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Quante sfide aperte sul futuro dello sport
from Stadium n. 5/2023
by Stadium
A Roma i vertici dello sport italiano per il Meeting Nazionale Dirigenti del Centro Sportivo Italiano
di Alessio Franchina
DI FRONTE AD UNA PLATEA DI 400 PERSONE, FRA QUADRI E RESPONSABILI ASSOCIATIVI, MOLTI SPUNTI NEL CONFRONTO APERTO TRA LE MASSIME ISTITUZIONI IN ITALIA. DIVERSE LE POSIZIONI DEI VARI INTERLOCUTORI. DAL MINISTRO PER LO SPORT E PER I GIOVANI, ANDREA ABODI, A VITO COZZOLI, PRESIDENTE E AD DI SPORT E SALUTE, AL NUMERO 1 DEL CONI, GIOVANNI MALAGÒ
Nel suo intervento conclusivo del 29 gennaio al Meeting Nazionale Dirigenti di Roma – presenti oltre 400 persone, donne e uomini, giovani e meno giovani – il Presidente nazionale Vittorio Bosio ha offerto una “fotografia” sostanziale dello stato di salute del Centro Sportivo Italiano: «Un servizio intramontabile, di cui l’Italia ha ancora grande bisogno, da offrire con cuore sincero e con mente libera». In queste parole è riassunto il senso dei due giorni di lavoro ai quali hanno partecipato numerosi giovani dirigenti provenienti da tutta Italia. Di alcuni di loro pubblichiamo in queste pagine le riflessioni sull’incontro che rispondono alla domanda: «Come vedi il CSI del futuro?».
Il Meeting si è arricchito della presenza, non simbolica ma particolarmente sentita, del Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, del Presidente del CONI, Giovanni Malagò, e del Presidente e Amministratore Delegato di Sport e Salute, Vito Cozzoli.
L’Hotel Ergife di Roma è stato il luogo e l’occasione per un’ampia
riflessione interna al CSI sul progetto culturale e sportivo, sulle attività proposte, sul significato dell’essere dirigenti nel mondo dello sport, oltre che sulle nuove discipline sportive e sul modello dei Campionati Nazionali. Il metodo di lavoro ha visto protagonisti il confronto e il dibattito sui vari temi. La revisione e la riscrittura del progetto culturale e sportivo dell’Associazione sono stati il cuore del percorso assembleare. C’è dunque voglia di sognare e immaginare insieme un futuro che sia frutto di una volontà ampia e di una condivisione reale da parte dei territori, dei dirigenti e degli uomini e delle donne del CSI.
In particolare il Presidente nazionale Vittorio Bosio ha sottolineato: «Abbiamo fortemente voluto in questo Meeting i giovani, perché siamo convinti che siano loro il futuro dell’Associazione. Stiamo dalla parte dello sport, del CSI, dei valori che ci portiamo dietro da quasi 80 anni. Abbiamo capito chiaramente, dagli autorevoli interventi di chi governa lo sport italiano, che c’è la volontà di portare gli Enti di Promozione Sportiva dentro il Dipartimento dello Sport, probabilmente fuori dal sistema sportivo nazionale, in un qualcosa che al momento non è ben definito. Personalmente ritengo che dobbiamo essere protagonisti del sistema sportivo nazionale, seppur magari con altre formule. È importante inoltre che vengano stabiliti dei confini sui temi delle attività e delle competenze e che si costruiscano rapporti sereni ma chiari e trasparenti con le Federazioni Sportive Nazionali».
Si rivolgono poi altrove le sue parole: «Lo sport sociale non funziona perché lo si chiama così; funziona solo se lo si pratica con il cuore, così come abbiamo fatto da sempre, con progetti e attività di azione sociale vera. Abbiamo incluso nello
sport le persone con disabilità – per fare un esempio, ma ne potrei fare altri – ben prima che si costituisse un movimento paralimpico così strutturato.
Tra gli auspici di questo 2023 proveremo poi a ricostruire un rapporto fecondo con la Chiesa e, sul piano delle attività sportive, continueremo a valorizzare il territorio, al quale per alcune discipline abbiamo affidato l’organizzazione di Campionati Nazionali. La nostra Associazione va tenuta unita: sono convinto che il Centro Sportivo Italiano tornerà ad essere grande come lo era prima della pandemia, grazie alle tante persone generose che lo abitano».
Il Ministro per lo Sport e per i Giovani
Andrea Abodi ha iniziato, come aveva fatto il presidente Bosio, ricordando l’amico Carlo Tavecchio, scomparso da poche ore: «È una giornata buia perché è andato via un amico, Carlo Tavecchio. È andato in un luogo dove si è sempre presenti e dove un giorno ci ritroveremo. Il connubio sport e giovani può produrre grandi risultati e dei giovani abbiamo l’obbligo di occuparci ancora di più. Rilanceremo i giochi della gioventù con un’agenda multidisciplinare in collaborazione tra Ministeri. L’obiettivo principale del mio Ministero è la scuola e lo sviluppo delle politiche di sport sociale. L’entrata in vigore della Riforma dello Sport è prevista il 1° luglio, data di partenza inevitabile.
I 6 mesi di proroga serviranno per eventuali aggiustamenti, frutto dell’ascolto con le realtà interessate, ma l’impronta della riforma non si modifica. Invece, sul limite dei mandati, ritengo che 12 anni sia un tempo lunghissimo per lavorare e, in un sistema aperto, favorire il giusto ricambio per chi successivamente prende l’incarico. Possiamo differenziare le politiche, ma dobbiamo porci domande e riflettere sul tema del ricambio generazionale. Per quanto riguarda Sport e Salute, è una società del Governo e non è antagonista del CONI. Concludo con un mio pensiero: vorrei che gli EPS lavorassero a stretto contatto con il Ministero e che il CONI potesse continuare ad esprimersi al meglio nello sport di vertice, con la grande capacità che lo contraddistingue. Serve infatti chiarezza dei ruoli e complementarità. Se c’è questa
armonia, ci sarà un rilancio nel ricambio generazionale e nella vocazione sportiva dei dirigenti».
Di grande interesse anche l’intervento del presidente del CONI Giovanni Malagò, che ha rivolto un sincero tributo alla nostra Associazione: «Il CSI è un grande Ente di Promozione Sportiva. Conosco bene la storia e l’attività sportiva di base che svolgete sul territorio. Di 13 milioni di praticanti sportivi, 2/3 sono tesserati con gli EPS. Ultimamente ci sono state diverse situazioni conflittuali nella governance dello sport. Abodi ritiene che gli EPS debbano far parte del Governo, ma io ritengo invece che non si possa separare lo sport di base dallo sport di vertice. Lo sport di base è lo sport di vertice. Gli equivoci tra CONI, Sport e Salute e Governo sulla Riforma dello Sport nascono dal fatto che chi fa le norme
e i decreti attuativi dovrebbe tenere conto anche di cosa succede nella realtà sportiva, a tutti i livelli».
Il coordinatore nazionale degli Enti di Promozione Sportiva al CONI, Damiano Lembo, ha ricordato: «Da quando è stata costituita Sport e Salute, si è creato un ulteriore soggetto istituzionale, oltre al CONI. Gli EPS si sono trovati al centro di questa situazione con un doppio interlocutore. Come Enti siamo un po’ preoccupati dalla nostra uscita dal sistema sportivo nazionale. Il passaggio degli EPS all’interno del Dipartimento per lo Sport sarà motivo di scontro, anche perché diventa sempre più complicato il rapporto con le Federazioni Sportive Nazionali. Vogliamo che ci venga riconosciuto il nostro ruolo all’interno dello sport di base. Non ultimo, stiamo vivendo una fase delicata anche in vista
dell’entrata in vigore della Riforma dello Sport».
È seguito l’intervento del presidente e AD di Sport e Salute, il quale ha sottolineato: «Sport e Salute e CSI hanno costruito un percorso importante attraverso un lavoro fatto insieme e un comune linguaggio. Il lavoro di squadra e gli investimenti del governo hanno consentito di raggiungere importanti risultati. La strada intrapresa è quella giusta. Grazie agli 80 milioni dedicati allo sport di base, sono stati attribuiti agli Enti di Promozione Sportiva ben 18 progetti, dei quali 4 al CSI. Le sfide non sono nelle parole. Le sfide sono nei fatti. Siamo persone concrete che realizzano fatti. Vogliamo attivare azioni utili alla collettività, avviando sinergie e collaborazioni e portando avanti l’idea dello sport per tutti. Insieme sul territorio possiamo fare la differenza. A tal proposito, abbiamo lanciato un piano sociale che toccherà quartieri, inclusione, sport nei parchi e carceri, che realizzeremo insieme. Lo sport del futuro sono gli spazi che prendono vita e le persone che li abitano. Dobbiamo ritrovare il senso della centralità dello sport, cambiando gli spazi in luoghi e puntando sulla rigenerazione urbana. Non dobbiamo aver paura di innovare. Lo sport può essere uno strumento di crescita economica del Paese».
In occasione della celebrazione della Santa Messa, don Alessio Albertini ha regalato una sintesi degli interventi, ricordando: «Abbiamo sentito tante parole, oggi, e non ce n’è stata una fuori posto. Le nostre parole vogliono esprimere la nostra storia. Vi invito a fare tesoro delle parole che abbiamo ascoltato oggi. Le parole devono infatti dipingere i fatti. La Bibbia è questo. Chiediamoci ora: com’ era intesa la felicità ai tempi di Gesù?
Probabilmente si pensava ad un uomo in salute e sposato con una donna feconda, e una terra in grado di dare buoni frutti. Gesù è l’esatto opposto dell’uomo felice: si preoccupa di rendere felici gli altri, come se si trattasse di un paradosso. Vorrei che la nostra Associazione potesse essere un
po’ paradossale, com’è stato Gesù, nel regalare felicità. Vi invito quindi a non pensare alla felicità utilizzando i canoni normali, a non offrirla come la offrono tutti. In un tempo in cui la gente è demotivata, felici tutti coloro che si impegnano nella nostra Associazione al servizio dello sport e dei giovani».
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