Stadium n. 6/1949

Page 1

:hV.

I“

:

-

^■-. .

••

>l

r ■

t

L V

Si g

I

;i

>


r

7

CHICAGO

WEBSTER U. S. WORLD - WIDE

SERVICE-NEW YORK

R E GIS T R AV D C E PER USO COMMERCIALE, PROFESSIONALE, FAMILIARE

Vendita per l'Italia

SIRTEC

ROMA - PIAZZA SANT'IGNAZIO, 153 - TELEFONI 681.131 - 684.488

V K V ■> ITA «IL REGISTRAVOCE» è indispensabile a AFFARI: Per registrazioni sedute, conversazioni te efoniche. accordi orali. PROFESSIONE: Per medici, avvocati, giornalisti, notai, professionisti. POLITICA: Per comizi, sedute al Parlamento, discorsi, interviste.

SCUOLA : Per scopo didattico in scuola, corsi di addestramento tecnico e professionale. SERVIZI RELIGIOSI : Per predicatori, cori sacri, seminari. FAMIGLIA : Per registrare la voce dei figli» divertirsi, faro scherzi*

ARTE .• Per case cinematografiche, teatro, musica concerto, radio.

SPORT : Per avvenimenti di qualsiasi natura.


Rassegna mensile illustrata di tutti gli sport Anno IV • N. 6 . Roma . Giugno 1949 — Direzione e Amministrazione: Roma, Via Conciliazione ■ 1. — Tel. -561 .735 - 561.054 -■ 564.962 - 50.020

Comitato di Direzione IOIDI rmnfl. Direttore — SISTO l’AVHI', Condirettore

c/ini.u CAnnmo — Gin,iti (iresti — i,eoi>oi.du saletti EHAESTO TAI.EltTIKU — UDORI! ZADI.I

SHMHIO LEOPOl.DO SALETTI Lo sport nella scuola ] pag. 2 SISTO FAVRE Non ha niente da dire la gin­ nastica italiana alla II Lingiadc di Stoccolma? 4 GUALTIERO PACINI AI Foro Italico ha suonato un campanello d’allarme 7 BENEDETTO FABRIS Il nuoto dei giovani. 9 LANDÒ FERRETTI Canottaggio di ieri e di domani » 10 CESARE MARIANI È il modo di attaccare che caratterizza una Scuola >» 12 UMBERTO MAGGIOLI Racchette azzurre. « Gianni » e » Marcello » ci parlano di programmi e di speranze ». 15 NATALE IÌERTOCCO L'avventura italiana al «Tour» »» 17 NABER È stato in discesa che Barta­ li ha perduto il « Giro d'I­ n 20 talia » CEMA Coppi avrebbe voluto essere calciatore ». 23

»

VICTOR Curiosità ciclistiche. B e G consonanti creatrici di cam» 24 pioni VITTORIO SPOSITI Giornalismo sportivo moderno » 25 ROMOLO PASSAMONTI Allenamenti, massaggi e die­ n 26 tetica nell’antico pugilato MARCELLO IMBASTARI Crestomazia tecnico-morale di » 29 un regolamento pugilistico SERGIO STEFANINI Un campione di pallacanestro parla di regole di giuoco

» 30

GIAN CARLO ZUCCARO Le grandi famiglie dello sport » 32

LUIGI STIATTI Il cacciatore è poeta e artista? » 33 CUIRONE » 34 Posta di Chitone » 35 — Da tutto il mondo NINO LOMBARDI Anche il successo di Perugia 37 è stato significativo

»

In copertina : Coppi e Bartali al « Giro d’Italia ».

ABBONAMENTI Annuale L. 13C0 ■ Semestrale L. 700 - Benemerito L. 500

Distribuzione.

S. E. S. S. ( Soc.

Edit. Stampa Sportiva )

Un numero costa L. 120

Gazzetta dello Sport - Milano

PRESIDENZA RAZIONALE

ARCHIVIO STÒRICO


W SPORT IliLLl SChiLI dal lavora di una cammissione di stadia uscirà la formula nuova, la sintesi solare Ira speri ed educasene lisica «li Leopoldi» Salotti

I, ndubbiamente a S. Ecc. il Ministro Gonella, nell'ampio quadro della riforma scolastica in at­ to, sta a cuore il problema di una adeguata e con­ creta (cioè non solo nell'ambito dei programmi) so­ luzione sia del problema dell’educazione fisica sia del problema dello sport nella scuola. Preferiamo (anche perchè così appare di fatto nella mente del Ministro dello Pubblica Istruzione) tener distinti i due problemi. Questo pur convenen­ do con Bruno Paghi i Corriere dello Sport » del 22 maggio u. s nel concetto che sport ed educazione fisica si confondono nell'insegnamento generale per un vasto tratto e che, comunque sia, l'educazione fisica resterà sempre ìa matrice di ogni e qualsiasi sport. Se è lecito trarre un paragone dal mondo del­ la fìsica della materia, educazione fisica e sport stan­ no tra loro pressapoco come cinematica e dinamica, ecco perchè i dirigenti sportivi e, più che mai, diri­ genti e tecnici del Centro Sportivo Italiano, sono convinti che l’istruzione fisica nelle scuole « è desti­ nata a fallire i suoi obbiettivi anche per quanto ri­ guarda la formazione stessa del carattere se, in de­ terminati tempi e misure, non dà luogo alla com­ petizione vera e propria, alla conquista del primato, alla gerarchia delle naturali selezioni ». Proprio così come accade nel mondo della fisica della materia nel quale a ben poco servirebbero, do­ po la statica, lo studio della cinematica se non si realizzasse la sintesi forze-moto nella realtà effet­ tuale della dinamica che governa l’universo. Per completare e chiarire il paragone possia­ mo aggiungere ancora che, dei tre suddetti oriz­ zonti della fìsica dell’universo, la statica (che stu­ dia forze ed equilibrio delle forze) può rappresen­ tare grossomodo il metodo o l’equilibrio dei meto­ di (ginnastica tedesca, svedese, metodo Bauman, ecc.) la cinematica, moto e leggi del moto, rappre­ senterebbe l’educazione fìsica pura, l’armonia e la grazia come direbbero i ginnasiarchi, del movimen­ to, del ritmo, del respiro, dell’evoluzione, dello svi­ luppo e dello stimolo del dominio fisico di sè (scuo­ la ellenistica). La dinamica, come accennato, infine è la sintesi forza-moto, potenza-metodo; supera­ mento quindi, nella sintesi dell’agone sportivo, della dialettica che regna nel dualismo tra esercizio fisico e convenzionalismo del metodo. È insomma il vero traguardo dell'affermazione della personalità umana in una sintesi nella quale, se è vero ed indiscusso che prevale il fisico, è però altrettanto vero che rap­ presenta, tale affermazione, il punto di convergen­ za dì capacità, di virtù e discipline non solo fisiche, ma pure morali: generosità, coraggio, volontà, in-

2

telligenza ed anima, non di rado confinanti con lostesso eroismo. Insamma, occorre vedere nettamente lo sport come punto d'arrivo di ogni sistema o metodo o pro­ gramma di educazione fisica ed è per questa fer­ ma convinzione che il C.S.l. si è sempre battuto per ìa presenza dell’agóne sportivo nel mondo studente­ sco. Di più, tutti sanno che esso, il C.S.l., è l’unico realizzatore di un concreto, completo e ad ampio re­ spiro, programma sportivo in questo settore da cin­ que anni in qua organizzando i Campionati Nazio­ nali Studenteschi, vera leva sportiva di decine di migliaia di atleti studenti. Ma non solo sul terreno organizzativo il C.S.L si sta battendo, ma pure su quello ufficiale, al C.O. N.I. ed al Ministero della Pubblica Istruzione. I lettori di STADIUM rammenteranno l’inter­ vista con lo stesso Ministro Gonella a coronamento di incontri e conversazioni in merito alla educazio­ ne fisica nella riforma scolastica. Abbiamo riportato allora (Stadium. n. 3 - Mar­ zo 1949) molte affermazioni preziose del Ministro sulla presenza dell’educazione fisica nella scuola, sull’inquadramento degli insegnanti, sulla pratica e sulla teoria dell’educazione fisica, sulla preparazio­ ne futura degl’insegnanti stessi ed altro ancora. Ma, come è noto, per quanto abilmente stimolate dal direttore di Stadium altre formulazioni esplicite sul tema specifico dello sport, queste vennero allora al­ trettanto abilmente evase. Oggi però a distanza di qualche mese la situa­ zione nella mente del Ministro della P. I. deve esse­ re notevolmente mutata, nel senso di aver subito una evoluzione in seguito ad un fatto reale: la pre­ senza di S. E. Gonella allo Stadio di S. Giuliana a Perugia il giorno 15 maggio alle finali nazionali dei Campionati Studenteschi di Atletica. Evidentemente è stata una riprova che, come dicono i filosofi, ciò che è reale è razionale; e S. E. il Ministro, che tra le varie lauree possiede pure una docenza in filosofia, più che mai se ne deve es­ ser reso conto. Infatti intrattenendosi a lungo con gli atleti studenti convenuti da ogni regione d’Italia nella Città del Grifo (erano presenti complessivamente oltre 400 atleti-gara) e particolarmente con i diri­ genti e tecnici del C.S.l. e della F.I.D.A.L., volle in­ teressarsi dei particolari dell’organizzazione, della presenza dello sport nel mondo studentesco e per­ sino di problemi di tecnica sportiva riportando una ottima impressione, più volte.manifestata, sulla se­ rietà dell’organizzazione attuata dal C.S.l. per la la massima competizione sportiva studentesca.

f

& f

4 (»

b


imi

*

L"

Giovani studenti, partecipanti ad

manifestazione ginnica, in attesa di proaursi in campo.

All'atto di prendere congedo il Ministro sollecitò ripetutamente i dirigenti presenti a costituire la Commissione di Studio (già ventilata su queste colonne mesi or sono) per questo importante argo­ mento dello Sport nella Scuola; Commissione fatta, sono parole del Ministro, di persone competenti e sperimentate, affinchè venga elaborato e presentato al Ministero un piano concreto, tale da permettere di giungere ad una prossima formulazione ed in un secondo tempo ad una felice soluzione del tanto discusso problema. Ora ciò costituisce per lo sport giovanile una vittoria notevole. Il C.S.I. sente di aver vinto una battaglia condotta in nome di due milioni di studen­ ti-. tale è la imponente cifra degli studenti medi in Italia; e ne ha ben ragione se al termine dei Cam­ pionati Nazionali può vantare nel solo 1949 una mo­ bilitazione totale di oltre 120.000 atleti gara di qua­ si 2.000 Istituti di ogni provincia d’Italia che nel­ l’esplicazione di ben 12 sport (atletica, calcio, pal­ lavolo, pallacanestro, ginnastica, ciclismo, sci, nuo­ to, scherma, tennis, rugby, pattinaggio) hanno popo­ lato stadi, palestre, piscine, campi nevosi e piste nella conquista di guelfa affermazione che rappre­ senta una completezza dell’armonia e dell’unità della personalità dello studente. Ma il C.S.I. non si è fermato sugli allori dei ri­ conoscimenti; è partito o meglio ha continuato la marcia non badando a querele ed a brontolamenti e, soprattatto, alla non collaborazione di un certo settore di persone che appartengono alla categoria degli eterni scontenti del genere umano o che, peg­ gio, non vogliono muovere un dito senza una diaria supplementare alla prebenda.

II C.S.I. ha perciò costituito questa Commissio­ ne di tecnici della scuola e dell’educazione fìsica, di teorici, di dirigenti, di medici sportivi, di educatori ed ha iniziato i lavori. Non vi saranno gettoni di presenza per le se­ dute, ma tanta passione e, modestamente, molta competenza. Siamo certi che ne uscirà la formula nuova la sintesi solare tra sport e educazione fisica. Quella che scienza, pedagogia, esperienza, psicologia e tecnica conclameranno come la migliore per lo studente italiano d’oggi. La discussione aperta sulle colonne di « Stadium sul problema dello sport nella Scuola trova il suo punto, diremo così, conclusivo con questo articolo del prof. Leopoldo Saletti. vice presidente del Centro Sportivo Italiano e competente assertore dell'attività sportiva tra i giovani. Punto conclusivo, però, della campagna di stampa; in quanto con la nomina della Commissione di Studio, che sarà formata, secondo quanto avemmo ad auspicare' in precedenti nostri articoli, da esperti’della educazione fisica e dello sport, da ora in poi si passerà alla fase di lavoro per trovare i punti d’accordo sul pro­ getto che dovrà essere poi sottoposto al Ministero della P. I. Gli insegnanti di educazione fisica, per primi, non avranno eoe compiacersi di questo generale interessa­ mento al oroblema collegato a quell’educazione fisica e sportiva che le giovani generazioni devono e dovranno svolgere sotto il loro benemerito insegnamento. Sul numero prossimo di .. Stadium • i lettori potranno essere edotti sulla formazione e sul lavoro della Com­ missione. Per intanto tutti coloro che fossero interessati a colla­ borare per la migliore attuazione di quanto sopra esposto sono invitati a richiedere alla Commissione Na­ zionale di Studio por lo Sport nella Scuola presso la re­ dazione della nostra Rivista; l’apposito questionario e l’opuscolctto esplicativo dei principi orientativi dei la­ vori della Commissione stessa.

3


NON HA NIENTE DA DIRE LA GINNASTICA ITALIANA

Ntllia II LIMr.lAllt DI STOCCOLMA? (1 i

i

Sisto

I 1 27 luglio prossimo s’inaugura la II Lingiade di J- Stoccolma. La prima ebbe luogo, come è noto, nel 1939, in commemorazione del centenario della morte del grande poeta ed educatore svedese P. Henrik Ling, creatore di quel tipo di ginnastica definita per l’appunto «metodo di Ling» o «ginnastica sve­ dese ». Alla prima «Lingiade» parteciparono 7.300 rap­ presentanti di 37 Nazioni di tutte le parti del mondo. In questo faticoso periodo di ripresa da una guerra quanl’altre mai distruttiva, la Svezia. Paese di altissima civiltà, ha ritenuto opportuno ai fini di una efficace ricostruzione morale e sociale da pro­ muoversi in tutto il mondo, di indire a distanza di un decennio, una' seconda celebrazione, a carattere specificamente dimostrativo e propagandistico. Il termine delle iscrizioni è scaduto il 1° aprile; saran-

4

Fa

re

no presenti con rappresentanze ginnastiche e rela­ tori i seguenti Paesi : Belgio. Brasile, Canada, Cile, Danimarca, Inghilterra, Finlandia. Francia, Grecia, Libano, Norvegia. Nuova Zelanda, Olanda, Palestina, Portogallo, Scozia, Spagna. Svezia, Turchia, e Stati Uniti. Venti in tutto. Mancano la, Russia e gli Stati a lei assoggettati; la Germania e il Giappone che an­ cora non usufruiscono dello ratifiche dei trattati di pace; altri Paesi che. ancora non hanno in ordine il proprio Stato; e altri dell’America del Sud e Centrale dove il verbo di Ling non ha messo radici. Ma un’as­ senza interessa noi italiani particolarmente, e la ri­ teniamo umiliante: l’assenza dell’Italia. Non aveva proprio nulla da dire la ginnastica italiana al saggio e alla conferenza di Stoccolma? Sappiamo che l’Italia sarà presente soltanto con alcuni osservatori. che, non iscritti, non potranno

:


1’

n

I« k

W

’ì;

i

1 ì

te»

prendero la parola in Congresso. Forse <e avrà fatto in tempo, il C.S1. esibirà una sua squadra' ma sarà comunque ben difficile una dimostrazione esauriente d’una preparazione di lunga data e secondo un me­ todo sperimentato. Non si è data la dovuta impor­ tanza a un avvenimento come quello di Stoccolma, così significativo sotto i punti di vista, sia scientifico che sociale. Il rilievo tocca, e ce ne dispiace, dati i diversi titoli (fi merito che gli riconosciamo, la Fe­ derazione Ginnastica Italiana. Il C.S.l. ha cercato di propria iniziativa di correre ai ripari, ma l’agnosti­ cismo ufficialo non era preveduto... Si pensi che la «Lingiade» — saggio sul terreno e Congresso in cattedra — intende esporre e pro­ porre i punti di vista pedagogici, sociali e medico­ igienici sulla ginnastica c sugli altri esercizi fisi­ ci, c sulla funzione di questi nella società moderna. 11 programma del' congresso comporta conferenze pedagogiche e tecniche (con o senza dimostrazioni), discussioni, esibizioni pratiche singole e d’insieme. 1 diversi temi saranno trattati sia nelle assemblee ple­ narie sia nelle riunioni di sezione, e i lavori sono ri­ partiti in quattro settori: 1°) ginnastica scolastica (come si vede è al primissimo piana della Lingiade); 2°) ginnastica volontaria (che in Italia è pressoché sconosciuta, e, peggio, trascurata da chi ne conosce l’esistenza, e sa clic sarebbe obbligo assoluto, in or­ dine d’importanza, sùbito dopo la preghiera a Dio); 3°) altri esercizi fìsici e igiene di essi. Alcuni temi? Eccoli, e i titoli di per sé sono am­ piamente esplicativi : Emil Uansen, Copenhagen e K. van Schagen, Amsterdam: «Scopo dell’educazione mediante l’esercizio fisico nella scuola»; S. Rosendahl, Malmoe. e Lilly Duffberg, Stoccolma: «Metodi diversi d’applicazione dei principii fondamentali di Ling nella ginnastica scolastica, maschile e femmi­ nile»; A. Thorson, Stoccolma, ed Edith. Alexander, Londra: «Suddivisione della, ginnastica, dei giuochi e degli sports per la gioventù scolastica, maschile e femminile, secondo le diverse età»; E. Simon, Tel Aviv: «L’esercizio fisico come mezzo ausiliario di educazione del fanciullo debole di corpo e di spiri­ lo»: C. W. Herlilz, Stoccolma: «Punti di vista d’un medico sulla educazione della gioventù scolastica me­ diante gli esercizi fìsici. Còmpito del medico scola­ stico»; È. N. Punchard, Glasgow: «La ginnastica, e i giuochi come mezzi di educazione»; A. L. D’Oliveira, Lisbona: «La formazione e il còmpito del professore di educazione fìsica: Mja Carlquist, Stoccolma: «Di­ mostrazione di ginnastica per le differenti età»; A. Holmstróm : « Ginnastica volontaria svedese e sua organizzazione e movimento popolare ». Altri temi sono : « Il valoréi ricreativo della ginnastica per i di­ versi mestieri; ginnastica in casa; ginnastica alla ra­ dio; ginnastica per uomini e per donne nelle diffe­ renti età; ginnastica di mestiere e agonistica, ma­ schile c femminile; ginnastica di massa; allenamento razionale; lo sport e i mestieri; igiene e sport di competizione nell’età dello sviluppo; punto di vista medico-igienico sugli sports per la donna nelle di­ verse età; esperienze fisiologiche sulla ginnastica per l’età media; campo d’azione e formazione del medico sportivo; gare scolastiche sottq_il punto di vista psi­ cologico. Non abbiamo citato tutti i temi, nè i nomi di tutti i relatori, e altri numerosi si sono aggiunti nel frattempo. Avremo addirittura un... concilio ecu­ menico di alta sapienza educativa nel grandioso Pa­ lazzo dei Concerti di Stoccolma, dove un complesso di voci autorevoli esprimerà il pensiero e gli studi in proposito elaborati nei diversi Paesi civili: manche­ rà la voce dell Italia. Un silenzio addirittura imper­ donabile. Annesso al Congresso è una esposizione presen­ tante l’evoluzione storica dell’educazione fisica — e noi che presenteremo? Ciò che riguarda Roma an­ tica, il rinascimento da Vittorino da Feltre a S. Fi­ lippo Neri, il risorgimento da Lamarmora ad Angelo

Mosso, alla Federazione Ginnastica e magari sino alla F.A.S.C.I. verrà forse illustrato da tedeschi e in­ glesi, così come i più approfonditi studi storici sulla latinità appartengono alla Germania e all’Inghilter­ ra?... — fino allo stato attuale: una vera esposizione mondiale di sport che ancora non s’era mai vista. E tale esposizione storica non resta fredda accademia, poiché è affiancata da una esposizione di carattere commerciale concernente gli apparecchi di ginna­ stica, materiale ed equipaggiamenti sportivi sotto tutte le forme, di cui cultura fisica, atletica e sport così fiorenti dovunque, hanno urgente bisogno. I fab­ bricanti di tutto il mondo di tali apparecchi e di tali equipaggiamenti vi troveranno una possibilità mai offertasi sinora di porsi in diretto contatto con i di­ rigenti l’educazione fìsica di tutti i Paesi. Si pensi che nella sola Svezia, con non oltre 8 milioni di abi­ tanti, l’industria sportiva occupa più di 100 mila persone. Così stando le cose, ecco che l’Italia ignorando la Lingiade, se ne è straniala non solo... attualisticamentc e storicamente, ma anche commercialmente. Aggiungiamo così alla nostra specialità di scioperi a singhiozzo anche quella delle assenze, non senza la­ crime, almeno per coloro che avrebbero tanta voglia e necessità di lavorare. parliamo un po’ di quella che è la specifica pre­ sentazione svedese alla sua Lingiade, estesa a tanta parte del mondo di buona volontà. La presentazione svedese si propone di mostrare un saggio, il più completo e accurato possibile, della posizione e della evoluzione raggiunte dalla ginna­ stica di Ling nella terra nativa di Ling. Alla base è la «ginnastica volontaria» svedese, sviluppatasi in un movimento popolare di profonda portata sociale: es­ sa, oltre che dalle cifre e dai grafici, sarà illustrata sul terreno da una grandiosa rappresentanza di tutte le classi sociali della Nazione svedese, in un saggio di insieme in cui si produrranno: Ragazzi: gruppi studenti medi dai 17 ai 19 anni, dai 14 ai 16, dai 12 ai 13; fanciulli delle scuole ele­ mentari, dai 10 ai 12 anni, dagli 8 ai 10 anni. Ragaz­ ze: scuole medie, dai 17 ai 19 anni; dai 14 ai 16; dai 12 ai 13; bambine delle scuole elementari dai 10 ai 12 anni; dagli 8 ai 10 anni; bambini e bambine di 9 anni. Ciascuna squadra comprenderà 20 partecipanti. Vi saranno inoltre due gruppi uno maschile e uno femminile, ciascuno di 5Ó0 ginnasti, nonché due squadre scelte, una maschile e una femminile, cia­ scuna di 24 ginnasti. Ma la parte piti, impressionante viene dopo. Seguiranno tre dimostrazioni di ginnastica: per giovani; per media età; per veterani di oltre 50 anni (e vedremo in campo, uomini e donne di settanta an­ ni e più, in piena efficienza fisica e ginnastica!). Non basta: una squadra gigante, di 5000 madri di famiglia, tutte madri di fiorente prole, presa da tutte le provincie della Svezia si produrrà nel saggio di ginnastica « la madre di famiglia ». E’ questa la grande innovazione della Lingiade: la ginnastica della madre di famiglia. Negli ultimi cinque anni, dal 1944, appena cessa­ ta l’imminenza dei pericoli e degli orrori della guer­ ra, questo tipo di esercizio si è diffuso come una on­ data possente e donatrice di salute ed energia su tut­ to il Paese. Il Comitato organizzatore della Lingiade ha voluto così introdurne nel programma la dimo­ strazione tangibile e precisata. Il saggio ginnastico senza precedenti avrà luogo il venerdì 29 luglio, e poiché nessun campo sportivo di Stoccolma dispone dell’area sufficiente, le autorità hanno stabilito di erigere sulla spianata di Gardet, sempre a Stoccolma, uno Stadio speciale scoperto, che per la prima volta sarà adibito a tale manifestazione. Le madri di fa­ miglia in Svezia sinora ufficialmente iscritte e as-

5


i

siduamente praticanti sono 30 mila. E’ facile im­ maginare l’effetto propagandistico che seguirà la pri­ ma dimostrazione delle cinquemila. E quanto mai interessante è stato seguirne, la preparazione. Si vedono, ad esempio, nei giardini pubblici, nei parchi, le madri lasciare a lato, al si­ curo, i carrozzini con dentro il bambino e attorno, se ci sono, i bambini più grandicelli, ed esse, al coman­ do di una insegnante, o di una di loro, temporanea incaricata, eseguire con impegno e convinzione, ol­ tre che con tecnica sempre più corretta, le progres­ sioni dei vari movimenti, che poi con spontanea sin­ cronia, eseguiranno nel grande saggio, che non man­ cherà di collaudative prove generali. Il pubblico, la cui educazione e correttezza è superfluo sottolineare, assiste, almeno chi non ha fretta, alle esercitazioni, fisicamente e moralmente sane delle care compagne della vita svedese, delle liete e vigorose madri di una prole che a sua, volta fin dai più teneri anni cre­ sce in regime di attività e di salute. Le 5000 partecipanti al saggio sono di tutte le classi sociali e la loro età varia dai venti ai settant’anni: dalla sposina alla nonna. Gli esercizi hanno lo scopo specifico di fortificare il busto e i piedi, gli organi cioè che sono i più... maltrattati nel lavoro domestico. E’ una ginnastica che ha valore sia fisico che psichico: irrobustisce l’intero organismo e nel contempo divaga e solleva dalla monotonia giorna­ liera. Gli esperti stranieri, compresi gli «osserva­ tori » italiani, riceveranno certamente utili suggeri­ menti dallo spettacolo nuovo quale verrà offerto dal­ la ginnastica svedese per la madre di famiglia. La ginnastica femminile fornirà dimostrazioni a sua volta convincenti anche da parte della Norvegia, che invia 2000 ginnaste; della Finlandia che oltre notevoli gruppi maschili, invia una fortissima rap­ presentanza femminile; e dell’Inghilterra che annun­ cia da 16 a 18 squadre speciali più una grandiosa rappresentanza femminile. Inoltre la «Ling Phisical Education Associalion » inglese, ha nominato uno speciale commissario per la stampa (public relalions of/icer) nella persona di Miss Yvonne Moyse, che dai primi di dicembre dello scorso anno collahora diretta­ mente con l’addetto stampa della Lingiade di Stoccol­ ma. Essa ha avuto così modo di divulgare tutto il ma­ teriale illustrativo e documentario a vantaggio della educazione e dello sport inglese. Simile materiale di esame e di studio quanto risulterebbe utile per noi... Ma gli assenti hanno sempre torto, dal principio alla fine. Si potrà, forse, da taluno obiettare, in tema di Sinnastica svedese, di metodo Ling, che il temperamento italiano non vi si presta. Potrà anche essere. Ma non ne siamo proprio convinti. Lo sane abitudini comin­ ciano con l’allattamento e col primo allevamento in­ fantile. Queste sane abitudini danno salute, gioia, spontaneità e immediata aderenza allo sviluppo e alla progressiva intensificazione di esse. L’esercizio e il regime fisico razionale, organico, corroborante, produttore di euforia ed energia fisica e psichica in­ fluisce decisivamente per tutta una vita, sino ai più lontani anni, e di generazione in generazione. La nobile terra di Re Gustavo V, il Re oggi no­ vantunenne, che a 82 anni era ancora uno dei mi­ gliori, in senso assoluto, tennisti del mondo, è oggi al vertice, fra tutti i Paesi civili, del movimento in­ tellettuale e fisico-sportivo. Ha avuto la somma for­ tuna di non cadere, pur così esposto, nella fornace ardente della guerra. Già con la prima e ora con queSul verde prato d'un campo Sportivo bimbe e donne svedesi si esercitano nel 'salto della corda.

sta seconda Lingiade lo conferma, si è assunta una vera e propria alta missione; fornire all’umanità un modello di educazione, veramente popolare e per tut­ te le età della vita, secondo una pratica ginnastica, che non ha nulla di forzato, di pedante, di angoloso e noioso: è una ginnastica ritmo, slancio, spontanei­ tà, fluidità, che dopo l’esercizio non lascia stanchi, ma moltiplica energie, ravviva la circolazione, ecci­ ta il senso di sana combattività sociale e lavorativa; eleva l’animo, ridesta il sorriso, dona la gioia di vi­ vere in bere e letizia: complemento indispensabile della preghiera e del lavoro: impulso all’innalza­ mento dell’uomo nel suo vigore fisico, nel suo ane­ lilo spirituale. Non sciogliamo un inno di facile entusiasmo per un avvenimento che può parlare alla fantasia per novità e caratteristiche che non mancano di festività e coreografia. A saggi di ginnastica svedese, « meto­ do Ling», abbiamo assistilo in anni assai lontani. E riconosciamo che se oggi la Svezia può servire da prototipo di felice sviluppo di tutto un popolo, ciò essa deve in massima parte proprio alla iniziazione e all’insegnamento del suo grande poeta ed educatore, P. Henrik Ling, inspirato a una fede, una legge, una sapienza che) avevano Dio per, principio, e l’umanità da elevare in Dio1 per fine.

r-

B:

w? ■■

fife. I" y..- ■

É

li -

• ■

V


I

AL FORO ITALICO H A

*

suonato

U N

U-

CAMPANELLO D ALLARME Daì prof. Gualtiero Pacini, di Ur­ bino. autore di diverse pregiate opcrg sulla educazione fisica dei gio­ vani, riceviamo il seguente artico­ lo che espone il suo punto di vista sul problema dello « Sport nella Scuola da noi dibattuto. E’ un ar­ ticolo interessantissimo che mette a nudo uno dei punti più interes­ santi del problema; quello degli educatori.

[E” stata la lettura dei capolavori di F. W. ’*-J Forster a farmi capire i pregi della mia classe in quanto, il pedagogista del carattere, elogia i valori della coscienza, dell’amore e del sacrifizio. Sfido chiunque a trovare altra categoria di professionisti che. al pari degli Insegnanti di educazione fisica riesca, con iniziative pazienti, a rin­ novare gli ambienti in cui lavora; olirà sovente la sua opera senza richiederne mercede e compia il suo dovere anche in mezzo airindiffcrenza altrui. Quella cui appartengo, è una classe di uomini nei quali non ha fatto breccia l'in­ fluenza corruttrice dei tempi, poiché pro­ fessa un ideale e si batte, prima ancora che per i suoi interessi economici, per il suo buon nome. Crede nel lavoro che svolge ed ha, per compenso, le simpatie dei giovani. La mia classe non può riposare sulle glo­ rie dei predecessori: pertanto ricerca nello studio il suo perfezionamento orientando le proprie energie verso esigenze moder­ ne. Le difficoltà non sono lievi ma non per questo si è smarrita: infatti in essa s’incontrano degli appassionati, veri tecni­ ci di scherma o di attrezzistica; ex cam­ pioni di atletica o di tennis, del calcio o della pallacanestro: esperti del nuoto, del­ la pallavolo, della voga o dello sci. Mol­ ti di questi educatori, hanno inoltre mi­ gliorato la loro cultura, conseguendo lau­ ree nelle varie facoltà.

Le nostre sciagure si sono iniziate con l’E.N.EF. Sono gente operosa gli Insegnanti di edu­ cazione fìsica! Ma il loro lavoro è sempre andato a favore di altri. Pur avendo perdonato molto, la mia classe non ha dimenticato i danni di quando fu separata dalia scuola c le conseguenze del­ l'ingerenza nella sua attività di varie isti­ tuzioni. Tali ricordi l'hanno lasciata dub­ biosa e diffidente. Varie sono le ragioni per giustificare questo stato d'animo In Italia l’instabili­ tà e le contradizioni che si notano in altri settori della vita nazionale non sono ve­ nute meno neppure nel campo dell'edu­ cazione fìsica. Il Fazio-Allmayer che ap­ partiene all'indirizzo idealistico ed è sta­ to collaboratore del Gentile, nella Rifor­ ma della scuola, affermava che: « l’edu­ cazione fisica ci rivela la sua alta spiri­ tualità, ed appare non come un comple­ mento o, peggio, un correttivo dcll’istru-

zione e dell’educazione, ma animata da medesimo fine, concorrente alla medesima opera di vita e di elevazione ». Ma dopo queste bellissime parole, nel 1923, proprio al tempo del Gentile, l’educazione fisica venne estromessa dal Ministero dell’Educazione ed inaugura il suo servaggio pas­ sando in appalto ad un Ente nazionale. Fu così creato un dualismo fra i pro­ blemi della cultura ed i problemi dell'edu­ cazione fisica, n nostro insegnamento ina­ ridì, poiché i suoi esponenti elevarono barriere anziché aprire canali per im­ mettere i molti argomenti dell'educazione fisica fra quelli dello spirito e fonderli nell’umano. Nella sua universalità, l’educazione fi­ sica non può essere trattata da una sola categoria. Non solo è bene che ogni ap­ passionato vi apporti il suo contributo di studio, ma si dovrebbe creare il maggior numero di correnti amiche affinchè, da più parti, il governo fosse .spinto alla so­ luzione deil’interessante problema. Come qualsiasi nuovo separatismo della mia classe può corrispondere ad una forma di suicidio culturale-professionale, così ogni dissidio con rappresentanti della cul­ tura, con Istituzioni o con Enti, va con­ siderato gravissimo errore.

Il campanello d’allarme. . Ma verso la mia classe già tanto pro­ vocata. quindi sensibile e dubbiosa per le recenti esperienze, si è elevato un grido che l’ha messa in allarme: « ...si ha il do­ vere d’informare i colleghi di tutta Italia che in questi ultimi tempi diversi Enti (C.O.N.I.; Federazioni sportive; F.M.S.I.; C.S.I.) hanno preso delle iniziative il cui sviluppo potrebbe interferire sull’attività scolastica dell’E.F.... Si ravvisa l’opportu­ nità che in tutte le sedi gli Insegnanti si riuniscano per prendere in attento esame la situazione... Si inviino ordini del giorno al Ministero della P.I.I... ». Il grido è risuonato come un proclama di guerra ed ha turbato gli animi. Alle difficoltà della vita odierna, per cui gli uomini mancano di serenità; al ricordo della triste esperienza recente, per cui ogni minimo dubbio si trasforma in preoc­ cupazione. si è aggiunta una notizia ir­ ritante che ha ottenuto l'effetto voluto: creare ad arte una situazione di incom­ prensione c di sfiducia, al posto di una pa­ cifica trattazione dei comuni problemi. Dopo qualche settimana dal primo an­ nuncio. si ode ancora: « Il campanello d’allarme suonato da Roma per un temu­ to pericolo d'invadenza di Enti sportivi vari nel campo dell’attività scolastica di E.F.. ha raccolto in tutte le città d’Italia centinaia d’insegnanti... Forse questa rea­ zione può sembrare eccessiva, forse non necessaria; tanto meglio, avrà esclusiva­ mente valore precauzionale.'... » Più che quel temuto pericolo (in veste di fantasma quindi anche per chi, con tanta leggerezza, ne ha fatto derivare per­ turbazioni e malintesi a solo scopo pre-

TU ;

.

cauzionale) c’è altro che rattrista e preoc­ cupa la mia classe: c'è il fatto che 1 so­ liti agitatori, in questi ultimi tempi, coi più disparati pretesti, si sono ufficial­ mente infiltrati negli Uffici ministeriali del Servizio speciale per l'educazione fi­ sica al Foro Italico. Così sarà più facile ad essi intensificare l'azione di controllo dei colleghi di tutta Italia.

Noi e il C.O.N.I. Che il C.O.N.I.. le Federazioni sportive, la F.M.S.I., ed il C.S.I. si interessino del­ l’educazione fisica, non lo trovo solo lo­ gico ma utile poiché significa non essere più soli nell'aftrontare questioni che tan­ to ci stanno a cuore. II male, il gran male di certuni consiste nell'essere gelosi che ai colleglli si rischiudano orizzonti di la­ voro per i quali, i perturbatori, non si sentono preparati. Il dualismo fra educazione fìsica e sport deve cessare. Deve cessare poiché l'ago­ nistica è dannosa per quei giovani che la praticano senza controllo o senza una ade­ guata preparazione fisica generale. Inol­ tre c'è un secondo motivo per il connu­ bio fra le due attività: l'impostazione ci­ netica dei giovani! La tecnica sportiva non è cosa difficile o artificiosa poiché ricerca ed attua la naturalezza del movimento. Sin dai pri­ missimi momenti si dovrebbe insegnare al fanciullo come prendere o passare una palla, come percepire il ritmo, correre e muoversi in genere, ispirandosi a quel­ le maniere utili, pratiche e naturali in uso nella moderna tecnica sportiva. In questo senso, l'azione del C.O.N.I., sul quale gravano le maggiori responsabilità dello sport italiano, è stata timida e spopreziosi collaboratori e ottimi tecnici, vece, patrocinare una sana campagna per favorire le aspirazioni di quanti, fra gli stessi insegnanti, anelano da tempo alla evoluzione di una didattica superata. Circa le varie Federazioni c’è da ob­ biettare questo: si apre il cuore alla spe­ ranza quondo si leggono i bollettini de­ gli organi competenti. A Milano la F.I.N. ha patrocinato un corso di specializzazio­ ne per gli educatori fisici; altri corsi di aggiornamento indetti dalla F.I.P. mentre il Basket-Ball, organo di detta Federazio­ ne, in uno dei suoi numeri elogia la mia classe e sostiene il punto di vista econo­ mico per l’eventuale lavoro. Infine, a Trieste la F.I.D.A.L. ha recentemente fat­ to svolgere un corso di aggiornamento per i suoi tecnici: alle varie conferenze sono intervenuti dei nostri colleglli, apprezzatissimi per il loro contributo alle interessanti discussioni. Il Centro Sportivo Italiano

Quanto alla F.M.S.I. è bene che i colle­ ghi tutti riconoscano in essa il primo Ente che. con prove tangibili, ha tentato di favorire il nostro espansionismo. Re­ centi circolari, ci hanno offerto vaste pos-

7


I il

!

li

l

li

.

j

I

sibilila di studio e di lavoro purché, naruralmente, l’iniziativa individuale non venga meno. Contro il C.S.I., l’ostilità è scmb-ata maggiore. Dopo l’annuncio parti‘o da I oma, molti colleglli sottoscrissero redini del giorno che hanno determinato ma atmosfera fra noi ed i dirigenti del C.S.I. che sarebbe stato meglio evitare. Non intendo difendere il C.S.I. per par­ ticolari interessi, affermando, dopo un se­ reno esame della situazione che 1 diri­ genti di questo Ente (come quelli del C.O.N.I. e della F.M.S.I.) mai hanno pen­ sato di interferire su questioni inerenti all’educazione fisica nel suo ordinamento scolastico: e tanto meno essi hanno in­ teso di minacciare l’indipendenza di noi insegnanti. Consapevoli di certe nostre capacità, i dirigenti dèi C.S.I . ha ino ten­ tato di ottenere una collabor.i'.ione che, di certo, non ci ha disonorato. La nostra abilità quali professionisti, doveva con­ sistere non in un dannoso irrigidimento ma nel far valere il nostro lavoro. Non intendo difendere il C.S.I.! Sosten­ go solo una questione di principio: buo­ na armonia con tutte le Istituzioni inte­ ressate all'educazione fisica della •'io cntù, senza chiedere ad esse il colore della fede politica, allo scopo di raggiungere il fine sociale e quello pratico. Non pos­ siamo passare da un estremismo all’altro: se ieri eravamo asserviti agli interessi di persone e di Enti ciò non significa che oggi non dobbiamo trattare, con nessuno, la possibilità di sviluppo della nostra pro­ fessione. Gli Insegnanti di educazione fisica sono alle dipendenze della Scuola. Su tale di­ ritto acquisito dopo anni di studio e di lotte siamo tutti d’accordo a non tollera­ re intromissioni. Fuori dell’orario scola­ stico gli Insegnanti di Educazione fisica, preziosi collaboratori e dottimi tecnici, vanno incoraggiati, come si usa per le altre categorie di professionisti, onde con­ tinuare. in una libera attività, il lavoro a vantaggio della gioventù e dello sport italiano Sulla base di queste onestissime precisazioni, bisognava avere più tatto coi dirigenti del C.S.I e non si doveva spe­ culare. sulle particolari sensibilità della classe, presentando ad essa, pericoli ipo­ tetici di un nuovo tirannico asservimento. Bisogna essere in molti Il problema dell’educazione fisica nei suoi molteplici aspetti e nelle sue varie necessità, prima fra tutte la riapertura di una nostra Scuola superiore, non potrà essere risolto nè da un solo uomo, sia pure egli un Ministro, nè da una sola classe. Bisogna essere in molti a volere la stes­ sa cosa e questa deve apparire interessan­ te ed utile a molti uomini della politi­ ca. della scienza, dell’arte e della vita sportiva del Paese Si fa presto a lamentare il fatto che un Ministro non ci abbia ridato una isti­ tuzione! Ma un ministro può armonizza­ re le varie aspirazioni. « concludere » la volontà di molti, ma non imporsi su di un argomento sentito solo da pochi. Bisogna essere in molti ad agitare, a volere la stessa cosa. Anche per 'questo motivo è da reputarsi benefico l’interes­ samento che negli ultimi tempi, a scopo culturale e della buona armonia fra l’e­ ducazione fisica e lo sport, hanno prodi­ gato Enti come il C.O.N.I., la F.M.S.I. ed il C.S.I. Bisogna rattristarsi quando gli altri si disinteressano di noi e non quan­ do offrono il loro contributo all’appassionante argomento. Per affermarsi come noi desideriamo, per realizzare le nostre aspirazioni nella scuola e nella vita non dobbiamo isolar­ ci ma affiancarci il più possibile ad altri uomini di studio realizzzando in tal mo­ do un intelligente espansionismo profes­ sionale.

<xii;tHiei*o

Ltt STADIO OLIMPICO » I M E L B O C IR X E

P R OPOSED O L Y M P ROYAL AGRICOLTURA!. SHOWGROUNOS. MELBOURNE VICTORIA. AUSTRALIA

EJBOFRNF

I05Ó OlYViPixn PI

I Giuochi Olimpici del 1952 avranno luogo, come è noto, a Melbourne. Ecco, lo schema del progetto del nuovo Stadio Olimpico e una visione panciamica della grande città australiana. In fondo al centro, è il luogo ove sorgeranno lo Stadio, le attrezzature, i campi d’allenamento e il villaggio olimpico.

Bacini


I L

NUOTO

PER

I

GIOVANI

I

nitrite ilei fa'ti* I

Stadium « ha recentemente pubbli­ cato un articolo a firma Vassallo, in cui si pone, forse in risposta ad un mio precedente articolo, il problema della propaganda del nuoto. Dissento, in par­ te, dal suo punto di vista; specie dove egli vuol far risalire la colpa del nostro stato di inferiorità nella penuria di ga­ re agonistiche. Sono, invece, d’accordo con lui dove dice che <■ tenendo conto che le piscine costituiscono il fattore principale per il perfezionamento di un atleta, occorre fare di tutto per creare nuovi impianti del genere, scendere al pratico avvalendosi cioè delle situazioni contingenti « E’ mio convincimento che la proposta vasca natatoria nelle pale­ stre od in aule appositamente trasforma­ te per l’istruzione del nuoto nelle scuole possa trovare pratica applicazione, sia pure inizialmente limitata, a titolo di esperimento in qualche edificio scolasti­ co. Se poi è vero che nuotatori non deb­ bono nascere soltanto dalle piscine o vasche natatorie, ma possono benissimo nascere ovunque c’è un corso d'acqua, un lago, lo specchio d'acqua marina; è pur vero constatare oggi che le gare ci sono, tanto da raggiungere un grado di saturazione delle manifestazioni natato­ rie nel calendario attuale. Come è ve­ ro che le presenze-gara in tutte le ma­ nifestazioni di nuoto indette nel 1948 sono diminuite nei confronti degli anni precedenti. Dunque, per fare del nuoto, a mio modesto avviso, occorre rivolgersi al­ le scuole, essendo il nuoto l’esercizio sportivo particolarmente indicato ai giovanissimi. A tal proposito ricorde­ rà il Vassallo quel che fece Duomonkos a Bologna. In quel centro, privo di ma­ re, lago o corsi d'acqua, riuscì in po­ chissimo tempo, e proprio con i ragaz­ zi delle scuole elementari, condotti, con orari di frequenza stabiliti alla Piscina dello Stadio, a formare quel nucleo di nuotatori che sorpresero sia in Italia che all’estero per i brillanti risultati te­ cnici ottenuti. Ancora oggi non possiamo rivolgerci troppo spesso agli anziani (forse sola­ mente per la palla nuoto, possono im­

dane) perchè è indispensabile, in par­ ticolar modo per il nuoto, trovare ad ogni stagione l’immissione di elementi giovanissimi che prendano il posto de­ gli adulti. Non è certo lusinghiero per il nuoto italiano, anzi direi avvilente, vedere ancora oggi gareggiare dei Perentin nei Campionati nazionali, quan­ do è risaputo che proprio nel nuoto . - es- anni per bastano appena quattordici sere titolari o aspiranti al titolo di campione. Gare, gare, gare... in Italia se ne so­ no fatte e se ne faranno ancora questo anno; ma chi pensa a fare i giovanissi­ mi nuotatori sotto i quindici anni? Se questi non vengono spontaneamen­ te o possono diventare amici dell’acqua durante la stagione bagni, è pur neces­ sario andarli a scovare. Ma dove se non nelle scuole? Ecco perchè le gare continueranno ad avere una partecipa­ zione sempre più ridotta. E non sola­ mente assai limitata per la disputa del­ la Coppa Scarioni che l’anno scorso ha visto’ appena 130 eliminatorie, purtrop­ po sempre meno numerose nei confron­ ti deali anni passati, ma basta dare uno sguardo alla partecipazione ai Campio­ nati regionali, nazionali della Federa­ zione Nuoto, sia individuali che di so­ cietà, per le diverse categorie. Oggi pos­ siamo dire che in Italia vi siano inclu­

se nel calendario gare: 12 a carattere nazionale, 24 regienali, 13 provinciali, 43 locali, 22 gare di fondo. A queste si deve aggiungere, oltre alla Coppa Scarioni. la gara Gran Premio Atabagico (m. 200) che l’anno scorso ha disputa­ to 48 gare; 8 gare per la Coppa Pueritia (pateg. ragazzi) che da quest’anno viene affidata al Centro Sportivo Ita­ liano, perchè è convinzione anche della FIN di trovare nel CSI la migliore pro­ paganda verso i giovanissimi attraver­ so le numerose unioni aderenti, Colle­ gi, Istituti, ecc. Inoltre il CSI organiz­ za, da quest’anno, il Gran Premio ASPI­ RANTI suddiviso nelle due categorie: minori per i nati nel 1937-38 e maggio­ ri per i nati nel '34-35-36. Esiste anche il settore Propaganda della FIN ed il Campionato Juvenilia riservato ai na­ ti nel '34-35-36. oltre ai Trofei in palio come quello Corbari e quello Barbacci, il Campionato Nazionale del CSI, per le categorie ragazzi-allievi ed il Cam­ pionato Nazionale di Nuoto Studenti. E queste mi pare entrino in particolar modo nelle gare di propaganda del nuo­ to. Cerchiamo, dunque, oltre alle ga­ re, di portare un maggior numero di presenze nel nuoto agonistico, altrimen­ ti saturo il calendario ma... pochi i par­ tecipanti!

Benedet1<» Fabrix

Questa è la piscina di una scuola pubblica di Stoccolma


1 g

i p

1 lyuand’eravamo ragazzi e il mondo, non ancora sconvolto dalle due guerre, alimentava le cro­ nache dei giornali e placava gli orgogli nazionali con vittorie non macchiate di sangue nemico, acca­ deva spesso di. leggere come i nostri marinai aves­ sero, in acque lontane, sgominati i rivali di mezzo mondo. Non si trattava di ” outriggers ”, sfrecciami libellule sospinte dal concorde sforzo dei remi sul­ le sporgenti scalmiere, e neppure eli più raccolte e meno veloci ” gole”,' pia di solide barche a sedile fisso che forza e disperata volontà di vittoria sospin­ gono sul traguardo assai più di raffinatezze stili­ stiche. Le ” sfide” che gli equipaggi fii bastimenti da guerra, battenti diverse bandiere, si lanciavano in porti neutrali, e dalle quali quasi sempre i nostri uscivano con l’ambita palma, rinnovavano, contro rivali e su mari esotici, quelle competizioni popo­ lari. tradizionali fra noi, animale da spirito di rione o di contrada disputate da tempo immemorabile su tutte le nostre acque, 'da Venezia a Salerno, ed

(MOTTI» ih inumi DI IERI E

di Laudo Ferretti'

*****

anche per fiumi e laghi, con lo spirito battagliero, e alquanto fazioso, del "palio” senese. E’ naturale che gli italiani, circondati da tanto mare e irrorali da tante acque fluviali e lacustri, abbiano, per necessità di vita prima e per gioia di cavalleresca contesa poi, coltivato in ogni tempo e con grande amore il remo. Ora il canottaggio così come vien concepito e praticato, oggi, ha, tra noi, poco più di otlant’anni di vita: risale, infatti, al 1863;e sua culla furono le acque del Po. Si fondòin quell’anno a Torino la, primat società : la ” Cerea” la cui storia, romantico preludio ai tanti, trionfi del remo italiano, è narrata in una pubblicazione di L. Albarello, per il cinquantesimo del sodalizio (1913). Da essa si apprende che la prima regata torinese è del 16 luglio 1865. ila intanto anche nelle altre città nascevano circoli nautici, sicché nel 1875 venne or­ ganizzata a Genova la prima regata nazionale vinta dalla canottieri ” Tevere ” di Roma, seguita, dai Ca­ nottieri Genovesi e da quelli della ” Cerea”, i quali ultimi si presero la rivincita l’anno successivo, sui liguri e sui romani. Le origini della ” Cerea” non furono molto diver­ se da quelle delle altre più antiche società; rievo­ carle, attraverso le pagine detvAlbarello, significa, dunque, rifare un po’ la storia di tutte : ” Correva l’anno 1860 quando si notarono’ i primi rari giovani ad esercitarsi nel maneggio del remo sul Po : essi, dopo aver soddisfatto agli obblighi delle proprie professioni, alla sera della stagione propizia e Più specialmente nelle giornate festive- si recavano a vogare. Questi precursori della voga crebbero di numero a poco a poco, riunendosi in- gruppi di-due.o tre amici; le loro barche, tenute in custodia dai bar­ caioli, erano di diversa foggia, pesanti e non per­ fezionate... Nell’anno 1863, data, notabile nella storia del canottaggio, italiano, alcuni tra i più costanti e appassionati decisero di mutare lo scopo di puro passatempo delle loro gite sul Po in quello di eser­ cizio ginnastico. Decisero quindi unirsi in so­ cietà: cerea era il seduto che si scambiavano sul fiume, convennero quindi che •Cerea fosse il nome di essa... Nè questi giovani amanti del remo furonoUna gara classica: la Cambndge-Oxlord1, edizione 1949

r


>

a Parigi o a Ginevra ad apprendere, mentre atten­ devano ai loro studi, i primi elementi dello sport del remo, \come altri ha creduto di affermare ; essi non avevano neppure vedute quelle città; quindi l’aver ideato la prima società di canottaggio in Italia, organizzandola con regolamenti che disciplinassero i rapporti fra i Soci e gli equipaggi nell’esercizio del remo, è merito della loro iniziativa^ Nel 1889 si svolgevano, a. Slresa, i primi cam­ pionati italiani. La prima vittoria in campo inter­ nazionale, a Zurigo, nel quattro con timoniere, è del 1901, per merito della Barion di Bari. (Ottimo quindi il proposito di recente manifestalo dall’ing. Massimo Giovanne ili felicemente ritornato alla pre­ sidenza della Federazione, che così bene aveva già tenuto per un decennio, dal 1933 al 1942 - d’inviare allenatori federali, per migliorare lo stile dei canot­ tieri locali, in quel Mezzogiorno che, già nei Giuochi di duemila anni fa, aveva, più d’ogni altra terra dell’Ellade, collo allori in Olimpia, per merito degli atleti affluenti al rito quadriennale dalla Magna Gre­ cia. Nel 1902, a Strasburgo, Erminio Dones vinceva nel singolo. Nei Giuochi olimpici ” straordinari ” di Alene (1906') la Bucintoro di Venezia conseguì un vero trionfo : tre vittorie. Il 1909 (quanto cam­ mino in così breve tempo!) segna già il nostro pri­ mato europeo, attraverso la conquista della Coppa Glandaz, attribuita alla nazione con miglior classi­ fica complessiva nei campionati europei : artefici del successo la Querini di Venezia e la Lario di Como; la Coppa è ancora nostra, nel 1911 a Como (oltre alla Querini e alla Lario vince lanche la Bucintoro). Ma il vertice del canottaggio italiano è costituito dalla vittoria di colui che apparve ” skiffìsta ” senza riva­ li nel mondo, Sinigaglia, di Como, cui la città natale ha dedicato il bello Stadio civico, dopo che a. Henley egli, aveva conseguito il più ambilo trionfo, per cade­ re, poi, da eroe, decoralo di medaglia d’oro, sul Carso, alla testa dei suoi granatieri, nette prime epiciie battaglie lungo le strade di ‘Trieste. Alla ripresa dopo la prima guerra, H canottaggio conquista il suo primo titolo olimpionico (Anversa 1920) con i veneziani Olgeni e Scalturin, nel due con timoniere. Nell’Olimpiade del 1928, ad Amster­ dam, toccava alla Pallino di Capo d’Istria di rinno­ vare quel trionfo nel. quattro con timoniere. Battuti per un soffio (chi non ricorda l’epica lotta, alle Olimpiadi americane del 1932, il no­ stro ” otto” e quello dei padroni di casa, \deciso sul traguardo dalla... fotografia?) o eliminati da una se­ rie di vere disgrazie non brillammo, in passato, alle Olimpiadi, come avremmo meritato. Ma ai campionati europei (e nelle altre prove internazionali) conse­ guimmo vittorie a non finire. Ogni primato fu bat­ tuto dai nostri, canottieri a, Como nel 1927: su sette titoli europei, sci ne furono, per loro merito, aggiu­ dicati all’Italia: nel quattro ” con” dall’Argus di Santa Margherita; nel due ” senza” dall’A. C. Livor­ nesi di Livorno; nell ” singolo ” dalla Lario di Como (Bernasconi); nel due ” con” dall’A. C. Livornesi; nel quattro ” senza” dall’Argus di S. Margherita : nel­ l’eolio d dalla Vittorino da Feltro, di 'Piacenza. Solo nel due .di coppia dovemmo cedere alla superiorità del Grasshopper di Zurigo. La ripresa del canottaggio, in campo internazio­ nale. dopo la seconda guerra, è astata lenta. Solo nel 1947 si organizzarono, a Lucerna, i campionati euro­ pei: l’ultima edizione prebellica, risaliva al 1938 (Mi­ lano). I nostri canottieri conquistarono due belle vit­ torie: nel quattro « senza» con la Moto Guzzi di Mandcllo Lario c nell’* otto » con la canottieri Va­ rese. Della loro bravura gli equipaggi italiani det­

tero conferma lo scorso anno alle Olimpiadi londi­ nesi. Vittoriosi nel quattro «con» ad opera delle Moto Guzzi, si classificavano secondi, nel due « con », con la Libertas di Capo d’Istria, e terzi nel singolo e nel due « senza », per merito, rispettivamente, del romano Catasta e delle Baldesio di Cremona. 'Per continuare una non simpatica tradizione, anche nelle acque di Tlenley non conseguimmo tutti i successi che avremmo meritati; questa volta, però, anche un po’ per colpa nostra. Conveniamo, infatti, pienamente con quanto detto recentemente dall’ing. Giovannetti (quanti tecnici avevano sostenuto questa tesi prima, e continuano a sostenerla oggi) : che, cioè, se nell’e­ quipaggio dei campioni europei del Varese si fossero fatte due o tre sostituzioni, dando vita così a un equipaggio misto, con molta probabilità avremmo fi­ nalmente conseguito il titolo olimpionico dell’* otto .» Questo degli equipaggi misti, almeno nell’ « otto», . è il problema basilare da risolvere per le nostre fu­ ture affermazioni internazionali. Due sono gli scogli da superare: 1°) orgoglio sociale (ma c’è l’esempio del calcio, e quello di altri sport: non basta? e, se que­ sto non basta, la gioia di una vittoria italiana non compensa la piccola rinuncia sociale? il tricolore non preme di più dei colori, del club?); 2°) unità di stile. Come, infatti, sarebbe assurdo formare un «undici calcistico con alcuni giocatori metodisti ed altri si­ stemisti, così, (e anche peggio) sarebbe il voler for­ mare un equipaggio, i cui componenti vogassero in modo diverso. Ma, se un eccessivo, ottimismo non ci inganna, a noi pare che solo l’aver posto il problema degli equi­ paggi misti, coi suoi evidenti decisivi vantaggi, co­ stituisce già una gran tappa percorsa sulla via della sua soluzione. In campo tecnico, subito dopo l’uni­ formità eli stile (scegliendo, naturalmente, non quello più estetico, ma quello che rende di più) viene quello della propaganda su vaste masse di giovani, incoraggiati al remo dall’organizzazione di gare ad essi soli riservate e, ancor prima, da grandi facili­ tazioni nell’iscrizione alle società, specialmente per i ragazzi che, nel fisico e nella volontà, dimostrano buone attitudini. Ottime le iniziative federali per le costruzioni di nuovi tipi di barche, più leggeri e più veloci, e le costituzione presso l’ideale campo di regata dell’i­ droscalo dì Milano di un Centro Sperimentale. E me­ ritevole d’elogio anche l’acquisto di vari tipi di ca­ noe: se si pensa: che nel programma delle Olimpiadi accanto alle 1 classiche regate vi sono incluse 9 gare per canoe, si vede subito che una nazione, per non sfigurare in classifica, deve curare sul serio questa specialità. Nè, per dar vita a questo audace e spettacolare sport della canoa., si sarebbe po­ tuto scegliere guida migliore di quella di Camillo Buglioni, caro collega in giornalismo sportivo, che la sua vita ha davvero interamente, appassionata­ mente dedicata al canottaggio. Nella scia'di una gloriosa tradizione, della quale è massimo esponente l’on. Carlo Montù. la Federa­ zione, presieduta dall’ing. Giovannetti, farà compie­ re — ne siamo sicuri — grandi progressi al canot­ taggio italiano, tanto più che ci sembra di scorgere in esso Za mobilitazione concorde, disciplinata, e fattiva di tutti i veri tecnici, di tutti i veri, appassionati del remo. Non a. caso è vice presidente, in sede, quel Ma­ rio Rossi .che, sotto varie presidenze e con vario in­ carico, ricordiamo e stimiamo, noi tutti vecchi spor­ tivi, come il più continuo ed efficace organizzatore di uno sport che, solo se guidato da veri esperti, non più giovani, può raccogliere festante ai suoi riti virili la migliore gioventù italiana.

u


1 !

SISTEMA INGLESE, SISTEMA ITALIANO, SISTEMA UNGHERESE...

E’ IL MODO DI ATTACCARE CARATTERIZZA

UNA di Cesare ila ria ni

£

1,

T1 bilancio degli incontri interna* zionali s’è chiuso quest'anno per noi in perfetto attivo: tre franche vit­ torie e un pareggio dei titolari azzur­ ri. tre vittorie dei cadetti che hanno conquistato la Coppa dell’Amicizia, una vittoria della nazionale Studenti che si è imposta facilmente ai dilettanti in­ glesi. Se scendiamo al dettaglio, il bilancio appare subito più lusinghiero di quello che la semplice sintesi dei risultati già dimostri. Infatti le prime due partite della stagione, a Genova contro il Por­ togallo e a Madrid contro la Spagna, videro in campo la miglior nazionale che noi potessimo schierare: quella che si alimentava ancora largamente, alla classica fonte della squadra campione d’Italia. In piena preparazione all’in­ contro con l’Austria, l’ala tragica della morte falciò con inaudita crudeltà l’in­ tero Torino e i ranghi azzurri dovette­ ro essere quasi completamente rinno­ vati in brevissimo tempo. Fermarsi a constatare che fra la sciagura di Superga e la confortante vittoria sull’Austria a Firenze intercor­ sero soltanto diciotto giorni, dà la mi­ sura dell’impresa compiuta dai nuo­ vi azzurri. Un’impresa che ha schietto sapore di miracolo, operato però non da imponderabili forze sovrumane, ma dal cuore e dalla volontà protesi in disperata reazione ai colpi ciechi del destino. Cuore e volontà che sono sta­ ti gli elementi determinanti deH’ultima e più sonante affermazione: il pareg­ gio di Budapest, che per le condizioni di ambiente, di preparazione e per la consistenza tecnica della squadra ma­ giara assetata di rivincita, assume il valore di una autentica vittoria azzur­ ra. Miracolo di cuore e di volontà an­ che la triplice affermazione della squa­ dra dei cadetti, improvvisata e inviata in campo senza neppure un serio al­ lenamento preventivo e pur dimostra­ tasi capace di battere, nello spazio di sei giorni, le <■ nazionali A » di Turchia, di Egitto e di Grecia. Tuttavia, tributato il doveroso rico­ noscimento alle doti morali dei calcia­ tori chiamati all’onore della maglia az­ zurra, bisogna obbiettivamente ammet­ tere che quelli che abbiamo definito

12

miracoli non sarebbero stati possibili senza una comune caratteristica di giuoco che ha consentito quel minimo d’intesa e di amalgama indispensabile per dare alle nostre squadre una fisio­ nomìa tecnica e una consistenza suf­ ficienti per contrapporsi vittoriosamen­ te alle pur forti avversarie. Esiste, dunque, un giuoco italiano, con sue caratteristiche proprie, i cui canoni fondamentali sono ampiamente diffusi fra i giuocatori raggruppati nelle varie squadre: una specie di madre lingua che, pur inquinata più o me­ no profondamente da forme e inflessio­ ni dialettali, rende possibile, facile e ab­ bastanza immediata fra elementi pro­ venienti da una quantità di squadre differenti. Attraverso le accalorate po­ lemiche fra i sostenitori del metodo e quelli del sistema, questa nuova tatti­ ca si è andata progressivamente gene-

Ea trionfale stagione della «Nazionale Azzurra» Nazionale A

27 febbraio, Genova: ITALIA-PORTOGALLO 4-1 27 marzo, Madrid: ITALIA-SPAGNA 3-1 22 maggio, Firenze: ITALIA-AUSTRI A 3-1 12 giugno, Budapest: UNGHERIA-ITALIA 1-1 Nazionale B 20 maggio, Atene: ITALIA-TURCHIA 3-2 22 maggio, Atene: ITALIA-EGITTO 2-1 25 maggio, Atene: 3-2 ITALIA-GRECIA Nazionale Studenti 2 giugno, Venezia: ITALIA STUDENTI-INGHILTERRA DILETTANTI 3-1 Bilancio 8 Incontri disputati 7 Vittorie dell’Italia 1 Pareggi 0 Sconfitte 22 Gol segnati 10 Gol subiti

ralizzando; ed è appunto la sua gene­ ralizzazione che. pur fra storture più o meno appariscenti di applicazione pratica, ha reso possibile l’unificazio­ ne del linguaggio tecnico del calcio italiano attuale. Pensiamo che neppure i più convin­ ti sostenitori del metodo possano ne­ gare al sistema questo oggettivo rico­ noscimento, che del resto non impegna neppure la questione della maggiore o minore convenienza e utilità di una tattica rispetto all’altra. È un dato di fatto, semplice e inoppugnabile. In quanto alla superiore efficacia di ren­ dimento di una tattica rispetto all’altra, forse lo spassionato giudizio dei cal­ ciatori austriaci, tenaci assertori della tradizione metodista tramandata loro dal formidabile Wunderteam dell’indi­ menticabile Meisl, potrebbe risultare decisivo. Stoiaspal, un calciatore la cui classe non può essere messa in dubbio, ha sintetizzato le sue impressioni in poche eloquenti parole: » Contro le squadre sistemiste noi saremo sempre in svantaggio, perchè gli attaccanti del­ la squadra che pratica il sistema pos­ sono giocare in piena libertà, mentre noi dobbiamo giocare sotto stretta sor­ veglianza dei carabinieri ». Il bilancio che abbiamo esposto è largo d’incoraggiamenti per il lavo­ ro da svolgere per la nostra partecipa­ zione ai campionati del mondo del lu­ glio 1950 a Rio de Janeiro. Abbiamo ragione di fondare molta fiducia nelle nostre risorse: ed abbiamo altresì nu­ merosi elementi di confronto fra quello che è il giuoco nostro e quello delle nazioni che ci troveremo di fronte nel grande torneo brasiliano. Nel maggio scorso anno vedemmo — e subimmo — il classico giuoco inglese. Lo zero a quattro che sanzionò il ri­ sultato dell’attesissima partita fu da molti interpretato come un certificato di inidoneità a praticare il sistema ri­ lasciatoci dai depositari della nuova tattica di giuoco; altri invece attribuì a circostanze puramente contingenti la nostra disastrosa sconfitta, rifiutandosi di ammettere che il severo punteggio rispecchiasse fedelmente una differen­ za di livello tecnico a cosi netto nostro sfavore. Nei confronti successivi con altre

i

t ì

Afa.


M

squadre sistemista, l'esito è stato a noi favorevole e tale lo si è registrato an­ che dinanzi ai classici del metodo, que­ gli austriaci die hanno sempre costi­ tuito per gli azzurri l'ostacolo più dif­ ficile in ogni circostanza. Extra attività ufficiale internaziona­ le, la fraterna solidarietà del calcio e del popolo argentino ci ha infine dato modo di renderci conto sufficientemen­ te esatto del giuoco sudamericano, au­ torevolmente espresso dalla squadra del River Piate. Su questo punto, la polemica si è ridestata, perchè i bo­ naerensi si dichiarano candidamente metodisti, o quanto meno non sistemi­ sti e, mentre molti nostri critici tali li hanno visti sbandierati, altri hanno invece identificato nel giuoco del River una abbastanza ortodossa applicazione del sistema. Noi non ci sentiamo di addentrarci in una polemica di cui, fin dall’origine, non condividiamo gli argomenti e non ve­ diamo neppure l’utilità. Un fatto è inoppugnabile: che nel loro assetto di­ fensivo, la quasi totalità delle rappre­ sentative dei vari paesi si attiene al marcamento uomo contro uomo che è tipico e basilare del sistema.-Gli au­ striaci praticano ancora lo schieramen­ to classico del metodo, ma non è sen­ za rilievo il fatto che, ancor prima che il nostro improvvisato attacco passas­ se agevolmente tre volte, dopo averle ripetutamente scombussolate fra le ma­ glie della difesa dei bianchi, il quin­ tetto di punta ungherese aveva trova­ to sei volte la strada per battere il pur abile Zemann. Per ammissione implicita, se non esplicita, dei paladini stessi del metodo, anche il River Piate si difende collo­ cando un difensore su ciascuno degli attaccanti avversari. Dove il River e molte altre nazionali si differenziano sensibilmente, sì da accreditare l'af­ fermazione che ciascuna interpreta a suo modo il sistema, è invece nell’azio­ ne offensiva. A guardar le cose da que­ sto punto di vista, la critica riconosce un sistema inglese, un sistema italiano, un sistema ungherese e così via. Ed effettivamente, in un giuoco che è tipi­ camente battaglia e nel quale anche l’azione difensiva è in funzione di quella offensiva, perchè vince chi se­ gna più reti dell'avversario, è il modo di attaccare che caratterizza più spe­ cificatamente una scuola. La tattica di attacco prevalente, in definitiva, è pur sempre quella cosid­ detta napoleonica, che consiste nel congegnare le azioni in modo da giun­ gere sotto la rete avversaria con la su­ periorità numerica, che è quella che consente di disporre di un uomo posto nelle condizioni di effettuare il tiro conclusivo. Gl’inglesi realizzano prefe­ ribilmente questo obbiettivo valendosi della tattica dei passaggi lunghi, che hanno il pregio di tagliar fuori im­ provvisamente larghi settori della di-

r

Carapellese, "capitano, degli "azzurri., che contro l'Ungheria a Budapest ha segnato il goal per l'Italia fesa opposta e, per contro, il difetto di cellente sulla carta, ma inefficace all’atuna minor precisione: ma sortono in­ to pratico. Ne ha avuto assai più il si­ dubbiamente notevole efficacia prati­ stema dei frequenti e fulminei scambi ca. di posto fra gli attaccanti che ha frut­ Assai minor ricorso a questa tattica tato alla nostra nazionale la luminosa fanno in genere le rappresentative dei vittoria al Chamartin di Madrid. paesi nordici e anche quella dei danu­ Tuttavia, l’esempio più convincente biani. fra le quali la stretta concatena­ dei mirabili effetti che il sistema dei passaggi brevi e precisi può fruttare, zione di passaggi brevi e precisi è pre­ ce l'hanno offerto gli argentini del Ri­ ferita per raggiungere lo scopo di ag­ girare la difesa avversaria e sgombe­ ver Piate. Le azioni nascevano e si snodavano rare la via al cannoniere destinato a render concreta la manovra. In questa rapide in un ristretto settore, fra due uomini della prima linea e uno della tattica, la « mala ulika » dei cecoslo­ mediana e assumevano la forma di quei vacchi non ha avuto buon esito quando è stata messa in pratica contro la na­ piccoli vortici di vento che si formano in precedenza dei temporali estivi, e zionale azzurra e meno ancora ne ha come quei vortici, cambiavano impro\avuto il •> tourbillon » dei francesi, ec­

13


visnmente settore, andando a localiz­ zarsi più in là, tornando al luogo pri­ mitivo, spostandosi ancora repentitamente, per poi abbattersi di colpo in direzione della rete. Trame fitte, scon­ certanti. rese più efficaci dall’abilità individuale degli esecutori, a volte gui­ date da un filo di cui s’indovinava la predisposizione, a volte sgorgate da un'improvvisazione subitanea, pronta­ mente assecondata da altri elementi. Un giuoco vario, spumeggiante, ele­ gante. insidiosissimo, del quale peral­ tro non era impossibile trovare la chiave e predisporre il tamponamento. Il particolare più interessante che il giuoco argentino ha rivelato e che tut­ ti gli uomini della squadra, anche quel­ li ai quali sono riserbati compiti pre­ cipuamente difensivi, non esitano all’occorrenza a iniziare l’azione offensi­ va o a inserirvisi con improvvise pun­ tate: requisito, questo, che non man­ ca neppure al giuoco inglese. Ci sembra pertanto che la conclu­ sione si presenti abbastanza chiara: il sistema, inteso come marcamento assi­ duo dell’avversario diretto, costituisce il canone fondamentale deH’impostazione difensiva delle squadre moderne. Ma la difesa non è fine a se stessa, bensì riveste carattere di copertura per meglio favorire l'azione offensiva, che è fine e sostanza del giuoco ed alla quale tutti partecipano attivamente. I modi di svolgerla, questa azione of­ fensiva, si differenziano secondo il tem­ peramento e l’estro delle varie squadre, ma sempre obbedendo al concetto fon­ damentale di guadagnare, sia pure so­ lo per l’attimo favorevole, la superio­ rità numerica. Su questa strada la nostra squadra si è messa già da tem­ po e con felici risultati: basta assecon­ darne le tendenze c affinarne la quali­ tà. Il torneo di Rio de Janeiro ci vedrà ancora agguerriti e pronti a recitare un ruolo di primissimo piano.

£

j t

!

5 *

I Ungheria Italia (1-1): stretta di mano Ira i due capitani

14 • in

Dopo l’inclusione del rugby e di qual­ che tappa del Giro d’Italia nelle sche­ dine del Concorso Pronastici Totocal­ cio (o Totosport), secondo la nuova denominazione?) ecco apparire anche la pallanuoto: uno sport che davvero merita di essere più largamente cono­ sciuto e seguito dalle grandi masse di sportivi. Molti dei quali forse non san­ no neppure che, in questo settore, l’I­ talia detiene il titolo olimpionico, pre­ stigiosamente conquistalo a Londra nel­ lo scorso agosto. Però, ci hanno pensato bene i diri­ genti di Totocalcio? Perché la palla­ nuoto, a sentire almeno gli arbitri e gli stessi giuocatori, è lo sport che meglio di ogni altro si presta a fallose mano­ vre sott’acqua...


R

A

C

C

H

lìllAVI

E

T

T

e

E

A

Z

Z

U

R

R

E

MARCELLO

CI PARLANO DI PROGRAMMI E DI SPERANZE Testo c loto di Umberto Maggioli A Torino i due ■ moschettieri » del no­ stro tennis hanno dato una nuova soddi­ sfazione ai loro tifosi e a tutti gli spor­ tivi italiani. Hanno battuto i rappresentanti del Cile nell’incontro valevole per i quarti di finali, zona europea, della « Coppa Davis ». Essere giunti a tanto è già no­ tevole successo, e non è detto che i due valenti giocatori non possano regalarci anche la soddisfazione di arrivare alla finale, e magari — per quanto appaia difficile — andare oltre: sino alla dispu­ ta dello » challenge round ». A dire il vero gli antagonisti che sta­ volta la sorte ci aveva posto di fronte apparivano di levatura piuttosto mode­ sta. Non che Taverne, e specialmente Balbiers fossero avversari da prendere addirittura di sottogamba, ma non ap­ parivano di classe tale da inquietare, oltre quello che hanno saputo, due vec­ chi lupi di « court » quali sempre sanno essere Cuccili e Del Bello. Era qualche tempo che non vedeva­ mo i due all’opera e la prima constata­ zione che si è dovuta fare è stata quella di trovarli piuttosto appesantiti: un po’ ...« ciccioni », insomma. Glie lo abbiamo fatto notare a tutti e due e Marcello, che ancora più del compagno denuncia sul­ la bilancia l’aumento della mole, ci ha risposto con la sua solita aria scanzona­ ta, molto Porta Metronia. — Cosa vuoi che ti dica! — ha ribat­ tuto al rilievo — Mangiare bisogna pur mangiare. Non devi credere che mi ali­ menti smodatamente. Mi tengo, anzi, as­ sai misurato e non so cosa farci se il mio organismo assimila in questa ma­ niera! Teniamo la giustificazione per buona, malgrado Giorgio De Stefani, Ilio Quintavalle ed Enrico Piccardo, che nelle loro differenti vesti federali hanno mo­ do di sorvegliare spesso direttamente il genere di vita dei due tennisti, abbiano aggiunto come spiegazione che non è sempre facile dosare i piatti di pasta asciutta che i due... famelici mandano nello stomaco quando si trovano lontani dagli occhi dei loro diretti sorveglianti. Marcello, appena è entrato in campo a Torino ha manifestato il suo disap­ punto per avere udito uno spettatore — che non ha saputo individuare — salu-

L'incontro è duro ; Gianni suda e deve vincere ancora due < sets » ...

Marcello del Bello, edizione 1949. Vedete quanto è ingrassato?

15


I tarlo nella seguente maniera: Fabrizi! ..

» »

I

« Ciao,

— Aliò! — ci ha borbottato Del Bello — Hai capito quel merlo? Mi ha chia­ mato Fabrizi! E certo non intendeva riferirsi alla mia lontana rassomiglian­ za col nostro popolare comico, ma son certo che mi guardava la « panza »! Poi ha aggiunto che non intendeva seguitare sul medesimo metro e che non ci teneva davvero a raggiungere le pro­ porzioni ragguardevoli d'un Pantagruel. — Fabrizi passi: ma vedrai che non riusciranno a chiamarmi addirittura... Ollio! Ha poi concluso che intende ritorna­ re alle svelte proporzioni d’un tempo, non solo, ma anche riacquistare quella magnifica forma di qualche tempo fa: dalla quale, del resto, non si trova poi eccessivamente lontano. E Marcello ce lo ha dimostrato, se non nelle prove di « singolare », almeno in quella 'li « doppio», nella quale è stato degnissi­ mo collaboratore del compagno di cop­ pia. Gianni è un po’ ingrassato anche, ma è più in linea di Marcello: e ha saputo sfoggiare un'efficienza molto elevata. — Mi sento bene e rasserenato! Pen­ sa che ho ricevuto ottime notizie da Fiu­ me, dove mia madre è rimasta. Ultima­ mente la mia cara mamma ha dovuto subire un intervento chirurgico piut­ tosto difficile. Puoi immaginare se non

ero preoccupato'. Ed è perchè ho ricevu­ to buone notizie sul suo stato di salute attuale che ho potuto partecipare a que sta prova di » Coppa Davis». Adesso sono tranquillo e, assieme a Marcello, penso a prepararmi a dovere per ia se­ mifinale di zona che dovremo affi unta­ re ai primi del prossimo mese. I miei progetti sono molto belli e attraenti. Immagina che sono stato invitato, as­ sieme alla Bossi, dalla Federazione Americana a partecipare ai Campionati Internazionali degli Stati Uniti, dopo Wimbledon e la conclusione della di­ sputa di « Davis » per la nostra zona. Andrò quindi a Forcst Hills ossia a un torneo al quale qualunque giocatore d’ogni paese può aspirare ardentemente di partecipare. Poi si andrà ai Campionati dell’America Occidentale; quelli del Pa­ cifico, in una parola, che si giocano in California.

Appare evidente che Gianni pensa ardentemente al viaggio, a giudicare dalla foga con cui ne parla e dal lam­ po degli occhi allorché accenna ai pae­ si nuovi che andrà a visitare e agli av­ versari che potrà incontrarvi. — Si tratterà d'un giro lungo e vario. Si andrà a partecipare anche a qualche torneo nel Messico, c forse in Florida e a Cuba! La Federazione Americana ci farà delle notevoli facilitazioni per il viaggio e per le spese di soggiorno. Il complemento verrà aggiunto dalla no

stra Federazione, con il generoso appor­ to del C.O.N.I.. È bello che il tennis italiano sia rappresentato nelle dispu­ te più importanti, in centri così lonta­ ni; e ti assicuro che farò di tutto per giocar bene c farmi onore. Del resto con qualcuno dei « cannoni america­ ni mi sono già incontrato, come sai: e non sempre le ho prese! Cucelli passa poi a parlarci della fu­ tura attività in campo nazionale: — Anche nel prossimo anno seguiterò a vestire i medesimi colori. Ovvero non passerò ad altra società italiana. In un certo senso lo farò ma, in definitiva, ri­ marrò nella medesima famiglia. Il Ten­ nis Juventus, per il quale sono tesserato da parecchie stagioni, non c’è più; ma in sua vece è subentrato lo Sporting Club; il che, in fondo, è la medesima co­ sa, poiché si tratta solo di un cambio di denominazione! Tutto questo ci hanno detto Cucelli e Del Bello. Gianni, anzi, ha concluso: — E vedrai che quando tornerò dal­ l’America avrò certo perduto questi due o tre chili di peso che presentemente ho addosso in più. Ci sarà da trottare da quelle parti! Farò qualche altro buco alla cintura'

Al nostro rappresentante che varca l’oceano gli sportivi italiani non possono che formulare l’augurio di brillanti af­ fermazioni.

Cucelli fa dello stile servendo una palla... per la "Settimana Incom.


M-

r

*

n

I ! uanti italiani hanno tentato la grande avventura al «tour de Franco»? Centinaia, ma forse sarebbe più esatto dire: tutti! Poi­ ché non v’è corridore che possa es­ sere definito o qualificato «grande» che non abbia pensato alla vittoria del «tour». Il Campionato del mon­ do, i giri d’Italia, i gran Premi, tut­ to quel che volete, appaiono nulla di fronte al «tour». È un mito crea­ tosi con l’andar del tempo nel cicli­ smo mondiale e di questo mito, purtroppo, anche noi italiani ne siamo ormai assertori convinti. Vi parrà stonato quel « purtroppo », ma è cruda realtà. Per il « tour » si mandano all’a­ ria programmi, per il « tour » si sconquassa il nostro calendario, per il « tour » si cogliono i fiori più belli nel giardino del nostro cicli­ smo e tutto si sacrifica all’altare del « patron » ; non ha importanza se tutto va a finire alle ortiche. E il discorso si ripete da anni. Scartabellavo iersera tra i ricor­ di del passato e per meglio coordi­ nare le idee sfogliavo le vecchie collezioni dei fogli rosa e gialli. Me n’è capitato tra le mani uno di quindici anni fa, del 1934, l’anno della vittoria di Antonino Magne, uno degli atleti più forti s’è stato capace di vincere oltre al « tour » anche un campionato del mondo e scrivere il suo nome tra i primati­ sti dell’ora. Quell’anno fu il turno di Marta­ no a far da capitano ai « tricolori ». Martano non era corridore da quattro soldi. Non aveva la classe di Bartali e di Coppi, ma era ugualmente grande corridore. Un ma­ stino, fatto con la roccia delle sue montagne. Un montanaro corrido­ re. Duro e tenace come pochissimi altri. Dominava in salita, ma era capace anche di stracciare quaran­ ta avversari insieme su un rettili­ neo di arrivo partendo a testa bassa, allo striscione dell’ultimo chilometro, per rialzarsi sotto quel­ lo d’arrivo. Qui solo si voltava, e guardando indietro quasi non ve­ deva più gli avversari. Era atleta capace di vincere a 43 all’ora una finale di Coppa Italia trascinando­ si letteralmente sitila sua ruota i tre compagni di squadra, per deci­ ne di chilometri senza vizi chie­ dere il cambio. Alla Petit Breton. per indenderci. Petit Breton era uno specialista del genere. Mi raccontava un gior­ no Lauro Bordin che ha fatto i primi giri d’Italia, con la bisaccia

a vari dei suoi compagni di squa­ dra, di fare onore ad un’abbon­ dante pasto. Durante il quale pa­ re che la doverosa misura non sia stata rispettata da tutti i commen­ sali, alcuni dei quali cioè Martano, Gotti e Vignali, vollero chiudere la serata con una bevuta, quanto necessaria e consigliabile può im­ maginare anche il direttore tecni­ co dell’Unione Sportiva di Peretola. Colpa della qualità o della quantità, non so; certo è che la notte cominciarono i dolori di pancia e conseguente colica che tenne svegliati gli ammalati fino a tardissima ora. Per di più Mar­ tano si lamentava sempre dei dolo­ «li Natale Iterfarco ri al fianco e al ginocchio, e a ben poco valsero gli impacchi e i medi­ camenti praticatigli, perchè sta­ a tracolla e la bicicletta da sedici mane le sue condizioni erano tutchili e i quattro abbondanti sub_ t altro ~che rassicuranti. manubrio per le bottiglie di vetro « Pensate che ancora pochi mi­ e la borsetta dei ferri con chiavi e nuti prima della partenza data al­ tiraggi e mastice e nastro isolante; mi diceva Lauro Bordin, con quel­ le 2,30 del pomeriggio un’altro at­ la sua parola simpatica e intelli­ tacco di colica colse il nostro cam­ gente, ch’è un po’ lo specchio del pione. In queste condizioni; — che suo carattere turbinoso ma tanto certamente non sfuggirono ai fran­ buono, che Petit Breton faceva cesi che alloggiavano nello stesso morire i suoi avversari « sulle ruo­ albergo dei nostri — come poteva te ». Andava via alla Binda, non Martano mantener fede ai suoi alla Coppi o alla Bartali, staccan­ propositi bellicosi, per la tappa che comportava la scalata a due dei doli ad uno ad uno. più difficili e aspri colli dei Pire­ Nelle tappe di quattro centocin­ nei? E allora sono stati gli avverquanta chilometri, Breton balza­ versari ad attaccarlo, e, in prima va in testa al primo e staccava in linea, tra essi, quel Magne che po­ media un avversario ogni due chi­ trà apparire antipatico perchè ha lometri, fino a che non rimaneva sbarrato al nostro campione la via solo. Presso a poco come Martano, della sospirata affermazione nel che non ha mai avuto scatti feli­ « tour de France »; ma le cui doti ni, ma una potenza da ubbriacare di corridore capace e forte calco­ gli avversari. latore e tempista, tanto buone in Nel 1934 anche Martano ha ten­ salita e in discesa e in pianura, tato la sua avventura al « tour », non possono assolutamente essere un’avventura che aveva inebriato poste in dubbio. E così è comincia­ e affascinato il corridore piemon­ to il calvario di Martano... » tese due volte campione del mon­ Questo l’episodio e questa che do dei dilettanti: a Liegi nel 1930 segue la metamorfosi di una delle e a Roma nel 1932. venti e più partecipazioni italiane Ma un giorno Martano ebbe la — cui hanno fatta sole eccezione « sua » crisi e quella crisi gli costò due atleti in tre edizioni: Bartcli la maglia gialla. È storia di tutti e Bottecchia. gli anni, di tutti i tempi. Anche « ...Da quattre anni veniamo qui Guerra era maglia gialla e anche a vivere, giornate e settimane di Guerra ebbe la sua crisi, anche Ca- ansia •» di speranza. Troppo rara­ musso, anche Vignali, anche Ron­ mente ripagate da qualche succes­ coni; persino Partali era. maglia so parziale e dal solito secondo po­ gialla ed ebbe la sua crisi. Basta un sto in classifica generale, quando nonnulla in una corsa a tappe. Ba­ il ciclismo italiano sarebbe in gra­ sta una sciocchezza del genere co­ do di rinnovare i trionfi indimenti­ me racconta l’amico del giornalista cabili di Bottecchia! Ma non voglio che ancora oggi è sulla breccia, ed farmi prendere neppure una un­ ha tan+a e tanta esperienza. ghia dall’ingranaggio delle recri­ minazioni, avanti bisogna guarda­ k ...Per rimanere a Martano, la czduta e la botta al capo e al gi­ re per perfezionarsi, e per tendere nocchio non gli impedirono come in un fascio solo di propositi e di

i L'AVVENTURA

ITALIANA

al “TIHII

17


T volontà al sempre maggior presti­ gio dello sport nazionale ed è per­ ciò che dopo questo quinto esperi­ mento (che non corona come me­ ritava l’energia e la costanza del bravo Martano ci lascia interdetti per tutto il resto') più che mai si palesa la necessità che lo spinoso argomento della partecipazione italiana al giro di Francia /orini og­ getto di studi profondi e tempesti­ vi da parte delle nostre autorità sportive in modo che le decisioni siano nette, radicali e definitive! Non era ancora spuntata la « stella » Bartali allora, ma già si parlava di una partecipazione uf­ ficiale. Andremo invece quest’anno al giro con una squadra formata esclusivamente dalla Associozione corridori professionisti perchè a tanto si è giunti in Italia con i cor­ ridori che fanno il loro comodo. Sono note le vicende della dop­ pia partecipazione di Bartali e di Coppi al Tour. La federazione ha cominciato ad occuparsene a gen­ naio, e ora che siamo alla vigilia, annuncia che la squadra non par­ tecipa ufficialmente, ma che i cor­ ridori. si sono scelti essi il com­ missario tecnico, di comune accor­ do. Dopo il giro d’Italia Bartali ha dichiarato che con cinque gregari non si può vincere il « tour » lo ha dichiarato al sottoscritto in una conversazione durata due ore, e della quale mi spiace soltanto non aver ripreso stenograficamente e integralmente tutti i suoi passi. Un’altra volta sarà opportuno che il cronista usi il « Vebster » registravoce, infallibile e prezioso, co­ sì nessuno potrà smentire.

i I (

I

ì I

i

Ora le cose sono cambiate, ma non muta davvero la sostanza. Bartali e Coppi non sono uomini da mettere in ordine alfabetico, come ha voluto fare — non so se per ischerzo o per sottile diploma­ zia, o per aiutarli allo spirito di disciplina, alla quale nessuno cer­ to si atterrà, essendo tenuti legati esclusivamente da interessi perso­ nali. — il compilatore dell’ordine di convocazione diramato dall’as­ sociazione corridori professionisti italiani. Un ordine che fa di ogni erba un fascio, sicché il buon Biagioni e Brugnole si trovano per merito esclusivo della loro conso­ nante iniziale davanti a Coppi ( Bartali, Biagioni, Brignole, Coppi, Corrieri, De Santi, Leoni, Milano, Fasquini, Pezzi, Rossetto Vincenzb Ricci) e Tragella, il direttore spor­ tivo dei bianco celesti, e Colom-

13

bo, direttore della « Bartali » de­ gradati al ruolo di semplici: « meccanico » e « massaggiatore ». Ecco, se non conoscessi la per­ sonalità di questa gente, il loro temperamento e anche la loro scal­ trezza. direi che « tutto va ben madama la marchesa », ma cari amici, non è un giochetto di bus­ solotti, non è roba da prestiditigiatore questa. Binda è vero sarà il commissario generale e Binda ha polso e capacità e tecnica e esperienza ma tutto ciò non basta, no non basta. Bartali è stato esplicito nella conversazione di cui facevo cenno poco sopra. Ha detto che cinque uomini non sono sufficienti per vincere un giro di Francia, insuf­

J1 signor Goddet. la cui occupazione preminente è quella di impresario di quel gigantesco carrozzone sporti­ vo-commerciale che è il Tour de Fran­ co, è una gentilissima persona, come si conviene a tutti i francesi, che della cortesia fanno un culto. Ma a volte si lascia prender la mano dalla sua per­ sonalità di proprietario di baraccone e dimentica tutto. Com’è noto, Gino Bartali ha avanza­ to molti scrupoli per la sua partecipa­ zione al Tour di quest’anno', primo e principale fra tutti, quello che « anche involontariamente » Coppi e lui avreb­ bero potuto recarsi danno reciproco, anziché reciproco aiuto. Scrupoli non infondati e comunque dettati da preoc­ cupazioni di carattere nazionale e non da sentimenti egoistici; perchè, oltre tutto, rinunciare al Tour significa ri­ nunciare a guadagni tutt’altro che tra­ scurabili. Ebbene, il signor Goddet, molto in­ tempestivamente e piuttosto inurbana­ mente, ha dichiarato alto e forte che della defezione di Bartali non gl’importava niente. Anzi... il Tour ha biso­ gno ogni anno di una novità; e la no­ vità di quest’anno è Coppi, più che suf­ ficiente ad assicurare il successo spor­ tivo e soprattutto finanziario della sua impresa. Un gentile... negriero il si­ gnor Goddet. Il limone Bartali, a pa­ rer suo, è spremuto. Ben venga, dun­ que, il limone Coppi... Non intendiamo affatto dolerci del modo di comportarsi del signor God­ det. Ci siamo solo contentati di veder­ lo bene in faccia in un momento in cui, incautamente, si è liberato del trucco. Adesso che sappiamo dii è, si faccia pure i suoi affari; ma non si rimetta

ficienti per lui come per Coppi; nè possono sperare di chiederne, al­ meno nelle prime tappe qualcuno in prestito a Magni. Voglia il Cie­ lo che tutto fili d’amore e d’accor­ do, « ...ma in corsa si dimentica, quanto si promette a tavolino, ba­ sta un nonnulla », mi ha detto Bartali a Milano, dopo il giro. Per cui un mucchio di pensieracci si affollano nella mente e chissà perchè mi torna chiara agli occhi la visione di quel circuito che comprende tra l’altro una bre­ ve rampa di appena duecento me­ tri di dislivello, una rampa che gli olandesi hanno scalato con tanto di scarponi e « alpistock », anche s’è asfaltata... e che si chiama Walkemburg.

più il trucco, che tanto non ci credia­ mo. Comunque, Gino e Fausto hanno pensato a sistemare ogni cosa da loro!

»»« Tia mania del giorno è « lo stadio dei centomila ». Chiunque parla di sta­ dio, aggiunge l’immancabile centomi­ la. Per meno, quant’è vero Dio ci ri­ mette. Anche Roma, così derelitta con quel suo antico ferro di cavallo inca­ pace di contenere il pubblico delle grandi occasioni, tagliata fuori da ogni possibilità di incontri internazionali (povera Capitale!) sogna da anni il suo stadio dei centomila. Il quotidiano sportivo romano ha riac­ ceso in tanti cuori le sopite speranze con una intervista dall’On. Andreotti, nella quale si dice che il problema dello stadio è ormai all’esame degli or­ gani competenti dello Stato e... ecco, nessun accenno preciso a una fase con­ creta di questo esame e alla possibilità di veder presto realizzato il sogno. Comprensibilissimo il riserbo dell’On. Andreotti, perchè il problema del­ lo stadio è essenzialmente problema fi­ nanziario e, quindi, è fuori del campo della sua specifica competenza. E allo­ ra, si domandano gli speranzosi (ma non troppo) sportivi romani, non sa­ rebbe bene che il seguito a quell’in­ tervista lo concedesse il Ministro Ta­ pini, cioè colui che può dire se e quan­ do sarà possibile stanziare le centinaia di milioni occorrenti per l’esecuzione dell’opera?

Perchè il cavalluccio della speranza di tutta la popolazione sportiva romana, nonostante tutto campa; ma l’erba del sognato edificio sportivo ahinoi, non cresce...


? Tutti in gruppo ! Questa è stata, evidentemente, la parola d'ordine scambiata tra i concorrenti al Giro ci­ clistico del Lazio, terza prova del campionato nazionale. Dalla partenza all'arrivo, per tutti i 2ó0 chilometri del percorso (felice scelta dei bravi e competenti amici ro­ mani del Corosport, che meritavano ben altro risultato alla loro fatica organizzativa) i corridori, fra i quali figu­ ravano nomi come Magni, Maggini, Ricci. Cosala, Ronconi, Astrua, Cottur, hanno compiuto una solutire

p iss?ggiata domenicale a 30 all'ora. -Il gruppo si è sno­ dato su qualche salita, pei; la conquista d'un premio di traguardo, ma subito si è ricomposto in perfetto ordine di marcia. Così come lo vedete .in-' questa fotografia, ripresa da Martini, nello stupendo scenario deila cam­ pagna laziale. Nel volatone fmale Annibaie Brasala (Lygie) ha sorpreso tutti battendo nell'ordine Luciano Maggini. Luigi Cascia, Tosi, Ricci e tutti gli altri che sono stati classificati a pari merito. Così tutto si è risolto in volata!

19


1

E' in di ha pere JJ

ì I

Ii Ecco Leoni, in " maglia rosa ., dopo la paurosa caduta in cui si ferì olla spalla sinistra I

I

I

fi /Folto, moltissimo anzi è stato detto IVI del Giro d'Italia, e poco invece del confronto diretto Bartali-Coppi. I più se la son cavata con un paio di cifre, per dimostrare che Coppi ha staccato Bartali di 23’41". E la faccen­ da non è andata giù a Bartali, che ha borbottato ancor più del solito, così come il lunedì dopo la conclusione del? la estenuante corsa aveva un muso tan­ to il bruno Corrieri per il pochissimo spazio toccato alla sua intelligente vo­ lata sull'ampia pista in cemento dell'Autodromo di Monza. I corridori sono un po’ come gli ar­ tisti; ciò che li interessa più di ogni altra cosa è il nome scritto più in grosso possibile, sui manifesti, come nei giornali. A Corrieri è toccato in­ vece un piccolo « sottotitolo » per la vittoria nell'ultima tappa, quasi fosse un episodio inutile nel quadro della bella corsa a tappe. Gli è però che anche Bartali soffre della stessa malat­ tia e anche lui ha trovato da ridire. E non ha tutti i torti perchè il « gi­ ro • senza uno dei due sarebbe stato proprio povera cosa, tanta e tale è la nettissima superiorità che esiste nei confronti di tutti gli altri. Il solo Leo­ ni ha potuto far qualcosa di eccellen­ te, mentre troppo presto si è spenta la stella di Mario Fazio e di Cottur. Del resto delle diciannove tappe del giro, tre possono dirsi realmente maiu ­ scole, t.re che sulle altre si sono stac­ cate di gran lunga e hanno retto da sole il cartellone del giro, cosi come una sola pagina, la diciassettesima. Coppi può dire d’aver riassunto l’inte­ ro spartito. E la 17.a altra non è che la Cuneo Pinerolo, con la. Maddalena, il Vars. l’Izoard, 'il Monginevro e il Sestrière, Cinque vette per scoiattoli e non per uomini in bicicletta. Dei tre episodi, uno appartiene a Leoni e due a Coppi.

20

Leoni ha vinto a Trieste conquistan­ do la maglia rosa che rincorreva con il fiato grosso da vari giorni, da Saler­ no almeno, ed ha vestito il prestigio­ so distintivo d'onore, virtualmente al­ meno. a Barcola prima di entrare nel­ la città che il solo nome fa fremere il cuore e chissà perchè richiama alla mente l'eroismo dei nostri soldati, e ch'era tutto un tricolore. Coppi ha vinto a Bolzano, dopo la vertiginosa cavalcata dolomitica, ed ha rivinto, ancor più deciso a Pinerolo dopo aver dato spettacolo di forza e di stile, come pochissimi atleti al mon­ do han saputo in passato — forse i soli Binda e Bar.ali, lo hanno egua­ gliato — sui colli italo-francesi, che anche i bambini dell’asilo e delle cle-

mentari conoscono ormai a menadito c pronunciano alla perfezione, senza che alcun maestro abbia avuto necessità di suggerir loro la giusta fonetica. Per questa sua prodezza Coppi ha avuto cento definizioni diverse e fan­ tasiose. Un giornale l'ha definito « mae­ stro concertatore e direttore della gran­ de orchestra del 32" giro ». E Pavesi, il vecchio direttore della Legnano che pur di atleti e di campio­ ni ne ha avuto sottomano in quarant'anni di ciclismo, accennando a Coppi ha detto: « È impossibile paragonarlo a qualcuno a distanza di anni, e se pro­ prio dovessi farlo penso che il solo Bin­ da può stargli a fianco. Ma Binda non corre più, mentre Coppi sta compien­ do gesta che superano qualsiasi im­ presa del ciclismo mondiale ». Pavesi è anche convinto che Coppi non ha sconfitto un Bartali d’ogni gior­ no, ma un Grande Bartali. In questo non sono d'accordo del tuttto con il simpatico direttore sportivo della Le­ gnano che quest’anno ha condotto e manovrato con rara maestria Adolfo Leoni. Pavesi ha potuto seguire solo in par­ te Bartali, lo ha seguito sulla Madda­ lena. nei primi minuti dell’attacco sfer-

!*

-, J

Il vitt rioso arrivo di Corrieri

sulla pista dell'autodromo di Monza, tra


cesa che BARTALI luto il Giro d'Italia

I »

rato da Coppi. Non lo ha veduto in­ vece sul Vars. sull’Izoard e sul Mon­ ginevro, c non lo ha veduto soprattutto in discesa, nelle cinque discese spaven­ tose e vertiginose della Cuneo-Pinerolo. E in discesa Bartali non è stato af­ fatto il grande Bartali, non è stato il discesista eccezionale, un discesista pa­ ri a Collina Seghi o a Zeno Colò per spregiudicatezza e azione. È in discesa che Bartali ha perduto il « giro », in discesa più che in salita. La metamorfosi del Bartali corridore, ha raggiunto quest’anno lo stadio di « Bartali papà ». Un Bartali prudente. Un Bartali svogliato. Un Bartali inde­ ciso, nemico di se stesso. Se così non fosse stato; in condizioni fisiche sma­ glianti come ha terminato il giro, non avrebbe atteso per venti chilometri giù da Passo Gardena e attraverso per l’appunto la Val Gardena, dopo Pian Selva e Ortisei, il gruppetto che lo in­ seguiva in cui erano tra l’altro Jomaux e Leoni, ben sapendo che al culmine del Passo Gardena questi erano in ri­ tardo di tre minuti e mezzo, e gli ul­ timi chilometri in completa discesa po­ teva benissimo compierli da solo senza alcun aiuto.

e fitte ali di folla plaudente.

Se così non fosse, giù dalla Madda­ lena si sarebbe gettato a capofitto co­ me altre volte senza perdere nei con­ fronti di Coppi due minuti esatti e cronometrati in soli dieci chilometri di discesa. E giù dal Vars ancora non sarebbe stato ad attendere inutilmen­ te per altri dieci chilometri il lungo Volpi, che ormai ne aveva abbastanza di montagne e di sgroppate sicché ha accolto quasi come una liberazione il salto della catena che gli ha fatto per­ dere contatto con Bartali. E nella di­ scesa dell’Izoard, in quelle spire stret­ te scavate ancora tra la neve non si sarebbe quasi trastullato a togliere il nastro isolante un po’ scorticato dal manubrio e dai fermapedali e a frenare in continuità per abbottonarsi una bre­ tella che gli si era slacciata, brigando tra bottone dei calzoncini e bretella non pochi istanti ma per una decina di mi­ nuti. E giù dal Sestriere avrebbe cam­ minato almeno forte quanto in pianu­ ra, senza perdere all’arrivo cinque mi­ nuti e mezzo. Per cui il conto è pre­ sto fatto: Tre minuti e mezzo dopo Passo Gardena, due giù dalla Maddale­ na, tre giù dal Vars, quattro o quasi tra Izoard e Monginevro e sei dal Se­ stière al traguardo di PineroJo. Bar­ tali ha perduto in discesa, cronom uro alla mano, 18,30”. Intendiamoci, con ciò non voglio cer­ care per lui delle attenuanti. Conten­ to lui, contenti tutti, ma forse i suoi ammiratori no, perchè lo vorrebbero come una volta più scapigliato, più deciso, meno scontroso. Questi conti del resto li ho fatti proprio con Bartali lu­ nedì dopo il giro a Milano, facendo co­ lazione assieme, ma l’argomento princi­ pale non erano i minuti perduti bensì il giro di Francia.

Bartali ha convenuto di non aver corso questo giro d’Italia con l’astuzia che lo caratterizzava anni addietro e anche nell’ultimo giro di Francia. Dà la colpa alla vecchiaia. Dice d’aver per­ duto di mordente e confessa candida­ mente di non sentirsi più di osare in discesa come un tempo. « Una volta quando qualcuno mi rag­ giungeva in discesa, tenevo ben duro prima di lasciarlo passare: ora non mi sento più di reagire e ne lascio passare quattro alla volta.

.

■.

.

-

■■

■.

■,

ir’V »

i

11 giovane Astrua. certezza più che promessa

del

ciclismo

italiano.

21


Sono parole di Bartali queste, parole che sotto certi aspetti giustificano il suo comportamento al « giro ».

ì

E in quanto detto sin qui: nell’apo­ teosi di Coppi e nel comportamento di Bartali penso vi sia tutto il giro di que­ st'anno.

i

I

i

I

?

•I!

li Il « campionissimo » non ha ancora indossato la « maglia rosa ». Questa foto lo ritrae*all’arrivo a Bolzano, subito dopo * la vertiginosa cavalcata v dolomitica ». 11 segno della fatica l'ha dipinto sul volto e il caratteristico ribelle ciuffetto di capelli gli orna la madida fronte. È contento della : vittoria. Fausto..- ma provvede subito a rifocillarsi.

II

22

Tutto il resto non conta, e va ricor­ dato in sintesi a voi d’uccello: la pro­ dezza di Fazio nella sua Catania; la sfrecciata di Sergio Maggini sul Lun­ gomare di Messina; la scapigliata intra­ prendenza triestina di De Danti a Co­ senza; la prima unghiata di fuori classe dello stesso Coppi a Salerno; la tenace fuga di Biagioni a Napoli; la punti­ gliosa affermazione di Mario Ricci sul­ l’anello di cemento del vecchio Velo­ dromo Appio di Roma; il magistrale colpo di bacchetta di Adolfo Leoni con­ certatore del tentativo che ha portato quindici atleti insieme e soli a Pesaro; il sorriso e la stoccata di Casola sul più lungo ponte d’Europa che congiunge la terraferma alla laguna; il finale con­ vulso e caldo come la sua terra di Cor­ rieri a Bassano del Grappa, ma frene­ tica volata « acchiappamaglie » di Con­ te a Modena e quella più chiara e per­ suasiva, ancora, di Leoni nella salubre Montecatini, la beffa de.i Rossello e di Drei a Genova e la sberla alla sfor­ tuna più nera di Luciano Maggini nella sfarzosa e milionaria San Remo: il se­ condo scherzetto conclusivo di Conte nella quieta e ordinata Cuneo; il « do di petto » che ha spezzato i timpani del passisti di Toni Bevilacqua a Tori­ no e in fine il sigillo di Corrieri, come lo scorso anno al Parco dei Principi a Parigi, al calare del sipario a Monza. Questi i fotogrammi della corsa, ma tutto passa in seconda linea di fronte ai tre episodi centrali e alla •< scena ma­ dre »: la scalata all’Izoard di Fausto Coppi, ancora in maglia bianco cele­ ste, sulla strada che era uno spaven­ toso dirupo, solo, tutto solo nel silente quadro delle alte vette francesi, rotto solo dall’ansimante avanzare delle vet­ ture. Di Bartali sapete già. Cottur è stato semplicemente meraviglioso e conti­ nuo; Leoni ammirevole e persino stoico nelle ultime due tappe; ma la gradita e grande rivelazione del giro è data da Astrua, il giovanissimo Astrua, par­ tito oscuro gregario e, come accade sempre, rivelatosi di chilometro in chi­ lometro con un crescendo che ha susci­ tato ad un tempo ammirazione e ri­ spetto da parte dei suoi stessi compagni di squadra. Quando si dirà che il pic­ colo Pasotti, lo scapigliato ed esuberan­ te Pasotti, sempre pronto a... disubbi­ dire, è stato il primo a porgere la ma­ no e a1 mettersi a disposizione della bianca, s’è proprio detto nuova maglia i tutto.

A1 a. ber

i


CURIOSITÀ CICLISTICHE

e CONSONANTI

celebri altri corridori. Lo chiamano motore umano, veramente è un po’ po­ co per lui Vediamone qualcuno dei più signi­ ficativi: Emilio Colombo dopo una cer­ ta Milano-Modena qualificò Costante Girardengo come 1' « Inconfrontabile », ma il novese fu chiamato poi il Cam­ pionissimo e come campionissimo è passato alla storia. Prima di « Gira » Buni — quello del famoso « Molla Buni! » fa il diavolo nero in contrap-

CREATRICI DI

CAMPIONI Quando gli uomini impararono ad esprimere e a tramandare i loro pen­ sieri per mezzo della scrittura, se ne servirono immediatamente ad incidere i caratteri sopra oggetti d’ogni genere e prime fra tutte furono per certo le iscrizioni indicanti e magnificanti le lo­ ro dimore. Non avrebbero mai imma­ ginato allora, che scritture, caratteri e lettere avrebbero avuto influsso nella creazione di una categoria particolare di uomini, quelle che vennero molti se­ coli dopo e che cavalcando degli strani cavalli di lucido acciaio avrebbero ga­ reggiato. novelli centauri, tra di loro e sarebbero stati chiamati corridori ci­ clisti. Viceversa oggi tutti sanno che vi so­ no nell'alfabeto due consonanti che sembra abbiano il compito d’indicare fin dalla nascita di un futuro corridore, quello che sarà impalmato dal serto della gloria. Sapete quali sono le due consonanti che hanno così spiccata simpatia per il ciclismo e sono state predestinate a dare il via al cuore dei < ampioni maggiori della biciclétta? La E e la G! Per convincersene .casta ricordare mentalmente i più forti corridori che il ciclismo italiano di ogni 1 empo espresse dal suo seno. Da discutersi poi se la B nel confronto vale meno della G. Per la B ecco chi si schierano: Braida, Bixio, Buni e Bruni, Beccaria, Bruschera, Borganello, Beni, Bottecchia, Belloni, Bestetti, Bailo (senior) Brunero, Binda, Bizzi, Bini, Bartali. Dal suo canto la < J vanta i nomi di Garin, Gerbi, Ganna, Gaietti, Galazzi, Gardcllin, Girardengo, Grandi, Guer­ ra, Gestri, Garda, Giuppone, Giorgetti, Voi direte che Coppi che è il più for­ te di tutti e che forse supera tutti i più forti corridori del passato, ha fatto a meno, per divenire famoso, delle due consonanti predestinate. Sia pure, ma l’eccezione non annulla la •.regola.’ Del resto Coppi è un po’ diverso da­ gli altri corridori; guardatelo in un al­ tro campo, quello dei nomignoli, tanto cari alle folle sportive che sogliono con un nomignolo affettuosamente esal­ taore indicare il campione preferito dal loro cuore. Coppi, campione come è di classe eccelsa, non ha nomignolo ap­ propriato e volta a volta per Ivi ven­ gono rinverditi nomignoli che resero

Il gigantesco Linari ebbe sempre il vezzeggiativo di Pietrina. Di Paco, il bel Raffaele, il pazzo volante, nomi­ gnoli che oggi adornano l'olandese Schulte campione del mondo ad inse­ guimento; Bizzi è il Morino, Latini è lardone, Adolfo Leoni Bob e Gino Bartali lo scalatore alato; Guerra la locomotiva umana, Vicini, chissà per­ chè, è Gaibera e Servadei parulé. Tor­ nando all’antico. Micheletto fu la Si­ gnorina, Piemontesi il Ciclone. Ci fu poi un campione che fu chiamato la Bestia nera, ma di questo non vi fac­ cio il nome per non mandarlo in be­ stia come gli accade quando gli ricor­ dano il nomignolo con il quale fu con­ traddistinto.

PROIETTI parla di

MANTOVANI -

Ottavio Bottecchia, vincitore di due Giri di Francia posto al diavolo rosso che venne più tardi e fu Giovanni Gerbi. Giovanni Cuniolo, detto nel suo paese <■ Mani­ na » apparve r elle cronache eoo il se­ rafico nome di Maglia bianca, ma Ger­ bi che fu ,uo avversario irriducibile lo chiamava il sccrestano. Ebera' do Pavesi fin dalle prime corse divenne ' avvocato ed ancor og­ gi è l’avvocato dei cavilli e degli argigo..,oli delle corse ciclistiche. Ame­ deo Poliedri, il r.iù scattante dei velo­ cisti italiani che si siano veduti in pi­ sta, fu la Ronainella. Indovinato vero? La Rondinella cadde poi eroicamente con Ir? ali tarpate quando divenuto aviatore in guerra si scontrò in cielo con un nugolo di Albatros Austriaci.. Gonna fu semplicemente il Varesino e Gaietti, il piccolo. Un piccolo che vin­ se la bellezza di tre giri d’Italia! ? Laure Bordin, che dopo essere stato cmel be1 corridore che fu, è oggi foto­ grafo di fama, affibbiarono il nomi­ gnolo di pittore. Prima di correre di­ pingeva quadri e pittore rimase anche da corridore. Singrossi fu Pinella, il Bzrsaglicre Oriani e Corlaita il Granatiere. Bru­ tterò il camoscio e Binda il Re della Montagna, Olmo fa Gazzella e rima­ nendo sempre a nomignoli zoologici ri­ cordiamo che Negrini fu chiamato il bull-dog, Frascarelli fu il romanino, Ciotti il secco.

-> successi di Dario Mantovani in queJ' sta stagione di apertura, hanno fat­ to interessare i tecnici ciclistici alle pos­ sibilità avvenire della giovanissima pro­ messa della pista. Ecco il pensiero dello sportivissimo Commissario tecnico dell’UVI. Comm. Giovanni Proietti su Man­ tovani: » Dario Mantovani della - Toffoli di Rovigo è un ragazzo dalla struttura atletica prestante e paragonabile, per esuberanza di mezzi, ai campione Moret­ ti (per parlare dei migliori in campo na­ zionale). Il suo fisico e le sue leve infe­ riori gli permettono di servirsi di rap­ porti molto elevati e gli danno la possi­ bilità di adoperare pedivelle più lunghe, cosi da consentirgli più alte velocità con lo stesso sforzo di avversari di struttura fisica inferiore. Elemento prezioso egli è predisposto tanto alle volate lunghe, quanto alle brevi, dote questa di massi­ ma importanza per un velocista, poi­ ché mette nell'imbarazzo gli avversari che non possono essere sicuri nè di stan­ carlo nè di batterlo nello scatto. Nel confronto col Mantovani perciò gli avversari non sanno mai quale tat­ tica scegliere e questo è uno splendido vantaggio iniziale per l’atleta. Credo di non errare considerando fin da oggi Dario Mantovani un futuro cam­ pione, degno continuatore in Italia e al­ l’estero delle gesta sportive di altri miei allievi quali Mario Ghella e Messina, ri­ velazioni del ciclismo italiano ».


11

I.

I

li

*

In campo ciclistico sta accadendo in Francia quanto da secoli accadde in al­ tri campi maggiori dell'attività di quel­ la nazione: in campo politico, militare, letterario, artistico, ecc. ecc. Molti dei grandi nomi che dettero lustro alla Francia sono quelli di italiani di origi­ ne, quando non furono addirittura italiani di fatto. Da Caterina de Medici al gran Cardinale Mazzarino, dal famo­ so maresciallo Crillon di Enrico IV, che fa un Balbi Bertone di Chieri piemon­ tese, a Righetti che divenne il tonante Mirabeau, fino al triumviro della Ri­ voluzione. Marat che era nato Davide Giovanni Mara nel Cagliaritano, a Na­ poleone. a Masseria, a Gambetta a Emi­ lio Zola, ecc. Figuratevi che a dar retta agli storici ce ne sono di quelli che sostengono. per­ gamene in archivio e carte alla mano, che anche Giovanna d’Arco, la Pulzel­ la Guerriera d’Orleans fu italiana e precisamente bolognese, figlia di un Ghislieri emigrato in Francia per non far­ si sgozzare da Bentivoglio — lui era per i Gozzadini — quando queiti divennero ’ vincitori nella lotta fra le due fazioni. D’altronde lo stesso Orlando paladino non nacque da Berta che filava nella fa­ mosa grotta di tufo di Bassano di Sutri? Accade altrettanto nello sport, nel cal­ cio, nel podismo, ma particolarmente nel ciclismo dove i nomi dei corridori che ■ di loro fanno parlare le cronache sono bei nomi sonanti italiani. Non intendia­ mo accennare ai 600 corridori nostri che mantengono inalterata la nazionalità italiana, che sono licenziati dalla U.V.I. e hanno vessilliferi del loro valore e della loro italianità, Giulio Rossi, Elia Frosio e Gino Sciardis. Parliamo di atleti che furono italiani un giorno o che nacquero da italiani emigrati in Francia. e che in molte case rappresentano l’élite del ciclismo francese su strada e su pi­ sta. Campioni di Francia, nell’inseguimen­ to e su strada sono Carrara e Caffi; Jacoponelli è uno dei più quotati velocisti aspiranti alla successione di Gerardin. Garin, vincitore del 1. giro di Francia e con lui Mailer, nacquero il primo a Cogne ed il secondo a Livorno. Aymar, l’uomo che — dicono in Francia — equivaleva negli inseguimenti il Coppi di oggi era figlio di piemontesi. Furono italiani, fino a pochi anni or sono, il bel Vietto, Soffietti, Alvaro Giorgetti, Giannelli, Ruozzi, Camellini, Tacca e Bram­ billa. Hanno nomi italianissimi, Bettini, Magnani, Pividori, Capuzzo. Decanali, Proietti, Pizzichetti, Zanti, Berrelli, Negroni, Remidoni, Virgili; Enagora, Gras­ so; professionisti tutti quanti. Nella schiera dei dilettanti maggiori poi, ecco Longo, Marinelli, Garoscio. Redolfi, Scalzi, Orsetti, Franzelli, Ghìrìnghelli, Lo Giudice, Nicolari, Bordin, Fidani, Leone, De. Girolamo, Battecchia„Raffo, Geruzzi, De Monte, Bizzetti, Sonzogno. Stefanello, Zanora, Rocco, Pellegrinelh, Caverzasio e si potrebbe continuare an­ cora con centinaia di nomi. Per finire ricorderemo che in Francia, dove il ciclismo femminile è ufficialmen­ te riconosciuto dalla F.F.C., campiones­ sa del Midi è Ida Remicci, una bellissima bruna figlia d’italiani, residenti a Mar­ siglia.

Victor

24

addirittura necessario per seguire le fa­ si di una « Mille Miglia » per essere più veloci di un Nuvolari o di un Biondetti per dar modo al giornalista di essere ocularmente presente per descriverne le gesta con esatta versione di quello che esse sono state. Obblighi e difficoltà crescono ogni giorno di più per il resocontista deliosport. Eccolo al lavoro: in redazione, al telefono, alla radio, negli stadi e nei velodromi, sulle strade e nelle piste, nei campi ippici, nelle piscine e negli auto­ dromi. Egli deve essere fedele nella li­ nea e nella impressione delle gare, au­ torevole e prudente nei suoi giudizi, nelle sue valutazioni, nelle sue illazioni e deduzioni: non deve perdere di vista nè trascurare vicende ed episodi di sin­ Sul giornalismo sportivo il col­ goli, di squadre e di macchine, essendolega Vittorio Spositi scrisse un ar­ contemporaneamente scrittore e descrit­ ticolo nel n. 4 di « Stadìum » nel tore estemporaneo, telefonista e radioquale rievocava le figure e l’opera cronista, organizzatore e pubblicista, in dei pionieri della stampa sportiva grado di far della vera e sana politica italiana. Nel fascicolo scorso il col­ sportiva, grande e minuta; allenatore e lega Renato Ferminelli, che del consigliere benevolo, critico pacato e se­ . giornalismo sportivo .è stato ed è reno. vaiutatore e valorizzatore, di uo­ uno dei più valorosi componenti, mini, di circostanze, di avvenimenti, di parlò dei tempi contemporanei. Og- presente e di avvenire nello sport e nel­ gi Spositi conclude con uno sguar­ l’industria. do indagatore sul presente. Ma nell’enorme sviluppo del giornali­ La vita della stampa sportiva de­ smo sportivo stanno scomparendo le fi­ sta sempre interesse. gure caratteristiche di coloro che al giornalismo oggi in auge, vennero dalla * pratica agonistica e che di sport scrive­ Tlal tempo dei pionieri del giornali- vano per conoscenza acquisita direttaU smo sportivo e quindi dalla «scuo­ mente sui campi di gara, negli stadi o nei velodromi, sulle pedane della lotta,, la di ferro» dove crebbero i giornali­ della scherma passando indifferente­ sti che dettero alla letteratura spor­ mente a trattare di ciclismo e di moto, tiva, alle cronache ed ai commenti di podismo e di calcio, con sicura espe­ tecnici ed ai resoconti delle gare una rienza quasi con indifferente noncu­ fisionomia definitiva imponendosi alla attenzione dei lettori e non di quelli ranza. Oggi la piccola schiera eclettica s’è sportivi solamente, seguì quello' dei molto assottigliata ed è inevitabile che giovani che trovarono il loro campo di lavoro e di azione nelle redazioni ancor più si assottigli. Scompaiono uno ad uno coloro che furono gli alfieri e dei periodici specializzati che pullu­ purtroppo non sempre i posti vacanti larono in ogni parte d’Italia dopo la vengono spiritualmente riempiti. prima guerra mondiale, ed. in quelle dei grandi quotidiani politici '.he di La diffusione enorme del giuoco del fronte al prorompente dilagare dello calcio ha fatto sì che siano innumerevoli sport nelle masse, convinti che lo i giovani che trattano, scrivendone, del­ sport divenisse una nuova grande at­ la tecnica e del problema del bel giuo­ tività nazionale, si attrezzarono per co; altri ve ne sono che pressoché esclu­ avere rubriche sportive complete (re­ sivamente si occupano delle battaglie datte da elementi provati come tecni­ del ciclismo o degli assalti di pugilato e ci e come scrittori che spesso proven­ trascurano per Io sport preferito che nero anche dal campo letterario) pre­ gli divengano familiari nella stessa ma­ sentandosi ai lettori nelle condizioni niera gli altri. Così stanno scomparendo di concorrenti anche nei confronti di gli scrittori del nuoto che oggi possono giornali che di sport si occupavano contarsi sulla punta delle dita poiché il esclusivamente. buon Barbacci non lasciò che scarsi ere­ Come sono lontani i tempi quando di per la specialità. un grande avvenimento sportivo era Evoluzione o rivoluzione, questa, dei trasmesso in telegrammi riassuntivi tempi nei riflessi del nostro giorna­ che i redattori svisceravano, inter­ lismo? pretavano, infarcivano, e tessevano ti­ Non sapremmo pronunciarci, per randone fuori cronache e commenti quanto per la nostra età e per la nostra che suscitavano entusiasmi, nuovi pro­ carriera professionale che risale a tem­ seliti allo sport e nuovi lettori ai gior­ pi lontanissimi dovremmo propendere nali. Oggi-ad una grande corsa cicli­ — per la seconda definizione. stica o ad una partita internazionale In ogni modo è certo che il giorna­ di calcio intervengono, seguono o assi­ lismo sportivo ha oggi uno sviluppo di stono centinaia di giornalisti, di inviati attività formidabile, i suoi componenti speciali; ogni redattore ne invia più di sono in numero impressionante e — uno dividendo i còmpiti del servizio che permettete che lo constati con orgo­ debbono assolvere. I telefoni danno la glio — sono buon frutto di un terreno precedenza alle comunicazioni ri­ che i vecchi seminarono con semente chieste dagli « inviati » sportivi; la ra­ selezionata. Il raccolto è degno di quelli diotelegrafia è al servizio dei giornali che furono i primi seminatori e lo sarà maggiormente attrezzati, l’aereo serve maggiormente in avvenire. molto spesso ad ausilio delle automoVittorio Spositi bil; per seguire ie corse ciclistiche o è

CIORNAUSM D

SBBBIIH Il B BI fi N I

i

ì


P austo Coppi, campione impareggiaJbile del pedale, capace di essere un ■direttissimo sui levigati anelli delle piste, un levriero agile e irraggiungibile sui nastri asfaltati o polverosi delle strade, un camoscio assetato di altezze sulle vie che s inerpicano con faticosi contorci­ menti verso le cime nevose delle aspre giogaie, Fausto Coppi non può rivolgere la sua ammirazione sportiva ad altri campioni del pedale. Interesse, solida­ rietà, affetto sì; ma non ammirazione. Questa deve forzatamente rivolgerla ad altri campioni, che facciano cose che egli non sa fare ed esaltino perciò il suo innato senso sportivo, facendogli deside­ rare di compiere anch’egli le imprese calcistiche che tanto lo colpivano. L’am­ mirazione di Coppi, è noto, andava tutta ai calciatori. Era ed è frequentssimo, si può dire normale, vederlo spettatore ap­ passionato alle partite di calcio, in veste di vero e proprio tifoso. Tifoso del To­ rino, soprattutto, e dei calciatori grana-

Fausto s'incontra a Tonno con la Signora Loik e con la piccola Mirella-

COPPI avrebbe velale esser calcito

Mirella Loik sognai/ a ta. ai quali lo legava cordiale amicizia. Una volta, in una riunione. Coppi eb­ be a dire che egli era un ciclista e avrebbe desiderato tanto essere calciato­ re; e che se avesse potuto essere un cal­ ciatore, avrebbe desiderato di essere Valentino Mazzola. Al che l’indimenti­ cabile Capitan Valentino rispose che la palla rotonda gli aveva fatto soffocare la sua passioe per la bicicletta, ma che se avesse potuto diventare un ciclista, avrebbe desiderato di diventare Fausto Coppi. Non era uno scambio di compli­ menti: era una reciproca confessione, sinceramente sentita, semplicemente «spressa. Ma forse, fra tutti i giocatori granata oggi tragicamente scomparsi, quello con cui Fausto Coppi si era legato di più in­ tima amicizia era Ezio Loik. C’era, fra i due campioni, un continuo scambio di corrspondenza, lettere e telegrammi, che rafforzava i loro legami e che dimo­ strava con quanto interesse e quanta sollecitudine essi seguissero le recipro­ che imprese sportive, gli avvenimenti grandi e piccoli delle rispettive fami­ glie. Accanto alla famiglia dell’amico per­ duto Fausto Coppi è stato, con quel suo modo affettuoso che non trova espres­ sione nella parola, ma negli atti, dal giorno in cui l’atroce sciagura si produs­ se. E accanto vi si mantiene, di persona o col pensiero costante, a ravvivare nel contatto con essa la memoria del caro scomparso, a rievocarne i tratti energi­ ci e buoni nel volto innocente della sua bambina, della piccola Mirella, che get-

una

bicicletta e Fausto glie

ta le braccine al collo dell’amico del suo papà e non sa, non può comprendere che il suo papà non tornerà più dal suo grande viaggio. Perciò l’ultimo gesto che Coppi ha re­ centemente compiuto per Mirella Loik non stupisce chiunque sapesse la gran­ de amicizia che lo legava in vita al clas­ sico calciatore fiumano. È stato un ge­ sto naturale, che Fausto ha compiuto con lieta spontaneità, con purissima gioia. Coppi, è noto, nella tappa di Roma del Giro d’Italia ha vinto una delle biciclet­ te « Bartali » messe in palio nel Concor­ so Caramelle Ambrosia. Annunciare a Coppi che aveva vinto una bicicletta poteva sembrare il classi­ co portar vasi a Samo e nottole ad Atene; ma Fausto accolse la notizia con visibile gioia. Nel suo intimo, la biciclet­ ta era già stata destinata. Egli ne ha fat­ to dono, infatti, a Mirella Loik, alla pic­ cina che non potrà piti avere i doni dal suo papà, che non mancava mai di por­ targliene da ogni città in cui le sue pe­ regrinazioni di calciatore lo portavano così sovente.

Lra signora Lilla Jonscotta ved. Lolk ha scritto al Direttore di "Stadium": * ... Mirella è felice, ora. delia bellissima bicicletta. La sognava eetnpre. 11 papà glie Faveva promessa. Il signor Coppi ha cosi coronato un sogno che U mio Ezio non aveva potuto far avverare.

l’ha clonata

La piccina ha risposto; ha mandato il suo ringraziamento e il suo augurio. Eccole, le sue parole che hantio raggiun­ to Fausto a Cuneo, sul modulino giallo di un telegramma: « Al grande campio­ ne amico del mio povero papà formulo auguri che stasera Pinerolo lo saluti Maglia Rosa ». Forse Coppi ebbe certézza, da queste spontanee parole, che il suo già matu­ rato proposito di involarsi nella sua ir­ resistibile cavalcata alpina si sarebbe realizzato pienamente. Nella gratitudine della bimba egli senti la gratitudine di Ezio: e ne ritrasse quella aerea levità di spirito che ha improntato la sua azio­ ne nella tappa famosa e che non un’a­ spra fatica apparve, agli occhi di coloro che ne furono ammirati spettatori, l’a­ scensione agile e leggera verso una me­ ta che brillava solo allo sguardo del pro­ tagonista. che verso di essa sembrava attratto da una forza misteriosa, impon­ derabile e irresistibile. E forse, si, più che la forza dei mu­ scoli gagliardi era la forza dello spirito che sospingeva Fausto Coppi su per le rampe dell’Izoard selvaggio; di quel suo spirito traboccante di umana bontà, che saliva spontaneo e giocondo alle vette sulle quali lo spirito di Ezio Loik gli ve­ niva incontro con sorridente tenerezza, a perpetuare una comunione affettuosa che sopravvive'alle effimere cose di que­ sta terra e che. sola, è capace di tan o conforto e compie il miracolo di risusci­ tare il sorriso anche'fra le lacrime P* amare. Sellili.

25


Massaggioj di un pugile ,"prima del combattimento, tare il modo (perfetto con il quale [.viene trattata la spaila. so quale attività sportiva lo si dovesse, indirizzare era in realtà sostanziale, come appare evidente in molti passi d antichi scrittori. Esplicito è, in proposito, il filosofo Epittcfo (I - II scc. d. Cr.), nel suo Manuale: « Vuoi prendere la professio­ ne di fare alla lotta? oppure al pcntatlo? Hai da por mente alle tua braccia, alle coscio, ai lombi, perchè una com­ plessione è acconcia a una cosa e una a un’altra ». Più di cinque secoli priil ginnasta presiederà alle esercita­ zioni » scrive F.lustrato. Procedendo dal più facile al più dif­ ficile, l’allievo era infatti addestrato

ne; capisaldi tecnici della sua specia­ lità sportiva, dopo di clic si passava alle varie regole c schema: all’applirazione pratica, cioè, per quanto ri­ guarda il pug'laio, dei vari atteggia­ menti, attacchi, parate e risposte o controffese da impiegarsi, a momento opportuno, nella realtà del combatti­ mento- Insegnare gli schema sarebbe insomma come dire nell’attuale lin­ guaggio di ring far eseguire le figuro. Allora, come oggi, si procedeva così: due allievi eran posti di fronte, in po­ sizione di guardia, e, alternativamen­ te, veniva assegnato a ognuno di essi il compito di attaccare con un dato

INSEGNAMENTO, ALLENAMENTO, REGIME DIETETICO, MASSAGGIO I I al greco pale - lotta derivò palestra: parte sostanziale di qucl comp so di edifici c di campi di gare che co­ stituivano il ginnasio o le terme. E fu nella palestra che gli atleti, dell’anti­ chità greco-romana si addestrarono al­ la lotta, m pugilato e al pancrazio, sotto la guida del ginnasta e dei pedotribi, funzionari di grado gerarchico e compiti ben diversi. Il ginnasta (gymnastcs), infatti, alla conoscenza tecnica dei vari esercizi sportivi, univa quella dei loro effet­ ti fis alogici c della loro influenza sul­ la salute; i pedotribi (paidotrìbes), in­ vece, chiamati anche alipti (alciptcs), erano un camcntc addetti all’insegna­ mento pratico dello sport di loro par­ ticolare specializzazione, agli ordini e sotto la diretta sorveglianza del g nnasta, che Galeno definì « il regolato­ re di tutti gli esercizi ». .1 quanto dice Platone, sembra che il ginnasta fosse un med co, e, secon­ do S. Basilio, del medico era solito fare le stesse speculazioni e investigazio­ ni. Certo è che quando qualcuno si presentava per essere addestrato negli esercizi del corpo, il ginnasta indaga­ va — affermo Filostrato nel suo Tratta­ to sulla ginnastica — se al momento del matrimonio i genitori dell’aspiran­ te erano giovani, robusti ed esenti da malattie, soprattutto da quelle inte­ ressanti nervi, occhi c visceri, conside­ rate di più facile ereditarietà, e i fi­ gli della persona attempata venivano da lui respinti, ritenendosi non aves­ sero alcuna disposizione per la lotta, a causa della freddezza del sangue lo­ ro trasmesso.

i

Studio di Beinolo Passa in miti

ma, del resto, Senofonte aveva già fatto dire a Socrate, nei Memorabili: « Da un uomo bello per la corsa è dis­ simile un uomo bello per la lotta ». « Spesso ciò ch’è bello riguardo alla corsa è brutto riguardo alla lotta » e viceversa, dando, naturalmente, alle parole bello e brutto il rispettivo sen­ so di adatto e di disadatto. E sapete quali caratteristiche ri­ chiedevano all’aspirante pugilatore i ginnasti del tempo di Filostrato, ossia del II o III secolo? Ascoltate-, a Chi­ unque voglia dedicarsi al pugilato deve avere le braccia lunghe, la parte supe­ riore delle spalle sporgente è il colo lungo. Le mani forti e pesanti per po­ ter colpire con durezza. Le gambe de­ vono essere diritte, muscolose, e sul corpo non dev’esserci la minima par­ ticella di adipe. Ogni pugilatore deve avere una buona capacità toracica e, anche in mezzo alle più grandi fatiche, saper respirare perfettamente ». Non si comprende abbastanza perché il col­ lo dovesse essere proprio lungo e le gambe diritte, ma la richiesta di un buon allungo, di robuste e solide ma­ .4 questa indagine preliminare se­ ni, di una sviluppata muscolatura del­ guiva, o era contemporaneo, l’accer­ le spalle, di capacità toracica ed effi­ cienza respiratoria, va pienamente sot. tamento delle eventuali deficienze o disarmon’e fisiche e dei caratteri co­ toscritta anche oggi. stituzionali del futuro atleta, al qua­ Assegnato lo sport da praticare, ec­ le si narra appunto che il ginnasta co entrare in funzione il pedotriba, che chiedesse: « mostrami il petto, lo spal­ riceveva, e continuava poi a ricevere, le ]e reni, affinché vegga l’esercizio dal ginnasta le necessarie istruzioni, di’ cui pi» abbisogni ». E l’importanza all pedotriba ind'citerà quali sono le che si annetteva alla valutazione del­ manovre della lotta, insegnando i le particolarità anatomiche e funzio­ tempi opportuni per agire, regolando nali di un individuo per stabilire ver- gli slanci e la misura dei movimenti;

li

1

1 i

1

26

colpo o serie di colpi che l’altro doveva evitare e controbattere nel modo in precedenza stabilito dal pedotriba; que­ sti comandava di volta in volta Vazio­ ne da eseguirsi, correggeva, consiglia­ va e talora distribuiva nerbate agli eventuali « testoni », con quel suo ca­ ratteristico e inseparabile bastone forforcuto. Gli schema erano eletti numeros in lingua latina. Un’idea precisa di questa fase del­ l’insegnamento sportivo nelle palestre ci è data dal disegno che riproduciamo (da una pittura vascolare greca), che mostra appunto due allievi pugilatori impegnati nell’esecuzione delle figure in presenza del pedotriba. Osservate: uno di essi ha portato un diretto sini­ stro che l’altro arresta con un diret­ to destro; entrambi, con il braccio ri­ masto d'sponibile, coprono i bersagli della testa; il pedotriba, piuttosto soddisfatto a quel che sembra, inter­ pone fra i due il suo bastone forcuto affinché le distanze siano mantenute; si noti, infine, che trattandosi di sem­ plice esercitazione tecnica, i colpi sono portati a mano aperta e non spinti a fondo, e che alle mani dei pugili sono avvolte le medicai o corregge molli. Convenientemente assimilati rego­ le e schema, l’allievo pugilatore af­ frontava ormai i vari esercizi di prepa­ razione al combattimento che, come ri­ leviamo dal 7.o libro delle Leggi di Pla­ tone, già, nel IV secolo a. Cr. compren­ devano, proprio come attualmente, il pugilato con l’ombra o schiamachia (dà sidri: ombra e mache-. combatti­ mento) ossia contro un avversario im­


magmario, il pugilato col sacco o coricomachia {da. Kortkos: sacco e mache : combattimento) o col fantoccio, Z’acrocheirismo, e il pugilato con l’uomo. Detta dai latini pugna umbratilis e da noi anche pugilato a vuoto, la schiamachia ha origini antichissime, e venne praticata non soltanto da pu­ gili e pancraziasti, ma altresì da coloro che si esercitavano col solo intendi­ mento di conservare robustezza c salu­ te : Oribasio e altri antichi medici la prescrissero contro l’obesità. Questo esercizio celere ed energico conferiva al pugilatore robustezza, resistenza e agilità generale, rapidità c coordina­ zione di gambe e braccia, prontezza di percezione e di esecuz'one delle va­ rie azioni di attacco, difesa e controf­ fesa c — infine, ma non ultima come importanza — una buona riserva di fiato, che, non bisogna dimenticarlo, le battaglie pugilistiche dell’antichi­ tà si svolgevano ad oltranza. Ab lissimo nella schiamachia fu uno dei più celebrati atleti greci: Glauco di Caristio, vincitore ai Giochi Olim­ pici, due volte ai Pitici e otto in cia­ scuno di quelli Nemei e Istmici, vale a dire coronato campione in tutt’e quat­ tro le grandi feste ginniche panelle­ niche, conseguendo così il diritto ad una statua che riproducesse le sue pre­ cise sembianze. E Glauco — del quale Simonide cantò, nientedimeno, che « Neppure la forza dj Polluce gli pro­ tenderebbe contro le mani, nè il ferreo figliolo di Alcmena » — venne appunto raffigurato dallo scultore Glaucia di Egina come schiamacòn: nell’atto, cioè di combattere con l’ombra. Da coricomachia, o combattimento coi sacco, si svolgeva in due modi di­ stinti: come g'nnastica medica ten­ dente all’ irrobustimento generale e come esercizio particolare ai pugna­ tori. Al primo genere appartenne la corìcomachia di cui parlano Ippocrate, Celio Aureliano a Antillo, come ripor­ tato da Oribasio. Consisteva nel lan­ ciare e respingere con le due mani, prima adagio a poi con sempre maggio­ re violenza, un sacco di cuoio riempito di farina o di semi di fichi, oppure di sabbia, sospeso alla volta di apposita sala del ginnasio o delle terme, cer­ cando poi di resistere al forte urto delle oscillazioni di ritorno con le mani pro­ tese, o col petto difeso dalle inani e anche con le mani dietro la schiena. Gli antichi pug latori, invece, « la­ voravano » al coricos proprio come i loro confratelli di oggi « lavorano » al sacco. Lo prova decisamente la famosa cista Ficoroni, esistente nel Museo di Villa Giulia in Poma. La cesellatura e. sterna di questa interessante opera in bronzo di Novio Plauzio {III secolo a. Or.), riflette scene del mito degli Ar­ gonauti e presenta, fra l’altro, un gio­ vane greco che, ancora tutto infiam­ mato dal terribile incontro svoltosi fra Polluce e Amico re dei Bebrici, ha

appeso un coricos ai rami di un albe­ i ro c si allena con ardore, mentre uno scanzonato Sileno, seduto a lui vicino, imita il ritmo dei colpi sul sacco, tam­ burellandosi il ventre obeso. Un coricos del tutto speciale c quel­ lo di cui — come già accennato — par­ la Plafone: il fantoccio, aloè, che i pu­ gili del suo tempo sospendevano a una corda e rimpinzavano di pugni, nelle loro esercitazioni. Esso precede di circa 24 secoli j moderni e costosi colleghi americani — i dummies — i più perfezionati '^ci quali, però, hanno un... temperamento assai più battaglie­ ro, che non si limitano ad « incassare » colpi d’ogni genere, ma costringono l’aggressore a schivare immediate rea­ zioni, a base di poderose « sventole »/ Un altro degli esercizi che i pugili praticavano nelle palestre per adde-

strarsi e allenarsi al combattimento fu ì’acrocheirismo {da akro - punta, estremità, e cheir - mano) o pugilato con l’estremità delle dita. Con questa schermaglia a mani aperte s’intendeva incrementare l'abilità ed il colpo d’oc­ chio dei pugili che dovevano proporsi non di picchiare forte ma velocebentc e di toccare preciso, contentandosi per quanto possibile, di sfiorare l'avversa­ rio c di parare e schivare come di at­ taccare. In tal modo i pugili migliora­ vano la loro tecnica, precisione, rapi­ dità di esecuzione c si tenevano in fia­ to, senza esporsi al rischio di « incas­ sare » duri colpi e ferite, Eòlia Etica Nicomachea di Aristotile è cenno di un pedofriba che pratica l’acrochcirismo con l’allievo al fine di addestrarlo nel­ le finezze dell’arte pugilistica. logiT'allenamento con l’uomo

Insegnamento pugilistico : l'esecuzione delle ‘figure’ davanti al pedatriba che consiglia e sorveglia (da un vaso greco)

Pugile greco che si allena col sacco da pugni, mentre scanzonato Sileno imita il ritmo dei colpi tambureggiandosi il ventre obeso (III sec. a. C.)

27


/

ì /

/ /

» :

5 È

L t

coniente, anche allora, la parte più importante della preparazione al com­ battimento, e altresì la più dura, ben­ ché già si fosse pensato di attenuare in qualche- modo^ durante questa fa­ se, la v olenza dei colpi, rivestendo le mani con striscio di pelle molto mor­ bida (medicai) o con le sfere o palle (sfairai), i gu intoni dell’antichità, pro­ teggendo, inoltre, la fronte, le tem­ pi' , e special mente le orecchie, con le anfotidi, < he ricordano molto da. vicino le maschere protettive adottate at­ tualmente dai pugili per il lavoro di p destra. Le anfotidi (dette anche cpotidi) derivavano probabilmente il loro nome da amfotis - coppa o vaso con due. manici, del quale richiamavano l’idea, costituite come erano, nella loro forma più semplice, da una fascia di pelle che circondava pi fronte, cui era­ no assicurate due imbottiture — -una per lato — in corrispondenza (Bile orccchic c che un’altra striscia di pelle, annodata sotto il mento, coniribuiva a manti nere in sito. Le prime maschere di allenamento pugilistico dell’era mo­ derna non furono molto dissimili da queste Tornando alle sfairai, esse non era­ no, a quanto sembra, che un rivesti­ mento, un’imbottitura sferica della mano, fatta di materie soffici che, ce­ dendo col colpo, ne attenuavano di mol­ to Tefficac'a e non producevano feri­ te come le « corregge dure » è i « cè­ sti » usati in combattimento rispetti­ vamente dai Greci c dai Romani. Non erano altro, dunque, che i guantoni dell'epoca usati, però, soltanto nelle palestre, per gli allena menti. Non vi può esser dubbio su ciò, ove si consideri quanto scrivono Platone c Plutarco a proposito di queste a sfere » o « pal­ le », circa le quali particolarmente esplicito è H secondo, che afferma nei suoi Precetti Politici: « Si legano delle « sfà.rai » intorno alle mani di coloro che si esercitano nelle palestre, affin­ chè i colpi che si portano reciproca­ mente siano più dolci o meno sentiti, e che il combattimento non giunga a provocare qualche ferita incurabile ». Pensate, del resto, a.f uno dei nosl i • guantoni da pugilato quando il pugn,. è chiuso: non sembra una sfera, una palla, una « sfaira »? Oltre ai tre esercizi classici — pu­ gilato con l’ombra, « lavoro » al sacco e con l’uomo — tutto lascia supporre che l’allenamento pugilistico si giovas­ se anche di altro d’indole generale ; movimenti a corpo libero o con attrez­ zi. E’ comunque assodato che, attraver­ so lunghi secoli di pratica sportiva (le sole Olimpiadi si protrassero dal 776 a. Cr. — ventiquattr’anni prima della fondazione di Roma — al 394 d. Cr.) si giunse a stabilire regole minu­ ziose e precise circa H luogo t il tèm­ po (stagione e ore del giorno) più adat­ ti all’esercizio, la quantità e qualità di esso e il m odo di esercitarsi; circa la quantità e qualità dei cibi e delle be­ vande.

28

Egualmente conosciuti furono i bcsuoi principi; basilari risultano anzi, per la prima volta, messi in rilievo proprio daf grande Ippocratc, che ri­ tenne quest’arte antichissima capace di tonificare, rilasciare, ingrassare e dimagrire (« Una forte strofi nazione lega; una leggera scioglie; strofinazionl troppo frequenti e troppo forti pro­ ducono dimagrarnenlo; d' media in­ tensità consolidano la salute »). Lo stesso nome greco del massaggio, anatripsis: strofinazionc all’insù, ovvero dal basso in alto, è un piccolo capola­ voro preciso sintetismo. Non deve dunque credersi che la preparazione degli antichi atleti fos­ se del tutto irrazionale e si discostasse troppo da', capisaldi della contempo­ ranca, anche se questa abbia potuto giovarsi dei progressi della biologia, delia fisiologia c della clinica. Intanto, prima di iniziare gli allena­ menti e lo speciale regime dietetico clic ad essi si accompagnava, gli atleti venivano sottoposti al processo evacua­ tivo, a mezzo di purganti o di eme­ tici. Completamente nudi, comincia­ vano con l’eseguire una serie di legge, ri movimenti e d<i blande autostrofinazioni, che provocavano un lieve arros­ samento della cute, attivavano la cir­ colazione e « scaldavano » i muscoli: era questo l’eserc'zio preliminare o preparatorio. Si ungevano poi di olio di olivo (talora col cetonia: mescolan­ za di olio c cera), spalmandolo bene affinché venisse assorbito attraverso i pori della pelle; i soli lottatori e pancraziasti si cospargevano anche di sab­ bio. fin'ssima (haphe) per dar presa al­ le mani dell’avversario. Passavano quindi all’allenamento sportivo vero o proprio, a ciascuno particolare, inizian­ dolo dolcemente e comodamente c ac­ crescendone a mano a mano l’intensità fino a raggiungere il massimo prescrit­ to, dal quale, pure gradatamente, si discendeva fino a un relativo stato di quiete. Prima del bagno, tiepido o freddo o di vapore, o della doccia, net­ tavano il corpo dal sudiciume (sudore - polvere - olio, ecc.) a mezzo dei ra­ schiatoio (stlegghis, str-igilis), oppure di panni ruvidi. Concludeva il tutto una nuova frizione oleosa, chiamata apoterapouticac dopo l’esercizio, e, quan­ do necessario, un vero e proprio mas­ saggio eseguito dal pedotriba — detto appunto anche alipte da aleifo: un­ go, strofino — o da un suo subalterno. Dovevano ora trascorrere almeno due ore prima che all’atleta fosse consen­ tito di prendere cibo, che, nei più an­ tichi tempi, consistette in fichi secchi, noci e formaggi freschi, al dire di Plin-:o il vecchio c di Pausania. Già prima d’Ippocrate, però, le carni abbrustoli­ te, pr’ncipalment'e di bue e di maia­ le, costituivano la base del nutrimento degli atleti, insieme con uno speciali pane senza lievito e impastato col for­ maggio, chiamato coliphium: « aggiun­ go forza alle membra ». Tale modo di cibarsi venne detto xerofaghia: man-

<j are secco, c tendeva a nutrire valida­ mente senza far ingrassare. Antichi scrittori parlano degli atleti come di mangiatori formidabili. Afa, pure accettando in pieno le affermazoni di Galeno, secondo le quali un atleta credeva di aver fatto un pasto frugalissimo quando aveva mangiato due mine (circa 618 grammi) di carne e pane in proporzione, non c davvero il caso di parlare di boifagos: mangia­ tori ili buoi, generalizzando così il ti­ po lottatore Afilonc. o pugile Biantc, che costituiva Veccezione, E che il pu­ gile Egonc « da solo mangiò ottanta pagnotte » dev’essere proprio una gros­ sa... licenza poetica di Teocrito! Ad ogni modo, la necessità per gli atleti di una superalimentazione che ne equilibrasse il forte dispendio di energie, era del tutto fisiologica, E ciò sembra implicitamente riconosciuto da Aristotile quando chiama il loro cibo biaion trofen: nutrimento forzato, e anancofaghia : mangiare costretto ; e dello stesso Galeno, che parla di adòten pròs ananchen, cioè di cibo per ne­ cessità. Che gli atleti, poi, fossero general­ mente in tutto continenti, oltre che da numerosi scrittori dell’antichità, è confermato da San Paolo, che li cita ad esempio nella 1 Epistola ai Corinti. E ora, per finire, compiacetevi ncll’apprcnderc da Eliano che Clitomaco, poderoso pancraziasta,, spingeva la sua pudicizia fino a lasciare la tavola se qualcuno avesse osato parlare un po’ troppo liberamente.

à’^.

-

T'

iU f

1

-,

jf Ck

------

V

il jff i

.■ ?

'liti

’fe

F'ì /

IMj

il

Refrigerio di doccia dopo l’esercizio (pittura greca)


?

DI UN REGOLAMENTO fl fine principale da conseguire me­ diante revcntuale adozione di una par­ ticolare forma di pugilato nei ranghi giovanili nazionali, fermi restando i’migliori principi già comunemente adotta­ ti, sarebbe quello di giovare allo-sviluppo fisico e morale dei giovani. Per ottenere ciò sarebbe innanzi tut­ to necessario che ci si rendesse perfet­ tamente conto della severa autodiscipli­ na che uno sport completo come il pugi­ lato il quale anche in forma « attenua­ ta » mantiene intatte le sue maschie pre­ rogative, richiede costantemente. L’assidua applicazione delle norme fi­ siche e morali che tale disciplina richie­ de risulterebbe in tal modo la prima prova a cui i praticanti si sottoporreb­ bero spontaneamente, prova indice di fermo volere e quindi di un carattere dall’embrione positivo. Nulla di crudamente spartano, con ciò, ma anche nulla di men che sporti­ vo. Resta inteso che tale iniziativa non si baserebbe su criteri empirici o comun­ que ancora in fase sperimentale, ma ver­ rebbe a collcgarsi ad iniziative simila­ ri che già vantano una tradizione enco­ miabile, specie dal punto di vista etico e sociale, in molti paesi, come nell’A­ merica del Nord, per esempio, dove la maggioranza delle sezioni pugilistiche di un vastissimo movimento giovanile è retta da un rappresentante del clero cattolico, mediante la guida e l’ausilio di appositi assistenti spirituali e sotto l’alto patronato (addirittura!) del prima­ te d’America, cardinale Spellman, non che di eminenti porporati come il card. Mundelcin. Tale movimento che ha suo epicentro a Boston, culla del catto­ licesimo americano, si ispira non a tor­ to al realistico concetto secondo il qua­ le se l’esuberanza giovanile richiede il sano e virile sfogo offerto da una benintesa pratica del pugilato, è bene che ta­ le impulso dinamico venga disciplinato ed indirizzato secondo principi morali e sociali che ne facciano una lecita e giovevole attività sportiva. Altro scopo, che potrà ben definirsi umanitario, sarebbe quello di porre al servizio dei giovanetti dallo sviluppo fi­ sico (e quindi, a volte, morale) imper­ fetto, i principi dinamici di cui massi­ mamente nella fase addestrativa è pre­ agonistica è feconda la pratica del pu­ gilato. Benefici che permisero, ad esem­ pio, che un gracile e cagionevole fan­ ciullo. (ci perdoni l’interessato) provvi­ sto di un cuore e di una volontà più saldi del suo fisico di adolescente, di­ venisse un giorno 1 campione naziona­ le, continentale ed olimpionico Ernesto Fermenti, vanto dell’Italia e dell’Euro­ pa sportiva. Ciò per quel che concerne sia gli in­ dividui che istituti, convitti, enti di rie­ ducazione o centri profughi giovanili, città dei ragazzi, ecc.

PUGILISTICO

Anche Michele Palermo, come Bartali, viene ormai chiamato l'<intramontabile», ma il suo segreto sta nel dedicarsi all'attività campestre Dal punto di vista tecnico, constatato come purtroppo ci si vada man mano al­ lontanando dalle regole classiche per le quali soltanto il pugilato ha diritto ad essere chiamato (si perdoni il luogo co­ mune) « l’arte della scherma del pugno », si auspica un ritorno integrale, sia pur attualizzato secondo le più recenti ed idonee innovazioni, a tali regole. A questo scopo sarebbe augurabile ad­ divenire ad un nuovo ordinamento tecni­ co di carattere interno, specie per quel che riguarda la valutazione dei « fatto­ ri » determinanti la valutazione del ren­ dimento atletico-agonistico individuale, orientando tale valutazione più verso lo stile che verso una esasperata e non sempre controllata ricerca dell’efficacia. Vale a dire, anteponendo il fattore ideale « intelligenza » al fattore materiale « forza », che troppo spesso indirizza i giovani, per lo meno anzitempo, verso un concetto che è assolutamente in an­ titesi con le regole del vero pugilato, arte della difesa con mezzi naturali. Di­ sciplina sportiva che condanna l’uso e l’offesa con le armi. La Commissione tecnica pugilistica del C.S.I. ha già affrontato questo pro­ blema. E l’ha affrontato su espresso in­ vito della Presidenza Centrale, proce­ dendo, intanto, alla estensione som­ maria delle norme illustrative dei pun­ ti-base che dovrebbero informare i cri-

ieri dei dirigenti e degli insegnanti nella parte didattica dell’eventuale fu­ turo movimento pugilistico giovanile del C.S.I. Inoltre sarebbe intendimento di questa Commissione del C.S.I. di cucon particolare intensità il setto­ re sanitario-assistenziale collegato al­ l’attività pugilistica, mediante l’istitu­ zione di un efficiente servizio a carat­ tere capillare, che assicurasse sin dal­ l’inizio della pratica sportiva un co­ stante controllo sanitario preventivo e terapeutico di tutti i singoli praticanti. Ciò mediante l’adozione di uno scru­ poloso sistema di visite periodiche, car­ telle di stato fisico ed ogni altro ac­ corgimento atto a tenere costantemen­ te sotto il controllo della Medicina Sportiva gli atleti in tutte le fasi del loro sviluppo fisico e tecnico. Pertanto la futura attività agonistica, che non presenta gli inconvenienti del­ la pratica corrente, dovrebbe essere ugutùlmente oggetto di speciali attuazio­ ni a carattere precauzionale. Attuaziorl <"nd''n*i ad elim’nzre ogni nocumen.o esaltando invece i pregi della pratica pugilistica in csa nel suo vero significato. Questo allo scopo di attuare quanto più possibile alla lettera 1 an­ tica massima sportiva: mens sana in torpore sano.

Marcello Inibastari

29


UN CAMPIONE DI PALLACANESTRO paliti di i/eg c* le di giuoco SERGIO STEFANINI c uno dei più noti giocatori di pallacanestro del Continente. A Ginevra, durante i campionati europei del 1946 quando agli azzurri sfuggì il titolo per un soffio, gli svizzeri facevano il tifo per Ste­ fanini classificato Ira i migliori atleti che avessero mai calcato i campi della pallacane­ stro. Sergio Stefanini', più volte nazionale, è un puro prodotto della tradizionale scuola ve­ neziana nella quale egli si è rivelato proprio nel periodo d’oro. (piando cioè la vecchia Reycr ha conquistalo due titoli di campione d’Italia (1912 e 1943). Recatosi con la fami­ glia nell’America del Sud, ne è stalo richia­ malo per esplicito desiderio del Presidente della Federazione Italiana Pallacanestro che non voleva perdere un alida eccezionale. Ap­ passionalo -del gioco. Stefanini ha seguito questo sport in tulle le sue evoluzioni per cui è interessante sentire il suo pensiero sul­ le nuove regole che sono già state applicale non solo in Italia, ma in quasi tutti i Paesi che praticano la pallacanestro.

*

mcicre {a palla- sul cesto si preva lo stessa rcddisfazione che calciare pallone in rete.' Non ci credete? Prevate e vedrete.

1

30

Quando seppi che c’ora aria di re­ gole nuore, di colpo mi vennero in monto due pensieri: uno buono o uno cattivo. Vi dico prima quello buono, anche per farmi perdonare anticipa­ tamente quello che vi dirò dopo. Il pensiero buono era quello del tifoso della pallacanestro: pensai, infatti, che tutte lo coso in evoluzione, se non altro, anche per il solo fatto di esse­ re sempre in marcia, sono cose ben vive, ben vitali, destinate, cioè a pro­ gredire. E fui felice por la pallaca­ nestro, sport che amo veramente, pen­ sando cho forse c’ora por essa un "do­ mani più luminoso. Poi, il pensiero cattivo. Il pensiero cattivo aveva due ragioni di essere tale: una di origino — diciamo così — egoistica e una de­ rivante dalla pigrizia. Quando in un giuoco ci sono regole nuove, c’è sem­ pre qualche novità, cioè gente cho dalla mediocrità finisce por elevarsi di colpo, poiché viene improvvisamen­ te favorita dalle nuove regole per le quali ha magari spiccate attitudini. Naturalmente, per chi ha già rag­ giunto un certo traguardo, quest’alea solleva sempre un corto timore di ve­ dersi superare da dei « pivelli ». L’al­ tra ragione, cioè la pigrizia, è facile arguire che si riferiva al fatto cho regole nuovo significavano altro stu­ altra lunga. applidio, e soprattutto ------siato sinceri, non nazione, e, via, siate : quando - rd" piace mai, credete/i j di«ssero arrivati al punto cruciale, il dover faro ancora gli scolari. Beno, in ogni modo, se l’ente internazionale aveva

t

5


deciso così, c’ora poco da fare, biso­ gnava accettare la cosa mimetizzan­ dosi, diciamo.

sta, che, se vogliamo, è stata un po’ l’ispiratrice dell’innovazione princi­ pale avvenuta ultimamente.

In effetti, bisogna riconoscere che le modificazioni avevano una loro ra­ gione di sussistere perchè risolvevano in modo intelligente alcuni dei pro­ blemi che più contavano come peso al piede per il giuoco della pallaca­ nestro.

Tale innovazione principale è costi­ tuita dall’allargamento della zona di tiro libero, che occupa cioè una stri­ scia di terreno larga quanto il diame­ tro del cerchio dell’area stessa. Quel­ lo che più conta, tuttavia, non è tan­ to l’allargamento della zona, quanto il fatto che nella stessa nessun attac­ cante può sostare, con pallone o senza non importa, più di tre secondi.

Voi sapete cho ci sono degli ameri­ cani alti più di duo metri: a tale al­ tezza levato quanto riguarda la testa, e aggiungeteci invece la lunghezza delle braccia; avrete una misura tale, da cui possono partire i palloni diret­ ti in cesto, da dare piena ragiono a Bruno Roghi quando, dopo il torneo olimpico di Berlino, ebbe a parlare di atleti che deponevano Io uova nel pa­ niere, al modo delle galline. Con gen­ te di questa taglia, capito bene, il giuoco di una squadra può ridursi alla sola difesa che blocca gli avversari, conquista la palla, la manda alta, nel­ la morsa aerea dello spilungone, mes­ so sotto il canestro, con il solo com­ pito di cacciare la sfera nel cesto.

D’accordo che di giocatori raggiun­ genti tale altezza anche in America non ce no sono tanti, tuttavia, è lo­ gico capire quale vantaggio notevole hanno gli uomini alti su quelli bassi, sia che si tratti di attacco al canestro avversario, sia di difesa de] proprio. A tale proposito, anzi, ricorderò come proprio negli U.S.A. la questio­ ne sia saltata in primo piano ancora nel 1944, così che allora corsero varie proposte por ovviare a tale inconve­ niente. Tali proposte potevano, per la verità, ridursi a tre fondamentali e cioè; 1) escludere dal giuoco gli atleti che superavano una certa altezza; 2) alzare i canestri; 3) limitare una zona non buona per il tiro. La prima proposta, non è chi non veda, pecca­ va di... umanità: che colpa potevano avere alcuni atleti per vedersi esclu­ si dalla gioia di una lotta sportiva? £ forse una colpa il diventare trop­ po alti ? Allora, niente da fare. La seconda proposta cadeva da sola, per due ragioni: una di carattere raziona­ le e l’altra di carattere logico. Alzare i canestri in un paese, come gli U.S.A., dove tutti i campi sono in palestra, significava rendere impraticabili le palestre stesse, a meno di non alzarne i soffitti, e fateci un fischio per risol­ vere il problema. Ma, anche se per tocco di bacchetta magica fosse stato possibile realizzare tanto, il fenomeno già segnalato persisteva, poiché i gi­ ganti della pallacanestro non avreb­ bero più deposto le uova, è vero, ma si sarebbero sempre trovati avvantag­ giati rispetto ai più piccoli, i quali, invece, per tirare in canestro avreb­ bero dovuto sparare dei veri c propri campanili. Poi, c’era la terza propo-

La limitazione ha, si vede bene, lo scopo di eliminare completamente il famoso « palo », cioè quel bel tipo, un tempo tanto in voga anche da noi, cho se ne stava sotto il canestro av­ versario. in attesa soltanto di riceve­ re il passaggio tentando di realizzare il cesto. Tre secondi, che sono un sof­ fio, mettono l’attaccante in condizio­ ni di doversi muovere, di non poter sostare sotto il canestro avversario, per cui, anche la sua eventuale mag­ gior altezza, rispetto a quella dei di­ fensori, viene ad essere un vantaggio inconsistente. Dal lato agonistico, cioè, il giuoco ha guadagnato molto con questa innovazione, per cui io non vedo come si possa immaginare di tro­ vare ancora di che migliorare la si­ tuazione attuale.

Oltre tutto, il giuoco, con questa nuova regola, conio ho detto, ha gua­ dagnato anche in velocità e chi cono­ sce la pallacanestro capisce quale im­ portanza abbia tale caratteristica sul­ la simpatia del pubblico. Lo spettato­ re nello sport cerca l’emozione, anzi, è meglio dire, cerca le emozioni ; più si può dargliene e più egli si attacca al giuoco (del resto pensate alla for­ tuna della roulette!). Se la partita di pallacanestro si svolge velocemente, lo sportivo la segue con ansia, freme per ogni volta che il pallone arriva sotto il canestro, sia da una parte sia dall’altra. _ Con questo stesso intendimento so­ no nate, certamente, anche le altre regole nuove della pallacanestro come quella che esclude la rimessa in giuo­ co con la palla toccata dall’arbitro do­ po un canestro riuscito. Adesso, inve­ ce, la squadra che ha subito la segnatu­ ra può partire fulminea in contrattac­ co, mettendo subito in pericolo l’avversatio. cho può anche essere col­ pito in contropiede proprio •nell’atti­ mo in cui siede su un successo rag­ giunto. Lo sportivo, quindi, non fa in tempo a rimettersi da un’emozione cho subito rischia di viverne un’altra, esattamente opposta ma pur sempre emozione.

Io, invece, sono contro la rimessa la­ terale, sia pure in zona d’attacco, fat­ ta con pallone obbligatamente toccato dall’arbitro. Ciò ritarda il giuo-

co, cioè ottiene l’effetto esattamente opposto a quello che invece, giusta­ mente, si è raggiunto con l’innovazio­ ne nella rimessa dopo un canestro se­ gnato. Si dirà che in tal modo sj cerca di aiutare chi si difendo: ma non è giusto, perché, oltre tutto, la regola favorisce la tendenza all’ostruzionisino che spontàneamente è nel • giuocode] difensore, che sa in tal modo come oltre a rompere l’aziono avversaria no ritarda anche l’attacco. £ l’unica innovazione — e bene ha fatto la F.I.P. a non adottarla — che, in sede di esame tecnico, mi tro­ va avversario: tutto il resto è stato studiato, lo riconosco, per favorire una migliore comprensione del giuoco' e accrescerne le caratteristiche agoni­ stiche. E comprendo qui anche la no­ vità che si riferisce al tiro libero. Con l’allargamento della zona « tabù », su. pallone che non entra in canestro il giuoco resta più chiaro, più disteso, cioè sono meno facili i contrasti, le riunioni a « pigna », anche perchè il' distacco tra gli atleti che guardane il tiro evita quelle piccole scorrettez­ ze (schiacciare i piedi, trattenere per la maglia, piantare i gomiti nei fian­ chi) antipatiche e che hanno sempre costituito l’anticamera di guai mag­ giori

Dopo pochi mesi dall’applicazione delle nuove regole io sono dell’opinio­ ne che gli sportivi si saranno resi con­ to degli effettivi vantaggi che il giuo­ co ha ricevuto, anche se, specie tra le squadre di minor levatura tecnica e in campo femminile, soprattutto, la realizzazione di tale camaleontizzazione non è facile come il dirlo. A que­ sto proposito, anzi, debbo dichiarare che anche per noi della massima cate­ goria la novità, almeno inizialmente, plicazione delle nuove regole venne non ha trovato l’ambiente migliore per realizzarsi, La notizia dell’applicazione delle nuove regole essendo infatti, proprio allai vigilia dell’inizio del massimo torneo. Non è, però, tutta colpa della Federazione: poiché la prima incertezza è nata in s no all’ente internazionale il quale, dopo avere approvato le modificazioni durante il congresso di Londra, ha tardato non poco nella diffusione del­ le deliberazioni. Così, un ritardo sul­ l’altro, per poco non capitava di ve­ der arrivare le novità a campionato già concluso. Questo fatto non ha impedito l’im­ mediato adattamento del giuoco ita­ liano che ora, almeno per quanto mi è toccato di vedere sui maggiori ter­ reni nazionali, è informato unica­ mente sul piano delle nuove regole.

Sergio Stefanini

31


/ f

/ /

— E adesso va' tranquilla — disse orgoglio della casata. Dallo stesso fo­ il vecchio signore in maglione, dan­ colare sono partiti verso il traguardo do una leggera, affettuosa spìnta al­ e verso la vittoria tanti biondi figli la ragazzina. del Nord Dieci minuti di arabeschi vertigi­ La famiglia Nurmì ha- dato al suo nosi cd aggraziati e poi le tribune del Parse decine di atleti e un Campione Palazzo del Ghiaccio di Christiania e così dicasi dei Ditola, degli Iso Rol­ esplosero d’entusiasmo... latino! lo, degli Snell, degli Anderson, dei La bimba in sottanina e in cuffletta Nanscn, dei Nordhal, dei Borg... aveva trionfalmente vinto il Campio­ Ma non siamo qui per elevare un nato norvegese di pattinaggio arti­ inno di lode riservato in esclusiva ad stico per il 1924. una razza o ad un gruppo di popoli, Aveva soltanto 12 anni e si chiama­ va Sonja Hcnie. Quella sera la Capitale nord’ca fu tutta in festa per la « rivelazione » ma anche e soprattutto per rendere onore e omaggio a un qualcosa di più grande, di più profondo, di più ele­ vato Quella sera, dunque, la fantasma­ gorica fiaccolata che percorse rumo­ rosamente le vie di Christiania per fare infine cerchio attorno alla casa degli ITenie, volle scientemente illumi­ nare c far risplcnderc della luce più pura una forza morale, un simbolo superiore : la Famiglia. E il vecchio signore in maglione che si affacciò al balcone della sua casetta tenendo stretti a sè Sonja e Olaf era l’autentico e legittimo protagonista di quel rito. Willy Rcnie, più volte campione mondiale e nazionale di ciclismo-sta- chè anche in questa disamina ben si yers, aveva saputo allevare nel culto adatta il vecchio adagio « Tutto il delle discipline sportive i suoi due fi­ mondo è va.cse ». glioli, portando il maschio ad un ti­ Dalla massa estraendo un florilegio tolo nazionale nel pugilato e la bam­ ecco infatti alcune luminose dimostra­ bina a quello assoluto nel pattinaggio zioni. E non me se ne voglia se all’in­ artistico. dagine qualcuno o qualcosa è sfug­ La visione in chiaroscuro di quel pa­ gito... dre, commosso e fiero, abbracciato con La Francia va e. andrà sempre fiera i suoi bei figlioli componeva un qua­ dei suoi Pelissier (Francis, Henry e dro dal significato stupendo e ammo­ Charles), dei Wambst (George, August nitore, per la gente di sport, per tutti e Fernand), dei Mazan (Lucien, leg­ gli uomini. gendario Petit Breton, e Pierre), dei LI ceppo familiare anche nello sport Magne (Antonin e Pierre) dei Geor­ è alla prova dei fatti un importantis­ ge! (Emile, Lèon e George), dei Bidot simo fattore di positività c di serietà (Marcel e Bernard), dei Lapcbie (Ro­ d’intenti e di azioni. ger e Guy), dei Le Drogo (Ferdinand Laddove, infatti, Velemento-base e Emile)... Il Belgio ha gran parte del della comunità, la. famiglia, è di na­ suo passato sportivo legato ai nomi tura, di tradizione e di ragionamento dei Buysse (Lucie, Jule, Marcel a cui osservatrice è cultrice delle discipline ora si sono aggiunti Antoine e Achille), sportive ecco che tutto il Paese è fio­ dei Debaets, dei Verwaecxè, dei Maes, rente, sanissimo c la media dei suoi di Masson (Emile ambedue, padre e fi­ cittadini raggiunge un elevato piano glio), degli audacissimi Vandersluyft atletico e potenziale. (padre, figlio, nipote), pionieri degli Il nucleo finnico-scandinavo, ha sem­ stayers... E non possono essere da meno, con pre vissuto in tale ideale clima ed è il più probante esempio di quanto an­ i loro grandi nomi rappresentativi, la diamo affermando. I popoli svedesi, Svizzera (fr. Suter fr. Abegglen, fr. finlandesi, norvegesi, infatti, sono da Buchwalder...), la Spagna (fr. Trueba, considerarsi indiscutibilmente i più fr. Monterò, fr. De Alzaga, fr. De forti c vitali del mondo e i risultati Viczaya...), la Grecia (fr. Adrianopueffettivi attinti dalle grandi Nazioni los...), l’Ungheria (fr. Barasi, fr. come Stati Uniti, Inghilterra, Russia, Nyers..), la Danimarca (Hansen, An­ Italia, Germania, Giappone vanno dersen. Pecdcrsen...). E l'Italia? Il nostro Paese ha tradi­ giudicati su di un piano inferiore, in relazione alla loro enorme superiorità zioni nobilissime ed eloquenti al pro­ posito e non v’è davvero disciplina numerica. Laggiù tutti i componenti delle sportiva dove Velemento-famiglia non singole famiglie sono cultori dello abbia fatto la sua benefica e fattiva sport e, attraverso le generazioni, non apparizione. Limitando il nostro campo d’osserpuò mancare l’autentico campione,

li EMI Mitili dello

S I’ Il lì T

:

li

0

fi a

32

nazione solo alle più note casate, ecco che rammemoriamo allo sportivo di ieri e segnaliamo a quello d’oggi gli esempi più popolari. Ciclismo: Azzini (Ernesto, Luigi, Giuseppe), fratelli Mara, Manera pa­ dre e figl'o, Binda Alfredo e Albino, Zanazzi Renzo, Valeriano più un ter­ zo fratello in... gestazione, gli innu­ merevoli liguri Ferrando, Coppi Fau­ sto e Sorse, Olmo Giuseppe c Barto­ lomeo e Pietro, Pancera Giuseppe e Antonio, Giunteli; Battista c Marco, Moretti Cesare e figlio, Guerra Lear­ di e figlio, Bergamini Mario e Luciano, Rossetto Vincenzo e Vittorio... Automobilismo; Varzi Angelo e Achille, Villoresi Gigi e Emilio, Ascari Antonio e figlio, Buggeri Amedeo e fi­ gli, Nazzaro Felice e nipote Biagio, Moretti, Vailati... Sports della neve e della roccia ; Sartorclli, Corel, Nogler, Lacedelli, Colli, Seghi, Compagnoni, Rodighiero, Alvcrà, Perruchon... Pugilato; Spalla Erminio e Giusep­ pe, i Marjurt, i Venturi, i Farabullini, i Morabito... Calcio; gli Arcavi, i Sentimenti, i Monti patavini, i Cevenini, i Sanso­ ni, i Ferraris, i Busini, i Martin, i Milano, i Varglien, i Mattel, i Frione, i Pontoni, i De Prò, i Pecchino, i Compiani, i Micheioni, gli Aebi, i Santagostino, i Bacigalupo, i Meazza, i Bertoni, i Rampini, Rampini. i Mattea, i

Mattei... Lotta: i Raicevich, i Nizzola... Scherma ■ i Nodi, i Pessima, i Gre­ co, l Mangiarotti, i Nostini. Tennis; i Serventi, i De Martino, i Quintavalle, ; Del Bello... Nuoto; i Bacigalupo, i Pandolfini... Atletica leggera; i Lunghi, i Car­ lini... Ippica: i Cicognani, i D'Inzeo, i Ferrane. Sovente anche i diversi componenti di una stessa famiglia, ma di solito si tratta di eccezioni, si indirizzano ver­ so sports differenti come dimostrano i « casi » Girardengo (il padre campio­ nissimo del ciclismo e i figli calciato­ ri), Sivocci (Alfredo ciclista e Ugo pri­ ma ciclista e poi corridore d’auto), Nuvolari (Tazio fuori classe delle due e quattro ruote e gli zii velocipedisti), Riga-monti (Mario centro mediano del Torino e il fratello campione di lotta), Tonani (Alessandro re dello sprint e Giuseppe fenomeno del sollevamento pesi)... La rassegna si sta facendo prolissa, contro il nostro impegno, e pertanto rimandiamo a miglior occasione un esame più approfondito e meno sche­ matico nel campo. Possiamo, intanto, concludere clic che oggi abbiamo messo sotto gli occhi dei lettori solo ; nomi più famosi, i nomi di quelli che tanto hanno dato allo Sport, e tanto hanno avuto, alme­ no in fama.

Gian Carlo Znccaro


V

!

IL CACCIATORE E POETA E ARTISTA ? La caccia è sport o è arte? Proble­ te a tanta incomparabile bellezza del­ ma questo che, nel campo teoretico, la natura, deve fermarsi e deve contem­ tante e tante volte è stato impostato: plare la vivente e vibrante cornice che fra gli scrittori di materia venatoria lo circonda: perchè deve fermarsi e (che molti paragonano, non so se giu- deve contemplare? Perchè sia per istinstamene o no, se bonariamente o mali­ ' to, sia per sensibilità è poeta, o co­ gnamente, a quei tali che, durante le munque, artista. guerre, combattono le medesime sulle Il cacciatore, nel suo campo, è — mi carte topografiche e comodamente se­ si consenta l’espressione — attore e re­ duti a tavoli da caffè) alcuni sostengo­ gista nello stesso tempo: regista di sè no sia arte, alcuni, sia sport. Al cac­ stesso e del proprio cane. La caccia, ciatore vero, di razza, tale sottile di­ pur attività che appassiona masse in­ stinzione non interessa un bel nulla, gentissime, è sport squisitamente per­ per lui il problema non è che una pro­ sonale: il cacciatore, per essere tale, fonda — e se si vuole — sottile disqui­ non è sufficiente che si entusiasmi del­ sizione filosofica che fa riscontro con le altrui gesta, che faccia, come suol l’altro problema interessantissimo se dirsi, il tifo, ma occorre che pratichi la cioè sia nato prima l’uovo o la galli­ caccia , che, di persona, viva il suo na. Il cacciatore ha già risolto per con­ sport. Molti che conoscono la caccia to suo: la caccia è una passione e, per solo di nome, o attraverso vignette più lui, è la passione più bella, più nobile e più travolgente. Comprendo che molti o meno riuscite, più o meno spiritose, nelle loro limitatissime nozio­ che leggano queste righe, di fronte ad amano, ni in materia, mettere in dubbio la una mobilitazione simile di attributi, sportività della caccia e magari . tac­ possano anche sorridere, anche storce­ di crudeltà. Occorrebbe che que­ re la bocca e, comunque, dire dentro ciarla sti « molti » provassero a vivere una di sè « Che esagerato! » Devono però pensare che il sottoscritto è appassio­ vera giornata di caccia: sarebbe troppo pretendere? In tal caso l’ironia, i dubnato cacciatore e ciò, a priori, deve co­ zi cadrebbero automaticamente. Essi stituire una discriminante. Eugenio Barisoni, notissimo cacciatore ed ottimo potrebbero constatare come la caccia, che è podismo, alpinismo, marcia cam­ scrittore, affermò che « cacciatori si nasce ». Ammessa la veridicità di ta­ pestre, allenamento e resistenza a di­ sagi, ad intemperie, sia uno sport che le asserto, si può ammettere e giusti­ ficare anche l’esagerazione nel campo si differenzia radicalmente e sostan­ della misura: c’è una specie di vizio di zialmente da quegli sport, oggi di gran moda, che richiamano folle innumeri origine! Il cacciatore è uno sportivo di razza, di... « sportivi » o ai campi di calcio, o attorno al « ring », o agli ippodromi: genuino. Di fronte ad una cacciata a da quegli sport che non sono che urlo, starne, a beccacce, a pernici, ad una incitamento, « tifo » o per la squadra battuta alla lepre egli non conosce sa­ crificio di sorta: è in piedi alla prime del cuore, o per il pugile preferito, o per quel cavallo sul quale sono state ore del mattino e, spesso, non dorme per potersi trovare tempestivamente sul puntate somme ingenti. Quei « molti » posto di caccia. La sua giornata di fati­ che forse si sono autodefiniti sportivi ca appassionata si apre, praticamente, solo perchè indossano una giacca con la con il suggestivo e sempre nuovo spet­ martingala, o una camicia dal collo tacolo dell’alba in montagna, o in col­ alla Robespierre mentre praticano lo lina, o in pianura o in riva al mare: sport con le gambe, o con i pugni al­ si chiude con il tramonto. C’è sempre trui o con i ben costrutti garetti dei nella giornata del cacciatore, sia que­ puri o dei mezzi sangue, s’accorgereb­ sti il modesto e rude lavoratore dei bero che la caccia è sport puro e ge­ campi, sia il posato professionista, sia nuino. Puro e genuino perchè ama ve­ l'operaio, sia il fine ed aristocratico si­ dere in faccia — e non per interposte gnore. L’attimo nel quale egli, di fronpersone — i suoi praticanti e perchè

non ha bisogno nè di entusiasmi nè di « tifo » di un pubblico che non esiste, nè potrebbe esistere. Ed il cacciatore, nell’esercizio del suosport, che e la sua passione — c’è an­ che chi dice che sia la sua malattia —,. in mezzo alla solitudine della campa­ gna ha la sua più grande soddisfazio­ ne sportiva allorquando rimane in punta. E la punta dei cane, mi si per­ dóni l’enfasi, è l’attimo che il caccia­ tore vorrebbe fermare. Il frullo, o Ioschizzo del selvatico, il colpo di fucile (qui si faccia conto che una volta tan­ to la padella non esista...) il « riporto » del cane sona soddisfazioni conseguenziali, di contorno dèlia punta stessa. Ed: il cacciatore godè e gode quanto più la preda ha richiesto, per la sua con­ quista, maggiori difficoltà, maggiori fa­ tiche e, nei riguardi del cane, maggiori prestazioni. Nbn e certo il plauso del pubblico che gli procura il profondo go­ dimento, nè l’esito incerto di una scom­ messa sul tipo « Totocalcio », o » Totip » o di quelle presso il totalizzatore, ma è il frutto della sua passione profon­ da, intimamente sentita e vissuta. Senofonte affermò che la caccia pro­ cura salute al’ corpo, fa vedere e udirmeglio e invecchiar meno: ritenne uti­ lissimo iniziarvisi appena usciti dalla fanciullezza, regolandosi a seconda del­ le proprie forze. Plinio rileva che «l’agi­ tazione che la caccia occasiona ed alla quale sottomette il corpo, stimola iospirito in modo sorprendente. E già l’ombra e la solitudine delle foreste ed! il silenzio che è necessario .serbare son ben fatti per dare al’ pensiero una grande elevazione ». Giuseppe Gioii scrive che * la cac­ cia è un nobile esercizio che addestra i giovani alla vita attiva all’aria aper­ ta, ne irrobustisce la fibra, ne aguzza la vista e l’intelligenza, li distoglie dal­ le mollezze e dagli ozi cittadini... L’uo­ mo che vi si dedica ne ritrae dellecommozioni e dei godimenti sconosciu­ ti ai più, che invano cercano . l’obliodelle cure e degli affanni domestici nel­ la vita fittizia e turbinosa delle città».

I»UÌgÌ Stilliti

33.


/

9

3

/

Aldo Romoli - Napoli — Certo il Gi­ 10 stesso anno Pesenti fu terzo in classi­ eliminarla non può essere che quella ro di Francia si può considerare la mas­ fica. Nel 1932 ancora vittorie di tappa di di continuare a costruire piscine coper­ sima prova ciclistica mondiale su stra­ Di Paco, e 3 e 4 posto in classifica con te, a valerci dell’opera di tecnici stra­ da, per classicità, difficoltà di percorso Camusso e Pesenti; il nostro Barrai vin­ nieri (meglio se ex campioni di classe e partecipazione dei maggiori « rou- ceva tra gli « individuali ». Guerra e olimpionica) e — meglio e soprattutto —• tiers » di tutti i Paesi. Per noi italiani, Martano sono rispettivamente 2 e 3 nel a svolgere la più intensa propaganda esso ha, poi. il significato d’un duello « Tour » del 1933. Martano sale al 2. po­ affinchè dalla scuola alle forze armate italo-francese rinnovato ogni anno, e sto nella edizione 1934 che ebbe il suo la gioventù italiana sia, nella sua to­ che lascia sempre adito a grandi spe­ motivo predominante nel duello del no­ talità, addestrata nell’esercizio del nuoto. ranze per i nostri sportivi, anche se gli stro giovane campione col vincitore Ma­ Da milioni di praticanti verranno natu­ « assi • francesi godono di tutti i favori gne. Anche nel 1935 fummo secondi, con ralmente selezionati i primatisti mon­ dei padroni di casa. Sin dalle prime e- la « riserva » Morelli, dietro il vincito­ diali e i vincitori di Olimpiadi. dizioni del « Tour » (istituito nel 1903) re, il belga Maes; diverse le vittorie di Alberto Guidi - Livorno. — Si, il con­ alcuni dei nostri migliori vi partecipa­ tappa, tra le quali due del solito Di Pa­ te Felice Trossi, biellese, recentemente rono è vi conseguirono onorevoli affer­ co. Assenti, a causa delle « Sanzioni » morto in una clinica milanese, è da con­ mazioni. In quello del 1908 Luigi Can­ dal « Tour » 193G, vedemmo, in quello siderarsi tra i veri « assi » dell’automo­ na — che l’anno successivo doveva vin­ del 1937, il trionfo dell’astro nascente bilismo italiano. Molte furono le sue cere il primo Giro d'Italia — si classifi­ Gino Bartali, sul Galibier, che tenne vittorie, specialmente su quei tormen­ cava quinto. Nel 1910, Piero Albini si per qualche tempo la maglia gialla. Co­ tati circuiti « cittadini » nei quali, insie­ rivelò il miglior scalatore dei Pirenei e stretto il fiorentino al ritiro, il romagno­ me alle doti di ripresa dei motori, si Ernesto Azzini arrivò primo in volata lo Vicini finiva 2 nella classifica gene­ collaudano audacia e bravura dei piloti. a Parigi, vincendo l’ultima tappa. Bor- rale che vedeva al suo vertice Lapébie. Il suo nome resta inciso anche nel libro 11 1938 è l’anno del trionfo di Bartali garello — vincitore della tappa di Led’oro delle nostre più classiche gare: havre — fu. sia pure per breve tempo, che sull’Izoard conquistò la maglia gial­ il Gran Premio d’Italia, da lui vinto nel­ la per non perderla più. Poi la grande in testa alla classifica generale nel la prima edizione postbellica (1947) su « tour » del 1912; questo passa alla storia guerra, e la ripresa postbellica che tutti Alfa-Romeo. (L’ultima edizione pre­ sportiva per lo « scandalo » Pratesi. In­ conoscono con la seconda travolgente bellica (1938) era stata appannaggio di fatti, il corridore livornese Mario Prate­ vittoria, dopo dieci anni, di Bartali nel Nuvolari). si. primo degli isolati, venne privato « Tour » del 1948. Renato Biagi - Caserta — Le prove di della vittoria in seguito a sabotaggio Luigi Alfani - Firenze — Di nostra sollevamento pesi ammesse dai nostri della macchina, come risultò in sede inferiorità nel nuoto si può parlare so­ regolamenti sono nove: 3 strappi (a 2 giudiziaria. Nel 1913 si ha la vittoria di lo limitatamente alle piccole e alle me­ braccia; col destro; col sinistro) 3 slanci Giovanni Micheletto di Sacile nella pri­ die distanze, dove cioè, lo « stile » pre­ (id. id.) e 3 distensioni (id. id.). La Fe­ ma tappa, e il suo inatteso abbandono vale sulle innate qualità fisiche dell’a­ derazione Internazionale riconosce, in­ dopo la seconda nella quale la vittoria tleta, o, almeno, insostituibilmente le vece, primati solo per 7 prove: i 3 strap­ gli era mancata per un soffio. Una fuga­ completa. Infatti, Tiraboschi, traversa- pi, i 3 slanci e la distensione a due brac­ ce apparizione che gli dette modo di di­ tore della Manica, e Gianni Gambi, vin­ cia. Naturalmente per ogni prova esisto­ mostrare, sia pure a sprazzi, la sua clas­ citore di « maratone » natatorie in A- no diverse categorie, in base al peso dei se, fece l’allora giovane Girardengo nel merica, sono, con altri, testimonianza sollevatori, e precisamente cinque: piu­ « Tour » del 1914. Alla ripresa postbel­ che l’Italia non è qui inferiore agli altri ma, leggeri, medio, medio-massimi, e Paesi. Circa la troppe volte lamentata lica (1919) gli sportivi italiani esultano massimi. per le due vittorie conseguite a Stra­ nostra inferiorità nelle altre specialità <’li irono sburgo e a Metz dal vogherese Lucotti, natatorie, la strada da percorrere per solo italiano in gara contro tutti gli a as­ si » stranieri. Lo stesso Lucotti, nel 1921 vinceva con distacco a Lione e finiva quarto in classifica generale. Nel 1922 da segnalare la vittoria di tappa, a Metz del nostro Enrico Gay. Ma le grandi prove dgeli italiani al « Tour » si inizia­ La caricatura sportiva è oggi in voga, forse più di quella politica. Lo no nel 1923 con il secondo posto in clas­ sport ha ormai conquistato ogni strato della vita pubblica e, quindi, si pre­ sifica di Ottavio Bottecchia, vincitore sta all’arguzia del disegno caricaturale. assoluto della massima competizione Molti sono gli artisti che si sono dedicati a questo genere di lavoro e francese nei due anni successivi: 1924 e tra questi, in prima linea, il pittore Jacovitti particolarmente versato per 1925. la sua innata vena umoristica a rappresentare graficamente, ridicolizzan­ Il piemontese Martinetto vinse la ca­ done finemente la realtà, le varie scene della vita sportiva. tegoria Turisti-routiers nel 1927. Nel Infatti le cartoline caricaturali sportive che il C.S.I. ha fatto eseguire 1929 si ha la bella affermazione del ve­ dal noto pittore costituiscono una brillante prova del genere. Nelle tre neto Pancera, secondo assoluto in classi­ fica generale. Ma il 1930 è degno di esse­ serie sono rappresentati tutti gli sport: aeromodellismo, tiro a segno, ca­ re ricordato con maggiore soddisfazio­ nottaggio, corrida, ciclismo, caccia, lotta, pesca, boxe, sci, pallacanestro, ne da noi: nel corso della grande gara soft-ball, palla a volo, pattinaggio, scherma, bocce, tennis, calcio, rugby, francese a tappe di quell’anno, Alfredo salto in alto, lancio del disco, automobilismo, ginnastica, corsa campestre, Binda si affermò, infatti, come il « roualpinismo podismo, ippica, nuoto, ecc. tiers « più completo, anche se la vitto­ Queste cartoline costituiscono un autentico successo in materia. ria finale toccò a Leducq, seguito da Ogni sportivo potrà acquistarne inviando vaglia alla S.E.M.C.I., Via Guerra che in quel « Tour » non solo conquistò il secondo posto assoluto ma della Conciliazione 1. La serie di 10 cartoline (come abbiamo detto la rivelò la sua classe di « asso » interna­ collezione consta di tre serie) costa L. 80. Sconti speciali verranno praticati zionale. Chi non ricorda, tra coloro che per ordinazione superiori alle 10 serie. non sono più giovanissimi, le tante vit­ torie di tappa di Di Paco nel 1931. Nel-

£,& cabtaQime tunMitticte di fa,cówtti

i

I c

1?

34

i


4- BIELLA. — Il Giro Podistico di Biella, gara nazionale svoltasi su un percorso di Km. 6.500, è stato vinto da Luigi Pelliccioli della Ccsancsc in 18'31”2: 2. Malachina Francesco a 6”6; 3. Boldura Franco. 4- STOCCOLMA. — La presenza di Zatopek ha richiamato allo Stadio di Stoccol­ ma 9000 spettatori. Il campione cecoslo­ vacco incontrava in una gara di 5000 me­ tri il forte specialista finlandese Mac Kelae. Nella giornata fredda, sulla pista re­ sa viscida dalla pioggia Zatopek ha vinto nel magnifico tempo di 14’14”4 contro i 14'42” di Mac Kclae. Lo sprint finale di Zatopek è stato compiuto fra le entusia­ stiche acclamazioni della folla. 4 FIRENZE — Le finali del Campionato di Società hanno dato la presente classi­ fica: 1. Gallaratcsc. p. 14.237; 2. Pirelli di Milano, p. 14.041; 3. Virtus Lucca, p. 13.910; 4. Virtus Bologna, p. 13.688; 5. Gancia di Torino, p. 13.642; 6. C.S.I. Brescia, p. 13.430; 7. Fiamme Gialle di Roma, p. 13.344; 8. Giovinezza di Trieste, p. 13.063; 9. Assi Giglio Rosso Firenze, p. 12.957; 10. Trionfo Genovese, p. 12.951; 11. Cus Roma, p. 12.890; 12 Ata Trento, p. 12.846. 4- PRAGA. — A. Vicovice il campione olimpionico Zatopek ha stabilito il nuovo primato mondiale dei diecimila metri con il tempo di 29’28’’2 (il primato precedente apparteneva al finlandese Ileino con 29’35”4). Nella sua magnifica prova Zato­ pek ha segnato i seguenti tempi interme­ di: 3000 metri: 8’13”; 4000: ll’40"7; 5000: 14'39"5; 6000: 17’39; 7000: 20’37”; 8000: 23’37”. 4 DUBLINO. — Nella riunione atletica internazionale di Dublino la squadra americana ha stabilito quattro nuovi pri­ mati irlandesi Essi riguardano il miglio, le 410 yarde, il salto in alto e le 120 yarde ostacoli. La prima vittoria americana della sera­ ta si è avuta nelle 100 yarde. vinte da Bill Dwyer in 10” davanti all’olandese Klyne e al britannico Anderson. Le gare si sono svolte su pista erbosa. Questo ha notevolmente danneggiato i concorrenti continentali, alcuni dei quali si sono ritirati. Le 400 yarde sono state vinte da Dave Bolen (S. U.) in 48"5. Secondo, a un me­ tro. il belga Screyewaey, terzo l’olandese De Kroon. Nel miglio Fred Wilt ha registrato 4’10”4. Il salto in alto è stato vinto da Dick Phillips (S. U.) con 1,99. Anche le 120 yarde ostacoli hanno visto una vittoria americana, quella di Harrison Dillard che ha facilmente battuto i fran­ cesi André Marie e Heinrich. La staffetta mista è stata vinta dalla squadra americana di Fred Fox, D. Ault. Bill Dwyer e Dave Bolcn. Seconda la squadra odandese. La olandese Fanny Blankers Koen ha vinto le 100 yarde femminili battendo l’in­ glese Scott in 11”2 c gli 80 metri ostacoli superando l’inglese Upton in 11"6. La maratona internazionale di quindici miglia è stata appannaggio del quaranta­ seienne inglese Jack Holden in 1.17’43", davanti a Cahil (Irlanda). 4- BERLINO. — In merito al tempo di 2'27”3 segnato dal tedesco Heins Ulzheimer sui mille metri, si precisa non trattarsi del nuovo primato non ufficiale europeo, bensì del miglior tempo segnato in Euro­ pa nella corrente stagione, n tempo è in­ feriore di quasi un secondo a quello d> 2’28”2 registrato dal francese Marcel Hansenne a Londra il lunedì di Pentecoste. + LONDRA. — L’inglese Harry Churcher ha migliorato il suo stesso record mon­ diale delle 5 miglia di marcia in 35’33".

DA TUTTO 4- BUENOS AYRES. — Le salme di Riccar­ do Roveda e Giovanni Vittore, gli eroici piloti dell’ « Angelo dei Bimbi », saranno rilevate a San José di Costarica da un aereo militare degli Stati Uniti e traspor­ tate a Buenos Aires. Dalla Capitale argen­ tina le due salme partiranno per l’Italia per via aerea. 4- PALERMO. — A fine luglio avrà la sua effettuazione il I Giro Aereo della Sici­ lia per apparecchi da turismo. È stato stabilito che i velivoli facciano scalo agli aeroporti di Palermo, Milo. Comiso e Catania. Controlli in volo si avranno nei pressi di Marsala, Licata. Siracusa e Mes­ sina.

> BUDAPEST. — Dopo il pareggio riportato dalla « nazionale » italiana a Buda­ pest la classifica della Coppa Europa è la seguente : Ungheria 6 3 1 2 20 15 Cecoslov. 4 2 1 1 10 6 5 5 2 0 3 8 15 4 Austria Italia 2 1 1 0 4 2 3 Svizzera 3 0 1 2 6 10 1 4- LUCERNA, — La squadra di calcio dei dilettanti inglesi che a Venezia è stata vinta per 3 a 1 dalla nazionale studenti italiana ha pareggiato a Lucerna per 1-1 contro una rappresentativa svizzera. Gli svizzeri hanno chiuso in vantaggio per 1-0 il primo tempo ma la squadra inglese ha pareggiato nel secondo tempo con un goal di Noble. A Grenoble, invece, i dilettanti inglesi hanno battuto i dilettanti francesi per 2 a 1. 4- LISBONA. — La finale della Coppa del Portogallo è stata vinta dal Benefica che ha battuto per 2-1 l’Atletico. > BUENOS AIRES. — Un giornale sporti­ vo bonaerense ha compilato la seguente graduatoria dei valori calcistici latini, in Europa : 1. Italia; 2. Francia: 3. Spagna: 4. Por­ togallo. 4- ALESSANDRIA. — Il signor Fabio Amandola. allenatore atletico del River Piate, prima di partire dall'Italia ha fatto una breve visita a Cassine, dove è nato, per salutare i parenti. Ha espresso parole di sincera simpatia per il gioco praticato dai calciatori italiani i quali hanno dimo­ strato di essere in possesso di buona pre­ parazione atletica (che consente loro di essere veloci) e ben dotati fisicamente. 4- BOLOGNA. — Col prossimo campiona­ to. il Bologna abbandonerà il metodo al quale sinora si era mantenuto fedele, per

adottare il sistema. La decisione è ormai presa e nella sua campagna acquisti di prossimo inizio, la società bolognese ter­ rà presenti le necessità della nuova tat­ tica di gioco. 4- LISBONA. -- Il Lisbon Sporting Club ha battuto i calciatori spagnoli del Corugna per 2-0. 4- RIO DE JANEIRO. — I giuocatori in­ glesi dell’Arsenal sono stati battuti dalla solida formazione del Flamengo per 3-0. Per l'Arsenal ha segnato due volte Lishman: per i brasiliani hanno segnato Jair (due) e Durval. 4- OVIEDO. — La squadra di calcio del FuIham ha battuto per 2-1 l’undici del Buenavista. La prima metà della partita era terminata alla pari con un punto per parte. 4- DUBLINO. — La squadra irlandese del Belfast Celtics ha battuto per 2-0 la squa­ dra nazionale scozzese. 4- LONDRA. — Dieci dei migliori arbitri inglesi di calcio hanno firmato un con­ tratto per recarsi al Brasile. Essi sono Barrick, di Northampton. ex arbitro della I Divisione e della finale della Coppa d’Inghilterra: Ford di Londra, già arbi­ tro di I Divisione; Lowe di Xath. già ar­ bitro di I Divisione; Martin di Leeds. già arbitro di I Divisione e Sbape di Manche­ ster, anche egli in passato arbitro di I Divisione. 4 ROMA. — La classifica ufficiale del Campionato nazionale di calcio Serie A è la segeuente: 38 25 10 3 78 34 60 TORINO Campione d'Italia

Inter Milan Juventus Sampdoria Bologna Genoa Triestina Lucchese Fiorentina Palermo Padova Lazio Roma Atalanta Novara Pro Patria Bari Modena Livorno

G. V. N. P. F. S. 38 22 11 5 85 39 38 21 8 9 83 52 38 18 8 12 64 47 38 16 9 13 74 62 38 12 17 9 53 46 38 14 12 12 51 51 38 13 12 13 59 59 38 14 10 14 54 55 38 15 8 15 51 60 38 14 8 16 57 58 38 12 12 14 45 64 38 11 12 15 60 62 38 12 8 18 47 58 38 11 9 18 40 58 38 12 7 19 52 73 38 11 8 19 51 61 38 10 10 18 30 IO 38 38

55 50 44 41 41 40 38 38 30 36 36 34 32 31 31 30 SG 9 11 18 36 49 29 9 8 21 .'.9 71 26 PARTITE GOL

4- BERLINO. — I dirigenti del ciclismo tedesco hanno respinto la partecipazione di corridori stranieri al prossimo Gito della Germania, che si svolgerà dal 9 al 23 luglio, poiché i tedeschi non sono ancora autorizzati a correre all’estero. 4- ZURIGO. — Nel corso di una gara di mezzofondo disputata al velodromo di Oerlikon. l'allenatore del francese Fournier, Van der Stuyft. e-a vittima di una caduta. Dietro il francese si trovava l’i­ taliano Bergomi con il proprio allenato­ re Albertazzi. Quest’ultimo riusciva a schivare Van der Stuyft, mentre Bergo­ mi cadeva a sua volta, producendosi però soltanto leggere ferite. Van der Stuyft ha dovuto invece essere ricoverato all'o­ spedale. 4- BERLINO. — La produzione di biciclet­ te della Germania occidentale ha rag­ giunto nei primi tre mesi del 1949 il massimo assoluto di 388.300 unità. Nel corrispondente perìodo del 1936 erano state prodotte 345.000 biciclette. Nel pri­ mo trimestre del corrente anno la produ-

35


zinne di pneumatici per bicicli ha rag­ giunto 4.078.000 unità. 4 MILANO. — Il Giro ciclistico d’Italia, edizione 1949, ha visto la seguente classi­ fica finale: 1. COPPI FAUSTO che ha compiuto il percorso totale di chilometri 4090 nel tem­ po effettivo di ore 125.35’50”, alla media oraria di Km. 32,566; 2. BARTALI GINO a 23’47": 3. Cottur Giordano a 38’27"; 4. Leoni Adolfo a 39’01"; 5. Astrua Giancar­ lo a 39’50”; (1° Il serie) 6. Martini A.; 7. Brcsci G.: 8. Biagioni S. (2« II serie) 9. Logli N.; 10. Pedroni S. (3<‘ II serie) 11. Fazio M. (4n II serie) 12. Maggini L.; Simonini S. (5» II serie) Schaer F. (1. stranieri); 15. Franchi F.; 16. Goldschmidt (2. stranieri): 17. Volpi P.; 18. Rossello Vincenzo; 19. Rossello Vittorio; 20. Jomaux L. (3. stranieri), ecc. 4 LOCARNO. — Il campione ticinese Gio­ vanni Rossi, ha vinto in volata il Crite­ rium per dilettanti svoltosi su un circui­ to da percorrersi ottanta volte per un totale di Km. 83. colla partecipazione di 43 concorrenti. Alla gara hanno preso parte numerosi dilettanti italiani. 1. Giovanni Rossi (Crennese) in ore 2 13’35”; 2. Pianezzi Remo (Lugano) stes­ so tempo a un giro; 3. Bernasconi Co•stantinp 'Lugano): 4, Umberto Gioia (Varese); 5. Schultter (Ponte Varese): 6. Aimetti (Varese): 7 Cerapico (Crenne­ se); 8 Zoni (Lugano). 4 PARIGI. — Si è disputata sul percor­ so di 598 Km la 49.ma edizione della Bordeaux-Parigi che è stata vinta dal fran­ cese Giacomo Moujica. Egli ha coperto la distanza in ore 17.1.49 alla media di Km. 39.700. È arrivato secondo il belga Masson. 4 LUSSEMBURGO. — Il francese Guy Lepeble ha vinto la quinta ed ultima tappa del Giro Ciclistico del Lussembur­ go. Egli ha coperto i 210 Km. della tappa Esch-Lussemburgo in ore 7,40’, davanti a Brulé, Van Dooren ed Erzner. La classifica generale è stata la seguen­ te: 1. Diederich (Lusscmb.) in 34.16'13"; 2. Sforacchi (Italia) 34.22’25”; 3 Erzner (Lus­ serò.) 34.23’31”; 4. Brulé (Francia) in 34.23’44”; 5. Jansen (Olanda) s. t. 4 GINEVRA. — L’italiano Donato Zam­ pini ha vinto il Gran Premio Ciclistico di Ginevra, una importante competizione internazionale riservata ai dilettanti, che aveva riunito accanto ai migliori corrido­ ri svizzeri della specialità anche tre fran­ cesi. Accanto a Zampini si sono brillantemen­ te affermati anche due altri italiani, Um­ berto lelmini e Gino Dianin, classificati rispettivamente al 6 e all’8 posto. 4- PARIGI. — L’italiano Pietro Brambil­ la ha brillantemente riportato il Gran Premio di Cahors, battendo in volata i francesi Foriini, Danguillaume, Carenzi e altri.

! ;

4- CHIMAY — Le due gare motociclisti­ che disputate a Chimay, nel Belgio — una riservata alle 350 e l’altra alle 500 — so­ no state vinte dall’inglese Fergus Ander­ son che. su Guzzi, in entrambe le prove ha dominato, fra le 350 con la media di 131,794 e fra le 500 con la media di 133.822. 4- ALESSANDRIA. — Monsignor Gagnor, vescovo di Alessandria, ha benedetto a Castellazzo la bandiera del Moto Club In­ ternazionale « Madonnina dei Centauri ». 4- OLTEN. — Sotto una violenta pioggia, hanno avuto luogo le cinque prove del­ le gare di Olten, conclusesi con tre vit­ torie inglesi, una italiana ed una austriaca. Dario Ambrosini, su Benelli, ha infat­ ti trionfato nella prova riservata alle 250 cmc. coprendo i trenta giri del Circuito

36

pari a Km. 85.710. in 47’36" alla media oraria di Km. 108.03. Il primato del giro più veloce è stato appannaggio di Ambrosini alla media di Km. 111,600 4- BARI. Il G. P. Automobilistico di Bari è stato vinto da Ascari Alberto su Ferrari che compie Km. 427,200 del per­ corso in ore 3.39'25”4/5, alla media di Km. 116.811; 2. Cortese su Ferrari in ore 3.40’20" e 2/5; 3. Bonetto su Ferrari, 4. Villoresi su Ferrari, fermato al 78° giro. Giro più veloce; Ascari su Ferrari in 2’37”4/5, alla media di Km. 122,052. 4 BUENOS AIRES. — Il Presidente Peron ha elargito la somma di 50 mila pesos, pari a 3 milioni di lire, ai corridori au­ tomobilisti Fangio e Campos a titolo di in­ coraggiamento per le prove che stanno sostenendo in Europa. Inoltre la Camera dei Deputati argentina discuterà prossi­ mamente un piano di aiuti ai suddetti piloti per un complesso di 200 mila pesos. 4 INDIANOPOLIS — La 500 Miglia di Indianopolis è stata vinta da Holland a 194 all'ora. Una Maserati era in testa do­ po 100 miglia ma per un guasto al serba­ toio della benzina doveva abbandonare. 4 NEW YORK. — In noto industriale amcricano Kaiser, titolare della omonima Casa costruttrice di autoveicoli, ha termi­ nato la costruzione di un nuovo potente entrobordo della classe senza limitazione, che dovrebbe correre nelle prossime gare di Detroit. Gold Cup e Trofeo Harmswort. Si tratta di uno scafo completamen­ te in alluminio della lunghezza di m. 9,60 e della larghezza di m. 3,60. Costruito secondo il sistema a tre punti è fornito di un motore di aviazione tipo Allison. a doppio V, sviluppante 3000 cavalli ed è mosso da due eliche collegate al motore da una scatola di moltiplicazione. Alla guida dello scafo, che porta il nome di « Aquila di Alluminio ». sarà il noto musicista e campione motonautaco Guy Lombardo.

4 VENEZIA. — L’incontro fra il cam­ pione d’Europa Tiberio Mitri' e il francese Chambraud è risultato più equilibrato di quello che si potesse prevedere. La classe di Mitri, alla fine, è riuscita ad imporsi, ma il triestino è sembrato un po’ disorientato per la insospettata re­ sistenza che il francese gli ha opposto, e il suo successo, pur essendo stato netto, lo è stato meno di quello che si poteva prevedere. La vittoria di Mitri è stata ai punti. 4- ALESSANDRIA D’EGITTO. — Il me­ dioleggero italiano Fernando Jannilli si è nuovamente incontrato con l’egiziano Shafy Gubriel. da lui battuto circa un mese fa per arresto del combattimento. Jannilli ha nuovamente riportato il suc­ cesso piegando l’avversario ai punti. 4- BERLINO. — Walter Neusel, con i suoi 42 anni suonati, panciuto, con i capelli brizzolati, è salito nuovamente sul qua­ drato davanti ad una folla di 12.000 tifo­ si, ed ha sconfitto Jean Kreitz per k. o. tecnico alla sesta ripresa di un incontro fissato su dieci round. L’ex campione tedesco dei pesi massi­ mi aveva registrato al peso Kg. 95.708, mentre Kreitz pesava Kg. 87,543. 4- LONDRA. — La Federazione britanni­ ca di pugilato ha rinnovato la sua richie­ sta di organizzare 1 Campionati europei del 1951. 4- DUNDEE. — Terry Alien ha battuto al punti in dodici riprese il campione scoz­ zese dei mosca Tennant, nell’eliminatoria finale per il titolo mondiale dei mosca. 4- SIDNEY. — L'australiano Jackie Hassen ha battuto il francese André Famechon per k. o t. alla terza ripresa.

4- PITTSFIELD (Massachusetts). — Il campione mondiale dei pesi piuma, Willie Pep. ha colto una facile vittoria ai punti in dieci riprese suH'italo-americano Al Pennino, di Brooklyn. Il titolo mondiale non era in palio. 4- LONDRA. — 11 British Boxing Board of Control ha ufficialmente riconosciuto al coinb-T.‘.i.-.'.ent<i. Bruco Woodcock-Lee vold del 6 settembre prossimo la validità quale incontro per l'assegnazione del tito­ lo mondiale dei massimi. All’organizzatore. Jack Solomons, è sta­ to notificato che la decisione della com­ missione è stata unanime. Gli è stato inoltre offerto lo stadio di Odsal, a Brad­ ford (Corkshire). che può contenere centoquarantamila persone. Solomons sta esaminando la proposta con molto interes­ se dato che Woodcock è dello Yorkshire e il successo di pubblico sarebbe assicurato. 4 ELIZABETH (New Jersey). — Il cali­ forniano Felix Ramirez ha battuto l’ita­ liano Ermanno Bonetti ai punti in otto riprese. 4 SOFIA. — La squadra pugilistica della Romania ha battuto a Bulgaria per 11-5. Hanno assistito all’incontro oltre venti­ mila persone. 4 MILANO — Tiberio Mitri ha compiuto un gesto sportivamente simpatico: ha ac­ cettato di mettere in palio il titolo di campione di Europa dei pesi medi con­ tro l'ex detentore Cyrille Delannoit. Sollecitato dal campione belga a con­ cedergli la rivincita, Mitri ha prontamente risposto all’invito, dichiarando di voler mettere spontaneamente in gioco anche il titolo. Siamo sicuri che l’atto di Mitri non mancherà di essere apprezzato nel giusto valore. L’incontro avrà luogo, con ogni pro­ babilità il 16 luglio p.v. a Bruxelles. 4 CHICAGO. — Secondo la rivista me­ dica « Hygela », il pugilato è lo sport in cui si sono avuti i più frequenti de­ cessi. relativamente al numero dei suoi praticanti. Dal gennaio del 1946 in qua, sono registrati infatti 38 casi mortali nel pugilato nord-americano. 4 ROMA. — Jannilli ha battuto ai punti il negro Daby Day, il romano Manca ri­ conquista il titolo italiano dei medi vin­ cendo ai punti Poli; il marocchino Morales ha dovuto arrendersi al 7. round di fronte a Malè. 4 NAPOLI. — Brillante affermazione è stata quella di Michele Palermo che ha vinto ai punti il francese Pierre Le Mentec: Roberto Proietti nella stessa rlnnlera è stato dichiarato vincitore ai punti di Orsini.

4 PARIGI. — Nel recente congresso del­ la Federazione Internazionale di Scher­ ma tenutosi a Parigi i campionati del mondo del 1950 sono stati attribuiti al’ Principato di Monaco. A Vichy nel corso di quest’anno sa­ ranno invece organizzati i campionati mondiali per gli schermitori inferiori ai 20 anni a cui faranno seguito nell’anno successivo, sempre a cura della Francia, quelli riservati ai maestri d'armi. Fra le decisioni più importanti appare la soppressione della formula ad « eli­ minazione diretta » che pure era soste­ nuta dalla Francia, dalla Svezia e dagli stessi delegati delTItalia. per cui si ri­ tornerà al* cosidetto girone all’italiana (« poulé »).

4- ZAGABRIA. — Per 1 quarti di finale della Zona Europea di Coppa Davis la Jugoslavia ha battuto la Svezia per 3 a 2. Quindi le semifinali di Zona si disputeran­ no tra Italia (che ha battuto il Cile) e lai Jugoslavia, e tra Francia e Ungheria.


rA,-

Perugia: durante la' gara dei 3000 jnetn di marcia dei campionati studenteschi. È in testa Santi (Umbria) seguito da Lelli (Lazio) che taglierà primo il traguardo.

LE

ORGANIZZAZIONI

DEL

CENTRO

SPORTIVO

ITALIANO

THEDICI IC1IGIOVI hdii i inriiiiiii.i gli Inni» ili illtln liffira (Ini l m.i i i r.ili Itagli Muli Nello Stadio di Santa Giuliana a Pe­ rugia si sono svolte le finali dei cam­ pionati nazionali studenteschi di atleti­ ca leggera che hanno radunato in pi­ sta gli studenti balzati vincitori dalle fasi provinciali e regionali precedentemente disputate in tutta l’Italia. L’ac­ curata selezione operata dalle elimina­ torie aveva portato a Perugia, quanto di meglio potesse fornire la classe de­ gli studenti medi italiani. Ed esami­ nando la manifestazione finale sotto il duplice aspetto qualitativo e quanti­ tativo. dei finalisti, si deve affermare che ad essa ha arriso un vero successo; dal punto di vista quantitativo, infatti la cifra degli atleti finalisti conferma la nostra affermazione: 213 partecipan­ ti per un complesso di 420 atleti gaia hanno disputato le gare in program­ ma in rappresentanza di 13 regioni e cioè Abruzzo, Lazio, Marche, Emilia. Veneto, Lombardia. Trentino. Campa­ nia. Calabria. Lucania. Piemonte. To­ scana e Umbria. Dal punto di vista, poi, della qualità dei partecipanti, i risultati tecnici rag­ giunti fanno inserire la manifestazione di Perugia tra le più riuscite di quelle iscritte nel calendario atletico nazio­ nale di quest’anno; le misure di maggio­ re rilievo le hanno segnate l’emiliano Valla, che nella finale dei 100 metri piani ha fatto registrare un ••loquente

11”3, tempo che nella tabella finlande­ se è contrassegnato con punti 760 (mi­ glior risultato tecnico registrato a Pe­ rugia, che gli ha fatto aggiudicare il premio speciale del C.O.N.I.), men­ tre in questa stessa gara tutti i finali­ sti dal 1” al 6° posto sono rimasti al di sotto dei 12”; si è distinto anche il quar­ tetto milanese ch.e nella 4x100 si è fatto applaudire correndo le quattro frazio­ ni dei cento metri, complessivamente in 44”8, ribadendo così quel successo che già fu suo nelle finali del 1948 di­ sputate a Roma nella cornice delle Ter­ me di Caracalla. Altri tempi di note­ vole interesse tecnico sono stati quelli, del laziale Lelli (3000 metri di marcia’ in 14’ 17" 4). del trentino Jacobe (400 metri piani in 52”5) e del toscano Bcrnicri (1500 piani in 4’16"2). Per le classifiche collettive i lom­ bardi l'hanno fatta da padrone aggiu­ dicandosi con Milano la speciale clas­ sifica per provincia per la quale gli atleti ambrosiani hanno totalizzato nel corso delle gare in programma 146 punti classificandosi al primo posto da­ vanti a Firenze (p. 69), a Trieste (p. 65', a Padova (p. 58), a Napoli (p. 54), ad Ascoli Piceno (p. 46) ed altri; e con la rappresentativa regionale che nella speciale classifica per regioni si è im­ posta con p. 146 sopravanzando la To­ scana (p. 141). le Marche, l’Umbria, il Veneto, l’Emilia, la Venezia Tridentina.

il Piemonte, la Campania, l’Abruzzo, il Lazio, la Calabria e la Lucania che sono finite nell’ordine sulla scia della rappresentativa lombarda. La manifestazione di Perugia è sta­ ta presenziata da S. E. il Ministro del­ la Pubblica Istruzione on. Guido Co­ ncila, dal segretario della F.I.D.A.L. ing. Guabello, dal prof. Catalano, ca­ po deH’Ufhcio Speciale dell’Educazione Fisica (che ha proceduto alla premia­ zione dei vincitori) e dal dott. Talen­ tino, segretario generale del C.S.I. che ha rappresentato la Presidenza Centra­ le. Tutte le gare in programma sono state combattutissime e si sono svolte nel segno della massima regolarità sot­ to la regia tecnica del Centro Sportivo Italiano che organizza i campionati studenteschi per specifico mandato del Ministero della Pubblica Istruzione e del Comitato Olimpico Nazionale Ita­ liano. Lo sforzo organizzativo del C.S.I. per realizzare questi campionati studente­ schi è stato coronato quindi da un ma­ gnifico successo che va ad aggiungersi a quello precedentemente registrato in occasione dei campionati di sci dispu­ tati alla fine dello scorso gennaio a Cortina d’Ampezzo. Ecco quindi per­ chè all’inizio di queste note abbiamo affermato che la finale di atletica leg­ gera dei campionati nazionali studente­ schi può dirsi una manifestazione per-

37


lettamente aspetto.

riuscita

sotto

qualsiasi

Ed ora passiamo in rassegna la nor­ male attività che gli organi periferici del C.S.I. con le loro Unioni Sportive affiliate sviluppano in tutta l’Italia. E cominciamo questa volta da BRINDISI che durante gli ultimi due mesi ha sviluppata una intensissima attività studentesca dando vita a gare di calcio, ciclismo, pattinaggio, pallavolo, al tor­ neo di tennis e alla manifestazione ginnica. Nel settore femminile i diri­ genti brindisini hanno raggiunto un successo insperato nelle due manifesta­ zioni di pallavolo, con 4 squadre par-

tecipanti e nell'atletica leggera con 45 partecipanti. Di pari passo con l'attivitg studente­ sca prosegue la normale atVA-ità delle Unioni Sportive specialmente per quan­ to riguarda il calcio e il ciclismo. Du­ rante la sosta nella rada brindisina delle Forze Armate navali si sono svol­ ti parecchi incontri di pallavolo, pallacanestro e calcio tra quei militari e le squadre delle Unioni Sportive di Brin­ disi. Le gare si sono svolte alla pre­ senza di un folto pubblico ed hanno incontrato molto favore. Intanto da Brindisi si assicura che il 14 e 15 ago­ sto si disputeranno le Regate Nazionaca. del Nembo, della Folgore, dell'Aeden. della Cabras. dell Aurora, del Riola e del Tharros. Dopo tre giornate la classifica vede al primo posto im­ battuta la squadra del Tharros davanti all’Aeden e alla Cabras. A CAGLIARI prosegue la normale at­ tività ciclistica che ha avuto molto impulso con le tre manifestazioni in­ dette dal C.S.I. locale per il Comitato Civico che hanno visto le vittorie del­ l'allievo Pisano, di Melis e di Cadelano. Anche in provincia di TERNI il C.S.I. sta sviluppandosi abbastanza bene II locale Comitato Provinciale in collaborazione con la Polisportiva Giglio d'Oro di Orvieto ha organizzato un torneo di calcio che ha visto la vitto­ ria della U.S. Bosico di Terni, un tor­ neo femminile di pallavolo e uno ma­ schile risoltosi con la vittoria finale della squadra dellTstituto Tecnico In­ dustriale di Terni. A proposito di pallavolo la rappre­ sentativa dell’U.S. Minelli di MODE­ NA sta raccogliendo successi anche nel campionato della massima categoria (serie A); nella partita decisiva ha bat­ tuto la squadra della Borsalino che, benché preceduta dalla fama di com­ pagine imbattuta, ha dovuto cedere le armi di fronte alla foga dei modenesi

DITTA

che si sono aggiudicati rincontro per 15-8. Vale la pena di ricordare quei giocatori che col loro impegno tengono alto il nome del Centro Sportivo Italia­ no sui campi di tutta l'Italia: Ruini, Soli. Bosi, Vezzalini, Vezzani, Morandi. Poggio. Fibbia; i modenesi sono al­ lenati da Leonelli. A CREMA, quel Comitato Provin­ ciale del C.S I. ha indetto e sta orga­ nizzando in collegamento con la pre­ sidenza Diocesana della G.I.A.C. una manifestazione atletica riservata ai ra­ gazzi della Diocesi di Crema, dai 12 ai 15 anni, mettendo in palio il Tro­ feo del Venticinquesimo « A » Lucia­ no Chiodo. Sono in programma tre ga­ re obbligatorie che ogni partecipante deve effettuare: incorsa piana m. 60; 2) lancio del peso kg. 4; 3) salto in alto. I concorrenti che avranno ottenuto un buon piazzamento in classifica genera­ le. oltre ai vincitori di ogni singola ga­ ra. saranno inviati a Roma per la ma­ nifestazione nazionale del Venticinque­ simo « A ». Il ciclismo continua a tenere impe­ gnate le organizzazioni ideile Unioni Sportive del C.S.I. A parte il sempre crescente successo del tesseramento U. V.I.-C.S.I. che mette i corridori del Centro in condizione di gareggiare nel­ le gare promiscue con quelli dell'U. V. I., è da notare favorevolmente l’in­ tensa attività alla quale il C.S.I. sta dando (vita in ogni parte d'Italia. Ba­ sta scorrere un qualsiasi giornale spor­ tivo per accorgersi che il C.S.I. comin­ cia a diventare una palpitante realtà nel quadro tsportivo nazionale. A BORGOMANERO (Novara) si è disputato ultimamente il G.P Piemon­ tesi per dilettanti juniores U.V.I.-C.S.I. sul Circuito della Mescia » di chilo­ metri 2.340 per complessivi km. 73: 65 corridori hanno preso il via della gara chiusasi con,la vittoria di Pastore del­ la Crennese davanti a Moroso, Crespi,

FONTI LUIGI EREDI

VIA PESARO 20 - TORII\IO-TEL- 2 2 6 1 6 Attrezzi per ginnastica, atletica e giochi sportivi

Specialità installazione attrezzature per p a l l a c a n e s t r o !•

C a ni p

f

sportivi

e

Palestre

studi e progetti gratis a richi est a Bermlzi (Toscana) vincitore dei 1500 piani in 4’ 16” 2/10

li

i

38

CASA FONDATA NEL 1907

«i


Stili

-

T-J

-

-■

-

:

.■

|

Ig-

<

%

-J l

I

'<9 Bó.

c-

Aj •/r

et !4

i

F.. r

»

j

Le due squadre vincenti (Istituto tecnico Geometria e Magistrale Femminili) del torneo interscolastico di pallacanestro ad Asinara: da sinistra a destra (in piedi): Spoto, De Ponti, Sacconi, Bacchio, Dragotto, Mason, Tarquini, Gasperetti, De Marco.• in ginocchio: Romano, La Nuca, Mascarino, Seroni, Costa, Cordare.

Colombo. Rabolini e altri. Giova ricorli valevoli per la Coppa del Basso Adriatico per iole da mare. A TARANTO durante questi ultimi mesi oltre al successo delle elimina­ torie della la Leva del Pesista, disputa­ te nei vari centri della provincia con buon successo, si stanno attualmente svolgendo le ultime gare valevoli per la classifica nazionale dei campionati studenteschi di pallavolo, calcio, pallacanestro e pattinaggio. In Sardegna e precisamente a ORI­ STANO il nascente Centro Sportivo d’accordo col locale ufficio diocesano ha dato vita a un torneo di calcio al quale partecipano le squadre dell’Othodare che il vincitore è un prodotto del C.S.I. di Borgomanero. quest’anno pas­ sato alia Crennese e solo quest'anno passato nelle file dei bianco-neri della Crennese.

Sempre in tema di ciclismo a VERO­ NA si sono disputate tre corse termi­ nate con la vittoria di De Marzi degli Aquilotti Veronesi, di Chesini dell’U.S. Robur e di Tacconi dell’U.S. Industrie Brenta; col successo conquistato a Condirettore resp. SISTO FAVRE

Grezzana Chesini si è insediato al pri­ mo posto della classifica valevole per l’assegnazione del campionato provin­ ciale. Il ciclismo è in auge anche a ROMA dove sotto la guida di Franco Mealli i corridori del C.S.I. vanno affermando­ si sempre di più. È di ieri il successo di Sensoli, Galli e Gulimondi in tre corse dell’U.V.I. nelle quali erano presenti i migliori esponenti della categoria di­ lettanti di Roma e provincia. Tutto que­ sto mentre la sede sociale a Lungote­ vere Flaminio va perfezionandosi nei suoi impianti tanto da essere additata a modello tra quelle esistenti a Roma. Il Comitato Provinciale romano ha in­ detto anche un Torneo di bocce a cop­ pie riservato agli appartenenti alle UU. SS. del C.S.I., agli iscritti ai Circoli A.C.L.I. e di A.C.: tra le quarantasei coppie partecipanti ha vinto quella for­ mata da Pieri e Gallerani dell’A.C.L.I. Alsecuritas, seguita da Carlucci-Gattamelata dell’U.S. Breda. Le coppie vin­ citrici sono state premiate da S. Em. Rev.ma il Card. Giuseppe Pizzardo in c/c. Postale - Roma 1/3905

occasione della Benedizione della Se­ de Provinciale del C.S.I. E prima di chiudere non si può pas­ sare sotto silenzio l’attività del Comi­ tato Provinciale C.S.I. dell’Eritrea che ha fatto disputare ad Asmara un Tor­ neo Interscolastico di pallacanestro in due gironi uno maschile e uno femmini­ le per complessive 10 squadre. La vit­ toria finale è stata conquistata dalla squadra dell’istituto Tecnico per Geo­ metri e dalla squadra femminile del­ l’istituto Magistrale Le vincitrici sono state premiate con Targhe, Coppe e medaglie messe in palio dalla Presiden­ za Centrale del C.S.I. che le aveva fatte pervenire nella capitale eritrea per via aerea. L’anima della riuscita manifestazione è stato il sig. Dragotto che in ambiente particolarmente dif­ ficile per le avversità di questi tempi per la nota situazione politica ha sapu­

to condurre in porto una riuscita ma­ nifestazione.

Nino lombardi Scuola Grafica ‘Guido de Gregorio’ ■ Roma

Soed. abb. postale - Gruppo 111 - Autorizzazione della Commissione Nazionale Stamoa N. 1769 del 14/11/1945


>

■i

1

\

La parola è d’oro scrivendo con la Olivetti {

i &

ì

E

J rBj

Olivetti Studio

I

l

.1

L’avrete con voi. nella vostra casa, docile a un cenno, a un moto della mano. Liberatevi dai grovigli della scrittura a penna.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.