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Il quinto set

Dopo esser precipitato in basso nella classifica mondiale, un tennista si presenta all’Open di Francia per riscattarsi.

di Andrea Barbetti

Ancora una volta un film in cui nello sport si gioca la partita della vita. Quella di una ex promessa del tennis francese, infelice per troppi anni di delusioni sportive. Una moglie ed una madre capaci di piazzare colpi vincenti e traiettorie incidenti sull’animo di un debole sul viale del tramonto. Non un film sul tennis, bensì sulla competizione parallela che non lascia spazio all’incertezza di chi sarà il vincitore. Il buio oltre la rete. Thomas soffia i 37 su di una vita logorata fino allo spasimo: la venosa cicatrice di un ginocchio costantemente monitorato; il callo bucato che sanguina come stimmate sul palmo destro; il pensiero costante al fuggente attimo in cui vent’anni prima il destino gli avrebbe permesso una fama forse imperitura. «È lo sport, ragazzo », sembra dirgli l’algida mater matrigna che da quella sconfitta agli Open di Francia non ha più seguito il figliolo; «È il tennis, marito mio » , sembra sussurrargli tra un silenzio e l’altro la dolce moglie che ha lasciato la racchetta nell’angolo per costruire una famiglia. Ma Thomas non ascolta nessuno: né mater né mulier né gli anni che passano né la voce ‘maestro’ che risuona da allievi intermittenti che sanano in parte il conto in banca. L’applauso del Roland Garros è il trofeo che ancora vuole strappare, benché nessuno più punti su di lui.

Il regista francese Reynaud cava dal cilindro del cinema una storia vera più di mille altre, che in ogni istante porta lo spettatore dentro la fatica fisica e mentale di chi vive la “vita da mediano” senza neppure il conforto di una canzone del grande Liga. L’Open di Francia – ma potrebbe essere benissimo un qualsiasi altro grande torneo – è narrato dagli occhi e dalle caviglie di un talento mai sbocciato, sul viale del tramonto di una vita sportiva mai abbagliante, che affronta le qualificazioni con mille paure e poche certezze. Vincerà? Perderà? Riuscirà ad andare al primo turno nonostante di Borg abbia soltanto faccia e fascetta? Il mondo è cambiato, ma Thomas è rimasto un ragazzo incompiuto alla ricerca del colpo vincente. Intorno a lui anche il tennis non ha più il biancore innocente di una maglietta uguale alle altre, ed entrare nel tabellone dei migliori garantisce una targhetta sulla spalla capace di ripianare il debito dell’anno precedente, la linea rossa di chi spende per giocare più di quanto riesca ad incassare. Perciò la pallina rimbalza lentamente prima che la sinistra la riprenda nel cavo del pugno chiuso. Perciò Thomas, con le ultime stoiche energie, si trascina al quinto set, piega le ginocchia e il gomito ed è pronto a colpire, mentre il sangue cola dall’impugnatura. La vita per chi non s’arrende batte cuore solo per il match point successivo. E dunque grazie ad Alex Lutz per aver dato corpo e sguardo ad un personaggio memorabile. Così vero e simile a noi che non possiamo che averne ammirazione. E paura.

IL QUINTO SET

Regia di Quentin Reynaud con Alex Lutz, Ana Girardot, Kristin Scott Thomas Genere Drammatico Francia 2020, durata 105 minuti.

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