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Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma www.csi-net.it N. 6 - giugno 2004 - 0,80 euro Sp. in abb. post. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1 Comma 1, DCB Roma
UNO SPORT PIÙ PULITO PER UNA SOCIETÀ PIÙ ETICA di Edio Costantini A Tabiano Terme, il Centro Sportivo Italiano ha impegnato la maggior parte dei lavori della propria assemblea nazionale a ribadire la necessità di un impegno “missionario” volto a riumanizzare lo sport, rendendolo attività significativa capace di dar senso, per quanto di sua competenza, alla vita delle persone. Potrebbe sembrare una pretesa astratta, ma per capire che così non è, basta guardarsi intorno. All’indomani di Tabiano le agenzie di stampa, oltre ad aggiornare sulle vicende
del calcio scommesse ter, battevano contemporaneamente due notizie: la prima, di carattere sportivo, riguardava l’inchiesta aperta mesi addietro dai Nas per traffico di sostanze dopanti, rivelando che si era raggiunto il record di 138 indagati, tra cui atleti professionisti e dilettanti di varie discipline. La seconda, non sportiva, diceva che le Fiamme Gialle avevano indagato 4.400 medici sospettati di aver prescritto medicine di una certa casa farmaceutica, non perché terapeuticamente utili o
PROFILI - Scarpe da tennis in Vaticano
necessarie, ma solo per ricavarne vantaggi economici. Il legame tra le due cose è sottile, ma esiste ed ha più di un risvolto. L’uso di doping sportivo si rispecchia nell’abuso quotidiano di farmaci che ci coinvolge tutti, così come il mercato senza scrupoli del doping si rispecchia nel mercato disinvolto dei farmaci “spinti” da una certa industria, cui il fatturato interessa evidentemente più della salute dei pazienti. In un caso e nell’altro a fare acqua è il senso etico: di chi assume
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KAROL, LO SPORTIVO festeggia i sessant’anni del Csi
Lo hanno chiamato “l’atleta di Dio” e certamente Giovanni Paolo II resterà nella storia come un Papa sportivo. Qualche altro Pontefice, nel corso di questi ultimi secoli, si è dilettato cavalcando a briglia sciolta o giocando a bocce nel parco di Castelgandolfo. Ma niente di più. Ecco perché Karol Woytjla rappresenta un caso unico di successore di Pietro che abbia praticato calcio, nuoto, canottaggio, sci ed alpinismo. Difatti, ha poco più di dieci anni, quando nel cortile dell’oratorio a Wadovice, sua cittadina natale, “Lolek” (questo era il soprannome di Karol per gli amici) comincia a giocare a calcio, nel ruolo di portiere. A dodici anni, Karol scopre la bellezza del nuoto. Lo affascina l’idea di gareggiare sull’acqua, ma
non è facile perché in quella regione della Polonia il mare non c’è e allora deve imparare a nuotare nei fiumi, cosa tutt’altro che facile, sia perché esistono spesso forti correnti, sia perché l’acqua dolce non sostiene il nuotatore come il mare. Occorre una bravura particolare per stare a galla in quelle acque, e il giovane Karol ce la mette tutta. Non solo, ma sfida spesso rapide e grossi ciottoli, a bordo di una canoa artigianale, evitando i cento pericoli che si presentano su un percorso accidentato e impervio. Ma Karol è affascinato anche dalle montagne. Ha nei loro confronti una specie di timorosa venerazione, che lo attrae verso quelle splendide cime dei Tatra, che segnano il confine tra la Polonia e la Slovacchia di oggi. A luglio ed agosto, spesso da solo, s’inerpica
PRESENTI ANCHE IL CARDINAL CAMILLO RUINI, IL PRESIDENTE DELLA CAMERA CASINI E QUELLO DEL CONI PETRUCCI
In 10mila dal Papa per l’anniversario del Csi Saranno circa 10mila, tra atleti, dirigenti, tecnici e arbitri, gli sportivi del Csi che sabato 26 giugno si daranno appuntamento in Vaticano, per festeggaire con il Santo Padre, il sessantesimo anniversario di fondazione. È la prima volta che il Centro Sportivo Italiano viene ricevuto in udienza privata dal Papa. Già in occasione del Giubileo degli sportivi, nell’autunno del 2000, una delegazione del Csi fu ricevuta da Giovanni Paolo II, ma in quell’occasione, a rendere omaggio al Pontefice, c’erano anche i rappresentanti di altre associazioni ed enti sportivi. Questa volta, invece, l’incontro con il Papa assume una rilevanza ancor più importante per l’Associazione, un’occasione irripetibile per stringersi attorno alla massima guida della Chiesa Cattolica, per andare al cuore della sua vocazione: educare attraverso lo sport. Sarà una giornata di gioia e di festa, insieme a tanti ospiti illustri e campioni dello sport. Fra gli altri, saranno presenti il cardinal Camillo Ruini, presidente della Cei; Pierferdinando Casini, presidente della camera; Gianni Petrucci, presidente del Coni. Nel corso della mattinata, in aula Paolo VI, il Csi ripercorrerà con testimonianze, immagini ed eventi i suoi primi sessant’anni di storia, prima dell’arrivo del Santo Padre, previsto per le 11. Nel pomeriggio, invece, la giornata di festa si concluderà con una Santa Messa nella Basilica di San Pietro. PROGRAMMA
ore ore ore ore
08.30 - 10.00 10.00 - 11.00 11.00 - 12.00 17.30 - 18.30
Arrivo presso l’aula Paolo VI Csi: sessant’anni di storia Incontro col Santo Padre Giovanni Paolo II Santa Messa in San Pietro
di Franco Bucarelli*
per quei sentieri ripidi, fino a raggiungere la quota 2.499 metri del monte Risy, dalla cui cima si ammira un panorama mozzafiato. Tra le cose più belle, il grande lago Morskie Oko, che i polacchi chiamano “occhio del mare”, dove Karol ama andare a pescare, trascorrendo ore in pensosa solitudine. Un’abitudine che conserva anche quando diventa vescovo di Cracovia ed è proprio in barca, sul lago, che lo raggiunge la notizia, nel 1967, che Papa Paolo VI lo ha nominato cardinale. Le abitudini sportive acquisite in giovinezza restano molto praticate fino alla chiamata in Conclave, tanto che per tantissimi anni, d’inverno, don Karol si carica sulle spalle un vecchio paio di sci, di quelli con gli attacchi di cinghie in cuoio e si avvia a Zakapane, la Chamonix della gente polacca, e scivola sulle immense distese di neve che si perdono oltre l’orizzonte. Sin da giovane, ha imparato a scendere lungo quei pendii con l’agilità di una gazzella, spesso facendo dei paurosi slalom tra i pini. Fino all’inverno del 1978 non c’è stagione invernale che non lo veda provetto sciatore sui monti Tatra. Diventato Papa, durante una vacanza sull’Adamello, stupisce l’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini che non gli risparmia elogi e gli risponde: “Presidente, io sono figlio delle montagne”. E nei confronti delle alte cime, il Santo Padre ha un rapporto unico: da giovane le adora e le sfida, da anziano le ammira in religioso silenzio per ore intere, specie adesso che non può più scalarle. Nei primi anni di Pontificato, Giovanni Paolo II riesce anche a concedersi delle salutari nuotate in piscina nella quiete di Castelgandolfo, fino a quando l’invadenza di alcuni paparazzi, non lo convince a rinunciare. Sempre a quel periodo risale la scelta del Santo Padre, che da buon sportivo rifiuta di indossare le scarpe abitualmente calzate dai Papi (eleganti, in cuoio), per
chimica per “andare al massimo” nello sport come nella vita quotidiana, di chi quelle sostanze le propone, di chi le fabbrica e le vende, e dunque vuole guadagnarci costi quel che costi. Il senso di fondo è che la crisi etica dello sport ha radici che vanno oltre lo stesso. Il malaffare dello sport nasce anche dal malaffare che inquina la vita quotidiana del nostro Paese. Sognare un’attività agonistica dalla coscienza pulita, in un Paese in cui molti tendono ad avere la coscienza sporca,
è davvero velleitario. Lo sport non è, e non potrà mai essere, un’isola felice rispetto al resto della società. D’accordo, allora, che bisogna cominciare a disboscare lo sport dalle molte cose che non vanno, ma poi si dovrà avere il coraggio di andare oltre, di impegnarsi oltre lo sport per “contagiare” di rinnovato senso etico gli altri settori della vita sociale. Quando a Tabiano parlavamo di “ruolo pubblico” che la Società sportiva deve assumere, intendevamo anche questo.
indossare i suoi abituali mocassini marroni. A proposito di abitudini, il Papa è rimasto affezionato al calcio: lo dimostra durante il Giubileo dello sport a Roma, nel 1984, quando per la prima volta nella storia un Papa siede sulle tribune di uno stadio. Il calcio gli piace molto e, secondo i soliti ben informati, insieme al fedelissimo segretario Stanislao Dziwisz non si perde una finale mondiale. Pare anche che sia stato proprio lui a incoraggiare la creazione di un campionato di calcio all’interno delle mura vaticane. Ad ogni occasione, egli ricorda che “le discipline sportive praticate da gente di razze diverse e differenti estrazioni sociali, diventano un eccellente mezzo per promuovere la solidarietà, così necessaria in un mondo straordinariamente dilaniato da conflitti etnici e razziali. Lo sport - secondo Papa Woytjla - è una medicina favolosa che riesce perfino a trasformare gli impulsi negativi degli uomini in buoni propositi”. Il Papa lo ha ripetuto più volte, nel corso del suo Pontificato, che lo sport lo ha
aiutato moltissimo a temprare il suo carattere. E allora, chi meglio di lui può insegnare agli altri come competere, come accettare le grandi sfide della vita? Da Papa, ogni volta che incontra i giovani sportivi, racconta loro quello che l’Apostolo Paolo scriveva ai Corinzi per spiegare come nella vita sia importante gareggiare: “non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi, in modo da conquistarlo!” E anche oggi, che la malattia gli permette a malapena di camminare, Karol lo sportivo gareggia in silenzio e sofferenza, ma con doppia tenacia e lucidità, contro gli acciacchi fisici. È la logica continuazione di un uomo sacerdote, vescovo, cardinale e Papa, che fino a quando ha potuto, ha corso, nuotato, sciato, vogato e si è arrampicato su sentieri impervi. E che oggi, non potrà non rivedersi nella vitalità, nella gioia e nello spirito delle migliaia di giovani del Centro Sportivo Italiano, che hanno scelto di festeggiare con lui il 60° anniversario di fondazione. * Vaticanista Radio Rai