N.4/5 APRILE/MAGGIO 2003
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SP. IN ABB. POST. ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FILIALE DI ROMA
LE NUOVE POLITICHE PER DARE UN FUTURO ALLO SPORT ITALIANO: LE PROPOSTE DEL CSI ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI 2003 APPROFONDIMENTI IL CALCIO CHE NON TI ASPETTI
RUOLI IN PRIMO PIANO: L’ARBITRO
UNO SPORT ALLA VOLTA: TAMBURELLO
EDITORIALE
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Passa per il territorio il futuro della politica sportiva all'8 all'11 maggio il Centro gli occhi di tutti, e ormai anche gli Fondamenti Sportivo Italiano si riunisce a osservatori più allineati cominciaculturali e Bussolengo, vicino Verona, per no a prenderne atto. La seconda l'assemblea generale dei soci. obiezione, invece, richiede alcuni nuove All'ordine del giorno, oltre agli chiarimenti. adempimenti di quanto previsto politiche per Anzitutto il CSI non intende fare il dallo Statuto per questo tipo di "grillo parlante": quando tira in balassise, il dibattito di un tema "for- dare un futuro lo le magagne del sistema, ad te": "Fondamenti culturali e nuove esempio quando parla di valori allo sport politiche per dare un futuro allo che sbiadiscono o di cedimenti italiano: le sport italiano: le proposte del pericolosi al mercato, è abituato a CSI". Chiunque abbia seguito con chiamare in causa anzitutto se proposte del stesso; e spesso parla proprio qualche attenzione le iniziative assunte dall'Associazione negli perché certi segnali li coglie al CSI ultimi diciotto mesi sa quanti sforproprio interno. zi essa abbia fatto per sollevare C'è poi un altro dettaglio, di quelli un dibattito ampio, sereno e costruttivo sulla che fanno la "differenza", e che risiede in necessità di rinnovare lo sport nel nostro quella spinta a proporre lo sport secondo paese, a cominciare dal ruolo sociale che una visione cristiana dell'uomo e della realtà esso vi svolge e dalla cultura che lo genera che costituisce l'elemento fondante dell'Ase che da esso viene generata. sociazione. È questo "enzima" ad aver perRimane valida l'idea guida che ha animato messo molte volte al CSI di costruire un'evotutto questo lavoro: ragionare pacatamente, luzione dello sport che poi, a distanza di senza pregiudizi e contrapposizioni di prin- anni, tutti gli altri hanno sposato. cipio. Da questi fondamenti culturali partiranno Non tutti, all'interno del mondo dello sport, anche le proposte di politica sportiva, chiare hanno gradito la funzione di stimolo critico e semplici, sulla cui elaborazione si intende che il CSI si è assunto. Due, in particolare, le lavorare a Bussolengo. obiezioni sollevate: Proposte che poi dovranno diventare argoa) nello sport italiano le cose vanno bene mento di dibattito diffuso all'interno delle così come sono; Società sportive e di tutte le strutture territob) non spetta al CSI "fare la morale" al siste- riali, perché è sul territorio che più che mai ma. La prima obiezione si commenta da sé: nell'Italia della devolution è destinata a svil'elenco delle cose che non vanno è lì sotto lupparsi la politica sportiva.
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ARGOMENTI 3 Governare il futuro dello sport
RUBRICHE 16 L’arbitro: il mestiere di educare di Andrea Barbetti
5 I nostri figli dopati di Alberto Caprotti
7 Il calcio che non ti aspetti
23 Collant azzurro
Stadium Mensile del Centro Sportivo Italiano
di Felice Alborghetti
DIRETTORE•RESPONSABILE Edio Costantini
31 Bar sport
di Andrea de Pascalis
20 Libero gioco in libero stato di Tito Della Torre
38 Cattolici in politica di Rita Salerno
52 Una giornata tra corpo e spirito
32 Tam-tam tamburello di Riccardo Musmeci
34 Sapore di tradizione: è il tamburello di Sergio Cameli
35 Sport online
di Sergio Filippini
43 Il sovrallenamento di Alfredo Stecchi
EDITORE ARANBLU s.r.l. Società Unipersonale del Centro Sportivo Italiano Via della Conciliazione 1 - 00193 Roma DIREZIONE REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma Tel. 06.68404590 - Fax 06.68802940 http://www.csi-net.it e-mail: aranblu@csi-net.it
45 «Capitano» di Claudio Arrigoni
47 Zoom VITACSI 10 La carica dei mille! di Fabio Nardi
26 Un Gran Premio ad effetto! di Felice Alborghetti
40 ...e ora Firenze sogna! di Danilo Vico
di Alfredo Stecchi
51 Il cuore nero dello sport spettacolo di Andrea De Pascalis
55 Tuttoleggi a cura di Francesco Tramaglino
59 Almanacco 62 Agenda
42 Abitare la parrocchia di Antonio Latella
63 Allo specchio
46 A difesa del servizio civile di Alfiero Bigaroni
57 C’è un grande Prato verde
64 Per rimanere intensi di Edio Costantini
50 Formazione in corso! di Massimiliano Giombini
PUBBLICAZIONE ISCRITTA al nº 4987 del Reg. Stampa del Tribunale di Roma del 4/1/1956 PROGETTO GRAFICO ARANBLU s.r.l. REDAZIONE Felice Alborghetti, Rosa Massimo, Andrea De Pascalis. IMPAGINAZIONE Marco Croci, Alberto Greganti, Loretta Pizzinga, Emanuele Serra. STAMPA SO.GRA.RO. Società Grafica Romana S.p.A. Spedizione in abbonamento postale Art.2 Comma 20/B legge 662/96 Filiale di Roma Abbonamento annuale euro 18,08 Una copia euro 1,80
57 I nostri sogni corrono con noi di Rosa Massimo
Periodico associato all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana)
58 Acqua in gioco al circo di Graziella Danio
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Via Ignazio Pettinengo, 39 00159 Roma
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S T A D I U M
Governare il futuro dello sport: la proposta del CSI A Bussolengo dall’8 all’11 ma ggio l'Assemblea delle società sportive
i primo acchito il tema culturale che fa da riferimento all'assemblea generale dei soci dell'8-11 maggio può suonare pretenzioso ed anche un po' oscuro: come è mai possibile mettere all'ordine del giorno un dibattito su "Fondamenti culturali e nuove politiche per dare un futuro allo sport italiano: le proposte del CSI", quando nessuno, dentro e fuori del sistema sportivo, sembra avere le idee chiare sulle cause ultime delle difficoltà in cui lo sport italiano si dibatte e sul modo di uscirne? Già, perché, a dare ascolto a quanto si sente e si legge, l'idea prevalente in molti ambienti è che il sistema regga benissimo così com'è, fatta eccezione per le difficoltà causate dall'inaridirsi del Totocalcio: se la nuova schedina dovesse funzionare, tutto tornerà perfetto come prima. Perfetto? Gli elementi che abbiamo sul tavolo dicono altre cose: l'associazionismo è fermo, non solo nei numeri, ma nei metodi e nelle strutture; il numero dei praticanti continuativi è praticamente bloccato già da alcuni anni; i due terzi della pratica sportiva non si sa bene dove e come si svolgano; il volontariato, cuore ed anima del sistema, non trova il ricambio che sarebbe necessario; gli squilibri tra regioni sportivamente "ricche" e "povere" regrediscono in maniera molto tenue, poco significativa; lo sport scolastico continua ad essere una mera affermazione di principio.
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"Ritrovare un nuovo slancio creativo e propulsivo" Se poi alziamo il tiro, e guardiamo alle grandi questioni di principio, non è che le cose vadano meglio. Lasciamo da parte anche la questione istituzionale, ovvero di un sistema di governo (di indirizzo, se piace di più) dello sport in cui trova rappresentanza solo una delle forme di sport organizzate del paese, e nemmeno maggioritaria. Ricordiamo piuttosto il monito lanciato da Giovanni Paolo II poco più di due anni fa, al Giubileo degli sportivi:
"Non sono purtroppo pochi, e forse si vanno facendo più evidenti, i segni di un disagio che talvolta mette in discussione gli stessi valori etici fondanti la pratica sportiva. Accanto ad uno sport che aiuta la persona, ve n'è infatti un altro che la danneggia; accanto ad uno sport che esalta il corpo, ce n'è un altro che lo mortifica e lo tradisce; accanto ad uno sport che persegue nobili ideali, ce n'è un altro che rincorre soltanto il profitto; accanto ad uno sport che unisce, ce n'è un altro che divide". Quel giorno, ricevendo le massime autorità dello sport nazionale mondiale, il papa si augurò che lo sport, a fronte di quei brutti segnali, fosse capace di "ritrovare un nuovo slancio creativo e propulsivo, attraverso una pratica sportiva che sappia conciliare con spirito costruttivo le complesse esigenze sollecitate dai cambiamenti culturali e sociali in atto con quelle immutabili dell'essere umano". La costruzione di questo sport rinnovato non è mai cominciata. Anzi, come accennato, c'è chi mette in dubbio che ce ne sia davvero bisogno.
L'obbligo della coerenza Ecco allora che, pensando a questo intreccio di questioni, il tema dell'assemblea di Bussolengo diventa chiaro. Si tratta di ragionare anzitutto dei fondamenti culturali sui quali costruire una diversa proposta sportiva, e in seconda istanza discutere la strategia per trasformare quella proposta in un progetto politico. Da che parte cominciare? Il CSI ha una sua specificità, che risiede nella sua natura di associazione di ispirazione cristiana. Di lì deve partire, o meglio ripartire, per fare elaborazione culturale e politica. Da questo punto di vista l'assemblea non esaurisce il compito, ma è solo il punto di partenza di un percorso che in gran parte deve svilupparsi a livello ramificato, sul territorio. Magari avendo ben chiaro il dovere
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• per il corpo, ricordando ancora una volta quell'ammonimento di Giovanni Paolo II sullo sport che "mortifica e tradisce il corpo"; • per la dignità della persona umana; • per la vita come dono da esaltare e condividere; • per l'altro, nel senso di chi lavora accanto a noi, di chi vogliamo servire con la nostra attività, di chi è dentro e di chi è fuori dell'Associazione, di chi è apparentemente "lontano" perché "debole", "povero", "senza voce"; • per l'Associazione, di cui ciascun socio deve sentirsi responsabile, agendo di conseguenza in ogni circostanza. 2) Rigore. Parlando di rigore nello sport, la prima cosa che viene in mente è il rispetto delle regole. Il concetto, però, è molto più ampio, immaginando: • rigore nell'interpretare la mission associativa, senza cedimenti a logiche di opportunismo o di interessi di bottega; • rigore nell'esigere la qualità minima indispensabile sotto il profilo delle proposte e dell'organizzazione; • rigore nel ricercare, o nel migliorare, le competenze che possano metterci in grado di svolgere al meglio i nostri compiti. 3) Passione. Il volontariato esige passione, altrimenti diventa routine, si stempera e pian piano muore. Ci vuole passione: • per il proprio compito quotidiano, per quanto possa essere semplice ed umile; • per lo sport come attività capace di regalare un senso alla vita delle persone; • per il nostro prossimo tutto intero e così com'è, per non incorrere nel rischio di servire solo quelli ci fanno più comodo, che sono più facili da servire o che sono più vicini; • per la politica dello sport, perché se non si è capaci di diventare soggetti politici sul territorio si è costretti prima o poi a subire le dinamiche dello sport dominante.
della coerenza: prima di proporre fuori del CSI ciò che di nuovo possono o debbono fare gli altri per migliorare lo sport, bisogna essere credibili, mostrando di aver lavorato al rinnovamento di se stessi sulla base di quegli stessi princìpi che si intendono proporre agli altri.
Qualche "provocazione" Princìpi buoni per l'interno come per l'esterno... Ebbene, tanto per cominciare, perché non riflettere su quattro concetti chiave, oggi più che mai di attualità, e per di più strettamente incrociati: rispetto, rigore, passione, unità? 1) Rispetto. Si può declinare in tanti modi diversi. Ad esempio, rispetto:
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4. Unità. L'univocità del fenomeno sportivo è un fatto di altri tempi. Lo sport odierno ha molte facce, talvolta assai diverse, e chiama in causa una pluralità di attori. Bisogna tenerne conto facendo in modo che tale complessità diventi ricchezza e non frammentazione. Ci vuole unità: • per sconfiggere la conflittualità per principio, limite che impedisce di crescere; • per essere più convincenti nel presentare proposte e progetti; • per spendersi meglio nei confronti delle istituzioni e di tutti i mondi "esterni"; • perché un grande progetto condiviso è più incisivo di tanti piccoli progetti individuali. • perché solo un'Associazione unita può pensare di mettersi in gioco per invitare all'unità di intenti, pur nella differenza delle "vocazioni" individuali, i differenti soggetti che agiscono nello sport.
FUORIGIOCO
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I nostri figli dopati In Veneto decine di esposti ai Nas da parte di genitori esaspera ti dal dila gante uso del “mostro” che brucia il fisico. Sta volta le denunce arrivano dal settore giovanile del ciclismo.
La consapevolezza che ormai si è passato ogni limite. Oppure semplicemente la paura. Poco importa sapere quale sia la molla che possa far scattare l'unica vera forma di antidoping preventivo nello sport, ma è confortante constatare che qualcosa forse sta cambiando. “Aiutateci a salvare i nostri figli e noi denunceremo chi sta alle loro spalle e li spinge ad assumere sostanze vietate”: non è un'esortazione di massima, ma il passo virgolettato di una deposizione resa ai militari dei Nas padovani da un padre esasperato. Ed è pure il dato più importante che emerge dall'esame di decine di pagine di verbali prodotti dagli inquirenti in seguito ad una delle più massicce operazioni del Nucleo Anti Sofisticazioni dei Carabinieri, in 31 comuni del Veneto e di altre regioni, coordinate nei giorni scorsi dal pm di Padova, Paola Cameran, lo stesso che da mesi indaga sulle fiale, i traffici e le vicende sporche che hanno infangato gli ultimi Giri d'Italia di ciclismo. Questa volta l'indagine è ancora più importante perché riguarda l'uso delle sostanze dopanti nelle categorie giovanili e non professionistiche dove manca totalmente un controllo serio e che per questo risultano le meno protette. La lettura degli esposti ai Nas relativi all'inchiesta in corso è, da un lato appunto confortante perché, per la prima volta in situazioni del genere, la denuncia arriva dalle vittime del doping, o almeno dai loro genitori. “Facciamo praticare lo sport ai nostri figli perché restino fuori dalla droga e ce li troviamo nelle stesse condizioni proprio nello sport”, si legge tra l'altro in un verbale. Una considerazione amara ma drammaticamente utile agli inquirenti perché consente di spezzare quel muro di omertà che per anni ha coperto e fiancheggiato l'assunzione illecita di
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sostanze vietate e pericolose con la sola giustificazione di consentire a ragazzi in cerca di affermazione ignobili scorciatoie per ottenere risultati fuori dalla loro portata. D'altra parte, chiunque nutrisse ancora delle illusioni circa lo sport dilettantistico e gli atleti più giovani, dopo questa inchiesta le dovrà abbandonare: i carabinieri, durante le indagini che hanno riguardato ciclismo, rugby e palestre, hanno seguito gare di ragazzi di 17-18 anni, gli juniores, e poi dei dilettanti e dei cicloamatori e dovunque hanno riconosciuto la presenza del "mostro" che brucia il fisico in cambio di prestazioni abnormi, spesso ai limiti dell'inverosimile. Di gare ciclistiche di juniores, dilettanti e cicloamatori, i Nas dall'inizio dell'inchiesta nel giugno 2002, ne hanno seguite molte, nel Veneto, in Trentino Alto Adige e in altre regioni. Le hanno seguite da semplici spettatori, ma con un interesse ben diverso da quello sportivo, trovandosi al centro anche di situazioni imbarazzanti. Sempre l'esame dei verbali testimonia, in un caso, una lite tra direttori di squadre, con il supporto delle rispettive consorti, finita con qualche ceffone e camicie strappate a vicenda perché gli uni accusavano gli altri di fare la spia. In un'altra gara gli investigatori hanno assistito alla volata di un giovane ciclista che chiedeva gli fosse dato il cambio, ma nessun compagno di squadra riusciva a raggiungerlo data la velocità a cui correva. In quasi tutti gli episodi, i giovani "fenomeni" della domenica che bruciavano i rivali, durante gli allenamenti non riuscivano a stare al passo dei colleghi. Il culmine della desolazione si raggiunge leggendo di registrazioni effettuate dagli investigatori nelle quali si sentono discutere tra loro atleti totalmente disinformati su quello che stavano facendo e che usavano sostanze dopanti di cui ignoravano la composizione solo perché qualcuno gliele aveva consigliate: “Provala, è una bomba”, è una frase ricorrente e tristemente sinistra. I carabinieri, hanno colto vari colloqui tra direttori sportivi e atleti. In uno di questi, un ragazzo dice agli altri “mi sono fatto”, mentre un altro confes6
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sa che gli tremavano le gambe, e non certo per l'emozione della gara. Un altro atleta ancora "pizzicato" prima di una corsa invece fa capire ad un compagno di squadra di aver sotto la maglietta una provetta che l'accompagnatore “avrebbe provveduto a riempire”, se ci fosse stato un controllo antidoping. “Abbiamo voluto indagare nei settori giovanili - ha detto un investigatore sapendo già che nelle categorie superiori in alcuni sport il doping è praticato dall'80% degli atleti. Ci hanno dato aiuto con le loro denunce - ha aggiunto - numerosi direttori sportivi delle categorie inferiori, preoccupati da quello che sta avvenendo ma abbiamo verificato
una netta spaccatura tra chi appoggiava la nostra iniziativa e chi invece l' ha ostacolata in tutte le maniere”. Nella cinquantina di perquisizioni eseguite, i carabinieri hanno sequestrato prodotti per circa 500 mila euro, che venivano venduti tra i 150 e i 600 euro a dose. Tra le centrali dello smercio di medicinali proibiti, colpisce il fatto che sia stata individuata una videoteca di un paese in provincia di Padova: film e innocenti dischetti della pay-station mischiati a nandrolone, fiale e anfetamine, un cocktail esplosivo ed aberrante da noleggiare a caro prezzo per il tempo libero di tanti giovani. E se questo è davvero lo scenario del nostro sport dilettantistico, essere preoccupati è ancora poco.
ARGOMENTI
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Il calcio a 11, di gran lunga lo sport maggiormente praticato nell'Associazione, mostra lievi ma precisi segni di un calo di popolarità. Nell’ultimo triennio un’erosione di 13.607 tesserati, pari al 6.3% dei praticanti.
Il calcio che non ti aspetti Guardi le statistiche del CSI e scopri subito quello che non ti aspetteresti mai: il calcio a 11, che rimane di gran lunga lo sport maggiormente praticato nell'Associazione, mostra lievi ma precisi segni di un calo di popolarità: al termine della stagione 1999-2000 i tesserati, tra maschi e femmine e sommando tutte le fasce di età, erano 213.416; la stagione successiva erano 204.129 e al termine del 2001-2002 erano 199.809. Nel triennio si era verificata quindi un'erosione di 13.607 tesserati, pari al 6.3% dei praticanti del calcio a 11. E si tratta di un dato tanto più anomalo in quanto l'Istat segnala che il calcio è rimasto negli anni scorsi uno sport piuttosto stabile, che su scala nazionale non acquisisce e non perde praticanti. UNA FLESSIONE EQUAMENTE DISTRIBUITA Un'occhiata alla tabella dei tesserati regione per regione conferma trattarsi di un fenomeno diffuso in maniera piuttosto uniforme: non c'è stato, insomma, il "collasso" di qualche regione che ha così provocato l'abbassarsi delle medie nazionali, piuttosto un po' tutte le regioni hanno visto assottigliarsi il numero degli atleti del calcio, con sole tre eccezioni: Lombardia, Basilicata e Molise. Ovviamente, nel fare media qualcuno ha perso percentualmente di più ed altri un po' di meno, come mostra la tabella accanto. Si tratta in ogni caso di variazioni che riguardano cifre relativamente piccole, se rapportate ai totali delle attività CSI su scala nazionale, ma vanno considerate come rappresentative di 7
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una linea di tendenza diffusa, di cui tenere conto. Il fenomeno va forse ricondotto ad una doppia circostanza segnalata dall'ISTAT: primo, il declino degli sport di squadra a favore degli sport individuali; poi, il moltiplicarsi delle discipline disponibili, essendo oggi oltre 280 gli sport praticati dagli italiani. IL CALCIO COME SPORT GIOVANILE Disaggregando i dati del tesseramento per fasce di età, troviamo qualche piccola sorpresa. Si sente dire spesso che in Italia c'è il boom delle scuole calcio per giovanissimi, e guardandosi un po' intorno si è portati a ritenere che dev'essere proprio così: sui campetti di periferia la rotazione delle squadre di "pulcini" è frenetica, al punto che i terreni sembrano campi di patate per via dell'usura. Giocano a favore alcuni elementi, dicono gli esperti: i campi di calcio hanno manutenzione più semplice, meno costosa, rispetto a piscine, piste di atletica, campi da tennis o le stesse palestre coperte; un singolo allenatore può prendere in carico un numero di ragazzini maggiore rispetto ad altre discipline; per i primi due motivi, si può tenere basso il costo dell'iscrizione alla scuola calcio; infine, per i genitori c'è sempre la speranza di ritrovarsi in casa un campioncino proprio nello sport dove girano più soldi. Queste doverose considerazioni si scontrano con la realtà del CSI, per il quale il triennio 1999-2002 ha visto diminuire i tesserati del calcio maschile nella fascia 0-10 anni: dai 28.006 del 1999 si è passati ai 23.161 del 2001/2002, con una perdita di quasi cinquemila unità. In compenso il calcio maschile CSI tiene molto meglio nella fascia 1115, dove la perdita è di 2.294 tesserati, ed è completamente stabile nella fascia 16-20, quella cioè per la quale si sente sempre parlare di 8
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abbandono precoce. Una certa flessione si registra poi nella fascia 21-30, ma nelle successive (31-40; 41-50; 51-60) c'è nuovamente una tenuta invidiabile. In estrema sintesi si può dire che i 13.607 tesserati che il CSI ha perso nel calcio durante il triennio 1999-2002 sono stati persi per intero in tre fasce: 0-10 anni; 11-15; 21-30. Tutte le altre fasce sono rimaste stabili, senza fare registrare né incrementi né flessioni di tesserati. IL CALCIO A 5 Una delle prime ipotesi che vengono in mente per spiegare l'andamento del tesseramento nel calcio a 11 è che esso patisca l'influenza della crescente popolarità del calcio a 5, in particolare nelle fasce di età in cui il calcio "maggiore" si è
sport gradito in particolare agli ultratrentenni, e quindi non è nelle sue mani che si può mettere il compito di compensare il calo di gradimento del calcio a 11 nelle fasce più giovani. UN TREND DA SEGUIRE CON ATTENZIONE Per uno sport così collaudato come il calcio a 11, che è e resta la disciplina più diffusa in Italia, i dati statistici di un triennio sono troppo pochi per tirare conclusioni attendibili, per capire se davvero le nuove generazioni incominciano ad avere altre preferenze o se la flessione dei numeri sia frutto solo di un momento di stanchezza. È questo un dubbio che solo le statistiche dei prossimi anni, sia dell'Istat sia della FIGC sia del CSI, potranno chiarire per davvero. Ciò che i nudi numeri consigliano per il momento è di seguire con attenzione l'evolversi della situazione, facendo del calcio il "sorvegliato speciale" di ogni statistica sportiva nazionale.
TESSERATI indebolito. Si tratta però di un'ipotesi che non regge alla prova dei fatti. Rispetto a quando veniva chiamato "calcetto", quasi fosse il figlio "disgraziato" del calcio "vero", il calcio a 5 di strada ne ha fatta tanta, anche nel CSI. Oggi conta circa 90.000 tesserati, ma la sua sfolgorante ascesa sembra essersi fermata lì: il suo incremento nel triennio 1999/2002 è stato di poco superiore all'1%, passando dai 94.240 tesserati del 1999/2000 ai 94.670 della scorsa stagione. L'analisi dei dati per fasce di età mostra un andamento molto simile a quello del calcio a 11: decremento nella fascia più bassa (0-10 anni), insignificanti variazioni nelle tre fasce successive, quindi discreti incrementi percentuali nelle fasce ulteriori. Il calcio a 5 si dimostra essere uno
CALCIO A
Regione Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino Alto Adige Umbria Valle d’Aosta Veneto
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PER REGIONE
1999/00 698 347 2.228 11.983 32.862 1.468 5.650 5.056 89.651 3.339 332 15.823 6.724 4.646 7.297 7.074 410 3.157 230 14.441 213.416
2000/01 494 1.240 1.863 10.303 31.161 989 6.096 4.498 88.400 3.322 712 14.983 5.698 4.349 6.235 6.040 388 2.389 239 14.730 204.129
2001/02 289 877 1.658 10.024 29.816 1.066 5.183 4.701 89.995 3.189 940 14.110 5.514 4.450 6.492 4.502 333 3.193 85 13.392 199.809
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DIFF. % -58.5% +152.7% -25.0% -16.3% -9.2% -27.3% -8.2% -7.0% +0.4% -4.5% +183% -10.8% -17.9% -4.2% -11.0% -36.3% -18.7% -1.1% -63.0% -7.2% -6.3%
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Emozioni non solo sportive: Il sesto Gran Premio nazionale di corsa campestre si riaffaccia sui prati del capoluogo campano, a distanza di nove anni, nel suggestivo verde che circonda la famosa zona archeologica degli antichi templi.
La carica dei
mille!
Nel week-end di fine marzo Paestum regala due splendide giornate ai crosser del CSI. D I
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Sole alto sopra le colline, il cielo di Paestum si colora di CSI e di pace: tra le rovine templari è di scena il 6° Gran Premio Nazionale di Corsa Campestre del CSI. Dopo aver visto in passato il Circo Massimo, Villa Torlonia a Frascati e la campagna accesa dei Pratoni del Vivaro, è altrettanto suggestivo il tracciato 2003: si corre nel verde tra i reperti archeologici ed i templi di Cerere e Nettuno, al via sono circa un migliaio a contendersi la "corona" della specialità. L'arena s'infiamma col passare dei minuti, i cuori battono ed accendono emozioni. Tutto questo è CSI. Al capezzale del CSI da tutta Italia sono giunte oltre un migliaio di persone tra atleti e accompagnatori. Quindici le regioni rappresentate; ragguardevoli i numeri di partecipanti provenienti da Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige, che hanno allineato ai nastri di partenza rispettivamente 193, 163, e 145 atleti. Quest'ultimi iscritti tutti sotto i colori di Trento, in assoluto il comitato leader in fatto di presenze. Si comincia disposti in fila a rappresentare ciascuno la regione di provenienza per la cerimonia di apertura. Sotto il palco sfilano cinque bambini che mostrano la bandiera della Pace: l'arcobaleno segna profondamente la giornata con i colori dell'unica vittoria che tutti aspettano al più presto. L'inaugurazione, sobria ma efficace, si conclude tra gli applausi generali e le parole del coordinatore dell'attività sportiva Renato Picciolo che inneggia allo sport e alla festa, senza però dimenticare il clima di guerra che si respira in questo periodo. Puntate le transenne che delimitano il percorso, tutto è pronto all'inizio delle gare. L'atmosfera rimane comunque gioiosa, nei volti degli atleti si comincia a leggere la voglia di emergere, di correre forte come il vento, sradicare l'erba coi tacchetti dei loro scarpini, fermare il cronometro prima degli altri.
PRONTI… VIA! 20 giudici ai bordi della pista; i cronometristi prendono il tempo dalla loro postazione; i due starter impugnano quella pistola a salve che tutti consiglierebbero ai combattenti in Iraq. Uno di loro confida il duplice ruolo
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CORSA CAMPESTRE INDIVIDUALI
del suo "personaggio" con la mano al cielo e gli occhi bassi per controllare che nessun atleta parta prima dello sparo. Prima gara riservata alle piccole campionesse degli esordienti. Si battono come leoni con la fragilità di agnelli che si inseguono sul prato. Si impone sulla distanza di 850 metri la piccola Sabrina Zantedeschi della Biasin Illasi, che con uno scatto fulmineo brucia sul finale Valeria Bonenti del Gruppo Sportivo Bondo. La splendida vittoria della Zantedeschi lancia sulla cresta dell'onda la sorella Martina, che centra, nella gara delle ragazze, il secondo posto dietro alla compagna di squadra Scandolara. Le gare si susseguono rapidamente a suon di spari, alternate da solenni cerimonie di premiazione. Il CSI lavora a ritmi forsennati, una macchina organizzativa perfetta, efficiente come un computer di ulti-
ma generazione. Tifo da stadio quando sul podio dei vincitori sale Marcello Roma della Atletica Città Bianca di Ostuni, con un cappello da pagliaccio, un sorriso da cartone animato e la felicità che brilla negli occhi. Un anno fa a Roma aveva gareggiato con la categoria maggiore piazzandosi al quinto posto ed ora, finalmente, ha dato prova della sua forza battendosi in uno sprint da centometrista che ha spiazzato tutti i suoi rivali. Il percorso di gara secondo l'allenatore dell'Atletica Castelnovo Monti di Reggio Emilia è un po' piatto fatta eccezione dell'imbuto dopo la partenza che costringe i corridori a posizionarsi in fila indiana, ma il consiglio che dà ai suoi atleti è quello di impegnarsi al massimo e allo stesso tempo di divertirsi. Uno dei suoi, Daniele Simoncelli, si classifica secondo nella categoria Juniores seguendo quin-
Esordienti F 1 Zantedeschi Sabina 2 Bonenti Valeria 3 Gritti Chiara
850 m G.S. Biasin Illasi G.S. Bondo C.S.C. Cortenova
Verona Trento Lecco
Esordienti M 1 Aiani Daniele 2 Roncen Davide 3 Lorenzi Marco
850 M Or. S.Gabriele G. Pol. S.Giustina Polisp. Oltrefersina
Como Feltre Trento
Ragazze 1250 m 1 Scandolara Valentina G.S. Biasin Illasi 2 Zantedeschi Martina G.S. Biasin Illasi 3 Bonardi Veronica G.S. Bondo
Verona Verona Trento
Ragazzi 1 Roma Marcello 2 Figus Alessio no 3 Franzelin Julian
1250 m Atl. Città Bianca Amatori Uras
Ostuni San Gavi-
S.V. Trodena
Trento
Cadette 1 Baldessari Cinzia 2 Leone Carlotta 3 Allegretta Alessandra
1700 m Trilacum Vigolo Bas. P. L. Alba Docilia Atletica Fanfulla
Trento Savona Lodi
Cadetti 1 Fogliano Claudio 2 Covi Matteo 3 Casagranda Gabriele
2100 m Napoli Sport Events Trilacum Vigolo Bas. Pol.Borgo
Napoli Trento Trento
Allieve 1 De Soccio Adelina basso 2 Benetti Ilaria 3 Rosso Anna
2300 m G.S.Virtus
Campo-
Atl. Piovezzano U.S. Spera
Verona Trento
Allievi 1 Rizzardini Andrea 2 Fomasi Cristian 3 Marongiu Stefano
3350 m Atl. Zoldo Forno C.S.C. Cortenova C.S.C. Cortenova
Belluno Lecco Lecco
Juniores F 1 Zappini Laura 2 Bongiolo Alice 3 Palladino Laura basso
3150 m Polisp. Oltrefersina Trento Atletica Caldogno '93 Vicenza G.S.Virtus Campo-
Juniores M 1 Dellai Daniele 2 Simoncelli Daniele 3 Mortillaro Corrado
5000 m U.S. 5 Stelle Ser. Atletica Cast. Monti Onlus Gymnasium
Seniores F 1 Viale Rosanna 2 Speziale Cristina 3 Pelati Elena
3150 m G.S. Biasin Illasi Verona G.S. CSI Morbegno IvcSondrio Pol. Amicizia Caorso Lodi
Seniores M 1 Ermacora Michele 2 Matuzzi Mirko 3 Gerbaldo Stefano
5000 m Atl. Buia Treppo Gr. Polisp. Oltrefersina P. L. Alba Docilia
Amatori A F 1 Ricci Loredana 2 Bassini Mariella 3 Moro Manuela
3150 m G.S. Cerveteri Run. B&rc Cast. D'Adda Pro Loco Trichiana
Amatori A M 1 Tagliapietra Paolo 2 Calsana Ferruccio 3 Simone Teodoro basso
4600 m Atl. Piovezzano Pol. la Torre G.S.Virtus
Trento Reggio E. Noto
Udine Trento Savona Civitavecchia
Lodi Belluno Verona Bergamo Campo-
Amatori B F 3150 m 1 Lanziner Rosanna S.V. Trodena 2 Lambertini Paola G.P. Anzolese 3 Tosetto Maria Eugenia C.S. Lumignano
Trento Bologna Vicenza
Amatori B F 1 Dondoni Luigi 2 Sarno Aniello 3 Ferrari Giovanni
4600 m B&rc Cast. D'Adda Atl. Buia Treppo Gr. B&rc Cast. D'Adda
Lodi Udine Lodi
Veterane 1 Zanini Laura 2 Rota Mistica 3 Belletti Nerina
3150 m Atl. Prisma C.S.C. Cortenova Pro Loco Trichiana
Verona Lecco Belluno
Veterani 1 Orlandini Roberto 2 Melesi Eligio 3 Aarab Omar
3750 m San Pellegrino C.S.C. Cortenova Marescalchi
Bergamo Lecco Enna
STAFFETTONE DELLE REGIONI Giovanili F 1 Trento 1 F Giovanile Malpaga Anneke Rigoni Rosella Dallio Giulia Trentin Alessia Divina Beatrice 2 Liguria 3 F Giovanile Macario Lucia Scotto Arianna Leone Carlotta Pescio Silvia Caravano Margherita 3 Veneto A F Giovanili Epis Giovanna Agosti Sara Caiada Michela Valente Erica Chemello Martina
Giovanili M 1 Campania M Giovanili Zazzaro Alfonso Napolitano Rosario De Simone Valerio Castelnuovo Vincenzo Fogliano Claudio 2 Trento 1 M Giovanili Bisesti Mirko Tonini Giovanni Grimaz Stefano Franzelin Julian Casagranda Gabriele 3 Emilia Romagna 2 M Giovanili Puja Nicolo' Messori Fausto El Houdni Yassine Buccheri Gianluca Pedroni Andrea Assoluti F 1 Trento 1 F Assoluti Visentin Sara Ferretti Erica Lanziner Rosanna Rosso Anna Zappini Laura 2 Emilia Romagna 1 F Assoluti Ferrari Lisa Rebuzzi Manuela Novelli Nicoletta Zambello Stefania Losi Erika 3 Veneto A F Assoluti Bongiolo Alice Gramola Alessandra Moro Manuela Pelizzari Maura Gullo Elisa Assoluti M 1 Trento 1 M Assoluti Nadalini Francesco Pizzolato Antonio Marchi Giorgio Matuzzi Mirko Dellai Daniele 2 Veneto A Corso Massimiliano Rizzardini Andrea Correndo Mirko Maddalozzo Omar Buono Lino Antonio 3 Lombardia 14 Brunetti Roberto Cuccu Stefano Ferrari Giovanni Raimondi Cominesi Ottavio Dondoni Luigi
CLASSIFICA A SQUADRE
Generale Maschile 1 Lecco 2 Campobasso 3 Ostini
C.S.C. Cortenova G.S.Virtus Atletica Città Bianca
Generale Femminile 1 Trento 2 Savona 3 Verona
U.S. Spera P. L. Alba Docilia G.S. Biasin Illasi
Finale 1 Lecco 2 Campobasso 3 Verona
C.S.C. Cortenova G.S.Virtus G.S. Biasin Illasi
di alla lettera il consiglio del suo coach che lo aspetta sul traguardo con l'aria soddisfatta di un maestro che premia il suo alunno con un bel voto. Qualche atleta stremato dalla fatica, tagliato il traguardo, si accascia al suolo per prendere ossigeno; niente di preoccupante, il loro momentaneo black out è solo il simbolo di una gara tirata al massimo, che non ne ha risparmiato un briciolo di energia. In ogni caso gli uomini del Pronto Soccorso di Paestum saranno lestissimi in ogni situazione d'emergenza, soccorrendo gli ansimanti atleti con rapidità e sicurezza. Una delle gare più attese della giornata è quella riguardante la categoria cadette, per la presenza della formidabile Adelina De Soccio della Virtus Campobasso, fresca campionessa Fidal di corsa campestre, titolo conquistato una settimana prima a Roma. Una vittoria quasi scontata ma che conferma lo splendido momento di Adelina. Quantità in rima con la qualità: il livello degli atleti finalisti ci è sembrato davvero buono. Sfilano le varie categorie, la gara volge al
termine tra gli entusiasmi e i volti stanchi degli atleti d'Italia: i pullman sono pronti a riaccompagnare le squadre nei posti più disparati e lontani della nostra penisola: c'è chi rimane comunque sul prato di Paestum a godersi la splendida giornata, tirando due calci ad un pallone o magari approfittando della suggestiva cornice artistica e culturale del Museo archeologico, consapevoli comunque di trascorrere una giornata indimenticabile all'insegna del CSI.
LO STAFFETTONE Le gare la domenica si spostano in piazza sulle strade cittadine: c'è lo Staffettone delle Regioni a coinvolgere gli atleti; cinque per regione in gara, ciascun frazionista su un percorso che oscilla dagli 800 ai 1000 metri. Il gioco di squadra prende il sopravvento sulle individualità. I partecipanti corrono pensando ai compagni che li seguiranno e per portare alto il nome della loro regione d'appartenenza. Nella prima gara scendono in "pista" le ragazze, e ancora una volta è la squadra di Trento a spuntarla, con un distacco di appena un secondo sulla Liguria, che pure aveva dominato la gara con le pri-
me tre frazioniste. I ragazzi dalla Campania si preparano ai bordi della strada per affrontare al meglio la gara, ma con la serenità e la semplicità che compete alla loro età. Provengono quasi tutti dalla zona nord di Napoli, il loro allenatore e accompagnatore svolge il ruolo guida, strappandoli dalla strada dei teppisti per portarli ai centri sportivi più leali e sicuri. Sono venuti qui per correre e divertirsi, e nessuno di loro si aspetta la vittoria finale nella categoria dei giovanissimi maschile. Farà parte della loro tradizionale scaramanzia, ma il loro dominio nella gara è netto e la loro vittoria davvero meritata. Un'emozione quella vittoria davvero bella soprattutto se paragonata alla prospettiva di un'adolescenza da trascorrere in acque pericolose. Alla fine della manifestazione vengono premiate le società vincitrici della classifica a squadre. La C.S.C. Cortenova di Lecco vince la classifica generale; si tratta di una vittoria doppia per l'allenatore: dopo la frana che ha colpito la città quest'inverno, molti ragazzi sono tutt'ora sfollati ed essere presenti qui è ancor di più una grande vittoria.
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Stadium Aprile/Maggio 2003
Educare lo sport, prevenire con lo sport Nella maestosa sala Congressi dell'Hotel Ariston, sabato pomeriggio dopo la gara, si è svolto il convegno intitolato "Educare lo sport, prevenire con lo sport" a supporto della campagna dedicata alla prevenzione dalla tossicodipendenza. Chi corre ha chiaro il suo obiettivo e lo insegue senza barare, e una volta giunto al traguardo non importa come si è classificato l'importante è aver corso la sua corsa. Questo uno dei temi fondamentali della conferenza, alla quale hanno partecipato oltre al moderatore Giuseppe Iannicelli, giornalista salernitano e il presidente nazionale del CSI Edio Costantini, il Direttore generale del Ministero dell'Istruzione, università e ricerca scientifica la dott.sa Mariolina Moioli e due ospiti illustri dello sport italiano, Giovanni Ruggiero e Giorgio Frinolli. Giovanni Ruggiero è maratoneta sorrentino della Forestale. Nella sua bacheca c'è l'argento conquistato ai Giochi del Mediterraneo nel '99, l'oro a squadre al Campionato Mondiale di Siviglia e la vittoria nella maratona di Napoli nel 2002. Con molta modestia ha affermato "Non mi sento un simbolo ma nel mio piccolo cerco di fare il massimo per onorare questo ruolo di testimonial della prevenzione nello sport. Sono cresciuto in una realtà, quella di Sorrento, in cui le strutture sportive, in special modo per l'atletica sono quasi inesistenti. Mi cambiavo per strada prima di andare agli allenamenti, e tuttora quando torno a casa la situazione è così. Sto cercando di dare una mano, ma ciò che ora serve piu che mai è l'onestà sportiva e la passione che trascende dall'agonismo". Giorgio Frinolli, figlio e fratello d'arte, corre i 400 metri a ostacoli: nel '93 ha vinto il titolo nazionale nella specialità e argento dei Giochi del Mediterraneo; poi due gravi infortu-
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Stadium Aprile/Maggio 2003
ni nel ‘94 e nel 2002 ne hanno compromesso la carriera: "È difficile uscire da questi gravi infortuni ma io sono fortunato a vivere in una famiglia che vive di sport. Mia madre ha partecipato alle Olimpiadi di nuoto, mio padre anch'esso campione di corsa agli ostacoli. Ma ciò che conta in questi casi come in tutto il resto è percorrere sempre la stessa strada, senza deviare mai, gli sbandamenti sono sempre in agguato. D'altronde i valori dominanti dello sport insiti nella nostra cultura, non sono adeguati alla vera definizione di sport… bisogna Mariolina Moioli imparare a perdere, accogliere la sconfitta come una vittoria, l'importante è partecipare… Nella vita come nello sport c'è anche amarezza e mai esasperazione!". A microfoni spenti Frinolli rivela che la presenza del padre nel mondo dell'atletica, seppur fondamentale, per la sua crescita sportiva, non ha influenzato la sua scelta di vita:
"…la passione per la corsa e l'atletica in generale è nata molto spontaneamente; paradossalmente sono stati i miei vicini di casa ad indirizzarmi sulle piste d'atletica, e poi ho trovato logicamente un incoraggiamento decisivo dei miei genitori". Giorgio ha un sorriso davvero sincero di un ragazzo forte che ha fatto delle sue sventure sportive, vere e proprio lezioni di vita: "…Sto uscendo dall'ultimo bruttissimo infortunio che mi ha tenuto fermo per 2 anni, e mi diverto ancora molto a correre… In certi casi è difficile riuscire a tornare ai livelli di una volta anche perché il peso degli anni comincia a farsi sentire, e sicuramente l'aiuto di "medicinali" proibiti agevolerebbe la risalita. Ma quando c'è una vera passione per lo sport e per i suoi giusti valori, recuperare il tempo perduto solo con le proprie forze è molto più gratificante". Altro tema dominante del convegno è stato quello relativo al connubio Scuola-Sport. A tale riguardo non è stato un caso se la maggior
relatrice della conferenza è stata proprio il direttore del MIUR Mariolina Moioli. Parole importanti le sue, senz'altro dure e ciniche ma di essenziale verità; parole che vanno dritte al bersaglio. Il discorso della Moioli si è incentrato su cinque punti fondamentali. La costruzione della cultura "…Lo sport non è fatto solo di chi arriva primo, è fatto da chi pratica un'attività fine a se stessa, come appagamento di sé. …Nel nostro Paese ci sono talune realtà che hanno dei mezzi eccezionali altre che mancano assolutamente anche di uno spazio minimo e questa situazione è estesa a macchia di leopardo, e in una fase come questa, non fa prefigurare nes-
Giuseppe Iannicelli
Giovanni Ruggiero
sun futuro economico assolutamente di livello, poiché non è certo quello delle vacche grasse. …Però vi sono iniziative e progetti che possiamo fare per diffondere questa cultura, certamente a partire dalla scuola". Impianti La scuola è la scuola dell'autonomia, è autoreferente se ha degli spazi, è sotto la sua responsabilità che decide di fare un contratto CSI
piuttosto che con altra associazione, certo, noi abbiamo dei dirigenti che hanno paura della loro ombra e la responsabilità è la loro perché è capitato di dare la struttura in utilizzo a qualcuno e quando la struttura ha avuto degli incidenti nessuno ha risposto ed è toccato alla scuola intervenire: Il discorso è quindi delicato ed è affidato non tanto al singolo che con i suoi dieci ragazzi vuole fare un servizio, perché è un servizio quello che si fa anche nello sport. L'idea è quella di un coinvolgimento maggiore delle istituzioni locali che insieme alla scuola possono aiutare a superare le difficoltà oggettive che si determinano quando una struttura scolastica viene affidata per l'utilizzo al CSI piuttosto che ad altri enti di promozione sportiva. Il ministro Moratti immaginava anche per i ragazzi che sono in vacanza dalla scuola per i mesi di luglio, agosto e una parte di settembre, la possibilità di progettare dei sevizi, dei momenti di aggregazione dentro la scuola con operatori scolastici o organizzatori sportivi, per permettere di sfruttare gli impianti”. Soldi "Gli insegnanti e i coordinatori di educazione fisica si lamentano perché non ci sono i soldi, ma non è vero perché le risorse che sono affidate per l'attuazione dell'autonomia alle scuole sono risorse da utilizzare per le attività che il piano dell'offerta formativa prevedono, siccome si sono lamentati noi abbiamo ribadito attraverso una circolare che questi soldi vanno utilizzati per le sei ore, senza monitorare quello che si faceva. Bisogna anche costruire progetti adeguati oltre le sei ore: i soldi ci sono!".
Giorgio Frinolli
Genitori ed enti locali "Se io da genitore ho cultura sportiva ma ancora prima ho la responsabilità del progetto educativo per mio figlio e mi occupo di scuola, io sono una forza d'impatto sociale nei confronti della scuola e con la scuola nei confronti di chi gestisce la comunità. Stiamo costruendo col CSI un progetto che parta dalla scuola, esca da essa e coinvolga le realtà locali in un processo di inserimento o reinserimento del ragazzo attraverso il credito ad un apprendimento non formale. Se un ragazzo ha difficoltà in matematica ma esprime le sue potenzialità in educazione fisica, bisogna valorizzare il ragazzo in un contesto che lo accoglie rispetto alle sue potenzialità e costruire con lui un percorso di autostima attraverso una attività che lui sa fare". Sostegno Quest'anno abbiamo 146.000 studenti disabili nel nostro paese a fronte di questi 146.000 abbiamo 77.000 insegnanti di sostegno. Spesso si catalogano gli alunni disattenti o iperattivi come disagiati sociali, vengono cioè presi, fatti uscire dalla classe e affidati agli insegnanti di sostegno contribuendo a isolarli, quando l'insegnante di sostegno dovrebbe essere di sostegno alla classe che ha il disabile. Nel 2001-02 c'erano 150.000 disabili e 74.000 insegnanti ciò vuol dire che all'incremento del numero dei disabili c'è stato un incremento e non una riduzione del personale di sostegno.
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Stadium Aprile/Maggio 2003
L’arbitro: il mestiere di
educare
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A N D R E A
B A R B E T T I
A cinque anni il cielo non finisce mai in una stanza, e lo stadio ti pare una cattedrale di luce, i colori ti accecano, i rumori, le voci, il brusio scoppiano dentro le tue orecchie. Della primavera del 74 conservo il grido nero di piazza della Loggia, dei primi fumetti sillabati, di un Lazio-Verona decisivo per lo scudetto biancoceleste. E più ancora, di quella domenica di sole e di caldo, ricordo la voce corvesca di una signora romana, il suo illimitato turpiloquio a cascata sulla mia innocenza verbale. Le volgarità lessicali di quella matrona erano indirizzate all'uomo che, di nero vestito, si distingueva dai giocatori e al cui fischio il gioco s'interrompeva. Tutto lo stadio ne fissava i gesti, batteva le mani in approvazione, oppure imprecava al suo indirizzo, rivelando ad alta voce le usanze libertine della moglie. "È l'arbitro", mi aveva spiegato mio padre, senza aggiungere altro. Mi ero così domandato cosa spingesse una donna con prole al seguito ad abbandonare la gentilezza popolana della sua quotidianità per inveire beceramente contro il prossimo? Se storicamente i ludi hanno sempre rappresentato la valvola di sfogo di una massa spesso socialmente frustrata, è evidente che i "regolamentatori" di tale gioco - gli arbitri, appunto - hanno svolto tradizionalmente la funzione del parafulmine, del giudice che raccoglie su di sé non il merito di una vittoria, ma molto spesso la colpa di una sconfitta. E così sarà fin quando la società non avrà la necessaria e consapevole educazione alla sconfitta, al senso del limite, sia nella vita sia nello sport. Nasciamo uomini, carne fragile, ma ben pochi hanno il coraggio di insegnarci che uomini rimaniamo, che gli eroi ed i vincitori assoluti sono pane buono per le fiabe, per l'arte, per le leggende nazionali. In una società che identifica il successo con la vittoria diventa quasi impossibile far accettare la sconfitta come testimonianza della propria finitezza, come prova che qualcun altro è più bravo di noi; ci appigliamo ad un alibi qualsiasi per continuare a sognarci perfetti ed immortali, come se ci vergognassimo di un limite che è di tutti, che a tutti ci rende uguali e che invece è in fondo la nostra umile meravigliosa bellezza. E l'alibi per eccellenza, nello
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L'ARBITRO
DI CALCIO QUEL
G R A N D E E S P E R T O D I TAT T I C A D
sport,a parte la cieca fortuna, è sicuramente l'arbitro. Un arbitro, però, non sarà mai perfetto, è animato da sangue, da nervi, da emozioni; ama, palpita, è infelice, è stanco, sorride, s'infuria, tradisce, ricambia fedeltà, lavora, piange, si commuove, ha paura, coraggio, sogna, si disamora, si disillude. Come chiunque altro, come i giocatori, come gli allenatori, come uno del pubblico. È un uomo, nient'altro, nella sua compiuta, splendida pienezza. Può sbagliare, perciò, e deve saperlo ammettere, con coraggio, senza nascondersi dietro l'autorità. Chi di fronte ai giocatori si proclama infallibile è semplicemente destinato a fallire. Nelle mie peregrinazioni nel centro-nord d'Italia come formatore nazionale, parto sempre dalle motivazioni che inducono all'arbitraggio. Le risposte non sono mai molto difformi: passione, sfida con se stessi, confronto con gli altri; qualcuno, specie dei più giovani, ammette che un rimborso a fine mese può dare quella magra autonomia economica che a vent'anni
I
A
L E S S A N D R O
R
O S S I
Le tante innovazioni alle regole del calcio di questi ultimi anni hanno anche trasformato il modo di arbitrare. Cito due regole in particolare, quella del retropassaggio al portiere che consentiva a quest'ultimo di attendere, vanificare l'arrivo dell'attaccante e di prendere la palla con le mani. Una strategia di gioco che permetteva, con la perdita di tempo ed il relativo possesso palla, il mantenimento del risulato favorevole. Ora tutto ciò non è più possibile in quanto il portiere è obbligato a giocare la palla solo di piede. Altra innovazione è l'espulsione automatica sul giocatore lanciato a rete per vanificare una chiara occasione da gol, che ha però visto crescere nelle tecniche di gioco il cosiddetto "fallo tattico" a centrocampo per impedire poi problemi maggiori. Un gioco quindi molto più veloce, e già alle soglie del 2000, che costringe gli arbitri ad essere ancora più preparati ma anche ad avere una maggiore conoscenza delle tattiche calcistiche. Tutto ciò ha favorito lo spettacolo, ma forse ha esasperato la contesa finalizzata al risultato (insieme ad altri e tanti fattori negativi) facendo sì che lo sport più bello del mondo sia sempre meno sport e più "business". Ma c'è un rimedio? Il CSI per vincere gli eccessi ha adottato per il circuito sportivo della Joy Cup due innovazioni alle regole tradizionali. Perché se il calcio è un gioco dev'essere riportato davvero ad un gioco. Con il time out ogni squadra può richiedere una sospensione di due minuti nell'intero arco della partita e serve a ritrovare la giusta serenità in momenti di forte tensione. Ne esce esaltato anche l'aspetto tecnico perché il gruppo-squadra nel time out verifica l'andamento della gara e insieme all'allenatore, la cui figura ne esce esaltata, assume le opportune misure. L'altra innovazione che i nostri arbitri devono applicare è quella dell'espulsione temporanea. Ed ecco il cartellino azzurro per sanzionare falli che, diversamente, comporterebbero l'espulsione definitiva. Si tratta: del fallo da ultimo uomo sull'avversario diretto a rete; del fallo di mano volontario su un tiro diretto nello specchio della propria porta; del mani volontario, incluso quello del portiere se fuori area di rigore, per interrompere l'azione dell'avversario lanciato a rete. Una sanzione attenuata per evitare che i compagni di gioco restino in inferiorità numerica per il resto della partita e per far sì che si giochi e ci si diverta. Due innovazioni, in puro stile CSI, utili a smorzare gli animi e a frenare le tensioni, ma anche in questo caso i direttori di gara dovranno prepararsi ancora meglio. gonfia il petto d'orgoglio; altri parlano di uno sport da non abbandonare del tutto o di amici, parenti, amanti che li hanno trascinati con sé. Nessuno, però, capita per caso. Si arbitra con passione, con interesse, con impegno. Ed è da qui che il CSI parte per non smarrire un patrimonio di valori umani e tecnici così ricco e coinvolgente. Proprio per questo i corsi di qualsiasi livello accanto alla parte tecnica presentano sempre una parte associativa ed una psicocopedagogica. Delle caratteristiche a cui un arbitro non può rinunciare, i corsisti unanimemente pongono la conoscenza del regolamento, la
cura psicopedagogica, la preparazione fisico-atletica. È difficile dare un ordine d'importanza ai tre requisiti. Un arbitro immemore del regolamento perde l'auctoritas che le squadre gli riconoscono all'inizio e che si materializza grazie ad una divisa e in genere ad un fischietto. Avete mai osservato con quanta immediatezza tutti guardino attentamente l'arbitro quando fischia? È un esplicito riconoscimento alla sua indispensabilità perché le regole stabilite e accettate prima della gara vengano rispettate nel corso di essa. Ma un arbitro che non conosce il regolamento e che non si aggiorna può anche essere 17
Stadium Aprile/Maggio 2003
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I L D AY A R B I T R O
Nel nome del cuore. Dal 6 al 13 aprile è scattato anche quest'anno il Day Arbitro, l'iniziativa con cui, da tre anni, il CSI invita i suoi fischietti ed i giudici di gara a contribuire alla realizzazione di un'iniziativa umanitaria attraverso la raccolta di fondi. E il primo gesto concreto che si chiede è la rinuncia al rimborso spese per l'arbitraggio effettuato. I fondi raccolti saranno devoluti quest'anno in favore di un'iniziativa denominata appunto "Nel nome del cuore", promossa dal Sacro Convento di Assisi, per aiutare le popolazioni dello Zambia e del Malawi. Chi mai, dunque, potrebbe essere così... senza cuore da rovinare una così bella festa di sport con gesti o frasi di impazienza? Nonostante sia una proposta relativamente giovane tra le tante lanciate dall'Associazione, il Day Arbitro è già diventato tradizione. Gli arbitri del CSI ci tengono molto, e le adesioni alle prime due edizioni lo testimoniano. Lo scorso anno il solo corpus arbitrale del Comitato bolognese raccolse oltre duemila euro. Ma non si tratta solo di fare beneficenza. "È un'esperienza assolutamente positiva - spiega Daniele Trevisani, dal 1985 arbitro di pallavolo a Bologna - perché evidenzia agli occhi di noi arbitri l'importanza del CSI come associazione vera, reale, che sa organizzare eventi di rilievo e che tiene molto anche alla formazione umana del suo corpo arbitrale". Oltre che arbitro, Trevisani è anche docente ai corsi di formazione arbitrale del CSI, e non manca di rimarcare come la prima nozione che tiene ad insegnare ai futuri colleghi, prima ancora delle questioni regolamentari, è la necessità di interpretare il ruolo nello spirito dell'educatore, imparando a stare in mezzo agli atleti senza frapporre barriere e atteggiamenti di superiorità. Filippo Labate, arbitro di basket CSI a Roma è solito scendere in campo con un particolare polsino bianco con fiocco, uno di quegli "nastri della pace" lanciati da Emergency. L'abitudine è nata a seguito dell'incontro con Gino Strada, fondatore e anima dell'organizzazione umanitaria, che due anni fa, dopo il Day Arbitro che il CSI dedicò ad Emergency, si presentò a Gardaland, sede di una convention arbitrale del CSI, per illustrare a tutti come erano stati investiti i soldi raccolti con l'iniziativa. Quell'incontro ha lasciato il segno in molti fischietti, da allora impegnati in prima linea in iniziative umanitarie. il miglior affabulatore del mondo, il miglior piazzista sportivo, ma è destinato a perdere autorevolezza. E proprio sulla sottile linea rossa del rapporto fra autoritarismo e autorevolezza si gioca la vera partita dell'arbitro e anche del nostro ente. Infatti la nostra Associazione identifica nell'arbitro non solo colui che applica le regole con obiettività, imparzialità e competenza, ma anche un vero e proprio educatore. Con il suo comportamento, col suo modo di essere, di interpretare il regolamento, di rivolgersi alle altre componenti egli assume un ruolo decisivo e spesso, almeno in altri ambiti, deplorevolmente trascurato: l'arbitro è un educatore. L'educatore è infatti colui che ha conoscenze e le mette al servizio degli altri - in questo caso il regolamento; è colui che si impegna a chiarire di tali conoscenze aspetti meno noti - in questo caso rientra l'importanza vitale di una buona capacità
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comunicativa per motivare una decisione. Talvolta, durante i corsi, qualcuno esprime che la comunicazione indebolisca la figura dell'arbitro. Scherziamo? L'uomo nasce come animale inevitabilmente proteso alla trasmissione di un pensiero, di un'emozione, di una conoscenza. L'arbitro non può perciò essere da meno: il confronto arricchisce, è stimato, non limita. La collaborazione tra le diverse componenti in campo è una priorità da raggiungere sin dai primi momenti della gara. Non è sintomo di debolezza, ma di forza: io conosco il regolamento, lo interpreto, ti chiarisco la mia decisione. Questo non vuol dire organizzare in fieri tavole rotonde su di una regola: non è quello il luogo. Semplicemente significa andare incontro alle perplessità che atleti e allenatori possono avere durante la gara. L'importante è che all'arbitro ci si rivolga con cortesia e gentilezza; in
caso contrario c'è un regolamento che indica come sanzionare le offese. Su questo aspetto, e da parte di arbitri navigati e da giovincelli inebriati dalla divisa, si trova sempre del dubbio. Normale. Nella società alligna dolorosamente l'idea che un ruolo individuato convenzionalmente come determinante rispetto ad altri - l'arbitro su giocatori e pubblico, l'insegnante su alunni e genitori, ad esempio - venga sminuito dalla collaborazione, dal colloquio, dal confronto. Follia! Il controllo di un gruppo - di gioco, di studio, di organizzazione - passa attraverso l'idea che ognuno del gruppo sia in grado di recitare un ruolo determinante. L'arbitro ha perciò il compito di far sentire tutti protagonisti del gioco e delle decisioni prese; il giudice che si isola verrà guardato con sospetto, non riceverà aiuto, avrà un sapere fine a se stesso. L'applicazione sic et simpliciter del regolamento è un'assicurazione a vita per il ruolo, ma in certi casi può risultare imposta, tanto da ottenere effetti indesiderati. Nel basket, ad esempio, se una squadra di ragazzi, in inverno, in un campo all'aperto non ha il sottomaglia dello stesso colore della canotta, non può essere obbligata a giocare in totale nudità. Certo, il regolamento parla chiaro, ma tutti noi sappiamo che alcune regole sono stabilite per professio-
L'ARBITRO
D I PA L L AV O L O
"La pallavolo è uno sport giocato da due squadre su un terreno di gioco diviso da una rete" Questa è la prima frase che si trova in tutti i manuali delle regole di gioco della pallavolo e proprio con questa frase si può partire per spiegare le caratteristiche tecniche dell'arbitro di pallavolo. Infatti, a differenza di altri sport di squadra, la pallavolo non prevede nessun contatto fisico proprio perché le due squadre sono "divise da una rete". Questo aspetto, se da una parte semplifica il compito dell'arbitro perché non ha la responsabilità di giudicare i falli da "contatto", dall'altra lo porta a pretendere disciplina e rispetto da parte di tutti i partecipanti al gioco che difficilmente si vedono poi negli altri sport. Sto parlando del cosiddetto spirito del "Fair- play", cioè il comportamento che i partecipanti alla gara devono tenere nel rispetto e cortesia non solo verso i giudici di gara ma anche verso gli avversari, i propri compagni e gli spettatori. Pensando poi agli innumerevoli cambiamenti avvenuti nel passato, come la soppressione del fallo di trattenuta e doppia del primo tocco o la concessione del tocco di rete da parte di un giocatore eccetto che durante la sua azione, si può capire che oggi si sta puntando molto alla spettacolarità di questo sport più che all'evoluzione tecnica, facendo si che anche l'arbitro di pallavolo si preoccupi sempre di meno dell'aspetto puramente tecnico e si occupi invece sempre di più di quello comportamentale. nisti o semi - roba dove girano dindi a palate - ed in relazione alle imperanti esigenze televisive. La preoccupazione di un arbitro è quella di non danneggiare la regolarità della gara, di verificare se la tolleranza - consentire il sottomaglia anche se di colore diverso non vanifichi i suoi buoni propositi arbitrali ed anche di evitare che dei ragazzi si buschino un raffreddore. Si può stare tranquilli che tutti - dai bimbi alle famiglie - apprezzeranno il gesto. Infine, accanto alla conoscenza del regolamento e ad una robusta capacità psicologica e pedagogica, in genere irrobustita dall'esperienza, come terzo elemento va contemplata la preparazione fisica. Nessuno chiede agli arbitri del CSI delle silhouette da ballerine di prima fila né robuste diete deficitarie della pagnotta e della pastasciutta. Solamente una qualche attenzione in più, una sobrietà non necessariamente francescana. Ecco in breve illustrati i requisiti di un arbitro del CSI: nella sacca, ad ogni gara, deve portarsi la scienza del regolamento, la buona volontà della dialettica comunicativa, la leggerezza dell'aspetto fisico. A leggerli così, poi, viene da lasciarsi con una domanda: sono caratteristiche che toccano solo agli arbitri del Centro Sportivo Italiano oppure che dovrebbero abbracciare le migliaia di divise ufficiali che calcano le scene dei
campi di tutta Italia?
L'ARBITRO D
I
P A O L O
DI
JUDO
C H E C C H I
Nel Judo e più precisamente nel combattimento, la figura dell'arbitro sopporta un peso notevole: in tempi nei quali l'arbitro è sempre contestato, il Judo vuole dare prova di maturità e disciplina, mostrando che questa figura fondamentale esige fiducia e rispetto. L'arbitro, infatti, è insindacabile e incontestabile: in poche parole ha sempre ragione (...anche se sbaglia!). Nel Judo si distinguono diverse figure di arbitro e di giudice, con altrettante differenti competenze tecniche: l'Arbitro, che sta al centro del tatami e segue il combattimento da vicino decidendo il punteggio da conferire ad un atleta per l'esecuzione di una tecnica; i due Giudici di sedia, ai due corrispondenti angoli opposti del tatami, che aiutano l'arbitro in situazioni controverse, controllano che gli atleti non escano dai confini del tatami nell'esecuzione di una tecnica e danno personale valutazione in caso di parità degli atleti a fine combattimento; i Giudici di tavolo, che segnano i punti dati dall'arbitro agli atleti e gestiscono l'aggiornamento continuo dei tabelloni e dei verbali di gara. Tutte queste persone concorrono insieme all'ottima riuscita e organizzazione della gara e del singolo combattimento. L'Arbitro, però, ha una funzione assai più importante di tutto questo, ed è quella di salvaguardare l'incolumità e la salute degli atleti in gara. Egli deve saper "gestire" il combattimento senza influire su di esso ed allo stesso tempo essere super partes per garantire il giusto e regolare svolgimento della competizione. Il ruolo dell'arbitro è, di certo, quello più difficile in una competizione per una lunga serie di motivi che vanno dalla difficile e completa preparazione tecnica alla perfetta conoscenza dei regolamenti, ed ancora alla capacità di essere sempre obiettivi.
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Stadium Aprile/Maggio 2003
ARGOMENTI
DI
TITO
DELLA
TORRE
Libero gioco in libero stato Gli Italiani spendono trenta miliardi di euro l'anno in giochi d'azzardo. Lo Sta to ne incassa una bella fetta, ma non gli bastano. E allora si punta a liberalizzare l'a pertura dei casinò. Anche se il danno sociale provoca to dal gioco ha già assunto dimensioni allarmanti.
el nostro Paese il gioco d'azzardo è stato talmente sponsorizzato dallo Stato, per ovvi motivi di bilancio, che si può dire senza tema di smentite che la stragrande maggioranza dei cittadini gioca ormai abitualmente a qualche gioco più o meno riconducibile ai "giochi d'azzardo mascherati" come il gratta e vinci (che non è altro che una forma di roulette dove la pallina è sostituita da una "grattata"), il lotto, il superenalotto, i micidiali videopoker messi a disposizione di tutti, anche dei minorenni, in tutti i bar e locali più o meno attrezzati sparsi in tutto il
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Paese! Ora si sono aggiunte anche le sale Bingo, alle quali poi sembra che verrà concesso di gestire sale attigue con videopoker. Tutti giochi indirizzati o comunque alla portata soprattutto dei ceti meno abbienti e magari in età avanzata». Questo impietoso ritratto dello "Stato biscazziere", che sottrae miliardi di euro alle tasche dei cittadini adescandoli con il gioco d'azzardo, fa parte della relazione introduttiva alla proposta di legge n. 2424, presentata il 26 febbraio 2002 dall'on. Scaltritti di Forza Italia. Ma non saltate subito a conclusioni… azzardate.
Perché il gioco si traduce in un danno sociale? Si calcola che il 3-4% dei gioca tori "morbidi" finisca con l'accanirsi al punto da instaurare una vera e propria dipendenza dal gioco, sfociando in comportamenti pa tologici.
Non si tratta di un disegno di legge per abolire o ridurre il gioco d'azzardo, bensì, sorprendentemente date le premesse, per liberalizzare l'istituzione delle case da gioco su tutto il territorio nazionale. Si potrebbe sorridere, come fossimo di fronte ad una delle tante proposte di legge bislacche che ad ogni legislatura vengono depositate agli atti, purtroppo è meglio non scherzarci su. La proposta di legge Scaltritti è solo una delle 26 proposte di legge presentate negli ultimi due anni per liberalizzare il numero delle case da gioco in Italia, che oggi sono soltanto quattro (San Remo, Venezia, Campione d'Italia e Saint Vincent). Lo schieramento parlamentare che preme per garantire agli italiani il diritto di rovinarsi alla roulette è trasversale, i firmatari delle 26 proposte siedono tanto sui banchi della destra come della sinistra. È stato perciò facile accorpare il meglio, si fa per dire, delle diverse proposte, unificandole in quella dell'on. Scaltritti, la quale ha proseguito il suo iter in Commissione ristretta e molto presto potrebbe approdare in Aula.
mentare lotto, enalotto, videopoker, roulette, gratta e vinci e slot machine e quant'altro offre il... mercato ci pensa l'80% della popolazione, dalla vecchietta che punta sui cinque numeri sognati la notte al frequentatore di bische illegali. Ma per lo Stato italiano ancora non basta, e, dunque, si aguzza l'ingegno per allargare ulteriormente, ma sempre senza dare troppo nell'occhio, i confini del presunto regno dei balocchi. Il Bingo dà un gettito inferiore al previsto? Ecco che in tutta fretta si vara il Decreto 198/2002 con cui si introducono nuove possibilità di vincita, ovvero altri specchietti per le allodole: superbingo, bingo bronzo, bingo argento, bingo oro e via puntando. La liberalizzazione dei videopoker era stata tentata all'interno del famoso decretone omnibus, poi un sussulto di coscienza l'aveva fatto cassare (come si ricorderà, la mancata liberalizzazione dei videopoker e il relativo mancato introito fu l'alibi per rinviare la legge sullo sport dilettantistico). Ora si punta - è il caso di dire - sulla liberalizzazione dei casinò.
Un giro d'affari vertiginoso Il gioco d'azzardo è oggi una vera e propria piaga sociale, poco o nulla limitata dagli articoli 718 e 722 del codice penale che di fatto vietano il gioco d'azzardo. Per scavalcare il codice ed istituire i quattro casinò funzionanti, lo Stato ha fatto ricorso a deroghe; più spesso, come nel caso del lancio del "gratta e vinci", ha scavalcato furbescamente il codice fingendo non si trattasse di giochi d'azzardo. Il risultato è che le varie forme di gioco d'azzardo, legalizzate e non, muovono un fatturato valutato nel 2002 in 30 miliardi di euro, circa sessantamila miliardi delle vecchie lire, la maggior parte dei quali incassati dallo Stato. Tanto per avere un termine di paragone, nel 1977, quando al massimo si poteva giocare la schedina o una tris ai cavalli, la spesa per il gioco era valutata in 1.000 miliardi. È una vera e propria forma di tassa impropria, considerando che ad ali-
La passione del rischio Ma perché agli italiani, e non solo a loro, piace tanto giocare, fino al punto di rovinarsi? Esistono diverse teorie, sia psicologiche sia sociologiche, che spiegano i meccanismi per cui oggi ci si tuffa così largamente nel gioco d'azzardo. Ma per capire si può anche ricorrere ad una celebre teoria del gioco, quella esposta da Roger Caillois ne I giochi e gli uomini. Il gioco - scrive Caillois - ha tre componenti fondamentali, che possono presentarsi tutte insieme o isolate: la competizione, ovvero la sfida a se stesso o agli altri; la maschera (il fingere di essere altro, da cui derivano i giochi di ruolo); l'azzardo, il rischio. A muovere il "cliente" del casinò o della bisca non è dunque il desiderio o la speranza di vincere denaro, quanto il brivido del rischio. In alcuni casi, come in giochi di carte tipo il poker, dove conta anche l'abilità del giocatore, i tre fattori possono entrare in funzione contemporaneamen-
te: voglia di dimostrarsi più bravo degli altri giocatori, prevalendo su di loro; tentazione di camuffarsi da "personaggio di vita" (Dostoijevski), diverso da quello della realtà quotidiana; gusto di sfidare il destino mettendo in gioco ogni risorsa. L'appetibilità del gioco d'azzardo fa dunque esca su aspetti complessi della personalità umana. Istituire una serie di casinò in ogni regione, così come vorrebbero le varie proposte di legge oggi in Parlamento, finirebbe con il mettere la benzina vicino al fuoco, allargando a dismisura il numero delle vittime del gioco. Né vale la giustificazione data dai fautori della liberalizzazione: meglio far giocare alla luce del sole, in casinò ultracontrollati e a vantaggio delle casse dello Stato, che consentire la piaga del gioco clandestino, spesso colluso pesantemente con la malavita. Questa è stata una delle motivazioni per cui si è acconsentito, qualche anno fa, all'introduzione delle scommesse sullo sport. Come è andata lo sappiamo: le scommesse legali non sono decollate, mentre il totonero ha conservato la sua clientela. Il brivido dell'illegalità, della clandestinità probabilmente aumenta il fascino del rischio. Il danno sociale Perché il gioco si traduce in un danno sociale? Si calcola che il 3-4% dei giocatori "morbidi" finisca con l'accanirsi al punto da instaurare una vera e propria dipendenza dal gioco, sfociando in comportamenti patologici. Per capire meglio di cosa si tratta basta leggere il libro, recentissimo, della giornalista di Repubblica Silvana Mazzocchi "Vite d'azzardo", storie vere di giocatori estremi, raccontate all'autrice in uno di quei centri in cui i "malati di gioco" vengono curati con specifiche terapie. La Caritas è in prima fila nella lotta al gioco d'azzardo, tramite la Consulta nazionale antiusura, di cui è segretario mons. Alberto D'Urso. "In Italia aumentano in modo esponenziale le persone affette da Gap ha dichiarato recentemente ad Avvenire mons. D'Urso -, una forma di dipendenza da cui, secondo gli stu-
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diosi, è più difficile liberarsi che da droga e alcol. Molti, incapaci di smettere, arrivano al suicidio: hanno rovinato se stessi e la famiglia, non sanno come pagare gli strozzini e vedono nella morte la sola via di fuga. Tra le persone che si sono rivolte ai nostri centri d'ascolto ricordo, ad esempio, un ragazzo che lavorava all'università: padre e madre avevano sacrificato tutto per pagare i suoi debiti, anche la liquidazione chiesta in anticipo, ma non era servito: alla fine si è tolto la vita. O una madre di Vicenza, che era arrivata a prosciugare il conto in banca del figlio non riuscendo a tenersi lontana dal tavolo verde: anche lei l'ha fatta finita...". L'usura è l'altra faccia del gioco d'azzardo: tra quanti si rivolgono ai
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centri antiusura sono moltissimi quelli che spiegano di essere finiti nel giro degli strozzini a causa dei debiti di gioco. Il rischio di imboccare questa strada non riguarda solo chi ha personalità in qualche modo già "disturbate". "Può capitare a chiunque, ma proprio le persone più vulnerabili sono quelle a rischio - sostiene mons. D'Urso -: disoccupati, casalinghe sole, giovani senza punti di riferimento... Oltre a tutto nel gioco investe di più chi ha un reddito inferiore e si impoverisce chi già era povero. Preoccupano soprattutto i pensionati... molti di loro frequentano le sale Bingo sorte ovunque...". La liberalizzazione dei casinò avrebbe conseguenze disastrose, considerando che c'è una fila lunghissima
di Comuni pronti a chiedere l'apertura di un casinò per dare sollievo alle finanze locali. Secondo la proposta Scaltritti, infatti, detratte le spese del gestore, i proventi della casa da gioco sarebbero ripartiti così: 50% al Comune sede della casa da gioco, 25% alla Regione cui appartiene il Comune, 25% allo Stato. A nessuno di questi soggetti sembra interessare quale effetto avrà pompare quei soldi dalle tasche dagli italiani. Mons. D'Urso fa una previsione: "Per il gioco c'è chi perde il lavoro, chi chiude i battenti di negozi e imprese, chi manda in rovina sé, la famiglia, i dipendenti... Una "produzione" legalizzata di miserie che tra pochissimi anni si rivelerà devastante, quando sarà tardi per correre ai ripari".
La Niko, la Tan e la Laura sono le tre nuove "caravelle" del tennistavolo azzurro. Non hanno scoperto l'America, ma hanno compiuto ugualmente una mezza rivoluzione nel pongismo europeo, andando a vincere una medaglia d'oro a squadre, inimmaginabile. Stadium vola a trovarle a Castelgoffredo, cittadina del mantovano, rinomata per le calze, dove si allenano tutte e tre sotto i colori dello Sterilgarda: la piccola "bulgara" Stefanova, italianissima eccezion fatta per il cognome, la "cinese" Monfardini, sposata con un italiano, ma occhi tagliati a mandorla, come i rovesci della sua puntinata, e la Negrisoli, italiana da capo a piedi.
azzurro Collant
Tre culture diverse, una squadra. D I
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Le campionesse europee ora chiedono simpaticamente ai calzifici di Castelgoffredo di creare un modello loro dedicato che richiami e rilanci il tennistavolo in Italia. Che non siano però calze… a rete! LAURA NEGRISOLI Cara Laura, una gioia doppia per te nata a Castelgoffredo? Sì, sono pure sangue castellano, di Castelgoffredo, i miei genitori come molti qui lavoravano in una ditta di calze, ma a me è sempre piaciuto lo sport, e qui non c'è mai stata altra possibilità di scelta. Ho iniziato nell'oratorio di CastelGoffredo, un paese di circa 10.000 persone. Era l'unico posto dove c'erano tavoli per giocare, fu creata appositamente una mansarda dove poter continuare a giocare. Poi un giorno un gruppo di persone formò la società di tennistavolo. Avevo 10 anni. Andavo tre volte a settimana. Facevo i primi tornei parrocchiali, poi provinciali, dove vincevo anche lì. Gara dopo gara ho iniziato a fare di questo sport una professione. Com'è questo momento d'oro? Sto realizzando oggi bene, a poche settimane dal titolo, quello che di grande e meraviglioso siamo state capaci. Ed è una grande gioia, vedendo anche la gente che ti riconosce ciò che hai fatto, frutto di anni ed anni di lavoro duro. Era diverso tempo che provavo a vincere una
Courmayeur 2003, il podio “multietnico” azzurro
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medaglia a livello internazionale; in Italia avevo vinto tutto. Mi mancava questa medaglia. Ed è proprio vero che quando lavori duro e credi in qualcosa, niente è impossibile. Magari non speravo nell'oro, anche se era il mio sogno, soprattutto nella gara a squadre. Un successo che mi ripaga dei mille sacrifici fatti. Hai detto specie nella gara a squadre. Per te conta più il gruppo del singolo? Con questa squadra mi trovo veramente molto bene. Quando ci sono le altre in campo è come se ci fossi io. È strano ma è una cosa bellissima. Negli anni precedenti non c'era l'affiatamento che c'è oggi. Sicuramente questo contribuisce anche in termini di punti. Vedere impegnata una tua compagna, che ti è vicina dal campo, anche con uno sguardo, ti aiuta molto. Qualche rammarico per la gara individuale? Quella è stata forse l'unica nota stonata, purtroppo si sa può succedere di tutto. Ci tenevo tantissimo a vincerla, perché avrei avuto un tabellone più facile (ed il podio sarebbe stato tutto azzurro), però devo riconoscere che la Bakula è stata davvero brava perché è stata capace di capovolgere un risultato totalmente a suo sfavore, sotto 3-1 ed 8-3 nel set decisivo. Non mi posso rimproverare nulla. Lei è tra le giocatrici più forti al mondo. Mi ha fatto piacere che dopo aver vinto l'oro, in conferenza stampa, abbia rimarcato come la partita più difficile l'abbia giocata contro di me. Essere poi il capitano di questa squadra, di amiche, ti ha dato ancor più riconoscimento. Sentivo ogni punto. Era sicuramente importante. Il ruolo di capitano era poi quello di sostenere in ogni momento, di dover incitare, caricare. Una bella responsabilità che credo abbia svolto nel migliore dei modi. Poi in campo, ognuna ha fatto il proprio dovere. Fisicamente come ti sentivi? Per il mio tipo di gioco è fondamentale, mettersi a distanza, esse-
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re molto reattiva e preparata. Lo siamo state tutte. Io ne avevo più bisogno delle altre. Sono arrivata al meglio, ho svolto una preparazione perfetta. Problemi quest'anno con il servizio "smascherato"? Io soprattutto. Dopo anni ed anni che battevo in quel modo, ho avuto difficoltà, tant'è che ora ho proprio tolto il servizio di diritto. Ma anche solo col rovescio vedo che non va male anche così.
ha unito, ci ha reso affiatate ci ha dato uno spirito di squadra unico. E tecnicamente? La Niko ha trovato il suo exploit, perché lei ha tutte le caratteristiche tecniche per fare risultato ed in questa gara è esplosa. È molto giovane e può ancora migliorare tantissimo. La Tan è fortissima. La virtù che più le invidi? La determinazione della Niko, e la convinzione della Tan.
Qualcuno vi ha accostato all'altro storico terzetto azzurro, quello delle fiorettiste, Vezzali, Bianchedi, Trillini. Al di là del palmares e del numero di medaglie, inparagonabili, trovo compatibile il paragone tra due sport, dove sì conta il braccio, contano le stoccate e le schiacciate, ma conta molto la strategia, la mente umana, l'aspetto psicologico. Non trovi? Si, è vero, in entrambi gli sport, un secondo, una mossa, un colpo decidono gli incontri. Nel tennistavolo il dritto e il rovescio lo sanno fare tutti, e perciò occorre saper gestire bene la testa: negli incontri agli undici e non più ai ventuno, ogni punto è davvero troppo importante, non c'è spazio alla deconcentrazione. Riconoscimenti illustri? Beh, tantissimi, il sindaco, il parroco di Castelgoffredo, inoltre centinaia di fax di gente sconosciuta, che mi fa enorme piacere. Ci stanno cercando diverse trasmissioni televisive. Credo che Castelgoffredo festeggerà in grande quest'oro. E l'incontro con il Santo Padre in febbraio, cosa ti ha lasciato? Un'esperienza veramente toccante, non credevo. Forse perché non lo avevo mai incontrato di persona… vedermelo a due passi, mi ha fatto un effetto speciale, davvero sensazioni e brividi fortissimi, non pensavo. Come per altri sportivi devo dire che ha portato bene. La sua benedizione ha giovato. Due parole sulle tue compagne Io vedo due ragazze italiane, anche se una è cinese, l'altra mezza bulgara. Hanno e abbiamo tutte e tre culture diverse, ma lo sport ci
NICOLETTA STEFANOVA Le vocali aperte da siciliana DOC non le mancano, d'altronde Nikoleta Stefanova non aveva ancora 3 anni quando suo padre, il più grande pongista bulgaro, la portò con sé e con la famiglia a Ragusa. "Le mie compagne mi prendono sempre in giro per questo, ma ora imparerò anche il dialetto di Castelgoffredo". Del papà hai preso la mano non la cittadinanza… Ma io ho sempre giocato in Italia, in
Bulgaria ci torno due-tre settimane per andare a trovare i nonni, ma non ci ho mai vissuto. Vado lì in vacanza. La mia adolescenza l'ho trascorsa in Sicilia, otto anni a Messina, andavo al mare e giocavo anche lì sui tavoli in spiaggia. Per i miei amici era un hobby, io invece non l'ho mai visto come uno sport da vacanza. La spiaggia di Rometta era la mia preferita, indimenticabili i bagni alle Isole Eolie. Eolie, Vulcano, Stromboli: ti immaginavi una Niko così esplosiva? No, è stato un risultato incredibile, non pensavo di poter giocare così bene ed arrivare all'oro. La tre giorni della gara a squadre dal sabato al lunedì è stata indimenticabile. Quando ho vinto con la Boros ho pensato che potevamo farcela. Però ci tengo a precisare la grande forza di squadra: abbiamo sempre fatto un punto a testa, ciò vuol dire che siamo state tutte all'altezza. Questi Europei sono stati importanti per me anche perché ho giocato bene di testa. Giocarli in casa è stata un'arma in più, ma a doppio taglio, in negativo posso dire di avere avuto molta pressione addosso. Poi nell'individuale la semifinale con la Tan. Che partita è stata? Come si gioca contro un'amica? Quando arrivi a giocare una semifinale agli Europei, vuoi vincere. È stata una bella partita. Adesso, posso dire di essere contenta perché comunque ho conquistato due medaglie (bronzo nell'individuale), a fine gara ero logicamente infastidita. Aver perso contro una compagna di squadra non ti ha alleviato la delusione? È difficile giocare una partita così, perché ci si conosce molto bene, anche nei punti deboli. Giocando contro una compagna con cui ci si allena ogni giorno si rischia lo sfottò nei giorni successivi. L'unione fa la forza, cosa pensi delle due compagne? L'anno scorso ho giocato in Germania, per migliorare. Lì il livello è più alto; dopo Ragusa e Monza ho cercato di tornare in Italia in una
squadra che mi desse armonia e qui l'ho trovata. Conoscevo Laura anche prima, e tra noi si è instaurato un rapporto molto forte. La Tan invece non la conoscevo, ma anche con lei vado d’accordissimo… magari mi vendico nei campionati italiani. Ti senti italiana? Rispondo dicendo che prima per lungo tempo parlavamo bulgaro in casa, ora parliamo italiano. Sono cresciuta in Italia, adoro la pasta e tutti i cibi italiani. Sono italiana a tutti gli effetti. Poi se mi piacciono alcune zuppe della nonna "bulgara"… In futuro spero di giocare le qualificazioni olimpiche, per me sarebbe davvero importante; non ho ancora il passaporto italiano e spero di prenderlo più presto possibile. Sposati un italiano come la Tan, così fai prima. Dovrei forse sposarmi - se la ride ma diciamo che per ora è una seconda opzione. TAN WEN LIN MONFARDINI C'è una Gaia che piange quando la mamma ci raggiunge. Gaia é la figlia di Tan Wen Lin Monfardini, che non "molla" più la mamma dopo averla avuta lontana per quasi due settimane. La piccola ha due anni, viene dopo il matrimonio nel 2000 con un ragazzo di Castelgoffredo che non gioca a tennistavolo ma fa l'apicultore. Dietro la medaglia il volto umano di Tan: come si conciliano sport e maternità? Cambia la vita, cambiano gli allenamenti? È stato un po' difficile. Per fortuna che c'è mio marito che mi aiuta. In gravidanza ho giocato la finale scudetto ed ero incinta di tre mesi, poi non mi sono più allenata e ho pensato sinceramente solamente a come fare una bella bimba. È stato duro riprendere, avevo preso molto peso, ma dopo i primi due mesi son tornata a fare punti importanti. Cinese o italiana? Cinese, del nord della Cina, sono venuta a giocare in Italia, e con l'età e con l'esperienza sono miglio-
rata. A me piace molto stare in Italia. Qua c'è la mia famiglia, c'è tanta gente che mi vuole bene. I primi anni è stata dura ambientarsi, ora sto benissimo. La cucina? Cucina mio marito, mangiamo sempre italiano, quasi mai cinese. E il tempo libero? Mi alleno cinque ore al giorno. Il tempo libero è poco, se non faccio la mamma o il tennistavolo, faccio un po' l'apicultrice. È il miele di mio marito che mi fa bene. Come commenti questo risultato? Sono molto sorpresa dalle mie compagne. Non sono state brave, ma bravissime, eccezionali. Ho imparato tanto da loro, anche se io con i miei 30 anni dovrei insegnare loro. Vedere la Niko giocare in quel modo, mi ha molto impressionato. Poi Laura non ne parliamo. Non trovo difetti in loro, anzi semmai qualcuno lo vedo in me.
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Dopo il bianco della neve, ed il verde della campestre, è l'azzurro del tennista volo a colorare il terzo evento nazionale del CSI.
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Dall'11 al 13 aprile si sono svolte a Terni le finali nazionali di specialità D I
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o avevamo presentato come il GP delle 3T, TerzoTennistavolo-Terni, lo abbiamo scoperto effettivamente a tre dimensioni: associativa, agonistica ed educativa. A scandire il tempo il breve ma incessante ping-pong delle palline sui tavoli: incontri serrati, dentro e fuori dal campo. Di amicizia quelli tra dirigenti, accompagnatori e atleti ritrovatisi a distanza di un anno; di sport ed agonismo quelli ravvicinati tra atleti divisi da una rete, di crescita quelli legati all'esito di uno scambio, al disegno aleatorio delle traiettorie di un'imprevedibile pallina, che sempre alla fine designa smorfie o sorrisi. Tre bandiere, Italia, Europa, e CSI hanno aperto il terzo Gran Premio Nazionale del CSI nella semplice, concisa, bellissima cerimonia d'apertura. Una novità molto apprezzata, con qualche coro ed applausi d'insieme, che hanno ritmato la sfilata di tutte le squadre presenti. In Umbria le comitive più numerose erano quelle provenienti dalla Lombardia (45 atleti) e dal Veneto (42). La Toscana, e l'Emilia Romagna erano presenti con più di 20 pongisti ciascuna, Marche e Campania in campo con 15 rappresentanti ciascuna. Sette racchette sono arrivate persino dalla Sardegna. Suggestivo l'effetto d'insieme nel vedere tutti i tavoli impegnati contemporaneamente da racchette più o meno vissute. In certi momenti sono in campo tutte le età; sulla destra giocano i più piccoli del torneo, sotto la tribuna, a sinistra contemporaneamente si gioca il doppio a squadre dei seniores e dei veterani. Merito questo - dicono in molti tra i presenti - della formu-
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Roberto Minervini, dell’Azzurro Molfetta, vincitore a Terni nei FITeT A
TENNISTAVOLO CALSSIFICA INDIVIDUALE Cat. Esordienti M/F 1 Bonini Noè Reggio E. 2 Romani Tommaso Lucca 3 Tatulli F. Antonio Pavia 4 Braione Gianluca Salerno Cat. Ragazzi 1 Miani Marco Udine 2 Prisco Marco Cava Tirr. 3 Pezzantini Matteo Lucca 4 Puglisi Daniele Reggio E.
Due racchette vaganti. Una pallina che balla finisce a terra o sulla rete,
Cat. Allievi 1 Sala Luca Reggio E. 2 Moro Matteo Udine 3 Romele Pietro Vallec. 4 Del Pistoia Dario Lucca
un sorriso, una delusione.
la CSI; in FITeT si gioca infatti categoria per categoria, cercando di terminare al più presto le finali di ciascuna, esaurendo in fretta i vari tornei. Il CSI è invece partecipazione, festa, voglia di confrontarsi e soprattutto di giocare; ne è testimonianza il torneo di consolazione, che nella giornata di domenica mattina ha impegnato tutti coloro che non avevano passato le qualificazioni del sabato. Frasi come "È bello qui perché anche se non passi ti fai un sacco di partite. C'è un’atmosfera di grande comunicazione, è facile fare amicizia con molte persone. Divisi da una rete che si scavalca facilmente". O come "Abbiamo fatto mille chilometri ma ne vale sicuramente la pena" sono anch'esse un risultato positivo. Un giovanissimo di Senigallia racconta al padre. “Non mi sono qualificato, ne ho vinta una soltanto, ma sono contento lo stesso, mi sono divertito molto”. E ancora con enfasi: "ho fatto un colpo di rovescio, neanche io so come, incredibile. Mi ha fatto i complimenti anche l'avversario". Sono solo alcuni momenti di sport e di sportività che hanno permeato la due giorni ternana. Come la testimonianza seguente: "Qui se si vince 3 set a 1 anziché a 0 non cambia nulla, quindi si diverte anche il più debole. Io sono un veterano ed oggi nella gara a squadre mi sono tolto la soddisfazione di vincere un set contro Stefano Guerini di Crema il n° 128 del-
le classifiche FITeT. È stato simpaticissimo, mi ha fatto vincere il primo set. O forse l'ho un po' sorpreso anch'io? A me, vecchietto ed innamorato di questo sport, non conta la risposta, mi rimane infatti la grande gioia". Sono in molti che restano a tifare anche dopo aver giocato. Maurizio e Luisa, amici di polisportiva, di Vicenza, guardano i colpi degli altri. "Si impara anche guardando". Afferma il primo. "Il clima è sì molto amichevole, dopo è chiaro che conta anche la bravura singola. Io ho comunque coronato il mio sogno, quello di passare il turno." Per Luisa il tennistavolo è una passione parrocchiale. Anche per lei "il bello è che c'è sempre da imparare qualcosa". Che sfide! Altissima la concentrazione nell'individuale, che la domenica mattina ha vissuto il suo clou. Sguardo attento sulla pallina amicanemica, dolceamara a seconda dell'esito finale. Un millimetro, una frazione, un riflesso può capovolgere le sorti di una partita, i rimpianti vivono in spazi infinitesimali piccoli. Sono partite a scacchi che in tre secondi - la durata media di uno scambio vedono sei o sette mosse. Si lavora di testa e di gambe, è interessante interpretare gli sguardi, gli occhi concentrati su ogni punto, osservare le diverse combinazioni di polso e racchetta, le soluzioni delle gomme. Si suda. Si soffre. Due retine out sul 2-2 smontano nel
T.T. Reggio Emilia D.L.F. Orat. Sacra Famiglia G.d.F. Salerno
Ascr Udine 2000 Csi TT Tirrena Cava D.L.F. T.T. Reggio Emilia
T.T. Reggio Emilia Ascr Udine 2000 Pol. Gratacasolo D.L.F.
Cat. Juniores Maschile 1 Pedersoli Federico Pol. Gratacasolo Vallec. 2 Tiraboschi Davide C.G. Montichiari Brescia 3 Prampolini Daniele T.T. Reggio Emilia Reggio E. 4 Scarano Francesco D.L.F. Lucca Cat. Seniores Maschile 1 D'Angina Mirko D.L.F. Lucca 2 Povolato Matteo Tennistavolo Venezia Venezia 3 Foresta Francesco CSI TT Tirrena Cava Cava Tirr. 4 Toffano Alberto Dolopavoro Enichem Venezia Cat. Adulti 1 Camellini Loris Carpi 2 Fongaro Mario Feltre 3 Olivieri Oliviero Brescia 4 Garbuggio Marco Venezia Cat. Adulte/Veterane 1 Franceschini Donata Padova 2 Sanna Delia Cagliari 3 Cantarello M.Luisa Padova 4 Tomasi Monica Brescia
Pol. CSI Carpi U.S. Loretana C.G. Montichiari Tennistavolo Venezia
Mortise Duemila Saturnia ONLUS Mortise Duemila Uso Toscolano
Cat. Veterani 1 Bianchin G.Battista G.S. Dinamis Treviso 2 Carrer Giuseppe Tennistavolo Venezia Venezia 3 Peri Bruno Rangers S. Rocco T.T. Udine 4 Mascelloni Enrico Udine Cat. Fitet "A" 1 Minervini Gerolamo Molfetta 2 Nardini Samuel Reggio E. 3 Maremo Fredrik Venezia 4 Cerretti Alessandro Siena
G.S. CSI Molfetta T.T. Reggio Emilia Tennistavolo Venezia Campaccio
Un GranPremio ad
effetto
quinto e decisivo set Alice Catotti, la più piccola a Terni, sconfitta, ed in lacrime a fine gara. Peccato per lei, ma in questo sport - lo avrà imparato - conta anche la buona sorte. Uno spigolo o un net sono spesso decisivi. Avrà tempo per rifarsi la piccola camuna. Viceversa la compagna di squadra Sabrina Bontempi chiude vincendo dispiaciutissima per aver battuto un suo amico - la semifinale dei FITeT B maschili (Il suo è un livello alto per le categorie femminili, che si è pensato giustamente vedendo poi i risultati di inserirla a gareggiare con i maschi). Impressiona la giovane della Polisportiva Gratacasolo per la sua determinazione e la sua voglia di attaccare ad ogni punto. Avesse giocato più vicina al tavolo avrebbe vinto anche il quinto set della finale. Persa contro un bresciano. Geometra, libero professionista, di Montichiari, Claudio Maccabiani prima dell'incontro ci aveva confidato: "dopo tanti anni oggi, ho fatto una constatazione: che anche se non sai giocare o stai imparando non ti rendi conto di come passa il tempo, giocando a ping-pong. Magari stai due giorni interi a giocare e pensi avrei potuto fare un sacco di cose in quelle ore, però sicuramente non mi sarei divertito mai così tanto".
Cat. Fitet "B" Masch. E Fitet "A" Femm. 1 Maccabiani Claudio C.G. Montichiari Brescia 2 Bontempi Sabrina Pol. Gratacasolo Vallecamonica 3 Ciampi Fabrizio Pol. Portammare Pisa 4 Tomasoni Andrea G.G.S. S. Michele Crema Cat. Fitet "B" Femm. 1 Norcia Anna Carpi 2 Spatti Denise Vallec. 3 Ragazzini Roberta Carpi 4 Filippazzi Laura Crema
Pol. CSI Carpi Pol. Gratacasolo Pol. CSI Carpi G.G.S. S. Michele
CLASSIFICA A SQUADRE Gara a squadre Maschile 1 Brescia 2 Pisa 3 Crema 4 Carpi Gara a squadre Femminile 1 Vallecamonica 2 Cagliari 3 Cava de' Tirreni 4 Padova
Tra i tavoli Lo sport talvolta cementa i rapporti in famiglia. Simpatica la storia dei Moro, giunti in auto da Udine: "È stato mio figlio Matteo il primo a parlare di tennistavolo in casa. La sorella Eleonora l'ha seguito e io mi sono messo al loro seguito". Gareggiano per la Udine 2000, anche se la piccola Ele vorrebbe provare il pattinaggio a rotelle. Il papà Marco ci racconta il viaggio e dice: "qui devo dire si perde più volentieri. In FITeT c'è più stress, urlano tutti. Io sono padre, dirigente accompagnatore, ma non tecnico, perché ne capisco poco”. Se non per eredità come è nata in casa Moro la scintilla del ping pong? Gli chiedo allora. “Fu il professore di matematica risponde - a dirmi suo figlio è portato per i tennistavolo. Dal fratello iniziò pure la sorella, poi si è allargato il giro, e oggi siamo oltre 70 iscritti al CSI”. Il papà resta in tribuna, mentre Matteo "allena" Eleonora". È il suo personal trainer, non vuole vedere la sorellina sulle rotelle forse… "Stai giù sulle gambe, concentrati, gioca meglio questo top". La Ele ascolta mestamente, sembra rassegnata sul 2-0 a suo sfavore. Ma il fratello insiste: "ora vai e vinci almeno un set". Punto su punto battuta e risposta alla fine lo
vince il suo bel set, e ci scappa un timido sorriso, sotto i soliti occhi mesti, e una fronte sudata di capelli legati in una coda bionda. Il fratello la stringe a sé. "Brava" le grida tenendole il visino tra le mani. Per Ele varrà più della sconfitta seguita. C'è poi l'universo femminile da raccontare. Bianca Maria Nanni Greco da Cava de’ Tirreni è contenta: Bellissima giornata, è la prima volta che partecipo in tanti anni di tennistavolo e mi sto divertendo. Avevo smesso per un bel po' poi ho ripreso a giocare insieme alla mia compagna Sonia Dei. Sono avvocato e ho poco tempo da dedicare al tennistavolo. Ci alleniamo quindi nel week-end conciliando con il lavoro". Le fa eco la bionda Isabella da Carpi. "ho iniziato 5 anni fa seriamente, con mio fratello e mio padre che aveva comprato il tavolo. Oggi non sono andata benissimo nella gara a squadre, spero di rifarmi nel singolo. Ho scelto questo sport perché è sport individuale, ma c'è anche gioco di squadra, nel doppio, dove conta veramente tanto essere affiatate. Un doppio forte spesso non è composto dalle due più brave ma dalle due che si completano meglio". Massimo Marani, è il presidente della società carpigiana, si definisce "tattico"
del tennistavolo. "Bisogna infatti studiare l'avversario - sostiene bastano 4 o 5 colpi di solito per capire i suoi colpi migliori". I campionati FICEP a Linz Che il Gran Premio Nazionale di tennistavolo quest'anno avesse un altro appeal era facilmente intuibile. L'estate prossima infatti a Linz, in Austria, si terranno i campionati europei FICEP, tra le varie discipline c'è anche il tennistavolo, ed il CSI ha pensato di pescare la rappresentativa italiana dalle finali di Terni. Il CSI porterà una delegazione di 14 maschi e 14 femmine, di tutte le categorie. Oltre alla partecipazione andrà chi possiede un livello tecnico sufficiente per affrontare gare di questo livello. Non si terrà quindi conto della sola classifica, o del risultato. Qualche atleta ha pensato bene di fare una capatina nel capoluogo umbro per farsi notare e riuscire eventualmente a strappare il visto per l'Austria. Sono campionati a cui tengono in molti. A Terni si sono visti infatti il numero 29 del rankling FITeT Roberto Minervini, il 50 Samuel Nardini di Reggio Emilia, c'è ancora Angelo Teatino, vincito-
re lo scorso anno, oggi al n° 80, Stefano Guerrini al 103 ed altri tra i primi 200 in Italia. Le loro partite sono state le più spettacolari, grazie alla velocità che hanno impresso ai loro colpi e alla qualità del gioco che hanno esibito. Alla fine il gradino più alto del podio è toccato, come da pronostico, a Roberto Minervini del comitato di Molfetta, che più dei dettagli tecnici si è voluto soffermare sull'esperienza sportiva di queste giornate: "Conosco il CSI da piccolino, avendo sempre fatto attività non solo di tennistavolo, ricordo numerose Stramolfetta cui ho partecipato", afferma il forte pongista pugliese. "Quest'anno abbiamo avviato con la mia società (la A.S. Azzurro Molfetta) nel CSI una coppa 3 contro 3, un campionato parallelo a quello della FITeT, che ha avuto un buon successo. Coinvolgiamo circa duecento ragazzi, oggi ne ho tre qui con me. Sto accompagnando i ragazzi e al contempo gareggio perché la possibilità degli Europei FICEP è molto ambita. Ti dirò: lo
stress è diverso, si viene qui per divertirsi, ma forse è una mia pecca per quanto mi riguarda, perché all'inizio di alcune partite ho sottovalutato gli avversari, dovendo rincorrere. Ciò significa che quando si è in campo lo spirito e l'agonismo è ovunque lo stesso. È diverso il contorno, che nella FITeT non c'è. La riunione fatta il giorno prima, il fatto che gli atleti rimangono tutti fino alla fine; che arbitrino altri match, è una festa. Questo spirito diverso a me piace ed il prossimo anno porterò molti più ragazzi. E in ultimo devo dire che in ogni categoria il livello tecnico è buono”. Se lo dice lui c'è da credergli. Dopo le premiazioni per tutti, Terni saluta e dà appuntamento a Linz.
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BAR SPORT
PESCI (D'APRILE)… IN RETE! Il primo aprile è il giorno in cui in tutta Europa i furbi e gli imbroglioni approfittano degli ingenui e dei creduloni. Sul sito uefa.com sono stati molti i tentativi di rifilare informazioni false per un bel pesce d'aprile. Alcuni sono stati più convincenti di altri. Difficile credere che il campo di allenamento dell'FC Bayern München avesse subìto un'invasione di talpe. O che il Southampton FC avesse deciso di cambiare i colori della divisa dall'attuale biancorosso al blu, come quello dei rivali del Portsmouth FC. Il sito del TSV 1860 München ha scritto di aver assunto Oliver Kahn come consulente di moda. Eppure molte agenzie di stampa europee hanno bevuto la notizia dell'imminente acquisto dell'attaccante turco Yardis Alpolfo da parte del Rangers FC. La notizia dell'arrivo del centravanti si è diffusa in lungo e in largo prima che qualcuno si accorgesse che Yardis Alpolfo era l'anagramma di April Fools Day (pesce d'aprile).
DINODÌ NELL'OLIMPO DEI GIGANTI
GIOCHI PREZIOSI?
ANCHE I GRANDI SBAGLIANO
Il primo giocatore italiano ad entrare nella "Hall of Fame" del basket non poteva che essere Dino Meneghin, mostro sacro della nostra pallacanestro. Ad aspettarlo Cesare Rubini, tecnico della grande Simmenthal Milano degli anni '60, oltre a tutti coloro i quali, giocatori, allenatori, dirigenti, hanno contribiuto in modo speciale a scrivere la storia della pallacanestro. Le sue doti erano già conosciute oltreoceano, era stato chiamato a giocare con i New York Knicks, ma lui preferì restare in Italia e fare grande il suo club.
Sulla scatola della confezione compare una caricatura di Moggi e Galliani, inseguiti da un gruppo di presidenti inferociti, Moratti in testa. Si chiama il gioco del ca…lcio, l'ultima provocazione del patron del Como, prossimo al Genoa, Enrico Preziosi. L'industriale del giocattolo lo ha presentato alla stampa a margine di un’Assemblea di Lega. Sperando che siano risparmiati i bambini, e che sia destinato ad un pubblico adulto. Era davvero necessario? Avvertenze per l'uso: qualcuno potrà rimanere deluso dal gioco da tavolo, perché certamente giochi e giochetti di palazzo risulterebbero più intriganti e più …divertenti ahinoi.
SuperMario Cipollini non si smentisce mai, anche nelle uscite non è mai banale. Durante la Gand-Wevelgen, prima cade, probabilmente a causa di una moto dell'organizzazione, perdendo contatto con il gruppo di testa, poi si rialza, si affianca all'ammiraglia per concordare la tattica, ma viene redarguito a colpi di clacson dallo stesso motociclista. A quel punto il Re Leone non ci vede più dalla rabbia e gli scaraventa contro una borraccia. La giuria non apprezza, lo squalifica e gli commina una multa di 200 franchi svizzeri. Stavolta il Re Leone s'è proprio inferocito.
BETTEGA E L'OSTILE JUVE
TRA I DUE LITIGANTI IL TERZO SE LA FISCHIA
Quando fu richiamato dalla dirigenza bianconera nel dopo Boniperti si disse di Roberto Bettega "c'è bisogno di uno che rappresenti lo stile Juventus". Dopo l'ultimo episodio di Bologna al gol in extremis di Camoranesi, mani all'orecchio stile Delvecchio-Baggio, sguardo intriso di superiorità, l'ex centravanti juventino si è scusato con Gazzoni, presidente del Bologna, ma non con i milioni di sportivi che hanno visto il suo gesto maleducato, immortalato dalle telecamere di Stream e dalle foto del dopopartita. Se la Juve ha veramente stile dovrebbe come minimo multarlo, altrimenti non resta che apostrofarla con un'ostile Juventus. Mezza Italia applaudirà.
Giacchette nere ai ferri corti. Succede in Cumbria, una contea inglese vicino alla Scozia, quando due arbitri sono stati convocati per dirigere la stessa partita di dilettanti. Jimmy Hunter stava per fischiare l'inizio dell'incontro quando è stato interrotto da un altro arbitro, Dick Green. Calcio d'inizio rinviato dunque di 15 minuti perché nessuno dei due direttori di gara voleva farsi da parte. Hunter ha minacciato di sospendere l'incontro se Green non fosse uscito dal terreno di gioco e Green ha risposto fischiando nei confronti di Hunter. È toccato ad un terzo arbitro dirigere l'incontro mentre i due rivali hanno fatto i guardalinee. Tra i due litiganti il terzo… fischia!
Riscopriamo uno sport pra ticabile in qualunque spazio, all’a perto e al chiuso, facilmente proponibile nelle tante manifestazioni di piazza organizza te dal CSI.
TAM-TAM
burello Tam D I
R
I C C A R D O
M
U S M E C I
Suoni secchi, a catena; ritmi serrati, incalzanti seguono il primo colpo, il "tam" della battuta, secco, pulito come lo schiocco di una frusta. Poi tanti tam-tam di seguito, quasi senza respiro fino al fischio dell'arbitro che coglie il fallo e d'un tratto è quiete. Poi, ancora un fischio, ancora un tam; a seguire tanti altri, serrati, veloci, rapidi, concitati, incalzanti, che danno i brividi. È davvero uno spettacolo questa pallatamburello. Il tam-tam lo fanno in cinque per parte su un campo di ottanta metri per venti, diviso a metà da una striscia tracciata sul terreno; una palla che arriva anche ai duecentocinquanta orari, sì proprio come una formula uno. Il tamburello è gioco di squadra, dinamico, moderno ma allo stesso tempo semplice e fatto di poche e chiare regole. Nella sua semplicità però richiede precisione, potenza, sicurezza e una certa destrezza per poter essere praticato con soddisfazione. Il suo gesto è naturale, spontaneo. È un gioco antico, le cui origini e leggende si perdono nella notte dei tempi (nel Cronicon Salernitanum del X secolo si fa cenno ad un gruppo di fanciulli e fanciulle che con una palla ad tabulam ludebant), quasi in un rito ideale con uno degli usi giocosi della palla, attrezzo dal fascino straordinario. Da semplice gioco, il tamburello, si è trasformato nel tempo in sport. Uno sport tipicamente italiano,visto che per anni la FITP è stata l'unica federazione esistente a livello ufficiale. Oggi le società partecipanti al campionato di serie A sono 14 e rappresentano altrettanti piccoli paesi del Nord Italia dove questa disciplina vanta il più alto seguito e tradizione. Si pensi che sommando il numero degli abitanti dei 14 paesi rappresentati in serie A la somma totale è di poco superiore alle 60.000 anime. La Juventus, il Milan e l'Inter nel tamburello sono il Castelferro (Alessandria), che vanta sette scudetti e due coppe Europa, il Cedole (Mantova) tre tricolori, e l'U.S. Callianetto (Asti) campione d'Italia in carica. 32
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Segnali incoraggianti vengono anche dal Sud Italia, una nota particolare merita infatti Cosenza dove il tamburello miete consensi, e ciò è testimoniato dal sempre più crescente numero di praticanti . In questi anni la FITP ha cercato di esportate la disciplina anche fuori dalla penisola; nell'84 a tamburello si giocava solo in Italia ed in Francia, oggi - grazie all'azione federale - si gioca in gran parte d'Europa (Austria, Francia, S. Marino, Olanda, Spagna, Ungheria, Belgio, Germania, Scozia, Svizzera); in America (Stati Uniti, Brasile, Argentina); in Africa (Tunisia, Marocco). Interessanti relazioni sono state avviate anche in Egitto, Israele, Cuba. Si vorrebbe pensare ad attività agonistiche di largo respiro, ma oggi è ben difficile andare aldilà di un'attività con le Federazioni Europee. Peccato, perché questo sport, proprio per la sua semplicità, immediatezza e alta praticabilità, visti i pochi mezzi che richiede, se ben promossa potrebbe avere una sicura risposta da parte di molti. Il tamburello, infatti, è uno sport praticabile in qualunque spazio, sia all'aperto sia al chiuso, è gioco di squadra, e solo per questo già educativo, coinvolgente (si pensi che una partita può durare
anche qualche ora), facilmente proponibile nelle manifestazioni di paese o nelle feste in piazza tanto care alla tradizione del CSI, il consiglio quindi è di provare una volta a giocare chissà se riuscirete a smettere: provare per credere!
Le regole È il fascino, sempre nuovo, di uno sport che per essere praticato necessita di pochi mezzi ed è strutturato in poche e chiare regole. I giocatori sono cinque per parte, il campo è lungo 80 metri e largo 20, si fa punto se si fa rimbalzare due volte la palla oltre la metà campo avversaria, fissata da una semplice linea a terra e non dalla rete. Le posizioni in campo sono già definite: due in avanti (che al contrario del calcio vengono chiamati terzini) uno in mezzo (il centrale o cavallino) e due dietro, il primo che va al servizio con un tamburello di forma ovale e il secondo che è chiamato rimettitore. I punti vengono assegnati come nel tennis, di 15 in 15, il set è unico e vince chi arriva prima a 13. Sul 12-12 non è previsto il tie-break e la partita si chiude con il pareggio. Il tamburello è uno sport molto facile da capire. Si perde il punto quando: 1. Il battitore nell'eseguire il servizio, tocca la linea di fondo ed entra nel terreno di gioco; 2. La palla, battuta o ribattuta, non supera di volo la mediana o supera le linee perimetrali del campo; 3. La palla viene rinviata con una parte del corpo che non è l'avambraccio che impugna il tamburello; 4. La palla è toccata consecutivamente da più di un giocatore della stessa squadra; 5. La palla è ribattuta con il tamburello ovale usato per battere; 6. Un giocatore invade il campo avversario.
Un po' di storia Greci prima e Romani poi di questi giochi sono stati grandi cultori e fino a noi sono pervenute non poche testimonianze del "ludere pila" e delle consuetudini che ne regolavano lo svolgimento.
La pratica di questo gioco - e qui il racconto diviene storia - comincia ad affermarsi solo molto tempo dopo in una forma riconducibile a quella moderna. Data di inizio può essere la testimonianza di messere Antonio Scaino da Salò, che nel suo "Trattato dei Giochi con la Palla" datato 1555 e dedicato ad Alfonso d'Este, ci dà notizia che al suo tempo tre erano i giochi di palla maggiormente praticati e che per ognuno di questi variava la dimensione dell'attrezzo usato: esisteva così una palla grossa, una mezzana, una piccola; con la prima si giocava il pallone col bracciale, con la piccola la pallacorda, mentre con la mezzana (detta anche pilotta) veniva giocata la palla con lo scanno, antenato piu' prossimo del tamburello. Cosa sorprendente, la tecnica di gioco presentava notevoli similitudini con quella moderna. La palla d'allora era di cuoio. Con il passar del tempo sono state portate modifiche agli attrezzi e le regole sono divenute precise; la tecnica si è affinata ed è cresciuto l'impegno richiesto all'atleta: il gioco è divenuto sport. 33
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SALUTE
SAPORE DI TRADIZIONE:
tamburello È IL
D I
S E R G I O
C A M E L I
Il tamburello è uno sport di situazione che prende il nome dall'attrezzo con il quale viene colpita la palla. Si tratta di uno sport che possiede tradizioni molto antiche, addirittura sembra fosse uno dei giochi preferiti dai greci e dai romani, per cui si può tranquillamente affermare che esso possiede profonde origini "italiane". La sua pratica, che si svolge su un campo di notevoli dimensioni (80x20 m) e sollecita molte qualità fisiologiche, alcune delle quali ricordano quelle del tennis, può essere iniziata fin dall'età scolare. La palla colpita con perizia dai giocatori migliori, può raggiungere velocità superiori ai 200km/h. Tra le principali peculiarità del giocatore di tamburello, troviamo alcune caratteristiche specifiche che rappresentano le chiavi dell'organismo per svolgere al meglio il gioco. Si tratta della forza e della capacità anaerobica alattacida nonché della destrezza, dei riflessi e della coordinazione motoria. Attraverso l'allenamento di queste caratteristiche il giocatore può sostenere per diverso tempo picchi elevati di intensità. Uno degli obiettivi dell'allenamento è lo sviluppo dei muscoli del braccio e della spalla allo scopo di migliorare l'ampiezza del movimento, l'angolo di attacco e la velocità attraverso cui il gesto viene eseguito. La sorveglianza delle attitudini posturali sembra peraltro rappresentare un mezzo particolarmente positivo per migliorare l'esecuzione del gesto consentendo, a parità di forza impressa, un lancio della pallina più efficace. La muscolatura al momento dell'impatto tra pallina e tamburello lavora in modo concentrico, ragion per cui è determinante che la preparazione tenga conto del giusto rapporto tra ipertrofia ed elasticità. Tale situazione, se non curata, può provocare una riduzione nell'estensione totale del braccio, oltre che l'insorgenza di problemi muscolo tendinei locali dovuti ai microtraumi derivanti dall'impatto stesso. Da qui si intuisce come sia necessario lavorare su interi gruppi muscolari attraverso esercizi alternati di rafforzamento e allungamento alternato, atteggiamenti che debbono condurre all'equilibrio corporeo. Uno degli obiettivi più importanti rappresenta infatti la prevenzione delle tendinopatie sia acute sia croniche. Le più frequenti sono l'epicondilite (gomito del tennista) e la tendinite della cuffia dei rotatori. Comunque l'allenamento, oltre a migliorare le basi fisiologiche e a determinare uno sviluppo di potenza sempre maggiore, che possa poi ripercuotersi sul "batti e ribatti" della pallina, esige un'attenzione
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anche sulla coordinazione motoria e sull'abilità manuale. Il giocatore migliora tali parametri attraverso allenamenti specifici dell'equilibrio monopodalico e della corsa in senso laterale e posteriore, condizioni che si ripresentano al momento dell'esecuzione del gesto che può quindi essere eseguito in maniera sempre più coordinata, rapida e precisa. Per ottenere ciò è senz'altro utile anche il lavoro sulla concentrazione e sulla correzione degli aspetti tecnici. Il tamburello è tuttavia sport di squadra nel quale accanto agli elementi tattici si inseriscono spirito di squadra, capacità di adattamento e collaborazione tra i giocatori stessi. Tali condizioni mescolano le peculiarità degli sport individuali e di quelli di squadra.
SPORT ONLINE
WWW. ARTIMARZIALI . IT
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Punto di riferimento per praticanti e per chiunque voglia avvicinarsi a questo mondo. Dal Karate al Jujitsu il sito offre approfondimenti, news, tornei e stage di tutte le discipline di arti marziali. Inoltre sono presenti sezioni dedicate alle pubblicazioni, alle arti marziali nel mondo e ad annunci di corsi e manifestazioni.
Un sito di assistenza fiscale riservato alle associazioni sportive dilettantistiche, proloco, ai Coni provinciali e alle associazioni no-profit. Un sito davvero utile per chi gestisce anche piccole squadre o società sportive. Il sito offre consigli legali e la modulistica necessaria a chi vive lo sport dietro una scrivania. .
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Tutti, ma proprio tutti i risultati e le classifiche dei campionati di calcio ad ogni latitudine, da quelli europei a quelli oltreoceano, dall'Albania al Cile alla Sud Corea. Per veri maniaci del calcio risultati ed aggiornamenti in tempo reale. Un goal ad ogni clic. Ed inoltre il sito ufficiale del beach soccer in home page, quotidiani on line, fantacalcio e calcio a 5. WWW. BASKETINCARROZZINA . IT
WWW. FEDERTAMBURELLO . IT
Il primo quotidiano telematico dedicato al basket ed al minibasket in carrozzina in Italia dove si possono trovare tutte le notizie su competizioni regionali, nazionali ed internazionali. In più varie notizie sulla Nazionale, sull'associazione, sui tornei e gli stages in programma ogni mese. Tante notizie in primo piano ed anche un forum per chattare insieme.
Stadium ha giocato questo mese a tamburello. Per saperne di più cliccate sul sito di questo singolare sport, semplice e divertente. Il portale offre news, regole, attività scolastica e giovanile, in più una sezione dedicata al Tambeach, la pallatamburello da spiaggia. Un'idea per quest'estate.
WWW. FEDERHOCKEY. IT
L'hockey su prato è uno degli sport dilettantistici più diffusi nel mondo, si gioca in più di trenta paesi ed è presente in tutti i continenti. In campo femminile si può senz'altro affermare che è lo sport di squadra dal più alto numero di praticanti. Ed ecco allora un il sito ufficiale della federazione per saperne di più.
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Dopo la Nota Dottrinale del Cardinale Ra tzinger e le incisive parole negli incontri con i rasponsabili della cosa pubblica del Cardinal Tettamanzi
Cattolici
in politica:
una questione di coscienza D I
R I T A
S A L E R N O
Il card.Tettamanzi nella diocesi di Milano
ontro i tentativi di frantumazione dell'intangibilità della vita umana, contro il relativismo culturale e il conseguente pluralismo etico i cattolici impegnati nella vita politica hanno il preciso dovere di intervenire. Per pronunciare un no secco e senza appello nei confronti di "ogni legge che risulti un attentato alla vita umana". Tradotto in pratica, significa che non è possibile "partecipare a campagne di opinione in favore di simili leggi né ad alcuno è consentito dare ad esse appoggio con il proprio voto". "La libertà politica non è né può essere fondata sull'idea relativista che tutte le concezioni sul bene dell'uomo hanno la stessa verità e lo stesso valore" - si legge nel documento vaticano sull'impegno dei cattolici in politica - "ma sul fatto che le attività politiche mirano volta per volta alla realizzazione estremamente concreta del vero bene umano e sociale in un contesto storico, geografico, economico, tecnologico e culturale ben determinato". L'embrione umano, la famiglia, l'eutanasia, l'educazione, la tutela sociale dei minori, la libertà religiosa: su queste esigenze etiche irrinunciabili non sono ammesse deroghe, eccezioni e tantomeno compromessi. Perché si tratta di princìpi etici non negoziabili, al pari dell'impegno in favore della pace e della lotta contro le moderne forme di schiavitù su cui i cattolici sono chiamati ad assumersi le loro responsabilità. Lungi dall'essere valori confessionali, queste esigenze fondamentali sono dotate di valore assoluto perché sono al servizio della dignità della persona, oltre che del vero progresso umano. Per i fedeli laici si tratta di un dovere morale di coerenza. Anche se non si vuole imbrigliare in un rigido schema i contenuti socio-politici. Ma, al tempo stesso, la Chiesa insegna che "non esiste autentica libertà senza la verità". In una società dove la verità non viene prospettata e non si cerca di raggiungerla, è ridotta anche ogni forma di esercizio autentico di libertà, aprendo la strada ad un libertinismo e individualismo, pericolosi per la tutela del bene della persona e della società intera. Le considerazioni tratte dalla Nota dottrinale emanata dalla Congregazione per la Dottrina della fede nel novembre scorso puntano diritto alla coscienza dei fedeli, specialmente di quelli che si dedicano con impegno nella vita politica. Parole che non si prestano a fraintendimenti, specie quando in ballo c'è la promozione integrale della persona e del bene comune. Come tradurre in pratica queste riflessioni? È, in un certo senso, questo l'obiettivo degli interventi che nel febbraio scorso l'arcivescovo di
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Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi ha tenuto in diversi incontri con gli amministratori di alcuni comuni lombardi. Servire la cosa pubblica significa amministrare con verità, giustizia, solidarietà e libertà. Non cedere alla tentazione del soggettivismo. E promuovere il rispetto e l'amore per le istituzioni. Per favorire una nuova alleanza tra cittadini e le istituzioni. Per favorire un clima di amicizia e di confronto tra i due poli. Ma non basta. Perché, per essere buoni amministratori, è necessario possedere alcune solide virtù come l'onestà, la lealtà, la competenza, la saggezza, l'equilibrio, la correttezza, la giustizia, il rispetto della legge, il disinteresse personale ed economico. Una sensibilità per il bene comune che si deve concretizzare a partire dalle piccole cose. Amando la città giorno dopo giorno, mettendo a frutto le proprie competenze e le proprie esperienze nella quotidianità. Solo così sarà possibile, avverte il porporato, vivere il proprio impegno amministrativo come "dono gratuito" alla città. Un servizio pensato per i più deboli e per i più poveri. Per questo, l'alto prelato mette in guardia contro i rischi di cedere ad un soggettivismo esasperato e di un ripiegamento su se stessa della coscienza del singolo. Suggerendo alcune semplici proposte, come vivere l'azione politica nel senso di "fare squadra", ripensare a fondo il rapporto con la parte politica diversa dalla propria e rileggere ad una nobile virtù come l'onestà intellettuale, e combattere la tentazione in base alla quale tutto si risolve nell'essere o nell'avere un buon leader. "Chi è a capo non può autoproclamarsi tale o considerarsi unto dal Signore" - sottolinea l'arcivescovo - "chi è a capo ha la responsabilità e il dovere di condividere le scelte, di vagliarle, di discuterle, di usare e rispettare il metodo democratico". Non solo. Occorre tenere bene a mente la solitudine della rappresentanza e al tempo stesso mantenersi nell'ambito di questa rappresentanza. Dialogare con tutti, confrontarsi, progettare e operare con gli altri e per gli altri. Non si può, ricorda il titolare della cattedra di S. Ambrogio, invocare la libertà di coscienza per non affrontare la fatica della ricerca comune di soluzioni. In questo caso, non si possono tirare in ballo alibi inesistenti per poter agire da soli e per fare ciò che si vuole imponendo le proprie convinzioni, tantomeno una sorta di lasciapassare per sfuggire alla ricerca di un consenso vero e profondo con l'altro. Un richiamo, troppo spesso disatteso, su cui vale la pena di riflettere.
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VITACSI
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D A N I L O
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Nemesio Marchesini ci introduce all'interno del comitato fiorentino…
... e ora Firenze sogna! Il comitato CSI di Firenze ha una grande tradizione, in quanto radicato nel territorio e capace di svolgere una notevole mole di attività in vari settori, finché una profonda crisi interna dovuta a litigi e incomprensioni fra dirigenti ne ha portato allo scioglimento e alla nomina di Nemesio Marchesini come commissario straordinario nel mese di giugno 1997. In quel momento il CSI di Firenze contava appena 13 società affiliate e 785 tesserati e praticamente aveva cessato qualsiasi attività sportiva e associativa. Una ripresa difficile ma costante ha portato a fine 2002, 61 società affiliate e circa 2.300 tesserati. Oggi l'attività sportiva e formativa è in continua espansione e i rapporti con le istituzioni, il mondo ecclesiale, la scuola e l'associazionismo sportivo hanno ripreso vigore.
to ho cercato di costituire un piccolo gruppo di persone motivate, dotare la sede di un minimo di attrezzature e soprattutto riallacciare i rapporti con le Istituzioni civili e religiose e l'associazionismo. C'era poi il grosso problema della sede del comitato che era situata nel centro storico di Firenze, in Via dei Pucci, e quindi difficilmente raggiungibile per quanti avevano necessità di rapporti pressoché quotidiani con le strutture CSI. Problema risolto con la nuova sede presso i locali della Parrocchia di Soffiano, sempre in città, più facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e privati, anche se meno "prestigiosa" della precedente. Tutto ciò ha creato il presupposto per il rilancio del Comitato di Firenze, per promuovere attività sportiva e formativa e per riallacciare i rapporti con enti locali, CONI, EpS e Diocesi.
Può elencare i progetti su cui Cosa ha trovato in eredità e Nemesio Marchesini avete investito maggiormente, com'è oggi lo stato di saluin termini di risorse economiche te del CSI fiorentino? Come e di lavoro? e cosa è cambiato il CSI locale in questi Inizialmente abbiamo puntato su attianni? vità che ci potevano assicurare Sono Presidente provinciale dal giu- entrate economiche certe, per potergno '98 ad oggi. Quando sono arri- ci autofinanziare e sostenere le attivivato al CSI di Firenze la situazione tà meno redditizie. era drammatica a causa dei continui Abbiamo organizzato campionati e screzi che avevano portato una tornei di calcio a 11, di calcio a 7 e paralisi riguardo all'attività, al funzio- successivamente di calcio a 5 e svinamento del Comitato e ai rapporti luppato l'attività in piscina ed in palecon il mondo esterno. stra. Questa attività ci ha quindi perCosì nell'anno del commissariamen- messo di investire diverse risorse
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nella formazione dei dirigenti, degli arbitri e giudici e di organizzare feste fra diverse parrocchie della diocesi di Giocasport, Fantathlon e di Madball. Intensa è diventata anche la collaborazione con il Comune, la Provincia e la Regione per organizzare la manifestazione "sport per tutti", la corsa podistica in occasione della festa annuale della regione, il trofeo di calcio a 11 "Nannotti" e altre manifestazioni. Qual è attualmente il polso dell'attività sportiva CSI nella provincia? Attualmente il Comitato sta puntando a consolidare e incrementare l'attività di calcio a 5 open, che a Firenze offre notevoli opportunità, anche se la "concorrenza" di altre associazioni è notevole. Anche la collaborazione che stiamo sviluppando con le parrocchie ci dà buone prospettive in termini di incremento di attività nelle parrocchie e fra le parrocchie, nonostante che spesso manchino le strutture e la mentalità per svolgere "attività di oratorio". Le maggiori difficoltà le riscontriamo invece nel calcio a 11 per la carenza di impianti ma soprattutto per il fatto che le società hanno problemi a reperire le risorse finanziarie per sostenere l'attività. Molto scarsa è invece l'attività giovanile, se si esclude il nuoto e l'attività nelle parrocchie, a causa dei vincoli, soprattutto nel calcio, che impongono le federazioni nei confronti delle società che fanno sport con loro.
Su quali risorse umane conta il Comitato per il suo funzionamento. Ci si affida solo al volontariato o anche a delle prestazioni professionali? Sostanzialmente facciamo affidamento sul volontariato limitando il pagamento di compensi per ruoli specialistici e in via sporadica.
momento, siamo ancora nella fase embrionale.
Reclutare volontari è più difficile? Il reclutamento del volontariato è sempre più difficile in quanto spesso i giovani, in cerca di lavoro o che svolgono lavoro "precario", hanno necessità di guadagnare o di arrotondare lo stipendio. Anche i meno giovani sono sempre meno motivati a svolgere attività di "puro" volontariato per la mentalità che sta cambiando o per pura necessità. Siamo comunque convinti che un comitato per sviluppare e supportare la propria attività abbia bisogno di operatori che svolgano la propria opera con disponibilità, continuità e professionalità, caratteristiche che non sempre si trovano nei volontari in senso stretto.
Come affrontate il problema dell'impiantistica necessaria all'attività? A Firenze e provincia molti impianti di nostro interesse sono di proprietà privata o di Comuni che a loro volta hanno dato in gestione a terzi; al momento facciamo fatica a "rientrare nel circuito", dopo esser stati esclusi per le note difficoltà. Tuttavia, per l'attività che svolgiamo, gli impianti non mancano anche se, con apposite convenzioni, potremmo avere spazi più a buon mercato.
Ed in bilancio il Comitato quali principali voci ha? Il bilancio del nostro comitato a grandi linee è così ripartito: Attività sportiva 45%, formazione 10%, comunicazione 10%, gestione della struttura 32%, altre 3%. Come sono i rapporti con gli Enti Locali, con il CONI, con la Scuola e con le altre associazioni sportive locali? I rapporti verso l'esterno sono stati recuperati a costo di notevoli sacrifi-
Avete convenzioni specifiche? Abbiamo degli accordi con il Comune di Firenze per l'utilizzo degli spazi in alcune piscine ma non specifiche convenzioni.
ci e sono diventati buoni con gli Enti Locali come Comune, Provincia e Regione, mentre con il CONI si è instaurato un rapporto di reciproco rispetto anche se, è parere condiviso, sta svolgendo più un lavoro di rappresentanza per le federazioni nei confronti delle istituzioni che non un ruolo attivo di coordinamento e di proposta di politica sportiva. A Firenze esiste il "Coordinamento degli enti di promozione sportiva" che si riunisce periodicamente ma fa fatica a fare sintesi e ad elaborare proposte comuni da portare all'esterno. Per quanto riguarda il mondo della Scuola ci sono i presupposti per una fattiva collaborazione ma, al
Infine quali obiettivi ha il Comitato per il prossimo biennio? Manca circa un anno alla fine del mandato di questo Consiglio provinciale, pertanto stiamo già pensando al prossimo quadriennio in termini di persone, programmi e strategie. Certamente le opportunità in un'area vasta come quella fiorentina non mancano anche se non sarà facile conquistare nuovi spazi e sfruttare le opportunità che offre ad esempio il mondo della scuola e riuscire a convincere molte parrocchie della validità della nostra proposto culturale e sportiva. La voglia e l'entusiasmo non mancano, sta a noi individuare i mezzi e gli strumenti.
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Abitare la parrocchia Da Reggio Calabria un progetto significa tivo sugli ora tori parrocchiali Sinergia tra Comune e CSI per promuovere la cultura degli ora tori. Da Reggio Calabria nasce un progetto che si inquadra nella campagna che sta promuovendo il CSI in collaborazione con gli organismi della CEI e che mira a promuovere i Circoli culturali Giuseppe Scopelliti, sindaco di Reggio Calabria spor tivi in parrocchia. La novità di Reggio sta nel fatto che partner di questo progetto è lo stesso Comune. L'attuale sindaco è il giovane Giuseppe Scopelliti, che, nonostante la sua giovane età, annovera un curriculum politico di tutto rispetto, infatti ha già ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio Regionale della Calabria e quello di assessore al lavoro nella stessa regione. Canditato nelle ultime amministrative a sindaco, è stato eletto per la Casa delle Libertà. Abbiamo rivolto al Sindaco di Reggio alcune domande. Signor Sindaco, come mai nel suo programma elettorale ha voluto inserire tra i punti qualificanti il rilancio degli oratori parrocchiali? «Sono fermamente convinto che le parrocchie nel tessuto sociale della città rivestono una importanza fondamentale non solo per il ruolo che hanno svolto in passato, ma soprattutto per quello che ancora oggi possono svolgere. In un tessuto sociale così disgregato come è quello di Reggio, la presenza delle parrocchie è fondamentale. È nelle parrocchie che si trovano ancora i giovani e anche gli anziani, ed è in questi contesti che noi li possiamo incontrare. Puntare al rilancio delle 42
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attività oratoriali delle parrocchie, a mio avviso, è il modo migliore per fare prevenzione e formazione. Ecco perché l'Amministrazione che ho l'onore di presiedere ha puntato sul rilancio degli oratori parrocchiali». Concretamente come pensate di intervenire? «Abbiamo stanziato un considerevole finanziamento per contribuire a creare, o a ristrutturare dove necessario, le strutture parrocchiali da destinare a centri di incontro, di aggregazione sociale e ricreative, per venire incontro, con progetti mirati, ai bisogni di socializzazione dei giovani e anche dei meno giovani. Nella nostra città non sono sufficienti i centri di incontro e di scambio, dove gli individui possono rompere il muro della solitudine e dell'indifferenza o peggio dell'emarginazione. Le nostre parrocchie, oltre ai fini religiosi, possono svolgere anche questo compito sociale. Per tale motivo abbiamo scelto di non erogare contributi a pioggia, come si è fatto in passato, ma puntare a costruire strutture finalizzate alla realizzazione del nostro progetto. Nel giro di un paio d'anni sono sicuro che numerose parrocchie della città potranno avere nuovi locali da destinare allo scopo». Il CSI e l'Amministrazione comunale come intendono collaborare? «Di recente ho avuto modo di incontrarmi con il Presidente nazionale del CSI Edio Costantini, e insieme abbiamo avuto un profondo e significativo scambio di opinioni. Conosco da diversi anni il lavoro che il CSI svolge nella promozione sociale e sportiva della comunità cristiana. Il CSI è l'ente di promozione sportiva storicamente più vicino alle parrocchie, insieme possiamo
creare le condizioni di un proficuo lavoro. Io credo che tra le virtù di un amministratore vi debba essere anche quella di valorizzare tutto ciò che già esiste di buono in città e di potenziarlo. Ecco perché il Comune volendo offrire nuovi spazi di formazione e di aggregazione ai nostri ragazzi e giovani, parte dall'esistente e cerca di potenziarlo. Presto ci incontreremo per organizzare proprio a Reggio il lancio di un progetto che mira al recupero e alla prevenzione delle devianze giovanili tra le quali la dispersione scolastica. L'Amministrazione Comunale, insieme al CSI e agli organismi della CEI, lavorerà per avviare un progetto pilota su tali problematiche. Sono convinto che attivando tutte le energie in nostro possesso, con l'aiuto prezioso della comunità ecclesiale reggina, possiamo colmare uno storico ritardo e offrire ai nostri giovani validi modelli culturali e luoghi di incontro e di crescita morale e civile». Intanto il 27 maggio Reggio Calabria ospiterà il lancio ufficiale della campagna nazionale del CSI per la promozione di circoli parrocchiali e per la formazione degli operatori necessari. Al centro dell'evento sarà un incontro cui parteciperanno, oltre al sindaco di Reggio e al presidente CSI, il vescovo del capoluogo calabrese, S.E. Vittorio Luigi Modello, mons. Carlo Mazza, direttore dell'ufficio CEI per la pastorale di turismo e sport, mons. Vittorio Peri, consulente ecclesiastico nazionale CSI, il dott. Vittorio Sozzi, responsabile organizzativo del Servizio nazionale per il Progetto culturale della Chiesa italiana, e don Paolo Giulietti, direttore del Servizio nazionale CEI per la pastorale giovanile.
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Il sovrallenamento Molto spesso un calo della prestazione o la frequenza ad incorrere in infortuni di vario tipo sono l'espressione di una pa tologia poco conosciuta ma molto gra ve per uno sportivo, il sovrallenamento. È il risulta to di una inca pacità dell'organismo a gestire e smaltire nel modo più ottimale tutti i grandi stress di tipo fisico oltre che psicologico. Attenzione però, non colpisce solo gli a tleti professionisti. Marco Albarello, durante la 30 km di sci di fondo di Albertville '92, altra gara assolutamente stressante.
Simone Inzaghi con la maglia della Nazionale italiana immortalato nel momento di un infortunio nel 2000. I calciatori, durante alcune stagioni affrontano oltre al consueto campionato, coppa Italia e coppe europee, campionati del mondo o europei con la nazionale. Tutte queste attività possono comportare un abbassamento delle difese immunitarie con relativa facilità ad incorrere in infortuni.
Considerazioni generali Quando lo stress di carattere fisico, spesso associato a forti sollecitazioni di carattere psicologico, non viene gestito dall'atleta in forma equilibrata e razionale si verifica la sindrome da sovrallenamento, una malattia che colpisce atleti professionisti e non solo e che può durare settimane e in alcuni casi anche mesi. Molto frequentemente è il risultato di allenamenti strenui e competizioni che non sono seguiti dalla giusta quantità di recupero sotto forma di riposo, corretta alimentazione e tranquillità psicologica. Questo tipo di problematica non è molto conosciuta, nel senso che molto spesso non si intuisce in tempi immediati che un calo della prestazione o la facile predisposizione ai traumi sono fattori da far risalire a questa sindrome. In ogni caso il sovrallenamento, o over-training come lo chiamano gli americani, risulta essere estremamente limitante la prestazione soprattutto se individuata in ritardo. Gli effetti di questa perturbazione possono essere numerosi, e i disturbi che possono esplicarsi a seconda del soggetto possono essere di tipo psicologico, legati alla prestazione, alla sfera fisiologica, al sistema biochimico, neuro vegetativo e immunitario. Problemi di tipo psicologico In gran parte delle situazioni sono i più difficili da superare. Possono essere la conseguenza di pesanti insuccessi seguiti da pressioni della critica o dei tifosi, o ancora da problemi di carattere personale. È sicuramente triste affermarlo, ma in una realtà sportiva come questa il vero campione è quello che passa indenne da queste situazioni. La scarsa concentrazione si accompagna alla poca voglia di allenarsi, il tono dell'umore tende alla depressione ed una accentuata irritabilità colpisce l'atleta sovrallenato. Problemi legati alla prestazione Da un punto di vista fisiologico la reazione più
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interessante a questo tipo di stato viene ad evidenziarsi in un aumento della frequenza cardiaca (anche 8-10 battiti per minuto) a riposo legata anche a variazioni della pressione arteriosa. La perdita di peso così come la presenza di dolori muscolari sono altri tipi di sintomatologie che possono venire a presentarsi in un quadro come quello dell'overtraining. Sfera biochimica A livello professionistico il sovrallenamento può anche essere prevenuto tramite analisi specifiche di alcuni parametri ematici e ormonali. Innanzitutto, un livello elevato di cortisolo legato ad una minore concentrazione di testosterone rappresentano due elementi estremamente significativi dell'arrivo di questa forma patologica. Tra gli altri valori è giusto ricordare una minore concentrazione di calcio ed una aumentata concentrazione di urea. Sfera neurovegetativa L'atleta affetto da sovrallenamento mostra avere poco appetito accompagnato da un senso di pesantezza e/o nausea con una sensazione di fatica sistematica. L'insonnia è un altro aspetto molto frequente e sicuramente grave nell'ottica della ripresa dal problema. Il sistema immunitario Quando un atleta si infortuna con facilità, soprattutto al termine di una lunga ed impegnativa stagione, lo deve proprio ad una riduzione funzionale del quadro immunitario; allo stesso modo si verifica una riduzione del numero dei linfociti che predispone purtroppo ad infezioni di vario genere. Cause e provvedimenti da adottare Quando alcuni di questi fattori sono supportati da indagini strumentali e analisi ematiche ben specifiche bisogna subito correre ai ripari. In primo luogo è indispensabile alleggerire i volumi e le intensità dell'allenamento, nei casi più marcati adottare una immediata sospensione. Contemporaneamente è necessario riuscire a stabilire immediatamente la causa del problema che, oltre alle motivazioni già precedentemente accennate, può anche essere rappresentato da un’errata metodologia d'allenamento, da una cattiva alimentazione, dall'uso errato di sostanze mediche pericolose o da un regime di vita non conforme alle norme sportive. Allora, oltre alla sospensione o alla riduzione dell'allenamento, dovrà essere dedicata molta attenzione al recupero del riposo notturno, ad esempio con idroterapia e massaggi, al riequilibrio dell'organizzazione alimentare aumentando ad esempio la quantità dei 44
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Maurizio Damilano, 4° posto nella 20 km di marcia delle Olimpiadi di Barcellona 1992. Gare come queste, precedute da mesi e mesi di lunga preparazione possono essere la causa del sovrallenamento.
carboidrati per compensare la tendenza acida del metabolismo. Sempre nel campo nutrizionistico saranno assolutamente utili la frutta o comunque tutti gli alimenti o sostanze che contengono significativi quantitativi di antiossidanti.
PAROLE DI SPORT
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“È lui la voce dell’allenatore in campo”
«Capitano» 'è una legge non scritta del mare che non segue la moda dei tempi, non si adatta alle interpretazioni, non pretende l'unanime consenso. S'impone e basta. È la legge che obbliga un capitano a non abbandonare mai la nave, per nessuna ragione. Sa di poter contare sul suo equipaggio e a sua volta l'equipaggio sa di poter contare su di lui, sempre e comunque. Qualcosa di simile accade anche nello sport, tra il capitano di una squadra e i suoi compagni. È lui che incita, sprona, modera. È lui che "ragiona" nei momenti più difficili quando l'affanno ti annebbia la mente e i muscoli. È lui che infonde serenità ed equilibrio. Si è visto anche in quel lontano 18 giugno, al largo dell'Oceano Pacifico. Sul ponte di comando, mentre nei 90 minuti regolamentari succedeva di tutto (vero Moreno?), c'era lui a far sentire la voce di una squadra, di una nazione. E c'era lui anche al minuto 11 del secondo tempo supplementare, mentre lo scafo della nave italiana spariva tra le acque ostili. Quel capitano immobile al suo posto, proprio come impone la legge del mare, era capitan Maldini. Capitano di lungo corso: 74 avventure con le mostrine, primo assoluto nella storia Azzurra, più di Giacinto Facchetti (70), di Zoff (59), di Bergomi (33) e del suo mentore Franco Baresi (31). Un privilegio, un onore quel pezzetto di stoffa stretto al braccio sinistro. "Non credo esista altro in grado di farti sentire così importante e motivato" disse una volta Giacinto Magno, come l'indimenticabile penna di Giovanni Arpino aveva ribattezzato Giacinto Facchetti, il terzino sinistro della "grande" Inter. Ma anche una grossa responsabilità in quel pezzetto di stoffa. È il capitano l'unico a poter interloquire con l'arbitro. È lui la "voce" dell'allenatore in campo. È lui il mediatore e il paciere dello spogliatoio. E non basta essere un fuoriclasse per meritarsi i gradi. Una grande tecnica può aiutare, ma senza il carisma, la personalità e la "stoffa" del leader è difficile essere ascoltati in campo e fuori dal campo. "Un elemento in grado di offrire assoluta garanzia al collettivo sotto il profilo tecnico e tattico, un uomo che sappia moderare gli eccessi quando occorre e che sia capace di eccitare gli animi quando è necessario" così lo voleva il CT campione del mondo Enzo Bearzot. Tratti scolpiti nel volto e nel carattere di un altro friulano come lui, Dino Zoff. E poco importa se era un portiere. A testimonianza che si può anche essere lontani dal vivo dell'azione, estranei al furore agonistico, ma al tempo stesso si può "sentire" il battito della squadra, prevedere le reazioni dei compagni, frenarne gli eccessi e trasmettere coraggio.
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Questo deve saper fare un leader. Questo hanno fatto i grandi del passato: Valentino Mazzola, Armando Picchi, Gigi Riva, Gaetano Scirea, Beppe Bergomi, Franco Baresi. Tutte "facce da capitano", con la loro inconfondibile miscela di sguardi eloquenti e di silenzi loquaci a formare quella sorta di "fisiognomica del rispetto" capace da sola di generare stima e fiducia. Fin qui l'elogio del capitano per così dire "buonista", cioè del giocatore-chioccia che dà il buon esempio negli allenamenti e in partita, sempre calmo ed equilibrato, dall'alto del suo profilo morale ed umano. Poi un bel giorno arrivò in Italia uno "scugnizzo" argentino. Stabilì la sua "reggia" a Napoli, ne divenne il monarca assoluto e ben presto anche dissoluto. Raggiungeva i ritiri con la propria Ferrari, faceva impazzire allenatore e presidente, si presentava in albergo all'alba della domenica, a poche ore dall'inizio della partita, ma poi era capace di vincere le partite da solo. Per questo era amatissimo dai compagni. E per questo nessun allenatore avrebbe avuto il coraggio di negargli la fascia sul braccio sinistro. E allora: capitano "honoris causa" allo scugnizzo Diego Armando Maradona, con tanto di bacio accademico. La poesia del calcio (per fortuna) oltre ai poeti "istituzionali" ci regala talvolta anche i "poeti maledetti". Scirea come Pascoli, Maradona come Baudelaire, ovvero il "fanciullino" da una parte, i "fiori del male" dall'altra. In mezzo Beckham come D'Annunzio, ovvero il capitano-esteta, il capitano-immagine. Due anni dopo quello sciagurato fallo sull'argentino Simeone che gli costò il cartellino rosso e l'ira di un'intera nazione che mai gli perdonò l'eliminazione dal Mondiale, David Beckam il 15 novembre del 2000 nell'amichevole di Torino contro l'Italia è sceso in campo a guidare i leoni inglesi con la sua prima fascia da capitano. Un premio al suo ravvedimento (che peraltro ci fu), ma forse anche una concessione al costume del tempo, alla moda di una società sempre più dominata dal culto dell'immagine, dell'apparire. E Beckham, complice la moglie (l'ex Spice Girl e fotomodella Victoria Adams), di questa filosofia ne incarna sicuramente gli aspetti più vistosi. Di ben altro segno invece la storia di Neil Lennon, capitano cattolico della nazionale dell'Irlanda del Nord, un paese sconvolto da 25 anni di guerra civile. Lui per 39 volte ha portato quella fascia al braccio, con coraggio, con fierezza, con grande senso di responsabilità, talvolta anche con paura. Fino a quando lo scorso agosto una minaccia di morte più alta del solito da parte di estremisti protestanti l'hanno costretto, con suo grande rammarico, ad abbandonare in un colpo solo fascia e maglia verde della sua amata Nazionale. Non importa Lennon! Ti ammiriamo lo stesso. Finchè hai potuto hai insegnato ai giovani aspiranti leader un'altra qualità importantissima, il coraggio. Anche tu meriti un posto nella "letteratura" dei capitani: Lennon come Kipling, ovvero capitano-coraggioso. 45
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A difesa del servizio civile "Il ser vizio civile svolto al comita to CSI di Perugia mi ha fa tto ca pire che ne esiste ancora di gente che volontariamente, per puro diletto, organizza lo sport per tutti, sopra ttutto per i più giovani. Questo, in un mondo dove l'egoismo la fa spesso da padrone, è da vvero un bel messa ggio". Parola di Andrea Bari, 22enne "libero" della Pet Company Perugia formazione di pallavolo di A1 nonché nella squadra degli obiettori del CSI del capoluogo umbro. La sua carriera sportiva è iniziata nella polisportiva parrocchiale di Senigallia legata all'A.N.S.P.I. (Associazione Nazionale San Paolo Italia), importante associazione, come il CSI, di promozione sportiva e sociale. E si vede, così come distintamente si apprezza che è cresciuto sia sotto il profilo umano sia tecnico nel modo giusto, senza forzature. Così in pochi anni, dopo essere stato protagonista nella nazionale juniores, è arrivato ai massimi livelli del volley nazionale. Una scuola di vita importante quella della parrocchia, ma va anche detto che Andrea ha avuto la fortuna di incontrare istruttori eccellenti. Come Paolini a Falconara, uno tra i più grandi maestri del volley nazionale. Poi ha iniziato a girare l'Italia e quest'anno è nella Pet in A1 insieme a campioni del calibro di Rafael Pascual, Juan Carlos Cuminetti, Martin Lebl, Guido Gortzen, Giacomo Giretto. Ma oltre a loro a Perugia ha trovato il CSI sulla sua strada. Deve correre un bel po' tra allenamenti e partite, di tempo libero ne resta davvero poco, ma si permette il "lusso" di operare nel sociale facendo il volontario al CSI. Quando con un contratto da professionista avrebbe potuto chiedere l'esonero dal servizio civile. "A dire il vero - ammette Andrea - avevo già scelto di fare il servizio civile tre mesi prima di venire a Perugia presso la Croce Verde di Ostra in provincia di Ancona. Ho prefe46
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rito così continuare nell'impegno e visto l'ambiente carico di entusiasmo che ho trovato qui nel comitato perugino, credo di aver fatto davvero bene". E di impegno nel servizio civile ne ha mostrato molto. "Ho cercato più possibile di essere presente in Via Piccolpasso; ed avendo ogni week-end un impegno con la squadra, ho incrementato le presenze nei feriali, e devo dire che almeno tre volte nel corso della settimana son riuscito a dare una mano. Le mie mansioni? Beh , qualcosa in segreteria e al tesseramento, accanto a Paolo Scarponi, e poi logicamente il minivolley e le miniolimpiadi con la commissione giovani" Tra qualche giorno Andrea conosciuto come "Carta moschicida" perché in ricezione le prende quasi tutte, ma da noi soprannominato "El Grinta", lascerà il nostro comitato. "Non preoccupatevi che se resto a Perugia verrò a trovarvi spesso - ammette - ma anche se dovessi andar via ci vedremo comunque, perché non potrò scordare i tanti volontari, molti dei quali amici, del comitato". Ma prima di "fare le valigie" ci ha confidato qualcosa del suo futuro. "Quando smetterò di giocare voglio allenare i giovani non tanto per trasmettere loro la tecnica, che pure è importante, ma per far loro capire di dare sempre il massimo". Senza però esasperazioni. "Certo, dev'essere chiaro che nulla può essere imposto altrimenti sarebbe un fallimento. Bisogna imparare, acquisire i fondamentali in un ambiente sereno altrimenti anche le migliori motivazioni personali finiscono con il soccombere alle pressioni di chi ti vorrebbe vedere all'improvviso quel grande campione che magari non esiste neanche nella realtà. Questo, se avrò la fortuna di allenare, insegnerò ai giovani che si avvicinano alla pallavolo. E, per quella che è la mia esperienza, sono certo di non sbagliare". A proposito di allenatori quando Andrea ha saputo che Alessandro Chiappini, il secondo di Barbolini sulla panchina della Despar Sirio Perugia, formazione femminile perugina che milita nel massimo campionato nazionale, è cresciuto nel CSI di Perugia ha sorriso e "Vista la serietà e la bravura di Alessandro - ha commentato aumenta in me il senso di stima verso il CSI". Proprio così, ma da "grande" quel bravo ragazzo di Andrea Bari vuole allenare i giovani e chissà che ad accrescere le sue motivazioni in tal senso non ci sia lo zampino dei tanti operatori (anche allenatori) entusiasti visti all'opera al CSI di Perugia.
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MENO CAFFÈ, PIÙ CONCENTRAZIONE Secondo uno studio condotto presso l'Università Hofstra Hempsted di New York, le persone che assumono un numero maggiore di tre-quattro tazzine di caffè al giorno, accusano sintomi di scarsa forma fisica legata ad una non ottimale capacità di concentrazione. La ricerca, in particolare, ha preso in esame un certo numero di donne: coloro che assumevano non più di tre tazzine di caffè al giorno hanno mostrato un livello di lucidità maggiore rispetto alle donne che ne bevevano più di quattro.
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EVVIVA IL PESCE AZZURRO Sembra che non si tratti di una questione di tendenza o di moda portata avanti da non si sa quale potere economico occulto. Il fatto che il pesce azzurro contenga sostanze veramente salutari è una realtà nutrizionistica ormai indiscutibile soprattutto per il grande contenuto di acidi grassi presenti. Questi acidi, chiamati omega 3, possiedono funzioni a dir poco fondamentali non solo nel campo della prevenzione di infarti e ictus ma nella buona salute in generale. Tra le altre cose il pesce azzurro contiene buoni quantitativi di proteine nobili e non per ultimo bisogna anche tener presente il prezzo estremamente vantaggioso.
CHE ATLETI I PILOTI Potrà sembrare strano ma i grandi piloti dell'automobilismo di F1 e di motociclismo, oltre a possedere doti tecniche naturali di grande livello, sono contemporaneamente degli ottimi atleti. Si allenano duramente da un punto di vista aerobico per sopportare lo sforzo prolungato e per abituare il sistema cardio-respiratorio a frequenze che soltanto qualche istante prima della partenza raggiungono livelli massimali. Sollevano pesi per migliorare la loro forza resistente, si esercitano per incrementare la loro mobilità articolare e potenziano incredibilmente i muscoli addominali e lombari. Ma la loro capacità fisica più eclatante è la coordinazione legata a brevissimi tempi di reazione, qualità difficilmente riscontrabile in altri campioni di altri sport.
JORDAN, UN SOGNO DI 15 ANNI C'era grande speranza quando agli inizi e alla fine degli anni novanta aveva annunciato il proprio ritiro dalle competizioni. La speranza era quella di poterlo vedere ritornare a far sognare tutti: in ogni angolo sperduto del mondo, intenditori e non, amanti e indifferenti del basket, fino anche ai più acerrimi tifosi delle squadre avversarie. Questa volta no, al termine della stagione in corso il ritiro sarà davvero definitivo. A quasi 40 anni Michael Jordan ha mostrato di possedere ancora grandi doti di forza e velocità, di destrezza ed esplosività, tecnica sopraffina e coordinazione, resistenza e precisione, ma soprattutto grande concentrazione e capacità di non sbagliare mai nei momenti più decisivi. Tra i suoi record il più impressionante: è il detentore della media punti più alta a partita di tutti i tempi (31,2), primato detenuto finora dall'altro mito NBA Wilt Chamberlain. Tutti quelli che l'hanno visto giocare dal vivo dichiarano di aver vissuto un sogno, un sogno di 15 anni. Già una grande malinconia pervade il cuore dei patiti del movimento.
POVERO ACIDO LATTICO Le responsabilità dei dolori muscolari nei giorni successivi a competizioni particolarmente impegnative, alla ripresa degli allenamenti dopo lunghi periodi di inattività o in seguito a nuovi stimoli, non sono da attribuire al tanto famigerato acido lattico. Si tratta infatti di un luogo comune assolutamente errato. In realtà, questi dolori sono da riferire a microlesioni fisiologiche del tessuto muscolare che si ristabiliscono nel giro di circa 36-72 ore. L'acido lattico è una sostanza prodotta dall'organismo durante sforzo strenuo in assenza di un sufficiente supporto d'ossigeno; la cosa incredibile è che una volta in circolo, spesso viene addirittura utilizzato come carburante energetico. In ogni caso, è impossibile trovarne traccia nei giorni successivi. 47
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Il mondo avrà una grande anima TELE2 insieme al CSI nel progetto "Sport for Africa" Giustizia, pace e fratellanza tra tutti i popoli del mondo sono i difficili ma possibili traguardi a cui anche l'ambito sportivo può dare un contributo concreto. Il CSI, in collaborazione con l'Ufficio per la Pastorale del Tempo Libero e Sport della CEI, forte della propria esperienza ed in linea con i valori autentici insiti nello sport, ha avviato da oltre 5 anni dei progetti in Africa per la formazione degli educatori e animatori sportivi e la realizzazione di società sportive. Questa la sfida lanciata nella convinzione che non sia giusto imporre ai paesi in via di sviluppo il modello occidentale dello sport spettacolo. Ai Paesi più poveri, l'occidente ruba bambini e giovani, attraendoli con il miraggio di diventare campioni, ed impone un modello sportivo distorto, che invece di proporsi come motore di aggregazione e di educazione tra i giovani, insegue la ricerca, la selezione e l'addestramento del campione. Quest'anno il paese destinatario dell'intervento è il Camerun ed il progetto consiste nel realizzare piccoli impianti sportivi nei villaggi per favorire la promozione dell'attività sportiva. Solidarietà, quindi, e comunione di intenti tra chi vuole realizzare una vera "civiltà dell'amore", come ci ha invitato a fare il Papa. Un aiuto particolare all'iniziativa verrà da Tele2 che si è impegnata a devolvere un contributo all'iniziativa "Sport for Africa" del CSI per ogni contratto telefonico attivato in convenzione. NON ASPETTARE QUINDI, DIVENTA SUBITO UN CLIENTE TELE2 E ATTIVA LA PRESELEZIONE AUTOMATICA, POTRAI RISPARMIARE SULLA TUA BOLLETTA TELEFONICA E CONTRIBUIRE AL PROGETTO DI SOLIDARIETÀ! Compila il modulo che trovi nella pagina a fianco e spediscilo subito a: TELE2 Italia, Casella Postale 27, 67010 Coppito (AQ). L'attivazione è gratuita! Per ogni informazione puoi chiamare il numero verde:
800 92 1070
I CORSI NAZIONALI 2003 DEL CENTRO SPORTIVO ITALIANO: UN'ATTENZIONE PARTICOLARE AGLI ANIMATORI CULTURALI IN PARROCCHIA
Formazione in
corso!
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Con i week end del 25-27 aprile e del 2-4 maggio, si è aperta a Cesenatico la stagione 2003 dei corsi nazionali di formazione promossi dal Centro Sportivo Italiano. È molto variegata l'offerta formativa di quest'anno che oltre ai corsi per operatori della comunicazione sportiva, per giudici di ginnastica artistica, amministratori della giustizia sportiva, orientatori dei ragazzi, per operatori sportivi della terza età, propone anche quelli per dirigenti arbitrali, per allenatori di pallacanestro. E ancora corsi di specializzazione per allenatori di pallavolo e di calcio giovanile, per formatori di arbitri, allenatori, animatori, di specializzazione in attività musico-motoria per animatori di bambini e per animatori culturali in parrocchia. E proprio su questi due ultimi corsi, e in particolare su quello per animatori culturali in parrocchia, ci soffermiamo, vista la centralità ed il ruolo chiave che le due iniziative assumono all'interno delle scelte dell'Associazione. Il CSI è riconosciuto associazione di promozione sociale ed è inserito nell'elenco definitivo del Ministero dell'Istruzione tra quelli accreditati per svolgere formazione per il personale della scuola. Da questo deriva che tutti i corsi nazionali e locali proposti sono aperti anche agli insegnanti che ne fossero interessati. In particolare la specializzazione in attività musico-motoria per animatori di bambini ha suscitato un vivo interesse tra gli insegnanti delle scuole materne ed elementari perché fornisce elementi utili ad educare attraverso il suono e le più moderne tecniche musicoterapeutiche. Il corso per animatori culturali in parrocchia costituisce senza dubbio l'impegno più alto verso il quale il Centro Sportivo Italiano è chiamato ad operare. Il corso vuole formare operatori fortemente motivati, in grado di gestire gli spazi educativi della parrocchia e si rivolge a chi è intenzionato a svolgere un sevizio di animazione dei bambini, dei ragazzi, dei giovani, a chi
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opera in oratorio e a chi si interessa di pastorale giovanile. Tutti i partecipanti, riceveranno in agosto il nuovo kit "A scuola di valori in parrocchia con il CSI" studiato appositamente per loro. La valigetta dell'animatore costituisce un sussidio unico nel suo genere, mai realizzato prima e completo sotto tutti i punti di vista e comprende materiali per il parroco (un pieghevole di presentazione del progetto culturale sportivo del CSI e del progetto dei circoli culturali sportivi in parrocchia), materiali per la parrocchia (poster, locandine, volantini da distribuire alle famiglie) e per gli animatori culturali della parrocchia (un pieghevole introduttivo; delle schede informativo-metodologiche sulle caratteristiche, i bisogni, le problematiche, le modalità di rapporto più funzionali in relazione alle diverse fasce di età; schede informative che trattano del circolo culturale sportivo in parrocchia, dello Statuto e il regolamento CSI, di elementi di pastorale dello sport, del Concilio Vaticano II ecc.). Inoltre ogni operatore avrà a disposizione un quaderno-registro, un opuscolo maneggevole con schede operative per le attività dei laboratori grafico-pittorici, musicali, sportivi, teatrali, multimediali, ecc. L'iter formativo per tutti i corsi nazionali mette in atto ciò che è previsto nelle linee del nuovo sistema formativo CSI ed è articolato sulla formula week-end (aprile o maggio a Cesenatico) - settimana (dal 16 al 23 agosto a Bagni di Nocera Umbra) - weekend (dal 21 al 23 o dal 28 al 30 novembre). Nell'ultimo incontro i corsisti che avranno frequentato tutti i momenti avranno accumulato i crediti necessari per sostenere gli esami finali e ottenere la qualifica. Dopo il pienone avuto nei due fine settimana di primavera ci sono ancora posti disponibili per chi fosse interessato alle altre date. Per ulteriori informazioni: tel. 06 68404560/63; formazione@csi-net.it, www.csi-net.it.
CONTROCORRENTE
Il cuore nero dello sport spettacolo oppia domenica bestiale per lo sport dei motori. Il 6 aprile il Gran Premio di formula 1 del Brasile ha preso il via nonostante una pioggia torrenziale. Risultato: incidenti a catena, da brivido; "un tunnel dell'orrore" ha scritto qualcuno. Nello stesso giorno a Suzuka, in Giappone, un circuito con misure di sicurezza insufficienti, il pilota di moto finlandese Kato perdeva la vita schiantandosi a 200kmh contro un muro, senza che si avesse almeno il pudore di annullare la corsa. Impossibile non collegare i due fatti, per una riflessione su questo sport spettacolo, per il suo cuore nero pronto a svendere anche la vita umana, se fa cassetta. Tra gli interventi più lucidi, quello di Sergio Rizzo sulla prima pagina de "Il corriere dello sport", che citiamo integralmente. "Non c'è paragone fra il dramma di Kato e la beffa a Fisichella. Una vita umana vale sempre più di qualsiasi successo e di qualsiasi storia sportiva. Ma un comune denominatore c'è: la commercializzazione selvaggia dello sport che considera i piloti come semplice merce. In cambio di ingaggi altissimi si annienta la dignità umana. I piloti non sono più carne, sangue, cuore e testa: non sono più soggetti, ma oggetti. Hanno venduto corpo e anima, in nome della spettacolarizzazione, del brivido da regalare agli spettatori. A questi livelli, lo sport somiglia sempre più a certi spettacoli dell'antichità, ma la storia non è passata invano, e il progresso, la civiltà, la dignità della vita hanno preso il sopravvento. Non c'è attività in cui non si lavori per ridurre al minimo il rischio. L'evoluzione c'è stata anche nello sport: basta guardare com'erano i primi incontri di pugilato, e come sono quelli di oggi. E basta ricordare come in passato fosse più facile morire per i piloti: i sistemi di sicurezza hanno fatto passi da gigante. Poi, improvvisamente, s'inceppano, per la voglia di spettacolo. Come è successo in questa stagione: i piloti non volevano correre a Suzuka, il circuito era troppo pericoloso. Ma non hanno avuto la forza di imporsi: il dramma di Kato poteva essere evitato. Così come è stato folle il Gran Premio del Brasile: in parecchi hanno rischiato la vita. Ma sono i piloti che debbono avere il coraggio di ribellarsi. Non si possono cambiare le regole solo perché c'è il rischio che la gente si annoi. Le moto di oggi corrono più delle auto, e superano i 300 chilometri orari: pensate davvero che la gente non si divertirebbe se arrivassero "solo" a 200? È necessario cambiare le regole quando lo spettacolo diventa troppo pericoloso. A meno che chi dirige lo sport non continui a sentirsi al di sopra di tutto: basta fargli capire che non può farlo".
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Non c'è para gone fra il dramma di Ka to e la beffa a Fisichella. Una vita umana vale sempre più di qualsiasi successo e di qualsiasi storia sportiva. Ma un comune denomina tore c'è: la commercializzazione selva ggia dello sport che considera i piloti come semplice merce.
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ARGOMENTI
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Una giornata tra corpo e spirito Il 5 a prile al Divino Amore la CEI chiama alla riflessione le associazioni sportive di ispirazione cristiana.
elle nostre coscienze di sportivi cristiani la congiunzione "e" tra le parole Corpo e Spirito deve scomparire. Questo messaggio mirato all'unitarietà e all'inscindibilità delle due componenti umane è il tesoro che ci viene consegnato dall'intensa giornata di spiritualità con le Associazioni Sportive di ispirazione cristiana vissuata il 5 aprile scorso al Divino Amore a Roma. L'incontro è stato organizzato dall'Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della CEI, al fine di riflettere e confrontarsi sui temi dell'educare attraverso lo sport "in un mondo che cambia". La quasi totalità dei partecipanti era del CSI. Mons. Carlo Mazza, direttore dell’ufficio della CEI che ha promosso l’iniziativa, ha introdotto i lavori tracciando quattro obiettivi (vedi box), inerenti al nostro carisma di sportivi, impegnati nei diversi ruoli associativi. L’ultimo degli obiettivi illustrati è stato poi il fulcro della relazione tenuta da mons. Giuseppe Lorizio, docente di Teologia Fondamentale presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense, che in maniera chiara e diretta ha regalato ai presenti alcuni interessanti spunti di riflessione sul tema del corpo e sul suo messaggio cristiano, ed in particolare ha invitato ad un superamento del dualismo tra corpo e spirito: “Troppe volte mettiamo delle maschere a seconda degli ambienti in cui ci troviamo; è arrivato il momomento di togliere la maschera e ricercare una personalità unica fatta di corpo, anima e spirito”. Questo messaggio diviene fondamentale soprattutto per coloro che operano nell'educazione sportiva, in quanto figure chiamate ad essere di esempio per i ragazzi e ad insegnare loro non solo tecnica sportiva, ma valori umanizzanti. Nella sua relazione mons. Lorizio ha quindi esaminato a fondo il corpo-oggetto (esibito, usato, commercializzato), il corpo-soggetto (unità di anima-corpo-spirito), e il messaggio cristiano sul corpo, soffermandosi a lungo sulla visione del corpo "icona", dunque immagine che testimoni la presenza di Dio nell'uomo. I gruppi di lavoro che sono seguiti nel pomeriggio hanno riflettuto sui quesiti posti: Vivi lo sport come segno della volontà di Dio che ti ama e ti vuole tra i
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suoi eletti? Sei un’icona dove si può contemplare la presenza di Dio? Scopri Dio nello sport? Lo fai scoprire anche agli altri amici sportivi e atleti? Queste domande sono quelle che ogni sportivo cristiano, sia esso educatore, atleta o semplice appassionato, dovrebbe porsi sempre. Quando le risposte saranno tutte “sì”, allora sarà davvero possibile adempiere alla missione di evangelizzazione alla quale Cristo ci ha chiamato. QUATTRO OBIETTIVI 1. “Coltivare lo spirito” come impegno assiduo. Ciò significa che dobbiamo privilegiare l’educazione all’ascolto della nostra interiorità, alla contemplazione dei diversi misteri della nostra fede, alla edificazione paziente della pace del cuore, alla memoria costante di Gesù raggiunta nel silenzio e nella graduale concentrazione dell’anima. 2. “Diventare cristiani” come fine mai esaudito. Ciò significa che dobbiamo verificare la nostra coerenza tra fede e vita alla luce del Vangelo, tra etica e scelte quotidiane nell’orizzonte della profezia, tra sigenze di giustizia e impegno nel vasto mondo del sociale, in famiglia e in associazione, sotto la spinta dell’urgenza della venuta del Regno di Dio. Soprattutto sognifica conoscere Gesù, seguirlo con coraggio e determinazione, testimoniarlo pubblicamente senza fraintendimenti e compromessi. 3. “Valorizzare l’intelligenza di fede nello sport”, come capacità di comprensione della convergenza e della divergenza dello sort rispetto alla fede e agli autentici valori umani. Ciò significa che dobbiamo mettere a frutto il dono dell’intelligenza, che è ciò che distingue dal regno animale e ci impedisce di essere brutali, risucchiati da forme di irrazionalità, di imbarbarimento o di caduta in situazioni regressive o accidiose. L’intelligenza è la luce che svela la vrità, la verità è la guida maestra della vita. Lo sport ha bisogno di verità conquistata con la cura costante dell’intelligenza. 4. “Costruire lunità di ‘corpo e spirito’”, come la sfida più grande dello sport. Ciò significa che non dobbiamo disgiungere ciò che Dio ha unito; non ricusare valori portanti della persona; non darla vinta alla tentazione materialistica o spiritualistica; non negare il destino glorioso della persona unama. In tal senso lo sport rivela il “dito” creatore di Dio nell’uomo
VOTA L’ATLETA! Il Centro Sportivo Italiano in collaborazione con Avvenire lancia la Joy Cup, con un concorso dedicato ai giovani sportivi
Dal gemellaggio tra la Joy Cup, il più importante degli eventi nazionali del CSI, e il quotidiano Avvenire è nato questo concorso rivolto agli atleti CSI (Allievi o Juniores di Calcio e Pallavolo, maschile e femminile). Si dovrà votare e far votare l'atleta preferito o il più rappresentativo della squadra CSI di calcio o pallavolo (per il calcio bisogna specificare il ruolo tra portiere, difensore, centrocampista o attaccante), e votarlo spedendo il tagliando originale che troverete pubblicato fino a giugno ogni sabato su Avvenire, nell'inserto CSI - ai seguenti indirizzi: • Centro Sportivo Italiano - Presidenza nazionale - Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma; • fax 06 68802940. Il quotidiano Avvenire pubblicherà, ogni Sabato, il regolamento, il tagliando e gli aggiornamenti sull'andamento del concorso, con la classifica parziale.
Verranno premiati i 20 atleti più votati: 4 di calcio allievi e 4 juniores, 6 di pallavolo allievi (3 maschi e 3 femmine) e 6 juniores (3 maschi e 3 femmine). I vincitori parteciperanno gratuitamente alle finali nazionali della Joy Cup, in programma dal 27 al 29 giugno 2003 in Sicilia e trascorreranno un week-end nel prossimo ottobre con i campioni dell'Inter e dell'Asystel Volley Milano, ospiti di un loro allenamento e di una partita di campionato. Ma la Joy Cup non premia solo chi gioca. Sono infatti partiti due concorsi paralleli, "cronista CSI" e "fotoreporter CSI", aperti a tutti, che definiranno a metà giugno i 5 giornalisti ed i 5 fotografi ufficiali della manifestazione sicula. In questi due casi occorrerà seguire le partite ed i tornei Joy Cup, da febbraio a giugno, raccontarli con un flash, uno scatto, o tramite un articolo per poter concorrere al premio finale. Due volte al mese poi i migliori lavori pervenuti al CSI saranno pubblicati sulle pagine di Avvenire.
Il concorso del quotidiano Avvenire lega to alla Jo y-Cup sta per eleggere i suoi vincitori. Manca un mese alla proclamazione del cronista e del fotoreporter che andranno in Sicilia per le finali nazionali. In questa pa gina pubblichiamo i la vori premia ti settimanalmente il 5 ed il 19 a prile scorsi.
C’è un grande Prato verde... Per decidere a chi andrà il titolo sta gionale della Jo y Cup si dovrà ricorrere allo spareggio. Rimarrà dunque a Pistoia il titolo dell'Interprovinciale Jo y Cup. PRATO - Nell'ultima giornata che ha decretato la parità tra le due compagini pistoiesi Mastromarco e Cecina al comando della classifica, l'unico verdetto certo è quello dell'amara retrocessione della Mis. Capezzana che si aggiunge a quella del Prato 2000. Per decidere a chi andrà il titolo stagionale della Joy Cup, dunque, si dovrà ricorrere allo spareggio, con i campioni in carica del Mastromarco che sfideranno il Cecina al comunale di Stabbia il 26/04 alle ore 16 in una sfida tra le due formazioni che hanno dominato in lungo ed in largo l'intera stagione e che hanno vinto le due ultime edizioni del campionato. Rimarrà dunque a Pistoia il titolo dell'Interprovinciale Joy Cup, con le pratesi costrette al ruolo di sparring partner in una competizione che ha visto ben sette squadre laniere al via ma che ha confermato la tendenza degli ultimi anni. Al terzo posto ha concluso il Bar Valentina che ha retto per tre quarti di stagione il passo del duo di testa, per poi calare alla distanza ed accontentarsi del podio. Quarto posto per il Figline, che parteciperà alla fase regionale come seconda squadra del comitato pratese. Oltre a non avere la soddisfazione di una squadra in lotta per il titolo, per la pattuglia delle pratesi si aggiunge anche la beffa delle due retrocessioni, con la Mis. Capezzana alla quale non è bastata la vittoria per 2-1 nel derby con il CarboSilta per evitare di affiancare Prato 2000 e Vecchio Ponte nella Promozione della prossima stagione. Vuoto che verrà probabilmente colmato dalle serie cadetta dove Legambiente e Tavola Calcio sono già lanciate verso la promozione in un testa a testa a quattro 54
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Sopra: “Sogno a pedali” (Mirko Cominini) foto pubblicata su Avvenire il 5 aprile 2003
giornate dal termine, con la Longobarda terza che potrebbe rafforzare la pattuglia delle pratesi della Joy Cup 2003/04. Matteo Riccomini
TUTTOLEGGI
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Circolo o Associazione sportiva? Un dilemma antico alla luce della nuova Finanziaria 2003
roseguiamo, in questo numero di Tuttoleggi, l'esame delle novità introdotte dalla legge 289 del 2002 (Finanziaria 2003), analizzando come il nuovo provvedimento influenza e ridisegna i termini di una scelta classica del nostro mondo associativo: costituire un circolo o una società sportiva? Chi conosce il CSI sa che è una casa ampia ed accogliente, nel senso proprio di un'associazione in grado di dare risposte reali e costruttive alle differenti esigenze culturali, sportive, ricreative di chi - gruppo o persona fisica - intenda farsi promotore della costituzione di un sodalizio. La duplice natura di ente di promozione sportiva e di associazione con finalità assistenziali riconosciute (alla quale si è unito, nel 2002, lo status di associazione di promozione sociale) fa sì che il CSI possa garantire servizi e riconoscimenti tanto all'una quanto all'altra forma associativa. Ma, per l'appunto, quale tra le due scegliere? Fino all'anno precedente il dilemma verteva intorno a due elementi essenziali, peraltro in netta connessione tra loro: il tipo di attività da esplicare in via principale e i costi della copertura assicurativa necessari a garantire il sereno svolgimento della medesima. Se l'attività è di tipo sportivo con elevato contenuto agonistico, come può essere quella che comporta la partecipazione ai campionati, il modello giusto è l'associazione sportiva, con la relativa, più ampia, polizza per i rischi; se si punta, invece, sull'attività culturale e
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ricreativa ecco il circolo, che nello schema innovativo progettato per le parrocchie diventa uno strumento ricco di servizi e conveniente anche sotto il profilo economico. Agli operatori più scaltri e informati non è sfuggito, poi, che la scelta tra le due strutture organizzative non era, in fondo così radicale: un circolo sportivo e culturale può benissimo affiancare l'attività ricreativa a quella sportiva, magari optando per forme meno agonistiche in modo da minimizzare i rischi di infortunio e renderli congruenti con la polizza più economica di cui sono dotate le strutture circolistiche; analogamente una associazione sportiva può ben attivare, al proprio interno, il bar per i soci in quanto, affi-
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Circolo o Associazione sportiva? liandosi al CSI, essa diventa anche associazione assistenziale e di promozione sociale e godere dei relativi benefici amministrativi. In buona sostanza circolo ed associazione sportiva costituivano almeno fino all'emanazione della finanziaria 2003 - due facce della stessa medaglia; due soggetti che potevano svolgere le medesime attività, distinguendosi, semmai, per l'enfasi data all'una o all'altra ma senza una netta soluzione di continuità. A comprova di ciò, si osservi, che il termine circolo, sotto il profilo giuridico, è un sinonimo di associazione. E allora - sorge spontanea la domanda - cosa cambia con la finanziaria 2003? Non molto a parte alcuni aspetti formali che, se ignorati, potrebbero determinare, per i circoli, la perdita dei numerosi e consistenti benefici fiscali riservati alle associazioni sportive dilettantistiche. L'art. 90 della legge 289/2002 ha disposto, infatti, che l'attività sportiva dilettantistica è riservata ai soggetti costituiti sotto la forma delle associazioni sportive dilettantistiche o delle società sportive dilettantistiche (intendendosi quest'ultime come società di capitali senza fine di lucro con scopi sportivi dilettantistici): a ciò si deve aggiungere che, per godere delle agevolazioni fiscali, questi soggetti sono obbligati ad aggiungere, alla propria ragione sociale, la locuzione "associazione sportiva dilettantistica" o "società sportiva dilettantistica". Proprio quest'ultima norma evidenzia i termini della questione: a prescindere, infatti, da qualsiasi valutazione in ordine all'attività da privilegiare (culturale o sportiva) il circolo che non si costituisca nella forma della associazione sportiva dilettantistica e che non provveda ad evidenziare ciò nella propria denominazione, non potrà avvalersi del trattamento tributario riservato agli operatori dello sport dilettantistico, godendo, al più delle (minori) agevolazioni riservate alle associazioni culturali. Tra i vantaggi che si perderebbero - nell'ipotesi di circolo costituito in forme differenti dall'associazione sportiva rientra soprattutto quella di non poter erogare ai collaboratori spor56
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tivi e amministrativi i compensi agevolati previsti dall'art. 81 comma 1 lett. M del TUIR, ossia emolumenti che fino all'ammontare complessivo per anno solare di 7500 euro, sono esenti da imposte sui redditi e non comportano, per il percipiente, obblighi di dichiarazione. Ma i benefici riservati alle associazioni sportive dilettantistiche sono anche altri: questi soggetti, infatti, godono di facilitazioni anche per le attività di sponsorizzazione, per la gestione di impianti sportivi e per l'ottenimento di contributi pubblici destinati a queste attività; essi, inoltre, a partire dal 2003 non perdono mai la qualifica di ente non commerciale, anche qualora, nell'esercizio, svolgano prevalentemente attività di tipo imprenditoriale. Ovviamente esiste anche l'altro piatto della bilancia: negli ultimi anni, infatti, le associazioni sportive dilettantistiche sono state oggetto di una normativa estremamente pesante sotto il profilo degli adempimenti amministrativi ai quali si aggiunge, per effetto della finanzia-
ria 2003, il discusso divieto di compensare gli amministratori, la regola, ossia, per cui i membri dei consigli direttivi delle associazioni devono svolgere obbligatoriamente il proprio mandato a titolo gratuito. Insomma non è detto che un circolo debba necessariamente costituirsi nella forma dell'associazione sportiva dilettantistica: esso potrebbe non essere interessato alle facilitazioni riservate a queste organizzazioni o reputarle meno convenienti rispetto agli adempimenti che esse comportano. Tuttavia - ed è questo il messaggio che intendo diffondere - se si intende fruire delle agevolazioni fiscali dello sport dilettantistico, occorre costituirsi come associazione sportiva, menzionando tale qualità nella ragione sociale del circolo e prevedendo nello statuto lo svolgimento di attività sportive e formative in materia. Altri adempimenti formali e sostanziali potranno essere previsti in un regolamento attuativo della finanziaria 2003 che sarà emanato in tempi futuri: vi terremo informati!
DOMANDE E RISPOSTE L'ESENZIONE
DA IMPOSTA DI BOLLO, PREVISTA DALLA FINANZIARIA
2003,
OPERA ANCHE PER LE
ASSOCIAZIONI SPORTIVE DILETTANTISTICHE?
L'art. 90 della legge 289 del 2002 stabilisce che tutti gli atti prodotti o richiesti dal CONI, dalle federazioni o dagli enti di promozione sportiva riconosciuti sono esenti dall'imposta di bollo ai sensi dell'art. 27 bis DPR 642/1972. Tra i soggetti beneficiari dell'agevolazione non compaiono, però, le associazioni sportive dilettantistiche. Anche in questo caso, quindi, la prudenza consiglia ai soggetti in questione di continuare ad applicare le marche da bollo sui documenti che ne sono soggetti fino a quando il ministero non avrà chiarito se la portata della norma si estenda anche ai sodalizi sportivi. LE PERSONE FISICHE POSSONO CONTINUARE AD EROGARE LIBERALITÀ ALLE ASSOCIAZIONI SPORTIVE DILETTANTISTICHE?
Certamente, ma non potranno godere del diritto a detrarre le somme erogate dall'imposta lorda sul reddito delle persone fisiche. L'art.90 della legge 289 del 2002 ha abrogato, infatti, la lettera c-octies dell'art.65 co. 2 del TUIR che consentiva alle persone fisiche la detrazione degli importi donati (fino all'ammontare di euro 1032.91); tuttavia restano detraibili le donazioni rese ai sodalizi CSI nella loro qualità di associazioni di promozione sociale riconosciute ai sensi dalla legge 383/2000 CON
LA FINANZIARIA
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DIVENTA OBBLIGATORIO REGISTRARE GLI STATUTI E ATTI COSTITUTIVI
DELLE ASSOCIAZIONI SPORTIVE?
Si, la registrazione diventa obbligatoria in misura fissa e dovrà essere effettuata entro 20 giorni dalla approvazione o modifica di atti costitutivi e statuti a pena di sanzioni amministrative. Si osservi che la registrazione di questi atti era obbligatoria anche prima dell'emanazione della finanziaria 2003 ma solo per quelle associazioni che intendevano avvalersi delle agevolazioni fiscali previste da D.Lgs 460/ 1997 : in altri termini era una facoltà e non un obbligo..
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RO SA
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I nostri sogni corrono con noi Dal 7 al 18 ma ggio il CSI promuove una Mara tona Pellegrina ggio da Roma a Lourdes: 1600 km d'amore e di speranza.
l Centro Sportivo Italiano nel mese di maggio 2003 ha promosso una maratona-pellegrinaggio, che porterà da Roma a Lourdes la "Fiaccola d'amore e di speranza". La fiaccola sarà accesa la mattina del 7 maggio in Vaticano dopo l'udienza del Santo Padre, Giovanni Paolo II e raggiungerà la Basilica di Santa Bernadette a Lourdes la sera del 18 maggio, dove ad attenderla ci sarà il contingente italiano del 45° Pellegrinaggio Militare Internazionale (al quale partecipano rappresentative di 37 nazioni). Alla corsa parteciperanno anche atleti disabili, che promuoveranno in questo senso l'anno europeo del disabile. La Fiaccola che vuole illuminare simbolicamente la Pace nel mondo, un'idea da "accendere" con amore e speranza presso tutte le genti. Proprio il tema pastorale di Lourdes per il 2003, dedicato all'incontro tra le genti, ha spinto il CSI a chiedere all'Ordinariato Militare di partecipare al pellegrinaggio per pregare insieme ai militari italiani e solidarizzare con essi circa il servizio prezioso che svolgono nei Balcani, in Afghanistan e nel Mondo intero per garantire la sicurezza e la pace a tutte le genti. Riprendendo un pensiero di don Tonino Bello, «la pace richiede lotta, sofferenza, tenacia, rifiuta la tentazione del godimento. Non ha molto da spartire con la banale "vita pacificata". La pace, prima che traguardo, è cammino, cammino in salita. Vuol
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dire che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi. I suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste. Se è così occorrono attese pazienti. E sarà beato, perché operatore di pace, non chi pretende di trovarsi all'arrivo senza essere mai partito, ma chi parte». E con questo spirito gli atleti civili e militari, disabili e normodotati percorreranno complessivamente circa 1590 km in dodici giorni, attraversando Grosseto, Livorno, Pisa, Carrara, La Spezia, Genova e Imperia, per poi varcare il confine italo-francese e continuare per il
Principato di Monaco, Nizza, Marsiglia, Montpellier, Narbonne, Tolosa e infine Lourdes. In totale il percorso prevede 1.604 km suddiviso in 12 tappe che i maratoneti dovranno percorrere in altrettanti giorni. Durante il tragitto la pacifica carovana affronterà una tappa di 195 km (la più lunga del tragitto) da Montecarlo a Tolone, toccherà il punto più alto nella tappa PisaChiavari dove raggiungerà altezza 641 m nel valico del Bracco, il tutto ad un'andatura media stimata intorno ai 14 km/h. Ma si sa la pace richiede fatica.
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Acqua in gioco al circo Ad Alassio in vasca una tenda galleggiante. Tanto divertimento con clo wn, leoni, doma tori.
Dal 24 al 28 marzo 2003, nella piscina di Alassio, la società GE.SCO. in collaborazione con il Centro Sportivo Ligure, ha organizzato il quarto appuntamento con “Acqua in gioco”, rivolto a tutti e 400 i bambini della scuola elementare, di cui oltre i due terzi hanno partecipato. Come ogni anno l'"Acqua in gioco" è stato un momento di verifica del lavoro svolto in piscina delle ore destinate all'attività motoria che si effettuano durante la settimana per tutte le classi delle elementari e che integrano le ore effettuate in palestra. Difficile ideare sempre giochi nuovi, dovendo trasformare la piscina in una palestra ideale dove trasporre le attività terrestri. L'anno scorso “Acqua in gioco” aveva come filo conduttore la pace e la piscina si era trasformata in una enorme bandiera con tutti i colori dell'arcobaleno e i giochi, che non hanno mai nulla di competitivo, erano ispirati alla pace e alle sue sfaccettature. I bambini per l'occasione avevano preparato tante bandierine con le frasi più belle, e ancora disegni, vignette, insomma un lavoro che li ha coinvolti per due mesi circa. Quest'anno, invece, lo staff tecnico della piscina di Alassio ha fatto uno sforzo in più. Noi del CSI consultando nel web Aps-online, scopriamo che c'è un progetto di attività motoria, a livello nazionale, che come filo conduttore ha… il circo! Abbiamo così messo a dura prova la nostra fantasia, ma alla fine siamo riusciti a ideare 12 giochi dedicati al circo, con tut58
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te le caratteristiche e le abilità che devono contraddistinguere gli apprendimenti motori legati all'età del bambino. "Usare" il circo come tema ci ha aiutato, perché contiene nella sua accezione, tutti quegli obiettivi che sono alla base del P.O.F. scolastico di questa stagione. Le insegnanti sono state di molto aiuto, i bambini hanno disegnato e dipinto cartelloni bellissimi con figure di clown, leoni, domatori, insomma, finalmente la fantasia al potere! Certo poi che l'acqua si presta a tutte le sperimentazioni possibili e
così ecco i giochi: i leoni di Moira, gli animali beoni, e per finire caramelle e leccalecca per tutti offerti dal CSI regionale. La settimana è volata veloce, i bambini, soprattutto quelli di prima e di seconda, sono rimasti incantati da come abbiamo allestito la vasca. Infatti in mezzo all'acqua c'era sempre una tenda da circo che fungeva, a seconda dei giochi, da scuderia per i cavalli, da ricovero per gli animali, da posto tappa per ripartire per un nuovo gioco. Tutti insieme senza competizione ma con un sano gusto di sperimentare e di divertirsi con l'acqua.
almanacco
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UN TROFEO DA TRATTENERE IL FIATO Col fiato sospeso. Sono sessanta gli apneisti che domenica 13 aprile hanno disputato il Primo Trofeo Internazionale "Casalecchio di Reno" di Apnea Academy, presso la piscina Martin Luter King. Il bellissimo impianto sportivo, messo a disposizione dal Comune, è dotato di due vasche, una piccola dove si è svolta la prova statica, 18x10 m profonda 0,80 m e una grande, 25x18 m profonda da 1,3 m a 1,8 m, dove si è avuta la dinamica. Venti squadre presenti si sono immerse in mattinata nell'Apnea Statica e nel pomeriggio nell'Apnea Dinamica. Presente anche Alessandro Rignani Lolli, vincitore degli ultimi campionati del mondo con la nazionale italiana, che, oltre a gareggiare, ha mostrato un video di 2 minuti relativo al suo record (-88 m in assetto costante) stabilito lo scorso anno. Spettatore e testimonial d'eccezione il campione Andrea Pelizzari, ideatore nel 1995 della scuola di formazione e ricerca per l'apnea "Apnea Academy". Lo scopo del campione è stato quello di attirare attenzione verso una disciplina poco seguita, ma che può ricoprire un ruolo sempre più educativo, mirato alla conoscenza e al rispetto dei propri limiti in condizioni di sicurezza, consapevolezza e benessere. Sembra che Pellizzari abbia fatto un altro centro visto il grande interesse suscitato, non solo tra gli atleti, ma anche nelle istituzioni. La manifestazione infatti è stata organizzata dal Gruppo SUB C.S.I. Casalecchio, con il patrocinio della Provincia di Bologna e del Comune di Casalecchio di Reno.
Viterbo
GIOCANO I PIÙ DISCIPLINATI Domenica 6 aprile è iniziata la terza edizione del torneo di calcio intitolato a "Giovanni Sorge", che vede la partecipazione delle squadre più disciplinate del campionato dilettanti CSI. Il torneo di calcio si articola in due fasi. Nella prima, conclusasi il 13 aprile, si sono visti scontri assai avvincenti; la seconda avrà luogo nella settimana che va dal 10 al 17 maggio. Quindi la fase finale dell'8 giugno, presso il Comunale "E. Rocchi" di Viterbo al quale prenderanno parte le migliori 16 squadre del torneo. Il comitato organizzatore con questo memorial vuole ricordare Giovanni Sorge, un uomo al servizio dello sport, un immenso dirigente che per molti anni è stato per loro esempio morale di onestà, oltre che un grande amico.
Varese
CORRI CON NOI E "VEDI" COME CORRI Alla fine della gara non ero più lo stesso. Avevano ragione gli amici non vedenti: "provare per credere". Tutto, dopo quella corsa, è diventato più luminoso, più bello, più positivo. Non mi ero mai accorto che il lago fosse così splendido, che i colori della primavera così vivi, che la gente così disponibile. Avevo solo partecipato ad una gara podistica un po' particolare, è vero, ma niente di eccezionale. Avevo corso bendato con a fianco, come guida, un amico speciale che aveva già fatto quell'esperienza: il Presidente del Comitato Provinciale del CSI di Varese. Poi ci eravamo scambiati i ruoli e avevo fatto io da guida al mio amico. In due superavamo abbondantemente i cento anni. Il CSI mi ha abituato a farne di tutti i colori con la scusa dell'"educare attraverso lo sport", ma correre al buio per riscoprire la luce è stato troppo bello. È accaduto domenica 13 aprile a Laveno, sulla sponda lombarda del lago Maggiore. I Ciechi Sportivi Varesini, in collaborazione con l'Unione Italiana Ciechi e con il gruppo Atletica Verbano Usag, avevano organizzato la seconda edizione della maratonina per non vedenti. La prima edizione si era svolta nella passata primavera per le vie del centro storico di Varese ed era stata organizzata dal nostro Comitato Provinciale. Erano stati pochi gli spettatori e gli atleti "vedenti" quel giorno. Io avevo avuto, come si dice, altri impegni e mi ero privato di quell'opportunità; non così il mio Presidente che, sull'onda di quell' esperienza, mi aveva voluto in coppia quest'anno. Domenica 13 aprile era la Domenica delle Palme e sulla sponda del lago c'era tanta gente, incuriosita prima e poi "abbagliata" dalla voglia di vivere e di comunicare dei ciechi. E applaudiva guidando gli atleti verso il traguardo che, ad ogni giro, diventava sempre più metafora e simbolo del traguardo della vita che si raggiunge insieme, anche se in tempi e con modalità differenti. Dopo la gara noi abbiamo tolto la mascherina, essi hanno continuato con i loro occhi bellissimi a spaziare nell'infinito, oltre i confini della normalità ed a vedere spettacoli che nessuna nostra fantasia potrebbe immaginare. Ci ritroveremo, amici non vedenti, il prossimo anno. Il CSI vi aiuterà ad organizzare ancora qualcosa di festoso per rendere visibile il vostro entusiasmante amore per la vita. 59
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almanacco
A Carpi
"AEROBIC & FUNK TEAM" FESTIVAL L'aerobica ha fatto il pieno, il 30 marzo pomeriggio, al Palazzetto dello Sport di Carpi in occasione del 7° Trofeo Città di Carpi "AEROBIC & FUNK TEAM" FESTIVAL, organizzato dal CSI di Carpi. I circa 200 atleti, per lo più donne, tutti di Carpi e zone limitrofe, hanno dato vita ad uno spettacolo molto gradevole e avvincente, alternandosi in High Kick, Jumping Jack, ed altri movimenti caratteristici della disciplina; una manifestazione di energia ed esuberanza che non ha annoiato affatto gli spettatori (per loro ingresso gratuito). Si sono particolarmente distinte le palestre Master, Fitlife 3000 e Virtual Fitness. Presente anche la scuola di danze latino-americane di Novi di Modena che ha presentato tre coreografie molto apprezzate dal pubblico. Grandi applausi per l'esibizione di aerobica della palestra Master di Carpi, che ha presentato il numero con il quale difenderà quest'anno il titolo di Campione Italiano FIF conquistato nel 1992. Prossimo appuntamento del "circo dell'aerobica": a Fiuggi dal 16 al 18 maggio per la finale della Joy Cup.
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Stadium Aprile/Maggio 2003
Caltanissetta
MOUNTAIN BIKE E SPAGHETTATA Notevole partecipazione di atleti e di pubblico al Gran Premio Provinciale di Mountain Bike ad Acquaviva Platani organizzato dal Comitato Provinciale CSI di Caltanissetta, CSI Comitato Zonale Vallone, Associazione Culturale Miknas e Comune di Acquaviva Platani. Alle 10.30 l'inizio della gara con partenza da via Padre Pio da Pietrelcina e conclusione in Piazza Plado Mosca, dopo aver percorso le strade di tutto il centro storico. Circa settanta i ciclisti iscritti, hanno affrontato un percorso di 1700 metri circa, ripetuto sei volte, tra erte salite e lunghe scalinate in discesa. Al termine della gara, dopo la premiazione alla presenza anche del sindaco Salvatore Mistretta, i volontari della Miknas e del CSI hanno cucinato una mega spaghettata, gradita da tutti i presenti. "La manifestazione che ha coinvolto tutti i cittadini - afferma il vicesindaco Carmelo Colora - è stata motivo di festa, di richiamo turistico, di aggregazione sociale e di promozione della disciplina della Mountain Bike e dello sport in genere".
aCqui terme
29ª PASQUA DELL'ATLETA Si è svolta dal 2 al 4 maggio la tradizionale "Festa di Primavera" o "Pasqua dell'Atleta", la manifestazione, organizzata e curata dal CSI Piemonte e dal Comitato di Acqui Terme, che ha radunato nella città termale alessandrina, circa 320 atleti di seconda e terza fascia. I ragazzi sono stati impegnati in gare di pallavolo femminile, calcio a 7 (i più grandi), giochi in acqua e gare di triathlon per i ragazzi di seconda fascia. Il patrocinio del Comune ha reso possibile il completo uso degli impianti sportivi cittadini, primo fra tutti il centro polisportivo di Mombarone, teatro due anni fa del Trofeo nazionale polisportivo. Il programma ha previsto anche un momento di riflessione, sabato 3 maggio con la SS. Messa concelebrata dal Vicario Generale della Diocesi di Acqui Terme, Mons. Ceretti, dal Consulente Ecclesiastico Don Roberto Sogno e dal Parroco della Chiesa del Cristo Redentore don Antonio Masi. Sempre nella serata del 3 maggio i partecipanti si sono dileguati per le vie della vecchia Acqui, seguendo le istruzioni date loro per la gara di orienteering. A conclusione delle gare della Festa Polisportiva, si sono disputate nel pomeriggio le finali della Coppa Piemonte di pallavolo (maschile, femminile e mista), basket e calcio. È stato un week end di festa, dunque, per il CSI Piemonte e per il CSI di Acqui Terme, ma in questi momenti di gioia è perlomeno doveroso ricordare chi è stato il propiziatore di questa manifestazione nel lontano (ormai) 1975, quando nacque una semplice corsa campestre (allora si chiamava "Due regioni sport") che in ventotto anni di vita ha coinvolto migliaia di atleti del CSI, provenienti dal Piemonte e dalle regioni limitrofe offrendo loro un'opportunità unica di amicizia nel segno dello sport. Grazie Ugo Minetti, Presidente del CSI di Acqui Terme per tanti anni e scomparso nel luglio dell'anno scorso.
DA LODI UNA LETTERA PER STADIUM Sono tornata dalla due giorni associativa di Finale Ligure con un senso d'arricchimento e di soddisfazione. Complici della buona riuscita la simpaticissima compagnia ed il tempo, che dopo un pessimo inizio, ci ha regalato una stupenda giornata di sole, cornice ideale dello splendido panorama. Di grande interesse l'escursione alle grotte di Toirano che hanno chiuso in bellezza due intense giornate. Il tema trattato "Sport e Violenza come porvi rimedio" e la bravura dei due relatori, che ci hanno aiutato e guidato nella discussione e nei gruppi di lavoro, hanno reso questi due giorni veramente proficui e ricchi di significato. Sicuramente, ogni persona intervenuta ha avuto ampi spunti di riflessione, nati dall'analisi di un mondo sportivo che ruota in maniera vertiginosa attorno alla ricerca del risultato, caricando spesso l'atleta di responsabilità e d'aspettative che lo portano a reagire aggressivamente nei confronti dell'avversario. Nella nostra realtà Lodigiana non ci sono eccessi, ma "l'isola felice" non è così vicina a noi. Sotto accusa i dirigenti sportivi spesso troppo impegnanti a rincorrere la vittoria, dimenticando, a volte, i princìpi fondamentali della nostra associazione che mettono la persona umana con la sua dignità al centro dello scopo del nostro ente, i genitori che, molte volte, vogliono il proprio figlio campione a tutti i costi riversando su di lui attese anche troppo grosse rispetto alle capacità del ragazzo che spesso reagisce con aggressività verso gli avversari, ma anche verso i compagni. Genitori e dirigenti, che sovente ci regalano squallidi "siparietti", aggredendo verbalmente giudici di gara, tifosi e qualche volta anche gli atleti dimenticandosi di trovarsi ad una manifestazione sportiva dove i ragazzi dovrebbero vivere la competizione animati da un "sano" agonismo. Violenza generata dai media che ci propinano modelli centrati sull'egoismo, l'individualismo e lo sfruttamento dell'uomo atleta e dell'uomo tifoso. Violenza generata dal poco rispetto della persona e dalla carenza delle agenzie educative sempre meno presenti per mancanza di persone e di mezzi… Allora che fare? Fermarci un attimo ed imparare ad ascoltare… ascoltare il disagio, le attese, le paure, i sogni. Ribadire e ricordare a tutte le persone che collaborano con il nostro ente, che non è impossibile creare un sistema sportivo rispettoso della dignità delle persone che lo praticano. Indubbiamente la formazione riveste una fase fondamentale per la riuscita di questi obiettivi. Formazione come rafforzamento dell'identità associativa e come ricerca di solidarietà, poiché le esperienze e le conoscenze di ciascuno di noi possono essere messe al servizio degli altri. E dove ogni operatore è una maglia importante nella rete dei progetti e degli eventi. Formazione intesa come partecipazione, perché solo dal confronto e dall'esperienza possono nascere proposte educative valide. Sicuramente nel confronto fra i diversi punti di vista emersi nell'incontro di Finale nessuno di noi ha avuto la pretesa di cambiare radicalmente le cose. Ma forse ognuno di noi avrà dato un piccolo contributo per cercare di esercitare lo sport come uno strumento che aiuti alla formazione di uomini e donne con princìpi e valori. E se non avremo creato il campione… Pazienza come spesso afferma il nostro consulente ecclesiastico Don Andrea, l'importante è che i nostri ragazzi siano campioni nella vita! Mara
asti
IL RILANCIO DEGLI ORATORI Domenica 13 aprile presso l'Oratorio Sacro Cuore di corso Alba ad Asti è stata organizzata la prima manifestazione finalizzata al rilancio dell'attività sportiva negli oratori della Diocesi, denominata "Oratori in gioco" inserita nel programma "Asti la città dello sport" e organizzata dagli Enti di Promozione Sportiva CSI, PGS, Acli ed Anspi. Nelle attività sportive i giovani di elementari e medie, divisi in squadre, si sono cimentati nel calcetto, minivolley, hokey, percorso ostacolato e boowling. Oltre agli spazi interni all'area dell'oratorio sono state impegnate le piattaforme sportive presenti nel quartiere che coinvolgono anche la comunità parrocchiale, oltre a quella istituzionale del Quartiere. Promotori dell'iniziativa la commissione Oratori e Sport su sollecitazione del Vescovo che nella sua ultima lettera pastorale ricordava come "lo sport sviluppi momenti autonomi di formazione che in collaborazione con la famiglia, completano il percorso educativo della persona".
biella
ORIENTEERING 2003 Paesaggio e natura sono stati il 30 marzo gli ingredineti principali della decima edizione della Gara di Orientamento che si corre a Mongrando, a pochi km da Biella. I boschi della Valle Elvo hanno fatto da cornice alla gustosa manifestazione sportiva vissuta a stretto contatto con la natura. Al centinaio di escursionisti presenti, tutti in rigoroso equipaggiamento da trekking, sono state date delle mappe sulle quali sono state segnate piante, piloni votivi ed altri particolari da trovare. Organizzata in collaborazione con la Protezione Civile di Mongrando, la gara è partita alle 14,15 da Mongrando-Curanuova. Tre percorsi per tre livelli di difficoltà: ragazzi, gruppi, famiglie, esperti.
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Stadium Aprile/Maggio 2003
age maggionda 28ª SCETAJORDE
1
CaVa de’ tirreni
1/4
NEL PAESE DI SERIDÒ montiChiari (bs)
MARATONA-PELLEGRINAGGIO ROMA-LOURDES
7
Città del VatiCano
INCONTRO NAZIONALE DEI CONSULENTI ECCLESIASTICI
8/9
Verona
9/11
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CaVa de tirreni 28ª SCETAJORDE Torna la tradizionale Scetajorde, corsa non competitiva, lungo un percorso cittadino di 4 km, aperta a tutti i cavesi, tesserati CSI e non; mediamente vi corrono 1200 persone. Giunta ormai alla 28^ edizione quest'anno la Scetajorde gode del patrocinio del Comune di Cava de' Tirreni, della provincia di Salerno e del CONI, a ribadire, se mai ce ne fosse bisogno, l'importanza che riveste nella zona. L'appuntamento è per giovedì 1 maggio, in piazza Lentini con partenza prevista alle ore 10. Sempre in piazza Lentini ci sarà l'inaugurazione, alla presenza del sindaco, del Villaggio dello sport, "Cava: Città dello Sport". Per il sesto anno consecutivo il CSI cavese ha organizzato attività di calcio, danza sportiva, mini basket, mountain bike, ginnastica, minivolley, scherma e tennistavolo, nonché tanti giochi sportivi per i più piccolidi tutte le età e di tutti i livelli, e non è difficile veder gareggiare famiglie intere, complice il sole che da queste parti manca davvero poche volte.
ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI bussolengo (Vr)
imperia TROFEO POLISPORTIVO GIOVANILE
11
CARACCIOLO GOLD RUN napoli
GRAN PREMI NAZIONALI
16/18
Ginnastica artistica, aerobica, judo, karate, Mountain bike
fiuggi
TROFEO POLISPORTIVO GIOVANILE
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imperia
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Stadium Aprile/Maggio 2003
L'appuntamento atteso dai più giovani, quello con il Trofeo Polisportivo Giovanile, avrà luogo dal 30 maggio al 2 giugno ad Imperia presso il Parco Manifestazioni nella zona di Piazzale Olimpia di San Bartolomeo a mare. Il capoluogo ligure ospiterà l'evento nazionale, aperto ai ragazzi dagli 8 ai 13 anni. Le discipline messe in campo sono: volley e minivolley, basket e minibasket, rugby e minirugby, calcio a 5 ed a 7, pallamano, softball, tennistavolo, hockey su prato, atletica leggera ed i giochi sportivi semplificati, orienteering fotografici, giochi acquatici in piscina, tutte proposte mirate su misura. Il carattere polisportivo ha come obiettivo primario quello di orientare i ragazzi verso lo sport meglio confacente al proprio fisico ed al proprio istinto.
ALLO SPECCHIO
D I
D O N
A N G E L O
F E S T A X X X X X X X X X X X X
CSI: tante opportunità per crescere uasi un secolo di storia, fatto di impegno Non sono mancate in passato e non manpalese o nascosto, passione, dedizione, cano tuttora difficoltà, anzi aumentano esiIl CSI sacrificio, competenze, riflessione e studio, genze e problematiche, e specialmente in rivendica un chi come il CSI, opera essenzialmente su descrive e giustifica l'esistere e la presenza ruolo sociale base del volontariato, sarebbe facile la del Centro Sportivo Italiano nel mondo dello sport, come nella stessa Società Italiana. nello sport e tentazione dello scoraggiamento. Tante pagine si potrebbero scrivere, e tante La nostra epoca sta purtroppo conoscennella società do forti contraddizioni, nonostante lo svistorie, fatte di persone generose ed amanti della vita e dello sport si potrebbero racconluppo, nonostante migliori e più sicure tare. Nei numerosi oratori parrocchiali o nelle condizioni di vita. È infatti aumentata la varie società sportive, nei Comitati provinciali e regio- richiesta e l'esigenza del volontariato ad ogni livello, e nali, nella direzione nazionale, penso ai tanti volontari fortunatamente nascono nuove realtà che cercano di e dirigenti che si sono succeduti, ognuno con le pro- essere e dare valida risposta; sta crescendo la prie competenze e rispettivi ruoli, vivendo la propria coscienza e l'appartenenza per l'opera del volontariaappartenenza al CSI in spirito di servizio. to; si fa ricorso al suo servizio ed alla sua collaboraSiamo persuasi che per tanti che si sono avventurati zione e si fanno appelli a suo sostegno. nel mondo dello sport, nei vari ruoli di atleti o dirigenti Non sono mancate riflessioni in convegni, su organi di o allenatori, esso è stato certamente occasione di stampa, proposte anche in sede legislativa; qualche relazionarsi agli altri, di aprirsi a nuovi orizzonti, di reci- tentativo di legiferare vi è pure stato. Viene riconoproche conoscenze, di crescita, di gratificazione (a sciuta, almeno nei pronunciati, la partecipazione volte anche di incomprensioni e di dolore), comunque all'impegno sociale anche da parte dei privati, sia sinmotivo di tante opportunità. Anche per il Centro Spor- goli sia associati, in termini di "sussidiarietà orizzontativo Italiano lo sport è stato tutto ciò ed ancor di più. le". Ci si augura logicamente maggiore considerazioLa convinzione di aver dato e di dare valido contribu- ne e migliore esito nello sviluppo dei provvedimenti to al mondo dello sport, di aver reso e rendere a tanti legislativi, parimenti, mentre si apprezza quanto si è la gioia della pratica sportiva, di aver servito e servire, fatto, si fa e si investe sulla formazione, e pur dovennella comunità civile ed ecclesiale, la promozione del- dosi aprire ad alcune forme di professionismo così la persona umana, di aver contribuito e contribuire alla come porta a concludere una serie di riflessioni al nascita di tante società sportive, alla crescita della passo dei tempi (senza cedere a facili tentazioni), ci si pratica sportiva, della sua concezione, alla formazio- augura che non si tradiscano i princìpi ispiratori del ne e preparazione di tanti dirigenti-allenatori-educato- "Patto Associativo", specificamente quanto enunciato ri (nonostante la precarietà di mezzi e strutture), di al decimo: "Il CSI rivendica un ruolo sociale nello sport essere stati pedana di lancio a futuri campioni e ai loro e nella società", in quanto il Centro Sportivo Italiano, successi, di aver fatto divertire e dare la mano pur nel- proprio perché associazione a base volontaristica, la sconfitta accettata sportivamente ed in maniera rappresenta una occasione di valorizzazione della umana, dà merito e gloria a quanti nel CSI hanno ser- libera iniziativa e costituisce luogo di formazione e di vito la sua causa e condiviso la sua identità. esperienza sociale. A quanti oggi, agli inizi del terzo millennio, continuano La Chiesa italiana che ha fatto propria la pastorale l'esperienza del CSI non può non riempirsi l'animo di sportiva, perché occasione di evangelizzazione e gioia, non si può non provare la soddisfazione di esse- socializzazione, e guarda con stima e speranza le re stati protagonisti validi ed attivi, anche se il proprio Associazioni di ispirazione cristiana come il CSI trovi ruolo ed il proprio lavoro non sono stati valorizzati e sempre nelle nostre fila uomini e donne amanti dello sostenuti dalle istituzioni. sport e della persona umana, specie gli ultimi, sull'eLa storia va però avanti, ci interpella il presente, è in sempio del buon samaritano, di tanti che hanno crescita la domanda della pratica sportiva e bisogna segnato la nostra storia e di San Giovanni Bosco, che prepararsi alle future sfide e prospettive. ebbe a dire: "I ragazzi sono di chi li ama".
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PER RIMANERE INTENSI
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E D I O
C O S T A N T I N I
Noi ce la faremo
a rovesciato i potenti dai troni ed ha innalzato gli umili”. Molti di noi, oggi, dovrebbero riflettere con coscienza limpida su questi versetti cantati da Maria nel Magnificat. È il tema della labilità e dell’inutilità del potere dei “grandi”, e del soccorso che il Signore ha promesso ai “piccoli”. A parole è più facile essere umili. Tanti dicono di esserlo, senza esserlo davvero. Una delle nostre colpe maggiori si rivela in questa incoerenza, nella divisione che dolorosamente portiamo dentro di noi, nella capacità patologica di proclamare verità che poi noi non viviamo, di manifestare una profonda scissione fra le parole che pronunciamo e la nostra vita. Di qui il nostro miserabile arrampicarci sugli specchi per dimostrare di essere il contrario di ciò che siamo, che ci rende ancora più ipocriti... Siamo degli artisti nel coniare le frasi più belle e gli slogan più fasulli per imboscarci... Si dicono tante parole... ma poi è la vita a smentirle. Penso che non sia inutile ricordare ai giovani che la forza del “carisma” del CSI non si esaurisce nella promozione sportiva, ma che essa ne è la scintilla che produce tanto fuoco... E quel tanto fuoco sono le relazioni umane. È lo stimarsi a vicenda. È la fatica del rispettare le diversità... È la fatica di aiutare migliaia di giovani a ridare senso alla loro vita partendo dalle fatiche del fare sport, del competere, del vincere e del perdere, del ricominciare da capo per migliorare il proprio tempo e le proprie prestazioni. È la fatica a trasmettere loro che l’esperienza sportiva è affascinante quando diventa vera esperienza umana. A quanto pare la notte delle fatiche sembra ancora lunga e l’alba... tarda ad arrivare... Ma noi ce la faremo...
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A dare senso e pienezza alla nostra vita di dirigenti, allenatori, arbitri, educatori... a rendere visibile in noi quell’“amatevi come io vi ho amato”. State certi, cari giovani, che ci impegneremo, tutti insieme, perché non passino più per la dogana prodotti contraffatti... E noi, se non continuiamo a fare i furbi, sappiamo perfettamente cosa significa veramente “amare”. I “belati” e i diversi “brodo emozionali” di tanti cristiani sull’amore devono confrontarsi sul vero nodo della questione: la nostra incapacità di voerci bene e di accettarci pacificamente nelle nostre radicali differenze. L’Associazione ha bisogno di continue iniezioni di carità che diano più coraggio nel guardare lontano, che risanino le ferite, che aiutino ciascun operatore a credere che è sempre possibile sognare... La carità fa diventare possibile e concreto ciò che si spera... Più dialogo, più confronto schietto e leale, meno litigi estenuanti, banali... Perché vivere con insofferenza, con rabbia nel cuore, questo stupenda opera di volontariato? So che non è facile. E facilmente mi si potrebbe accusare di non fare, io personalmente, dei tentativi in questa linea. Ma credo che sia importante fare in modo che ciascuno si adoperi in questa ricerca attiva, dinamica del Regno di Dio, che non è altro che il farsi prossimo. E noi ce la faremo. Gesti di fraternità e di amicizia, senza ipocrisia, sono quelli che partono dal cuore. Basta che qualcuno ci creda... e poi sarà una valanga... Pensate ad un pugno di neve che diventa una valanga... Non aspettate che qualcuno inizi a voler bene... Non aspettate l’altro... incominciate da voi stessi!!! Fate soffiare questo vento caldo, primaverile che risveglia le coscienze... E noi ce la faremo. edio.costantini@csi-net.it
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