HAPPENING DEI GIOVANI 1/8 SETTEMBRE 2002 FOGGIA N. 6 GIUGNO 2002 € 1,80 SP. IN ABB. POST. ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FILIALE DI ROMA
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SPORT CON TRUCCO ORMAI È TUTTO UN BLUFF!
ATLETICA LEGGERA: LA VELOCITÀ
RICCARDO FERRI PAG. 16
NATI•NEL•CSI
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ANDREW BESOZZI
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uno sport alla volta
editoriale editoriale
EDITORIALE
Societàsportiva sportiva Società centro alalcentro
Neanche il tempo di archiviare il Giro d'Italia, impantanatosi nel doping, e si è aperto il ballo di un mondiale di calcio dall'immagine quanto mai taroccata, con giovani coreani truccati da tifosi italiani o inglesi a beneficio della TV, e tifosi nostrani che sventolano il tricolore e cantano l’inno di Mameli per le strade, mimando una coscienza nazionale che invece è la grande assente tra i valori giovanili. Il guaio è che questo sport "taroccato" ruba inesorabilmente la scena allo sport genuino, che in Italia per fortuna è tanto, dentro e fuori delle Federazioni. La società Anche se qualcosa, a dire il vero, sta camsportiva deve biando. convincersi che Ci sono infatti non nessuno può fare pochi segnali della maturazione di una diverpiù di lei, perché sa sensibilità nei connessuno meglio di fronti dello sport amatoriale e dello sport so lei conosce il ciale, di quella pratica territorio... sportiva insomma che ogni persona ha diritto di praticare anche a prescindere dalle sue qualità agonistiche. Su questo numero di Stadium leggerete del progetto di autoriforma del CONI, che finalmente pare intenzionato ad occuparsi anche dello sport per tutti e a dare più spazio agli enti di promozione sportiva. Ma ci sono altre cose su cui magari il nostro giornale, sempre a corto di spazio, non si sofferma: facoltà universitarie, fondazioni, istituti di ricerca moltiplicano convegni e studi sui problemi e le prospettive della pratica sportiva diffusa, fenomeno che evidente-
mente è diventato così lampante da aver catturato l'attenzione anche di organismi e istituzioni finora "distratti". Bisognerebbe catturare l'attimo, prima che l'onda cambi ancora. Il CSI nel suo complesso dovrebbe mettersi in movimento, accanto alla struttura nazionale. Bisognerebbe pigiare tutti insieme sull'acceleratore, per riuscire a far compiere alla politica sportiva un definitivo salto di qualità: dalle elaborazioni teoriche a intese, accordi e collaborazioni reali. Il via, l'effetto volano, potrebbe darlo il simposio che il CSI organizzerà ad Assisi in ottobre, e il cui annuncio leggerete su queste pagine. Destinataria di tante attenzioni è, alla fin fine, la società sportiva come snodo in cui la politica si trasforma in azioni concrete. Proprio per questo la società sportiva del CSI non può tirarsi fuori dallo sforzo di mobilitazione teso a dare dignità, qualità e mezzi allo sport di base. La società sportiva deve convincersi che nessuno può fare più di lei, perché nessuno meglio di lei conosce il territorio, ha rapporti diretti con i "decisori" locali, può sollecitare l'opinione pubblica, può coagulare forze importanti su problemi e progetti. Tutto questo rientra nell'ambito di quell'esercizio di cittadinanza attiva di cui parla anche il progetto culturale sportivo appena varato dal CSI. Come tale esercizio possa essere svolto dalla società sportiva, e con quale supporto da parte dei Comitati, delle Regioni e del Nazionale CSI, è una faccenda su cui bisognerà tornare, per lavorarci sodo, anche con corsi informativi e formativi, e con campagne di sensibilizzazione. Stadium
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STADIUM
INDICE GIUGNO 2002
FUORIGIOCO 4 Presi in giro! di Alberto Caprotti
VITACSI 8 Il villaggio ha fatto centro di Paolo Seghedoni
10 7 sfide per 7 successi ARGOMENTI 6 Azzurri made in Japan di Bruno Longhi
16 Uno sport migliore è possibile di Andrea De Pascalis
18 La voce azzurra! di Felice Alborghetti
32 Il nipote del vento di Felice Alborghetti
41 Clonare Zidane? È un delirio di Giancarlo La Vella
50 La forza del Vangelo di Rita Salerno
54 A ruota “libera” di Leo Leone
57 Sviluppo: il nuovo nome della pace di Katia Calvani
58 Il filo dell’oratorio di Manuela Robazza
49 Una questione di giustizia e di umanità di Ilaria Podda
68 50 anni di CEI di Rita Salerno
di Raffaele Fiorini
15 C’è Stadium a Milano di Lucia Teormino
20 Il CSI nel paese di Seridò di Severino Ravelli
28 Giochi senza frontiere di Marco Filippi Pioppi
61 Pedalando verso Cesenatico di Lucia Teormino
62 Il Gran Galà del tennistavolo di Danilo Vico
62 Privi di vista, non di vitalità di Danilo Vico
73 Vedi Napoli e poi... corri! di Marcello Sala
SPORT&SPORT 44 La squadra, il gruppo e il team di Sandro Gamba
51 Parole di sport: Fratellanza di Claudio Arrigoni
56 Trame di gioco: Ode a Mané di Darwin Pastorin
51 Per allenamento: Gli arti inferiori di Alfredo Stecchi
74 Almanacco
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Stadium giugno 2002
Stadium
Mensile del Centro Sportivo Italiano DIRETTORE•RESPONSABILE Edio Costantini EDITORE ARANBLU s.r.l. Società Unipersonale del Centro Sportivo Italiano Via della Conciliazione 1 - 00193 Roma
DOSSIER 23 Lo sport rinasce ad Assisi di Andrea De Pascalis
RUBRICHE 13 Nati nel CSI: Riccardo Ferri di Felice Alborghetti
35 Uno sport alla volta: La velocità nell’atletica leggera di Renato Marino
32 Salute: Sempre più veloci di Sergio Cameli
46 Per gioco: Effetto boomerang di Giancarlo La Vella
47 I gregari: Il pilota pilotato di Felice Alborghetti
71 Tuttoleggi 78 Agenda
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79 Allo specchio di Don Giancarlo D’Ambrosio
80 Il racconto di Edio Costantini
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FUORIGIOCO
PRESI IN GIRO! di Alberto Caprotti
Presi in GIRO! UN CASO AL GIORNO. UN ARRESTO OGNI TRAGUARDO, O QUASI. IL POPOLO DEL CICLISMO: “RIDATECI UNA BICI PULITA!” Due domande ancora frullano tra i raggi delle ruote di un Giro orribilmente sfregiato e probabilmente non ancora finito perché le ultime tappe si correranno ancora nelle aule giudiziarie. La prima sta negli occhi del popolo del ciclismo, fiumana più liquida quest'anno, meno compatta, più stanca del solito ma sempre abbondante. La gente del Giro, anno dopo anno, scandalo dopo scandalo, siringa dopo siringa, è un mistero infinito, un concentrato di resistenza umana che si arrampica ancora sui tornanti, insegue fantasmi e manubri, contina a crederci con stoica sopportazione. "Meglio ultimi e puliti che primi e dopati", "Ridateci una bici
pulita": in molti hanno protestato esponendo cartelli nostalgici o ironici. Nessuno, o quasi, si è indignato. Nessuno ha impacchettato piadine e panini, nessuno ha fatto inversione turandosi il naso e abbandonando la strada. Sono rimasti seduti sul paracarro, ad aspettare il Giro che passava portandosi dietro una scia di vergogne. Perché il tifoso della bicicletta sa cos'è il sudore, quasi sempre la pratica, non si ferma al divano. C'è una sorta di simbiosi, una comprensione innata, una passione che ha radici così profonde che le bufere possono solo scalfirle. "Finché c'è Giro c'è speranza" è stato lo striscione più bello, completo, Foto Calabrò
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riassuntivo di uno spirito che non ha uguali in altre discipline. Il Giro come il Festival di Sanremo: fa schifo ma non puoi rinunciarci, lo critichi ma non lo eviti, sai che è sporco ma l'ultima tappa è una ressa di famiglie sul traguardo che fa spallucce, sopporta e applaude. Grande mistero buffo, fantastica contraddizione. Eppure il tabellino finale di una corsa maledetta comprende un corridore arrestato a casa sua, uno dopo il traguardo, uno ricercato dopo il ritiro, uno sotto avviso di garanzia, accuse di traffico e di spaccio di prodotti vietati, e due altri pedalatori, di cui quello che fu in maglia rosa, accusati di frode chimica. Un caso al giorno, più carabinieri che sprint, cronaca nera su ogni traguardo, troppe barzellette inascoltabili come quella di Simoni e della cocaina imputata prima al suo dentista, poi ad un misterioso tè alle erbe, infine rispuntata anche in un altro controllo, a conferma che arrampicarsi sugli specchi è molto più difficile che scalare il Mortirolo. Ce n'era, ce n'è, abbastanza per dire basta, fermatevi, sospendiamo il Giro, aboliamo questo sport di impuniti che dal 1994 ad oggi non ha avuto un vincitore della corsa italiana più famosa che non abbia avuto problemi di doping di fronte alla giustizia
Foto Calabrò
LO SPORT FUORI DAL GIRO dalla Gazzetta CSI di Rovigo - 27/5/2002
Questi ciclisti ci stanno prendendo in giro. Un anno fa la maglia rosa, Dario Frigo, fu squalificato per doping. Quella di quest'anno, Stefano Garzelli, ha subito la stessa sorte. E rischia di finire a casa anche Gilberto Simoni, il vincitore dell'ultimo Giro d'Italia. Cosa sta succedendo? Che fine ha fatto lo sport? Se lo chiedono i tifosi, se lo chiedono i giornalisti ma i ciclisti sembrano non pensarci affatto. Prima delle corse giurano di essere puliti e anche quando le prove li inchiodano trovano mille scuse: "Ho preso la medicina per la tosse, sono stato dal dentista, ho bevuto qualcosa che mi ha dato il dottore ma non so cosa fosse".
sportiva o a quella ordinaria. E qualcuno, timidamente l'ha proposto mentre il CONI si preoccupava di indire a ruote ferme l'ennesimo mega-vertice di paroloni e demagogia spicciola per trovare una soluzione che non esiste se non si riparte dalle fondamenta, se ognuno non si impegna a ripulire il tutto iniziando dalle proprie competenze: la polizia con la camorra, la magistratura con gli studi di medici compiacenti, l'opinione pubblica facendo pressing nelle coscienze degli atleti. Un anno fa, dopo il Giro sconvolto dal blitz dei Nas a Sanremo, il CONI che impose un colpo di spugna, una svolta epocale, non riuscì a fermare il baraccone nemmeno per una settimana. Ora dispenserà altri buoni propositi e nulla più. Il nemico è enorme, potente, infido, con troppe teste per imbavagliarlo. Profondo come la seconda domanda senza risposta che questo Giro ha lasciato per strada. Perché i ciclisti insistono a doparsi? La rete della giustizia si è stretta, i colpevoli ci cadono ormai quasi con matematica puntualità, il reato sportivo ora è diventato automaticamente penale, dunque non si rischia più solo la salute e la squalifica ma la prospettiva è quella delle manette. Eppure loro insistono pur sapendo che il calo di credibilità diventa immediatamente calo di visibilità,
specie televisiva, dunque fuga di sponsor, dunque crisi economica dei singoli come dell'insieme. Insistono pur avendo patito lezioni dure, pur rischiando di venire marchiati sulle strade. Una sola conclusione: i ciclisti, i loro finanziatori e gli spacciatori della carovana sono stupidi? Forse, ma sarebbe troppo facile pensarlo davvero e chiudere qui. La realtà è che a 41 all'ora di media in salita non si va se bevi solo aranciata. E il gruppo sulle Dolomiti a tratti ha tenuto questo passo: se ti fermi sei perduto. Ma salvo. E qui di salvarsi ci pensano in pochi. Resta una considerazione, illusoria forse ma doverosa. Il ciclismo continua ad essere strutturalmente lo sport più inquinato ma anche il più vigile. Un antidoping così serrato e rigido, un arresto sul campo, o nei dintorni, di un calciatore, magari anche celebre, resta per la nostra tradizione sportiva ancora impensabile, impossibile, fuori dagli schemi. La bicicletta invece punisce, il gruppo viaggia a vittimismo spinto ma è impietoso con chi viene scoperto con le mani nella marmellata, non c'è omertà o colleganza che tenga. Può essere un appiglio, un piccolo salvagente per sperare di non ritrovarci tra un anno a dover commentare ancora un Giro da galera ma di biciclette e basta.
Fa un po' ridere pensare a ragazzi muscolosi che hanno i malanni di un vecchietto di ottantanni. Ma vale davvero la pena rischiare la carriera, la faccia e, soprattutto, la salute per una leggerezza del genere? Sembra di no. Eppure si continua a doparsi. I motivi sono altri: la pressione per essere sempre in prima fila, la convinzione che comunque lo fanno gli altri e tu, mica vuoi passare per fesso... Tra l'altro vincere in questo modo, anche se nessuno se ne accorge, è quanto più di antisportivo esista. La competizione vive sul principio di lealtà. Si "combatte" ad armi pari. Senza trucchi. Prendere il doping è come se un ciclista mettesse un motore sulla bicicletta. Qualcuno dice che lo sport non è più quello di una volta: troppi soldi, troppa televisione, troppi interessi. È vero. Però il doping circola anche tra i dilettanti e, persino, tra i ciclisti della domenica. Forse è una moda, più probabilmente solo una scemenza. I medici sono preoccupati: sembra che al giorno d'oggi nessuno possa fare a meno di un aiutino chimico. Si comincia con la pastiglietta dello studente per aiutare la memoria e si finisce al nandrolone dei calciatori.
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ARGOMENTI
AZZURRI MADE IN JAPAN di Bruno Longhi
Azzurri MONDIALI made in Japan A SENDAI DELIRIO NIPPONICO PER I NOSTRI CALCIATORI: TOTTI È OGI-SAMA, MALDINI È MARUSHAN. ED IL TRAP DIVENTA TORASAN; IL SUO IDEOGRAMMA VUOL DIRE “DOMATORE DI 10.000 TIGRI” Dove non può l'amicizia, può il vil danaro. Questo mondiale di Corea e Giappone è un mondiale che si gioca in due paesi che sono come cani e gatti, in perenne disaccordo su tutto e dove - a differenza di quanto si possa pensare in Italia - si parlano due lingue completamente diverse con ideogrammi che a noi sembrano uguali ma che manco si somigliano. È un mondiale diverso da tutti gli altri. E non solo perché è il primo che si gioca in due paesi, ma per l'insolito approccio che il pubblico di queste parti ha nei confronti del calcio. È una sorta di fanatismo "rocchettaro" dove i campioni della pedata sono considerati alla stregua di star dello spettacolo; miti inarrivabili, inavvicinabili, provenienti da un mondo lontanissimo che i giapponesi scoprono giorno dopo giorno con il solito stupore che li contraddistingue. Anzi: più che i giapponesi sono le giapponesi ad impazzire letteralmente per il calcio e per i suoi protagonisti. Non capiscono granché di tecnica, di tattica, di schemi ma sanno distinguere i calciatori belli da quelli meno belli. Ed è per ciò che nella scala dei valori di questo calcio al femminile c'è ovviamente l'Italia che - non dimentichiamolo - è pure il paese dove gioca Nakata, il giocatore del Parma che avrebbe dovuto essere l'ambasciatore del Giappone in Italia e che, invece, ha finito per essere l'ambasciatore del nostro calcio da queste parti. Le signorine nipponiche conoscono vita, morte e miracoli degli azzurri. Il più gettonato è Cannavaro - per loro semplicemente Canna - che è considerato alla stregua di una star di Hollywood, tant'è che mensilmente vengono organizzati dei tour con destinazione Collecchio, dove le fans del
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Sol Levante possono vedere da vicino il loro idolo. Nella graduatoria dei belli, Cannavaro precede Coco (che chiamano "Cocò", che significa "qui"), i cui poster che reclamizzano una marca giapponese di hi-fi, vanno letteralmente a ruba. Ma è Totti l'oggetto delle attenzioni morbose dei veri appassionati di calcio, siano essi uomini o donne. "Ogi-sama", ovvero "il principe", come lo chiamano qui, è amato, idolatrato, al di là di ogni ottimistica previsione. Al pari di Cannavaro, anche lui ha evidentemente beneficiato dell'essere stato compagno di squadra di Nakata. E se c'è un nomignolo per lui, ce n'è uno anche per la maggior parte degli altri azzurri. Così Maldini è "Marushan", un nome abbastanza comune da queste parti; Del Piero è semplicemente "Delpi"; Montella, Nesta e Gattuso sono rispettivamente Monshan, Nestshan e Gatshan, dove il suffisso "shan" significa "signore" in maniera confidenziale. Ma nel caso di Gattuso il nomignolo assume anche il significato di "confusionario" o qualcosa del genere. Inzaghi rimane Pippo e Vieri rimane Bobo con non poco imbarazzo per le giovanissime fans in quanto "bobo" è il modo popolare e volgare in cui, in alcune regioni del Giappone meridionale, chiamano l'apparato genitale femminile. Trapattoni merita, per concludere, un discorso a parte. L'ideogramma che riproduce il suono del suo cognome significa più o meno "domatore di 10.000 tigri". Ma per i giapponesi che lo chiamano "TORAPPATONI" per l'incapacità di unire la lettera "T" con la "R", il mister azzurro è TORASAN che da queste parti è un perso-
naggio cinematografico molto popolare e molto amato. Un Totò un po' più malinconico che col personaggio Trapattoni non ha nulla a che spartire. Foto AP
Foto AP
Foto Sposito
Cannavaro, più semplicemente “Canna” per i giapponesi, é il più corteggiato dalle fans nipponiche.
Ma lasciamoglielo credere. Ma non solo i nostri calciatori rappresentano l'Italia. Esiste a Sendai un'enclave del nostro paese: è "Casa azzurri", il punto d'incontro di tutti gli addetti ai lavori chiamati a seguire la Nazionale in questa avventura. È situata all'interno del "Wasse", un gigantesco edificio che ospita anche il centro stampa organizzato dalla Federazione Italiana. Un'ancora di salvezza, un modo per sfuggire dai quotidiani disagi che lo scontro tra culture e filosofie troppo diverse propone inevitabilmente. Ma in fondo è giusto sia così: un'avventura senza disagi non sarebbe un'avventura.
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VITACSI
IL VILLAGGIO HA FATTO CENTRO! di Paolo Seghedoni
Il Villaggio MODENA ha fatto centro! LA MANIFESTAZIONE HA COLORATO PIAZZA GRANDEPER QUATTRO GIORNI. RACCOLTI FONDI PER LA REALIZZAZIONE DI UN CENTRO SPORTIVO IN PALESTINA
Tra il Duomo e il Municipio decine di tappeti hanno trasformato il cuore cittadino nella capitale dello sport
Una kermesse a tutti i livelli, dedicata alle scuole, alle parrocchie e alle società sportive. Questo è stato a Modena il Villaggio dello Sport e della Pace, 4 giorni, dal 22 al 25 maggio, passati in Piazza Grande a cura del CSI modenese in un crescendo di appuntamenti. Fin da subito si è potuto scendere sui campi polivalenti che sono stati allestiti sui ciottoli di piazza Grande. Tra il Duomo e il Municipio decine di tappeti colorati hanno trasformato il cuore di Modena nella capitale dello sport: calcio a 5, tennis, pallavolo, basket, scherma, biliardino, danza, hockey, tennistavolo, e perfino lo sci di fondo, condite con una serie di attività free sport…
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insomma l'imbarazzo della scelta. Inoltre conferenze e incontri per approfondire attraverso lo sport i temi della nostra società. SABATO 22. Alle 11 di sabato 22 è iniziata la cerimonia di inaugurazione con 4 tedofori (tra cui Alessandra Lambruschini) che, partiti dalle porte della città, hanno acceso con la fiaccola della pace il tripode in piazza. L'inaugurazione è poi proseguita con il saluto delle autorità e la benedizione di S.E. Mons. Benito Cocchi Vescovo di Modena, con il fischio d'inizio della manifestazione dato dal presidente della provincia, Grazia-
no Pattuzzi e dal sindaco di Modena, Giuliano Barbolini. Nel pomeriggio il Villaggio dello Sport ha proseguito la sua attività con la partecipazione delle Società Sportive di Modena e Provincia, il Trofeo Polisportivo Giocasport e l'attività della scuola di Pallavolo Anderlini, con un quadrangolare di calcetto che ha visto la partecipazione della Nazionale Italiana Frati e della Nazionale Celiaci, una rappresentativa dei Giornalisti ed una di Rock No War. In serata il primo momento di incontro e dibattito, con il giornalista Ettore Tazzioli che ha intavolato il
LA SODDISFAZIONE DEL PRESIDENTE STEFANO PRAMPOLINI
Senatus sull'argomento "La Solidarietà scende in campo". Ospiti e relatori della conferenza Mons. Carlo Mazza dell'Ufficio Pastorale della CEI, Ernesto Olivero del Sermig-Arsenale della Pace Torino, Edoardo Patriarca portavoce del Forum terzo settore, Edio Costantini presidente nazionale del CSI, ed il dottor Guido Federzoni della Piccola Famiglia dell'Annunziata. DOMENICA 23. Grande interesse ha suscitato il collegamento in diretta da Modena della trasmissione “A sua immagine” con Raiuno che per due volte ha effettuato interventi dal Villaggio dello Sport. Conduttore del programma il giornalista Andrea Sarubbi che in precedenza aveva moderato, alle 10, il Senatus "Uno sport di Valori" a cui hanno partecipato Mons. Carlo Mazza dell'Ufficio Pastorale della CEI e Cappellano delle Nazionali Italiane e la professoressa Vera Negri Zamagni, vicepresidente Regione Emilia Romagna. Sempre nel corso della mattinata, dopo la Santa Messa presieduta da Mons Cocchi nella chiesa di San Biagio, il programma ha previsto l'attività delle Federazione Italiana Sport Invernale con lo sci di fondo e il Trofeo del Vicariato della Bassa di pallavolo, mentre alle 11.30 si è disputato il match della Pace tra una selezione dei ragazzini angolani che hanno poi cantato nel coro del Pavarotti & Friends ed una di giovani calciatori del CSI. Nel pomeriggio l'attività è continuata ininterrottamente con il Trofeo delle Parrocchie ed il Palio del centro Storico,
mentre in serata alle 20.30 si è tenuta l'esibizione delle Scuole di Danza Modenesi. LUNEDÌ 24. In Piazza Grande ed in Piazza Torre si sono date appuntamento nella prima mattinata e nel pomeriggio le scuole elementari con quasi 1000 bambini che hanno colorato il cuore di Modena, giocando e divertendosi per le tante ore che hanno trascorso al Villaggio dello Sport. Nel pomeriggio l'attività è proseguita con gli atleti della scuola Basket Modenese ed un Triangolare Polisportivo giovanile, con le finalissime del Torneo di calcio a 5 Lui & Lei e quelle dei tornei polisportivi per adulti. In serata l'attesissimo Senatus "Il Villaggio dello Sport incontra il Modena FC, Daytona Volley, Edison Modena". Al dibattito, moderato dal giornalista Stefano Gozzi, hanno partecipato Gianni De Biasi e Marco Ballotta, allenatore e capitano del Modena Calcio, Giulio Salvioli e Andrea Gardini, team manager e giocatore della Daytona Volley, il dottor Ferdinando Tripi Responsabile del Centro Medicina dello Sport di Modena nonché medico ufficiale dell'Edison volley con la giocatrice Simona Fogalesi e l'assessore allo Sport del Comune di Modena, Raffaele Candini. MARTEDÌ 25. Giornata conclusiva riservata alle Scuole Medie Superiori, ha chiuso i battenti il Villaggio dello Sport, la manifestazione organizzata dal Centro Sportivo Italiano in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, con il patrocinio
Soddisfazione nelle parole del presidente del Centro Sportivo Italiano del Comitato di Modena, Stefano Prampolini: "Un successo che è andato oltre ogni nostra più rosea aspettativa, con tutti i partecipanti che già ci hanno chiesto di ripetere la manifestazione l'anno prossimo. Abbiamo sicuramente centrato tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Il primo, il più importante la raccolta dei fondi per la costruzione del centro sportivo ad Ain Arik, a cui in tanti, anche in maniera corposa come il maestro Luciano Pavarotti e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, hanno voluto partecipare. Un particolare ringraziamento va all'amministrazione comunale per aver sostenuto la manifestazione sia dal punto di vista economico sia organizzativo. Un grazie di cuore all'amministrazione provinciale per la presenza del presidente all'inaugurazione e per il patrocinio alla manifestazione. Ci riempie di gioia la consapevolezza di poter regalare un sorriso ed una speranza di pace ai ragazzini, cristiani e musulmani, che vivono nel paesino della Palestina, che tra poco potranno giocare sulle strutture che nasceranno grazie agli sforzi di tutti noi. Il Villaggio dello Sport ha rappresentato un grande momento di aggregazione, anche tra le varie discipline sportive, per il Centro Sportivo, promuovendo certi ideali e valori che mantengono alto il piacere di fare sport. Il CSI ha dimostrato alla comunità una capacità organizzativa non indifferente, grazie all'opera di tanti volontari che generosamente hanno prestato un ottimo gioco di squadra. Ci riempie di soddisfazione anche la lettera che ci è pervenuta dal Vaticano con la benedizione del Santo Padre ed i complimenti per gli sforzi sostenuti e per le finalità del Villaggio dello Sport".
del Comune di Modena e della Provincia di Modena, il Pavarotti & Friends e Radio Bruno. La quattro giorni di sport incontro e solidarietà che ha visto la partecipazione di oltre diecimila persone ha raccolto gli unanimi consensi di chi ha partecipato alle innumerevoli attività sportive, oppure di chi semplicemente ha fatto da spettatore agli eventi o ha assistito agli interessanti momenti di incontro.
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VITACSI
7 SFIDE PER 7 SUCCESSI di Mariacristina Filippin
7 sfide per 7 successi “ESSER-CI”. CON I DIVERSAMENTE ABILI VERONA VINCE LA GRANDE SFIDA
La Grande Sfida, consolidata manifestazione nazionale di gioco, sport, teatro e confronto con persone diversamente abili di varie città, organizzata dal Progetto Handicap & Sport del CSI di Verona, è arrivata alla sua settima edizione. Per chi partecipa da sempre, è quasi incredibile essere arrivati già a sette, e invece... fra qualche giorno bisognerà iniziare a pensare all'edizione numero otto, cercando di migliorare e crescere ancora, imparando dai propri errori. La Grande Sfida 7 aveva quattro obiettivi: essere momento di incontro-confronto con le diverse realtà italiane operanti nel mondo dell'handicap e dello sport; essere opportunità di incontro con la gente attraverso il teatro, il convegno e le attività di sport e gioco in piazza Brà, a fianco di artisti e sportivi famosi; creare il coinvolgimento e la mobilitazione di reti sociali formali (Regione, Comuni, Università, azien-
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de, ULSS, Provincia...) e informali (volontari, associazioni, studenti, genitori, ragazzi…), per costruire insieme la Festa; essere un'occasione di festa, a livello nazionale,
che la città di Verona organizza, per promuovere con le altre Regioni "una diversa cultura del diverso". Come lo scorso anno, siamo andati a teatro, in discoteca, all'università ed in Piazza Brà, il salotto buono di Verona. E in ciascuna di queste sedi, i ragazzi diversamente abili hanno potuto prendere possesso del ruolo di indiscussi protagonisti, con le loro storie, le loro vite, la loro energia, lo straripante entusiasmo, i loro talenti, la voglia incontenibile di far festa. Il simbolo di questa edizione è stato una costellazione. Roberto Nicolis, il cuore e l'anima del progetto, ha spiegato così il significato del nuovo logo, quell'"esser-ci" che ha voluto sottolineare il momento dell'incontro con l'altro, quando da "Io" si diventa "Noi", da stella brillante e solitaria a costellazione. Venerdì 24 maggio, al cinema Teatro Nuovo di San Michele (Verona), la compagnia teatro della Murata di Mestre e l'Anffas danza di Mestre hanno messo in scena "Bianco e nero. Una favola metropolitana". La compagnia era composta da attori e ballerini professionisti e da allievi diversamente abili dei corsi di danza Anffas che hanno scelto per attitudine e per passione di dedicarsi allo studio della danza. Presenti le scuole elementari dei dintorni ed i CEOD. Il pomeriggio di sabato 25 maggio, come ormai avviene da anni, circa quattrocento ragazzi, volontari, animatori, genitori, provenienti da differenti città, sono andati in discoteca. I problemi della discoteca, di solito, per un disabile, riguardano diversi campi: le barriere architettoniche, quelle acustiche (volume troppo alto), quelle visive (le luci possono arrivare a scatenare crisi epilettiche). Con gli opportuni accorgimenti, grazie anche alla disponibilità del
deejay del Verona 2000 e dei ragazzi di Match Music, è stato possibile vedere i ragazzi divertirsi con straripante entusiasmo ed vivacità. Il Teatro Nuovo ha ospitato le trecento persone che sabato sera, sfidando un acquazzone torrenziale, hanno assistito allo spettacolo: "Un'odissea", facente parte del progetto "T&H teatrali tra disagio e sociale" nato in collaborazione tra l'Anffas Riviera del Brenta e la Piccionaia-I Carrara, Teatro stabile d'innovazione del Veneto. In platea, discretamente, era presente l'assessore ai Servizi Sociali del Comune di Verona, Erminia Perbellini. Domenica 26 la giornata ha previsto due momenti forti: nella mattinata, presso l'Università, si è tenuto un convegno dal titolo: "Esser-ci". Il convegno, organizzato in collaborazione con il Comune, l'Università e con il patrocinio di Regione, Provincia, Provveditorato agli studi e ULSS 20, 21 e 22, è stato presentato da Maria Daniela e Nicola, due dei ragazzi diversamente abili del progetto Handicap&Sport, affiancati da un operatore, Cristiano, e da un animatore d'eccezione: il pallavolista Andrea Lucchetta. Roberto Nicolis, introducendo "La Grande Sfida", ha voluto sottolineare la dedica a Gianluca, uno dei ragazzi del progetto Handicap&Sport di Verona, da poco scomparso, che "ora partecipa e ci custodisce da lassù". Il professor Larocca, docente di Scienze della Formazione, nelle vesti di rappresentante del mondo accademico, e padrone di casa, ha accolto gli ottocento partecipanti all'assemblea, con una breve relazione. Ha parlato dello stare insieme, con gli amici, i parenti, gli operatori, coloro che ci vogliono bene, all'università, ed ha sottolineato l'importanza di avere fiducia nella vita. Un operatore, Gianpaolo, ha presentato un breve filmato sull'attività di Verona, che all'interno conteneva una sorpresa: il benvenuto di Jovanotti. Il cantante, impegnato per lavoro, ha cercato di farsi presente con un commovente e sincero saluto a tutti i partecipanti. Ha affermato la sua ammirazione per come i ragazzi diversamente abili affrontano la loro vita e le difficoltà che essa comporta e si è detto disponibile a dare una mano, nei limiti della sua abilità. Poi si è voluta dare la parola a loro, ai ragazzi diversamente abili, per sfatare quella logica scorretta in cui i
presenti parlano degli assenti e gli esperti dissertano su soluzioni possibili che non li riguardano direttamente. Emozionatissimi, ragazzi e ragazze di Venezia, Brescia, Pavia, Ravenna, Tortona, Carpi, Forlì, Ravenna, Bologna, Reggio Emilia, Vicenza, Alessandria hanno raccontato le loro esperienze diverse di gioco e di sport. Lucchetta ha dato loro una mano nell'alternarsi al microfono. Le loro parole, piene di emozione, di fatica, di passione e di gratitudine, hanno raccontato la fatica e la soddisfazione di piccoli e grandi successi sportivi, ma anche di uscite in discoteca, di cene con gli amici, di scampagnate, di vacanze estive, di serate in birreria, di gite e turismo. C'era qualcuno che aveva partecipato a tutte le sette edizioni, e c'erano alcuni nuovi arrivati, grazie alla collaborazione con la Consulta veronese delle Associazioni per l'handicap. Quindi si è dato spazio a non vedenti e sordomuti, ai disabili fisici. Quando ormai la fame si faceva sentire, è seguita una breve, ma significativa Santa Messa. Al termine è arrivato, per un saluto sobrio, il Vescovo di Verona, padre Flavio Roberto Carraro. Subito dopo, incalzato dai tempi sempre troppo "compressi", il colorato ed animato serpentone dei partecipanti ha attraversato il centro della città, in un vivace corteo aperto dalla Banda di San Michele e contornato da un gruppo di giovani clown. Sotto un sole sfolgorante, che ogni tanto faceva finta di coprirsi di nuvole, i ragazzi hanno raggiunto piazza Brà e l'hanno trovato trasformata in zona olimpica. I volontari impegnati nell'allestimento hanno predisposto una serie di campi per i giochi sportivi semplificati (basket, pallabase, pallamano, pallarilanciata, atletica leggera, calcio, judo, freccette) ed uno spazio per i
giochi di animazione, nei quali i diversi gruppi si sono cimentati all'interno di un vero e proprio torneo polisportivo. Quest'anno nuovi scenari si sono aggiunti: un campo da wheelchair hockey, un campo da calcetto per non vedenti, su cui si è disputata anche una partita di torball. A far da animatori in piazza, oltre ai volontari ed agli operatori, c'era un ospite d'eccezione, che da sempre ha seguito e sostenuto l'iniziativa: Osvaldo Bagnoli. Il mitico allenatore di calcio dello scudetto dell'Hellas Verona si è subito immerso nello spirito del gioco e della festa, si è messo in dialogo con i ragazzi, ha girato per i campi, ha vivacizzato le premiazioni. Durante il pomeriggio c'è stata la visita, in incognito, del sindaco di Verona, Michela Sironi Mariotti. Al termine è ricomparso anche il Vescovo, che ha concluso le premiazioni, ha regalato a tutti un saluto affettuoso e ha compreso la stanchezza dei volontari e degli operatori che si accingevano a risistemare la piazza per restituirla al rituale del "passeggio" dei veronesi. La sfida, anche stavolta, senza dubbio alcuno, è stata vinta da tutti i partecipanti: ragazzi diversamente abili, genitori, volontari, accompagnatori, animatori, operatori. Il clima è stato indimenticabile e difficilmente descrivibile con poche parole: si è usciti da questa esperienza più ricchi: di sorrisi, di gioia di vivere, di gratitudine. Le affermazioni dei ragazzi al ritiro dei premi valgono le fatiche, i preparativi, l'affanno e la tensione: "Sono felice… Grazie…. Ci vediamo alla prossima…. Mi sono divertito…. Ho giocato: ho vinto e ho perso, ma sono contento…". Come si fa a non essere già carichi e a non pensare già a ricominciare per la prossima edizione?
I GREGARI
IL PILOTA PILOTATO di Felice Alborghetti
Rubens Il pilota Barrichello
pilotato
Chi è oggi più gregario di Barrichello? Non si è sempre detto che il gregario era quello, un tempo sottomesso al capitano, che doveva fermarsi per far passare il corridore da classifica? Ecco a voi dunque un altro gregario, stavolta in Formula 1, dove nessuno mai avrebbe pensato che potesse vincere il meno veloce. Qualcuno forse storcerà il naso, alludendo al lauto conto in banca del pilota brasiliano, mai posseduto da alcun gregario, ma di certo, l'esito del recente Gran Premio di Zeltweg ci fornisce uno spunto per parlare del gregario Rubinho, un numero due ormai "tatuato" a vita, che va ben oltre alla cifra stampata sul berrettino e sul muso della "Rossa". A proposito: "Rossa di vergogna", titolava un quotidiano sportivo nostrano all'indomani del sorpasso di Shumacher, seguita sempre nel gioco di parole da "Profondo Rosso", mentre in Francia l'Equipe andava su Carton Rouge (Cartellino rosso). Il mondiale dissenso nella scelta della SF (Scuderia Ferrari) di bloccare sul filo di lana la meritata vittoria di Barrichello, è stato unanimemente espresso in termini di vergogna: "Que vergogna Ferrari!" rimprovera ancora il Jornal do Brasil, o "Vergonha na Formula-1" secondo l'altro quotidiano brasiliano O Dia, "Shumi Sieg der Schande" per la Bild tedesca. Non vogliamo qui parlare dei precedenti illustri nel panorama della F1 del passato, né del teatrino sul podio austriaco con Shumi che, intascati i punti, cede il posto d'onore a Rubens, mentre suona l'inno tedesco. Neppure ci soffermeremo sulla decisione dell'agenzia SNAI, disposta a pagare anche chi aveva puntato sul numero due
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Stadium giugno 2002
Vietato vincere! Quando la ragione batte i sentimenti, il mercato supera l'etica… e il gioco finisce. ferrarista (una bella mossa pubblicitaria: con un esborso relativamnete esiguo, e la maggior parte dei tagliandi vincenti già cestinati, strappati o Foto AP gettati al vento per la mancata vittoria). Ci interessa dire invece della scelta totalmente "antisportiva" partorita da Jean Todt, (figlia di Luca Cordero di Montezemolo) di preferire, a parità di punti per la classifica costruttori, il successo del singolo, del capitano, anziché quello di squadra, stravolgendo l’antico clichet del "vinca il migliore". "Double n'est pas jouer", ha scritto Liberation, che tradotto: la doppietta, la strategia (quel tipo di strategia) non è gioco. Insomma: dove sono finite le regole del gioco, e dello sport? Con il cuore eravamo tutti dalla parte di Barrichello, in testa dal'inizio alla fine (anzi, all'ultima curva) anche nelle prove; con la mente invece c'era chi calcolava gli imprevisti, l'alea di un improbabaile tracollo Ferrari, o di un possibile infortunio a Shumacher, che avrebbe potuto, arrivando secondo, guadagnare in onore ma perdere il Mon-
diale a fine stagione. Anche qui ragione e sentimento. Ma forse, a ben pensarci, la mossa della Ferrari a Zeltweg esemplifica più di ogni discorso teorico la crescente divaricazione oggi esistente all'interno dello sport tra etica e mercato. Far vincere Barrichello, cioè il migliore in quel momento e in quella gara, era la scelta dell'etica sportiva; fermare Barrichello per fare vincere Schumacher è stata la scelta del mercato, perché ipotecare il titolo significa avere più forza con gli sponsor, vendere più macchine, fare più merchandising, eccetera. Con il che si dimostra che il mercato alla lunga fa prevalere sempre le sue ragioni, anche se questo significa uccidere l'etica (e i sentimenti), o alterare le regole del gioco fino al punto che il gioco stesso venga cancellato. GAME OVER.
NATI NEL CSI
RICCARDO FERRI di Felice Alborghetti
Foto La Verde
Riccardo Ferri Il mio primo approccio con il campionato del CSI fu con l'Atalantina, la squadra del quartiere San Pietro di Crema. Poi passai al Crema (allora non c'era il Pergocrema, ma due squadre distinte, il Crema e la Pergolettese, ndr). Poi venne la Capralbese.
Era il 1975-76, ricordo come una sorta di fratello maggiore Piero Lodetti, il mio allenatore. Giocavo non proprio vicinissimo a casa mia, erano buoni 15 chilometri di distanza, ma proprio Piero mi veniva spesso a prendere per portarmi a giocare al calcio. Con lui avevo instaurato un rapporto di amicizia, di stima che ho tuttora. Una persona squisita che ricordo con piacere. Del resto vedeva in me tanta voglia. Avevo grande ambizione e tanta perseveranza negli allenamenti. Ero prestante fisicamente e facevo tanti gol su colpo di testa. Giocavate in oratorio? Inizialmente sì, nel campetto dell'oratorio, poi fecero un bellissimo campo ad 11, con spogliatoi nuovi; quel campionato lì lo ricordo eccome: sembrava giocassimo in uno stadio! Altri ricordi? Oltre Lodetti, il presidente della Capralbese Rossi, poi il signor "San Giovanni", lo
chiamavamo così da bambini e neanche adesso saprei dire il nome vero. Era il tuttofare di questa società, l'accompagnatore. Cosa ti ha dato il CSI? Ho sempre apprezzato il clima familiare, l'ambiente stesso dell'oratorio, del paese. In un paesino qualsiasi il nostro successo veniva festeggiato. Mi ha sempre colpito questo clima sereno. C'è bisogno degli oratori, perché è un'esperienza che ti resta dentro, ti aiuta a crescere. A vivere, rispettando gli altri ed essendo rispettato. Negli anni dello sviluppo ricordo quella strana atmosfera, quando facevamo la doccia con le mutandine per vergogna. Oggi vedo mio figlio, i miei ragazzi e se è vero che il calcio è cambiato, noto che quelle cose intime non lo sono affatto. Oggi alleni gli allievi dell'Inter. Come è diverso il calcio dalla panchina? Voglio parlare della famiglia. Una volta il genitore aveva una funzione marginale. Al giorno d'oggi i genitori non sono più obiet-
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RICCARDO FERRI
tivi, cercano sempre di difendere il proprio ragazzo in ogni situazione. Allora nel dubbio prendevi un ceffone e la volta dopo non lo facevi più. Adesso il genitore è talmente coinvolto da condizionare il ragazzo ed è sicuramente un male. Non vedono i propri ragazzi che vanno a fare sport per aggregazione e basta, ma cercano di monetizzare anche i propri figli. Giocavi sempre in difesa? No, ho iniziato da ala destra, poi ho giocato mediano gran parte delle giovanili. Mi piaceva giocare a centrocampo. Diventai difensore nelle giovanili dell'Inter. Mi misero dietro per imparare a marcare; ero un mediano più offensivo che difensivo. Fu quasi un ripiego, insomma. Da allora infatti giocai sempre lì, prima esterno destro (anche con Vicini nella under 21), poi sempre centrale difensivo.
casa con il Napoli nell'anno dello scudetto: una stagione fantastica. Con la Nazionale quella dell'esordio, dove addirittura riuscii a far gol, fu il massimo. Indimenticabile, come del resto tutto il Mondiale giocato in Italia. L'almanacco Panini ti ricorda anche per un altro record. Quello degli autogol. È così? Sì, è vero. Ci sarebbe anche Baresi, ma alla fine tutti lo danno a me, perché rimase storico e clamoroso quello nel derby con il Milan. Un gol che mi pesò tantissimo. Ne ho fatti 8, in tutto, sempre da professionista. Devo dire che da ragazzino nel CSI non ne ho mai fatti. Nemmeno in Nazionale, anzi in azzurro realizzai anche 4 gol. Ho imparato col crescere, si vede.
Lazio-Inter, una ferita nerazzurra. Vuoi dire qualcosa? Che dire… Io alleno gli allievi dell'Inter. Moratti ha investito soldi e sentimenti in questa maglia. Quel giorno è stato il dispiacere di tutti, la partita l'abbiam vista: a me non spetta dare giudizi, ma nessun tifoso dell'Inter potrà mai recriminare per quella sconfitta meritata. Purtroppo. Cambiamo discorso.
Come si reagisce ad un autogol. Le amicizie, i compagni ti possono aiutare. Foto La Verde O si resta ter ribilmente soli e sconsolati. Si cercava tutti insieme di sdrammatizzare. Io partivo sempre in buona fede, per la mia generosità, la mia impulsività. Capitava che a volte mi buttavo in alcune situazioni dove ne uscivamo impallinati. Il calcio insegna gioie e dolori. Chi è professionista deve sempre saper rialzarsi nei momenti no e non eccedere quando va tutto bene.
Dalla disfatta nerazzurra 2002 a quella solo azzurra ad Italia '90. Dall'Olimpico al San Paolo. Furono davvero notti magiche fino a che Caniggia, tra Zenga e Ferri… Partita storica, se ne parlerà sempre, specie oggi che ci stiamo giocando un altro Mondiale. Quella occasione, giocando in casa era davvero straordinaria. Io e Walter siamo grandi amici, ma credo che lui per primo sappia che avrebbe dovuto restare in porta, perché quella palla era per lui impossibile da prendere. Doveva aspettare. Capita di sbagliare.
Da allenatore quali valori cerchi di trasmettere ai tuoi ragazzi? Si cerca sempre di essere prima che allenatori, degli educatori. Non ci si riesce sempre. Bisogna iniziare da casa, dalla famiglia. Avere un'educazione di base serve moltissimo. Poi lo sport può aiutare molto.
La tua partita più bella? Con l'Inter, al di là dell'esordio, quella in
In ultimo qual è stato l'avversario di cui hai
Come arrivasti invece all'Inter? Nella zona giravano molti osservatori delle grosse società. Ci fu questo signor Butti, che oltre a me quell'anno portò anche Bergomi (lui giocava sempre nel CSI nella Settalese).
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Stadium giugno 2002
avuto maggiore ammirazione e rispetto? Rispetto per tutti, anche se poi in campo c'è un filo sottile che corre parallelamente all'agonismo e alla tensione. Ricordo ad esempio delle scintille tra me e Gianluca Vialli (epoca Sampdoria), per la grande tensione che si era creata intorno a quella partita. Botte da orbi in campo, poi la sera eravamo in camera assieme nel ritiro della Nazionale a chiacchierare tranquillamente. Careca, Van Basten, Vialli… Chi ti dava insomma più filo da torcere? C'erano anche Platini, Zico, Maradona. Come centravanti puro direi Careca: imprevedibile, gran gioco di prima, vedeva la porta come pochi. Van Basten aveva una squadra che gli dava un sacco di rifornimenti, ma anche lui straordinariamente dotato.
Foto di Fabrizio Zani
NATI NEL CSI
VITACSI
C’È STADIUM A MILANO di Lucia Teormino
C’è Stadium a Milano la Provincia e della Regione Lombardia, “Stadium” si ripropone come valida alternativa a tutti i cittadini per trascorerre in modo divertente il proprio tempo libero nei mesi estivi.
Sarà il più grande grande villaggio sportivo allestito a Milano, all'ombra del Castello Sforzesco. Parliamo di "Stadium", che per il secondo anno consecutivo si snoderà nelle vicinanza di Parco Sempione, più precisamente nell'area di Piazza del Cannone. SPORTLANDIA Con “Stadium” ritornerà il gettonatissimo contenitore di “Sportlandia" che l'hanno scorso ha registrato la presenza di 30.000 ragazzi provenienti dagli oratori della Diocesi. Anche quest'anno, dunque, oltre 1000 giovanissimi, ogni giorno, animeranno “Stadium”, vivendo lo sport nel cuore verde della città. APERTURA ALLA CITTÁ Voluto dal CSI (Centro Sportivo Italiano) e dalla FOM (Fondazione Oratori Milanesi), con il patrocinio del Comune di Milano, del-
LE STRUTTURE DI STADIUM "Stadium" sarà "attivo" a partire dal 12 giugno sino al 20 luglio 2002 e proporrà una megapalestra con 3 campi di calcetto, 2 campi di volley, 4 playground di basket, punti fitness, circuito di mountain bike, noleggio (gratuito) di pattini in linea, parete di roccia per le arrampicate, area videogiochi e, per i bambini, grandi giochi gonfiabili ed uno spazio a loro riservato denominato "Giocolandia", con giochi da tavolo, ping pong e biliardini. Gli impianti saranno ad uso totalmente gratuito per tutti i cittadini, in particolare durante i week end.
DI SERA A STADIUM "Stadium” in circa quaranta giorni di permanenza, proporrà una serie di iniziative che si svolgeranno nella fascia oraria serale talvolta fino a notte inoltrata, spaziando dagli spettacoli alla musica, all'intrattenimento e ancora con tanto sport. Saranno i giovani i protagonisti della fascia serale che deve ancora essere definita nel dettaglio. EVENTO NELL'EVENTO: LA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA DROGA Il 26 giugno prossimo i fari saranno puntati sulla "Giornata mondiale contro la droga" con numerosi appuntamenti culturali, sportivi e di spettacolo di rilevanza internazionale. LO STAFF ORGANIZZATIVO Per tutta la durata della manifestazione più di 50 animatori ed educatori sportivi, ogni giorno, saranno a disposizione di piccoli e grandi che vogliano impiegare in modo sano il proprio tempo libero attraverso lo sport, la festa, il divertimento.
POLITICA SPORTIVA
UNO SPORT MIGLIORE È POSSIBILE di Andrea De Pascalis
Uno sport migliore è possibile PRESENTATO DAL CONI UN PIANO DI AUTORIFORMA Si chiama "CONI domani - Documento di riordino e di politica sportiva 2002-2005" ed è lo strumento al quale il governo del Foro Italico ha affidato il compito di fissare le strategie necessarie per superare la crisi economica e strutturale dell'ente e dunque di vasta parte dello sport italiano. Il documento, che in realtà è un insieme di quattro testi diversi, è stato presentato il 15 maggio al Consiglio Nazionale, che l'ha approvato. Due giorni dopo è stato presentato a Palazzo Chigi, ricevendo l'ok del Governo. I quattro incartamenti, che nel momento in cui scriviamo sono scaricabili dal sito internet del CONI, riguardano rispettivamente: 1) "Schede e tabelle sullo sport in Italia e sul piano di riordino economico strutturale"; 2) "Piano di riordino economico strutturale"; 3) "Programma di politica sportiva"; 4) Proposta di revisione del Decreto Legislativo 23 luglio 1999 n. 242. Vediamoli brevemente ad uno ad uno.
S CHEDE
E TABELLE
Sono sessanta pagine fitte di grafici, tabelle e colonne di cifre, divise in quattro parti. La prima parte dà conto dell'andamento della pratica sportiva in Italia, ma lo fa ricorrendo alle note statistiche dell'Istat, mentre sarebbe stato più interessante avere a disposizione l'andamento dei tesserati nelle federazioni e negli enti di promozione. La seconda parte illustra il calo degli introiti dovuti al calo dei concorsi pronostici e al decollo più lento del previsto delle scommesse sportive. Nell'insieme le entrate lorde si sono pressoché dimezzate dal 1997 ad oggi, e il deficit si è aggravato per il man-
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Stadium giugno 2002
cato pagamento dei minimi garantiti da parte dei gestori delle scommesse. I trasferimenti di fondi a federazioni ed enti equiparati è sceso di conseguenza: dai 538 miliardi del 1997 ai 404 del 2001. La terza parte è dedicata alla situazione finanziaria a breve termine, che prevede un 2002 molto difficile, in cui, in assenza di interventi pubblici, il deficit finirebbe con il superare il credito accordato al CONI dalla BNL. La quarta ed ultima parte illustra due possibili piani di riordino per il quadriennio 2002-2205: uno, "inerziale", che prevede una situazione dal trend immutato rispetto all'attuale e l'assenza di interventi correttivi dello Stato; l'altra, "di riordino", che prevede gli effetti di talune azioni correttive e di un incremento delle entrate delle scommesse. Senza addentrarci nella selva delle cifre, basti dire che grazie e tali manovre il CONI dovrebbe arrestare il trend al ribasso delle entrate ed anzi dovrebbe riuscire nel 2005 ad invertire la tendenza con un lieve rialzo rispetto all'anno precedente. Si tratterebbe comunque - avverte il documento - di un introito appena sufficiente a garantire il minimo vitale delle attività, dunque solo l'integrazione del piano di riordino con interventi straordinari dello Stato potrebbe ridare un po' di fiato e di prospettive al settore. La quinta ed ultima parte del documento illustra i 4 obiettivi strategici del CONI per il 2002-2005: recupero equilibrio economico e assestamento; sviluppo dei fattori crescita dello sport; snellimento della struttura organizzativa e operativa; rilancio della politica impiantistica.
P IANO
DI RIORDINO
Il piano prende le mosse da una conferma di tutte le funzioni attribuite al CONI dalla legge 242/99, che vanno dallo sport per tutti all'alto agonismo, alla funzione di rappresentare tutto lo sport italiano presso le istituzioni nazionali e sovranazionali. In altri termini, il CONI pensa di continuare ad esercitare le complesse funzioni di "Ministero dello sport" ricoperte fino ad oggi. La novità è che pensa di farlo in maniera diversa. Anzitutto con un'organizzazione più snella e decentrata, quindi ricorrendo a strumenti come la privatizzazione totale o parziale di alcuni settori di attività, e tra questi in prima linea la gestione di concorsi e scommesse e la gestione del patrimonio immobiliare.
Le conclusioni lasciamole al documento stesso: "Da questa impostazione deriva che il CONI, pur nella attuale configurazione di Ente pubblico, diventerebbe sostanzialmente una holding da cui dipendono società operative partecipate, strutture operative con autonomia gestionale, uffici direttamente dipendenti dagli organi direttivi". Sul piano delle entrate, in tal modo, il CONI non dipenderebbe più dal solo andamento di giochi e scommesse perché al bilancio concorrerebbero diverse componenti come: • entrate da giochi e scommesse; •utili da società collegate (a cominciare dalla gestione attiva del patrimonio); • entrate marketing (sponsorizzazioni, direct marketing, merchandising); • licensing, anche alla luce del contratto CONI-TOROC); • entrate da gestione finanziaria (gestione attiva del cash flow).
P ROGRAMMA
DI POLITICA SPORTIVA
In questo documento c'è davvero qualcosa di nuovo, la sensazione di un CONI che, semisoffocato dalla difficoltà, e tra queste in prima linea il "Decreto Melandri" e la crisi finanziaria, ne prende spunto per cercare orizzonti diversi, imboccando la via dell'autoriforma. Finalmente si riconosce che tra gli interessi del CONI, accanto alla ricerca di risultati tecnico-agonistici di livello internazionale, ci sono anche la tutela del diritto di tutti i cittadini allo sport e l'esercizio dello sport come fattore di tutela della salute e di sviluppo della personalità. Perché il progetto di autoriforma vada in porto, il CONI indica due condizioni: il sostegno da parte di tutte le componenti sportive; il coraggio delle varie componenti per trasformare il progetto in decisioni operative. Una terza condizione, non annunciata altrettanto esplicitamente ma che emerge chiaramente dalle cose dette, è l'unitarietà del sistema sportivo italiano, con sport di vertice e sport di base complementari l'uno all'altro. In questa unitarietà va varata la ricerca di un modello riformato, basato su elementi come: l'autofinanziamento, da basarsi però sul conferimento di un minimo garantito allo sport; la valorizzazione delle società sportive e del volontariato; la ricerca di forme nuove di collaborazione con le Regioni e gli Enti locali, da esprimersi in "Atti di intesa" terri-
toriali per l'attuazione delle politiche sportive locali; una regolamentazione adeguata dello sport per tutti, che faccia chiarezza tra i compiti dei diversi soggetti. Agli Enti di promozione sportiva si riconosce il diritto di sedere nel Consiglio Nazionale del CONI, così come al presidente del Comitato Nazionale sport per tutti si riconosce il diritto di sedere nella Giunta. Anche su impiantistica e scuola il documento esprime concetti interessanti.
R EVISIONE
DELLA
242/99
Le richieste di revisione della 242/99 (il cosiddetto Decreto Melandri) si basa su quanto necessario per la realizzazione del piano di autoriforma illustrato. Ad esempio, si chiede la modifica dell'art. 4, riguardante la composizione del Consiglio Nazionale del CONI, in modo da inserirvi i rappresentanti degli Enti di promozione. Così come si chiede la modifica dell'art. 10, relativo al Comitato sport per tutti, in modo che sia composto soltanto da rappresentanti del CONI, delle Federazioni Sportive Nazionali, delle Discipline Sportive Associate e degli Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal CONI. Insomma, lasciando fuori le Regioni, come da queste richiesto.
U NA
VALUTAZIONE D ' INSIEME
Decenni di delusioni sul fronte della riforma dello sport italiano rispetto al sistema fissato dalla legge istitutiva del CONI del 1942 consigliano di non ritenere che il cambiamento verrà subito e facilmente. Bisognerà vedere come la penseranno sui singoli punti del piano le forze politiche, anche se il Governo ha approvato il piano nel suo complesso. Bisognerà vedere, soprattutto, come reagiranno le forze più conservatrici del Foro Italico, nonostante il piano sia stato approvato dal Consiglio Nazionale. Va dato atto al Presidente del CONI, Gianni Petrucci, di aver dato un'importante smossa alle acque. Il piano di riordino in fondo dimostra almeno una cosa: che tra i vertici dello sport italiano qualcuno si è accorto che non si poteva andare avanti con un sistema ingessato in vecchie norme. Parafrasando lo slogan dei no global di Porto Alegre, potremmo dire che "un CONI migliore è possibile", e che il piano del presidente Petrucci lo dimostra chiaramente. Ora tocca un po' a tutti rimboccarsi le maniche.
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INTERVISTA
LA VOCE AZZURRA! di Felice Alborghetti
La voce azzurra! Siamo al clou del Mondiale. Su Giappone e Corea concentrati gli occhi del mondo del calcio. Bruno Pizzul ci svela tecniche di telecronaca e ricordi delle precedenti edizioni. "Ho cominciato nei Campionati del Mondo in Messico nel 1970 e quello giapponese è dunque il mio 9° Mondiale". La voce inconfondibile tanto nel timbro quanto nella familiarità è quella di Bruno Pizzul, un amico del CSI, giornalista, non vicino di casa, ma dentro casa, data la consuetudine con cui frequenta i nostri salotti. "Tutti con lo stesso pathos, con la stessa tensione emotiva, naturale quando si parla di un argomento come lo sport, talvolta sovradimensionato, ma che assume significato anche grazie alla partecipazione emotiva. Come reazione personale devo dire che
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Stadium aprile 2002
mi sono divertito di più ai primi Mondiali, quando non ero telecronista della Nazionale italiana, ma mi sceglievo le altre partite più belle, quindi era possibile seguire il calcio senza pressioni ambientali ed eccessive tensioni emotive. Dal 1986 arrivò l'azzurro Italia anche per me ed in questo senso sono state tutte molto appaganti proprio in virtù della partecipazione diretta”. Il Mondiale più bello? È naturale dire il Mundial di Spagna, dove ero secondo telecronista, e quindi sempre vicino alla nostra Nazionale, che concluse in modo trionfale. Direi però che sul piano della spettacolarità di manovra, la Nazionale azzurra più bella fu quella d'Argentina, quattro anni prima. Ottenne il quarto posto, ma dopo aver disputato un torneo davvero molto molto bello. E dal punto di vista umano? Personalmente i ricordi più graditi, e per l'umanità della gente, e per la capacità di accogliere gli stranieri, di fraternizzare e stare tutti assieme, sono stati entrambi i mondiali messicani.Molto calore. Molta cordialità. Un aneddoto? Ero proprio in Messico e mi dovevo spostare da una città all'altra, precisamente da Queretaro a Puebla due città ben collegate dall'autostarada. Però il mio autista, che mi aveva garantito di essere guida federale e di conoscere dunque benissimo le strade, scelse quella che secondo lui era una scorciatoia, portandomi in montagna, oltre i tremila metri di altezza. Fatto sta che ci perdemmo, trovammo fortunatamente ricovero presso una pietosa famiglia, dopo esserci imbattuti inoltre
Il calcio di oggi? “Più che il linguaggio per parole, è cambiato il linguaggio per immagini”. “Ai Mondiali vedo outsider la Spagna o un’africana”.
in un forte temporale. Avventure di questo tipo che in ogni maniera fanno parte del folklore del nostro mestiere. Nella telecronaca, quando è il momento di calcare la voce, quando quello di abbassare i toni? Gli utimi Mondiali, finiti (male) tutti ai rigori, come si commentano? Il momento dei calci di rigore è di particolare tensione. Con l'esperienza ho capito che in quei momenti lì, non bisogna parlare, ma solamente indicare il nome del tiratore… aspettare l'esecuzione del tiro… e poi sottolinearlo comunque. In maniera festosa se il tiro è andato bene o magari in tono un pochino più dimesso e rassegnato se le cose vanno male. Direi però che è abbastanza automatico modulare il tono della propria voce a seconda delle circostanze che il gioco propone. È molto più semplice farlo in maniera corretta quando gioca la Nazionale o comunque un club italiano contro uno straniero. Mentre molto spesso diventa difficile quando devi commentare un match tra due squadre italiane: si corre il rischio di calcare la voce quando fa gol la squadra di casa
perché sei circondato dal frastuono generale. E i telespettatori da casa: "ecco che fa il tifo per quelli e non per gli altri". Le famose "immagini che parlano da so le…" sono ancora proponibili? Senz'altro sono una buona ricetta. Senza
doverlo affermare in maniera esplicita. Sarebbe il caso che tutti noi telecronisti parlassimo un po' meno, perché la televisione non è fare radiocronaca, anche se psicologicamente quando hai un microfono davanti hai la tendenza a parlarci dentro e anche
le pause di silenzio vengono vissute come vuoti lunghissimi pur essendo in realtà solo di qualche secondo. Il calcio oggi è più veloce. Com'è cambiato di conseguenza il suo modo di fare telecronaca? Più che il linguaggio per parole, è cambiato il linguaggio per immagini. Le prime telecronache erano proposte con sole due o tre camere puntate sul campo. Si vedeva in campo lungo e si aveva la possibilità di seguire il gioco più attraverso la sua coralità che nei singoli momenti. Oggigiorno che i registi hanno molte telecamere a disposizione c'è magari la ricerca del gusto calligrafico dell'immagine, cioè il racconto della partita è molto spezzettato. Nelle pause o se il gioco è lento, si va sui primi piani dei giocatori, delle panchine, sulla luna piena quando c'è. Quindi sono le immagini proposte diverse. Il telecronista deve seguire queste immagini, anche se la tendenza, ovviamente in diretta, è quella di osservare il campo di gioco e non il monitor. E l'opinionista, che fa da spalla? È una questione di mode. Non è detto che duri sempre così. Personalmente, essendo stato abituato a fare da solo le telecronache, preferirei il commento ad una sola voce. Inoltre gli spettatori d'oggi sono dei grandi intenditori, a volte ne sanno quasi più di noi. Hanno quindi il piacere di avere un margine di giudizio personale. Collina ha detto che rinuncerebbe ad arbitrare la finale dei prossimi Mondiali, sperando che ci arrivi l'Italia. Lei, invece, a cosa rinuncerebbe, pur di vedere il Trap e gli azzurri in finale? Non dico nulla per scaramanzia. Ho poche cose cui rinunciare per una simile contropartita. Che me lo auguri è fuori di dubbio. Penso che abbiamo buone possibilità. Spero che non vi sia troppo entusiasmo ed ottimismo intorno a questa spedizione. Abbiamo una buona squadra, ma non è priva di qualche difetto. Abbiamo avuto un buon sorteggio, non soltanto per la composizione iniziale, quanto perché eviteremmo fino ai quarti di finale scontri pericolosi contro nazioni molto forti, tipo Argentina, Francia, Inghilterra, Brasile. Possibili sorprese? Non tanto il Giappone. Vedo bene la Spagna oppure come outsider un'africana.
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VITACSI
IL CSI NEL PAESE DI SERIDÓ di Severino Ravelli
Il CSI nel paese di Seridò LA GRANDE FESTA DEDICATA AI BAMBINI HA SUPERATO LE CENTOMILA PRESENZE Ha chiuso sotto un sole splendente il Paese di Seridò. Sole che è apparso a tratti nei sei giorni di gioco (20, 21 e 25, 26, 27, 28 aprile) al Centro Fiera del Garda di Monti-
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chiari preso d'assalto per il sesto anno consecutivo da tantissime famiglie venute in auto, in pullman, e perfino con un treno a vapore (quello che ha trasportato i 700 pas-
seggeri delle scuole materne provenienti da San Giovanni Ilarione, in provincia di Verona). Il Comitato del CSI di Brescia è stato presente alla sesta edizione della grande festa dei bambini, dove genitori e figli hanno potuto trascorrere in allegria e serenità alcune ore avendo a disposizione un parco giochi veramente considerevole. Seridò nasce come luogo fantastico, teatro di una fiaba per bambini. L'idea di farne una festa annuale è venuta all'ADASM-FISM (associazione bresciana delle scuole materne d'ispirazione cristiana) forte delle trecento istituzioni che vi aderiscono e che hanno deciso di trovarsi tutte insieme, con i genitori che hanno scelto di mandarvi i loro figli. Seridò è un vero paese dei balocchi dove magari non si incontra Mangiafuoco, ma grandi scivoli, piste per macchinine, palloni gonfiabili, monopattini, palloncini, salteroni, trucchi e truccatori, spazi adibiti al disegno, con la possibilità di lavorare la creta e il sale o ancora utilizzare gli acquerelli. Chissà cosa avrebbe potuto scriverne Collodi… Sei giorni di apertura, 105.000 presenze (premiato il bambino che ha tagliato il traguardo come centomillesimo visitatore), 38.000 mq di superficie coperta, 200 animatori, 70 diversi punti di gioco, numerosi spazi blu dove i genitori erano "rigorosamente" invitati a giocare con i loro figli, cinema di animazione, 3 trenini, numerose attività sportive e tre teatri di magia e di burattini. Questi numeri e le novità di Seridò 2002 danno l'idea dell'importanza raggiunta con il trascorrere degli anni da questo meeting.
“SERIDÓ” IL MAGICO PAESE DELL'INFANZIA Questo titolo evoca una fiaba di altri tempi, dove i protagonisti sono buone e irreali fatine, maghi che con un tocco di bacchetta trasformano una brutta strega che dimora nel castello incantato in una splendida principessa che vola su una corazza dorata.
Ancora una volta l'ADASM-FISM ha chiamato il CSI bresciano a collaborare per la realizzazione del padiglione sportivo, a conferma di alcuni obiettivi di fondo comuni alle due associazioni: l'educazione dei giovani, il rispetto della personalità degli individui, il valore fondamentale della famiglia nel processo formativo del singolo, la funzione di educare giocando, in sintonia con la tradizione nata negli oratori cattolici. Detto e fatto: il CSI ha così allestito un padiglione di 5.000 mq in cui i bambini svolgevano in piena libertà attività motorie e ludiche. Considerando la vasta superficie da coprire un impegno oneroso, ma allo sforzo organizzativo un contributo significativo è venuto anche dall'amministrazione provinciale di Brescia, ed in particolare dall'assessore allo sport Alessandro Sala. Sono stati quindi predisposti spazi sportivi attrezzati per il minicalcio, il giocasport, il minivolley, il minibasket, le arti marziali, il miniciclismo, oltre ad un gazebo con "CSI Brescia" in bella mostra che, all'interno dell'area espositiva, ha proposto ai visitatori programmi ed iniziative rivolte particolarmente al mondo giovanile. A questo impegno hanno risposto con entusiasmo i 40 operatori che il CSI ha chiamato a collaborare e che hanno prestato la loro opera con notevole spirito di sacrificio durante i sei giorni di apertura della manifestazione. Seridò ha chiuso in battenti con un obiettivo per il 2003: superare il record delle presenze, continuando a coniugare qualità e quantità. Di questo passo ce la farà.
SERIDÓ invece non è una fiaba, è una bellissima realtà che puntualmente anche quest'anno ha sorpreso con la sua ineccepibile organizzazione ed allestimento, i bimbi, i genitori e gli educatori. Un'occasione unica per i bambini ed i loro genitori ai quali è affidato il compito di accompagnarli nel complesso processo di crescita e di formazione, nel quale assume un ruolo importantissimo il lavoro svolto dagli educatori delle scuole materne di ispirazione cattolica, rappresentate dal Presidente dell'ADASM-FISM bresciana Luigi Morgano. IL PAESE DI SERIDÓ è stata anche quest'anno un'occasione per testimoniare che il gioco è un mezzo per trasmettere la gioia e la serenità, atteggiamenti che favoriscono nei bimbi, anche per quelli meno fortunati, un approccio positivo e fiducioso nei confronti della famiglia e della scuola e, dato che il paese di Seridò ospita anche occasione di praticare alcuni sport, è superfluo sottolineare che anche lo sport nell'infanzia deve rappresentare un momento ludico, privo di competizione, che trasmetta l'entusia-
smo dello stare in gruppo e condividere un obiettivo. Trovo significativo ricordare in particolare le parole di Monsignor Francesco Beschi provicario della Diocesi di Brescia - il quale afferma che tanti bambini provocano sentimenti di freschezza. Mi permetto di aggiungere che si tratta di una freschezza di cui oggi vi è molta necessità, che deve scaturire dall'esempio degli adulti che hanno il preciso dovere di trasmettere ai loro figli il concetto fondamentale che la vita è un valore da non sprecare, da vivere con sincerità, generosità, altruismo. In quanto Assessore allo Sport esprimo la personale convinzione che questa impostazione educativa costituisca la premessa per diventare anche veri ragazzi e ragazze sportivi e, magari, grandi campioni domani. Formulare la congratulazione agli organizzatori è pragmatico, ma ringraziare per aver impostato un progetto educativo di forte significato è doveroso. Inoltre, dato che è rasserenante tornare bambini e mettersi qualche volta nei loro panni, auguro di continuare a godere nei prossimi anni della magia di Seridò! L'Assessore Alessandro Sala
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DOSSIER
LO SPORT RINASCE AD ASSISI di Andrea De Pascalis
Lo sport rinasce ad Assisi “DALL’ITALIA CHE FA SPORT ALLO SPORT CHE FA L’ITALIA”: LA CONFERENZA NAZIONALE DEL CSI FISSA AD OTTOBRE UN APPUNTAMENTO CHIAVE Chi si aspettava toni accesi e polemiche roventi è rimasto deluso. La conferenza nazionale sul ruolo sociale dello sport che il CSI ha organizzato a Roma l'11 maggio, con il titolo "Dall'Italia che fa sport allo sport che fa l'Italia", è scivolata via in un’atmosfera soft, ma non per questo ha tralasciato di fornire le indicazioni che ci si attendevano. Intorno al tavolo dei relatori c'erano, oltre al presidente del CSI, Edio Costantini, il sottosegretario con delega allo sport, on. Mario Pescante, il segretario generale della CEI, S.E. mons. Giuseppe Betori, il presidente del CONI, Gianni Petrucci, il coordinatore degli assessori regionali allo sport, Luca Cipriani, il Consigliere delegato allo sport del Comune di Roma, Gianni Rivera, il rappresentante dei rettori delle università italiane, Luciano Russi e a moderare Fabio Pizzul. Nel suo intervento di apertura, il presidente del CSI ha spiegato il senso dell'iniziativa. La crisi del sistema sportivo italiano ha detto - è crisi di numeri, organizzativa, finanziaria, di risorse umane e strumentali. Nel frattempo c'è la fuga verso lo sport delle palestre, poco o niente incisivo sul piano educativo. Bisogna che l'ordinamento legislativo e quello sportivo recepiscano i dettati europei in materia di promozione dello sport sociale. I tre pilastri su cui fondare una politica dello sport sociale sono: riconoscimento della funzione formativa dello sport, centralità della società sportiva, sostegno al volontariato sportivo. Su queste basi il CSI è pronto ad un dialogo sereno e costruttivo, a tutti i livelli, con istituzioni, forze sportive e realtà sociali. Riflettori puntanti subito dopo sugli interventi di Pescante e Petrucci, dai quali era lecito attendersi lumi sul futuro dell'associazionismo sportivo di base, e soprattutto qualcosa che chiarisse cosa devono attendersi, al di là delle difficoltà contingenti, gli enti di promozione, che sono i maggiori soggetti dello sport sociale. L'on Pescante, fatto il doveroso elogio "istituzionale" dello sport di base e del volontariato che lo sorregge, ha presentato la sua proposta di legge sulle società sportive dilettantistiche, ha ammesso la necessità di tutelare in qualche modo il volontariato sportivo, ha ammesso la deriva etica dello sport spettacolo. Quanto all'argo-
L'intervento del presidente nazionale, Edio Costantini
Cosa chiede il CSI «...Nell'attuale momento il CSI ritiene di dovere riaffermare la priorità della funzione formativa dello sport e la centralità della Società sportiva, per la quale chiede politiche di sviluppo e di sostegno. Unitamente alla funzione educativa e alla centralità della Società sportiva, il terzo perno su cui poggia il ruolo sociale dello sport è il volontariato degli operatori. Il CSI chiede perciò la difesa e la valorizzazione del volontariato sportivo. Nel contesto del suo impegno volto ad affermare la qualità culturale, etica e sociale dell'esperienza sportiva, il CSI intende anche confermare l'offerta del proprio servizio alla comunità cristiana nell'ambito della pastorale educativa. Ma il CSI non chiede soltanto: è pronto a dare, come ha sempre fatto, in termini di progetti e di attività a favore della società italiana, dello sport, della comunità cristiana. Ed è per poter assolvere tale compito che reclama per sé e per l'intero associazionismo di sport per tutti il diritto ad esistere e operare in forme organizzative e qualitative adeguate. È dovere delle Istituzioni Pubbliche - Stato, Regioni, Enti Locali - assicurare all'associazionismo e al volontariato sportivo le condizioni strumentali e le risorse economiche indispensabili, attraverso apposite leggi e interventi specificamente finalizzati. Oltre al diritto ad essere, il CSI rivendica per sé e per l'associazionismo sportivo il diritto ad esserci, ad essere cioè parte attiva e corresponsabile del movimento unitario dello sport italiano che, nel rispetto delle diversità dei ruoli, salvaguardi la dignità di ogni sua parte e il diritto di tutti a partecipare alla gestione dello sport e a disporre dei mezzi necessari e sufficienti per realizzare i progetti sportivi di propria pertinenza».
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DOSSIER
LO SPORT RINASCE AD ASSISI
L'intervento del presidente del CONI, Gianni Petrucci
Valorizzare tutte le forme di sport «...È necessario valorizzare il ruolo di tutte le forme che compongono il variegato mondo dello sport affinché ognuna di esse, nello specifico ambito di attribuzioni, possa partecipare ad un progetto complessivo di sviluppo e di diffusione dell'attività sportiva a favore di tutti i cittadini ed in tutte le zone del Paese. ...La nostra preoccupazione non è stata e non sarà mai solo per il CONI. Ma per il futuro dell'intero movimento sportivo nazionale... Non si tratta quindi di preoccuparsi solamente per l'avvenire della presenza dello sport italiano sullo scenario internazionale - finalità di per sé importantissima - né solo di poter garantire lo sport di prestazione - finalità altrettanto importante. È in gioco la possibilità di sviluppare l'attività di promozione dello sport e della cultura sportiva svolta fino ad oggi da tutte le forze dell'associazionismo sportivo e soprattutto di quelle che a volte possono ritenersi "minori"... Non esiste uno sport che fa bene e uno che fa male, uno sport sociale e uno asociale, uno sport per tutti e uno per alcuni. Lo sport è un concetto unitario ed è un diritto di tutti i cittadini praticarlo nelle forme e nelle motivazioni che ognuno preferisce. Certamente lo sport per tutti ha assunto dimensioni demografiche e profili sociali in gran parte nuovi... Le nostre società sportive, sia federali che degli Enti di promozione sportiva, non sono in grado di adeguare la propria offerta alla sfida congiunta dell'espansione della domanda e insieme della commercializzazione... Sono convinto che sono maturi i tempi, in questa fase di profonda trasformazione dello sport, di avviare un dialogo più stretto, più aperto e più produttivo tra Enti di promozione e CONI. Ci troviamo di fronte ad enti, tra cui il CSI, che hanno scelto come loro identità primaria lo sport come inclusione sociale... Nello stesso tempo molte Federazioni hanno deciso, per ragioni economiche, di rinunciare a molte attività giovanili ed amatoriali... All'interno di queste due tendenze occorre aprire un ragionamento che permetta lo sviluppo unitario dell'intero fenomeno sportivo, che garantisca l'equilibrio tra le varie attività e la programmazione dei percorsi sportivi per ogni cittadino. Il Comitato Sport per Tutti, modificato possibilmente nella sua composizione e sicuramente nei suoi poteri, può essere la sede dove affrontare una riflessione comune su questo tema e anche su altri... Sono molti i terreni che ci uniscono: scuola, sanità, sostegno dell'associazionismo, sviluppo dello sport per tutti. È necessario quindi operare per realizzare, in un contesto unitario, il più ampio coinvolgimento di tutti i soggetti che agiscono nel settore dello sport, nel rispetto delle reciproche competenze... Dobbiamo superare divisioni artificiose o strumentali, forse dettate dalla rapidità con cui i cambiamenti sono avvenuti, che non ci hanno dato il tempo e l'opportunità per avviare una riflessione comune su questi temi. Penso che oggi occorra farla...».
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mento principe, chi e come debba promuovere oggi in Italia lo sport sociale, una risposta chiara l'ha data tra le righe. Lo sport - ha detto in sintesi - deve ricercare un chiarimento al proprio interno sui ruoli di ciascuno; allorché il CONI avrà risolto i suoi problemi, che attualmente sono di sopravvivenza, di certo risolverà anche i nodi relativi agli enti di promozione e allo sport per tutti. Tradotto in concetti immediati, ciò significa che il Governo non intende intervenire a imporre dall'alto una regolamentazione dello sport sociale, ritenendo che questo debba avvenire tramite un'au-
L'intervento del segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori
Il valore imprescindibile dell'associazionismo
toriforma del sistema. Che il messaggio fosse questo, Pescante l'ha confermato qualche giorno dopo in margine all'annuncio di interventi di sostegno al CONI. Il disegno di legge sulle società sportive, ha detto, consentirà di "chiudere il cerchio degli interventi a favore dello sport italiano". Come a dire che non ci saranno da attendersi altri interventi legislativi sullo sport. Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, quello dipinto dal sottosegretario? Molti dei presenti tra l'uditorio l'avranno considerato mezzo vuoto, perché pochi in quel momento sapevano ciò che il CONI aveva anticipato al CSI appena qualche giorno prima: l'imminente presentazione di un documento di politica sportiva (ne parliamo in altre pagine di questo numero di Stadium) che presentava interessanti aperture anche sugli enti di promozione e lo sport per tutti, e sostanzialmente metteva il CONI sulla via dell'autoriforma. Nell'intervento di Petrucci alla conferenza del CSI tutto questo non era manifesto, poiché il programma di autoriforma doveva ancora essere presentato al C.N. del Foro Italico, cosa poi avvenuta il 15 maggio. Il presidente del CONI molto si è fermato a difendere l'attuale modello sportivo italiano, imperniato sul CONI: un ministero dello sport non serve, dal Parlamento servono invece atti concreti di aiuto al mondo dello sport. Ipotizzare modelli differenti disegnati dal Parlamento è comunque un'utopia, considerando come il Parlamento sia solito perdersi in lungaggini. Il Governo deve fare il suo consentendo allo sport di continuare ad autofinanziarsi, poi il mondo dello sport saprà cambiare da sé. Lo sport per tutti si è bloccato perché il Decreto Melandri ha imposto alle Regioni un ruolo che esse non accettano, ma sono possibili soluzioni per risolvere l'impasse. Il CONI oggi è convinto dell'opportunità che in Giunta sie-
«...Nelle società moderne i corpi intermedi svolgono un ruolo decisivo per la coesione e l'animazione sociale, per l'acquisizione di princìpi solidali, per l'edificazione del bene comune. Questo vale anche nell'ambito dello sport. Le associazioni sportive vengono da lontano e portano in sé le tracce vitali di una storia meritoria nella costruzione dell'equilibrio sociale. Esse esprimono un'esigenza di vitalità, un'aggiunta di partecipazione che infonde nel tessuto comunitario un dinamismo nuovo, un'opportunità di realizzazione della persona - sia essa bambino, adolescente, giovane, adulto o anziano - attraverso l'attività sportiva. In forza della natura e delle finalità dell'associazionismo sportivo, lo sport non è soltanto funzionale a se stesso, ma è innestato in un "mondo vitale", dove primeggiano le qualità delle relazioni, si coltiva la priorità dei valori, si producono le condizioni ottimali per la convivialità, l'aggregazione, la gioia di vivere una vita buona, cioè un tentativo di "nuovo umanesimo" sociale. In tal senso lo sport "associativo" non si realizza soltanto come somma di attività agonistiche, ma si manifesta come un fatto culturale e, soprattutto, come un fatto educativo, spirituale e solidale, coinvolgendo direttamente le persone, le famiglie, le comunità. Dentro a questo mondo si promuovono certamente le attività sportive, ma anche proposte più ampie di tempo libero, momenti di formazione, iniziative di socializzazione, una più completa umanizzazione del tessuto sociale. Sostenere l'associazionismo sportivo significa costruire perciò una vitalità plurale, che fa perno sull'uomo e sulla società civile, con i caratteri di una visione della vita più piena. In tal modo lo sport si dilata, si fa aderente ai bisogni e alle attese delle persone e alla fine funge da ammortizzatore sociale e tende a compensare i tanti vuoti della vita quotidiana. Per queste ragioni le istituzioni pubbliche non possono non garantire, secondo i princìpi di libertà e di sussidiarietà, lo sviluppo delle associazioni sportive nel cantiere vivo del nostro Paese...».
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LO SPORT RINASCE AD ASSISI
L'intervento del sottosegretario con delega allo sport, Mario Pescante
Battersi senza creare fratture «...Ho trovato piuttosto forti i termini di questo dibattito [tra le componenti sportive], il che vuol dire che ci deve essere ancora un chiarimento, che credo debba essere definitivo. Non appena il CONI avrà risolto i suoi problemi, che ora sono di sopravvivenza, sicuramente metterà mano ad un modo per stringere il dialogo e portarlo a delle conclusioni che, in passato, non si sono trovate per tanti motivi. È evidente che oggi esiste uno sport che è completamente cambiato, che è molto più ricco sul piano del numero dei praticanti. Il cambiamento ha preso un po' alla sprovvista il sistema sportivo italiano. Oggi ci sono milioni e milioni di italiani di tutte le età che fanno uno sport più o meno organizzato, più o meno disorganizzato, il che vuol dire che spesso rimangono preda di un tipo di business e di commercializzazione poco educativa, e questa attività non si sa nemmeno quanto faccia bene alla salute. È un discorso che va sicuramente affrontato. Nel mondo dello sport tutte le componenti hanno il problema, non solo della seconda e terza età, ma dei giovani che si avvicinano allo sport con sempre maggiore difficoltà: ormai stanno davanti al loro computer, la sera hanno le loro discoteche e la sirena dello sport li sta interessando sempre meno. Una volta che lo sport italiano avrà risolto i suoi problemi di stabilità, di finanziamento, si porrà il problema delle società sportive, alla cui soluzione abbiamo già messo mano con la proposta di legge sull'Associazionismo sportivo dilettantistico... Voler distinguere tra lo sport buono e lo sport cattivo, tra lo sport che fa bene e quello che fa male, tra quello marcio e quello sano è un po' troppo cartesiano. Il problema però esiste, e si è aggravato nei tempi recenti. La televisione, che ha avuto straordinari meriti nel promuovere certi sport, ora sta provocando grandi danni, nel senso che va alla ricerca dell'audience e poiché l'audience nello sport si trova, viene pagata con soldi che entrano in un circuito che diventa perverso... Credo che valga la pena battersi per migliorare le cose senza creare fratture e barriere, delle quali non si sente assolutamente bisogno. Non mi piace una distinzione così netta tra buono e sport cattivo. Le soluzioni vanno trovate di fronte a una categoria unica, che è quella dello sport con i suoi valori... Lo sport italiano ha bisogno del vostro contributo, perché indiscutibilmente la vostra è una associazione che ha molti di quei valori etici, sociali e religiosi di cui si sente il bisogno...».
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da un rappresentanti degli Enti di promozione, e che in Consiglio Nazionale ci siano i rappresenti degli Enti. Se gli Enti di promozione concordano su questi temi un documento unitario e lo inoltrano al CONI, il CONI si farà cura di inserirlo in un pacchetto di modifiche legislative che il CONI intende chiedere al Governo. Di tutt'altro genere, ovviamente, l'intervento di mons. Betori, che ha confermato la grande attenzione con cui la Chiesa in Italia segue i cambiamenti dello sport, chiedendo che in tali cambiamenti sia salvaguardata la funzione pienamente umanizzante della pratica sportiva. «La visione cristiana dello sport, mentre ne rispetta la legittima autonomia, nel contempo implica un principio non barattabile, quello della centralità della persona, secondo l'assioma per cui “lo sport è per l'uomo e non l'uomo per lo sport”. L'associazionismo sportivo, oltre ad essere il promotore di tale sport, è il terreno su cui lo sport incontra il "mondo vitale" della società civile. È compito delle istituzioni sostenere l'associazionismo sportivo». Delle difficoltà di legiferare sullo sport ha poi parlato Gianni Rivera, quale ex parlamentare, mentre il coordinatore degli assessori regionali allo sport ha ribadito ancora una volta che le Regioni rivendicano il ruolo di principali e autonomi soggetti istituzionali nella promozione dello sport sul territorio, al di fuori da qualsiasi “tutela”, sia essa del CONI o dello Stato. Necessariamente contratto, per motivi di tempo, il dibattito a seguire. Ma, ad essere sinceri, è sembrato che per taluni intervenuti i termini reali dei problemi sul tappeto non sempre fossero a fuoco, anche perché non si era a conoscenza delle valutazioni già emerse nei giorni precedenti nel corso di incontri avvenuti di volta in volta tra il CSI, Pescante, Petrucci e gli altri enti di promozione. L'evento reale è che la stagione della politica sportiva sembra essersi riaperta, dopo uno stallo durato quasi diciotto mesi. Forse la situazione di crisi, grave come di certo non si pensava un paio di anni fa, ha smosso le coscienza, fatto sta che un po' dappertutto ora si invocano il dialogo e la ricerca di soluzioni comuni. Ed è questo il motivo per cui la conferenza dell'11 maggio si è conclusa con l'annuncio che il CSI intende organizzare ad Assisi, l'11 ottobre prossimo, un simposio nazionale che riunisca i principali attori della promozione sportiva in Italia: Ministero vigilante sullo sport, CONI, Federazioni, Enti di promozione, Scuola, Regioni. Enti locali e lo stesso Ufficio della CEI per la pastorale del turismo e sport. Se la conferenza ha puntato ad ottenere alcuni chiarimenti di principio sulla promozione dello sport sociale, il simposio avrà come scopo la ricerca concreta di intese, accordi e collaborazioni tra le parti, sui quali costruire un effettivo primo rilancio della promozione sportiva. Ma conferenza e simposio si collocano all'interno di una identica strategia del CSI: lavorare per aprire spazi di dialogo sereno tra tutte le componenti che hanno a cuore un rilancio della diffusione della pratica sportiva.
Assisi, Assisi, 18 18 ottobre ottobre 2002 2002
SIMPOSIO NAZIONALE SULLO SPORT
La riforma dello sport italiano passa attraverso la collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà. Proprio perché lo sport è oggi un fenomeno composto, sono necessari spazi di ascolto, di confronto e di condivisione dell’impegno: per la promozione di una pratica sportiva orientata al rispetto della persona umana e ai valori della pace e della giustizia tra tutte le sue componenti. Dopo la riuscita conferenza nazionale sul ruolo sociale dello sport, il CSI ha messo in calendario una seconda occasione nazionale di confronto allargato, con cui compiere un passo concreto verso l'individuazione di situazioni che le diverse componenti possano realizzare in comune. L'iniziativa consisterà in un simposio, che avrà luogo ad Assisi, presso il Sacro Convento, il 18 ottobre, con il tema "Dall'Italia che fa sport allo sport che fa l'Italia: Intese, accordi, collaborazioni". Al simposio saranno invitati: • Ministero con delega allo sport, Ministero P.I., coordinamento delle Regioni, UPI, ANCI. • Conferenza Episcopale Italiana • CONI, Federazioni sportive nazionali, discipline associate/benemerite • Enti di promozione sportiva • Associazione dei Rettori delle università italiane • esponenti del mondo della cultura e della società civile (esperti, studiosi, giornalisti) Tenendo conto dei tre campi di interesse - "Intese, accordi, collaborazioni" - i lavori seguiranno questa traccia
INTESE, INTESE, ACCORDI,COLLABORAZIONI ACCORDI,COLLABORAZIONI INTESE: I PRINCIPI FONDAMENTALI DELL'ATTIVITÀ SPORTIVA
ACCORDI: GLI OBIETTIVI PRIORITARI
Persona: • Primato della persona - Lo sport a servizio della persona. • Tecnica, agonismo, carriera, professionismo e spettacolo subordinati alla dignità, ai diritti e ai bisogni della persona.
• Promozione dello sport per tutti. • Associazionismo: tutelare, favorire, sostenere. • Volontariato: valorizzare, sostenere, tutelare.
Salute: • Lo sport per la tutela e la prevenzione della salute psicofisica. • Sport adatto alle età e alle condizioni psicofisiche dei praticanti. • Bandire gli eccessi dei carichi di lavoro e dell'agonismo. • Tutela sanitaria degli sportivi. • Lotta al doping. Etica: • Educazione allo sport - educazione nello sport - educazione attraverso lo sport. • Regole. • Fair play.
COLLABORAZIONI: PER LO SVILUPPO E LA QUALITÀ DELLE ATTIVITÀ SPORTIVE • Formazione e utilizzo degli operatori. • Impianti. • Organizzazione delle attività. • Politica per la diffusione e lo sviluppo dello sport. Oltre a favorire, appunto, intese, accordi e collaborazioni, il simposio potrebbe avere come risultato il lancio di un "forum", un tavolo permanente, tra le componenti presenti ad Assisi.
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GIOCHI SENZA FRONTIERE a cura di Marco Filippi Pioppi
Giochi senza frontiere DARFO BOARIO TERME: PREMIATA LA POLISPORTIVITÁ DEL TROFEO GIOVANILE
Grande successo ha riscosso il terzo Trofeo Polisportivo Giovanile del CSI, tenutosi a Darfo Boario Terme in Valcamonica dal 25 al 28 aprile. Si è trattato del punto di arrivo di una delle attività più caratterizzanti dell'associazione, quella destinata alle categorie giovanissimi e ragazzi, ovvero per le due fasce di età 810 e 11-13 anni. Questa proposta cerca di mediare tra due opposte esigenze: consen-
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tire una formazione polisportiva dei giovani atleti, evitando la corsa alla specializzazione precoce, ma al tempo stesso tenere in giusto conto l'aspirazione dei ragazzi di cimentarsi in modo serio con lo sport preferito. L'attività consente infatti di maturare, sulla base di una proposta monosportiva, sviluppata con la massima cautela, capacità motorie compatibili con altri sport e contenuti educativi importanti. Per i giovanissimi le discipline di riferimento sono state quattro: calcio a 5, calcio a 7, minivolley a 4 e minibasket. Sono scese in campo sia squadre iscritte direttamente dalle società, sia quelle composte direttamente dall'organizzazione raggruppando atleti di società che altrimenti non avrebbero avuto un numero sufficiente di atleti per formare una propria rappresentativa. E in tale modo si è dato davvero a tutti la possibilità di partecipare. Ogni squadra, ed è questo il senso della scelta polisportiva, ha partecipato ad un torneo dello sport prescelto e a tre appuntamenti polisportivi. Durante la manifestazione si sono alternati esperienze ludico-sportive, quali giochi semplificati, giochi di movimento polivalenti e giochi di animazione (vedi box). La classifica finale è stata stilata in modo tale da premiare appunto il carattere multisportivo. Nella categoria ragazzi, le discipline in ballo sono state la pallavolo, maschile e femminile, il calcio a 7 e a 11 maschile e la pal-
lacanestro maschile. Le squadre hanno partecipato al torneo di uno di questi sport e, in aggiunta, a due esperienze polisportive, requisito indispensabile per entrare nella classifica, che nasce appunto come mix di risultati monosportivi e polisportivi. Stilata comunque anche una classifica separata per singoli sport.
La polisportività dei giochi Di Roberto Di Stefano I giochi polisportivi hanno proposto ai moltissimi partecipanti la possibilità di cimentarsi in discipline sportive diverse ed in prove di abilità divertenti e curiose. L' equipe ha dato la possibilità ai ragazzi di esibirsi in attività sportive, quali il rugby e la pallamano, troppo spesso dimenticate ma dalla grande valenza educativa. I giochi erano adattati alla giovane età degli atleti, che stimolati dagli animatori, si cimentavano in queste discipline poco praticate nel CSI. Oltre agli sport di squadra i giovani atleti sono stati "vittime" di innumerevoli proposte, come i giochi acquatici, il lancio del vortex, le maxi staffette ecc.. per non parlare dell'orienteering fotografico... La pallamano è sempre stata una dei perni fissi della Commissione Nazionale in questa manifestazione. Ne è entrata a far parte dalla lontana festa nazionale di Giocasport di Perugia del 1995 e non ne è più uscita. Tenacità ripagata dal divertimento dei ragazzi e delle ragazze presenti quest'anno a Boario, che si sono destreggiati con bravura e capacità in questo sport per molti di loro così nuovo e particolare. I meccanismi sono stati acquisiti con rapidità e si sono viste sfide di pregevole gusto e di buon interesse tecnico . Il rugby, disciplina che va rilanciandosi in Italia, ha stimolato la curiosità degli atleti per le regole e le tattiche da applicare nella fase di gioco. Le squadre, all'inizio impacciate nell'acquisire fondamentali di uno sport che prevede solo passaggi all'indietro, sono riuscite con caparbietà e voglia di ben figurare a sviluppare un gioco divertente e per nulla malvagio. Tutto ciò grazie anche ai consigli degli operatori CSI e dei loro stessi dirigenti, dimostrando una volta di più che anche questo sport è un mezzo di crescita adatto per quest'età. Il maxistaffettone ha interessato soprattutto la parte ludica dei partecipanti, favorendo la pratica di discipline "inventate" ad uso della prova (come il rollerfrog) o più tradi-
zionali (come il ciclocross). La prova, che ha riscosso molto successo, si articolava in varie frazioni che comprendevano: la corsa campestre, il ciclo cross, una gimcana ad ostacoli, il roller frog (corsa supini sullo skate board spingendosi con le mani), un percorso con il monopattino, una corsa tra gli alberi ed infine dei salti sui tappetoni elastici per suonare una campanella che determinava l'arresto del cronometro. La prova di lancio, seppure più statica rispetto alle altre, ha incuriosito i ragazzi grazie alla particolarità dell'attrezzo ed alla possibilità di verificare la propria forza nel lancio. Il campo ha dato risultati più che lusinghieri per i nostri atleti. Chi di noi, da fanciullo, non ha mai fatto una gara di lancio con i propri amichetti? Anche i giochi acquatici, svoltisi nella piscina di Boario, hanno suscitato molto interesse ed entusiasmo. Il rafting, le staffette di nuoto, la caccia al tesoro subacquea, e svariate altre prove hanno elettrizzato i giovanissimi. L'ambiente acquatico stimola sempre molto la partecipazione nei ragazzi. Tutti potevano giocare, con l'aiuto dei braccioli e le ciambelle anche quelli che non erano in grado di nuotare, in quanto le gare comprendevano moltissime abilità. Un'altra interessantissima e ormai collaudata proposta è stata quella dell'orienteering fotografico. Si è trattato di individuare, con l'aiuto di una cartina, il maggior numero possibile di particolari precedentemente fotografati. Questa volta ad incrementare il fascino di questa prova è stato l'ambiente in cui si svolgeva. Il campo di ricerca, in realtà, era all'interno di un parco che riproduceva fedelmente gli ambienti dell'uomo primitivo. Si correva tra palafitte, ponti di legno, labirinti, caverne, piccoli corsi d'acqua ed altri innumerevoli ambienti dell'uomo primitivo. Tutte queste proposte sportive hanno richiesto un grosso sforzo organizzativo, visto anche l'elevato numero di partecipanti, è solo grazie all'esperienza e alla bravura degli animatori che si sono potute realizzare. Un plauso va fatto anche ai tutor che hanno accompagnato le squadre dei ragazzi in questa splendida avventura.
CLASSIFICA POLISPORTIVA GIOVANISSIMI Società
Comitato
1ª U.S. Villa Romanò
Como
2ª G.S.O. Ballabio
Lecco
3ª Atletico Marineo
Palermo
4ª Pol. Nibionno B
Lecco
5ª Labor
Torino
6ª Pol. Acilia
Roma
7ª A.S. Liberamente Acicatena
Acireale
8ª Oratorio Gallignano
Cremona
9ª Pielle Basket A
Matera
10ª Istituto Rosselli
Vallecamonica
11ª CSI Samarate
Varese
12ª U.S. Villa Romanò
Como
13ª A.S. Audax Santerzo B
La Spezia
14ª Crea e Gioca A
Savona
15ª A.S. Audax Santerzo A
La Spezia
16ª A.S. Liberamente Acicatena
Acireale
17ª Virtus S.Faustino
Brescia
18ª U.S. Cacciatori delle Alpi A
Como
19ª Pol. Nibionno A
Lecco
20ª G.S.O. Bulciago A
Lecco
21ª Oratorio Villa Pedergnano
Brescia
22ª U.S. Cacciatori delle Alpi B
Como
23ª Don Arango
Savona
24ª Pielle Basket B
Matera
25ª Istituto Rosselli
Vallecamonica
26ª U.S. Bosisio
Lecco
27ª G.S.O. Bulciago
Lecco
28ª Amici del Testarossa
Chiavari
29ª Crea e Gioca B
Savona
30ª Castiglione Volley B
Varese
31ª G.S.O. Badia
Brescia
32ª Castiglione Volley A
Varese
33ª G.S.O. Bulciago B
Lecco
34ª G.S. Everton Volley
Reggio Emilia
35ª Pol. Mowgli
Oristano
36ª Polisportiva Piancamuno
Vallecamonica
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VITACSI
GIOCHI SENZA FRONTIERE
BODIARIO Verso Boario Terme hanno viaggiato un migliaio di partecipanti, un centinaio dei quali provenienti addirittura dalla Sicilia e dalla Sardegna. Tutto ha inizio lunedì 22 aprile con la conferenza stampa di presentazione presso il Municipio di Darfo Boario Terme: alla presenza del primo cittadino Ing. Luigi Pelamatti, Renato Picciolo, coordinatore nazionale e Tomaso Bottichio, presidente CSI Vallecamonica. Il sindaco della città termale, ringraziando per la scelta della Vallecamonica, ha condiviso i valori e gli ideali della manifestazione, sostenuta anche dalla Provincia di Brescia. GIOVEDÌ 25 APRILE: è il giorno degli arrivi. L'organizzazione è pronta a ricevere l'urto dei mille ciessini provenienti da tutta Italia. Attesi aerei, treni, pullman, auto che puntualmente arrivano. VENERDÌ 26 APRILE: finalmente si gioca! Allo stadio comunale di Darfo Boario Terme è di scena la categoria Giovanissimi con i giochi polivalenti. È un tripudio di colori, di gioia e di festa: c'è
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Stadium giugno 2002
chi gioca a rugby, chi a pallamano, chi corre con il monopattino, chi lancia frecce con l'arco, chi, in piscina, è impegnato con i giochi acquatici, chi si cimenta nella staffetta. Nel frattempo, per la categoria Ragazzi, presso gli oratori di Corna, Darfo, Montecchio e Gorzone e nelle palestre da Costa Volpino a Malegno, si susseguono gli incontri di calcio a 7, di pallavolo e basket. SABATO 27 APRILE: in agenda, oltre alle attività sportive proposte il giorno prima, l'appuntamento con l'Orienteering all'Archeopark, la Messa al Santuario Madonna degli Alpini, il "buffet" a Boario Centro e la Festa dell'Amicizia al Centro Congressi. Nel pomeriggio arriva il suggestivo Orienteering preistorico, disputatosi nella cornice dell'Archeopark, un parco preistorico, dove si possono riscoprire reperti, attraverso i costumi degli antichi camuni, il popolo cui deve il nome la Valcamonica. Prima della gara il responsabile didattico, il dott. Priuli, ne spiega a tutti i partecipanti il significato e la storia. Poi il via: divisi in squadre si cercano i particolari fotografati all'Archeopark. La struttura è letteralmente presa d'assalto
da oltre 400 ragazzini, che, divisi in piccoli gruppi, cercano, osservano e trovano festanti i particolari fotografici richiesti. Gente che va e gente che viene, alcuni, sfiniti, si siedono, altri continuano a correre all'interno di questo scenario che rappresenta il mondo degli antichi camuni. Alle 19.00 è tutto pronto per la Messa: la chiesa è strapiena. "Ricordatevi di avere sempre Gesù come Amico" spiega don Aldo nell'omelia. Alla fine arriva a tutti il segno: una A su un cartoncino con, sul retro, la scritta "Gesù, un amico da non perdere". I doni all'Offertorio sono semplici ma densi di significato: l'acqua, la pietra delle montagne camune, il legno, i segni dell'atleta del CSI, lo zainetto, il cappellino, la bandana, poi i cesti con i cartoncini dell'amico Gesù, quindi il pane e il vino, ed i segni eucaristici. Terminata la Messa, è ora di cena. In un paio d'ore tutti riescono a cenare e quindi si può dare inizio alla grande Festa dell'Amicizia. Ragazzi e ragazze sono coinvolti in un turbinio di colori, di luci, di suoni e di parole: sotto l'abile regia del grande Ambrogio e della sua band, sono gli atleti del CSI e i loro dirigenti i veri protagonisti della Festa dell'Amicizia, con il Karaoke, attraverso il movimento delle braccia, con la mano sul cuore mentre si canta l'Inno di Mameli. DOMENICA 28 APRILE: le parti si invertono (i giovanissimi all'Archeopark, i ragazzi sui campi da gioco o in palestra), ma il divertimento è per tutti. Ancora corse, rincorse, ricerche fotografiche, scoperta di luoghi e di particolari mai visti mentre sui campetti degli Oratori si gioca all'ultimo gol e nelle palestre si assegnano gli ultimi punti. Quindi è ancora un momento associativo a riunire tutti al Centro Congressi: ci sono le premiazioni, le classifiche, i premi. Due maxi schermi fanno scorrere le immagini delle giornate trascorse in Vallecamonica: e allora ci si vede, si riconosce l'amico o l'amica, si ride e si applaude alle performances di compagni di squadra o di amici conosciuti in questi giorni. Tutti contenti, per la vittoria propria o di un piccolo gruppo di amici. Infine ecco i premi, le targhe e le coppe da esporre in bacheca, ma soprattutto il ricordo del Trofeo Polisportivo, quello di poter dire "Io c'ero!"
CLASSIFICA POLISPORTIVA RAGAZZI Società
Comitato
1ª Cuccureddu Olbia
Gallura
2ª G.S. Alfa Omega Ostia
Roma
3ª Polisportiva S.C.G.
Teramo
4ª Pallavolo Nibionno A
Lecco
5ª G.S. Real Macerata
Macerata
6ª G.S. Everton Volley
Reggio Emilia
7ª G.S. Virtus
Campobasso
8ª CSI Tirano
Sondrio
9ª Castiglione Volley B
Varese
10ª U.S. Vezza d'Oglio
Vallecamonica
11ª Virtus S. Faustino
Brescia
12ª Pielle Basket A
Matera
13ª G.S.O. Laudense
Lodi
14ª Atletico Marineo
Palermo
15ª G.S. Everton Volley A
Reggio Emilia
16ª G.S. La Vetta Mongrando
Biella
17ª Labor
Torino
18ª G.S.O. Bulciago
Lecco
19ª G.S.O. Bulciago
Lecco
20ª Polisportiva Ossimo
Vallecamonica
21ª P.G.S. Mavis
Torino
22ª Pielle Basket B
Matera
23ª Polisportiva Futura 96
Lecco
24ª A.S. Tufara
Campobasso
25ª U.S. Bosisio
Lecco
26ª Volley C.d.G. Erba A
Lecco
27ª Pallavolo Nibionno B
Lecco
28ª U.S. Villa Romanò
Como
29ª Amici del Testarossa
Chiavari
30ª A.S. Spinete-Montagano
Campobasso
31ª S.S. Ausiliatrice
Lodi
32ª Berzo M. e Sellero N.
Vallecamonica
33ª U.S. Capralbese
Crema
34ª Castiglione Volley A
Varese
35ª G.S.O. Badia
Brescia
36ª Labor B
Torino
37ª Labor A
Torino
38ª Centrolimpia
Cremona
39ª G.S. Everton Volley B
Reggio Emilia
40ª Volley C.d.G. Erba B
Lecco
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STORIE DI SPORT IL NIPOTE DEL VENTO di Felice Alborghetti
Il nipote Andrew Besozzi del vento LO STRAORDINARIO ATLETA REATINO CONTINUA A VOLARE. GRAZIE ANCHE ALL’AIUTO DI RENÉE FELTON, SUA MAMMA E ALLENATRICE
Andrew Howe Besozzi rappresenta presente e futuro dell'atletica azzurra. Pelle scura, un sorriso chiaro, una risata che si apre là dove finiscono le sue treccine bionde, un viso simpatico e giovanissimo.
Andrew Besozzi: 16,27 nel triplo al Gimnasiadi di Caen, il 30 maggio scorso. È il nuovo primato italiano di categoria
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Stadium giugno 2002
Raccontiamo la storia di Andrew Besozzi, nato a Los Angeles, anima reatina, non soltanto per le incredibili misure ottenute negli anni da questo prodigioso “nipote” del vento. Se infatti il “figlio” era quel Carl Lewis, nove ori olimpici, che si allenava sul tartan del Santa Monica Track Club accanto a mamma Renée Felton, ostacolista arrivata in Sabina dopo aver sposato Ugo Besozzi, è lui Andrew, il più vicino parente di King Carl, che in un certo senso battezzò già in USA le qualità del piccolino. Guardando i numeri, il quindicenne Lewis saltava 6 metri e 93 centimetri, alla stessa età Besozzi volava, in quel di Fano, a 7,52, tra lo stupore e l'incredulità di tutti. Vogliamo inoltre raccontare la sua storia non per i 16"3 sui 150 metri o i 38" netti sui 300 ostacoli o gli altri incredibili primati di categoria infranti, recentemente quello allievi nelle 100 yard, e quello freschissimo, del 30 maggio, con 16,27 (-1,7 di vento) nel salto triplo alle Gimnasiadi di Caen in Francia. Vogliamo raccontarla per lo spirito giocoso con cui Andrew interpreta ogni gesto atletico, naturalmente, senza troppe codificazioni tecniche; per la gioia e le risate con cui conclude ogni sua performance. Come quando provò nel tetrathlon (100 hs, 600 m, giavellotto e salto in alto) e dopo aver battuto le corsie, si ritrovò in pedana, davanti ad un'asticella, senza sapere come e dove prendere la rincorsa; ma subito qualche passo indietro e via, su, oltre i due metri. E dopo con il giavellotto, come fosse un sasso, un lancio mai visto, mai contemplato in alcun manuale d'atletica. Anche qui fu record, ma non importa. Per Andrew tutto è gioco e divertimento:
“È sicuramente meglio avere una mamma-allenatrice, perché capisce meglio di chiunque altro il mio stato d'animo, durante gli allenamenti e prima delle gare e poi riesce a controllare tutto. È molto brava”. splendida ala destra nel Rieti calcio, playmaker a scuola nel basket, lo allena sua mamma e alla fine la sua strada non poteva che essere quella rossa su corsie bianche. Vogliamo raccontare la sua storia anche attraverso l'amore di Renée Felton, la mamma-coach che racconta: Mi chiedeva sempre: voglio imparare. Come si fa? Intanto, senza contare i passi, senza sapere da dove iniziare la rincorsa, lo vedo saltare oltre l'asticella a 2,06 (un certo Sotomayor pare arrivasse intorno ai 2 all'età di 15 anni, ndr). Andrew non ha paragoni, è unico, come unico è il rapporto che abbiamo. Qualche difficoltà nel duplice ruolo di madre-allenatrice? L'una non esclude l'altra. È un fatto ereditario. Io sono stata allenata da mio padre, un grande campione statunitense negli anni 50, quindi avevo questa esperienza. Mio padre mi ha allenato fino ai miei 18 anni, dopo andò in California per lavorare con il mitico Tommie Smith. Papà mi ha regalato i segreti per la vita, perché un genitore ti segue anche dentro casa. Un campione deve crescere nel fisico ma anche nel carattere. Significa dare gli strumenti per combattere e superare le difficoltà della vita. Come ad esempio insegnare a superare un ostacolo, fisicamente. Anche per me essere mamma e allenatore vuol dire essere maestra di vita. Spingere Andrew ad andare avanti e a non fermarsi. Oltre le doti naturali, quali pregi trovi in Andrew? Soprattutto il coraggio, è molto coraggioso.
Ricordo quando aveva 5 anni ed io lavoravo in college, allenavo i miei atleti, c'era una gara tra bambini di 8 e 10 anni. Vinse quella gara, ma a me sorprese la sua assenza di timori. A quattro anni voleva fare i 100 metri. Gli dicevo "sei troppo piccolo per quello". Ma poi io correvo sull'erba del campo e facevo vedere a lui, che andava in prima corsia, dove doveva correre. Così ha iniziato. All'età di sei - sette anni mi stupiva questa sua sfida a gareggiare con i più grandi senza avere paura. Non voleva vincere. Diceva "non importa che sono più piccolo, io corro e basta". Lei è un ostacolista. Dove crede possa riuscire meglio Andrew? Salti e corsa è indifferente. Quando mi trasferii a Rieti nel '92, al camposcuola erano in molti a provare con il salto in alto. Lui era affascinato e anche lì chiedeva spiegazioni. Stava sempre con me sul tartan o sui campi. Gli insegnai la tecnica del salto in alto e di lì nacque l'atleta. Ad 11 anni era alto 1,46 saltava 1,52 ed aveva vinto negli Stati Uniti tutte le gare più importanti nel salto in alto. A 13 anni oramai il talento era evidente. Il camposcuola a lui stava stretto. Venne un giorno e mi disse "Mamma aiutami". Lì rividi me, quando anch'io chiedevo
le stesse cose a mio padre. Adesso ha compiuto 17 anni e tecnicamente è completo, ha raggiunto un ottimo livello. Come madre ora cerco di aiutarlo nei momenti in cui è più nervoso. Cerco di entrare in lui, allentando le pressioni, tutte queste tensioni, analizzando quali di queste sono vere reali, e quali false. Ha mai visto qualcuno che magari ha manifestato segni di intolleranza. Come si è integrato in Italia? Si è integrato benissimo. Andrew parla romano. Ho spiegato a lui che mio padre era indiano americano e la nostra cultura è mista, tra americana e italiana. Lui si sente un po' rappresentante del mondo ma è italiano, anche se molti gli chiedono guardandolo in faccia "vieni dal Nordafrica, dalla Sardegna, ma di che nazionale sei?" Lui risponde sempre "indovina?" E tutti "americano, africano…." Scherza anche su questo. Una definizione per Andrew? Non posso dare definizioni per Andrew, ma quello che vedo e noto con piacere è la sua diplomazia. Io lo chiamo "diplomatico" mio figlio. Sin da piccolo ha sempre messo pace, dove ad esempio c'erano gruppi di ragazzini che litigavano. Psicologicamente
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STORIE DI SPORT
IL NIPOTE DEL VENTO
sacco il triplo. Credo che ai mondiali farò il triplo e i 110 hs. E il salto in alto? Un po' meno; è un po' lontano, lo userei solo per allenamento. Renée: più mamma o più allenatrice? È sicuramente meglio avere una mamma anche allenatrice, perché capisce meglio di chiunque altro il mio stato d'animo, durante gli allenamenti e prima delle gare. Se ho poi problemi sentimentali con una ragazza (lei se ne accorge nella quotidianità) lei lo capisce. Anche per l'alimentazione poi è importante: riesce a controllare il tutto, è molto brava. Non è però un limite? Ad esempio fuori dalla famiglia puoi trovare in un allenatore un altro tipo di aiuto. Così invece hai sempre e solo lei… No, assolutamente, ci conosciamo molto bene, ci sono altri allenatori e tecnici con cui mi confido e scambio opinioni, poi ci sono gli amici. Ti senti italiano? Sì.
Andrew interpreta ogni gesto atletico, naturalmente, senza troppe codificazioni tecniche. E ad ogni sua performance conclude con un sorriso. noto questo: Andrew sa fare gruppo, pur gareggiando in uno sport molto individuale. Arriva Andrew Ora lo chiediamo direttamente a lui. Come ti definiresti? Un'atleta. Ma atletica è una parola vasta. Quale specialità ami di più e quale senti più tua? È difficile fare graduatorie; velocità, salti, ostacoli vanno bene tutte. Ora mi piace un
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Stadium giugno 2002
Mai subito episodi di razzismo? Certe volte, qualche gesto. Crescendo ho imparato a non dare importanza a queste cose. Tanto, alla fine, sono tutti contenti quando salto. Un modello come Carl Lewis può essere il tuo punto di riferimento o di arrivo o pensi di percorre una strada tutta tua… Una via di mezzo - ecco il diplomatico - perché naturalmente lui è stato un grandissimo, ma noi siamo la gioventù e dunque dobbiamo tentare di diventare molto più forti di lui. L'evoluzione della vita, e dell'atletica, dovrebbe portare a questo, anche se è difficile arrivare ai suoi traguardi. Comunque teoricamente l'ultima generazione che cresce dovrebbe poter superare quella precedente. Dove arriverà Andrew Besozzi? Non lo so. Adesso non posso fare ancora scelte definitive. Ho ancora davanti 15 anni di atletica… Ancora oggi interpreto lo sport come un gioco.
"NON TRUCCARE IL MOTORE". PAROLA E RAP DI ANDREW Andrew Besozzi, vive e si allena a Rieti, ha appena terminato il secondo anno superiore del Liceo Linguistico "Elena Principessa di Napoli" ed ha compiuto 17 anni lo scorso 12 maggio. Proprio in quei giorni in Sabina è stato testimonial dell'importante campagna di sensibilizzazione contro il doping promossa dal CSI reatino e dall'assessorato allo sport provinciale, dall'efficace slogan "Non truccare il motore". Al convegno d'apertura di Passo Corese, cui oltre Andrew hanno partecipato l'olimpionico Daniele Masala, il calciatore Marco Schenardi e Patrizia Spuri, ha fatto seguito un concorso. Al bando hanno aderito numerose scuole della provincia, in particolare le elementari e le medie. I lavori svolti dalle scolaresche spaziavano dai fumetti, ai racconti, come pure disegni ed articoli giornalistici, semplici frasi o spot propagandistici. Al Pattinodromo di Villa Reatina, nel giorno delle premiazioni c'era anche Andrew, anzi, a dire il vero, non è mai mancato ad ogni appuntamento. Il primo premio (un computer) è stato assegnato all'Istituto Comprensivo di Poggio Moiano, che assieme ad altri premi ha portato a scuola anche una rete da volley con palloni e materassi da ginnastica. Nei due mesi del concorso la spinta di Andrew non è mai venuta a mancare. "Ricorrere al doping non significa solo migliorare le prestazioni, ma anche guadagnare molti più soldi e vedersi spalancare le porte del successo. Purtroppo i risultati condizionano in maniera ossessiva gli atleti" è stato il suo applaudito intervento in apertura del convegno. Poi assieme a mamma Renée ha concesso il bis, stavolta intonando un rap "No way to live", un no deciso alla droga.
Mi diverto correndo, giocando a calcio, saltando gli ostacoli, in ogni sport. E allora buon divertimento!
UNO SPORT ALLA VOLTA LA VELOCITÀ NELL'ATLETICA LEGGERA di Renato Marino
La velocità SPRINT nell’atletica leggera STADIUM SI È SPESSO OCCUPATO DI ATLETICA LEGGERA. QUESTA DISCIPLINA SI RICHIAMA ALLE PRIMORDIALI ATTIVITÀ UMANE. L'evoluzione tecnica, le moderne metodologie ed i crescenti interessi economici, hanno contribuito a trasformare ogni evento sportivo del secolo appena concluso. Le Olimpiadi, nonostante gli originari intenti, non sono sfuggite a queste "attenzioni". Nel programma dei Giochi Olimpici l'atletica assurge al ruolo di "regina", e la sfida fra gli atleti per il titolo Olimpico sulla distanza dei 100 metri attrae enormi interessi di vario genere. Questa specialità fa parte del settore gara di velocità che comprende inoltre le distanze dei 200 e 400 metri, per atleti senior, e degli 80 e 300 metri per i più giovani. Il muoversi velocemente è la massima espressione del confronto tra l'uomo, lo spazio ed il tempo. La velocità rappresenta una delle epressioni motorie che condizionano il movimento umano, e corrisponde al prodotto fra la capacità di compiere movimenti nel minor tempo possibile e la forza espressa nell'unità di tempo. Quindi occorre distinguere fra rapidità o sveltezza dei gesti dal concetto di velocità che appare una capacità complessa dell'uomo. Un bambino, difatti, potrà dirsi rapido ma non veloce, lo diventerà allorquando la tempesta ormonale, legata alla pubertà, favorirà lo sviluppo della sintesi proteica e conseguentemente della forza, che a sua volta, grazie ad impulsi nervosi a condizione rapida, si esprimerà in modo veloce (quindi forza veloce). Pertanto la velocità è la capacità di compiere movimenti nel minor tempo possibile, ma
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UNO SPORT ALLA VOLTA
LA VELOCITÀ NELL'ATLETICA LEGGERA
occorre distinguere il concetto di velocità motoria di un soggetto da quello di velocità come grandezza fisica, quest'utima pari al rapporto fra il tempo e lo spazio percorso (velocità = spazio/tempo). Intesa come qualità di un soggetto, la velocità acquista un significato complesso. Infatti non si riferisce solo alla velocità di spostamento del corpo, ma riguarda tutta la gestualità. Gran parte dei nostri movimenti non sono altro che risposte motorie a stimoli esterni; in questi casi la velocità equivale alla prontezza di riflessi (o reattività nervosa), ovvero al tempo trascorso tra lo stimolo e il movimento di risposta. Questo tipo di azione- reazione risulta determinante nella fase di avvio. In molte azioni che si ripetono ciclicamente subentra il concetto di frequenza dei movimenti in un tempo determinato. Il biotipo di un atleta veloce corrisponde ad un longitipo con scarsa percentuale di massa grassa, determinato, dotato di ottime funzionalità del sistema nervoso, ed efficienza muscolare.
LE
FASI DI UNA GARA DI VELOCITÀ
• Partenza; • Accelerazione; • Fase lanciata; • Decelerazione. I rilevamenti effettuati in grandi manifestazioni, hanno evidenziato come le caratteristiche del "biotipo veloce" si sovrappongono alle diverse fasi della prestazione di velocità. L'analisi della partenza fornisce importanti dati circa la funzionalità del S.N.C. (Sistema Nervoso Centrale) il tempo di reazione (ovvero il tempo che intercorre fra lo sparo dello starter ed il primo movimento effettuato) oscilla fra i 120 ed i 140 centesimi di secondo. La fase di accelerazione termina, naturalmente con variazioni individuali, a 55/62 m, e la velocità di punta, in casi di prestazioni record, toccano gli 11,87 m/s (Greene Atene '97) pari a 42,732 Km/h o addirittura come Car Lewis a Tokio '91 i 12.04 m/s pari a 43,373 Km/h. La velocità media, sempre più atleti top oscillano fra i 35 ad 36,585 (Bailey Atlanta '96).
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Stadium giugno 2002
Uomini - Record Mondiali Disciplina 100m 200m 400m 800m 110m h. 400m h. 4x100m 4x400m
Anno 16/06/99 01/08/96 26/08/99 24/08/97 20/08/93 06/08/92 08/08/92 22/07/98
Record 9s 79c 19s 32c 43s 18c 1m 41s 11c 12s 91c 46s 78c 37s 40c 2m 54s 20c
Primatista M.Greene (USA) M.Johnson (USA) M.Johnson (USA) W.Kipketer (DEN) C.Jackson (GBR) K.Young (USA) USA USA
Altro rilievo dei 100 metri il numero dei passi che si aggira intorno ai 42-43, perciò si può definire che l'ampiezza media di un velocista d'alto livello è di 235 cm (dato dalla relazione 100/42,5 dove 100 sono i metri e 42 è il numero dei passi impiegati).
L'ampiezza è una caratteristica determinante la pre stazione, poiché rappresenta la forza, la quale deve avere anche un cognome in relazione alla sua modalità espressiva. Se quest'ultima si esprime velocemente a partire da una situazione di quiete, viene definita come forza esplosiva, se viene ripetuta in forma veloce, e più volte, viene definita forza veloce; se la sua espressione viene estesa nel tempo, viene detta forza resistente. Nella velocità, sprint puro (60-100 metri),e
velocità prolungata (200-400 metri) troviamo diverse espressioni della forza. Il numero dei passi, quindi, testimonia la capacità di forza dell'atleta, ma per compiere una prestazione di livello ciò non basta, occorrerà anche una rapidità di movimento. A tal fine un altro rilievo indiretto sarà il rapporto tra il numero dei passi e il tempo effettuato, che fornirà un'ulteriore informazione, la frequenza dei passi al secondo (numero passi\tempo). Caratteristica secondaria ma non accessoria, sarà la ritmica di corsa ovvero il modo di interpretare il gesto nell'arco di tutta la sua durata, qui subentra il concetto di distribuzione dell'energia nel corso della prestazione. Quindi le tre componenti che contribuiscono al risultato in gara di velocità sono: • Forza; • Rapidità; • Ritmica. È chiaro, però, che questa è la rappresentazione tecnicistica della prestazione ma occorre considerare che il governo di ogni azione motoria dipende dal Sistema Nervoso Centrale che ha il compito di valutare ogni informazione proveniente dall'esterno e la trasforma in azione sensata. Nei giovani si notano, a volte, aspetti coordinativi non strutturati e, quindi, movimenti scoordinati e goffi, tesi a nuocere la prestazione. Il processo d'avvicinamento ed una buona prestazione, corrisponde a una lunga fase di addestramento per la conoscenza di esercizi sempre più complessi e a velocità di esecuzione progressivamente crescenti. Concludiamo con un'altra annotazione tecnica: la fraquenza dei passi esaminata in gruppi di giovani di 11/12 anni non diverge da quella registrata in atleti di medio-alto livello. È, quindi, la forza l'elemento che fa la differenza, da questo si deduce che essa stessa rappresenta l'obiettivo dell'azione tecnico - educativa - interpretativa. Hanno collaborato Pietro Ciciliani, Francesco Di Lorenzo e Giovanni Paglia
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SALUTE
SEMPRE PIÚ VELOCI di Sergio Cameli
Sempre più veloci Rispetto alla sua comparsa sulla terra, l'uomo ha imparato relativamente presto a correre velocemente. Nell'antichità lo scopo principale era quello di sfuggire ad un pericolo o di raggiungere una preda, in epoca moderna, invece, la corsa veloce ha assunto una dignità sportiva particolarmente significativa, tanto da essere definita la disciplina principe nel panorama dei giochi olimpici. Dal punto di vista fisiologico, la corsa di velocità è caratterizzata da complesse qualità muscolari: tra queste, le più importanti sono la forza e la rapidità. Da ciò ne deriva che per correre al massimo della velocità su distanze brevi come 100 e 200 metri, l'atleta debba geneticamente possedere dei requisiti tipici di base che permettano attraverso una allenamento specifico, di migliorarne ulteriormente il rendimento. Il fattore fondamentale determinante per il raggiungimento di altissime prestazioni è la tipologia delle fibre muscolari. Lo sprinter di alto livello deve infatti possedere un'alta percentuale di fibre bianche, le cosiddette fibre rapide che sono quelle maggiormente impiegate in tale gesto sportivo. Tuttavia esistono altre determinanti che contribuiscono a far si che una prestazione sia ottima e cioè l'elasticità di questi muscoli, la mobilità articolare del soggetto, la coordinazione ed il reclutamento delle fibre muscolari durante la contrazione nonché, dal punto di vista metabolico, l'efficienza del metabolismo anaerobico principalmente alattacido, ma secondo recenti studi anche di quello lattacido. L'elasticità e la mobilità si raggiungono attraverso un lavoro continuo che porti a lavorare armonicamente il soggetto con condizioni di staticità (stretching e ginnastica) e consenta di non avere come limitante del
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gesto tecnico una alterazione dei rapporti articolari dovuta a sovraccarichi su alcuni distretti piuttosto che su altri. Anche l'aspetto neuromuscolare non va trascurato in questo sport: infatti la sincronizzazione delle fibre muscolari nonché la coordinazione della contrazione all'interno del muscolo stesso, permettono di migliorare il rendimento. La quantità di fibre bianche (denominate altresì di tipo II) è una importante determinante nella prestazione di corsa veloce perché all'interno di esse avvengono reazioni chimiche in grado di sviluppare alte quantità di energia in tempi brevissimi. Tale energia risulta normalmente immagazzinata nei serbatoi di riserva all'interno del muscolo (si tratta principalmente di fosfocreatina) e viene immediatamente resa disponibile dai meccanismi metabolici quando richiesto. Tale tipo di energia, di tipo anaerobico alattacido, tuttavia se da una parte consente di ottenere grande potenza muscolare, dall'altra ha una limitante nella durata, infatti tali riserve energetiche si depauperano presto,
I LEGUMI Si tratta dei semi di alcune piante e sono particolarmente importanti nella nutrizione degli sportivi. Essi possono essere consumati freschi oppure conservati in vari modi tra cui, la più comune, è l'essiccazione. Tra i legumi maggiormente utilizzati in Italia troviamo le lenticchie, i ceci, le fave, i piselli, i fagioli, la soia. La loro elevata ricchezza in proteine, ne ha fatto per molti decenni il principale alimento delle popolazioni più povere, tuttavia essi contengono in buona quantità anche fibre grezze, amidi e grassi insaturi (vegetali).
La loro composizione rende ragione della loro utilità in caso di alcune malattie sistemiche come il diabete e l'ipercolesterolemia, ma la ricchezza in purine ne sconsiglia l'uso in chi soffre di artriti, gotta o calcolosi renale. Gli sportivi ne possono trarre beneficio perché rappresentano una buona fonte energetica, ma andrebbero consumati almeno tre ore e mezza prima dell'attività fisica o ancor meglio dopo, a causa della non elevatissima digeribilità. Le migliori associazioni dei legumi sono con verdure e gli ortaggi che non contengono amidi, mentre sarebbe da evitare la combinazione tra leguni e la carne, le uova o i formaggi.
entro pochi secondi, ma spesso ciò è sufficiente per portare a termine uno sprint su distanze come quelle di cui stiamo trattando. È quindi intuitivo che maggiore è la presenza di fibre rapide, maggiore è la capacità di prestazione. Gli allenamenti consentono il miglioramento della velocità di corsa attraverso due meccanismi: l'incremento del rendimento metabolico all'interno di ogni fibra muscolare, che passa anche attraverso l'incremento dei substrati metabolici e l'abitudine da parte del muscolo a resistere alla fatica. Gli atleti migliori posseggono una percentuale di
può essere accumulato copiosamente durante una gara di questo tipo. Non ultima va ribadita l'importanza della reattività muscolare nel momento della partenza, ciò ci permete di ricordare come sia importante il ruolo del sistema nervoso nell'attivazione muscolare. Tuttavia la velocità è in stretto rapporto con il sistema nervoso non soltanto nella velocità di reazione in partenza, ma anche nella coordinazione motoria che consente di sviluppare una maggiore velocità dei passi durante tutta la gara. Dal punto di vista medico sportivo, questa tipologia di atleta necessita di particolari attenzioni di carattere preventivo. Una muscolatura potente e ipertrofica, infatti, è molto
VELOCI SI... MA CON CAUTELA
fibre rapide che può superare il 70% del totale, mentre nei maratoneti è preponderante la quota di fibre lente. Situazione diversa avviene invece in discipline leggermente più lunghe, come ad esempio i 400 metri, nei quali il metabolismo anaerobico alattacido non è più sufficiente a coprire i fabbisogni per portare a termine la gara, per cui entrano prevalentemente in azione i meccanismi produttivi dell'acido lattico che
Il muscolo durante la pratica dell'attività sportiva presenta caratteristiche di forza, velocità, resistenza, estensibilità, migliorabili con l'allenamento. Praticando gli sport di velocità, il muscolo può subire lesioni di vario tipo: a livello del ventre muscolare, della giunzione mio-tendinea, ossia della zona dove il muscolo si continua con il tendine, e dei tendini stessi. Le fibre muscolari maggiormente a rischio di rottura sono proprio le fibre bianche o veloci, ad elevata rapidità di contrazione, tipiche degli atleti che praticano la velocità. Le lesioni muscolari di tipo contusivo si verificano nella porzione profonda del muscolo con formazione di un ematoma durante contrazioni di tipo eccentrico, in cui si verifica un allungamento mentre si sviluppa tensione. La contrattura, invece, è spesso causata da un sovrauso del muscolo che conduce ad una sua contrazione involontaria, dolorosa e permanente, che ne interessa una porzione o l'intero ventre, che non tende a risolversi con il riposo. In alcuni casi la contrattura è detta da difesa, provocata da una contrazione riflessa che tende ad immobilizzare il segmento affetto in seguito ad uno stimolo doloroso. L'elongazione è uno stiramento eccessivo delle fibre muscolari oltre il loro limite "fisiologico" con distanziamento parziale delle fibre stesse. I traumi di tipo distrattivo determinano inve-
delicata e se non si effettua una seduta di stretching giornaliera al fine di aumentare l'elasticità muscolare, è facile andare incontro a lesioni di vario grado. Soprattutto nei primi momenti dello scatto, i muscoli sono sottoposti a sollecitazioni improvvise che richiedono una preparazione a puntino, soprattutto se le condizioni climatiche sono sfavorevoli (freddo, umidità, caldo eccessivo). A tal proposito ricordiamo che è importante in questi casi non trascurare la muscolatura antagonista che se in disequilibrio, può rappresentare un punto di minore resistenza e quindi diventare l'anello debole della catena. Ecco perché alcune lesioni muscolo tendinee avvengono in distretti che apparentemente sembrano non aver relazione con i muscoli attivamente sollecitati.
di Giovanni Boni ce la rottura parziale o totale di più fibre fino alla rottura completa del ventre in seguito ad un eccessivo allungamento del muscolo. I sintomi sono il dolore (che spesso nelle contusioni minori permette la prosecuzione del gesto atletico), l'ematoma diffuso e la limitazione articolare nei casi più gravi. In questi casi è utile l' applicazione immediata di ghiaccio e l'effettuazione di un bendaggio compressivo per ridurre il sanguinamento e l'edema. Successivamente si potranno applicare pomate antiedemigene e si ricorrerà alla fiosioterapia strumentale, evitando, almeno nella fase acuta, i massaggi. Si possono prevenire i danni muscolari con sedute di allenamento programmate per ogni fase della stagione agonistica. L'allenamento dovrà essere preceduto da stretching che va ripetuto dopo la performance fisica. Attenzione ai vizi posturali, all'esecuzione errata del gesto atletico, all'uso inadeguato di calzature, agli impianti sportivi non in buone condizioni. Verificatosi il danno muscolare è compito dei sanitari indagare la localizzazione e il grado della lesione tramite esami strumentali quali l'ecografia, altamente affidabile ai fini diagnostici, o la Risonanza Magnetica Nucleare. Infine, è importante per il pieno recupero funzionale, oltre al riposo, il compito del fisioterapista che seguirà l'atleta, fino alla guarigione.
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ARGOMENTI
CLONARE ZIDANE? È UN DELIRIO... di Giancarlo La Vella
Clonare Zidane? È un delirio... SUI RISCHI DELLA MANIPOLAZIONE GENETICA NELLO SPORT ABBIAMO RACCOLTO IL PENSIERO DI MONS. ELIO SGRECCIA, VICEPRESIDENTE DELLA PONTIFICIA
Immaginate di riuscire a mettere insieme oggi una squadra di calcio che annoveri, per esempio, gente come il mitico sovietico Yashin in porta, una difesa granitica con Burgnich e Facchetti (prendiamoci i nostri meriti), un certo Falcao a impostare il gioco e, tra centrocampo e attacco, Pelè, Eusebio, Ronaldo, Platini, Maradona, Zidane, Rivera e Gigi Riva. Una compagine da far strabiliare. Ma no, non è un'ipotesi da Fantacalcio, e lo stesso si potrebbe dire per altri sport. Ad esempio, immaginate una squadra ciclistica con Merckx, Gimondi, Coppi, Bartali e Anquetil, oppure nel tennis vedere emergere un giovane dalla strana, ma fortissima somiglianza con Bjorn Borg. Beh, tutto questo è quanto potrebbero realizzare un gruppo di scienziati che sta studiando la clonazione applicata all'essere umano e, per di più, nello sport, con la speranza di replicare i campioni che hanno fatto la storia dell'agonismo. Più di un quotidiano ha dedicato spazio all'argomento e chissà che qualcuno (ed è
facile che ci stia già provando) non riesca a moltiplicare Varenne, il purosangue trottatore italiano, per proporcelo in pista tra qualche anno a mietere successi e miliardi, quando il vero Varenne starebbe casomai brucando tranquillo un po' di fieno nel meritato pensionato per cavalli campioni. Potrebbe non essere solo una fantasia o una buona idea per un film di fantascienza. Del resto la pecora Dolly, nata da se stessa, ne è già un esempio. Ma, attenzione, è stato proprio uno dei padri di Dolly a lanciare l'allarme: "Gli esseri clonati hanno delle debolezze congenite, causa di tutta una serie di gravi malattie che fanno degli esseri 'copiati' qualcosa di ben lontano dal modello da cui sono stati creati".
Insomma, lungi dal voler creare un "brocco" di nome Meazza, la questione ha molto a che fare con la morale, con la fede e con il rispetto per madre natura, che, quando lasciata fare, di campioni veri e genuini ne sforna a palate. A mettere a rischio lo sport vero è ora anche la nuova frontiera del doping. Non più pasticche per non sentire la fatica e aumentare l'ossigeno nel sangue, ma "doping genetico": con una semplice iniezione, un virus trasporterà pezzi di Dna che modificheranno la muscolatura dell'atleta. Inutile dire che nel CIO l'allarme è ai massimi livelli e si sta indagando. Ma sui rischi della manipolazione genetica nello sport abbiamo raccolto il pensiero di un esperto: mons. Elio Sgreccia,
Foto Sposito
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ARGOMENTI
CLONARE ZIDANE? È UN DELIRIO...
l'arricchimento continuo del prodotto genetico.
vicepresidente della Pontificia Accademia per la Vita e direttore del Centro di Bioetica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Mons. Sgreccia, anzitutto, che cosa è la clonazione? La clonazione è la riproduzione artificiale di un essere umano in possesso di un patrimonio genetico derivante da un solo soggetto, non da una coppia, tramite il prelievo e lo sviluppo del nucleo di una cellula somatica, presa da qualsiasi parte del corpo. Si tratta, quindi, di una riproduzione asessuata dove manca l'atto coniugale tra i due genitori e agamica perché manca il concorso dei due gameti e, perciò, dei due rispettivi patrimoni genetici del padre e della madre. È il massimo dell'artificialità e della trasgressione delle leggi naturali sulla procreazione ed è il massimo del non rispetto per i diritti della prole: un figlio ha diritto di nascere da un atto d'amore di due genitori che si prenderanno cura di lui. È un tipo di esperimento già compiuto con animali… Sì, ci sono alcuni casi. Quello più noto della
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pecora Dolly, in Scozia, e di alcuni maialini in Corea. La voce, corsa recentemente sulla stampa, che la clonazione sia stata già sperimentata sull'uomo non è stata provata, ma mi auguro che questa pazzia non venga mai realizzata. Eccellenza, la stampa ha anche parlato di clonazione nello sport e, quindi, della possibilità di replicare campioni di ieri e di oggi con le stesse caratteristiche e potenzialità agonistiche. Che ne pensa? Per quello che si sa, penso sia una grossa illusione. Per esempio, la pecora Dolly sembra sia malata gravemente di artrosi. Ma questo c'era da aspettarselo, perché il patrimonio genetico proveniente da un solo soggetto, non essendo arricchito da quello di un altro soggetto, quando viene copiato diventa regressivo, ovvero si impoverisce enormemente. Il nuovo soggetto sarà, dunque, preda di tutte le forme patologiche che gli derivano dall'unico genitore. È come se il patrimonio genetico fosse già logoro, non rinnovato già al momento della nascita. Al contrario, la fecondazione eterosessuale garantisce
Come spiega il fatto che si sia parlato di clonazione in ambito sportivo? Sicuramente l'interesse economico, ormai preponderante in certi sport, ha fatto pensare ad una cosa del genere che - lo ripeto - è pura utopia. Non basta prendere la cellula di un campione per farne uno simile. È il caso qui di ricordare la celebre battuta di George Bernard Shaw, il quale, dopo aver tenuto una conferenza, ricevette i complimenti di una avvenente signora: "Che fortuna se potessi avere un figlio con lei disse la donna -; avrebbe tutto il suo genio e tutta la mia bellezza". E Shaw: "Il tragico sarebbe se accadesse il contrario!". Questo per dire che nel campo della genetica ci sono aspettative che spesso sono disattese. La biologia non rispetta certo le fantasie umane. Questo sogno-delirio di creare campioni attraverso la clonazione, dunque, spaventa per l'innaturalità del processo a danno del soggetto che la subisce. Inoltre si dimentica che per diventare dei recordman non basta avere origine genetiche, dei geni, per così dire, di alto livello, ma ci vuole quello sviluppo insostituibile che nasce del rapporto e dalla reazione dell'individuo all'ambiente e all'educazione, aspetti questi che contribuiscono in modo insostituibile ad arricchire, nel fisico e nella mente, ogni soggetto. Mons. Sgreccia, come uomo di fede e di scienza, qual è la sua preoccupazione guardando al futuro? La preoccupazione più pressante è che l'interesse economico diventi sempre più prevalente sulla Terra e che si impossessi della scienza e della tecnologia, fino a che l'essere umano possa essere strumentalizzato, manipolato e commercializzato in base al volere dei gruppi più forti. La vera scienza, invece, è quella che promuove la vita e la salute dell'uomo.
WWW. SPORT ON LINE
DUE SITI CHE INTERESSANO IL CSI, DUE SUI MONDIALI DI CALCIO. E ALTRO ANCORA... WWW. CRONOLOGIA . IT / SPORT
WWW. ORATORI . ORG
Un bell'album di ricordi. Per chi ha più di 10 minuti da spendere in Internet e vuole leggere di baseball, Mille Miglia, Olimpiadi ecc. Tante Storie di sport e di sportivi come Primo Carnera o il grande Silvio Piola. E poi moltissime statistiche e record mondiali. Con un clic sui files testuali, troverete interessanti pagine sportive, spesso scandite cronologicamente come quella su sport e potere (crono 26).
È l'indirizzo del sito ufficiale del Foi, il Forum degli Oratori italiani. Dallo scorso mese di aprile è possibile incontrare e fare conoscenza con quanti hanno a cuore l'esperienza oratoriana. La pagina di ingresso, dall'impatto gradevole, permette di accedere a documenti, sussidi, notizie da tutta Italia in tempo reale, una newsletter e un elenco dettagliato di strumenti da consultare destinato agli animatori oratoriali. E non ultimo è possibile entrare nel forum per conoscere la realtà presente nelle diverse regioni a trecentosessanta gradi. WWW. PIERLUIGICOLLINA . IT
WWW. ETICARE . IT
Portale internet che si rivolge al mondo cattolico, promuove in home page una bella iniziativa: Dona con un click! Cioè la possibilità di finanziare in un millisecondo una serie di microprogetti di solidarietà proposti dalle associazioni partner di eticare.it, tra cui c'è il Centro Sportivo Italiano. Il CSI propone "Il nostro abbraccio ai bambini di Pitoa", un contributo alla missione di Pitoa per la costruzione di un nuovo dispensario medico. Basta dunque visitare il sito, cliccare nell'apposita sezione e, senza spender nulla, si può contribuire a sostenere questi microprogetti. Vi invitiamo a farlo, e a girare questa proposta anche ad altri amici, perché al più in fretta si possano completare le donazioni.
Ha appena arbitrato la delicata sfida mondiale Argentina-Inghilterra. Come? Alla Collina. Il suo nome, il suo viso, il suo stile sono ormai un marchio planetario. Anch'egli è a tutti gli effetti una stella di questo Mondiale. L'arbitro viareggino, eletto dalla FIFA per il secondo anno consecutivo miglior fischietto dell'universo ha un sito tutto suo. Facilmente accessibile, essenziale nei contenuti, offre a tutti la possibilità di dialogare con lui. In rete Collina risponde alle molte domande, chiarendo molti dei principali dubbi sul regolamento e sulle situazioni più difficili da risolvere su un campo di calcio. Utile per tutti gli arbitri e per i molti fan del più simpatico-antipatico giudice di gara italiano. WWW.FIFAWORLDCUP.COM
Tempo di Mondiali. Non poteva mancare nella rassegna il sito dedicato all'evento più atteso del 2002. Dentro, troverete di tutto, maglie all'asta, classifiche, gol, immagini. Un bel viaggio in monitor per il Giappone e la Corea, possibile però solo per chi conosce inglese, spagnolo, tedesco, francese, o lingue orientali. Purtroppo, tra le sette lingue in cui è tradotto il contenuto del sito, manca l'italiano. I nostri tre titoli vinti evidentemente non rappresentano un bonus accettabile come possibili fruitori. Consoliamoci però… Manca anche il portoghese, la lingua dei brasiliani.
WWW. MINIBASKET. ORG
... un canestro di amici. O... giocare a minibasket mi fa sentire più alto. Sono quaste alcune risposte date dai minicestisti al tema MINIBASKET È… che troverete sull'home page. In questo sito inoltre tante informazioni sul minibasket, e tutto quello che fa notizia su questo sport per bambini e ragazzi: vi si trovano numerose proposte per i camp estivi, tornei, aree dedicate ai mini arbitri, corsi e lezioni, informazioni per le iscrizioni e links vari.
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PER LA MENTE
LA SQUADRA, IL GRUPPO E IL TEAM di Sandro Gamba
La squadra, il gruppo e il team COME SI AMALGAMA UNA FORMAZIONE? COME SI MANTIENE UNITA? LE CRITICHE PIÙ COSTRUTTIVE SI FANNO QUANDO SI VINCE. Ho allenato la squadra più forte d'Europa di ogni tempo (Ignis-Mobilgirgi). Era un gruppo di specialisti e il rendimento/risultato della squadra dipendeva dall'eccellenza dei singoli e dalla qualità del lavoro d'insieme. Per i giocatori non era un grande sforzo capire che bisognava integrare le capacità di ognuno di loro. Non era l'amicizia/affiatamento, bensì uno speciale rapporto di gruppo ad aver reso "speciale" il lavoro di quella squadra. Spesso la nostra partita sviluppava una performance che andava oltre il gioco atletico e mentale. Toccava un alto livello in cui poteva succedere che ogni finta, entrata, rimbalzo, canestro avessero qualcosa di sorprendente. Erano momenti magici durante i quali potevamo quasi sapere come si sarebbe sviluppato il prossimo gioco, in quale modo saremmo andati a canestro, quale trappola difensiva avremmo fatto scattare. Quella è stata una squadra che ha dimostrato l'effetto di ciò che i tecnici chiamano "allineamento": quando un gruppo di persone funziona come un corpo unico. Nelle grandi squadre emerge un orientamento comune delle energie dei singoli e si sviluppa una sinergia come la luce coerente del raggio laser. L'apprendimento di squadra implica la padronanza delle pratiche di dialogo e discussione: il dialogo è fondamentale perché è esplorazione libera, creativa e ascoltarsi l'un l'altro; di contro la discussione presenta e difende opinioni diverse. Dialogo e discussione sono potenzialmente complementari, ma gran parte dei gruppi/squadre non è capace di distinguere i due concetti. Il processo di apprendimento di squadra è una continua attività tra
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didattica e allenamento-esecuzione. Gli obiettivi di un team devono essere realistici e controllabili, tenendo sempre conto degli obiettivi individuali di ciascun giocatore. È fondamentale lavorare in parallelo su tutti e due gli obiettivi. Esempio: sul campione anziano bisogna lavorare a livello motorio e tattico; il giovane talento va perfezionato nella tecnica individuale, aumentandone la "self efficacy" e dandogli maggior minutaggio; il giocatore specialista deve avere delle opportunità tattiche per migliorare nelle varie classifiche (nel basket: rimbalzi, punti, assist). Trovare a ciascuno un obiettivo che lo gratifichi e lo faccia crescere tecnicamente tenendo presente che gli obiettivi individuali devono essere parte integrante dell'obiettivo di squadra. Gli obiettivi tecnici, tattici, atletici e psicologici devono essere convogliati nell'organizzazione dell'attacco, della difesa e, soprattutto, nella qualità dell'allenamento. La difesa, il contropiede, gli schemi d'attacco, i giochi per situazioni speciali costringono il gruppo ad essere squadra. In questo lavoro sono importanti motivazione e capacità di dare istruzioni (didattica). Nell'assemblare una squadra di solito accadono quattro tipi di conflitti: 1) caratteriale-individuale: influenza la prestazione tecnica legata al singolo giocatore; 2) tecnico-tattico: influenza il carattere e si manifesta nella difficoltà oggettiva ad eseguire il compito con relativa frustrazione, paura, rabbiosità; 3) relazionale: coppie o triadi di giocatori insofferenti oppure caratterialmente incompatibili (fratture di spogliatoio); 4) aspettative irreali.
È utopia che la squadra che fa tutto bene non perde mai, l'assioma "squadra che vince non si tocca" non è realistico: è impossibile trovare la strategia, la tecnica e il metodo finale. Le critiche più costruttive si fanno quando si vince, perché nel farlo dopo una sconfitta o una pessima prestazione si possono esprimere giudizi inopportuni suggeriti dal momento negativo. Formare un gruppo prevede il fatto che i miei collaboratori, assistenti e giocatori possano sbagliare. Il problema è sapere se quando sbaglieranno io sarò capace di insegnare ed aiutare a sbagliare di meno. Questa è una funzione del leader che deve avere la capacità di chiarezza nell'assegnare ruoli, compiti e responsabilità. Perciò, concetto basilare: il coach deve insegnare e convincere; "se il giocatore non sa quello che io so, non ho fatto bene il mio lavoro".
Centro Studi e Formazione in Psicologia dello Sport La rapida evoluzione socioculturale, l'aumento del tempo libero, il protrarsi della vita, l'aspettativa di una diversa qualità dell'esistenza sono i fattori che sollecitano la cultura del movimento: la professionalizzazione e l'aggiornamento sono le spinte indispensabili perchè questa cultura possa crescere. Indispensabile è l'interazione tra ricerca scientifica e quanto emerge dall'esperienza sul campo, tra teoria e pratica dello sport. È altresì inderogabile la necessità di formare chi opera nello sport perché sia un protagonista autorevole di un processo che coinvolge ogni disciplina e ogni fascia di età. E' per questo che il Centro Sturdi e Formazione in Psicologia dello Sport organizza un Master con sede a Milano. Per ulteriori informazioni chiedere a:
CENTRO STUDI E FORMAZIONE IN PSICOLOGIA DELLO SPORT Via P. Castaldi, 37 - 20124 MILANO Telefono e fax 0039/02/29518836 http://www.psicosport.it E-mail: psicosport@psicosport.it
1) ottenere l'attenzione della squadra; 2) porsi in una posizione che tutti possano vedere e sentire (mai a cerchio); 3) dire quale fondamentale si vuole insegnare e le ragioni per cui bisogna impararlo; 4) spiegare quando usarlo.
Essere credibile e saper convincere è parte decisiva della professione dell'allenatore. Significa studiare, informarsi, provare, cambiare qualcosa per verificare le abilità e i limiti propri e del team. È importante cancellare la cultura degli "alibi": il coach non deve perdere tempo nel ricercare le cause dell'impossibilità di eseguire qualcosa sul campo, ma deve subito chiarire se si può fare oppure no. In ogni squadra c'è il problema della gestione del campione: il coach deve spiegargli sempre il perché di quello che vuole sia fatto sul campo. Bisogna insegnare ai giocatori a dare importanza ai dettagli, il che significa disciplina di squadra: fare cose che non vorrebbero fare oppure pensavano di non essere capaci di fare. La coesione, che nel basket si chiama "team chemistry", è un argomento che tutti gli alle-
natori di sport di squadra prendono in considerazione. È un processo dinamico che culmina con la tendenza di un gruppo a rimanere unito per raggiungere un obiettivo. C'è la necessità di una chiara comunicazione dei goal da ottenere e della definizione dei ruoli individuali. Per ogni ruolo bisogna enfatizzarne l'importanza. La squadra è un piccolo gruppo di persone con doti che si complementano, e sono impegnate in un comune proposito e approccio, per cui tali persone si mantengono contemporaneamente responsabili di ciò che accade. Comprensione e propositi comuni non nascono senza un'efficace comunicazione, il che significa anche il prendersi dei rischi, critiche costruttive, obiettività, saper ascoltare, dare il beneficio del dubbio, riconoscere il merito degli altri. Più i giocatori sono giovani più le parole devono essere semplici e concise. Quattro i punti importanti:
Una cattiva abitudine degli allenatori a inizio carriera è quella di far fare degli esercizi solo per dimostrare la propria bravura ad inventarne di nuovi. Gli esercizi devono insegnare una parte importante del gioco oppure un insieme di fondamentali. Oltre la capacità di pianificare (programma giornaliero e quello strategico-tecnico-tattico della stagione), il coach deve fissare regole e aspettative di squadra mettendola per iscritto.Bisogna insegnare ai più giovani che anche gli atleti più famosi sono esseri umani con i loro pregi e difetti. Magic Johnson si è fatto promotore di questa immagine trascorrendo mesi e mesi nei camp estivi per aspiranti campioni, mescolandosi a loro con la gioia di chi si diverte ad insegnare i segreti del proprio sport senza la minima supponenza. In quei momenti Magic faceva ricordare i maestri di scuola più bravi, quelli che per carisma e umanità sanno far dimenticare tutti i mediocri insegnanti che invece, purtroppo, ci riserva la vita.
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PER GIOCO
EFFETTO BOOMERANG di Giancarlo La Vella
Effetto
BOOMERANG Da strumento di caccia degli indigeni australiani a sport di destrezza e precisione, il boomerang arriva timidamente in Italia, ma con nobili aspirazioni e con gli ingredienti giusti che ne fanno un'attività agonistica per tutti i gusti. La capacità di tornare indietro se la preda non veniva colpita. Per questo gli aborigeni dell'Oceania, ma non solo loro, fecero del boomerang il fedele compagno per la sopravvivenza giornaliera. Anche oggi il boomerang fa pensare alle
distese australiane dove procurarsi il cibo non doveva certo essere la cosa più semplice del mondo. Attualmente il boomerang approda in Italia e in Europa, con tanto di federazione, la F.I.B. con sede a Verona, nata nel 1991 e associata alla World Boomerang Association. Scopo dell'organismo è la diffusione dell'attività sportiva e culturale legata al boomerang. C'era una volta Fu il capitano Cook (lo stesso che ha dato il nome all'omonimo arcipelago) che nel 1770, sbarcando sulle rive australiane, scoprì quest'arma "a getto" adoperata dai locali che lo chiamavano "boo-ma-rang", ovvero "bastone che ritorna". Tra gli usi che se ne facevano, oltre quello di colpire e catturare prede animali, c'era anche quello di spaventare volatili e spingerli nelle reti. E ancor oggi alcune tribù lo impiegano nella caccia. Attualmente, proprio per le sue caratteristiche, il boomerang si presta ad essere attività ludica e sportiva, rivolta indistintamente a tutti, potendo
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essere svolta all'aria aperta, economica e che non richiede particolari doti fisiche. Un buon boomerang e uno spazio aperto sono gli unici ingredienti di un gioco sicuramente divertente ed emozionante. Inoltre, con la sua caratteristica forma ad "U" - ma ne esistono anche altre - il boomerang esprime la sua vocazione al "fai da te". Sono molti i lanciatori che si costruiscono da soli lo strumento, intagliando con sega, raspa e carta vetrata, secondo le proprie esigenze, il legno adatto. Molto usata è la "betulla multistrato avion" da 4 millimetri in 8 strati, reperibile in qualsiasi negozio di modellismo. Come lanciare Il posto ideale dove praticare lo sport del boomerang è un'area libera per almeno 40-
50 metri in avanti e 15-30 alle spalle e ai lati del lanciatore. È preferibile che la superficie dello spazio sia morbida (erba, terra, sabbia), per evitare rotture indesiderate. Una cosa fondamentale per dei buoni lanci è il vento. L'ideale è una leggera brezza. Se il vento è troppo forte il boomerang diventa ingovernabile, mentre con aria ferma non tutti tornano indietro. Il boomerang classico ha due bracci e può essere indifferentemente impugnato dall'uno o dall'altro. La parte concava potrà quindi essere rivolta o meno verso il tiratore. Attenzione, invece, alle facce del boomerang. Una è piatta, l'altra è convessa. Que-
Il boomerang si presta ad essere attività ludica e sportiva, rivolta indistintamente a tutti, potendo essere svolta all'aria aperta, economica e che non richiede particolari doti fisiche.
st'ultima deve essere rivolta all'interno, cioè verso sinistra per un destrimano, il contrario per i mancini. A questo punto è giunto il momento di lanciare. Nel momento in cui lascia la mano, il boomerang deve essere in posizione quasi verticale, ma è il giocatore stesso che provan-
do e riprovando, in base alle caratteristiche climatiche e dello strumento, riesce ad adottare la migliore tecnica. Una volta in volo, il boomerang, ruoterà nell'aria, disegnando una curva che lo riporterà nei pressi del lanciatore o, in caso di lancio perfetto, esattamente nelle sue mani. Sfidarsi a colpi di boomerang Inutile dire che l'agonismo, anche nel boomerang, ha subito conquistato i praticanti, tanto che esistono gare ufficiali e campionati di lancio. Una delle competizioni tipiche è il "fast", ovvero la gara di velocità: l'atleta, all'interno di una zona delimitata, deve effettuare cinque lanci consecutivi nel più breve tempo possibile. Poi c'è la gara di precisione, una sorta di percorso obbligato: il boomerang deve andare lì dove si vuole. E poi c'è la gara classica dell'"Australian Round", forse la più spettacolare, che consiste nel lanciare il boomerang il più lontano possibile e riprenderlo a volo al ritorno. A scuola di boomerang Dieci lezioni di 90 minuti ciascuna. È questo il programma offerto dal professor Giuseppe Andrea Belfi, insegnante di scienze presso la Scuola Media "Garibaldi - Matteucci" di Campi Bisenzio, vicino Firenze, per imparare ad essere un buon lanciatore di boomerang. L'inziativa, creata proprio dal docente, ha preso piede, tanto da contare un numero sempre crescente di partecipanti. Stadium lo ha contattato per conoscere la sua esperienza di promotore del boomerang ed anche per apprendere tante curiosità che sono servite alla stesura di questo articolo. "Dopo una pratica agonistica nel calcio, ho
conosciuto il boomerang quasi per curiosità. Inizialmente ne ho costruito alcuni ed ho studiato le motivazioni fisiche delle traiettorie così particolari. Da qui ad abbracciare l'aspetto agonistico il passo è stato breve. Non solo, ma sono riuscito ad allestire nella mia scuola una mostra sul boomerang. Vi sono un migliaio di attrezzi costruiti da me e, una volta l'anno, i presidenti delle associazioni di settore vi espongono boomerang storici, appartenuti a campioni della specialità che sono dei veri e propri miti nel mondo degli appassionati". Professore quando ha pensato di fare del boomerang argomento di insegnamento? "Quando ho capito che poteva suscitare l'interesse e la curiosità dei ragazzi. E nelle lezioni di boomerang, oltre a parlare di aspetti tecnici, sono riuscito a coinvolgere anche i genitori, creando così un motivo di unione in più per le famiglie. Insomma il boomerang, pur essendo un'attività individuale porta senz'altro a socializzare".
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PAROLE DI SPORT
FRATELLANZA di Claudio Arrigoni
Fratellanza Fratellanza Nell'autunno del 1847, in pieno fermento risorgimentale, un poeta genovese appena ventenne scrisse 5 strofe e le consegnò a un musicista torinese con la richiesta di musicargliele. Quel giovane poeta era Goffredo Mameli, il maestro di canto (ai più ancor'oggi sconosciuto), un certo Michele Novaro, e quelle 5 strofe trasferite sul pentagramma diventarono il Canto degli italiani, ovvero il nostro Inno nazionale. Due differenti motivi mi hanno suggerito questa breve nota storica. Il primo, frutto forse di un'inconscia suggestione, è scaturito da quell'autentica "febbre" risorgimentale che sembra ormai aver contagiato un po' tutti. Complice lo stesso presidente Ciampi che in più di un'occasione ha voluto sottolineare i valori del nostro Risorgimento: "una vera miniera di storie da raccontare". L'appello non è rimasto inascoltato e schiere di sceneggiatori, registi e narratori sono già al lavoro per dare voce ai protagonisti, ma anche alle comparse e al clima di quegli anni decisivi per il futuro dell'unità d'Italia. Il secondo motivo, più pertinente a questa mia rubrica, è che proprio il primo verso del nostro inno nazionale racchiude una "parola" dal suono antico e dalla semantica universale: fratelli. Un termine che ha un significato biologico (fratelli di sangue), religioso (fratelli in una fede), ma anche laico (fratelli in quanto tutti appartenenti al genere umano). Ecco allora che proprio lo sport, con il suo codice originario di lealtà e rispetto verso l'avversario, può assurgere a modello di fede laica nella fratellanza. Cos'altro infatti aveva voluto dire il padre delle moderne Olimpiadi, il barone francese Pierre De Coubertain, con quel suo semplice e famoso motto: "L'importante non è vincere, ma partecipare", se non che l'esito di una competizione è secondario di fronte allo spirito che dovrebbe anima-
re gli atleti prima di ogni gara: spirito di lealtà, di rispetto e soprattutto di fratellanza. Da allora è passato più di un secolo, si sono disputate 24 Olimpiadi dove non sempre purtroppo ha prevalso quell'alto ideale decoubertiniano. Alcune hanno subìto l'invadenza della politica (il boicottaggio a Mosca e Los Angeles: triste esempio di miopia politica), altre più recenti sono state contagiate dai veleni della chimica (il doping: squallido esempio di slealtà sportiva) o dagli eccessi del "mercato" e dalle sue ferree leggi sempre più orientate a vender meglio l'"involucro" piuttosto che la sostanza, con gli atleti trasformati talvolta in ostaggi "pubblicitari" di se stessi. Oggi che tutto ha un prezzo, e quindi anche il successo sportivo finisce per diventare moneta di scambio, le parole di quell'illustre francese, nobile di genia ma soprattutto d'animo, che riusciva a vedere la vittoria anche lontano dal podio del vincitore, potranno forse suonare "bizzarre", ma per quanto possa sembrare arduo è da lì che si deve partire per ridare allo sport il suo volto umano. Il 31 maggio ha preso il via il secondo evento sportivo mondiale, dopo le Olimpiadi, per numero di partecipanti e spettatori: i campionati del mondo di calcio. In Corea e Giappone 32 paesi, in rappresentanza dei 5 continenti, si affrontano in quell'agone sportivo che è il terreno di gioco, dove le differenze politi-
che, etniche, religiose vengono azzerate e dove non conta più quello che sembri ma solo quello che sei, quello che vali. Una grande occasione, un privilegio dello sport per far vedere che si può stare insieme, giocare insieme, magari prendendo a calci una palla, e dimostrare al mondo intero che sentirsi "fratelli" non è poi così difficile. Ho ancora negli occhi le facce di quei 22 calciatori che prima della finale del '98 contro il Brasile stavano immobili in mezzo al campo ad ascoltare la Marsigliese. C'erano armeni, africani, caucasici, centroamericani eppure tutti sembravano orgogliosi di essere francesi, di appartenere a un'unica, grande famiglia: quale miglior manifesto di fratellanza! Mi si dirà che è facile quando in gioco c'è l'amor patrio, quando c'è di mezzo il richiamo di una bandiera. Mi auguro che questo non sia stato l'unico motivo, perché l'orgoglio e la rabbia nazionale sono barriere insormontabili per il dialogo, per quell'integrazione tra i popoli che altro non è se non la versione laica della fratellanza. Lo sport, e soprattutto il calcio, può fare molto. La sempre maggior circolazione di giocatori stranieri, il loro inserimento in culture e società diverse e il loro status di nuovi "eroi" agli occhi di molti giovani può e deve realmente trasformarli in autentici "globetrotter" della pace e della fratellanza. Mi fa sorridere la sterile discussione di cui si occupa la stampa nostrana e cioè se i giocatori italiani debbano o meno imparare a memoria l'inno di Mameli. Una pseudoquestione, un problema inutile e superficiale. Noi, alle ugole che cantano Fratelli d'Italia, preferiamo di gran lunga cuori che battano all'unisono e dimostrino sul campo, ma anche fuori, di aver imparato, questa volta sì "a memoria", le parole evangeliche: "Voi tutti siete fratelli" (Mt. 23, 8).
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ARGOMENTI
LA FORZA DEL VANGELO di Rita Salerno
La forza del Vangelo A ROMA RIUNITO IL DECIMO SIMPOSIO DEI VESCOVI EUROPEI
“I vuoti dei nostri giovani vanno riempiti con una nuova evangelizzazione. I giovani, infatti, non sono attratti dalle apparenze ma dai grandi ideali. Il Papa è così amato dalle giovani generazioni perché li cerca e vuole stare con loro". Novanta vescovi, 35 ragazzi giunti da ogni parte d'Europa e sullo sfondo un tema stuzzicante come pochi altri: l'esperienza giovanile come laboratorio di fede. Questi gli ingredienti alla base del decimo simposio dei vescovi del vecchio continente che ha riunito a Roma, presso il centro di spiritualità e di cultura Salesianum, uomini di Chiesa e un nutrito gruppo di giovani scelti dalle conferenze episcopali locali. A cui si sono aggiunti una decina di coetanei impegnati nella carta stampata provenienti da diversi paesi d'Europa e una delegazione della Kek, conferenza delle Chiese europee. Cinque
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intense giornate, dal 24 al 28 aprile scorso, per confrontarsi su itinerari di fede da tracciare e di un volto missionario di Chiesa da incontrare. A partire dal Vangelo. "Un testo così forte da toccare tutti i cuori - ha precisato il cardinale Godfried Danneels arcivescovo di Bruxelles che è intervenuto sui percorsi di formazione dei giovani nella Chiesa "non cambiamolo e soprattutto non mettiamo troppi filtri al Vangelo. Dobbiamo avere il coraggio di assumerci il rischio di lasciare le pagine del Vangelo nude e inserirle in un quadro di preghiera e di silenzio. Dovremmo invece impegnarci
affinché il Vangelo eserciti il suo influsso sul cuore dei giovani perché attraverso di esso è lo Spirito Santo che parla". Dialogo, sì, a patto di non trasformarlo in un monologo. È l'avvertimento del vescovo di Livorno monsignor Diego Coletti secondo cui "i vuoti dei nostri giovani vanno riempiti con una nuova evangelizzazione". Sulla stessa lunghezza d'onda il presule maltese Joseph Mercieca. "Chi evangelizza, deve credere e avere coraggio e fiducia nella grazia di Dio che si rivela anche nelle nostre debolezze di preti e pastori” - ha aggiunto Mercieca ai
centosessanta delegati presenti nell'aula magna del Salesianum. "I giovani, infatti, non sono attratti dalle apparenze ma dai grandi ideali. Il Papa è così amato dalle giovani generazioni perché li cerca e vuole stare con loro". Una Chiesa che sappia parlare un linguaggio semplice, vicino alla vita, e vescovi meno distanti, in grado di dedicarsi all'ascolto delle loro domande di senso, capaci di essere testimoni credibili del messaggio cristiano. Una Chiesa, per dirla con le parole del Papa, che sa seminare oggi, nel loro cuore, in modo nuovo la Parola di Cristo. Le richieste espresse dai giovani non potevano essere più chiare. Entrare in sintonia significa essere consapevoli che sono proprio i ragazzi "la speranza della Chiesa e dell'Europa", come ha detto il Papa in occasione dell'udienza riservata ai partecipanti al simposio. Ed è proprio Giovanni Paolo II la conferma che la pastorale vincente è solo in chiave di accoglienza, centrata sulla qualità dei rapporti interpersonali. L'abbraccio che i giovani di tutti i paesi d'Europa gli hanno tributato abbandonando ogni etichetta e formalità è la prova del legame speciale, fatto di calore e di affetto, che unisce Giovanni Paolo II alle generazioni del futuro. E proprio a loro il Papa ha rivolto un invito a seguire Cristo con entusiasmo e perseveranza. "Non permettete che sia
emarginato - ha detto Papa Wojtyla - il Vangelo è indispensabile per costruire un futuro di pace vera in Europa e nel mondo". Ad ogni pastore ha ricordato che "la sua prima responsabilità è di aiutare i fedeli ad incontrare Cristo". È un compito ineludibile per le Chiese orientali e occidentali europee. A ribadire quest'impegno è stato il cardinale Ignace Moussa I Daoud, prefetto della Congregazione delle Chiese orientali che ha preso parte alla terza giornata dei lavori. Un intervento, il suo, tutto impostato sulle "radici religiose dell'Europa ancora
feconde" e sul "prezioso tesoro che i pastori hanno il dovere di valorizzare". Pur in un contesto dominato dalla diminuzione di vocazioni e dalla decrescente pratica religiosa. Per parte sua, il sociologo Mario Pollo ha messo in guardia sulla dimensione troppo virtuale dei rapporti personali. "Da un punto di vista pastorale - ha suggerito l'esperto dell'ateneo salesiano - non bisogna solo agire nel micro del rapporto personale, occorre avere contatti veri con i ragazzi". Ne è convinto anche il cardinale Camillo Ruini per il quale sono "i giovani i principali indicatori del cambiamento ed è da loro che la Chiesa deve partire per annunciare nella maniera più credibile possibile il Vangelo di Cristo, in un'Europa attraversata da profonde trasformazioni". Una situazione che non manca di segnali positivi, come il "forte desiderio di autenticità dei giovani e di una fraternità che abbia un respiro non solo personale, ma universale". Segni alla base di esperienze indelebili, come la "missione cittadina" promossa dalla diocesi di Roma nei tre anni di preparazione al Giubileo, che hanno creato uno stile di vita ecclesiale destinato a restare impresso non solo nella memoria della comunità romana ma anche delle altre diocesi europee che a breve lo proporranno ai loro giovani.
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Nasce la convenzione CSI - TELE2
Il mondo avrà una grande anima TELE2 insieme al CSI nel progetto "Sport for Africa" Giustizia, pace e fratellanza tra tutti i popoli del mondo sono i difficili ma possibili traguardi a cui anche l'ambito sportivo può dare un contributo concreto. Il CSI, in collaborazione con l'Ufficio per la Pastorale del Tempo Libero e Sport della CEI, forte della propria esperienza ed in linea con i valori autentici insiti nello sport, ha avviato da oltre 5 anni dei progetti in Africa per la formazione degli educatori e animatori sportivi e la realizzazione di società sportive. Questa la sfida lanciata nella convinzione che non sia giusto imporre ai paesi in via di sviluppo il modello occidentale dello sport spettacolo. Ai Paesi più poveri, l'occidente ruba bambini e giovani, attraendoli con il miraggio di diventare campioni, ed impone un modello sportivo distorto, che invece di proporsi come motore di aggregazione e di educazione tra i giovani, insegue la ricerca, la selezione e l'addestramento del campione. Quest'anno il paese destinatario dell'intervento è il Camerun ed il progetto consiste nel realizzare piccoli impianti sportivi nei villaggi per favorire la promozione dell'attività sportiva. Solidarietà, quindi, e comunione di intenti tra chi vuole realizzare una vera "civiltà dell'amore", come ci ha invitato a fare il Papa. Un aiuto particolare all'iniziativa verrà da Tele2 che si è impegnata a devolvere un contributo all'iniziativa "Sport for Africa" del CSI per ogni contratto telefonico attivato in convenzione. NON ASPETTARE QUINDI, DIVENTA SUBITO UN CLIENTE TELE2 E ATTIVA LA PRESELEZIONE AUTOMATICA, POTRAI RISPARMIARE SULLA TUA BOLLETTA TELEFONICA E CONTRIBUIRE AL PROGETTO DI SOLIDARIETÀ! Compila il modulo che trovi nella pagina a fianco e spediscilo subito a: TELE2 Italia, Casella Postale 27, 67010 Coppito (AQ). L'attivazione è gratuita! Per ogni informazione puoi chiamare il numero verde:
800 92 1070 Inoltre, chiunque volesse contribuire all'iniziativa potrà farlo mediante versamento sul c/c 111100 aperto presso la Banca Popolare Etica, Cod. ABI 5018, CAB 12100, intestato a Centro Sportivo Italiano, indicando come causale: "Camerun"
INTERVISTE
A RUOTA “LIBERA” di Leo Leone
DONALUIGI CIOTTI ruota
“LIBERA”
IL FONDATORE DEL GRUPPO ABELE OSPITE A CESENATICO PER LE FINALI DELLA JOY CUP La tua esperienza tra i giovani a Torino diede vita al "Gruppo Abele". In quegli anni il comitato CSI di Torino avviava il suo lavoro di presenza e di sostegno tra i giovani del "Ferrante Aporti", il carcere minorile della città. È in quella occasione che hai incontrato il CSI? Prima ancora di dare vita all'esperienza del Gruppo Abele il CSI già "segnava" la mia vita perché mi coinvolgeva come accompagnatore, dirigente e come protagonista all'interno di percorsi di formazione. È stata un'appartenenza molto significativa per la mia vita e della quale mantengo un ricordo vivissimo, al punto da conservare molto gelosamente quelle mie prime tessere. La nascita del Gruppo Abele si è inserita su questo terreno. Era scontato che un'attenzione al mondo del disagio giovanile coinvolgesse - in qualche modo - anche le realtà più significative dello sport. Fu per questi motivi che il nascente Gruppo Abele prese subito contatti con la presidenza nazionale del CSI: per costruire scambi, per attivare alleanze educative, per uscire da logiche di steccato e per fare dello sport un "luogo" privilegiato del servizio sociale agli ultimi. Era proprio lo sport, in molti casi, ad avvicinare giovani con giovani, a intrecciare persone e a proporre - nel gioco e nel tempo libero - modalità di convivenza più umane. La Torino di quegli anni (siamo nel periodo della grande immigrazione dal Sud
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Italia) aveva bisogno di segni capaci di testimoniare un'integrazione possibile. Per moltissimi ragazzi tutto questo avveniva senza troppe teorie proprio all'interno delle pratiche sportive. In questo senso il CSI ha significato, per il nostro piccolo e nascente Gruppo Abele, un prezioso e fondamentale aiuto, un punto di riferimento per fare della "strada" un luogo educativo grazie anche allo sport. Gli ultimi sono messi al primo posto nel Vangelo. Don Milani scriveva che "occorre servire gli ultimi senza servirsi di loro". Ma oggi chi sono gli ultimi? Non è facile indicare chi sono oggi gli ultimi. Al fianco delle vecchie e sempre presenti povertà stanno emergendo anche nuove forme di esclusione sociale che fino a "ieri" ci erano lontane. All'interno di meccanismi sociali complessi e non immediatamente afferrabili, molti cosiddetti "inclusi" vivono sotto la soglia di povertà mentre altri - economicamente garantiti - sperimentano nuove forme di sofferenza e di povertà esistenziali che mettono radicalmente in discussione la nostra concezione di benessere. Se a tutto questo si aggiunge che i cosiddetti poveri - tradizionalmente intesi - continuano ad abitare accanto a noi, il quadro che se ne ricava è inquietante e chiede interventi correttivi tanto sul piano sociale (e del servizio) quanto e soprattutto sul piano delle politiche. Per tanti anni ci siamo spesi, in molti, per gli
esclusi e per chi è ai margini. Meno sforzi sono stati fatti invece rispetto agli inclusi, a chi ha possibilità, strumenti, mezzi, cultura, benessere. Aiutare a ri-leggere questi spaccati di società senza mai dimenticarne le forme meno visibili della povertà (imparando se è necessario anche ad andare a cercarle e a stanarle) è la sfida che oggi ci è chiesto di percorrere. Un itinerario possibile solo se si riesce a coinvolgere anche i giovani: tanto coloro che sono già sensibili ad un impegno sociale, quanto coloro che ne sono più lontani per mille ragioni. La recente esperienza di Libera ha promosso la realizzazione della Carovana Antimafia. Quali gli obiettivi che si prefigge? Gli obiettivi della Carovana sono facili a formularsi anche se difficili e complessi da praticare. Si tratta, in parole semplici, di riconoscere che è ancora necessario riflettere, approfondire e dare continuità al tema della legalità e della giustizia. È sempre più urgente una riflessione "alta" sui contenuti e sulle pratiche di legalità che dovrebbero portare la nostra vita lungo i sentieri della giustizia e dell'uguaglianza sociale. Credo di poter dire, con un certo rammarico, che non è entusiasmante che debba essere una Carovana itinerante per l'Italia a ri-proporre la centralità della legalità. Ci eravamo quasi illusi che questo servizio potesse non essere necessario. Per un certo periodo avevamo pensato che la legalità era ormai diventata patrimonio acquisito del nostro Paese e stile di vita non più discusso o omesso. Purtroppo ci siamo resi conto che così non è. Per questi motivi abbiamo proposto, come
e occasioni concrete di uguaglianza, l'anello di congiungimento tra queste due realtà è individuato con chiarezza, ma anche - credo di poter affermare - come speranza possibile per tutti.
È indubbio che CSI e "Libera" si incontrino sul tema dello sport, spesso chiamato in causa dalla mancanza di legalità (bilanci in nero, uso e abuso di sostanze dopanti, acquisti miliardari). La pratica sportiva deve essere invece scuola di pace e "palestra" di giustizia.
Libera, "Occhi aperti per costruire giustizia": per fare della legalità il primo e fondamentale strumento al servizio della giustizia. Non abbassare la guardia, continuare a restare vigili - "con occhi aperti" - per denunciare ciò che non funziona (quando necessario) e per completare la critica con proposte e
progetti resta un preciso dovere di cittadinanza solidale. La Carovana si presenta come un semplice strumento per creare nuova sensibilità su questi temi. Il CSI e Libera hanno ideato e promosso il progetto "Liberare lo sport per liberare la vita". Quale l'anello di congiunzione tra le due associazioni, in un tempo in cui l'impegno per la lotta alla criminalità sembra essersi attenuato? È indubbio che CSI e "Libera" si incontrino sul tema dello sport. Quest'ultimo è spesso chiamato in causa dalla mancanza di legalità, per via di bilanci in nero, per l'uso e l'abuso di sostanze dopanti, per acquisti miliardari. La pratica sportiva deve essere invece scuola di pace e "palestra" di giustizia. Sento il bisogno, all'interno di queste riflessioni, di ricordare Gianmario Missaglia - per gli amici Mix - deceduto lo scorso mese. Mix ha rappresentato un aiuto estremamente significativo per "Libera" ed è lui che ha portato, con passione e forza, il tema dello sport per tutti all'interno dei percorsi della legalità. Mix era stato Presidente Nazionale della Uisp dal 1986 al 1998. La sua grande intuizione è stata proprio questa: fare dello sport non un evento individuale (per vincere in solitudine) o per pochi, ma una pratica per tutti da vivere assieme, sicuri che soltanto dentro questo "correre insieme" si incontrano quei segni di vita che curano la nostra esistenza. Se CSI e Libera collaborano per fare dello sport un percorso capace di dilatare diritti
Non c'è gioco e non c'è sport senza regole. Quale contributo può fornire, in questo tempo, il CSI ad un processo di educazione alla legalità? E cosa ha a che fare tutto questo con un impegno rivolto a fornire risposte significative al disagio giovanile? Permettere di praticare lo sport, e non solo "guardarlo", è il primo grande contributo che si può chiedere a quanti si occupano di sport. Una proposta che deve diventare concreta sui nostri territori, capillare e accessibile per tutti, non solo per alcuni segmenti generazionali. Permettere a giovani, bambini e adulti di costruire modalità di confronto e di partecipazione all'interno delle pratiche sportive è uno degli strumenti più incisivi per contrastare solitudini e per rompere i pregiudizi della non-conoscenza. Allo sport vorrei affidare anche il compito del costruire personalità in grado di reggere e di superare gli inevitabili disagi che la vita sempre comporta, ovvero il compito di insegnare anche a perdere. Significa proporre uno sport che non rinunci al desiderio della vittoria, ma che educhi a riconoscere l'eventuale sconfitta come momento di crescita e di affermazione di se stessi. Solo quando tiene insieme il vincere con l'imparare a perdere lo sport diventa un correre per i diritti, per la dignità e per il riconoscimento dell'identità di ogni uomo. Nel Vangelo di Giovanni (20.1-11) tutto questo è detto con l'immagine di Pietro e Giovanni che si recano di corsa al sepolcro, di buon mattino, perché le donne li hanno informati che la pietra è stata ribaltata ed il cadavere di Gesù non è più dove era stato posto. Quel correre diventa la cifra ed il simbolo di uno sport che può essere praticato solo assieme - aspettandosi gli uni con gli altri, quando necessario - per cercare una Speranza che è decisamente più piena della sola vittoria. Senza quella corsa l'annuncio della Resurrezione forse sarebbe tardato ad arrivare. Il correre di Pietro e Giovanni, invece, il loro aspettarsi ed il loro entrare insieme nel sepolcro è l'inizio di un tempo che ci consegna una Grazia che davvero guarisce, libera e perdona. Ma queste sono riflessioni che il CSI ci ha sempre offerto più con l'esempio che con la sola teoria.
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TRAME DI GIOCO
ODE A MANÉ di Darwin Pastorin
Ode a Mané PENSANDO AI MONDIALI, VEDO IL BRASILE, IL SAMBA, I COLORI VERDEORO E… GARRINCHA. VI RACCONTO PERCHÉ. Sai quando ho deciso, Manè, di raccontare la tua vita e la tua leggenda? Dopo un racconto di Leo Junior. Sono Antonio Coimbra, inserviente nel palazzo del Governatore di Rio. […] Oggi è un grande giorno. Oggi arriva dalla Svezia la squadra del Brasile campione del mondo. E verrà qui, nel Palazzo del Municipio anche il mio idolo: Garrincha. Ma lo avete visto? Uno scoiattolo. Di qua, di là, di là, di qua: e chi lo prendeva mai! Noi tifosi del Botafogo abbiamo deciso di organizzare una festa in suo onore. Tutta una notte da trascorrere con il nostro campione. Con Manè, l'allegria della gente! […] Il portiere Gilmar, così elegante. Djalma Santos del Palmeiras, l'inteliggente Zagallo, il poderoso Vavà, quel formidabile ragazzino di Pelé. Semplicemente strepitoso. Un prodigio di natura, un'invenzione superba di qualche dio del pallone in vena di perfezione. Poi: lui. L'irresistibile Garrincha. Il simbolo dei brasiliani che sognano, che faticano, aggrappati perennemente alla speranza che un giorno cambierà, che un dribbliing allevierà la vita. […] Garrincha poteva essere un povero abbandonato, dimenticato, umiliato, invece è un'idolo. […] Ecco i giocatori. Il mio cuore batte forte, come quando vedo le attrici al cinema. Nilton Santos in testa. Lo chiamano l'Accademia del Calcio. Elegante, è musica il tuo "toccare" il pallone. Preceduto dal suo sorriso, ecco Pelè. Ha fatto innamorare il mondo. Ma lo avete visto quel gol alla Svezia? Pallone sopra la testa di un avversario, sopra quello di un altro, poi il gol, e la palla non ha mai conosciuto l'erba: tutto al volo. Io sono rimasto a bocca aperta, io che avrei dato la vita per un gol così. C'è Josè Altafi-
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ni, con i suoi capelli rossi. "Didì, Vavà, Pelè" e siamo noi i padroni del calcio. Venite, venite nel paese del Carnevale e del Pallone. Solo ora ti vedo, Garrincha. Sei al fianco del difensore Bellini. Perchè i tuoi occhi non sono mai allegri, anche in una giornata come questa? Guarda fuori Manè, c'è il Brasile che sorride. Ssstt! Silenzio! Il Governatore deve fare il discorso. Parole e parole. E bravi, e bene, e il Brasile è orgoglioso e io sono orgoglioso e i vostri nipoti saranno orgogliosi. Bravi. Cuore. Nazione. Esempio. […] Il Governatore riprende a parlare. Ssstt! Silenzio, per favore. A voi che così fulgido onore avete portato al Brasile, ho deciso di regalare, a ognuno di voi...(Pausa ad effetto) ....Una villa a Copacabana! Siete contenti? Oh, si che sono felici i campioni! Ridono, si danno di gomito. Solo Garrincha non fa festa. Solo Garrincha non ride e nemmeno sorride. Le sue labbra disdegnano una curva di perplessità.Tutti lo notano. Imbarazzo. Ehm, ehm. Gole raschiate. Djalma Santos che fissa un posacenere che raffigura il Colosseo di Roma. Il Governatore fa "uhmm". Anche il segretario fa "uhmm". Qualcosa non va, Garrincha? Chiede il Governatore mentre Zagallo segue il volo di una mosca. Garrincha scuote il capo. Se la villa non ti piace.....(il Governatore che è un tipo navigato, pensa: Chissà cosa vuole, questo qui. Chiederà l'impossibile, davvero non sono mai contenti. Prima non avevano nemmeno le lacrime per piangere, e ora non si accontentano neppure diella luna. Una villa non è cosa da poco. Vale milioni. Questo Garrincha é un tipo strano. Sono curioso di sentire la sua richiesta).
....se la villa non ti piace, Garrincha, puoi chiedere altro. Avanti, su coraggio. Parla sul serio, signor Governatore? Certo, Garrincha.Imbarazzo. Attesa. Pelè si toglie un pulviscolo dalla manica della giacca. Zagallo potrebbe raccontare la vita della mosca. Come regalo vorrei.... Immaginate la faccia del Governatore. E quella del Segretario. E quella della moglie del Governatore. ....vorrei: vede quella gabbia, signor Governatore? Tutte le teste si girano verso il punto indicato dal dito di Garrincha. Un passero svolazza dentro la gabbia. Un passero colorato. Un passero prigioniero. Signor Governatore, io non voglio la villa. Come premio per la Coppa, le chiedo di liberare quel passero. Lo lasci volare nell'immensità del cielo. Libero, signor Governatore. Di nuovo, felicemente, libero. Questa storia la racconto a tutti: nelle scuole, agli amici, ai colleghi giornalisti. La racconterò a mio figlio e ai miei nipoti. La inciderò nella roccia, la spedirò nello spazio, la metterò in una bottiglia da affidare alle onde dell'oceano, sarà tatuaggio sulla mia pelle, sarà musica e sarà scrittura, sarà pensiero e sarà parola, sarà legge e sarà gioia, sarà brivido e sarà sole, sarà carezze, sarà abbraccio e sarà missione, sarà stelo e sarà arbusto, sarà legno e sarà fuoco, sarà miele e sarà fieno, sarà vento e sarà acqua.
ARGOMENTI
SVILUPPO: IL NUOVO NOME DELLA PACE di Katia Calvani
Sviluppo: il nuovo nome della pace A LORETO UN SEMINARIO DELLE SENTINELLE DEL MATTINO SULLA GLOBAL GOVERNANCE
Dal 19 al 21 Aprile si è svolto a Loreto un seminario internazionale organizzato dal gruppo "Sentinelle del Mattino", aggregazione di associazioni di ispirazione cristiana, che in occasione del G8 cercò di fare alcune proposte concrete nel campo della globalizzazione. In particolare questo gruppo sta cercando di organizzarsi in strutture complesse, per studiare luoghi e forme di confronto, soprattutto fra tutte la associazioni che ne fanno parte, perché all'interno di ognuna ci sono competenze enormi che si potrebbero mettere a disposizione di tutti. La relazione introduttiva, affidata a Marco Aquini, con il titolo "La dottrina sociale della Chiesa e il nostro impegno nel mondo", è stato un excursus nella storia della Chiesa per trovare i fondamenti, evangelici e non, per il nostro impegno. "Lo sviluppo è il nuovo nome della pace, perseguimento di un nuovo ordine voluto da Dio": tutti gli uomini di tutte le tradizioni sono interpellati, perché c'è uno stretto legame tra l'impegno per lo sviluppo e la costruzione della pace.
Già Gesù diceva che i beni sono un dono di Dio, ma che non bisogna attaccarsi a loro. Il primo esempio di condivisione sono le Comunità cristiane, alla base di una relazione fra i credenti perseveranti nell'azione fraterna: stare insieme e tenere ogni cosa in comune, ideale cui tendeva la chiesa primitiva. Da ciò deriva l'impegnarsi per il bene di tutti, avendo un'attenzione particolare verso i poveri, come già dicevano i Padri della Chiesa. Lo sviluppo deve comprendere e rispettare le abitudini, le tradizioni, ma anche la dimensione più trascendente della persona. Bart Bode, funzionario nell'educazione allo sviluppo del "Broederlijk Delen" (condividere come fratelli) ci ha presentato la storia dei processi di globalizzazione con le conferenze che sono state fatte dalle Nazioni Unite sullo sviluppo e sull'ambiente; sono iniziate solo nel 1992, molto tardi, ma tutto il mondo ha concordato sul fatto che lo sviluppo non è solo economico, ma ha a che fare con il creato. I paesi in via di sviluppo cercavano da questi incontri una traduzione pratica delle parole e, soprattutto, accordi che non formulassero ulteriori condizioni per loro e che non creassero né vinti né vincitori. Tema fondamentale portato avanti nei suoi discorsi è stata la GLOBAL GOVERNANCE, il finanziamento allo sviluppo: inventarla è un dovere, ma c'è la necessità di un cambiamento. Il G8 è l'attore principale della Global Governance, ma non è rappresentativo di tutte le popolazioni del mondo, occorrerebbe allargare questo gruppo anche con le nazioni emergenti, in via di sviluppo. Al centro del G8 ci dovrebbero essere le isti-
tuzioni governative, come le Nazioni Unite, attorniate da tutte le associazioni non governative e dalla società civile. Ana Alban Mora è direttrice della Segreteria Nazionale della Fundacion Natura dell' Ecuador: questa associazione è un'organizzazione non governativa ambientale che sta cercando di rendere attuali i princìpi di solidarietà, uguaglianza e giustizia anche in Ecuador. La sicurezza alimentare, ovvero la disponibilità di alimenti, il loro uso efficace, l'accesso alle risorse e l'assicurazione che le generazioni abbiano le stesse possibilità, in questo paese non è così scontata, anche se l'Ecuador è uno dei paesi con maggiore bio-diversità del mondo: il problema è che non c'è stata ancora una politica che sfrutti questa potenzialità, perciò ci troviamo di fronte a malnutrizione, povertà, analfabetismo. Infine Riccardo Moro ci ha dato alcuni spunti sulla globalizzazione e sul suo uso finanziario. La facile circolazione delle informazioni e dei capitali grazie all'avvento di Internet è cresciuta moltissimo: ma queste nuove condizioni cambiano le abitudini e i comportamenti anche delle imprese che ora delocalizzano i loro stabilimenti per avere costi di produzione inferiori. Ciò porta alcuni rischi nella dimensione economica, come l'oligopolio informativo, l'oligopolio finanziario e l'omologazione culturale. Il mercato finanziario e quello economico devono essere coerenti alla politica e agli obiettivi: ma occorrono regole, perché la libertà porta alla non trasparenza dei movimenti. L'obiettivo fondamentale è fare in modo che anche il mercato finanziario sia uno strumento a disposizione della comunità.
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ARGOMENTI IL FILO DELL'ORATORIO di Manuela Robazza
Il filo dell'oratorio SI RESPIRA IN TUTTA ITALIA UN GENERALE DESIDERIO DI TORNARE A SCOMMETTERE SULL'ORATORIO. PER QUESTO È NATO IL FORUM DEGLI ORATORI ITALIANI. Nell'isola di Creta viveva, al centro di un terribile labirinto, un mostro violento, dal corpo di uomo e dalla testa di toro: il Minotauro. Teseo, figlio del re di Atene, si offrì per essere uno dei giovani destinati ad andare in pasto al mostro con l'intento di liberare il popolo. Arianna figlia di Minosse e sorella del mostro, si innamorò di lui. Diede a Teseo un grosso gomitolo che, strada facendo egli avrebbe srotolato lungo le vie del labirinto. Teseo uccise il mostro e, grazie al filo di Arianna, uscì dal labirinto vincitore. Forzando un po' questo mito mi piace immaginare il labirinto come la vita di tanti bambini, ragazzi, adolescenti e giovani, i nostri Teseo, l'uccisione del Minotauro come ogni impresa difficile, faticosa, dura, costosa che si trovano ad affrontare, Arianna come il mondo degli affetti, dei sentimenti, degli ideali, delle cose belle e, con un po' di presunzione, il filo come l'oratorio. Prima di essere un luogo fisico, infatti, l'oratorio può essere per tanti ragazzi un'esperienza che impedisca loro di perdersi, o meglio che dia loro la possibilità di ritrovarsi. L'oratorio, prima di essere una struttura, è una mentalità, un modo di vedere la vita, è un cuore che batte, è un sogno di unità e armonia, è una
comunità che ama, è un clima che si respira, è uno stile, un incontro importante, un Vangelo, uno sguardo buono. Tutto questo poi si concretizza e assume la forma dell'ambiente, delle strutture, dell'organizzazione precisa dell'oratorio, che però sarebbe arida e fredda, senza l'anima dell'ideale. "Rilanciate gli oratori come ponti tra la chiesa e la strada", aveva chiesto il Papa ai giovani romani nel 2001. Nelle comunità cristiane si sente un bisogno e un'esigenza generali di rilanciare gli oratori, di tornare a crederci, di scommettere di nuovo sull'oratorio come strategia educativa vincente. In tutta l'Italia c'è questo desiderio, sia dove gli oratori hanno una tradizione consolidata di secoli o decenni, sia dove si sta timidamente iniziando a impostare l'evangelizzazione e l'animazione del tempo libero secondo i canoni dell'oratorio. Per questo, nel settembre 2001, è nato il Forum degli oratori Italiani, "organo di coordinamento nazionale degli organismi ecclesiali che dedicano speciale cura all'oratorio, luogo ed espressione dell'amore della Chiesa per le nuove generazioni e per il loro accompagnamento nel cammino di crescita umana e cristiana" (dallo Statuto del Forum).
FOI: chi? come? dove?
Il Forum si avvale di una segreteria esecutiva in cui il CSI ha una presenza molto significativa e preziosa: il presidente, Don Massimiliano Sabbadini, direttore della FOM è consulente ecclesiatico del CSI di Milano e il segretario Daniele Pasquini è presidente della Consulta dei giovani nel CSI nazionale. Nell'ultima assemblea generale, svoltasi
Fanno parte del Forum degli oratori italiani tutte le regioni di Pastorale Giovanile, gli istituti religiosi di Vita Consacrata che hanno come carisma l'oratorio, le associazioni ecclesiali che si occupano di animazione del tempo libero (il CSI in modo particolare!) e le federazioni o fondazioni territoriali di oratori. 58
Stadium giugno 2002
Le finalità del Forum sono: "studiare la realtà delle nuove generazioni, in costante cambiamento, per mantenere viva l'attenzione sulle loro esigenze educative; sostenere e coordinare l'azione educativa degli oratori; promuovere e finanziare la ricerca pedagogica e metodologica, e individuare strutture adeguate; rappresentare gli oratori italiani e favorire il raggiungimento dei loro obiettivi nelle istituzioni locali, nazionali e internazionali." Di che colore era il filo di Arianna? Di che colore è il filo dell'oratorio? Qualcuno lo immagina rosso come l'amore per i ragazzi che anima ogni educatore che vi lavora, altri lo vedono verde come la speranza che vi abita chiaramente, altri ancora lo vedono azzurro come la presenza di Dio che vi si respira, altri ancora giallo come la luce e il calore della gioia, protagonista indispensabile di ogni oratorio. Forse quel filo è un arcobaleno che comprende tutti i colori e li armonizza. Arcobaleno è anche il logo del FOI: perché il Forum vorrebbe essere il filo di Arianna che unisce e collega tra loro tutti gli oratori italiani, valorizzandone le differenze e favorendone e sostenendone la crescita portando nel territorio italiano luce, calore e colori.
a Roma il 20 e 21 aprile scorso tra l'altro si è deciso di stabilire il 26 maggio (a partire dal 2003) Giornata Nazionale degli Oratori. Il Forum comunica con i suoi membri e con tutti gli oratori attraverso il sito www.oratori.org e una newsletter periodica. La sede del Forum è in Via Arangio Ruiz 2, 00165 Roma tel. 06 66521275
PER ALLENAMENTO
GLI ARTI INFERIORI di Alfredo Stecchi
GAMBE Gli arti inferiori È superfluo sottolineare l'importanza degli arti inferiori in qualsiasi genere di attività fisiche, da quelle di tipo competitivo a quelle di puro fitness. Rispetto a tutti gli altri allenamenti, quello degli arti inferiori è sicuramente il più intenso oltre che il più dispendioso da un punto di vista energetico, con la possibilità di variare infinite esecuzioni e trovare soluzioni personalizzate per chiunque. Esiste però un movimento su tutti, lo squat, che rappresenta un punto fermo in questo genere di training per la sua completezza ed efficacia. C ENNI
ANATOMICI
Pur considerando anche gli arti inferiori come facenti parte di un sistema cinetico altamente organizzato e collegato con tutto il resto del corpo, per chiarezza è necessario fare un breve e sintetico cenno ai gruppi muscolari più importanti. Tra questi, il quadricipite femorale è quello che più si evidenzia come dimensione e per la funzione di estensione che possiede, mentre nella loggia posteriore della coscia troviamo il gruppo dei flessori rappresentato in particolare dal bicipite femorale. Oltre a questi, vanno ricordati sempre per la coscia gli adduttori, gli abduttori e i glutei, per finire ai muscoli della gamba con i polpacci che sono gli fig. 1 estensori dor-
sali del piede e i flessori dorsali del piede rappresentati in particolare dal muscolo tibiale anteriore.
G LI
ESERCIZI
L'esercizio che riesce a coinvolgere più o meno tutti i muscoli precedentemente citati, anche se con maggior intensità il quadricipite femorale, è il movimento di accosciata denominato squat. Lo squat è un esercizio poliarticolare in quanto le articolazioni coinvolte nel movimento sono più di una: anca, ginocchio e caviglia. Tali sollecitazioni riescono a mettere in moto dei meccanismi neuromuscolari veramente importanti, tanto da renderlo il migliore esercizio di preparazione genrale per migliorare la forza soprattutto nelle azioni del saltare e del correre. Il segreto per poter effettuare questo movimento con sicurezza è rappresentato soprattutto dall'attenzione che bisogna prestare nella gradualità delle intensità dei carichi, iniziando quindi ad eseguirlo a corpo
libero (Fig. 1) e passando molto gradatamente all'aumento del peso. L'esecuzione con carichi elevati (Fig. 2) sarà possibile dopo un lungo tempo dedicato all'automatizzazione del fig. 2 gesto e con il contemporaneo potenziamento della parete addominale e lombare. In ogni caso, da un punto di vista biomeccanico ci si dovrà concentrare in particolare su tre aspetti: • la posizione del tronco non eccessivamente inclinata in avanti; • la linea perpendicolare passante per le ginocchia al suolo non dovrà essere troppo esterna ai piedi; • il passaggio dalla fase di discesa a quella di salita non deve rappresentare alcuna forma di rimbalzo, deve essere accuratamen-
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PER ALLENAMENTO
GLI ARTI INFERIORI
te controllata con la parete addominale ben contratta e la colonna vertebrale dovrà mantenere intatte le sue curve fisiologiche. Un esercizio fig. 3 che possa sostituire lo squat, anche se non con gli stessi risultati, è l'esecuzione effettuata alla macchina leg press (Fig. 3) che viene spesso praticata da soggetti con evidenti problematiche della colonna; in questo caso si suggerisce sempre di non staccare mai dall'appoggio i glutei e tutta la schiena, di non effettuare un eccessivo piegamento a livello delle ginocchia e di contrarre la parete addominale durante tutto l'arco del movimento abbinando l'espirazione nella fase di distensione degli arti inferiori. Nella preparazione fisica, quando si allena questa zona del una elevata funzione allenante. corpo, accade molto Una esecuzione molto interessante fig. 4 frequentemente di per le reazioni che riesce a stimolare concentrare gran parte del lavoro sui qua- muscolarmente e che mette senza dubbio dricipiti considerandoli i più importanti in in evidenza delle buone capacità motorie assoluto; questo generali è rappresentata dai balzi con fig. 5 tipo di scelta porta conseguentemente ad uno squilibrio muscolare soprattutto in fig. 6 rapporto con gli ischiocrurali, i flessori, che sono soggetti non di ginocchia al petto (Fig. 5). rado ad infortuni di vario tipo. Esistono numerosi L' ORGANIZZAZIONE DEGLI ALLENAMENTI sistemi d'allena- Due allenamenti alla settimana di circa 30 mento per au- minuti ciascuno da dedicare agli arti inferiomentare i livelli di forza di questo gruppo ri possono essere sufficienti per raggiungemuscolare, con macchine, bilanceri e a cor- re un discreto livello di preparazione. po libero: tra questi, la corsa calciata dietro Ogni seduta deve sempre prevedere un (Fig. 4) è una valida azione dinamica con periodo di tempo di almeno 10-15 minuti per
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un buon riscaldamento, preferibilmente con della corsa lenta seguita da semplici movimenti in tutte le direzioni, durante il quale l'aumento interno della temperatura corporea consentirà la migliore esplicazione di tutte le potenzialità e rappresenterà inoltre un valido sistema di prevenzione ai traumi. Dopo questa prima fase si può passare al momento fondamentale dell'allenamento: a tal proposito, si suggerisce sempre di eseguire per primi gli esercizi che richiedono un alto livello di concentrazione o quelli che si stanno imparando, per poi passare a quelli più semplici che sono già stati automatizzati. Ogni seduta dovrà terminare con 5-10 minuti di defaticamento al fine di ristabilire le condizioni di equilibrio e di riposo nel modo più razionale: per far questo risulterà molto utile eseguire varie posture di allungamento come quella raffigurata nella Fig. 6.
VITACSI
PEDALANDO VERSO CESENATICO
JOY CUP
Pedalando verso Cesenatico IL 21 E IL 22 GIUGNO GRAN FINALE PER IL 1º CAMPIONATO NAZIONALE DI CICLISMO AMATORIALE A TAPPE Bellizzi, la gara si è snodata attraverso le vie cittadine di Pontecagnano, Eboli, Montecorvino, Giffoni Valle Piana in un tracciato incredibilmente panoramico. Un circuito per lo più pianeggiante con qualche strappo montagnoso ripetuto due volte dal gruppo per una distanza di 70 Km al traguardo finale. Nove traguardi volanti e due Gran Premi della montagna hanno reso più avvincente la tappa. La gara si è risolta in volata.
Il ciclismo sta vivendo uno dei suoi momenti storici, ma al negativo. È difficile commentare una tappa, esprimere giudizi su un corridore, braccia levate al cielo per la vittoria, due ore doping, braccia conserte, perché stoppato dalla giuria. Facile confondersi anche nel gergo giornalistico: il gruppo ormai è quello sanguigno, le fughe nella carovana sono quelle di notizie, i valori del ciclismo sono quelli dell'emocromo. Non prendiamoci in Giro. Lo vogliamo dire soprattutto agli oltre duecento ciclisti del CSI di corsa verso la Joy Cup, quando il 21 e il 22 giugno a Cesenatico si assegneranno le maglie di campione nazionale. Nel frattempo è stato un maggio pedalato quello del Centro Sportivo Italiano. In questo mese ben tre appuntamenti del campionato nazionale di ciclismo amatoriale a tappe hanno fatto seguito a quello veronese d'esordio. SALERNO La prima tappa si è svolta domenica 5 a Bellizzi (SA), in una giornata di sole, quasi estivo. Oltre 150 gli iscritti, provenienti in special modo dalla Campania e dal Lazio con i ciclisti dei comitati di Roma e Latina in bella mostra. Con partenza ed arrivo a
FORMELLO Domenica 12 il secondo appuntamento con la tappa romana che ha preso il via dai giardini di Formello. Protagonista, come sempre nelle giornate di ciclismo laziale, l'associazione "Amici per la bici". Da Formello diretta verso Campagnano la carovana, composta da oltre 120 corridori, ha percorso tre giri su un circuito di 10 km molto impegnativo, per poi puntare verso Sacrofano e Prima Porta, e poi tornare quindi lungo la Formellese al via, dopo circa settanta chilometri. La tappa laziale, valevole anche per il titolo ragionale del campionato CSI, ha visto in grande spolvero il team Ferioli, che, dopo il successo collettivo lo scorso anno a Paestum, si presenta anche quest'anno tra le favorite per la Joy Cup 2002. CALCINATO Ultimo sprint a Calcinato, nel bresciano,
dove domenica 26 Maggio si è svolta la quarta prova del Campionato Nazionale CSI, con più di 130 corridori a darsi battaglia su un circuito selettivo che comprendeva, oltre a vari dislivelli (in salita e in discesa) con punte di 150 - 250 m, la discesa in pavé della piazza della Repubblica in Calcinato. La gara si è svolta in due partenze: la prima per i Senior/Gentleman, i quali hanno percorso 9 giri lunghi più un giro corto nel ring cittadino, per un totale di Km 50,500; la seconda partenza per i Junior 1
e 2, i quali hanno percorso 9 giri lunghi più 3 giri corti nel ring cittadino, per un totale di Km 60,900: il giro grande era lungo Km 5,200, mentre quello corto era di Km 4.500. Suggestivo e spettacolare il percorso scelto dal comitato organizzativo del CSI, offrendo ai corridori il modo di confrontarsi agonisticamente davanti ad un folto pubblico presente su moltissimi punti del percorso. Prima della discesa finale, lo strappo conclusivo ha sgranato il gruppo portando al traguardo Enrico Bonetti per gli Junior, Paolo Pezzini per i Senior 1, Giovanni Bino (Senior 2) e Giacomo Rosini (Gentleman). Ora sono attesi tutti alla Joy Cup. Non resta che Cesenatico.
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VITACSI
IL GRAN GALÁ DEL TENNISTAVOLO di Danilo Vico
Il Gran Galà del tennistavolo ASSEGNATI A TERNI I TITOLI NAZIONALI. UN PONGISTA ANCHE DALLA SVEZIA Entrando nel centro olimpico di Terni, dove il 20 e il 21 aprile si è svolto il 2° Gran Premio Nazionale di tennistavolo del CSI, si avvertiva immediatamente un'atmosfera particolarissima, fatta di movimento, suoni, grida, rumori, quelli tipici di questo sport, che, nel capoluogo umbro, nel più completo impianto federale nazionale, ha trovato la sua giusta dimensione. E con le numerose tinte arancio e blu del palazzetto ci si sente più in famiglia, a casa CSI. Non ci sono finestre, i raggi solari non devono infatti entrare per non creare riflessi; si gioca con la luce artificiale ad illuminare le due immense sale, "apparecchiate" con 24 tavoli, quella delle gare ufficiali, e con 12 quella adiacente dove si fa riscaldamento, e ci si allena. Di rigore i tovagliati azzurri sui tavoli (lo impone il nuovo regolamento) con ricami e nastri a dividere gli ospiti; i piatti (singoli e doppi) sono le racchette, il cibo le palline, decisamente più gustose queste nuove, sapor (pardon, color) arancio. Attenzione!: mica si mangia, si gioca; non si brinda…si suda! Pare - lo avrete capito - un gran gala, una festa, ritmata dal frenetico ed incessante ticchettio delle palline, dal continuo stridio ed attrito delle suole di gomma su un pavimento aderentissimo. Ogni tanto un "so" (dall'inglese così!), un urlo più o meno liberatorio dopo uno scambio, a seconda dell'importanza del punto conquistato. Un grido da un tavolo all'altro diverso, pronunciato nei vari dialetti, vista la multiregionalità della manifestazione: i toscani sembra dicano sciò, i veneti e friulani lo declinano come fosse show, più a sud diventa con forza séèé, con alcuni che lo traducono nell'italianissimo sìììì! Quel che importa
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Stadium giugno 2002
è sfogare la tensione in gioia. Sui tavoli l'attenzione alle gare è massima. "Il tennistavolo ha le sue radici nel CSI; perfino l'attuale presidente della FITeT Stefano Bosi è stato più volte campione italiano CSI e la stessa federazione (nacque come GITeT) sorse proprio da una costola del Centro Sportivo Italiano" spiegano i molti
dirigenti appassionati del vecchio ping pong.
LA
GARA
La manifestazione vede iscritti 182 atleti, impegnati in due momenti, il primo a squadra e ancora quello singolare. Sono presenti 16 Comitati provinciali. Il sabato hanno ini-
CLASSIFICHE INDIVIDUALI
Alcune voci Cosa conta nel ping pong? "Occorre avere buoni riflessi, e buone gambe. Faccio molta atletica e mi alleno una o due volte a settimana, perché anche la scuola mi impegna parecchio. Nel ping pong occorre avere un 50% di testa, cioè essere lucido, avere un bel cervello che ragiona, poi direi un 25% di gambe, quindi la componente fisica, e l'altro 25% di braccio, la parte dove si nasconde il talento puro. Una miscela di questi ingredienti e viene fuori un bel giocatore! Se manca uno di questi il gioco ed il giocatore non vanno bene, come una torta imperfetta. Quindi tanta attività fisica, scatti, corsa, per migliorare. L'anno scorso vinsi il campionato allievi, con una puntinata, quest'anno gioco con la liscia. Attaccherò di più”. Andreas Furrer Pisa "È sempre stato penalizzante per noi donne giocare al ping-pong. Anche nel piccolo universo della mia cittadina è così. Io mi diverto soprattutto durante queste manifestazioni, perché finalmente posso incontrare altre ragazze, di altre regioni. Mi alleno con i maschi? No. Io non mi alleno molto. È solo puro divertimento. Ho cominciato a giocare, grazie a Pietro Marino che veniva nelle scuole medie propagandando questo sport. Lui ci ha messo il cuore e l'anima, io il mio braccio. Mi conquistò questo sport, parlo di 15 anni fa. Da quel giorno mi incuriosì e fu lì che cominciai…". Sonia Tei - Cava de’Tirreni "Nel doppio conta molto l'affiatamento. Può essere benissimo che due ragazzi singolarmente più deboli, insieme riescano ad esprimere un bel gioco. Basta vedere due che giocano coordinati, in armonia. Importante è che il compagno ti carichi sempre. Mai criticare, solo consigli. Se si sbaglia non bisogna essere sfiduciati ma incoraggiare". "Ci stiamo divertendo, mio figlio ha preso una batosta. Trovo più divertente giocare nel CSI. Si gioca di più, c'è insieme qualità e divertimento". "Poteva andare meglio, credevo in un livello più basso, ed invece c'è gente che gioca assai bene. S'impara anche solamente vedendoli giocare!".
Nome Giovanissimi 1 Bonini Noè 2 Moretti Luca 3 Prisco Marco
Società
Comitato
TT Reggio Emilia Robur Macerata CSI TT Tirrena
Reggio Emilia Macerata Cava de' Tirreni
Giovanissime 1 Lasi Letizia 2 Barbato Beatrice
CSI Milano G.S. Pace
Milano Ancona
Ragazzi 1 Braguti Roberto 2 Romele Pietro 3 Mariolini Matteo
GGS S.Michele Pol. Gratacasolo CG Gorzone
Crema Valle Camonica Valle Camonica
Ragazze 1 Somenzi Letizia 2 Filippazzi Laura 3 Poeta Angela
CSI Milano GGS S.Michele Quadrifoglio
Milano Crema Macerata
zio i gironi individuali e le eliminatorie per la gara a squadre, che designa le finaliste. La domenica si giocano le finali ed il torneo "consolazione", dove era ripescato chi aveva perso. La gara individuale prevede 8 categorie maschili e 8 femminili. La gara a squadre si disputa con la formula ad eliminazione diretta, tipo Coppa Davis (con due singolari, un doppio, e due singolari), al meglio dei tre incontri vinti. Il singolare è stato invece suddiviso in gironi, per far giocare tutti il più possibile. Particolarmente interessante e spettacolare il torneo aperto anche ai classificati FITeT. Sui due tavoli centrali scelti appositamente vicini al parterre, per mettere in evidenza il livello cui si può arrivare giocando a tennistavolo, si sfidano i più, qualificati atleti di specialità. Qui la velocità è doppia come la forza impressa alle palline. Tagli ad effetto, top e contro top, smash, stop: il repertorio di questi giocatori è vastissimo, di alta qualità e il gioco ne acquista in dinamismo e agonismo. Ogni punto è sudatisssimo, ogni partita tiratissima.
Allievi 1 Ferrari Andrea 2 Furrer Andreas J 3 Sala Luca
CG Montichiari Pol. Portammare TT Reggio Em.
Brescia Pisa Reggio Emilia
Allieve 1 Spatti Denise 2 Riboni Linda 3 Pasini Sara
Pol. Gratacasolo GGS S.Michele USO Toscolano
Valle Camonica Crema Brescia
Juniores m 1 Facchi Simone 2 Smolari Matteo 3 Buffoli Andrea
GGS S.Michele CSI Orat. Calcinato S.M.C.R.
Crema Brescia Brescia
Juniores f 1 Ambrosi Bruna 2 Creazzi Isabella 3 Creazzi Claudia
US Castelmolina US Castelmolina US Castelmolina
Trento Trento Trento
LA
TECNICA
Girando tra i tavoli troviamo anche alcune ragazze, diversi bambini e molti "nonnetti" che ci sanno fare davvero, nobilitando la racchetta con colpi d'altri tempi e gesti di vera sportività. Applausi ad ogni punto, sia vinto sia perso. C'è molto fair-play; sembra uno sport molto corretto (non c'è contatto tra avversari, è difficile poter reclamare con l'arbitro, vince chi gioca meglio), e molto vario
Seniores m 1 Paoli Roberto TT Reggio Em. 2 Maccabiani Claudio CG Montichiari 3 Filippi Paul CG Montichiari
Reggio Emilia Brescia Brescia
Adulti 1 Arcoria Antonio 2 Sulin Stefano 3 Lupi Massimo
Grosseto Gorizia Grosseto
CSI don Bastianini US Azzurra CSI don Bastianini
Veterani 1 Agarinis Mario GS Rangers 2 Bianchin Giambattista GS Dinamis 3 Todeschini Arnaldo CSI Milano
Udine Treviso Milano
Veterane 1 Baldeschi Dianella
Pol. Portammare
Pisa
FITeT m 1 Teatino Angelo 2 Palummo Marco 3 Testiera Concetto
G.S. Campaccio Virtus Salerno Virtus Salerno
Siena Salerno Salerno
FITeT f 1 Marchetti Francesca DLF Viareggio
Lucca
(la casualità è sovrana - non si gioca mica a scacchi - la pallina avrà sempre un rimbalzo diverso su un punto diverso del tavo-
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VITACSI
IL GRAN GALÁ DEL TENNISTAVOLO
CLASSIFICHE A SQUADRA Femminile 1 Trento Maschile 1 Grosseto 2 Brescia 3 Cava de' Tirreni 4 Treviso
lo. Facile steccare, come pure spigolare (chiedendo naturalmete scusa per il colpo ben giocato con la fortuna). Fa colpo l'uso del servizio mascherato (tra qualche mese non sarà più concesso, ndr) che esalta la fantasia degli atleti (ognuno ne CSI= incontro e amicizia. E dalla Svezia arrivò Frederick A Terni tutti parlano dello svedese, tra i favoriti nella categoria FITET. "I play for Venezia, I came from Sweden, also if I have fever. Why I'm here? I have good friends, I've good time, and I like Italy. First of all I'm here to meet my friends and to play table-tennis", così parlò Frederick Moreno, venuto a Terni dalla lontana Svezia. I retroscena di questa bella storia ce li racconta un suo amico: "Abbiamo un sito internet della nostra società sportiva, ad un certo punto tra la posta in arrivo, è arrivata quella di Frederick, che diceva che gli sarebbe piaciuto molto giocare per un anno in Italia e se eravamo disponibili a farlo giocare, in amicizia tenendolo a casa di qualcuno con vitto e alloggio. Il nostro spirito è sempre stato molto poco agonistico e assai più solidaristico. Gli abbiamo
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inventa di diversi). Chi non gioca cura con sentimento le "gomme", le incolla, le rulla sulla racchetta. Le gomme sono fondamentali, possono essere lisce se si predilige un gioco attivo, spingendo il giro risposto che non avevamo assolutamente denaro per pagargli il viaggio. Se fosse venuto a sue spese, l'avremmo ospitato a giocare con noi. L'anno scorso abbiam fatto un campionato di C2; lui aveva il suo sponsor svedese che gli pagava le trasferte, arrivava per il weekend - essendo un farmacista - giocava e tornava a casa a lavorare. Dopo essersi sposato, pur non allenandosi è tra i nostri giocatori migliori. Noi l'abbiamo preso a scatola chiusa, per noi poteva anche non saper giocare e invece si è rivelato fortissimo! Abbiamo fatto naturalmente amicizia, la scorsa estate siamo anche stati a casa sua, quindici giorni in Svezia, dove c'è un livello altissimo di gioco. Quest'anno lui ha cambiato squadra, e a noi costava troppo tesserarlo. Ha avuto un po' di problemi col suo sponsor ed allora è venuto soltanto per quest'occasione delle finali nazionali, non per fare risultato, ma per trovarci tutt'insieme". Era questo era l'importante.
inferiore, o il giro superiore (top spine), altrimenti ci sono quelle puntinate, che sono gomme con cui non si "tira" molto, ma che restituiscono bene l'effetto che l'avversario imprime alla pallina. I più bravi giocano con entrambe, una per ogni faccia della racchetta. In gergo si dice che la gomma deve pettinare i capelli, significa cioè che deve avere un buon attrito. La forza, invece, la si imprime con le gambe, il braccio per chi è molto sensibile serve invece per il tocco, ma mai per dare forza. Scuole di pensiero: il gioco all'europea è più tecnico, mentre ad esempio i cinesi giocano molto di fisico, tutto di dritto, solo di potenza. Semplice, efficace, tutto senza trucchi, senza bluff. Fa piacere trovare poi intere famiglie dedite a questo sport, impegnate non solo a fare il tifo. Da Pisa una famigliola al completo è a Terni: madre, prima innamorata del ping pong e figlio campioncino, padre in veste di supporter e sorella pure sugli spalti, ma che ogni tanto nelle pause del torneo, improvvisa buoni colpi imparati (immaginiamo) sul tavolo familiare in soggiorno. Passeggiando si incontrano borse e tute di Brescia, Crema, Venezia, Salerno, Cerignola, Cavalese, ecc. Da tutti è stata apprezzata la formula "partecipativa" del torneo CSI. Pur perdendo, infatti, si possono giocare dai sei agli otto incontri, senza rischiare l'eliminazione dopo un solo match.
ARGOMENTI
UNA QUESTIONE DI GIUSTIZIA E DI UMANITÀ di Ilaria Podda
Una questione di giustizia e di umanità LA POVERTÀ E LE DISUGUAGLIANZE NEL MONDO RIGUARDANO ANCHE NOI
Un giorno di molti secoli fa, gli abitanti di un borgo nei dintorni di Firenze furono distolti dalle proprie occupazioni quotidiane dai rintocchi della campana del paese, che suonava a morto, fatto assai strano perché nessuno di loro si trovava in punto di morte. Tutti accorsero sul sagrato della chiesa per sapere chi avrebbero dovuto piangere; un contadino, uscendo
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dal portone, chiarì che non era morto "nessuno che avesse sembianze umane" e spiegò ai suoi compaesani sconcertati: "Ho suonato a morte per la giustizia, perché la giustizia è morta". Da tempo, infatti, un nobile del posto aveva iniziato a spostare progressivamente le pietre di confine della sua terra, occupando il campo del contadino, che si riduceva sempre di più.
Questo si rivolse alle autorità per chiedere giustizia, senza ottenere alcun risultato. Fu allora che decise di annunciare ai propri compaesani la morte della giustizia, perché si trattava di un lutto che non riguardava solo lui, ma tutti loro e l'umanità intera, che era giusto e naturale partecipasse del suo dolore. Con questo racconto, José Saramago, premio Nobel per la letteratura, ha aperto il suo discorso alla cerimonia di chiusura del Forum Sociale Mondiale 2002 di Porto Alegre. Lo riporto qui, perché mi pare significativo ed utile a comprendere la ragione per cui la drammatica condizione dei paesi poveri sia un problema che riguarda ciascuno di noi: non si tratta, infatti, di una questione prettamente economica e politica, relativa esclusivamente ai rapporti internazionali tra
gli stati, ma con esso entra in gioco la giustizia, come valore e come pratica di vita, e i diritti fondamentali della persona umana. È per questo che interessa l'umanità intera e ciascuno di noi. Come si può restare indifferenti mentre nel mondo 1,2 miliardi di persone vivono con meno di un dollaro al giorno e 2,8 miliardi con meno di due, e si pensi che gli ultimi dati ufficiali disponibili risalgono al 1998 (Rapporto sulla Povertà 2000 del Programma di sviluppo dellOnu) ed ogni tre secondi un bambino nel mondo muore per problemi legati alla povertà? Per non parlare della situazione sanitaria (2,4 miliardi di persone non accedono ai servizi sanitari di base e 34 milioni sono affette dal virus HIV/AIDS), dell'istruzione (854 milioni di adulti analfabeti e 325 milioni di bambini che non frequentano la scuola primaria), dell'accesso a risorse primarie, come il cibo e l'acqua pulita (163 milioni di bambini sotto i cinque anni sono denutriti e 968 milioni di persone non dispongono di acqua pulita). Tuttavia, questi dati, di per sé agghiaccianti, appaiono ancora più
inquietanti quando li si confronti con quelli relativi alla condizione dei cosiddetti paesi ricchi. Non pare opportuna qui un'analisi dettagliata: basta sapere che il 20% della popolazione mondiale consuma oltre l'80% delle risorse planetarie, per rendersi conto della gravità della situazione e dell'ingiustizia di un sistema nel quale il benessere di pochi finisce con il fondarsi sulla sofferenza di gran parte dell'umanità. Eppure, non hanno tutti gli abitanti della terra lo stesso diritto di godere dei suoi frutti e trarne sostentamento? I paesi più sviluppati, come il nobile del racconto, continuano ad allargare i propri possedimenti e ricchezze a spese dei più poveri, senza che questi abbiano la possibilità di rivendicare i loro diritti, anche perché, spesso, a governare quei popoli sono dittatori senza scrupoli che utilizzano per acquistare armi, piuttosto che per alleviare le sofferenze della propria gente, i fondi destinati dai paesi ricchi allo sviluppo. Il rischio, di fronte a tutto questo, è quello di restare immobilizzati e frustrati da un profondo senso di impotenza. Cosa può
fare ciascuno di noi per cambiare le cose? Non certo lasciarsi sopraffare dal senso di colpa per aver avuto la fortuna di essere nato in quella parte del mondo in cui le cose, almeno in questo ambito, vanno meglio, ma anzi vivere ancora più intensamente godendo di tutte le opportunità che gli vengono offerte. Tuttavia, questo non basta. Si deve andare oltre, e andare oltre significa che quando suona la campana della morte della giustizia, per le disuguaglianze nei diritti e nella distribuzione delle ricchezze tra i popoli del mondo, dobbiamo sentire che quella campana suona anche per noi. Poi, però, piangere e sentirsi emotivamente coinvolti non è sufficiente. Ancora una volta è necessario agire. In che modo? Guardandosi intorno e trovando delle modalità di intervento per lottare contro la povertà, ciascuno nel proprio ambiente e secondo le sue possibilità, prima di tutto. Non servono gesti clamorosi e, spesso, basta voltare l'angolo della strada dove abitiamo, per scorgere nel nostro vicino i segni della povertà. Allo stesso tempo, bisogna allargare i propri orizzonti al resto del mondo. Questo implica farsi sentire con forza, ogni volta che ce ne viene offerta la possibilità, per esercitare pressioni affinché i governi degli stati e gli uomini di potere si impegnino seriamente per combattere la povertà e non si limitino a dichiarazioni altisonanti alle quali non facciano seguito fatti concreti. Sarebbe bello un mondo in cui la giustizia non fosse costretta a morire ogni giorno e noi, questo mondo diverso, possiamo contribuire a costruirlo.
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ARGOMENTI
50 ANNI DI CEI di Rita Salerno
50 anni di CEI OTTO PER MILLE: PIÙ FONDI ALLA CHIESA CATTOLICA Dall'annuncio del Vangelo in un mondo che cambia alla revisione della traduzione italiana della Bibbia ad uso liturgico, dagli sviluppi del processo di integrazione europea e alle comunicazioni sociali: è a trecentosessanta gradi il giro d'orizzonte dell'assise dei vescovi italiani. Un'assemblea, la 49.esima che si è svolta dal 20 al 24 maggio scorso in Vaticano, coincisa con il 50° anniversario di costituzione della Conferenza Episcopale Italiana. Testimoni credibili di solidarietà e generosi operatori di pace: con queste parole affettuose Giovanni Paolo II ha espresso la sua vicinanza spirituale e il suo sostegno all'assemblea episcopale, invitandola a perseverare nell'esercizio delle responsabilità pastorali. Nella promozione dei diritti della famiglia, come nell'accoglienza e difesa della vita. Tra gli argomenti a tenere banco, il ruolo del laicato nell'ambito dell'evangelizzazione. È stato monsignor Giuseppe Costanzo, arcivescovo di Siracusa e vicepresidente uscente della CEI, a spiegare che in Italia "il laicato non è un gigante addormentato" ma "un laicato in ricerca, che inizia a prendere coscienza della sua dignità" e la cui esperienza "deve essere accolta e valorizzata dai pastori". Ed a proposito dell'annuncio del Vangelo all'uomo di oggi il presule ha aggiunto che occorre domandarsi "fino a che punto anche la nostra gente creda in un Gesù Figlio di Dio e Salvatore del mondo, senso ultimo della storia". Perché l'annuncio della fede "non cada nel vuoto", ha precisato monsignor Costanzo, bisogna tener conto delle "difficoltà" che incontra la Chiesa confrontandosi con una "vaga religiosità" o con un "uomo smarrito, disorientato", influenzato dal "secolarismo che diventa chiusura al trascendente", dal materialismo e dall'edonismo, che "fiacca ogni vigore spirituale",
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ma anche da mali come "il sincretismo e il relativismo, molto diffusi anche tra i cristiani che non hanno lungo la loro vita 'pensato' la fede". Dall'evangelizzazione all'opera di revisione della traduzione della Bibbia ad uso liturgico, argomento di primo piano nei lavori assembleari. Un processo durato 14 anni a cui hanno lavorato pastoralisti, liturgisti, biblisti e italianisti. Rimanere "fedeli" al testo biblico, ma nello stesso tempo cercare di tradurlo "in un linguaggio più aderente a quello di oggi". Queste le linee a cui si sono attenuti i 250 vescovi presenti. Lo "sforzo" dei vescovi, ha spiegato il cardinale vicario di Roma Camillo Ruini, è stato quello di "aumentare la fedeltà al testo originale", tenendo conto però che "la lingua italiana si evolve", e che già nell'ultima versione analoga della Bibbia, che risale a 30 anni fa, le differenze di linguaggio sono notevoli. Di qui la necessità di "tradurre il testo biblico il più fedelmente possibile nella lingua di oggi, rispettando tuttavia quelle parole non di uso comune che hanno un preciso significato teologico e spirituale". Quanto al tema centrale dell'assise, "l'annuncio di Gesù Cristo, unico salvatore e redentore, e la missione dei credenti in un contesto di pluralismo culturale e religioso", il cardinale Ruini ha confermato che "la questione antropologica è la questione più radicale, che non cancella tutte le altre, ma le condiziona, e influenza l'intero sviluppo della civiltà". Per ora, ha fatto notare il porporato, la domanda fondamentale su chi è l'uomo e come si determinerà il suo futuro "riguarda in particolare i Paesi sviluppati, ma è destinata in breve tempo a coinvolgere il mondo intero". Alla Chiesa, ha concluso Ruini, spetta soprattutto il compito di "rendere plausibile la rivelazione cristiana all'uomo contemporaneo", non attraverso
"formule matematiche" ma attraverso la testimonianza, partendo dalla considerazione che, per chi ha fede, "fra chi crede in Dio e chi non ci crede c'è tutta la differenza possibile". Buone notizie sono poi giunte dal fronte dell'otto per mille. Un incremento del 19% delle scelte di destinare i fondi alla Chiesa cattolica si è registrato rispetto all'anno scorso. "Quest'anno giungeranno dallo Stato fondi per 908,3 milioni di euro - ha aggiunto Ruini - rispetto ai 762,7 dello scorso anno. Una crescita considerevole che consente di destinare maggiori risorse sia al sostentamento del clero (da 290 milioni a 307,8), sia alle esigenze di culto e pastorali (da 323,5 a 412 milioni), sia infine agli interventi caritativi (da 149 a 175 milioni)". Il cardinale ha precisato che il sensibile aumento è dovuto sia all'aumento costante del gettito Irpef riferito alle dichiarazioni dei redditi del 1999; sia al fatto che comunque si è registrato un incremento di firmatari a favore della Chiesa cattolica di ben 3,2%, raggiungendo il totale dell'85,58% delle scelte espresse da quanti hanno firmato per destinare l'otto per mille a una delle opzioni presenti nei moduli della dichiarazione dei redditi. "Si tratta - ha sottolineato Ruini della punta massima di firmatari finora toccata da quando è in vigore l'otto per mille. Il risultato è che quest'anno potremo non solo aumentare in proporzione tutte le voci di spesa per la pastorale, ma in particolare daremo maggiori risorse alla nuova edilizia di culto (da 83 a 120 milioni di euro, di cui 10 per le case canoniche al sud) e alle esigenze caritative di rilievo nazionale (da 15 a 30 milioni di euro)".
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PRIVI DI VISTA, NON DI VITALITÀ di Danilo Vico
Privi di vista, UIC-CSI non di vitalità 18 MAGGIO: OLTRE TRENTA MARATONINE DEI CIECHI. A OTTOBRE SI CORRERÁ DAL COLOSSEO A S. PIETRO bre, per domenica 20, quando da tutta Italia giungeranno a Roma per correre la Maratonina nella città eterna, in pieno centro storico, dal Colosseo a San Pietro. A Pistoia è stata invece piazza Duomo il teatro della 1ª Maratona città di Pistoia, "Correre senza barriere", mentre a La Spezia contemporaneamente si correva da Piazza Beverini su un tracciato di circa 3 chilometri, stavolta all'interno dell'iniziativa "Emergency-L'interrogazione sociale tra sport e solidarietà" e a Bologna Piazza Maggiore dava lo start ad "Insieme è già festa", tre km percorsi in compagnia per le strade del centro. Mano nella mano, si sono stretti vedenti e non vedenti dimostrando che insieme si può fare molto e di più.
Privi di vista, ma ricchi di vita e di vitalità. Così tantissimi ciechi hanno dimostrato il 18 maggio scorso la grande forza di partecipazione ed il loro spirito sportivo. In oltre trenta città italiane, l'Unione Italiana Ciechi - ONLUS ed il Centro Sportivo Italiano hanno infatti dato appuntamento e radunato centinaia di non-vedenti, in occasione delle maratonine svoltesi in quasi tutte le regioni. Un segno tangibile dell'impegno siglato lo scorso anno dalle due associazioni di ridare impulso alle attività sportive degli ipovedenti e dei menomati della vista. "Occorre dare visibilità ai ciechi" afferma provocatoriamente Filippo Dragotto, responsabile delle attività motorie e sportive della presidenza nazionale UIC-Onlus. "Non vedono, ma possono correre benissimo. È necessario quindi organizzare queste iniziative, dare continuità all'attività sportiva specie nella quotidianità. Spronare tutti quei giovani che magari si nascondono, o sono nascosti dalle loro
famiglie. Ci sono infatti genitori che diffusamente pensano "è cieco, non può correre". Così facendo si ritroveranno effettivamente un ragazzo che non sa correre, perché però non ha mai provato a farlo". L'obiettivo di queste maratonine è dunque quello di creare una nuova cultura che consideri l'attività fisica come una componente essenziale dell'educazione e della vita del non vedente. Inoltre, la manifestazione ha lo scopo di dimostrare tangibilmente le grandi potenzialità dei ciechi e degli ipovedenti in tutti i campi della vita e quindi anche dello sport. Così, a fianco di molti di loro, sono scesi in strada semplici cittadini, volontari, perfettamente vedenti, ma bendati, al fine di simulare la realtà dei loro vicini. I ciechi infatti corrono con un polso legato a quello della "guida", spesso atleti o ex atleti. Un primo segno in vista (è il caso di dirlo) dell'appuntamento nazionale, fissato in otto-
A Grosseto non si è corso, a causa dell'assenza di atleti ipovedenti o non vedenti nella zona disposti a partecipare all'iniziativa, ma sabato 4 maggio mattina presso la Sala Pegaso dell'Amministrazione Provinciale in Piazza Dante si è voluto comunque evidenziare come questo tipo di handicap non precluda affatto le facoltà motorie, con il convegno su sport e disabilità dal tema "OLTRE LE BARRIERE, OLTRE IL TRAGUARDO", patrocinato dalla Provincia e dal Comune della città toscana. L'appello finale che è stato rivolto è di invitare il maggior numero possibile di non vedenti a partecipare attivamente ai progetti di attività sportiva congiunti come quello delle "MARATONINE", con una particolare attenzione per i più giovani al fine di poterli immettere stabilmente in un circuito di normalità ed eguaglianza che non li ponga sotto nessun punto di vista in disagio nei confronti dei vedenti.
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PRIVI DI VISTA, NON DI VITALITÀ
18 maggio: TUTTE LE CITTA' DELLE MARATONINE
Pistoia La Spezia Brescia Pisa Bologna San Benedetto Reggio Emilia Treviso Potenza R. Calabria Benevento Caserta Salerno Modena Piacenza Trieste
Frosinone Rieti Tivoli Genova Imperia Brescia Cremona Milano Varese Macerata Alessandria Vercelli Palermo Agrigento Firenze Vicenza
Lo sport unisce, chiaro il messaggio anche a Brescia, dove da via Div.Tridentina al civico 54 si trova la sede dell'UIC locale una volta consegnate le magliette ai partecipanti, ha preso il via la corsa con traguardo all'oratorio di S.Maria della Vittoria. Il CSI sambenedettese (vedi box a fianco) ha organizzato la gara sul lungomare di Porto d'Ascoli; i partecipanti hanno ricevuto la t-shirt con impresso lo slogan della marcia "Uno sport che unisce oltre le barriere". A Varese erano attesi Gianmarco Pozzecco e Maurizia Cacciatori per lo start, ma anche senza di loro la manifestazione ha avuto un bel successo; a Caserta erano circa un migliaio in strada a salutare i corridori. In Sicilia si è corso ad Agrigento, e a Palermo, in un evento regionale che ha raccolto i non vedenti di tutti gli altri capoluoghi dell'isola; una cinquantina di non vedenti erano anche a Reggio Emilia, in occasione della maratona delle Quattro Porte, partita da piazza della Vittoria, nel cuore della città. A Pisa si è corso domenica 19 la maratonina che lì aveva come titolo "Corriamo insieme per l'integrazione sociale", una passeggiata per i Lungarni aperta a tutti, ma il significato era quello comune a tutte le altre piazze. A Treviso invece l'appuntamento ha avuto luogo una settimana più tardi, il 25 maggio: "Correre insieme", cui ha partecipato anche il pluridecorato podista non vedente Carlo Durante, ha preso il via da Piazza dei Signori prevedendo due tracciati: il primo su un percorso di 3 chilometri; il secondo di 6 chilometri.
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LA RIVIERA DELLE PALME TUTTA PER LORO Pomeriggio di Sabato 18 Maggio: S. Benedetto del Tronto; arrivavano in gruppi, alla spicciolata, con gli accompagnatori o con le famiglie nei pressi della rotonda di Porto d'Ascoli; saluti affettuosi tra amici che non si incontravano da un po'; "CIAO, ANCHE TU QUI? MA NON MI DIRAI CHE CORRI!", poi tutti in fila ad iscriversi, indossare la maglietta della maratonina ed il pettorale con il numero; e quindi a scherzare sul significato dei numeri: "che fortuna! Hai avuto il 13! Io invece il 17 non lo voglio, quasi quasi mi metto in coda!" e così via fino a che, sorprendendo tutti, lo starter (l'Assessore Provinciale allo Sport Giordano Torresi) dà inizio alla maratona: gli 81 partecipanti dovranno arrivare fino al ristorante Las Vegas situato sul bellissimpo lungomare e, dopo circa 3 Km, dietro front e quindi tornare al punto di partenza. Una emittente televisiva di San Benedetto del Tronto intervista l'assessore allo sport dell'amministrazione provinciale Giordano Torresi, il presidente provinciale del Centro Sportivo Italiano Francesco Cinciripini, il promotore associativo del CSI Antonio Benigni, i presidenti provinciale e regionale dell'Unione Italiana Ciechi Adoriano Corradetti e Aldo Grassini. Tutti hanno voluto sottolineare il significato sociale, sportivo ed umano della maratonina e della collaborazione fra l'U.I.C. ed il CSI, sostenuti dalle pubbliche istituzioni. Gli amici del CSI sono stati eccezionali nel predisporre due gazebo con punti di ristoro alle estremità del percorso e nel gestire ed assistere tecnicamente la manifestazione sportiva assegnando i pettorali all'inizio ai maratoneti e formulando l'ordine d'arrivo con le diverse categorie dei partecipanti: il più giovane, il più anziano, il primo bambino vedente, il primo non vedente, la prima coppia, la prima donna, ecc. C'erano trofei un po' per tutti ed alla fine, dopo il saluto graditissimo che ha voluto porgere agli intervenuti, il presidente della provincia di Ascoli Piceno Pietro Colonnella li ha consegnati personalmente ai vincitori. "L'amministrazione provinciale, ha affermato, mantiene ottimi rapporti di collaborazione con le associazioni del volontariato, laiche e cattoliche e specialmente con l'Unione Italiana Ciechi; le vere barriere da abbattere sono quelle che esistono nella mentalità della gente e questa è stata un'occasione per superarle". La premiazione era stata preceduta dalla celebrazione della Santa Messa durante la quale il parroco Don Alfonso Rosati ha letto il saluto compiaciuto ed augurale del Vescovo mons. Gervasio Gestori, impossibilitato ad intervenire personalmente data la concomitanza della Vigilia della Pentecoste.
TUTTOLEGGI a cura di Francesco Tramaglino
CSI
Un altro riconoscimento L’ ISCRIZIONE NEL REGISTRO DELLE APS GARANTIRÀ NUMEROSE AGEVOLAZIONI A CIRCOLI E SOCIETÀ SPORTIVE Con decreto del 17 maggio 2002, Il Direttore Generale del Dipartimento per le Politiche Sociali e Previdenziali, costituito presso il Ministero del Lavoro, ha iscritto il Centro Sportivo Italiano, i suoi organi regionali e provinciali e le società sportive e i circoli ad essi affiliati nel Registro Nazionale delle Associazioni di Promozione Sociale ai sensi della legge 383 del 2000. AGEVOLAZIONI FISCALI 1) Esenzione da imposte dei proventi derivanti dalle prestazioni di servizi e dalle cessioni di beni effettuate a favore dei familiari conviventi degli associati. Per effetto di questa norma i corrispettivi derivanti dalla prestazione di servizi e dalla cessione di beni oggetto dell'attività istituzionale saranno esentati da imposte dirette (IRPEG, IRAP) e indirette (IVA) anche se effettuati a favore di terzi non tesserati, purchè familiari conviventi di tesserati CSI. L'agevolazione è di particolare importanza soprattutto per le società sportive e per i circoli in quanto permetterà loro di consentire l'accesso alle attività sportive e ricreative (es, bar circolistico) ai familiari conviventi dei tesserati senza obbligarli al preventivo tesseramento; 2) Esenzione delle quote e dei contributi dall'imposta sugli intrattenimenti. In qualità di associazioni di promozione sociale, il CSI, i suoi comitati e le associazioni e i circoli affiliati sono esentati dal pagare l'imposta sugli intrattenimenti, sulle quote e i contributi associativi. Anche que-
sta agevolazione è significativa in quanto molte attività sportive e ricreative sono soggette all'imposta sugli intrattenimenti essendo, sovente, accompagnate dalla trasmissione di musica non dal vivo (es. aerobica, attività circolistiche e culturali, manifestazioni all'aperto, ecc.). 3) Detraibilità e deducibilità delle erogazioni liberali effettuate a beneficio delle associazioni di promozione sociale.
Per le persone fisiche e le imprese che effettuano donazioni in denaro a beneficio del CSI, dei suoi comitati e delle società sportive e circoli ad essi affiliati, gli importi donati sono: a) detraibili dall'IRPEF/IRPEG nella misura del 19% per un importo massimo per periodo d'imposta pari a euro 2065,83 (pari a lire 4.000.000); b) deducibili dal reddito imponibile d'impresa nella misura massima di euro 1549.37
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(pari a lire 3.000.000) o, in alternativa, del 2% del reddito dichiarato d'impresa per periodo d'imposta. Si ricorda che il circuito associativo del CSI era già beneficiario di particolari disposizioni in materia di detraibilità e deducibilità delle erogazioni liberali in quanto associazioni sportive dilettantistiche. Tuttavia il massimo importo deducibile o detraibile, da parte delle imprese e persone fisiche donanti, era di euro 1032.91 (lire duemilioni), inferiore, quindi, a quello consentito dalla normativa sulle associazioni di promozione sociale. 4) Agevolazioni in materia di Tributi locali. La legge 383/2000 consente ai Comuni di privilegiare le associazioni di promozione sociale, regolarmente iscritte nell'apposito registro, riducendo, a loro beneficio, i tributi locali quali l'imposta sulla pubblicità, l'ICI e gli altri tributi locali AGEVOLAZIONI AMMINISTRATIVE E CREDITIZIE 5) Convenzioni con enti pubblici e accesso al credito agevolato (artt. 24 e 30 legge 383/2000). L'art. 30 della legge 383/2000 prevede espressamente la possibilità per le associazioni di promozione sociale di attivare convenzioni con lo stato e con gli altri enti pubblici per lo svolgimento di attività contemplate tra i fini istituzionali. A tal fine esse possono accedere alle provvidenze creditizie e fideiussorie, già previste dalle norme per le cooperative e i loro consorzi. Un nuovo meccanismo, quindi, per ottenere finanziamenti a condizioni favorevoli e sostenere specifici progetti e iniziative. L'accesso al credito agevolato è consentito anche per finanziare programmi di restaurazione e di adeguamento delle sedi sociali, per l'acquisto delle relative attrezzature e per la loro gestione. 6) Accesso al Fondo sociale europeo) (art. 28 legge 383/2000). Il Governo, d'intesa con le regioni e con le province autonome promuove ogni iniziativa per favorire l'accesso delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni di volontariato ai finanziamenti del Fondo sociale europeo per progetti finalizzati al raggiungimento degli obiettivi istituzionali, nonché, in collaborazione con la Commissione delle Comunità europee, per facilita-
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re l'accesso ai finanziamenti comunitari, inclusi i prefinanziamenti da parte degli Stati membri e i finanziamenti sotto forma di sovvenzioni globali. 7) Possibilità di ricevere immobili in comodato da parte di enti pubblici. Lo Stato, le regioni, le province e i comuni possono concedere in comodato beni mobili ed immobili di loro proprietà, non utilizzati per fini istituzionali, alle associazioni di promozione sociale per lo svolgimento delle loro attività istituzionali. 8) Autorizzazioni temporanee alla somministrazione di alimenti e bevande. Alle associazioni di promozione sociale, in occasione di particolari eventi o manifestazioni, il sindaco può concedere autorizzazioni temporanee alla somministrazione di alimenti e bevande. Tali autorizzazioni sono valide soltanto per il periodo di svolgimento delle predette manifestazioni e per i locali o gli spazi cui si riferiscono e sono rilasciate alla condizione che l'addetto alla somministrazione sia iscritto al registro degli esercenti commerciali. 9) Conferma del diritto a svolgere attività turistiche e ricettive. Le associazioni di promozione sociale sono autorizzate ad esercitare attività turistiche e ricettive per i propri associati. Per tali attività le associazioni sono tenute a stipulare polizze assicurative secondo la normativa vigente. Possono, inoltre, promuovere e pubblicizzare le proprie iniziative attraverso i mezzi di informazione, con l'obbligo di specificare che esse sono riservate ai propri associati.
Ai sensi degli artt. 4 e 5 della legge 383/2000, le associazioni di promozione sociale prive di personalità giuridica possono ricevere donazioni e, con beneficio di inventario, lasciti testamentari, con l'obbligo di destinare i beni ricevuti e le loro rendite al conseguimento delle finalità previste dall'atto costitutivo e dallo statuto. È una vera rivoluzione se si osserva che la generalità delle associazioni non riconosciute, fatta eccezione, appunto, per le associazioni di promozione sociale iscritte nell'apposito registro, non possono ricevere beni immobili in donazione, eredità o legato 12) Diritto alla divulgazione televisiva dei propri messaggi di contenuto sociale. La legge 383 del 2000 prevede dei meccanismi che consentiranno alle associazioni di promozione sociale di avere accesso agevolato al sistema televisivo pubblico, per il tramite dell'Osservatorio sull'associazionismo e della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al fine di divulgare i propri messaggi di contenuto sociale 13) Diritto all'informazione ed accesso ai documenti amministrativi. Alle associazioni di promozione sociale è riconosciuto il diritto di accesso ai documenti amministrativi di cui all'articolo 22, comma 1, della legge 7 agosto 1990, n. 241.
10) Possibilità di stabilire le sedi sociali in tutte le tipologie di immobili. La sede delle associazioni di promozione sociale ed i locali nei quali si svolgono le relative attività sono compatibili con tutte le destinazioni d'uso omogenee previste dal decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 97 del 16 aprile 1968, indipendentemente dalla destinazione urbanistica.
14) Riconoscimento all'esercizio di azioni giurisdizionali per la tutela di interessi diffusi dei cittadini Le associazioni di promozione sociale sono legittimate: a) a promuovere azioni giurisdizionali e ad intervenire nei giudizi promossi da terzi, a tutela dell'interesse dell'associazione; b) ad intervenire in giudizi civili e penali per il risarcimento dei danni derivanti dalla lesione di interessi collettivi concernenti le finalità generali perseguite dall'associazione; c) a ricorrere in sede di giurisdizione amministrativa per l'annullamento di atti illegittimi lesivi degli interessi collettivi relativi alle finalità di cui alla lettera b).
NUOVI DIRITTI CIVILISTICI E GIURIDICI 11) Possibilità di ricevere donazioni, eredità e legati anche sotto forma di beni mobili e immobili.
Le associazioni di promozione sociale sono legittimate altresì ad intervenire nei procedimenti amministrativi ai sensi dell'articolo 9 della legge 7 agosto 1990, n. 241.
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VEDI NAPOLI E POI... CORRI! di Marcello Sala
Vedi Napoli e poi... corri! SUL LUNGOMARE PARTENOPEO LA 3ª EDIZIONE DELLA CARACCIOLO GOLD RUN
In una bella giornata di sole, oltre millecinquecento atleti e centinaia di spettatori sono stati gli ingredienti per l'ottima riuscita della 3ª edizione della Caracciolo Gold Run svoltasi a Napoli domenica 5 maggio. Madrina d'eccezione la cantante Annalisa Minetti che con la sua voce ha reso ancor più dolce la ricca mattinata sportiva partenopea. L'evento, organizzato dalla Società sportiva Napoli Sport Event Association affiliata al CSI, ha visto alla prima partenza oltre settecento atleti della categoria Amatori. La fiu-
mana di partecipanti si è snodata lungo la suggestiva via Caracciolo, proseguendo per via Partenope, lungomare di rara bellezza, in un circuito di 9 km totali. Ha fatto seguito la gara di HandyBike (cicloni) riservata ai disabili motori che, svolta per la prima volta a Napoli, ha catalizzato l'interesse degli spettatori i quali lungo il percorso applaudivano ed incitavano gli otto corridori venuti dal Friuli Venezia Giulia. Sui 4.900 metri complessivi al traguardo è transitato per primo Giovanni Angeli, anche se la vera vittoria era quella arrivata dal calore del pubblico. I Cicloni hanno fatto da battistrada alla gara dei TOP RUN che ha visto alla partenza un gruppetto di circa 40 campioni (tra cui il nostro Salvatore Bettiol) provenienti da più parti del mondo e che al traguardo ha visto prevalere l'ugandese Godfrey Nyombi, che oggi vanta il maggior numero di vittorie nelle mezze maratone in Italia. La giornata si è infine conclusa con la "Minicaracciolo" di m 700, dedicata a ragazzi dai 6 ai 10 anni e la non competitiva "Caracciolando" di km 3 aperta a tutti gli altri che inten-
Lo scorso mese di aprile Pasquale Bianco, già presidente del CSI napoletano ci ha lasciato. Le parole del presidente provinciale del CONI di Napoli, Amedeo Salerno, più di tutte le altre ci ricordano cosa vuole dire: servizio, amicizia, onestà, correttezza. "Addio Pasquale! Te ne sei andato in punta di piedi come nel tuo stile, gentile e riservato, dopo una vita operosa trascorsa tra famiglia, lavoro e sport. Ancora con i pantaloni corti eri già un dirigente del CSI di Napoli e poi della Federazione Tennistavolo, della Federazione di Pallavolo, dell'A.P. Partenope e arbitro di calcio, giudice della Fidal, discobolo d'oro del CSI, stella d'oro al merito sportivo del CONI fino a Presidente del Collegio dei revisori dei conti nazionali della FITeT e componente la Giunta Provinciale del CONI di Napoli, cariche quest'ultime che tuttora ricoprivi. Eri riuscito a conciliare felicemente questo tuo hobby sportivo con l'affetto per la tua famiglia - i tuoi sei figli - e con il tuo impegnativo e prestigioso incarico di Direttore dell'Ente Provinciale del Turismo di Napoli. Eri alle soglie della pensione e già pregustavi la gioia di poterti dedicare a tempo pieno a quel mondo sportivo che amavi. Era scritto diversamente, purtroppo! Noi ti ricorderemo sempre sorridente, sereno, disponibile con tutti, amico di tutti. Addio Pasquale!
devano gareggiare a passo libero. Vista l'ottima riuscita dell'evento, gli organizzatori Varriale, Scognamiglio e Fogliano, insieme ai tanti collaboratori e agli operatori del CSI, hanno ricevuto la giusta ricompensa per i tanti sforzi profusi e pensando particolarmente alla promozione dell'atletica in tutte le sue specialità, con orgoglio, si sono dati appuntamento al 2003.
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PIENONE ALLA"CORRI FELTRE"
Organizzata dal Comitato CSI di Feltre, in collaborazione con l'Associazione Sportiva Giro delle Mura e il Comune di Feltre, si è svolta domenica 26 maggio 2002, la 3° edizione della podistica "Corri Feltre". Per l'occasione sono stati approntati due percorsi non competitivi rispettivamente di 3 e 21 Km, entrambi con partenza da Largo Castaldi ed arrivo al Palaghiaccio feltrino. Numerosissimi i partecipanti, molti provenienti dalle zone limitrofe e anche da fuori provincia, tra cui anche alcune scolaresche accompagnate dai loro insegnanti.
CHE BIELLA LA SEDICI PER MEZZ'ORA!
Alla mezza maratona di 21 Km hanno partecipato anche un gruppo di non vedenti, ciascuno accompagnato da un volontario, soddisfatti alfine dell'impresa portata a termine. La mezza maratona è stata vinta da Boudalia Saib con il tempo di 1.06.56,23 davanti a Majubi Abdelaziz e El Ati Allah Rabia. Al termine della corsa, lungo i sentieri del bosco adiacente al luogo di arrivo, sono stati organizzati dei giochi alla scoperta della natura, a cura del personale dell'Ente Parco delle Dolomiti Bellunesi.
CESENA IN MARCIA PER LA CARITAS Il 1° maggio, in una bella giornata primaverile, nella splendida cornice di Piazza del Popolo e delle colline cesenati, s'è svolta a Cesena l'8^ edizione della "Marciasport dell'amicizia", dal sottotitolo “uno zaino di solidarietà”. In effetti le 102 coppie più tre gruppi famiglia, 210 atleti in tutto, presentatesi in Piazza del Popolo, han-
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no camminato (è vietato correre), lungo le vie cittadine, zaino in spalla, riempiendolo man mano ad ogni rifornimento con le varie derrate alimentari raccolte dal comitato romagnolo CSI. Staccati di 30 secondi alla partenza, lungo tracciati differenti (6 km del "percorso dei gessi" per i più adulti, circa 3 per i bambini e i meno allenati,
entrambi con tre punti di carico) si sono trovati insieme al traguardo, scaricando pelati, pasta, scatolame, 10 quintali di zucchero. In totale sono stati raccolti 7 milioni di vecchie lire, versati alla Caritas cesenate per il rinnovo dell’adozione a distanza in Africa, attraverso l'AVSI (Associazione Volontari per il Servizio Internazionale).
Sabato 18 maggio si è svolta presso l'impianto sportivo "Miller Rava" di Gaglianico l'undicesima edizione staffetta podistica 16 per ½ ora, manifestazione che è ormai diventata una tradizione del comitato di Biella che la organizza da oltre un decennio in collaborazione con la società CRC Gaglianico e con il comune di Gaglianico. Lo starter ha dato il via alla gara alle 14.00 e, fino alle 22.00 ogni 30 minuti la campana annunciava il sospirato cambio. Anche quest'anno più di 100 atleti si sono passati il testimone percorrendo complessivamente 750 Km nelle otto ore di gara. Come di consueto la composizione delle squadre era libera ed accanto all'Unione Giovani Biella, vincitrice con 130,715 Km (544 Giri) percorsi correva il Gruppo Sportivo Pavignano che ha inserito in squadra ben 4 ragazze terminando comunque al quinto posto con 101,980 Km alle spalle. Ma il miglior risultato per il comitato biellese è la grande ricorrenza con cui molti degli atleti in gara hanno seguito la manifestazione fin dalla prima edizione. Correre anche in nome della solidarietà, infatti molti dei premi che gli atleti hanno ricevuto al termine della loro frazione consistevano in prodotti alimentari del Commercio Equo e Solidale della CTM, sempre molto apprezzati. Dopo la manifestazione organizzatori e atleti si sono confrontati con invitanti piatti di pastasciutta riuscendo ancora una volta a superare la difficile prova.
MARCIA DEL CUORE A BERGAMO
COPPA MILANO: E LO SPORT VIVE IN CITTÀ!
Tremilla atleti si sono radunati il 5 maggio scorso a Bergamo per la terza edizione della Marcia del cuore organizzata dal CSI bergamasco (oltre 1000 società affiliate nel 2002!) assieme all'AIDO e alla Fiasp ed ai gruppi marciatori. Un successo pieno, nonostante il tempaccio che ha funestato la gara non competitiva, con una pioggia battente specie alla partenza in Piazza Matteotti. Dalla città bassa su diversi percorsi (6,10,13, 22 km ) i marciatori hanno tutti attraversato la Bergamo alta per ridiscendere poi nella zona dello stadio, al Lazzaretto dove per tutti era situato l'arrivo. Premi per tutti e soprattutto un grande aiuto all'AIDO per l'iniziativa solidale "per un sì alla vita".
L'Assessorato allo Sport del Comune di Milano, in collaborazione con il CSI Milano, la Provincia e la Regione Lombardia, ha organizzato la "Coppa Milano". Si tratta di un evento unico nel suo genere che per quattro week-end consecutivi vedrà nelle nove Zone della metropoli sorgere veri e propri Villaggi dello sport. Con "Coppa Milano", lo sport torna a vivere in città. La riqualificazione del territorio e delle periferie è la parola d'ordine di una manifestazione che ambisce a divenire una piacevole tradizione. "Coppa Milano" è infatti caratterizzata da una prima fase di qualificazione (i 4 week-end dal 24 maggio al 16 giugno) e dalle finalissime in programma da 23 al 30 giugno all'interno del Villaggio dello Sport al Castello Sforzesco, ultima tappa del trofeo cittadino. Calcio a 5, pallavolo e basket, sono state le discipline principali nelle quali si sono cimentati i cittadini. Il primo villaggio di Coppa Milano allestito in via Giacosa, è stata una festa divertentissima. Tantissima gente a bordo campo e soprattutto centinaia di bambini hanno animato le strutture allestite nella piazza centrale del parco. Piatto forte lo sport per tutti, visto oltre le squadre iscritte alla coppa Milano sono scese in campo numerose formazioni improvvisate composte da giovani di passaggio. Tante le esibizioni sportive che hanno scandito la priama due-giorni: ginnastica artistica, tiro con l'arco, arti marziali, body dance, aerobica, ballo liscio ecc… Domenica 26 è stata la maratona "stratrotter" a colorare le vie del parco in via Giacosa, tra i partecipanti un folto gruppo di non vedenti. Da segnalare una simpatica caccia al tesoro che ha visto la partecipazione di molte famiglie del quartiere. Anche l'appuntamento nei pressi di Via Mac Mahon, ha registrato il tutto esaurito. Più che gradito dai cittadini l'allestimento del Villaggio: in migliaia, infatti, lo hanno attraversato e "vissuto" per l'intero week-end, scoprendo in molti casi numerose realtà ed associazioni che operano sul territorio. Affollato il palco durante le esibizioni di musica, ballo liscio e latino-americano, e di danza. Circa 400 bambini, inoltre, hanno provato un percorso stradale, ma in bicicletta, predisposto per loro dalla Polizia Municipale e intitolato Ghisalandia. I più bravi hanno ricevuto anche la patente! Numerosi personaggi dello sport e dello spettacolo sono stati graditi ospiti delle cittadelle sportive, tra cui gli artisti dello "Zelig". Erano in 1500 ad applaudire il primo spettacolo di Flavio Oreglio e two guitar players (ovvero, Lorenzo e Marino….). Ogni sabato sera, infatti, il cabaret è stato protagonista di "Coppa Milano". Complessivamente coinvolte oltre 1.000 squadre per un totale di 50.000 partecipanti.
COLLIGIANI, ARBITRO-POETA DEL CSI PRATESE, FA GOL CON IL "SAPORE DELLA RETE" Il sapore del goal… Scuote la rete trafitta dalla sfera micidiale. Esplode la gioia del bomber fatale. Goal, goal, goal, si fonde la sintesi di giuoco che per questo è nato. Lo stadio esulta assordanti gli urli della tifoseria, bandiere al vento per osannare una fede: leggiadra maestria di un fascino senza età. Il calcio è istanti magici di prorompente intensità che si imprimono nell'animo, schemi, teorie e moduli concretizzati sul proscenio da uomini con il turbo nei polpacci che volano in fascia rimanendo per sempre nell'eternità del tempo. Chi non ha piedi sviluppi i polmoni il calcio è spirito e sacrificio forza muscolare esplosiva, vivacità, caparbietà, dinamismo. Il goal… è l'evento di sfogo trascinante che completa la disputa, il calcio è gioia il calcio è vita!
Con questa poesia dedicata al calcio il montemurlese Maurizio Colligiani, arbitro di calcio e consigliere del CSI pratese, si è aggiudicato il premio internazionale di poesia e narrativa (sezione poesia inedita) sul tema dello sport, indetta dall'Associazione di cultura, sport e tempo libero e patrocinata dall'assessorato alla cultura di Prato. La sua vena poetica l'ha portato a comporre la calcistica "Il sapore della rete" premiata nei giorni scorsi all'hotel Palace di Prato. Responsabile della sede di Montemurlo aperta alcuni mesi fa dal CSI, ideatore della Cronosfamata, singolare corsa dedicata agli appassionati della buona tavola, e più di recente della Trottolata, antico gioco sardo, riproposto nel Festival delle Regioni in programma il 15 giugno, Colligiani realizza così un altro gol da "antologia".
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ALMANACCO
NOZZE" D'ARGENTO DEL CSI DI TARANTO
Una giornata di gioia, di grande festa; di ricordi commossi e di orgoglio per il cammino percorso sinora e per i progetti futuri. Sono questi i sentimenti forti vissuti a Taranto sabato 13 aprile dal Centro Sportivo Italiano locale che ha celebrato, presso la parrocchia Cuore Immacolato di Maria, il 50° anniversario della sua nascita. Ex presidenti, dirigenti, atleti: sono stati in tanti a ritrovarsi per ripercorrere insieme mezzo secolo di vita trascorso sempre sotto il principio guida dell'educazione giovanile, attraverso lo sport. "Una funzione fondamentale quella accolta dal CSI - ha precisato mons. Benigno Luigi Papa, arcivescovo metropolita della città, intervenuto per un breve momento di preghiera - tanto più importante nella società moderna distratta da chimere e miti che purtroppo coinvolgono anche il mondo dello sport professionistico in particolare". L'arcivescovo ha quindi incoraggiato i dirigenti di Società ed i componenti del Comitato di Taranto a promuovere la pratica sportiva tra i giovani avendo come obiettivo il valore ludico e di socializzazione più che il risultato. "Quello che attende il nuovo Comitato di Taranto non sarà un compito facile - ha sottolineato don Anto-
nio Panico, consulente provinciale - tanto più in una fase come quella attuale di crescente disaffezione di bambini e pre-adolescenti verso la pratica sportiva". Un impegno che non spaventa il CSI jonico che ha alle spalle una robusta tradizione, ripercorsa a grandi linee dal presidente provinciale, Antonio Melfi, che ha fatto un excursus di questi primi 50 anni, ringraziando quanti hanno contribuito alla crescita del movimento. I primi a crederci furono Saverio Alemanno, scomparso nel 1994, dopo aver guidato per un lungo periodo il CSI ed al quale nel corso di una breve cerimonia, alla presenza dei familiari, è stata intitolata la sala che ospita la sede del Comitato di Taranto e mons. Nicola Di Comite che fu il primo consulente ecclesisatico dell'Associazione. Al termine degli interventi tra cui quello del presidente nazionale Edio Costantini, del presidente regionale, Serafina Grandolfo, e del vice-presidente del Comitato di Taranto nonché consigliere nazionale, Paolo d'Arcangelo, sono stati consegnati targhe ricordo, quadri, attestati di riconoscimenti a dirigenti di ieri e di oggi, assistenti ecclesiastici ed atleti. La Presidenza nazionale, per la circostanza, ha voluto insignire del Discobolo d'Oro al Merito Mons. Nicola Di Comite e Mons. Palazzo Donato, rispettivamente il primo consulente ecclesiastico, fondatore insieme a Saverio Alemanno del Comitato di Taranto, e il scondo consulente che ancora oggi ricopre l'incarico per la società gruppo sportivo Invicta dal 1988, la quale nel 2003 festeggerà i 30 anni di vita.
FIRENZE GIOCASPORT Dopo il successo della prima festa dell'anno scorso, sabato 8 giugno si è svolta la seconda "Festa regionale Giocasport in parrocchia" organizzata dal Consiglio Regionale di Toscana con la collaborazione del Comitato CSI di Firenze. Si sono dati appuntamento nelle bellissime strutture della Parrocchia di San Donnino a Firenze un centinaio di bambini e ragazzi di quindici parrocchie provenienti da diversi comitati della Toscana. La manifestazione è iniziata nel primo pomeriggio e si è protratta fino a sera con le squadre che si sono affrontate nelle diverse discipline come il Madball, la Gimcana Hockey, giochi di Atletica e Superminivolley. I confronti sono stati spesso molto intensi ma è sempre prevalso il rispetto degli avversari, lo spirito di amicizia e la componente ludica; gli stessi educatori e genitori sono stati coinvolti in modo appassionato e costruttivo durante tutta la festa. Al termine della giornata tutti hanno avuto un premio di partecipazione, indipendente che avessero vinto o perso, e hanno ricevuto i complimenti del Presidente e del Vicepresidente regionale del CSI Tognoni e Barni presenti alla manifestazione. L'appuntamento è stato per tutti al prossimo anno con la promessa di partecipare ancora più numerosi e con rinnovato spirito di amicizia.
A SUTERA CORRE LA MOUNTAIN-BIKE E L'AEROBICA Si è svolta domenica 5 maggio a Sutera (CL) la terza prova del campionato provinciale "JOY CUP" di mountain bike, valide per l'accesso alle finali nazionali che si disputerranno a VICENZA il 15 e il 16 giugno. Il percorso della gara di mountain bike è stato davvero impegnativo ma allo stesso tempo affascinante e spettacolare. Il circuito partiva da Piazza Repubblica per attraversare la parte storica del paese in particolare rivisitava i quartieri Rabato e Rabatello seguendo il percorso disegnato in occasione del presepe natalizio. Addirittura si dovevano superare due rampe di scale. Poi il percorso (8 i giri complessivi per un totale di 20 Km) continuava in aperta campagna tra sterrato e verde per
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Stadium giugno 2002
poi ritornare al traguardo in Piazza Repubblica. Discreta la cornice di pubblico, circa 50 i partecipanti alla gara. Sempre a Sutera il 2 giugno è stata la giornata dedicata all'aerobica con una manifestazione regionale di step e funk. Ben 500 i partecipanti in rappresentanza di 18 società e circa 50 squadre provenienti da tutta la Sicilia. Tra esse 13 nuove associazioni praticanti la ginnastica aerobica hanno sposato il CSI con la loro affiliazione per partecipare all'evento. Grande attrazione della giornata è stata anche il Master Class del pomeriggio: a tener banco lezioni di aerobica, step e funk tenute dai più grandi campioni nazionali ed internazionali tra cui Cinzia Bagnasco e il domenicano Kicho Costa.
UDINE: SPORT IN PIAZZA AL VILLAGGIO DEL SOLE Campi sportivi "open" allestiti con formula "beach", discipline legate al fitness, un percorso podistico per testimoniare l'importanza del volontariato, un convegno sullo sport e come sottofondo il brio della musica dance e funky degli anni '70-80. Sono questi gli ingredienti della manifestazione "Stadium, lo sport incontra la piazza", momento ludico e aggregante, che ha avuto luogo a Udine dal 24 al 26 maggio (eccetto la tavola rotonda) al Villaggio del Sole. L'iniziativa è stata organizzata dal CSI regionale e provinciale, dalla II circoscrizione, d'intesa con il Centro servizi volontariato, il neonato circolo culturale sportivo della parrocchia di San Cromazio e la cooperativa Gaia. Venerdì 24 "Sport è promozione umana" è stato il titolo della tavola rotonda, svoltasi all'auditorium della scuola media Tiepolo, cui hanno partecipato oltre al parroco, don Carlo Gervasi, il fisiologo Pietro Enrico di Prampero, il preparatore dei portieri dell'Udinese, Alessandro Zampa, il coordinatore generale della Snaidero
basket Fausto Barburini, i due piloti Edi Orioli e Gianni Marchiol, e lo scultore Sergio Pacco, autore di un'opera raffigurante 10 momenti sportivi. Sabato 25 il giorno della "Festa Fantathlon crescere giocando", un progetto di attività ludica legata alla musica e al movimento che il CSI con la Provincia sta portando avanti da 6 anni, e che ha visto coinvolte 20 scuole materne e i loro genitori. Ancora divertimento poi con un artista di strada e con "scuole in piazza, per sport in piazza" dov'erano impegnate le scuole del quartiere. Sempre aperte le attività sportive gratuite per tutti: fitness, spring energy, tiro con l'arco, dimostrazioni di esibizioni sportive e, nei campi appositamente allestiti, basket, volley, calcio e mini rugby. Di particolare rilievo l'iniziativa podistica "Soprattutto volontariato", disputatatasi su un percorso suddiviso in 3 categorie, da 6, 2 o 0,8 km a seconda delle possibilità di ognuno. Hanno corso anche i disabili in carrozzina del gruppo "Non solo basket".
I CARCERATI BATTONO IL VICENZA Festa sportiva il 30 maggio sul campo di calcio interno alla Casa circondariale San Pio X di Vicenza. Si è svolto il quadrangolare organizzato dal CSI a cui hanno partecipato il Vicenza Calcio (in festa per i suoi 100 anni di storia), il Real CSI Vicenza, una selezione dei detenuti e la squadra di calcio degli agenti di Polizia Penitenziaria della città berica. Sei le partite giocate di un quarto d¹ora l¹una in un torneo all¹italiana di sola andata. Alle 15 hanno calcato il campo per primi gli agenti contro il Vicenza Calcio: è finita 2 a zero per i biancorossi, gol di Guastalvino e Fissore. Secondo match per la selezione dei detenuti contro quella del campionato provinciale dilettanti del CSI (il Real CSI Vicenza): l’incontro è finito 1 a zero per gli organizzatori, gol di Adriano Rizzetto di Lerino. Nella terza partita pro-
tagonista è stato Gino Sterchele, portiere biancorosso nell’inedito ruolo di centravanti, a siglare la rete decisiva al Real CSI. In porta per il Vicenza c'era il centravanti Margiotta. Nel quarto match la Polizia Penitenziaria perde contro i detenuti per uno a zero: gol di Meta. Gli agenti si rifanno nella quinta partita contro il CSI dove vincono per 3 a 0: doppietta di Costa e una segnatura a Cuffano. Situazione clamorosa nell’ultima partita in cui il Vicenza calcio si è piegato alla selezione dei carcerati che hanno vinto di misura con una rete del solito Meta. Ospiti del direttore della casa circondariale Maria Grazia Bregoli sono stati il presidente del Vicenza Calcio Aronne Miola con i due allenatori Moro e Viviani, il presidente e il vicepresidente del comitato provinciale del CSI, Sergio Serafin e Enrico Mastella.
XXVIII EDIZIONE DELLA SCETAJORDE È stato un 1° maggio ricco di spunti interessanti quello trascorso dagli sportivi di Cava de' Tirreni. A conclusione della bellissima giornata sono stati circa 1000 i partecipanti alla manifestazione “Cava: città dello sport” organizzata dal Comitato CSI cavese con il patrocinio dell'Assessorato allo Sport comunale. Prezioso il lavoro dei cinquanta operatori CSI al seguito della manifestazione. Sulle strade principali di Cava, erano 700 gli atleti che in mattinata hanno preso parte alla classica Scetajorde"festival dell'allegro podismo su strada", giunta al suo ventottesimo taglio del nastro. Contestualmente, all'interno del megaparcheggio di Piazza Lentini dove per l'occasione è stato allestito un vero e proprio villaggio dello sport, altre centinaia di ragazzi si sono avvicendati durante l'arco della giornata all'attività proposta di minivolley, minibasket, calcio, ginnastica, e danza con le novità quest'anno dell'atletica e della scherma. "Pur in presenza di un lungo ponte e con le scuole della città chiuse per il weekend, lusinghiero è stato il successo dell'iniziativa" è stato il commento del presidente del CSI Mario Foresta. "Mi preme sottolineare - ha concluso il presidente - la partecipazione di interi nuclei familiari e come, per una giornata intera, Cava sia realmente diventata Città dello Sport”. Aggiunge il vicepresidente Pasquale Scarlino: "Abbiamo programmato durante il mese di giugno e luglio altre domeniche di sport all'interno della Villa Comunale di Via Veneto. Speriamo che in molti (riferendosi agli enti locali) condividano l'intero progetto in modo da poterlo rendere attuabile,con la gioia dei ragazzi e delle rispettive famiglie. Nel corso della giornata diverse sono state le presenze all'interno del villaggio di personalità politiche tra cui ci preme sottolineare quella dell'assessore allo sport Bruno D'Elia e dell'assessore alle frazioni Giuseppe Gigantino, nonchè del responsabile della Provincia di Salerno dell'Edilizia scolastica, arch. Angelo Cavaliere, sempre presente anche in qualità di genitore alle iniziative del CSI metelliano.
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AGENDA
LUGLIO 2002
1/15 Milano (Piazza del Cannone) 6
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Villaggio dello Sport: Stadium-Sportlandia Bergamo Finali 5° Torneo di calcetto
20 Poviglio (RE) 21/28
Campionato italiano CSI di corsa all'indietro Catania Campus formativo SNES
Il cammino della Fiaccola della Pace verso Toronto Il CSI collabora con il comitato organizzatore del Pellegrinaggio Macerata-Loreto per portare la Fiaccola della Pace, presente già al Giubileo del 2000, a Toronto in occasione della XVII Giornata Mondiale della Gioventù. La Fiaccola è uno dei simboli, insieme alla croce di S. Damiano, che lega GMG 2000 con la GMG 2002. Accesa ad Assisi la mattina dell'8 Giugno, è arrivata a Macerata la sera, dove è stata portata in pellegrinaggio fino a Loreto. Il 20 Giugno partirà alla volta di RomaTor Vergata, sede della GMG 2000, per raggiungere Piazza Navona nella serata del 27 Giugno, quando il Cardinal Camillo Ruini incontrerà i giovani di Roma in procinto di partire per il Canada. La fiaccola resterà nella Chiesa di S. Agnese in Agone fino alla sua partenza per Toronto, quando il 25 Luglio, accendendo la GMG canadese, sarà protagonista della cerimonia d'apertura all'Exhibition Place di Toronto.
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23/28 Toronto
XVII Giornata Mondiale della Gioventù
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28 Campel (Feltre)
6ª prova Gran Prix veneto di mtb Lattebusche - Combinata con la corsa in salita
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Stadium giugno 2002
Finali 5° Torneo di calcetto Bergamo 187 partite programmate, 92 squadre iscritte e ben 50 serate di calcio a 5: questi i numeri in campo sul tappeto verde di Piazza della Libertà a Bergamo, dove dal 18 maggio si gioca il quinto torneo di calcetto in notturna. Anche quest'anno saranno moltissimi i bergamaschi (e non solo) che approfitteranno del torneo per trascorrere qualche piacevole serata con gli amici, all'ombra dei bastioni di Città Alta. Tempo permettendo le finali si disputeranno sabato 6 luglio; squadra da battere: la Pianeta Biliardo.
Il Gambero d'oro 20 Poviglio (RE) Torna sabato 20 luglio la prima e più famosa gara di retrorunning in Europa. Aperta dagli under-14, agli over-50, categorie maschili e femminili, il percorso pianeggiante prevede 3 km di retro-corsa. A difendere il titolo ci saranno i campioni uscenti GianMatteo Reverberi e Stefania Zambello, primatista in carica tra le donne (13'50" , il suo tempo) oltre al recordman Stefano Morselli, più volte vincitore a Poviglio (suo il record di 12' 48'')
Campus formativo SNES Catania Sarà la cittadella universitaria catanese ad ospitare la nuova proposta formativa rivolta ad arbitri, allenatori, animatori ecc. della nostra associazione. Il programma prevede corsi per orientatori, per animatori culturali in parrocchia, per formatori e, per la prima volta, un interessante corso di specializzazione per allenatori di categorie giovanili, mirato per i tecnici che intendono impegnarsi al servizio dei giovani. È possibile iscriversi, tramite l'apposito modulo disponibile sul sito www.csi-net.it, entro e non oltre la fine di giugno.
ALLO SPECCHIO di Don Giancarlo D’Ambrosio
VOGLIA DI ESSERCI L'impegno sul territorio attiva vive correnti di partecipazione e di solidarietà per una vita sociale più umana. Nel "documento d'indirizzo per una politica sportiva del Centro Sportivo italiano sul territorio" ci sono due domande: “Quanto teniamo davvero - come singoli e come società sportiva, comitato o associazione - alla comunità cui apparteniamo?”. “Siamo pronti a sentirci corresponsabili del suo destino, del suo diritto alla felicità?”. Dopo averle lette può nascere dentro di noi il desiderio di fermarsi, di lasciarsi colpire ancora più in profondità dalla forza delle parole. Le risposte o le considerazioni potrebbero essere tranquillamente il testo di quest'articolo o il commento al quarto punto del Patto associativo”. Sull'uscio della porta al mattino quando esco, o alla sera quando rientro ci sono sempre io che affronto il mondo o che vengo affrontato da lui. In questa dinamica o posso
soccombere, fallire e ritovarmi così ripiegato su me stesso, incanalato nella solita routine che mi narcotizza non lasciandomi pensare più di tanto, o posso riuscire a costruire qualcosa. La prima grande lotta per affermare il bene e la giustizia scopro che non avviene contro qualcosa o qualcuno, ma dentro di me. Esco allora prima che dalla porta, da me stesso, per riscoprirmi pronto a donarmi. Le famiglie, le comunità, i comitati,
vivono queste tensioni positive e negative che appartengono ad ogni persona. Il CSI fatto di uomini e donne, impastato di sudore e fatica, di memoria e presente, semina il futuro non come un contadino isolato, ma nei campi quotidiani degli uffici, delle famiglie, delle scuole, delle parrocchie, intessendo continuamente contatti e relazioni, per progetti concreti di comunione e di crescita. Sentire il diritto alla felicità di tutti sarà scoprire che sono comunità, sono comitato, sono in-relazione con tutti. Solo allora lo sguardo saprà cogliere una visuale d'insieme e vedere i giovani, i vecchi, i portatori di handicap, i deboli e i più bisognosi. Solo così nasceranno iniziative mirate contro la solitudine, contro le alienazioni, contro le devianze. Le attività sportive e di formazione daranno forza alla voglia di esserci, di lottare e di costruire armonia e bene, premura e speranza.
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IL RACCONTO
IL CRETINO INTELLIGENTE di Edio Costantini
Il cretino intelligente
...lui è il migliore di tutti, domanda sempre un ritorno d'immagine vantaggioso, sta sempre sul palco con il microfono in mano, interviene sempre per non dire nulla...
"È ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia cretino. Ma di intelligenti c'è stata sempre penuria; e, dunque, una certa malinconia, un certo rimpianto ci assalgono tutte le volte che ci imbattiamo in cretini adulterati, sofisticati. Oh, i bei cretini d'una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa. Come l'olio e il vino dei contadini". Queste parole sarcastiche sono di Leonardo Sciascia, che le ha scritte nel suo "diario pubblico" Nero su nero. Come si fa a non condividere tanto sdegno nei confronti del cretino intelligente? C'è infatti, e purtroppo è in aumento, una legione di saccenti sempre pronti a pontificare su ogni cosa, a snocciolare soluzioni arzigogolate a problemi che neanche conoscono davvero, e, sempre usando un tono di arroganza e di disprezzo, con un'enfasi cattedratica che tenta di stroncare ogni altrui opinione. D'altronde, la sindrome del "cretino intelligente" è figlia di un virus; è un po' come l'influenza, che sai deve arrivare nei mesi freddi, ma arriva sempre nel momento meno opportuno e quando meno te lo aspetti. Proprio come il virus influenzale, quello del "cretino intelligente" si sviluppa nei luoghi affollati, devi aspettartelo nelle commissioni, nelle assemblee, nelle occasioni pubbliche, preferibilmente lì dove c'è una bella passerella, perché difficilmente lo si trova dove si fatica e si lavora sodo... Proprio come l'influenza, ci sono volte che pensi di averla scampata, ma poi eccolo lì che il "cretino intelligente" salta fuori e ti fa stramazzare. I sintomi sono precisi, sempre gli stessi: lui è il migliore di tutti, domanda sempre un ritorno d'immagine vantaggioso, sta sempre sul palco con il microfono in mano, interviene sempre per non dire nulla. È profondamente solo. È difficile che accetti il riconoscimento dei propri fallimenti, ha paura delle novità, è incapace di condividere. Ha paura degli altri. Si complica spesso la vita perché ritiene di dovere conquistare e meritare tutto. Ogni cosa gli è dovuta. Questa logica presuntuosa del merito che lo illude di essere il padrone della vita, lo condanna ad essere schiavo dei suoi comportamenti. Pericoloso, in particolare, è il suo approccio con il "potere". Infatti egli insegue il "segno del potere" e non il "potere dei segni", come ammoniva il vescovo mons. Tonino Bello. Come tutti i virus, trattasi di faccenda contagiosa. Basta che in un consesso si alzi su un "cretino intelligente" ed ecco che, come per incanto, dopo di lui se ne alzano altri. E a guardarsi intorno di questi tempi, sembra quasi che la malattia si stia trasformando da episodica ad endemica. Oggi, infatti, il morbo cova sotto la cenere un po' dappertutto: si distribuisce equamente in tutte le sfere sociali, dall'aula parlamentare ai supermarket, alle associazioni. Come non condividere la nostalgia di Sciascia per i "bei cretini di una volta"? Almeno non si atteggiavano a intellettuali, non pretendevano di convincere razionalmente, e alla fine in loro c'era una vena di semplicità inoffensiva che non ti graffiava le coronarie. Dobbiamo abituarci al fenomeno, mettendoci in discussione noi per primi. Un piccolo germe di cretineria intelligente alberga in ogni mente, magari prigioniero di un po' di ritegno ma pronto ad aprirsi il varco in un momento di debolezza. Bisogna fare esercizio continuo, stare sempre attenti a non aprire la gabbia del "cretino intelligente" che è in noi. Proprio la consapevolezza che il germe è comune, solo che in alcuni è latente e in altri è divampato in febbre inarrestabile, ci impone di aiutare queste persone come per una sorta di dovere civile, ed anche per esercitare quella virtù cristiana che è la pazienza. Raramente accade che qualcuno cominci a sospettare di essere malato. Costui non si scoraggi, non disperi di guarire. L'importante è sentirsi il polso, monitorare il malanno. Poi, con un po' di umiltà o, almeno, con un po' di cautela, di ritegno, di pudore, il virus si può anche debellare. Coraggio! edio.costantini@csi-net.it
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