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La ri-nascita del Centro Sportivo Italiano

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Sport&Go!

Sport&Go!

di Leonio Callioni

Per capire quanto caotica fosse la situazione in Italia nella seconda parte della Seconda Guerra mondiale, ci si può affidare alla lettura della situazione dello sport a livello nazionale. Ci soffermiamo su un articolo di Valerio Piccioni, pubblicato dalla Gazzetta Sportiva del 23 aprile 1995, ripreso dal secondo volume dei “Cent’anni di storia nella realtà dello sport italiano” (che si conferma un’ampia e preziosa fonte di informazioni). Ecco uno stralcio dell’articolo: «Lo sport è normalità, è identità, è… potere. Così anche a Roma, appena 24 giorni dopo la liberazione, il 28 giugno 1944, il presidente del consiglio Ivanoe Bonomi nomina Giulio Onesti “reggente provvisorio” del CONI. In quel periodo l’Italia sportiva si spezza in tre: la Federazione siciliana, il CONI dell’Italia liberata al Centro e al Sud, il CONI filorepubblichino al Nord…». Basterebbero queste note, lette in filigrana rispetto alla situazione attuale, per avere un’idea della devastazione sociale conseguita alla guerra. Scopriamo inoltre che la Federazione siciliana era stata proposta dal tenente colonnello statunitense, ufficiale capo degli affari civili della Sicilia, il quale l’11 novembre 1943 aveva chiesto alle prefetture dell’isola «che venga sciolta in tutta la Sicilia ogni attività del CONI e venga istituita la Federazione siciliana degli sport con il compito di ricostruire i disciolti comitati delle Federazioni».

Quali sono le conseguenze di questo concreto smembramento dell’Italia in più parti è facile intuirlo.

«Le rotaie su cui corrono i treni della ripresa sportiva sono di due tipi: il tuffo in mezzo alla cultura sportiva dei soldati alleati, Anzio e Nettuno si immergono nel baseball; dall’altra il ridestarsi delle abitudini nostrane, soprattutto calcistiche». Qui addirittura si arriva alla reciproca smentita fra Giulio Onesti e Fulvio Bernardini. Quest’ultimo scrive su “L’Uomo Qualunque” (espressione di un movimento politico che ebbe una forte rilevanza in una certa parte della storia italiana, NdR) che lo sport italiano dopo il 25 luglio (giorno della destituzione di Mussolini da parte del re Vittorio Emanuele III, a seguito dell’approvazione da parte del Gran Consiglio del Fascismo dell’Ordine del giorno proposto, quale primo firmatario, da Dino Grandi, imitato da Farinacci e da Scorza: NdR) è cambiato poco o niente. Onesti gli risponde sul “Corriere dello Sport” vantando l’autonomia del CONI, bocciando il periodo di commissariamento di Bernardini (subito dopo la liberazione di Roma) e puntando l’indice sulla difficile situazione finanziaria ereditata... Profetica fu, alla luce di questa drammatica situazione che pesava totalmente sulle spalle dei più poveri ed emarginati, l’iniziativa della Chiesa per uno sport di ispirazione cristiana. Apprendiamo dal libro prima citato: «In tale situazione Pio XII chiamò a raccolta i cattolici affinché, lasciatisi alle spalle i dissensi che potevano essere stati generati da scelte precedenti, si preparassero ad intervenire uniti nella costruzione del nuovo ordine che sarebbe sorto alla fine della guerra». Questo progetto era contenuto in un radiomessaggio di Pio XII in occasione del Natale del 1942 (radiomessaggio poi sequestrato dal fascismo per impedirne la diffusione). Richiamo l’attenzione, per sottolineare appunto il valore profetico della posizione della Chiesa, sulla data: Natale 1942. La fine della guerra era ancora lontana, anche se le sconfitte militari di Italia e Germania e dei loro alleati cominciavano ad essere indicative di una situazione molto difficile. In realtà la Germania, potentissima dal punto di vista economico e militare, stava preparando ancora il terribile razzo V2, progettato da Wernher von Braun, che nel giugno 1944, in una prova che ebbe successo e che preoccupò in particolare l’Inghilterra (non da sola ovviamente), raggiunse lo spazio ad un’altitudine di quasi 180 chilometri. Era il primo razzo militare ad ottenere questi risultati e faceva seguito al V1 che, nello stesso mese, era stato lanciato su Londra creando terrore e distruzione. Erano i giorni della contemporanea distruzione delle città tedesche e di tanta parte d’Europa con i massicci bombardamenti aerei degli Alleati. Cosa ne sarebbe stato dell’Europa e del mondo intero dopo questi anni di terribile pazzia è ancora tutto da valutare. Il muro di Berlino, per esempio. O i carri armati a Praga. Oppure le molte guerre in tutto il mondo: Vietnam, Afghanistan, Medio Oriente… via via senza soluzione di continuità per arrivare alle guerre in corso ancora oggi, non ultima (ma non sola) quella in Ucraina. Molto prima di tutto ciò, il Papa aveva condotto i cristiani a farsi carico di una proposta nuova con radici nel passato: la rinascita del CSI, erede della FASCI con gli stessi valori seppur con orizzonti e obiettivi totalmente diversi. C’era da ricostruire l’Italia. Bisognava restituire la speranza agli italiani. Tornando al CSI, da ricordare che nella primavera del 1944 un’apposita commissione, costituita dalla Presidenza centrale dell’Azione Cattolica, scrive una bozza di Statuto e di Regolamento organico. Successivamente, nell’autunno dello stesso anno, viene approvato il primo Statuto del CSI, che mette a fondamento della propria attività il fine di «sviluppare le attività sportive ed agonistiche guardando ad esse con spirito cristiano, e cioè come ad un valido mezzo di salvaguardia morale e di perfezionamento psicofisico dell’individuo». Quindi uno sport a forte valenza educativa, da estendere a tutta la comunità. Questo il principio cardine dell’Associazione: attività promossa da cristiani, aperta a tutti, in sinergia con tutti coloro che vogliono promuovere uno sport a servizio della persona. Da sottolineare, perché significativo del terreno nel quale si sono nutrite le nostre radici fin dalla nascita, che lo sport del CSI, leggiamo sul libro citato, «si forma inizialmente all’ombra dei campanili: le sue Società sportive si coagulano attorno agli Uffici Sportivi Diocesani e sono espressione, per la maggior parte, di Parrocchie e Istituti religiosi».

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