Stadium n. 4/1951

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VINCE STAGIONE SPORTIVA 1950 Classe 500 ciac.

Campionato Mondiale IComli l oi l 1° UMBERTO MESETTI su GILERA tt

Campionato Italiano corsa,,

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MOTO GILERA che si aggiudica il Trofeo Internazionale della F. M. I.

conduttori :

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UMBERTO MESETTI su GILERA

Campionato Italiano “sport,, 1“ UMBERTO MESETTI su GILERA

Campionato di Spagna 1° ERNESTO VIDfìL su GILERA

Campionato d’Ungheria 1° NHNDOR PUHONY su GILERA CATEGORIA SIDECAR

Campionato Italiano 1° ERCOLE FRK5ERIO su GILERA <Jon>me 1*111 ELEI

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Catena HEGI.YA EXTHA

Olio CASTIBOE


Rassegna mensile illustrata di tutti gli sport Anno VI - N. I - Roma - Aprile 1951 - Direzione c Amministrazione: Roma, Via Conciliazione 1 - Tel. 561.755 • 561.064 - 564.962 - 50.020 COMITATO DI DIREZIONE LUIGI GEDDA direttoro - SISTO FAVRE condirettore

CARLO CARRETTO - GIULIO ONESTI - LEOPOLDO SALETTI

ERNESTO TALENTINO ■

SOMMARIO PAG.

SISTO FAVRE Materia di lavoro: il cor­ po umano

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s. /.

Scuola e corsa campestre

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Roma-Napoli-Roma: sem­ pre più vivo e verde il ci­ clismo

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ENRICO PANTI Cicloturismo: maestro di vita . . .

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GIANNI PICCONI Si colpiscano i professio­ nisti della scorrettezza . .

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SANDRO DEI Moto e centauri hanno « fame » di sport . . . .

Il Salone di Torino

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PAG.

Il cielo palestra di vita per i giovani 18 GUGLIELMO CERONI Anche il volo è uno sport? 20 REMO PASCUCCI Gli etruschi praticavano 22 atletica LORENZO BORGHI Il basket azzurro nei con­ fronti internazionali . . 24 ALFONSO CASTELLI Che cos’è veramente la lotta libera? . . . 26 Dallo sci alla corsa cam­ pestre : l’intensa attività del Centro Sportivo Ita­ liano 27

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Seguono le rubriche: La posta di Chirone - Da tutto il mondo In copertina: Rugby americano, sport d’atleti.

ABBONAMENTI Annuale

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BRUNO ZAULI

1 1 00 - Semestrale L. 60 600 0 - Benemerito L. 5.000 - Un numero

100

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Distribuzione. S. E.M. C. I. - Via Conciliozione. 1 - Roma Pubblicità; S.A.E.P. (Soriano Periodici Sportivi) . Roma. Via Nazionale 172 • Tel. 684.2Ó0-Ó7.133

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fnòSISERZA RATI0SALE

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SPORT

Materia ili lavoro: il corpo limano di

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'istituzione d’una facoltà universitaria d’edu| j cazione fisica è teina già da noi trattato circa due anni addietro, in sede di discussioni gene­ rali nei confronti del vasto e complesso quadro del­ la riforma della Scuola e della inclusione dell’edu­ cazione fisica e dello sport tra le materie d’inse­ gnamento. Un primo decisivo passo per l’educazione fisica e sport nel programma scolastico è stato senz’altro compiuto nel novembre dello scorso anno con le ormai storiche circolari Gonella-Vischia, con le successive disposizioni degli organi tecnici e le ra­ pide applicazioni, i pratici sviluppi da essi attuati con esperienza di consumati organizzatori e diri­ genti di sport oltre che di profondi conoscitori di problemi scolastici. Sono già in funzione in tutte

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le Scuole Medie i Gruppi Sportivi, in grado sin d’ora di fornire le primizie di frutti che l’avve­ nire ci confermerà sempre più ricchi di sana vita­ lità. Pur guardandoci bene — noi stessi, vecchi sollecitatori del rinnovamento scolastico — dal pretendere subito risultati clamorosi in fatto di frequenze, partecipazioni e risultati tecnici. Ci basta constatare alle « uscite » di primavera, la serietà e l’impegno di discenti e docenti posti nei rispettivi c cooperanti compiti. Il secondo passo, e questo assolutamente tra­ sformatore, secondo noi, attraverso gli anni e le successive fasi di esperienze e conseguenti con­ catenamenti di soluzioni, deve concretarsi per l’appunto mediante la « facoltà di educazione fi­ sica e sport ». Facoltà che sia un netto supera-


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mento di ciò che in passato s’intendeva come «magistero» e «accademia». Non ci si dovrebbe accusare di fretta eccessiva nel ricordare e ripetere la nostra proposta circa la facoltà in parola. Poiché della stessa fretta do­ vrebbe, ad esempio, essere imputata la... Svezia. Dove lo studio e la preparazione dei piani per una consimile facoltà universitaria sono stati affi­ dati a Oscar Larsson. Questi ha condotto con la massima alacrità e diligenza i suoi lavori, e ha comunicato che ormai i piani sono perfezionati e tra poco la facoltà stessa potrà entrare in fun­ zioni nell’Università di Stoccolma. Larsson af­ ferma di essere fermamente convinto che ci si trova all’inizio d’un nuovo periodo di sviluppo sportivo in Svezia. Il compito della nuova istituzione sarà di stu­ diare scientificamente tutti i problemi inerenti allo sport c in secondo luogo di creare un nuovo tipo di allenatore e dirigente sportivo. In Svezia si afferma che se per un professore di lingue o per un ingegnere occorre un titolo accademico, ciò si dovrebbe pretendere in avve­ nire anche per ogni allenatore o dirigente spor­ tivo la cui « materia di lavoro è il corpo umano ». Ciò è precisamente il succo di quanto da noi sempre sostenuto circa la necessità della costi­ tuzione d’una facoltà universitaria d’educazione fisica e sport. Sotto l’egida della scienza medica. Ma non di quella scienza medica che si limiti a curare l’atleta malato o infortunato, o comun­ que, ahbisognevole di cure o regime particolari. Di quella bensì che approfondisce il dato atletico dell’organismo umano attraverso lo sforzo, l’eser­ cizio, l’addestramento sia generale che (una volta conseguito un grado di potenziamento medio soddisfacente) specializzalo. La cognizione medico-sportiva peraltro non può assurgere a grado di scienza finché resta so­ lo privilegio di rari iniziati, la cui passione e i cui studi, i cui interventi ed esperimenti, il cui repertorio casistico rimangono in un ambiente limitato, o, meglio, riservato a favore di coloro che per mezzi propri o per l’appartenere a com­ plessi societari dai notevoli mezzi economici sono in grado di rivolgersi allo specialista sportivo, seguirne le prescrizioni e usufruire dell’assisten­ za e dei sussidi tecnici adeguati. Nè il corredo di dati, risultanze, statistiche e rilievi clinici personali trova modo di raffronti, paragoni, revisioni critiche in ambienti di studio, discussioni, riesami e collaudo di carattere cen­ trale, quale può per l’appunto riuscire un centro universitario, una facoltà, nel contempo cattedra e palestra aperta a tutti. Così come ancora è oggi la medicina sportiva, essa si svolge in un raggio d’azione a carattere privato, personale, o di assai ristretta cerchia. Anche se è in essere e in fun­ zioni una vera e propria Federazione dei medici sportivi. Che non può superare i suoi caratteri di federazione professionale, nè può assumere quelli d’una cattedra d’insegnamento. D’altronde, una Federazione è un punto di... ar­ rivo, di unione, di ritrovo, non è un punto di par­ tenza. Il punto di partenza è sempre la Scuola. Riteniamo che non sia affatto necessario pero­ rare qui la causa della costituzione d’una tale fa­ coltà. Poiché ormai è come sfondare porte aperte nei più illuminati dirigenti della P.l. Necessario e opportuno è sollecitarne l’istituzione in modo da

non trovarci, come troppo spesso accade a noi ita­ liani, di fare i seguaci, nella pratica, di altri Paesi civili, dopo di esserci presa la briga di aver fatto noi, teoricamente e accademicamente, i pionieri, o, comunque, i dispensatori di idee. E crediamo che ai fini d’una creazione quanto mai sollecita di questa facoltà sia senz’altro oppor’i massima, concreto trino formulare un progetto di per quanto semplice, e <del resto perfezionabile in prosieguo di tempo. Ce n’è già uno allo studio presso il Ministero P.I.? Forse c’è qualche cosa in forma di appunti e suggerimenti in attesa di assumere consistenza e ordine. Ma si tratterebbe di fase embrionale. Oc­ corre passare subito alla fase costruttiva interna. Che non presenta difficoltà d’ordine particolare. Il Segretario Generale del C.O.N.I. ha già scritto in argomento un interessantissimo ed esauriente studio. In Italia disponiamo oggi di medici, scienziati, educatori specialisti in educazione fisica e sport. Occorre fare nomi? Formulare progetti? Non sta a noi entrare nel vivo d’una program­ mazione di materie direttamente e indirettamente interessate all’esercizio sia dell’insegnamento che della professione. Il Ministero della P.I., e più par­ ticolarmente il Sottosegretario Vischia, sanno di potersi rivolgere a eminenti studiosi della materia, A noi, come di solito accade a giornalisti e sportivi abituati a vedere subito dov’è lo strumento della realizzazione più rapida ed efficace, spetta piutto­ sto suggerire il ricorso a sedi e attrezzamenti clini­ ci completi, di un tipo unificato, non escludendo peraltro quelle varianti che ogni singola docenza possa escogitare e proporre all’esperienza propria e altrui. Tali sedi inoltre non vanno accentrate nel chiuso statico e talvolta lontano della Università, ma a contatto immediato del centro sportivo stesso dove l’attività atletico-agonistica viene esercitata o sia facile accedere dalle zone viciniori. Ad esempio, in Roma, al Foro Italico. Il campo sportivo a immediato contatto della cattedra è necessario, in quanto ogni lezione o al­ lenamento sul terreno, sia concernente studentiatleti, sia atleti sotto osservazione, devono essere seguiti da registrazioni immediate, da controllo e lezioni sul posto stesso dell’esercizio fisico, della punta agonistica, del vertice di sforzo. Sul luogo, stesso dove l’eccellenza o il difetto della tecnica e dello stile, il saggio deficitario o fallito oppure perfetto possono essere seguiti o sorpresi con i più sensibilizzati mezzi di osservazione e di ri­ presa. Dove finalmente l’occhio clinico di inse­ gnanti, di studiosi, di studenti-atleti può dalla pra­ tica intensiva conseguire finezza e sicurezza di per­ cezione, altrimenti irraggiungibili. Seguire insom­ ma quotidianamente profitti e risultati, ritrovare le formule complete e perfette d’una didattica, d’una prassi, d’una metodologia. Stabilire, con questo, l’ambiente assolutamente necessario per una vera e propria scienza medico­ sportiva capace di darci i nuovi allenatori e istrut­ tori, formatori del corpo umano. E nel complesso generazioni di atleti muoventisi su un piano non più empirico, improvvisato e malfido di attività fisica, ma su un piano razionalmente impostato, vigilato il più esattamente e fittamente possibile: in una vera rete pedagogica e sanitaria che deve rendere lo sport fattore onnipresente e ineccepi­ bile di sviluppo fìsico e di sanità della razza.

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I ì alle circolari Concila e Vischio sul I nuovo ordinamento sportivo scola­ ci stiro a oggi sono trascorsi poco più di quattro mesi, e l’educazione fisi­ ca e sportiva inserita nei suoi program­ mi d’insegnamento, è in corso di realiz­ zazione. Iniziale, è vero, poiché si è ai primi mesi di vita, al primo anno di esperimento; ma è già arrivata alla pri­ ma tappa: i Campionati provinciali di corsa campestre. Le altre tappe si avran­ no in seguito, con le relative moltipli­ cazioni di partecipazione e la più vasta leva studenlesco-sportiva : circa 100 mila ragazzi, intanto, delle sole Scuole medie. Senza contare che in un prossimo futuro si avrà modo di far scendere in campo anche l’elemento femminile. Così imponente movimento sportivo giovanile (e sono escluse le scuole ele­ mentari perchè sarebbe troppo presto per quegli scolari, sono escluse le Uni­ versità e Istituti superiori poiché quegli iscritti accederanno alle rispettive spe­ cializzazioni o preferenze abituali della varietà di discipline atletiche e di sport che a loro si offre) ha preso ormai l’abbrivo e diventerà a suo tempo un... mare che cammina. Sì che in futuro, in ciascun anno, circa 300 mila adepti della vita studiosa e dinamica saggiamente dosata e piena, dai 14 ai 18 anni e lun­ go un periodo di 4-5 anni, andrà gra­ dualmente formandosi e temprandosi. E noi qui ci riferiamo al solo fattore: « corsa campestre ». Poniamogli innan­ zi il preliminare lezione ginnastica e atletica e il complementare, o meglio, conclusivo: atletico-sportivo e ci trovere­ mo ad aver varato da oggi a un quadrien­ nio o sessennio, una massa di almeno un milione di giovani, plasmata quasi senza avvedersene, per la via più naturale, quella dell’insegnamento scolastico, in un metallo e in una mentalità, in un abito morale e in un carattere quali per l'appunto si vogliono e si attendo­ no. E ciascun anno ci prometterà un qua­ driennio-sessennio di successive inces­ santi ondate di così educale giovinezze. In questo aprile, che possiamo defi­ nire iniziatico, della rinascente prima­ vera latina, nelle 92 provincia d’Italia, i Gruppi Sportivi formati in ciascuna sede di Istituto, hanno fatto disputare le rispettive eliminatorie. I vincitori di * Tra due fitte ali di giovani spettatori entusiasti passano gli studenti partecipanti alla ogni Gruppo hanno disputato le semi" campestre " palermitana

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finali di Zona, e i 24 vincitori hanno a loro volta disputato le finali provin­ ciali. Sono state parecchie decine di migliaia di studenti, prima impegnali in una serie di allenamenti di corsa campestre; poi in gara: per quasi tutti, la prima gara, negli aperti campi. Per i migliori ha fatto seguito la seconda, c per i selezionali, la terza gara. Lina intera massa ha ricevuto il battesimo agonisti­ co, l'iniziazione sportivo-atletica. Batte­ simo e iniziazione indimenticabili, in­ cidenti più o meno profondamente nel­ l'animo del ragazzo, ma sempre con ef­ fetti salutari, sia immediati clic a di­ stanza. Avrebbero mai in altro modo cono­ sciuto l’ebbrezza della libera corsa, del­ la competizione anelante eppur gioiosa, avrebbero mai ricevuto in modo più efficace l’avvio alla prima animosa in­ cursione negli sconfinati campi dcilo sport? Non sono proprio rari coloro che fu­ rono ginnasti e corridori e marciatori, campioni in atletica leggera, e in attrez­ zistica, conoscitori nel contempo, per la più diretta cognizione di causa, dei vecchi e non del tutto rifiutabili oggi, metodi della ginnastica; e delle nuove concezioni e dei più moderni sviluppi dell’atletica leggera e delle discipline esigenti il più vibrante e vigile impiego di energia muscolare. Ebbene, proprio costoro sono i primi a riconoscere nella corsa campestre, e negli essenziali eser­ cizi dell’atletica leggera la base prima, indispensabile per l’impostazione del giovane a un qualsiasi sviluppo spor­ tivo specializzato. E precisiamo una nostra sperimentatissima opinione in proposito: nella stessa attrezzistica, spe­ cializzazione quanto mai gelosa ed esclu­ sivista, l’individuo bene allenato nella corsa, che di essa fa esercizio assiduo e metodico, usufruirà di un vantaggio enorme nei confronti di chi la trascura. Capacità polmonare, ampiezza di respiro e ricchezza di sanguificazione gli con­ sentiranno massima elasticità c resisten­ za allo sforzo intensivo come allo scatto, e sempre lucidità mentale e padronanza di nervi, condizioni indispensabili alla scelta del tempo c alla dose di impiego dell’energia per l’esecuzione deH’esercizio. E agilità c scioltezza di arti inferiori gli riusciranno del più vivo ed efficace sussidio, saranno, anzi, l’integra­ zione inscindibile c decisiva del lavoro delle braccia e del busto : persino agli anelli e ai volteggi al cavallo, dove sembrerebbe che le gambe abbiano sol­ tanto l’ufficio di assecondare. E noi non dimentichiamo affatto, come, nel nostro passato, avemmo occasione di osservare ginnasti, sotto molti aspetti magnifici, accusanti disarmonia e debolezza di gambe, nocivamente interferenti nel complesso delle esecuzioni. Portiamo in esempio la ginnastica agli attrezzi: ma anche nella pesistica, nel pugilato, nella lotta — non parliamo poi del calcio — un protratto tirocinio nella corsa, corsa e marcia, e specie nei percorsi campestri; e dopo il tirocinio, un ritorno annuale non inferiore alle 4-5 settimane significherebbero la per­ manenza nel ciclo più fortunato — che dopo tutto può valere bene una ventina

d'anni — delle prestazioni d’un cam­ pione di gran classe o comunque d’un buon gregario. Collima all’opinione cosi espressa di vecchi ginnasti c atleti eclettici, frutto di esperimento e osservazione da lunga carriera, il parere di illustri fisiologi, igienisti, medici ben noti, dedicatisi par­ ticolarmente allo studio e all’esercizio della medicina sportiva. Già molli giu­ dizi ed esposizioni specificamente indi­ cativi in materia di educazione fisica e atletica giovanile, e nello specifico inte­ resse del periodo studentesco pertinente la scuola media, abbiamo pubblicato in più riprese. Oggi, in corso di realizzazione del primo esperimento prevalentemente atletico-sportivo della Scuola, culminante nella corsa campestre: e in risposta al quesito, nettamente posto dalla stessa Fe­ derazione Medici Sportivi Italiani, per

gradualmente e senza sforzi compiuto il percorso, iniziandolo con 500 metri salen­ do poi nei giorni successivi a 750 e a 1000 metri, tenendo conto dell’allenamen­ to e della capacità individuale. Un buon criterio di valutazione è il gradimento della corsa da parte degli allievi ». — Prof. Silvestro Baglioni, Professore emerito di Fisiologia Umana all’Università di Roma. « Ritengo che questa gara, eseguita da ragazzi di 17-19 anni, purché clinicamente sani e gradatamente allenati al percorso di 1500 metri (nelle condizioni di luogo su indicate, condizioni clima­ tiche e stagionali permettendo), non co­ stituisca uno sforzo fisico troppo grande tale da costituire un pericolo per la sa­ lute fisica dei partecipanti >. — Profes­ sor Michele Mitolo, Direttore dell’Istituto di Fisiologia Umana della Univer­ sità di Bari.

conoscere il loro parere in merito a tale gara (la corsa campestre dei 1500 metri) e se essa possa costituire uno sforzo fi­ sico troppo grande e costituire un peri­ colo per la salute di giovani sani (non portatori di alcuna malattia) nati negli anni 1932-33-3-1: non abbiamo che rife­ rire per l’appunto queste precise ed esaurienti conclusioni: « Penso che la corsa, in generale, sia la più fisiologica e cinematica fra le attività muscolari sportive. Nel caso par­ ticolare ritengo che, previo adeguato al­ lenamento ed in favorevoli condizioni organiche, che escludano qualsiasi tara, una corsa campestre di 1500 metri non possa portare alcun danno a giovani di 17-19 anni ». — Prof. Vittorio Puntoni, Direttore dellTslituto d’igiene della Uni­ versità di Roma, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia. « La prova non è pericolosa qualora sia

« Voler considerare pericolosa per la salute dei giovani di 17-19 anni la corsa campestre di 1500 metri, è come voler considerare pericolosa ogni altra attività sportivo-agonistica che in senso generale e particolare è equivalente ed analoga nella durata, intensità e modalità dello sforzo fisico alla corsa campestre •. — Prof. Tommaso Lucherini, Direttore dell’istituto di Semeiotica Medica della Università di Roma. Da parte sua, il prof. Nicola Pende, in una intervista concessa ai rappresen­ tanti dell’Associazione Nazionale Edu­ cazione Fisica, sia nei meriti del suo programma, in genere, sia della corsa campestre in particolare, rincalza: « Ho voluto esaminare attentamente i nuovi programmi ministeriali di atle­ tica leggera e devo affermare che sono elaborati tenendo conto delle più ele­ mentari norme fisiologiche e igieniche

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e pertanto nessun pericolo presenta lo sport scolastico per la salute fisica dei giovani, ma anzi tende a completare l’insegnamento dell’educazione fisica e concorre ad affinare quel senso di in­ dividualità della personalità umana pro­ prio secondo i più moderni principi della costituzionalistica italiana. - Anche la corsa campestre contenuta su brevi percorsi e riservala ai giovani dai 17 anni in poi. sani e gradatamente allenali, non può che essere considerata un utile esercizio. « La responsabilità sta nella scelta e nella preparazione adeguata dei con­ correnti. ma la presenza continua sia in fase addestrai iva sia in fase agoni­ stica dell’insegnante di educazione fisi­ ca affiancato dalle competenti autorità medico-ortogenetiche, nel campo della scuola, è la migliore garanzia al rispetto delle leggi biopedagogiche che debbono governare la scuola moderna che per me lieve essere sempre scuola armonizzatrice e perfezionatrice della persona uni ami. - Gli insegnanti di educazione fisica, molti dei quali ricordo con piacere liliali miei ex allievi, lavorino con se­ rietà e con tranquillità ili coscienza, guidati dai principi di biopedagogia an­ che in questo campo della educazione ; e non prestino orecchio a coloro che per inesperienza, incapacità scientifica o per altre ragioni non confessabili, vor­ rebbero boicottare l’evoluzione della educazione fisica e dello sport giova­ nile che in Italia è guidata dalle leggi pitagoriche dell’armonia, per cui se contenuta nei limiti fisiologici e spiri­ tuali, quali figurano nei nuovi program­ mi, non mancherà di dare i migliori z isultati, plasmando nel corpo e nello spi­ rito i futuri cittadini italiani •.

Ci sembra che la concomitanza di pa­ reri tra veterani della ginnastica e del­ l'atletica, e illustri scienziati, i primi par tendo da pratica vissuta, i secondi da studi collaudati — e molti sono anche militanti dello sport — abbia un valore assolutamente probativo. Del resto, l’indirizzo didattico e la compilazione dei programmi, sia per lo studio che per l’educazione fisica nella Scuola non sono mai stati e non po­ tranno mai essere opera di dilettanti e orecchianti in materia... Si obbietterù che in fatto di educazione fisica nel passato, sia lontano che recente, si era­ no scelti certi dati metodi, ora posti da parte. O si errava allora o si erra adesso. Rispondiamo, nè allora nè oggi. Anzitutto, aliarti, in tempo lontano, l’educazione fisica era piuttosto di tipo militare; nelle scuole, poi, era obbligato­ ria per modo di dire, tirava avanti con mezzi inadeguati e con assai scarse fre­ quenze: e sì che l’istinto stesso — e bisogna pure considerarlo per quello che è, vale a dire istinto di conserva­ zione e di sviluppo! — portava la gio­ ventù studentesca, con molto disordine, ma insomma meglio così che niente, alle più varie attività sportive, e spe­ cialmente all’atletica leggera e al calcio dove tra corsa e capriole — e oggi eserci­ tazioni preliminari — di atletica leggera se no « niente pallone », se ne fa pa­ recchia. Comunque, idea e programma di educazione fisica nella prassi scola­ stica erano in nebulosa e non facevano affatto parte della valutazione comples­ siva dei meriti dell’allievo. Nella scuo­ la, praticamente non c'erano nè la vec­ chia ginnastica nè l’odierno sport. Non c’era quindi nessun errore. Esisteva, se ci è concessa la contraddizione in ter­ mini... l’assenza.

In periodo più vicino a noi, in veri­ tà, in teina di educazione fisica giova­ nile, si è fatto molto, cercando di con­ tempcrare ginnastica e atletica leggera. Ma al di fuori della Scuola, anzi — pur senza volerlo — risultandovi con­ tro, poiché molte ore venivano sot­ tratte allo studio, appunto perche fuori di essa, in sedi spesso lontane e co­ munque estranee all'ambiente e al cen­ tro di studio. Finalmente, dopo le esperienze e le attese dal tempo delle leggi Casati e delle leggi De Sanctis, d ii tempo della riforma Gentile, delia O.N.B. e della G.I.L., si è pervenuti oggi a una vera e propria maturazione di concezioni, di sistema e di applicazione. E siamo alla educazione fisico-sportiva nella Scuola e per la Scuola. Primo fra tutti — dobbiamo pure ri­ cordarlo, perchè qualche ignaro e sper­ duto nelle nebbie dell'età della pietra (giù, del lancio della pietra nei concorsi ginnastici invece che dell’attuale palla di ferro) — « Stadium » ebbe ad agitare, nel modo più deciso e perentorio il pro­ blema e porlo sul tappeto della discus­ sione nella opinione pubblica nazionale: il problema dello sport nella Scuola, e annesso e connesso a questo, l’altro del recupero degli impianti della ex Gii. Sulle colonne di « Stadium » conducem­ mo una campagna corroborata da un « referendum » in cui tutti i maggiori esponenti della educazione fisica, della medicina sportiva, dei problemi scola­ stici intervennero. E la complessa e irta materia fu arata, scavata, sviscerata da cima a fondo. Nella sintesi, la richiesta, generale e concorde fu questa: «Lo sport nella Scuola e per la Scuola! ». E su quali basi? Atletica leggera nelle sue elemen-


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taci accezioni: corsa, salto, lancio. Sen­ za accantonare la vera e propria le­ zione di ginnastica, ma tenendola nei limiti che permetta le espressioni di moto e addestramento fisico all’aperto, e sul campo sportivo. Grosso modo, for­ mulando delle proporzioni: 4 decimi di palestra e 6 decimi di percorso e stadio. E, secondo noi, ove la stagione lo per­ metta, un decimo meno di palestra e un decimo più di sport non guasterebbe affatto. Come si fa ora — da parte di qual­ che obiettore, sperduto, in verità — a mostrarsi ancora avversi a soluzioni che dopo oltre mezzo secolo hanno saputo mettere d’accordo lo studio con l’edu­ cazione fisica? La immota ed austera cattedra con la... escursione campestre (così prudentemente limitata a 1500 me­ tri), con il lancio del peso, e anche, non vogliamo davvero escluderle, le flessioni alla sbarra e la salita a polsi alle funi c magari a gambe in isquadra ? Trasformando il « lungo e magro professor di greco » di Marco Praga in un « tifoso > dei propri studenti? E

questi in entusiasti della presenza del professore succitato e colleglli di ma­ tematica e scienze (non parliamo poi se tra questi, e ormai ce ne sono pa­ recchi, salta fuori qualche ex campione di qualche cosa, — non è vero Preside Angelini? — e taluno ancora in grado di scendere in pista e fornire pratica dimostrazione di come si fa)? E non si pensa che con lo sport nella Scuola si arriva a un affratellamento — che resta pur sempre rispettoso delle distanze e delle funzioni — tra scola­ resca e corpo insegnante: nascendone una vera collaborazione di spiriti e ai sforzi, anzitutto negli studi? Lo sport affratella tra genti, naziona­ lità, continenti — le Olimpiadi sono di una eloquenza irresistibile in proposito — e specialmente attraverso le compe­ tizioni deH’atletica leggera. Si riesce a tanto nella Scuola — il che vuol dire in tutta Italia, in questo Paese ancora sofferente di frazionamenti e diffidenze o indifferenze — nelle pur sempre de­ licate e contegnose relazioni tra docenti e discenti, e c’è chi ne è malcontento? Non fosse altro che per questo risul­

tato, fonte di benefici culturali e spi­ rituali mai conseguiti, ci sarebbe da ti­ rare un respiro di soddisfazione. Per giunta si ottengono sin d’ora e se ne otterranno di gran lunga superiori per ampiezza e intensità in avvenire, risul­ tati di mirabile avvaloramento fisico e morale, formativo ed energetico a tutti gli effetti sociali immediati e mediati, e ci si prende il gusto barbaro di fare i profeti del malaugurio? Noi consigliamo, ai rari, malinconici obiettori, una bella corsa campestre, tutte le mattine, sino a fine aprile, a cominciare dai 1000 a finire con i 3000 metri, più o meno, alle sette del mat­ tino. Doccia, calda non troppo, con spruzzata finale fresca. E poi vadano pure per i loro affari. Li aspettiamo l’anno venturo a fare i tifosi per le finali di corsa campestre qui a Roma, al Circo Massimo. Concluderanno la loro carriera in qualità di apostoli delle genti giovi­ nette che corrono il drappo verde per la campagna.

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ROMANOOLIROMA sempre piu vivo e verde il ciclismo rI“’i<A auto e relativi autotreni, moto e micro poteva prestiJ- mersi da parte di chi non conosce l’anima profonda e le risorse inesauribili dello sport, una riduzione del ci­ clismo a più o meno lunga scadenza. Del ciclismo, agonistico o normale su strada e, quindi, anche del ciclismo su pista, insabbiato tra gli ingorghi del traffico sempre più vertigi­ noso e sempre più affollato. Niente decadenza. Lo sport, pioniere per antonomasia, che in mezzo secolo ha trasformato il mondo lanciandolo con due semplicissimi pedali e due leggerissime ruote a una silenziosa quanto inarrestabile conquista della velocità, è in fiore e vigore più che mai. Basti pensare alla eco mondiale dei Giri d’Italia, di Francia, della Svizzera, delle Fiandre e quanti altri giri verranno o risorgeranno. Ma forse la loro formula risulta ormai un po’ compassata e appassita: alla serie di essi andava aggiunto di tanto in tanto qualche cosa di più dinamico, travolgente, elettrizzante... Forse proprio una prova del tipo della motorizzata Roma-Napoli-Roma. trasformazione della vetusta «XX Set­ tembre r occorreva, per provocare un irruento diversivo alla tradizione classica. Un po’ di eruzione vulcanica (a Napoli c’è o non c’è il Vesuvio? e se non ci fosse donde trarrebbe Napoli il suo dramma d’incanto e di malia?) nelle linee agonistiche del ciclismo di gran marca, ma ormai di consueto corso, appare una accorta ed efficacissima speronata. E via. a sessanta l’ora, i puri sangue della corsa ciclistica moto­ rizzata. La prova dell’antico giornale romano « Il Messaggero «, proprio a tempo opportuno riesumata dal « Tempo » e tra­ sferita a inizio di stagione, dagli annosi 25-30 km. di media (però giustizia vuole si ricordi come sui percorsi di trenta

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anni addietro ancora ottocenteschi, oggi nessuno andrebbe più veloce), ha avuto la magica virtù di riportare il ciclismo all’altezza dei tempi e delle preferenze, e con ciò di ricollo­ carlo di nuovo alla assoluta avanguardia. Bravi i colleghi del « Tempo » e in special modo Natale Bertocco. Lo scorso anno, alla prima edizione, la nuova Roma-Napoli-Roma se­ gnò un successo strepitoso. Alla seconda edizione, il pri­ mo esperimento già impallidisce e risulta nettamente su­ perato. Nel prossimo anno a formula e programma riveduti e corretti dalle esperienze fatte, il successo sarà ancora più clamoroso e definitivo. Esigenze di percorso non tollerano un numero di con­ correnti superiore ai trenta. Tanto meglio: ecco una inec­ cepibile e inesorabile ragione per scegliere trenta autentici campioni. Con trenta assi del genere si ha senz’altro una corsa di giganti. Non basta, applicati al rullo delle moder­ nissime "Lambrette” o ”Iso” o ” MV ”, il non plus ultra della gioielleria meccanica, di iniziativa e marca particolar­ mente italiane (però sarà bene rivedere le modalità di par­ tecipazione dei mezzi meccanici), ecco gli assi della strada trasformati istantaneamente in granfondisti della pista. Con la fama e l’aureola di gloria dei Bartali, Coppi, Kubler, Bobet ecc., di campioni intramontabili, di rifulgenti al ver­ tice della parabola o "in fieri” le gesta dei divoratori di chilometri e il parossismo delle folle sportive salgono alle stelle.

E’ un uscire dai limiti dello sforzo fisico nei concorrenti, o del. contegno negli sportivi? No. Si tratta di puro sport, anche se l’industria è impegnata a fondo nei suoi congegni, nei suoi carburanti, nei suoi accessori. Siamo anzi alla pro­ duzione da ingegno e lavoro al vaglio del più veloce e seie-


zionatore sport. Selezionatore di mezzi meccanici originari e nuovi (bicicletta e micromotore) e di valori prettamente atletica-agonistici. J; tale preciso e giusto selezionatore, che questa seconda Roma-lNapoli-Roma conclusa alle Terme di Caracolla ha visto la vittoria sfolgorante dello svizzero Ku­ bler dietro il mezzo meccanico che forse per requisiii di carenatura era il più rispondente; al secondo e terzo posto di classifica generale, due giovani che si consacrano assi, De Santi e Logli, aneli essi dietro motori con piloti che possiamo ben definire dallo rango; mentre /'intramontabile Partali (piarlo in « generale » e secondo a Roma, a 1’52” da Kubler, ma con 2 3'6 su Robic, e via via in crescendo sugli altri, ha offerto una prova smagliante della sua grandissima classe f della sua indomita volontà di lottatore. E nel premio della Montagna, a pari punti Partali e Ridici, e distaccati. Soldani e Kubler. De Santi e Pontisso. Ila nociuto a Partali la sua scarsa simpatia per le corse dietro motore'!’ Le ragioni della sua sconfitta di fronte al simpatico Ferdy sono da ricercarsi in vari motivi ma specialmente nell’aver incontrato lo sviz­ zero in un momento particolarmente felice per lui. Commi, (pie svolgimento della corsa e risultati hanno fatto impazzii e il pubblico, e si fregiano di una levatura tecnica sfavillante. E chi è riuscito a seguire la gara, sa a sue spese che verso l'arrivo cerano almeno seimila macchine in carosello o im­ possibilitale a muoversi. Senza calcolare quelle affollatesi all'altro capo partenopeo dcll'/lppia e lungo il tragitto. I\on

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parliamo della /olla che ha fatto ala. si può dire, da un capo all'altro del lungo percorso. Una corsa frazionata in tre giornate di velocità tanto vor­ ticosa (pianto defatigante e selezionatrice, di spasimo spor. tiro sempre, più acuito, di passione ed entusiasmo sempre più arroventati. Se nelle Fiandre ha trionfato Magni e a Roubaix, Hevilacqua, a Roma ha trionfato Kubler, ormai consacrato alle vittorie in terra italiana. Questo scambio di vittoriosi tra Paesi e Paesi è quanto mai sportivo e soddi­ sfacente per tutti: e. come già abbiamo fatto rilevare, altrove, non può non condurre a un approfondimento di relazioni e a un affratellamento di spiriti. Ciclismo, sempre più nobile, più rapida e irresistibile, staffetta di anime ricche di slancio, in reciproco riconosci­ mento di valori; di pure aspirazioni alle conquiste di vita, in una nobile mulilazione di elette qualità fisiche e morali. E ora i trenta campioni di Ronia-Napoli-Roma li risa­ luteremo al Ciro d'Italia, al "Tour", ai Campionati mon­ diali, insieme con altri che la sorte non ha voluto al traguardo, e insieme col grande Fausto Coppi, a cui augu­ riamo la guarigione più sollecita e più completa e con essa il termine delle sue dolorose disavventure. Primalancia dei Paladini dello sport. Degli araldi della vita purificata al vaglio della velocità, dell’agonismo, della corsa perenne alle mète dei primati sportivi. Che sono sempre primati di uma­ nità anelante a perfezione.

Ferdy Kubler e Gino Bartali i due maggiori protagonisti della grande corsa

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CICLOTURISMO: MAESTRO IO VITI di Enrico Pauti

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X* lo sport del ciclismo riservato <-■ soltanto all’agonistica? Su stra­ da o su pista, o su percorsi campestri bisogna sempre correre correre cor­ rere, avanti o dietro un avversario da battere, avendo per mèta un traguardo vicino o lontano che sia? Lo spirito agonistico è innato nel­ l’uomo, e tanto più nei giovani e in coloro che si conservano tali an­ che se il calendario accusa raggiun­ te le quaranta primavere, termine medio estremo in cui per ora — al­ meno nel complesso bio-fisiologico di questo non ancor compiuto pri­ mo secolo sportivo — può ascri­ versi suscettibile di valida efficien­ za competitrice un organismo uma­ no ben conservato e preparato. Per alcuni sport, poi, come sollevamen­ to pesi, lotta, nuoto, marcia, il ter­ mine può anche prolungarsi di molto: comunque, dove non entra­ no in giuoco velocità e scatto (e non il solo scatto o la sola velocità) e basta lo sforzo metodico, la lon­ gevità non è rara. Per quanto riguarda il ciclismo — quello agonistico — le date dei col­ locamenti a riposo tra il settimo e l’ottavo lustro — e per quanti la classe non assiste anche molto pri­ ma — si susseguono inesorabili. E con questo? Si dovrebbe attac-

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care definitivamente la bicicletta al chiodo; o servirsene per percorsi di lavoro, o cederla, gratuitamente o no ad altri? Inoltre, non è detto che quanti spingano pedali per necessità o per diletto, anche se non proprio per sport personale, debbano dedicarsi alle corse. E’ pur vero che le mac­ chine che si vendono di più e più ambite sono macchine da corsa. Ma non è men vero che ciò è per la mania di un gran numero di snob e di sognatori, i quali non correranno mai in gare autentiche. Ma neppure sarebbero alieni dallo essere trascinati in abbastanza lun­ ghe gite, dalla velocità sufficiènte per non annoiarsi e pur ammirare percorsi, panorami, visitare mète ar­ tistiche, tecniche, storiche: entria­ mo con ciò a parlare del ciclotu­ rismo. Il turismo ciclistico si può dire vanti titoli di precedenza su quel­ lo agonistico. Infatti, proprio alle passeggiate, alle gite si pensò dap­ prima, anche se l’originaria draisienne e i primi bicicletti provoca­ rono subito gare accanite per i via­ li dei parchi e i perimetri delle piaz­ ze. Il trasferirsi rapidamente ed eco­ nomicamente da un paese all’altro, da una città all’altra fu miraggio

gioioso e avventuroso di gran nu­ mero di giovani e valentuomini di fine secolo XIX. Presto si formaro­ no le comitive abituali e queste co­ stituirono associazioni. La vecchia Unione Velocipedistica Italiana, quando aveva sede ad Alessandria, era anzitutto il centro di un movimento turistico impo­ nente. Ad esso facevano capo cen­ tinaia di Società, Velo Club, Cir­ coli, Unioni, dal gruppetto paesa­ no ai... battaglioni di baffuti e an­ che barbuti « routiers » con berret­ toni a visiera (rari ancora gli oc­ chiali, con tutto quel polverone!) maglioni. lunghi accollati, pantalo­ ni a mezza gamba abbottonati sot­ to il ginocchio, calze assestate alle polpe e scarpini con la fibbia, e soprattutto biciclette... infrangibili col manubrio all’insù che costrin­ geva a posizione eretta e anche ad andatura non sopra i 22 km. orari. Ebbene, una via lattea di macchine simili forni per oltre un ventennio e foggiò e calibrò eserciti di peda­ latori vigorosi, e in più conoscitori e pensosi del loro Paese. Quanta parte del ciclismo così praticato entra nella grande storia sociale, civile, militare dell’ultimo ottocento e del primo brillante quar­ to di secolo XX italiano?

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Nelle scintillanti e polverose co­ lonne dei turisti — la maggior par­ te assidui delle marcie a percorso e tempo stabiliti per l’acquisto dei brevetti di « Audax », di « Fortior » ciclistico, s’incontravano ginnasti alpinisti, corridori e marciatori, nuo­ tatori, lottatori; scrittori illustri, archeologi, dotti conferenzieri e il­ lustratori che sapevano tener cir­ colo e offrire godimenti estetico­ culturali indimenticabili, in vere le­ zioni d’arte, di storia, di tecnica: fi­ sico, intelletto, cuore si tempra­ vano in quella forma di sport ci­ clistico così praticata, che non esclu­ deva di certo la più sana allegria, e tanto meno il formidabile appe­ tito di gente dal fegato sano e la mente serena.

Le strade o erano polverose o in­ ghiaiate, o erano acciottolate. In compenso i veicoli erano a prova di bomba, le gomme di notevole consistenza, e le tabelle di marcia contemplavano nella media anche la percentuale « fermate per ripa­ razioni ». Quanto dire, che se la media si aggirava sui venti km. ora­ ri, la colonna pedalante doveva pur spingere e non addormentarsi. Le marcie erano talvolta osta­ colate da mandre di buoi e greggi allora transeunti o transumanti as­ sai più di frequente che adesso. Riuscivano peraltro meno soggette alle sorprese degli eccessi di velo­ cità, provocate oggi dalle auto e dalle moto. Auto e moto erano rare

àncora circa il 1915, primo anno del­ la entrata dell’Italia nella guerra mondiale e conseguente sviluppo della motorizzazione. I pericoli del traffico erano più offerti dalialentezza di carri agricoli, di asini e asinai testardi e anche ostili, tal­ volta pigramente e magari di tra­ verso in mezzo alla strada, nonché di cani aizzati a bella posta. Tale mentalità sordamente ostile fu però via via spazzata dalla prepotenza delle auto e anche dal progressivo evol­ versi della campagna. Ma con ciò, a sua volta il cicloturismo cominciò a trovare e ora li risente parecchio, i suoi inconvenienti in certa velocità spericolata e irresponsabile di gui­ datori, specie quelli cosidetti... do­ menicali, peste e pericolo mortale sia di pedoni che di ciclisti e di gui­ datori consapevoli, formanti sì la maggioranza, ma troppo esposta alle pazzìe di incoscienti del volante. Il turismo ciclistico — e con es­ so anche le ‘escursioni podistiche sulle strade nazionali e provinciali — è una attività sportiva effetti­ vamente educativa e formativa, fi­ sicamente, moralmente, intellettual­ mente che non solo deve risorgere ma assurgere a nuovo sviluppo. Può essere esercitato in forma indivi­ duale, di piccoli gruppi, o di me­ die e grandi comitive. Noi propen­ diamo senz’altro per i medi e gran­ di gruppi (di azienda, di società, di unione) anzitutto perchè l’indivj'tuo isolato nessun automobilastro

pensa a rispettarlo, e anche i pic­ coli gruppi hanno poca voce in ca­ pitolo. Le medie e grandi comitive invece, presuppongono una buona organizzazione, una guida com­ petente e una condotta stradale re­ golamentare, e poi il numero im­ pone sempre rispetto... Il secondo motivo, è composto di molti mo­ tivi: la compagnia numerosa pre­ suppone programma e itinerario prestabiliti sia per l’utile che per il dilettevole: sia per il fisico come per la mente e per lo spirito. Sport e cultura, storica, artistica, tecni­ ca. Promuove e coltiva inoltre spi­ rito socievole, ravviva e consolida relazioni e amicizie, smussa angoli, desta cordialità e comprensione do­ ve prima erano indifferenza e forse tacite prevenzioni o sorda ostilità. Vedasi dunque quale salutare fat­ tore di formazione ed elevazione so­ ciale e civile può essere — e deve riuscire — il turismo lieto e veloce, datore, non consumatore, di energie. Sicché noi siamo qui a invidiare quanto in merito di cicloturismo popolare, operaio, impiegatizio e con notevole rappresentanza fem­ minile, vanno facendo ancora oggi di fronte a tanto sviluppo motoristico — Svizzera, Francia, Belgio, Olanda, Svezia, ecc. Ma fino a quan­ do staremo soltanto a... invidiare? L’Unione Velocipedistica Italiana si metta alla testa d’un generale effi­ cace risveglio di questa sana e fe­ conda attività.

3'

»

Va la

lieta

brigata

cicloturistica,

fuggendo dal

chiuso

della

città,

verso le fonti

della

salute

fisica

per abbeverarsi di vento e di sole

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iuoco scorretto. E’ un tema che '°rormai imperversa sui campi del calcio. Danno il cattivo esempio molti dei cosiddetti «assi» e, pur­ troppo, si ripercuote nelle squadre minori con evidente danno pei gio­ vani atleti. « Stadium » è più volte intervenuto nella questione e non si è stancato, nè si stancherà, di richiamare i dirigenti sociali (oh, quanta colpa hanno anch’essi!) e giocatori ad una condotta di gara leale, più cavalleresca, cioè al una vera competizione sportiva. In genere, il giuoco scorretto sta in relazione al grado di correttez­ za del pubblico. E il paragone si può fare anche invertendo i termini. E l'uno e l’altro sono in diretta dipen­ denza del grado di educazione civi­ le di un Paese. Rilievi amari, in ve­ rità, ma inevitabili, poiché i fatti che li promuovono sussistono e... insi­ stono. Prima del recente conflitto e con­ seguente collasso, in particolar mo­ do per noi, morale e sociale, si era raggiunto una quota in certo modo soddisfacente di educazione civile e sportiva. Dopo un primo tumultuoso inizio, all’adozione della Divisione Nazionale A, e della B e C, attra­ verso un processo di rigido disciplinamento per opera della F.I.G.C , dell’A.I.A., di campagna stampa, se non proprio una educazione sostan­ ziale, certo, un ordine formale ed effettivo si era attuato. Catastrofe e sommovimento di classi sociali han­ no fatto precipitare di nuovo la si­ tuazione. Un vigoroso richiamo alle coscien­ ze, anche con mezzi primitivi — in campo sportivo sono sempre molto efficaci quelli d’ordine finanziario — si impone, naturalmente accom­ pagnato da una persuasiva campa­ gna di stampa. Man mano che si rientra nella normalità generale, anche la pas­ sione sportiva deve uniformarsi a questo ritorno. Atleti, pubblico, ti­ fosi e dirigenti vi si devono unifor­ mare. E per noi, dai dirigenti Liso-

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scorrettezza,,

gna cominciare, L’esempio parte sempre dall’alto! Non è qui il caso di citare episo­ di a dimostrazione della nostra te­ si. I fatti sono a conoscenza di tutti; avvengono, si può dire, ad ogni giornata di gare. Quante volte la Federazione del Calcio non ò in­ tervenuta con richiami perentori ad una più rigida applicazione dei regolamenti tecnici che proibiscono nel modo più assoluto ogni violen­ za e scorrettezza? E, forse, l’Associazione Italiana Arbitri non è sta­ ta da meno?

Le « direttive tecniche « arbitrali che furono comunicate dallo stesso Presidente dell’A.I.A., e pubblicate su « L’Arbitro », parlano chiaro: « L'arbitro deve preoccuparsi del­ la tutela fisica dei giuocatori re­ primendo con i mezzi consentitigli dal Regolamento ogni fallo o scor­ rettezza di giuoco. Deve sopratutto ricordare che la salvaguardia del patrimonio calcistico nazionale è affidata alla rigida applicazione delle disposizioni regolamentari che comminano sanzioni tecniche e di­ sciplinari ». Ma, si potrà osservare, l’arbitro è solo in campo... contro ventidue giocatori. Ma anche a questo si è provveduto, e allo scopo di repri­ mere in modo immediato, e quindi più efficaci, atti di violenza che qualche volta accadono alle spalle degli arbitri, è stato disposto quanto segue: « Qualora uno dei guarda­ linee rilevi che un giocatore, in po­ sizione tale da non poter essere ve­ duto dal direttore di gara, dia un calcio o colpisca volontariamente un avversario, deve immediatamente richiamare l’attenzione dell’arbitro sventolando in modo netto, ma bre­ ve, la bandierina. Qualora l’arbitro non fosse in posizione adatta per ri­ levare la segnalazione, l’altro guar­ dalinee dovrà a sua volta richia­ mare l’attenzione dell’arbitro sven­ tolando, nello stesso modo, la ban­ dierina.

L’arbitro fermerà il giuoco e co­ nosciuto il motivo della segnalazio­ ne adotterà il provvedimento disci­ plinare di espulsione del colpevole o dei colpevoli, riprendendo il giuoco con la rimessa da parte sua se il giuoco è stato interrotto dal suo fi­ schio, oppure con la ripresa nor­ male se il giuoco era già fermo al momento dell’intervento arbitrale. Se l’arbitro non avesse rilevato le segnalazioni dei guardalinee, essi desisteranno dalle segnalazioni e si limiteranno ad informare dell’ac­ caduto l’arbitro alla fine del primo o del secondo tempo, rilasciando una succinta ma precisa dichiarazione scritta all’arbitro il quale, a sua volta, deve unirla al rapporto di gara ». Non crediate che gli arbitri non conoscano « i misfatti del rettangolo verde». Li conoscono e come! Carlo Dani, uno dei più noti maestri del fischietto, anzi dà quasi una colpa ad essi quando afferma che gli arbitri, specie verso il punto culminante del campionato, debbono essere richia­ mati ad una interpretazione e ad una applicazione più restrittiva e rigida delle norme riguardanti il giuoco duro e violento, intervento originato a volte dalle cronache di certa stam­ pa sportiva dell’ambiente locale o amico, o dal tifo di qualche autore­ vole dirigente di società; ma qualche volta verosimilmente per colpa de­ gli arbitri, i quali devono persuader­ si che la loro delicata missione, ha come primo ed importante scopo, quello di prevenire ogni insano at­ teggiamento ed ogni deplorevole istinto; nonché quello di non tran­ sigere in nessun campo e in nessuna partita allorché si tratta di elimi­ nare elementi che non fanno onore alla divisa sportiva che indossano. Occorre da parte degli arbitri, con ­ siglia Dani, usare sempre una sere­ na, obbiettiva, ma decisa e costante energia in questi casi, che servirà ad eliminare quelle stridenti spere­ quazioni che purtroppo ancora si rilevano sui campi di giuoco nella


interpretazione c nella applicazione delle norme relative al gioco scor­ retto, violento e pericoloso. Affrontiamola una volta per sem­ pre, e questa volta sul serio, la que­ stione del gioco scorretto e violen­ to, negatore dello sport. Ci sono dei giuocatori che sono professionisti della scorrettezza: gli arbitri li conoscono, i giornalisti li conoscono ed il pubblico li conosce. Gli arbitri spesso, troppo spesso li tollerano contando molto sulla loro autorità, sulla loro abilità e sopra­ tutto facendo perno sul concetto che essi fanno dello sport: sono longani­ mi. troppo pronti alla blanda am­ monizione, troppo ritrosi al colpo energico di fischietto ed al gesto del dito che indica la via dello spo­ gliatoio. Essi, nella loro chiara onestà, te­ mono a volte di amareggiare con un provvedimento draconiano una gara forse solo un poco angolosa. E’ un errore, ed il peggio è che questo er­ rore, anziché essere capito come prova di comprensiva bontà, viene interpretato come tolleranza; gli er­ rori vengono ripetuti, i falli e le vio­ lenze aumentate e la partita sfugge disciplinarmente al Direttore di gara. L’arbitro che spezzetta una gara, la rovina talvolta; l’arbitro che rea­ gisce, fischia secco e manda lo scor­ retto a vestirsi, la salva; il pubblico (almeno la maggioranza) capisce e tace, l’indomani il giornalista l’ap­ prova. E fischiarli sempre i falli voluti, anche in area di rigore, sopratutto in area. Ho visto degli arbitri — dice

-

Il "fattaccio,, è avvenuto. L' arbitro interviene, ma

ormai il giocatore colpito

è a terrai

ancora Dani — di quelli che vengono qualificati in «gamba» di quelli che spaccano il fuori giuoco di cinque, centimetri con la carabina di Buffa­ lo Bill (segno che ci vedono bene) e che hanno pronto il riflesso ed il colpo di fischio, interrompere il gio­ co, piombare sul punto preciso (mol­ te volte si tratta di un metro) e poi, seraficamente, portare essi stessi la palla sulla linea dell’arca e com­ mettere cosi un errore ed una ingiu­ stizia nello stesso tempo. Essi hanno nel frattempo ragio­ nato, essi nel frattempo hanno con­ tabilizzato la partita che stanno di­ rigendo col suo dare ed avere. Nello spazio di pochi secondi si sono eretti a giudici di esito, mentre sono solo dei direttori di gara. E’ un errore, un errore che si pa­ ga sovente assai caro, specie se in­ vece di fallo di mano si tratta di fallo di scarpa. I falli « di scarpa », le vere scarponate; sembra un paradosso, ma è proprio questo il tipico fallo da pu­ nire, che molte volte se presentato con un pizzico di malizia sfugge a qualche collega anche agguerrito. Occhio sempre quindi, perchè se il ciak della manata è sovente facil­ mente udito, il piccolo, cattivo colpo alla caviglia ed alla gamba è troppo spesso sentito solo da chi lo subi­ sce: non mancheranno rivalse, na­ sceranno le grane e si svilupperanno quelle autentiche « porcherie da area di rigore » in cui più di un arbitro rischia di invischiarsi ». E i « fattacci » si hanno a ripeti­ zione; le infermerie sociali hanno sempre qualche... lettino occupato.

Gli scontri tra giocatori, non sem­ pre sono casuali, purtroppo, spesso avvengono con malizia, e vorremmo dire con cattiveria. Un giocatore della massima Divisione, con il qua­ le ci intrattenemmo tempo fa sul­ l’argomento, ci rivelò che spesso durante il corso d’una partita, da parte di quei tali ormai usi a trat­ tare l’avversario come... un nemico, si ricorre anche all’uso di parole o termini da autentici mascalzoni. Ora è chiaro che tutto ciò non ha nulla a che vedere con lo sport. Le autorità federali e arbitrali si sono preoccupate e si preoccupano della questione, ma pensiamo, è necessa­ rio dare ancora una stretta di tor­ chio. Bisogna colpire! Colpire chi non sa comportarsi sui campi dello sport con la richiesta cavalleria e con le norme della buona creanza. Lo sport dev’essere, sopratutto, una palestra d'educazione. Guai se si la­ scia coorrere. Ha ragione Dani. Si dia qualche esempio memorabile. Altrimenti non si sanerà la piaga che, purtroppo, si sta allargando. Molta colpa è anche di quel tale pubblico di scalmanati — che, sen­ za dubbio, di sportivo non ha nè mu­ scoli nè cervello per non aver mai praticato lo sport — che incita gli atleti in campo come fossero gla­ diatori nel circo d’infausta memo­ ria. Tanta colpa è di questo pub­ blico. Ma gli atleti, se vogliono es­ ser degni di questo nome, si com­ portano come le regole dello sport e del vivere civile e cristiane inse­ gnano. ("ialini Picconi


il ' Un quartetto di centauri in corsa guida una gara In cui non si marcia a meno di 120 di media. Potenza di motori e alta acrobazia di piloti.

MOTO E CENTAURI hanno «fame» di sport

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a r OTOCICLISMO più che mai. La -‘-V.L inflazione delle « vespe » e simila­ ri, delle auto utilitario- sportive, sem­ bra non riesca a turbare la spirale sempre ascendente dell’attività moto­ ciclistica, e tanto meno a smontare i centauri aerodinamicamente inforcan­ ti le loro moto sempre superbe e gene­ rose. Come spiegare ciò? Presto detto; con lo sport, anzi con la « fame di sport ». Esiste una certa categoria di cava­ lieri che se non sentono tra le ginoc­ chia pulsare l’ansito del cavallo di razza lanciato a grande andatura o ai salti Più audaci, si ritrovano in­ soddisfatti, scontenti, infelici. I « cenrt?,SOP° Proprio di quel genere cavalcatori. Altro che garbati giuo-

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cattali ci voglio.no per la loro esube­ ranza e per la loro «farne di sport». Qualche anima prudente desiderereb­ be che tanta foga fosse a tutto ed esclusivo rischio e pericolo dell’...affamato volante. Ma lo sportivo esperto sa pure che sulla moto preferiscono e usano correre elementi forniti dei re­ quisiti fisio-psichici necessari e suffi­ cienti; mentre la grande maggioran­ za si abbandona troppo fiduciosa­ mente al micromotorismo. Certo è che per fare i « centauri » occorre essere atleti autentici, e non per nulla l’annuale « Premio all’Atleta » è stato per il 1950 conferito al campione del mondo motociclistico Umberto Masetti. Ed ecco riconfermata la nostra spie­

gazione, che è proprio la passione sportiva a far marciare si folte legioni di motociclisti: a suscitare tanta viva attività agonistica, regolaristica, tanti raduni; e a costringere le Case a mantenere in piedi una notevole pro­ duzione d’avanguardia e farla parte­ cipare alle molte gare,, senza mancare a nemmeno una di quelle valevoli per il titolo di campionato mondiale. An­ zi, proprio per questa inevitabilità di presenza, nascendone situazione criti­ ca, analoga a quella' pronunciatasi nel ciclismo per l’eccessivo numero di pro­ ve classiche e di campionato, richie­ denti sforzi finanziari troppo gravosi per l’industria, seriamente incidenti sia sui prezzi di vendita sia nella ra­ refazione della clientela.


E allora, punto primo, a rimediare a una situazione certamente compro­ mettente la produzione, la diffusione di essa e i mercati; e a far sì che la produzione d’avanguardia e di richia­ mo riuscisse di fermento e di squillo per la produzione dalle stesse Case cu­ rata. dei micromotori, un accordo è intervenuto tra F.M.I. e A.N.C.M.A.. relativo alle gare di campionato di prima categoria Tale accordo precisa: « I presidenti della F.M.I. e della A.N.C.M.A., i-ispettivamente assistiti dal presidente della C.S.N. e dai rap­ presentanti delle Case costruttrici di motocicli, si sono riuniti per ripren­ dere in esame la situazione, nell’inten­ to di raggiungere un accordo nel qua­ dro della necessaria collaborazione tra i due Enti ai fini della migliore effi­ cienza dello sport motociclistico. « In relazione al voto espresso dal Consiglio Nazionale della F.M.I. di non creare intralci all’industria nazio­ nale per le maggiori conquiste mon­ diali; tenuto conto altresì dell’oppor­ tunità di non privare la stagione 1951 del campionato di prima categoria che al suo significato morale unisce obiet­ tivi di preparazione tecnica e svolge apprezzati compiti di propaganda, è stato convenuto quanto segue: « Le quattro gare del 29 aprile, 13 maggio, 17 giugno e 5 agosto già iscritte nel calendario sportivo 1951 come facenti parte delle nove prove valevoli per il Gran Premio della F.M.I. classi 250 e 500 cmc., vengono destinate a costituire il campionato italiano di prima categoria, con pun­ teggio a se stante. A dette gare l'in­ dustria è lieta di confermare la sua partecipazione ufficiale. La Milano-Taranto « Le rimanenti cinque gare in calen­ dario per il Gran Premio della F.M.I. restano valevoli per l’assegnazione del Gran Premio per corridori, con clas­ sifica a se stante, in cinque prove su cinque e con le modalità già annun­ ziate. « Le tre gare previste per le classi 125 e sidecars (nelle date 25 aprile, 6 maggio più una terza da destinarsi in sostituzione della gara del 3 giugno) sono valevoli tanto per la classifica del campionato italiano quanto per quella del Gran Premio della F.M.I. «I rappresentanti dell’industria esprimono il loro rammarico di non poter partecipare anche a causa dello spostamento della data del 24 giugno, cioè a una settimana prima di tre ga­ re consecutive del campionato mon‘ diale, alla Milano-Taranto, della quale riconoscono il valore propagandistico e che si riservano di riconsiderare nel futuro. « La F.M.I., che è stata costretta a spostare la data della Milano-Taranto per la contemporaneità di altri avve­ nimenti sportivi nazionali, prende atto di quanto sopra espresso e decide di assegnare quest’anno il Trofeo di Gran Fondo al Moto Clubs. « La F.M.I. e l’A.N.C.M.A. si propon­ gono sin da ora di esaminare e risol­ vere tempestivamente i reciproci rap­ porti nell’intento di armonizzare nel­ l’avvenire i rispettivi interessi in uno stabile accordo per la più proficua realizzazione delle finalità motocicli­ stiche ». Giostra di giganti Regolati così 1 rapporti tra indu­ stria e sport, è facile prevedere che da una parte il motociclismo, sia sportivo che di traffico vario verrà a

ricevere ancora ulteriore impulso, c dall’altra il motoscooterismo verrà ad avvantaggiarsi di un importantissimo fattore d’ordine generale: il non inasprimento dei costi se non una • graduale riduzione. E del resto l’ac­ cresciuto movimento agonistico-sportlvo della moto non mancherà di eserci­ tare riflessi di intensificazione sporti­ va e nazionale nello stesso motorismo minuto. Diamo a parte il Calendario delle prove motociclistiche di questa anna­ ta, che si annuncia di eccezionale im­ portanza in Italia e all’Estero, a co­ minciare in questi giorni proprio dalla Spagna, e dalla ultradinamica Barcel­ lona. Una giostra di giganti dell’industria e della guida, dove qualche successo iniziale in un confronto internaziona­ le, che si presenta sùbito dei più ar­ dui, potrebbe orientare su qualche bi­ nomio tutta una stagione.

Il Ciilcnilarin Mntocfclislìco iIhIIi! maggiori limo 19.11

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CAMPIONATO DEL MONDO Spagna: G. P. Spagna, Bar­ cellona 8 aprile: 125, 350, 500, side - Svizzera: G. P. Svizze­ ro, Berna 26 maggio: 250, 350, 500, side - Inghilterra: Tourist Trophy, Isola di Man 4 giugno: 125, 250, 350, 500 Belgio: G. P. Belgio, Francorchamps 1. luglio: 350, 500, side - Olanda: T. T. di Assen, As­ serì 7 luglio: 125, 350, 500 Francia: G. P. Francia, Albi 14 luglio: 125, 250, 350, 500, si­ de - Irlanda: G. P. Ulster, Bel­ fast 17 agosto: 125, 250, 350, 500 - Italia: G. P. delle Na­ zioni, Monza 9 settembre: 125, 250, 350, 500, side. CAMPIONATO ITALIANO Prima categoria 29 aprile: Monza, 1. prova: 250, 500 - 13 maggio: Codogno, 2. prova: 250, 500 - 17 giu­ gno: Roma, 3. prova: 250, 500 - 5 agosto: Senigallia, 4. pro­ va: 250, 500 - 29 aprile: Mode­ na, 1. prova: 125 e side - 6 maggio: Ferrara, 2. prova: 125 - 6 maggio: Firenze, 2. prova side - 3. prova da destinarsi: 125 e side. Seconda categoria 15 aprile: Finale Emilia, 1. prova: 250 e 500 - 1. maggio: Montichiari, 2. prova: 250 e si­ de - 10 giugno: da destinarsi, 3. prova: 250 e 500 - 8 luglio: da destinarsi, 4. prova: 250 e 500 - 10 settembre: La Spezia, 5. prova: 250 e 500. GRAN PREMIO DELLA F.M.I. Prùna categoria 15 aprile, Sanremo: 250 e 500 - 6 maggio, Ferrara: 250 e 500 - 10 giugno. Varese: 250 e 500 - 26 agosto, Casale Mon­ ferrato: 250 e 500. TROFEO MOTOSCOOTERS Prima e seconda categoria 1 aprile, Orzinuovi: 1. prova - 27 maggio. Bologna: 2. prova - 29 luglio, Macerata: 3. prova. TROFEO MOTOCROSS Prima e seconda categoria 3 giugno, Imola: 1. prova 22 luglio, Collecchio: 2. prova - 12 agosto, Biella: 3. prova - ' Da definire 4. prova. TROFEO DELLA REGOLARITÀ’ 10 a 13 maggio: Foggia, Scu­ i do del Sud. 1. prova - 26 giu- ! gno-1. luglio: Sanremo. Crite­ rium dei due Mari, 2. prova Agosto: Città di Castello, Cop­ pa Vischia, 3. prova, ORGANIZZAZIONI DELLA F.M.I. 24 giugno: Milano-Taranto, Trofeo di Gran Fondo per i Moto Clubs - Conduttori prima e seconda categoria. 9 settembre: Monza, Gran Premio delle Nazioni - Ultima prova del campionato mondiale. 18-23 settembre: Varese, XVI Sei Giorni motociclistica inter­ nazionale.

Raduni c regolarità : «pori che affratella Ma oltre queste prove di eccellenza agonistica per macchine e piloti, so­ no in preparazione, per una massa centauristica che non esclude il cosi forte... «sesso debole», «rallies», o raduni che dir si voglia, e marce di valore tecnico-sportivo assai elevato. Il «Circuito del Sestriere», porterà il 27 maggio i concorrenti, provenienti da dove vogliono, ai 2000 metri del Colle famoso. Il raduno mira a far partecipare non soltanto gli specia­ listi delle marce di regolarità, ricchi della esperienza acquisita nel corso di numerose e difficili competizioni in Italia e all’estero, ma anche i motoci­ clisti di media levatura, abili ma sen­ za aspirazioni avanzate, paghi della serietà d’una prova fornita, con tutti i controlli regolamentari e inoppugna­ bili, e nel contempo d’una soddisfa­ zione puramente turistico-sportiva. li percorso è stato diviso in 8 settori coi relativi posti di controllo, e in due categorie, di specializzati e di normali:

1. settore: Pinerolo, S. Secondo, Bricherasio, Torre Pellice, Bibiana, Ca­ vour, Pinerolo. Porte, Villar Perosa; 2. settore: Villar Perosa, Prà, Mar­ tino, S. Pietro, Val Lemina, Madonna Pilone. Costa grande, Roletto, Porpo­ rato, Pinerolo; 3. settore: Pinerolo, Riva, Airasca, Stupinigi, Zona Sangone, Dazio Stupinigi; 4. settore: Dazio Stupinigi, Beinasco, Orbassano, Piossasco, Strada vec­ chia, Cumiana, La Colla, Giaveno, Bi­ vio laghi; 5. settore: Bivio laghi, Avigliana, Susa, Ulzio, Cesana; 6. settore: Cesana, Sestriere: 7. settore: Sestriere, Pragelato,j, Fenestrelle, Perosa Argentina, ’Villar Perosa; 8. settore: Villar Perosa, Prà Marti­ no, S. Pietro Val Lemina, Pinerolo. Un premio speciale verrà assegnato al concorrente con la macchina più si­ lenziosa, e un altro al concorrente più disciplinato. Perbacco, se si diffon­ desse la passione per questi premi, sa­ rebbe presto assicurato al motocicli­ smo il favore universale, compreso quello dei più suscettibili quietisti...

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Oltr’ftlpe Ma a questa adunata alpina, prece­ derà quella transalpina, in terra di Francia, promossa dalla « Amicai Motocycliste » di Hyères (circoscrizione

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del Var) per il 20 aprile. Raduno in­ ternazionale dotato di numerosi e artistici premi per le rappresentanze; avrà anche luogo una gimeana. Aggiungendovi il raduno svoltosi in data 1 aprile a Pontedera, di regola- • rità per la 1. Coppa Gastone Castel­ lini, il valoroso centauro pontederese caduto durante la disputa dell’ultima edizione dello «Scudo del Sud», avre­ mo certamente una buona prepara­ zione, per chi avrà tempo e modo di attendervi, alla attesissima Liegi-Milano-Liegi, una vera... Benelux moto­ ciclistica, che dispone di una data molto favorevole: 8-10 giugno. Orga­ nizzazione della «Royal Motor Union , su percorso di km. 2356. Ma questi raduni esercitano una lo­ ro funzione che supera il fattore spor­ tivo-turistico. Una funzione di auten­ tico affratellamento sociale e interna­

zionale. Basta seguire il programma del - rallye » che fa parte delle cele­ brazioni genovesi per le «Colombiadb-. In occasione del cinqueccntesimo anniversario della nascita di Cristofo­ ro Colombo il Comitato organizzatore delle Colombiadi sportive, in collaborazione con la F.M.I. ha allestito un rallye internazionale che si svolgerà nei giorni 12, 13 e 14 agosto. I partecipanti visiteranno inoltre le bellezze della Riviera di Levante ed avranno ingresso libero agli stabili­ menti balneari di Genova. Nervi, Camogli, Portofino, S. Margherita, Ra­ pallo, Lavagna, Sestri, Pegli, Arenzano. Varazze. E’ prevista una sfilata in costume. II giorno seguente, dopo la visita ai musei e all’Esposizione Colombiana, i « rallymen » parteciperanno ad un ri­ cevimento offerto in loro onore e, nel-

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la sera, potranno intervenire ad una crociera Genova-Riviera di Levante. E sono raduni a motori maggiori e minimi. La suddivisione in categorie consente tutte le partecipazioni. Nu­ merose e folte colonne di stretta eppur vasta selezione sociale hanno mo­ do così di formarsi fisicamente c intel­ lettualmente a lungimiranti fini di convivenza nazionale e internazionale. Consentendosi la formazione di uno strato di opinioni, di convinzioni e di forze operanti per le più diverse e anche impensate vie, di apprezzabile influenza pacificatrice c cooperatrice fra individui, classi e nazionalità. Infi­ nite sono le vie del Signore, e il libero sport le sa percorrere con maggiore rapidità e successo che non le appar­ tate diplomazie.

PRIMAVERA:

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xi ELL’INCANTO di Stresa, il 24 aprile, non solo una primavera di fiori e d’azzurro, ma di gioventù. E sul Lago Maggiore — forse il più bel lago del mondo — una primavera con i succitati tre elementi è un paradiso terrestre che non teme condanne, poiché nel caso speci­ fico, la festa sportiva programmata dal C.T.G., pensa a sport, a puro sport, a idealizzato sport, posto sotto l’egida cristiana: tanto che proprio nella villa del filosofo della ideologia cattolica, del piissimo Antonio Rosmini, a Stre­ sa, avrà luogo la mattina alle 10 la celebrazione della Santa Messa, alla presenza delle migliaia e migliaia di convenuti. Già abbiamo avuto occasione di parlare del piano di azione e del programma del Centro Turistico Giovanile. Non ha perduto davvero tempo questa magnifica orga­ nizzazione, emanazione del Centro Sportivo Italiano, e così valido cooperatore nel vasto complesso dell'Azione Cattolica Giovanile. Ed eccoci al primo ciclomotoraduno di primavera, che sarà seguito da molti altri, per tutte le stagioni, sia su scala nazionale che in àmbito regionale. Più" precisamente si tratta di un « ciclomicromotoraduno », che più economico e meglio aderente di così alle medie possibilità di masse giovanili, sia studentesche, che operaie o agricole, non potrebbe èssere. Il C.T.G. organizza per conto di « Gioventù Studente­ sca », di « Gioventù Operaia Cristiana > e di « Gioventù Rurale » : tutti i settori dello studio e del lavoro sì operaio-artigiano che dei campi, vengono interessati e viene per essi suonata la chiamata a raccolta. Per una mèta fascinosa: Stresa. Scommettiamo che vorranno ac­ correre squadre provenienti anche da Roma e da Napoli? E da altre distanze pressoché equivalenti? Al raduno sono invitati tutti i giovani isolati o riuniti in squadre di associazione, di sezioni, di club, di unioni sportive, di circoli studenteschi, ecc., e dovranno effet­ tuare il percorso dal luogo di residenza abituale a Stresa in bicicletta, motoleggera o motoscooter di cilindrata non superiore a 125 cmc. Le domande di iscrizione devono essere inviate al Comitato esecutivo di Novara, Via Cannobio, 3, tei. 24-66, non oltre il 15 aprile e accompagnate dall’importo di L. 150 per i ciclisti e di L. 250 per i ra­ dunisi! motorizzati. Come si vede, regime di pretta economia, per agevo­ lare la partecipazione più lata possibile dell’elemento gio­ vanile, alle cui possibilità limitate è pur necessario an­ dare incontro. Per i radunisti sono messi in palio i seguenti premi: 1) Premi di rappresentanza, aggiudicabili a quei gruppi che si distingueranno, per i seguenti meriti: distanza per­ corsa, numero dei partecipanti, organizzazione, colori so­ ciali, folclore, direzione del gruppo. (Sono stabilite due categorie di premi, per gruppi motorizzati e per gruppi di ciclisti). Per i radunisti isolati è contemplata una pre­ miazione a parte. 2) Premi concorso corale, da aggiu­ dicare ai gruppi corali che si distingueranno nell’esibi­ zione di cori di montagna o canti caratteristici. 3) Premi glmkana micromotoristica. Inoltre ci sarà una lotteria

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a Stresa

gratuita con ricchi ed interessanti premi offerti dal Com­ missariato per il Turismo, dall’Ente pròv.. per il Turi­ smo, dall’Azienda di Soggiorno, dalla Presidenza Centrale della GIAC, dal CTG. dal CSI, dalla GS, dalla GR, dalla GIOC e da altri enti e associazioni. A tutte le associazioni delle diocesi del Piemonte. Lom­ bardia e Liguria, e anche altrove, è stato inviato il ma-: feriale propagandistico con le norme di partecipazione. Le Associazioni possono richiedere anche direttamente al CTG — Via Conciliazione, 1 - Roma — materiale pro­ pagandistico per farlo pervenire a club di vespisti o lambrettisti locali, unioni sportive. Istituti e collegi, cir­ coli ricreativi vari e nello stesso tempo interessare altre associazioni locali perchè la manifestazione è aperta a tutti i giovani. E qui giova notare come la manifestazione non sia riservata ad ambiente ristretto o esclusivista: essa è aper­ ta a tutti i giovani di buona volontà e di sincera passione sportiva, usi alla disciplina e al cordiale affratellamento. Una grande scuola di vivere civile e una grande palestra nel contempo di energie individuali e associate è lo sport! E specialmente il turismo, e questo turismo gio­ vanile, veloce, ilare, sereno, così spiritualmente elevato. Certo, bisogna vivamente augurarsi che la seconda metà di aprile riesca propizia; che cioè le... incrostazioni invernali di una stagione dai più che cento giorni di pioggie e nevi, risultino sufficientemente ridotte, o me­ glio cancellate, da un sole più costante e meno propenso a lasciarsi sopraffare dalle ire della nuvolaglia. E’ vero peraltro che gli sportivi non hanno mai timore del mal­ tempo, e un raggio di sole, una sufficiente pausa di se­ reno riescono sempre a trovarli. Come facciano, non si sa: ma tant’è: a un certo punto s'infilano in quel dato intervallo e riescono a condurre in porto le loro mani­ festazioni. Tanto più che, insomma, ci troviamo a fine aprile e nella zona del Lago Maggiore... così ben rego­ lata da madre natura, con le sue montagne che si ad­ dossano la maggior parte dei corrucci e dei fulmini tem­ poraleschi e lasciano il sorriso dei fiori e delle anime ai dolci declivi e alla cristallina distesa delle acque, al fre­ mito verde e sommesso delle rive c delle isole consa­ crate dalla meditazione, e dall’amore verso Dio c il prossimo. Ai nostri giovani lavoratori e studenti non resta ora che preparare la bicicletta, la motoleggera, la vespa, la lambretta; fare propaganda fra gli amici e condurne con sé, non privi della esperienza necessaria e sufficiente all’impresa, e quanti più possibile. E chi ha la fìsarmo; nica e la sa adoperare, non la dimentichi a casa, e chi ha... l’ugola d’oro, vi incida per tempo le note delle più belle canzoni della montagna; le associazioni in gamba formino i loro cori bene intonati; faccia ciascuno il suo sacco secondo che il buon senso gli insegna. E • soprat­ tutto, si tenga pronto alla gioiosa fatica, alle stupende visioni e alle profonde luminose commozioni d una gior­ nata indimenticabile.


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BRILLIAMO I I OPO il Salone invernale di Milano. Le il primaverile Salone automobili­ stico di Torino. Il Valentino è stato posto in condizioni di ricevere... regal­ mente — non ci sovviene altro aggettivo meglio adatto alla città e all’occasione — espositori, macchine, accessori e visitatori. Sono presenti più di 400 espositori di sette nazioni: del Belgio, della Francia, della Germania, dell’Inghil­ terra, dell'Italia, degli Stati Uniti e della Svizzera. Sia in campo italiano sia in campo straniero, troviamo schierate al Salo­ ne, Case che non hanno esposto in Italia nel dopoguerra: come la italiana. OSCA dei /rateili Maserati, le /ran­ casi Citroen, Ford e Sinica, le tede­ sche Baryward, Opel e Volkwagen, le inglesi Aston Marlin, Cooper, Hillman, Humbes, Lagauda, Sunbeam e Vaurhall, e le americane De Sota, Hudson, Lincoln, Plymouth e Pantiac. La OSCA e la Cooper, espongono per la prima volta in un Salone inter­ nazionale. La OSCA presenta due delle sue note « 1350 » carrozzale ap­ positamente da Frua, mentre la Cooper, che sulle sue piccole macchine monta in genere motori da motoci­ cletta di 500 o di 1000 cmc. (Jap, Nor­ ton, ecc.), espone alcune delle sue ori­ ginali vetturette, autentici piccoli si­ luri che già tanti successi hanno con­ quistato nelle competizioni europee della « /ormala 3 ». Ma per chi ama le novità, anche se non rivoluzionarie oppure semplicemente di dettaglio, la manifestazione inaugurata dal Presidente della Re­ pubblica o//re parecchie attrattive. La Lancia - Aurelia gran turismo, per

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ma m difficile compagnia esempio, con un bel motore di 1991 cmc. e un linea esterna del tutto di­ versa, specie nella parte posteriore, da quella. dell’Aurelio normale, forma la gioia degli automobilisti che amano la vettura nervosa c generosa; e l'Al/a Romeo 1900 sport che sviluppa un cen­ tinaio di cavalli e che può toccare i ISO chilometri l’ora tanto con la car­ rozzeria a. cabriolet di Pinin Farina quanto con quella a coupé della Touring, sta facendo furore. Pensale, ISO l’ora!

La Fiat non lancia nuovi modelli di autovetture: c’è una « 1400-, con speciali finiture fuori serie. Piuttosto la grande fabbrica torinese presenta al pubblico italiano la sua ultima creazione: l'autocarro leggero con il motore della « 1400 >: veicolo da tra­ sporto agile e veloce che completa la collezione degli autoveicoli industriali Fiat. Nel settore degli autotrasporti fan­ no la loro comparsa il nuovo impo­ nente chassis Super-Taurus della O.M. con motore Diesel (licenza Saurer) posteriore; il piccolo nuovo autocarro della Maserali con motore di 600 cmc. destinalo, a quanto pare, a sostituire degnamente i moto-carri; e i due Lancia-Beta razionalmente carrozza­ ti dalla Viberti, reduci dalla avventa-.

rosa traversala dell' Africa, che ha valso loro il premio di veicoli meglio attrezzati per l'impiego in colonia. Fra le vetture straniere meritano una particolare attenzione la Frega­ te -, della Renault, l’ultima vettura di 1900 cmc. prodotta dall'industria fran­ cese, la tedesca Bargward di 1500 cmc tra noi ancora del tutto sconosciuta come del resto le Opel, costruite però con capitali dell'americana General Motor, e gli ultimi modelli « Consul . e « Zephir » della Ford inglese nel a,uali la rigidità della tradizionale li­ nea britannica è stata sensibilmente addolcita. La poderosissima industria ameri­ cana espone pressoché al completo: la Buich, la Cadillac, la Chevrolet, la Oldsmobile e la Pantiac della General Motor Corporation; la Chrysler, la Dodge, la De Sota e la Plymouth del Gruppo Chrysler; la Ford, la Lincoln e la Mercury del Gruppo Ford; e inol­ tre la Croslcy con le sue vetturette « utilitarie -, la Frazer Kaiser con la sua nuova « Henry J » nei due tipi a 4 e a 6 cilindri con linee spiccata­ mente aerodinamiche, la Nash con quella « Rambler .■> di gusti europeiz­ zanti che ha suscitalo la più viva am­ mirazione nel recentissimo Salone di Ginevra, la maestosa Packard e tu

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Questo spaccato ese­ guito dall'ufficio tec­ nico della nota rivista inglese -The Autocarriossume le tendenze costruttive dell’ auto­ mobile di oggi. Esso mette in rilievo la li­ nea ormai comune alle vetture moderne, l'ampiezza dell'abita­ colo e del portaba­ gagli, caratteristica generalizzata in tutte le costruzioni p'ù centi, ed infine il debole ingombro del motore.

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Studcbaker che godono già di larga popolarità in Italia. Come si vede, si ha uno spettaco­ loso panorama della, produzione auto­ mobilistica mondiale. Manca, è vero, quella dall'altra parte del sipario, ma la colpa non è degli Occidentali, ai quali la concorrenza è sempre servita d'incentivo e mai di spauracchio. Comunque, in attesa, sempre pa­ ziente e guardinga in questo nostro povero mondo anticollettivista per na­ tura. eppure cosi geniale e produttivo, possiamo guardare senza iattanza, ma con orgoglio del tutto giustificato a quanto il Salone torinese ci presenta. Il tutto impostato non sulla novità assoluta, ma sulle frondose ramifica­ zioni del perfezionamento; ramifica­ zioni che offrono una quantità e va­ rietà e qualità di frutti veramente soddisfacenti sia dal punto di vista utilitario che estetico. Ce n’è per tutte le necessità, per tutti i gusti e tutte le preferenze. E in questa mostra di prodotti, l’Italia si mantiene all'altez­ za dei più ardui confronti, proprio nel punto più delicato: in quello della qualità. Certo, non possiamo battere nella « serie •» l’industria americana. Ma nel « tipo » ci troviamo tuttora, e forse con maggiore documentazione che nel passato, sulle primissime li­ nee e in qualche caso all'avanguardia assoluta. Quanto dire che non possiamo ’n alcun modo addormentarci su allori di estimazione o di primato agonistico. Su apprezzamenti di Mostra, cifre di affari conclusi e tabelle di records. Torino ha fornito l'occasione per una magnifica constatazione, confer­ ma di Milano, di Parigi, Ginevra, e altrove, per quanto riguarda la nostra industria automobilistica, motori e carrozzerie. Ma di constatazioni ana­ loghe abbiamo dovute pur farne noi nei riguardi di altre produzioni. Per­ tanto, mai battute d’arresto, o, sem­ plicemente di riposo. E sempre più bi­ sognerà insistere sul motivo della utilitarietà veloce, sicura, comoda. E proprio chi ha scarsità di materie pri­ me e pochi mezzi come noi, è partico­ larmente indicato per trovare le solu­ zioni ingegnose e proficue per una equazione del genere.

Il Comitato organizzatore dei Giochi Olimpici del 1956 ha deci­ so recentemente di nominare una commissione di esperti, alla quale sarà affidato l’incarico della mes­ sa a punto di tutti i dettagli con­ cernenti l’organizzazione di tali Giochi. Questa decisione è stata presa dopo quattro ore di discus­ sioni.

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Sir Harold Luxton, segretario del Comitato, ha dichiarato che oramai non esiste più alcun dub­ bio circa lo svolgimento dei Gio­ chi Olimpici a Melbourne. Anche il rappresentante governativo, Trevor Harvey, ha dichiarato dal canto suo, molto ottimisticamente, che le previste difficoltà finanzia­ rie saranno affrontate, in pieno ac­ cordo, dal Governo e dal comitato organizzativo. « Abbiamo molto tempo davanti a noi — ha ag­ giunto — e dobbiamo preoccu­ parci perchè nulla sia trascurato per una buona riuscita di questa importantissima manifestazione ».

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CULO palestra di vita per i g i ova ni

GESTO dopoguerra è stalo tutto un rifiorire di attività sportive; gli sports più noti e meno noti hanno avuto i loro periodo d’apogeo i giovani cam­ pioni hanno sostituito i vecchi, i tifosi e gli appassionati sono cresciuti, hanno affinato anche loro i gusti c le pretese, ma mentre alcuni sports continuano le loro affermazioni tra l’entusiasmo degli appassionati fedelissimi e il ricordo dei giorni di gloria, per alcuni la sorte è ormai segnata e solo un tempestivo intervento potrebbe portarli ad un sal­ vamento in extremis. Altri conducono una vita difficile, fatta di sacrifici, que­ sto perchè questi sports non si prestano a tutte quelle deviazioni che hanno fatto scivolare lo sport dal piano educativo a quello dell’affarismo. D’altro canto non possono alimenta­ re speranze neanche presso i giovani, poiché anche essi sono orientati a quelle attività che permettono notorietà e ri­ sorse di guadagno. Uno tra gli sports che sta passando la prova più dura, che è quella della indifferenza e dell’abbandono, è il volo, questo è senza dubbio la forma più bel­ la più eccelsa di sport che l’uomo si sia creato, per secoli l’uomo aveva seguito con occhio indagatore il volo degli uc­ celli e si sognava di emularli, la sua fantasia profondeva nella leggenda tutto un mito fatto di ali, velocità e spazi, c questo anelito dell’uomo interessò le arti e le scienze, dalla leggenda di De­ dalo ed Icaro alla raffigurazione degli angeli come uomini alati tutto sta a te­ stimoniare che l’uomo per lungo tempo ha tentato invano le vie del ciclo, pre­ gustandone la meravigliosa bellezza. Il nostro suolo doveva coronare gli sforzi dell’uomo che era ormai maturo per contendere agli uccelli l’azzurro del cielo, ed ecco che là nella lontana Ame­ rica i due fratelli Wright dopo molti ten­ tativi riescono per la prima volta nella storia umana a far volare una macchina alata più pesante dell’aria, quel 16 di­ cembre 1903 fu il segnale di partenza di una nuova epoca di cui non si conosce il traguardo. Quel giorno nacque 1 avia­ zione, nacque come sport, come cimen­ to e contesa con gli uccelli, per la

priuia volta nella sua vita l’uomo scen­ derà in lizza a misurare la sua forza con esseri che non gli erano simili, con gli uccelli, fino al 16 dicembre 1903 ave­ va assistilo impotente alla sfida che era perdurata per tanto tempo, ma dopo con celerità imprevista bruciò le tappe c salì su su oltre il limite delle nubi ed ora ha già sorpassato anche til limite del suono, 11 volo nato come sport s’affermò come tentativo dei coraggiosi e dei forti solo più tardi diverrà mezzo apporta­ tore di rovina e morte. Non intendo qui parlare del volo ge­ nerico quello che comprende le niac« chine costruite come strumenti di tra­ sporto e che come tali hanno quasi annullato le distanze tra i continenti, c neppure di quelle altre che sono i bom­ bardieri e i caccia, ma bensì della forma più bella, più classica del volo quella che fa sì che l’uomo non il motore sia il signore della macchina ed il dominatore del cielo. Noi le chiamiamo ali silenziose per distinguerle dalle loro sorelle che con fragori di tuono rompono la quiete degli spazi. Ho detto silenziose, infatti le ve­ dete leggere e scintillanti librarsi silen­ ziose nel cielo, le forme snelle quelle ali immense, danno loro un tono di volo che è proprio dei rapaci, infatti quale miglior libratore e veleggiatore di una aquila, come i rapaci dunque hanno in comune la finezza aerodinamica e l’ele­ ganza del volo. Ma il chiamarle silenziose mentre si presta per distinguerle dalle altre è per loro improprio, chiedete ai piloti di volo a vela qual’è il rumore degli alianti, vi diranno che non è un rumore, ma una musica, è il segnale continuo che tiene ' il pilota avvisato sulle condizioni del volo, ed i vecchi piloti quando non ave­ vano ancora a bordo gli anemometri giu­ dicavano con l’orecchio la loro velocità, quelli erano i tempi in cui si può dire si volava a suon di musica e macchina e uomo erano un insieme inscindibile lanciati nel cielo. Noi chiamiamo sport quelle attività che affinano che cementano tra di loro le caratteristiche fisiche e intellettive


ilei l'uomo e servono attraverso le gare a stabilire dei paragoni tra le possibilità degli individui. Ma se dunque questa è la caratteristi­ ca affinchè un'attività umana assurga a caratteristica di sport, possiamo nuova­ mente affermare come dianzi detto che il volo è l'espressione più grande dello sport. Con gli altri sports ha in comune tutte le qualità, in più ha quella che gli altri non hanno, il coraggio. Il co­ raggio inteso come tale deve essere il prodotto di caratteristiche fisico-intellet­ tive che fanno sì che l'individuo sappia usare con sicurezza le sue possibilità, ed i veri coraggiosi non sono i pazzi come qualcuno che ha la sola qualità di essere fifoso vorrebbe appellarli. Abbiamo dun­ que delineato il volo come sport, ma non basta ogni sport è tale perchè è praticato, perchè attraverso competizio­ ni e gare fa sì che gli uomini si esibi­ scano in un grande intento di emularsi superandosi c perfezionandosi, qui l’essenza dello sport vero. Quindi la necessità che lo sport del solo s'espanda abbia maggior respiro, si propaghi tra le giovani generazioni, ma per far sì che ciò avvenga è necessario renderlo popolare, accessibile a tutti. Vorrei qui parlarvi della bellezza del volo, ma vedete è una bellezza che si prova solo volando, i vecchi piloti la provano anche vedendo volare, non si possono scrivere certe sfumature e seri­ sazioni non si possono illustrare nè coli il pennello nè descrivere con la penna. Io spirito rapiti, portati lassù il fisico nello spazio, vivono di un'intimità diffe­ rente di quando sono legati alla terra, lassù pare d’essere più leggeri e più forti, più buoni e più decisi. Si potrebbe dire che l’uomo che vola è l’uomo che si perfeziona, infatti non si frequenta inutilmente il ciclo senza ritrarre quelle caratteristiche che vengono ad amalga­ mare il nostro spirilo. Ma perchè i giovani ritornino a que­ sta palestra di vita che è il cielo, è ne­ cessario che prepariamo le condizioni che servono ad indirizzarli, occorre una grande propaganda, la più efficace è

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Gli uomini scendono dal cielo in paracadute

quella cinematografica, ditemi non avete mai osservato i giovani quando assisto­ no alla proiezione di un film aeronau­ tico, vedrete gente che è potenzialmente campione del cielo e lascia trasparire dai gesti, dagli occhi. S'aprano nuovamente gli aeroporti, i giovani familiarizzino con le macchine alate e con gli uomini che le fanno vo­ lare, ormai vecchi d'anni ma giovani intramontabili di spirito, soltanto così rinsangueremo con nuove giovani ener­ gie, uno sport che languc; quelli che domani voleranno saranno la parte mi­ gliore della gioventù, i quotidiani lasceranno i giri viziosi di parole per par­ lare di aviazione ma scriveranno > resoconti delle settimane dei raduni e perchè no? delle domeniche aeree. 1 vecchi campioni dell’ala silenziosa, sor­ rideranno nel vedere quelle ali lucenti ripopolare il cielo, sarà un segno d’af­ fermazione e di coraggio, d'una gioventù sana che continua la nostra tradizione gloriosa. Un potente motore a reazione Ispezionato dopo un volo sperimentale

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Da una vecchia stam­ pa: i primi voli ...

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L VOLO può non conside­ rarsi uno sport? Siamo d’ac­ cordo, credo, che il volo debba considerarsi anche manifestazione sportiva a prescindere dalla gara vera c propria. Intendiamo sta­ bilire cioè che l’aviazione civile intesa come attività rii piloti elu­ si dedichino ad essa per diletto e per passione abbia tutte le ca­ ratteristiche dell’attività sportiva anche quando manca la gara di velocità o di acrobazia o di va­ lentia. Di per se l’attività dell’Aero Club che induce al volo molti ap­ passionali dell’aria è già attività che può considerarsi inquadrabile in un reparto sportivo. In parti-

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colare appartiene allo sport il vo­ lo a vela prima ancora che a mo­ tore. Ma anche il volo a motore richiede da parte di chi vi si de­ dica tale un numero di qualità fisiche che direttamente o indi­ rettamente l’attività viene ad inte­ ressare lo sport. Questo premesso, dobbiamo ora dolerci che questo sport ( lo sport del volo) sia grandemente deca­ duto in Italia. A parte che per volare oggi occorrano mezzi fi­ nanziari non alla portata di tutti (e su tale argomento si potrà ve­ dere in seguito come sia possibi­ le rimediare) vi è un ostacolo na­ turale che è rappresentato dalla .scarsa consuetudine che ha il pub­

blico e specialmente i giovani con l’aereo da turismo e persino di linea.

Ancora è diffusa la prevenzio­ ne che volare sia un rischio; men­ tre volare non è clic un normale mezzo per percorrere piti veloce­ mente distanze che con mezzi le­ gali alla terra richiederebbero un tempo talvolta enorme. Non v’è più rischio a volare che ad andare in automobile o in treno. Ed il pilotare un aereo è certamente più facile — salvo le eccezionali condizioni di volo che richiedono speciali allena­ menti come il volo cieco ccc. — che pilotare un’automobile nel


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bel mezzo del traffico cittadino, sempre più congestionato e intri­ cato. La sensibilità che si richiede al pilota d’aereo è la sensibilità che si richiede ad ogni atleta sporti­ vo clic sj accinge ad una compe­ tizione. Per il salto in allo occor­ re la stessa sensibilità, lo stesso occhio, la stessa misura e pron­ tezza di reazione che si richiede ad un pilota d’aereo. Per un gio­ catore di calcio l’intuizione deve essere ugualmente i pronta quale 1 1 da 1 i un pilota quella che si' vuole di aereo. Ma mentre il mondo intiero s’interessa al pugilato, alla lotta, al base-ball, al tennis ,al nuoto, mentre le Olimpiadi raccolgono in ogni latitudine il fiore degli atleti sportivi di tutto il mondo, nessuno ha mai pensato a racco­ gliere il fiore dei piloti o di co­ loro che s’interessano allo sport aereo c farli partecipare a grandi raduni, a grandi prove interna­ zionali. Come per lo sport anche nel volo abbiamo una massa di persone che. sono animate da nul­ l’altro che dalla passione. Esse tengono accesa la fiaccola del­ l’aviazione come l’atleta tiene ac­ cesa la fiaccola di Maratona. Al­ tri sono gli interessi industriali, commerciali, che si accompagna­ no al l’aviazione. Ma siamo in al­ tro campo come saremmo in al­ tro campo se parlassimo di un’in­ dustria automobilistica c del pu­ ro desiderio di velocità e di gui­ da che anima il campione spor­ tivo. Fino ad oggi le gare ed i ra­ duni aerei — che l’Italia ha il merito di aver riprese con suc­ cesso per prima dopo la guer­ ra — sono state manifestazioni ri­ serbate a pochi eletti, a rari ini­ ziati. Mentre se manca (fucilo che è l'anima dello sport c cioè il « tifo » ogni manifestazione deca­ de ed avvizzisce. Dobbiamo riconoscere che la passione per il volo deve essere grande nei nostri piloti civili se essi nonostante l’indifferenza ge­ nerale rispondono con entusiasmo ai raduni nazionali o internazio­ nali o più semplicemente regio­ nali c provinciali che gli .Aero Club con enormi sacrifici ogni tanto si studiano di organizzare. Ma di questo generale disinte­ resse hanno la sensazione più «'salta e in certo senso più amara le grandi compagnie di navigazio­

ne aerea italiana clic non vedono (piasi mai i loro apparecchi pie­ ni. che vedono sovente allonta­ narsi il pubblico in seguito a fat­ ti o ad incidenti che non sono dovuti ad altro che a fatali coin­ cidenze e non certo alla valentia dei piloti. « Volare necesse » potrebbe dir­ si oggi parafrasando il motto ma­ rinaro latino. Tanto più necessa­ rio è oggi in (pianto le enormi di­ stanze si vanno raccorciando e in (pianto tra i Paesi di opposte la­ titudini e di estremi oceani si vanno raccogliendo forze c intel­ ligenze per un comune lavoro svolto ai fini sociali e per il be­ nessere dell’umanità. Solo l’aeroplano può congiun­ gere queste ambascerie di popo­ li e solo l’aeroplano può interve­ nire in modo rapido ed efficace.

L’avvenire è dei piloti; I avve­ nire è del mezzo più pesante del­ l’aria. Dirlo oggi fa (piasi ridere in (pianto oggi questo assioma non rappresenta più una scoper­ ta. Ma l’Italia deve adeguarsi all’assioma c gli italiani debbono conoscere da vicino gli aerei e le ebbrezze del volo. Come ogni sport anche questo ha in’influenza spirituale non in­ differente. L’atleta sa che I otti­ mismo è il suo compagno ed il suo amico. Ed essere ottimisti è per lo sportivo tanto più necessa­ rio in (pianto null’altro che 1 ot­ timismo permette di affrontare con sicurezza c con gagliardi» una gara. L’aviatore è — se ci si permet­ te — il più ottimista degli spor­ tivi. Egli sa che dal cielo, da due o tremila metri di (piota que­ sta terra appare nel suo fulgore e nella sua bellezza. I prati sembrano piùi morbidi c più brillanti e le colline .e11' dolci. Le forre ed i burroni e g'i abissi scompaiono se osservati dalle altitudini. E così ogni passione umana di­ venta più piccina sino a cancel­ larsi dinanzi alla realtà ed alla maestà dell’infinito. Un piccolo dramma che pareva insuperabile e determinante a terra, scompa­ re e diventa una sciocchezza (piando ci si trova a tremila me­ tri di (piota. Tutto perde d'im­ portanza e null’altro rimane che la generosa sicurezza dell’uomo di aver potuto e saputo vincere le forze della natura.

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3 LIFTMASTER DC-6 A sono stati acquistati dalla società ame­ ricana Slick Airways, specializza­ ta nel trasporto aereo di merci e titolare di uno dei primi discipli­ nari per linee merci regolari. Le Slick Airways realizzano in me­ dia 1.600.000 ton-km. al mese e possiedono una flotta di 22 bimo­ tori Curtiss C-46.

L’UFFICIO TELEPROIETTI del Ministero americano della Difesa è ora diretto da K.T. Keller, di 67 anni. Presidente della Chrysler Corporation. Vicedirettore è un I militare. La scelta ha somma im­ portanza perchè indica che il prò- ! gromma teleproietti è ormai! giunto ad una svolta: gli scien­ ziati cedano il passo agli indù- ! striali. La guerra premi-bottone è dunque alle porte?

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GLI INCOLLAGGI TRA META.LLI saranno fra breve possibili anche a freddo, grazie a nuovi processi allo studio in Inghilterra. Il sistema « Dedux verrà intan­ to impiegato anche per gli aerei Bristol Brabazon II. Britannia e 173.

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LA RETE DI AVVISTAMENTO RADAR PER GLI STATI UNITI — ha dichiarato il sottosegretario all’aeronautica americana John Me Cone alla commissione per le for­ ze armate della camera dei rap­ presentanti — è già a buon punto e sarà completata prima del pre- ' visto. Sono pronte le 24 stazioni radar situate nelle zone strategica­ mente più importanti. Per quanto riguarda tutte le restanti stazioni situate in zone di minore impor- > tanza, contiamo di poterne ulti­ mare la costruzione entro il 1. lu­ glio o anche prima. Per la costru­ zione della rete saranno snesi cir- , ca 150 milioni di dollari; altri cen­ to milioni occorreranno per le at­ trezzature. IL PONTE AEREO DEL PACIFICO. — Durante i primi tre mesi della crisi coreana gli aerotrasporti militari americani con i loro ausiliari civili hanno trasportato oltre oceano circa 8.000 tonneilate di merci di grande importanza nonché quasi 34.000 passeggerì. Un numero press'a poco pari di passeggeri è stato riportato negli Stati Uniti nei voli di ritorno in cui sono stati totalizzati carichi complessivi per 6.810 tonnellate. Quanto a chilometraggio, il prece■ dente record del ponte aereo di ’ Berlino è stato superato di quasi 17.000 chilometri-aeroplano al ■ giorno.

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IL GOVERNO ARGENTINO ha creato una Direzione Generale Traffico Aereo ed Aeroporti, avente giurisdizione sul controllo del traffico, i servizi meteorologici, le telecomunicazioni aeronautiche e gli aeroporti.

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Gli Bruschi praticavano

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uando si pensa alle « attività spor­ tive » degli antichi, il nostio pen­ siero non può andare molto più lonta­ no da quanto si faceva di atletica pres­ so i greci e più tardi presso i romani. La perfezione delle forme nelle statue, la testimonianza di manoscritti e raffi­ gurazioni pittoriche, anzi, ci inducono a pensare che molto più della forza e della possanza dell’atleta romano abbia influito l’armonia e l'eleganza di quello greco su quanto si è fatto in tale campo presso i popoli mediterranei. La credenza però potrebbe essere sfa. tata, perchè sembra che ci siano stati popoli, come quello cretese e quello etrusco, che non hanno avuto in alcun modo contatti con la civiltà in campo « atletico ». E a noi interessa osservare un po’ questi Etruschi, che sono un popolo di casa nostra. Costoro abitavano un tem­ po la zona che torrisponde all’odierna Toscana, e parte del Lazio settentrio­ nale e dell’Umbria occidentale, ed avevano colonie sparse un po’ dappertutto. Non era una popolazione formatasi sul.posto dalla fusione di altre, ma im­ migrata, chi dice dal nord, chi dice dal Medio Oriente: ancora non si può conoscere con esattezza il luogo di pro­ venienza. Tuttavia si sa che erano già nella nostra penisola mille anni prima della nascita di Cristo e che eran « bas­ si, tarchiati, con testa grossa e braccia nerborute ». I Greci_ ebbero a che <’ ----------- „ fare con gli Etruschi, etruschi, poiché questi erano abili na vigatori, e li 1: ^1/ chiamarono « Tirrenoi » (da cui il nome di Mar Tirreno) » t-deriva ■' " 11 > che

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Gli Etruschi conobbero inoltre la lot­ là nella zona di cui poco prima vi ac­ cennavo i confini. Roma ebbe molto da ta e il pugilato. Nella «Tomba degli imparare da tanto preziosi vicini. Auguri » si può osservare l’inizio di un Tinto questo po’ po' di discorso eru­ incontro di lotta fra due atleti saldi nei dito per dirvi alla fine die gli Etruschi muscoli, inclinati fortemente l’uno con­ erano gente in gamba e che avevano un tro l’altro. Sempre nella medesima tom­ profondo senso religioso ed uno spic­ ba possiamo ammirare una doppia presa cato cullo dell’AIdilà, per cui costrui­ di braccia eseguita con notevole vigo­ vano delle tombe e degli « ipogei » (cu­ ria. Una fase successiva a questa si ha nicoli sotterranei), che oggi testimonia­ nella « Tomba del Colle » : l’attaccante no del loro elevalo grado di civiltà. è a terra sul suo avversario, il quale, Ora. dagli oggetti e dalle pitture, che inchiodato dal braccio sinistro del pri­ sono stali rinvenuti in tali luoghi, si mo, sta per toccare il suolo con le spal­ sa chiaramente che gli Etruschi si in­ le. Un’altra raffigurazione di lottatori si teressarono di « attività sportive », sen­ ha nella «Tomba delle Iscrizioni»; za subire alcuna influenza ellenica. Sia l’atleta, che ha preso l’iniziativa, ha ag­ detto per inciso: la prima manifesta­ girato l’avversario, se lo è fatto passare zioni di ginnasti greci in Italia si ebbe sul dorso, per afferrarlo quindi ad un solamente nel 186 avanti Cristo, a Ro­ polso e ad una caviglia, in modo da ma, quando questa aveva già assimilalo aver ragione di lui, una volta a terra. quanto di meglio vi era nella civiltà Numerose ed interessanti le riprodu­ etnisca. zioni del pugilato, molto diffuso sulle Per esprimerci una volta di più in « sitale », specie di secchielli di bronzo termini moderni, diremo che gli sport corrispondenti ai nostri bicchieri. Ab­ che interessarono questo popolo in mo­ biamo così figure di atleti con le mani do particolare erano: la ginnastica, fasciate dalle nocche ai polsi con una consistente in esercizi a corpo libero soffice correggia di pelle, la quale so­ (senza attrezzi), l’atletica leggera, il stituisce la funzione dei nostri guati nuoto, la lotta, il pugilato, l’ippica (cor­ toni. sa delle bighe), il combattimento con Possiamo anche sapere qualcosa della le armi e la danza. tecnica in uso a quei tempi per questo Infatti nelle pitture murali della sport: i colpi sono portati con il pugno « Tomba delle bighe » è raffigurato un chiuso, mentre le parate vengono ese­ guite col medesimo, però aperto. atleta che esegue la normale flessione delle ginocchia, tuttora in uso negli Nella « Cista di San Pietro », che è allenamenti per la corsa e il salto. Nel­ nel Museo Vaticano, oltre alle figure la « Tomba di Poggio al Moro » abbia­ dei pugili possiamo scorgere quella delmo la riproduzione di un esercizio gin­ l’arbitro e quella dei « Korikos », cor­ nico eseguito con i manubri e quindi rispondente al nostro pallone da alle­ di un salto compiuto da un atleta: si namento. possono scorgere la pedana per il salto • Nella «Tomba delle Bighe» abbia­ e l’allenatore che riceve l’allievo. mo un incontro di pugilato seguito con La figura dell'allenatore, come quel­ evidente interesse dal pubblico. Altro­ la dell’arbitro, hanno, come vedremo, ve possiamo scorgere un gruppo di giu­ una certa importanza nelle discipline dici-arbitri segnare sulle tavolette ce­ sportive etrusche. nate i punti conquistati dai ronipeRicorre spesso come motivo per un titori. manico nei bronzi, finemente lavorati Come si può arguire, quindi, la posi da questo popolo, l’atleta piegato nel­ zione dell’arbitro era abbastanza com­ l’esercizio del ponte o la coppia di lot­ plessa, mentre nel pubblico grande era tatori legati in una presa di braccia. l’entusiasmo col quale accorreva ad una Ancora nella «Tomba di Poggio al gara. Moro » abbiamo una finale di corsa ve­ Nei concorsi ippici non era infre­ loce, alla quale sono presenti l’istrut­ quente che si organizzassero dei tornei tore e il giudite di gara. Questa gara fra cavalieri piumati ed armati di una è rappresentata nelle sue fasi più sa­ corta asta. Questi tornei, quando pas­ lienti. Nella pittura della « Tomba del­ sarono a Roma, furono noti come «Tor­ le Bighe » possiamo ammirare una vera nei Troiani ». e propria scuola di lancio. Si notan, In un popolo ricco di doti marinare discoboli in tutte le posizioni e si pos­ come quello etrusco non si poteva igno­ sono osservare il lancio della pietra rare la pratica del nuoto. Abbiamo una (qualcosa come il nostro «peso») e vari pittura ed una statuetta che conferma­ Linciatori di giavellotto. Un fatto cu­ no appunto la loro maestria in questo rioso è che questo attrezzo differisce campo. alquanto da quello comunemente oggi Il combattimento con le armi era con­ in uso, avendo la forma di un allunsiderato uno spettacolo d’interesse pari gatissimo cavatappi. a tanti altri ed era praticamente venuto Gli esecutori di questi esercizi spesso a sostituire il comune sacrificio umano sono ritratti con un suonatore di flaudelle cerimonie religiose. lo, inquanto gli etruschi amavano allie­ La danza infine era in grande auge: tare ogni loro manifestazione con la padroni dell’armonia e del ritmo, gli musica. Abbiamo poi sulle pareti della Etruschi furono gli inventori di quella « Tomba del Colle » la figura di un famosa «Tromba Tirrena» di cui tanti saltatore con l’asta, che esegue un vol­ scrittori greci e latini ne han descritto teggio, superando un cavallo. E non entusiasticamente il suono melodioso. mancano (se ne sono trovate grafite su uno specchio di bronzo) delle figurazio­ Beino PitMcucel ni del salto in lungo.


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I rcanizzati dal Crai del Commissariato Nazionale della ' Gioventù Italiana, con pieno successo sia tecnico che spettacolare (il tempo ha amorevolmente esaudito i voti di Levi della Vida e Co., con la clemenza che l’anno scorso era stata latitante!) si sono svolti i Campionati Internazionali di Roma di Tennis, che hanno riunito al Foro Italico la maggior parte dei migliori giuocatori del mondo. e

Un grande Drobny ha vinto il singolare maschile, bat­ tendo in finale Cuccili, sorprendentemente giunto all’ultimo turno dopo di avere eliminato Bergelin, Von Cramm e Patly: la fotografia lo mostra, appunto, raggiante dopo la meravi­ gliosa vittoria sul vincitore di Wimbledon. In campo femminile, dominio delle fortissime statunitensi, vittoria finale della Kart sulla Fry, che si è presa la

rivincita nel doppio misto, in coppia con Ampon, sulla lon­ gilinea connazionale che giuncava con Bergelin, mentre nel doppio femminile, essendo insieme, le due forti giuocatrici non hanno praticamente avuto rivali! Un secondo titolo anche per Drobny che, con Savitt, ha battuto in finale la coppia «azzurra» Cucelli-M. Del Bello E’ stato un torneo volutamente breve ma interessantissimo, avvincente, che ha ricompensato, e meritatainente, il co­ raggio degli organizzatori; un lusinghiero banco di prova, una preziosa esperienza per il futuro, in cui sembra che questa manifestazione possa assumere carattere di < classicis­ sima » alla pari con Parigi e Wimbledon; non fosse altro che per i campi del Foro Italico, questo sogno dovrebbe poter divenire realtà!

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/\ t.r.A distanza di appena fì giorni lo /—1 squadre azzurre della pallacanestro italiane hanno sostenuto due in­ contri che hanno dimostrato ancora una volta come sebbene si siano fatti molli passi innanzi, qualche cosa rimanga an­ cora da fare. L'incontro di Genova an­ che se non si può dire perduto poiché il punto di scarto col «piale la Fran­ cia ha battuto gli Azzurri, è stato se­ gnato solo dalla penna dei segnapunli. sul referto non lo si può sottovalutare jiei- la paurosa caduta degli Italiani dopo un primo tempo brillantissimo ed un inizio del secondo tempo ancor più brillante che li vedeva in vantaggio per ben 12 punti. Si potrà dire che la Fran­ cia sarebbe stata battuta ugualmente perchè ha saputo impostare un gioco brillantissimo e velocissimo puntando esclusivamente sul crollo degli Italiani alla distanza. Lo stesso allenatore Busnel dopo la fine dell'incontro ha di­ chiarato che proprio sul collasso degli Italiani aveva fatto affidamento e que­ sta tattica purtroppo è riuscita in pie­ no. La pallacanestro francese parte av­ vantaggiata su quella italiana per il fatto che là viene adottata una scuoia unica nell'addestramento degli atleti, mentre in Italia, purtroppo, molti sono i sistemi, molle le scuole e perciò dif­ ficile poter amalgamare una decina di giocatori che, per forza di cose, ven­ gono presi dalle diverse squadre pochi giorni prima dell'incontro internazio­ nale. Sarà perciò necessario esaminare «piesta situazione che mette sempre in difficoltà gli Azzurri quando si trovano di fronte ad avversari come i francesi che basano la loro tattica tatlica sulla ve­ locità e lo scatto senza possedere un tema preciso di gioco. Forse si poteva ancora vincere l’incontro se n .. gli Italiani negli ultimi 55” quando erano in vantaggio di 3 punti, avessero saputo applicare quel sistema di ruota a 4 che avrebbe dato la possibilità di mantene­ re con più sicurezza la palla in attesa che gli arbitri dessero il fischio finale del tiratissimo incontro.' A proposito di questi, sarà bene ricordare come del resto è avvenuto spesse volte anche per il passato, una certa rigidità e severità sempre più forte nei confronti degli Italiani che non nei confronti dei loro avversari. Anche a Genova vi era un ar­ bitro belga e «piando ciò avviene dà

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sempre un senso di timore in «pianto si è dovuto constatare più volte come questi non siano sempre troppo sereni nei confronti degli Italiani. Natural­ mente non si può vivere su queste con­ siderazioni o attenuanti ma si deve pren­ dere spunto «la questo fatto per portare la pallacanestro italiana nelle condizioni di poter sostenere parliti- tirate come quella di Genova; gii uomini in Italia non mancano anche se al momento sono in numero relativamente basso ed è su questi e sui giovani che si sono visti alla prova di Genova nonché su quelli che vanno maggiormente affer­ mandosi nel corso di un tiratissimo cam­ pionato che bisogna puntare decisamente per dar loro la possibilità di affronta­ re incontri ancor più duri con una certa sicurezza del risultato. Non si può dire quindi per entrambe le squadre di aver vinto o di aver per(luto; a<l un primo tempo die ha visto sempre in vantaggio gli Italiani è suc­ ceduto un secondo tempo che ha visto i francesi riprendere in mano le redini dell’incontro e sfoggiare una tattica di giuoco che ha messo in luce ancora una volta l’estroso Dessemme e«l il tira­ tore scelto Quiblier aiutati notevolmen­ te dal giovane Devoti e da un grande Mondar. Da parte italiana. la recluta Paganini ha dimostrato serenità c chia­ rezza di gioco oltre ad un possesso di palla che non ha nulla da invidiare ai più anziani Tracuzzi, Ferretti ecc. Si poIni dire che da parte italiana si poteva schierare in campo una formazione di­ versa da quella tenuta specialmente nel momento critico, ma questo è la scienza del poi che non porta nès-un beneficio nè può, cambiare il risultato finale. Da Genova la pallacanestro italiana e l'attenzione del pubblico si spostano in breve tempo a Bari dove le Azzurre stanno preparandosi per l’incontro con le transalpine. Altre emozioni ten­ gono in sospeso per qualche tempo l’animo degli appassionati del basket durante il perioclo dell’allenamento col­ legiale, ma tutto si rischiara quando al fischio finale degli arbitri si vede sul tabellone del segnapunti che l'Italia ha battuto per 45 a 36 le cugine francesi. Questa volta non vi sono dubbi, non «è un solo punto di scarto, ma ben 9 punti con i quali le Italiane hanno saputo

strappare la vittoria che oltre a vendicare la sconfitta ili Budapest dello scorso anno, ha saputo vendicare i fra­ telli azzurri piegati per un sol punto nell'incontro di Genova. Possiamo dire che la coppia Baratti-Garbosi è riuscita a riabilitare Bocciai-Vanzant. Basta scorgere il susseguirsi delle se­ gnature per capire come la partita sia ' sempre rimasta in mano delle Azzurre anche se all’inizio del secondo tempo le Francesi con una ripresa, veramente smagliante, si sono portate quasi in pa­ rità; infatti, le Francesi non sembravano convinte della superiorità dell’avversa­ rio e, controbattendo cesto per cesto, riuscivano ad arrivare a 23-25. Per Busnell questa ridente città di mare, non ha dato il bis di Genova ed è stata veramente per lui una delusione per­ chè forse sperava di ritornarsene in Francia con una doppietta di successi. La settimana cestislica internazionale è ormai passata e non rimane più che un ricordo; ma questa non deve essere passata inutilmente perchè molti inse­ gnamenti si possono trarre da questi due incontri, insegnamenti che siamo certi la Federazione non sottovaluterà ma ap­ plicherà immediatamente in preparazio­ ne dei campionati europei, dove gli Azzurri, specialmente, si ritroveranno di nuovo di fronte ad una Francia forse più agguerrita e forse più completa. 11 direttore dcll’« Equipe » in un suo ar­ ticolo, dopo hi partita di Genova, af­ ferma che non basta giocare del buon basket, ma bisogna sapere introdursi e sostenere la lotta anche se questa qual­ che volta assume un ritmo infernale. Questa affermazione .è forse rivolta-agli Azzurri che nel secondo tempo sono calati alquanto di tono, spremuti dalla vertiginosità della prima parte dell’incontro, ma noi possiamo affermare che anche i nostri giocatori una volta in­ quadrati giustamente in una scuola sul tipo francese, scuola di velocità e di estrosità, saprebbero certamente impor­ re alle squadre avversarie la loro ormai indiscussa levatura tecnica. Ai Campionati Europei quindi, la pa­ rola finale che dovrà chiarire anche rin­ contro di Genova che per gli appassio­ nati della pallacanestro italiana, rimane sempre un grande punto interrogativo.

Loreuxo llorghl



Che cos’è veramente Isì lotta libera?

Nel numero di marzo di « Stadiuni » accanto ad una fotografia che riproduce una delle più caratteristiche prese di « catch as catch can », è apparso un commento, quanto mai opportuno, nel quale ci si domanda se la « lotta libe­ ra » è veramente uno sport e si con­ elude con l’avanzare qualche dubbio assai logico e naturale. Premesso che condividiamo in pieno e senza riserve l’opinione di chi ha re-' datto la didascalia, crediamo sia dove­ roso, per il rispetto che si merita uno sport olimpico niente affatto inferiore alle altre specialità delle discipline da combattimento, stabilire con la maggio­ re chiarezza possibile che la critica è . giustificata solo in quanto si riferisce al « catch as catch can » ma non lo sarebbe affatto se si riferisse — il che non è — anche alla lotta stile libero. Purtroppo — auspice il cinematogra­ fo e le numerose fotografie che ap­ paiono con eccessiva frequenza sui gior­ nali — si fa quasi sempre una grosso­ lana confusione fra la lotta libera vera e propria (quella, per intenderci, che viene definita « stile libero » e che è inclusa nel programmai dei Giuochi Olimpici) ed il < catch ias catch can », che poco o nulla ha a che vedere con lo sport. A tutti i cultori della lotta è capitato, con un senso di profonda amarezza, di vedere arricciare i nasi degli interlocu. tori, specialmente se si tratta di graziosi nasini femminili, alla sola enunciazione della espressione ciotta libera». Que­ sto perchè gli interlocutori vanno su­ bito col pensiero agli orripilanti spet­ tacoli cui hanno assistito in qualche teatro di varietà oppure alle scene vi­ ste in qualche documentario cinemato­

grafico o ancora alle fotografie apparse su qualche settimanale a rotocalco. Non ci stancheremo mai, quindi, di ripetere fino alla noia che fra lotta li­ bera e « catch » vi è la stessa parentela che può esservi fra un grazioso gatto d’Angora che fa le fusa ed una tigre del Bengala che non i abbia pranzato da diversi giorni. La lotta libera non è altro che una applicazione della classica greco-roma­ na, con l’aggiunta dell’uso delle gambe, sia in funzione attiva che passiva. Ma sono rigorosamente escluse da questo sport, che è altrettanto atletico e bello quelle azioni e quelle prese che pos­ sono essere dolorose o che possono mi­ nacciare l’integrità fisica degli atleti. Il « catch » invece — come è chiara­ mente indicato dalla sua denominazione che significa « prendi come puoi » — non ha limitazioni nè esclusioni di colpi e consente quelle torsioni, quegli stron­ camenti e persino quei pugni sul viso e quegli strangolamenti che fanno inor­ ridire a buon diritto coloro che amano 10 sport ma non la rissa. Bisogna chiarire che, almeno in Ita­ lia e in gran parte dei Paesi europei 11 « catch » è praticato soltanto dai pro­ fessionisti e pertanto non è nè ricono­ sciuto nè controllato da nessuna Fede­ razione o ente sportivo qualificato. Di conseguenza i regolamenti e le norme tecniche che disciplinano questo sport — se di disciplina e di sport si può parlare — sono emanate direttamente ed esclusivamente dagli impresari delle « troupes » di lottatori professionisti, i quali non hanno altra mira che di sal­ vaguardare ed incrementare i propri guadagni. E quindi, siccome vi sono numerose masse di pubblico che amano gli spettacoli cruenti, quanto più que­ sta lotta è violenta e cattiva tanto più

gli interessi in questione sono salvaguardati. Naturalmente, per raggiunge­ re i loro scopi, senza che ad ogni in­ contro almeno uno dei due contendenti finisca all’ospedale, è necessario che tutta la « cattiveria » e la « brutalità » siano più apparenti che reali. E lo spet­ tatore intelligente non di rado si rende conto di come le competizioni siano spesso truccate. Altra cosa, invece, è la lotta stile libero. Essa è disciplinata dalle Fede­ razioni sportive nazionali, aderenti ai Comitati Olimpici dei vari Paesi ed affiliate alla International Amateur Wrestling Federation; è praticata uni­ camente da dilettanti, con esclusione quindi di qualsiasi possibilità di truc­ chi; fa parte del programma delle Olimpiadi; possiede propri regolari c controllati campionati nazionali e mon­ diali; esclude qualsiasi colpo o presa capace di ledere fisicamente gli atleti. Chi ha visto all’opera i meravigliosi liberisti turchi, che hanno in questi ultimi anni imposto al mondo una te­ cnica nuova e del tutto particolare, ha indubbiamente compreso che cosa sia la vera lotta libera. Questi non si porrà certamente la domanda, rivoltasi dal corsivista di « Stadium » se la lotta li­ bera è veramente uno sport. Non sarà inutile osservare che alle recenti Olimpiadi di Londra i parteci­ panti al torneo di lotta libera erano in numero maggiore persino a quelli con­ correnti alla gara di greco-romana: que­ sto perchè la libera, oltre a trovare la più cordiale ospitalità presso i paesi che dominano il campo della greco-romana — Svezia, Turchia, Ungheria, Finlan­ dia, Egitto, Italia, ecc. — ha avuto uno sviluppo particolare in altri Paesi — come gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Svizzera, l’Iran, ecc. —■ che la greco­ romana praticano poco o nulla. La Federazione Italiana Atletica Pe­ sante, che da anni conduce una lotta senza quartiere contro questo surrogato dello sport, che offende e danneggia la vera lotta libera, ha persino interessato le competenti Autorità per ottenere che — dato che non è possibile impedire queste manifestazioni che si svolgono sotto l’aspetto di spettacoli di varietà e non di gare sportive — sia almeno precluso loro il diritto di servirsi della espressione < lotta libera » riservando loro invece la denominazione di « catch ». Per finire, basterà osservare che, al­ meno per quanto riguarda l’Italia, le « troupes » dei lottatori professionisti di « catch » sono costituite soltanto da vecchi pugili ormai sportivamente fi­ niti, da ex lottatori professionisti dei tempi passati sempre assai avanti con gli anni, oppure da qualche raro caso di atleti relativamente giovani, ma che non hanno mai goduto di nessuna no­ torietà nel campo dilettantistico. Non esiste un solo esempio di un autentico campione di lotta che sia passato al « catch » e vi si sia affermato seriamente. E questo fin suggel....

Alfonso Costelli


Il prof. Luigi Gedda assiste alle finali del campionato di tennis da tavolo

Dallo sci alla corsa campestre l’intensa

attività del

Con un imponente bilancio di atti­ vità agonistica il Centro Sportivo Ita­ liano chiude la sua stagione invernale 1950-51. Corsa campestre, manifesta­ zioni sciistiche culminate a Bardonecchia, e Campionato nazionale di tennis da tavolo, hanno impegnato in allenamenti e in gare dalle fasi eliminatorie alle finali, all’aperto e al coperto, decine di migliaia di gio­ vani, con particolare riferimento agli studenti. A quelle categorie cioè, che per merito del C.S.I. primo in ordi­ ne di tempo e di iniziativa, sono state sin dalla cessazione del conflit­ to, subito chiamate a raccolta, dalle aule della scuola alle palestre, ai campi sportivi, ancora disadorni ma frementi di novella vita e ansiosa aspettazione.

Centro

Sportivo

Ora, di stagione in stagione, di anno in anno il C.S.I. raccoglie i frutti della sua provvida attività, così tempestivamente iniziata e condotta con accesa passione, costante slancio ed esperta tecnica. Per la salute mo­ rale, fisica; per l'elevamento spiritua­ le, per la tempra volitiva e attivatrice delle nuove generazioni. Ma l’esposizione semplice e lineare di quanto fatto nel corso di questa pur durissima invernata è di per sè più eloquente di qualsiasi amplificazione e commento. Ecco i capisaldi del programma svolto dal C.S.I. nel corso degli ultimi quattro mesi.

Campestre. — La prima rassegna nazionale del Centro Sportivo Italia­

Italiano

no, per l'attività dell’anno in corso, si è svolta a Roma il 4 marzo u. s. dando una prova tangibile dell’inten­ sa attività svolta in periferia. Sia dal lato organizzativo che agonistico, la manifestazione non poteva avere mi­ gliore esito quando si pensa che circa 100 atleti rappresentanti di 50 provincie hanno preso il via e di questi oltre 80 sono giunti al traguardo entro il tempo massimo. Il percorso scelto con oculatezza dai tecnici del C.S.I. in collaborazione col Commissario Na­ zionale per il podismo della FIDAL, è risultato razionale e adattissimo per una prova di giovani. La selezione è stata altrettanto graduale e ciò che più conforta è il fatto che dallo scorso anno ad oggi, si è potuto constatare un progressivo sviluppo e migliora-

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mento delle nostre giovani forze atle­ tiche. Basta dare uno sguardo al tem­ po impiegato dai primi 20 classificati per avere un’idea chiara della prepa­ razione tecnica alla quale i nostri gio­ vani si sono sottoposti per poter ar­ rivare all’ambita finale nazionale. La limitazione di età imposta per la par­ tecipazione a detta gara, ha confer­ mato ancora una volta, come il po­ dismo italiano possa guardare fidu­ cioso al domani qualora proprio dai giovani, o meglio dai giovanissimi, incominci il suo lavoro di prepara­ zione. Il titolo di campione nazionale del C.S.I. è andato al giovane Corna Lu­ ciano di Bergamo, il quale ha saputo condurre una gara intelligente dosan­ do le proprie forze per tutto il per­ corso, tanto da poter superare nel fi­ nale, il biellese Passaglia e giungere al traguardo con soli tre secondi di distacco. Ordine di arrivo: 1. Corna Luciano di Sorgano in 13’09”; 2. Passaglia Ser­ gio di Biella in 13’12”; 3. Pramatton Luigi di Brescia in 13’14”; 4. Mangani Romolo di Firenze in 13’18”; 5. Raciti Giampiero di Savona in 13’19”; 6. Cannassi Gino di Lucca in 13’22”. Manifestazioni sciistiche di Bardo­ necchia. — L’esito di questa grande rassegna sciistica giovanile, non ha smentito le previsioni. Oltre 500 gio­ vani di parecchie provincie d’Italia, sono convenuti nella ridente ed ospi­ tale Bardonecchia per disputare le gare sciistiche che la Presidenza Cen­ trale del C.S.I. aveva programmato non solo per i propri iscritti, ma an­ che per la categoria studenti medi e per i giovanissimi sciatori delle prime classi di scuola media inferiore. La manifestazione non poteva avere esi­ to più felice sia per il numero dei par­ tecipanti che per i risultati consegui­ ti nelle singole prove. Anche se le provincie alpine si sono aggiudicate si può dire tutti i premi ed i titoli in palio, non si possono dimenticare le ottime prove date dai giovani prove­ nienti anche dall’Italia Centrale; spe­ cialmente nella categoria studente­ sca. Questo fatto dimostra ancora una volta come lo sport nella scuola sia diventato ormai un’esigenza di tutti i giovani e per tutte le specialità ago­

nistiche. Quando il Centro Sportivo Italiano lanciò il programma di atti­ vità sportiva nella scuola, da molte parti vi furono vere e proprie al­ zate di scudi contro questa iniziativa che secondo i supercritici avrebbe in­ taccato i programmi scolastici e me­ nomato l’applicazione dei giovani allo studio. Ora però speriamo che molti di questi signori si siano ricreduti, in caso contrario, sarebbe bene che pre­ senziassero a qualche manifestazione studentesca per vedere come il Cen­ tro Sportivo Italiano operi nel più perfetto spirito della legge sportiva e solo per il bene della gioventù e del­ lo sport italiano. Se l’esito della manifestazione stu­ dentesca è stato brillantissimo non dobbiamo dimenticare che una gran­ de parte di questo va sì, alla perfetta organizzazione preparata in modo im­ peccabile dai Maestri di sci di Bar­ donecchia, ma anche alla cordiale e fervida collaborazione data dagli In­ segnanti di Educazione Fisica che hanno accompagnato gli studenti. Anche il Campionato Nazionale del Centro Sportivo Italiano ha avuto un epilogo più che mai lusinghiero. Gli atleti si sono presentati alle gare in perfette condizioni fisiche e con una preparazione veramente encomiabile; basta guardare i tempi impiegati per farsi un’idea come i dirigenti perife­ rici abbiano saputo preparare?i loro giovani perchè potessero ben figurare in questa rassegna che portava usuile nevi di Bardonecchia i giovanissimi dello sport sciistico. La Federazione Italiana Sports Invernali, che ha se­ guito con particolare interesse questa rassegna dando tutto il suo appoggio tecnico può essere, speriamo, lieta del contributo che ogni anno il Centro Sportivo Italiano reca alle file dei suoi atleti con manifestazioni giovani­ li che ne interessano tutte le cate­ gorie. La complessa organizzazione del­ l’imponente raduno giovanile di Bar­ donecchia si è ormai conclusa, resta ora da seguire quei giovani che mag­ giormente si sono messi in luce per dar loro la possibilità di continuare sotto la guida di esperti maestri la 'oro preparazione atletica per essere domani in grado di continuare a dare

all’Italia quelle affermazioni che fi­ no ad oggi gli sciatori italiani hanno saputo conquistare non solo in campo nazionale ma anche in campo mon­ diale. Riportiamo i primi classificati di ogni gara: CAMPANILI ALPINI Fondo km. 5. — 1. Stella Vittorio Padova - 24’51”2; 2. Rigoni Antonio - Padova - 25’03”; 3. Bertagnolli Giuliano - Verona - 25’51”3. Slalom gigante. — 1. Ghezze Renato Bressanone - 3’10”4; 2. Bombassei Tommaso - Belluno - 3’14”1; 3. Sciorpaes Roberto - Bressanone 3’18”1. Slalom speciale. — 1. Sciorpaes Roberto Bressanone - 58’3; 2. Ghezze Renato - Bressanone r05”2; 3. Acutis Carlo Torino l’18”3. Staffetta 3x4. — 1. Asiago (Passavento G. - Stella V. - Rigoni A.) 57’33”; 2. U. S. Lessigna - Boscochiesanuova (Verona); 3. Belluno. Salto. — 1. Tollin Tito - Asiago; 2. Carli Sandro - Asiago.

CAMPIONATI NAZIONALI C.S.I. Discesa libera. — 1. Giacomuzzi Zeno - U. S. Libertas, Bolzano - 3’11”3; 2. Cenchi Bruno - U. S. Serrada Koffler, Trento - 3’14”1; 3. Gasperi Aldo - U. S. Serrada Koffler, Tren­ to - 3’15”. Fondo. — 1. Della Sega Tommaso U. S. Dolomitica, Predazzo - 43’07”2; 2. Faustinelli Renato - U. S. Invicta Brescia - 44’26”3; 3. Morandi Rocco - U. S. Stella Alpina, Schilpario 45’45”. Slalom. — 1. Cenghi Bruno - U. S. Serrada Koffler, Trento - 51”2; 2. Schizzer Otto - U. S. Libertas, Bol­ zano - 57”3; 3. Schir Luciano - U. S. Serrada Koffler, Trento - 58”4. Staffetta 3x6. — 1. U. S. Lessinia Boscochiesanuova (Verona) - Vai­ busa, Groberio, Leso - 1.13’58”; 2. U. S. Dolomitica Predazèo (Trento) Sq. A. - Bollante, Della Sega, Degiampietro - 1.14’51”; 3. Vicenza Rigoni, Lobia, Dal Sasso - 1.16’29”.

c I*’.

I giovani parteci­

a

panti ai Campio­ nati del C.S.I- di

corsa campestre In una fase della

gara.


Salto. — 1. Leoncelli Franco - Brescia - punti 219,3; 2. Pellizzari Cristia­ no - Trento - punti 205,7; 3. Peretta Ugo - Genova - punti 162,3. CAMPIONATI NAZIONALI STUDENTESCHI Femminili - Slalom speciale. — 1. Cit­ tadini Isa - Milano - l'14”3; 2. Ca­ stello Augusta - Aosta - 1’20”; 3. Rauzzi M. Teresa - Bolzano - 1’22’4’ Slalom gigante. — 1. Cittadini Isa - Milano - 3’17”2; 2. Fresia Marina - Aosta - 3’37”4; 3. Rauzzi M. Te­ resa - Bolzano - 3’47”2. Maschili - Fondo. — 1. De Cassai Flavio - Ist. Minerario Agordo, Bel­ luno - 38’27”; 2. Senoner France­ sco - Scuola Arte, Ortisei - 39’08"3; 3. Demetz Alberto - Scuola Arte, Ortisei - 40’12”. Slalom gigante. — 1. Lacedelli Inno­ cente - Scuola Arte, Belluno 3’14”3; 2. Janetscheck Federico Liceo Classico, Bolzano - 3’22"!; 3. Garbar! Alessandro - Liceo Classico, Genova - 3’27”. Slalom speciale. — 1. Lacedelli Inno­ cenzo - Scuola Arte. Belluno - 1’09”; 2. Sciorpaes Roberto - Scuola Arte, Belluno - l’12”2; 3. Menardi Fran­ co - Scuola Alberghiera, Belluno l’12”4. Staffetta 3x5. — 1. Bolzano, Sq. A. (Demetz Alberto, Demetz Alfredo, Senoner) 1.10’38”; 2. Belluno (Me­ nardi, Goffen, Decassai) 1. 11’16”; 3. Trento Sq. A. (Trettel, Groaz, Lenzi) 1.17’06”. Classifica Triathlon. — 1. Lacedelli Innocente - Scuola Arte, Belluno punti 12; 2. Menardi Franco - Scuo­ la Alberghiera, Belluno - punti 12; 3. Groaz Sergio - Liceo Classico, Trento - punti 39. Salto. — 1. Stufer Mario - Bolzano punti 215,7; 2. Senoner Francesco - Bolzano - punti 188,1; 3. Rivetta Luigi - Venezia - punti 183,7. Classifica per Provveditorati. 1. Bolzano p. 800; 2. Belluno p. 766; 3. Trento p. 703; 4. Milano p. 535; 5. Torino p. 523; 6. Vercelli p. 371. TENNIS DA TAVOLO Vista la brillante riuscita del Cam­ pionato Ju-Sport dello scorso anno, il Centro Sportivo Italiano ha inserito quest’anno nel novero dei Campionati Nazionali anche quest’intelligente sport a carattere prettamente associa­ tivo. A Roma, nei giorni 17, 18, 19 marzo, quest’indovinatissimo Campionato ha avuto la sua felice conclusione con una riuscitissima Finale Nazionale. L’intensa, attività svolta alla perife­ ria per selezionare gli atleti che avrebbero dovuto gareggiare per ag-

Ai Campionati sciistici studenteschi di Bardonecchla : ori difficile passaggio

giudicarsi il prestigioso titolo di Cam­ pione del C.S.I. pel 1951, si può con­ densare nelle seguenti significative cifre: eliminatorie zonali e -provincia­ li 90; semifinali regionali 18 con un complesso di oltre duemila atleti-gara. Dopo tali severe selezioni si sono presentati a Roma, moralmente e te­ cnicamente preparati, 48 giovani rap­ presentanti l’elite pongistica di 16 Re­ gioni d'Italia, aventi un solo scopo: l’affermazione finale! Dopo una serie di combattutissime ed incerte contese, la classe della rap­ presentativa lombarda, formata dagli atleti dell’U. S. Gregoriana di Milano, s’imponeva sull’agguerrito lotto dei concorrenti aggiudicandosi i due ti­ toli in palio, del singolo e del doppio. Oltre ai vincitori hanno ben im­ pressionato per il loro giuoco la rap­ presentativa del Trentino, che ha avu­ to nel biondo Filippi e nell’af fiatata coppia dell’olimpia di Trento i suoi generosi vessilliferi; quella della To­ scana e quella del Veneto, che deve il suo ottimo piazzamento all’irruen­ za ed alla garibaldina tecnica di giuo­ co dell'ottimo Viviani. Degno di ri­ lievo, inoltre, il piazzamento della coppia dell’U. S. Don Bosco di Roma, che per un soffio si è vista sfumare l’affermazione finale. Lo svolgimento degli incontri ha, in­

Tennis da Tavolo - Comunicato Simonis & C.

fine, dimostrato l’alto livello tecnico raggiunto da tutti i partecipanti, non­ ché la lealtà, la cavalleria sportiva e il senso di disciplina degli atleti del C.S.I. Pertanto possiamo affermare senza tema di smentite che il Campionato C.S.I. e la sua conclusione finale so­ no stati una magnifica realizzazione, perfettamente organizzata e brillan­ temente condotta a termine, che ha dimostrato una volta di più la piena maturità tecnica e organizzativa degli Organi Centrali e Periferici del C.S.I.

CLASSIFICHE FINALI Singolo. — 1. Salati Enrico U. S. Gre­ goriana di Milano; 2. Viviani Tibe­ rio, U. S. Azzurra di Verona; 3. Fi­ lippi Benito, U. S. La Quercia di Rovereto; 4. Frilli Franco, U. S. Romito di Firenze; 5. Sacchetti Lil­ lo, U. S. Libarna di Serravalle Serivia; 6. Fasino Aurelio, U. S. Don Bo­ sco di Palermo. Doppio. — 1. Bonetti-Sacerdote, U. S. Gregoriana di Milano; 2. Di PietroDi Cola, U. S. Don Bosco di Roma; 3. Spagnolli-Pegoretti, U. S. Olim­ pia di Trento; 4. Cinotti-Cagnina, U. S. Ju-Sport di Firenze; 5. Crocco-Bozano, U. S. Virtus di Genova; 6. De Martino-Ponzano, U. S. Gio­ suè Borsi di Napoli.

PALLA CADM

Come già nella prima selezione per i Campionati del

è come /'OLIMPICA

mondo 1951 e nel Campionato Nazionale del Centro

e la

Sportivo Italiano 1951 anche nei prossimi Campionati

un

Italiani assoluti

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SIMONIS 29


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SALVATORE PAULISTANO Lagoncgro. — La scherma italia­ na non ha dato origine a quella moderna? Tu scherzi. Proprio gli italiani sono stati maestri sì di fio­ retto che di spada e anche scia­ bola, da quando si cominciarono a dismettere le corazze. Alla corte di Luigi XIV, il Re Sole, proprio nel periodo dei romanzeschi D'Artagnan e Athos, e del terribile cor­ saro Jean Barth, insegnava scher­ ma un siciliano dotato li una forza eccezionale, che piegava nella lot­ ta qualsiasi avversario, e alla spa­ da faceva saltare inesorabilmente l’arme di quanti valentuomini gli venivano opposti. La scuola di scherma siciliana e altresì partenopea ha diffuso per l’Europa maestri inarrivabili, che fecero e fanno tuttora testo. Arrivarono persino nella lonta­ na Finlandia, dove fu il primo sport a essere esercitato ufficial­ mente. verso la fine del 1600. Nel periodo napoleonico, un celebre maestro d’armi italiano, prove­ niente dalla Svezia, dove era sta­ to condotto da Bernadotte, G. Ot­ ta insegnò prima a Turku, in quell’Universitò, e dopo l’incendio di questa si installò con l’intera Uni­ versità a Helsinki. Peraltro, la prima grande Socie­ tà di scherma si istituì a Helsinki nel 1923, dove fu chiamato il mae­ stro, siciliano anch’esso, Edoardo Alaimo. Gli schermidori finlandesi sono dotati di scatto notevolissi­ mo per prontezza e profondità. ANGELO FORMICHI - Nettuno — Questo nostro diligente lettore, col freddo e le acque grosse di questi giorni pensa nientemeno ai «fuoribordo». E teme addirittura che l’Italia possa perdere la sua brillante posizione in fatto di mo­ tonautica sportiva. Non temere, caro ragazzq^ possediamo sempre dei tipi come i Taruffi, i Catta­ neo, ecc. che non dormono sugli allori del passato e corrono ap­ presso a quelli dell’avvenire. Ec­ co, infatti, una notiziola, che ci in­ forma come la Commissione aggiudicatrice del Concorso indetto dal­ la F.I.M. per la costruzione di un motore fuoribordo 500 cmc., pre­ sieduta dal Principe Borromeo, esaminata la prescritta documen­ tazione e preso atto che il concor­ rente Pagliano Carlo col nuovo

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motore O. P. 1 ha battuto il re­ cord mondiale di velocità, ha vin­ to due gare per fuoribordo corsa classe C, ed ha costruito detto mo­ tore in tre esemplari come richie­ sto dal bando, ha stabilito di asse­ gnargli il premio previsto di li­ re 2.000.000. Come vedi, si studia, si costrui­ sce e si esperimenta. AMLETO TOMASSINI - Roma — Certo, non abbiamo poi tutta questa scarsezza di allenatori in atletica leggera. Tanto più che al­ cuni di questi oltre avei- consegui­ to titoli di campioni nazionali, di olimpionici e ottenuto limiti mon­ diali, sono anche in possesso di laurea in medicina e chirurgia, o comunque hanno compiuto studi che possono loro consentire l’ap­ profondimento medico e tecnico ne­ cessario e sufficiente per rendersi profondi conoscitori e valenti pla­ smatori in alcune specialità. Basti pensare a Colbacchini, Oberweger e agli allievi di Comstock. Quanto a Mario Lanzi allenatore assunto dal G. S. Battisti di Trento, egli vanta un 46”7 sui 400 m. a Londra nel 1939, e in altre occasioni, tan­ to sui 400 che sugli 800 raggiun­ se limiti di valore mondiale. Ce­ lebri i suoi duelli col tedesco Harbig (46” netto sui 40ù). Peraltro l’allenatore Boyd Comstock ebbe modo di osservare che le sue pre­ stazioni furono sempre inferiori ai mezzi effettivi di cui Lanzi dispo­ neva. Questione di temperamento esuberante e nel contempo poco riducibile alla disciplina rigorosa necessaria per condurre il proprio fisico all’apice assoluto della effi­ cienza atletico-agonistica. Ma co­ me spesso si verifica per calciatori che già ebbero a dare una quantità di grattacapi ad allenatori e arbi­ tri, una volta passati loro a tali mansioni si rivelano arbitri e al­ lenatori valentissimi e irreprensi­ bili, così vedremo capitare a Lan­ zi. Fare tesoro di esperienze pas­ sate e di... rimorsi su negligenze od omissioni di impegno e sacrifi­ cio, o su condotte di gara sbadate E allora dovrebbe cavarci dal Trentino degli assi che non molle­ ranno dinanzi a rinunzie e rigore di studio e di norme. Con risul­ tati che speriamo superino quelli pur così brillanti e memorabili del maestro.

MANLIO PESCATORE - Li­ vorno — Fornito di un cognome così marinaresco e d’un nome co­ sì autorevole nella storia roma­ na, va a pesca di rarità storio­ grafiche, e chiede che gli ricordia­ mo il nome di quel giornalista francese che si battè in duello stando seduto su una poltrona. Lo contentiamo subito (ma che enci­ clopedici, eh?): fu Benjamin Constant, l’autore dell’Adolphe, che nel periodo tra il Terrore e la Restaurazione sostenne ben 19 duelli alla spada (e allora i duel­ li riuscivano sempre cruenti). Ve­ ramente il Constant, non era in odore... di santità, ma fu un ani­ moso accanito malico della Rivo­ luzione giacobina. Ma quando Na­ poleone nel 1914 tornò dall’Elba, il suo spirito di cavalleria lo fece avvicinare all’aquila in tramonto. Ciò valse al Constant una vita di spine, dopo la Restaurazione e spesso dovette sostenere le sue ragioni oltre che con la penna di giornalista brillante, con la spada in pugno. Allora non esisteva che scherma e cavallo in fatto di eser­ cizio sportivo. Ormai vecchio e vi­ cino a morire, l’indomabile scritto­ re, che insieme con M.me De Staehl fu un ammriatore e amico della Italia, si battè in un ultimo duel­ lo, seduto sulla poltrona, con una mano appoggiata a un bracciolo e con l’altra maneggiando la spada. E così bene, che l’avversario ri­ mase colpito. Insomma, chi è spor­ tivo, . non la pianta nemmeno sul­ l’ultimissimo traguardo. INCREDULO - Roma — L’Azio­ ne Cattolica nel 1905 già si interes­ sava di sport e di educazione fisica su vasta scala. A Roma ebbe par­ ticolare risonanza nel 1905 la «Gio­ vane Roma » con sede a via Pozzo delle Cornacchie, che svolse sulla pista di Piazza di Siena una ma­ gnifica riunione podistica di corsa e marcia per i records dell ora e della mezz’ora. Nel 1906 ebbe luogo il primo grande concorso ginnastico catto­ lico in Vaticano, organizzato dalla F.A.S.C.I., qualche cosa come l’at­ tuale C.S.I. Ebbero poi luogo altri grandiosi concorsi ginnastici e spor­ tivi, a Biella, Asti, ancora Roma in Vaticano, Padova, Viterbo, Paler­ mo, oltre moltissimi altri regio­ nali e zonali.


Eira, Fangio, Gonzales e uno scelto

lotto di piloti inglesi.

! • STOCCOLMA — Una rappresen­ tativa di francesi parteciperà ad una serie di gare internazionali in Sve­ zia durante il prossimo mese di lu­ glio. Sin d’ora è assicurata la parte­ cipazione del fondista Mimoun, del mezzofondista Bellegard nonché del campione europeo sui 100 metri, Bally. Gli svedesi sperano di poter orga­ nizzare nel corso delle manifestazioni il duello sui 5000 metri tra il prima­ tista cecoslovacco Ernil Zatopek e il campione francese Mimoun.

O RIO DE JANEIRO — La Confede­ razione brasiliana degli sport, che con­ trolla tutte le attività calcistiche del paese, ha annunciato che l’incasso to­ tale dei campionati mondiali 1950 am­ monta a trentacinque milioni di cruzeiros. E’ la prima volta che un campio­ nato internazionale di calcio si chiu­ de con un bilancio favorevole.

e PARIGI — Il campione del mondo della velocità Reg Harris, ha comuni­ cato il suo immediato programma. A partire dal 1» maggio l’attività del campione sarà la seguente: 1: ©sten­ da; 6: Parigi (?); 8: Manchester; 12: Birmingham; 14: Manchester; 16:

Brighton; 19: Glasgow; 22: Manche­ ster; 25: Coventry; 26: Cardiff. L'in­ glese ha inoltre confermato: la sua partecipazione al Gran Premio di Pa­ rigi (30 giugno-l*1 luglio) ed il ten­ tativo al Velodromo Vigorelli (5 lu­ glio) al suo record sul chilometro da fermo (l’9”7,10).

o SAN REMO — Al Gran Premio di San Remo, che si svolge in data 22 aprile Ferrari, Maserati, Alfa, Talbot, B.R.M. presenteranno le loro .mi­ gliori macchine e i piloti più noti. La gara di San Remo può senz’altro considerarsi la prima vera grande ras­ segna dell’automobilismo internaziona­ le in quanto vedrà in lizza Viloresi, Ascari, Farina, Serafini, Bonetto, Brac­ co, De Graffenried, Chiron, Giraud,

• BRESCIA — Le iscrizioni alla Mil­ le Miglia, XVIII della serie, hanno sorpassato 11 numero di duecento. An­ che quest’anno la partecipazione dei piloti bresciani si annuncia numerosa; scorrendo l’elenco degli iscritti trovia­ mo: Romano con la Ferrari, ottavo assoluto nel Giro di Sicilia; i fratelli Stanga, protagonisti di primo piano, lo scorso anno, nella 750 sport. Sem­ pre nella 750 sport troviamo: Bossini, i fratelli Zerneri, Caffi, Gerosa, men­ tre nella 1100 sport Fona si presenta con serie intenzioni: ha montato un nuovo motore Volpini ed ha buone speranze, così come nella stessa clas­ se, i fratelli Fenocchio. Infine nelle vetture utilitarie sono iscritti nella 750 i giovani Berlucchi-Gialdinl che hanno al loro attivo una concreta partecipazione negli scorsi anni. Inoltre anche Luigi Fagioli (Osca 1100) sarà della partita, difendendo i colori della scuderia Polverini di An­ cona. Con Fagioli saranno al « via » : Ros­ si (Giannini 750», Soprani (Osca 1100), Bocconi (Fiat 500), Laureati sr. (Giaur 750), Laureati jr. (Fiat 1100 Sport», Feliciotti (Cisitalia), Bombei (Fiat 500).

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« NEW YORK — Il Consiglio nazio­ nale americano per l’incolumità sulle strade, ha comunicato che il numero delle vittime del traffico negli Stati Uniti sta per raggiungere complessi­ vamente dal giorno dell’avvento del­ l’automobile, cioè dal 1906, la cifra iperbolica di un milione, cifra im­ pressionante e superiore di oltre cen­ tomila unità al numero totale delle vittime di tutte le guerre combattute

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? — Sul medesimo tracciato della « fettuccia » di Tcrracina che era servito la settimana scorsa a una « Lambretta 125 •> con compressore quale base di lancio per tentare di battere i primati mondiali sul miglio e sul chilometro lanciato, la M.V. con una sua macchina 125 carenata si è provata nello stesso tentativo. Pur­ troppo si è dovuta dovuta registrare una ri­ soluzione tragica. Il pilota Renato Magi, dopo aver percorso due tragitti di prova, onde riscaldare convenien­ temente il motore, mentre si lanciava a piena andatura e stava entrando alla base controllata, sbandava prima sulla sinistra e poi sulla destra e in­ fine si abbatteva al suolo trascinandosi ;'.„..i per 150 metri incastrato nella vettura che, come ----- si' sa, è completamente chiusa. Immediatamente tùwuiuu raccolto e trasportato all’ospedale Latina vi giunge­ . ----- di ... Latina va cadavere per la frattura della base cranica e parecchie contusioni interne.

• MILANO — Il rallye internaziona­ le dalla Commissione che ne presiede l’organizzazione è stato assegnato quest’anno all’Italia con svolgimento a Genova durante il periodo delle ce­ lebrazioni colombiane, si è riunita il 31 marzo a Milano. La suddetta Com­ missione, ha udito dal comm. Mario Bocca presidente della Commissione nazionale turistica le linee generali del programma del rallye e fissato le date dell’ll, 12 e 13 agosto. La mani­ festazione costituisce la più grande prova turistica internazionale dell’an­ nata e concentrerà a Genova le rap­ presentanze del motociclismo europeo. • MILANO — A Milano si è improv­ visamente spento Antonio Passarin, popolare campione della Motonautica italiana, che aveva riportato durante un ventennio numerose vittorie tanto in Italia, quanto all’estero. Passarin è stato anche ideatore e costruttore de­ gli scafi « Mariella » che hanno as­ sicurato all’Italia ambiti primati. Nel dopoguerra fu animatore instancabile della Motonautica e il suo « racer » 800 cmc. lo vide in tutte le più impor­ tanti competizioni internazionali. Nel suo libro d’oro figurano due primati mondiali per fuoribordo cor­ sa 5000 cmc. e numerose vittorie in competizioni internazionali e nazio­ nali. Da due anni aveva interrotto la sua attività ma rimaneva egualmente sulla breccia come presidente del Club Motonautico Gabriele D’Annunzio di Gardone Riviera.

• FIUME — Nel 1951 le rappresen­ tative iugoslave disputeranno i se­ guenti incontri: 29 aprile, in Belgio: Belgio-Jugoslavia; 2 settembre, in Jugoslavia: Jugoslavia-Belgio; 14 ot­ tobre, in Francia: Francia-Jugoslavia (maschile e femminile).

Per quanto riguarda invece l’atti­ vità interna il calendario è stato compilato in modo che le squadre abbiano a svolgere delle gare ad ini­ ziare dal mese di aprile sino a fine ottobre, osservando un periodo di com­ pleto riposo dal 9 al 31 luglio. Il 13 maggio avrà inizio così il campionato jugoslavo di I Lega, mentre è già in corso quello della Lega croata, il cui girone di andata terminerà il 10 giu­ gno, per poi riprendere, con il girone di ritorno, il 12 agosto e concludersi il 23 settembre. Inoltre dal 7 al 9 settembre avrà luogo il campionato per squadre for­ mate da allieve e dal 14 al 16 settem­ bre quello per squadre composte da allievi. Il campionato femminile in­ vece si inizierà il 20 maggio. o MILANO — La squadra dell'Olimpia-Borletti ha ricevuto l’invito per partecipare al torneo internazionale che la Società Urania di Genova or­ ganizza in quella città nei giorni 13, 14 e 15 giugno in concomitanza alla esibizione dei Globe-trotters. La so­ cietà milanese ha accettato l’invito. A tale torneo parteciperanno, oltre all’Urania, anche il P.U.C. di Parigi e la squadra dei dilettanti americani che compie la « tournée » insieme ai Globe-trotters. Come si ricorderà l’a­ nalogo torneo effettuatosi a Ginevra 10 scorso anno, fu vinto dal Borletti che, nella finale, superò agevolmente 11 Villeurbanne, campione di Francia.

• MILANO — La squadra del Paler­ mo B. C., vincitrice del campionato argentino, nella sua prossima « tour­ née » in Europa verrà anche in Italia ove giocherà a Milano con l’OlimpiaBorletti e a Bologna col Gira. Queste partite verranno giocate nella prima decade di giugno. Non è improbabile che la squadra bonearense disputi qualche altro incontro in Italia.

• BIRMINGHAM — Il campione eu­ ropeo dei pesi medi Randolph Turpin, opposto all’americano Billy Brown, ha riportato una fulminea vittoria. A metà della seconda ripresa egli ha messo k. o. l’avversario dopo averlo colpito con una serie di diretti al viso. La folla ha fischiato lungamente l’a­ mericano disteso sul tappeto, ma Brown non aveva probabilmente alcu­ na « chance » contro Turpin, che è forse il più forte colpitore che sia comparso sui ring inglesi.

• DETROIT — Joe Luis ha rivelato che rinuncerà alla campagna per la riconquista del titolo dei massimi, a meno che Ezzard Charles non ade­ risca ad incontrarlo in autunno, « perchè — ha spiegato Louis — credo di non poter essere in buone condi­ zioni passato quel periodo. Per me la riconquista del titolo è ancora tutto, ma non sto certo diventando più gio­ vane ». I negoziati per un secondo incontro Louis-Charles sono intanto a un pun­ to morto, perchè Marshall Miles, il procuratore di Louis, insiste su una percentuale del trenta per cento per entrambi i pugili, mentre il procura-

tore di Charles, Jack Mintz, vuole per il suo uomo una percentuale mag­ giore. « Ma io credo — ha detto Louis — che riusciremo a metterci d’accordo sulla questione finanziaria se Charles intende veramente combattere con me un’altra volta».

• LIMOGES — Durante mia riunio­ ne che ha avuto svolgimento a Limoges, Gilbert Stock ha facilmente bat­ tuto ai punti in dieci riprese lo spa­ gnolo Gamero. Nel corso della stessa manifestazio­ ne, Jacques Ero ha sconfitto ai punti l'altro « medio » spagnolo Moreno. • NEW YORK — Alla Saint Nicholas Arena, il peso massimo Bob Baker ha regolato ai punti Elkin Brothers.

• ALGERI — Nell’incontro schermi­ stico di Algeri i fiorettisti italiani hanno conseguito un chiaro successo. Ecco i risultati: Edoardo Mangiarotti batte Rommel 5-4, Buhan 5-3, Bougnol 5-3. E’ battuto da Netter 5-1. Berga­ mini batte Netter 5-2, Bougnol 5-3, Buhan 5-0. E’ battuto da Rommel 5-2. Pellini batte Netter 5-4, Rommel 5-1. E’ battuto da Buhan 5-1, Bougnol 5-3. Di Rosa batte Bougnol 5-2. E’ battu­ to da Rommel 5-4; Netter 5-4, Buhan • LUSSEMBURGO — Nel torneo di Lussemburgo hanno pareggiato con 8-8, ma la stoccata decisiva se la è accaparrata la squadra degli spadisti lussemburghesi. Ecco i risultati: Bick b. Anglesio 3-2, Marini b. Leischen 3-1, Anen b. D. Mangiarotti 3-1, Gretsch b. Pavesi 3-2, Buck b. Marini 3-1, D. Mangiarotti b. Leischen 3-2, Pavesi b. Anen 3-0, Gretsch b. Angle­ sio 3-0, D. Mangiarotti b. Buck 3-0, Pavesi b. Leischen 3-2, Gretsch b. Ma­ rini 3-0, Anglesio b. Annen 3-2, Buck b. Pavesi 3-0, Anglesio b. Leischen 3-0, Marini b. Aren 3-1, Gretsch b. D. Mangiarotti 3-0.

• La campionessa del mondo Renò Garille ha vinto anche il campionato di Francia superando nella finale ad eliminazione diretta la signora R. Pechaux, moglie del noto campione, per 4 a 2 e 4 a 3.

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