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SOMMARIO LUIGI GEDDA pag. Presenza feconda SISTO FAI RE Non siamo contro la palestra, ma preferiamo il campo dei liberi giuochi I-x? nostre inchieste: Scuola c sport
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naber A Cortina le Olimpiadi bian che 1956 LANDÒ FERRETTI Oltre il rogo
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RANIERO NICOLAI Memento NINO PASTI La macchina e l'uomo BRUNO ROGHI Le rose e le spine della setti mana de! t’foso CESARE MARIANI Fuori giuoco, bersaglio di turno » CEMA 11 tiro a rete, questo sconosciuto » NATALE RERTOCCO Coppi <• Bartali il « Giro » lo vedono così...
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d'altri pag. 24
NINO lombardi Campioni di domani
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ROMOLO PASSAMONTI Mitri campione d’Europa
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ANDREA M ARRAZZI Londra cancellata al Cairo - Le imprese degli schermi dori italiani
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LUIGI TERRARIO Caratteristiche dei
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MARIO CI RI ACMI Agli argentini la supremazia nel gran fondo
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RENATO FERMI NELLI Stampa sportiva - Pionieri e veterani ancora su’.la breccia
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.V. L. Campionati e gare del C.S.I. Da lutto il mondo
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CHIRONE La posta di Clrrcne In copertina: Passa il sulle strade d’Italia.
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Sportiva ) • Gazzetta
dello Sport • Milano
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re giorni di Congresso non sono facilmente condo se diamo uno sguardo alla popolazione giova sintetizzabili specie quando la panoramica nile che vive e opera nelle file del C.S.L I” insito d’al che ha formato oggetto dei lavori è stata tra parte nella essenza del C.S.L questo particolare larda e intensa, abbracciando problemi interni ed assillo giovanile; non saremmo allenti osservatori esterni che validano l’organizzazione e si inseriscono della psicologia giovanile se non considerassimo l’atti nel quadro generale di tutto lo sport italiano. vità istintiva che è poi di tutti gli uomini, come afferma I dirigenti qualificati del C. S. I. si sono pre 10 scrittore VUitzinger nel suo libro «Homo ludens», che è quella del gioco e della competizione. E’ una sentali al Congresso Nazionale, dopo che una serie tendenza naturale del giovane che non deve essere di congressi provinciali aveva dato modo a ciascuno se non guidata, cautelata, orientata ed equilibrata. di ascoltare la voce della più autentica base, non In questo modo il C.S.L ritiene di recare il proprio tanto e non solo su programmi specifici, quanto (e questo maggiormente interessa) sulla impostazione contributo allo sport italiano. Non si presume di dirigere, ma soltanto di dare ad esso la sua dello stesso C. S. 1. offerta, quella contributiva. Contributo all’attuale II Centro Sportivo Italiano infatti, quale giovane periodo nel quale le fibre dello sport italiano ap organismo affacciatosi da pochi anni sulla scena paiono come rinchiuse in un cantiere, dove si ve dello sport italiano, è pervenuto al momento più dono strutture nuove, impalcature posticce che delicato, in cui confluendo esperienze ed esigenze, forse domani saranno smantellate, cantiere nel quale esse devono essere armonizzate e portate ad una è da apprezzare la buona volontà di tutti coloro resultante orientativo e organizzativa sempre più che lavorano per lo sport, cantiere nel quale noi efficace. Questo dice come il Centro Sportivo Italia ci presentiamo come semplici manuali; come uomini no senta ogni giorno di più di essere attento e con di buona volontà pronti a lavorare creto, per rimanere valido nello svi per la soluzione di tanti problemi, luppo organico dello sport italiano. portati a sentire lo sport ma non Ritorniamo a questo proposito a servirsene, senza speculazione. su argomentazioni espresse già in al tre occasioni, quando dichiarammo Garantire ed ottenere garanzie che oggi lo sport italiano viva ancora per la libera attuazione dello sport di rendita: conta cioè ancora molto giovanile, applicare questo innesto sui campioni (ai quali va certamente fecondo sull’annoso e glorioso tron tutto il nostro apprezzamento) che co dello sport nazionale: ecco i ter già in passato avevano dato prova mini oggettivi che hanno tenuto il del loro valore atletico. congresso del C.S.L in lunga discus sione. Ma al di là di ciò vi è il desi In una parola ci sembra non sia derio di dare un’anima allo sport, eccessiva la preoccupazione per la un’anima quale lo sport ha in essere leva dei giovani; non si tende a quando ci riferiamo alle innumere generalizzare con competenza e si voli manifestazioni alle quali ci tro curezza una «educazione sportiva» <!■ IjUì^ì Gedda viamo spesso e ci fa ammirare lo nella più ampia accezione del ter sport quale espressione di forza fi mine. Si vive ancora troppo nella i sica, di forza morale, di quella for casta chiusa dei campioni fatti ed za che fa compiere e superare ogni ormai consacrati da vittorie na sacrificio; e perchè lo sport è sacrificio occorre dare zionali ed internazionali e si chiudono gli occhi (non un volto e una espressione cristiana. volutamente perchè sarebbe colpevole, ma a causa Quando noi pensiamo al C. S. I. e alla sua fun dei troppi problemi che suscitano) di fronte agli zione, questa amiamo chiamarla «vocazione del C. imprevisti ed alle disastrose conseguenze che ne S.I.». Essa è una scintilla che scocca tra due poli, deriverebbero da una improvvisa caduta di quei 11 polo del cristianesimo e quello dello sport. Ac campioni. E quanto si afferma qui è. per taluni costando i due poli c provocando il contatto, noi ve sport veramente l’esatta valutazione. E ovvio che, diamo sprizzare la scintilla che è quella della nostra tale stato di fatto sia più facile denunciarlo che vocazione, il motivo determinante della nostra azione. non trovarvi un rimedio; come ben chiare sono le Ecco quindi le conclusioni del nostro congresso: molteplici ragioni che hanno provocato tale situa — determinato accento giovanile al nostro lavoro zione e che hanno messo a dura prova le capacità organizzative dei dirigenti nazionali dello sport ita sportivo che documenti la sensibilità per il doma liano. E’ perciò nesessario a nostro avviso che ci si ni, che dia garanzia agli sviluppi futuri; preoccupi attivamente e concretamente del domani — ricerca e impegno di dare un volto e un’ anima del nostro sport con un particolarissimo riguardo cristiana allo sport che richiami e confermi la neces sità di sublimare nella luce dello spirito, ogni sfor per lo sport «giovanile». Non è presunzione quindi se da un esame dei zo, ogni tendenza umana, sia che essa parta dal risultati conseguiti al Congresso del Centro Sportivo l’intelligenza o dalla forza fisica. Italiano si sia riaffermala la decisa volontà da parte Lo sviluppo di ciò sarà facilmente rilevato dalla nostra di portare una linfa vitale e giovanilmente attività concreta che tutti gli organi centrali e soavalda ma cosciente, al vecchio tronco dello sport periferici andranno realizzando. Intorno al C.S.L sono attraverso ad un innesto che non potrà non essere fe chiamati tutti coloro che hanno buona volontà.
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NON SIAMO CONTRO LA PALESTRA
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or prevedendo la ripercussione che il teina « Lo Sport nella Scuola » — presentato da « Stadiurn , alla pubblica trattazione — avrebbe destato, non era nelle nostro previsioni una così intensa appassionata, oltre che altamente ispirala, partecipazione di esperti e di osservatori della materia, lumini della politica, della scienza, delle lettere, dello sport, della pedagogia hanno voluto affiancarci e concorrere alla nostra iniziaii\a offrendoci la loro adesione di princi pio. e manifestando le loro idee, i loro punti di vista, in alcuni casi con indicazioni e precisazioni. Sollecitamente è intervenuto l'On. Ministro (lin do (lonella, che. con 'a sua autorevole parola di capo della Scuola, ci ha illuminato sulle concreti' intenzio ni del Governo ■ intenzioni ■—• e studi e conclusioni — chi dovranno ben tenere conio delle opinioni e delle esposizioni degli ' esperti intervenuti nella discus sione stampala, in attesa di quella oratoria e relatri ce al Congresso da noi caldeggiai dai Minislro della P. I. promesso. Ili particolare valore appare altresì l'intervento di Bruno Roghi sul diffusissimo «Corriere dello
Sport Egli, ne' quadro generale (.Iella Riforma sco lastica. da tempo nelle fucine del Ministero della Pub blica Istruzione, trova nell'arduo tema un punto nevralirico: la sutura tra educazione fìsica e sport. Con viene die troppi sport distraggono dallo studio e gua stano. Presuppone un ben commisuralo cerchio medi co-igienico e formativo nei riguardi dell'attività ginnico-sportiva dei discenti, e conclude spezzando una lancia per due discipline ben delimitate e sicuramen te efficaci: atletica e nuoto. Due sport-esercizi fonda mentali. Alla età maggiore gli altri eventuali sviluppi sportivi.
kT et numero scorso di «Stadium» dicemmo che IN ci saremmo questa volta dedicati a parlare del . metodo » che credevamo pili rispondente alle esigen ze dei nostri ragaz/i e della nostra Scuola. Ma pfrima di far questo, ci sembra necessario, nell'interesse ge nerali' della trattazione, dare uno sguardo panorami co. Cioè dare in giro un'occhiata quanto più possibile esattamente riconoscitrice, su quanto si fa in altre Nazioni in tema di educazione fisica e sport. Cominciamo con il Paese della pedagogia sporti-
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Gioiosi giuochi di fanciulle nella; palestra all'aperìo della Scuola Eriksdal di Stoccolma.
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! \a. l'Inghilterra, dove il giovinetto viene allevalo con una sana, virilo, schietta, e, diremmo, romana antica educazione. Alla rigida disciplina del contegno fa ri scontro l'ampia libertà consentita nei giuochi e negli svaghi sportivi. La ginnastica (corpi libero correttivi, salila allo pertiche e all” funi, salti, asse d'equilibrio, scala svedese 1 il nuoto e l'atletica sono alla base del l'insegnamento fìsico, inserito con accurata scelta di tempo e di misura in quello propriamente culturale e spirituale. Il fanciullo viene gradatamente portato con esercizi leggeri, spontanei, al dinamismo dei giuochi sui (piali s'impernia gran parte della vita scolastica: rugby, cricket, foot-ball. hockey, nuoto, tennis. Que sta attività sportiva scolastica e di «college» viene re golala da una organizzazione che ben si può ritenere perfetta. Lo squadre vengono formate con elementi delle medesime classi, o di classi diverse o affini di età e sviluppo: i loro «capitani » godono tra gli stes si ragazzi di grande autorità e prestigio, e questo serve di valida iniziazione alla pratica sia del comando che dell'ubbidienza. Ma non solamente gli alunni parteci pano attivamente alle manifestazioni educative del ti sico: anche gli insegnanti danno il loro entusiastico contributo e sono animati dello stesso fervore sporti vo. Del resto romanzi e films inglesi ce l'hanno più vol te raffigurato questo encomiabile senso sportivo del corpo insegnante. Oxford, Cambridge, Rugby ne sono la dimostrazione più luminosa. Ed ormai da tempo tutte le scuole e collegi inglesi sono sul « tipo » spor tivo. E quelle di più moderna costruzione riescono mo delli pregevolissimi. Ne citiamo una per tutte: la scuola media di tipo moderno di Chislehurst, nella Contea di Reni. Nelle scuole inglesi non è concepibile che un pro fessore, un maestro, si interessi solo della propria ma teria d'insegnamento: alla matematica, al latino, alla storia deve saper accoppiare competenza e passione sportiva. Il « tutorship » è principio fondamentale del la educazione inglese, secondo il quale chi istruisce de ve anche educare. Il maestro sa entrare nell'animo dei giovani, si interessa di loro e dei loro giuochi sportivi, sa essere loro consigliere, anzi compartecipe fervente delle competizioni dove sono in giuoco i colori della Scuola. (Chi non ricorda quel caro «Mister Chipps »?) E con questa visione negli occhi, varchiamo l’Atlanlico. Da Oxford... ce ne andiamo a trovare Zio Sam. Qui si cominciò con un vero e proprio movimento ginnico-sportivo dopo la guerra di Secessione, vale i dire, all'incirca dal 1880. Un misto di ginnastica tedesca e svedese — più quella che questa — fu il primo in segnamento obbligatorio per la gioventù che si voleva educare a un militarismo ginnastico. Sino a quell'epo ca ci avevano pensato la vita della prateria, delle Mon tagne Rocciose: la lunga avventura dei pionieri, dei cercatori d'oro, delle lotte selvagge con i pellirosse, alla educazione fisica della gioventù americana: siste mi eroici, dove la morte troppo spesso insidiava e bat teva i diritti della vita. Poi, soprattutto per l'influenza inglese e per il na turale invito dello spazio libero e selvaggio, i giuochi sportivi e l'atletica all'aria aperta presero il soprav vento. E oggi non si può concepire una scuola statu nitense o canadese senza lo sport, rullo le scuole seno provviste di campi propri. Le Università, poi, s<no circondate da vasti parchi, prati, con annessi piscine, campi di tennis, di rugby e di altri giuochi, e hanno
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perfino propri staiti. Ad esempio, le' Università di Philadelphia, California, Denver posseggono stadi del la capienza di varie decine di migliaia di spettatori. 11 programma sportivo americano della Scuola è sulla stessa base, con meno rigida disciplina, della Scuola in glese. Tutti gli sport sono coltivali dagli studenti ame ricani: a cominciare dai primi gradi della ginnastica e giuochi nell'età minore — ma il nuoto fin da bambi ni — fino all'atletica, rugby, base-ball, criket, pallaca nestro. canottaggio, tennis, pugilato, alpinismo, ccc. Con un facile volo, da San Francisco, senza scalo, possiamo constatare che persino in Estremo Oriento lo sport è ormai entralo a vele spiegale nella Scuola. Nei Collegi e nello Università del Giappone, della Ci na o delle Filippino si praticano, con particolare pre ferenza. il nuoto e l'atletica. E non c’è scuola in Giap pone dove non si insegni (un tempo riservata alle clas si aristocratiche) la lotta giapponese recentemente re golata o aggiornala dal prof. Kano dell’università im periale di Tokio.
nr orniamo in questa nostra vecchia e tuttavia anJL cor cosi vitale Europa, e prendiamo ad esempio la Svezia, la patria del poeta e ginnasiarca Ling. Vi troviamo tale nobiltà di principii e civiltà di costumi nella sana vita consuetamente praticata all'aperto con gli sports, le escursioni, la diligente quotidiana pra tica ginnica, che hanno sorpreso ed entusiasmalo gli italiani appassionati di educazione fisica, cui è occor sa la felice ventura di visitare e osservare si progre dito Paese. Naturalmente tutta l'educazione fisica e sportiva dei giovanissimi è basata sul metodo Ling. Fin dalla più tenera età i ragazzi vengono avviati alle pratiche sportive. Andate, visitate i giardini pubblici di Stoccol ma : potrete farvi una chiara idea della consuetudine sportiva svedese. I recinti, riservati ai liberi giuochi dell'infanzia sono tra il folto verde e l'aria ossigena ta della vegetazione. In estate, grandiose piscine, e va sche, laghetti, specchi d'acqua, puliti e vigilati, pullu lano di bimbi e giovanetti che vi diguazzano libera mente prendendo così dimestichezza con l'acqua e ap prendendo il nuoto. Vi convincerete subito come que sto saggio popolo debba la sua gagliardia e sanità fi sica (impersonata dal suo Sovrano ultraottuagenario e valentissimo giuocatore di tennis) alla vita all'aria li bera. (E' lungo e duro l’inverno scandinavo, ma esisto no in grandissimo numero palestre e « courts » coper ti. in legno, d'una levigatezza e d'una tenuta igienica ineccepibili, o poi non c'è che uscire a sciare a patti nai el). Non v’è moderno caseggiato dove sul terrazzo, tra il verde delle piante non sia stata impiantala una palestra per i ragazzi del palazzo, e una signorina ap positamente stipendiala e abilitata guida i giuochi e le esercitazioni ginniche. Aria, sole (per quanto possibile ciò nel nordico cielo) escursioni in campagna e montagna, sono, si può dire, la parola d'ordine di questo pacifico e laborioso popolo. Come, del resto, è per la Finlandia e la Norve gia. anch'esse praticanti analogo regime di vita. Nel corso della buona stagione, dall'aprile all'au tunno, veri esodi dalle città nell'aperta campagna av vengono ogni sabato. Non c'è famiglia, si può dire, che non possegga la sua minuscola casella in legno in uno dei pittoreschi luoghi boschivi, per soggiornarvi fino alla domenica sera.
j Scolari svedesi che apprendono le prime nozioni del nuoto.
E grandi e piccoli si avventurano in lunghe cscur•sioni per i boschi fragranti di rèsina. E ogni anno — non rammentiamo la data precisa — viene indetta la •caratteristica «gara del miglio ». Vi partecipa tutto il popolo, concorrenti frammisti di ogni condizione so ciale (del resto noi Paesi scandinavi, il benessere è co mune a tutti) e la classifica viene compilata in base a tempi massimi e con tre graduatorie: distintivo d'oro (sarà magari placcalo, ma la distinzione c’è...); distintivo d’argento, distintivo di bronzo. Certo, noi siamo ben lontani dall’immaginare, e tanto più dal •praticare, una attività simile. E possiamo qui raccontare che una distinta pro fessorossa svedese che conosce molto bene l’Italia, al la nostra dichiarata meraviglia, ci diceva: «Troppa vita sedentaria si fa da voi. Avessimo noi, il vostro bei sole!... Abituate i vostri giovani a essere troppo pigri: non li stimolate, e poi. voi grandi, non siete loro d’e sempio. Fate pure studiare seriamente i vòstri ragaz zi, ma avviateli anche all'aria libera, al sole, ai giardi ni sport ivi. Fate come da noi, e ne vedrete presto i be nefìci effetti... Nella Svezia, nelle classi elementari ha inizio il vero e proprio insegnamento sportivo. Si comincia col ■dividere la classe in più forti e meno forti : il metodo è differente per le due categorie. In piti v’è un terzo metodo: la ginnastica correttiva, che viene messa m ■opera per quei ragazzi, rari a dir la verità, che ne ab biano bisogno. Si ricorre alla palestra nella stasi in vernale. Appena possibile, più che esercizi ginnici, sempre semplici e preliminari, vengono praticati giuo chi sportivi. In autunno e primavera tutta l’attività fisica viene svolta all'aperto. Dalle scuole stesse ven gono indette frequenti escursioni per i boschi. Il nuoto e i tuffi sono alla base del complesso educativo. Non c’è ragazzo, o ragazza, di dicci anni che non sia pro vetto tuffatore, e non nuoti tutti e tre gli stili. Nelle piscine e in ogni specchio d'acqua sono in funzione e-
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sporti istruttori. Nell'inverno le scuole organizzano i cosidetti «treni della neve», dove in vagoni di terza classe, cuccette a tre piani e perfetta tenuta di riscal damento e impianti igienici, i ragazzi vengono condot ti sui campi di sci. E i maestri di ginnastica, di nuoto, di sport? Essi provengono dall’istituto Centrale di Ginnastica di Stocco'ma. intitolalo a Ling. Gli allievi vi sono ammessi dopo il conseguimento della licenza liceale. I corsi sono di Ire specie: due anni ginnastica e sport,: tre anni 'ginnastica, sport e massaggi ; quattro anni 'ginna stica correli iva e format iva e sport). Si esce, insomma, professori alla altezza delle pili rinomate cattedre uni versitarie.
In una scuola inglese, l'istruttore sorveglia un allenamento di corsa ad ostacoli.
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In Svezia: "... specchi d'acqua puliti e vigilati pullulano di bimbi....
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sua natura l'allievo già sente più forte e rispondente ai suoi istinti; ne conseguirebbe un risultato di peri colosa unilateralità. Contrastando, cioè facendo lavo rare la parte opposta, quella che meno risponde alle esigenze generali e al comando del cervello, si ottie ne che sia pur lentamente, la parte più riluttante e di ri tiessi ot tusi si sveglia e un giorno risponde perfet tamente: l'istruttore avrà ottenuto così uno svilup po armonioso e bilaterale. Solo allora asseconda le at titudini più spiccate del giovane atleta, il quale sarà in grado di rendere molto di più e sobbarcarsi allo sforzo maggiore senza preoccupazioni o conseguenze. Le sfere responsabili dell’insegnamento fisico al ragazzo attendono con particolare cura alla parte cor rettiva professionale: di contrastare il più possibile a quei difetti acquisiti o deficienze fisiologiche accresciu te per lo studio e l'applicazione intensivi in ambiente, ubicazione, posizioni irrazionali o di forzata immobi lità: poiché, i banchi di scuola sono sempre costrittivi del fisico giovanile. Nè d'altra parte oggi è più possibi le ricostituire la scuola peripatetica di Plafone Ari stotele..
1 discorso, e abbiamo dato appena un rapido sguardo panoramico, si è fatto troppo lungo. Tuttavia fornisce utili indicazioni. E vorremmo riusci re a riprendere e fondere dai metodi che noi abbiamo riferito per sommi capi il meglio di essi, perfezionan do, migliorando, adattando ai nostri mezzi e al nostro temperamento. Riferendoci a quanto la schiera nobile e ardita dei più noti educatori hanno con l'insegna mento e con gli scritti propugnato per il trionfo degli ideali ginnico-sportivi, indicando la strada alla rifor ma e alla legge. Dal periodo classico di Roma, al perio do rinascimentale di Vittorino da Feltro, oggi dobbia mo passare alla scuola educativa moderna e futura ilaliana, arricchita degli elementi ed esperienze pre ziose che si possono trarre dalla educazione sportiva anglossassone e scandinava. Intanto si possono enunciare principii e assiomi di elementare accettata verità. La ginnastica va adoperata per quel tanto che ser ve. La palestra è utile e necessaria, ma come il tempo e l'età lo consentono è da preferirsi il campo dei libe ri giuochi. Come abbiamo già accennato in precedenti articoli, noi, personalmente non siamo antiginnasti (con la mo da imperversante deificanti ». ci si passi questo ter mine), anzi proveniamo dalla ginnastica; ma non pos siamo non trovarci, nella generalità dei casi, col Mosso ,con lo Spencer, col Démcny, con l'Hébcrt, nel denun ciarne alcune manchevolezze, e, anche, vuoti, che nella preparazione fisica del giovane devono trovare il pre valente concorso della pratica sportiva o atletica che dir si voglia. Sulla palesfrica eccessiva dice lo Spencer: «Per rimediare a un sistema artificiale di vita, siamo ricorsi a un altro artifìcio. Essendo rimasti impediti gli eserci zi naturali e spontanei, ed essendo divenute ancor più gravi le conseguenze per mancanza di esercizio, si è adottato un metodo di esercizio fittizio: la ginnastica. Ammettiamo sia meglio che niente, ma neghiamo pos sa sostituirsi con vantaggio al chiasso dei giuochi spon tanei. T
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T7 avviamoci, ormai, a casa nostra. Che si fa apC pena oltre confine nord-occidentale, vale a dire in Francia? Si è in fase di urgente recupero. La forte de cadenza demografica delincatasi già da circa mezzo se colo. e le sinistre conseguenze della guerra recente, quando quelle della guerra 1914-18 non erano ancora rimarginate, esigono un'opera intensa e condotta con criteri razionali e il più possibile efficaci. In qualsiasi strato del popolo francese l'addestra mento ginnico-atletico è dettato e indirizzato dal Se gretariato all’Educazione Fisica e Sport, il quale per accordi con il Ministero della Pubblica Istruzione det ta pure il programma per le varie scuole, e ciò per ottenere un metodo unico a base obbligatoria. Ecco: Scuole Elementari, a parte eventuali varian ti annuali, ma sempre sulla stessa falsariga, si hanno: lezione di educazione fisica per deboli (durata 25-30 minuti): corsa, salti, sollevare e portare razionalmente pesi, nuoto, canottaggio, ritorno calmo con canto co rale e marcia. Scuole medie inferiori : lezione di edu cazione fisica per medi sviluppi (30 - 45 minuti): eser cizi e studio di atletica sul terreno; giuochi ginnici. Scuole medie superiori : piccoli e grandi attrezzi; giuo chi sportivi. Atenei. Accademie; specialità, gare ago nistiche, campionati. Le lezioni vengono impartite teoricamente e prati camente: una vera e propria materia scolastica che il giovane segue su appositi testi. Da notare che l'insegnante non asseconda mai le attitudini dell'allievo: le contrasta. Assecondandole verrebbe à rinforzare quella parte de) corpo che per
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, I movimenti- monotoni della ginnastica si fanno
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sempre più noiosi perche non procurano nessun pia cere. Grave errore è il badare soltanto a ottenere un esercizio fìsico senza curarsi se questo sia noioso o divertente.
11 vero è che la felicità è il tonico più potente: ac celerando la circolazione del sangue si facilitano tutte le altre funzioni. Da ciò la superiorità intrinseca dei giuochi sulla ginnastica: '.'immenso piacere provato dai ragazzi nei loro giuochi e l'allegria con cui si abban donano a fare un gran chiasso, hanno lo stesso valore dell'esercizio che li accompagna... Così per i fanciulli come per le fanciulle, quell’attività piacevole a cui si sentono inclinali, è essenziale alla prosperità tisica; chi vuole proibirli, proibisce l'uso di quei mezzi neces sari che sono stali per legge divina stabiliti». Si capisce come qui lo Spencer perorasse decisa mente la causa elei giuochi sportivi nonché chiassosi del tempo (oggi il chiasso lo fa il pubblico, e atleti e In disi i piti si rispellano e più stanno zitti) di fronte al la minaccia di un rincrudimento della palestrica chiu sa e accigliala. E fu proprio lo Spencer il fondatore della nuova vita sportiva inglese, basata fino allora sul l'insegnamento del pur grande medico e filosofo lohannes Locke (l'Inghilterra del resto ancora mezzo secolo fa era permeata di influenze militaresche e ginnasti che tedesche, di cui con grande gioia di G. K. Chester(on. è riuscita a liberarsi completamente). D'altra parte, secondo il nostro modesto avviso, non bisogna neanche crearsi una fissazione contro la palestra vera e propria, quella diciamo che comporta i grandi attrezzi. Anche questa va considerata alla stregua di una specializzazione sportiva, a cui si può accedere dopo un addestramento e uno sviluppo atleì ico-sporlivo necessario e sufficiente. Ora, da parte nostra, si dovrebbe entrare nel vivo della trattazione, circa il «metodo». Lo svolgimento del toma riesce necessariamente prolisso e lo spazio ormai viene a mancare, e l’attenzione del lettore non può non presentare sintomi di stanchezza. Al numero seguente, quindi, rimandiamo la nostra esposizione specifica. Intanto, sin qui, abbiamo fornito un quadro di suf ficiente ampiezza e chiarezza. Il lettore già può trarre di per sé alcune deduzioni, talune delle quali probabil mente si incontreranno con le soluzioni che ci 'verrà dato indicare la volta prossima. Certo l'« aurea simplicitas » deve essere il motto che informa l'ardua ma teria. Abbiamo esordito, ponendo due punti base, due plinti assiomatici per la soluzione del problema: «Lo Sport nella Scuola »: impianti e insegnanti (con codi cillo di trattamento giuridico economico per questi, che esporremo a parte). Continueremo proponendo l'a dozione di un «metodo ». Nulla di eccezionale, o tra scendentale. Ma molto di pratico e di attuabile. E con siderato sotto due punti di vista: quello che potrebbe definirsi idealo, disponendo dei mezzi necessari al com pleto, metodo che potremo vedere attuarsi in avve nire, quando il nostro Paese si sarà meritato pieno or dinamento e soddisfacente floridezza: e quello che pos siamo definire adattato alle possibilità presenti. Come si vede, ci teniamo sul terreno della realtà. Ci si può. quindi, dar credito su basi di sicurezza e di oculata misura. .............................
L E.: N OJ'S TRE
INCHIESTE
SPOR Centinaia di lettere continuano a pervenirci da ogni parte cP Italia sul problema deireducazione fisica e dello sport nella Scuola. Per lo più si tratta di simpatiche adesio ni e plausi alla campagna clic stiamo conducendo con una serie di articoli che mettono a nudo la questione. Altri let tori vogliono invece collaborare con proposte o con osser vazioni che, al Ministero della P. !.. non si potrà non tener ne conto a tempo debito.
Il problema degli educatori Prof. Giuseppe {Vovelli, di Roma
Un punto veramente essenziale, basilare c quello degli edu catori. «Stadium» ha toccato con saggia mano l’argomento. L’in tegrale formazione dei nostri giovani, nello spirilo, nella volontà, nel corpo, non deve esser frutto di improvvisati insegnamenti; ma deve essere metodica conquista di agguerriti c consapevoli docenti. Perciò attenzione ai. mali passi. La facoltà o Tlstituto Superiore di Educazione Fisica deve avere un programma ben definito. Ad esso devono essere ammessi giovani forniti di cultura generale e collaudati da una licenza liceale o di scuola parificata. Gli inse gnanti di educazione fisica, per cultura, capacità, preparazione, deb bono essere in tutto all’altezza degli, insegnanti delle altre materie del programma scolastico. Non occorrono tanti Magisteri come una volta, inadatti, so prattutto per attrezzamento, al compito ad essi affidato. C’è l’Accademia della Farnesina. Si faccia di essa un Istituto modello. Gli esempi in proposito, dall’estero non mancano. Ebbene, facciamo presto. Pcr l’Anno Santo non potrebbe inaugurarsi il primo corso?
Il contributo dei medici Dott. Vittorio Bottini, di Palermo
Nella intervista che «Stadium» ha avallo col Ministro della Pub blica Istruzione c’è un passo molto interessante. Quello che ammet te la possibilità d’una collaborazione tra la Federazione Medici Spor tivi e la Scuola. Non si trascuri tntto ciò. L’atliv’-tà Tisica del fan ciullo deve essere controllata dal medico: almeno nelle sue linee generali.
Il prof. Pende nel suo volume « Le debolezze di costituzione » scrive: «La profilassi individuale, la bonifica delle costituzioni de boli nel corpo e nella mente entrerà nella sua fase di definitiva pra tica realizzazione il giorno che sarà possibile di ogni individuo, in qualunque periodo della sua vita, avere 2a formula costituzionale completa somatica c psichica, registrata di tempo in tempo in un apposito registro individuale della salute: sarà possibile cioè cono scere il biotipo e stabilire il biotipigramma individuale». Non si potrebbe, quindi, cominciare dalla Scuola?
Sette punti Washington Patrignani, Viale Pota, 5, Pesaro Non è certamente con l’intenzione di vedere pubblicate queste note su una rivista, a cui eollaborano nomi autorevoli, che inter vengono nella « discussione » a proposito degli articoli sulla «Scuo la e lo Sport», di Sisto Favre, apparsi su Stadium. E5 semplicemente la passione per questo fondamentale problema — che dovrebbe preoccupare il nostro Governo; — è il desiderio che venga affron talo e risolto una volta per sempre, dopo tante parole spese, che mi spinge a scrivere. Noi sappiamo che alla Scuola viene affidata la graduale edu cazione dei giovani ed il compito di formare i futuri cittadini; è la Scuola che porterà l’educando, attraverso una libera esplicazione delle sue attitudini, alla preparazione morale, intellettuale e fisica. Tutto questo sembra sia stato compreso perche anche da noi
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corno afferma il Ministro della P.I. «la Edu razione Fisica è già nella Scuola oggetto di un normale insegna mento ». Però ci vien fatto di chiedere che cosa si intenda in que sto raso per «(normale insegnamento». Infat ti, come si può parlare di normalità quando la Educazione Fisica si insegna in locali ina datti. con una attrezzatura inadeguata o qua^i nulla, in uno stato di inferiorità morale e in un ambiente molte volte ostile o tollerante per l'incomprensione di alcuni Capi d’isti tuto, convinti che la « ginnastica » sia un inutile perditempo per gli alunni? I problemi da affrontare per la soluzione di questa importantissima questione relativa a due fondamentali aspetti della vita moder na. quali la Scuola e lo Sport, sono moli e comp’essi. Prima di tutto sarebbe neces sario comprendere che la questione non è soltanto educativa, ma anche, diciamo così, di economia in quanto ci si deve convincere che è sempre un ottimo affare per una na zione migliorare le condizioni fisiche e mo rali dei cittadini. noM intima convinzione che non ultima ricchezza di un Paese è il suo sano capitale umano.
Pertanto, ecco a mio parere delle proposte di pratica realizzazione da prendersi m esa me da parte del Ministero della Pubblica Istruzione per una sollecita soluzione. 1) Osservanza scrupolosa da parte dei Capi d’istituto e dei Direttori Didattici delle di sposizioni m:nislcriali riguardanti l’insegna mento della Educazione Fisica con partico lare riguardo al richiamo di includere le ore di detta «disciplina» intercalate con le altro materie scolastiche; in quanto «il tenere i giovani per più ore fermi sui banchi. dà un rene! •mento ben più scarso di quanto si desidererebbe».
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oclii sono i centrj turistici inverna, li che hanno possibilità di ospitare una Olimpiade e pur tuttavia occorre una vera e propria battaglia diplomatica, un minuzioso e paziente lavoro di corri doio che talvolta richiede anni di tempo per ottenere una assegnazione. Cor tina ha tutti i titoli e il diritto di presentarsi candidata per i Giuochi 0limpici invernali, ma da anni tale de signazione era inutilmente richiesta e si trascinava di Congresso in Congres so sino a che, nell’ultima seziono dii Comitato Olimpico Internazionale, i dirigenti maggiori dello sport mondia le hanno riconosciuto il merito e le possibilità della perla dello Dolomiti. Quando nel 1956 gli atleti della ne ve e del ghiaccio di tutti i Paesi con verranno in Cadore per gareggiare sot to l’insegna dei cinque anelli nelle prove che consacreranno i migliori sciatori, pattinatori e hocheisti inter
nazionali, Cortina avrà certo raggiun to una attrezzatura tecnica organiz zativa tale da sbalordire ogni più esi gente critico. A Cortina nel suo nuovo grandioso stadio del ghiaccio, e a Campocorona. già teatro dei cam pionati mondiali nel 19-10, sarà sor to un impianto permanente che per metterà di ospitare dieoine di miglia ia di persone, cosi come le discese dal le Tofane saranno state tracciate con maestria e tecnica insuperabile Per ottenere questa assegnazione Cortina ha dovuto trasformarsi in pia. svici, ha dovuto essere ritratta in m'dle pose da cento obbiettivi foto grafici diversi, ha dovuto sezionare le sue Tofane, il suo Cristallo, e chie dere in prestito persino qualche visio ne de] « Lavarcelo » e portare il tutto, in miniatura, in un’ampia sala del l’albergo Excelsior di Roma dove ora no ospiti i magnati del C.I.O.
2) Attrezzare possibilmente in ogni Scuola una palestra d’occasione e per il momento rendere efficienti le già esistenti, richiaman do i Comuni sulla obbligatorietà dell’osser vanza della legge in proposito.
3) Assegnare aU’Educazione Fisica il tem po necessario, come minimo tre ore setti manali affinchè l’insegnaniento risponda in pieno ai suoi fini naturali.
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4) Dare maggiore impulso allo sviluppo dell’Ed acazio ne Fisica e dello Sport nelle Università, come avviene già in altre na zioni.
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5) Affidare tutto l’insegna mento a persona le idoneo, provvisto di titolo specifico, per cui la necessità dellapcrtura quanto prima della Scuola Superiore di Educazione Tisica a carattere universitario, sul tipo di una fa coltà di kinesiologia, come esiste nel Nord e Sud America. 6) Restituire alla Scuola gli impianti spor tivi ancora a disposizione, per i più svariati usi, al Commissariato della Gioventù italiana. 7) Assegnare, come obbligo di orario sco lastico, un pomeriggio affinchè i giovani stu denti, dichiarati idonei dal medico scolasti co c dall’insegnante di Educazione Fisica, possano dedicarsi agli sports di loro prefe renza. Queste le misure di carattere generale, che ritengo di pratica realizzazione per af frontare decisamente il problema della Edu cazione Fisica e dello Sport nella Scuola.
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Le Olimpiadi bianche 1956 Abbiamo vissuto anche noi, assieme ai dirigenti cortinesi le ore trepidan ti dell’attesa del verdetto; abbiamo atteso anche noi con Terschak c Otto Menardi, i maghi dell’organizzazione invernale, che i dirigenti dello sport olimpico, decidessero tra le varie can didature in favore di Cortili'. d’Am
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pezzo. Con Terschak c con Menardi quasi inavvertitamente è stato rievocato e rifatto 61 film delle manifestazioni in ternazionali c mondiali che Cortina d’Ampezzo ha ospitalo dal 1927 in poi. Dall’anno infatti del primo concorso della Federatici! International du Ski, che vide la prima rassegna degli atleti scandinavi c del centro Europa sulle nevj del Cadore, Cortina è pas sata via via alla messa in scena dei campionati mondiali universitari che nel 192S hanno richiamato nella sugge stiva e incantevole valle d’Ampezzo il fior fiore dello sport goliardico : e ancora l’altro concorso della F.I.S., ma limitato soltanto a gare di discesa e che del resto fu il primo delle spe cialità alpine, nel 1932. Cortina intanto andava sempre più attrezzandosi e per merito quasi esclu sivo di Terschak riusciva con la piena comprensione doll’Ente Turistico e particolarmente dell’Associazione Al bergatori, evoluta e intelligente nel ca pire l’importanza che venivano a da re al Centro Ammezzano manifestazio ni internazionali di tanta portata, Cortina riusciva, dicevamo, a realizza re la prima pista da Bob italiana. Ultima perla internazionale della organizzazione cortinese sono stati i campionati mondiali del 19-11. che se anche poi, date le particolari condi zioni belliche e politiche, non sono sta ti riconosciuti validi agli effetti uffi ciali da talune Federazioni, restano pur sempre un vero gioiello di orga nizzazione che ha entusiasmato gli atletj dello sci e de] ghiaccio di rutta Europa e persino del Giappone, visto che anche ’i piccoli campioni nippo nici furono presenti a questa rassegna. Ha entusiasmato e convinto la mani festaiono cortinese del 1911 piti, forse, dogli stessi giuochi internazionali che furono fatti svolgere subito dopo a Gannisci! Partenchirken, con la parte, cipazione degli stessi campioni che avevano gareggiato a Cortina. Oltre a Cortina d’Ampezzo avevano presentato la propria candidatura per i Giuochj Olimpici invernali. Montreal o Detroit. Montreal ha presentato ai dirigenti del C.I.O. un modestissimo opuscolo con fotogralie di poco conto, anche se 1 hochey. sul ghiaccio, nella città ca nadese. <• sviluppatissimo. Manca però
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? il) detta località un trampolino adat to e la stessa pista di Bob dovrebbe essere costruita a. ben 60 chilometri da) centro. A questo sj aggiunga che non avendo località nevose gli sciato ri avrebbero dovuto andare a gareg giare a Lake Placid, in una zona nuo va che dovrebbe essere lanciata in questi anni, ma distante appena... 3500 chilometri da New York. Gli americani nel presentare la propria candidatura per i giuochj in vernali, pensavano certo come rasse gnazione della stessa avrebbe portato un notevole contributo per lo sci ne gli Stati Uniti e nel Canada, dove del modo sviluppati se ai contano già qualrestc gli sports invernali sono oltre cosa come 5 o 6 milioni di sciatori. Cortina ha avuto il suo bel da fare per superare Detroit e che questa ultima fosse appoggiata al massimo lo dimostra il fatto che lo stesso Amba sciatore Americano a Roma Dumi, era il capo della Delegazione. Gli italiani si sono presentati nella sala del Congresso tranquilli con il Sindaco di Cortina, Angelo Ghedina in testa, con Otto Menardi Commissa rio Tecnico degli Azzurri, con Fede rico Terschak e con qualche altro elemento ancora tra cui lo stesso Pre sidente della Federazione Italiana del lo Sport Invernali Dott. Cagiari. Ha parlato pei tutti >” inglese tra ducendo poi in francese e in tedesco Otto Menardi. illustrando le bellezze di Cortina e soprattutto le possibili tà e il calore con citi Cortina avrebbe accolto gli olimpiaci nel 1956. Ha parlato Menardi con quel suo stile pacato e sereno, muovendo gli occhi o dando luce al suo viso con l’espres-
sione inconfondibile della semplice e brava gente del Cadore. E i congressi sti lo hanno ascoltato con interesse, quasi con ammirazione, vero è che la sua esposizione è stata accolta da un calorosissimo applauso che per la sua insistenza ha lasciato chiaramente comprendere come in linea di massi ma i] Congresso avesse già deciso, prima ancora delle parole del Presi dente del C.I.O. Edstroen, a favore de] grande centro turistico italiano. Il vecchio Presidente del massimo con sesso sportivo mondiale era quasi com mosso quando s’è levato a parlare nel lo sfarzoso salone del grande albergo romano, illuminato quel giorno da un sole altrettanto romano. Ha detto Edstroen i] compiacimento suo perso nale e quello dei suoi colleglli, ai di rigenti di Cortina, sottolineando poi, nella visita dei vari plastici degli im pianti cortinesi, di passo in passo la sua ammirazione per la maniera con cui Cortina si era presentata. Del resto anche gli stessi avversari, avversari simpatici e sportivi, ben lie ti di fare un lungo e simpatico viag gio in Italia per trascorrere un mese tra le bellezze Dolomitiche, hanno ri conosciuto il merito di Cortina d’Am pezzo e sono stati i primi a congratu larsi con i rappresentanti della Ma gnifica Comunità Ampezzana. Avremo così finalmente anche in Italia una Olimpiade. Avremo anche noi possibilità di veder garrirò al ven to alpino la bianca bandiera coi cin que anelli. E sia essa davvero simbo lo di pace fra i popoli e di auspicio per la nostra gente dj montagna.
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ome candido giglio dal corpo incorrompibile de gli. Eletti di Dio. così dalla sciagura — che. nel giro di brevi attimi, ci trascinò dall'incredulità alla di sperazione, attenuata, poi, in un rimpianto di accorata nostalgia — germoglia il più bel fiore. E' il fiore della concordia civile che nasce, o atleti granata, dal vostro olocausto perchè in voi, nella vostra, dilaniata gio vinezza, finalmente dopo tanta guerra, gli. italiani si riconoscono tra loro fratelli. Più delle mille vittorie e dei cinque « scudetti » è questo il vostro trionfo, che solo i santi, i poeti e gli eroi poterono c possono tramutar l'odio delle fazioni nell’amore della, patria comune. Dinanzi al Presule che benedice le vostre spo glie mortali è il popolo, tutto il popolo: aristocratici e operai, vecchi e giovani; e su tutti i gagliardetti e tutte le bandiere splende una luce sola di fraterna bontà. Così lungo lo nostra storia, nei secoli, caddero, dinanzi al sacrificio dei predestinati, i pugnali; e le mani strinsero umanamente altre mani, per congiun gersi, pie, nella preghiera. Nè la cerchia dell’Alpi bastò a contenere questo do lore che, miracolosamente divenne potenza d'amore, sicché al di là dei monti e degli oceani, fin nell'altro emisfero, l'umanità si stringeva attorno agli atleti caduti in un impeto di solidarietà generosa. Questo ir radiarsi, questo dilatarsi, dalle vostre sfigurate salme, di sempre più vasti cerchi d'umana comprensione — quasi abbraccio che avvolge tutta la terra — esprime qualcosa di più d'un cosmopolitismo sportivo, nascen te dal fatto che alcuni tra voi. in questo mondo, furo no inglesi, o ungheresi o francesi: è, qui, infatti, il ri conoscimento che lo sport, quando si intende e si pra tica come lo iniendeste e lo praticaste voi, costituisce, al pari della scienza e dell'arte, un valore universale, una conquista degli uomini accomunati nello stesso sforzo vittorioso. Per noi credenti l'attimo che vive eterno, come se sempre l’avessimo davanti a noi, è quello in cui dal l'urto alla fiamma alla morte il vostro transito fulmi neamente si compì. E pensiamo e speriamo che allora gli angeli, invocati dalla cristiana preghiera perchè accompagnino le anime dei trapassati alla gloria del Cielo, siano apparsi, in tutto il divino fulgore, tanto più vivo del rogo umano, attraverso le nubi e la piog gia. Avevan certo, in quell’ora suprema, interceduto pei' voi gli angeli della terra, gli innocenti fanciulli, ai quali, nei placidi sogni, spesso appariste come eroi; ma non lontananti per sentieri di favole o di epopee, sibbene vivi e presenti come giocattoli umani, ogget to d'infantile desiderio e di appassionato amore. Per gli altri, per i grandi, per tutti gli italiani, o atleti del Torino, voi eravate qualcosa di diverso, ma non meno caro. L'Italia vinta, l’Italia devastata, l'Ita lia umiliata e tradita: peggio, l'Italia disperata, dove ogni casa piangeva un figlio, morto di ferro, e non sempre straniero; questa Italia che aveva abbrunato le sue bandiere e cancellato persino il ricordo di ogni giorno lieto, ritornava, da pari a pari, se non addirit tura trionfatrice, fra le nazioni, con voi e per voi, fra telli. Come in tutte le epoche oscure, la- patria ritro vava in alcuni suoi figli l'ideale riscatto; e se il To rino vinceva, se folle d'olire mare acclamavano a voi. sulle cui maglie brillava il tricolore, era L’Italia che vincerà ancora, non nel malevole giuoco delle cruente
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conquiste, ma nel cavalleresco confronto di immutabili valori delle stirpi. Non sono, dunque, soltanto trentun creature da ag giungersi ai milioni di morti onde la guerra, esterno, e quella fratricida in sanguinarono le nostre strade. E' anche una bandiera che si ammaina ; dilegua la « nazionale » di calcio, costituita quasi solamente da voi. non perchè anche altrove non esistesse eccellenza tecnica o sportiva, ma perchè la vostra compagine, di colpo annientata, era frullo di lungo lavoro, insigne opera di cesello, e bene esprimeva, nel tratto genero so e nella operante solidarietà, oltre e più che nello stile di giuoco, ciò che di maggiormente nobile traluce e si esprime dall'anima italiana. E la. sorte ha vo lalo, implacabile, che lutti i « granata » scomparisse ro. anche i più giovani, anche le riserve, anche coloro che avrebbero potuto e, forse, dovuto rimanere a casa. Come in vita, così in morte li ha. uniti un comune de stino. Ma tanta vostra, tragedia rende più disperato il nostro rimpianto, perchè sentiamo e sappiamo che un patrimonio prezioso di valori morali, oltre che tec nici, è irrimediabilmente distrutto; nè varrà a rico struirlo la possibilità, ed. anzi certezza, d'uno pronta ripresa, con altri degnissimi atleti, dello sport italiano. Sui campi di giuoco, la prima domenica dopo la scia gura, gravava, plumbea, questa consapevolezza d’uii bene perduto, che non si troverei più. E mentre gli atleti in campo, con maglie di vari colori, davan vita a trame di giuoco, gli animi, assenti, vagavano altro ve. A un tratto, fra le nubi fosche del temporale ci. parve di rivederli, tutti, inquadrati, come per una pa rata. alti, sorridenti, sereni, lassù in cielo, simili a. icalkirie trasvolanti per i corruschi cicli del Waìhalla. Certo fu questo un miraggio. La realtà viva sono i « ra gazzi » granata, coloro che vegliavano, l'ultimo, notte, i maggiori fratelli e quei che bene, se l'età noi vie tasse, potremmo chiamar loro padre'. Lievesley. Scen deranno questi « ragazzi » in campo; e a molti parrà di riconoscere in ciascuno di loro uno degli « altri », tanto era teso il desiderio di questi giovani d'assomi gliare i più grandi, ancor vivi, e tanta è l'ansia nostra di ritrovare questa rassomiglianza! Confusi nella gran fiamma con gli atleti del proprio cuore, i dirigenti, coloro che ebbero fede e a. questa fede temprarono cuori e volontà delle squadre; dal rogo la volontà bruciante dei morti sembra sopravvi vere e accendere di sè i superstiti, nocchieri impavidi della sconvolta nave granata, in un mare che ad altri parrebbe senza approdo. Casulbore, Tosata, ('avallerò già conversano ora, las-
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con Tullio Alorgagni. il primo di noi che. or son lant'anni. aureola di martirio il giornalismo spor tivo;, e son con loro i caduti sull'Artide, che parvero fondere gli stessi ghiacci del polo con l’ardore della loro giovinezza. Da Felice Tonetti a Emilio Coloni bo. non caduti sul campo dello sport, ma vissuti e morii per questa passione, gli altri nostri migliori {caro Morresi indi monticalo! riconoscono e stringono i sopraggiunti in un lungo abbraccio, che li consoli dei terreni affetti abbandonai i quaggiù. Più vasto concento di cori accoglie i quattro uomini dell'aereo : i due piloti, il marconista, il motorista. So no le falangi dei pionieri del volo, di tutti gli aviatori che in pace e in guerra, per la loro patria, o per l'in tera umanità, offrirono generosamente la vita. Se /" conquista più ambila dell'uomo non rimase teoria fredda c inerte, se l'uomo potè davvero volare, sem pre più sicuro, sempre più lontano, sempre più allo, sempre più comodo, sempre più veloce, ciò fu ed è per che ogni giorno oscuri eroi collaudano a prezzo della loro vita i progressi della meccanica; e avvolgono, or mai, con una rete di fulminee traiettorie, più fitte più sicure del volo di milioni di alati, il mondo. Ma già la vita riprende il suo ritmo, ognor più pido, regolata coni'è da una legge di sviluppo e di progresso : nuovi atleti, nuovi dirigenti, nuovi gior nalisti, nuovi piloti si esprimono dal seno di questa inesauribile gente dalle molle vite. Il Torino, il gran de Torino, rimane, per sempre, nella storia dello sport. Vi rimane col suo primo scudetto, vinto nel lontano 1943 : un gol di Mazzola, un punto in classifica e il ti tolo era assicurato così, alla garibaldina. Vi rimane ancor più, per questa serie di trionfi che dura da quat tro anni, da quando cioè — prostrata ancora l’Italia dalla disfatta e dalla guerra civile — il Torino appar ve fra le prime forze alla rinascita. Tecnicamente, impiantati per primi sul « sts/ej/ia ». i granata sembravano superar d'uno classe i rivali. Tutta, o quasi, la nazionale si riassunse in loro come, quando il calcio era foga, slancio, generoso ardimen to, toccava alla Pro Vercelli dare il maggior numero di campioni all’undici azzurro. Al di sopra del. commosso epicedio, una precisa af fermazione deve, dunque, esser fatta: il Torino incar na, per oltre un quinquennio, il calcio italiano nel non. vano sforzo di congiungere lo slancio latino allo stile anglosassone. Come la mitica Fenice, dal rogo ancor caldo, esso risorgerà. Mèta certa ai Caduti, lassù, allo sport sulla terra è una sola: resurrezione. sii.
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MEMENTO <ii Raniero Nicolai
Anzitutto il beiverde del loro campo di giuoco! vizzisca il beiverde e si smemori se sopra il suo tono sonoro dipinto dall'acqua e dal sole non dà più squillo il granata ch’è un cosi maschio colore! Modellava i toraci a sbalzi di muscoli schietti quando l'«undici» ordiva gagliardo la trama della vittoria, e l'erba era tutta in giubilo sotto la danza volante dei passi nè più nè meno che sotto i belati che a mezzo settembre tosano gli stadi in vacanza.
Se vi entrassero, oggi, li slorzerebbe questo assurdo silenzio! Vizzisca, dunque, il beiverde e si smemori! Ma non vaniscano le candide righe già argine e disciplina coscienti: la loro geometria si scompagini, in modo però che, rette sbrigliale, attingano TInfinito ! Nel Suo grembo misericordioso rechino pena del centro del campo dove la rosa dei venti non più imbrigliata ha gorgo, e se allucinato, domani, vi si sdraierà l’acquitrino, niun sorriso di cielo oserà rispecchiarvisi! 0 con nùbilo o con sereno lo stadio sarà un’orbita vacua dentro la cispe dei suoi cartelloni. Se un grido d’uomo si azzardi, si spiaccicherà sugli spalti nel muco di questo silenzio. Forse, solo un eco pietosa crepiterà sulla cuspide della massima antenna!
Dapprima scintilla di un «esse o esse» in singulto (quello che invano scoccò dal bavaglio del rombo e del rogo); ma poi, nell'etere attonito, un battito scandito di cuore! Un solo cuore, ma plurimo, come d'un «undici» che decupli l'uno!
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Così il maschio granata sopra il sonoro beiverde articolava la sua gagliardìa a paragone e ad esempio! Ed, ecco, lungo l'antenna altissima e ignuda scorrere un Fremito d'ali che, d'un subito, si tricolore! svettare nomi (d'angeli, ormai) come chiamandoli in campo ciascuno al suo posto nella più l'algida e nota delle loro Formazioni di gara.
Ma, allora, anche la pena e il singulto, come da vena ad arteria dentro un combusto respiro di ossigeno, son Forzati a tricolorarsi. Il granata là sopra il beiverde, sullo sbalzo dei muscoli schietti irradia un suo azzurro essenziale. Il cielo può ancora rifulgervi!
Pupilla rifarsi nell'orbita dello stadio che si ridesta; voce riFarsi, umanissima, di popolo che vi tripudia ritorsi gagliardìa e giubilo di un giuoco che vi si articola ; riFarsi disciplina ed argine di candide righe coscienti cosi che sopra il beiverde s'imbrigli assennata la rosa dei venti! Ma Tu, Grembo misericordioso, Tu che in ogni geometria terrestre o celeste lai che pulsi un anelito che il Unito al Tuo infinito raccorda, Tu insegna, a paragone e ad esempio, come, da vena ad arteria dentro un combusto respiro di ossigeno, l'«esse o esse» del rombo e del rogo è approdato al Tuo evviva profondo!
Lo celebri in tutti gli stadi tricolorando nel Tuo azzurro quei nomi ogni massima antenna, (diissima e ignuda!
mare o sopra deserti o sopra terreni uniformi a scarsa popolazione), 3) e possibile, c perfino facile, scambiare un punto del terreno con un altro di caratteristi che simili con conseguenti gravi errori. Lo studio preventivo della carta di navigazione pur limitando tali errori non è sempre suf ficiente ad escluderli completamente c sicura mente. Concludendo, questo metodo di navigazione, che chiameremo a vista, non essendo sempre impiegabile e non dando sempre risultali sicu ri non può essere usalo da solo ma potrà al massimo servire come ausilio ad altri melòdi.
A titolo di notizia ricorderò che in Ame rica, i>er ovviare alla difficoltà di riconosci mento del terreno, alcuni percorsi sono stati materialmente tracciati sul terreno stesso con segnali intervallati fra loro che portano scritto :.n lettere visibili da una certa altezza il nome della località, la direzione e la distanza da e per le località adiacenti. Sono itinerari, questi, che servono fondamentalmente per piccoli apparecchi da turismo, destinati a volare soltanto con tempo buono o comun que con condizioni tali da permettere la Esi gibilità del terreno. Queste limitazioni non possono ovviamente essere applicate ai traspor li regolari che, pertanto, debbono servirsi di altri sistemi.
r Dopo la sciagura di Torino abbia mo chiesto al Colonnello Pilota Nino Pasti, uno dei più tecnici e valorosi piloti della nostra Aviazione, milita re, ora Comandante il 3° Stormo da Caccia, una esposizione che ci desse « il punto » sulla navigazione aerea e sugli strumenti di bordo. Il Col. Pasti ha gentilmente aderito alla no stra richiesta coi; il seguente articolo {che per ragioni di spazio abbiamo do vuto in alcuni punti tagliare') chiara mente illustrativo e che costituisce, do po quanto a proposito e sproposito, e stato scritto sn.Ha stampa, una precisa zione quanto mai opportuna. Se per i nostri padri « navigare necesse est » era imperativo di viver civile, per noi, attori della dinamica epoca moderna, il volare rappresenta una necessità an cora più sentita.
DOPO IL DISASTRO DI SUPERGA
La MACCHIAA 9 UOMO 1) posizione dell'aeroplano rispetto alla su perficie della terra, 2) posizione dell’aeroplano rispetto all'oriz zonte e alla verticale; suo orientamento rispet to ad una direzione fissa. La posizione dell’aeroplano rispetto alla superficie della terra si conosce quando è no to esattamente il punto sorvolato ogni istan te c la quota tenuta dall'apparecchio stesso.
tragedia di Su porga ha messo l'aviazione Navigazione a vista e i problemi annessi al volo in un triste primo piano nazionale. In vari giornali sono Molli strumenti e vari metodi di naviga apparsi resoconti necessariamente incompleti zione permettono di determinare con vario — redatti spesso da giornalisti non proton grado di precisione il punto sorvolato. Un damente tecnici in questo campo — che primo sistema, il più semplice e il più imme lungi dal mettere in giusta luce le vere dif diato, è quello di conoscere a vista il terreno ficoltà della navigazione aerea e la necessità di confrontandolo con la carta geografica che il complesse insta’laz.-oni a bordo e a terra, per pilota deve sempre portare in volo e deve sem un sicuro esercizio del volo con cattivo tempo, pre studiare accuratamente prima di ogni par hanno finito con il deformare, almeno tenza. Elementi caratteristici del terreno, pro in parte, tali elementi creando nei lettori '.im montori, fiumi, laghi, strade ferrate, strade pressioni che sono lontane dalla realtà, se non di comunicazione, città, golfi, eco. facilitano con essa addirittura contrastanti. Ritengo, il riconoscimento a vista e rendono questo me quindi, clic possa tornar graduo agli sporti todo abbastanza faci.'e. Tuttavia esso presenta vi, questo articolo che si propone di trattare gravi ineonvenionii : da un punto dì vista strettamente tecnico, se 1) non può essere applicato con cattivo tem pure necessariamente non troppo profondo, i po. quando si navighi sopra le nubi, perchè problemi sopra esposti. Il pilota, per poter condurre sicuramente un , manca la visione del terreno, 2) non può essere applicato, quando man aeroplano dal campo di partenza al campo cano o sono rari i punti cara iterisi ici sopra di arriso, ha bisogno di conoscere con con precisati (per esempio navigando sopra al tinuità i seguenti due ordini di elementi:
Navigazione a stima Un metodo che è sempre seguito è quello che permette di determinare il punto sorvo lato mediante la stima della distanza percor sa e della direzione seguita.
A bordo dell'apparecchio vi sono sempre uno o più indicatori di velocita e una o più busso le. Tenuto conto della velocità indicata dagli strumenti (che deve essere corretta a seconda della quota e della temperatura) e del tempo, si fa facilmente la distanza percorsa: la bussola indica la direzione seguita ed è quindi facile segnare sulla carta di navigazione, istante per istante, la posizione del velivolo. Di bus sole ne esistono di ottime perfettamente cor rette e funzionanti; gli indicatori di veloci ta sono molto semplici, esattamente tarati e corretti.
Questo sistema soffre però di un serio in conveniente; esso non tiene, infatti, conto del vento eventualmente incontralo lungo il IKircorso che ha per effetto di spostare il ve livolo dalla sua rolla variandone direzione e velocita. A questo inconveniente si rimedia con una fitta rete di stazioni meteorologiche che coprono tutto il globo, (anche il mare che è disseminato di battelli meteorologici) c che periodicamente trasmettono per radio il bol lettino delle condizioni atmosferiche del po sto comprese velocità e direzione del vento al le varie quoteogni aeroporto ha inoltre un ufficio meteorologico che raccoglie tutti i boi-
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lettini e compila la carta del tempo, la car ta cioè sulla quale sono segnati tutti i dati • necessari pcr il volo e per le previsioni sul tempo che il pilota incontrerà durante il vo lo stesso. Prima della partenza è fatto obbligo al pi lota di recarsi all’ufficio meteorologico che gli compila un cartello di rotta con le condizioni lungo la rotta e i consigli sull’itinerario e quoto <h seguire. Già prima della partenza, quindi, c durante lutto il volo, poiché a bor do vi è una staziono radio che può ascoltare tutte le trasmissioni normali di. bollettini me teorologici, o eventualmente richiedere in qualunque istante ogni possibile notizia a Centri Meteo Regionali, il pilota conosce gli clementi del vento c con un facile calcolo ne può tener conto. Per dare una idea dell’ordine di esattezza di questo sistema di navigazione che chia meremo stimato, basta pensare che un errore di 20 km. ora sui dati relativi al vento è .forte, Con già un errore piuttosto .forte. moderni le velocità dei velivoli moderni da trasporto, dell’ordine dei 400 km. ora, l’errorc prccedente precedente significa in percentuale 5% del percorso. Altri errori strumentali, dovuta alla bussola c all’indicatore di velocità, non raggiungono il 5% e quindi il punto stimato ha un errore inferiore al 10% del percorso compiuto. In condizioni discrete di visibilità navigazione stimata c a vista si integrano a vicenda, con ottimi risultati; in condizioni diffìcili di visibilità la navigazione stimata non è sufficiente per dare garanzie di sicurezza al volo, tuttavia per la sua semplicità e per il buon grado di esattezza che si può rag giungere (largamente superiore a. quello pes simistico sopra segnalato) essa deve sempre essere seguita come controllo a tutti gli altri sistemi.
Radiogoniometri e radiofari Di ausilio alla navigazione stimata, princi palmente nell’ultimo tratto della rotta, si usa la navigazione radiogoniometrica. Questa na vigazione sfrutta la proprietà direttrice dei telai radioriceventi, i quali, come è noto, ri cevono i segnali di una stazione trasmittente con una intensità clic varia in relazione alla direziono della stazione rispetto al piano del telaio. E' così possibile con una di queste sta zioni chiamate radiogoniometri determinare la direzione di una qualunque stazione trasmit tente. La navigazione radiogoniometrica può essere fatta portando 'il radiogoniometro a bordo e ricercando la direzione di stazioni trasmittenti note a terra che trasmettono con continuità o a richiesta un segnale radio. Le stazioni trasmittenti a terra si chiamano ra diofari; ciascuna ha naturalmente una lun ghezza d’onda diversa ed un diverso nomina tivo che serve a riconoscerla. Come pcr le stazioni meteorologiche vi è su tutta la terra una rete di radio fari che servono di guida alla navigazione aerea. Essi sono di due tipi fondamentali: radiofari di navigazione a lun ga portata (5-800 Km.) e radiofari di avvi cinamento a portala più modesta (200 Km.) che sono messi su ciascun aeroporto e ser vono per guidare l'apparecchio nell’ultimo tratto del percorso. Il radiogoniometro può essere posto a ter ra mentre sull'apparecchio è portata soltanto una stazione radio trasmittente-ricevente. Lo apparecchio allora chiede al radiogoniometro In propria posizione o il radiogoniometro eseguita Io ricerco (tempo pochi secondi) trasmette all’aereo la posizione richiesta. An che di radiogoniometri esiste una rete com pleta. Le differenze fra l’uno e l’altro siste ma sono evidenti: il radiofaro serve contem-
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poraneamente un numero illinf.tato di appa recchi che però debbono avere a bordo oltre la radio ricevente-trasmittente una apparec chiatura in piu, il radiogoniometro; il radiogoniometro a terra serve un solo apparecchio alla volta però non richiede all'apparecchio che la sola stazione radio ricevente-trasmit tente.
Il grado di precisione della navigazione ra diogoniometrica è vario in funzione «fella di stanza e della configurazione e natura del ter reno, esso tuttavia aumenta di mano in mano che l’aereo si avvicina alla stazione a terra fino a giungere ad una esattezza quasi asso luta per distanze di pochi chilometri. Con un radio-faro di attcrraggio in condizioni pes sime di visibilità ci si può avvicinare al cam po da qualunque direzione si desideri di ef fettuare la discesa nella direzione prestabilita. Questo sistema, che è di assoluta sicurezza per la ricerca del campo e per la planata non è tuttavia sufficiente per atterrare quando le nubi arrivino a terra o la nebbia riduca a zero la visibilità in quanto, come vedremo meglio in seguito, essG non consente di cono scere con precisione la quota.
Nubi a terra: pericolo... Da quanto abbiamo visto la navigazione sti mata e radio- goniometrica eventualmente in tegrate da quella a vista risolvono in pieno con la massima esattezza c sicurezza tutti i problemi della navigazione nella fase della partenza, del volo c delTawicinamer.to al campo di arrivo qualunque siano le condi zioni atmosferiche. Per la fase di attcrraggio la navigazione radiogoniometrica richiede che le nubi siano ad almeno 50 metri dal suolo del campo c che non vi sia nebbia. Per la fase di atterraggio, quando le nubi arrivano al suolo o vi è nebbia, vi sono altri sistemi di guida radio elettrici o radar che determinano la traiettoria di discesa dell’appareccliio in maniera perfetta c richiedono soltanto die il pilota mantenga a zero due indici relativi uno alla quota e uno alla dire zione, oppure che esegua tutti gli ordini che gli vengono dati da terra.
Tali sistemi entrano in funzione a pochi chilometri dal campo di arrivo e guidano l’aereo fino all’atterraggio; essi sono natural mente molto costosi e richiedono anche a bor do una attrezzatura costosa o complessa. In Italia essi sono installati soltanto sui campi di maggior traffico, sui quali campi vengono dirottati tutti gli aerei quando non è possi bile farli atterrare sugli aeroporti ai quali sono diretti.
...in tale caso: dirottamento Ogni aeroporto ha una torre controllo die regola il traffico aereo della zona e che, in base alle condizioni atmosferiche locali e ge nerali alla attrezzatura di bordo dell’aero plano e all’attrezzatura di terra dell’aeroporto, decide sull’opportunità o meno che il velivolo atterri sul campo stesso o venga dirottato su un campo dove il tempo o l’assistenza sono migliori. Sarebbe certo augurabile die le attrezzatu re pcr l’atterraggio cicco si moltiplicassero, tuttavia c per la spesa c per le condizioni atmosferiche generali dcllTtalia una ottima assistenza radiogoniometrica quale quella giù in atto, può in larga misura sopperire alla scarsi tà di altro più complesse organizzazioni o se anche essa non garantisce sempre al 100% l’arrivo sull’aeroporto prescelto garantisce in maniera assoluta al 100% l’arrivo con la mas-
sima sicurezza c senza incidenti su di un acroporto di dirottamento.
Radio-radar navigazione Oltre ai sistemi di navigazione descritti che sono di uso universale, durante la guerra ne sono nati altri ino'lo più precisi. Tali sistemi di radio-radar navigazione han no raggiunto una precisione tale da consentire di effettuare bombardamenti, centrando il ber saglio, senza che il pilota veda il terreno, se guendo soltanto indicazioni di strumenti. In tempo di pace, con concentrazioni di traffico sempre notevolmente minori di quelle che si verificano in guerra sull’obbicttivo essi non sono indispensabili. Esiste una notevolevarietà di tali sistemi che sono stati creati in modo de soddisfare alle particolari, esigenze di ciascun paese in guerra. Un comitato in ternazionale per la navigazione aerea sta stu diando la possibilità di adottare un unico ti po di navigazione per tutta la terra. In attesa delle decisioni di tale cernitalol’Italia, assieme a molli altri Stati) non ha adottato alcun particolare sistema di radio-ra dar navigazione, sia perchè, come detto, essi non sono per nulla indispensabili sia pcr l’e levato costo delle attrezzature che essi richie dono tanto a bordo che a terra.
L'altimetro è preciso Pcr conoscere esattamente la posizione del l’aeroplano abbiamo visto che non basta co noscere il punto sorvolalo ma che bisogna an che sapere la quota alla quale l'aeroplano stes so si trova. Lo strumento che misura la quota si chiama altimetro. Agli altimetri vengono attribuite spesso le colpe degli incidenti di volo e in particolare per l’incidente di Tori no vari giornali hanno parlato proprio di un altimetro che non avrebbe funzionato. Perchè ciascun lettore possa rendersi con to del grado di attendibilità di notizie del ge nere diremo che l’altimetro è uno degli stru menti più semplici e più sicuri che esistano a bordo. Esso è in realtà un barometro, cioè un misuratore della pressione atmosferica; è costituito da ima scatoletta metallica cilin drica a pareti ondulate in modo da aumen tarne l’elasticità, ermeticamente chiusa in mo do che l’aria contenuta nell’interno abbia una pressione costante. Quando pcr effetto deH’aumentare della quota la pressione ester na diminuisce, la scatola si gonfia e, grazie: alle ondulazioni, il coperchio al centro si alza. Il punto centrale del coperchio è collegato ad un sistema di leve le quali muovono unindice che scorre su una scala circolare gra duala in metri di quota. Per far corrispondere ad ogni pressione una quota si sono dovute fare delle ipotesi che non corrispondono quasi mai alla verità; si è pensato cioè che la colonna verticale d’aria nella quale si muove l'aereo sia omogenea ed abbia al livello del mare 15 gradi di tempe ratura o 760 millimetri dì mercurio di pres sione. Tutti sanno che temperatura e pressio ne a livello del mare subiscono invece note voli variazioni in corrispondenza delle con dizioni di temperatura e umidità delle massed’aria locali o in arrivo (sono queste masse d’aria che determinano le condizioni atmosfe riche). Negli altimetri bisogna naturalmente tenero conto di queste variazioni pcr non commette rò orrori grossolani. Ogni staziono meteorologica nel trasmette re il proprio bollettino trasmetto anche la pressione attualo sul campo c la pressione cal colata che si avrebbe nelle stesso condizioni ambientali se il campo fosse posto al livello
Una tipica installazione radiogoniometrica per la guida dei voli su grandi distanze o in precarie condizioni di visibilità. del mare: a bordo di ogni apparecchio vi è mi termometro che segna la temperatura del l'aria esterna. 11 pilota -deve, con i due dati della pressione al suolo e temperatura esterna, correggere il proprio altimetro che allora in dica effettivamente la quota con una appros simazione deH’ord:ne della diecina di metri. Le correzioni dell'alt imetro si debbono fare sempre e si fanno sicuramente sempre quando le condizioni di visibilità sono molto ridotte. L’altimetro è. come visto, uno strumento molto semplice, quindi difficilmente soggetto ad avarie; a bordo esistono sempre 2 o più al timetri indipendenti: l'altinietro viene corret to, quindi osservalo e controllalo dal pilota, varie volle prima dell’attcrraggio; bordo vi è un altro strumento che indica se Pappa roc eh io sale o scende e che per conseguenza serve anche di controllo all’altimetro; durante una planala, specie con cattiva visibilità i due strumenti sono sotto continuo controllo del pilota. Per questo complesso di ragioni, riteniamo che sia estremamente improbabile un errore così grossolano — 2000 metri invece dei 672 del colle di Superga — quale quello denun ciato dai giornali, tanto più che l'aereo aveva regolar niente chiesto e ri covato le pressioni al suolo di Torino e della zona circostante. L’altimetro ora descritto pur essendo abba stanza preciso può commettere errori di qual che metro; è evidente quindi come esso non serva per l’atterraggio quando la visibilità è nulla. In questi casi, come già visto, occorre servirsi di altri sistemi.
Gli strumenti per il volo cieco La posizione dell’apparecchio rispetto all’o rizzonte e alla verticale, posizione che è ne cessario venga conosciuta con continuità dal pilota per permettergli di manovrare in modo da seguire la rotta prescritta ed evitare assetti pericolosi dell’aeroplano, in caso di bel tempo è determinata dall’occhio del pilo ta che vede l'aeroplano c l’orizzonte; in caso di cattivo tempo è determinato da uno stru mento giroscopico chiamalo orizzonte artifi ciale. Le indicazioni di questo strumento so no integrate per l’assetto trasversale da un in clinometro pendolare; per l’assetto longitudi nale da un indicatore giroscopico di -varata e da un altro strumento giroscopico detto giro direzionale che indica per ogni istante la di rezione dell’apparecchio; per l’assetto verti cale dall’indicatore di salita e discesa. L’orientamento d eli’ap pare celi io rispetto al Nord, che determina l’angolo secondo il quale naviga l’apparecchio stesso è indicato dalla bussola c dal giro direzionale. Il complesso degli strumenti sopra segnalati è di solito doppio per ogni apparecchio da tra sporto, gli strumenti più importanti, bussole e altimetri, sono spesso più di due. E’ quindi estremamente improbabile che contemporanea mente subiscano avarie un numero così rile vante di strumenti da compromettere la sicu rezza del controllo dell’apparecchio.
La rete italiana è ottima •Alcuni .giornali hanno anche allacciala ri lettesi di una scarsa ed inadeguata assistenza al volo effettuata da terra. In Italia esistono e sono funzionanti: 190 stazioni meteorologiche, 35 posti informazioni meteorologiche, 6 centri meteo regionali, 6 regioni di controllo, 3 regioni di informazioni per il volo. 24 radiogoniomteri di navigazione,
1 radiogoniometri di avvicinamento, 11 radio fari di navigazione, 31 radio fari di avvicinamento, 4 impianti di radio sentieri, 2 impianti di attcrraggio cicco. Se la rete intemazionale di assistenza al volo funziona in genere bene, la rete italiana è certamente fra le migliori come precisione, tempestività ed esattezza. Questa nostra affer mazione ci deriva non solo dai riconoscimen ti stranieri ma da 3000 ore di volo recente mente compiute da uno stormo di giorno e di notte con tempo buono e cattivo per tutti i cieli d’Italia con percorsi di oltre 3000 km. Non si può non restare ammirati e sorpresi dei risultati conseguiti nel campo dell’assistenza aT volo dalla «poverissima Aeronautica Militare sul cui insufficiente ed inadeguato bilancio grava lutto il peso di questa organizzazione che naturalmente deve servirsi di un costoso materiale e di un personale altamente specia lizzato. Nessuno sforzo è stato risparmiato nel campo della sicurezza del volo e i risultati conseguiti sono più che soddisfacenti. La nostra rete non ha certo la pretesa di rappresentare un punto di arrivo e molti so no i miglioramenti che sarà possibile otte nere se il bilancio dell’aerouautica non si man terrà in cifro che più che irrisorie sono pe ricolose per il Paese, tuttavia essa è oggi in condizioni di dare la massima garanzia di si curezza alla navigazione aerea. Il campo di Torino è munito di un radio faro di avvicinamento, di un radio goniometro di navigazione e di una completa attrezzatu ra di torre controllo. L’apparecchio in arri vo è stato inizialmente assistito per radio da Bologna, Milano. Roma, Elmas; successiva mente dalla stazione radio di Torino che gli ha dato tutte le indicazioni necessarie al volo e dal radiofaro e radiogoniometro dello stesso aeroporto.
L’incidente non doveva avvenire Le risposte date da bordo lasciano capire che il pilota era perfettamente padrone della situazione. L’incidente non doveva avvenire. Questa conclusione, che il lettore ha certa mente maturato nel corso di questo articolo è disgraziatamente in contrasto con la realtà. Perchè? Quali sono le vere cause dell’inci dente? Noi non possiamo prevedere quali saranno le conclusioni alle quali giungerà la Commis sione d’inchiesta appositamente nominata dal Ministero dell'Aeronautica, vogliamo tuttavia anticipare delle considerazioni di carattere generalo che, pur non traendo origine dal caso specifico ci derivano da una più che ventennale esperienza aeronautica. La causa degli incidenti di volo che oggi si verificano, nel 95-99 per cento dei casi deve essere ri cercata negli uomini e non nel materiale o nell’organizzazione. L'uomo è un essere complesso e diffic.de che mentre è capace di creare macchine perfette e organizzazioni ottime, non sa a sua volta sempre essere ottimo e perfetto. Per con vincersene basta pensare a tutti gli incidenti automobilistici che sarebbero stati evitati con una maggior prudenza e una maggior avve dutezza. La regola è generale e anche il pi lota d'aviazione, pur essendo elemento alta mente selezionato c preparato, non costitui sce in senso assoluto una eccezione. Nè si deve pensare che addestramento, abilità e capacità possano influire in maniera determinante. I migliori assi della motocicletta sono morti in incidenti motoeialistici, i migliori as si del volante sono morti dopo mille gare vittoriose por incidenti automobilistici, i mi gliori piloti dopo mille voli arditi e difficili
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muoiono per incidente di volo in condizioni molto spesso non particolarmente complesse. E’ bene accettare serenamente questa verità di carattere generale che il progresso e il perfezionamento tecnico riusc:ranno a varia re soltanto in senso relativo e non in senso assoluto. E’ necessario subito dopo però ridurre i rischi del volo alle loro esatte proporzioni che non sono, forse maggiori di quelle relative ai rischi automobilistici e speriamo che questa rapida visione dei sistemi di navigazione e con trollo del volo convincano di questa verità i lettori. Comunque soltanto, forse, a chi ama la vita in pantofole il volo è precluso, non certo a noi sportivi che del rischio, elemen to integrante se non costitutivo di ogni com petizione, che valorizza, eleva e fortifica l’a nimo di chi lo affronta, abbiamo fatto caro indivisibile compagno di nostra vita. Noi sostiamo commossi e riverenti davan ti alle salme di Superga. Come nel mito la morte, la tempesta e il rogo hanno trasformato gli uomini in eroi, l’umano in divino. Il ricordo di tutti i Caduti, di tutti gli Scomparsi; si unisce al Loro ricordo per indicarci che la vita individuale non è il bene che rende pavido e incerto il suo possesso re, ma un generoso divino regalo che può, che deve essere generosamente donato perchè la vita dell’umanità migliori nei suoi valori affettivi e spirituali. E nel ricordo, nell'ammirazione, nell’affet to e nel dolore di tutto il mondo per la Vo stra scomparsa gli uomini si sono sentiti più buoni, più vicini, più amici. Il Vostro sacri ficio non è stato inutile perchè l’impulso di vino che maggiormente mosse la Vostra vita è ritornato, moltiplicato, a tutti gli uomini, i quali nel culto deiresempio e della sacra memoria sapranno essere migliori. Ma la sosta è breve che il vostro ricordo è e, resterà vigile ed operante nei nostri cuori; e dall’amore e dal dolore nasce una solenne promessa che verri» mantenuta: noi proseguiremo intrepidi per la strada che Voi ci avete indicata.
Col. Pii. Nino Pasti
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Dunque, a conclusione del nostro viaggio picaresco in Tifolandia, facciamo il grafico della settimana del tifo so del calcio, che vorrei definire il tifoso professionista non già perchè ricava denaro dalla sua passione (al contrario, è il più spendaccione fra tutti i suoi colleghi di altri sport, spendaccione in soldi e in salute), ma perchè i suoi pensieri, atteggiamenti e lavoro, in altre parole la ** ri i t r 1 r» m "dottrina del SUO suo IO* io" esige requisiti e pratica che un dilettante, è cioè un occasionale del tifo, è lungi dal possedere. E cominceremo dal lunedi. Il LUNEDÌ del tifoso perfetto è dedicato alla lettura dei giornali. Questo compito pare lapalissiano, e non è. O meglio: lo è se pensi che il tifoso, avendo assistito alla partita della domenica, non ha bisogno di erudirsi perchè sa già tutto. Lo è perchè il tifoso perfetto, allo stadio domenicale, non ha visto propriamente la partita. Infatti ne ha visto la metà. Perciò deve leggere sui giornali Poltra metà. Allo stadio il tifoso perfetto non ha seguito la gara nel suo complesso, ma la sua attenzione è stata precipuamente rivolta ad una sola squadra in campo, la sua. L’altra è il nemico. Esiste in quanto deve essere affrontato e sconfitto. Per il tifoso perfetto non ci sono partite belle e partite brutte. 11 giudizio rigoroso, obiettivo è negato al suo sesto senso. Per il tifoso perfetto le partite sono vinte o perse. Il giornale del lunedì, dunque, gli serve per avere una visione, anzi una ricapitolazione meno passionale della partita. Il MARTEDÌ è dedicato al bar. Il bar è la Sorbona dei tifosi. Si ritrovano e si costellano per colori. Il colore della cravatta ha la sua importanza: è l'emblema delle loro onorificenze. Chi cambia cravatta tradisce. Possibilmente il tifoso entra nei bar a braccetto ad un giocatore illustre. Questo fa prestigio. Il prestigio aumenta se il tifoso rivela a voce bassa che il giocatore ha un foruncolo sulla natica. Questa rivelazione ha il tono di un’indiscrezione diplo matica. Se il giocatore illustre annuisce con un cenno impercettibile del capo, la reputazione del tifoso guada gna un punto. Nella conversazione con gli amici o con gli avversari
il tifoso non deve dimenticare il ricordo storico. Fa coltura e genera rispetto Gli evocatori delle trottatine argute di Renzo De Vecchi, detto il "figlio di Dio", terzino di fama europea, sono ricercatissimi per la loro rarità, competenza e autorità. I neofiti pendono dalle labbra del tifoso che ha "visto" le sforbiciate di Caligaris ("dopo le partite andava a ballare, i suoi valzer erano torce, le ragazze andavano matte per lui, è morto nel fiore degli anni, la generosità e il valore hanno perduto un campione..."), i gol leggendari di Peppino Meazza, le parate a valanga di Cambi, le aperture a ventaglio di Baldi, ch'era detto il mediocentro in frak, le serpentine del piccolo Magnozzi, il livornese che aveva granelli di pepe al posto dei globuli rossi, le cannonate al tritolo di Levratto ("quello della fronte alta un dito, e una volta, con una pallo nata, andò a rompere il vetro d’ una finestra della casa ch'era a cinquanta metri dal campo: capisco, voi fate i vostri conti e siete increduli, ma dovete ammettere che il ricordo ha le gambe corte, come le bugie, anche se 'allunga la distanza dei tiri al fulmicotone d' un giocato re..."), le pantomime di Orsi, il gol a cucchiaio di mine strone di Della Valle, i gol di rapina di Schiavio, le par tite orchestrate di Bernardini, le partite architettate di Monti, le discese a volo di pipistrello di Baloncieri, le avanzate caracollanti di Libonatti, rotondo e pomposo come il cavallo barocco della giostra. Così, nel bar, si passa dall’ora del caffè dopo la colazione all'ora dell'aperitivo prima del pranzo. Bisogna ricordarsi di pagare le consumazioni prima di uscire (è buona prassi che il tifoso neofita paghi le consumazioni del ti foso accademico il quale, per la buona causa, si è sgo lato e ha perduto un pomeriggio di lavoro). Il MERCOLEDÌ si addice alla meditazione. Il luogo adat to per la meditazione è la sedia dell ufficio, specialmente se si ha la fortuna di lavorare in uno dei tanti Enti istituiti per la ricostruzione e la rinascita del PaoggeseoLett. classico della meditazione del tifoso è 1 arbitro della partita. Intendiamoci. Qui si deve tirare un frego sulle teorie pro fessate dagli sportivi comuni circa la figura, i compiti, la responsabilità, la competenza degli arbitri. Il tifoso è, per definizione, un partigiano, e come tale, è uno sportivo
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di Bruno Itoglii
di fazione. Perciò il tifoso copre di noncuranza sovrana l'arbitro saggio come Salomone, severo come Dracone, giusto come Traiano, impavido come Leonida, spietato come Manlio Torquato, stoico come Attilio Regolo. Egli vuole l'arbitro camaleonte, e cioè l'arbitro che aderisce mimeticamente alle passioni e alle esigenze indero gabili del tifoso. L'arbitro, infatti, sarà nume o carogna in base non già alla qualità intrinseca del suo lavoro, ma alle gioie e ai dolori che saprà dare al tifoso. L'arbi tro è quel che rende, non quel che fa. 1 prìncipi del fischietto ■ cosi vengono chiamati gli arbi tri che hanno attinto un alto grado di capacità e di fa ma - sono onorati magari a denti stretti dai dirigenti delle società, rispettati magari col dente avvelenato dalle folle, ma, nei riguardi dei veri tifosi, possono aspirare soltanto ai vantaggi della benevola attesa. Si sono visti prìncipi assediati negli spogliatoi e> salvati a stento dalla forza ----pubblica, .noto il caso di un arbitro che, inseguito da un branco di tifosi indemoniati, si rifugiò in una botte di catrame e ci passò la notte. So di unl arbitro che, sgattaiolato in un istituto di bellezza, ne iuscì travestito da mannequin, fu riconosciuto e ricoverato all'ospedale, reparto femminile. So di un altro che, nascostosi nella bottega d'un pariucchiere, e temendo d'essere snidato dai suoi persecutori, infilò il camice bianco e costrinse un cliente terrorizzato a farsi fare la barba da lui. So di un altro che, raggiunto dai tifosi, chiese la grazia di scrivere alla moglie e ai figlioletti le sue ultime volontà. Poi gli diedero la sigaretta del condannato. Sì, anche i principi del fischietto vivono pericolosamente. Il GIOVEDÌ è riserbato ai raccomandati di ferro della ti foseria, Sono i pochi ai quali è accordato il permesso di assistere agli allenamenti della squadra del cuore. Il cu stode del campo li conosce e li fa entrare con lo scap pellotto. La squadra si allena, il tifoso fa tesoro di quel lo che vede, e tace, raggomitolato lassù, in un angolo morto delle tribune (se lo vedono lo mandano via). Si rode ed esulta.- adora e maledice a seconda delle se quenze del gioco. L'allenatore della squadra, per solito, è il capro espiatorio delle collere del nostro spettatore clandestino, o la miccia del suo entusiasmo a seconda
dello schieramento più o meno indovinato della squadra. II tifoso non perde una battuta dello spettacolo .- dovrà essere il più ascoltato e il più invidiato degli informatori allorché «riferirà» agli amici del caffè. Loquace per tutti gli altri giorni della settimana, il suo giovedì sarà taci tiano. Terrà per sé qualche piccolo segreto, gioverà alla sua reputazione (se orecchie sospette udissero che Amadei, il fromboliere dell'Inter, ha un durone nel dito d’un piede, gli avversari di domenica, debitamente informati dalla solita spia, sarebbero capaci di assegnare ad un terzino il compito di schiacciare quel dito). 11 VENERDÌ è di prammatica per lo studio dei prona stici e la compilazione della schedina del totocalcio. Non c' è cittadino italiano - sportivo o no - che ignori l'esistenza del totocalcio. Il totocalcio, col miliardo e mezzo di giocate mensili che realizza nei periodi di punta del campionato - è diventato nel giro di pochi anni il feno meno economico più clamoroso del dopoguerra si può dire che "sisalismo" - il totocalcio s’è chiamato SISAL nel primo periodo della sua gestione - non è soltanto un modo e una tecnica di gioco popolare, ma un orienta mento del pensiero, un costume sociale, un’interpretazione della vita. "Ha il complesso di SISAL. è lecito dire di chi, sognando un 'dodici' come i conquistadores sognavano la miniera d'oro, fa di ogni lunedì la giornata in cui può svegliarsi milionario. Non siamo qui per ricavare una morale da ciò. Ci limi tiamo a dire che il totocalcio è venuto in Italia dall'estero e che molti Paesi, di noto e conclamato rigorismo puritano, ne hanno fatto l'esperienza prima di noi. Questo è un discorso serio che ci porterebbe oltre i confini della nostra dissertazione faceta sui tifosi. Racconterò allora, in per sona prima, la storia delle origini italiane del totocalcio" Il totocalcio è arrivato in Italia nella borsa sdrucita di un giornalista triestino ch'era fuggito dalla sua città all'i nizio dell'ultima guerra, per ragioni razziali, ed era ripa rato nella Svizzera per farvi il suo bravo tirocinio in un campo di concentramento. Povero e ramingo, con la moglie e un figlioletto di tre anni, càpita a Milano do po l'insurrezione dell'aprile del ‘45 e bussa alla porta
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della "Gazzetta dello Sport" che è ai suoi primi passi della sua vita risorta. Ne sono il direttore, il caporedattore Sabelli mi presenta questo Massimo Della Pergola. Viene assunto come redattore per il calcio, fa per mesi il suo mestiere con zelo. Un giorno mi confida di aver elaborato a suo tempo l'idea, con alcuni amici luganesi, di trapian tare in Italia il totalizzatore del calcio, già efficientissimo nella Svizzera, con opportuni adattamenti alle esigenze no strane. L'idea prospera, io faccio soltanto il giornalista e mi limito a dare all'amico i consigli e gli incoraggiamenti che mi chiede. La SISAL è nata, si aprono le prime ri cevitorie, vengono sventagliate le prime risme di schede, la macchina si mette in movimento. La macchina si inceppa. 11 primo esercizio della società chiude il bilancio in passivo, il giornale di propaganda ci rimette due milioni. Serpeggiano i primi contrasti, le prime polemiche. La SISAL attacca il secondo esperimento con l'inizio del nuovo campionato di calcio. Massimo Della Pergola, definitivamente assorbito dall'organizzazio ne, lascia la < Gazzetta dello Sport »,à diventa il consi gliere delegato della SISAL.
È un terremoto, è un temporale, canta Don Basilio nel Barbiere. Sono aurette d'aprile al confronto del cataclisma che il totocalcio scatena all'improvviso nel Paese. Il mer curio delle scommesse sfonda i termometri per elefanti. Il miliardo d'introiti mensili é largamente superato. Dalle schedine nascono i milionari in serie come dai denti del drago sparsi da Giasone nascevano i guerrieri. Il trionfo del totocalcio è così strepitoso e inaudito, da provocare un doppio, simultaneo ed opposto fenomeno di altera zione nell’apparecchio visivo dei suoi interessati diretti, del Della Pergola che gestisce e del C.O.N.I. che ha auto rizzato la gestione del totocalcio traendone i profitti da convogliare nei binari dello sport. Gh occhi del Della Pergola sì chiudono abbacinati dalla luce del successo, gli occhi del C.O.N.I. si spalancano abbagliati dalla bra mosia del bottino. Scade il termine del contratto di concessione del totocal cio ai gestori della SISAL. Il C.O.N.I. lo fa suo. Della Per gola ha sperato, il C.O.N.I. ha sparato, la SISAL calcio è spirata. A Catone piaceva la causa del vinto, e perciò noi diamo la nostra solidarietà amichevole e disinteres sata allo sconfitto Della Pergola, sfortunato come tutti i pionieri. Ma agli dèi piaceva la causa del vincitore, e perciò dobbiamo inchinarci davanti ai diritti leonini del C.O.N.I., non senza aggiungere, per amore di verità, che il massimo ente sportivo italiano aziona le leve dorate del totocalcio nell’interesse di tutto lo sport italiano e che gli affari, per dirla in termini commerciali, hanno gonfiato le vele del nuovo organismo il quale ha toccato i vertici del reddito del gioco e ha distribuito, fino al suo trentesimo concorso, la bellezza di quattro miliardi e mezzo alla massa degli scommettitori, Il tempo da noi impiegato per raccontare la triste istoria dell'importatore italiano del totocalcio è bastato al nostro emerito tifoso per riempire la sua schedina settimanale Il veneidì è passato sul quadrante della sua vita agita tissima, e la notte dal venerdì al sabato ha popolato il suo sonno di baiadere che danzano scuotendo le collane di diamanti e i monili di perle onde lui, sultano del dodici, ha prodigalmente ornato le loro membra callipigie. Il tifoso santifica il SABATO col riposo. Il dio del! oro non paga il sabato, paga il lunedi. Il sabato serve, tutt'al più, per dare un'occhiata distratta ai pronostici dei _ > . i;-* Se giornali. Il tifoso ha Una una Stilli stima limitata dei giornalisti. condividono le sue opinioni, sono dei plagiari, se ne dis sentono, sono degli asini. Il tifoso è certo che i giorna listi sono pagati perché il giornale si venda, dunque soso no degli opportunisti anche se t. si dònno -27....; arie n:* di J; pontefici ’— -------------- e d2_'_1 ena serenità. Tuttavia il ha in dell'imparzialità 7 -1 tifoso --uggia :ggia il giornalista tifoso: la concorrenza sleale lo infa stidisce. Ben difficilmente il tifoso scrive lettere di lode al giornalista: per lo . più impugna la r pennai per ingiùriarlo. Gli viene meglio. In generale le ingiurie ingiuri apparten..i------ rÈ incomprensibile •— •' •' ''--inione cugono al genere lubrico. l’opir riosa che il tifoso ha delle madri, delle sorelle« e delle
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mogli del giornalista che non gli va a genio. Queste constatazioni spicciole stupiranno e saranno respinte da quei miei colleghi che amano accennare con dissimulato compiacimento alle lettere di consenso e di plauso che si ammocchiano sulle loro scrivanie. Be’ : quando un gior nalista allude alla valanga di lettere che s'è rovesciata sulla sua scrivania pensatelo, magari incominciando da me, nell’atto di mettere in cornice il bigliettino di lode che ha ricevuto da un ignoto che nel poscritto gli chiede una collaborazione o un sussidio. Campane a stormo. Spunta l'aurora della DOMENICA. Agguerrito dagli esercizi spirituali dell'intera settimana, ferrato in tutti i rami dello scibile calcistico, visitato dal dèmone della missione, il tifoso va finalmente al campo. Il contegno del tifoso in campo obbedisce alle regole di una doppia amministrazione, l’ordinaria e la straordina ria. L'ordinaria è ovvia: consiste nell" incitare la propria squadra, nell’impacciare il gioco e nel deprimere il mo rale della squadra avversaria con grida, motteggi e mi nacce, nel cattivarsi la complicità volontaria o forzosa dell’arbitro con accorgimenti vari ("arbitro, rigore", scan dito al momento giusto, è un'invocazione molto sfruttata, ma non priva di effetto). A questo proposito il tifoso sa per esperienza che per la maggioranza dei mortali il carattere arriva ai confini della paura, e, una volta ar rivato al confine, li si arrende o patteggia: l'arbitro e un mortale. L'amministrazione straordinaria comporta i casi eccezio nali. Un caso eccezionale, ma non del tutto infrequente, è l’invasione del campo. Anche qui invasori si nasce, non si diventa. Occorre esserci nati, per cogliere l'istan te. cronologico e psicologico, dello scatto irrefrenabile che ci vuole per scavalcare la rete metallica che divide il campo di gioco dalla folla. Perdere il lume degli oc chi, ma conservare l'anonimo. Trascinare gli altri, ma scomparire quando la "Celere,, interviene per 1' evacua zione. Partire con la violenza, ma arrivare con la pru denza. In verità vi è dissenso nel partito dei tifosi circa il para grafo del regolamento interno e segreto che contempla 1' invasione del campo. I puri se ne astengono qualifi candolo una cattiva azione e misurandone le conse guenze. Gli impuri dichiarano che, tra tutte, l'azione di retta è la migliore. Il conflitto di opinioni è in atto, e forse, per scongiurare le invasioni di campo, poche ma robuste, si potrebbe ricorrere all’espediente di far passare la corrente elettrica nelle reti metalliche. Gli arbitri no minerebbero Alessandro Volta presidente onorario (alla memoria) della loro benemerita e travagliata associazione. È il momento di tirare in fretta le conclusioni del nostro discorso sui tifosi. Sono dei savi o dei pazzi ? Sono utili o nocivi allo sport ? I loro sentimenti e i loro impulsi meritano la rampogna aspra o la tollerante comprensione delle persone bempensanti ? 11 tifo è il grano o il loglio del campo sportivo? Questa effimera ma drastica ed iper bolica deformazione dell'entusiasmo sportivo è una ma lattia da curare o un fenomeno di esuberanza giovanile da coltivare, sia pure con i dovuti controlli e i freni necessari ? Cercherò di rispondere, a titolo di congedo, con una storiella. Durante una rivista militare (fate conto che sia una partita di calcio) il generale francese che appunta sul petto dei valorosi (fate conto gli sportivi tutti) le de corazioni d’uso (fate conto i diplomi agli sportivi bravi e assennati) si sente tirare per la manica dall' aiutante maggiore (fate conto il giornalista obiettivamente critico) il quale gli fa notare : " Mon generai. c est un nègre mio generale, questo è un negro (fate conto il tifoso fa natico, quello che abbiamo descritto più su). Il generale solleva gli occhi, batte la mano sulla spalla del soldato negro, ed esclama: * Ah! Voi siete negro? Bravo, bravo. Continuate cosi, continuate cosi...” E passa avanti. Ah, voi siete i tifosi sfrenati, i fanatici incorreggibili del lo sport? Bravi, bravi. Continuate così, continuate cosi. E appunta sul loro petto la medaglia d'oro della mia ri provevole. ma istintiva e sorridente simpatia.
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di Cesare JIariani La redola 11 del llegolamento di ■Giuoco è profondamente infelice. H' ■senza dubbie) la più disgraziata di tut ta la famiglia; il numero 17, che c quello dii compon'iiti dii nu'.bo fa migliare, porta sfortuna soltanto a lei, che pure ha un nome innocente c gentile: « Giuncatone fuori giuoco ». Lo- sua terribile sorella, la « 14 », che si chiama « Calcio di rigore » ed impu gna, o almeno dovrebbe impugnare con piglio inesorabile la spada della giu stizia, è temuta. .Molli le gridano la eroe' addosso quando ritengono che, invece d’intervenire, si sia sottratta al suo dovere tuffandosi in un ozio col pevole, o quando giudica no il suo in tervento troppo precipitoso e del tut to ingiust ificato ; ma nessuno gna d; metterla al bando.
La regolo 11, invece, è impopolare. antipatica come una vecchia zia bisbe tica che sul più bello di un giuoco in terviene con le sue osservazioni acide a rompere le uova nel paniere. .1 pro posito o a sproposito, secondo i punti di vista. Antipatica, proprio; al pun to che tutti propongono nei suo; ri guardi provvedimenti radicali. Abbiamo già considerato, nel nostro numero del gennaio scorso, la tenden za francese di sopprimere la regola del fuori giuoco, sfociata in una regola re proposta all’ I nternational Board. Proposta che a noi fa un po’ l’impres sione di una richiesta di abolizione dei semafori e degli agenti addetti alla viabilità. -Ma non è la sola. In confrapposto alla drastica senten za di morte avanzata dai francesi, ci so-
no i tradizionalisti che propongono il ritorno alla situazione ante 1924, cioè alla regola del fuori giuoco a tre giun ca,! ori. Gli scozzesi hanno escogitato una soluzione che ha tutto l’aspetto e la complicazione di un problema di geometria ; e come tale bisogna ap punto enunciarla. Ad una distanza di m. 27,50 da cia scuna tinca di fondo (il che significa ad un quarto del campo, tenendo con fo della lunghezza normale di un ter reno di misura internazionali, che è di 110 metri) si traccia una linea paralle la alla linea di fondo stessa. Soltanto quando la squadra che attacca, avan za oltre questa linea, comincia a fun zionare la regola del fuori giuoco; al di qua del nuovo confine, la regola non ha vigore.
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Allenamento di calciatori inglesi: rimbalzano come fossero di gomma. Hanno l'espres sione buffa.- ma è il migliore esercizio per allenarsi a colpire di testa il pallone.
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Non è un’innovazione che abbia ri chiesto largo disp< ndio di fosforo per essere concepita. Oggi come oggi, un giuocatorc non ì: mai fuori giuoco finchi: si trova nella propria metà cam po. Gl; scozzesi, tanto per smentire la fama di avarìzia che li accompagna e dimostrarsi una volta tanto generosi, vorrebbero estendere la franchigia fi no a tre quarti di campo, accordando in un sol colpo un aumento del- cin quanta per c'nto dell'arca disponi bile.
1 molti lustri trascorsi in un conti nuo contatto col gioco del calcio, pri ma come attivi praticanti, pai copren do con la veste del cronista la nostro inguaribile passione per l’avvincente giuoco, non debbono aver molto gio vato alla nostra esperienza c alla no stra maturità di giudizio, se ci man teniamo ostinatamente scettici circa, l'utilhfà delle varie proposte, ai fini che i loro convinti propugnatori di chiararono dì voler perseguire e rag giungere.
Si vuole imprimere una maggiore velocità di svolgimcnto al giuoco, ac crescerne le qualità spettacolari, au mentare le pos.t bilità di segnatura delle reti; a drogar? ». in certo qual modo, uno sport già ricco a sufficien za. di ingredienti piccanti e gustosi. E fi ritiene che il fuori giuoco sia una remora fastidiosa e superflua, che ostacola l’avvento dei vagheggiati nuovi pregi.
.1 nostro modo di vedere e a prescin prescin- dere dagli incovcnicnfi pratici che l’applicazione non sempre indovinata e ortodossa della regola 11 produce con una. certa frequenza, riteniamo che il fuori giuoco sia completa mente in nocente delle colpe che gli si attribui scono. Non è certo lui che frappone ostacoli alla velocità dei giuoco; nè ci sembra, che la gran massa del pub blico, giudice istintivo e spontaneo, ma non meno illuminato di chi si eser cita in ponderose elucubrazioni cere brali, ne trovi scarse le qualità spet tacolari, se affolla con imponente con tinuità e con sempre acceso entusia smo gli stadi calcistici. Non ci è nep pure mai risultato, nelle molte occa sioni in cui ci è piaciuto mescolarci ai « popolari » ,chc manifestasse il desi derio di innovazioni. Comunque, non è un vieto conserva torismo che ispira le nostre riserve. Ma siamo convinti che la- soluzione dei problemi di conseguire maggiore ve locità e più abbondanti segnature si debba impostare su ben altri clementi che non la soppressione o la modifica zione della regola dei fuori giuoco. Un provvedimento del genere troverebbe immediatamente il suo rimedio. E’ la questione del duello fra il cannone e la corazza, che si perpetua con alterni successi. Per ogni nuovo mezzo di of' fesa, non tarda a trovarsi una difeso, adeguata, cosi come non si crea una difesa di straordinaria efficacia, senza
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che presto o laidi sorga il mezzo di offesa atto a smantellarla. Abolire il fuor; giuoco potrebbe an che voler dire curare il jxdlore anemi co con l’impiego del rossetto. Vorreb be certo significare, se non altro, l’ab bandono di uno norma fondamentale dello sport, il fair play e aminotiere che si possa colpire l’avversario alle spalle. Ammesso che abbiano ragione i cli nici che ritengono il calcio seriamen te ammalato, vorremmo che i medici prima di appunta-rc il dito sulla pre sunta piaga e mettersi a disputare sul miglior modo di curarla, si mettesse ro d’accordo sulla diagnosi. Non ci hanno ancora detto se si tratta di un male costituzionale — nel qual caso la cura sperimentata sulle regole riu scirebbe indicata ed efficace — o di un male soltanto funzionale. Non ci hanno ancora conv' nto che il Regolarnento sia troppo vecchio per le mutate possibilità ed esigenze del giuo co, c che invece non siano i giuocatori che, per diverse circostanze, difettano della capacità di svolgere il giuoco co me il Regolamento richiede. Forse gli stessi scozzesi non sono più tanto ac cesi sostenitori della loro tesi, da do po che è loro riuscito, per la prima volta, di battere gl’inglesi in casa loro, segnando loro la bellezza di tre gol. Da un mese a questa parte, probabilmen te, trovano che tutto sta bene come sta e che non c’è niente da modificare. Ad ogni modo, se modificazioni do vranno avvenire, se la tanto tartassa ta regola del fuori giuoco dovrà mu tare carattere e aspetto, o addirittura scomparire dalle pagine del Regola mento di giuoco, ci vorrà tempo. Nel l’attesa, noi non trascureremo di cu rare energicamente gl’innegabili ma li funz'.nali che il giuoco pxdcsa anche ad occhi profani e che possono enun ciarsi sotto uno terminologia generica, ma sufficientemente ch’ara : deperi mento organico. R .costituenti basati nulla rigorosa preparazione atletica, dei giuocatori, sul completamento del loro patrimonio di tecnica individuale, sui perfeziona mento della tattica di giuoco, sulla fu sione del complesso squadro, sulla in telligenza individuale e collettiva del le diverse contingenze del giuoco e dei temi da attuare e da svolgere per su perarle convenientemente, potrebbero far rifiorire il malato al punto di far dimenticare che lo si riteneva affet to da un’altra malattia. Allora, anche la regola del fuori giuoco finirebbe prr essere guardato con occhio meno malevolo, magari per divenire simpatica addirittura. Ed i guai che di tanto in tanto non man cherebbe d-i procurare farebbero ascrifti solo a colpa degli arbitri, der ni preziosi parafulmini sui quali fini scono immancabilmente per convergere tutte le scariche, elettriche che si spri gionano dal tcrnpestoso e inebriante cielo del calcio.
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Le partite di calcio si perdono non soltanto per le reti che la difesa di una squadra si fa segnare, ma anche ed in notevole misura, per quelle che l’attacco non riesce a realizzare. L’ef fetto delle occasioni perdute — e di quelle non saputo creare —' è spesso decisivo ni fini del risultato di una partita. Lo slogan « primo non prenderne », che fu tanto di moda alcuni anni fa o che costituì la saggezza della Ju ventus dai cinque scudetti non ci ha mai convinto, perchè snatura l’essen za prima del giuoco del calcio; direm mo più volentieri elio l’offende, in quanto il calcio, sia da] punto di vista sportivo, sia da quello spettacolare, è fatto di gol. In un certo senso, la vittoria spetta a chi segna di più ; non a chi ne prende di meno. E un bisticcio, lo sappiamo benissimo, ma spiega chiaramente il concetto che in tendiamo affermare, cioè che lo scopo primo del giuoco è offensivo, non di fensivo. Ma il « primo non prenderne » ha conquistato molto simpatie ; la tolle ranza verso corti eccessi difensivi, prerogativa inutilmente deprecata dei nostri criteri arbitrali, ha dato una seconda spinta decisiva ; la naturale difficoltà di formare una linea di at tacco, che è senz’altro il reparto che richiede maggiori curo o maggiore ap plicazione per ottenere un funziona mento efficiente, ha fatto il resto e noi ci troviamo davanti al fenomeno di squadro nettamente squilibrate nell’impostazione e nel rendimento: molto più forti nei reparti arretrati, che nel settore di punta, come pugilatori dal tronco robustissimo e dalle braccia gracili o male adatte a pic chiare pugni decisivi. Un’occhiata ai numeri che fanno bella mostra di sò sugli specchietti del lo classifiche ci permetto di rilevare ulteriori elementi di appoggio a quan to abbiamo asserito. Una graduatoria dello lineo attaccanti, formulata nel senso di porro in testa quelle che me no volte sono rimaste senza sognare, giù giù fino a quello che più sdosso hanno terminato la loro fatica con uno zero tonto tondo ci dà, ne] nostro massimo campionato: al primo posto Torino, Inter e Milan, con tre zeri su trentun partito; al penultimo Bari e Modena con 13 o all’ultimo Atalanta con 15. In linguaggio militare si suol diro che la miglior difesa è l’attacco; nien te, più che una partita di calcio, as somiglia a una battaglia, con tanto di strategia, di tattica, di azioni di sorpresa, di guerra dei nervi. La mas sima. quindi, le si attaglia perfetta mente. Ma, ciononostante, la sterili-
tà delle linee attaccanti è una ta ra ancora molto diffusa, qualche cosa como le adenoidi nell’infanzia c nell’adolesccnza. A nostro modo di vedere, la ragio ne. di questa deficienza va ricercata nelle manchevolezze tecniche e psico logiche della maggior parte degli al lenatori, tutti volti a perfezionare e rinsaldare i reparti difensivi e pro pensi invece a prendere quello che tro vano in materia di linee attaccanti. Si dedicano, questo sì, a instillare ai componenti de] reparto la manovra e vanno in solluchero davanti a combi nazioni svelte e bene elaborate; ma, come se fossero professionisti che la vorano per amore dell’arte, una volta compiuta l’opera trascurano la parte più importante: la presentazione e la esazione del conto. Non curano, in parole povere, il perfezionamento del tiro a rete. Se qualcuno degli uomini di cui dispon gono possiede per proprio conto la ra ra e preziosa dote del tiro, tanto di guadagnato ; altrimenti, vada pur co me vuole, l’allenatore non ci può far niente. Ma « crede » di non poterci far niente, mentre invece può o deve lare moltissimo. Si vedono con eccessiva abbondanza attaccanti che, giunti in posizione op portuna e favorevole per il tiro, han no bisogno di toccare il pallone alme no due volte, di passarselo magari da un piede all’altro, prima di calciare in porta ; col risultato, che, frattanto, un piede avversario ha avuto tutta l’opportunità di arrivare a interpor si sulla traiettoria. Altri se ne vedo no, con spaventosa frequenza, che al zano sistematicamente il pallone al disopra della traversa, o che lo indi rizzano lateralmente quando far ciò appare assai più difficile che spedirlo con precisione sul bersaglio. Le cause di questi sconfortanti ef fetti sono sempre facilmente indivi duabili e perciò eliminabili ; o, quanto meno, suscettibili di notevole atte nuazione. 11 tiro tarda a scoccare per imperfetto uso di entrambi i piedi. Un calciatore non dovrebbe poter ar rivare ad essere titolare di un molo, non diciamo in serie A, ma neppure in serie C, so non è perfettamente ambidestro: intendendosi l'ambidestro come capacitìi di calciare o indirizza re con sicurezza il pallone « fermo » con l'uno o l’altro dei due piedi, in differentemente. Ambidestri si diventa, con l’eser cizio e l’applicazione, curando soprat tutto la posizione del corpo al mo mento di calciare, li giocatore che sappia, non allungare la gamba in modo da raggiungere colpire comunque il pallone, ma spostare ed e-
quilibrare il corpo in modo da poter calciare la sfera secondo come essa gli si presenta nelle infinite variazioni che il gioco le imprime, limita al mi nimo i propri errori. Eliminato il piede favorito e quello ostico, la pron tezza del tiro viene da sola. Bisogna saper tirare al volo, biso gna convincersi che il tiro da distan te (non da lontano) è sempre di gran de efficacia. In generale, la linea del l’area di rigore dovrebbe servire, per l’attaccante, da segnale che la posizio ne è favorevole per il tiro. Errori di direzione: quanti di essi dipendono, oltre che da errata posi zione d< 1 corpo, da posizione de) piede sbagliata radicalmente?’ Per molti giocatori, il tiro è tale solo se esegui to di esterno di piede ; di « shoot », come suol dirsi. Ma l’uso del collo dei piede, dal lato interno, spesso è di rigore e agevola sempre la direzione del tiro. Tiri sistematicamente alti : la loro causa è quasi sempre la stessa, cioè il piede che esegue il tiro è proietta to troppo in avanti rispetto al resto de] corpo. Nel tiro, i] piede che pog gia a terra deve essere quasi alla stessa altezza del pallone: allora il ti ro risulta radente, teso, velocissimo. Oltre alla tecnica, ci vuole anche la psicologia del tiro. L’attaccante deve sapere che tutto il lavoro preparato rio è in funzione del tiro, persuadersi che « deve » tirare appena giunto a distanza utile e mettersi in testa che egli è un gran tiratore. Sbaglierà ; ma non bisogna scoraggiarlo, perchè il ti ro a rete è anche e soprattutto que stione di fiducia. Ma. s? gli allenatori non si decide ranno a curare la tecnica individua le degli attaccanti, facendoli magari ricominciare da capo coi primi ele menti di trattamento della palla: a in sistere perchè durante gli allenamen ti perdano il malvezzo di superare i solitamente facili avversari fino a tro varsi a tu per tu eoi portiere, invece di esercitarsi a scoccare il tiro da di stanza di 20-15 metri ; a creare la per suasione che la palla scagliata verso la porta non è mai sprecata, perchè serve almeno a creare nell’avversario un permanente stato d’allarme, la ste rilità delle prime linee resterà una piaga affliggente per j tecnici e per t.._ gli spettatori e mieterà, col severo e doloroso meccanismo delle retrocessio ni. vittime incapaci di reagire alla sorte avversa; o, peggio, capaci sol tanto di reagire con la foga iraconda che tanto contribuisce ad originare incidenti e a tenere basso il livello tecnico del giuoco.
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COPPI E BARTALI
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IfZu seguirà il Ciro d Italia in vesti di cronista deve essere grato agli organizzatori dei Giro della Romagna che hanno messo in scena una corsa coi fiocchi, come meglio non si poteva de siderare, utile soprattutto per le indi cazioni chiare e precise che ha fornito nei confronti degli atleti che al Giro avranno ruoli di protagonisti c com primari. La grande corsa romagnoia snodata si. su un tracciato indovinato e vario che aveva le sue vette sul cocuzzolo di S. Marino e in cima al Trebbio, ha vi sto, è vero, la strepitosa affermazione di Fausto Coppi, ma ha anche messo a fuoco l’obicttivo su taluni altri nomi certo decisivi per la classifica della prossima corsa italiana a tappe 1949. Già per lo stesso Coppi, del resto, v'era bisogno di una conferma e dj una chiarificazione dopo le sue prove all’e stero e dopo il comporto mento del grande asso nell’ult'mo Giro del Pie monte. Coppi ha risposto come è sua abitu dine, quando vuole rispondere sul se rio, mettendo K.O. avversari, tecnici e giornalisti Ma specialmente i primi che vedendolo scalare il Trebbio come sco'attolo e con la disinvoltura di uno « Alfa 2.800 ». non hanno osato oppor gli la minima resistenza, sicuri del re sto che ogni reazione sarebbe stata va na. Coppi, se non erro e se la memoria non mi tradisce, non ha mai fallito il bersaglio quando ha deciso di p'/rt ri
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da lontano per giungere al traguardo : unirei eccezione, quest’anno, nella Parig'-Tours, ina ben sappiamo in quale modo i belgi siano riusciti ad aggan ciarsi al « campianissimo » c non certo con le proprie sole gambe. Il Giro della Romagna ha detto una infinità di cose; la potenza di Coppi, l i caparbia resistenza e tenacia di Fio renzo Magni; la ripresa quasi P'cna di Ronconi; le possibilità d- Fondelli, Bof. Seghezzi, Luciano Magmi, Casot ti, Martini, Rossella, Salimbcni ; ha messo in evidenza le condizioni pre carie di Ortelli e di Bresci, il desiderio d' farsi onore di tanti giovani, mentre ha lasciato un punto interrogativo sui nomi di Leoni, Conte e Gasala, vale a d'rr 1‘- frecce del ciclismo italiano che al Giro si imporranno nelle « volatone » in più di una tappa. Ho lasciato passare il Giro di Roma gna prima di buttar giù un pronostico per la Corsa a tappe, in quanto ero convinto che la gara di Lugo avrebbe schiarito l’orizzonte. E il giorno se guente sono andato olla ricerca degli ossi, per lasciare a loro stessi la parola sul prossimo grande avvenimento ci ti' stivo. Bartali era a Firenze, in procinto di partire per il G rò della Svizzera Roma nda. Aveva un diavolo per ca pello. Non era affatto soddisfatto di come la stampa sportiva si era com portata nei suoi confronti nelle crona che della seconda prova del Campio nato assoluto. Stava caricando i suoi bagagli e ìa bicicletta, sulla vettura e ha risposto alle mie domande, con la consueta irruenza oratoria che lo ca ratterizza nej momenti di stizza. Sul tavolo di marmo della meravigliosa ter razza. dello sua bella villa erano spar si, ancora semiaperti, i giornali sporti vi del mattino. Recavano a grossi ti toli la vittoria di Coppi e anche gli episodi della corsa che più avevano im pressionato la fantasia de, cronisti. L’aveva con i giornalisti Bartali che secondo lui non vedono oggi in Italia che un solo campione ed era contento di andarsi a sfogare in Svizzera dove, dice, la pi usano in altro modo. Del re sto gli sportivi non si lasciano impres sionare dalla stampi e continuano a
voler bene ai propri beniamini anche se questi non azzeccali tutte. « A volte basta un nonnulla neisconvolgere le situazioni o al Giro di Romagna a me — ha detto Bartali — son bastati i tacchetti dei freni, più rigidi del solito, per costringermi a scendere da] Trebbio con prudenza per. dendo persino contatto con Magni e Fondelli. (E non vorranno mica dirmi che di colpo son diventato una... moz zarella, anche in discesa 1) Ora posso farla questa precisazione, ma se lo aves si dette al traguardo di Lugo avreb bero potuto pensare ad una mia scusa, ciò che non sono abituato a mendica re. Lo dico ora affermando che Coppi è in condizioni fisiche o di forma come mai l’ho visto sino ad oggi. Non v’è dubbio che dovrebbe vincere il giro, ma cercherò di esserci anch’io. « La formula mi piace abbastanza ma si poteva trovare il modo di evi tare la tappa a cronometro alla vigilia della fine... Sono convinto che se aves sero incastrato questa tappa a metà cammino tra le Dolomiti e lo Alpi, te cnicamente il risultato sarebbe stato migliore. Perchè non farla, ad esem pio, da Chiavari a Genova, in quel tratto meraviglioso di roccia e di ma re, dove la forza di un atleta e le sue capacità, sarebbero apparse nella pie na integrità? « Qualche volta se gli organizzatori domandassero anche a no] un parere, certo ne guadagnerebbero le competi zioni. E se proprio non lo vogliono chiedere a noi interpellino i direttori sportivi delle Case che hanno espe rienza da vendere ». Il colloquio che si era inizialo con un Bartali imbronciato, è finito mezz’ora dopo nella piena serenità. C’era Andreino che faceva il (Favolo a quattro c la. presenza del piccolo crede di casa Boriali ha fatto tornare di buon li more il campione.
**«• Prima di Burlali, avevo incontrato a Bologna Coppi, riposato e freschis simo, olire che raggiante per il gran de successo nel giro della Romagna. Anche lui aveva sparsi sul letto della stanza d’albergo, i giornali sportivi ed
il suo volto mostrava la iriena conten
tezza. « Sono soddisfatto — mi ha detto Coppi — soprattutto perchè sto bene in salute. In corsa ieri non ho sentito minimamente la fatica e nel finale non ho avuto bisogno che di qualche sorso d’acqua. Faceva caldo e il vento che respiravamo a pieni polmoni, anche a non volerlo, sembrava fuoco ». L’ho lasciato parlare tranquillo per qualche minuto. Era felice di rievoca re la gara ed era felice specialmente per essersi portato al comando della classifica per il campionato assoluto. Boi gli ho rivolto tre domande. — Come vedi il Giro?; — Dove pensi che si risolva?; — Il tuo pronostico? Alla prima mi ha risposto così: « Come formula può andare, ma gli organizzatori dovevano essere più ac corti almeno nella prima tappa. Pen si: quest’anno il vincitore della prima tappa potrebbe anche non essere « ma glia rosa ». E non creda sia uno scher zo di parole. Forse non ci ha pensato lieppur lei ! Con la storia degli abbuo ni potrebbe infatti verificarsi il caso che il vincitore della Palermo-Catania venga superato in classifica da un al tro corridore il quale può racimolare un miglior tempo di abbuono al tra guardo della tappa volante e ancora à quello del Gran Premio della monta gna. Non è bello. Chi vince la prima tappa lasciate che vesta la maglia rosa. « E’ vero che ci sono dogli interessi finanziari di mezzo, ma è pur vero che la logica, se la pretendono da noi cor ridori, dovrebbero averla anche gli or ganizzatori' » « Sono inoltre de] parere che la tap pa a cronometro avrebbe avuto più in teresse dopo le Dolomiti e prima delle Alpi: sulla riviera toscana, oppure, meglio, in quella ligure. (Strana coincidenza : sulla faccenda della tappa a cronometro, come vedete, Bartali c Coppi collimano perfettamente'). « Invece — ha continuato Coppi — hanno voluto incastrarla prima di To rino, dopo quel po’ po’ di sfacchinata alpina, e sembra anche che le strade e il giro vizioso che ci faranno com piere da Pinerolo a Torino, non siano ideali. Con tanti bei percorsi che ci sono in Italia ! ». « Sarà un giro strano, molto strano e in poche parole cercherò di rispondorè alla sua seconda domanda. Un giro stranissimo. con una madia rosa alla Fregoli, in quanto potrebbe cam biar titolare un paio di volte già nel corso dj una stessa tappa! Si risolve rà senza dubbio sullo Alpi occidentali, ma molto dipendo anche dalle Dolo miti. I gioru, di riposo sono ben pòchi e i chilometri, in compenso, molti! ». Ora siamo alla terza domanda ! Serse, il silopatirò c silenzioso fra tello del grande campione, a neh’ egli in forma smagliante quest'anno. che sul
Trebbio ha camminato quasi come gli arrampicatori migliori; che sino a que sto momento aveva assistito al collo quio senza mettere bocca, si è incari calo di toglier d’impaccio il fratello maggiore.
— Chi vuole che vinca? — ha repli cato Sorso. Glj pare che. Fausto possa andar piti forte di così? E’ logico che il Giro lo vincerà lui. Inutilmente Fausto ha cercato di schermirsi e di troncare la frase del fratello. Serse ha replicato più forte che mai, aggiungendo quasi una minac cia: « Perchè hai forse intenzione di fare i capricci come lo scorso anno? ». .4 questo punto il « campionissimo », toccato in pieno, è divenuto quasi rosso in viso ed ha aggiunto: «Ah! Questo proprio no. Certi errori sono tollera bili una volta sola nella vita! Ecco dunque come i due maggiori protagonisti del ciclismo italiano vedo no la prossima corso a tappe. Ma. c’è un terzo incomodo fra loro. C’è Fio renzo Magni che al Giro di Romagna
ri e dei loro attuale rendimento. Fiorenzo Magni ha vinto tre volte lo scorso anno il giro; lo ha vinto nella Bari-Napoli, in guanto a lui si deve la spettacolosa fuga e Veccezionale ritar do con cui sono giunti al traguardo partenopeo Bartali e Coppi; lo ha vin to nella Bologna-Ùdinc, allorché dopo la foratura di Ortclli, i rossi alabar dati della Wilier Triestina, sono bal zati al comando come indemoniati, stroncando la reazione del campione d’Italia; e lo ha vinto infine, proprio in salita, sulle rampe tremende del Pordoi, stroncando la reazione degli avversari e tenendo testa ai migliori arrampicatori.
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Se Magni andrà al Giro d’Italia co me l’ho visto fdare in quello di Roma gna saranno sul serio dolori per molta gente e ‘ due grandi campioni dovran no buttar la lingua fuori per batter lo, senza esserne comunque davvero si curi in partenza. Era necessario questo terzo incomo do al Giro, così come è indispensabile
ha compiuto una gara superlativa avere Ortclli, 'Ronconi, Leoni, Ricci, ponendosi indubbiamente su tutti, per Logli, Casola, Martini, Bresci, Berloc volontà, per decisione, ma anche per chi, Conte, e qualche altro ancora in capacità. Chi ha assistito alla bella stato di grazia, perchè la gara è lunga corsa romagnola, se poteva avere an ed ha bisogno di molti comprimari per cora qualche dubbio in testa circa la essere condotta a termine alla maniera regolarità della vittoria di Magni lo forte, con volontà, con volitività e con scorso anno al Giro d’Italia, questo brio, oltreché con cuore. dubbio è scomparso totalmente, in Son bastano infatti le formule per quanto Fiorenzo Magni è filato come far bella una gara a tappe. Non ba un diretto non soltanto nel tratto di stano le innovazioni, le più originali. pian ura che dalla ..discesa del Trebbio Tutto ciò può essere complemento. Il conduce al traguardo, ino anche sulle fattore essenziale, il fattore base è spire della durissima monitagna che ha . rappresentato dalla volontà degli atle setacciato ben bene i corridori forman ti. E questa non dovrebbe mancare al do una graduatoria autentica di vaio32° Giri, ciclistico d'Italia.
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CORSE D'OGGI HE CORSIE D'ALTRI TUIE IW IIP I I <li Vittorio Spositi
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Giunto nei pressi dj Cancello Armi ne, Cuniolo che da un pezzo prose guiva con la bicicletta a mano s’arre stò e sedette sulla spalletta della stra da ; non stanco, ma sfiduciato. Buio pesto, cielo gravido di pioggia, stra da dal fondo orribile, malsegnata ai bordi e che sembrava condurre, verso l'ignoto. Solitudine assoluta ; qualche bagliore sprigionantesi di tratto in tratto nel cielo nero, dava al corri dore ciclista una visione di assieme che spegneva in lui ogni velleità ago nistica. ogni conato di resistenza. Gli avversari erano avanti, inghiot titi chissà da quanto dal buio dove la strada si perdeva, ma altri avver sari — - molti — erano dietro o dove vano raggiungerlo, sorpassarlo, a me no che egli nella foga dell’insegui mento, quando ancora combattivo e deciso aveva la convinzione d’essere sulla pista del gruppo che fuggiva, non avesse infilata una strada tra versa . Vie maestre, e straducce di campa gna erano tutte uguali, nel fondo sas soso, nei bordi malsegnati, senza una indicazione, nel buio pesto, nella fu gace visibilità dei bagliori saettanti. Non è una novella. E’ un episodio di una grande gara ciclistica nazio nale di una cinquantina di anni or so no: la III «Venti Settembre» da Roma a Napoli e da Napoli a Roma. Cuniolo attese lungamente; il fred do, la fame, un senso di malessere ser peggiante pelle pelle e il battito ac celerato del cuore derivante dall’es sere senza compagnia nella paurosa solitudine, avevano tolta al popolar© « Menina » ogni velleità di lotta. Finalmente — come jieUe favole — egli vide lontano, giù giù, nella stra da che aveva pei corsa, uno, due lu micini che venivano verso di lui, poi, poco appresso, il parlottare di più per sone giunse al suo orecchio. Gli inse guitori arrivavano! La lunga ombra di Cuniolo, in un bagliore apparve improvvisa diritta nel mezzo della strada innanzi a co storo. — Chi sei? — Sono Cuniolo di Tortona. — E perchè stai li fermo? — Non ho più volontà di andare a-
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vauti, voglio ritirarmi, dove devo andare per prendere un treno? L na stazione ferroviaria non era lontana per fortuna, ed uno dei con-
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Come’ Girardengo si presentò al pubblico plaudente dopo l'ar rivo al Velodromo Sempione del l’ultima tappa del Giro d'Italia 1923
correnti, attrezzato da perfetto turi sta — dal fanalino alla bicicletta al rade mccum del viaggiatore nel porta fogli — dette tutte le indicazioni ne cessarie. Ma Cuniolo era anello senza denari in tasca. Non prevedendo quanto poi doveva accadere aveva la sciato a Roma nella sua camera di albergo, chiuso nella valigia, il bor sellino. Breve conciliabolo, poi il corridore attrezzato alla turista (che per la sto ria era Azyleon l’occhialuto e nomade Adolfo Azzali propose ai compagni di... inseguimento una colletta presti to e Cuniolo più tardi potè prendere il treno che lo portò a Roma. Diranno i lettori: ma che razza di corridori e d’inseguitori erano quelli che si fermavano durante una corsa a discutere ed impiantare un ufficio in formazioni e prestiti? Erano corrido ri delle corse dei tempi quando il ci clismo su strada era ciclismo eroico. Era gli inseguitori erano Achille Ga iandini che riuscì a raggiungere i fug gitivi e a batterli tutti sul traguardo dei « Cessati Spiriti » tra i fuggitivi era Pierino Albini, uno degli speciali sti maggiori delle gare di gran fondo dell’epoca e che alla testa di un pode roso gruppo di corridori piemontesi e lombardi era disceso a Roma per par tecipare a quella « XX Settembre » la cui fama — nelle edizioni vinte gli anni avanti dal tedesco romanizza to Fernando Grammel e dal furbo En zo Spadoni — aveva sorpassata la cer chia della Italia centrale ed aveva raggiunta quella che era stata la cul la delle corse su strada, la regione a nord del Po, Il senso d’avventura che era lo sfon do fantasioso delle corse su strada a lungo chilometraggio svolgentesi in buona parte nelle ore della notte aveva cominciato ad attrarre le folle e cominciava ad incidere nell'interesse destato dalle corse su pista. Nessuno pensava allora che la decadenza si ac centuasse fino a divenire crisi, ma il ciclismo sù strada uccise m gli anni che vennero quello su pista, orientando il gusto delle folle verso quelle lotte che apparivano come imprese fantasti che compiute da una citta all’altra, da regione u regione, attrai ; rso valli e montagne, per salite che s< -:i:>v,•ivano.
fatte per j muli e discese che davano lo vertigini, con bicicletta a ruota fis sa ed una sola moltiplica, con gomme preistoriche, un sol freno anteriore sulla gomma anteriore ed altre primi tive qualità delle biciclette di allora. Rema con la sua « XX Settembre » era alla testa delle organizzazioni su strada e con Galadini, lacorossi, Spa doni, De Rossi, Mancinelli, Gasperini, Micci, eoe. costituiva un nucleo di cor ridori che sapevano gareggiare alla pari con i più celebrati campioni lom bardi e piemontesi. Dall’episodio che abbiamo raccon tato del ritiro di Giovanni Cuniolo si rileva come si svolgessero in quell’epo ca le corse su strada : non v’erano le automobili per seguire la gara, o erano spesso meno veloci e meno sicure, di giungere al traguardo, delle biciclette. Se ciò costituiva un guaio per i reso contisti dell’epoca,, diminuiva di mol to peraltro il compito della giuria, perchè non esisteva la probabilità di dover punire un concorrente per « il lecito traino ». Bastava porre dei con trolli ai bivi per i quali fosse possibi le abbreviare il percorso e poi affidare alla loro buona stella i corridori che partivano per un'avventura di 400 o •500 chilometri. Una delle prime gare del genere fu la « corsa del Commercio » organizza ta dalla « Forza e Coraggio » milane se nel lontano 1895 da Milano a Milano attraverso Brescia. Verona, Mantova, Piacenza e Lodi ; 150 iscritti e 125 par tenti divisi in 3 categorie. Partenza alle 16.36 del sabato ed il tempo mas simo scadde la domenica seguente alle ore 13. 36’. Il resoconto nei giornali di quel tempo fu fatto con j telegrammi inviati dagli ispettori di controllo sul percorso. La parte più importante fu redatta dopo l’arrivo quando nei loca li di uno stabilimento di Rogoredo i corridori che arrivavano e venivano sottoposti a massaggi e a visita medi ca. raccontavano le loro avventure.
rapporti usufruendo finanche di una doppia puleggia atta a raddoppiare il blocco posteriore di 5 corone, il tutto azionato — senza la perdita di 1,5 di secondo o senza rallentamento e soste sulla marcia — da una semplice ma novella. Gomme sottili di seta, con una leggera rivestitura di para pesan ti 280 e anche 250 grammi, lisce o ri gate a seconda che il tempo sia bello o piovoso; strade perfette, lisce come bigliirdi, con salite, non più a rampa te da mulattiera, ina costruite con modorniss'ini criteri che addolciscono le curve e le rendono rialzate come quel le delle piste per neutralizzare la forza centrifuga impressa alla bicicletta, quando è lanciata dal corridore in di scesa a velocità pazze che superano talvolta gli 80 chilometri orari. Assi stenza attraverso automobili attrezza ti appositamente, quali officine am bulanti, con cibarie, gomme, pezzi di ricambio, con a bordo direttori tecni ci e massaggiatori ; ed ecco altre auto mobili con j giornalisti che seguono passo passo le fasi della corsa per riem pire le cronache di tutto il mondo con racconti e commenti. Percorsi che ra ramente superano o toccano i 300 chi lometri ; costumi di gara rispondenti all’esigenza, maglie a calza per le mat tinate fredde, giubbetto impermeabile di para trasparente per la pioggia. Giu rie alacri che controllano la prova fa cendo la spoletta da un capo all'altro della gara, con macchine volanti a più di 100 all’ora. C'i son poi, a rendere più pronti e più decisi i gareggianti, più atti nella velocità, più audaci nelle fu ghe, più specialisti nelle discese, gli ac corgimenti medici che si traducono og gi nell’uso di eccitanti dei quali pur troppo quasi nessuno oggi più rifugge. Questo è male ma anche nel male il progresso ha voluto la sua parte. Le « bombe » ed i tubetti di simpamina dj oggi, sono lo sviluppo dj bottiglini di caffeina che ingoiavano i corridori di 30 o -10 anni fa.
Narra una cronaca che «i dottali Lega, Verniti, Caravazzi, Rossi, Ghclil>i. Zanna, Scaccini e Mareggi, presta rono agii arrivati le più amorose cure. Tranne gualche, ecchimosi e qualche piccola ferita lacero contusa prodotta da cadute, nessuna d'He quali grave, non s> verificarono ne insolazioni ni malattie prodotte dal caldo c dalla stanchezza ». Quanta strada ila allora è stata ->crcorsa, quale progresso tecnico- organiz zativo, quale sviluppo di masso e di campioni, quale mole di norme e leggi regolatrici inquadrano il ciclismo con frontandolo a quello di Buni e di 'Grammo] ed anche di quello che seguì dj Gerbi e di Galletti, con quello di oggi dei Bartali e dei Coppi! Biciclette perfezionate e ridotte a ■meno di 8 chilogrammi di peso, costrui te con misure rispondenti allo misure anatomiche de, ciclisti che debbono montarlo, munite di .cambio di veloci tà che pernii nono l'uso anche di 10
Tutto dunque è migliorato, reso più facile, più veloce, più regolare, piti controllato, più tecnicamente prepa rato. però anche oggi ti capita che gli organizzatori incappino in certe baz zecole di errori che li portano ai risul tati della recente Parigi - Roubaix. O che forse gli organizzatori della cor sa di Cuniolo ritiratosi a Cancello Ar pone, non hanno progredito di pari passo con i corridori ed il mezzo te cnico? Errare umanum <’sf e con que sto ci sembra che gli organizzatori di oggi sono a posto per qualche loro er rore passato o per quelli avvenire.
fllll'lllll ih noni umido il nostro articolo vedrà la luce, il Giro d’Italia starà già snodan do il suo variopinto serpente lungo le strade della penisola. E’ questa la XXXII edizione; ma mai forse come adesso la massima gara nazionale a tappe è attesa in quanto da essa te cnici c sportivi attendono precise indi cazioni per stabilire l'esatto valore di quelle che potranno essere le forze sulle quali in un immediato futuro potrà contare il nostro ciclismo, ol tre naturalmente aj diversi Coppi e Bartali, Magni e Ortelli, Luciano Maggini e Leoni, Ricci e De Zan, Bresci e Casola e tutti gli altri che com pongono la pattuglia di punta del ci clismo nostrano.
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Sono una ottantina di corridori pro fessionisti divisi in due gruppi: il pri mo con gli assi gi.à affermati, i] secon de con quei corridori che ormai sono
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Da ultimo la domanda che assilla i competenti vecchi o giovani del cicli smo: Erano più forti e valevano di più i « giganti della strada » dei tem pi eroici, o gli assi, o i « divi » delle corse odierne? Buni o Bartali? Cuniolo o Coppi? Ci perdonino i lettori se lasciamo a loro la risposta.
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su un livello di rendimento staziona rio, oltre alle speranze. Ed oggi noi vo gliamo occuparci precisamente di que ste speranze corcando di... scoprire l’uomo che potrà essere l’asso futuro. Ogni anno la schiera dei professio nisti ricevo una iniezione di gioventù. Gliela fanno quei giovani che, sazi di affermazioni tra i dilettanti, gettano all’ortica la maglia bianca dei puri per indossare quella più impegnativa di una marca di biciclette. E’ su que sti giovani, pertanto, che si appunta no gli sguardi dei competenti per cer care ogni anno l’asso di domani. Molti dilettanti all’inizio di questa stagione si sono decisi al gran passo. Il Rubicone ciclistico per il 1949 è sta to attraversato da una folta schiera di corridori tra i quali i nomi dj Do ni, Fanti, Frosini, Fornara, Soldani, Pasquetti, Cremonese, Rossi Di no, Barducci, Ridolfi, Bonini, Podroni, Barozzi, Milano, Carrea e al tri ; per non parlare di quell’Alfio Ferrari, che sembra essere tornato sui suoi precedenti passi, deciso a difen dere anche per quest’anno la sua ma glia tricolore dei dileiit-anti della strada. Provengono tutti da una brillanto carriera dilettantistica o gli indu striali cho hanno dimostrato tangibil mente di avere fiducia in loro po tranno essere sicuri che il loro nome commerciale è affidato in buone ma ni. Specialmente quel Padroni anche se non più giovanissimo ma già ot timamente preparato per gare più importanti e il duo M ilano-Carrea cui è- affidato l’importante incarico di scudieri del campionissimo Fausto Coppi; ma lo stesso potrebbe dirsi de
gli ex azzurri di Londra e di Walkemburg Fanti e Doni, entrambi restati sotto le paterne cure di Pie rino Bertolazzi ex commissario te cnico dei dilettanti stradisti e ora di rettore sportivo della torinese Freyus, che torna alle corse con una forma zione garibaldina che dovrebbe por tare molto in alto i colori grigio-rossi di Ghelfi. E che dire degli alfieri di Cimatti, che si è accaparrati due buo ni passisti in Barozzi e Ridolfi, e Pa squetti che si presenta con tutte le caratteristiche del velocista di classe temibile per chiunque nei prossimi arrivi in gruppo? Ma anche la Le gnano ha fatto un buon colpo ingag giando Soldani, Frosini e Fornara e affidandoli a Pavesi: i primi due non hanno por nulla fatto rimpiangere l’acquisto con il loro brillante com portamento al Giro de] Lazio, o tutti o tre sono stati inclusi nella squadra ufficialo di Pavesi. Ma anche quel Rossi Dino dovrebbe far parlare di se specialmente su qualche salita conti nuando e confermando la tradizione che vuole i toscani splendidi arram picatori. I diversi Fanti, Doni, Padroni, Barozzi, Barducci, Ridolfi, Rossi, Cre monese ecc. fanno dunque parte di quella schiera di corridori cho per la prima volta affrontano lo durezze delle corse riservate alla categoria superiore ; essi sono attesi con inte resse alla prova e vedrete che anche se con alterni risultati tutti però ri sponderanno allo generali aspetta tive. Ma il ciclismo italiano può con tare anche su quel tale gruppo di ole-
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menti da) rendimento ormai assicu rato su un binario di normalità, ai quale abbiamo accennato all’inizio del nostro scritto. Sono essi i diversi Fumagalli, Pasotti, Castellucci, Pontisso, Astrua, Cargioli, i Rossello, Sel vatico. Pagliazzi, Salimboni, Brignole, Bellini. Paolieri, Ausando, Feruglio e De Santi. Parecchi di questi hanno le carte in regola per conquistare il loro bra vo posto al sole nella scala dei valori ciclistici nazionali. Tra essi spiccano Pasotti, Salimboni e il maggioro dei Rossetto. Sono tre corridori da tenere d’occhio e che in questa stagione po trebbero trovare una definitiva valo rizzazione; tre corridori che hanno nella tenuta in salita la maggiore e più prestante loro caratteristica, tna specialmente il primo, che anche nel Giro della Romagna, ha fatto inten dere che in salita può non essere se condo a nessuno. Tanto gli ex dilettanti, quanto questi altri che già avevano fatto le ossa tra i professionisti, partono tuttj CO1 compito di gregari. Ingrato compito che significa sacrificio e spi rito di devozione per le esigenze della propria squadra. Non è dotto però che qualcuno di essi nel corso della presente stagione non faccia registrare risultati tanto tangibili da essere elevato al rango superiore sì da farsi assegnare i gal loni di « caporale ». E di questo i primi ad essere contenti sarebbero gli sportivi della bicicletta, stufi or mai di ridurre il ciclismo nazionale a non più di dieci nomi.
Nino Lombardi
PASCITI
Scalciato anche Delannoit dal 'mu letto. triestino.
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| IBEHIt) Mitri, il «muletto» triestino, ha dunque abbon dantemente... scalciato anche il bel ga Cyrille Delannoit, strappandogli sul quadralo del Palais des Sports di Brussclle, in un'emozionante bat taglia di 15 riprese, il campionato europeo dei pesi medi. Salutiamolo alla voce, questo giovanissimo, ma gnifico figlio di Trieste nostra. Lo merita. E, con lui, salutiamo anche gli altri artefici della brillante vit toria: il maestro di «Tiberio», cioè, l'eccellente procuratore spor tivo Pasquale Gramegna che, co me. già avemmo occasione di rico noscere, ha saputo pilotare in mo do superiore ad ogni elogio il suo «pupillo», conducendolo imbattu to, attraverso quarantatre succes sive tappe, ali aifuale risonante suc cesso. Le cronache dell'incontro sono tutte concordi nel registrare l’una nime. cordiale applauso dei 15.000 spettatori, fra i quali parecchi ed entusiasmati italiani, all'indiscus so trionfatore della prova, tanto più che Mitri, giustamente conside-
irriti l'iii’itiii: irmiìiii’i <li Romolo PaNNamonti
rato meno esperto dell'egualmente giovane ma navigatissimo avversa rio, non era davvero il favorito nei pronostici della vigilia, sia che fos sero formulati dai competenti, sia dai semplici appassionati. Si pensava quasi generalmente che il duro ed aggressivo detentore del titolo, colui che due volte ave va tenuto l'intera distanza di 15 ri prese contro il «grande» Marcel Cordai!, attuale campione mondia le della categoria, togliendogli nel la prima, benché di strettissima mi sura, le insegne del primato d’Eu ropa, ed egualmente di misura ri consegnandogliele nella successiva, sarebbe riuscito a respingere la mi naccia dello scattante «puro san gue » triestino, del quale, oltre che più esporto, era anche ritenuto mi glioro dal punto di vista tecnico ed aveva il sostanzialo vantaggio di combatterò in casa propria. T.a realtà — che finisce sempre
col pronunciare l'ultima parola: la decisiva — ha invece lasciato che soprattutto la maggiore velocità di Mitri e quindi il suo ardore, la sua precisione di pugno, e l'efticacia nuovamente confermata del suo montante sinistro, mortificassero la superiorità in esperienza ed in te cnica (?) preventivamente ricono sciute al pugile belga. Il quale, dopo un inizio equilibrato, sorpreso ed uncinato al mento dal secco ed esplosivo montante sinistro di « Ti berio». ha subito tre atterraggi forzati (per 7". 4” e 4”) nel corso della quarta ripresa, atterraggi che. a nostro parere, debbono aver deciso a questo punto l'esito del combat timento. anche se ebbe a protrarsi per altri undici assalti. Evidentemente, nulla trovò De lannoit nel suo bagaglio per neu tralizzare quella maggiore velocità avversaria (che potrebbe essere la
base di tante vittorie se ne fosse più generalmente riconosciuta l'e norme importanza e per controbat tere quel montante sinistro che, inesorabilmente, ad ogni colpo, sem pre più gli scalzava dal capo ron zante la corona dei medi, tino a far la rotolare ai piedi del nuovo mo narca per diritto di conquista. E poiché aveva all'angolo il suo mae stro e procuratore Prémont. una candida « volpe » di grande consi glio. che non ha certo mancato di suggerirgli le contromisure adatte vuol proprio dire che nel suo depo sito di tecnica e d'esperienza non ce n'erano a disposizione lì per lì Inevitabile — e giusto — era quindi che lasciasse il « recinto incanta to» sconfitto da chi seppe gettare sulla bilancia le sue armi migliori: quelle, altresì, decisive. Contromisure adatte. Quali? Pei’
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cm lo <• secco dirci lo dest ro al viso esempio, ad un uomo veloce come .Mitri va lascialo poco spazio per de] rivale, il quale, se non riesce a volteggiare: non va apertamente at bloccarlo o ad evitarlo, è litiasi sem pre perduto. taccato, ma stuzzicato, invitato ad assaltare per «stuccarlo» al volo, Niente di tulio questo, però, e d'incontro. Ed il ripetuto montante neppure di altro, ha sapulo lare Desinistro dell'italiano efficacissimo lannoil. come risulta dal dettaglio colpo tanto so indirizzalo al fegato degli assalti successivi al quarto in cui Titubano, inviandolo tre volle quanto se al mento o al « plesso so al Involalo, senza peraltro giun lare ») consentiva a Delannoit l’im gere e liquidarlo, aveva ormai sco piego di un'azione coni rolfensiva perto le proprie batterie. E fu auclassica e veramente d'eifetlo mici diale qualora trovi realizzazione e. . timlico fuoco di paglia il suo risve glio aggressivo all’inizio della setti in ogni caso, tale da consigliare al ina ripresa, poiché verso la fine di l'antagonista la pili grande cautela nelTenunciaro dal basso in alto. Lo essa era nuovamente costretto in di fesa c cominciava a « ((‘nere» Mitri azione non è neppure difficile; si nei corpo a corpo brullo segno il tratta di lasciare un invitante spi «tenere!»), tanto da essere in se raglio per il montante sinistro av guito piti volte richiamalo dall'ar versario e. quando è in viaggio, fa bitro francese. Al nono tempo li re un breve passo avanl i-ohliquo a sinistra con il piede sinistro segui solito montante sinistro lo inginoc to dal destro (passo che metterà chiava ancora per 2”. S’impegnava fuori bersaglio dal colpo’ scaglian in vivaci scambi durante il decimo. do quasi contemporaneamente un Nell'undicesimo « ammarava •>, per
la quinta volta, sia pure per un islanle. Potremo ancora tratteggiare qualche interessante vicenda lino al gong del quindicesimo ed ultimo tempo, ma la vittoria — una netta vittoria — aveva già da tempo deci so in favore di « Tiberio ». Il nuovo campione d'Europa — terzo fra gli italiani e possedere at tualmente un titolo pugilistico con tinentale sono, gli altri. Ferratili (gallo’ e Livio Minelli (medio legge ri) — sé battuto con grande decisio ne ed autorità, oltre che con arte ed intelligenza, sorprendendo tutti per la grande padronanza di sé an che nei momenti più accalorali del la battaglia: s'è battuto, ed ha vin to. con l'ardore dei suoi ventitré an ni e la fredda determinazione del veterano. Comincia ora, per Mitri, il pili dif ficile. Poiché la terza fase della sua splendente carriera, ((nella che, do po i campionati d'Italia e d'Europa, conducono al titolo mondiale, è dis seminata di ostacoli pericolosi, cul minanti nel francese Marcel Cerdan, attuale possessore dello scettro del la categoria: nell’italo-americano Salvatore Belloise. che assalterà Cerdan il 21 giugno prossimo a New York: e nell'altro italo-americàno «Rocky» Graziano, recentemente riqualificato dalla Commissione Pu gilistica nuovaiorchese. Chissà che. a suo tempo, non siano un italiano «puro sangue» e uno di... esportazione a contendersi, per la prima volta nel pugilato moder no. la supremazia mondiale dei me di? Non v'è dubbio, intanto, che il <- Marcel national » corra serio pe ricolo contro il potente « Salvato re » di chiare origini napoletane. Quanto al resto... è un augurio. (E ci beviamo sopra: alla tua salute. « Tiberio » !).
NEL PROSSIMO NUMERO
Nel campo degli educatori dt Gualtiero Pacini
Allenamento, massaggi, diete tica nell' antico pugilato di Romolo Passamontl
Le grandi famiglie sportive di Gian Carlo Zuccaro
Un campione della pallaca nestro parla di regole di giuoco di Sergio Stefanini
Ma, si: alla tua salute, Tiberio!
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ffwpIreAe degli bcheìmide^i iftilittui i A Londra andò male, troppo male. casa. D’altronde se le notizie son vere Lo spadista Cantone di Vercelli, dopo e cioè se i magiari, che ormai conoaver subito due sconfitte nella finale sciamo e apprezziamo da decenni, si individuale per opera dei connaziona- . sono astenuti per la ragione che ali li Agostini ed Edoardo Mangiarotti, biamo detto, vuol dire che la formula riuscì nella straordinaria impresa di che scompagina i gruppi nazionali e infilare una vittoria dopo l'altra, con mette subito ogni tiratore isolato di tro tutti gli stranieri, arrivando al fronte a una rapida serie di incontri titolo olimpionico che fu l’unico — in decisivi, che son quattro al massimo fatto di scherma — aggiudicato all'I (ma la serie può fermarsi dopo il pri talia. Recriminazioni, rabbie rimaci mo se lo sbagli) non li persuade, non nate, commenti da necrologio: è storia li garantisce, non li lascia tranquilli. di ieri. E che significa? Anche da noi c'era poca simpatia per l’eliminazione di A] Cairo è andata bene, stavo per retta, nè la vittoria grande ci ha fat dire troppo bene. Certo è andata, que to mutar di opinione: però ci siamo sta volta, troppo male per la Francia presentati, non solo, ma per comincia che nella gara di fioretto a squadre è re a a farci l'orecchio » l’abbiamo afinita al quarto posto: non era acca dottata anche per uso interno, ai cam duto mai. D’Oriola e Bouhan battuti pionati italiani che precedettero di da due egiziani. Ma poi D’Oriola s’è poco la spedizione egiziana. E già da ripreso bene e ha vinto l’individuale allora s'ebbe modo di aver la confer battendo nella finalissima, il nostro ma che la riesumazione del vecchio Renzo Nostini, o questo fu l’unico ti sistema francese della ponte presenta tolo aggiudicato alla Francia.. Gli al quei notevoli pregi spettacolari e di tri cinque (di squadra alle tre armi e snellezza e di emotività, nonché quelle individuali di spada e di sciabola) son non meno notevoli, per non dire allar venuti a casa nostra. Pare anche che manti, lacune di natura tecnica che i in detta finalissima Renzo abbia do piti avevano preveduto. Insemina noi vuto subire un paio di giudizi, dicia ------ acconciati - .-_xdigerire un roci siamo a mo, un po’ severi da parte del presi spetto casalingo per affrontare niù dente della giuria, sicché con un bri preparati il maggior rospo egizio.• che ciolo di miglior fortuna o di minor di però è andato giù benissimo cosi da sgrazia avrebbe potuto portarci anche il sesto titolo. Su sei. Non parliamo sembrarci una squisita pernice, tale del settimo, i] fioretto femminile per essendo diventato in realtà, strada chè l'Italia in questa specialità non facendo, per merito del comportamen ha voce in capitolo. La Schweiger, ora to attento e gagliardissimo dei nostri signota l’essina, è stata la sola che ai ragazzi. Se avessimo anche noi. Do tempi suoi poteva battersi da pari a niamo nel fioretto — che è l’arma del pari colle fortissime campionesse del nostro puntiglio — rifiutato l'ostaco Nord Europa, specie tedesche e au lo, ora non potremmo far di meglio striache, l’unica che facesse una scher che morderci le unghie e pasc.rci d' verbi coniugati al condizionale. ma di fattura ed efficacia tali da per metterci di contare su di lei in una Gioia schietta. Nè potrebbe essere competizione di primo piano di ca pili giustificata. Ma se era del tutto rattere internazionale; dopo di lei si fuor di luogo piangere suH’immatura son viste soltanto delle buone promes fine della scherma italiana dopo Lon se, rimaste tali. dra. e quanti ci si son provati !. non lo sarebbe meno, oggi, dopo « rimes Un'altra cosa dobbiamo mettere in se le cos ■ a posto ». tirare un frego rilievo in s: de di consuntivo: che la su quanto, da un pezzo, prima e do nostra irriducibile avversaria nella po Londra, si è andato ripetendo sul sciabola, 1’1-ngheriu. presente a Lon la necessità assoluta, imperiosa, di ri dra (e come!) non si presentò al Cairo. costruire le basi della scherma ita Mancanza ili importanza sostanziata, liana attraverso la serissima tratta tutti d'accordo, m.i burnita bile soltan zione e la rapida soluzione, nell'ambi to agli ungheresi eoi nr-n va a genio to delle nostre reali possibilità, dei la formula dell eLm■»., ..,,>ne diretta e problemi insegnamento, diffusione. se. che per questo, p.iie sarebbero alezione. Listatila, Londra, il Cairo. stcnuti : non certo .i;-o italiani che. se Helsinki sono traguardi della nostra dài retta a certi .commenta attività agonistica, ma il compito che tori. li diresti noU'o; ■> i:.,» dj chiedere <-i sp: ita — se puro destinato a sfo scuso por essersi p, ...j (|j vincere ciare verso tal genere di avvenimenti in assenza ili quegl, ,| j-j rimasti a
li tappe — riguarda la preparazione estensiva, di lenta, graduale matura zione. A Londra abbiamo mandato Pollini e Mandruzzato, al Cairo Pel lini, Mandruzzato, Spallino, Ferrari: chi c'è ancora dei giovani? Forse Per gami ni, non saprei. E poi? Chi c’è dai sedici ai diciottenni ? Quanti so no? Viro è che i fratelli romani No stini e j fratelli milanesi Mangiarotti e i moschettieri sciabolatori della pat tuglia veneta sono fior di atleti nel pieno delle forze che per ora e ancora per un bel tratto non molleranno. Ma ora un’altra cosa si voleva ten tar di capire: il perchè dei due risul tati di Londra e del Cairo, così diver si fra loro. Poiché il nocciolo dello squadre è rimasto il medesimo, non si può parlare del valore intrinseco de gli uomini. Ecco: a Londra la giuria ci portò via in malo modo (l’han detto tutti, anche i francesi vincitori) la vittoria di fioretto a squadre, e i no stri, partiti coi nervi provatissimi dalle lunghe estenuanti selezioni, ac cusarono il colpo. Certo il fatto nervi ebbe una parte preponderante al di là della Manica. Per il Cairo, niente selezioni, nien te logorio prematuro. La disputa del Trofeo Natii. a squadre, è fatta per movimentare la scena ai massimo gra do e ci riesce a meraviglia, ma non è impegnativa per i singoli, o non lo è in grado esacerbato. Poi i campio nati nazionali, andati via lisci, con qualche assenza che non ha influito, nè l'avrebbe potuto, sulla scelta dei componenti delle squadre. E ancora, a! Cairo, nessuna limitazione al nu mero dei tiratori di ciascuna nazione por l'individuale: altre ansie rispar miate. S’è cominciato con la gara di fioretto a squadre, come al solito: l'Italia prima, la Francia quarta. Nel l'incontro diretto Italia-Francia. Ren zo Nostini quattro vittorie su quat tro, Pollini tre. rincontro sospeso sul punt’ggio di nove a sei a nostro fa vore per risultato acquisito, Il Re consegna la Coppa, applausi, coni menti entusiastici. Capite bene che la musica ha preso fin dal primo quadro, sullo stonile del Nilo e al tepore del sole africano, un tono che neppur da lontano poteva somigliare a quello te tro e spigoloso delle prime battaglio andate malo non proprio per colpa nostro fra le brume londinesi, avver so al nostro spirito quanto quella lo ro giuria lo fu verso le nostre armi.
Andrea Marrazxi
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Caratteristiche dei velocisti «li fjiiigi Ferrarlo
Alle Olimpiadi di Anversa i] veloci sta che dominò fu Paddock. Fu ed è an cora un campione conosciutissimo da quanti si occupano di atetica, perchè le sue fotografie hanno fatto il giro di tutto i] mondo. Biondo, muscolatura solida, azione potente, tagliava il traguardo con un balzo felino e da quando si accennò a quel salto, tutti cercarono di imi tarlo, sperando così di rubare ai cro nometri qualche preziosa frazione di seconde. Era alto poco più di m. 1,70 disponeva dt fasci muscolari vigorosi, tanto che talvolta dava l’impressione di essere più adatto ai lanci che alla velocità. Dopo Anversa (1920) i] cali forniano sposò la figlia di un editore americano, lasciò l'atletica e divenne giornalista. Aveva però tentato di spingersi sino ai 400 metri ed infatti
riuscì, suj 300 metri, a segnare il tem po primato di 33”2’ ; ma poi gli man carono le forze per arrivare oltre e così mancò come quattrocentista. Seguirono le Olimpiadi dj Parigi de] 1924 e qui due furono i velocisti che trovammo alla ribalta: l’ameri cano Scholz per i duecento metri e l'inglese Abrahms per i cento metri. Abrahms aveva gambe lunghissime ed era alto in. 1,80; l’americano era del la stessa taglia, ma più sottile: il ve ro tipo di velocista.
Lotta fra bianchi e neri 1928: ad Amsterdam, vinse tanto i 100 quanto i 200 metri il canadese Williams, un atleta agilissimo, alto ni. 1.80 <• dallo scatto potente. Era un
vero incanto lo spettacolo che offriva questo velocista quando correva. Fu l’ultimo dei bianchi a trionfare nelle prove di velocità in una Olimpiade. Poi venne il periodo degli uomini di colore, la cui azione in corsa è argo mento di studio e di attenta osserva zione da parte di tutti i tecnici. A Los Angeles. Tolan si aggiudico tanto i 100 quanto i duecento metri piani, come avevano fatto Paddock ad Anversa e Williams ad Amsterdam. Ma Tolan si avvicinava, come tipo di atleta, più a Paddock, che agli altri che avevano vinto nelle precedenti Olimpiadi. Era però piu alto del ca liforniano ed aveva piu pronto lo scatto in partenza, inoltr ■■■>m<> tutti i velocisti venuti dopo P: e,.! '• k, corre va con azione regolare <• > ■ imua sin oltre i] traguardo. N’is.iit -.l'aì e nem-
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meno tentativi per imitare il vincito re di Anversa, che del resto in quel finale, sviluppava tutta una sua azionc personale, più che un metodo di gara. A Berlino (19.36; le Olimpiadi se gnano il trionfo dei negri : .Tesse Owens è difatti il primo nei 100 o nei 200 metri piani. lì atleta alto qualche centimetro in più deii in. 1,80 e la sua azione in corsa era <di una bra pidezza entusiasmante. Eccoci a Londra nel1 1918: dodici anni di interruzione dalle ultime Olimpiadi, ma nulla di modificato i in fatto nello stilo o nulla di nuovo di uomini. Anzi i velocisti di razza negra sono aumentati di numero e mi gliorati in potenza o l’America ha for nito anche qui un velocista bianco che sembra intenzionato di riportare il suo paese ai tempi di Paddock e di Scholz. La « stella » americana del mondo bianco si chiama Patton, ina i negri hanno nome Dillard, Ewell, La Beach. Nessuno nella loro struttura ricor da molto da vicino Owens, e, infatti nessuno ripeterà alle Olimpiadi le sue prodezze, anche se il La Beach era arrivato a Londra con al suo attivo l’uguagliamento de] primato di Owens sui 100 metri (in questi giorni egli ha puro uguagliato il tempo primato del negro-americano delle 220 yardc). Dillard invece vince i 100 metri, ma Patton diffondi1 molte speranze fra gli americani aggiudicandosi i 200 m.
Gli elementi del velocista La struttura di questi velocisti non differisce gran che da quelli che ave vamo conosciuti in precedenza; però sono tutti più alti, superano i m. 1,85 cd appaiono degli autentici longili nei del tipo di Owens, pur senza aver ne la grazia c la correttezza stilistica. Citando tutti questi dati non abbia mo certo avuta la intenzione di fare qui la storia dei velocisti attraverso lo Olimpiadi, ma volevamo continua re la nostra lezione di atletica leg gera, lo sport che deve diventare di tutti so vogliamo avere sottomano dei giovani agili, fisicamente sani, resi stenti allo sforzo fisico e capaci, dopo avere compiuta la preparazione che esige l’atletica leggera, di affrontare ogni e qualsiasi specialità sportiva. Consigliando la velocità, non aveva mo affatto l’intenzione di faro di tut ti i ragazzi che praticano l'atletica dei velocisti. La velocità dà agilità, rende pronti i riflessi, abitua alla ra pidità dei moviment, ma non è tutta l’atletica. Però molte volte, dopo ave re fatto ai ragazzi i[ discorso die an diamo ripetendo da queste pagine, ci siamo domandati: «Consigliando a tutti la velóci!à. non commettiamo lo orrore dj invogliarli tutti a praticare tale specialità, dimenticando poi la gamma degli altri esercizi, ciascuno
dei quali attinge qualche elemento proprio dalla velocità?» Ed ecco perchè abbiamo voluto an zitutto dai e alcune caratteristiche dei migliori velocisti del mondo che abbiamo avuto la fortuna di vedere attraverso le varie Olimpiadi, Por diventare dei veri velocisti occorre dunque possedere determinato doti, che hanno come indicazione anzitut to l'aitezza dell’atleta: vale a dire bisogna superare almeno i in. 1,75. La norma non fa la regola o molti diran no elio ad esempio Mariani era un grande velocista pur non andando ol tre la statura normale e che Monti non aveva nò la struttura di un Owens, nè quella di un Paddock, pure in ga ra ottenne dei grandi risultati. Ogni regola ha lo sue eccezioni, ma siccome i risultati sono decisivi in fatto di indicazione, cosi la rassegna dei velocisti che abbiamo qui sopra compiuta, dice chiaramente che gli atleti rii buona statura, dai muscoli sottili, dalla muscolatura agile sono gli clementi che più degli altri si adat tano alla velocità. Il ragazzo che scende in pista e pratica dunque, all’inizio della sua carriera, la velocità a scopo di prepa razione atletica, non deve impressio narsi troppo gradevolmente se riesce quasi subito ad avvicinare gli undici secondi sui cento metri. Il tempo sarà veramente indicativo se egli possiede le caratteristiche del velocista. Altri menti i tempi che egli otterrà dimo streranno che potrà diventare un buon atleta nella specialità alla quale si adattano i suoi mezzi. Abbiamo detto che i ragazzi all’ini zio delia loro carriera non devono preoccuparsi di partenze da specializ zati, bensì di svolgere della velocità pura e semplice, tanto che, ad esem pio. negli Stati Uniti nelle scuole la velocità viene diffusa attraverso le prove a staffetta, dove la sola prima frazione richiede la partenza dalle buchette, mentre in tutte lo altre si hanno i cambi, vale a diro le partenze lanciate. Lo scatto dalle buchette ri chiede nell’atleta, oltre alla conoscen za di una certa tecnica, anche dei mu scoli già formati e solidi, cosa che non è noi giovanissimi. Con tutti gli elementi che abbiamo citato, oramai crediamo di avere dato un orientamento a quanti desiderano avviarsi all’atletica ed hanno scelto, così come abbiamo consigliato, la velo cità quale arma por dare al loro fi sico prontezza di scatto, agilità o scioltezza nei movimenti.
Le applicazioni della velocità Vediamo ora quali sono le applica zioni che si possono fare di questa ve locità . Anzitutto nella corsa essa abitua al la spinta : se la spinta non è buona, l'atlot" non solleva sufficientemente il ginocchio e di conseguenza la fal
cata resterà sempre assai corta, vale a dire come quella della maggior par te dei ragazzi che incominciano la carriera di podisti e quindi di atleta, correndo unicamente lungo le strade.
Il saltatore in lungo ha bisogno di velocità, perchè difatti solo chi è do tato di buona velocità riesce a rag giungere determinate misure. Vi è qui un esempio che calza a meraviglia : quello di Owens vincitore del salto in lungo alle Olimpiadi di Berlino. L'a tleta americano difatti, pur non es sendo uno specialista de] salto in lun go, è riuscito a superare in. 8,13. Gli bastava battere sulla pedana in pie na velocità e senza interrompere l’a zione per superare gli otto metri. Na turalmente l’azione di corsa va accom pagnata da certi accorgimenti, che suggeriremo in seguito: ma per anda re molto avanti nel salto in lungo è proprio utile possedere in sommo gra do qualità di velocista. Anche il salto in alto richiede ele menti di velocità, non solo perchè la rincorsa deve essere precisa c decisa (la falcata ha sempre una cadenza precisa solo se chi l’esegue è abituato alle gare di velocità), ma anche perchè lo scatto verso l’alto è in possesso solo de] velocista. L’uomo veloce, al mo mento della battuta, si eleva più fa cilmente dj chi la velocità non la co nosce. I lanciateri hanno bisogno anch’essi di velocità in tutte le varie appli cazioni; discoboli e lanciatoci di peso non potranno mai avere una perfetta coordinazione di movimenti ed un serrate decisivo in gara, se non sono veloci. Il lanciatore di giavellotto at traverso ia rincorsa, deve coordinare la sua azione di corsa con quella di lancio ed anche qui la potenza di lanciò e l’abitudine a coordinare i vari movimenti, è propria dell’uomo ve loce Nelle gare di corsa di mezzofondo o di fondo, solo chi conosce la mecca nica della velocità può scattare sia durante la corsa, così come in parten za e terminare velocemente una gara. Ladoumègue, che fu primatista mon diale dei 1500 metri, battuto a Pa rigi dal nostro Ettore Tavernati su gli 800 metri, volle allenarsi sui 200 metri proprio per aver ripresa in gara e per poter scattare in partenza ed all’arrivo. Lanzi diventò velocissi mo sui -100 metri quando nella sua ta bella di allenamento incluse le gare di 100 e 200 metri e Beccali, che fi niva i suoi loOO metri con una vo lata di 300 metri, si allenava quo tidianamente sulla velocità. L esemplificazione potrebbe conti nua ri- e servirebbe a convincere sem pre maggiormente i principianti che la velocita è il nuoto di partenza del la preparazione atletica. Ma sarebbe grave errore fermarsi ai primi risul tati e specializzarsi sulla velocità; es sa. nel campo delia preparazione, va considerata come un mezzo e non co me un fine.
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tiranno passati probabilmente qua si inosservati ai più i Campionati SudAmericani di atletica leggera, svolti si pochi giorni fa a conclusione di una stagione abbastanza ricca di manife stazioni. Ne siamo quasi certi, benché qualcuno dei tecnici deve aver senza dubbio segnato nel proprio taccuino i risultati conseguiti dai nuovissimi campioni, quali ad esempio il veloci sta Fayos che ha corso i ni. 200 in 21.7 e la giovane saltatrice in lungo brasiliana Santos con la eccellente mi sura di m. 5,55. Ci sono stati naturalmente altri tempi di rilievo ed altre misure di grande importanza, ma i nomi degli atleti che li hanno conseguiti erano già ben noti. Si è trattato infatti del glande ostacolista argentino Triulzi, già finalista nei ni. 110 ai Giochi Olim pici di Londra, dei saltatori di triplo, tutti intorno e sopra i ni. 15, Oliveira, Vega e Silva, due brasiliani ed un ci leno. Tutto sta a dimostrare ed a pro vare come nell'America del Sud anche l'atletica leggera sia in continuo svi luppo e conte, sia nel campo maschile che in quello femminile, si debba se guire con attenzione l’andamento te' cnico soprattutto in vista dei Giochi di Helsinki 1952. D’altra parte i sudamericani hanno confermato proprio a Londra una lo! ro attitudine particolare per una spe cialità. Anche questo ci sembra sia sfuggito ad alcuni tecnici, dopo le lun ghe discussioni che si sono avute circa la supremazia di questa o di quella na. zione per la più classica e più sfibran te gara olimpiaca: la maratona eli cor sa. L’Argentina ò riuscita infatti a met tersi su un piedistallo di superiorità in questa prova, sconvolgendo non solo ogni pronostico, ma dando scacco mat to alla tradizione, secondo la quale so lamente gli atleti nordici o altri dotati di particolari attitudini potevano avere frecce al loro arco nella lunga cor sa dei km. 42,195. Se ben rammentiamo la storia dei Giochi Olimpici, fino alle più recenti Olimpiadi, segnava un vantaggio sia pure leggero per i finlandesi. Gli atleti di gran fondo della piccola e sportivis. “ sima nazione nordica erano riusciti ad attirare su di loro ognj attenzione non solo per le due vittorie olimpiache con seguite, ina anche per il complesso di grandi risultati raggiunti in tutte le specialità dai m. 5000 ai ni. 10.000 e per merito non solo del grande Paavo Nurmi. Si die-va: i finlandesi sono
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classica delle prove atletiche. più paiticolamielite adatti per il gran fondo, sia per le, loro peculiari atti Dopo la vittoria di Zabala, il quale tudini fisiche e per la loro restistenza. forse non era un maratoneta vero e sia anche per il lungo lavoro inverna proprio, ma uno specialista delle corle sui campi di sci. se* di fondo che ha « tentato » con suc Il mito dei finlandesi cadde comun cesso la distanza maggiore (come d’al que ancor prima di Londra: campioni tronde fu per Kolehmainen o come come Reigf, Zatopek, Slijkuis, Woopoteva essere per lo stesso Nurmi) derson fecero eclissare la stella di Hel si può tuttavia rendere giustizia sinki. Le più recenti Olimpiadi diede ai maratoneti argentini. Cabrerà, Quiro poi il colpo di grazia: i finnici pun nez e Scnsini sono senza dubbio « ma tavano sul grande campione Heino; il ratoneti naturali », non certo specia grande primatista del mondo dell’ora listi della pista. Ed infatti, se ben e di altre provo, l’atleta tanto discus rammentiamo, mai abbiamo avuto la so per la sua qualifica di dilettante. occasione di osservare da loro tempi D'altra parte gli svedesi contavano su rilevanti sia pure sui dieci chilometri. Leandersson e Gestling, podisti di ec L il caso perciò che ammettiamo an cezionali possibilità e potenza. Al tra che per la maratona una gerarchia di guardo finale della maratona olimpica nazioni, con in testa l’Argentina ed a il primo atleta nordico conquistò so ridosso la Corea, il Sud Africa, la Fin lamente il settimo posto; il grande landia e la Svezia. Ticino giunse anche più indietro. I fondisti argentini sono uomini for Sventolò invece la bandiera dell’Arse sgraziati nell'andatura, ma resi gentina e fu la seconda volta che nella stentissimi e dal passo regolarmente corsa di maratona quella nazione sep veloce. Ci troviamo probabilmente di pe ottenere un trionfo: la vittoria di fronte a tutta una schiera di marato Cabrerà si ricollegava a quella di Zaneti, che ha gettato le basi di una bala. Non era tutto qui però. Tecni tradizione prima con Zabala e quindi camente potevano e possono farsi tut con i tre classificati di Londra. tora altri importanti rilievi: l’affer Come nelle prove di velocità ed in mazione dei fondisti argentini è stata taluni concorsi sono gli Stati Uniti di quanto mai completa. Essi hanno ag America ad avere il sopravvento, come giunto alla vittoria di Cabrerà il quin nel mezzofondo veloce sui m. 1500 stra to posto di Quinez ed il nono di Senvince la Svezia, ecco che nella mara sini : tre atleti nei primi dieci, cioè. tona abbiamo trovato una nazione in Cosa vuol dire tutto ciò? Per noi il primissimo piano: TArgentina. significato è chiaro; spetta agli argen Nè ci sembra per i sudamericani si tini quella supremazia nel gran . debba trattare di particolare metodo di fondo, per la quale nessuna nazione, corsa o di preparazione tecnica pro eccettuata la Finlandia era mai riu fondissima. In Argentina c’è carenza scita a fornire prove esauriènti. di istruttori eccellenti e quindi è la D’altra parte la storia olimpica ci classe degli atleti ad avere il soprav parla chiaramente: vinsero, attraver vento. La maratona, d’altronde, si av so le varie edizioni, un greco, un fran vale ben poco di (li insegnamenti le valo cese, due americani, un sud-africano, onici... un algerino, due finlandesi ed un co Guardiamo quindi con molto inte reano. Si pensò da molti, che poteva resse agli argentini, ma. di riflesso no essere proprio i corridori di fondo guardiamo anche agli italiani. Non so della Corea gli uomini più adatti per lo i sudamericani hanno nelle loro ve la maratona. Questo, dopo che Kitei ne molto sangue italiano, ma ricor Son vinse a Berlino nel 1936 in 2.29’. dano i nostri atleti anche nella ge 19”.2 ed il suo connazionale Shoryu nerale complessione e struttura fisica. Nan fu terzo, dopo che questo trionfo Cabrerà potrebbe essere scambiato be fu, in un certo qua] modo, conferma nissimo per un italiano, pure essendo to l’anno scorso nella tradizionale ma in realtà nostro connazionale per par ratona di Boston vinta anche da un te di genitore. Ecco quindi che le coreano, Yan Bok Su in 2.25’.39”. nostre tradizioni di Dorando Pietri, Ai Giochi Olimpici i coreani furono Berlini, Arri e compagni rivivono sia invece travolti dai tre argentini, dal pure, sotto un altro cielo. , l’inglese Richards, dal belga Gailly, So da noi la corsa di gran fondo dai sud-africani Colcman e Lewis, dai fosse più curata e seguita, non cre nordici Gestling e Systadt: era la stel diamo sj resterebbe ancora nelle ulti la delI’Argentina a conquistare il più me posizioni. alto punto del firmamento nella più
) opo la rievocazione di quello die fu il giornalismo sportivo, nelle sue prime manifestazioni realizzatrici e conquistatrici, quella dei primissimi che il giornalismo sportivo praticaro no e che « Victor » (autore della rie vocazione comparso nel numero scor so di Sfotinini) qualificò come cresciu ti e temperati ad una scuola dj ferro vediamo ora quale fu il risultato otte nuto da quei veterani alcuni dei qua li sono ancora sulla scena del mondo, alla ribalta del giornalismo e che pur avendo dato allo sport più di quanto abbiano ricevuto non chiedono distin tivi. medaglie, proclamazioni ufficiali e onori. Si contentano della soddisfa zione, puramente platonica, di poter rievocare i tempi passati, quando del lo sport tracciarono i solchi, gettarono il seme e videro i primi promettenti germogli, ma la mèsse... la mèsse rac colta da altre mani e il grano macina to in mulini a loro inaccessibili. Po trebbero, tutt’al più, desiderare che, non le persone, ma la funzione da es si assolta e j meriti, lontani nel tem po ma sostanziali, imi debili, fossero conosciuti da chi ammira e apprezza il grandioso movimento che è nato e si è affermato in virtù del moto pro pulsore da loro impresso con fatiche titaniche, spirito d'iniziativa ed en tusiasmo oggi forse inconcepibili. La scuola di ferro di Milano, di Roma e di Napoli donde uscirono gli uomini che con fatica oscura, pazien te, fatta di sacrifici e di passione tor mentosa, valse a gettare le basi e fornire j materiali della organizza zione sportiva. Oggi il giornalismo sportivo è tutt’altra cosa. 1 nomi di Bruno Roghi, /
STAMPA
SPORTIVA
PIONIERI VETERANI e
an cora
SULLA BRECCIA <li Renato Form incili di Laudo Ferretti, di ilario Zappa, di C'arlin. di Emilio De Martino, di Ettore Berrà, di Giuseppe Ambrosini, Adolfo Cotronei, (Renato Casalbore, il buon Renato, è purtroppo scompar so nella tragedia di Superga), sono al trettanto familiari agli sportivi quan to quelli di Bartali, di Coppi e di Pa rola. Anche il giornalismo sportivo si è oggi industrializzato e si rivolge a milioni di lettori che seguono con at tenzione e con interesse i loro scrit tori preferiti. Una volta invece — come scrisse Victor — la notorietà del giornalista
sportivo era circoscritta a determina ti ambienti; ma più intensa e spesso diretta era la partecipazione dei gior nalisti alla vita sportiva e agonistica; più intima la consuetudine tra giorna listi, praticanti e apjrassionati. Il gior nalista di allora non si accontentava di annotare glj avvenimenti. Vi par tecipa va talvolta come protagonista. Anzi, li creava, li organizzava. Era insieme un cronista, un organizzatore. un concorrente, un propagandista. Accoppiava spesso alla sua funzione professionale quella di arbitro, di giu rato, di giudice di gare, di cronome trista. Era parte integrante di quella categoria di appassionati e cirenei che ha dato allo sport il soffio di vita e gli ha prodigato un contributo personale ne! campo tecnico e spesso, in quello atletico-agonistico. Non furono, infat ti, pochi gli esempi di giornalisti che prima, dopo, o durante — vale a dire tra un resoconto e l'altro, lapis e car telle per il momento affidate a un ami co — si cimentarono nelle palestre, sul le pedane, sulle piste e campi di giuo co, in diverse specialità atletiche e sportive. I più vecchi dj noi ricordano Ma rio Nicola, che fu quattrocentista e campione italiano degli S00 metri, non ché calciatore dell'Audace di Torino: Romano Zangrilli. della «Lazio», che eccelle nella storia della marcia come campione e stilista perfetto; Leone Azzali, valente corridore ciclista e marciatore romano; Arturo Bale strieri, padre del giornalismo spor tivo e vero maestro di tecnica, corri dore di fondo, campione italiano di macia c. recordman, e inoltre abilissi mo nuotatore; Alberto Caniggia, gin nasta, marciatore dj perfetto stile,
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Ventanni fa! Giornalisti sportivi in posa dopo un importante... simposio. Da sinistra: Lello Garinei, Carlo Sarti, ì'IMario Nicola, Sisto Favre, Felice Tonetti, Luigi Repetto, Giuseppe Sabelli-Fioretti, Ennio Vieto, Gino Bruti (la pipa è sempre la stessa!), Vttorio Spositi, Giuseppe Favia,- in alto: Michele Favia del Core.
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calciatore di elevata classe; Giuseppe Favia, campione italiano ciclistico stu denti; Felice Toiletti, ciclista su pista, poi lottatore e pesista; Keniano Guer ra insegnante di ginnastica; Vittorio Spositi, nuotatore, (vice gran Capo delle tribù dei Pellirosse del Tevere della... prima epoca) lottatore, cicli sta, podista; Alessandro Joima, valen te nuotatore e rematore partenopeo, i fratelli Scarfoglio, calciatori o scher midori: Alberto Cougnot, valente spa dista ; Giuseppe Ambrosini che fu ci clista e tennista di vaglia ; Attilio Mortesi. ciclista, tiratore. E tuttora viva, indimenticabile, rimano la figu ra di Emilio Colombo, il creatore del Giro d’Italia, direttore della «Gaz zetta dello Sport n sin dai primordi, che fu valente terzino del vecchio Milan Club. L’elencazione potrebbe prolungarsi di molto ; ma senza aver la protesa di renderlo completo, non si può trala sciare il nomo di un giornalista egre gio: quello di' Gino Bruti, cho oggi è assurto alla direziono dj uno dei più importanti giornali politici della Ca pitale. Gino Bruti fu campione di ca nottaggio, di nuoto, di water-polo, di podismo ed eccelso perfino nella « pe lota basca »... Nella preistoria dello sport, ...aggiungerebbero a questo ponto le lingue malediche dei suoi re" dottori. I quali, a 40 anni sono già panciuti, flaccidi o bolsi; mentre il lo ro direttore si mantiene aitante c snello, e, come a vent’anni, è ancora capace di fare ogni mattina i suoi cin quanta o sessanta salti alla corda. Nè vanno lasciati in disparte, Cesare Tifi, maestro della ginnastica italiana, Edoardo Mazzia, che fu valente pu gile e nuotatore; Felice Beandone, cal ciatore e portiere dell’Internaples, aviatore ; e, in epoca più recente, Sisto Favre, ginnasta, mezzofondista e cal ciatore; Cesare. Mariani, -velocista e calciatore; Mario Argento, schermi dore; Alfredo Reichlin, calciatore; o tanti altri, che, prima di dedicarsi al giornalismo, si distinsero in campo sportivo agonistico. Alcune dj queste’ figure sono scom parse, ma sopravvivono nei ricordi e nella venerazione di tutti noi; altre, dopo una lunga esperienza giornali stica si sono disperse per diverso vie; altre, infine, sono più che inai pre senti. con lo stesso ardore della pri• ma giovinezza.
Tutti hanno dato e continuano a dare allo sport, il meglio di se stessi, ed è legittimo il loro compiacimento quando considerano la grandiosa atti vità del presente, attività che è anche frutto delle loro prime fatiche.
Oggi i campioni sono oggetto di ammirazione e di rispetto: ieri veni vano considerati pazzi e scriteriati co loro che nella notte di Capodanno si immergevano nelle acque gelide del Tevere e del Naviglio, o cho — in ma glietta e pantaloncini — si cimenta vano sulle strade in gare di corsa a piedi o in bicicletta. Si deve bene ai giornalisti, alla stampa sportiva tanta trasformazione di opinione pubblica o di tenore di vita ! Sono stati i giornali e j loro scrit tori cho hanno preparato o indirizza to l’opinione pubblica, cho l’hanno persuasa ad accettare e seguire attivita ritenuto singolari e stravaganti, per non dire dj peggio.
Dopo che a Milano, nacque « La Gaz zetta dello Sport » o a Torino « La Stampa Sportiva » illustrata che fu rono lo primissimo pubblicazioni, ec co a Roma, « Lo Sport », edito dalla cattolica società sportiva «La Giova ne Roma » dj cui presidente era Don Ceccarelli, nei 1905-1906: «Gli Sports» diretto da Poppino Rosati, anche re dattore sportivo de « La Tribuna », che ebbe a collaboratori Arturo Bale strieri, poi corrispondente della an zidetto. « Gazzetta » coadiuvato da Italo Torsiello, corridore ciclista e po dista. che divenne direttore del « Re sto del Carlino»; «Lo Stadio» di Sante Bargellini (professore di lette re e magnifico scrittore, cavaliere e schermidore) edito nel 1911, all’inau gurazione dell’attuale Stadio Nazio nale. Seguiva nel 1912 « L’Italia Spor tiva >■ (ex « Umbria Sportiva » edito a Terni), direttori Mario Spetia, cor rispondente della « Gazzetta » dopo la partenza di Balestrieri per la sede di Milano. Egli radunò il fior fiore del giornalismo sportivo-atletico romano, anni anteguerra, 1912-15. Lasciò, da te le sue mansioni alla « Gazzetta », la direzione a. Giuseppe Favia, eletta tempra di organizzatore, coadiuvato da un formidabile complesso: Gino Bruti, Caniggia, Zangrilli, Cavallotti, Spositi, Claudio Carpi, primo recordman italiano dej 50 ni., Carlo Volpi, p u g i 1 a t or e campione italiano dei pesi massimi, tecnico e po tente su 1 ring, così co me teorico avveduto nel le sue pub blicazioni. Nella ripre sa di dopo guerra, n e 1 1919, « L’I-
tali ai Sportiva » oltre il ritorno di :Mario Spetia e dei precedenti rc'.lattori. tutti reduci delle trincee, sii arricchì di altri preziosi elementi, già citati, come Mario Nico la, Edoardo Mazzia, Cesare Tifi, Giu seppe Ambrosini, e Felice Beandone a Napoli, nonché Vanni a Firenze, Mi chele Favia Del Core (ginnasta) a Bari. -Ma tutta la stampa sportivamente si potenziava a Roma, il « Messagero » con Attilio Morresi aveva sin dal 1913 dato maggiore sviluppo alla rubrica sportiva, aveva anche fatto una edi zione del « Messaggero dello Sport ». E fu sotto la guida di Attilio Morresi, che, nel lontano 1921, fece le prime ar mi Sisto Favre, allora sbarbatello dal viso di fanciullo, (ma forti1 di un suo 2’48” sul chilometro), o che più tardi diverrà una delle figuro più noto del l’organizzazione sportiva nazionale. Intanto il « Giornale d’Italia » con Felice Toiletti non aveva scherzato, e aveva cavato il suo « Giornale d’Ita lia Sportivo ». Si formava così la nuo. va generazione di sportivi c giorna listi sportivi I nuovi non erano proprio dei cam pioni, anche per il fatto che ormai la funzione giornalistica sj rendeva così impegnativa e assorbente che era umanamente impossibile seguire, e magari correrla, una gara la mattina, giuocarc un incontro di calcio in cam pionato nel pomeriggio, o fare reso conti, articoli o giornale nella nottata. Questi nuovi, (nuovi di... quindici e più anni fa) per loro fortuna, sacri ficarono lo sport direttamente milita to, o almeno vi sacrificarono « cimi grano salis » e si specializzarono ai lu di, pur sempre tempestosi, della pen na. (Molti di essi uscivano dalla scuola di Raffaele Garinei, indimenticabile direttore della edizione romana della « Gazzetta dello Sport » negli anni 1924-32, e organizzatore sportivo insuperabile). Sono ben noti i loro nomi: Ennio Viero, (buon calciatore), Giuseppe Sabelli Fioretti, (sciatore), Ennio Mantella, Enrico Vignolini, Eugenio Danese (calciatore e nuota tore); Umberto Lazotti. (buon terzino del Genoa o nuotatore) ; Carlo Sarti, Piero Bonanni, Natale Bertocco, Ales sandro Alesiani, Romolo Passamonti, i quali oggi, in piena maturità, e ben degni dei pionieri e maestri di un tempo, sono validamente sulla breccia. Molti anni sono passati, molto tap pe sono state percorse. Il giornalismo di un tempo di necessario sacrificio o di entusiastica avanguardia registra i suoi successi e le sue benemerenze nelle luminose attività dell’oggi: con orgoglio, ma senza nulla rivendicare oltre il diritto di ricordarsi a so stesso o di rendere omaggio alla memoria di coloro elio ci hanno lasciato in eredi tà non solo una nobile tradizione, pro fessionale, ma anche o soprattutto una grande imperitura passione.
£ ur essendo assegnato a que sta rubrica mensile il com pito di passare in veloce rassegna l’attività che vanno sviluppando in ogni parto d’Italia ispettorati regionali, comitati provinciali c UU. SS. del Centro Sportivo lt., non possiamo pas sare sotto silenzio, all’inizio di queste nostre affrettate noto la grande scia gura che ha colpito lo sport nazionale con la scomparsa de] calciatori del Torino. Tremenda sciagura che non ha pre cedenti nella storia dello sport. 11 To rino. la squadra eletta del calcio nazionale, avviata por il quinto anno alla conquista del massimo titolo ita liano ma soprattutto avviata con la quasi totalità dei suoi componenti ver so nuove brillanti affermazioni in cam po internazionale ; i giornalisti Casalbore, Tosarti e Cavaliere, tra j più ap prezzati o stimati ; i dirigenti del To nno. dirigenti di alta capacità cho ave vano saputo portare la squadra ai mas simi fastigi sono scomparsi. Il Centro Sportivo Italiano ha ri cordato i Caduti con Messe di suf fragio, nella santità dei templi, e li ha esaltati nella gloria sud campi spor tivi. La bandiera della Presidenza Na zionale abbrunata era presente alle esequie funebri di Torino col segreta rio generale dott. Ernesto Talentino, coll’ispettore regionale col. Russo e col presidente de] C.P. torinese Abrate e moltissimi altri dirigenti ed atleti. Il C.S.I. ha voluto onorare in tutta Italia gli atleti di Torino con solen ni funzioni e particolarmente impo nenti sono riuscite quelle promosse a là nova (dove nella Metropolitana di San Lorenzo si è celebrata una so lenne Messa in suffragio delle anime benedette alla quale sono intervenu ta tutte le autorità civili, religiose ed ecclesiastiche della città), a Trie ste (partecipando al dolore dello sport triestine per la scomparsa dei cam pioni) e a Terni, Macerata, Lucca, 0levano Romano, Perugia, Sarginesco <li Castellucchio, Bari e Verona. Intanto in tutta Italia prosegue la normale attività dello sezioni del C. S.I. impegnate nelle eliminatorie per i campionati di calcio, pallavolo e pallacanestro che vedranno l’effettua zione del girone finale rispettivamente a Roma, Bar] e Ravenna. E’ la pri ma volta nella giovano storia del C. S.I. che i tre campionati arrivano ad una fase nazionale con l’aggjudicazione del titolo assoluto. E questo non fa altro che confermare la rinnovata vitalità dell’organismo che si avvia a consolidarsi in quel posto dj promi nènza tra i cultori dello sport giova nile. Posto di prominenza conquista to con la relaziono di manifestazioni di valore nazionale o di campionati di 14 sport, oltre all’organizzazione dei campionati nazionali studenteschi che il C.S.I. cura por specifico man
dato del Ministero della Pubblica Istruzione e de] C.O.N.I., campionati che si stanno effettuando in tutte liscuole italiane con la partecipazione dj 120.110 studenti di 1032 istituii in 62 provinole diverse.
J.;i nostra rassegna dell’attività del C.S.I. eh? si va sviluppando in tutta l’Italia incomincia questa volta da Reggio Calai,,'a dove nelle finali re gionali di atletica leggera dei campio nati studenteschi si è imposto l’isti tuto Tecnico Industrialo « Nicolò Ra nella ». La manifestazione finale di sputatasi allo Stadio Comunale è sta ta presenziata dall’ispettore regiona le A. Greco, dall’allenatore federalo doti. Ragno, dal fiduciario della F.I.D.A.L. sig. Mondo, e por la sua realizzazione hanno collaborato l’al lenatore federale de] C.R. sig. Bar batello o il prof, di educazione fisica Tornabuoni. Per quanto riguarda il calcio per le finali della categoria ra gazzi si sono qualificate le squadre dell U. S. Ambrosiana, Juventus di Villa S. Giovanni, la Carlo Parola, la Crocefisso, la S. Stefano, l’Audace di Reggio Calabria. Il campionato regio-
litari oltre ad un folto gruppo di in vitati, è stato diretto dal maestro di scherma Giorgine Lo vittorie sono state conquistate nel fioretto da Mazza Enrico con .10 vittorie, seguito da \ illettf (che ha conquistato il titolo degli studenti) c da Nobili, Marchini, Matricardi e Colantoni ; nella sciabola dal Cap. Ti glio con 7 vittorie, seguito da Pala dino, Nobili' Valduca, Fosso (che si è aggiudicato il titolo studentesco), Matricardi, Michel] ed altri. A Modena in auge la pallavolo per merito della U.S. ÀI incili che in un torneo organizzato dalla Ducati di Bologna ha conquistato la vittoria as soluta. Da segnalare che nella rappre sentativa azzurra che tanto onore si è fatto ultimamente in Francia, uno dei pilastri della nazionale italiana è stato l’atleta del C.S.I. Modena, Barbieri Olivo, che è stato additato dalla stampa subalpina come uno dei migliori in senso assoluto. La squadra. delì’U.S. Minelli si è anche aggiudi cata la vittoria nel Torneo Regionale di pallavolo superando agguerrite for mazioni quali la Ducati, la Ferrari, la Fulgor e la Termanini. A Borgomanero (Novara) invece do
■■ 1 m 111 c.s.1. naie per la categoria adulti avrà ini zio il 15 maggio. A Bari ben trecento atleti hanno partecipato ai campionati maschili studenteschi di atletica leggera che sono terminati con la vittoria dell’i stituto Tecnico « G. Cesare » nella categoria superiore o l’istituto Indu striale in quella inferiore. I risultati tecnici nel complesso sono stati buo ni e tra gli altri segnaliamo quelli conseguiti da Tripoli (metri 400 in 57”8), da Crisci (salto in alto m. 1,60), Di Gese (salto in lungo m. 5.55). A Cagliari si ò inaugurata la stagio ne ciclistica delle corse su strada dei C.S.I. con alcune manifestazioni pa trocinate dal Comitato Civico tutte perfettamente riuscite ne] migliore dei modi. Intanto si sta effettuando il cam pionato provinciale di tennis per tes serati del C.S.I. che vede in campo 29 giocatori.
A Rieti il locale comitato provincia le ha cominciato a funzionare dando vita ad un Torneo di scherma valevo le por l’assegnazione dei (titoli di campione provinciale assoluto alle due armi e di campione studentesco di fioretto e sciabola. H torneo si è svolto presso La sala del Circolo Ufficiali della Caserma Verdirosi. Erano pre senti tutte le maggiori autorità Ec clesiastiche, Politiche, Civili © Mi-
mina la scena dell’attività del C.S.I. il ciclismo. Il locale Pastore, già ot timo corridore dell’U.C. Borgomanerese attualmente passato nelle file del la Crennese, ha dominato da lontano i partecipanti al G. P. dell’Angelo doppiandoli. Da segnalare che la cor sa era aperta anche aglj indipendenti. Al secondo posto si è classificato Ve lati (C.S.I. Borgomanero) a 1 giro, seguito da Detto, Godio, Cristina, Pulci, Gloria, Nino, Donetti, Monfrini, Giani, Godio G., Rivolta c Fer rari. Il vincitore ha impiegato 2 ore e 20’ alla media di Km. 34,600. A Bergamo ferve l’attività in ogni campo. Sono stati disputati tornei di pallacanestro e di pallavolo che sono stati entrambi vinti dall’U.S. Olim pia di Borgo Palazzo con la seguente classifica : (pallacanestro) 1) Olimpia, 2) Gioventù Studentesca, 3) Gioven tù Studentesca B, ; (pallavolo) 1) Olimpia, 2) Boccaleone, 3) Alpe. Per il calcio si stanno svolgendo le finali regionali che dovranno desiignare la rappresentativa regionale cho dispu terà la finale nazionale. Per quanto riguarda i campionati studenteschi, Rivoltella dell’istituto Agrario ha conquistato il titolo provinciale di ci clismo davanti a Carrara, Bonicelli, Floridi, Morabini e altri 1S concor renti in tempo massimo, mentre la
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squadra del Liceo Classico ha conqui stato il campionato di pallavolo. A Como il C.P. ha iniziato a fun zionare organizzando un torneo di calcio che sj svolge sul campo soortivo di Piazza d’Armi al quale parteci pano le squadre dell’C.S. Virtus. dell’U.S. Edelweis, dell’A.C. Cernobbio. dell’A.C. Martine1:. Ma oltre questa attività agonistica il C.S.I. di Como si è reso promotore dell.’orga aizza zin ne di un corso arbitri di calcio, che si propone di creare un corpo di arbitri del C.S.I. A Torino ha riscosso ottimo succes so il G.P. Cicli Tattrus per la cate goria allievi disputato sulla distanzi, di Km. 82.800 che è stato vinto da Gaj Piero impiegando ore 2.3’25” alla media di Km. 40.248 e battendo in volata un foltissimo gruppo di 35 con correnti. La gara è stata movimenta tissima e la volata dj Gai ottima. In un'altra manifestazione ciclistica ri servata ai dilettanti (denominata l’r.mio Fond-Pont) la vittoria è stata conquistata da Natale Ferrano alla media di Km. 35.412 davanti a Fiam ma, Pacchiatalo, Della Casa. Branca . Romana, Porchietto e Pieropan. Il C.P. Torinese del C.S.I. ha poi varato la Coppa << Giocatori del To rino » e la « Coppa Renato Casalbore » che saranno disputate prossima mente con ricchissimi premi e saran no assegnate a quelle società che le Vinceranno per due anni anche non consecutivi.
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lei cerimonia ina agii vale della nuora sede del C.S.I. romano ha arato un alto significato per la pre senza di un eminentissimo Pcdmipe di Sonia Romana Chiesa, il Cardinole Giuseppe Pizzardo, Prefd'o della Sacra {'ringnegazione dei Seminari e delle {.'diversità degli Studi. La pre senza di questo illustre Porporato ha dolo alla manifestazione un ca rattere pariicolarmenle solenne.'So prattutto per quel riconoscimento che lo sport, sanamente e praticamente inteso e attuato, merita ave re nel campo morale e religioso. E lo ha detto il Cardinale nel Suo di scorso rivolto ai giovani atleti: che bisogna essere forti nel còrpo per avere una mente sana. uno spirilo forte, una volontà che sappia domi nare gli istinti contrari ai Coman damenti di Dio. Ila commentato ed esalto o San Paolo nel passo della sua lettera ai Corinti dove dice: « che mentre il pagano si sottopone al severo regime sportivo per otte nere soltanto una corona caduca, il cristiano vi si sottomette per -uno scopo più alio, per un premio im-
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mortale ». Ed ha, con felice sintesi, messo in relazione ['educazione fì sica con l'educazione morale e reli giosa. Oratore di penelrante efficacia, il Cardinale ha colorilo la sua parola eoli aneddoti toccanti, come quello ili Papa Pio XI die riferirà essere merito dello sport e pariieolarmente dello sport alpinistico se la sua. au gusta fibra gli permetteva di sop portare senza grande fatica le este nuanti cerimonie e funzioni del pon tificalo. Ila rievocalo con felice sin tesi quando Mons. Ratti passò un'in tera notte, dopo ■un'ardita escursio ne di centi ore. sopra una stretta sporgenza di roccia del Monte Rosa, a 'iGOO metri d'altezza, con un fred do glaciale, in piedi, senza poter fa re un passo in nessun senso, senza potersi lasciar vincere un solo istan te dal sonno, ma nel centro di quel grandiosissimo spettacolo. Ira i più grandiosi teatri alpini, dinanzi quella imponentissima ri relazione dell'onnipotente e della Maestà di Dio. Ed ha parlalo anche tlella forte
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I giovani atleti del C.S.I. schierati sul campo durante la benedizione impartita da S.E. il Cardinale Pizzardo
costituzione fisica del Santo Padre delie conclusioni : la visita dei cam Pio XII, felicemente regnante, dovu pi sportivi e con i saggi offerti dalle ta agli esercizi sportivi della giovi diverse squadre di Roma del C.S.I. Un programma vario e razional nezza ed alla metodica giornaliero marcia ch'egli compie diuturna mente impostato, che forniva in mente da anni, col sole o con la. piog sintesi chiara e sostanziale il meto gia, si trovasse nei freddi paesi del do educativo, ricreativo e sportivo Nord come Nunzio Apostolico o nei della organizzazione CS.I. Tale pro gramma appare rivolto alle diverse giardini Vaticani come Papa. condizioni sociali, di lavoratori, stu Con un inno allo sport, conclude va il ■Cardinale, dello sport, anch'es- denti. e professionisti. L'esecuzione dei vari saggi è sta so, al servizio di Dio. ta seguita, col più vivo e attento in Il prof. Bartolo Boschetto, presi teressamento. Tutti i complessi han dente provinciale del C.S.I.. aveva no dato prova di una preparazione .. anch'esso con efficacia parlato della completa, ponendo in evidenza le funzione dello sport nell'educazione magnifiche condizioni fisiche di tut della gioventù, diffondendosi nella ti gli elementi impegnati, fra i qua dimostrazione del profondo caratte li primeggiava il campione mon re morale e cristiano dello sport, diale di pattinaggio, Lazzari. Si può processo educativo costante e di si dire che una vera e propria affer curo risultato, quando per l'appun mazione di principio, di pratica.ap to, si inspira ai princìpi sommi del plicazione, di « scuola sportiva » di la elevazione spirituale dell'uomo. tipo spiccatamente moderno e popo I discorsi terminavano con la più lare si è avuto sui campi e nella convincente delle dimostrazioni e palestra.
Ora non resta che perseverare, sviluppare, consolidare : per il pre sente e l'avvenire della nuova ge nerazione. Tra gli intervenuti notati il Prin cipe Don Carlo Pacelli e la Princi pessa; il prof. Tortonese, Commissa rio della Gioventù Italiana; l'avv. Onesti. Presidente del C.O.N.I.; il dott. Zauli Segretar. Gener. del C.O. N.I.; il. prof. Soletti, vice presiti. del C.S.I.; il prof. Palma, Segretario dell'A.C.L; il Colonnello dei Carabinieri Li Masi per il Comando Generale dell'Arma; Mons. Sergio Pignedoli in rappresentanza di S. E. Mons. Erco le Spallanzani; l'ing. Salvatori per l'A.C. Diocesana; l'ing. Piero Catti e la signora Maria Romana Catti-De Gasperi, il comm. Boano, presidente della Bocciofila Flaminia, Don Zec ca, Padre Lucio, il maestro Musumeci-Greco, il comm. Fabris, vari Presidi degli Istituti, molti dirigenti delle Federazioni Sportive e il rap presentante di « Stadium >.
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4 PRAGA. — Diciatto concorrenti hanno partecipato ad una gara sui 5000 metri, che bo inaupurato la stagione cecoslovacca su pinta. Emil Zalopek ha vinto, corremio la di«timza in 14'23"6. 4 NEW YORK. — Nel prossimo giugno, si recherà nc^li Stati Uniti, per competere con gli studenti americani, una squadra mista di atleti delle Università inglesi di Oxford e Combridgc. I-a squadra sarà composta di 22 atleti. 4 KOALA. — Il presidente della F.T.D.A.L., approfittan<lo della presenza in Roma dei di rigenti sportivi finlandesi, ha intavolato trat tative per nn doppio confronto fra le nazio nali di atletica leggera d'Italia e di Finlandia da svolgersi nel 1950 in Italia e nel 1951 in Finlandia. 4 CARRARA. — Nella gara che opponeva Tosi a Consolini. l’al.’eta della Giovinezza di Trieste è riuscito ad ottenere un eccezionale risultato. Egli ha infatti lanciato il d:sco a di. 54.02 battendo nettamente Consolini che non è riuscito a superare i ni. 51.08. 4- PROA’O (Utah). — Il velocista panamense Lloyd Ixi Beach ha eguagliato il record mcndnle delle 220 yarde, in 20**3. Nella stessa riunione. La Beach ha percorso le cento ynrde in 9**5.
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AIUTI
LMON + HELSINKI. La nazionale ing’e: li ha riportato un chiaro successo ( I a 0) sulla naziona 1 e fin la ndose.
4 ZURIGO. -- Gianni Rossi. il noto campio ne dilettante del Cantei! Ticino, è stato so speso fino a nuovo ordine dal’a Federazione Ciclistica Svizzera perche, essendosi stabilito a Cromia e pur essendo tuttora cittadino el vetico, si è fatto rilasc'are la licenza di cor ridore dal/Unione \’eloc:pcdi stira Italiana. Rossi non ha rich’esto la licenza alla Fede razione Elvetica.
4 MILANO. — La squadra del Milan com pirà alla fine del campionato un giro agoni stico in Svezia partendo da Milano in aereo il 7 giugno diretta a Stoccolma. Essa incon trerà le migliori squadre svedesi e pressa mente il Norkoep'tug (la squadra di Nordald. rincontro con la quale era appunto previsto nel contralto di cessione del calciatore sve dese) e l'A.LK. di Cottemburgo.
4- LUCERNA. — Si è svolto oggi il Criterium d'Europa con 'a partecipazione di corridori svizzeri, francesi, italiani, olandesi. La gara si è decisa a metà percorso con la fuga di Schaer. Koblet e Van Beck che non erano più raggiunti. Classifica: 1. Schaer (Svizze ra); 2. Kcb’ct (Svizzera); 3. Van Beck (Olanda); 4. Fcrlini (Principato di Monaco): 5. Lue’ino Mags'ni; 6. Aubry (Francia).
4 BUENOS AYRES. — Alle cause di con flitto già esistenti tra i giocatori di calcio ar gentini e la Federazione si sono aggiunte le offerte fatte a vari campioni da società ita liane e spagnole. La Federazione è in genere restia ad autorizzare alFespalrio i calciatori. Così è stato rifiutato il permesso ad Angel Zubeita. richiesto da una società spagnola. Fra le offerte più notevoli è que’la di 150 mila pesos avanzata da una società di Roma, non meglio specificata, per Rinaldo Martino del San Lorenzo.
4 PRATO. — Mentre si svolgeva l’ultima prova della riunione di attesa del G. P. In dustria e Commercio. Messina, campione del mondo dilettanti, che si trovava in testa, dopo aver doppiato gli avversari,’. causa il lerreno reso viscido v: -:1- dal.’a pioggia ----- •- slittava e de va pesantemente al suolo ferendosi in malo modo.
4- COPENAGHEN. — Dopo lunghe trattative è stato raggiunto l'accordo tra la Juventus e rattaccantc danese Praest. La cifra d'in gaggio è di circa 18 milioni di lire, lo sti pendio mensile di L. 170.000. Inoltre il giocatore percepirà 30.000 lire per ogni partita vinta e 15.000 per ogni in contro pareggiato. Praest sarà a disposizione della Juventus sin dalla tournée estiva (ago sto) che la società bianconera intende effet tuare negli Stati Uniti. 4 MOSCA. — Il Campionato sovietico di cal cio assumerà quest'anno proporzioni mag giori di quelle di tutti gli anni passati. Esso verrà disputato da 18 squadre in luogo di tre dici delle precedenti stagioni. 4 LONDRA. — Il Wolverhempton ha battuto il Leicester : 3-1 (2-0) nella finale della Coppa d’Inghilterra. 4 STOCCOLMA. -— La < Nazionale » inglese è clamorosamente battuta dalla « Nazio nale » svedese per 3 a 1. + LISBONA. — La nazionale portoghese ha vinto la rappresentativa «lei Galle* per 3 a 2.
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4 LUGO. — Fausto Coppi ha ripitoriato . nel Giro ciclistico di Romagna una trionfale t-;vit toria. Egli ha scatenalo l’offensiva sul Treb bio. ha piantato gli avversari ed è giunto al traguardo con 3'57" di vantaggio su Fiorenzo Magni, con la media di km. 38.200. Terzo è stato Ronconi a 7*7". Quarto Bartali, a 10*30’’ insieme a L. Muggini. Sorse Coppi, Fondelli e Simonini.
4 ROMA. — Dopo il Giro della Romagn: la classifica del Campionato italiano è la FCguente: I. COPPI F., punti 18; 2. Magni, p. 15; 3. a pari merito: Leoni, Maggini L., Bar tali. p. 11: 6. Ronconi, p. 8; 7. Tosi e C Coppi S., p. 5: 9. Fondelli, p. 4; 10, Casola e Si monini, p. 3. Seguono altri con p. 2 e 1. 4 ZURIGO. — Il campionato ciclistico di Zurigo, al quale hanno preso parte 862 cor ridori, è stato vinto dallo svizzero Schaer, al ridori, la media di km. 37,795; 2. il fragiccse Danmi guillaume; 3. lo svizzero Willcmcin; 4. l’ita liano Cirami. Seguono gli svizzeri Willcmcin F.. Kublcr, Turchini. 4 GINEVRA. — II Giro della Romand’a è state/ vinto da Gino Bartaji; 2. Kubler (Sviz zera); 3. Simonini (Italia); 4. Shaer (Sviz zera): 5. Brunn (Svizzera).
4 \ A RESE. - La prima prova del Cambio nato motociclistico italiano svoltasi sul Cir cuito d*. Varese è stata vinta da Lorenzelti su Guzzi-500 alla media di km. 129.181. Nella categ. 250 ha vinto Ruffo, pure su Guzzi, al la media di km. 122,761. 4 BRESCIA. — La 16 a Mil’e Miglia automcbil slica ha avuto un successo clamoroso. Su 302 concorrenti partiti sono g unti regohirm-ntr al traguardo 182. La coppia Biondctti-Sulani. su Ferrari 2000 S. ha v nto alla media di km. 131.456. Secondi si sono clas sificati: 2. Bonetto-Cassoni (Ferrari 2000 S); 3. Rol-R’cchiero (Alfa Ro. 2500 S); 4. Auricchio V.-Bozzin (Fiat 1100 S): 5. Scagliarmi G.Maggio (Cisitalia 1100 S) ; 6. Bassi-Brambilla (Fiat 1100 S): 7. Aprile P.-Rossetti (Muserà ti 1500 S): 8. Adanti-Matteucci (Fai 1100 S); 9. Capel’i I).-Veronesi ( Fiat 1100 S): IO. Jlealey-Wisdon (Healcy oltre 1100 T). 4 BUENOS \YRES. L'asso argentino del volante Oscar Alfredo Galvez partirà quanto prima per l’Italia con la moglie e la ligia. Galvez ha manifestalo l’intenzione di acqui etare un’Alfetta, con cui vorrebbe partecipare alle p il importati gare italiane. 4 INDI ANI-POLIS. — I.’ ventiseienne corri dore automobil sta Byrcn Homo è rimasto seriamente ferito sulla p’.Ma di Indianopolis allorché, durante una prova, la -uà Gran cor otto cilindri è andata a cozzare contro un muro di protezione. 4 MILANO. Achille Castoldi ha battuto nelle acque dell’1 droscalo, il record mondia le di velocità sul chilometro lanciato per motoscafi da corsa del tipo lino a 150 kg. stabilendo Li media oraria di 151.920 km. Il record precedente appari, nova a Carlo Leto di Priolo alla media di 139.320 km. orari. » 4 PARIGI. — Il G. P. <11 Parigi, svoltosi sulla pista di Monllhéry, ha dato il seguen te risultalo: 1. Etance’in (Talhot). km. 314 alla media di km. 150 e 161; 2. Giraud-Grlgnard (Talhot). 3. Clacs (.Maserali). 46 giri. Aldo Cordini, ha vinto a sua volta da do minatore la Coppa d'Argento che si è di sputata al mattino per cilindrate lino a 2000 cmc. Egli ha doppiato tutti gli avversari fin dal 65. km., cioè a metà gara ed ha vinto alla nicd’a di km. 123.856. 4 BRUXELLES. — Il classico circuito moto ciclistico di Floreffe, disputatosi ieri, ha re gistrato una bella vittoria della Inalbero Be ndi i 250 cmc. alla guàia di Dario Ambrosini. 4 FIRENZE. -- Il Giro della Toscana si svolgerà il 3 luglio anziché il 16 giugno; la distanza sarà di km. 300 o 600. Il traccialo toccherà Firenze, Pisa, Lucca. Montecatàni. 4 LUCCA. — Il 19 giugno FA. C. di Lucca organizzerà una corsa in saliti* Massarosa-Monle Quiesn riservata agli sportivi della To scana. 4 MODENA. — E’ in preparazione la miova Feriarj G. P. da 1500 con doppio c.ompressore. 4 MILANO. — II campione automobilistico Felice Trossi é deceduto colpito da un inalo inguaribile. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile nel mondo sportivo italiano c in ternazionale.
4 ROMA. — L’uhima giornata di campio nato ha sancito l’affermazione di V ictus c Indomita che si sono affermali rispettivamen te nel massimo campionato maschile e fem minile. I bolognesi hanno così raggiunto il loro quarto scudetto consecutivo e con lar-
• -e romane hanno reali zzato inc’ una loro antica aspirazione, piegando, < opo un interessante «lucilo che si è protrat to per lutto il campionato, le ragù:izze del Bernocchi, da due anni campioni <d'Italia.
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GENOVA. — Nell’incontro internazionale It.’ilia-Cecoslovacehia gli slattatoci hann,io vissiilo fasi emozionanti. primo ................ ,......... „Nel tempo gli italiani erano in evantagg’o per 18-20; nel secondo seno risaliti ah*a pari: 4C 40 a 40; nel tempo supplementare, invece, riuscivano ad aver la meglio sugli avversari per 46 a 44.
4 NEW YORK. I! peso piuma italiano Beppe Colasanti di Roma, ha battuto per ab bandono alla quinta ripresa Jirnmy Hegeman. di Brooklyn.
4 LONDRA. — Alla Russ a Soviet'ca è stala concessa l'aHìliazioric provvisoria al a Amateur International Boxing Associalion. Ora i russi hanno perciò la v a aperta per partecipare ai campionati pii2Ìlisl:ri europei che si di sputeranno ad Oslo dal 13 al 18 giugno. 4 CLEVELAND. — Il peso mod o francese Rohert Villemnin ha battuto ai punti in 10 riprese Keuben Jones, di Norfoik (Virghi a). LONDRA, — Viene annunciato che ai campionati cu ropei duellanti di Oslo, in programma per■ il prossimo giugno, la Gran Brclagna sarà rappre.-entata sole rarappresentata in quattro quali tcgor’e. Ecco la composizione della rappre sentativa: Gallo-. B. Marsha I. R. Johnson: piuma-. P. Brnndcr: medi: J. Wright. S. Levis (campione britann’co dilettanti, ma riserva); leggeri: A. Smith, R. Latham.
sconfitto ai punti in 15 riprese l’altro aspi rante al Itolo Claude Riiter. CHI ('.AGO. — Nuovamente si annuncia che l’ex campione mondiale dei pesi medi, l'americano Tony Za.c ha preso la decisio ne di abbandonare il pugilato. Tony Zale avrebbe rinunciato conseguentemente anche airincontro di rivincita con Marcel Cerdan che ultimamente ’o spodestò dal titolo di <canipione mondiale. + ROMA. — La F.P.I. ha assegnato una medaglia d oro a Tiberio Mitri che a Bru xcHcs ha conquistato il titolo europeo ii ci pesi me«li; altra medaglia d’oro è stata segnata al procuratore sportivo Gramigna.
4 CHICAGO. — L'ex campionessa < mondiale di pattinaggio artistico> su ghiacc:o. Cecilia Colledge, che ha ora 27 anni ed è passata ;:1 professionismo negli Stati Uniti, ha cro d lato un patrimonio di 260 mila ci olla ri (circa 150 ni lioni di lire) da suo padre, morlo nello scorso dicembre. 4 CHIESA DI VALMALENCO. —- Si è di sputato il ramp onato italiano di slalom gi gante che ha dato ’e seguenti classifiche: Prima categoria : 1. Garlner Carlo: 2. Alverà Albino: 3. Bonicco Eugenio: l. Marccllini Alberto; 5. Alverà Silvio. Seconda cate goria-. I. Garlner Arturo: 2. Calturani Emi lio: 3. Beltrandi Mario. Terza categoria: 1. Schiene ne Carlo: 2. Pennacchi Paolo; 3. Platner Giuseppe.
+ BERGAMO, La F.I.P, ha assegnato una medaglia d'oro Livio Minali i. attualmente negli Stati Uniti. c al suo procuratore Bran- 4 MILANO. — Un incontro Italia - Francia chini per .'a compì Lia del titolo di campione riservalo ai giocatori qati nel 1930 e seguen d'Europa dei « medio-leggeri ». ti si disputerà ad Evian le® Ba'ns. lunedì 8 e martedì 9 agosto. Esso consterà di dodici 4- CASABLANCA. — Il campione mondiale ^ uav,. otto singolari maschili incrociati, due gare: dei pesi medi. Marcel Cerdan. ha battuto doppi maschiìrincrociàtì.. un doppio misto e il franco-polacco Krawsyck per getto stasera „„ 6 ngolarc femminile. della spugna a.’la (piarla ripresa. 4- MILANO. — Per gli ottavi di finale della 4 BRUXELLES. — Il triestino Mitri ha ri Coppa Davis, la squadra italiana (Cuccili portato una nella v’ttoria sul belga Dellanoit R. Del Bello - Canepela) ha vinto la squa conquistando il campionato europeo dei dra de’ Sud Africa per 4-1. + SALISBURGO. — L’incontro femminile di «med •>. tenne tra l'.Austr’-a c l’Italia si è concluso 4 «'ROMA. — Il francese Louis Sckcna ha con la vittoria italiana per 3 a 2. battuto nettamente ai punti il campione d’Ital a Amleto Falcinelli. Di strettiss ima misu ra il successo di Nuvoloni su’ parigino Geor ges Mousse, al punti in 10 riprese. AncJie Mampieri ha vinto ai punti sul brindisino Toma, mentre Diori ha battuto Giorgescu.
MISCELLANEA
F PARIGI.— Il peso massimo francese Ri- > ISTANBUL. — Sei Nazioni hanno inviato valonard. di 8«.-IO kg. ha battuto per fuori loro rego.’are adesione ai Giochi Mcditercombattimento alla terza ripresa lo spagnolo rane*, che si svolgeranno nel prossimo au Queroo’. di 82. 50 kg. tunno: llaPa. Grecia, Spagna, Egitto, Li 4- LONDRA. — Il campione dell’impero bano ed Iran. Brlannico dei pesi leggeri Arthur King ha 4 BERLINO. -- I giornali tedeschi commen battuto per k.o. tecnico a.’la sesta ripresa il tano con entusiasmo la riammiss’one della Germania ai Giuochi Olimpici dee*sa dal C. messicano Paul ino Manica. di. Hermosillo. O.I. nella sua sessione romana. «Saremo pre4 PARIGI. — L’italo-americano Steve Belloi- senti ad Helsinki» — scrive Stophan Strom •se bo battuta per abbandono al Tot lava rif borg, uno dei più celebri giorna.’isti sportivi presa Jean Stock, campane di Francia dei tedeschi — la decisione del C.O.I. ha fatto pesi medi. breccia ne? muro del silenzio. 4- ALBERO AVENA’ — Il campione belga «lei ♦ LONDRA. — Allo scopo di sviluppare l’apesi leggeri." Jean Sneyers. ha battuto ai pun- v'.azione Fazione privala, privata, verranno svolte in Inghilter Inghilter- ra,. P«r pe.r la pr ma illa volta «lopo il 1939. alcune ti in dicci riprese il campione gallese «lei ra gare per aviatori. Favorito da un benestare pus*, gallo c dei piuma (Norma>n Louis. del Ministero delTaviazione civile, il Rovai 4- PARIGI. — Emanuel Clave', è campione Aereo Club inglese farà disputare una serie di Francia dei pesi wcltcrs. titolo lasciato di gare intemazionali su di un circuito chiu virante ila Jean Walzack. attualmente negli so. presso l’aeroporto di Eldmdan, dal 30 Stati Uniti. «Tili» C.'avol ha nettamente r--------------- bigio al 1. agosto. Condiroltoro resp. SISTO FAVRE
c/c. Postale • Roma 1/3905
P05I.S DI (HinOIE ROBERTO MELONI . NAPOLI. I) risultato più notevole per noi, nel recente congresso del Comitato Olim pico Internazionale (C.l.O.) tenuto a Roma. c costituito dal /atto che all’I talia sono stati assegnati i GiuocKi Invernali de; 1956, per lo svolgimen to dei quali è stata prescelta, in vir tù della sua tradizione sportiva e eleila sua er-cczzionale attrezzatura tecni ca c alberghiera, Cortina d’Ampezzo. Questi Giuochi saranno i settimi del la seriei primi si svolsero a Chamoni.r (1924), i secondi a S. Moritz (1928), i terzi a Lake Placiti (1932), i quarti a Garmisch Pantenkirchcn (1936), i quinti ancora a S. Moritz (1918); i sesti si disputeranno in occasione della prossima Olimpiade di Helsinki (1952). Circa la nostra rappresentanza in seno al C.l.O. essa è costituita da tre membri (numero massimo consentito alle singole nazioni). Uno di loro, ‘diot tre — il conte Alberto Bonacossa — fa parte della giunta esecutiva, for mata solo da sette persone. ENRICO ROSSI - FIRENZE. — I risultati, conseguiti al Cairo, nei campionati mondiali, dagli schermi dori italiani sono, in senso assoluto,, i migliori, che mai siano stati ottenuti sia da noi sia da altre nazioni. Gli azzurri hanno, infatti, vinto nelle tre gare a squadre e nelle individuali di spada e di sciabola, perdendo solo nel fioretto individuale (maschile c fcinminile). Fino a questo trionfo, senza pre cedenti, il « record » nei massimi ci menti internazionali toccava ancora ai nostri campioni della pedana che alle Olimpiadi di Berlino (1946) ave vano conseguito quattro vittorie (fio retto e spada individuali, con Caudini c Riccardi, e per squadre. TIFOSO CICLISTA - LODI. — Ec coti accontentato circa le tue curiosità sul Giro ciclistico d’Italia. La. corsa si è disputata annualmente dal 1909 a- oggi, con due interruzioni corri spondenti alle due guerre; precisa mente, il Giro non si effettuò negli anni 1915, 16. 17. e 18 e, shccìssìvamente, nel 1941’ 1944 e 1945. Nel 1942 c 1943 non si potè parlare di un vero Giro; infatti nel ’42 si ebbe un « Giro di guerra. » in 8 prove, con classifica a puniti; il « giro di guerra » del ’43, poi, fu troncato dopo la quarta prova. Il corridore che ha vinto il mag gior numero di « Giri » è colui che si vanta, anche, di aver vestito il mag gior numero dì volte la magica iri data. di campione del mondo: Alfre do Binda. Egli trionfò, infatti, nella nostra mass’ma prora nazionale a tappe negli anni 1925, 1927. 1928. 1929 c 1933.
Scuola Grafica "Guido de Greqorio’ - Roma
Sped. abb. postalo - Gruppo III - Autorizzazione della Commissione Nazionale Stampa N. 1769 del 14/11/19^5-*
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