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Rassegna mensile illustrala di tulli gli sport Anno IV - N. 4 - Roma • Aprile 1949 — Direzione, Redazione c Amministrazione; Roma, Via delia Conciliazione 1. — Tel. 5G1-735 - 561-061 - 5G4-9G2 - 50-020
Comitato di Direzione LUIGI GEDDA, Direttore — SISTO FAVRE, Ccntlii c liete CARLO CARRETTO — GIULIO ONESTI — LEOPCIDO SALETT1 ERNESTO TALENTINO — BRUNO ZAULI
§ © M ERNESTO TALENTINO Sono utili i Congressi ? Pag. 2 SISTO FA VRE Il problema dello sport nella Scuola - Due punti base 3 Nostre inchieste : La Scuola e lo Sport C RENATO FERMINELLl Sport e spettacolo 7 LANDÒ FERRETTI Bocce: dall’ai ■ paesana al bo ciodromo cittadino » 9 BRUNO ROGHI Tifoso si nasce, non si diventa » 10 CESARE MARIANI Prima atleti, poi calciatori » 12 NATALE BERTOCCO La ginnastica ha tre fonti di vita » 14 VITTORIO SPOSITI Il campione e lo stile 15 V. S. Gaietti, il piccolo moschettiere 17 Don ERMENEGILDO VIGANÒ Ciclisti sul colle 18 LUIGI TERRARIO L’atletismo spiegato ai giovani - Gli elementi base della corsa 19 MARIO CIRIACH1 Può essere il segreto di un cam pione - Velocità, dote essen ziale degli atleti americani 21
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A ® 0 © ALESSANDRO ALESIANI 22 Atleti al forno GIOVANNI VASSALLO Ciò che manca al nuoto italiano > 25 AL RJACIK Monopolio meccanico dei bolidi italiani in Sud America - Piloti 26 nascono oltre Oceano » ViCTOR Scuola di ferro : il primo giorna lismo sportivo » 28 N. B. 29 Qua la mano, Renzo ! ORAZIO G.UR1 Aurora di « pugni » azzurri da 31 Chicago a Palermo a Oslo S. F.
Primavera dei Cavalieri > 32 GIORGIO NARDONl Divismo anche nel rugby » 35 CHIRONE La posta di Chirone - In tribuna > 36 NINO LOMBARDI In tutta Italia ferve l’attività del » 37 C. S. I. Da tutto il mondo i» 38 ALBERTO GUERRI 40 Riso-Sport J, veloce, \ClULt, com vuoi In copertina : Giuoco aperto, battivo, -pettacolare è la caratteristica del rugby americano.
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ABBONAMENTI Annuale L. 1300 - Semestrale L. 700 - Benemerito L. 5000 - Un numero costa L. 120 Distribuzione ; S.E.S.8. (Soc. Editor. Stampa Sportiva) - Gazzetta dello Sport • Milano
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vi y »<i dopo l'alt' ra le Federazioni sportive nazionali c prima di tulle il C.O.N.I. stesso, hanno tenuto il lo ro Congresso attraverso il quale i numerosi delegali hanno portato al punto forale problemi vari, e speci fici al tempo stesso. Problemi di struttura, designazio ne di sedi, adeguamento dei quadri e giù giù /ino alla impostazione di programmi nelle varie selezioni di classificazione. L'opinione pubblica sportiva, però ha dimostralo di non bruciare di eccessivo interesse per simili consessi, anche se la stampa ha richiamalo l'im portanza di determinati aspetti che gli sportivi non avrebbero dovuto trascurare. Ci si accalora mollo di più nella stesura delle schedine del Totocalcio o nelle dispute domenicali sugli starli, di quanto possa invece interessare il Congresso, pur esso sportivo, di un qual sivoglia Ente o Associazione. Non andiamo errati se i/formiamo che lo stesso Congresso del Comitato Inlerazionale Olimpico che si radunerà in Roma alla fine i questo mese, per molli sportivi passerà inosservato, ‘asserà così (orse ignorato anche il Congresso del Cen tro Sportivo Italiano che nei giorni 23-24-25 aprile accoglierà i. delegati ufficiali che su designazione de mocratica, rappresenteranno gli 85 Comitati Provin ciali articolati nelle mille e più Unioni sportive peri feriche. Può darsi che il Congresso del C.S.I. passi sotto silenzio: c'è ancora e assai radicata l’abitudine di con siderare quali unici e qualificati ebdomadari dello sport, le Federazioni Sportive e il C.O.N.I. in lesta. Non è possibile o quasi muover dito, organizzare competizioni, anche senza velleità di trofeazione con titoli per i partecipanti, praticare organiche discipline sportive, se non nell'orbita dell'Olimpo federale; è un costume democratico che ha ancora infiltrazioni più o meno dittatoriali. Ci pare di sentir qualcuno che in terpreta questo nostro parlare come il proverbiale sputare nel piatto, senza riflettere che faremmo un tor to ai vari Enti federali se non dicessimo con la mas sima sincerità, pur scendendo a patti con essi, che non si fa in tal modo la propaganda allo sport e non si at tua il principio ritenuto ormai fondamentale, che lo sport per crescere e svilupparsi ha bisogno di libertà, di lealtà e di rispetto. Abbiamo voluto sottolineare questi pensieri non per amor di polemica, ma per riaffermare in modo inequivocabile che il Centro Sportivo Italiano ha una sua struttura ed un suo fine. Personalità, fondamento, natura, struttura e fine che sono i pilastri su cui ver teranno i lavori e le discussioni del 2° Congresso ge nerale che si tiene a distanza di poco più di due anni dal primo incontro nazionale.
Ogni Congresso fa abitualmente il punto, rivede eventuali deviazioni, adegua le strutture, cerca di rendere sempre più strumentali i suoi programmi per il raggiungimento del fine che è nelle basi statutarie. Il C.S.I. rivendica il titolo di merito nei confronti dello sport nazionale poiché ha la convinzione che il suo lavoro, la sua presenza organizzata abbia, giovato e giovi all'idea sportiva. « Moralizzare lo sport» è un’espressione che per molli può sembrare vaga e ambiziosa pregiudiziale ili lavoro, ma è una realtà che dere rendersi palese con un dinamismo cosciente e razionale. Noi crediamo di non esagerare quando affermiamo che è soprattutto un problema di fede. Occorre credere alla funzionalità educativa delle discipline sport ire, ma credere al t raver so ad una applicazione di programmi che tengano in massima evidenza le componenti dell'uomo che si riassu mono in : maleria, spirito e grazia. Credere alla reailà ontologica dello sport che è estrinsecazione di mo vimento ma di equilibrio al tempo stesso, che è forza ma è altresì armonia, che è dinamismo ma è anche di sciplina, che è soprattutto, come ogni espressione della vita dell’uomo, mezzo e strumento immediato per rag giungere il trascendente, quella unica e eterna realtà che è Dio.
.4 qualcuno potrà sembrare strano che si possa fare un simile ragionare per presentare il Congresso di un Ente sportivo, per richiamare l'allenzione dell'o pinione pubblica sportiva, per fissarne l'impostazione agli occhi disattenti di molti tifosi e sportici. Ma se non facessimo ciò non avrebbe ragione, sarebbe un non senso, porteremmo vasi a Samo, convocando centinaia di persone, avendo percorso tutta Italia durante questi ultimi mesi da Trapani a Trieste per i Congressi Pro vinciali. a nulla servirebbe uno Statuto-regolamento messo in discussione, non conterebbe la programma zione dell’attività agonistica, sarebbe superfluo il pro blema spinoso e scottante del finanziamento e dell’attrezzatura sportiva, faremmo ridere con la designa zione di un efficace Consiglio Direttivo Centrale. Sappiamo [orse che con ciò corriamo il rischio di diventare impopolari, di essere incompresi o di venir classificati come dilettanti di organizzazioni sportive. Ad essere sinceri non ci pare. Può darsi che il contatto esterno del Centro Sportivo Italiano col mondo dello sport abbia fatto qualche grinza, abbia illuso qualcuno, forse ieri più che oggi: può anche darsi e lo è, che l'organizzazione sia slata tarda ad esprimere quello che il C.S.I. ha in essere; è un fatto però che le cifre, i numeri, soprattutto quei numeri e quelle cifre che continuano ad ingrossarsi intorno alle Unioni Sportive, alle Società dall'alto Piemonte alla calda Puglia, an nunciano che il C.S.I. dice qualcosa alle generazioni giovanili naturalmente entusiaste. Nè si può dire che trovino la vita facile: non ingaggi, non comodila, ma il dover rimetterci piuttosto di lasca propina; si chiede la rinuncia, l’impegno perseverante : si chiede una con dona senz'altro rettilinea. Vuol dire allora che il C.S.I. parla all'intelligenza del giovane con un linguaggio che piace, che convince e conquista.
Non abbiamo altra ambizione. Se abbiamo affer mato che occorre credere alla funzionalità educativa dello sport, possiamo aggiungere che occorre credere altresì alla funzione di servizio disinteressato che lo sport reca alla gioventù in preparazione alla vita. Ribadire questi, concetti, che sono i concetti infor matori del Centro Sportivo Italiano, è il compito del Congresso Generale. Per questo pensiamo che lo sport nazionale debba seguire con interesse il lavora dei de legati che converranno a Roma tra pochi giorni e deb ba essere grato ad essi per questa volontà di lavoro e di realizzazione ; per questa impostazione ideale che è fatta di convinzione e di una esatta valutazione del compito che vanno attuando.
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Il giovane principe Harald di Norvegia, figlio del principe Olav, parte cipa ad una gara atletica organizzata dalle Scuole di Oslo. La fitta siepe dei giova nissimi spettatori segue con visibile attenzione il salto in lungo dell’augu sto concorrente.
IL
PROBLEMA
DELLO
SPORT
NELLA
SCUOLA
DUE PUNTI BASE d i
T , e dichiarazioni del Ministro Gonclla sul problema
dei problemi : Lo sport nello Scuola. che «Stadiuin» ha pubblicato nel numero scorso, e bre vemente commentali', promettendo di farlo seguire da un'ulteriore trattazione, hanno fugalo il timore, sollevato da pii: parti, che il Ministero della Pubblica Istruzione non si occupasse con falloso approfondi mento. del problema. Problema da considerarsi parie '"legrale. anzi organica, vitale, di lidio il complesso corpo della « riforma scolastica», attualmente allo studio. Il Mini-dm ha volalo ab resi, con la sua conces sione ili infervisia. spalancare la porla a una polemica generale, serena e cosirulI iva. Molte le lellere pervenni eoi. dall'inizio della nostra , ^ campagna il limitato spazio ci impedisce di pub1 .carie lidie, e le prescelte, per intero —• e si basano s'1' Punti già da noi. e non da oggi, ('sposti. Esse ci 1 "'dorlano e vi appoggiano nelle lesi che ci siamo per messi r|j sostenere anche nei confronti dell'autorevole
°lMnionc espressa dal Ministro.
Sisto
Fa v re
Due sono i punti-base essenziali e inamovibili per lo svolgimento e la soluzione del problema dello sport e de,'la educazione fisica nella Scuola: impianti e in segnanti. Per gli impianti, il Ministro Gonella ci ha aperto il cuore alla speranza che presto si giungerà al concrelamento di un piano già allo studio. Attendiamo, dunque, che il Ministro sottoponga, il pili presto possibile, un disegno di legge all’esame del Consiglio dei Ministri, porcile gli impianti sportivi già costruiti tornino agli sportivi e alla educazione tìsica per i giovani: e ad essi se ne aggiungano altri, sempre del tipo e con l’attrezzamoni o riconosciuti adatti, per sopperire via via alle deficienze vecchio e alle necessità sopravvenienti. Segue, secondo, ma secondo solo per necessità di citazione, non per valore di importanza. il problema degli insognanti. F.’ un imponente problema morale o professionale questo, che va affrontato con coraggio e ineccepibile competenza, e risolto. 11 Ministro della P. T. ha accennato che sarebbe fa vorevole al risorgere dei vecchi Magisteri. Noi ci sia-
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ino permessi di dichiararci subito di parer contrario. La nostra... semisecolare esperienza di giardini d'in fanzia, rii aule scolastiche, di palestre, di campi spor tivi. sia primordiali che moderni, di starli olimpici, rii nevi e di velie alpino, di acque libere e di pisi me. di istruzioni premilitare e militare, ci fa temere ogni... riesumazione. I vecchi Magisteri di Educazione Fisica avevano esercitalo, attraverso gli insegnanti, qualche in fluenza. c rii solilo non duratura, nelle scuole elemen tari: pressoché nulla nelle medie e superiori, dove chi veramente infondeva praticare sport, frequentava le società ginnastiche e sportive. Nell'Esercito e nella Ma rina vigeva l’insegnamento ginnastico rii manuale an cora tipo 1818. Vogliamo rifare un po’ li storia della educazione fisica magistrale in Italia? Nei cortei risorgimentali del 1858 a Torino, già fi gurava in festa, con la sua bandiera, la Società Ginna si ira Torino. II corpo dei Bersaglieri era già stato co stituito. dopo il saggio offerto ria Alessandro Lamarmora con i suoi allievi, saggio che aveva suscitato l’enfusiasmo «lei temerario granatiere rio! Trocadero. Re Carlo Alberto, tanfo freddo quanto prode. Si era fatto posto alla ginnastica nelle Scuole nel 1859 con la fa mosa legrrc Casali; nel 1861 da Francesco Do Sancfis veniva, istituito a Torino il primo corso magistrale por i doranti della disciplina. Nel 1878 è sempre il Mi nistro Do Sancfis. l'illustro maestro dello lettere ita liano che alta cultura accoppiava un fìsico di notevole imnononza o vigore, che stabilisce con una logge l'obh’ig.aforielà della ginnastica nelle scuole elementari e medie. L’anno dono ecco le famose scuole magistrali di ginnastica, istituito a Bari. Bologna. Catania. Fi renze. Napoli. Palermo. Padova, Roma o 'l’orino. Il metodo? Nulla di nostro, o di veramente adatto por noi. Si fece ricorso a una metodologia tedesca, una vera deformazione o una... indigestione degli insegnamenti dello .Tallii o dolio Jaeger. Comunque queste scuole corrispondevano a contri di attività già esistenti in qualche modo (non ancora «sportivi» poiché la bici cletta era ancora «draisienne »): ad esempio sale di ginnastica, scherma; inoltro canottaggio, nuoto, tiro a sogno, pallone a bracciale, equitazione. Circa il 1890 il prof. Francesco Todaro insorgeva al Senato contro una metodologia irrazionale; tinche nell'agosto 1893, il Ministro Ferdinando Martini, altro luminare... della letteratura (ma non per nulla fu ii Governatore per antonomasia dell’Eritrea) nominava una Commissione (On. Gonella. dopo 56 anni rico minciamo lutto da capo!) per un programma di inse gnamento della ginnasi ira « corrispondente alle condi zioni della scuola e all'indole della gioventù italiana ». Nella commissione si trovarono uno scienziato quale Angelo Mosso e un ginnasiarca del valore del Baumann; presidente il senatore G. L. Pecile. Questi nella sua lettera del 18 novembre 1893, accompagnava la re laziono dei Commissari al Ministro, con questa enun ciazione di principio: «I giuochi sviluppano Io spiri lo ili iniziativa, rispondono meglio per la educazione dei sensi e affinano l'intelligenza, e, se si arriverà a introdurre quelli che richiedono grande energia, si svilupperà (pici coraggio, che oggi si cerca di ottenere con gli esercizi ai grandi attrezzi ». Càspita, a pai (e la nostra simpatia anche por i «grandi attrezzi » (siamo ex ginnasti, usciamo dalla palestra e non avemmo che a giovarci del fisico ben ginnasticato nel corso di certi giuochi richiedenti « grande energia ») sembra di sen tir parlare «uno dei nostri»., propugnatori dello... « sport d’abord! ». l’n progetto completo, ottimo, presentato da) Mi nistro Gallo nel 1898 'ormai lo sport era in cammino col diffondersi della vera e propria bicicletta, ancor ché pesante), provvedeva a inserire veramente 1 edu cazione fisica nelle scuole di ogni grado e a formare
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autentici insegnanti rendendo obbligatorio il corso di educazione fisica nelle Facoltà di filosofìa e lettere, scienze fisiche, matematiche e naturali. Si stabiliva altresì l'istituzione, presso la Scuola Normale Supe riore di Pisa (art. 6) di un campo di giuochi e di pa lestra: si voleva inserire la ginnastica nella pili ele vata delle scuole nazionali che. preparano gli inse gnanti. Si voleva fondere l'esercizio fisico alla cultura; così come è nelle nostre enunciazioni, sin dalla primis sima apertura della polemica su «Stadi-uni». Il pro getto Gallo annegò nel... naufragio dell'intero Mini stero. In séguito, le scuole normali rii ginnastica furono ridotte a Ire (e intanto lo sport, camminava per conto suo e le giovani generazioni- si formavano a esso vo lontariamente) : Roma. Torino e Napoli. Furono tra sformale dal I" ottobre 1910, in « Istituti di Magiste ro » <la cui uscirono anche valorosi insegnanti, ma con palestre e dotazioni del tutto insufficienti, consi derazione e autorità di... inrtesiderali ospiti, tratta mento economico di fame. Il 26 dicembre 1909 usciva la legge Daneo, che pre cisava: « in ogni scuola pubblica, primaria o media, maschile o femminile, è obbligatorio per gli alunni un corso di educazione fìsica. L’educazione fisica com prende: la ginnastica propriamente detta, i giuochi ginnici, il tiro a segno, il canto corale, e gli altri eser cizi alti a rinvigorire il corpo e a formare il carat tere». Si programmavano: mezz’ora al giorno nelle scuole elementari, e tre ore per settimana nelle scuole medie. Ai (re Istituti di Magistero, in corsi- biennali, occorreva essere licenziati di un liceo, di un istituto tecnico o di una scuola normale. Inoltre tutti gli stu denti universitari (con riferimento al progetto Codronchi-Gallo) di facoltà che preparano all'insegna mento scientifico e letterario, dovevano frequentare un corso semestrale di educazione fisica, istituito presso tulle le Facoltà di Medicina del Regno. Ogni edifìcio di scuola media doveva essere fornito di pa lestra c campo sportivo. Quello che si aspetta ancora oggiMagnifìca la legge: ma in pratica, attuazione zero. Per fortuna lo sport aveva ormai preso l’aire a pieni pedali, e le piazze d’armi rigurgitavano di podisti e calciatori, fiumi e spiagge di nuotatori e rematori, e non a fine... oziosamente balneare. Visto che la scuola rimaneva praticamente agno stica o indifferente (a parte .la sveglia, prettamente sportiva e proveniente dal di fuori, dei Campionati studenti) arriviamo al progetto Genti'e del 15 marzo 1923: separazione della educazione fisica dalla scuola e creazione dell'Ente Nazionale per l'Educaz.ione Fi sica 'E.N.E.F.). ^oppressione degli Istituti di Magistero di educazione fisica. Non più nuovi docenti: i vecchi, elencati! in ruoli a parto, con mezzi forniti da una lassa di 30 lire an nue imposta alle famiglie degli alunni. Insegnamento antiquato e arrangialo. Per fortuna lo sport era ormai in grado di sanare tutto, peraltro con l’empirismo, il capriccio e l'irrazionalità di elementi giovani lasciali al loro entusiasmo sbrigliato. E grandi perdile di lcm|>o por le scolaresche... Subentrava nell'aprile 1926 la istituzione do.U'Opera Nazionale Balilla, trasformata poi in G.I.L. Tutta la gioventù italiana, di ogni età. scuola o già avviata al lavoro, veniva inquadrala nello sport, nella edu cazione fisica e premi,’il aro. Inoltre sulla precedente o indovinala Scuola Centrale Militare di Educazione Fisica riolla Farnesina, fruito rii iniziative sorto sin dal 1912 con i primi Campionati Militari rii atletica o sport — o dobbiamo qui citare i nomi del col. Gra verò. del cap. Soli, del magg. Tifi, del col. Monti, del rlr. Cassini.*. del cap. Chiesa, del Cap. Pasta — sorgeva con starli, palestre, piscino, campi vari, piste perfetto.
costruzioni e attrezzamento modernissimi, la Accade mia di Educazione Fisica della Farnesina. quel Foro di cui americani e inglesi — arrivando a Roma — ri masero entusiasti e dove dimorarono finché poterono.
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I programmi, gli insegnanti e l'insegnamento erano * al disotto del valore incomparabile della veramente moderna e scientificamente impostata scuola? Il pro gramma poteva anche essere discusso, ma senza alcun dubbio, era squisitamente sportivo. Non escludeva af fatto la ginnastica: ma di questa antica disciplina sce glieva il meglio, delibava il fior da fiore. Indi segui vano gli sviluppi sportivi. Il corso, di tre anni, era debitamente separalo, per i giovani c per le giovani. Le quali, sullo stesso stampo, avevano l’Accademia ad Orvieto. Nè i corsi si affidavano alla sola ginnastica e sport: gli clementi, provenienti da scuole medie e normali, seguivano corsi paralleli di cultura generale e specifica, ottenendosi nei termini fissati, autentici valentissimi e valentissime insegnanti di ginnica e di sport: di sport c di vita. Vale proprio la pena di cancellare, di distruggere ciò che dopo più di mezzo secalo, la montagna gover nativa italiana era riuscita a partorire: e non in for ma e misura di topo, ma di fulgida e solida creazione? Qui non facciamo alcun riferimento a situazioni po litiche superate, ma ci limitiamo a una valutazione di carattere tecnico-podagogico-organizzativo. Il complesso di impianti e di editici del Foro Ita lico. risplendente di marmi e scintillante di acque nel verde di .Monte Mario, fu eretto col denaro del pub blico erario,- con uno scopo preciso di pubblica, na zionale utilità: l'educazione fisica della gioventù e degli educatori di essa non solo di un dato periodo ma dei secoli futuri. E perché l'intera costruzione ri manesse esclusiva dcJla educazione e formazione de gli insegnanti, fosse di specifica e assoluta pertinenza della Accademia, e non corresse pericolo di venir adi bita a manifestazioni estranee alla funzione delilstil.uto. si ebbe cura che le misure delle piste e dei cam pi di giuoco non corrispondessero a quel'e olimpiche ufticia.'i 'cosa che non approviamo, come allora non approvammo). Si voleva non alimentare o favorire gli appetiti di altri enti sportivi. Il Foro era e doveva ri manere riservato alla formazione degli insegnanti di educazione fisica e ai saggi dei gioxani. QueU’Accademia era il grande Istituto ('.entrale di Magistero. Chiamiamolo magari così, questo Foro Ita lico. ma ciò che era buona e sana sostanza la si man tenga pure, senza rimorsi e senza sospetti. Siamo — ripetiamolo — in un campo tecnico, e non politico. In regime di strettissima economia in cui lo Stato oggi, e anche ir. un futuro pur roseo, deve navigare, non è davvero il caso di pensare ad nitri impianti del genere. Si ripi istilli e si utilizzi senz'altro quello che già c’era e ancora c'è. A Roma co! Foro Italico, nelle altre città d'Italia con costruzioni minori, sino a'ie ex case dei balilla. Tante spose, e grosse, di meno.
luon saremmo nemmeno alieni da un accrescimento di esigenze culturali nei riguardi dei futuri docenti di educazione tisica. Il progetto Ga'lo, e la legge Dauco, così distanti da noi nel tempo, ci sono vicinissimi naU’assunlo. l’n vero e proprio corso di medicina e chirurgia generale e. poi. specificamente sportiva deve seguir<> a quelli di cultura letteraria e scientifica da aver già superati — e da non tralasciare del tutto —- all'entrare in Accademia, o Magistero Centrale che dir si voglia. I laureati veri e propri laureati vo gliono essere — devono sentirsi ed esser sentili alla Ilari con i professori di qurJsiasi corso. Si potranno avere delle graduatorie, delle gerarchie, ma non ina «inviliili movibili :: un insegnante di educazione tìsica per le Jn una scuola di Stoccolma: fin dalla più tenera età i fanciulli sono avviati allo sport.
elementari, ari esempio, dove vedersi la via aperta anche a un insegnamento ginnico-spo"tivo di facoltà. Perché non è detto che a un docente rii fanciulli sia sufficiente un grado di cultura scientifica inferiore: sarebbe come vedere un pediatra appena al primo gradino della gerarchia medica. Quando anche un odontoiatra deve oggi essere laureato in medicina. Ci sarà rimasto ('odontotecnico, il fabbricatore di den tiere, ma l'antico dentista è scomparso e buon per tutti. Così scomparirà il « pratico » di ginnastica e allenamenti alla brava, per dar luogo al ginnasiarca, quale c’insegnava duemila e più anni addietro la Gre cia più illustre, da Galeno a Pitagora a Platone: me dici e filosofi, atleti e maestri di sapienza. Con in più al presente e nel futuro, una somma di millenarie esperienze, e modi e strumenti ed ele menti scientifici che per l'innanzi non esistevano. Dovremmo ora parlare, dopo i due punti da noi dibattuti, impianti c insegnanti (e per questi c’è an cora da fare a parte una trai fazione relativa al... trat tamento economico) circa il metodo, o i melodi. L'argomento esige uno sviluppo più clic prolun gato. Risolti i due primi punti, riteniamo che il meto do. o i metodi, a parte molti risultati e molti dati di felice riuscita che additano già soluzioni certamente opportune, si assesteranno e perfezioneranno per via. Nessuna macchina è mai uscita già perfetta e immo dificabile dalle mani dell'uomo, nemmeno la « non plus ultra » e la «ultimo grido» che possa capitarci nel momento tra Je mani. Al numero prossimo ci de dicheremo a parlare di metodo e metodi, e, chi sa. con qualche modificazione a quanto abbiamo in testa in questo istante. Ad altri accadrà lo stesso... L'essenziale è cominciare con gli impianti e g i inscenanti. L'importante è arrivare all'auspicato « convegno di esperti ». On. .Ministro Gonella. E di se guire passo passo la polemica che si accende sulle no stre pagine.
Neanche in questo fascicolo lo spazio... ti ti- ranno ci consente di-pubblicare tutte le ri sposte al tema da noi proposto : » l.o sport e la Scuola ». Ci ripromettiamo di rifarci al prossimo numero. Oggi è la volta di :
Collaborazione delle società sportive
On. Giuseppe Bettiol, di Verona Professore ordinario di diritto innate nella Università di Padova, Deputato al Parlamento. Il problema della scuola, cosi come io lo vedo, deve tendere sopratutto alla formazione del carattere dell’individuo ; non soltanto da un punto di vista, dicia mo pure, astratto, ma anche in senso squisitamente operante. Quindi dal campo della coscienza pos siamo spaziare in quello vero e proprio dell’organismo. Perché la scuola, secondo me, ha il compito di educare, non quello esclusivo di istruire, compito che dilata notevolmente il suo significato e la sua importanza e le permette di costituire nell’individuo una personalità integrale e unitaria. Ecco la ragione per cui lo sport si autoelegge spontaneamente a legittimo sposo della scuola : in quanto appunto come elemento equilibratore e se vogliamo anche conduttore ; perché è molto più bello accedere alla scuola attraverso il risveglio primaverile dello sport piut tosto che accettarla nella sua squallida nubilanza, senza ridessi e senza fonti di vita sana e gioiosa. Lo sport mi appare cosa connaturata con la scuola. Pertanto sono pienamente convinto che la Camera dei Deputati farà ogni sforzo per favorire nel modo più ampio le nozze tra lo sport e la scuola. Non che le leggi vigenti vietino questo felice connubio : ma è doveroso spolve rarle con disposizioni più fresche, e nello stesso tempo, più chiare e impegnative. Vediamo ora in che modo lo sport po trebbe inserirsi agevolmente nell’opera educativa. Secondo me vi dovrebbe essere una collaborazione maggiore tra le Società sportive e la scuola. Non credete che sarebbe troppo pretendere dallo Stato la costituzione di punto in bianco di una adeguata attrezzatura sportiva per tutti gli alunni delle scuole, che assom mano a milioni ? Ecco quindi la necessità di potenziare, e se mai guidare le Società sportive nel senso giusto.
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Quel che si dovrebbe fare in più è questo : formare dei tecnici che possano funzionare da legamento ed insieme da controllo nel trittico scuola, stato c so cietà, ed in più fornire agli stabilimenti gli aiuti necessari, con il contributo, s’intende, anche del Coni e delle orga nizzazioni similari, formula che io credo servirebbe egregiamente a diminuire il distacco esistente —------ tra scuola c sport. Oltre a questa formula ravvicinante, reputo necessario un progetto di legge vero e proprio di iniziativa governativa
NOSTRE
INCHIESTE
u itmi LO Sfili o parlamentare, progetto col quale si dovrebbe aggiornare una materia così delicata ed essenziale alla prosperità della nazione. Mi auguro, quindi, che colleglli del Parlamento più eruditi ed esperti di me in materia comprendano le mie profonde intenzioni e colla bori no appassionata mente alle utili iniziative che verranno prese nel senso schematicamente iliostrato.
Una proposta originale ...
Si tratta di rimandare di qualche anno il perfeziona.mento dell’opera, ma almeno abbiamo la speranza che la scuola futura, sarà Veramente quella ideale del nostro sogno.
Educazione fisica nell’esclusivo àmbito della Scuola ...
Prof. Luigi Menconi, di Roma Preside della Scuola Al odia governativa - Al. D'Azeglio». E da ritenere necessario ed indispen sabile che lo sport nella scuola- sia rea lizzato e raggiunto con graduale pro gressivo allena intuito dell’organisino con I’ Educazione Fisica. .La Scuola deve assumere il compito di unire l’attività sportiva all'Educazione Fisica, e realizzare quelle iniziative necessarie per lo svolgimento delle due attivi là sporiive. In ogni caso, lo sport della. Scuola non deve assumere il carattere di forma ago nistica sportiva-, ma perseguire con FEducazione Fisica i fini naturali edu cativi, per il perfezionamento del corpo umano, per l’armonico sviluppo del fi sico, per rendere il giovano forte e agile. La Scuola, deve avere tali iniziative senza ingerenza da parte di Enti estra nei e valersi, per la. realizzazione del pro gramma, degli insegnanti, già alle sue dipendenze, che sono tecnicamente pre parati .
Carlo Belli, di Roma Giornalista, Premio Intcrnazionale « La Surra: » Per risolvere ii problema nel modo più rapido e concreto si dovrebbe suggerire un progetto di legge composto ili questo unico articolo : « 1'1 fatto obbligo a tutti i professori delle scuole medie di praticare lo sport attivo ». Le conseguenze di una così precisa disposizione di legge sarebbero oltremodo vantaggiose. Credetemi pure, la. ragione prima, delle penose condizioni in cui oggi si trova la nostra scuola risiede proprio nell’abi to antisportivo degli insegnanti. Io vedo che all’estero i professori gio cano al pallone con gli alunni. In Italia i professori insidiano lo sport con le astuzie più diaboliche. Essi non conoscono, è evidente, la bellezza e la santità dello sport. Ecco perché è necessario escogitare un modo infallibile per condurre i pro fessori allo sport ; unica strada possibile per condurre, difilato, lo sport nelle scuole.
Soltanto dopo aver compiuto tale realizzazione, di cui non nascondiamo gli aspetti ardui e... le grottesche situa zioni, si può aspirare ad un ampliamento del concetto sino a concludere lo sforzo con la fusione tra scuola e sport. Non si vogliono educare sportivamente gli in segnanti, ormai invecchiati da un sistema antidiluviano e antiumano ? Sta bene. Ma pensiamo allora ai giovani insegnanti ; a quelli cioè che hanno cominciato da poco o stanno per iniziare la loro car riera.
Programma adatto ai tre settori
Ugo Inzolia, di Messina >< Cittadino perfettamente conscio il etili interessi della Patria ». « ... Come non aderire alla discussione sullo sport e la Scuola. ? Non sono un tecnico di sport. Da giovane fui un mo desto ma assiduo praticante delle prove sportive e ginniche. Ma come citta dino perfettamente conscio degli inte ressi della patria sento che questa della educazione fisica e, quindi, morale dei giovani lieve essere posta all’ordine del giorno. Per questo, gradite, signor Diret tore di Stadium, il plauso di quanti hanno nel cuore l'Italia e gli Italiani. ...Un programma ben congegnato deve essere attuato nella. Scuola; un program ma tanto vario e completo quanto adatto ai tre grandi settori delle ormai classiche tre età giovanili : elementari, medie, superiori. Quindi non si può non aderire alla affermazione di Sisto l-'avre là dove dico che « la vecchia pedagogia scola stica deve arricchirsi di un nuovo mira bile fattore : lo sport ». ...Noi periodo invernalo, cioè dalla apertura dello scuole, la preparazione nel suo programma fisico-sportivo vario, gradualo o compioto dovrebbe attuarsi con metodico, paziento o costante fer vore... Ora nelle Scuole nulla o quasi si fa di quanto, ad esempio, avviene in paesi come l’fnghiltorra, la Svezia, gli Stati Uniti o — a quanto mi si dice — la Russia. E non si dimentichi, tra le attività fìsiche, di praticare il nuoto. ...Un po’ di coraggio da parto doll’On. Ministro della P. I. e tutto andrà a po sto ! »
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É
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SPORT
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SPETTACOLO
Concetto sportivo Si parla spesso di sport c di spettacolo come di due termini antitetici c inconci liabili. Il concetto di spettacolo che è di per se stesso chiaro ed eloquente, non richiede nè definizioni, nè esemplificazioni. Non parrebbe al contrario superfluo che ci ve nisse spiegato in chiare lettere, che cosa intendano per « concetto sportivo », coloro che amano mettere l’accento sul preteso dualismo tra sport e spettacolo. In occasione del recente dibattito sulla importazione dei calciatori stranieri, si è molto argomentalo sul contrasto tra i due concetti; senza che dalla discussione sia no derivati lumi c chiarimenti per chi vo glia rendersi conto del significato ancora vago c indeterminato — di questo « concetto sportil o » e sopra tutto conoscere in che cosa consista l’insospcttala contraddizione tra spettacolo e sport. Per quanto se tic sa in giro, lo spetta colo è insilo in tulli gli sports, nel senso che, in genere, tutti gli sports costitui scono — iti maggiore o in minor misura — spettacolo. C’è, naturalmente lo sport nel quale il carattere spettacolare è più accentuato e lo sport che, in fatto di spet tacolo, non può vantare che modesti requi siti c attrattive. ìtf più spettacolare, ad esempio, l’allelica leggera che il solleva mento pesi, più il pugilato che le bocce; più il ciclismo che il tiro a volo. Nell'àm bito di uno stesso sport, esistono specialità e aspetti particolari di diverso valore spet tacolare. Il lancio del disco, del peso e del giavellotto offrono indubbiamente minori attrattive che una gara di staffette o una maratona. Non per questo però l’atletica leggera è meno sport del sollevamento pesi ; il pu gilato delle bocce ; il ciclismo del Uro a volo ; la maratona e la staffetta del lancio del disco e del giavellotto. Così ìicl calcio. Una parlila tra duesquadre ili altissima classe è indubbia mente più spettacolare di una partita tra squadre di categoria inferiore ; perché non e l'cquilibrio delle forze in gara, che crea lo spettacolo, ma la bravura dei prolaganisli c di conseguenza la bellezza del gioco. Nessuno oserà mettere in dubbio, che in virtù dei colossali progressi conseguiti da quaranta anni a questa -parte, i latori spettacolari si sono moltiplicati nel gioco oggi, rispetto a quello praticato dai -noxlri gloriosi pionieri del Genoa Cricket and k'oot-ball Club e della Pro Vorc-lli. fosse vero che i campioni di quaranta anni addietro facevano dello sport e che ‘tacili d; oggi fanno solo dello spettacolo. arriverebbe alla assurda conclusione
pressoché fermi nelle posizioni iniziali (e che per rispettare il cosiddetto « concetto sono gli sports privi o quasi di valore sportivo » si dovrebbe ritornare al gioco spettacolare) ; ci sono invece altri sports primitivo di allora perché è ovvio che il (c sono gli sports cosiddetti di massa) che progresso tecnico non può prescindere dallo spettacolo e che l'uno c l’altro procedono di hanno subito profonde c radicali trasfor pari passo e intimamente legati sulla via mazioni c che si sono affinali e nobilitali attraverso una lunga educazione tecnica, del perfezionamento e dell’affermazione. Dovremmo dunque sopprimere lo spet fino a cambiare volto c a divenire irricotacolo per tutelare la purezza del concetto conoscibili da chi li ha tenuti a battesimo. sportivo » ? /Ve deriverebbe un singolare Il calcio — c intendiamo parlare della dilemma : rinunciare al bel gioco per fare più alla espressione del calcio — è lo dello sport o rinunciare allo sport per sal sport che più di ogni altro si è evoluto negli vare il bel gioco. aspetti tecnici, perché ha esaltalo i In realtà dall'epoca romantica in cui suoi valori spettacolari fino a divenire lo i calciatori sfoggiavano imponenti baffoni, spettacolo per eccellenza. vestivano calzoncini lunghi fino a mezza E per questo il calcio ha forse perduto il gamba e coprivano le chiome o l'incipiente suo essenziale carattere sportivo ! Non è calvizie con strani berrettini a visiera, forse più sport per il solo fallo che i nostri molle cose sono cambiate c non sollattlo nonni non credono alle loro oiecchic a nella foggia del vestire. Allora lo sport sentir parlare di incassi favolosi, di cifre era un’atticità — incontrollata o quasi — di ingaggio altrettanto favolose e rimangono di pochi praticanti intorno ai quali si rac trasecolati dinanzi atta visione dei colos coglievano per curiosità o per passione sali stadi ricolmi di folla e dell'apparato poche diecine di spettatori .Oggi lo sport coreografi-co ! è divenuto, attraverso i tempi c per virtù del Non è forse sport quello di oggi perché suo stesso successo, un’attività razionaliz i pionieri lodano i tempi in cui le maglie zala e organizzata di migliaia di giovani erano stinte e sdrucite, gli spettacoli scar verso la quale si rivolge l'attenzione c l’in sissimi anche se raffinati, e gli atleti acqui teresse di folle incalcolabili. stavano con i loro risparmi gli indumenti Chi ritiene che era sport solo quello pra di gioco ! ticato dai nostri nonni e che invece lo sport Quando le sparute pattuglie dei catoni di oggi non è altro che una deviazione del innoveranno in guerra al grido : « muoia concetto originario, è evidentemente ri lo spettacolo, ma si salvi lo sport », si ac masto alle idee e alla mentalità di quei corgeranno che non è possibile sopprimere tempi, passando indenne — beato lui ! — l'uno senza inaridire all'altro le fonti della attraverso le mille trasformazioni che la sua ricchezza e della sua prosperità, senza ìiostra vita ha subito : è rimasto cioè alla sottrargli la linfa che lo alimenta e lo diligenza a cavalli in questi tempi di aerei rende rigoglioso senza condannarlo alla razzo ; alla candela in questo trionfare miseria e ad una lenta morte. dell’energia elettrica, alla polvere pirica Si accorgeranno allora — e sarà forse — con fumo o senza — in questi tempi di troppo tardi — che le sorti dello sport sono bombe atomiche. indissolubilmente legate a quello dello spet Lo spuri è nato come divertimento e solo tacolo e che i due termini, anziché essere come divertimento era concepito, Oggi antagonistici, si integrano e si completano è tult'altra cosa. J? divenuto una dia vicenda. seiplina, una scuola ed anche iuta Non nasce quindi senza ragione un professione ; ha conquistato perfino tuta senso di diffidenza quando si sente procla funzione sociale ed è divenuto sopra tutto mare solennemente che occorre salvaguar spettacolo, perché solo a questo patto po dare il * concetto sportivo « in contrasto teva assolvere la sua alta missione. Ed è con quello spettacolare. Perché è ormai risa innegabile- che gli aspetti spettacolari han puto che le parole grosse e prive di senso no contribuito più di ogni altro elemento al comune ricorrono tutte le volte che si cerca progresso ed alla trasformazione dello un alibi e un pretesto per giustificare sport neonato, sorto per generazione spon provvedimenti suggeriti dall'opportunismo tanea, senza regole, senza tecnica, senza c non dalle esigenze moderne di uno sport organizzazione, e divenuto in pochi anni che per vivere e prosperare ha bisogno un movimento gigantesco disciplinato da di moltiplicare i suoi caratteri spettaco norme, perfezionato dallo studio, sempre lari c che per raggiungere questo obicttivo più potenziato dal favore delle masse. Non deve essere governato sulla base della li è certo il successo che può aver depauperato bera emulazione, senza limitazioni. questo movimento della sua essenza primi Renato Ferminelli tiva. Ci sono degli sports che sono rimasti
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’o stato d’animo ideale è senza dubbio la serenità, che tiene calmi i nervi, sgombra la mente e mostra tutte le cose sotto la luce migliore. C’è forse un solo pericolo, in (piesto stato d’animo : per quel difetto di equilibriti che sempre si annida nella costituzio nale fragilità dciriiomo, la serenità può degenerare in uno stato d’animo assai meno apprezzabile. Chissà perché c’è venuta in mente questa digressione para-filosofica : perché il no stro pensiero, adesso, era fermo su una noliziola breve breve, che ci dà contezza delle prodezze del lanciatore di peso l'uchs, uni versitario americano. Sono prodezze che : autorizzano i piu lieti auspici. I< ne trae di lietissimi, infatti, il suo allenatore, il signor Giegenbach. il quale afferma che l'uchs non è soltanto un lanciatore di peso eccezionale. .... eccezionalissimo .<opzionalissimo di ! ma che sarà anello un di- scobolo. Anzi, sarà l’unico discobolo, al mon do, capace di superare i sessanta metri. ’ Proprio sessanta, un sci e uno zero. Più della notizia in sé e della favolosa distanza vaticinata con tanta sicurezza, ci colpiscono i due nomi : Fuchs e Giegenbach. Rivelano un’origine palesemente dedita all’abuso di K olossal. Il kolossalofilo sig. Giegenbach ci sembra pili che sereno, ottimista ; più che ottimista facilone.
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1 el Giro delle Fiandre il nostro Fiorenzo Magni, solo contro tutta una formidabile coa lizione di belgi e di francesi, ha disputato una gara ammirevole, attaccando per (piatirò (plinti del percorso, sventando nell’ultimo l’implacabile offensiva delle fughe a catena attuala dagl' avversari e imponendo, alla fine, la volata lunga, quella che gli ha per messo di far valere la sua superiore resisten za e di tagliare vittorioso il traguardo. Pieni di commozione i resoconti dei nostri colleghi presenti alla bella gesta : commozio ne che noi comprendiamo e che qualche pseudo-cinico, invece, non si è perduto di di leggiare. Noi non possiamo che compatire costoro, che si vantano di non sentire» lo sport. Nonostante il loro cerebralismo, sono dei fuori gioco > nella vita. Non amano, perciò non ne comprendono la bellezza. la lotta. E non pensano che se Magni, ancora col fiato mozzo per lo sforzo vittorioso, ri volge il suo pensiero innanzi tutto alla mam ma calla spo<a. poi ai dirigenti della sua ('.asa e agli sportivi italiani (in essi compresi anche coloro che lo fischiarono quando conquistò la maglia rosa), ciò significa che lo sport è. si. esercizio violento e a volte anche brutale di muscoli, ma educa l’animo anche a sentimen ti gentili e generosi. Non compatibili, certamente, con gli egoi smi e gli egotismi, conditi di petulante invidiuzza, di certi sedicenti intellettuali.
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■^are incredibile, ma anche Bartali e ('.oppi hanno sentito rinlluenza del Patto Atlantico e hanno stipulato c sot Inserito un solenne patto di non aggressione e di mutua assistenza in occasione del Giro di J Francia, al (piale parteciperanno lutti e due. I Sapete, allora, com’è ? Quest’anno Baciali ! ! vìncerà il suo terzo Giro di Francia. L’anno I venturo, chiusa trionfalmente la carriera ì ! attiva del fiorentino. Conpi vincerà a sua j volta il suo primo Giro di Francia. Corre ni dolo, naturalmente, come capo squadra . j (leda Casa di c.cli dell’industriale sig. Gino | Bartali I
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iovanni Manca è stato mosso k. o. dal « negro americano » Baby Day. un medio leggero che è tanto r qualcuno », in campo I pugilistico internazionale, da essere cono! scinto soltanto in ristretti circoli nostrani. L’impa'.lenza di sbarazzare il terreno di questo semi-sconosciuto che ci era improvvi-| samente cresciuto sotto gli occhi, ha fatto si che Manca gli venisse opposto in condizioni tiitt’altro che raccomandabili e che nessuno, di coloro che potevano e dovevano, facesse almeno il mimmo (getto della spil loni ner evitargli la dura punizione. Àfono probabilmente, anzi, questi impa lchili . costoro » aggiungeranno al danno 1 8 » • lo O morale di Manca anche la loro ! ”iatCr' r ,nmo’'na Perdendo cosi, quel ra- . ga'z^o rovina loro la piazza, che diamine. ,
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“ ... li bocciature,,, che cerca di togliere dal gioco una boccia, asportandola con un colpo di slancio diretto, detto di "volo,,, della propria palla, può far tre pass , ma non sostare su alcuno. La sua rincorsa è preceduta dalla mira che deve essere precisa e sicura ... •
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DA LL'AI A PA ESANA albocciodromo C IT TADINO
Baffi di
Più che il recente congresso bocciotìhì di Genova, questo crepuscolo di primavera ha riportato atta ri balta. dalle periferie urbane ai bor ghi. ai casolari dispersi, lo sport delle bocce. Gli amici che. tolto il col'etto e gli altri impacci del viver civile, trascorrono i lenti meriggi tra una « bocciata » c l’altra sotto bei pergolati già turgidi di floreali promesse, rinnovano Timmagine oruziana di colui che. redimito di fre schi pampini, si attarda all'ombra di una fìtta vile... Sulle aie vicine le donne cantano: e i bimbi, presso il rettangolo di giuoco, sono pron ti a raccoglierc le bocce che ne schi.zzan fuori, a strillare per il bel col no. dopo avere, coi grandi occhi allenti, scolliti ì ire passi del « boccialore » che prende la mira, raccol ti i pugni contro il volto, con gesto che ricorda il pugile statuario. Il «pallino» lanciato da colui che la sorte desiano, dopo arare sobbalzato ad ogni discontinuità del pur levi gato terreno, si adagia, dondolando si un po'. La partita comincia Lo stesso giocatore che ha « messo » il vallino, fa due passi, si curva sin quasi a inginocchiarsi, e lira «a punto » cercando di. avvicinare più che può la. propria boccia al pallino. Ora. ecco, il primo giocatore del « partito» avverso tira a sua volta, ed i compagni lo seguono finche non abbiano « preso il punto » con rav vicinare alla meta una boccia più di guanto non abbia fatto il giocato re avversario. Ma le bocce stanno per esaurirsi. Bisogna «raffare» c « bocciare » per risolvere a proprio favore le sorti della partita. Il «raffatorc» che. strisciando con la propria boc cia. <cerca ------ di ” smuovere avelie che aià si trovano sul terreno, al pari del « puntatore ». potrà fermarsi sul primo passo dello slancio, ma non sul secondo. Il « bocciai oro » invece, che cerca, di togliere dal giuoco runa boccia, asportandola con un colpo di slancio diretto, dello '(di volo», della propria palla, può fai tre passi, ma non sostare su al cuno. La sua rincorsa serrata e rco< c. preceda la dalla mira che dere essere precisa e sicura, ha qualcoY' del felino che si getta s"Ha preda. Il colpo è fallo. La boccia colpita
salta fuori del campa di giuoco. Le sorti della partita s’inrerlono. 1 giocatori, colto un filo d'erba o rac colta una pagliuzza, misurano, col rustico metro, le distanze tra le va rie bocce rimaste sul terreno, e il pallino. H « parlilo » prevalente se gna al suo attico tanti punti quan te sono le bocce ilei suoi coni ponen ti che s'avvicinano al pallino più di tutte quelle degli avversari. In genere vince, tanto nelle gare indi viduali quanto in quelle a coppie o a terne (in Francia si preferisce, gio care per « quadre!Ics ») chi segna, in successive riprese, dodici punti. Ma il limite, per comune accordo, può variare. E sempre accomuna vincitori e vinti la giocondità di un buon bicchiere bevuto come premio della vittoria o come pegno delia vagli egg iat a rie incita... il giuoco della palla, nelle più va rie forme, ebbe gran parte nell'edu cazione fìsica e. in genere. nella vi ta sportiva di tutti i popoli. Ma nè Atene, nè Roma, nè il Rinascimento ci hanno lascialo traccia di questo qiuoco delie bocce, così largamente diffuso in Italia, in Francia, e nel principato di Monaco. Al di là delle Alpi, la sferistica. nel la sua tipica specie bocciofìla. è tan to in onore che. poco prima di que sto immane con flit t o. corse una sfi da alle bocce tra rapprcsenlan! i del le due Camere: i deputati riusciro no vincitori, di stretta misura, sui senatori. Imitatori, dunque, c in gran numero del vecchio Catone, fra i parlamentari del nostro tem po: perche, accanto ai bpcciofìli francesi, non possono dimenticarsi i politici anqlossassoni che amano farsi fotografare. su soffici prati dolcemente ondulati, in calzettoni c pantaloni corti, nell’atto di giocare al golf... Ma anche se praticato da « emi nenti personalità» il giuoco delle bocce è. senza dubbio, di origini po polari. Circa il suo luogo di nascita v'è contesa Ira Francia e Italia. seb bene a nostro favore militi la circo stanza che esso è pariieolarmenlc diffuso nel Mezzogiorno francese, e specialmente ad opera di italiani ivi immigrati. Presto, però, le bocce dovevano
Landò
Ferretti
conquistare larghi favori in ogni ceto: la facilità del giuoco, lo gio condità festosa che esso suscita ne gli animi, lo sfondo di verde e di cielo sul quale esso disputa le sue gare, rosi Uniscono alt renanti ele menti di questo favore. Da passatempo di umili — appen dice classica dell'osteria suburbana, e dell'assolata aia contadina — di venuta da qualche decennio un ve ro sport, la bocciofìlio è stala discip'inata da precise norme tecniche, retta da. autorevoli enti, coi suoi tiravi congressi e. purtroppo, le re lative polemiche... Tra noi la. data ufficiale dell'ini zio di una organizzazione bocciofìla è il 1 'i novembre 1897: giorno in cui a Rivoli si riunirono i rappre sentanti d'una quindicina di società del Piemonte. Venne allora deciso di indire un Congresso in occasione dell'Esposizione di Torino del 1898; ° dal Congresso ebbe origine l'Unione Rocciofìla Piemontese. Da allora in Piemonte, e poi in lolla Italia, le bocce ebbero organizzazioni e in quadramenti di continuo variati: il ''onorasse d> Genova di questo mese non è che il più recente enisodio di una lunga storia conclusa col ritorno sotto le valerne ali dei Coni... Ma. a' di sopra delle mulevali vicende organizzative esiste un contrasto — che vorremmo, anche se con termine non del lutto approprialo, definire spirituale — Ira colora che preferi scono disciplina sportiva c severità di regolamenti e colora, invece, che tanto rigore condannano, amanti co me sono della bella spontaneità del giuoco, quale lo concepirono i no stri padri, e ancora la praticano i buoni villici. Come espressione tangibile dei due modi di concepire la bocciofìlia abbiamo Tidillico campo paesano e suburbano e l’affolialo « horciodromo » cittadino, quest'altimo coi suoi campionati e le sue giurie. Qui il qiuoco è. ormai, divenuto sport che non premia più il vincitore con un buon bicchiere ma con una bella medaglia, accompagnata — ciò che non guasta — dal relativo diploma. \'è a ciò v'è motivo di opporsi: tan to più che la medaglia non esclude, il bicchiere: purché, ben inteso, si fratti di quel buono...
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l!
i ero ripromesso di esaurire con un secondo e ultimo articolo l’argomen to del tifo sportivo. Ce ne vogliono due: il primo dedicato al tifoso in generale, figura e stati d’animo ; il secondo, alla sua set timana, come l’usa e la passa. L’amico Favre deve essere indulgente col suo prolisso collabora tore : la materia, si sa, è di gran conto, bisogna lasciargliela trattare come si deve. Oppure, il che fa lo stesso, bisogna scongiurare la jattura del terzo articolo cestinando il secondo : le patrie lettere sportive non piangeranno per questo. Scienza dell’inventiva
Dunque si diceva, nel numero scorso, che il tifoso del calcio, a differenza del tifoso di altri sport, ha una sua personalità particolare e diversa. Vediamo meglio. Il tifoso dell'ippica, della scher ma, dell’atletica leggera, del tennis, del pugilato guarisce del suo male non appena ne è cessata la causa, lo stimolo occasionale. Questo tifoso non rinnega gli eccessi della sua passione, ma neppure se ne vanta. Invece il tifoso del calcio è fiero dei suoi bacilli. I bacilli’gli danno il diritto di appartenere ad una casta’speciale. Il tifoso delle 14.30 concorre con i suoi sodali a formare la Gran Guardia di uno sport, il calcio, che senza i bacilli agonizzerebbe o addirittura scomparirebbe da quelle cliniche verdi che sono gli stadi del gioco. 11 tifoso delle 14.30 ha i suoi idoli, i suoi colori, i suoi vessilli. Messi insieme, i tifosi delle 14.30 formano cortei con simboli' zoologici in testa, tori e zebre, serpenti e canarini, veltri e lupi, grifoni e gallétti. I tifosi delle 14.30 si dividono in molte cate gorie : ci sono i tamburini, gli alfieri, gli sbandie ratoti. i capi-claque, i fischiatori, gli ingiuriatoti, gli urlatori, i picchiatori. La categoria degli ingiuriatoti merita un’atten zione speciale. Le ingiurie, infatti, si dividono in due specie : quelle dirette alle squadre avver sarie, e quelle dirette agli arbitri. Queste, più di quelle, esigono vigore, tempestività e fantasia da parte dei frombolieri vocali. Una volta ba stava la volgarità dell’epiteto. I termini in voga erano « venduto », « farabutto » e simili. Questi epiteti sono tuttora in circolazione, magli arbitri ci hanno fatto il timpano, e i tifosi li apprez zano poco. « Ebreo » al tempo della campagna razziale, «fascista» in tempi di democrazia, « comunista » in tempi di dittatura littoria sono le patenti del conformismo mutevole di una certa frazione della massa tifosa. Sono poco apprezzate, anche perché gli arbitri sono ormai mitridatizzati contro gli insulti intonati alla temperie politica. Ci vuole dell’altro per intimorirli, ridicolizzarli, imbrogliarli. Le ingiurie bisillabe (« sce-mo », « schi fo ») sono le più efficaci dal punto di vista fone tico. ma sono in declino dal giorno della crisi di superallenamento del bisillabo du-ce, du-cc. Dall’insurrezione del 1945 in poi ho la nota aggiornata delle invettive inventate dai tifosi per ispirazione della democrazia la quale, in omaggio alla libertà di parola, non dovrebbe es sere avara di invenzioni icastiche, o semplicemonte vivaci. In verità l’immaginativa popo lare lascia alquanto a desiderare: un iniziale ritor te ni lessico di Cambronne non mi sembra desti nato ad avere fortuna, pero none è da disperare, e in definitiva bisogna avere fede nelle risorse e
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Roghi
negli insegnamenti dei dibattiti parlamentari, fonti autorevoli di eloquio elegante. Sempre restando nel campo dei tifosi ingiuriatori i tifosi della Tribuna vanno distinti dai tifosi dei Popolari. Due settori, due mondi, due favelle. Il tifoso della Tribuna è generalmente sarcastico dove l’altro è impulsivo e, alla sua maniera, sguaia tamente sincero. Preferisco questo a quello. Il tribunizio ha l’ingiuria fredda e ragionata, il populizio ha l’ingiuria rovente e spontanea. Di rado il primo ha il senso dell’umorismo e del pit toresco. Dal secondo, invece, puoi a volte appren dere motti, battute, frizzi che sono specchi di fervida fantasia. I) « macellaio » e il «vigliacco» non esauriscono, infatti, il campionario delle invettive di cui è maestra la bocca dei Popolari. Se stai attento, c’è di meglio. C’è spesso del sa pore. Sentite questa, rivolta da un tifoso romano all’arbitro della partita : « trova una scusa e vat tene ». E quest'altra, diretta a un terzino avversa rio incapace di fermare una palla : « vii sembri un pezzo di gniviera; lutto buchi ». E quest’altra, scoccata contro a un giocatore con due piedi enor mi : « hai sotto due province ». Veniamo ora alla categoria di tifosi, fortuna tamente non troppo numerosi, ma oltremodo dina mici, che compongono la schiera dei picchiatori. Essi debbono possedere requisiti e temperamento non comuni. Sbaglierebbe il profano che nel pic chiatore scorgesse soltanto un complesso di bici piti e di impulsi. In generale i tafferugli che si verificano negli stadi calcistici non consentono ai faziosi lo spazio vitale necessario per mano vrare liberamente nel darle e nel prenderle. Sono stipati, e le olive del vaso non possono litigare, anche se lo volessero. Ne deriva che il tifoso aspi rante alla qualifica di picchiatore scelto, dev’essere un acrobata. Individuato l’avversario (e cioè il tifoso rivale) tre gradini più sotto, deve tuffarglisi in testa, fendendo la calca di quel tanto che è indispensabile per consentire la riuscita del balzo e del colpo. Invasori si nasce
Capita molto di rado che codeste zuffe lamen tino dei feriti : i pugni dei tifosi hanno la virtù taumaturgica, della lancia di Achille. Si consideri poi che molti sedicenti picchiatori sono soltanto degli energumeni platonici, furibondi e innocui. Sono quelli che, prima di avventurarsi nella ba ruffa, si assicurano di avere alle spalle amici fi dati pronti ad afferrarli e a trattenerli per la braccia. A gara finita, poi, codesti schiumatori di collera si eclissano in fretta, e alle volte vanno a bere l’aperitivo con i loro avversari. La pace è fatta. L’amministrazione straordinaria degli energu meni contempla casi eccezionali. Il meno infre-
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qucntc è l’invasione del campo. Invasori si nasce, non si diventa. Occorre esserci nati, per cogliere l’attimo, cronologico e psicologico, dello scatto irrefrenabile per lo scavalcamento della rete metallica che divide il campo dalla folla. Perdere, sì, il lume degli occhi, ma conservare l'anonimo. Trascinare gli altri, sì, ma scomparire quando la « Celere » interviene per l'evacuazione. Partire con la violenza, sì, ma arrivare con la prudenza. Vi è aperto dissenso nel partito dei tifosi circa il paragrafo del regolamento interno che riguarda l’invasione del campo. 1 puri se ne astengono qua lificando l’invasione del campo una cattiva azione, un atto di grave antisportività. Gli impuri, invece, sono fautori dell’azione diretta. Il conilitto di opinioni è in atto, e forse per scongiurare le inva sioni di campo, poche ma robuste, si potrebbe ricorrere all’espediente di far passare la corrente eletti ica nelle reti metalliche. Gli arbitri, in questo caso, nominerebbero Alessandro Volta presidente onorario (alla memoria) della loro associazione tribolata. Viste come stanno le cose, arriviamo a qualche rapida conclusione. La prima è che il tifo, trali gnando da focosa passione sportiva in sfrenato e torbido abbandono ai cattivi istinti, va corretto, controllato, condannato e punito. La seconda è che il tifo, nella sua fanciullesca espressione emo tiva, è il combustibile stesso dello spettacolo cal cistico. Ti piacerebbe ora, giovane amico, di essere accolto nella schiera dei veri tifosi ? Non è facile esaudire il tuo desiderio. Prima di tutto dovrai sottoporti a una serie di esami, di esperimenti, di collaiidi. Vedere se hai la vocazione. Gli esami scritti esigono la conoscenza di tutto lo scibile calcistico internazionale. Non lo si impara, lo si succhia. Gli esami orali, ammesso che tu non sia cascato negli scritti, implicano il tuo sistema vo cale, il tuo apparato respiratorio e il tuo circolo sanguigno. Devi avere il do naturale del tenore, il cuore del bisonte, il polmone dell’organo. Devi, sopratutto, diventare un tifoso vero, guardandoti dalle contraffazioni. I tifosi finti — in generale beffardi, maleducati ed ipocriti — puzzano di trucco lontano un miglio. Il tifoso genuino non ama le contraffazioni. Credo che i matti veri siano i soli in grado di smascherare i pazzi simulatori : e devono odiarli. Così il tifoso genuino odia il falso tifoso. Perciò sièditi e ascolta. Ti darò nel prossimo e ultimo articolo — benevolente Favre — la trac cia della condotta che dovrai seguire durante la settimana, giorno per giorno, dal lunedì alla do menica, per aspirare al diploma di tifoso-cadetto. La promozione a moschettiere verrà dopo, col tempo e con le esperienze.. Dipenderà da té. Io ti faccio pianista, a te diventare un virtuoso del l’arte.
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Qualità atletiche di primissimo ordine occorrono per i gio catori di calcio. Guardate che volo acrobatico ha com piuto questo attac cante per colpire di testa, a mezza altezza, la palla.
PRIMA ATLETI POI CALCIATORI
Firenze, Italia e Austria si ritroveranno ancora, una volta di fronte, per dirimere una questione di superiorità elle non trova mai defi nizione e si perpetua di rivincita in rivin cita, non ammettendo mai, la parte soccombente, la legittimità della vittoria di Cesare Mariani avversaria. Legittimità, intendiamoci bene, nel senso di attribuire la sconfitta, che tante discussioni ha sollevato e che diede al famoso Wunderteam del com solo a cause contingenti e non alle real tuttora trova oppositori tenaci e con pianto Meisl e ha continuato a darne mente migliori qualità di una scuola vinti. anche alle formazioni schierate dai suoi sull’altra. Senza aver l’aria di voler anticipare successori. Per il vero, nella capziosità delle ri le conseguenze che i critici sereni c in A Vienna, il 9 novembre 1917, l’Italia serve sul significato dei risultati dei sistemista fu schiacciata dalla metodista buona fede potranno trarre dal proba confronti diretti siamo noi a trovarci Austria con un 5 a 1 che non dovrebbe tivo confronto di Firenze, ci vien fatto dalla parte del torto, perché il bilancio ammettere repliche. Diciamo, non do di rivolgerci una domanda : agli effetti parla chiaramente a favore degli aust riaci, vrebbe, perché in realtà le critiche al della positività e dell’ellicacia del giuoco che delle diciannove partite finora di l’infelice formazione che il C. U. del di una squadra, intesa come complesso sputate ne hanno vinte dieci, esatta l’epoca lanciò nell’avventura hanno il organico, è proprio questione di tattica, mente il doppio di noi e cinque ne hanno pregio di essere state preventive c non o entrano in gioco altri e più fondamen pareggiate ; ed ai nostri veni itré gol postume ; sicché facile è l’illazione che oppongono un bottino attivo di qua talmente importanti elementi ? la squadra azzurra, quel giorno, non ranta. sufficientemente significativo; ma Una delle più adoperate* argomenta rappresentava all'atto il calcio italiano. noi obbiettiamo che le nostre sconfitte zioni dei sostenitori del sistema è che Partita che non fa testo, dunque. risalgono in gran parte all'epoca in cui questa tattica richiede, nei giocatori Il 22 maggio non potranno es: il calcio italiano era ancora fanciullo. che debbono attuarla, particolari doti scuse. Veramente si troveranno di Comunque, non è questa sterile que tecniche, come lo scatto, l’anticipo, il fronte, sul rettangolo del Comunale di stione di superiorità, la cui soluzione recupero e via dicendo; argomentazioni Firenze, calcio italiano e calcio austriaco, è rimandata a chi sa quando, che inte che a noi non sono mai sembrate* valide, non soltanto come rappresentanti di ressa per il prostimo incontro. Ben altro perché scatto, anticipo e recupero sono due nazioni divise, in campo calcistico, è il motivo che attira l’attenzione degli doti basilari, che chiunque gioca, al calcio appassionati, perché s’impernia sulla da accesa emulazione, ma anche come deve possedere, indipendentemente dalla reale efficacia della tattica di giuoco. rappresentanti di due concezioni tatti tattica usata dalla, squadra. tiche profondamente diverse ; ligia, L’Italia è diventata decisamente siste Altra argomentazioni* favorita dei luna, ai canoni di una scuola che ebbe mista- l’Austria, la cui rappresentativa sostenitori del sistema e degli allenatori s’informa ai criteri dell’ex nazionale momenti di fulgido splendore, al quale che, non essendosi aggiornati, vogliono Nautsch, è tenacemente attaccata alla anche noi largamente contribuimmo ; a qualunque costo trovare una giustilitradizione del metodo, che tanto lustro convertita l’altra alla tecnica moderna, caziono ni loro comportamento forza-
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tamente’ retrogrado, è quella che non tutti i giocatori sono adatti al sistema, mentre invece sono adatti al metodo. Una bella eresia, che si è a lungo soste nuta sul fatto che, nel passaggio da una all’altra tattica, le squadre dovevano superare un periodo di allattamento pili o meno laborioso. Soltanto, non si è voluto vedere che la maggiore o minore lunghezza ilei periodo ili adattamento dipende non dalle doti tecniche, ma dalle doti intellettuali dei singoli, cioè dalla loro capacità di assimilare pron tamente le esigenze della nuova tattica. Che l’adattabilità sia questione di in telligenza e, in buona parte, anche di volontà, è dimostrato dall’esempio di una squadra che, se non è fra le migliori del lotto della nostra massima divisione, è senza dubbio fra le più interessanti : la Pro Patria di Busto Arsizio. Chi ha seguito con un po’ di attenzione le cro nache delle partite che questa -squadra disputa nell’attuale campionato, per lei affannoso in dipendenza di circostanze alle quali il valore tecnico è in gran parte estraneo, ha potuto rilevare che essa, ruota
hanno risentito gli effetti di questi suoi repentini cambiamenti. Ora, i giocatori della Pro Patria non sono certamente fenomeni, che abbiano capacità tecniche e facoltà di adattamento sensibilmente divci-se da quelle dei giocatori di tutte le altre squadre italiane. Posseggono, invece, le doti tecniche fondamentali, indispensabili, ed anche queste in mi sura non eccelsa, dato che la squadra, a rendimento normale, è del rango di quelle di centro classifica. Si deve perciò concludere che alla loro intelligenza, in nanzi tutto e alla loro volontà e al loro impegno si deve la versatilità che con sente loro di attenersi alla moderna tat tica del sistema o di rispolverare il non dimenticato metodo. Per noi, che ci siamo di proposito astenuti dal tuffarci nelle lunghe pole miche fra metodisti e sistemisti, appunto perché le argomentazioni usate dalle due parti in contrasto e alle quali abbiamo più sopra accennato non ci sono mai sembrate quelle veramente sostanziali e decisive, la dimostrazione di versatilità offerta dall’animosa squadra bustese non desta meraviglia, àia ci piace di met
I calciatori svedesi compiono seria preparazione atletica. Gli allenamenti di
quasi costantemente sugli stessi ele menti, tutti di livello medio, è in linea di massima fedele ai canoni della tattica sistemista, ma nel corso di una stessa gara non esita a ricorrere, con efficacia spesso decisiva, allo schieramento e alla costruzione tipiche del metodo. E ciò, senza neppure operare spostamenti nei singoli reparti. Volta pei- volta, la squadra bustesa è risultata più positiva e più incisiva 00,1 una. tattica o con l'altra, a seconda tlfgli avversari che si trovava a dover fronteggiare : ha insomma adattato il 8Uo giuoco alle invitevoli circostanze contingenti e non essa, ma gli avversari
loro totalità dalle 'palestre ginnasti che o dai campi dell’atletica leggera. Possedevano fisici atleticamente prepa rati, sicché risultava loro facile piegarsi alle esigenze tecniche della nuova disci plina e sopportarne gli sforzi. Oggi, si vedono in campo calciatori che dell’atle tica sono pressappoco la negazione, àia tant’è : basta, a volte, segnare un gol per diventare l’idolo di una folla di tifosi. E tuttavia, noi che guardiamo con malcelata gelosia alla posizione di pre minenza del calcio inglese e che ci siamo dolorosamente stupiti davanti a qualche imprevista lezione impartitaci da quello nord-europeo, dobbiamo convincerci che il segreto della riuscita non sta nella più o meno pronta assimilazione di una tattica e nella sua più o meno geniale applicazione, ma nella perfetta e ade guata preparazione atletica in primo luogo e nell’addestramento tecnico ac curato, atti a portare i calciatori a pos sedere con piena sicurezza, vorremmo dire con disinvolta padronanza, le molte lettere di cui è formato l’abbicl del calcio in materia di trattamento del pallone.
sono alla base del metodo per la riserva di fiato
terla in rilievo perché dovrebbe servire a richiamar tutti al rispetto di un’altra verità fondamentale e cioè che l’abbas samento di livello del giuoco, da tutti constatato e lamentato, non dipende dall’adozione o dalla ancora incompleta assimilazione di una determinata tat tica di giuoco, ma è in funzione invece delle meno affinato attitudini tecniche individuali e della insufficiente prepa razione atletica della quasi totalità dei calciatori. Non dimentichiamo che i pionieri del giuoco, coloro che ne gettarono in Italia le fondamenta ed eressero i primi piani deU’ediflcio, provenivano nella
Una per- tutte : quanti calciatori per fettamente ambidestri ci sono, non sol tanto nelle nostre squadre di club, ma perfino nella nazionale ? E quanti che siano soddisfacentemente padroni del giuoco di testa ? Questo è il punto su cui bisogna bat tere. Sistema e metodo non sono che aspetti derivati del problema5 principale (efficienza fisica perfetta, capacità te cnica, vasta e completa) che occorre risolvere, se vogliamo presentarci da pari a pari di fronte all’Inghilterra e alle altre nazioni che, a Rio de Janeiro, aspettano al varco gli azzurri due volte campioni del mondo.
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LA GINNASTICA HA TRE FONTI DI VITA di Natole Bertocco
valore veramente internazionale, e per buona fortuna giovanissimi. Abbiamo se guito con un certo interesse il Congressi di Napoli da ricino, sicché ci è parsa op portuna la parola quando, lontane ormai le urne che conteneva no le espressioni dei rappresentanti delle società e quindi i nomi degli eletti, i delegati ha 11 potuto ini ziare un discorso effettivamente costruttivo sul perché erano a Napoli. Perché ! Senza dubbio per costruire una federazione che si allacci ancora a quanto di bello la ginnastica italiana ha ereditalo dal passato. Ma per ottenere ciò è indispen sabile una riforma pressoché totale dei pro grammi federali più che nella parie tecnica, nella loro impostazione associativa. Abbiamo detto a Napoli ai congressisti che la federazione ginnastica si basa per il suo sviluppo su ire muri maestri essen ziali per ricostruire l'edificio : il primo co stituito dalle proprie società ginnastiche talune delle quali gloriose e solide, altre, forse le più, sospinte in aranti nel tempo più che altro dalla passione di pochi entu siasti » vitalizi » ;
a Commissione Tecnica della Fe derazione Ginnastica Italiana ha completato ìlei giorni scorsi il suo lavoro di impostazione del vasto pro gramma-calendario per l’anno in corso. Sono state, portate alcune modificazioni imbastite in apertura di anno dalla Com missione Tecnica precedente che ha esau rito il suo compilo con il Congresso di Napoli.
Si può anzi dire che la ginnastica abbia avuto, dopo Napoli, vita nuova in quanto radicalmente mutata e nella struttura del Consiglio Direttivo e nella sede e, ancora, nei suoi quadri tecnici tra i quali si è sentita la necessità di immettere anche una delegata femminile, per lo sviluppo di que sto settore che in passato ha avuto tradi-ioni luminose e. risultati soddisfacenti e che invece nelle ultime Olimpiadi di Lon dra ha lasciato molto a desiderare pur fa cendo eccezione per un paio di elementi di
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il secondo, dagli enti che possono e fors’anche vogliono collaborare con la federazione ; il terzo, dalla scuola. Osserviamo ora la consistenza di questi elementi indispensabili alla vita della gin nastica italiana. Le società federale hanno raggiunto lo scorso anno appena le centotrenta. Poche davvero, nè le previsioni fanno pensare ad un numero più elevalo per quest'anno, se nello stesso bilancio preventivo federale figurava lo stesso numero. Il che vuol dire che la Federazione ginnastica riconosce l’impossibilità nel momento attuale, sopratullo per mancanza di palestre, di impianti adatti ma anche di forze nuove, sopratutto per i quadri dirigenti periferici, tali da poter sviluppare l'organismo alla base. D'altra parie miglioramenti ecce zionali non potrebbero recare neppure la pur indispensabile creazione di nuoci « capi squadra », in quanto cosi come undici giocatori e un pallone non possono chia marsi società calcistica, dodici ragazzi ed un « capo squadra senza una sede., una palestra, ed una cornice sociale, non possono dirsi società ginnastica. La crisi che travaglia le società spor tive in genere è particolarmente sentita e latente nelle società giannastiche. j'j vero che le federazioni fan di lutto per tenerle su ; è vero che il CONI elargisce a piene mani lutto quanto è in suo possesso e nelle sue disponibilità, affrontando coraggio samente situazione locali che altrimenti vorrebbero dire la fine di molli sodalizi.
Ma se non si ritorna alle origini della sovietò. se le eollctlirità sportive non ripren dono f im postazione di una rolla,' diffi cilmente. specie la ginnastica — sintesi di sacrificio, di passione, di duro e oscuro lavoro di palestra per mesi e mesi, sicché più di qualsiasi altra branca atletica ri chiede perseveranza e incitamento — potrà ritrovarsi.
Il compito del nuovo consiglio direttivo è particolarmente grave e irto di difficoltà proprio in questo senso ; ma forse per que sto suggerirà ai dirigenti federali qualcosa di nuovo. L’attività ginnica che pur sembra cosa accessibile a tutte le lasche quindi mi ogni onerosa, sodalizio, è invece complessa talché l'impostazione delle squadre, fatta eccezione per quelle delle scuole, va curala cd affiancata da vere e proprie società, Esistono oggi in Italia altri enti che possono e certo vogliono collaborare con intendono la federazione e comunque svolgere attività ginnica. Sono questi il Centro Sportivo Italiano e l'fffnal, il primo crede diretto dell’organismo che ha dato in passato alla ginnastica tin contributo notevole di dirigenti e di campioni, il secon do di un altro ente che egualmente alla gin nastica, sia pure per scopi e ragioni diver se, ha dato squadre e continuità di vita. Ora v’è possibilità di raccogliere questa of ferta di attività da parte della Federazione Ginnastica e di servirsene per riandare alla ricerca proprio attraverso la collettività delle squadre composte dai giovanissimi e da giovani, della specializzazione : in tendiamo dire degli artisti della ginnastica che ci hanno dato titoli e vittorie olimpiche e internazionali nell’attrezzistica. yl questi organismi che offrono la loro esperienza e la possibilità di sviluppo si deve andare incontro con lealtà ed entu siasmo, senza prevenzioni, senza preoccu pazioni, che la ginnastica è espressione purissima di cavalleria e di passione, è insomma il vero sport tra lutti gli sport. Terzo pilastro : la scuola. Ih questa la sede naturale dell’attività ginnica ed ecco perché noi vorremmo da parte degli inse gnanti di educazione fisica rispondenza maggiore ed una più spieiata e giustificata attrazione verso lo sport ginnico. Ci si obietterà tutto quello che in ogni dove s'è sentito ripetere negli ultimi anni e cioè che gli insegnanti di educazione fisica non vogliono più né debbono prestarsi a cose che siano al di fuori della scuola. Ma noi insistiamo a dire che non 'possiamo com prendere degli insegnanti di educazione fisica che non siano altri Hauti dirigenti sportivi, proprio perché sono degli educa tori, proprio perché sono dei pedagoghi
eccezionali, proprio perché essendo a con tatto con i giovani c avendo sugli stessi prestigio e potere di coniando, più di qual siasi altra branca di dirigenti possono rendere servigi inestimabili allo sport in genere c alla ginnastica in particolare. iniettare nei giovani giù nelle ore di insegnamento di educazione fisica l’amore per la ginnastica significa orientare ed avviare gli stessi nuovamente alle palestre nelle ore del doposcuola, significa impo stare nuovi organismi sociali in quanto i giovani che si dedicano a queste disci pline ginnico-atletichc possono richiamare l'attenzione e la compartecipazione diretta alla loro vita sportiva degli stessi genitori e certo degli elementi maschili della propria jamiglia, dando vita in tal modo a sodalizi, certo i più sani c duraturi. Da una parte (quella degli insegnanti di educazione fisica) e dall’altra (quella dello sport propriamente detto) v’è pre venzione. Occorre vincerla. Occorre che lo sport ma specialmente la ginnastica trag gano dalla scuola tutto quanto, ed è mol tissimo. che la scuola può dare, ma occorre anche che lo sport vada incontro alla scuola. E tanto per cominciare la Federazione Gin nastica inizi proprio essa questa marcia di avvicinamento, utilizzando proprio quegli elementi che ben meritatamente e con il pieno consenso del congresso, ha chia mato a comporre la propria commissione tecnica e che i problemi della scuola cono scono da vicino pur amando con passione genuina e ancor fresca lo sport, ma princi palmente la ginnastica.
IL CAMPIONE E di delle condizioni principali per le quali un atleta emerge nel confronto degli avversari è il possedere lo stile ; vale a dire quella dote estetica e di rendimento innata e perfezionata, che impone un campione e che fa riconoscerlo al solo guardarlo per l’eleganza e l’esattezza dei movimenti, nella posizione e nello sforzo agonistico, sia esso un ciclista o un ca nottiere o uno schermidore, che hanno l’ausilio del mezzo, nella bicicletta, nell’armo e nel ferro ; sia un podista, un pugile, un nuotatore, un lanciatore ecc. Lo stile non è un modello standardizzato che a tutti s’attaglia. Vi sono delle regole fis se che vanno rispettato perché rispon denti a dettami tecnici c fisici inderoga bili, ma lo stile è individuale ed ognuno dei grandi campioni che stilisti sono o furono, ha o ebbe, una forma partico lare. un modello proprio di stile tale da renderlo riconoscibile anche con una maschera che gli copra il volto.
Vittorio Spositi
Molti campioni divennero celebri più che per le vittorie ottenute per lo stile che sfoggiavano nell’ottenerle e per que sto legioni di ammiratori e di tifosi si sono sempre schierati una contro l’altra a favore di questo o di quel campione. Gli ammiratori vengono presi dallo stiledei campione preferito e le vittorie spes so contano meno dello stile. Cosi av venne per Arne Borg e Wcissmuller nel nuoto, per Zangrilli, Salvucci e Sgherlino per la marcia (grande stilista nella spe cialità è oggi l’intramontabile Pretti) con Kirschoffer e Candido Sassone nella scherma, per Bosisio e Vittorio Venturi nel pugilato e via di seguito, mentre per Io stile sono passati alla storia senza con trasti Frank Kramer, Oscar Egg. Hourlier, Petit Breton nel ciclismo, Meazza, Ferraris IV nel calcio. Massimo Raicevich e Ubaldo Bianchi nella lotta, Oscar Se nigallia nel canottaggio, solo scegliendo qua e là qualche nome nella grande schiera internazionale ed eclettica dei fuori classe. È certo che lo stile non lo si copia come un modello di vestito. Ognu no, dai più grandi ai più modesti cam pioni ha un suo stile naturale che con la pratica agonistica viene curato, corretto affinato, fino a raggiungere, nel campione di classe — quello con la C maiuscola — la perfezione che permette nelle lotte sportive le imprese maggiori. Mi occupo da lunghissimi anni di sport : di atletica, di calcio, di nuoto, di scherma, ma più di ogni altro sport amai ed amo il cicli smo perché più degli altri sport mi fece vagare negli orizzonti sportivi del mondo. Mi si perdonerà quindi se continuando a. parlare di atleti e del loro stile parlerò particolarmente di campioni del ciclismo. 11 primo corridore ciclista che ammirai fu un vero a asso » della strada. Ero gio vane, quando partecipando io stesso ad una corsa da Parigi a Torino, il Premio Peugeot, conobbi Filippo This, ed io che avevo conosciuto fino allora, entusia smandomene, gli attacchi violenti e leo nini di Giovanni Gerbi e la tenacia da sanguisuga di Carlo Gaietti, rimasi stu pito di fronte alla composta eleganza che non tradiva lo sforzo che compiva il belga, insuperabile ed insuperato, per lunghi anni, in pianura, in salita e su pista. Ricordo con lui un altro belga. Firmili Lambot, vincitore di due giri ili Francia, al quale lo stile accoppiato ad un allenamento perfetto permetteva (pensate alle strade ed alle biciclette a ruota fissa del tempo) di marciare tal volta a -10 chilometri orari azionando una moltiplica agilissima, il -18 x 18, sv‘* lappante solamente 5 metri c 15 centimetri di pedalata. Lo stile è la dote prinEcco delle mato liano cesso
Fiorenzo Magni, “ 1 uomo Fiandre,,, come I ha chia "L’Equipe,,, il solo ita che ha superato con suc tutti gli ostacoli 4^11?
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ci pale dei successi dei campioni della pista, piuttosto che dei campioni della strada. Fra questi ultimi ve ne sono di quelli che le vittorie ottengono anche se lo stile non è di gran marca. Nella pista10 stile é tutto. Fra i grandi campioni lidia velocità sono pochissimi coloro ai quali mancò quello stile che rese famosi ad esempio il lunghissimo Zimmermann e Mayor Taylor, “ il negro volante ... L’ex fantino americano, il famoso velocista. Michael, non fu stilista da ammirarsi, forse per l'anomalia della costruzione fi sica che gli negò atteggiamenti estetici, mentre gli altri due americani, il biondo e il nero, furono meravigliosi nella, posi zione in macchina, e nella correttezza dello scatto. A guardarli si aveva l'im pressione che uomo e mezzo meccanico fossero un sol congegno e che le gambe dell’uomo e le pedivelle del cielo non fossero che un accoppiamento meccanico di perfette leve.
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11 nostro Amedeo Poliedri, caduto combattendo nella guerra del 1915-18, ebbe uno stile che differiva del tutto da quello del gigantesco Moeskops. Polie dri che fu chiamato la « Rondinella", era. sottile ed agile, ma sotto le piume della rondinella al momento dello scatto esplodevano fasci di muscoli e di nervi, non appariscenti, ma di un acciaio di impareggiabile tempra-. Moeskops, ercu leo ed azionante moltipliche enormi scattava con la potenza di una catapulta o ili un bisonte infuriato, ma ad onta della mole e della moltiplica, la sua ruota anteriore non sbandava di una. linea. Ritornando ai corridori su strada, due che corsero lungamente insieme ed eb bero due stili diversi furono Binda e Guerra. Il secondo lanciato su un retti lineo stradale, in fuga o in inseguimento, dava l'impressione di una macchina che non dovesse più rallentare nè arrestarsi e mai nomignolo più appropriato fu af fibbiato a corridore, come quello di » lo comotiva umana » con il quale le folle vollero indicare il buon Lem-co. Binda ottenne anch’esso in pianura le velocità di Guerra (basta ricordare al suo attivo 11 famoso tentativo per il primato del l'ora che una foratura fece fallire) ma. non appagava l’occhio, perché non dava l’impressione della potenza che aveva il mantovano suo avversario. Sembrava quasi che egli supplisse con la più tenace volontà alla esuberanza dei mezzi del l’altro. Viceversa era in salita che Binda strabiliava per la facilità con la quale, composto, uguale e senza sforzo appa rente. superava i più severi difficili disli velli. Chi lo vide sul Tourmalet il giorno che stanco di far compagnia a Guerra, lontano dai primissimi, nell’impervia tappa dei « Tre giudici » del Giro di Fran cia. partiva alla caccia di Magne e di Leducq, per raggiungerli, sorpassarli e primo valicare la vetta nevosa, assistè ad uno spettacolo memorabile che strap pò al vecchio Henry Desgrange, che di corridori e di stile s’intendeva davvero, grida di giovanile entusiasmo. Era quello lo stile di Binda. Adolfo Leoni è un grande stilista ; nella breve cerchia dei nostri professio :■ contatto con il grande nisti e subito a l’intramontabile Bartali. Spesso Coppi e in ombra ma quando s’impegna rimane
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a pieni pedali come avvenne nel recente
giro del Piemonte ha un suo st ilo che su scita ondate d’entusiasmo. Egli ha al lora la sicurezza del tentativo che compie, lo sorregge la coscienza di poter vincere, i muscoli non lo tradiscono e il cuore ob bedisce al cervello. Avrebbe potuto Leoni essere un campione della, pista in velocità pura, come lo avrebbe potuto un altro superbo stilista, Pietrine Li nari, invece sia. il toscano che il reatino alter nando la pista alla strada, pur eccellendo in ambedue i campi non ri uscirono a dive nire insuperabili come Coppi ad esempio, u come quel l’Oscar Egg che la sua veste di stradista cambiava con facilità con quella di velocista. Ma Coppi ed Egg sono due eccezioni del mondo atletico. Lo stile è dunque un dono che la na tura fa al giovane segnato dal destino per diventare un campione. Esso alle prime prove non sa d’avere in sé tale dono, ma sente in sé la sicurezza del suo
avvenire. Anche quando non regge alla fatica del tenero le ruote, egli già allora, per istinto, per la compostezza dell’azio ne innata, in lui, nasconde la fatica e lo sforzo che compie. Nascondendo i sintomi della stanchezza-, dissimula anche il mo mento propizio all’attacco con il quale il novizio qualche volta riprende l’an ziano ; tutto ciò istintivamente ed è istintivamente die i giovani che anelano al successo e che si affannano nel conse guirlo, sentono, d’improvviso in loro quando la. vittoria può premiarli. Un giorno non sentiranno più il morso della fatica nel tenere le ruote degli avversari. Sentiranno il cuore cantare una fanfara di audacia e sentiranno sotto di sé il ciclo falsi tutt’uno con le gambe, con i mu scoli e con il cervello. Il giovane avrà trovato improvvisamente la sua matu rità e la via della vittoria, senza avve dersene, meravigliandosene anzi. Sarà lo stile ad aver fatto spuntare le penne dei grandi voli dell’aquilotto.
Adolfo Leoni, nella vittoriosa corsa nel recente Giro del Piemonte, ha riconfermato le
sue brillanti doti[ di grande stilista.
era piccolo l’involucro umano, ma con teneva un motorino inesauribile, per fetto, che egli sfruttava con intelligente lavoro non chiedendogli mai più del rendimento e fu così che nello sue gare egli usò come tattica informatrice lo sfruttamento delle ruote avversarie, spesso riportando risultati che avevano del clamoroso, quando alla distanza, bal zava fuori vincitore, lui, il ragazzo esile dalla statura al disotto della media, amalgamai fuso quasi sulla piccola
occorre un complesso di doti che non si trovano riunite in ogni atleta e che possono essere indipendenti da ciò che comunemente va sotto il nome di classe. Le qualità che egli deve possedere sono due : resistenza e regolarità nello sforzo, due qualità da intendersi nel più largo senso e cioè non ristrette al fisico, ma estese a tutto l’individuo, in modo che ne siano anche, per così dire, l’abito men tale. Qui specialmente bisogna che il corridore faccia entrare in giuoco la sua
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oloko che ricordano del ciclismo i tempi eroici si commossero profonda mente apprendendo nei primi giorni di questo aprile, la morte di uno dei cor ridori di maggior fama di quel periodo. È scomparso dalla scena, del mondo
Carlo Gaietti, che con Kberardo Pavesi. Luigi Gamia, Giovanni Gerbi, Giovanni Rossignoli e pochi altri fu tra gli ante signani delle grandi corse su strada, quando corse a lungo chilometraggio con automobili al seguito che marcia vano spesso meno veloci dei corridori ciclisti, apparvero come entusiasmanti avventure e le velocità ottenute appari vano inusitate se non sbalordii i ve.
Rossignoli era il macinatole di chilo metri sgraziato e possente, con i suoi polpacci enormi e lo spalle larghe da architrave ; Gerbi era il « diavolo rosso » che nelle competizioni si lanciava- con l’ardore incontenibile del suo t-ompcraniento, con la volontà prepotente, quasi irosa di ottenere il successo. Gamia
gareggiava, con la- forza, muscolare di "n gigante ciclopico e nelle avversità atmosferiche trovava e rinnovava- ener gia. ; Pavesi con la saggezza, del ragiona mento e la tenacia del contadino che metodicamente con la zappa rivolta un vasto terreno incolto e bruciato. Carlo Gaietti fu diverso nel fisico e nel tempera mento, dai corridori che a bbia mo nominati. Piccolo, scarno, ma agile come uno scoiattolo e furbo come un furetto; non era deficienza fisica la sua :
bicicletta. Balzava della scia dei giganti e li dominava. Gaietti vinse cosi ben tre giri d’Italia, nel 1910 e li individualmente, l’anno seguente in squadra con Gamia e Pavesi in una memorabile prova collettiva che valse ai tre corridori dell - Atala » il nomignolo dei « Tre moschet tieri ». Le vittorie di Gaietti furono sempre ottenute sulle lunghe distanze in t inpi che le corse coni porta vano percorsi su periori quasi sempre ai 100 chilome tri ; quando le biciclette pesavano 20 o 25 chilogrammi, quando le strade erano nastri martoriati da buche c da ghiaia, fangose e acquitrinose sotto la pioggia, cosparse da spesso strato di polvere sotto il sole ; quando i tubolari di gomma pe sante ed a largo settore facevano la loro prima apparizione ed era.no cosa, ben diversa dai sottili budelli serici di 25(1 grammi che oggi scorrono veloci sulle strade lucenti di corse compiute a -Iti chilometri l’ora. E le medie di Gaietti al confronto di quelle attuali non furono poi da disprezzarsi perché spesso supe rarono i 30 orari tanto da rendere per plessi i tecnici odierni diesi domandano : Erano più forti i corridori di 10 o 15 anni or sono ?
Carlo Gaietti fu «il piccolo moschettie re". ma meglio sarchile stato chiamarlo 1*« uomo cronometro » per la regolarità costante ilei suo rendi mento che lo rese imbattibile partmolarmente nelle gare a tappe. A 20 anni vinse la Milano-Bologna-Homa (due tappe 700 km.) c la « X X Set tembre », organizzata dal ro mano ' Messaggero », di 100 chilometri. L’anno seguente dominava tutti gli avversari in un massacrante giro della Sicilia vincendo 1 delle 8 tappe : vinse poi. come abbiamo detto, tre giri d'Italia e in un altro — il primo clic egli disputò, con classifica a punti — fu secondo per due soli punti noi confronti del suo gran de rivale ed amico Gamia. Vinse una. famosa corsa a S tappe intitolata. «Al mare, al monte, ai laghi ». fu sfortunato concorrente in duo giri di f rancia. Corse e vinse nuovamente dopo la- pausa, della grande guerra contro l’Austria che egli combattè, e chiuse la sua carriera att iva rivestendo la maglia di campione ita liano dietro motori nel 1919. a 37 anni. Carlo Gaietti fu essenzialmente un grande fondista. Por essere un fondista
intelligenza, la sua volontà, il suo co raggio, la sua personalità insomma. Vin ce nelle gare di fondo chi è non solo piti gagliardo, ina. anche più tattico, più energico, piti regolare e più costante. Queste dol.i peculiari Gaietti dimostrò luminosamente nella famosa sfida a cronometro corsa contro queirindemo niato di Giovanni Gerbi che lo sfidò a singoiar tenzone su 300 chilometri dopo il giro di Lombardia del 1912 dove i due avversari erano stati sconfitti da Orin ili, il bersagliere del Carso. Due temperamenti diversi in lotta contro il tempo sui 300 chilometri delle strade lombarde. L’assennatezza ed il ragionamento eb bero il successo su l’ardore e la foga e Gaietti vinse impiegando 12 ore 37’5-1”, guadagnando aH'astigiano 1’10”. Ritiratosi dalle gare Carlo Gaietti che aveva da giovanissimo esercitata la professione ili tipografo, tipografo nuo vamente divenne ed aprì un piccolo sta bilimento a Porta Magenta che diresse per vari anni con alterna fortuna. Visse una vita me lesta, in certi anni conobbe anche una dignitosa povertà. Unico suo lusso fu una bianca casettina in Riviera, sotto le scogliere di Capo di Spotorno, nella quale il campione trascorreva le sue ferie raggiungendola da Milano in bicicletta e da una finestra sul mare ogni anno assisteva al passaggio della Milano-San Remo, e attendeva il gior no dopo le visite di amici' e giornalist i con i quali centellinava le bottiglie di Coronata che egli teneva in serbo per l’occasione. Era buono il povero Gaietti, ma alla bontà univa uno spirito caustico, fatto però di dolcezza, non di acredine. Tutti gli vollero bene e tutti — quanti al meno lo conobbero — lo piangeranno ricordando il corridore che ottenne i successi più clamorosi in quasi un ven tennio di carriera sportiva, non avendo il fisico che crea naturalmente i cam pioni. ma supplendo ad esso con la più ferrea volontà, una intelligenza non co mune e soprattutto un gran cuore. È stato questo cuore che l’aveva sor retto in tante battaglie, che, stanco, lo ha abbandonato mentre dalla finestra bianca della sua casetta in Riviera guar dava il mare che lambisce la strada della Milano-San remo.
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tina sono ve nuti a chiamar mi perche un gruppo di cicli sti giunti da Inverigo voleva vi sitare il san tuario c doman dava la santa benedizione. « Ogni giorno così » mormorai fra me, nè posso dire che ciò non fosse in tono soddisfatto, mentre mi avviavo sotto il tiepido sole alla volta della Cappella e le montagne intorno cominciavano a riemergere dalla nebbia. Questa affluenza continua mi commuove, questo in cessante accorrere di sportivi è qualche, cosa che supera il semplice significato di curiosità 0 di gita 0, ancora, di sforzo e di tensione per superare quell’ultimo tratto difficoltoso che porta alla vetta del colle. Vuol dire che in questi uomini, adusi a dure fatiche, in qualcuno dei quali c'è oltre allo spirito sportivo uno spirito di gua dagno economico, splende una luce spirituale, che è de siderio di amore, sorgente di fede, volontà di purificazione. Lo sport oggi, in molti casi, è diventato arrivismo, speculazione. È il suo lato brutto, reso più acuto dalla guerra e da quella ferinità che dalla guerra nasce e cre sce insieme, se non alla- immoralità, alla amoralità. A ciò contribuiscono spesso società ed enti che non esitano a « comperare » un giocatore, un campione, per amor di cassetta, togliendo allo sport quel valore di libera competizione, di volontà di superamento, di chiamata a raccolta delle proprie forze per raggiungere il traguardo E il traguardo non può essere considerato soltanto una borsa ben pingue di denaro. Deve essere la mèta alla quale si arriva e alla quale si punta dopo aver fatto sacrificio di tante cose, dopo aver rinunciato a tanti ele menti grossolani e materiali, in vista della vittoria. Che è vittoria sì sugli altri, ma anche su se stessi. Diversamente l'antico « mens sana in corpore sano » non avrebbe più alcun significato. Diversamente si fi nirebbe col perdere — come si perderà in taluni campi — il generoso applauso dei «. tifosi » rivolto non a quello (cioè il denaro) che il campione raccoglie battendo gli avversari, ma allo sforzo generoso che il campione ha compiuto, alla perfezione che egli ha raggiunto. E che la maggior parte degli sportivi abbia capito tale senso dell'esercizio fisico è chiaramente dimostrato dal fatto che essi sentono il bisogno di ricorrere, prima di impegnarsi in un cimento, a una Entità superiore, alla quale si raccomandano, perché li protegga, perché li mantenga integri e sani, non soltanto fisicamente, ma moralmente. Questo mi piace di leggere nei volti di coloro che in cessantemente giungono quassù e vogliono ritornarsene nelle città affollate, dove ingordigia e vizio talvolta hanno la meglio, purtroppo, sullo spirito con un segno che li difenda, che li porti sulla strada della purezza, che li salvi dalla contaminazione. Ecco perché lo sport non può e non deve essere un campo di attività economica 0 fisica soltanto, ma un campo di idealità, un esercizio di volontà ed una ginna stica di perfezionamento. F mi pare significativo questo accorrere di folle verso onesta vetta del Ghisallo, dove arde la fiamma che il Santo Padre, con gesto paterno, ha voluto accendere,
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quasi un segno da additare agli sportivi, quasi a- signi ficare che senza la luce dello spirito, senza la purezza, non c'è possibilità di vittoria neppure in questo inondo tanto dilaniato dal desiderio dei beni materiali. E venendo alla mia funzione, alla, funzione di tutti quelli che come me indossano una veste ed hanno una missione di eleva zione, di bontà e di amore da- compiere, sono convinto — proprio per gli esempi quotidiani che ho sott'occhio — che è necessario che tutti i miei confratelli vadano incon tro al bisogno delle anime degli sportivi, scendano ma gari verso i campi affollati del giuoco, si portino sulle piste, si mescolino fra la folla dei velodromi e degli stadi, per portare quella parola che ogni uomo, consciamente o 110, aspetta che gli venga detta per riuscire a superare l'involucro materiale che lo chiude e lo limita. Don Ermelindo Vigono
Rettore del Santuario del Ghisallo Magreglio, aprile 1949 ;
I I campioni Ricci, Coppi c Bartali al Santuario della Madonnina del Ghisallo.
L'ATLETISMO
SPIEGATO
GIOVAMI
Al
GLI ELEMENTI BASE DELLA CORSA di
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II Oramai siamo tutti convinti che l’atletismo è lo sport destinato ad imprimere vigore ai giovani e a con ferire ad essi quel sano spirito di intraprendenza che deve costi tuire la divisa delle nuove genera zióni. Ma dove bisogna incominciare ? Gli insegnanti di educazione fi sica sono favorevoli al triatlon, vale a dire aduna prova che comprenda un salto, un lancio ed una corsa. Attraverso le tre specialità il ra gazzo si completa, perche tutti i muscoli sono costretti à lavorare. Il fisico del ragazzo che incomincia dal triatlon, si aggrazia, si fa agile, i riflessi si fanno pronti e lo scatto diventa l’abitudine del praticante. Ecco perché questi insegnanti han no accolto con entusiasmo la tra sformazione in triatlon del Gran Premio dei Giovani. Ripudiare la strada
A scuola dunque il ragazzo che vuol dedicarsi all’atletica troverà chi lo avvierà alla corsa, ai lanci ed ai salti, senza specializzarlo in alcuna gara, ma con l’intento di irrobustirlo attraverso gli esercizi più naturali che l’uomo abbia scovato per la salute fisica della gioventù. Ma quando il giovane è fuori della scuo la, per praticare l’atletica quali eser cizi deve compiere e dove deve agi re ? Qui qualche consiglio è utilissimo, perché è proprio incominciando be ne che si ottengono poi dei buoni risultati. Ad esempio noi siamo contrari alla strada, perché il fondo è troppo duro ed il piede si trova a disagio : finisce con lo stancarsi subito e si appiattisce. Impossibile su questo terreno portare scarpe con puntine e calzando le altre il principiante non può spingere. Non vi è mai capitato di seguire la falcata di atleti quando corrono in pista ? Se l’avete fatto, avrete anche notato che taluni hanno una falcata ampia, perché sfruttano la spinta sino uU’estremo limite, men tre altri hanno falcata cortissima corrono... seduti e presentano le caviglie ingrossate, I primi sono coloro i quali hanno imparato a correre sulla pista mentre gli altri
sono gli « stradisti ». Ora siccome l’atletica è soprattutto bellezza, ogni gesto sgraziato turba l’armo nia della gara e quindi va evitato, ho si evita non commettendo errori iniziali ed il primo errore è proprio quello di imparare a correre sulla strada. I giovani, che non hanno a dispo sizione la pista (diremo altra volta come è anche facile costruire una pista in qualsiasi località) preferi scano dunque per gli esercizi atle tici, un prato dal fondo rassodato, come può essere un campo di calcio o il terreno di una brughiera dove il piede possa trovare sufficiente elasticità per la sua azione, sicché dopo il lavoro non si senta stanco per la fatica compiuta. Un ragazzo diventa agile se lavora su un ter reno soffice ; può, su tale terreno, calzare scarpe con puntine e abi tuarsi quindi a spingere durante la corsa. Solo la spinta potrà darvi la falcata ampia che dona bellezza all’azione del corridore e fornisce in corsa un notevole rendimento. Trovato il terreno adatto per sviluppare un armonico lavoro atle tico, occorre fissare un programma da svolgersi con discernimento e possibilmente sotto la guida di un tecnico. Chiunque si trova in co stume atletico istintivamente sente il bisogno di mettersi a correre e, preciseremo ancora, di fare della velocità. Infatti è proprio la velo cità il primo esercizio che deve pra ticare un giovane. Ma anche qui faremo delle raccomandazioni ai praticanti l’atletica, delle quali desi eremmo si facesse il massimo te soro, perché fanno parte di quel programma che svilupperemo man mano. / muscoli e’il motore Diremo dunque che avanti di iniziare qualsiasi esercizio atletico è necessario scaldare i muscoli. Non avete mai assistito alla messa in marcia di un motore ? Se lo avete fatto, avrete anche notato che il motorista non pretende subito dal suo motore il massimo rendimento, ma accelera la velocità poco a poco, perché solo quando il motore è scaldato può essere azionato a pieno regime. Così è necessario fare con i
Luigi
Ferrarlo
vostri muscoli : prima di preten dere da essi il massimo rendimento bisogna scaldarli, tenendo presente che i vostri muscoli sono ben più delicati dell’acciaio del motore. I tecnici definiscono questo la voro svolto prima di eseguire qual siasi esercizio di forza, « messa in pressione », ma molti lo chiamano anche preatletico, perché la gamma degli esercizi serve talvolta anche ad avviare i giovani all’atletica. Scaldati ben bene i muscoli ogni esercizio può venire affrontato con tranquillità, vale a dire che non vi è più pericolo di stiramenti muscolari o di strappi. L’atleta si accorge che il muscolo è sciolto quando non conserva la rigidità del momento in cui si è messo in costume atletico. Inoltre, ottenuta la desiderata sciol tezza, correndo sulla pista o sul prato, nessun indolenzimento si pro durrà nei vostri arti. Affermano molti che mi ragazzo prima di dedicarsi all’atletica e specie alla corsa, deve possedere sufficienti doti di resistenza o, per essere più precisi, deve trovarsi « in fiato ». Stando a questa teoria un ragazzo dovrebbe, durante i primi allenamenti, accumulare giri di pista o di prato, in modo da abi tuarsi anzitutto a correre liscio e velocemente senza interruzioni. Può essere questo un metodo, ma non il migliore, secondo noi. Noi pen siamo che un ragazzo, all'inizio della sua attività atletica, deve anzitutto dare la preferenza alla velocità quale prova di preparazione generale, an che se domani egli diventerà un saltatore o un lanciatore. Partendo da questo presupposto, siamo d’avviso che il ragazzo va abi tuato a correre subito il più veloce mente possibile. Quando si parla di velocità, subito la fantasia del futuro atleta corre alla partenza all’americana, allo scatto iniziale, al finale velocissimo e via dicendo, tutta roba necessaria allo specia lizzato, non a colui che si avvicina per la prima volta all’atletica. Il nuovo atleta deve invece partire lentamente, accelerando l’andatura man mano che prosegue e, quando sa rà completamente lanciato, ciò che si ottiene in circa duecento metri, allora egli percorrerà una cinquan tina di metri a tutta andatura, cioè farà cinquanta metri di velocita.
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Giunto al termine di questo pri mo tratto, egli non dovrà troncare di colpo la sua azione, ma rallen tare poco a poco fino a ritornare all’andatura normale. Le prime pro ve, in fatto di stile e di comporta mento di gara, saranno un vero disastro. Ma il ragazzo se appena ap pena avrà prestato... orecchio ai suoi movimenti ed al ritmo della sua corsa, si sarà accorto di tutti gli errori che avrà commesso.
Errori dal principiante Se difatti, come generalmente av viene nelle prime corse, avrà pale sato la tendenza a cadere in avanti, è segno che il corpo sarà stato troppo piegato in avanti e di conseguenza in avvenire dovrà tenere il busto più eretto. Occorre iniziare l’azione pro• prio col busto eretto e sarà poi la corsa che gli darà la giusta posi zione. I piedi avranno toccato terra disordinatamente e basterà guardare sul terreno le impronte lasciate dalle puntine delle scarpine per controllare come è stata razione delle gambe e quindi dei piedi. Le braccia non avranno ritmato il passo (esse servono non solo a spingere, ma a mantenere l’equilibrio del corpo) e ciò lo si nota
anche dall’andatura disordinata pa lesata sul terreno dalla falcata. Inoltre vi saranno dei passi lunghi e dei passi corti che staranno ad indicare che la spinta del piede non è stata sempre della stessa intensità, e, comunque, si è corso a sbalzi. Basta che il ragazzo ragioni su ciascuno degli errori commessi per trovare anche da solo il modo per correggersi. Se vi sarà un osser vatore tanto meglio e se invece di un osservatore si troverà pre sente un tecnico, allora il risultato sarà ancora più efficace. Quello che però conta è che il ragazzo non si metta in mente che basta calzare scarpine e porsi in pista per diven tare un campione della velocità. Anzi è proprio quando il ragazzo incomincia a correre che si pale sano le difficoltà che si frappongono per diventare atleta, Abbiamo qui accennato ai più evidenti difetti che il ragazzo ri scontrerà nella sua azione di corsa ; Prima cura è quella della falcata, che deve essere la pili ampia pos sibile, vale a dire che occorre spingere col piede che resta all’indietro durante l'azione fino a quando l’arto che si trova in avanti non ha descritta tutta la svia azione di avanzata.
Quella della spinta è il partico lare che l’atleta dovrà curare mag giormente. Si potrà dopo vedere se il ragazzo calcia in corsa come un cavallo, se non corre sul palmo del piede e via discorrendo ; ma prima bisogna tenere presente che la spinta nella corsa e decisiva.
Gli elementi base Poi vi è il portamento del busto, che deve essere quasi perpendico lare al suolo e spinto in avanti solo leggermente ; sopratutto oc corre sia eretto quasi in atto di sfida per evitare quelle posizioni « sedute » che sono così dannose e sgraziate. Le braccia devono muoversi per equilibrare il corpo ed il loro movimento si accentuerà man mano la velocità aumenta. Quelli che abbiamo citati sono gli elementi basilari della corsa ; il resto verrà in seguito. Comunque siamo intesi che occorre incomin ciare dalla velocità, senza però mettere in atto i particolari delle partenze e del finale. Quando par leremo della specializzazione allora sarà necessario imparare anche le partenze, l’azione in corsa e gli arrivi ; ma ora vogliamo solo dei ragazzi agili e svelti.
Come nelle corse del cavalli e dei cani i nastri scattano al sollevare di una leva: è un nuovo metodo d’allenamento in voga sulle piste atletiche americane. I velocisti [se ne avvantaggiano soprattutto per lo scatto della partenza.
01 signor Gigonbach, uno dei tanti
allenatori dell’Università di Yale ne gli Stati Uniti ed anche tra i piti quo tati istruttori americani nelle specia lità di lancio, sta attualmente << la vorando » i| gigante Fuchs. Chi sia questo atleta, gli appassio nati lo rammenteianno; il terzo clas sificato nel lancio del peso alle Olim piadi di Londra. Ma Gigonbach si preoccupa ora di curare il suo allievo, non più nella specialità in cui si è pre sentato ai Giochi di Londra. Egli ha dec’so di farne un grande discobolo, capace non solo di detronizzare l’at tuale primatista Fortune Gordien, lo avversario n. 1 dei nostri campioni, ma addir Itura di oscurare la sua fama ed insieme quella di Bob Fitch — il discobolo-meteora — e soprattutto di togliere dj mezzo gli italiani Adolfo Consolini e Giuseppe 'l'osi. In altre parole Fuchs dovrebbe es sere l’uomo destinato a riportare ne gli Stati Un ti i| primato del mondo del lancio del disco e di ridare cosi alla grande nazione una supremazia perduta in questi ultimi anni. La fiducia de] sig. Gigonbach in Fuchs (dovrebbe essere secondo l’alle natore il primo uomo nel mondo ca pace di superare i 60 metri con il di sco) non deriva solamente dalle qua lità di potenza e dalla mole del lan ciatore. Il segreto è tutto nella grande ve locità di Fuchs, i| quale oltre ad esse re dotato di una forza eccezionale è in grado di correre i cento metri nel magnifico tempo di 10”6. Accoppian do tutte queste doti, curando uno sti le di lancio nei suoi minuti partico lari è evidente come la speranza della coppia Gigenbach-Fuchs possa anche divenire realtà. Ma avremo modo di sapere j fatti attraverso il tempo, tra qualche mese. Ci interessa ora notare come sia di mostrato ancora una volta che gli americani considerino sempre, come ba se per ogni esercizio, la velocità pura, quella dote naturale cioè in cui essi primeggiano nel mondo da tanti anni, sia pur dividendo i risultati tecnici tra campioni di pelle bianca e cam pioni di pelle nera. In questo che possiamo anche con siderare addirittura come un vero cul to della velocità consiste la rag one della supremazia degli atleti della grande repubblica nel settore dell'a tletica leggera. Osservate infatti qua li sono le special tà in cui gli ameri cani non riescono non solo a primeg giare, ma neanche a mettere in evi denza campioni in grado di fare con correnza agli europei. Dobbiamo ve der passare in sfilata, una di seguito oli altra, tutto le specialità di corsa <u‘l mezzofondo o del fondo, dai 1500 metri cioè fino alla maratona. Man mano che la distanza poi va aumen tando. conseguentemente gli atleti americani mancano di figure notevoli, p -1'.0’ n1o nel miglio gli Stati mti possono ancora permettersi il 'isso magari di battere sulle piste co
PUÒ'
ESSERE IL SEGRETO DI
UN
CAMPIONE
VELOCITA PRIMA DOTE DEGLI ATLETI AMERICANI di Mario Ciriachi perte qualche asso europeo del valore di Slijkhuis, Hansenne o Ahlden, pas sando ai 3000 metri o alle due miglia essi trovano sempre disco chiuso. Per tutte le altrte special là, a] con trario, essi o arrivano addirittura ad una supremazia formidabile, come per la corsa dei m. 200 e per il salto con l’asta, oppure magari ad avere la pos sibilità d’insidiare (ci riferiamo ad esempio al lancio del d sco) la vitto ria di campioni di altre nazionalità non con un solo elemento, ma avendo ne con misure o tempi rispettabiUssimj un numero sempre notevole. Ci riferiamo ancora al campo della velocità osservando i migliori risultati tecnici raggiunti nella stagione scor sa, stagiono dj rilievo particolare per aver trovato coincidenza con l’anna ta olimpiaca. Ebbene guardiamo la si tuazione generale mondiale per quan to riguarda la corsa dei ni. 100. Resi ste sempre il vecchio primato assolu to di Jessie Owens, l’« espresso della mezzanotte » l'uomo veramente prodi gioso per lo scatto e la velocità spri gionati dai suoi formidabili muscoli: 10”2. La Beach del Panama ed Ewell. puro prodotto « mode in USA ». sono arrivati allo stesso limite, pur non dando la sensazione di quella potenza che Owens sapeva sprigionare. Conimi, quo gli americani han dimostrato di poter sempre filare sul limite del re cord del mondo, tanto da riuscire ad eguagliarlo. Non è tutto qui però, che altri due atleti degli Stati Uniti, Fat toli « la speranza bianca » e il negro Dillard soli vicinissimi al limite con 10”3. seguiti a ridosso con la distan za di un semplice decimo dì secondo, che nero in una specialità così avara per il movimento delle lancette dei cronometri equivale ad un metro di distacco, da altri sei campioni sui 10"-l ed ancora da altri sedici con 10”5. Scendere sotto i 10"6 rappresenta per un veloc'sta la prima grande vit toria. Ebbene sapete quanti sono sta ti gli atleti degli Stati Uniti, che sono riusciti ad ottenere questa pro dezza nella stagione passata? Esattamente tredici. La vecchia Europa non ha potuto o saputo invece presentarne al confronto che nove. Ma che gli statunitensi siano velo cissimi, che curino in modo particolare
la velocità pura ce lo dimostra l'osservazione della situazione mondiale nella specialità dei ni. 200. Come di ciamo pili sopra, è proprio qui che gli americani dimostrano una suprema zia senza contrasti: La Beach del Pa nama detiene il primato del mondo con 20''2 (ma di questo atleta non sia mo soli a nutrire molti dubbi circa la continuità e soprattutto circa la irrvsistib lità di velocista, pur consideran dolo campione eccezionale), altri nove atleti degli Stati Uniti seguono imnied atamente in graduatoria c tutti con tempi inferiori ai 21’’. Diremo an zi di più: l'ultimo di questo gruppetto di duecentisti americani ha segnato 20"9 ; si tratta di Peters, per quasi tutti noi sconosciuto. Ma questo Peters ha raggiunto lo stesso risultato tecni co del tedesco Kocnig, risultato che è iscritto nell’albo dei primati europei. Basti questo particolare a dare un'i dea della profonda differenza tra i campioni dei due continenti. Se poi volessimo insistere diremmo ancora co me Moina, il rumeno primatista eu ropeo della stagione scorsa, è staccato da La Beach di ben un secondo ed un decimo (misurando sul terreno: circa dieci metri e più) c da Peters, quattro decimi di secondo. E’ sufficiente la nostra esposizione per dare esatta documentazione del valore velocistico degli americani? Se non lo fosse e qualcuno desiderasse al tri argomenti diremmo ancora degli specialisti dei ni. 100. capeggiati dal negro anche del Panama (sono veri fe nomeni questi panamensi...) Mac AVenley, con altri sette campioni ame ricani che hanno filato sotto i 47”5. Qualcuno chiederà altre notizie an che circa gli atleti europei nel campo della velocità. Ebbene dobbiamo con cludere che siamo nettamente chiusi : per i m. 200 vi abbiamo detto; per i ni. 100 nessun campione del nostro continente è riuscito a scendere sotto i 10-’6, mentre per i ni. 400 il nostro Tonino Siddi, che è il primo d'Europa è nella scia degli americani con 47’’5. Chi conosce Tonino Siddi sa bene come il sardo sia un eccezionale velocista : anche egli porta un contributo alla tesi che siamo andati esponendo. La velocità è i] segreto primo della PJ-®’ partizione degli americani: la velocità è la prima dote di un campione del l'atletica leggera.
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belle, va trattato con garbo, altrimenti inette fuori le spine e punge. Pochi, purtroppo seguono questa, mas sima. Gli atleti non badano alla propria inco lumità. Essi non sanno del pericolo. Una fatale ebrezza li conduce. Tornano alla realtà solo quando l’acu leo lancinante del trauma li spoglia .lei senso mistico e trasumano che accom pagna, da Icaro in poi. ogni volo teme rario. Gli atleti, tra i loro tanti primati, ne hanno uno tremendo : quello degli infortuni. L'infortunio è la muffa dello sport : nemico implacabile, diffìcile a combattere, perché sta sempre in aggua ta e attacca in modo particolare le piante tenereile. Sono infatti i neofiti i più vulne rabili. Le statistiche danno il 515.” per cento ili infortuni alla massa dei principianti, o meglio alla massa degli autodidatti, alla sterminata schiera cioè, di coloro che credono di poter fare tutto da sé, senza guida e raziocinio, creature folli alla mercé di ogni insidia e di ogni pericolo. Non oso fare cifre perché spavente rebbero. Pensate a tutte le abrasioni, alle ferite ed alle contusioni che l’atleta si cura senza ricorrere al medico. Spesso, come nelle partite di càlcio, una passata di spugna guarisce apparen temente ogni male. Altre volte, come avviene nel pugilato, un panno umido, prima freddo e poi caldo, serve a lenire gravi enfiagioni nella regione oculare. Lo spirito generoso e la provvida età, di chi coltiva agonisticamente lo sport, costituiscono una medicina portentosa. .Ma la piaga, è grande. Nessun ramo è immune dal contagio. Il pugilato e il calcio rappresentano un po’ il Torino e l’Inter del funesto campionato, mentre il tennis e la pallacanestro godono dell’ambito privilegio di fare da fanalini di coda.
I più colpiti sono gli arti inferiori. Su cento atleti infortunati almeno ses santa debbono accompagnarsi per qual che tempo col bastone, mentre ventitré portano il braccio appeso al collo, undici j] tronco ingessato e sei la testa fasciata. I cultori dell’atletica leggera, in genere, sono soggetti a frattura dei metatarsi, a tarsale e metatarsalgio.
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Sovente la. causa, del male è dovuta a. ragioni banalissime : scarpette troppo strette, per esempio, e piedi non fasciati. Pochi sanno che la corsa veloce e il sal to. impegnano il cuore più di ogni altra disciplina sportiva. Si tratta, di esercizi che non debbono mai essere prolungati sino alla stanchezza. (’osì dal campo dei traumi si passa, in quello delle vere e proprie cardiopatie. I calciatoli al contrario dei podisti e dei saltatori, raramente si imbattono in in fortuni ai piedi. Per essi il giardino dei supplizi fiorisce dì strappi del legamento rotuleo, di lussazioni, lesioni dei meni schi, fratture alle gambe, traumi sulla tibia, distorsioni tibiotarsiche ecc. I pugi latori poi fanno addirittura la parte del leone in materia di infortuni. Comune è la frattura dei metacarpei ; frequenti le lesioni del naso, spostamenti, lussazioni, f ra ttu re. Tra mille atleti un pugnatore si rico nosce per le evidenti deformazioni che caratterizzano il suo volto.. D'altra parte coloro che vorrebbero abolire il violentissimo esercizio sportivo sono in errore perché il pugilato è nato nientemeno col genere umano ; anzi se vogliamo credere a quei buontemponi di greci era in uso anche tra gli dei ; e mo rirà col genere umano per una semplicis sima ragione. Infatti esso sintetizza ed esprime nel modo più egregio, la vera natura umana. ; non solo, ma rappre senta il vertice della scala dei valori della forza dell’uomo. Si potrebbe dire benis simo che un grammo del peso di un pu gnatore bene allenato equivale ad un chilo abbondante di un mortale qualun que. Osserviamo ora gli schermidori.. Codesti atleti in un assalto di mezz’ora o poco più possono perdere financo 1500 grammi di peso : una cosa come cin quanta grammi al minuto. Non è una mia invenzione. Lo hanno constatato i medici. La scherma è così lo sport che brucia pili di una locomotiva. Inoltre richiede un notevole sforzo cerebrale.. La scherma non è fatta quindi per i giovani al disotto dei quattordici anni, ed altresì non è fatta per coloro che non siano bene sviluppati. Sulla pedana gli infortuni non sono molto frequenti perché
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Il prof. Ugo BanI, sportivo e medico chi. rnrgo degli sportivi, di nota fama. Quanti calciatori sono stati rimessi in splendida efficienza dalle sue esperte man! di chirurgo?
i In scherma deve essere sempre iniziata sotto la guida di un maestro. Ed eccoci ai nuotatori.. Siamo nel campo dei crampi muscolari. Come porvi rimedio ? E semplice : con un allenamento graduale e metodico. I canottieri sono tra i più fortunati. Essi costituiscono, con i tennisti e i giocatori di pallacanestro, il tritt ico della incolumità e vivono sulla' vetta dell’in dice di ristoro nerveo-muscolare. A proposito del tennis udite quel che dice nei suoi riguardi un testo insigne della cultura medica : « Quasi tutti gli sport sono fatti per i giovani e per l’uomo sino ai trentacinque anni : il tennis è fatto per tutti, sempre. Per ciò che riguarda la donna, è ben difficile trovare un esercizio che come questo serva a determinare accanto al ritmico movimento il risveglio dell’atten zione. Esso è un esercizio di armonia. Certo non vuole essere un esercizio di forza : ma l’esercizio di forza, pur avendo la sua definita ragione di essere, rimane un eser cizio di eccezione, destinato a pochi, li mitato a pochi. Gli stessi vecchi possono praticarlo senza timore ; e in tutte le età è possibile compiere bene l’esercizio, divertendosi e traendone un non denegabile utile fisico. Nel tennis il fatto deH’armonicità dei movimenti predomina su tutti gli altri elementi .spirituali. Tutti i muscoli (gam be. torace, braccia) prendono parte al la voro svolto nella gara. I pericoli dei trau mi, (al piti perdura, un lieve pericolo di rari strappamenti muscolari e tendinei) nel tennis sono remoti ». I pericoli dei traumi non sono però remoti per gli sciatori. II fascino degli sport invernali copre, con un abbagliante schermo, la trappola degli accidenti. Sulle piste ellittiche dei campi can denti le distorsioni nascono come funghi e non certo timidamente si affacciano le fratture, le lesioni, le lussazioni. L’equita zione ha. pur'essa il suo calvario : ai traumi per cadute si accoppiano spesso quelli causati dal ferro de) cavallo che, come si vede, non sempre porta fortuna. I ciclisti poi, questi bulli cavalieri del l’apocalisse sportiva, che Carducci defini un giorno ili stizza : «'arrotini pazzi », hanno la loro brava parte e, fenomeno invero singolarissimo, non vi è atleta professionista in questo campo che non sia rimasto infortunato almeno una volta. Non mi dilungo oltre. Tralascio quindi di elencare le pene che affliggono i gioca tori dì palla ovale, i pattinatori, i moto ciclisti, gli attrezzisti, gli alpinisti 0 pur anco i cacciatori. Un vecchio adagio ilice : chi non risica non rosica e, se vogliamo, lo sport costi tuisco sempre un rischio perché molto in esso vi è da rosicchiare in fatto ili benessere fisico e morale, e, confessia molo pure, di vanità umana. Quando naturalmente, come è per pochissimi, non vi è da rosicchiare qualcosaJtro. Nel 1918, su oltre settecentomila atlet i si sono avuti circa millecinquecento sini strati gravi e trentamila piccoli infor
tuni.
Considerando che per millecinquecento sinistrati non basta una clinica ortope dica della vastità del Rizzoli di Bologna possiamo avere il quadro, sia pure ap prossimativo, del pernicioso morbo che insidia il prosperare delle discipline atle tiche. Ilo detto che il 56,7 percento degli in fortuni è dovuto alla stanchezza, all’im perizia. all’incapacità personale a ese guire dati generi di sport, a scarso alle namento o sovrallenamento o a man canza di cognizioni precise. Ebbene gli altri spazi sono occupati per il 21,5 per cento, dalle condizioni del terreno, per 1’8,9 dalle colpe dei compagni o degli avversari dell'infortunato, dall'1,5 per autodifesa, dall’1,4 per l’inosservanza dei regolamenti, dallo 0,8 a causa degli attrezzi sportivi e infine dal 9.2 per ra gioni varie. Che cosa ha fatto e che cosa fa il Coni onde combattere le cause prime degli infortuni ?
Con ciò la cosidetta medicina sportiva non esorbita dei suoi precisi compiti che sono di squisita azione preventiva. Non sono io che pongo la domanda: esiste una traumatologia sportiva ? Si tratta di un quesito atomico che lascia mo volentieri ai posteri. Accontentiamoci por ora di quanto ci dice il simpatico prof. La Cava, attuale presidente della Federazione. Egli ri sponde affermativamente per amore di una verità quasi lapalissiana, data dal fatto che non è assolutamente pos sibile smentire l’esistenza di lesioni tipi che da sport. Si potrebbe replicare : perché tipiche ? Ma è chiaro : tipiche perché uniformi nel loro meccanismo patogenico, nel loro quadro anatomopatologico, nelle loro manifestazioni direttive. ’J Il medico sportivo non è soltanto il cerbero che esamina accuratamente il
Il prof. Giuseppe La Cava, presidente della Federazione Medici Sportivi, osserva l’esito dell’operazione, da lui brillantemente eseguita, al famoso pollice destro di Egisto Peyre. Il prof. La Cava c soddisfatto. (E tale soddisfazione è stata convalidata dai recenti risultati ottenuti dai Peyre). L’allenatore federale Steve Klaus e l’infer miere Russo osservano ammirati. 11 Presidente Onesti ci darà una cor tese risposta in proposito. Per ora mi limito a cantare le bene inerenze delia Federazione dei Medici sportivi. Sorta nel 1929, sotto la spinta dinamita di Ugo Cassinis, che cinque anni prima aveva gettato le fondamenta del controllo medico degli sportivi presso la Scuola militare di educazione fisica della Farnesina, la suddetta Federazione span do ora la sua benefica assistenza nei mag giori centri d’Italia, con l’ausilio di al cuni ambulatori fisioterapici.
soggetto all’inizio della sua carriera spor tiva onde orientarlo ; oppure l’angelo custode che accompagna l’atleta, con provvidi, consigli, nel corso della sua ardua fatica ; è anche la Veronica che cura le sue piaghe e placa il suo dolore. Credetemi, non vi è spettacolo più pie toso, di quello offerto dall’atleta trafitto dall’infortunio. Vedere un giovane nella pienezza delle forze, squillante di vita e di salute, co stretto alla profonda umiltà del forno, oppure obbligato allo scherno delle gruc ce, quando l’ingessatura non lo faccia
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All’osservazione di La Cava, e del massaggiatore Remo Tarantino, è “Umbertone,, Silvestri il noto campione di lotta grecoromana e di rugby.'
addirittura, inerte, nella estatica immo bilità della statua, è veramente triste. Ecco perché le normali cliniche, gli ospedali, gli istituti ortopedici hanno quasi, un ritegno ad accogliere gli atleti. Occorre ’ un ambiente speciale e un medico sui generis. Per un infortunio capitato anche a me in campo atletico ho avuto occasione non di visitare, ma di vivere intensa mente la vita di uno di questi ambulatori e con precisione della Casa Madre, sita sotto le gradinate dello Stadio Nazionale, nell’àmbito di tre stanzette, fredde d’in verno, calde d'estate. Ebbene per me che avevo già fatto la trafila dei pronti soccorsi, degli ospedali e delle cliniche, non potete immaginare quanto sia stata accogliente e confor tevole la misera tenda da campo dell’am bulatorio dei medici sportivi. Ilo detto tenda da campo per iperbole. In effetti vi si trovano apparecchi di una certa importanza come quelli radiologici, dia termici e via dicendo. Non parliamo poi dell’atmosfera che è quanto di più affet tuoso si possa ottenere in un tempio di Esculapio.
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Sotto queste tende da campo ho tra scorso giornate intere con atleti oscuri e famosi : ho diviso il dolore c la speranza con pugnatori che tornavano da com battimenti gloriosi in terra straniera e calciatori che la domenica vanno a gio care la loro partitella a Civitella sul Tronto o Sgurgola Marsicana ; ho par lato di mille e una cosa con tennist i che conoscono i campi di Wimbledon e con ciclisti che corrono con la bicicletta in prestito. La cura è pressoché uguale per tutti. Dopo la visita o l’eventuale intervento del chirurgo, La Cava, che come abbia mo detto è attualmente il capo della Fe derazione, il paziente passa nel padiglione fisioterapico affidato al dott. Ugo Bellusci ed alla schiera degli assistenti. Qui si osservano quotidianamente quindici minuti di forno a. sessanta gradi e quindici minuti di raggi infrarossi a distanza ravvicinata. In qualche caso si usano gli ultra violetti. Infine entra in ballo Beino Tarantino che nel piccini tempio ha incarico e funzioni di tauma turgo.
Qualunque demone si sia ficcato nelle
tue carni, nell’intrico dei muscoli, dei nervi, dei tendini c delle vene per diver tirsi con la punta di un ago, Beino Ta rantino, con una. specie di esorcismo an tico. che alcunii chiamano massaggio, fuga il dolore e iil martirio c ti ridona sa no e scalpitante alle normali occupazioni. Gli è di valido aiuto in certe pratiche accessorie, l’infermiere Cono (in omaggio forse alla sede) Busso che ha- fatto la sua. prima esperienza negli Ospedali riuniti. Per concludere, volete sapere quanti atleti sono usciti, completamente rimessi a nuovo, dai forni dogli ambulatori dei medici sportivi ? 'Tutti coloro che hanno avuto lo stoi cismo di entrarci, nessuno escluso. Eroilico di Lentini che oltre mi essere il maestro d’Ippocrate fu anche il fonda tore della, medicina sportiva, non ot tenne forse un successo così clamoroso quando per curare le infermità degli atleti faceva compiere al paziente,, a piedi, il viaggio ili andata, e ritorno It rii Atene e Megara, via Eieusi, per un complesso di circa quaranta miglia. <03sia di sessanta chilometri.
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MANCA
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Era parecchio che non ci incontrava mo con Luigi Bacigalupo. Lo abbiamo rivisto alcuni mesi fa a Genova e, dopo un brevissimo saluto, il discorso si inca nalò su quello sport che, per il rapallese, è sempre stato motivo dominante della sua inesausta ed inesauribile passione : il nuoto. • Trovammo Bacigalupo molto acci gliato e pessimista. Nessuna meraviglia in quanto conosciamo il forte campione da tempo o sappiamo che il suo non è un pessimismo sistematico o snobistico ma, sopratutto, un costante tormento acché il nuoto, che tanto gli è caro, pos sa trovare, finalmente, quella via che lo ponga su di un piano per lo meno ana logo a quello di altri sport. Per questo Bacigalupo non è stato e non è compreso da molti. Gli è che egli parla sempre molto chiaro e sfugge a quelle sfumature « diplomatiche » che sovente portano a posti di comando, nelle varie branche sportive, degli autentici analfabeti. Ba cigalupo è per parecchi un granista perché ha il coraggio di dire pane al pane e vino al vino senza però falsare quello' che la sua passioni* gli suggerisce. Per altri Ba cigalupo è addirittura un sorpassato ed un superato. Noi non siamo fra costoro Stimiamo Bacigalupo, pei- quello che ha fatto come atleta <• come propagandista, e vorremmo che tutti lo comprendes sero come lo abbiamo compreso noi. Al lavoro di tavolino, agli intrighi di congressi, assemblee ed altre situazioni analoghe, il nostro Luisito ha sempre preferito e preferisce il terreno pratico. Per lui e per gli altri. Per lui, scendendo in mare, tutti i giorni d’estate e «l’in verno. per compiere una « salutare sgran chita di gambe e di braccia » (sono sue parole !). Per gli altri, con opere e crea zioni sufficienti a smentire chi lo crede sorpassato. Chi ha « creato » infatti i vari Renato Bacigalupo. Cappellini. Macéra, Trulla, Garofano ed altri che rap presentano qualche cosa di effettivo nel la storia del nost ro sport. ? Non certo i « progressisti » che ritengono superato Luigi Bacigalupo, e neppure coloro che hanno disgustato il rapallese ed hanno fatto di tutto per estraniarlo come un « rognoso ». Ma noi non siamo qui per fare l’esal tazione di Luigi Bacigalupo, e se abbia mo preso Io spunto di una nostra con versazione per tirarlo in ballo (anche se da tale discussione non abbiamo da rica varne nulla di allegro 1) gli è che uomini come l’ex grande atleta non possono essere trascurati se si vogliono, effettiva mente, unire le forze produttrici e met terle al servizio di uno sport che ha mol te '— moltissimo — bisogno di clementi aPP«ssionati e competenti. ® Bacigalupo è fra questi (così ci è Parso attraverso la nostra conversazione)
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NUOTO
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pronto, con tutti i suoi difetti, ma con dei meriti che superano di gran lunga i difetti stessi, a mettersi aH’opera. Purtroppo è luogo comune che il nuo to non possa nè debba essere in efficienza se non attraverso le piscine. Ed è forse questo il motivo per cui i nostri vecchi nuotatori (coloro che, pur non « uscendo dalle piscine », andavano a... stanare i grandi campioni stranieri ed a batterli in casa loro nelle gare di fondo !) sono considerati dei superati perché le gare di fondo (lo sappiamo benissimo anche noi) non sono tutto il nuoto. Come a dire che i vari Ara, Balonceri, Carcano, Monzeglio, Rosetta, Mattea, De Vecchi e C. non sono il... sistema, dato che, ai loro tempi, si giuocava con un’altra tecnica ! Ma, al pari dei campioni del calcio che in passato erano stati grandi con la te cnica, gli st ili, e le gare principali della epoca, così i nuotatori sanno benissimo che — al giorno d’oggi — vale di più una affermazione nelle gare veloci, o un tempo di valore internazionale che non — putacaso — una vittoria nella tra versata della- Senna. E se ne potrebbe quindi dedurre che come nel calcio, avvalendosi di allena tori nostrani e stranieri provenienti in massima parte dalle file degli atleti mi litanti, si è giunti a quel perfezionamen to tecnico che tutto il mondo ci ricono sce ed invidia, così nel nuoto si potreb be « tentare » di fare altrettanto. Ma. prima di tutto, bisogna sondare il terreno. In che modo ? Non certo at traverso le piscine che, in Italia sono poche. Ed allora, pur tenendo conto che le piscine costituiscono il fattore prin cipale por il perfezionamento di un atleta e quindi fare di tutto per creare nuovi impianti del genere, è necessario giun gere al sodo ed al pratico, avvalendosi delle situazioni contingenti. È pacifico che un nuotatore non debba nascere sol tanto dalle piscine. Abbiamo troppi esem pi in Italia ed all’estero che confermano quanto sopra. 1 nuotatori possono na scere ovunque c’è un corso d’acqua : in mare, nei fiumi, sui laghi. Indiciamo quindi delle gare, gare ed ancora gare, e non perdiamoci in chime riche... pregiudiziali di piscina. Diamo, cioè la possibilità alle migliaia e migliaia di ragazzi e di giovani che — in ogni dove c’è un po’ d’acqua da immergersi — fan no passare il tempo, di primavera, d’esta te od in primo autunno, muovendo brac cia. e gambe. Facciamo nuotare questa massa ed intento controlliamola. Of friamole, cioè, una prima possibilità di scelta dato che la massa esiste, c non si scova stando in uffici oppure os servando e valutando la situazione del nuoto sulla base delle situazioni di Ro ma, Milano, Torino, Esistono piccoli centri dove la passione di elementi locali
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€ A\ IR IE ha fatto addirittura miracoli. Chi non ricorda la Ruentés di Rapallo ? Ed il Club Nautico Sampierdarenese ? E l’U. S. Maurina di Imperia ? E l’U.S. Sanre mese dove un quasi... ignoto come Ame deo Moreno, ha tirato fuori dei Gambetta e delle « ondine » come la Gamenara, la Siviere, la Bensa. E l’Enotria di Becco? Ed i Canottieri Intra dove, specie in questi ultimi anni, ha lavorato sodo e con profitto il non dimenticato Polli ? Valorizziamoli questi piccoli centri e queste piccole società ed aiutiamoli ; ma non dimentichiamo sopratutto l’imperativo categorico : gare, gare, gare. Che cosa si è fatto e che cosa si intende fare in proposito ? Nulla. Si aspetta, ormai da anni, la manna delle piscine che non vengono, e ci si illude ogni volta che spunta fuori qualche progetto, quasi sempre destinato a rimaner tale. Se non esistesse. in campo propagan distico. quella geniale organizzazione della « Gazzetta dello Sport » che è la Coppa Scarioni, ditemi quale altra ma nifestazione del genere esiste ? Nessuna. Eppure la « Coppa Scarioni » da qualche anno non emana piii quella viva luce del passato. Perché ? Non vorremmo pas sare per presuntuosi ma riteniamo — questo sì, che se la formula ed il regola mento venissero aggiornati, e se la ma nifestazione che fa parte del patrimonio organizzativo della « Gazzetta » che vuol mantenere sempre vivo il ricordo di un pioniere e di un Eroe come Franco Sca rioni — venisse lanciata in tempo utile e curata meglio, una nuova benemerenza si inserirebbe nelle altre che la « rosea » ha al suo attivo per lo sport nazionale. Prendiamo, dunque, una — una sola — manifestazione : curiamola, valoriz ziamola e vedremo che il nuoto italiano prospererà ben presto . Ci Sembra-, a questo punto, veder spuntare i sorrisi degli scettici che ci da ranno dei faciloni in quanto riteniamo il problema natatorio solubile attraverso una sola manifestazione. Ma. di grazia, che gare abbiamo in Italia che si basino sulla propaganda all’infuori della « Cop pa Scarioni ? » Prendiamo quindi la « base zero » e partiamo da essa. Si chiamino poi uomini come Luigi Bacigalupo e si dia loro possibilità di la vorare. I nomi di un Luigi Bacigalupo, di un Frassinetti, di un Gamba, di un Gambi, di un Valle, di un Sachner, e di tantissimi altri più o meno illustri, co stituiscono delle preventive garanzie per quello sviluppo che il nuoto italiano at tende — purtroppo invano ! — da molti troppi anni. Dopo si potrà pensare al resto
Giovanni Vassallo
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MONOPOLIO MECCANICO DI BOLIDI ITALIANI NEL SUD AMERICA
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NASCONO
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Le caratteristiche pili salienti nel lo sport automobilistico di questo dopoguerra mentre sono costituite, per quanto concerne il lato tecnico dalla istituzione da parte delia Com missione Sportiva della F.I.A. delia formula corsa n. 2 ('vetture senza compressore fino a 2000 cmc e tino a 500 cmc con compressore) e dal l’ammissione di competizioni per le vetture categoria turismo interna zionale, per quanto riguarda l'atti vità vera e propria trovano la loro base nel formidabile sviluppo del l’attività nejl'America del Sud. Quest’ultimo aspetto della nuova situazione ci sembra superi, anche per quanto riguarda i criteri co struttivi, i primi due essenzialmente tecnici. Non solo per il fatto in se stesso e soprattutto per la partecipazione dei nostri piloti alle competizioni sudamericane, ma specie per l'inter vento dei piloti dell'altro continen te alle nostre manifestazioni ed a quelle europee in genere. Mentre, d’altra parte, per tutto quanto con cerne l’ammissione delle vetture corsa della formula n. 2 si è già molto discusso e si seguita ancora a parlare e nel contempo nasce una specie di polemica tra i sostenitori della formula n. 1 (vetture con com-
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Oscar Galvez, l’asso argentino, insieme con Villoresi, Ascari e il giornalista Filippini
pressore tino a 1500 e senza com pressore lino a 4500) e quelle della formula n. 2. poco si è trattato del la importanza e della conseguente influenza che possono poi'!are lo corse sudamericane su tutto quello che è il movimento agonistico-tecnico europeo. Identico è poi il di scorso per la categoria vetture da turismo, la quale trova sempre larga risonanza specialmente per le continue discussioni relative alla applicazione dei regolamenti da par te dei Commissari Tecnici, con le conseguenti dolorose squalifiche e multe per molti dei concorrenti. Esaminiamo quindi invece l'atti vità sudamericana, per trarne utili commenti soprattutto riguardo al nostro movimento. Il bilancio della stagione 1949 è ben noto, e d’altron de è presto fatto: quattro corse in circuito in Argentina con due vitto rie italiane (Ascari e Farina), due in Brasile con due nostre affermazioni (Villoresi). Aggiungiamo pure — nè crediamo possa essere il caso di di menticarsene — la famosa corsa da Caracas a Buenos Aires (circa Km. ttì.000 a tappe attraverso deserti e valichi oltre i 4000 metri di quota conclusasi con il finale a sorpresa di Marimon e la squalifica dello sfortunato Oscar Galvez, in testa alla classifica fino a 200 Km. dal tra guardo finale, con oltre due ore di vantaggio, perdute nel più strano dei modi. Corse su strada quindi e circuiti, presenta l’America del Sud, nella quale la nazione argentina è in te sta per movimento, attività e anche per valore di piloti, oltre che per
passione di pubblico. Una situazio ne generale simile press’a poco alla nostra, almeno per quanto concerne le caratteristiche delle manifesta zioni!. Guardiamo ora al materiale mec canico usato per le varie competizioni. Ci sembra clic ciò possa inte ressare molto proprio noi italiani, almeno per quanto potrete sapere, anche se gli. americani mantengono in vigore la formula « libera » al contrario di quanto avviene in Eu ropa. Ebbene, c'è da fare una profonda distinzione tra corse stradali e cir cuiti: mentre per le prime sono usate regolarmente vetture di fabbri cazione americana (per 1'80 per cento si (ralla di Ford e Chevrolet da 2000 cmc di cilindrata), per i circuiti i piloti usano esclusiva mente macelline di fabbricazione italiana. Crediamo sia interessante fare un bilancio del materiale mec canico presentatosi in Sud Ameri ca. nelle ultime competizioni: c’e rano ben sei vetture Maserali 1500 con compressore a doppio stadio, una Ferrari 2000 con compressore, un’Alfa Romeo 4500, un'Alfa Romeo 3800, altre tre Maserati 1500 con compressore a due starli ma di fab bricazione non recentissima, oltre ad un gruppo di macchine, in gene ro tutte Maserati, costruite da alcu ni anni. C'è da aggiungere poi che quasi certamente nei prossimi’ me si una parte dello stabilimento della Cisitalia si trasferirà in Argentina por iniziare a Buenos Aires la co struzione di vetture sport, e corsa. Va presa in seria considerazione
questa importante espansioni*, della nostra industria sportiva, certamen te da seguire con attenzione e po tenziare con ogni mezzo. Ma insieme deve essere tinche te nuta presente Iti concorrenza, che in elfetti si è già iniziata ed è slata sottolineata da due vittorie (lo scor so anno a Bari dal brasiliano Chieo Landi, il mese passato a San Remo daH’argent ino Juan Bangio) nei set tore piloti da corsa. Lo sviluppo che sta assumendo lo sport del volante nel Sud America (sono già previsto, per la stagione ventura, corse oltre che in Argenti na e in Brasile anche nel Venezue la e forse in altre nazioni) c'impone di tenere mollo dietro alla nuova particolare attività. I nostri piloti, tre anni fa. fecero completamente i « maestri » con i sudamericani, vin sero ell’etlivamente a inani basse senza alcuna difficoltà. L'anno pas sato cominciarono già le prime schermaglie, meni re in questi ulti mi tempi la lotta è stala (.Io hanno dichiarato gli stessi Villoresi. Fa rina ed Ascari) veramente dura e difficile. Mentre i nostri quadri di piloti d'alta velocità vanno sempre pili assottigliandosi, sia per la mancan za di uomini nuovi sia per la diffi coltà ili spianare la strada a quei giovani che pure hanno dimostrato qualità notevoli, sorge una nuova generazione di corridori di aJ.ta clas se. ed inoltre confortati da un com plesso di aiuti e di provvidenze davvero notevoli (ad Oscar Galvez il Governo argentino ha regalato addi rittura una casa in premio). Si deli nca. in altre parole, una eccezionale concorrenza ai; piloti italiani, a quei piloti cioè che fino ad oggi non han no trovato eguali nel mondo. Se poi. come ha praticamente sta bilito già dalla Commiss. Sportiva della Federazione Aulomobilisti.ca Internazionale, nell'anno venturo verrà regolarmente istituito il Cam pionato del Mondo Piloti, la. situa zione diverrà ancor più interessante e difficile, anche se il Sufi America dovrà così allinearsi con i regola menti della F.T.A. per quanto con cerne le formule ili corsa. Le vittorie dei piloti italiani, il monopolio detenuto finora dalle vet ture da corsa di nostra fabbricazio ne impongono, come si comprende bene, responsabilità ed attenzioni. L'America del Sud può costituire una via di sbocco della nostra atti vità ed insieme un potenziamento della nostra industria. Ma può an che divenire il centro della maggio re concorrenza nei confronti dei no stri campioni.
M. Rjacik
il Circuito di Mar del Piata è stato uno del più veloci anche se qualche tratto, come ad esempio questo, si presenti tutt’altro che agevole
Quest’anno in Argentina si è corso spesso sotto la pioggia. Ecco una visione assai evidente delie condizioni particolari in cui si è disputata la prova di Buenos Aires
!
Villoresi vince il Circuito della Gavea in Brasile
SCUOLA DI FERRO IL PRIMO GIORNALISMO SPORTIVO Lo sport era ai primi albori e la stampa ignorava gli avvenimenti che si svolgeva no in Italia e all’estero; poi il ciclismo, con i velodromi che sorgevano, attirò gli eleganti ilei tempo, ed a ciò cont ribuì largamente la partecipazione alle coree su pista dell’elemento femminile, prima fra tutte la bellissima Lina Cavalieri che fu corridrice di vaglia prima di divenire la commovente e appassionata Manou. Le cronache dei quotidiani co minciarono così a dare qualche spazio allo sport e — primo fra tutti — fu il Secolo di Milano che iniziò una vera rubrica intitolata « Cronaca dello Sport » pubblicando notizie di risultati mandati finanche per telegramma. Sorsero poi i primi scrittori veri e propri di sport e la Casa editrice Sonzogno pubblicò a dispense settimanali una c Estesa storia illustrata delta Velocipedia » (sic). Si cominciò a far del giornalismo, proprio con il ciclismo, perché si può diro che verso il 1890 furono le gare in biciclo a creare in Italia quella che può direi una situazione sportiva tale da reggere anche l’iniziativa e lo sforzo di un or gano giornalistico ad essa dedicsto. Lo sport ciclistico fu così uno dei fulcri maggiori per l’erezione del giornalismo sportivo vero e proprio quale esso ora si presenta. Non ricordo esattamente quali siano state in ordine cronologico le pubblica zioni settimanali che trattarono esclu sivamente di sport, ma è certo che nel 1895 a Milano si stampava. « Il Ciclista » settimanale diretto dall'avvocato Hi vera, e la I Itasi razione ciclistica. A Brescia il « Ciclo », a Torino Triplette, ed il primo giornale sportivo straniero, venduto in Italia, fu « .1 Bicycleta » un periodico portoghese illustrato. Ben presto però s’intese la necessità del giornale' sportivo specializzato in materia, di formato normale, creato e redatto da tecnici competenti ed entu siasti in grado di dare alla causa, oltre all’anelito della propria anima, il tesoro della volontà, della intelligenza e della competenza particolare che era andata formandosi attraverso gli esperimenti personali, lo studio delle manifestazioni e della cultura sportiva già in auge in qualche altra nazione, particolarmente in Inghilterra. Così lo sport italiano ebbe il suo primo giornale vero e proprio e tutti sanno che esso fu ed è la Gazzetta dello Sport. Anno di nascita 1896, ed ecco il nome di Costamagna e quello di Cougnet ap parire alla ribalta della rosea, ed ecco al loro fianco aggiungerei Arturo Balestieri quale corrispondente da Roma ed Eberardo Mandrioli da Bologna, am bedue marciatori e calciatori, e poi Emilio Colombo, l’amico indimenticabile
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anch’esso proveniente dai vangili dello sport militante. I primi giornalisti sportivi, quelli che furono i pionieri, direi quasi gli apostoli dello sport, ebbero tutti una. origine : quella dei campi di gara, cosa questa che sollevò qualche ironia da parte dei colleglli, del giornalismo maggiore, quello della politica e dell’arte, i quali guarda vano ai colleglli nuovi che audacemente intendevano affiancarsi a loro e li chia marono senz’altro : quelli che scrivono con i... piedi. Ironia ingiusta, perché Eliseo delle Roncaglie, Arturo Bale
strieri, Bomano Zangrilli e più tardi Mario Nicola, Felice Toiletti, Alberto Caniggia, solo per citare qualcuno dei nomi che primi mi salgono dal cuore alla memoria, se pur furono atleti prima d’essere giornalisti, furono scrittori for biti e brillanti. Certo il giornalista sportivo moderno è diverso da quello di 50 anni or sono, quando prima che giornali specializzati vedessero la luce, bastavano e soddisfa cevano i magri resoconti frutto molto spesso di penne digiune in materia e spesso scettiche e malevole, pubblicati — spazio permettendolo — sui giornali quotidiani. Oggi — eclettico e specialista — il giornalismo sportivo è alla pari di altre branche formanti il complesso della materia giornalistica e bisogna convincerei che la sua. pratica è ancora più aspra e delicata di quanto non si verifichi nella trattazione ili argomenti letterari, teatrali, cinematografici, cit tadini, ed economici 0 sociali. Esso è amato e seguito dai suoi lettori perchéjjon una immediatezza sconosciuta
in altri campi, il giornalismo sportivo muove, commuove, appassiona, esalta e trascina folle mai viste per Dinnanzi. Uopo la Gazzella dello Sport il giorna lismo sportivo s’espresse con settimanali e con riviste che si sta mpava no t ra Milano, 'l'orino e Roma. Non industria lizzato come è oggi, ma lanciato o sorretto da vecchi sportivi che vedevano nell’impresa, della pi LI licazione ili un foglio di sport, non l’i fi'aic commerciale, ma la ragione della- piopagamla e della diffusione delle pratiche sportive ed agonistiche. Qui occorre subito ricordare Sante Bargcllini. un chiaro letterato insegnante in un liceo romano, che buttando ne) crogiuolo delle spese, prima i scoi ri sparmi e quindi impegni firmati a jesa dotte vita in Roma a lo Studio in cui olt re A . Can iggia. Adone Nosaci, G. Ca vallotti, collaborò — era allora alle pri me armi — Poppino Rosati, divenuto poi direttore di grandi giornali politici. Con il passar degli anni le pubblica zioni da. settimanali c trisett imanali divengono quotidiane. Fra i periodici tipo rivista ecco la Stampa sportiva e la Lettura ; VJIalia Sportiva, trisettima nale romano, che ad un certo momento scosse la supremazia della Gazzetta dello Sport, il torinese Sport del Popolo <d altri ancora, ed i nomi dei giornalisti si accavallano nel ricordo, fra i primis simi dopo i pionieri, ai quali abbiamo accennato ecco Mario Spetia, Giuseppe Ambrosini, Attilio Morresi, Cesare Cor redini. Romano Guerra. Giuseppe Favia, Vittorio Varale, Carlo Missaglia, Renzo Bidone. Callo Vanni, Gino Bruti, 'Dotò Scarfoglio, solo per citare i più anziani, molti dei quali purtroppo non sono più della scena di questo mondo. Si creò così da Milano a Roma e a Napoli un’autentica scuola di giorna lismo. Scuola di ferro dove il lavoro era pressoché gratuito, i servizi spesso a proprie spese, con pionieri dello sport e militi ardenti della nuova forma gior nalistica che lottarono sempre più for temente, ansiosi di portare innanzi il vessillo di un’idea che audacemente, in mezzo a mille ostacoli andò facendosi strada-, lenta, ma sicura, conquistando le folle che aderivano sempre più nume rose allo sport. Venne poi la guerra, la prima- grande guerra, mondiale, quella che vincemmo. La sola Gazzetta dello Sport resse nel quadriennio bellico. Ogni altro giornale di sport scomparve. Ma risorsero con più vigore, con più temprate energie nel dopo guerra, ed i giornalisti ebbero il loro crisma con la. costituzione dell’Associazione della Stampa sportiva ita liana creata dal torinese Verona, che dette al giornalismo sportivo veste defi nitiva e giuridica. Oggi il giornalismo sportivo ha uno sviluppo di attività formidabile. Va diritto e sicuro per la sua strada, ves sillifero e sostenitore, propagandai ore e consigliere in campo sportivo nazionale ed internazionale, seguito da masse in tiere, appassionate c fedeli, in prima linea, alla pari con qualsiasi altra atti vità giornalistica ed editoriale.
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DOPO I CAMPIONATI MONDIALI DI SCHERMA IN EGITTO
Olia la no RENZO! Qua la mano Renzo, torniamo amici. La notizia che ci hai maudato dal Cairo ha fatto tornare il sereno, ha entusiasmato gli spor tivi italiani e quelli romani in ispecie ; ha fatto dimenticare la brutta giornata di Londra e al sottoscritto il cattivo giudizio emesso la sera della sconfitta in attesa del torneo olimpico di fioretto a squadre. Ricordi ? Non era il Renzo No stini di sempre, non era il Renzo scapigliato e vivo, signore della pe dana, non era davvero l’esuberante presidente del centro universitario sportivo italiano quello che « tirava » irascibile e incontenibile sulla pe dana marrone del palazzo dell’inge gneria a Wembley. Non era il cam pione gioviale e sorridente che tanti anni fa ho visto con addosso uno sdrucito giubbetto bianco sporco, in sala Pessina su, al quarto piano del palazzo del Messaggero, assieme al fratello Giuliano, al campione di Berlino, al povero Giulio Caudini e a tanti altri giovani universitari presi nel vortice di una passione schermistica inimitabile che la sala stessa ispirava, saltellante nella pe dana, avido di apprendere e di incrociare il ferro. A Wembley, nell’agosto scorso, ili una giornata uggiosa che dava ai nervi, sicché era impossibile che gli umori fossero diversi dall’aria brumosa e irrespirabile e dal grigio cielo londinese, non ho più visto nulla di tutto quanto sopra, e quasi ho stentato a riconoscere nella persona fisica, madida di sudore, i capelli sconvolti dal lungo tor neare, dal nervoso e dalla fatica, il Renzo Nostini che anni addietro avevo ammirato, giovane entusia sta anch’io e alle prime armi del giornalismo, a Roma. Per questo mi è spiaciuto non assistere alla apoteosi del Cairo, anche se nel leggere con avidità la cronaca invero troppo breve e insoddisfacente dei colleglli dei gior nali sportivi, ho ricostruito con la mente la travolgente vittoria nella gara che rappresentava per l’Italia questione di vita o d.i... sconfitta. Così come a Londra rincontro decisivo ti ha visto impacciato e strano, al Cairo lo stesso confronto in chiusura di torneo, quello che ha costretto al « getto di spugna » la squadra francese, ha (lato ai tuoi compagni, ai tecnici e agli spettatori il brivido, lo spasimo, dell’avvincente terribile incer tezza.
Tutti i cuori dei presenti sobbal zavano nei petti, come rullar di tamburi ; il tuo soltanto ha saputo resistere, ed era il più necessario. Guai se in quel momento della parità, a quattro stoccate per parte, quattro per te e quattro per il tuo grande avversario, tu non avessi saputo frenare l’impulso, soffocare l’istinto, e, certo, il sangue era giunto alle tempie e il ferro scottava nella mano. A quattro pari, quando qualun que altro atleta avrebbe chiuso gli occhi e si sarebbe gettato allo sba raglio, tu hai rivisto la tua stessa figura, la tua stessa visione di Lon dra ed è stata certo quella che ti ha dato il controllo, così difficile a raggiungere, per scegliere il giu sto momento della stoccata che è arrivata più che al petto, cocente e inesorabile sul volto del cam pione francese che avevi di fronte. La partita si è dunque chiusa in tuo favore. Non ha importanza se il giorno dopo D’Oriolà lia rista bilito la distanza e ha messo pun tiglio e forza nell’incontro che lo ha consacrato campione del mondo e che ha dato a te il titolo di vice campione : era quest'aldina una partita a due, non impegnava la squadra, non impegnava i tuoi compagni che avevi sacrificato a Londra, impegnava soltanto te, ma tu eri già soddisfatto di una vittoria, della vittoria di squadra che mai come al Cairo è stata cesi individuale ! La vittoria italiana nel torneo di fioretto a squadre, è stata rag giunta attraverso una serie di vit torie ciliare e soddisfacenti. Avver sari degli azzurri erano nella grande maggioranza quelli stessi di Londra e quindi il fervore della lotta si è fatto subito intenso. Da una parte Renzo e Giuliano Nostini, il primo sfolgorante, il secondo non troppo in vena e ancora, Eduardo Mangiarotti e Pellini. Dall’altra, il cam pione del mondo D’Oriolà e gli olimpionici Buhan, Bougnoì e Lu taste. Scavalcati ..a piè pari Belgio ed Egitto, l’Italia s’è trovata a tu per tu ccn la Francia ccm’era del resto nelle previsioni generali e rin contro aveva sùbito il sapore della grande rivincita. Mai tuttavia i fiorettisti azzurri han dato la sen sazione di farsi sopravanzare dagli avversari e amici. Dopo quattordici duelli serrati il punteggio era otto
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per l'Italia e sei per la Francia. l’na vittoria francese avrebbe ristabi lite le distanze ed è qui ch’è venuta la grande affermazione e il palpi tante incontro di Renzo Nostini con Fataste. Il sedicesimo incontro non avrebbe mutato le sorti ed è per questo elici francesi hanno rinunciato alla lotta. Nove a 6 dunque per gli azzurri, e nelle vetrine della Federazione ita liana scherma, accanto ai trofei conquistati da Nudi e Caudini, da Marzi e Cantone, la Ceppa d'oro di Re Faruk, a ricordo di una tra sferta eccezionale, tra le palme d’Africa e in riva al Nilo. l’na vittoria che continua la tradizione e l'alternativa dei grandi confronti schermistici tra fìorettifioretti sti italiani e francesi.
La simpatica novità dei campio nati mondiali di scherniti ui.pi è costituita dalla nuova formula di eliminazione diretta, tipo tennis, al limite di due incontri su tre. Maggiore tensione di nervi, mag giore impiego di energie, ma anche maggiore possibilità di recupero. D'Oriolà aveva in corpo la scon fitta della propria squadra nel torneo collettivo, voleva rifaris Elimina il nostro Pellini negli ot tavi di finale, in cui Renzo Nostini liquida con facilità Bougnol ; su pera Di Rosa nei « quarti » dove il campione olimpionico Buhan deve lasciare il passo sottolineando la vittoria con un simpatico gesto di cavalleria, all’atletico campione ro mano. Tre italiani e un francese seno in semifinale, ma runico superstite transalpino della severa e rapida selezione ha nome D’Oriolà cam pione del mondo che difende con chiarezza il prezioso titolo. Giu liano Nostini cede al primo incon tro per 2 a 5, supera di misura l’avversario nel secondo per 5 a q, ma nella « bella » D’Oriolà passa deciso mettendo a segno di seguito quattro stoccate. In finale ecco di fronte i due mi gliori elementi dell'edizione egi ziana dei campionati del mondo : Renzo Nostini e D’Oriolà. Il pub blico è tutto per il francese il quale sente l’ambiente e si inebria, senza comunque perdere la linea serena e precisa. L'incontro ha la stessa identica fisionomia della semifinale e a Renzo è riservato lo stesso iden tico trattamento di Giuliano. Ma il bilancio per lui è ugualmente in grande attivo : su due campio nati del mondo : un titolo e un se condo posto. È un risultato che solo i grandi campioni possono e sanno realizzare. È un risultato che ripaga tutti e tutto, ben compreso il sotto scritto. della particolare amarezza londinese.
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Qnoniino a doppio le campane delle vittorie sportive italiane — anzi è un « carillon » a grande orchestra questo che squilla ed echeggia lontano lontano — in una Pasqua di sport e di primavera fiammante l’na vera esplosione di successi sportivi clamorosi in questi giorni! Dopo la lezione di tecnica e di avvedutezza preliminare impartitaci dal l'Inghilterra nell’incontro calcistico di Torino —• ma l’incontro di rivin cita dovrà pur dire una parola più meditata — il calcio azzurro si è ri preso con gli incontri col Portogallo e con la Spagna. E a Ginevra, nel torneo calcistico giovanile europeo, la squadra ra gazzi de] « Tor no » ha vinto la finali*, classificandosi così al primo posto; conforma dell'identico successo riportato lo scorso anno. Al (plinto e al sesto posto risultano, nell’ordine, le altre due squadre « boys » italiane della Lazio e della Juventus.
opra evengono, in campo ciclistico, la vittoria di Fiorenzo Magni al Giro delle Fiandre: superba impresa, quando si pensi che il toscano, dovette letteralmente sfondare un... sipario d'acciaio di 200 e più av versari, dei liliali almeno una ventina aveva, con Schotto campione del mondo alla testa, tutti i titoli per il garantito successo nella corsa. Nel Giro della « Fieccia Vallona » jilia pausa: nel senso che Fausto Coppi era costretto a contentarsi del secondo posto, visto che aveva a che fare non solo con la coalizione dogli avversari, ma con la... d sorga nizzazione della gara, che non consentiva l’esito regolare. ionio alla perigliosa e convulsa 47a Parigi-Roubaix. Fausto torna ne! gruppo dopo aver tirato con Fiorenzo Magni un inseguimento classico: ma chi saetta via al cospetto del traguardo? L’altro Coppi, dal nome ar caico e regale di Serse, che da anni è soltanto buono e fedelissimo scudiero dell’invitto paladino. Serse scatta, all’inseguimento dei vicinissimi fug gitivi esce dalla scia sapiente e vigile del maggior fratello, s’avventa, punta dritto alla mèta. « Audaces fortuna juvat »... Già, c'è stata anche la fortuna: un errore d'ingresso in pista del piccolo drappello di testa. Ma ogni consumato tagliatore di traguardi sa che chi è fresco e non ha gli occhi e la monte annebbiati da eccesso di fatica proprio nel l’istante decisivo, fortuna e vittoria se lo merita senza restrizioni. E così abbiamo anche Serse Coppi, il ventiseienne scudiero cresciuto all’ombra del grande Fausto, nell’abbagliante luce della vittoria della famosa Pa rigi-Roubaix. Dove se la media di corsa è di 39,318 — c pur sempre un bel camminare nel disordine di una gara simile con pericolo immanente della vita — e si è lontani dai km. 43.612 registrati lo scorso anno dal belga Van Steenbergen, la colpa non è certo del vincitore... Del resto ciascuna gara fa storia a sè. Anche il motorismo italiano canta la sua canzone, d’acciaio e di fiam. ma: al Gran Premio motociclistico internazionale di Pati, pieno successo italiano, con Lorenzetti, vincitore su Guzzi e Pagani, secondo su1 Gilera. Successo di sport, di produz’one, di lavoro.
rintronilo nel campo meno polveroso 0 rapinoso del tennis, e tuttavia irto di tecnica sopraffina per non dire crudele, dopo che in recenti tornei Gianni Cuccili ha tenuto testa all’americano Parker, « N. 1 del mondo », nel torneo di San Remo il milanese riesce a battere tanto av versario, con un punteggio, di misura, ma appunto per questo convincente. Non basta: ai campionati mondiali di scherma al Cairo, fedeli alla tradizione dei Pessimi, dei Grece, dei Sassone, dei Nudi, dei Caudini, gelosi custodi e continuatori della grande arte schermistica italiana, i nostri giovani si sono affermati in modo superiore all’attesa. Hanno vinto il torneo a squadre di fioretto. Ma si registra un avvenimento ben piti sorprendente: le vittorie assolute nel campionato del mondo di spada a squadro e individuale. (Mentre andiamo in macchina apprendiamo, che gli schermitori italiani hanno vinto anche il Cam pionato del mondo di sciabola). Concludendo co] pugilato: Mitri, il triestino — e perciò italiano e azzurro sette volte sette — ha battuto nettamente il francese Laiiient. E dire che in altro articolo sul pugilato, in questo stesso numero, po niamo in evidenza un certo distacco, 0 vuoto, nelle file, dei campioni verso la parabola discendente, e dei nuovi prodotti all’inizio deH’ascendenza... L’itala gente dalle molte vite, rinasce sempre piti vigorosa o piti forte dalle macerie e dalle ceneri. Col fisico sano, col cuore puro, con 1 aninia immortale.
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■M II ■ UHI , ffiB| d a Chicago a Palermo a Fare il punto sulla situazione del pugilato italiano oggi non è cosa fa elle, non perché essa non offra motivi di soddisfazione e di buoni auspici per l’avvenire, ché anzi, ve ne sono im rocchi. Ma perché il pugilato italiano si trova in un periodo che non si può fissare come « situazione » e oe stato di fatto identificabile in consistenza e traducibile in cifre di valori assodati. Esso si trova in un periodo di rinno vamento, di ricostituzione e di rim pasto, ne] quale elementi di buon ti tolo ma piii o mono logori sono sulla parabola do] tramonto, mentre altri di esuberante vitalità sono già nella cerchia dell’aurora, ma ad ancor no tevole distanza dallo zenith. Il note vole distacco tra valori al tramonto c speranze sorgenti si ripercuote all’e videnza in campo professionistico, do ve in tutte le categorie si accusa il vuoto di oltre un quinquennio — guer ra e derivati — originato dallo scarso afllusso dei rincalzi che tempo addie tro il dilettantismo fresco e generoso apportava via via ai quadri di ascritti alla professione. Però il nostro vivaio di dilettanti è davvero inesaurib le. Disponiamo di una miniera di "invimi e vergini ener gie, nella quale non c’è che attingere a piene ma anche ad esperte mani. Senza voler ficcare il pugno nei for zici!, agguantare e stringere il più che si può di perle e di gemme, o poi estrar re. No, ci vuole un po’ di buona grazia c di discrezione. Altrimenti all'uscita lidia imboccatura bisogna lasciar ra pidamente la presa e perdere magari lo pepite più grosse 0 ritenere della minutaglia. Ficchiamo puro la mano nei visceri che custodiscono i tesori na scosti, ma estraiamola con tatto fine e senso della misura. Anche così, non tutti i campioni, al saggio e al vaglio dei paragoni di cre scente esigenza riusciranno ineccepi bili: comunque la selezione non man cherà e secondo una fortuna suffi ciente a rinnovalo, e con vantaggio, la procedente dotazione per tutte le ca tegorie di poso e le graduatorie di qualità. Dopo tanto preambolo a metafora, possiamo diri1 che la pesca miracolosa e i vagli più elio severi e probanti dei campionati italiani di dilettanti a Fi renze, ci hanno dato questi nuovi tito lari di categoria, tra i quali ved amo più d'uno capace di rinnovare le file professionistiche, volontà, audacia e fortuna aiutando; Mosca: Lepore (Lazio); (tallo: Zud das (Sardegna): piuma: Fermenti (Lombardia) ; leggeri: Gianluppi (T.om-
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bardia); ntcìfto-Zc'/i/rn : Pillano (To scana!; m di: Aiello Liguria); medio massimi: Di Sigr.i (Lazio); mass'mi: Bastimi) (Puglia). Ma noi non ci fermiamo alla consi derazione dei nomi dei vincitori: tan to. che più d’una delle speranze le ve diamo anche nel novero dei battuti in finale, e tra questi Angelico, Senti menti. E anche altri elementi hanno diritto, pur tra i caduti in eliminato ria, a riesame e a ]processo - - ’ ' rieducativo. Poiché il difetto non è precisaniente nelle doti fisiche e nella vita lità, ma nella tecnica e nella accorta condotta di gara. E tecnica e condot ta di combatti mento potranno ricevere utilissime lezioni in un proficuo pro cesso rieducativo quale ora si inizia con gli allenamenti collegiali apparec chiati dalla F.P.I. con inizio in data 20 aprile a Firenze. Gli allenamenti saranno curati da Steve Klaus e tan to nome è già garanzia ad addestra mento efficace a tutti gli effetti. La convocazione è in vista della disputa de] torneo per il « Guanto d’Oro di Chicago », e dei « Giuochi del Medi terraneo » che si svolgeranno a Pa lermo, e soprattutto in vista dei pros simi Camp onati d’Europa a Oslo. Come si vede, ci troviamo dinnanzi a un programma imponente. La Fe derazione ha fatto bene a chiamare agli allenamenti collegiali di Firenze tutta dei campionati italiani dilettanti, sia j vincitori che gli ele menti postisi comunque in buona vi sta. La lista è ricca, e la citiamo per disteso: Pesi mosca: Bandinelli, Le pore e Cardinali; pesi palio: Zuddas, Angelico. Bevilacqua o Ceci ; pcs' piu ma: Formanti. Macule e l’olidori; pesi lepperi : Gianluppi e Marconi; p'si mcdio-lepaeri : Bollami, Melis e D’Ottavio ; pesi medi: Fontana. Aiello. Te st ucci o Raddi ; pi si mediomassimi: Di Segni e Montibelli: pesi massimi : Bastioni. Baccil eri e Zamboni. Di questi, il « più tecnico » è risul tato il lombardo Fermenti. Ma voglia mo indicare l’intera gamma di valori, che è la seguente: Piiiiilc più tecnico tra • vincitori : Forinomi (Lombardia); più completo tra i secondi: Minateli! (Venezia Giu lia): più combattivo tra i finalisti: Sentimenti (Emilia): più completo tra i più aiovani: Zuddas (Sardegna); più completo tra i più anziani: Di Segni (Lazio); per mangiar numero di vit torie pr'ma del limite: Bottaccio!! (Umbria) e Ferrari (Lombardia) due vittorie prima del limito; Sfrondi pii corretti: Miglioccio (Venezia) e De Laurent is (Lombardia).
Quanto alla valutazioni di carattere internazionale nei riguardi dei nostri aspiranti al « Guanto d’Oro » ci ri mettiamo agli inviti dalla Ecderaz one Internazionale dei pugili dilettanti rivolti da Londra ai nostri: Bandinel li, Zuddas e Fermenti. Essi fanno così parte della squadra che deve rappre sentare l’Europa a Chicago; Tale squa dra risulta cosi composta: l'csi mosca: Spartaco Bandinelli (Italia); pesi pal io: Giovanni Zuddas (Italia); Pcs' piuma: Ernesto Fermenti (Italia); pe si leggeri: Wall Sveni! (Danimarca); pesi incd'o-lcgpiri : Josef Torma (Ceco slovacchia); pesi medi: Mick McKeon (Irlanda); pesi medio-massimi : Dar ri S'ijander (Finlandia) : pesi massimi: Teemu Kuusela (Finlandia). Itisi ree pesi legger':: Michael McCullagh (Ir landa): pesi medi: Diaz Cadaveda (Spagna). ( 'um m 'ssa rio Tecnico: A. Proet 11 ost (Norvegia): allenatore: Steve Klaus (Italia). Come si vede, l’Italia ha il maggior numero di rappresentanti. Nelle cate gorie più leggere, come d'abitudine: comunque ciò sta a confermare come anche in periodo di minor potenziale (per cause che chiunque comprende) l'Italia d’spone di elementi di un di namismo irriducibile. In maggio a Chicago e in giugno a Oslo vedremo quello che sapranno fa re i nostri selezionati o bene indicati di Firenze. Elementi nuovi e nuov.ssimi, a cui sorridono giovinezza, au dacia, doti fisiche e morali temprate da una palestra e un abito di vita sc iaminosi nel contempo. L’Ita lia risorgente con i suoi atleti e cam pioni d’ogni sport, da] ciclismo, ni cal cio al pugilato, lancia il sorriso e il suo grido di vita, di fede e d’avvenire.
Orazio Giuri
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r ci fanno sentire l’obbligo di tenerlo bene stretto nel pugno e a limi addormentarci su antichi al! ... che il Dori ritmo febbrile dei tempi che corrono dissecca da un anno all’altro.
I cavalieri che scendono in Italia 1 sanno di venire nella culla dell’ar te equestre. A parte ciò che fu nella storia della Cavalleria mediocvale, l’I talia, con le sue rinomate Scuole di Equitazione, ha saputo anche in epoca moderna imporsi e dimostrare la su periorità del suo metodo e della sua scuola.
dei @aiMdie*i Ogni primavera romana, nel suo pe riodo più aulente e generoso, ci riser va una festa di cavalli e cavalieri, la più attesa, autorevole e risonante tra quante celebrazioni di valentia eque stre si tengano per il mondo; autore vole e risonante sia per il lustro che ad essa confer.sce il nome dell-Tri)'1, sia por il numero e il valore dei con correnti che sul difficilissimo campo — per difficoltà di ostacoli e severità di percorsi — scendono a contendersi premi di altissimo valore intrinseco <* morale. Così la romana Piazza di Siena va famosa non soltanto per la bellezza della sua architettura di verde (dove una immensa fuga circolare di colonne _ j secolari pini — dalle chiome che s’intrecciano in volte ardue e solenni, la fa sembrare il peristilio magico d’un tempio ideale che abbia per cupola il cielo e la luce di Roma), va famosa anche per quella elegante pista, rac chiusa e quasi custodita dal sovrastan te colonnato arboreo, che conobbe gli inizi dello sport italiano: e nel 1906 vi si disputarono lo primissime elimina
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torio nazionali per le Olimpiadi di Atene ; e da vari anni si è resa uno dei massimi campi di gara dell’equitazio ne internazionale. I| Concorso prossimo, diciottesimo della serie, avrà inizio il 30 aprile per concludersi 1’8 maggio; e risulterà per valore di concorrenti e partecipazione di squadre ufficiali una solenne esal tazione, la più importante del dopo guerra, dello sport equestre. Celebra zione che confermerà come l’.ppica, il più antico degli sport (fu la prima de strezza, la prima arte di dominio del l’uomo), è anche il più nobile. Il più antico e nobile degli esercizi civili e guerrieri ed esso non può avere, og gi. che nell’Lrbe la sua celebrazione più degna. E la tradizione che dal mito lontanissimo dei centauri vi pre senta nell’uomo a cavallo il combatten te generoso, il « cavaliere » per anto nomasia. su nessun altro suolo che non sia quello di Roma può meglio rinver dire i suoi allori immortali. Del resto, è proprio l’Italia la clas sica terra dell’equitazione: uno dei tanti primati che ci appartengono, e
Sono stati i cavalieri italiani, e primo fra tutti Federico Caprilli, a dimostrare scientificamente e ]praticamenti* che i metodi di equitazione fi no allora usati erano del tutto errati. Non si era tenuto conto della naturalo abilità de] cavallo al salto e, quindi, (lai finimenti al modo di cavalcare tut to risentiva dell’errore. La stessa bardatura, allora usata, dimostrava in comprensione delle qualità e del ca rattere del cavallo. 11 morso adoprato era di notevole doloroso peso e con estrema difficoltà l’animale vi si adat tava ; la sella veniva piazzata sulle reni ; e il cavaliere, come domatore su bestia feroce, faceva largo uso di filet ti. speroni (lunghi con rotelle pungen ti), e frusta... Dato uno sguardo ad una vecchia fo tografia d’album d’un ufficiale di ca valleria in attività di servizio verso il 1880, e troverete certamente un sal to d’ostacolo. Grande prova d’audacia por quei tempi, forse più grande d’un odierno cerchio della morte aviatorio... Si diceva: « Uomo a cavallo, sepoltu ra aperta ». Nientemeno! Ebbene, os servando questa vecchia, ingiallita e romantica fotografia, che ricorda il fogazzariano piccolo mondo antico, tro verete la tecnica equestre d’allora. Re dini accorciate e tirato in mano al ca valiere che, col corpo gettato all’indietro, sembra voglia sostenere il peso della tosta del cavallo. Posa buffa che ci fa sorridere oggi che conosciamo il a metodo Caprilli ». E quella staffata™ lunga? Staffe, redini, morso, posa del cavaliere tutto contribuiva a rendere disarmonico, quasi in contrasto, il volo sull’ostacolo dell’an inale o dell’uomo. Anche S. S. Pio NIT, che in gioven tù, nei periodi delle vacanze scolasti che. fu appass’onato cavaliere nei dif ficoltosi percorsi della accidentata campagna romana, un giorno, in una Sua udienza, dove la Sii:) augusta pa rola toccò argonlenti sportivi, ci con fidò che anch’Egli aveva cavalcato « ma con le hiiuilic. Non come ora! ». Fu il giovano istruttore ten. Fede rico Caprilli che. a l’inerolo rivolu zionò il metodo, la tecnica e la teoria dell’equitazione conquistando ben pro sto. non solo in Itali» ma in tutto il mondo, i più larghi e meritati consen si. Fu il periodo in cui i nostri cava lieri riportarono i più fulgidi successi in tutti i concorsi ipp'ci. Successi che iniziati con il « metodo Caprilli » -U
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anni or sono nel Concorso internazio nale di Torino, continuarono poi per lungo tempo in ogni competizione. Il Caprilli sosteneva che il cavallo Va risparmiato in bocca, per non ot tundere la sensibilità dell’organo; quindi niente morsi pesanti e dolorosi, ma largo uso di leggeri e snodati fi letti; il cavallo va abituato con la pra tica costante e con la dolcezza del trat tamento ad arrendersi alla leggera pressione delle redini. E i fatti dimo strarono in breve che il Caprilli aveva colto nel segno. L’animale nel si.perare l’ostacolo deve essere assecondato nella distensione del collo, il peso del corpo del cavaliere deve gravitare piuttosto sul garretto che sulle reni del cavallo. Quindi, rettifica della po sizione del cavaliere in sella. Cioè staf fatimi corta, in modo che il cavaliere sia costretto a poggiare sugli staffili e, quindi, sulle gambe anteriori. Questo è il metodo che oggi viene usato dalle Cavallerie di tutte le Na zioni. Potrà ancora esserci in qualche Scuola impronta diversa come stile, ma la tecnica è quella italiana. L’in superabile metodo della nostra Scuola, è praticato da tutti. E il r sultato di questa assimilazione è che ormai, quando si scende in lizza, i contenden ti denunciano un sensibile equi!.brio
e i cavalieri italiani debbono compie re, favoriti dal loro temperamento, autentici prodigi per far prevalere li na eccellenza di scuola che a volte si trova alle prese con la potenza supc riore di cavalli dai mezzi d’eccezione. Ricordate i cavalli messicani, il landesi dello scorso anno? Cavalli formida bili, letteralmente « ammaestrati », che, da sé, saltavano... case. Equitazione da circo, o, più propria mente detta, d’alta scuola e non certo « equitazione da campagna » coi nor mali soggetti da squadrone, come so no nell’uso pratico militare italiano, sia pur scegliendo poi tra questi i mi gliori per il concorso. .Ma tanfi*. LI iazza di Siena attende. Ma già coni' pletato il suo abbigl.amento. Solo dal 1929, quando l’attuale Con corso ippico era già alla sua quarta edizione, la competizione ha regolar mente per suo campo la magnifica piazza. Prima di essa anche Villa Glo ri, i Parioli e il vecchio, glorioso 'l'or di Quinto si erano prestati, coi loro perfetti terreni e impianti. Soltanto non potevano riuscire quel centro ne vralgico, quel cuore pulsante e infiam mato che solo 1;1 settecentesca villa dei Borghese, ribattezzata alla memoria
di Umberto I, il buono c valente ca valiere, era in grado di concedere. Da allora la passione per l'arte ippica ha ripreso in pieno nell’animo dei romani. Il conte Romeo Gallenga Stuart, il lustre uomo dello sport e della politi ca italiana, che insieme co] marchese Giorgio Guglielmi di Videi, altro be nemerito pioniere dello sport in Italia, era stato l’ideatore e l’organizzatore principale — fino alla sua immatura e improvvisa scomparsa — dei Concor si romani, era particolarmente lieto di questa passione, nuova e antica al lo stesso tempo, suscitata nel popolo romano. E nell’invitarci, primi fra tutti, a fondare insieme con lui la So cietà Romana d’Equitazione, ci espres se i] suo nobile sogno di vedere attor no allo sport equestre il popolo auten tico, tutti coloro che amano e apprez zano il cavallo. Con la sua parola colo rita, feconda, convincente, ci espose un programma di divulgazione dello sport equestre che avrebbe dovuto rac cogliere e dare possibilità di montare a cavallo a tutti coloro che a Roma, pur amando e volendo praticare l’e quitazione non potevano realizzare questo loro desiderio per l’alto costo del mantenimento (l’un cavallo. Pur troppo la sua immatura fine non potè far condurre a tei mine il nobile pro-
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11 T. Colonnello Conforti, Capo del Centro Militare Ippico, su “Encomiabile,,.
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“a e hi Società Romana <!'Equita getto zione preso altri sviluppi... Ma del Gidlenga-Stuart, gentiluo mo perugino, di regale discendenza in glese, è rimasta la tradizione, brillan temente proseguita, degli internazio nali Concorsi romani.
/Quest’anno la partecipazione torna ad essere largamente internazio nale. Nove nazioni si presenteranno in campo: Austria, Belgio, Egitto, Fran cia, Gran Bretagna, Irlanda, Spagna, Svezia, Italia. Gli austriaci hanno compiuto in questi ultimi tempi notevoli progres si e per il Concorso di Roma si sono accuratamente preparati, intendendo far onore alla illustre tradizione di quella Scuola Imperiale di Vienna — il cui atto di nascita data dal 1700 — sorta per iniziativa di quo] grande condottiero che fu il Principe Euge nio di Savoia. E’ dal 1937 che gli au striaci mancano dalla competizione ro mana. Anche i cavalieri belgi — nei fasti della loro prisca cavalleria s’ingemma il nome di Brabante — da dieci anni sono assenti. Ma lasciarono buon ri cordo d'una valentia che fece loro ri portare tre brillanti vittorie. Gli spagnoli non li vediamo in Ita lia da] 1935. Ma lo scorso anni alle Olimpiadi di Londra died'-ro indiscussa prova delle loro eccellenti qualità nella classifica per squadre. Gli inglesi mancano ili i no-ara mas sima competizione dal L)I6. da anche essi hanno fatto orog.'cssi ii’tcvohssimi adottando definitivamente il no stro metodo (c’è ne voluto del tempo per persuaderli!) o da allora, veduti i risultati di Lucerna e delle Olimpiadi, si sono completamente trasformati. Degli irlandesi sono note le ottime qualità di cavalieri e le eccezionali possibilità dei cavalli. Ixt scorso an no furono sfortunati più elio altro per i disagi sopportati in un lungo viaggio che non diedero modo ai ca valieri di mettere... a fuoco le loro cavalcature. I francesi torneranno in campo de cisi questa volta a faro la parte del Icone. Hanno cavali, formidabili e ca valieri come D’Orgcix elio possono be nissimo aspirare alia posta massima. Svedesi ed egiziani scendono uffi cialmente a Roma per la prima volta. Degli scandinavi è noto il valore della loro alta scuola. Le OLmpiadi di Londra, con il « dressage », il « completo » e la « Coppa delle Nazio ni », stanno li a dimostrarlo. Gli cgiziani, invece, alla prima comparsa sui campi d’Europa non hanno... pre cedenti schedati. Si sa di loro che, gra zie alla sterlina egiziana, hanno a di sposizione pregevoli soggetti, irlan desi, francesi, inglesi e indigeni; e la preparazione, effettuata sotto la dire zione del loro istruttore il francese Col Lafargue, è stata meticolosa. Staremo a vedere. E in cuore ci au guriamo di assistere ad autentiche
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prodezze dei valorosi stranieri, ma, soprattutto, a fulgide vittorie degli italiani. Il valore de, giovani D’Inzeo, l’errone, Azais, co ne dà affidamento. pii organizzatori di questo NVI1I 'Jr Concorso (e ciò risulta subito alla lettura del regolamento-programma) hanno voluto conferire alla manifesta zione una importanza ancora maggio re, sia dal punto di vista tecnico come da quello spettacolare. ][ campo di gara presenterà anzi tutto un aspetto alquanto diverso da quello ormai noto al pubblico. 1 per corsi, semine mantenendo i fondamen tali caratteri di difficoltà, offriranno delle varianti interessanti e ricche di movimento. Qui la indiscutibile valen tia tecnica degli organizzatori ha avuto modo di dare nuovo e convincen te saggio e saranno primi i concorren ti a riconoscerlo. Del resto tutto il complesso della organizzazione da par te della Federazione Sport Equestri — dove l’amico Eugenio Marenghi profondo il meglio delle suo non comu ni energie di competente e valoroso uomo di sport — procede sul binario
del successo. La minuziosa prepara zione di questa vasta, complessa e de licata organizzazione, dove alla tecni ca ippica bisogna accoppiare il tatto diplomatico, è ormai un vanto degli organizzatori romani che con signorilità e intelligenza sanno essere pre senti ovunque per offrire al pubblico italiano e ioti : nazionale uno spetta colo di risonanza mondiale. Le prenotazioni per i posti nume rati sono state richieste in gran nume ro anche dall’estero. Quindi si preve dono degli esauriti, e un pubblico co smopolita, come forse mai per l’innanzi. Roma sportiva e intellettuale an cora una volta farà di questa competi zione il convegno più splendente cui si possa assistere e di fronte alle tribu ne gremite dello più eminenti perso nalità dell’aristocrazia, dell’arte, del le scienze e della politica, vedremo la policroma distesa del popolo che nel la bellissima manifestazione sento di vivere o respirare l’aura prode o ca valleresca, gentile e generosa di tempi in cui cavalleria e poesia s’intreccia vano in sogni e realtà.
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miam ///hi un mim I nostri dubbi esternati sul numero prece dile a proposito del ratinale efficienza del complesso rugbystico nazionale c specifica mente nei confronti della Francia, hanno trovato, purtroppo, immediata rispondenza nel campo pratico e si son dimostrati niente allatto infondati. Noi temevamo, per ?r un cumulo di circo stanze poco propizie,, clic la nostra forza non avrebbe resistito ad un collaudo pili o meno duro, perché tutte le strade elle da anni avrebbero potuto condurre al risultato auspicato dagli scarsi ina sinceri amanti della palla ovale non erano stale battute. Noi temevamo diversi pericoli, tuttavia, in fondo all'animo, una seppur lieve speranzella di vederci smentiti dai fatti la culla vamo. lira la speranzella, per esempio, di una chiara vittoria sui cadetti francesi, che poteva non essere impossibile. Un punteggio limpido e netto, ottenuto con una sicura firma di classe, avrebbe dissolto molte preoccu pazioni e, nello stesso temilo, avrebbe schiuso nuovi orizzonti lutti rosei di belle eventua lità future. E non eravamo soli a nutrire, malgrado i tanti timori, la liducia in un successo. Anzi qualche collega alla vigilia dell’incontro, era andato piti in là : si era addirittura mo strato pieno di ottimismo ! Il nostro rugby — secondo lui — aveva ormai raggiunto un livello tecnico tale da poter fronteggiare onorevolmente una squadra francese di sele zione nazionale... Dolce follia. A meno che, non volendo le dere le sue qualità di buon competente, egli non volesse minimizzare le preoccupazioni latenti e rincuorare gli stessi giocatori. Perché non crediamo che il suo giudizio — tanto per citare in particolare — si sia formato alla vista di un Rosi scattante e guizzante tra i non aggressivi principianti deH’Acqua Acetosa, né a quella di un Rossini, scaval cante con clastici salti quei giovani inesperti che con scarsa grinta tentavano di ostaco lare le sue discese durante gli allenamenti... L'Italia, come l’archivio nero dei ricordi amari conserverà per sempre, è malamente caduta per 27 a 0, e parco sepolto. La gravità della sconfitta, però, ci serva di insegnamento per quello che dovremo fare e vediamo che cosa ci ha indicato Anzitutto vale la pena di ricordare che l'infausto giorno dell’incontro, mentre per formare la nostra nazionale si era dovuto ricorrere al ristretto ausilio ili pochissime squadre, prelevandone ben nove da una, la Campione d’Italia, in Plancia, contempo raneamente alla partita con noi, si disputa rono altri tre incontri internazionali, ognuno dei quali dette un saggio completo della bra vura dei gillelli d’oltr’alpe. Questo dimostra quanto sia esteso il rugby in Francia e quanto l’iù facili siano stale le possibilità dei sele zionatori, alle prese con oltre quattromila giocatori di classe abbastanza elevala Lo sport, dii noi, è praticato quanto e pili ile cugini latini, quindi l’enorme squilibrio nel campo del rugby non ò giustificabile con scuse più o meno fondale. Noi siamo molto
indietro, in ogni settore rugbystico : dal si stema di gioco alla diffusione pratica. Per scendere più al dettaglio, i nostri gio catori hanno già in sé il germe bacato che porta fatalmente alla sconfitta. Hanno innato il senso dell'individualismo, cioè della malat tia che pili di ogni altra è nociva alla palla ovale. Le doti individuali, gli esibizionismi plateali, saranno magari buoni con avversari inesperti, ma quali lo ci si trova ni fronte ad elementi che sanno quel che vogliono, ecco il gcr.nc bacalo produrre il suo letale elicilo. La squadra si spezzetta, perde i collegamenti frana da tutte le parti, crea falle ad ogni pié sospinto, e passare attraverso quelle maglie smagliate è un gioco da ragazzi. Italia-Francia B. insegni, e proprio per questo il nostro rugby è ancora lontano dall'alto livello te cnico raggiunto dai transalpini. Anche il piu digiuno di nozioni rugbysliche può facilmente comprendere la grave colpa ili un simile sistema. Non solo, ma noi arriviamo a dire che que sto individualismo esasperante, oltre a ren dere innocua la compagine che lo sopporta, rovina anche il gioco dal punto di vista spet tacolo a e perciò capita spesso che persone venule per caso ad assistere alle partite di rugby, si allontanino disgustale ed annoiate. Infatti, le azioni slegate provocano nume rose interruzioni, le manovre ariose ed irresi stibili cedono il posto alle estenuanti stasi prive di interesse e di bellezza. A questo punto qualcuno ci chiederà : Ma è mai possibile che il male dell’individuali smo non possa essere sradicato dalla terra che lo fa vivere, come una madre troppo buona che non sa cacciare il tiglio malvagio? Il tasto è delicato. E porta in ballo gli alle natori delle nostre squadre. Costoro si tro vano oggi a dover trattare con v tulli cam pioni ». Ci è stato detto ila persona della mas sima liducia, di un allenatore assai noto, ed ex nazionale il quale, ogni qualvolta si « per mette » di fare osservazioni in merito al gio co esibizionista di numerosi suoi giocatori, si sente sempre rispondere : « Ma io sono un nazionale e so bene come si deve giocare al rugby »... Capito, amici cari ? Molti tifosi Liei calcio sanno che cose del genere capitano spesso anche tra i divi della palla rotonda, però in quel campo i p •rieoli per gli «strafottenti» sono molti, dato che la concorrenza è una tremenda arma di eliminazione che fa rillettere prima di darsi ai capogiri. Nel rugby, invece, con lo scarso numero esistente di ele menti di una certa classe, quest i ultimi si sen tono tabù, inamovibili, padroni assoluti della situazione. Quale rimedio, per questa malattia? Un po’ pili di fermezza da parte degli allenatori, anche se il privarsi temporaneamente di uno o piti giocatori di nome può condurre a scon fitte e a punti perduti. Una simile < campa gna » disciplinare potrà dare delle amarezze e forse potrà anche collare il posto a qualeuno, ma è certo che si arriverà senz’altro al cons -guimento di quel sistema auspicato elle può far nascere il vero gioco.
E a proposito di sistemi, vediamo un poco, quali differenze ci ha insegnato la Francia durante il recente incontro. Come prima cosa, salta subito all’occhio la mobilità della mischia, vale a dire che tra la linea degli avanti (otto giocatori dislocali su tre lince) e quella dei Ire quarti (cinque a cu neo su tre linee), non c’è praticamente alcu na differenza. Sono tutti tre quarti, piccoli, agili, velocissimi, onnipresenti, che effettua no un numero straordinario di passaggi da stordire l’avversario abitualo alle azioni linea ri. I loro movi meni i combinati a forbice, a in crocio, a serpentina, vere prodezze fumiliboliche (pianto mai redditizie, permettono all’intera squadra, che tra l’altro è in posses so di un fiato e di una resistenza eccezionali, di avere sempre il predominio numerico là dov’c il pallone, in modo che questo fatto, aggiunto alla varietà di concezioni e di im provvisazioni che spostano rapidamente il campo di gioco spiazzando i diretti antago nisti, permette al quindici che lo attua di bu care in pili punti lo sbarramento avversario e andare alla mèta con molta disinvoltura. I sud-africani, al contrario, serbano an cora la mischia pesante e le azioni d’attacco sono svolle dai tre (piarti, anziché dagli avan ti che lavorano e preparano il terreno per i primi. Qui non assistiamo ad intrecci del tipo francese, f tre quarti mirano ai bersa glio con azioni lineari, schiudendosi a ven taglio e dando quindi uno spettacolo visivo più interessante che non quello offerto dalle contorsioni dei transalpini. I sud africani inoltre aprono, cioè ini-inno un’azione offen siva a base di passaggi con le mani, anche (piando si trovano in difesa nella cosiddetta zona dei vent itine. Le altre squadre invece, sia per allontanare il pericolo, che per por tare pili velocemente l’attacco in prossimità della mèla avversaria, calciano in touche, vale a (lire mandano la palla in fallo laterale. Noi, naturalmente con i debili paragoni, ci avviciniamo molto di più al gioco dei sud africani che a quello dei francesi. Anche noi facciamo più affidamento sulla forza che sulla velocità (sebbene in questi ultimi tempi si sia notato un certo sveltimento nei singoli) ; tuttavia, a differenza dei sud africani, cal ciamo in touche se siamo in difesa e puntia mo alla meta avversaria con gli avanti anzi ché con i tre (piarti. Per concludere, è possibile, possibilissimo affinare il gioco e dargli un tono di tecnica notevole ed internazionale ; è possibile anche lavorare in maniera capillare per infondere nella massa la passione che ora fa difetto : ma se non riusciremo a formare, prima che gli atleti, gli uomini, consapevoli dei doveri che volontariamente si impongono rivestendo una maglietta e scendendo in campo ; se non riusciremo a distruggere il pernicioso divismo, la boriosa presunzione e l’esibizio nismo istrionico di parecchi, che attualmen te è in crescendo, assai difficilmente potremo dire con Alberto Marchesi che «il rugby ita liano ha finalmente raggiunto un alto livello tecnico ».
Giorgio Nardoni
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A. B. REGGIO ('. —Il campio nato italiano di calcio fu disputato, pu la prima volta, nel 1898, <; ne fu v li citole il « Genoa Cricket and Football Club ». Diamo il nome completo della socie tà rosso-blù, per documentarne l’ori ginalità inglese, nei senso che l’ini ziativa dilla sua fondazione fu presa da inglesi ospiti dell’Italia. Lo stes so accadde c'nquant’auni addietro om elie a Milano c altrove. Il Genoa, oltre che mi 1898, fu campione nel 1899, 1900. 1902. 1903, 1901, 1915, 1923, 192-1. Il Mila» conquistò il più ambito titolo nel 1901. 1906. 1907. L’.Ivventus nel 1905, 1926. 1931, 1932, 1933. 1934, 1935. Lo Pro-Vcrcclli nel 1908, 1909. 1911, 1912, 1913, 1921, 1922 (in questo ultimo onno s- ebbero due Campiona ti, in seguito a uno scissione nel cam po calcistico, i « bianchi » Vercelles' vinsero quello della Confederazione Calcistica Italiana clic raggrupjrava tutte le società maggior'; il campiona to, diremo così « ufficiale », della Fe derazione Italiana Gioco Calcio fu, in vece apjsinnaggio della Un'one Sporti va Novcse di Novi Ligure'). 7? 1 nternazionale nel 1910, 1920, 1930, 1938, 1940 (gli ultimi due col nome di « .lmbrosiana-ìnter »). Il Casale ne) 1914. Il Bologna m-l 1925, 1929. 1936. 1937. 1939, 1941. Il Tor no nel 1927, (il tito lo venne poi revocato, per irregolarità) ; 1928, 1943. 1946. 1947. 194S. la Poma nel 1942. Il Campionato non venne di sputato, a causa delle due. guerre, negli anni 1916 - 17 - 18 e 19, e nel 1944 1945. Aldo Zazzera - MILANO. — Il ten nis venne escluso dalle Ol'mpiadi per che il C.O.I. ritenne (e ritiene) che in questo sport non esistono dihttant' secondo la formula olimpica. Infatti i tennisti d' valore vivono, per la di sputa dì campionati c di tornei, in patria e all’estero, lunghi periodi di tempo. S’ potrebbe rispondere che tra i ruttori di questo bellissimo sporr esistono persone facoltose che non ac cettano nelle settimane (o mesi) di att'vità agonistica fuori casa nè premi in denaro nè rimborso spese e pagano di tasca propria il conto dell’albergo. Ma il C.I.O. pare non sia di questo parere. Noi prefer amo non pronun ciarci... Le Olimp-adi che compresero il tennis nel proprio programma fu rono quelle del 1896, lini latamente al singolare c al doppio uomini come nel 190-1: del 1908. 1912, 1920 e 1924. L’I talia conquistò il terza posto nel sin golare uomini con De Morpurgo a Pa rigi (1924).
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ENNIO LUCIDI - Roma. — Cerio, il più autorevole teorico della ginna stica italiana può essere cons'dcrato Emilia Baumo.nn. Egli nacque nel 1845 c morì nel 1916. Allievo, a Torino, del ginnas'arca tedesco Obermann egli si distaccò oltreché nella tecnica, nella concezione delle finalità iteli'insegna mento ginnastico, dal maestro, netta mente superandolo. .1 questa sua più amp'a visione dei modi e dei fini del l’educazione corporea contribuì il fat to che. il Baumann si laureò in medi cina a Bologna con una pregevole tesi « La g'nnastica nei suoi rapporti con la medicina e l'igiene ». Il suo me todo ginnastico venne da lui stesso de finito « psicocinesia », e oe educazione dello spirito per mezzo del movimento. Nobile, e nuovo, sopratutto lo scopo che il Baumann proponeva alla ginna stica italiana: «La ginnastica sve dese — egli affermava — non vede che il fisico dello scolaro c tende a miglio rarne la salute c a fortificarlo ; uè di verso è il fine della ginnastica tedesca; mentre no tendiamo in linea secon daria a conseguire il fine igienico del movimento corporale, mirando più in alto a educare lo spir to c più special mente la volontà, cioè a formare il carattere ».
STUDENTE UNIVERSITARIO Genova. — E’ esatto che Francesco Petrarca fu, in un certo senso, alpi nista. Il Carducci intitola, appunto, un suo scritto « Il Petrarca alpin sta ». E ciò con esatto riferimento a una lettera, del cantore di Laura, nel la quale egli descrive l’ascesa da lui compiuta, il 26 apr'le 13.36, del Moni Ve.ntoux. Una scalata di ben 1960 m.., alla fine della quale, il poeta esclama: « Commosso da quell’insolito spirar leggero dell'aere e dal vasto e libero spettacolo, ristetti come trasognato e guardai: le nuvole mi crono sotto i piedi. Drizzai quindi gli occhi verso dove il cuore mi p'egava, verso la par te d’Italia... ». Ma, fra tanti illustri cultori dell’al pinismo, come non dare il primo posto a Pio XI che, già Vicario di Cristo, ricordava con commossa nostalgia una sua famosa ascesa sul Monte Uosa? Una vera folla di scienziati, d’intel lettuali, di politic , di principi, si de dicò all’alpinismo; gli italiani non hanno, tra gl: altri, dimenticato Lui gi di Savoia che legò il suo nome a temerar:c ascensioni. durone
II ~ Intanto, in virili dell'impresa di Magni, migliaia e migliaia di italiani, che anneri scono nelle miniere belghe e fiamminghe, hanno avuto un'ora di purissima gioia e co noscono giorni d'incontrastata spavalderia. Per un fio' di giorni, l'alterigia con cui i padroni di casa li trattavano è scomparsa, spazzala via dalla travolgente eloquenza dei fasci muscolari di un campione. Ciò può anche far sorridere gli animi « elet ti ». Noi. anime semplici, ci commuoviamo e ci esaltiamo.
Dopo il 27 marzo (Spagna-Ilalia 1-3, a Madrid) i giornali furono pieni di inni alla severità dell'arbitro I.ing e i due calci di ri gore con cui egli punì due scorrettezze elu da noi sono largamente tollerate, furono lo dati senza riserve. Bampogne severe, invece, ai nostri arbi tri. che con la loro colpevole tolleranza sono i pili direlti responsabili delle giuste puni zioni che ci vengono inflitte in campo inter nazionale. Qualcuno dei nostri flschiettatori ha cer cato subito di mettersi in linea, ma il coro delle lodi non è stato affatto unanime. Si sono affacciate ampie riserve. Una setti mana dopo, le riserve si sono già tramutate in critiche. Si trova una certa esagerazione nella severità -, si scrive, da parte di giorna listi della categoria professionisti, che il calcio di rigore decretato contro la Triestina a favore del Torino, per esempio, ha punito un fallo di mano commesso in area, è veris simo, ma in un momento in cui nessun gio catore del Torino poteva raggiungere quel
pallone. Come se non si punisse il fallo per se slesso, ma ni funzione del maggiore o mi nore disturbo che ha recalo a un'azione di attacco. Non sono dunque solo gli arbitri, i respon sabili delle medie storture che il nostro gioco presenta e che ci fruttano regolarmente al meno un calcio di rigore ad ogni incontro internazionale. E non ei sarà da meravi gliarsi se Ira una settimana o due, leggeremo che il tallio lodato sig. I.ing era un male detto pignolo che ce in tirava bassa e che sarebbe ora di finirla di accodarsi pedestreniente agli stranieri.
Per fortuna del gioco del calcio. è severa mente vietato sputare sul pavimento, calpe stare le aiuole, e soprattutto trattare trasfe rimenti di giocatori prima della fine del cam pionato. Per fortuna, ripetiamo: altrimenti, tutta questa sarabanda di annunciati passaggi di allenatori da una società all’altra per la prossima stagione, del granala tale che ormili si può considerare nerazzurro, del rossonero talaltro che sarà messo in libertà per esserisostituito dal viola tallitilo. del rossoblu tizio che si può ormai considerare biancazzurro e via dicendo, potrebbe far pensare che nessuno rispetta le leggi e nessuno si preoccupa di farla rispellare. Siamo in pieno mercato. Ma il mercato e coperto; anche si- i mercatanti hanno la massima cura di alzali- la voce, perché dalla strada si sentano distintamente tutte le loro transazioni. 1.0
SPETTATOMI
A cavallo dell'ultima settimana del mese di aprili durante tre giorni che saranno senza dubbio costruttivi ai fini del potenziamento sempre mag giore dell'organizzazione, si svolgerà i| 11 .o Congresso Nazionale del Cen tro Sportivo Italiano. L’adunanza che vede convenire a Roma i rapprcsentanti della periferia c che è presenziata riagli Ispettori Regionali e. dalla Com missione Tecnica Nazionale, troverà degna sedo nei saloni dell’Ateneo' di Propaganda Fide sul Gianicolo. Lo sviluppo che il C.S.T. ha segna to a| suo attivo in questi ultimi tem pi, la magnifica realizzazione delle ma nifestazioni del settembre» 1948 a Roma in occasione deH’SO” di Fondazione della G.I.A.C., il programma agonisti co 1919 coni [lieto in ogni sua parte e che [irevedi» una gamma di 12 sport che arrivano in fase nazionale, hanno acuito la necessità rii indire il Il.o Con. grosso Nazionale. Specialmente duran te le visite alla periferia j rappresen tanti del Centro hanno riscontrato un vero bisogno di incontrarsi tutti in sieme per fare il punto della situa zione. L’ordine del giorno prevede l’esposizione da parte del Presidente Prof. Luigi Gedda della relazione morale e finanziaria dell’attività fin qui .svol ta, la discussione del programma ago nistico che il C.S.I. ha in animo di organizzare in occasione dell’Anno Santo, l'impostazione della Mostra delle Attività Cattoliche limitatamente al settore specifico dedicato allo sport
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IN TUTTA ITALIA ferve l'attività e» al turismo, la cui organizzazione è stata appunto dal Comitato Centrale affidata al C.S.I. e l’approvazione da parte dell’assemblea di alcune propo ste dj modifiche.» allo Statuto e; al Re golamento presentate dall’apposita. Commissione nominata durante la riu nione» degli Ispettori tenutasi a Roma hello scorso gennaio. Saranno quindi tre giorni di fattivo livore) e di consultazioni costruttive» per la futura vita elei C.S.I. Al 1 Lo Congresso Nazionale» guarda con inte resse tutto Cambiente sportivo italia no e»d i risultati, che saranno resi noti alla chiusura dei lavori, dovranno se gnare una tappa decisiva nella prossi ma impostazione tecnico-agonistica del Centro Sportivo Italiano; e anche al l'estero il Congresso del C.S.I. è segui to con evidente» interesse, tanto è vero che ad esso interverrà in forma uffi ciale». in rappresentanza della propria organizzazione Monsieur Thibaudeau, Segret. Generale della Federation In ternational Catholique Education Fi, sique di Parigi alla quale» aderiscono Francia, Italia, Svizzera, Belgio, fi landa, Austria e Germania. L’adesione ai lavori dell’assemblea de] C.S.T. di Monsieur Thibaudeau ha la sua notevole importanza : essa in tendo confermare quella cordiale inte sa di collaborazione tra la FICEP e il CSI che è di buon auspicio in vista di quella rassegna internazionale die. programmata in Roma durante l'Anno Santo, dovrà dimostrare a tutt»j il mondo sortivo la rinnovata vitalità dello sport cattolico. Ma anche se il Congresso Nazionale ha tenuto impegnate tutte le forze del C.S.I. per la preparazi-jiie e per la rea lizzazione di esso, in ogni parte d'Ita lia si è sviluppata la normale attività, secondo il calemiar'o agonistico già co nosciuto. .\ tal uopo proseguono le fi nali regimali dei campionati studen teschi di atletica leggera i cui vincito ri saranno chiamati a gareggiare nel magnifico Stadio di Santa Giuliana a Perugia domenica 15 maggio. Nello stesso giorno si svolgerà a poli la finalissima del campionato a ssoluto di sciabola alla quale saranno ammessi a partecipare i vincitori delle finali regionali. Intanto la Direzione Tecnica ha enianato i regolamenti per i campiona ti di pallacanestro o di pallavolo che vedranno lo loro finali a Ravenna e a Bari durante il mese di luglio. E’ quest'anno per la prima volta che i due sport arrivano in fase nazionale e lo squadro vincitrici dei tornei di Ra venna e di Bari saranno proclamate
Il diciassettenne Giuseppe Desiderio vin citore del III Trofeo Pavesi di Marcia.
del C. S. I. campioni d’Italia con diritto a fregia re le loro maglie sociali dello scudet to tricolore, distintivo di inerito asse gnato alla migliore rappresentativa d’Italia. Da] punto di vista tecnico il mese di marzo ha segnato tra i passi in avanti del C.S.T. la firma o la ratifica della convenzione tra il C.S.I. e la Federa zione Italiana Nuoto. Essa precisa i ra p porti tra i due enti le cui finalità collimano nel sempre maggiore svilup. po del nuoto in Italia. Questo piy quanto riguarda il ninito. l’et il pugilato possiamo annuncia re che presso la Presidenza Centrale si è costituita una Commissione per il pugilato giovanile. Essa ha in animo di coordinare tutte le forzo del Cernirò Sportivo Italiano convogliandole ver se» una comune impostazione per la pra tica della « noblr ori ». La Commissieine por il Pugilato ha già provveduto ad un normale censimento di tutte le» sezioni che curano tra i propri aderen ti il pugilato. E vedrete» che questa nuova sana attività tra gli iscritti al C.S.T. darli presto i suoi frutti. I di versi Ferracin, Correggici!. Martin che» del pugilato del C.S.T. sono stati fino ra gli alfieri troveranno tra breve i lo ro degni successori. X-
Questo mentre proseguono in cam ini nazionale» le» affermazioni di atleti del Centro Sportivo Italiano. E’ di ie ri l'affermazione del diciassettenne» campione dell'!'. S. Felice Scandone di Napoli Giuseppe Desiderio che ha vin to la finalissima del Trofeo Pavesi di sputata a Napoli. Alla manifestazione nazionale eli propaganda per la marcia, hanno partecipate) tutti i vincitori del le» finali regionali selezionati attraver so tutta l’Italia. Nella finalissima corsa allo Stadio del Vernerò a] cospetto di una entusia stica cornice di 25.000 spettatori De siderio ha avuto ragiono elei suoi eliretti avversari coprendo la classica di stanza dei 10.000 metri in 54’ 19’’ ter minando vincitore con discreto vantag gio su Marchisella e sul consocio Ri naldi. La giuria ha assegnato a Desiderio i] premio per il miglior stilista e al suo direttore sportivo Serio la targa del « Corriere dello Sport ». L’affermazio ne di risonanza nazionale riportata da Desiderio premia gli sforzi dei dirigen ti di Napoli che in breve hanno saputo portare nella città partenopea il C.S.T. a un posto di preminenza nella scala dei valori sportivi.
Nino Lombardi
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• ROMA. Il campionati) di calcio italiano per la sta ione 1919-50 verrà iniziato dome nica I settembre e terminerà domenica 21 maggio 1950. Oliai Irò giornate di campio nato verranno disputale di giovedì di cui due festivi. L'incontro Ira la rappresentanzai giovanile universitaria italiana ed i dilettaiidi inglesi in programma per il 26 maggio 19 19 e stato assegnalo a Venezia. Problematica invece si presenta la disputa dell’incontro t ngheriaItalia del 12 giugno 1919 a Budapest. Per la Xlatf ùnte 1919-5(1 sono stali già tissali due incontri e precisamente lughilt erra-Malia a Londra ed A usi ria-1 lalia a Vienna. Probabile la disputa di alili due incontri da scegliersi fra 11.ilia-1'rancia, Italia-Spagna e Pori agallo • 11 a lia.
• STOCCOLMA, 11 \ dicitore delle ( )lim • tpiatii londinesi di Pentathlon moderno c «migliore atleta del mondo . il capitano Wille Grut, è stato nominato uflìciale colutti i pentathleti svedesi. mandante di tulli
• PARICI. - Jean (dande Arifon. l’olim pionico francese che l’anno scorso ha stabi lito il record europeo di 51,6 secondi per i 400 metri con ostacoli, è stalo condannato a sei mesi di reclusione per un furto di zaini commesso nello spogliatoio di uno stadio parigino L’esecuzione della condanna e stata sospesa avendo Arifon promesso di armo larsi in un reparto aviotrasportato dell’Esercito francese nel Marocco. • NEW YORK. — 'fra le piu grandi spe ranze dell’atletismo americano deve essere considerato il lanciatore Fuchs dell’l’niver sila di Aule, il (piale ha recentemente sca gliato il peso a ni. 17,13 e corso le 100 yards in 9”7. L’allenatore di Fuchs. il signor Giegenbach, ha dichiarato però che egli ritiene che il suo allievo potrà fornire i piu strabi lianti risultati nel lancio del disco. Già in allenamento l’atleta ha superato largamente i 50 metri, ma Giegenbach ritiene che proprio Fuchs possa essere il primo del inondo ad andare oltre i 60 m.
• BELGRADO. — La gara’de la « 10 Km. Jugoslava », è stata vinta dal podista alge rino Mimoiin. che ha corso con i colori della Francia. Alla gara hanno partecipato corri dori di quattro paesi, compreso lo Stato libero di Trieste. Mimoiin ha coperto il per corso in 31’27 ”2, ossia un minuto e mezzo in pili del tempo record stabilito da Zalopek nelle ultime Olimpiadi. • MILANO. — Ecco l’ordine d’arrivo del classico doppio giro di Porta Ticinese per la Coppa Caldirola svoltosi a Milano : 1. Pelliccioli Luigi (Cesanese) km. 6.200 in 18’27” (nuovo primato della gara, primato precedente 18’3F) ; 2. Malachina. 3. Car
minati. -1. Variato (primo seconda"serie. 5. Magioni primo terza serie) : 6. Orlandi ; 7. Benigni ; 8. Braghi ni : 9. De Berli ; in. Loverli.
• NEW YORK. - All’aeroporto del Niagara è stato stabilito ufficialmente il primato mondiale di velocità per elicotteri alla media di km. 215. ♦ MILANO. — La Commissione Sportiva dell’Acro Club di Milano sta elaborando il regolamento del Giro aereo di Lombardia nel prossimo maggio. In linea di massima si tratta di una prova di regolarità per veli voli da turismo di ogni tipo sino a 15 litri di cilindrata, sul percorso Milano - Mantova Sirmione - Orio di Serio - Mantova - Pavia Yergiate - Como - Milano, in due tappe, la prima da disputarsi al mattino, la seconda nelle ore pomeridiane. La seconda tappa disputata ad handicaps. darebbe, secondo l’ordine d’arrivo, la classifica della competizione.
0 ROMA All’ex commissario unico della Nazionale verrà consegnalo a nome del Consiglio della F. I. G. (’.. un dono ricordo in riconosciment<» dell’opera svolta sino alla stagione 1918- tu. 0 GENOVA. li Genova e il Sani prioria formerà mio una squadra rappresentativa della città di Genova, che il 22 maggio p. v_. in occasiona dell’iuconl ro a Firenze fra Italia e Austria, si recherà a Vienna a incontrarvi una rappresentativa di quella citta. Q RIO DE JANEIRO N. I Campionato sud-americano il Brasili- ha battuto l’Equador <lor per 9 a 1 Anche il Paraguay ha lui vinto l’Equador per 1 a 0.
0 LONDRA. Grossa sorpresa è stata il risultalo tra la Scozia e l'Inghilterra ter minalo con la vittoria della prima per 3 a 1.
O VIENNA. — La situazione nella ('.oppa Internazionale è la seguente: Incontri disputali: 21 aprile 1918 - Bu dapest : taglieria Svizzera 7-1-2 maggio 1918 - Vienna: Auslria-l 'ngheria 3-2 - 28 maggio 19 18 - Budapest : l ngheria-Cecos . 2-1 - 10 ottobre 19-18 - Basilea : Svizzera(’.ecoslov: 1-1 - 31 ottobre 19 18 - Bratislava : Cecosl.-Austria 3-1 - 3 aprile 1918 - Losan na: Austria-Svizzera 2-1-10 aprile - Praga: Cecoslovacchia-Ungheria 5-2. Altri incontri da disputare, già fissati: 22 maggio 1919 - Firenze : Ilaìia-Auslria; ottobre - Budapest : Ungheria-Austria. ot tobre - Vienna : Austria-Cecoslovacchia; nel 1950: Austria-1 lalia e Austria-Svizzera. • PARIGI — Un incontro Francia-Svizzcra è in programma per il 6 giugno a Parigi.
0 MADRID — Il campionato giovanile spagnolo è stalo vinto dalla squadra della provincia di Guadalajara che, in finale, ha battuto p»*r 6-5 ((nella della provincia di Madrid. Finale per il 3 e 1 posto ; CucncaSegovia ; 5-1. • MADRID. — Allo scopo di prepararsi bene i calciatori spagnoli in vista dei pros simi incontri internazionali che li oppor ranno alla Francia e all’Irlanda, i selezionati verranno riuniti per tempo allo scopo di seguire un intenso allenamento. Ciò avverrà anche se le squadre d’appartenenza dei gio catori dovranno disputare incontri valevoli per la Coppa del Generalissimo. • GINEVRA — La classifica finale del torneo internazionale per squadre boys è la seguente : 1. Torino (punti 8) : 2. Olimpique di Marsiglia (5); 3. First Vienna (5): 4. Barcellona (4) : 5. Lazio (4) ; 6. Iiiventus (2) ; 7. Servette (2) ; 8. Lugano (1).
Vedete Serse insieme a Fausto? Non sembrano due gemelli, nella rassomiglianza
,ANG. — Por risolvere le ultime dif• MILANO, ficollà riguardanti il Giro d’Ilalia. l a avuto luogo una riunione dei rappresentanti delle Case indust riali pressoo la sede della A. N. (.. M. A., nella (piale, accaldo al presidente prof. Robecchi, erano anche presenti gli organizzatori. Si può affermare che le squadre partecipunti al Giro saranno 16. Altri particolari rigiiardant i l’organizzazionc saranno esaminati in successive riunioni.
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♦ GAND. — Da gran campione qual <>, Fiorenzo Magni ha vinto, solo italiano contro la coalizione franco-belga, il 33° Giro delle Fiandre. Vittoria questa che deve inor goglire il ciclismo nazionale. Magni che 'la vinto alla media di km. 35,340, ha precedo1” nel traguardo, nell’ordine, Ollivier, Schotl*’’ Slcrchx. fmpanis, Declercq, Caput, An" Ihonis, Vandenbrook ecc. 0 MILANO. — Coppi ha battuto Scintile nel quinto decisivo confronto, avvenuto nella pista del Vigorelli. Il tempo di Fausto Coppi è stalo, sui 5 mila moiri del percorso, di 6’20"3 alla media di km. 47.368. Scintile è stato distaccato di 4 metri. 0 TORINO. — Dopo il Giro del Piemonte dove Leoni riportò una clamorosa vittoria piantando tulli in asso sulla Rezza ed ar rivando solo al traguardo torinese con 3’50” di vantaggio su Coppi. Magni, Muggini, Burlali e il resto del gruppo, la classifica del Campionato è la seguente: 1. Leoni Adolfo p. 10 ; 2. Coppi Fausto p. 8 ; 3. Magni Fiorenzo p. 7; 4. Muggini Luciano p. 6.; 5. Bartali Gino p. 5 ; 6. Tosi Aldo p. 4. ; 7. Casola Luigi p. 3 : 8. Conte Oreste p. 2. tutti gli altri arrivati un punto. 0 REGGIO CALABRIA. - fi Giro della Provincia di Reggio ha dato il seguente risultato finale : 1. Pagliazzi, km. 318, delle due tappe in ore 1.54 37 : 2. Fumagalli. 11.0152 : 3. Barozzi in 11.06'52" : 4. Ponlisso, 11.07'48" ; 5. Franchi 6. Ridoltì. 7. Bailo, 8. Cecchi. 9. Taddei : 10. La Rosa. 11. Pinarello, 12. Fulcheri, 1.3. Palli. 14. Volpi, 15, Tardinio, 16. Aglieco, 17. Agali, I8. Gatto, 19. Giudici 20. Pasquetti. 0 NIZZA. — L'italiano Paolo Neri ha vinto il G. P. Città di Nizza battendo in volata Laureili e Gianna, compagni di fuga. Ecco l'ordine di arrivo : 1. Paolo Neri clic compie il percorso di km. 180 in ore 4.31'04" ; kaurecli, 3. Gianna Cumula :; 4._A._RqIland 4. A. Rollane! :; 5. a. 2. Laureili, Fernandez ;, 6. ?. Fautrier ” 1 ' ; 7. B. Gaulhicr; L' « 1 l,».i • 11 i -1 — 8. Rallevi ; 9. Lazarides ; 10. Lutero; 11. Molincris. Q PARIGI — Nella ji<: Freccia Tallona n il successo ha arriso a Van Steenbergen. Secondo è arrivato Fausto Coppi. • ROUBAIX — Dopo un confuso e draiu...oIìa^ malico finale Serse Coppi ha vinto la 47a Parigi-Roiibaix. Fallendo in volala sei belgi 1 eclerck, Malhicu. Gysselinck. Anciaux. Martens c Calleus. La inedia di Serse è stata di km. 39,460. Fausto Coppi. Magni, Leoni, Ricci, Conte, Logli si sono classificati in un numeroso gruppo di pari merito. Tre stra nieri — Mahé, Leenen e Monjica — fuggiti in prossimità del traguardo, sono stati squa rtanti per errore di percorso nell’enIrata in pista. O PARIGI — Dopo la quarta gara del Tro feo Desgrange-Colombo la classifica vede i n testa Fausto Coppi e Magni con punti 56. Seguono Dederck (46), ’Stvrchx (43). Gysseljink (42), Caput (41), Serse Coppi (39), ecc.
Sono in corso le trattative anche con altrt piloti americani. 0 MII.ANO. — La C. S. A. I. ha concesso 10 spostamento di data per le seguenti ma nifestazioni, che l’Automobile Club di Mi lano aveva in calendario internazionale : Coppa Intcr-Europa per vetture turismo e gran turismo, il 28 e 29 maggio anziché 11 26 giugno ; il Gran Premio dell'Autodromo, corsa F. 2 il 26 giugno invece del 29 maggio. Lo spostamento è dovuto al fatto che il Ministero delle Finanze, data l'importanza che assume la gara Sull'Autodromo di Monza, ha intenzione di abbinare il «Gran Premio F. 2 » con una Lotteria nazionale. 0 DETROIT. — Il Contest Board ha sta bilito iti erigere a Detroit un monumento in onore di tutti coloro che hanno ben ser vito lo sport automobilistico.
0 LONDRA. — Il campione del mondo dei pesi medi, Marcel Cordati, recente vin citore per k. o. di Tarpili, sfiderebbe pros simamente Freddie Mil s, per la corona mon diale dei medio-,massimi.
0 NOTTINGHAM. — Ronnie Clayton. di Blackpool, ha conservato il titolo di cam pione deUTmpcro britannico, dei « piuma » battendo dai punti lohnny Molloy di St. 1 lelens. 0 BELFAST. — Rinty Monaghan ha ag giunto al suo titolo mondiale dei pesi mosca quello europeo battendo ai punti il francese Maurice Sanileyron in un incontro in 15 riprese svoltosi a Belfast. 0 WASHINGTON. — La federazione pu gilistica americana (N. B. A.) ha classificato nell'ordine aspiranti al titolo mondiale dei pesi massimi, lasciato vacante da Joe Louis, Joe Walcott. Ezzard Charles e Lee Savold. L'inglese Brace Woodcock è classificato fra i sei pugilatori di prima serie della stessa categoria. Sfidanti per il titolo mondiale dei mediomassimi sono classificati Gus Lesncvich ed Archie Moore. 0 BARCELLONA. — Ha avuto luogo, al Gran Price. l'atteso confronto tra il campione spagnolo dei gallo Luis Romero c il pari peso italiano Tino Cardinale. La superiorità di Romero è apparsa evidente alla seconda ripresa, quando Cardinale, toccato al corpo, veniva costretto due volte al tappeto per il conto di 9”, Poi l'italiano si riprendeva coraggiosamente, impegnando a fondo l’av versario. Al nono tempo, nuovamente col pito al corpo da un durissimo sinistro Car dinale cadeva al tappeto per il conto totale. Nella stessa serata l’italiano Ringozzi ve niva dichiarato battuto ai punti in otto riprese da Diaz, ma il verdetto veniva a lungo fischiato. 0 LONDRA. — Il pugilatore americano Tonuny Yarosz è ripartito alla volta di New York senza essere riuscito ad ottenere un contratto per incontrare a Londra il campione del mondo dei medio-massimi j Freddie Mills. 0 PAU — L'italiano Lorenzetti su Guzzi 0 TOLONE. — Ne! corso d’una riunione 500 ha vinto il G. P. Internazionale Moto svoltasi in questa città, il giovane peso Wel ciclistico alla inedia di km. 87.749. A 9/10 di ter italiano Italo Scortichini ha battuto per secondo si è piazzato Pagani su Gilera. Suc k. o. tecnico alla nona ripresa il quotato cesso italiano completo di fronte al francese pari peso francese Guglielmi. Il pugile ita Bchra (un giro di distacco), l'inglese Oliver liano ha destato viva impressione nei critici (due giri), e i francesi Collo! e Porgiti. locali. Nel G P. Automobilistico ha vinto l'ar 0 LONDRA. — L'organizzatore Jack Sa gentino T. M. Bangio su Maserati alla media lomons ha ingaggiato il « pugnatore prodigio» di km. 84,923. Gli italiani non vi hanno par australiano Davo Sands, campione del suo tecipato. continente delle tre maggiori categorie, per • PARIGI. — Alle 24 ore di Le Mans un incontro che dovrebbe svolgersi a Londra che avranno luogo il 25 e il 26 giugno sono il 19 aprile. L'avversario di Sands non è stati ammessi 60 corridori, quattro dei quali stato ancora designato ma Salomons spera correranno con macchine italiane : uno con di ottenere la firma di un italiano o di un Lancia Astura 3000, e tre con Ferrari 2000, francese. * MILANO. — Piloti americani hanno ri 0 LONDRA. — La Federazione inglese di sposto all'invito degli organizzatori della pugilato, in seguito a denuncia de! noto or riunione internazionale mostra nautica che ganizzatore Salomons. lui emanato una dispo ayrù luogo nel prossimo settembre a Cam sizione per cui il campione belga dei medi pione, assicurando la loro partecipazione. Delannoit prossimo avversario di Mitri per
Ecco una... classica azione ili sgambetto In area di rigore. L’obbiettivo è riuscito a cogliere il “fallo,, in pieno. Ma all’occhio nudo dell’arbitro non sarà sembrato uno scontro puramente occasionale tra attaccante e difensore? Generoso Dattilo <1 "principe del fischietto,, per antonomasia - risponderà a questo interrogativo nel prossimo numero di "Stadium,, e ci parlerà del [giuoco "pesante,, in area.
il titolo europeo) non potrà più combattere in Inghilterra, nè potrà comunque incon trare pugili inglesi. Secondo il Salomons, Dclannoil non avrebbe tenuto fede all’im pegno di combattere a Londra il 4 aprile u. s. Il procuratore di Dclannoil ha dichia rato che nessun impegno era stato preso da lui o dal suo amministrato con Salomons.
£ NEW YORK. — L’italiano Durante Co letti ha battuto per k. o. I. alla (punta ripresa il peso leggero messicano Gilberto Gomez, in un incontro disputato all’Arena San Nicola di New York e fissato sulla distanza degli otto ronnds.
colpi nel sesto round e si aggiudicava gli ul timi due. # CHICAGO — Richard Hagan (kg. 90,710) un negro di Chicago, ha battuto il peso mas simo italiano Enrico Bertola (kg. 88,130) du rante un incontro in dieci riprese. All’ottavo round, quando Hagan continuava a colpirlo decisamente e (piasi senza interruzione, Ber tola si è ritirato nei suo angolo ed ha levalo le mani in segno di resa. FIRENZE. — Si è concluso nella Sala della Camera di Commercio il Congresso della Federazione pugilistica. Bruno Rossi è stato riconfermato per acclamazione Presidente e Mazzia Segretario Generale. A scrutinio se greto sono stati eletti tre vicepresidenti che sono risultati : Palmieri di Roma, Podestà di Genova e Lomazzi di Milano. AI posto di consiglieri sono stali eletti il prof. La ('.ava, Montefredine, Gambi, Gilardi e a tesoriere, Pedani. • MILANO — Al Palazzo del Ghiaccio Mitri ha incontrato, in dieci riprese, il fran cese Michey Laurent vincendo nettamente ai punti. > ALESSANDRIA D’EGITTO Tan nini ha battuto alla quinta ripresa, per arre sto del combattimento, il campione egiziano Gubrial. > NEW YORK - Masciarelli ha pareg giato col medio Harold Green.
£ PARIGI. — Il pugilafore francese Ro bert Charron ha sconfitto Lue Van Dam, campione olandese dei pesi medi. La folla ha fischiato con insistenza il verdetto, rite nendo che Charron non avesse meritata la vittoria. 9 COPENAGHEN. — Il peso massimo danese Cari Nielsen ha battuto ai punti in otto riprese l’italiano Giorgio Milan. Combat timento equilibrato nelle prime (piatirò ri prese. Alla quinta, l’italiano colpiva durissimo l’avversario con uno swing destro, e Nielsen appariva scosso. Ma il danese si riprendeva e metteva a sua volta a segno alcuni potenti
£ MONTECARLO. — L'americano Frank Parker ha vinto il singolare maschile del tor neo tennistico di Montecarlo battendo nella finale Gianni Cuccili per 2-6. 6-3, 6-0, 6-1. Annalisa Bossi ha vinto il singolare femmi nile sconfiggendo nella finale la francese Annemarie Seghers.
# NEW YORK. — Il peso medio ilaliano Armando Amanini è stato messo fuori com battimento alla quinta ripresa dall’americano Bolan. £ ROMA. — La F. P. I. visto il verbale dell’incontro tra Oldoini Alfredo e Mozzali Mentore, svoltosi a Milano il 2 corrente, dal (piale risulta che Oldoini ha battuto Mazzoli oi punti in dodici riprese, ha omo logato il risultalo in seguito al (piale Oldoini viene proclamato campione d’Italia dei pesi massimi. Le slide al neo campione saranno esaminate il 23 corrente, entro il (piale ter mine devono pervenire alla Segreteria della F. P. I. corredate dal deposito cauzionale di lire 500 e sei copie dei record (ultimi due anni).
Il doppio femminile è stalo vinto dalle francesi Half e Seghers per ritiro delle con nazionali Boergner e Landry. Il doppio maschile è stalo vinto dalla cop pia americana formala da Pally e Parker xZS.*ìa. in finale la coppia jugoslava Mitic-Pallada per 6-7, 6-3, 6-2. A MILANO. — Secondo (pianto comunica ? Marcello Del Bello risente ancora deH’infortunio occorsogli al Cairo. A cura della F.I.T. egli è stato visitato in questi giorni (lai prof. Mastromarino il (piale gli ha prescritto venti giorni di riposo assoluto oltre alle cure adatte. # GENOVA. — L'olla strabocchevole al Lido d’Albaro per l’ennesimo incontro dei a dilettanti u tennisti Parker e Cuccili. A Roma l’incontro terminò alla pari. Qui a Ge nova, pili nello ancora del risultato di Monte carlo ha vinto l’americano per 10-8, 6-2, C-G. £ SANREMO — Al torneo di San Renio, Gianni Cuccili ha battuto Parker por G-l' 3-6, 7-5, 7-5.
q HELTOPOLIS — Dopo il successo della squadra dei fiorettisti italiani nei Campio nati del mondo, e il secondo posto di Renzo Npslini nell'individuale pure di fioretto, gli italiani hanno riportalo ima brillante vitto ria ne) Campionato mondiale a squadre di spada, classificandosi al primo posto da vanti a Egitto. Svez . . Francia. L italiano Dario .'aangiarolti ha conqui stato il titolo di campione del mondo di spa da individuale battendo in finale il francese Bougnol per 5-1, 4-5. 5-3. Ecco la classifica finale delle prove di spa da individuale : 1) Dario Mangiarotti (Ita lia) ; 2) Bougnol (Francia) ; 3) Carlsson (Svezia) ; 4) Pecheu.x (Francia).
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