parafrasando si può dire che anche i nostri due autori non fanno altro che "ritrarre il calcio così com'era, ma in modo tale che guardandolo si senta come dovrebbe essere". Nessuna operazione nostalgia. Beninteso. O almeno non solo. Ma tra quelle venature di "romanticismo" che il calcio moderno ha smarrito per strada ce n'è una che difficilmente non si può non rimpiangere: la fedeltà a un "colore", a un progetto, a una filosofia di gioco e talvolta persino di vita. In una parola il farsi "bandiera" di una squadra. E di bandiere, una volta, ce n'erano veramente tante. Ogni squadra aveva la sua. Quella bianconera (Boniperti prima, Furino dopo), quella rossoblù (Bulgarelli), i rossoneri (Rivera), i neroazzurri (Mazzola), la Lazio (Chinaglia), i granata (Claudio Sala), i viola (Antognoni), la squadra giallorossa (Bruno Conti). In Europa sven- Gigi Riva tolavano invece le bandiere del mitico Real Madrid (Di Stefano), dell'Honved d'Ungheria (Puskas), del Manchester United (Bobby Charlton), del Bayern Monaco (Beckenbauer), dei lancieri dell'Ajax (Johann Cruijff). Quasi sempre, poi, le bandiere erano i giocatori di maggior talento, quelli dal guizzo facile capace di risolvere una partita e di conseguenza anche quelli più ambiti. Anche in passato c'erano le sirene del mercato, degli affari, ma i presidenti potevano ancora legare all'albero della nave i loro "Ulisse". Inoltre dal mare non affioravano gli scogli delle conquiste sindacali, della legge Bosman, del mercato libero, delle plusvalenze su cui molti vascelli hanno finito per sbattere la prua perdendo talvolta ciurma e capitano, come è accaduto alla Fiorentina, relegata in C2, o alla Lazio di Cragnotti costretta ad ammainare la sua ultima bandiera, Alessandro Nesta, per motivi di cassa. Resta emblematica, invece, la storia di Gigi Riva, forse la "bandiera" più autentica che abbia mai sventolato. Vessillo allo stato puro, issato in Sardegna non tanto per la lungimiranza di qualche presidente, ma soprattutto per una scelta, quasi una vocazione, del-

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Non si può non rimpiangere la fedeltà a un "colore", a un progetto, a una filosofia di gioco e talvolta persino di vita.

lo stesso giocatore, tetragono a tutte le lusinghe, provenenti soprattutto dalla Juve. Caparbio, lui di Leggiuno (in provincia di Varese), come solo sanno esserlo i sardi. E ha avuto ragione. Una scelta che gli ha fatto vincere sicuramente di meno, ma che ha regalato al Cagliari l'unico scudetto della storia, a lui un'epopea che a distanza di 33 anni i padri di allora raccontano ancora ai nipoti. Oggi una storia simile sarebbe non solo anacronistica, ma persino impossibile. Sono cambiate le regole, e di conseguenza sono cambiati anche i giocatori. O viceversa. Non importa. Fatto sta che uno come Gianfranco Zola, italica "bandiera" ammainata un po' troppo presto in quel di Parma, ha finito per andare a sventolare in terra straniera. Il Chelsea ringrazia e dopo 6 stagioni l'ha eletto "miglior giocatore" della storia del club. Se i presidenti sono disposti a cedere anche le loro "bandiere" pur di monetizzare al massimo, anche il tifoso talvolta non è esente da colpe. Se la squadra non vince, il primo su cui gettano la croce spesso è proprio il giocatore più "anziano" del gruppo. È accaduto a Nesta la scorsa stagione, beccato più volte dagli ultrà biancazzurri, o al capitano di lungo corso rossonero Demetrio Albertini, considerato dai tifosi uno dei responsabili della crisi rossonera nella passata stagione tanto da indurlo a emigrare in Spagna, o addirittura al Del Piero-Godot del dopo infortunio quando molti dubitavano che sarebbe tornato quella di una volta. A parte qualche eccezione, come Paolo Maldini, Billy Costacurta, Antonio Conte, oggi più che di "bandiere" si sente parlare di leader. Ma i leader, si sa, sono come i capipopolo: hanno vita breve. Sono più soggetti agli umori della piazza. E come tale basta un niente per irretirli. Non sono bandiere che sventolano alte sul pennone, sempre e comunque, ma vanno dove tira il vento. E se il vento non li soddisfa più, si arrabbiano fino a chiedere o a minacciare di andarsene. Forse c'eravamo tutti un po' illusi che il calcio fosse qualcosa di diverso. Un grande spettacolo, con degli attori ben pagati, ma pur sempre uno spettacolo, un divertimento. Talvolta lo è ancora, ma il più delle volte è anche lo specchio di una società dove il mero interesse economico prende il sopravvento. È lui che detta le regole. Per questo, quando vediamo i racconti in bianco e nero di Sfide, o i brevi filmati dello Sciagurato Egidio, ci sembra quasi di sfogliare l'Antologia di Spoon River del calcio, dove le "bandiere" di una volta, ormai ammainate, si confessano, parlano con le parole o con le immagini per ricordarci il calcio così com'era e farci capire, se non è troppo tardi, come dovrebbe (ancora) essere o almeno come dovrebbe cercare di assomigliargli. 43

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LIBRI

LE FACCE DEL PALLONE LETTERA A MIO FIGLIO SUL CALCIO Autore: Darwin Pastorin Editore: Arnoldo Mondadori Prezzo: 12,00 euro

"Ti vedo correre, figlio mio, fare l'aeroplanino come Montella dopo il gol. Ti vedo e so che per essere felice ti basta inseguire quel pallone. Ti vedo e ripenso a un bambino nato in Brasile che, come te, non faceva altro che prendere a calci una palla. Quel bambino oggi è tuo padre. E allora vieni qui. Facciamo finta che sia l'intervallo della partita e ascolta questa storia. Ci sono giocatori famosi e sconosciuti, partite storiche e inutili, gol fatti e gol subìti, come succede nella vita. Perché il calcio non è altro che il racconto di

tante vite". Con questa metafora Pastorin, come in un film in bianco e nero, mette in luce le ragioni profonde per cui il calcio riesce a rinnovarsi ogni domenica, nonostante tutto. Quel calcio che quando l'arbitro fischia e il pallone rotola fa dimenticare tutto e il sogno ricomincia immutato.

on sono pochi gli studi di settore, sia italiani sia stranieri, che indicano nel comparto sportivo una crescente fonte di occupazione per i primi due decenni del secolo. La pratica sportiva, questa l'idea di fondo, sarà avvertita sempre meno come un optional e sempre più come un'esigenza primaria della persona. A questa domanda di sport dovranno dare risposta sia l'associazionismo non profit sia l'impresa profit. Ma l'uno e l'altra dovranno fare i conti con una domanda di servizi qualificati. Dovrà esserci, alla fine, una profonda trasformazione dell'offerta che passerà anche attraverso nuove figure professionali di operatori sportivi. Questo volume parte proprio da tale esigenza, per disegnare gli scenari possibili delle professioni del 44

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l libro di Arcadio Spinozzi "Le facce del pallone" è intriso di dolore, cioè constatazione del tempo inesorabilmente trascorso. Fa bene il poeta Fernando Acitelli nella prefazione a far emergere questo sentimento. L'ex terzino del Verona, del Bologna e della Lazio ci narra tante storie dei suoi momenti di gloria fino alla recente avventura in Africa, ad allenare una squadra del Ghana. Si va in Africa per "purificarsi" dalle scorie dell'Occidente ma a casa si fa subito ritorno perché è nei nostri luoghi, al sicuro, che meglio possiamo controllare le nostre emozioni e, in definitiva,

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LAVORARE NELLO SPORT

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Autore : Arcadio Spinozzi Editore: Stamperia dell'Arancio Prezzo: euro 12,40

il tempo che fugge. Bellissima anche quella parte del libro, in cui Spinozzi, calandosi nei suoi panni di allenatore di prima categoria, ci spiega gli schemi, le tattiche, i movimenti del calcio moderno. Chi legge questo libro, oltre ad avventurarsi nell'emozione pura, avrà l'opportunità anche di conoscere in dettaglio "la zona", il 4-4-2, il 4-3-3, le fasi di attacco e i sistemi di difesa. Certo, di difesa, anche dalle aggressioni della vita. Importante ricordare che parte dei proventi della vendita di questo libro andrà a sostegno delle attività dell'Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau (AIFO) in Ghana.

Autore: Carlo Di Blasi Editore: Il Sole 24 Ore, Milano 2002 Pagine: 250 Prezzo: 17,95 euro

business sportivo. Ciò che rende particolare il testo è che non si tratta di un lavoro teorico. L'autore fa parlare, attraverso approfondite interviste, una serie di personaggi che, per un verso o per l'altro, già lavorano - e con successo - nelle nuove professioni dello sport. Con loro si parla degli argomenti più diversi: pianificazione, gestione e promozione degli eventi; gestione di un club; ricerca degli sponsor; comunicazione aziendale... Ed è il modo più diretto e più semplice per cominciare a formarsi un'idea di cosa stia diventando oggi lavorare nello sport.


SPORT SPORT

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B R U N O

Come cambia il fanatismo per le squadre a diverse latitudini. Dai "soci" spagnoli alle liste d'attesa per una tessera in Inghilterra. n fondo è la stessa sana passione che li spinge ad andare allo stadio. I calciatori per esservi protagonisti in assoluto. I tifosi per recitarvi quella parte che ritengono sia loro di diritto sebbene nessun copione l'abbia loro assegnata. Il calciatore gioca e sfoga le sue repressioni attraverso le cento sfaccettature del pathos agonistico. Il tifoso urla, impreca, sostiene, abbatte. E non è un momento passeggero, di soli 90 minuti, quello del "fan". È un hobby full-time, talvolta una professione. Un ruolo, nell'ambito della società. Che andrebbe studiato, vivisezionato, per capirne le motivazioni che spingono un individuo a far ruotare tutta la sua esistenza attorno al totem del tifo. Tifo - sia chiaro - che esiste ovunque ma che si diversifica di città in città, di paese in paese, nel pieno rispetto di culture, tradizioni e latitudini. Al nord non si tifa come al sud. E viceversa. E le ragioni vanno riscontrate in parte nel temperamento più focoso dei meridionali, ma soprattutto nella voglia di grande calcio che essi hanno e che esternano quindi in maniera più folkloristica. Al nord, dove le etnie meridionali sono comunque copiosamente mescolate con quelle indigene, esiste un tifo più ricercato, più cerebrale, più creativo, talvolta più cattivo, che deve allinearsi alla visibilità e al blasone della squadra del cuore. Il tifoso del sud è letteralmente elettrizzato al cospetto del cam-

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Tifosi

d’Europa

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pione. Si accontenta di toccarlo, di esserne immortalato a fianco in una foto, di possederne l'autografo. Il tifoso del nord (l'appartenente ad una frangia del tifo organizzato, ben inteso) vuole condividerne i momenti di successo attraverso un rapporto massonico dal quale il campione - una volta entratovi - non può più uscire. Il tifoso lo sostiene sempre e comunque. Il calciatore deve in cambio accettare quelle regole che vanno dal rito del saluto nel pre-partita alla assidua presenza nei fan club e persino al frequente regalo di indumenti sportivi. Il caso italiano è abbastanza unico e atipico in Europa. L'unico che gli somiglia in parte è quello spagnolo che riguarda però una frangia limitatissima di tifosi. I più estremisti, quelli che usano il calcio come pretesto per altri scopi. Ma esiste una sostanziale differenza: in Spagna il tifoso è socio del club e di conseguenza ne è partecipe delle avventure e delle disavventure in quali-

tà di piccolo comproprietario. Inoltre lo stesso tifoso - la piccola eccezione, come detto, esiste ovunque - va allo stadio molto più sereno che non in Italia. "Qui a Madrid - ci raccontava qualche tempo fa Demetrio Albertini - non esistono trasmissioni calcistiche durante la settimana perché la gente ama uscire la sera. Per cui non ci sono processi, moviole e contromoviole e l'animo del tifoso non è esacerbato allorché va allo stadio per la partita." In Inghilterra la situazione è per certi versi simile a quella spagnola. Il tifoso, sebbene non sia socio, diviene di fatto membro del club allorché riesce ad acquistarne l'abbonamento stagionale. Da quel momento è coinvolto in prima persona nelle vicende della sua squadra e fa di tutto per non arrecarne danno: lo facesse penalizzerebbe il club e penalizzerebbe se stesso in quanto verrebbe subito espulso e sostituito da chi da anni è in lista d'attesa per un abbonamento stagionale (in media i grandi club come Manchester United, Arsenal, Liverpool hanno dai 10 ai 20.000 tifosi in lista d'attesa). Ecco perché l'hooliganismo è un fenomeno che esplode all'estero, quasi mai in Inghilterra. In Germania - e così anche in Olanda, Belgio e Danimarca - il calcio è vissuto invece essenzialmente come un happening che separa il pre e il post- partita dedicati essenzialmente a salsicce, birre e a impazienti attese davanti alle latrine.

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VITACSI

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È festa di Primavera CSI e UIC di nuovo insieme per far giocare e a vvicinare allo sport tanti bambini privi di vista

Siete a casa di un amico, lo conoscete da poco e non eravate mai stati nella sua abitazione prima di quel momento, non siete affatto a vostro agio e vi muovete impacciati e timidi tra le stanze dietro al vostro amico che vi fa strada. Ad un tratto va via la luce e siete nel panico, rimanete immobili e cercate il braccio del proprietario che sicuramente si muove in maniera più agile in un'ambiente a lui familiare e riesce in poco tempo a raggiungere la sua stanza per prendere una torcia. Metaforicamente penso sia questo ciò che prova un non vedente che non ha avuto un' appropriata educazione motoria, ed è sicuramente più svantaggiato rispetto ad un compagno che, nella pari condizione (il padrone di casa) sa muoversi (certamente non privo di difficoltà) nell'ambiente circostante. Spesso alcuni genitori pensano erroneamente che il modo migliore per tutelare i bambini privi di vista, sia quello di evitare di esporli ai pericoli esterni, causando in tal maniera una chiusura anche di comunicazione con gli altri. Ciò comporta una difficoltà di approccio anche da parte di coloro che non vivono il problema, ed il risultato finale è quello di creare una spaccatura tra le due realtà. È proprio dalla presa di coscienza di questo problema che scaturisce l'idea della Festa di Primavera un'iniziativa sorta dalla consolidata collaborazione tra l'Unione Italiana Ciechi e il Centro Sportivo Italiano (tra i due enti è in atto un Protocollo d'Intesa) che coinvolgerà i consigli regionali di entrambe le associazioni. 46

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Alla manifestazione sono invitati i bambini minorati della vista insieme ai bambini normodotati che giocheranno e impareranno a collaborare insieme durante tutta la giornata della Festa, mentre i genitori potranno partecipare a dibattiti sul tema e in seguito essere coinvolti nei giochi. Primavera, dunque, ma senza una data ufficiale. La presidenza nazionale del CSI, infatti, onde non intralciare il fitto calendario dell'attività sportiva a ridosso delle finali della Joy Cup, invita i propri Comitati a prendere contatto con le realtà locali dell'Unione Ciechi (consultabili sul sito www.uiciechi.it) e fissare autonomamente date e luoghi delle Feste di primavera. Visto il successo nel 2002 delle maratonine, e anni fa del raid in tandem, non dovrebbe essere difficile. Il CSI è chiamato a fornire un supporto tecnico. Non si tratta di fare del volontariato verso i bambini minorati della vista, ma si tratta di un momento di arricchimento per entrambe le parti, dove s'impara a vedere con gli occhi di un altro e ad ESSERE gli occhi di un altro.


ZOOM

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IL RIPOSO È IL MIGLIOR ALLENAMENTO Il recupero che segue un allenamento intenso è indispensabile per far sì che si instaurino quei processi denominati di supercompensazione. Tramite questo meccanismo fisiologico, l'organismo si predispone ad affrontare sforzi maggiori con uno stato di forma migliore; verrebbero in questo modo smentite le metodologie che prevedono programmazioni e periodizzazioni d'allenamenti strenui privi di fasi di riposo. Discorso inverso per i sedentari, ai quali il riposo non può che risultare dannoso.

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IL CODICE D'ONORE DEL RUGBY In una realtà sportiva piena di contraddizioni e scorrettezze è più che importante sottolineare un regolamento non scritto ma sottinteso presente nella disciplina del rugby. Si tratta di un nobile codice comportamentale che si tramanda ormai da quando è nato questo sport e che fortunatamente resiste: i giocatori non possono sferrare colpi proibiti al di fuori delle consuete tecniche di gioco, non possono simulare e in generale devono mantenere un comportamento onesto caratterizzato da una profonda conoscenza del concetto di rispetto dell'avversario. La cosa che più colpisce è che tutti i giocatori, oltre ad essere a conoscenza di questo codice, tutti indistintamente lo rispettano.

CON LA SAUNA NON SI DIMAGRISCE Sudare all'interno di una sauna non consente dimagrimenti di alcun tipo. In realtà, si viene a realizzare soltanto una perdita di liquidi che non rappresenta nessun considerevole consumo di calorie. Non si tratta però di una pratica del tutto inutile: infatti, coloro che dopo una visita medica vengono autorizzati a farla, possono andare incontro a piacevoli stati di rilassamento psico-fisico e a depurazione della cute.

EVVIVA LE ENDORFINE L'incapacità di allenarsi per tempi prolungati quando si proviene da un periodo di inattività non è dovuta soltanto ad uno scarso livello di forma, non si tratta cioè soltanto di un discorso fisico. Anzi. Il motivo è soprattutto di carattere psicologico, o meglio, di ciò che circola a livello cerebrale se ci si allena o meno. In assenza di attività, infatti, non vengono prodotti quegli ormoni denominati endorfine che sono la causa di un tono dell'umore elevato: accade così, ad esempio, che quando si riprende a correre anche i primi minuti appaiono faticosissimi non per un reale stato di affaticamento ma per una incapacità psicologica ad affrontare lo sforzo.

PERCHÉ NON ESISTONO GRANDI NUOTATORI DI COLORE? Molto spesso ci si chiede perché nella disciplina del nuoto non si vedano mai primeggiare in competizioni di livello internazionale atleti di colore. La motivazione è rappresentata oltre a fattori di carattere antropologico, dallo scarso livello di acquaticità e, quindi, anche di galleggiabilità di cui sono dotati gli atleti di colore. In particolare, pare che la loro strutturazione fisica, costituita geneticamente da altissime percentuali di massa magra (muscolo) e con scarsissime percentuali di massa adiposa (grasso) sia la causa sostanziale di questa predisposizione poco favorevole. L'adipe, infatti, possiede come si può immaginare un alto grado di galleggiabilità ed una sua presenza anche se minima e non visibile all'occhio umano risulta fondamentale per nuotare con velocità. 47

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Il mondo avrà una grande anima TELE2 insieme al CSI nel progetto "Sport for Africa" Giustizia, pace e fratellanza tra tutti i popoli del mondo sono i difficili ma possibili traguardi a cui anche l'ambito sportivo può dare un contributo concreto. Il CSI, in collaborazione con l'Ufficio per la Pastorale del Tempo Libero e Sport della CEI, forte della propria esperienza ed in linea con i valori autentici insiti nello sport, ha avviato da oltre 5 anni dei progetti in Africa per la formazione degli educatori e animatori sportivi e la realizzazione di società sportive. Questa la sfida lanciata nella convinzione che non sia giusto imporre ai paesi in via di sviluppo il modello occidentale dello sport spettacolo. Ai Paesi più poveri, l'occidente ruba bambini e giovani, attraendoli con il miraggio di diventare campioni, ed impone un modello sportivo distorto, che invece di proporsi come motore di aggregazione e di educazione tra i giovani, insegue la ricerca, la selezione e l'addestramento del campione. Quest'anno il paese destinatario dell'intervento è il Camerun ed il progetto consiste nel realizzare piccoli impianti sportivi nei villaggi per favorire la promozione dell'attività sportiva. Solidarietà, quindi, e comunione di intenti tra chi vuole realizzare una vera "civiltà dell'amore", come ci ha invitato a fare il Papa. Un aiuto particolare all'iniziativa verrà da Tele2 che si è impegnata a devolvere un contributo all'iniziativa "Sport for Africa" del CSI per ogni contratto telefonico attivato in convenzione. NON ASPETTARE QUINDI, DIVENTA SUBITO UN CLIENTE TELE2 E ATTIVA LA PRESELEZIONE AUTOMATICA, POTRAI RISPARMIARE SULLA TUA BOLLETTA TELEFONICA E CONTRIBUIRE AL PROGETTO DI SOLIDARIETÀ! Compila il modulo che trovi nella pagina a fianco e spediscilo subito a: TELE2 Italia, Casella Postale 27, 67010 Coppito (AQ). L'attivazione è gratuita! Per ogni informazione puoi chiamare il numero verde:

800 92 1070



Tagli stretti… Terni aspetta GP

Tennistavolo Dall'11 al 13 aprile le finali nazionali 3T. T come Terni, T come Tennistavolo, T come Terzo Gran Premio Nazionale… …In fila per T vige la regola del 3 in vista delle finali nazionali che si disputeranno ancora a Terni dall'11 al 13 aprile (anche qui 3 giorni), per il terzo anno consecutivo. Decisivi in questi ultimi giorni saranno i colpi dei molti atleti impegnati nelle fasi provinciali e regionali di questa disciplina. Prima dell'appuntamento umbro, da ogni zona d'Italia provengono notizie sui vari raggruppamenti zonali intorno ai tavoli blu. C'è da scommettere che anche quest'anno al Centro Olimpico di Terni, il bellissimo Palazzetto, tempio del pongismo italiano, se ne vedranno delle belle. Saranno circa duecento gli atleti in gara, d'ogni età, sperando in un forte incremento delle "racchette rosa". Ticchettio frenetico e ritmo intensissimo specie in Lombardia, Emilia, Campania, Toscana e Veneto. C'è chi verrà dalla Puglia e dalla Sardegna, e dal Friuli. Il pongismo ciessino ha ormai rodato la collaudata formula del Gran Premio. Alle sue spalle c'è una lunga storia: il tennistavolo è uno degli sport "anziani" del CSI; negli anni '60 toccò infatti vertici di valore assoluto regalando all'Italia campioni tricolori come Malesci e Bosi, quindi una flessione ed ora questa nuova spinta di fine-inizio millennio Il regolamento prevede otto categorie in gara:

dai giovanissimi via via a salire fino alla classe veterani.Gara a parte, faranno gli atleti iscritti, oltre che al CSI, anche alla FITeT (oltre il 350° posto delle graduatorie federali maschili e il 150° posto delle graduatorie femminili), in modo da vedere match assai competitivi.Il programma include gare individuali e a squadre. Le prime si svolgeranno in due fasi: la prima con gironi all'italiana, con gare di sola andata, e la seconda ad eliminazione diretta. Le gare a squadre saranno ad eliminazione diretta, con la formula della Coppa Davis, ovvero quattro incontri singoli e un doppio. Di ciascuna squadra potrà fare parte un solo pongista classificato FITeT che nel singolo abbia partecipato nella categoria separata. Un modo, questo, per consentire appunto un minimo terreno di scambio tecnico tra più esperti e meno esperti. Formula partecipativa dunque, testata ed apprezzata moltissimo negli anni scorsi: tale da consentire ad ogni atleta di prendere parte ad almeno quattro partite, senza rischiare l'eliminazione dopo un solo match. Gli sconfitti al primo turno saranno infatti ripescati in torneo di consolazione. Lo scorso anno alcuni ragazzi giocarono addirittura più di otto incontri in due giorni. Che dire d'altro: tagli stretti, Terni aspetta!


TRAME DI GIOCO

DI

DARWIN

PASTORIN

Quel gran genio del mio amico l mio primo direttore "vero" me di maturità. Racconto, in Leggete Gian Paolo è stato Gian Paolo Ormezquattro cartelle, la vicenda di zano. A diciotto anni non Vincenzo Marino, centravanti Ormezzano, il mio ancora compiuti, dopo l'edel Brindisi, capocannoniere primo direttore. same di maturità, mi predella prima fase della Coppa sentai alla sede di "TuttoItalia, che sfiorò la Juventus In pochi sanno sport", in via Villar. Ormezquand'era al Brescia e che, zano aveva raccolto l'eredisoprattutto, era cresciuto con raccontare lo sport tà di Giglio Panza e aveva me e mio fratello maggiore a creato un quotidiano brilSan Paolo del Brasile. L'articon ironia e lante, con una terza pagina colo uscì il 13 settembre '74. di grandi firme. GPO era intelligenza come sa Comprai una ventina di stato un inviato davvero copie. Mi sentivo al centro speciale, sapeva raccontadell'universo, una specie di fare lui. re lo sport, tutto lo sport, Hemingway. GPO mi aveva con ironia e intelligenza, dato la mia prima, indimentipoteva dettare trecento righe a braccio senza cabile soddisfazione. Io e lui, oggi, siamo sbagliare una virgola. In quel giornale non amici. Ormezzano è sempre il solito vulcano mancavano i maestri: da Vladimiro Caminiti a di idee e di scrittura. Ci troviamo d'accordo su Lino Cascioli, da Silvio Ottolenghi e Piercesa- tutto, meno che sul calcio: lui è del Toro, io re Baretti. Cominciò lì il proprio apprendistato della Juve. Gli ricordo sempre un titolo che di cronista intellettuale Oliviero Beha. GPO mi fece in prima pagina sul suo "Tuttosport", accolse come un figlio, il mio nome gli era sta- quando Dancelli vinse la Sanremo a Pasqua: to fatto dai responsabili del settimanale "Il Pie- "Din Don Dancelli". Semplicemente geniale. monte Sportivo". Io inseguivo il mio sogno, Ai lettori di "Stadium" consiglio i libri di Gian cominciato in terza elementare: "Voglio fare il Paolo. Io, spesso, rileggo le pagine di "Poveri giornalista di football", dissi al maestro Ugo campioni, la tribù degli assi alla lente di rimPagliuca. Conoscevo Gianni Brera a memoria picciolimento", edito da La Stampa nel 1995. e mi ispiravo, soprattutto, a Giovanni Arpino. Sono perle di rara bellezza. Troviamo BoniCaminiti, con la sua poetica, rappresentava il perti e il massaggiatore, Valentino Mazzola al mio modello. Lui, che mi insegnò a comincia- cinema, Tomba, Berruti e l'anno luce, Pelé e re la cronaca della partita dall'azzurro del cie- Garrinch a Rio, Villeneuve e l'artista, Enzo lo e dal verde del prato. In quel luglio, iniziai Ferrari e Lauda, Sara Simeoni e le pattinatrici dalla bottega. A "passare" gli articoli e titolar- e altre meraviglie. li, a chiudere in tipografia le pagine della Scrive GPO: "Ho avuto come magnifici padri Serie D, a dettare i tabellini della pallanuoto e o fratelli maggiori giornalistici Giglio Panza e del baseball. Poi, la svolta. Ormezzano mi Renato Morino; poi Antonio Ghirelli, che mi chiama nel suo ufficio: "Perché non scrivi un mandò il Iº gennaio 1960 a fare servizio su articolo per la terza pagina? Mi serve una sto- Coppi malato a Tortona. ria, una bella storia, fai tu". È la prova del fuo- Coppi morì, in quell'occasione presi a scriveco, lo capisco dal suo sorriso. Il mio vero esa- re tanto e non smisi più".

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ARGOMENTI

DI

ANDREA

DE

PASCALIS

Dilettanti allo sbaraglio Le violazioni a vvengono in tutto il sottobosco di quello sport giovanile che vive con il mira ggio del professionismo, del denaro e della celebrità «Egregio direttore, da genitore che si batte da anni contro lo sport sporco in cui fanno soldi sulla vita di bambini e ragazzi, ti debbo assicurare che nel ciclismo il problema è gravissimo nelle categorie intermedie. Prima di essere completamente isolato dall'ambiente, ho sentito discorsi e visto cose che raccontate ad altri genitori hanno avuto il risultato di farmi passare per pazzo: "Ma chi te li dà i soldi, i contratti se non vinci da juniores" e "La squadra lo fa per missione?". "La squadra quando passi dilettante deve avere i suoi milioncini". Ti posso assicurare che purtroppo, e ho vissuto la cosa, anche in quelle squadre i cui Presidenti si fanno intervistare, magari in buona fede, ripudiando il doping, nei ragazzi viene fatta cultura di preparazione al doping mediante la somministrazione in massicce dosi di ferro, defatiganti, epatoprotettori, endovene consigliate per esperienza da DS. E anche qui si inizia a rimediare la roba attraverso canali non ufficiali, ospedali, ecc. Non un controllo. Ti saluto e se ne avremo la forza continueremo a batterci». Questa lettera è stata indirizzata, ai primi di marzo, dal genitore di un giovane ciclista al direttore dell'agenzia di informazione "Sportpro" (www.sportpro/doping). Pochi giorni prima "TG2 Dossier" aveva mandato in onda uno shockante servizio sul doping giovanile, con tanto di testimonianze. Dunque, il problema c'è, è diffuso ed è scottante. Stadium ritornerà presto sull'argomento, cercando di approfondire. Per ora riteniamo che la lettera a “Sportpro” sia il miglior commento possibile al trionfalismo con cui molti media e uomini di sport hanno commentato il varo, avvenuto il 5 marzo, di un codice internazionale dell'antidoping, voluto dal World Anti Doping Agency e sottoscritto da 76 paesi, tra cui l'Italia. Il codice del WADA prevede pene severissime, uniformi in tutto il mondo, per gli atleti che risulteranno positivi ai test. In caso di una seconda infrazione, si prevede addirittura la radiazione dell'atleta. Ma di qui a dire che le cose cambieranno davvero, ce ne corre. Anzitutto il codice entrerà in funzione solo nel 2006. E poi non fa ben sperare l'estrema riluttanza con cui alcuni Paesi, tra cui gli USA, hanno firmato l'impegno, aderendo infine solo di fronte a minacce di ritor-

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sioni economiche da parte delle autorità olimpiche. Il problema vero però è un altro, ed è quello illustrato dal genitore che ha scritto a “Sportpro”: il codice antidoping non lo violano solo gli atleti di alto livello, per i quali è facile - volendo - istituire controlli più severi; ormai le violazioni avvengono anche in tutto il sottobosco di quello sport giovanile che vive con il miraggio del professionismo, del denaro e della celebrità, una platea che solo in Italia è formata da decine di migliaia di atleti, così vasta che è impossibile pensare di sottoporla a controlli effettivi. I professionisti del doping hanno scoperto da tempo che i loro loschi affari possono ingrassare altrettanto bene puntando alla qualità (il doping di eccellenza per il campione) come alla quantità (l'integratore "truccato" per il dilettante). Per tenerli lontano dai giovani ci vorrà ben altro che il codice del WADA.


VOTA L’ATLETA! Il Centro Sportivo Italiano in collaborazione con Avvenire lancia la Joy Cup, con un concorso dedicato ai giovani sportivi

Dal gemellaggio tra la Joy Cup, il più importante degli eventi nazionali del CSI, e il quotidiano Avvenire è nato questo concorso rivolto agli atleti CSI (Allievi o Juniores di Calcio e Pallavolo, maschile e femminile). Si dovrà votare e far votare l'atleta preferito o il più rappresentativo della squadra CSI di calcio o pallavolo (per il calcio bisogna specificare il ruolo tra portiere, difensore, centrocampista o attaccante), e votarlo spedendo il tagliando originale che troverete pubblicato fino a giugno ogni sabato su Avvenire, nell'inserto CSI - ai seguenti indirizzi: • Centro Sportivo Italiano - Presidenza nazionale - Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma; • fax 06 68802940. Il quotidiano Avvenire pubblicherà, ogni Sabato, il regolamento, il tagliando e gli aggiornamenti sull'andamento del concorso, con la classifica parziale.

Verranno premiati i 20 atleti più votati: 4 di calcio allievi e 4 juniores, 6 di pallavolo allievi (3 maschi e 3 femmine) e 6 juniores (3 maschi e 3 femmine). I vincitori parteciperanno gratuitamente alle finali nazionali della Joy Cup, in programma dal 27 al 29 giugno 2003 in Sicilia e trascorreranno un week-end nel prossimo ottobre con i campioni dell'Inter e dell'Asystel Volley Milano, ospiti di un loro allenamento e di una partita di campionato. Ma la Joy Cup non premia solo chi gioca. Sono infatti partiti due concorsi paralleli, "cronista CSI" e "fotoreporter CSI", aperti a tutti, che definiranno a metà giugno i 5 giornalisti ed i 5 fotografi ufficiali della manifestazione sicula. In questi due casi occorrerà seguire le partite ed i tornei Joy Cup, da febbraio a giugno, raccontarli con un flash, uno scatto, o tramite un articolo per poter concorrere al premio finale. Due volte al mese poi i migliori lavori pervenuti al CSI saranno pubblicati sulle pagine di Avvenire.


Tra le tante cronache del concorso-Avvenire giunte in redazione, ne pubblichiamo una fuori-concorso, poiché evidentemente di fantasia, ma assai simpa tica e amabile.

A segno un sogno! Non fa falli l'angioletto “Fernando” Cauto. Che para te per “Ma tteo” Sereno! Angeli - Arcangeli 1- 1 Angeli: Pacifico, Amorevole, Tranquillo, Cauto, Buono, Contento, Servizievole, Dotto, Capace, Mohamed, Perbene; Arcangeli: Sereno, Benevole, Allegro, Felice, Disponibile, Altruista, Paziente, Calmo, Taciturno, Angelo, Alì; Arbitro: Amicale. Stavolta gli amici del Comitato mi hanno convinto e, subito dopo pranzo, mi avvio al campo sportivo per assistere ad un incontro di calcio interessante che designerà la squadra che andrà alla fase regionale di Joy Cup Allievi. È una giornata fredda, ma soleggiata, cammino a passo svelto per raggiungere in tempo il campo per assistere al riconoscimento atleti. Da tanto tempo non assisto ad un incontro di calcio e, poi, in qualità di presidente del Comitato ho sempre creduto opportuno non farmi vedere troppo sui campi per non creare preoccupazioni agli amici operatori arbitri e agli stessi calciatori. Negli spogliatoi, trovo la terna arbitrale già pronta e ben disposta. La squadra Angeli si presenta al cospetto della terna con una divisa molto elegante: maglietta e calzettoni color arancione e pantaloncini blù. Il riconoscimento è un atto formale ben accetto dagli atleti. Si presentano, poi, gli atleti della squadra Arcangeli con maglietta e calzettoni blù e calzoncini arancione. È tutto CSI! Agli ordini dell'arbitro Amicale le squadre, in perfetto orario, scendono in campo. Due mascotte portano bandiere di pace. Scambio di doni floreali e ha inizio la gara. Entrambe adottano il classico 44-2. Prime fasi di studio, ma noto subito che l'arbitro non interviene… Gli spettatori sembrano apprezzare il caldo sole 54

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più che l'incontro. Al 5', finalmente, un'azione degli Arcangeli che vanno al tiro con Alì. Pacifico si accartoccia sul pallone e riceve una pacca sulla spalla dal suo centrale. All'8' rispondono gli Angeli con una bella conclusione di collo pieno di Perbene che consente a Sereno di effettuare una magistrale parata e di esaltare le sue doti di acrobata. Interventi arbitrali: 5, di routine. Al 14' la partita ha un sussulto: Taciturno, ben lanciato va verso l'area avversaria ed entra in contatto con Cauto. La caduta è inevitabile, ma, sorpresa, Taciturno fa ampi gesti all'arbitro per dirgli che l'azione di Cauto è regolare… Siamo al 29' e c'è l'azione che sblocca il risultato: da Capace a Mohamed che dal settore di destra fa partire uno splendido cross. In piena area di rigore arriva come un fulmine Perbene che, di collo pieno fa partire un bolide che si insacca nel sette alla sinistra di Sereno. Tutti applaudono e Sereno mi ricorda tanto quei meravigliosi versi di Saba… L'esultanza è composta. Tutto va bene. Termina il primo tempo. Nella ripresa gli Arcangeli attaccano a testa bassa. Al 3' conclusione di Paziente; al 7', tiro di poco fuori di Altruista. Al 9' colpo di testa di Felice, accorso dalle retrovie per dar man forte ai compagni. È un arrembaggio! Gli Angeli si difendono con ordine. L'allenatore degli Arcangeli cambia modulo: ora è un 4-3-3 più incisivo. Al 15', però, in contropiede, gli Angeli vanno vicinissimi al gol: Mohamed fa tutto da solo, ma il suo tiro è fermato da una spettacolare parata di Sereno. La partita, ormai, è a senso unico. Per raccontare la veemenza degli attacchi e l'arcigna, ma corretta difesa, avrei bisogno della penna di Brera, ma ho soltanto la

Sopra: “Di corsa verso il CSI” (Paolo Confettura) foto pubblicata su Avvenire il 1º marzo 2003

mia che racconta semplicemente le vicende di ragazzi che rincorrono, gioiosi, un pallone. E il racconto, per forza di cose, ora coinvolge la terna arbitrale che sta vivendo un pomeriggio di attenzione, ma sereno perché gli atleti li aiutano. Ecco al 24' gli Arcangeli in gol: Alì dribbla il suo marcatore e dal limite dell'area fa partire un tiro che si innalza e, poi, leggero come una piuma, plana nell'angolo alto alla destra di Pacifico che prima si dispera e poi applaude alla prodezza dell'avversario. Alì è sommerso dall'abbraccio dei compagni: piccola macchia nera fra il bianco, il blù e l'arancione. Gli ultimi sei minuti non hanno storia. L'incontro termina 1-1; si va ai rigori… Le due mascotte vanno sul campo con le loro bandiere. II calciatori si abbracciano. È una meravigliosa festa! Ah, se avessi la penna di Ormezzano… Il blù, l'arancione e i colori dell'arcobaleno risaltano sul verde delle colline che circondano il campo di periferia. È festa! Tutto è pronto per i rigori ed i due capitani mi invitano a stare con i calciatori al centro del campo. Accetto e sto con i miei ragazzi che oggi hanno esaltato lo sport vero. Il primo rigorista si avvia al tiro dal dischetto. Prende la rincorsa… Tira… Mi sveglio… Regalatemi, per favore, un pomeriggio così… Mario Foresta


TUTTOLEGGI

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C U R A

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F R A N C E S C O

T R A M A G L I N O

La Srl sportiva dilettantistica Una realtà con cui confrontarsi

ambiare tutto per non cambiare nulla" è l'italico detto - peraltro di nobili origini letterarie - che più di ogni altro si addice all'arte, altrettanto italica, di riformare incessantemente settori e ambiti dell'attività pubblica e privata senza risolverne mai le reali contraddizioni. A questa prassi è assuefatto, ormai da tempo, anche il settore dello sport dilettantistico che dopo decenni di agnosticismo si è visto sommerso da un flusso crescente di leggi e leggine, finanziarie e non, destinate a modificarne sensibilmente l'inquadramento tributario. Se i recenti interventi normativi abbiano davvero risolto le questioni ataviche del mondo sportivo riconoscendogli il ruolo e la funzione di pubblico interesse che gli è propria è un problema politico da dibattere, certo, nelle sedi opportune. In questa rubrica, invece, mi preme sottolineare come l'ultima riforma dello sport dilettantistico - quella attuata con l'art. 90 della legge 289 del 2002 - sia intervenuta, con maggiore forza e incisione rispetto alle altre, sui profili giuridici dell'attività sportiva realizzando, seppure in maniera parziale e confusa, una piccola "rivoluzione normativa" di cui non tutti gli operatori sono pienamente coscienti. La rivoluzione è, prima di ogni cosa, di natura "lessicale": nel mondo CSI, come in quello degli altri enti di promozione, il termine "società sportiva" è usato comunemente come sinonimo di associazione: con essa si designa, cioè, un sodalizio di persone fisiche rette da uno statuto a carattere, di norma, democratico. Il comma 17 dell'art.90 legge 289/2002 attribuisce, invece, al termine "società sportiva" un significato proprio che lo differenzia nettamente, sotto il profilo giuridico, da quello di associazione; esso, infatti, va a indicare un soggetto costituito nella forma di società di capitali (Srl, Spa o cooperativa arl) senza scopo di lucro la cui finalità principale è lo svolgimento dell'attività sportiva dilettantistica. Fin qui - si potrebbe osservare - nulla di nuovo sotto il sole: Srl e Spa, con o senza fine di lucro, popolano da anni i settori dello sport professionistico e di quello commerciale. Ma la novità è proprio qui: d'ora in poi esse entreranno a pieno diritto anche nel mondo dello sport dilettantistico e in un modo o nell'altro gli Enti di Pro-

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La Srl sportiva dilettantistica mozione dovranno confrontarsi con esse. L'art. 90 della menzionata legge 289/2002 si preoccupa, innanzitutto, di equiparare il trattamento tributario riservato alle società sportive dilettantistiche a quello di pertinenza delle associazioni sportive: non solo i benefici del sistema forfetario (legge 398/1991) ma l'intera esenzione ai fini IVA e delle imposte sui redditi sui corrispettivi per le attività istituzionali sportive e formative nonché le agevolazioni sui compensi a sportivi e collaboratori amministrativi verranno estesi alle società di capitali. L'attrattiva è dunque notevole anche perché costituendo una società piuttosto che un'associazione ci si può avvalere di un sistema di garanzie la cui consistenza non è affatto irrisoria: le società, ad esempio, non soggiacciono alla necessità dello statuto democratico, della libera eleggibilità degli organi amministrativi, all'obbligo del rendiconto annuale verso i tesserati e godono della responsabilità limitata per le obbligazioni contratte verso i terzi. Pochi soci potranno costituire una società di loro intera e indiscutibile proprietà e organizzare, sotto il proprio controllo, l'attività sportiva avvalendosi delle agevolazioni fiscali del settore associativo. Certo la legge ha provveduto anche a inserire alcuni "paletti" a determinate prerogative: le società non potranno distribuire utili a chi ne detiene le quote o le azioni, né compensare i propri amministratori (norma, peraltro, assolutamente discutibile. Esse dovranno prevedere anche alcune clausole obbligatorie nei propri statuti i cui contenuti, solo accennati dalla legge, saranno poi disciplinati nel dettaglio con regolamento attuativo di futura emanazione. Inoltre, in caso di scioglimento, dovranno devolvere il proprio patrimonio ai fini sportivi. Quanto detto sarebbe sufficiente, di fatto, a produrre profonde modificazioni nell'attuale sistema dello sport dilettantistico se non fosse che, deo gratias, il Legislatore ha voluto ricondurre anche le società sportive di capitali nell'alveo dei soggetti promotori dell'attività sportiva: Coni, Federazioni e Enti di Promozione. Ciò si desume diretta56

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mente dal comma 17 lett. dell'art. 90 della finanziaria, ove è stabilito l'obbligo di conformarsi alle norme e direttive di questi soggetti e ove si pongono le basi per la disciplina del riconoscimento ai fini sportivi e per l'affiliazione alle Federazioni e agli enti di promozione sia delle associazioni che delle società sportive dilettantistiche. D'altro canto, per godere di tutte le agevolazioni fiscali che il D.Lgs 460/1997 riserva alle associazioni sportive dilettantistiche (e in particolare dell'esenzione ai fini IVA e imposte sui redditi delle entrate istituzionali), la società dovrà provare l'affiliazione a federazioni o enti, perché così è disposto nel richiamato decreto. In conclusione, l'equiparazione delle società sportive di capitali alle associazioni senza fine di lucro apre nuovi scenari e opportunità di sviluppo anche per il mondo degli

enti di promozione ai quali spetta elaborare una strategia di servizi e di accoglienza anche per questi nuovi soggetti. Una domanda resta però senza risposta: se la recente finanziaria 2003 ha elevato alla dignità di attori dello sport dilettantistico i soggetti organizzati in forma societaria mi chiedo perché non abbia anche fornito una definizione di attività sportiva dilettantistica, stabilendone i requisiti per l'esercizio. Con le nuove regole, ad esempio, quale sarà l'inquadramento delle tante ditte e dittarelle che esercitano lo sport come un'attività commerciale, al di fuori dei canoni del Coni e degli enti da esso riconosciuti: dilettanti, professionisti o iscritti alla sezione artigiani delle Camere di commercio? Staremo a vedere.

DOMANDE E RISPOSTE QUAL È L'ALIQUOTA CONTRIBUTIVA VIGENTE PER UN PENSIONATO CHE SVOLGE UN INCARICO DI COLLABORAZIONE COORDINATA E CONTINUATIVA? L'art. 44 comma 6 della legge 289/2002 (finanziaria 2003) ha elevato dal previgente 10% all'attuale 12,5% l'aliquota contributiva per i collaboratori coordinati e continuativi (iscritti alla gestione separata dell'INPS di cui all'art. 2 legge 335/1995) che siano altresì percettori di redditi da pensione previdenziale diretta. Tale aliquota salirà di ulteriori 2,5 punti percentuali nel 2004 attestandosi, pertanto al 15%. Resta inalterata la ripartizione dell'onere tra committente e collaboratore rispettivamente nelle misure di 2/3 a carico del primo e 1/3 a carico del secondo. QUALI ADEMPIMENTI DEVE EFFETTUARE UN COMITATO CSI PER VEDERSI RICONOSCIUTA LA QUALITÀ DI ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE AI SENSI DELLA LEGGE 383 DEL 2000? I comitati CSI, in quanto organi periferici del Centro Sportivo Italiano, sono già associazioni di promozione sociale ai sensi della legge 383/2000 in forza dell'iscrizione dell'intera associazione nel relativo Registro Nazionale avvenuta con decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 17/05/2002. Questo automatismo, infatti, è stato espressamente previsto dal decreto attuativo della legge 383/2000 ove risulta disposto che anche i circoli e le associazioni sportive affiliate al CSI sono associazioni di promozione sociale riconosciute qualora le finalità e le norme statutarie dei medesimi rispondano ai requisiti imposti dalla menzionata legge 383 del 2000. LE SOCIETÀ SPORTIVE DI CAPITALI PREVISTE DALLA RECENTE FINANZIARIA 2003 POSSONO GODERE DELLE AGEVOLAZIONI PER L'APERTURA DEL BAR CIRCOLISTICO? No. Il DPR 235/2001 che regola la materia delle autorizzazioni alla somministrazione di alimenti e bevande nei circoli privati e il D. Lgs 460/1997 riservano tali agevolazioni, sia fiscali sia amministrative, esclusivamente alle associazioni senza fine di lucro, rette da statuti democratici affiliati agli enti nazionali con finalità assistenziali riconosciute. Orbene la natura societaria delle srl sportive fa sì che esse non possano essere qualificate come associazioni e dunque non rientrino tra i soggetti deputati al godimento dei suddetti benefici. Le srl sportive senza fine di lucro, se affiliate al Coni, agli enti di promozione o alle federazioni potranno godere, però, di tutte le agevolazioni fiscali riservate alle associazioni sportive dilettantistiche.


VITACSI

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D ANIELE

M ORINI

PROFUMO DI DONNA A Gubbio gol e mimose si mescolano nella Festa dell'8 marzo per il sesto trofeo "calcetto in rosa".

na finale molto combattuta, quella che ha chiuso la sesta edizione del trofeo interregionale "Calcetto in rosa", organizzata dal comitato di Gubbio del Centro Sportivo Italiano in occasione della festa della donna. Il CSI della cittadina umbra ha riproposto anche quest'anno quello che ormai è un appuntamento fisso nel calendario delle iniziative promosse dall'Associazione. Tradizionale anche il solito cerimoniale pregara, con gli arbitri ad omaggiare e festeggiare le atlete con la simbolica mimosa marzolina. Per due giorni (8 e 9 marzo) le otto formazioni iscritte si sono affrontate nella Palestra Polivalente, in quelle dell'Istituto commerciale e dell'Istituto statale d'arte. Erano tre le squadre tesserate presso il CSI di Gubbio - la San Secondo Intrepida, il Madonna del Ponte e Agape 2000 Umbertide - alle quali si sono aggiunte il Drink Team Castelguelfo (Bologna), Osservanza Cesena, Riviera Calcio Imperia, Cesena calcio a cinque e O.S. Valsteria di Cervo (Imperia). Proprio queste ultime due, romagnola la prima e ligure la seconda, si sono date battaglia nella finalissima del torneo, che si è disputata dopo i due gironi delle eliminatorie e le semifinali. Al termine della gara, le ragazze del Cesena calcio a cinque si sono imposte sulle liguri con il punteggio di 4 gol a 2, portando a casa la seconda vittoria consecutiva al torneo eugubino, che si erano aggiudicate anche nel 2002. Nella classifica finale del tor-

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Gruppi di partecipanti al “calcetto in rosa”, in occasione della festa della donna di Gubbio.

neo interregionale "Calcetto in rosa", al terzo posto è arrivata la formazione del Riviera Calcio Imperia, seguita nell'ordine da Osservanza Cesena, Agape 2000 Umbertide, Madonna del Ponte Gubbio, e infine Drink Team Castelguelfo e Intrepida San Secondo Gubbio, appaiate in ultima posizione. Al di là dei risultati agonistici, la manifestazione è stata una grande festa dello sport, come ha sottolineato anche il nuovo assessore comunale di Gubbio, Marino Cernicchi, che in occasione delle premiazioni presso la Palestra Polivalente ha compiuto la sua prima uscita ufficiale in rappresentanza dell'amministrazione cittadina.

Il presidente del comitato CSI di Gubbio, Andrea Albini, ha sottolineato l'importanza del torneo interregionale "Calcetto in rosa" nel calendario annuale delle manifestazioni organizzate dall'associazione. Un appuntamento che il Centro sportivo intende riconfermare anche per il futuro, richiamando un numero sempre maggiore di squadre da tutta Italia. Insieme al calcetto maschile, al calcio a sette, alla pallavolo e ad altri sport minori, anche il calcetto femminile rappresenta una delle tessere del grande mosaico attraverso il quale il rinnovato CSI Gubbio intende rilanciare lo sport di base nelle parrocchie, negli oratori e nelle frazioni del territorio. 57

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ARGOMENTI

DI

MANUELA ROBAZZA

26 maggio 2003: OGGIORATORIO! La festa di San Filippo Neri, sarà, a partire da quest'anno, la giorna ta dedica ta all'ora torio. L'occasione per il territorio di conoscere l'ora torio, per l'ora torio di decidere quale idea "passare" di sé.

Un intero giorno perché tutta la comunità, ma proprio tutti, possano rendersi conto della fortuna che un territorio ha, se possiede un oratorio. Che fare in questa circostanza? Il Forum degli Oratori Italiani si sta organizzando per fornire tutti i materiali utili alla celebrazione della giornata. Tra le idee che bollono in pentola c'è quella dell'Open Day dell'oratorio, la proposta di aprire l'oratorio invitando tutti, soprattutto quelli che non mettono mai piede in oratorio a rendersi conto di che cosa contiene. È anche l'occasione per fare una sorta di esame di coscienza: che cosa offriamo? Che cosa presentiamo? Che cosa vogliamo si colga dell'oratorio? Anche in questa pagina vogliamo fare un open day virtuale, immaginando di aprire il dizionario dell'oratorio: che cosa ci si trova? A come ANIMAZIONE È lo stile con cui si vive in oratorio. Animazione è credere che ogni persona vale un tesoro. Cercare il modo per farglielo capire. Dare l'opportunità di far esprimere al massimo ogni persona. B come BAMBINI Le voci, le risate, anche le urla dei bambini compongono la colonna sonora dell'oratorio. Sono al centro dell'attenzione di tutti, perché sono indifesi, perché la persona di domani si costruisce nel bambino di oggi, e perché l'ha detto anche Gesù nel Vangelo: il paradiso è dei bambini! C come CHIESA La chiesa o la cappellina, è il cuore dell'oratorio. Se manca, o se non ci va mai nessuno si perde un po' 58

Stadium Gennaio/Febbraio 2003

lo spirito dello stare insieme. Lì ci si carica, si prega insieme, si trova coraggio, si verifica il proprio modo di rapportarsi agli altri. La chiesa, che di solito è "a portata di mano" ricorda a tutti che c'è Qualcuno che ci ama e accompagna ogni istante della nostra vita. E come ESTATE Sembra la stagione più adatta all'oratorio. L'oratorio si trasforma e per qualche mese diventa la casa piena di festa e di vita di tutti i ragazzi di un paese o di un quartiere! Si chiama grest, oppure estate ragazzi, oppure oratorio quotidiano, oratorio estivo. L'oratorio d'estate non vi permette assolutamente di annoiarvi, fa passare il tempo in un baleno, rende l'estate non un tempo perso, ma fantastico!

I come INSIEME Chi non gioca in compagnia, o è un ladro o è una spia! Insieme è come una parola d'ordine! Certo perché qualunque cosa si faccia, se non si fa insieme, che senso ha? Insieme, perché gli altri sono sempre un dono, abbiamo bisogno degli altri, gli altri rendono più meravigliosa la nostra vita. Gli altri... siamo noi! M come MOVIMENTO Cioè sport, danza, gioco, bans... Movimento, perché così è la vita. Chi non si muove non va da nessuna parte. Movimento è grinta, energia, adrenalina. Movimento è tutto il contrario della pigrizia, dell'apatia, della noia. R come RESPONSABILITÀ È una cosa che riguarda tutti, non solo i responsabili, non solo gli educatori... Tutti. Responsabilità significa tante cose: è la capacità di andare fino in fondo quando ho un impegno, è dare il massimo nei giochi, nelle partite. Responsabilità è sentirsi a proprio agio, come a casa propria, rispettare persone ambienti e cose come fossero di casa nostra! Se tutti ce ne mettono un po'... l'oratorio è un paradiso. S come SPIRITO Come chiamarlo quel "qualcosa" che si percepisce in certi ambienti. Ed è sia degli oratori parrocchiali, sia di gruppi e centri sportivi che vivono questo spirito. È un modo speciale di rapportarsi con le persone. È un modo speciale di giocare, di allenarsi, di trattare gli avversari. È un modo speciale di pregare e celebrare l'Eucaristia. È un modo speciale anche di affrontare le difficoltà della vita.


almanacco

A SCI

SI È CHIUSO IL GRAND PRIX NEVE IN PIEMONTE E VAL D’AOSTA Si è svolta domenica 23 Marzo 2003 la quinta ed ultima tappa del Grand Prix Neve, manifestazione di sci alpino organizzato dai coordinamenti dell'Attività sportiva del Piemonte e della Valle d'Aosta , suddivisa in 5 prove di slalom gigante. Oltre 150 atleti erano presenti al cancelletto di partenza nella spumeggiante stazione sciistica di La-Thuile, dalla quale si gode lo spettacolo delle più alte vette delle Alpi dal Monte Bianco al Monte Rosa, senza dimenticare la piramide del Cervino. La manifestazione, giunta quest'anno alla sua terza edizione, ha visto la partecipazione di più di 10 Sci Club e di oltre 200 atleti provenienti dai Comitati di Aosta, Biella, Verbania e Torino. A far la parte del leone ed a vincere il trofeo riservato agli Sci Club sono stati i valdostani dello Sci Club Sant'Orso seguiti dalla Virtus Crusinallo del Comitato di Verbania. Ed in questa edizione la neve CSI ha esteso i suoi confini. Non sono mancati i momenti internazionali, due per l'esattezza: il primo nella gara di Pila dove hanno preso il via alcuni atleti australiani, la seconda a La-Thuile dove la partecipazione si è allargata agli spagnoli. Molto apprezzata è stata la scelta degli organizzatori di inserire, al termine di ogni gara, il pranzo sulla neve gestito a turno da ogni Comitato. La manifestazione si è qualificata quindi non solo sul piano tecnico ma anche su quello associativo.

oSTUnI

CORRONO ASSIEME SPORT E SOLIDARIETÀ Una grande giornata per la "Festa dello sport e della solidarietà", prova unica valevole per il campionato regionale di corsa campestre del CSI, che si è svolta il 23 febbraio ad Ostuni dove si sono ritrovati oltre 500 atleti in rappresentanza di 7 comitati con 25 società sportive provenienti da tutta la Puglia. Presso la zona sportiva della 167, il "Campus" e il Circolo Tennis, si sono svolte le gare e si è anche promossa una campagna di sensibilizzazione e di integrazione dei disabili nello sport. Infatti nella gara di corsa campestre hanno gareggiato anche circa 150 disabili provenienti da tutta la regione. La gara è stata valida anche come campionato regionale individuale della Federazione nazionale sport disabili. La manifestazione è stata organizzata dal comitato ostunese del Csi col patrocinio del Comune, della Regione e della Provincia, mentre la giornata sportiva ha visto anche lo svolgimento del "trofeo polisportivo" riservato alle categorie: esordienti, ragazzi, cadetti, adulti e disabili nelle specialità bocce, calcetto, basket e mini volley. Anche i disabili in carrozzina sono stati coinvolti e aiutati a partecipare ai giochi grazie all'intervento degli aderenti delle varie associazioni che hanno aiutato chi era impossibilitato.

Modena

III RASSEGNA DANZA Sabato 1 marzo il Centro Danza e Ginnastica La Capriola, società del CSI, ha promosso la 3ª Rassegna di Danza. Sul palcoscenico del Teatro Storchi si sono esibiti, in coreografie di Danza Classica, Contemporanea, Moderna e Hip hop, 12 gruppi non professionisti. Lo spettacolo è stato assicurato dagli interventi di Victor Litvinov, insegnante internazionale, e di Mauro Astolfi, insegnante e coreografo dello I.A.L.S. di Roma, che, con la Spellbound Dance Company, ha presentato degli estratti da "RED WINDOW" e "QUATTRO", un'anteprima assoluta visto che lo spettacolo debutterà a Roma a giugno.

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Stadium Aprile 2003


almanacco

A BReSCIa

CICLISMO LOMBARDO Sabato 8 marzo si è tenuta a Travagliato (Brescia) la gara di apertura valida per il secondo GP Denti Maglificio. Oltre ogni previsione la partecipazione che ha visto prendere il via più di 170 atleti, raggruppati in due batterie. Gli atleti si sono dati battaglia su un percorso pianeggiante, ma particolarmente tecnico ed impegnativo di 12 Km da ripetersi 5 volte. Per i Senior e Gentlemen la corsa è stata abbastanza tranquilla con pochi e infruottuosi scatti mirati a fare selezione. Così il gruppo piombava compatto sul traguardo, e qui aveva la meglio il portacolori della Promolit, Dario Grisenti su Giovanni Bino dell'AS Boario. Nella fascia Junior gara a ranghi compatti fino all'ultimo giro quando un gruppetto di 12 corridori prendeva il largo ed andava al traguardo. Sotto lo striscione passava per primo Diego Pini che batteva sullo scatto il giovane Paolo Galloni. Domenica 9 marzo atleti CSI di nuovo in sella a Barbarica (Brescia) per la disputa della prima delle 3 prove della "Coppa d'inverno". Per la gara, che ricordava il venticinquesimo anniversario della scomparsa di Don Giuseppe David, è stato scelto un percorso di 10 Km da ripetersi 6 volta. Gara vissuta sulla fuga di un gruppetto di 3 corridori che riuscivano a presentarsi soli sul rettilineo d'arrivo. Qui con una volata mozzafiato si imponeva Oliviero Ronchi della Free Bike di Castegnato su Michele Minalla. La formazione di Castegnato dedicava la vittoria al suo vice Presidente, Lorenzo Trizio scomparso prematuramente.

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Stadium Gennaio/Febbraio 2003

ManToVa

OPLÀ! E MANTOVA GIOCAINCITTÀ Tra corse, salti, lanci, slalom e… tanto sorriso si è concluso presso il palasport di Mantova il 2° appuntamento ludico-sportivo riservato a tutti i bambini frequentanti le classi seconde delle scuole elementari cittadine. La manifestazione, promossa dal Comune di Mantova con la collaborazione delle Direzioni Didattiche 1°, 2°, 4° Circolo ed il CSI provinciale, ha visto come attori e veri protagonisti ben 350 bambini delle scuole elementari "Martiri di Belfiore", Don Minzoni, De Amicis, Don Leoni, I. Nievo, Don Mazzolari, Pomponazzo, Tazzoli, e Allende. L'iniziativa è parte integrante di un progetto didattico denominato "Sport a Scuola 2003" sostenuto dal Settore Attività Educative e Ricreative del Comune di Mantova che si sta svolgendo nel corrente anno all'interno dell'organizzazione curricolare di ciascun plesso scolastico. Ore 9.30: al palasport è tutto esaurito, tribune colme di genitori e moltissimi nonni, parquet stracolmo di miniatleti scoppiettanti e ansiosi di catapultarsi nella kermesse ludico-sportiva. Ore 10.00: Pronti… Via!! Bambini e bambine danno vita, nei numerosi "punti gioco" allestiti all'interno del palazzetto, a molteplici giochi polisportivi predisposti con formula collaudata dall'equipe di animatori-insegnanti Katia, Paolo, MariaGrazia, Roberta e Gilberto. Ore 11.15: Le attività ad altissimo gradimento sono agli sgoccioli ed a chiudere la mattinata toccherà al gioco clou della tradizione popolare "Tiro alla fune", esaurire le ultime energie ancora rimaste tra i bambini (ancora tante) e tra le insegnanti (ancora poche). Ore 11.40: Il coordinatore del progetto Giocosport-GiocainCittà prof. Gilberto Pilati abbozza un primo time-out conclusivo, che viene accolto dal silenzio "tombale" dei bambini desiderosi non di terminare l'esperienza ludica, ma di continuare con altre proposte di attività. Purtroppo il tempo di GiocainCittà è terminato: a tutte le insegnanti, a riconoscimento per la puntuale e generosa collaborazione offerta nella gestione tecnica dei giochi il CSI ha offerto un sussidio-prontuario di giochi, prezioso per le attività didattiche; a tutti i bambini un gradito e sudato ristoro predisposto dal Comune di Mantova. Cala il sipario sul secondo atto di GiocainCittà ma...,mentre tutti i bambini si accingono ad uscire dal palasport, Andrea ci chiede: quando ritorniamo a giocare? L'avventura "dentro" al gioco e allo sport continua nel prossimo appuntamento che si terrà Lunedì 28 Aprile presso il Camposcuola di Atletica con tutti i bambini delle classi terze elementari.


TRenTo

19° CROSS VALLE DEI LAGHI 19 anni ha la "Cross della Valle dei Laghi", tradizionale campestre trentina, che si è corsa il 9 marzo a pochi chilometri da Trento sulle grandi praterie che costeggiano i laghi di Terlago, S. Massenza, e Colavino. Sugli altipiani di Vigolo Baselga, il centro dove ha sede la Trilacum, storica società del CSI organizzatrice dell'evento, si sono ritrovati quasi 600 crosser, per lo più trentini, veneti e lombardi. Altissima la percentuale femminile (circa il 45% dei partecipanti). In rapida successione si sono susseguite le 20 categorie in gara su diversi tracciati e percorsi; dai cuccioli (8-9 anni sui 500 metri) ai veterani (ultrasessantenni impegnati sui 4 km, gli uomini; sui 3 km, le donne). Negli archivi storici di questa corsa troviamo come vincitrice della prima edizione il nome di Manuela Di Centa, la grande fondista azzurra, venti anni fa molto impegnata sia nelle campestri nella corsa in montagna. Il bel paesaggio della Valle dei Laghi in un clima primaverile ha dunque decretato i qualificati che sfileranno a Paestum in occasione della finale nazionale. Tra le società graduatoria dominata dalla Trilacum (1632 punti), seguita dalla 5 Stelle di Civezzano (21), davanti al Villazzano (610), l'Us Spera (596), La Rocchetta (506) l'Oltrefersina (429) ed il Crus Pedersano (354).

ToRIno

IL PALIO DEI BORGHI C'è un Palio anche in riva al Po. A Torino ne sono protagonisti il calcio a 5 e oltre 500 ragazzi over 16 che da metà marzo a fine giugno potranno riempire intere domeniche di gol e di appasionate sfide nei propri rioni. Si tratta del Palio dei Borghi della Città di Torino, organizzato per il secondo anno consecutivo dal comitato torinese del CSI, in collaborazione con la Città di Torino. Dai quartieri alti ai sobborghi, così come passare dalla Juventus alla Senectus, la prima squadra a scendere in campo (7-1 sul Boys Team) in questo torneo giovanile di calcio a 5 che all'ombra della Mole ha preso il via domenica 16 marzo. Il Palio dei Borghi vuole mettere in gioco la città, le circoscrizioni in rete, dare spazi ai giovani per giocare, facendoli socializzare e creando gruppi spontanei. Lo spirito di questo torneo ha il sapore antico delle sfide tra ragazzi di quartiere, con formazioni improvvisate, in cui ogni squadra difende i colori del proprio borgo per arrivare alle finali e conquistare il palio cittadino il 24 giugno, il giorno in cui Torino celebra il suo patrono San Giovanni Battista ed il CSI proporrà l'happening polisportivo Stadium-sport in tour.

ToSCana

CIRCUITO REGIONALE DI GINNASTICA Sono state due al momento le manifestazioni organizzate dal CSI inserite nel circuito regionale toscano di ginnastica. La prima tappa si è svolta il 2 febbraio ad Aulla in provincia di Siena all'interno della grande struttura del Centro Sportivo Le Quercie, con la presenza di sei comitati e di duecento atlete, la manifestazione ha avuto un enorme successo, forse grazie all'accattivante tema di questa prima tappa che era "Arrivano i ragazzi di…saranno famosi". Le atlete partecipanti hanno dato spettacolo esibendosi in varie coreografie davvero molto fantasiose. La seconda tappa si è svolta nel senese ad Asciano il 23 marzo e prevedeva una parte obbligatoria di ginnastica artistica ed aerobica ed una parte di programma libero dove le atlete si sono presentate con esercizi in vari stili: dall'HIP-HOP al Latino Americano e per finire hanno terminato la loro esibizione con una coreografia, quanto mai azzeccata e attuale, composta da una moltitudine di bandiere della pace dal colpo d'occhio coloratissimo ed emozionante.

MoLFeTTa

IL PAESE DEI BALOCCHI A Molfetta, domenica 2 marzo 2003, la Villa Comunale è stata trasformata dal Comitato CSI locale, in un fiabesco "Paese dei Balocchi", addobbato con striscioni e bandiere, palloncini colorati, maschere di carta pesta, cartelloni minuziosamente dipinti su tela, miriadi di coriandoli e stelle filanti e magistralmente animato dagli operatori CSI mascherati a tema (Pinocchio, Lucignolo, la Fata Turchina, il Grillo Parlante e tutti gli altri amici del burattino più famoso). Sono stati allestiti, con strutture mobili gonfiabili, i campi di calcio a 5, pallavolo e basket dove i circa 400 ragazzi presenti hanno potuto svolgere gratuitamente mini-gare del proprio sport preferito, sotto la supervisone di arbitri preparati e competenti. Non sono mancati, poi, i punti-gioco per far divertire i più piccini che hanno dimostrato grande capacità di socializzazione e di divertirsi anche con i materiali più semplici. Un sorprendente spettacolo di magia e dei movimentati balli di gruppo hanno completato questa mattinata di giochi, fortemente voluta per lasciare un segno in questa che è la festa più colorata e più divertente dell'anno. Il CSI di Molfetta, con questa imponente manifestazione, ha ricevuto un plauso vero e sentito da tutti i genitori presenti, anch'essi coinvolti nell'atmosfera di spensieratezza, e dall'Amministrazione Comunale interessata ad una collaborazione fattiva con il Comitato locale.

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Stadium Aprile 2003


age aprilenda

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GIORNATA DI SPIRITUALITÀ

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RoMa - dIVIno aMoRe

RoMa GIORNATA DI SPIRITUALITÀ

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18° TROFEO REG. ATLETICA SU PISTA ManToVa

DAY ARBITRO

6/13

GP NAZIONALE DI TENNISTAVOLO

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TeRnI

INCONTRO INTERREGIONALE NUOTO

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Il santuario del Divino Amore ospiterà sabato 5 un'interessante giornata di riflessione e spiritualità, promossa dall'Ufficio Nazionale per la Pastorale del Tempo Libero e dello Sport della CEI. Mons. Giuseppe Lorizio, docente di antropologia terrà in mattinata una relazione sul tema "Corpo e spirito. Una sfida per lo sport". Nel pomeriggio si formeranno i gruppi di lavoro, con relative relazioni conclusive, seguite dalla S. Messa. Nell'ambito di questa giornata numerosa sarà la presenza del CSI, che ha previsto per il giorni 5 e 6 un incontro dei formatori, direttori e del CTD della SNAS e della SNES insieme ai coordinatori regionali della formazione ed ha invitato tutti i giovani dell'associazione a questa iniziativa.

La SPeZIa DAY ARBITRO

TROFEO POLISPORTIVO GIOVANILE

24/27

PonTe dI Legno

NEL PAESE DI SERIDÒ

25/27

MonTIChIaRI (BS)

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Un giorno che dura una settimana. Succede nel CSI per dare la possibilità a tutti di aderire all'iniziativa. Si tratta anche quest'anno del DAY ARBITRO, una settimana di solidarietà in cui tutti i direttori, gli assistenti ed i giudici di gara sono invitati a devolvere le diarie loro spettanti per un’iniziativa umanitaria.


ALLO SPECCHIO

D I

L E O N A R D O

R O M I Z I

Noi ci siamo... ma pochi lo sanno... Il CSI partecipa alla storia del proprio tempo in maniera attiva e responsabile...

l CSI per vocazione e per scelta ha un obiettivo ambizioso: essere al servizio dell'uomo perché attraverso mezzi ed esperienze forti l'uomo stesso cresca, si realizzi e sia elemento positivo e creativo in questo tempo e in questo mondo. Il tutto attraverso un'esperienza gioiosa ed educativa dello sport. Processo ambizioso ma naturale. Nato nella Comunità cristiana il CSI ne eredita la ricchezza del suo essere per l'uomo e come per il cristiano è connaturale l'impegno per l'uomo e per il mondo, così per lo sportivo del CSI. Sono anni ed anni (le carte ci dicono cento) che questa avventura continua. Qualcuno si chiede e ci chiede che forse dopo tanto tempo potremmo essere più visibili e più incisivi nel nostro essere e nel nostro fare. E così allora ritorna in mente quel parallelismo tra Chiesa e CSI. La Comunità cristiana nel suo lavoro umile e silenzioso consapevole dei propri limiti si sente inadeguata per quell'"andate e predicate... "Così il CSI, pur guidato da grandi princìpi e da un'ampia esperienza, si sente inadeguato soprattutto in questo nostro tempo e in questo mondo sportivo così inquinati e compromessi in mille contraddizio ni. La Chiesa e il CSI come due "utopie"? Si. Il CSI insomma a rimorchio di nessuno in prima fila più esposto alle incomprensioni che alle lodi, come i missionari. Ma è comunque anche vero che ci siamo da molto e pochi lo sanno. Su questo da buoni operatori del sociale, dobbiamo osare di più, con la decisione e l'orgoglio dell'apostolo che porta buone notizie, come bene ci invita uno dei punti del Patto: "Il CSI partecipa alla storia del proprio tempo in maniera attiva e responsabile...". Ormai l'impegno è a tutto campo e nel versante della Comunità cristiana e nel versante sociale. Sarà importante "esserci" sempre e comunque: nei consigli pastorali, nelle consulte, nei progetti della pastorale giovanile, ma anche esserci, farsi vedere e sentire negli organismi sociali e sportivi. Il tutto per rispondere alla missione che abbiamo da compiere. E viene da pensare alle Socie-

I

tà sportive e ai Comitati provinciali: è lì che si gioca la partita: questo è il nostro "luogo teologico". È attraverso essi che il CSI è presente, è l'anima propositiva nel territorio e l'anima critica nell'inquieto mondo sportivo. Di strada ne è stata fatta: accanto alla secolare riflessione della Chiesa, ai suoi numerosi solleciti che richiamano all'uomo e alla sua dignità, alla sua altissima vocazione per essere come Lui e quindi alla missionarietà in questo senso, nella nostra Associazione da sempre, ma soprattutto negli ultimi anni si è sviluppato un lodevole e fruttuoso movimento che ha portato ad un bagaglio culturale stimolante e profondo sempre più orientato allo sport gioco ed incontro per una crescita personale e sociale della persona. È vero abbiamo già gente motivata, appassionata e competente, ma ciò non basta. Urge ad esempio veicolare meglio il passaggio del nostro essere e del nostro fare alla base: Comitati e Società sportive. È in questa sede che si formano le coscienze. L'Associazione attraverso i suoi percorsi formativi nell'ultimo tempo ha fatto un ottimo lavoro, ma bisogna insistere per alcuni passaggi necessari: passare da Comitati organizzatori di servizi a promotori di esperienze; da una burocrazia (anche necessaria) fredda e scontata ad un rapporto personalizzato e mirato all'educazione; da tecnici anche validi ad educatori lungimiranti e attenti; da un volontariato anche retribuito all'esserci senza tempo. Ognuno di noi si può così sentire parte attiva in quel grande progetto a servizio dell'uomo con il buon uso delle realtà temporali in piena armonia e attenzione col tempo e col mondo in cui viviamo. Parafrasando un passo ben conosciuto del Concilio (Gaudium et Spes) davvero le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini del nostro tempo sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce del CSI. È la vocazione di ogni buon cristiano sempre. Non è un sogno è l'"utopia" del Vangelo. 63

Stadium Aprile 2003


PER RIMANERE INTENSI

D I

E D I O

C O S T A N T I N I

Per ritrovare l’armonia dentro di te Pace a te... e pace al tuo cuore. Nei momenti difficili nasce in ognuno di noi la voglia di riflettere, di guardarsi "dentro"... Immediato nasce il desiderio di ricercare un po' di armonia dentro e fuori di sé. "Armonia" è una parola che attira particolarmente i giovani. Desta in te interesse e curiosità, suscita domande... e prepara le risposte... Lasciati "afferrare" dal desiderio di armonia, apriti alla possibilità di farne esperienza: ti aiuterà a sentirti meglio. Sentirsi in armonia con se stessi e gli altri è il modo migliore per aprire, o meglio per lasciarsi aprire, il cuore e la mente ad orizzonti nuovi. Sperimenta questo esercizio di meditazione come "incontro"... lasciandoti conquistare dal calore di un'amicizia e non dalla sua "utilità"... Per un attimo smettila di fissare i tuoi pensieri su tutto ciò che non va. Se senti il tuo cuore appesantito, scopri i tuoi fardelli e lasciali cadere. Rinuncia per un attimo ai pensieri gravosi, alle abitudini confuse, alle persone spossanti. Per un attimo fai silenzio attorno a te... Chiudi gli occhi e immergiti nella quiete... liberati ed eleva il tuo sguardo oltre le cose materiali, alza la frequenza dei tuoi pensieri, accorda il tuo respiro con il battito del tuo cuore. Purifica la tua mente... e fai vibrare dolcemente i tuoi pensieri. Pensa alle persone care che ti hanno aiutato e ti continuano ad aiutare... Riscopri il calore di queste presenze... Fai risuonare in te le vibrazioni della loro presenza... Sii felice della loro amicizia... Questo "esercizio" si rivela per alcuni troppo difficile da affrontare, soprattutto da affrontare coscientemente, e si continua a scegliere il "rumore", la confusione, il disordine, l'odio, la follia delle droghe e di mille "stordimenti" come mezzi per evitare questo esercizio... Il segreto è semplificare la vita, raccogliersi, vedere il bene... il bello che è attorno a te, essere un canale per tutte le elevate energie d'amore e verità che ora penetrano il tuo 64

Stadium Gennaio/Febbraio 2003

cuore. Impegnati per la purezza dei sentimenti... e abbi fiducia nell'espressione spontanea che viene dal cuore. Rinuncia al "pensare" male, ai pettegolezzi... a tutto ciò che può dare fastidio, o addirittura può arrecare danno ed offesa. Ma tutto questo ancora non basta per sentirsi in armonia... Non basta non fare del male... Occorre opporsi al male. Né devi lasciarti scoraggiare dalle esperienze deludenti... o cadere nella trappola del silenzio, del pensare solo a te stesso... Non rimanere indifferente. Sarebbe come disprezzare il "bene" che il mondo ogni giorno ci offre. In questo modo la tua sensibilità aumenterà, come anche la capacità dei tuoi pensieri, così da dirigere verso il bene tutte le tue risorse senza rimanerne bruciati. Medita spesso e raccogliti costantemente nell'unità. È il momento più bello per potenziare la tua forza interiore. Apri il tuo cuore, rafforza il tuo corpo, abbandona le tue dipendenze, impara a riposare realmente e a mantenere un'attitudine gioiosa. È chiaro che, se ti senti meglio e senti dentro di te una forza rigeneratrice, se percepisci la voglia di continuare a cercare, potrai chiedere alla vita di impreziosire i tuoi giorni con un incontro tutto particolare. Il mio desiderio è semplicemente quello di farti partecipe della possibilità di tale incontro che, per esperienza diretta, è talmente ricco di contenuti e così liberante nei confronti delle forze che si nascondono in ciascuno, da rendere più feconda la vita. È un Avvenimento che ti darà tanta forza, tanta da non farti resistere al desiderio di comunicarlo alle persone che ti sono vicine. Ti aspetto. Con amicizia. Edio

edio.costantini@csi-net.it



TRA LORO C’È UNA BELLA DIFFERENZA. INDOVINA QUAL È?

Altro Operatore Nazionale

INTERURBANE - CENTESIMI AL MINUTO addebito alla risposta

Lun/Ven 8-18.30

Lun/Ven 18.30-8 Sabato/Domenica e festivi 0-24

TELECOM ITALIA

INFOSTRADA

TELE2

7,87

7,75

7,75

11,46

10,85

7

3,10

2,95

2

URBANE - CENTESIMI AL MINUTO TELECOM ITALIA

INFOSTRADA

TELE2

6,19

6,20

6,19

Lun/Ven 8-18.30

1,90

1,75

1,10

Sab 8-13

1,90

0,95

1,09

0,95

addebito alla risposta

Lun/Ven 18.30-8 Sab 0-8 e 13-24 Dom e festivi

0,60

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