Stadium n. 7/1949

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Rassegna mensile illustrata di tutti gli sport Anno IV Roma, Via

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N. 6 - Roma . Giugno 1949 — Direzione e Amministrazione: 50.020 Conciliazione 1. — Tel. 561 .735 • 561 .004 - 564.962

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Comitato di Direzione LUIGI GEDDA Direttore — SISTO FAVRE Condirettore CARLO CARRETTO — GIULIO ONESTI — LEOPOLDO SALETTI ERNESTO TALENTINO — BRUNO SAULI

SOMMARIO pag. 20 LEOPOLDO SALETTI Giro di Francia 1949 Ricondurre la gioventù itai VICTOR liana alla passione per• la I corridori italiani residenti conquista delle altezze pag. 2 ; in Francia non debbono es­ » 22 LANDÒ FERRETTI sere abbandonati Stadio o Circo? 4 I ROMOLO PASSAMONTI i Corpo a corpo antitodo del n 23 Lo sport nella Scuola 6 « tenere » s. F. ROMUIAIS La facoltà di Educazione Fi­ Joe Finto addormentato sica. logica soluzione di un Louis vuol tentare il colpo » 25 problema 7 alla .< cassetta u? SISTO FAVRE NICO TALET Lingiade 8 Base-ball e soft-ball, sport 28 RENATO VESCIII atletici da spettacolo Italia, paese della pallanuoto MARIO CIRIACHI con nuotatori modesti 11 Al limite delle umane pos­ CESARE MARIANI sibilità: l’uomo più veloce 31 Fenomeno calcistico inquie­ del mondo tante: non esiste l’articolo a CHIRONE buon mercato 32 » 13 La posta di Chirone ALDO BALLARIN ANDREA MARAZZI n 33 Solo una vita igienica, cor­ II volo come sport retta permette al fìsico una NINO LOMBARDI piena effìcenza » 15 Da un capo all’altro d’Italia l’attività del Centro Sporti­ UMBERTO MAGGIOLI 34 vo Italiano Il « Torino » che fu e quello che potrà essere >■ 17 n 36 Da tutto il mondo VITTORIO SPOSITI Il progresso nella velocità In copertina: Vele in gara sul mare: del ciclismo di ieri e di oggi è la stagione propizia. » 18

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Un numero costa L.

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fi noto che da mezzo secolo in I qua stiamo assistendo ad un fenomeno lento e progressivo quanto triste e preoccupante: lo spopolamento delle Alpi. II montanaro tratto dal miraggio delle città maggiori scende, come residenza stabile sempre più a val­ le fino a raggiungere successiva­ mente i centri di pianura ove il fascino della città con i suoi como­ di conforti, con le sue attrattive, con la vita meno ingrata lo attira come specchio delle allodole, de­ stando grandi illusioni e, domani, non meno grandi, delusioni. Uno storico e studioso insigne della Valle d’Aosta l’Abbé Henry, afferma nei suoi scritti (cfr. Histoire de la Vallèe d’Aoste; e « le Raye de Solei ») dell’esistenza in tempi non lontani (secolo XVI e XVII) di oltre una diecina di cospicui centri stabili, abitati cioè in per­ manenza per tutto l’anno dai mon­ tanari ed ora in rovina o scompar­ si oppure ancora ridotti a semplici ricoveri estivi di greggi tra un de­ solante complesso di chàlets ca­ denti per l’abbandono dell’uomo, del valligiano che un triste giorno è andato per non tornarsene più. Tra questi i paesi di Prarayè, Dondona, ed altre località minori della Valsavara e Valgrisanche località, oggi ridotte gran parte a macerie ricoperte di licheni e di muschi. Lo stesso reclutamento per le truppe alpine che fino alla prima guerra mondiale, era vanto esclusi­ vo della forte gioventù della dor­ sale alta delle Alpi, è sceso col tempo sempre più a valle fino a

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reclutare successivamente tra gli Appennini e quindi negli stessi centri di pianura.; fu così che assi­ stemmo ultimamente allo strano ibridismo di certi battaglioni alpi­ ni aggreganti bergamaschi e canavesani, assieme con calabresi ed anche insulani in quelle stesse uni­ tà che per diversi decenni e fino alla scorsa guerra mondiale, rap­ presentarono la roccaforte gelosa della migliore giovinezza di valla­ te privilegiate. Ma l’inflazione era per qualche aspetto almeno giustificata. Infat­ ti basti affermare che il recluta­ mento di certe vallate del cuneese o di vallate secondarie della Val d’Aosta come di talune della Val­ tellina, era sceso da 100 a 40 ed a 30, ed anche nelle zone alte delle montagne piemontesi fino a 15 ed a 10 a causa del deprecato spopo­ lamento delle Alpi. Non vogliamo qui però affronta­ re questo problema. Il grido d’al­ larme è stato lanciato da molte parti e da parecchio tempo: at­ tendiamo che una saggia legisla­ zione prevenga od almeno riduca questa triste piaga dello spopola­ mento montano. Ma accanto a questo pur un al­ tro fenomeno hanno segnalato co­ loro che animati dalla passione per le altezze, percorrono con costan­ za le Alpi. Ed è questo: la gran massa dei giovani che frequenta le montagne non sale più alto del ri­ fugio, del bosco, del pascolo o del­ l’ultima baita. Solo più una stri­ minzita elite si lancia alla con­ quista dei ghiacciai e delle vette.

Talune vallate solitarie per il difetto di essere raggiunte da una malselciata mulattiera e non dai comodi pulmann delle carrozzabili sono letteralmente disertate. Solo più le funivie, queste sempre af­ follate, riescono a portare in alto la generazione accidiosa e festaio­ la di oggi. Ecco dei dati: una vallata bel­ lissima a 150 chilometri da To­ rino e da Milano, recinta da colos­ si che battono i 4000 metri come il Dent d’Herens e le Gran Murailles, la Valpelline, confinante col Cervino, vallata che conta una dozzina di grandi ghiacciai e non meno di una cinquantina di vet­ te superanti di parecchio i 3500 metri. Eppure sentite. Il bivacco fisso del C.A.A.I. alla Tòte de Roèses a quota 3170 è sta­ to raggiunto negli ultimi quindici anni da meno di 10 cordate, la bel­ lezza cioè della media di neppure due persone all’anno! Non più al­ ta è la frequenza al bivacco della Sassa in Val Chamen (17 cordate nel medesimo periodo) e relativa­ mente poco più alta è la stessa fre­ quenza media di alpinisti che han­ no pernottato nella capanna Aosta alla Tète de Valpelline (m.2800) e nella confortevolissima capanna Collon a poco meno di 3000 metri. Forse un po’ brillante potrà es­ sere la situazione sulle Alpi orien­ tali, ma pure lì in genere la schie­ ra dei giovani che si recano all’as­ salto delle Dolomiti ha segnato una notevolissima inflessione. La carenza di questo spirito di conquista, il solo che garantisca


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della realtà educativa della mon­ tagna, unitamente a queste consi­ derazioni di ordine statistico non possono non preoccupare tutti co­ loro che conoscono ed hanno spe­ rimentato la potenza formatrice di caratteri, che promana dall’acco­ stamento della gioventù alle al­ tezze ed alla vita rude del monte. Ecco perciò il Centro Sportivo Italiano conscio di un mandato e di una responsabilità educativa, onde ricondurre la massa della gio­ ventù italiana all’amore dei mon­ ti ed alla passione per la conqui­ sta delle altezze, ha studiato e lan­ ciato una grande manifestazione che ili queste settimane sta entran­ do nella fase di realizzazione: il Trofeo della Montagna, campiona­ to nazionale di marcia in monta­ gna per pattuglie specializzate cit­ tadini valligiani e militari. La manifestazione si prospetta come una vera leva dell’alpini­ smo giovanile in Italia. Infatti tra le 200 eliminatorie provinciali (raggruppanti ciascu­ na non meno di 50 squadre di 4 marciatori ciascuna) e zonali par­ ziali riservate agli organizzati della Gioventù Cattolica e te suc­ cessive 18 semifinali regionali e finalissime nazionali verrà mobili­ tato un complesso di circa 100.000 giovani partecipanti. L’affermazione di queste cifre è sufficiente per giustificare tutto lo impegno che i tecnici ed organiz­ zatori del C.S.I. in collaborazione con altri Enti sportivi nazionali, hanno assunto. Firme illustri hanno sottoscritto al Patronato della manifestazione, da S. E. De Gasperi a tutti i Mi­ nistri interessati direttamente od indirettamente alla competizione. Siamo certi che da questa leva alpina nuovi manipoli della gene­ razione giovanile accostandosi al­ la realtà educativa del monte ne saranno colti pure dal fascino e in un prossimo domani vi torneranno da soli od in cordata pei' attingere nella solitudine delle altezze tutti quei valori che nello spirito e nel corpo si presentano come fonda­ mentali nella formazione dell’uo­ mo di domani.


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o sport è a fina svolta decisiva: o, subendo le aber­ razioni. edonistiche, uniformandosi al materiali­ smo, purtroppo, trionfante, ricadrà nell’abiezione del Circo che vide le sue zolle arrossate di sangue cri­ stiano commisto a quello delle belve, mentre scro­ sciava sugli spalti il plauso al gladiatore vittorioso, o, affermandosi come valore educativo e formativo dell’uomo e del cittadino, suscitando nobili emulazio­ ni, rafforzando l’amore per i più alti ideali, fornendo alle folle spettacoli di serena bellezza, e di maschio vigore, tornerà a. celebrare i trionfi dello Stadio. Non è vero che l’Ateneo di Pericle, di Aristotile e di Platone, di Fidia e di Prassitele, creasse — scuo­ la. di. vita nobilmente vissuta — i ludi sportivi per esaltarne i vincitori nelle solenni contese di Olimpia, e che Roma, al contrario, snaturasse quei ludi, sosti­ tuisse all’atleta, amante della sua patria, il merce­ nario assetato di sangue e di bottino, per farne l’ido­ lo venale della suburra urlante nelle arene imperiali. E’ vero, invece, che come lo stadio olimpico degenerò nell’ippodromo di Bisanzio, cosi la gioventù romana, anziché cimentarsi essa stessa nei ludi che Virgilio tramanda nei versi, immortali, preferì — più tardi — assistere ai cruenti spettacoli gladiatorii, così come, corrotta nei corpi e negli animi, cedette le armi a mercenari, onde la decadenza e la fine dell’impero.

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Il Cristianesimo con la Cavalleria, il rinascimento col rinnovato culto degli ideali u menisi ici : e. in tem­ pi a noi più ricini, il he Con beri in con la. ripresa, ol­ treché delle gare, dello spirito olimpico, sono le tre tappe salienti di otto secoli di storia che hanno ri­ portalo i ludi sportivi alla funzione e al prestigio da essi goduto e che. pure nel giro di circa otto secoli, dal quinto aranti al terzo dopo it'rislo, avevano mise­ ramente perduto. Ma. pensosi dell’educazione della gioventù e ilei ealore sociale che lo sport può assumere tanto in senso positivo quanto negativo, dobbiamo onesta­ mente aevcrtire. proprio nell'ora dello sport trion­ fante. i pericoli che lo minacciano; e. puri coppo, in­ sieme a. questi pericoli potenziali. i sintomi in atto di decadenza c di degenerazione. L’insana. mania dell’oro che arciera. gli uomini e. ad ogni istante, turba la pace delle nazioni, è il germe che minaccia d’inquinare lo sport. Noi non siamo né contro il professionismo nè contro lo spettacolo sportivo. Opporsi al professio­ nismo sportivo significhcrebbe per alcuni sport (quel­ li del motore, ad esempio) rendere impossibili con­ quiste meccaniche, realizzale con grave rischio della cita e con costante appi inazione dal parte, di intrepidi piloti, e per altri (il. calcio, ad esempio) rinunciare a quei progressi tecnici che ridi iodono costanza di al­ lenamento. occupazione, in palestra, sui campi di gioco, in viaggio, della maggior parte della giornata degli atleti. Altri sono i pericoli. Il primo è che il miraggio del lucro, il desiderio ilei guadagno (naturali, ripetia­ mo, negli atleti i quali dedicano tutto se stessi allo sport, destituito altrimenti o a contentarsi di risultati mediocri o a. limitare la cerchia dei campioni al ristrelto campo dei « figli di papà ») avvolgano di sè. permeino tutto il mondo dello sport: quel «totani-

STADIO 0 CIRCO? di Laudo Ferretti

ciò » divenuto « totosport » è stata una. necessità, pos­ siamo anche dire una pratica e brillante soluzione del problema di finanziare l’attività sportiva, ma ha come onnubilato le gare degli atleti in una cortina di denaro sgorgante dalle non pure fonti del giuoco, gettata — secondo noi a torto, ma il fatto esiste — come un’ombra di sospetto su ogni cosa che si riferi­ sca allo sport. Insàmma, è giusto che le fatiche, i sacrifici, i rischi, degli atleti siano ricompensati; me­ no giusto appare che il denaro circoli in altre tasche, sempre sportive, che non siano quelle di coloro che realmente sudano, faticano o (come avviene per gli sport meccanici) rischiano ad ogni istante la vita. Il secondo pericolo è costituito dal modo (pare si scambino bestie da lavoro o parlile di merci) con. cui


dirigenti di società trattano fra loro l’acquisto di gio-^ catori di calcio, che sono pur sempre uomini; e, in­ sieme al modo, la sostanza delle trattative, cioè le ci­ fre astronomiche ormai raggiunte : siamo arrivati a svariate decine di milioni per il missaggio di un cal­ ciatore da una squadra, all’altra. In questi prezzi di affezione è un aspetto di ciuci divismo che, agli occhi di folle meno progredite, rinnovando stati d’animo e aberrazioni pagane, fa di certi giocatori veri e propri « semi-dei ». Con quanto guasto morale c con quanta sperequazione ciò avvenga è inutile soffermarsi a di­ mostrare, solo che si rifletta alla modestia del rango e dei compensi riservati ad uomini pur eminenti nel campo delle arti, delle scienze e delle lettere. Il terzo pericolo è rappresentato dal dilettanti­ smo grigio. Diciamo ancora una volta; il professio­ nismo è necessario perchè il dilettantismo può essere privilegio solo di chi è nato ricco o di chi si contenta di modesti risultati. Afa non è lecito professarsi di­ lettanti, e tali non essere. .Nel tennis, ad esempio, co­ me è possibile considerar dilettanti coloro che, pas­ sando da. un torneo all’altro, da un paese all’altro, o, addirittura, dall’uno all’altro continente, non solo, per alcuni mesi all’anno, sono completamente mantenuti dagli, organizzatori delle gare, ma, negli altri mesi, non hanno certo un datore di lavoro che li stipendi, con tutte quelle assenze continuateì 11 tennis è. dun­ que, uno sport dove o si vive con. un patrimonio pro­ prio, o si è professionisti. E bene ha. fatto il C.I.O. a escludere questo pur magnifico giuoco dallo Stadio. Le insidie del denaro sono, dunque, grandi; ma c’è un’insidia peggiore per lo sport, come lo inten­ diamo noi, e cioè come mezzo educativo della gioven­ tù, e come onesto spettacolo per il popolo, oltreché come «banco di prova» per le conquiste della mec­ canica. Questa minaccia grave, gravissima, incombente, di ripiombare in pieno Circo è costituita dal veleno di brutalità che si tenta di inoculare nella massa e. specialmente, nei giovami attraverso certi spettacoli sportivi. La lolla libera, ad esempio, è già esercizio di eccessiva violenza che consente, addirittura, di « di­ sarticolare », di « strangolare » l’avversario. Ala, oltre oceano, tutto questo pare non bastare a dare il « bri­ vido », a solleticare i più bassi istinti degli, spetta­ tori, sicché le gare si svolgono su pedane coperte di fango, e i lottatori assumono presto ripugnanti ma­ schere di degradata umanità. Poi ci sono le gare, su pattini a rotelle, collettive, dove i concorrenti si at­ terrano tra loro, in impudiche mischie di... campioni d’ambo i sessi, (Mie quali si esce spesso con frat­ ture... Infine, ci sono le gare di lotta, di pugilato, di calcio, tra donne... No, questo non è sport, questo è il rinascere dell’abbietta formula « panem et circen-, ses », conialo ai bassi tempi, solleciti soltanto di tener buona la gente col riempire ad essa la pancia e col proporre ai suoi occhi visioni di bieca ferocia trion­ fante.

«... ci sono le gare su pattini a rotelle dove i concorrenti si atterrano tra loro... >

Lo sport è amorosa cura dei giovani corpi perchè in essi l’interiore bellezza dello spirito abbia degna ricetto; l’educazione dell’anima; formazione del ca­ rattere; invito a preferire, in gioia onesta, il libero sole, ai richiami di più bassi piaceri. Una gioventù così, educata è vanto della famiglia, presidio della patria, speranza dell’umanità. Nelle sue gare trionfa la forza e non la brutalità, l’arte e non l’inganno; e, più del naturale desiderio di vittoria individuale, opcra lo spirito solidale di bandiera, sia essa di un club o del proprio Paese...

Questo è l’ideale sportivo che dobbiamo difendere contro diaboliche forze. La battaglia non sarà facile

nè breve; ina la gente (l’Italia è sana, e la vincerà.


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LA COSTITUZIONE DELLA COMMISSIONE DI STUDIO PER

Lo Sport nella Scuola Il tema « Sport e Scuola » da noi pro­ posto dal gennaio scorso sta ormai vol­ gendo verso una conclusione. Dicem­ mo in proposito che il tema era com­ plesso, spinoso e delicato: ma buona volontà e competenza di quanti vi han­ no diretto e sollecito interesse dovreb­ bero pur condurre a una giusta solu­ zione dei problemi che il tema propone. I nostri articoli e quelli di autorevoli collaboratori hanno per il corso di un semestre ampiamente trattato la ma­ teria sotto tutti i punti di vista. Per par­ te nostra abbiamo ampiamente illustrato quanto si applica in fatto di educazio­ ne fisica e sport a favore della gioven­ tù delle scuole dalle primarie alle me­ die agli atenei nei diversi Paesi d’Eu­ ropa e d’America. Abbiamo riferito pa­ reri e criteri di uomini della scienza, della pedagogia, di sociologhi, di poli­ tici. Di educatori che nella scuola e nello sport, vivono e traggono la loro ragione di opera e di pensiero. Di di­ rigenti e personalità dello sport, e del­ lo sport non disgiunto dalla cultura, anzi da questa — sotto le sue forme di arte, di lettere, di dottrina, di atti­ vità giornalistica ricca di approfondita esperienza — illuminato. Sono inter­ venute nella discussione firme come quelle Bruno Roghi, Bindo Riccioni, Landò Ferretti, Sisto Favre, Leopoldo Saletti, Giuseppe Bettiol, Carlo Belli, Luigi Manconi, Gaspare Cataldo, Natale

Bertocco, Renato Ferminelli, Gualtiero Pacini, ecc. Lo stesso Ministro della Pubblica Istruzione è intervenuto nella discus­ sione con la nota intervista a « Stadium », e altresì autorizzando la costi­ tuzione di una « Commissione di Stu­ dio per lo Sport nella Scuola » per la preparazione’e la presentazione al Mi­ nistro di un piano elaborato, concreto, tale da consentire la formazione di un piano adeguato, una omogenea for­ mulazione di proposte, e infine una felice soluzione del vasto e complesso problema. Per nostro conto, il punto sulla si­ tuazione è stato fatto: e riguarda sia le condizioni dell’educazione fisica e sport nella Scuola in Italia, sia le condizioni contrapposte negli altri Paesi civili. E abbiamo avuto occasione di esporre in proposito, cose che ai più sono risultate nuove. In più abbiamo illustrato e torniamo sopra l’argomento anche in questo numero, che cosa è il metodo di educa­ zione fisica, che così beneficamente si rivolge a tutte le età, e prende defini­ zione dal nome di Ling: metodo che non può certamente venire ignorato e trascurato da nessuno. Da tutti i Pae­ si, del resto, c’è da prendere nella do­ vuta considerazione qualche cosa di buono, a cominciare.... dal nostro. Ci troviamo di fronte a un quadro abba­

cina gara podistica fra studenti a Los Angeles : i professori funzionano da giudici d'arrivo

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stanza completo, con le sue enuncia­ zioni di principio, le sue proposizioni teoriche e le conseguenti, talvolta non troppo poiché la realtà non è il tavolo di studio nè il gabinetto scientifico, applicazioni pratiche. Bisognerà trovare per l’Italia il « quid medium » fattibile e consentibile con le nostre circostan­ ze economiche e sociali. Certo, non è difficile dedicarsi a una accurata e ge­ nerale cultura fisica nei paesi scandi­ navi dove tutte le classi sociali si tro­ vano in una condizione di benessere economico e un livello morale e cultu­ rale che da noi la guerra ha stroncato, e dove ci si trova in periodo di faticosa e tanto ostacolata ripresa... Ma appunto per queste nostre minorate condizioni noi dobbiamo reagire energicamente e giudiziosamente. La Commissione creata per invito di S. E. il Ministro Concila, si pone ora al lavoro. Di essa fanno parte: Prof. Catalano, Direttore Generale dell'Educazione Fisica per la Scuola; avv. Giulio Onesti, presidente del C.O. N.I.: prof. Luisi Gedda, presidente del C.S.I.; dott. Bruno Zauli, presidente della F.I.D.A.L.: prof. Gotta, presidente del Sindacato Insegnanti di E. F.: prof. Mazzarocchi; prof. Leopoldo Saletti; prof. Tortoncse, Commissario della G. I.: dott. Ernesto Talentino; i giornalisti Emilio De Martino. Bruno Roghi, Lan­ dò Ferretti. Sisto Favre e Natale Bertocco: prof. Marchisio, presidente della F.G.I.: comm. Mairano, presidente del­ la F.I.P.: comm. Tappella, presidente della F IN.: prof. La Cava presidente della F.T M S.; ing. Barassi, presidente della FIGO.; comm. Rodoni, presiden­ te deH’TT.V.I.; ing. Einard, presidente delia F.P.I.: ing. Bavarese, presidente dell’Assoc. Culturale Snortiva: ing. Giovannetti, presidente della F.I.C.: dott. Tolusso, nresiden+e della F.I.L.T.; ing. Orsini, dott. Nostini, presidente del C.U.SJL; comm. Rossi, presidente della F.P.I.: on. avv. Paganelli. dott. Garroni, ispettore del C.O.N.I.. dott. Dimetti ca­ po ufficio sportivo dell’E.N.A.L.; dott. Tedeschi, ecc. Noi ci auguriamo che essa possa con­ durre con sollecitudine i lavori, ma secondo quella massima « festina len­ te ». affrettati lentamente, con ponde­ ratezza tanto cara agli antichi nadri coscritti. Noi crediamo che mai vacan­ ze scolastiche potranno essere state im­ piegate così vantaggiosamente, se pri­ ma di ottobre la Commissione avrà po­ tuto concludere con un progetto suscet­ tibile di pronta' approvazione e im­ mediato passaggio alla applicazione per il prossimo anno scolastico. E nem­ meno in via definitiva: un periodo di esperimento ci vuole. Perchè, lo abbia­ mo già detto, la realtà sul campo e nelle varie situazioni è un’altra cosa. Ma purché intanto si proceda ai fatti. E si faccia tesoro immediato delle espe­ rienze sopravvenute. E la guida sia in


/ l problema dell'educazione fisica e r dello sport nella Scuola ha diversi aspetti e tutti importanti. In preceden­ ti nostri articoli ne abbiamo illustrate le ragioni. Ora dalla fase, diremo così, puramente retorica si passa ad una fa­ se di discussione proficua: li costituzio­ ne della Commissione di Studio di cui il prof. Saletti parlò nel numero scorso di «Stadium». Tutti coloro, (anzi possia­ mo dire tutti i padri di famiglia) che hanno veramente a cuore la salute fi­ sica della gioventù, possono essere cer­ ti che da questa discussione, auspicata da « Stadium » e voluta da S. E. il Mi­ nistro Gonella, scaturiranno quelle pro­ poste concrete per cui fin d’ora ci sen­ tiamo autorizzati a ritenere che la na­ vicella navigante tra gli agitati flutti dei prò e contro, della riforma e della con­ troriforma, sarà guidata in porto. Nel sicuro porto del Ministero della P. I. Da dove codificata e regolamentata po­ trà riprendere il sicuro viaggio verso la Scuola, con l’innegabile beneficio di tutti: educandi ed educatori. Uno degli aspetti del problema che non potrà essere trascurato dalla Com­ missione, anzi dovrà essere a nostro parere affrontato e, per quanto possi­ bile, risolto con una proposta concre­ ta è la questione degli insegnanti e dell’insegnamento. Il Prof. Pacini nel suo chiaro articolo pubblicato nel nu­ mero scorso di « Stadium » illustra, analizza, chiarisce iti merito auspicando infine una più intima collaborazione fra quanti hanno a cuore l’educazione fisi­ ca della nostra gioventù. Molti altri be­ nemeriti e competenti insegnanti, veri maestri della disciplina del fisico, sol­ lecitano un nostro intervento — giorna­ listico, s’intende — in proposito. Otto- ■ rino Zamparo, di Udine, ci annuncia l’invio di un suo opuscolo ove è chiari­ to il problema « didattico di insegna­ mento » e il problema « facoltà di edu­ cazione fisica », facendoci tra l’altro co­ noscere l’ultimo ordine del giorno re­ gionale di categoria in cui, tra l’altro, s’invoca:

« Gli insegnanti di e. f. delle Provin­ cie di Udine e Gorizia: mentre richiamano l’attenzione delle Segreterie Generali Provinciali di e. f. al fine di sollecitare la concretazione, da parte del competente Ministero del­ la Pubblica Istruzione, dei voti espressi dal secondo Congresso Nazionale di Ca­ tegoria, svoltosi in Roma nel gennaio 1948; prospettano la necessità urgente ed assoluta delle scuole superiori di e. f. trasformate in facoltà (quadriennali) e annesse ai principali centri universita­ ri sede di facoltà di medicina. Ciò per elementari e chiare ragioni di serietà scolastica e soprattutto, per poter fi­ nalmente dare la possibilità al persona­ le incaricato di regolarizzare la sua in­ sostenibile posizione ed essere messo cosi nelle condizioni pedagogiche e le­ gali di concorrere all’ammissione nei ruoli: precisiamo che ai colleghi incaricati dovranno essere concesse ampie facili­ tazioni, proporzionate ai meriti profes­ sionali e di studio dei singoli, per l’am­ missione alla facoltà per il consegui­ mento della specifica laurea. Titolo che

esso solo potrà definitivamente risolve­ re l'angosciosa loro posizione ». Siamo grati al prof. Zampano di averci fatto conoscere questo ordine del giorno, tanto più che avevamo, in un nostro precedente articolo, parlato proprio di questo importantissimo pro­ blema. E ne avevamo rivolto una pre­ cisa domanda a S. E. Gonella nella in­ tervista concessaci. Noi, personalmente, avevamo spezza­ to una lancia in favore del ripristino della vecchia Accademia Superiore di E. F. della Farnesima, soprattutto per l’attrezzatura ivi esistente e che non sarà possibile, per ragioni strettamente economiche, edificarne delle altre in al­ tri luoghi; tuttavia non è possibile nean­ che ignorare « la situazione degli ex

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FISICA LOGICA SD1UII0M DI UN PRODIEMA farnesini che dal 1943 attendono la pos­ sibilità di terminare gli studi che una legale legge aveva permesso iniziare e una mai apparsa legge ha fatto loro in­ terrompere. .4 questi 600 « disgraziati » studenti (oggi sono ragazzi... anziani) vanno aggiùnti le migliaia di incarica­ ti che non chiedono altro che poter con­ seguire un legale titolo di studio per concorrere all’ammissione nei moli. Certo che la Facoltà sarà una sola — e nella sola « eterna » Roma — ex ac­ cademisti e incaricati si troveranno in grandissime difficoltà perchè questi « disgraziati » studenti sono già uomini con famiglia a carico e perciò con ne­ cessità assoluta di continuare nell’inse­ gnamento per poter servire la famiglia e aiutarsi negli studi. In un primo tem­ po si parlava di ricostruire l’Accademia come internato — anche questa so­ luzione è economicamente itnpossibile per l’alto1 costo di frequenza». Come risolvere questo problema? Co­ me arrivare alla tanto auspicata Facol­ tà di Educazione Fisica? Non possiamo

non trovarci d’accordo con chi ci scri­ ve che la posizione di questi ex accade­ misti, fra l’altro, deve essere risolta con umana comprensione. Oltre tutto è proprio una questione di logica: è ridi­ colo esista una disciplina senza la rela­ tiva Scuola che formi gli insegnanti al­ l'altezza della Scuola stessa e della ma­ teria che si vuole insegnare. E con chi sostituire in avvenire — la legge del tempo è inesorabile per tutti — gli attuali educatori? Come preparare, de­ gnamente, gli educatori del domani? È un problema urgente questo stret­ tamente collegato, secondo noi, a tutto il complesso della riforma. Non da oggi abbiamo auspicato, non il diploma, ma la laurea per gli educa­ tori del fisico... Non occorre che ci ri­ petiamo (ci sono i nostri articoli pre­ cedenti) per illustrare le ragioni che ci consigliano a chiedere, per l'avvenire, insegnanti laureati in educazione fisica, teoricamente agguerriti di cultura pe­ dagogica e medica, pratici di tutti gli sports. Non dimentichiamo il Congresso de­ gli Insegnanti di E. F. tenutosi in Roma nel gennaio del 1948 in cui, su proposta dell’azzurro Pagnini, si approvò, a gran­ de maggioranza, un ordine del giorno in cui si chiedeva che anche nella Scuoal si possa e si debba fare dello sport. Ammessa l'attuazione della facoltà di E. F. essa dovrà sorgere in un solo cen­ tro o — come ci scrivono da più parti — in tre centri diversi? Tra l’altro, ci propongono: « Per i "corsi" di allenamento per i vari sport e studi di pratica si potrà benissimo ricorrere — a somiglianza di quanto si fa nelle altre facoltà per le discipline cui è indispensabile l’effetti­ va presenza, a "seminari”. Avremo così il "seminario” di atletica, di attrezzisti­ ca, di chinesiterapia, ecc. ». Per i programmi di studio non sareb­ be, per questo caso difficile stabilirli; quelli della ex Farnesina (corso trien­ nale) possono costituire una ottima ba­ se e occhieggiando su quanto si fa all’Estero, in proposito (America, Belgio, Francia, ecc.) sarà facile rammodernare e completare qualche parte dei vec­ chi programmi. Basterà tener presente che la laurea dovrà dare all’allievo la « carta » base per la triplice carriera (a scelta del can­ didato e a mezzo o no di corsi di spe­ cializzazione): a) per l’insegnamento b) libera professione come fisiotera­ pico c) libera professione come educatore sportivo. Giungendo, come ci auguriamo, alla facoltà di E. F. sarebbe certamente que­ sta una grande conquista per lo sport, per la salute fisica del nostro popolo. Parliamo in altra parte della rivista di Ling e della Lingiade. Non vi sembra un esempio formidabile quanto è stato fatto e si fa nella piccola e forte Sve­ zia? Il Ministro Gonella affronterà, ne sia­ mo certi, anche questo purtroppo spi­ noso problema degli educatori del fisi­ co e lo risolverà secondo le necessità non soltanto del momento ma, con lun­ gimirante disegno, dell’avvenire. _

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on un rito di vita viene celebrato a Stoccolma il centenario del grande poeta ed educatore sve­ dese Ling, che della sua poesia e della sua cultura non fece vana accademia, della sua scienza medica non foco pedissequo strumento di cura sui soli effet­ ti, su esteriori manifestazioni patologiche del fisico umano. La poesia, espressione del pensiero in strofe, perfetta e indelebile, e .l’approfondita speculazione scientifica, per Ling non furono manifestazioni e at­ tività separale. Erano in così stretta correlazione che formarono un corpo solo, una forma complessa e completa di attività umana, raggiante e operante in tulle le direzioni, come un astro suscitatore di vita e di gioia infinita. Ling non è solo un ideatore e un presentatore di un. metodo di ginnastica. Egli propose, e, quel che più Importa, fece attuare, una prassi di vita, inspi­ rala a un alto ideale, sviluppata e guidata secondo principi! e regole di accertata scienza e di risultati d’ineccepibile efficacia: e la dimostrazione di ciò si manifesta dall’esperimento di circa un secolo prima che nel grandioso saggio generale di questa seconda Lingiade che si celebra a Stoccolma dal 27 al 31 luglio. La fil inosi razione, in campo, più di ogni articolo in merito, varrà a rafforzare convinzioni o cancellare prevenzioni circa il metodo e il costume lingiade. Diciamo metodo e costume, poiché il fatto veramente importante e decisivo a tutti gli effetti fisio-psichici, morali e sociali, nell’individuo e ne'le masse, è che la pratica fedele, nell’atto e nello spirito, della ginI

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Il plastico dell’Esposizlone Mondiale dello Sport che si terrà nella II Lingiade.

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nastica e dell’attività sportiva di Ling, è di per sè un metodo e un costume. I quali fin dai primi anni della vita prendono possesso dell’organismo umano, un possesso spontaneo, lieto di sorridente e fiduciosa esecuzione, e fino ai più tardi anni lo accompagna, conferendogli serenità, perenne moltiplicazione di energie, di volontà, di operosità. Un metodo e costu­ me di vita, una « forma mentis » e una « virtus » pu­ ra e vibrante che portano su piani superiori di atti­ vità e civiltà umane.

r a scuola di Ling è si può dire, alla base della pii J-i moderna e appropriata forma di educazione. E nessun dubbio che tragga la sua origine da una con­ cezione profondamente cristiana della vita. E si faccia taccia sì che l’elevazione spirituale c fisica r-- 1• • sia legge e disciplina inaugurale d-’ogni giorno, sia l’iniziatrice della esperienza vitale del fanciullo: che a una tale iniziazione siano dedicati popoli interi: e noi avremo una umanità certamente di gran lun­ ga migliore di quanta, sino a ora, altri cicli storici possano aver prodotto.

Dianzi ci siamo espressi con due termini pretta­ mente- latini, noti e in uso in qualsiasi lingua ancora oggi : «forma mentis» e «virtus». Essi sono carat­ teristici di una civiltà, o meglio di un modo di vita — poiché la civiltà romana del periodo ciceroniano, ad esempio, già la troviamo inquinata — quale ebbe ad essere quella dei primi cinque secoli della romanità. Quei cinque secoli, sino alla seconda guerra punica, che in tutta, la legislazione romana e la sua casi­ stica, non videro un solo caso di divorzio. Fu il periodo di acciaio puro, di oro immacolato di tutta una raz­ za. Fu il periodo di una formidabile energia indi­ viduale e collettiva che traeva la sua origino d-Hla indefessa attività agricola e artigiana di un popolo, nel quale la «pietas», seppur pagana, era strettamente vincolata anzi fusa con l’esercizio del lavoro e delle discipline fisiche e militari. Se non secondo un principio scientificamente a?certato e dosato, secondo un principio naturale e spontaneo, che in definitiva conduceva ai pili favo­ revoli risultati. Quel «modo di vita» fu certamente il migliore di quei secoli così lontani, d’una storia cioè all’apparenza superata,, che tuttavia proietta ancora oggi fasci di luce fissa sui quali si innestano e rigenerano tante altre proiezioni. Decaduto quel periodo, possiamo dire, per legge naturale delle cose umane, intervenne il Cristiane­ simo a ricostruire e riedificare ancora più in alto, e sotto un segno eterno. Il primo edificio solido e il primo modo organizzato fu posto da S. Benedetto, con la sua regola spirituale e pratica. « Ora et la-

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Stoccolma : sede della II Lingiade

bora » fu il motto o il fatto, proposto .dall’antro di Subiaco a Roma e per lutto il mondo, con la più profonda radice proprio nella lontana Irlanda. Era stalo trapiantalo nel nord Europa un vero, immenso, saldo albero di eletta vita. . . Fu così forte la virtù di espansione odi riprodu­ zione di quell’albero che ne beneficiarono e ne fu­ rono santificale tutte le torre-scandinave sino ai limi­ ti del circolo polare, e diede un riflusso -d’una ric­ chezza inaudita di energie vergini in Francia e in Italia stessa, dove lo comunità benedettine cluniacensi iniziarono una bonifica agricola, morale c sociale, che valse a trasformare i barbari o rni liliali Longobardi c quanti altri residui etnici intrusi, in lenta fusione con i mutili tronchi della latinità, in un popolo vi­ brante di intonsa vitalità e operosità sanamente ri­ volte nell’opera, nell’arte, alla elevazione della perso­ nalità e dei nuclei regionali e comunali. Nel nuovo impasto di genti antiche e nuovo, dissanguate o esu­ beranti, era stalo immesso il lievito cristiano/Se ne ottenne dal ciclo carolingio a quello veneto e fioren­ tino l’evo della cavalleria, del misticismo, delle Cro­ ciato, dei monumenti e degli studi medioevali, .sfo­ ciate nei Comuni o nello Repubbliche; in San Tom­ maso d’Aquino, San Francesco. Sant’Antonio di Pa­

dova, in Giotto, Dante, e il «dolce stil novo», Pe­ trarca, Santa Caterina da Siena, sino al primo grido del Rinascimento, d’un Rinascimento che ebbe a pio­ nieri Vittorino da. Felice, Leon Battista Alberti, Ma­ saccio. Nicolò V e, finalmente, Cristoforo Colombo. ,

Quel fermento e quel pensiero cristiani — dóve ascetica, misticismo e creatività formavano un solo mirabile slancio d’una continuità e intensità solare — non si sono mai perduti, nonostante e contro, il riaffiorare e il dilatarsi del neo-paganesimo, e le po­ tature cieche e facinorose della Riforma. 11 protestan­ tesimo nelle sue mille c una sètte non natevi a can­ cellare le orme e le piantagioni sacre di S. Benedetto, e del suo grande divulgatore S. Bernardo. Limpidi cor­ si d’acqua scompaiono talvolta nella profondità della terra. A grandi distanze ricompaiono impensatamente alla luce, ancor più ricchi d’acque, artefici, di vita e di civiltà per valli, pianure e interi-continenti.

T n Paesi particolarmente costretti alla lolla con1 tro le ostilità del clima, iniziati alla carità e alla civiltà cristiana; in lotta tenace c cruda di con­ servazione contro invasioni e pressioni etniche dagli

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istinti ancora primitivi e di mentalità involute: e quindi in regime di vigilanza, reazione e combatti­ vità permanenti e anche aggressivi a loro volta (come per la Svezia di Gustavo Adolfo, per la Danimarca di Kn Cristiano, per .la Norvegia navigatrice, per l’Olanda dello dighe o dei borgomastri condottieri) la felice corrente deviata per passionali contingenze da Lute­ ro e da Calvino, poco dopo i tre secoli torna a riscinfillare alla luce. Grado a grado la corrente torna a volgere il suo corso aperto e di nuovo illuminato dal sole, verso Roma. Una delle più ammirabili riappa­ rizioni alla luce del sole di Roma cattolica può rite­ nersi l’austero, eppur così limpido c gioioso balzo d’acqua, o di fiamma?, del metodo ginnastico e costu­ me di vita di Ling. Ne è senza dubbio un riflesso, sia pure involontario. Frutto di un innesto lontano ma non perduto, a quell’«Ora et labora » di S. Bene­ detto. custodia e sigillo. Iniziazione e coronamento. Il motto, già presidio in potenza, pur se non espresso nella lettera, della prisca gente latina, poi delle gen­ ti nordiche, vergini di forze o di impeti, battezzate, non crollò sotto le replicate rovine di Montecassino e dei suoi conventi sparsi per il mondo, non rimase interrato sotto il gelido rocciame prolestantico. E’ spirito e seme: riappare, si posa, rigermoglia ove Dio vuole. E’ acqua viva, ò fiamma eterna, e non mai per distruzione: soltanto e sempre per creazione. T 1 profilo di Ling, nella medaglia commemorativa 1 della presente Lingiade, ha un taglio, una qua­ dratura, una incisività quale noi possiamo ritrovare solo in profili che restituiscono attraverso i secoli i sembianti, di Scipione, di tanti consoli e senatori dalla r/ens Claudia sino a Vespasiano. No, non vogliamo e non dobbiamo in nessun modo interferire nella esclusiva gloria svedese di questo genuino figlio del­ la Svezia. Ma quanto anelito narrano i secoli dell’e­ stremo Nord verso Roma di Cristo!

Oggi, l’Italia che tanti fasti registra nella edu­ cazione umana e sociale dalla Roma di Numa a quella di Augusto, da Vittorino da Feltro ad Angelo Mosso, dai Santi Padri della Chiesa ai grandi Santi sociali e costruttori, da S. Filippo Neri a S. Giovanni Bosco, ai Pontefici ospitanti i Concorsi ginnastici e gli sportivi in Vaticano, l’Italia non è presente alla celebrazione con una sua rappresentanza ginnastica o dimostrativa. Ma non è assente. Il cattolico Centro Sportivo Italiano avrà cura di inviare i suoi osser­ vatori, che dalla manifestazione trarranno gli ele­ menti del suo concetto animatore, così profonda­ mente umano e sociale. Altrettanto farà, ne siamo certi, la Federazione ginnastica italiana.

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T a solenne inaugurazione avrà luogo, con inizio -Li alle 6.30 del pomeriggio del mercoledì 27 luglio nello Stadio di Stoccolma, alla presenza del Principe Ereditario e delle più alte autorità, civili e militari. Dopo l’ammassamento, il saluto alle bandiere, il co­ ro, il discorso inaugurale, avrà luogo la sfilata, mu­ siche in testa, delle migliaia di ginnasti e ginnasta, delle 20 Nazioni convenute, nello Stadio e per le vie di Stoccolma. Al giorno seguente l’inizio dei saggi, delle esibi­ zioni e dello gare di squadra. Alla piccola eroica Finlandia l’onore di aprire la

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serie, con i suoi 100 ginnasti, fiore dei cinquemila laghi, di ghiacci e nevi, di acque gelide solcate a nuo­ to, per svago e conforto quotidiano. Seguono Inghil­ terra (400 uomini e donne che spartano regime di guerra e di Sir Cripps ha temprato più duri e decisi di prima); Norvegia, radico dei Normanni (con 200 veterani sino ai 70 anni e 300 donne, nonne com­ prese). Nel pomeriggio di venerdì alla Svezia, il numero d’una danza-tipo a ritmo di musica eseguita da 1500 elementi. A ora più tarda, alla luce dei riflettori, ve­ dremo in azione le ginnasio danesi, norvegesi e fin­ landesi: visione scandinava, da lontanissime saghe eroiche. Seguirà la tanto attesa esecuzione dimostrativa ginnastica delle 5000 «Madri di famiglia», primis­ simo educatrici di prole vibrante di purissima vita­ lità, orientata sin dal seno materno, e dalle braccia della nurse responsabile, a disciplina, morale e fisica. Nella giornata del sabato, l’Università Cattolica di Lovanio — gloria antica c perenne — presenterà la sua squadra di 100 studenti. Sarà poi la vo’ta di 500 solide ginnasio danesi, e altrettanto quadrati ginnasti danesi. Belgio. Svizzera, Svezia. Gran Bretagna. Porto­ gallo. India. Austria, un «team» nordico formato dalle quattro Nazioni scandinave: Isole Faroe. Islan­ da. ormai focolare e sorgente, tra gevsers e iceberg, di nuovo centro civile: Francia, Colombia. Brasile, Olanda: con Università. Scuole medie, società gin­ nastiche. istituto di educazione generale o specializ­ zata fìsica. Federazione socialista di ginnastica del Belgio, (niente comunfusionismol). Collegi, forma­ zioni private, si susseguiranno per tutta la giornata di sabato coi ritmo infenso e cronometrico ben noto e caro ai nostri vecchi istruttori di ginnastica, mol­ ti dei anali nur tra le... sbarre e gli anelli hanno avuto modo di annrezzare il metodo svedese e di adottare e praticare, ad esempio, la scala svedese. Come già noto, in un Congresso autorevole ed elaborato, circa una cinananfina di rela’ori tratte­ ranno i temi deila educazione fìsica nella luce e nella regola di Ling. Ne abbiamo già parlato nel numero scorso di « Sfndium ». Come nure ft noto che una Espnsizione universale di snort. la prima del genere, è co'iegata alla Lingiade. Ed essa sta a dimostrare come a una espressione idealistica e metodologica viene naturalmente e legittimamente ad accompa­ gnarsi attività economica, di lavoro, di produzione. Alla preghiera, all’inno, alla disc.in.lina morale, a’ia annlionzìone morale e. muscolare sì sposano i.l sudore della fronte, l’industria e il reddito dell’uomo, cui non devono essere nifi castigo l’esilio e il lavoro ter­ restre. ma prenarazione e corredo nersonale e socia­ le per la resurrezione in vita futura. L’Italia è assente dalla Lingiade. stornata da troppo gravi contingenze negative. E’ riuscita tut­ tavia. a preparare l’Anno Santo, l’anno del Perdono e del convegno fraterno fra i popoli in Roma Eterna, sede di Pietro e faro del mondo e della età. Gli sportivi cattolici italiani, che formano la grande e incrollabile maggioranza del popolo ita­ liano, salutano nella presente Lingiade di Stoccolma un preludio di pace c di risorgimento spirituale e fisico, di ideali e di opere per tutto il mondo.


prossima Olimpiade (e per quelle fu­ ture) è già iniziata. Alcuni dei grandi giocatori olimpionici di Londra, paghi della loro più grande vittoria, si riti­ rano dallo sport attivo e lentamente si affermano gli elementi nuovi, sicché forse la squadra di Helsinki porterà più della metà di elementi che non hanno partecipato all’olimpiade di Lon­ dra. La pallanuoto è in marcia ed i giuocatori italiani sapranno difendere con onore gli allori conquistati e le re­ sponsabilità assunte.

È ancora prematuro dire se nel cam­ pionato attuale e della massima divi­ sione di pallanuoto italiano le posizioni delle prime giornate abbiano preso un aspetto stabile. I fiorentini sono sempre i rappresentanti di un centro rigoglioso di energie. I laziali hanno molte risorse, i triestini la freschezza dei centri nu­ merosi e più poveri, allo stesso modo dei liguri. La squadra milanese attende una riorganizzazione. Per la prima volta sono in Divisione nazionale due squadre napoletane, entrambe esponen­ ti di vivai ricchissimi di atleti e bene­ meriti dell’attività nazionale.

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+ Questa foto fu ripresa durante un allenamento di Gambi nel mare della Manica

ITALIA PAESE DELLA PALLANUOTO CON NUOTATORI MODESTI Con l’inizio del campionato di pal­ lanuoto, anche la stagione natatoria ita­ liana ha preso il « via » e terrà desto per settimane e mesi l’interesse di un numero crescente di appassionati dello sport e dei giuochi acquatici.

Indubbiamente, con la vittoria olim­ pionica nella pallanuoto, questo giuoco ha assunto nuovo prestigio in Italia, come la pallanuoto italiana stessa ha accresciuto il brillante prestigio che già godeva all’estero. La giovane squadra di Doetinchem, di una decina di anni fa, si è fatta le ossa: sono passati numerosi dirigenti, ma ha potuto cogliere alla fine il massimo alloro, con la sua formazione quasi immutata, con i suoi primi co­ struttori quasi dimenticati (Mascoli, Bltetti, Zolyomy, Bravin). Il pubblico che affolla ora in mag­ gior numero i campi della pallanuoto

ricorda in tal modo il successo di Lon­ dra ed onora implicitamente coloro che ne sono gli artefici lontani. Ed ora lo sviluppo del giuoco in Italia sembra creare un’atmosfera nuova, che potrà forse riflettersi in modo benefico sul­ l’attività del nuoto propriamente detto. Gioverà pure ricordare che forse nes­ sun Paese al mondo dispone nella pal­ lanuoto dell'organizzazione italiana, coi gironi nazionali all’italiana e le di­ verse Divisioni. Si permetta ricordare al sottoscritto che all’epoca in cui, nel 1940, egli assunse la Segreteria della Federazione, un quarto del bilancio ap­ pariva assorbito da residui passivi ed un altro quarto daH’allenamento in­ vernale della pallanuoto. Tutto ciò in febbraio. Basterà questo esempio per dire lo sforzo che era stato compiuto nella pallanuoto, necessariamente a sca­ pito delle altre spese. Ora l’opera di preparazione per la

Il nuoto propriamente detto procede ancora in sordina, nonostante gli sforzi dei suoi dirigenti tecnici. Branca diver­ sa, per struttura e risultati, dalla pal­ lanuoto, esso risente tuttora dei mali della crescenza e della formazione. Noi siamo sempre tra coloro che vedono tra i rimedi a questo anche il ritorno a Roma della Federazione, per molti owii motivi — vivamente oppugnati, com’è abbastanza naturale — dagli interessati a mantenere la sede del dopoguerra. Esso è, in via assoluta, sul livello di dieci anni fa. Secondo alcuni, anche più indietro, poiché ai progressi rapidi e clamorosi di alcune nazioni non ha fat­ to riscontro un analogo progresso in Italia. Le cause di tutto ciò sono mol­ te, non esclusi gli uomini responsabili, di cui il maggiore non all’altezza con cui ha condotto gli allenamenti colle­ giali del 1948 e la superficialità dimo­ strata in altri casi.

Abbiamo sentito al Congresso di Na­ poli con un senso di pena un dirigente responsabile addurre argomenti scienti­ fici per smontare un nostro campione e recordman dei più valorosi, abbiamo registrato alcune restrizioni poste alla attività delle nuotatrici, quando nulla, nelle norme internazionali ed olim­ piache, poteva suffragare la decisione. Abbiamo deplorato da più anni l'o­ stracismo posto alle gare di fondo, cioè a quella specialità in cui l'Italia ha avu­ to un solo finalista alle Olimpiadi, il suo più grande campione di tutti i tempi — Gianni Gambi — ed i suoi maggiori successi internazionali. E non sono forse le gare di fondo quelle più utili alla

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propaganda, con i pubblici dieci o cen­ to volte più numerosi di quelli che ac­ corrono alle rare nostre piscine? L’attività femminile è insufficiente. Quando nel 1941 venne introdotto il campionato di società, si ebbe un mi­ glioramento di una trentina di secondi per le 10 migliori nuotatrici dei 400 m. e fu vinto un incontro con l'Ungheria. La media dì allora non è stata ancora raggiunta. L'attività dei tutti, nei pochi centri in cui viene praticata, ha il favore della federazione e dovrà dare certi frutti. Ila sono anche qui non pochi degli ele­ menti negativi che abbiamo riscontrato nel nuoto. Se ne potrà parlare rncori in seguito. E dovremo toccare molti argomenti, dalla propaganda alla tecnica, dalle competizioni riservate ai campioni al­ le « popolarissime » da effettuare ovun­ que esista uno specchio d’acqua. Molto lavoro è stato fatto, ma molto ce n’è da fare.

È lodevole il programma abbastanza nutrito di incontri internazionali per la prossima stagione. Auguriamoci che possano giungere tutti in porto. I nuo­ tatori ne traggono l’incitamento più vi­ vo. Alcuni dirigenti vi trovano l’unico conforto annuale... ai tavoli imbanditi ed ai brindisi. Il pubblico ne segue le sorti con rinnovato interesse. La stagione vedrà probabilmente an­ che un nuovo e più deciso tentativo di Gambi per la traversata della Manica, dall’Inghilterra alla Francia. In questa impresa, che fu già fra le più famose del mondo sportivo, l’Italia ha un ri­ cordo grande nella traversata di Tiraboschi.

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Gianni Gambi, già in eccellenti con­ dizioni, tenterà di battere il limite del­ la traversata detenuto dall'inglese Blower (15.31’1. Egli sarà accompagnato da due fondisti italiani che si alterneran­ no al suo fianco, usando le pinne per meglio fronteggiare l’andatura del fe­ nomenale nuotatore professionista che negli Stati Uniti seppe vincere nella categoria un campionato del mondo e battere i maggiori campioni dell’epoca. è questa della Manica una specialità... storicamente italiana, poiché anche i manuali stranieri ricordano una traver­ sata non registrata dai gelosi attuali monopolizzatoci britannici: quella del piemontese Gian Maria Salati, che la aveva portata a termine quale prigio­ niero degli inglesi, superstite dell'ar­ mata napoleonica, quasi un secolo e mezzo fa.

Renato Teschi

S.S. Pio XII analogamente a quanto già fece lo scorso anno per i ciclisti, ha benedetto una grande lampada votiva che i mo­ tociclisti italiani edi altre nazioni hanno offerto al Santuario del­ la Vergine di Castellazzo Bormida, dallo stesso Pontefice, procla­ mata, con « breve » apostolico del 1947, patrona dei motociclisti di tutto il mondo. La cerimonia della benedizione si c svolta nella prima log­ gia interna del Palazzo apostolico dopo che il Pontefice si era af­ facciato alla finestra centrale della loggia stessa saltuato dall’o­ maggio entusiastico della folta rappresentanza di motociclisti con­ venuti da varie città d’Italia e precisamente da Torino, Milano, Cuneo, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Bologna, Genova, Ales­ sandria e Roma. Il Santo Padre al suo apparire è stato salutato dal fragore dei motori accesi. La dimostrazione è durata per qualche minuto. Il Papa ha pronunciato brevi parole in cui dopo aver manifestato il suo compiacimento ha impartito la Benedizione Apostolica co­ rnee auspicio dell’assistenza celeste per la categoria sportiva. Ritiratosi il Pontefice dalla finestra della loggia, Egli all’in­ terno procedeva alla accensione della lampada votiva. Dopo l’accensione della lampada, Pio XII ha benedetto il ga­ gliardetto del « Motoclub internazionale Madonnina dei centauri - Castellazzo Bormida ». Si è quindi intrattenuto con i presenti, esprimendo loro il suo vivo compiacimento. Con i presenti erano raccolti intorno al Santo Padre anche alcuni Vigili Urbani di To­ rino, Alessandria, Milane, nonché i rappresentanti della Polizia stradale. Al termine dell’udienza il fragore dei motori accesi nel cor­ tile di S. Damaso ha salutato la partenza del Pontefice. A ciascuno dei motociclisti il Papa ha fatto distribuire una medaglia ricordo della udienza.

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fenomeno

calcistico

inquietante

Non esiste i’articolo a buon mercato di <!esare Mariani

I 1 mercato calcistico è in febbrile at­ tività per la campagna acquisti e cessioni e i dirigenti di società, pure indaffaratissimi a trattare scambi a suon di milioni, levano altissimi la­ menti per l’esosa elevatezza dei prezzi. Ciò che è tale e quale come dolersi delle bastonate che uno si assesta con le proprie mani, perchè gli alti prezzi sono determinati dalla ferrea legge economica della domanda e deH’ofTerta, la quale agisce in base agli elementi positivi e inderogabili che la governa­ no e non si abbandona a sentimen­ talismi. Sono, invece, proprio i sentimentali­ smi — intesi come sentimenti extra sportivi ed extra economici — che spin­ gono quegli stessi dirigenti di società a mantenere all’ordinamento calcistico una struttura pletorica che, se soddi­ sfa una quantità di sterili ambizioni, si risolve d’altro canto in una somma di pesi di giorno in giorno meno so­ stenibili. Tutti convengono che venti squadre in serie A sono troppe; che ventidue in serie B sono molte e che la quota ottanta su cui si adagiano quelle di serie C rappresenta addirittura uno sproposito. Tutti d’accordo sulla na­ tura e sull’essenza del male: parimen­ ti tutti persuasi intimamente che il ri­ medio è uno solo, ridurre; ma non ap­ pena uno accenna a voler impugnare il bisturi risanatore, il linciaggio del medico diviene il programma che rac­ coglie l’universale consenso. E il male perdura, per volontà dello stesso ma­ lato che se ne lamenta. II sensibilmente diminuito livello te­ cnico del giuoco è la prima conseguen­ za che questa paradossale situazione mette davanti agli occhi degli osserva­ tori. Una quantità considerevole di giuocatori tecnicamente spostati, cioè inclusi in squadre in cui la loro mo­ desta e largamente manchevole capa­ cità tecnica mai li avrebbe normalmen­ te portati a militare, inquina la bel­ lezza del giuoco e ne rende lento e difficoltoso il progresso. Il pubblico, che è di facile palato e accorre egualmen­ te in massa agli spettatori calcistici, fa vorisce inconsciamente il perpetuarsi di questa situazione e molto spesso an­ che i critici ne rimangono disorientati, fino ad attribuire a questa o quella tattica di giuoco i difetti che sono solo ed essenzialmente da attribuirsi alla mediocrità degli attori. Il disagio economico che deriva dal-

la pletorica struttura dei campionati è sentito quotidianamente dalle singo­ le società, ma soltanto in determinati periodi affiora fino a palesarsi agli oc­ chi degli estranei. Quello della cam' pagna acquisti è il periodo classico del­ la « rivelazione ». Ancora col fiato grosso per l’estenuante corsa appena fi­

nita (per molte si trattava della corsa alla salvezza) le squadre si gettano su­ bito alla ricerca di uomini adatti a tu­ rare le falle aperte nella loro inqua­ dratura. L’estrema scarsità di elementi di me­ dio valore che il mercato interno è in grado di offrire salta così immedia-

Moro, il portiere dei < cinquanta milioni » !


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tamente agli occhi e si esprime con ri­ chieste di cifre che fanno rizzare i capelli, ft senz’altro impressionante il vertice di cinquanta milioni toccato dal prezzo di Moro, Atleta di eccezione, il portiere della nazionale; ma ancor più eccezionale il capitale impiegato nel suo trasferimento. Sbalorditivo, ad­ dirittura, il fatto che per un prezzo eguale l’Inter non intende neppure ce­ dere Amadei. È ben vero che il tragico depaupera­ mento della parte migliore e più ricca del patrimonio calcistico nazionale, causato dalla sciagura di Sunerga, fa sentire anche in questa circostanza il suo effetto. Ma se anche può essere comprensibile che atleti di primissime piano raggiungano cifre iperboliche, il fenomeno inquietante è un altro: non esiste l’articolo a buon mercato. Il prezzo modesto, ragionevole, acces­ sibile a tutte le borse, è al momento un’utopia. Giuocatori che in serie B hanno palesato ottime doti, che tutta­ via richiedono conferma, perchè la dif­ ferenza di livello fra le competizioni di B e quelle di A è assai più sensibile di quanto possa apparire, costano ur minimo di quindici milioni. Una cifra che compensa chi vende e che solo chi è in condizioni di poter rischiare un insuccesso, cioè soltanto una società « ricca », può sborsare. Il mercato estero presentava e in parte tuttora presenta, rispetto al no­ stro, chiara convenienza. Ebbene, la fre­ nesia dei nostri dirigenti ha alteralo anche i mercati esteri. In Francia, il prezzo di tre milioni di franchi (poco più di cinque milioni di lire) pagato per il trasferimento di un portiere ha destato scalpore. Gli otto milioni di franchi (13 milioni e mezzo di lire) of­ ferti dalla Lazio per Baratte costitui­ scono, in una nazione economicamen­ te molto più ricca della nostra, un avvenimento sensazionale.

In Argentina, il prestigioso Moreno era il giuocatore che aveva la più alta quotazione: 180.000 pesos (1312-14 mi­ lioni di lire) e tanti ne ha pagati una società cilena per averlo nelle sue fi­ le. Boyé era quotato 150.000: il Genoa ne ha pagati 300.000, esattamente il doppio. Martino, sul cui valore attua­ le son discordi i pareri, era valutato anch’egli 150.000 pesos: coi duecentottantamila che gliene ha pagati la Ju­ ventus. il San Lorenzo de Almagro ha acquistato ben sette giocatori da so­ cietà di provincia. Per gli americani, l’America del calcio siamo ormai noi, l’Italia. In ogni modo, indipendentemente dalle limitazioni di tesseramento degli stranieri imposte dalla Federazione, il mercato estero ce lo stiamo rendendo gravoso da noi stessi. Può offrirci, ri­ spetto al nostro, una migliore qualità (ma non sempre e nemmeno spesso), non un miglior prezzo. Difficile poter calcolare qùal’è la spesa di partenza di una squadra per il campionato. Dipen-

de da troppe circostanze: innanzi tut­ to. dalle mire di classifica; poi dal po­ tenziale precedente, poi ancora dai ruo­ li che deve «coprire», perchè può es­ serci esuberanza di terzini e di mediani, mentre c’è sempre deficienza di attac­ canti di valore. Grosso modo, si può però calcolare che una squadra di centro classifica, che operi i propri acquisti parzialmente anche con scambi, fra trasferimenti e reingaggi parte con una spesa media di trenta milioni. Ci manteniamo piut­ tosto bassi. Le spese di gestione sono allegre. I giuocatori da considerarsi « titolari » sono almeno 18. per un campionato che si trascina per trentotto giornate. Ammettendo che la media di retribu­ zione mensile sia di 70.000 lire al me­ se, i soli stipendi fanno 15.120.000 lire all’anno. I premi partita sono, nella misura fissata dalla Federazione (ma chi l'osserva?) di diecimila lire a pun­ to; per quaranta punti in classifica e per sedici giuocatori. fanno altri 6.400.000 lire. Fra allenatore, insegnante di educazione fisica e massaggiatore, sono almeno altri tre milioni da ag­ giungere al conto. Ammettiamo di far pari con gl’indennizzi alle squadre ospi­ ti, supponendo la compensazione fra quelli pagati e quelli ricevuti (di soli­ lo. salvo le squadre di primissimo pia­ no, che producono forti incassi ovun­ que vadano, la partita indennizzi si chiude in passivo); e trascuriamo le spese di viaggio, che la Federazione ha preso il costume di rimborsare. Ci sono però le spese di soggiorno per le trasferte, che portano su per giù una spesa di tre milioni per stagione; quel­ la per gl’indumenti (compresa la fre­ quente lavatura) che ne fanno aggiun­ gere un altro c mettiamo prue, fra fas­

Il Comm. Masseroni, presidente dell‘‘Inter>, la grande favorita allo scudetto dell'Anno Santo, ha rifiutato 50 milioni per la cessione di Amadei.

se federali, spese di sede, corrisponden­ za, telefoni, eccetera, altre ottocentomila lire, per far cifra tonda. Fatte le somme, sono altri trenta milioni e quattrocentomila lire che co­ sta la partecipazione al campionato; trenta li abbiamo messi in partenza, arriviamo a sessanta milioni all'anno. Qual’è la società di centro classifica che incassa sessanta milioni netti al­ l'anno, per pareggiare il proprio bilan­ cio di esercizio? Per ottenere questa cifra, ci vuole un incasso medio di sei milioni a partita. Ci siamo tenuti mi­ surati con le cifre delle spese; ma quella delle entrate è senz’altro otti­ mistica per ottanta casi su cento.

Inevitabile, quindi, la gestione de­ ficitaria; e non abbiamo tenuto conto di una voce di spesa, quella per inte­ ressi passivi, che per debiti dell’ordine di milioni rappresenta cifre non tra­ scurabili. Chi colma i deficit? I mece­ nati non esistono più, non c’è da farsi illusioni. Forse, a ben guardare, non sono mai esistiti. L’allevamento dei giovani, con la gra­ duale riduzione delle forti spese d’in­ gaggio, dovrebbe essere il toccasana di tutti i mali. L’Inghilterra produce da sè i suoi giuocatori; T Argentina anche. I casi in cui queste nazioni fanno ri­ corso al mercato estero sono rarissimi, eccezionali. Ma, con un numero di pra­ ticanti non certo inferiore al nostro, hanno i campionati sulla formula 1-1-1: cioè le tre divisioni maggiori su un solo girone ciascuna. Da noi, la Lega Nazionale amministra la formula 1-1-1. doppia della precedente. Diluiti su un numero doppio di squa­ dre, come possono i giovani prosperare, farsi largo, venire a maturazione? E come possono, vivendo in un ambien­ te il cui livello tecnico è mediocre, uscire essi stessi dalla mediocrità? La pletora dell’organismo soffoca fa­ talmente anche le nuove piante e ne arresta lo sviluppo. La paura del chi­ rurgo incancrenisce il male. Ma il ri­ medio che la ragione scorge e l’ostina­ zione non vuole attuare, potrebbe a non lungo andare essere forzatamente imposto dalia legge economica; la qua­ le, lo abbiamo già detto, non obbedisce a sentimentalismi e finisce per stron­ care inesorabilmente gli organismi eco­ nomicamente non idonei. La riduzione avverrebbe allora for­ zatamente e con conseguenze molto più dolorose di quella operata con spon­ taneità. Costa certamente sacrificio e rammarico dover scendere da un vei­ colo comodo, rapido e appariscente; ma Tesserne sbalzati è ancora più spia­ cevole e può anche diventare dramma­ tico. Meglio guardare in faccia la si­ tuazione e adeguarsi alle sue chiare esigenze. La vanità impone sacrifici e concitazione continua. L’umiltà, che troppi disdegnano, ha la dote più pre­ ziosa del mondo: è serena.

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li caro indimenticabile amico Aldo BalJarin ci aveva promesso un articolo cd ha mantenuto la parola. Prima dell’ultimo tragico viaggio egli scrisse quanto qui sotto potete leggere c che il fratello Igi­ nio ha trovato in mezzo alle carte dello scomparso, insieme alla lettera colla quale ci accompagnava l'articolo che doveva es­ serci spedito al suo rientro dal Portogallo. Sono insegnamenti preziosi per i più gio­ vani, puasi. saremmo tentati di dire, una specie di testamento lasciato da uno dei migliori terzini che abbia avuto non solo il calcio italiano, ma addirittura il calcio europeo. A questo proposito basterebbe ricordare gli apprezzamenti fatti dai gio­ catori inglesi subito dopo la partita Italia-Inghilterra, disputata a Torino lo scor­ so anno. Aldo Ballarin era nato a Chioggia (Ve­ nezia), il 10 gennaio 1922. Terzino destro passato dall’Adriese al Rovigo, e da que­ sto alla Triestina nel 1941. Passò al Torino nel 1945. vestì nove volte la maglia azzur­ ra. Ha costituito con Maroso una grande coppia di terzini, certamente l’unica che poteva ritenersi all'altezza delle migliori conni'» incrMqj. La tragica sorte incontrata da Aldo Ballarin, insieme alla squadra del Torino, ha stroncato una carriera che sa­ rebbe stata veramente eccezionale.

ARTICOLO POSTUMO DI BALLARIN < Solo una vita igienica, corretta permette al fisico una piena efficienza »

V. /"■QUANDO gli inglesi ci batterono a '«-x Torino, con il secco punteggio che prima o poi bisognerà riscattare, ci fu un gran parlare del modo di prepararsi di quei grandi calciatori d’oltre Mani­ ca. Si dissero anche cose strampalate, inventate, quando, invece, la verità è una sola e può chiamarsi serietà degli individui. Io non voglio con ciò rivolgere spe­ cifica accusa, ma è un fatto che solo

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Ecco in pratica la teoria di Aldo Ballarin : se è dovere e diritto del difensore il tentare di fermare, comunque, l'attaccante avversaiio, meglio che il terzino ricorra a un fallo non pericoloso. Come si vede ne fece esperienza Koening

una vita igienica, corretta, permette al fisico di essere in efficienza. Per me, tutto questo però non ha costituito sor­ presa, poiché una disciplina, quasi iden­ tica che so seguita dagli inglesi, ha sem­ pre costituito la regola naturale anche della mia vita. Non si creda, con ciò, che io voglia atteggiarmi a vittima vo­ lontaria dello sport, a un costretto per forza alla vita... monastica. Tuttavia, per quanti mi chiedono consigli e suggeri­ menti. io debbo dire sinceramente ciò che mi è servito per arrivare all’attuale grado di forma, grazie al quale posso ben figurare anche in campo interna­ zionale. Una prima ragione credo di poterla indicare nella mia origine. Il bambino che nasce c vive in città è come il cagnolo tenuto in casa: soffre. Si ha un bel portarlo ai giardini, o a passeggia­

re per le vie movimentate, non basta: il regno del bambino è un altro, è fatto di aria, di sole, di libertà. Io in­ vece sono nato in una cittadina, ma una cittadina tutta particolare, perchè isolata in mezzo alla laguna veneta. Questa sua condizione geografica, com­ pletata dalla sua configurazione urba­ nistica, fa che ancor oggi, esclusa la via principale, nessun’altra parte della cit­ tadina sia frequentata da veicoli. Per questo nessuna mamma è preoccupata dei suoi figli, e i bambini sono quindi per le strade dai loro primi passi. Ci sono stato anch’io, insieme ai miei due fra­ telli maggiori, Iginio e Renato, giocan­ do a rincorrersi, a ladri e carabinieri. Insomma, vita all’aria libera, prenden­ do il sole lungo le fondamenta, percor­ rendo i canali lagunari. Una specie di ginnastica infantile, spontanea, compia­

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tata da salutari nuotate in acqua, dove ci si tuffava poco dopo aver imparato a nuotare, per attraversare il canale e andare nell’isola dei cantieri a vedere i calafati che preparavano i pescherecci. Poi venne il calcio. Anche per questo giuoco gran aria, gran sole. Per giuocarc al pallone io trascuravo il cinema, nemmeno dolciumi mi comperavo, ri­ sparmiando i soldi per prendermi le scarpe, per possedere un pallone. Potrei dire che la mia castigatezza giovanile venne da una necessità... eco­ nomica, comunque me ne feci un abito di vita. Così, anche quando cominciai ad affermarmi, il mio tenore di vita non si modificò per niente. Preferivo l’aria al chiuso di un cinema o di una sala da ballo. Ballare, del resto, non mi è mai piaciuto e posso contare sulle dita di una mano le volte che mi sono esibito in tale attività. Insieme al calcio ho coltivato molto l'atletica leggera. Riuscivo anzi molta bene nel getto del peso. In quel tempo a Venezia, come allenatore, era Lui­ gi Facelli, il quale, viste le mie possi­ bilità, mi incoraggiò a proseguire nella pratica atletica e successivamente mi fece pervenire delle proposte per tra­ sferirmi a studiare in città, dove sarei stato economicamente aiutato, avendo pure la possibilità di dedicarmi ai lan­ ci. Inutile che io vi precisi come noti diedi corso alle proposte e mi gettai in­ vece al calcio. Tuttavia, ho sempre ri­ tenuto gli esercizi atletici alla base del­ l’attività fisica in genere, per cui ne ho fatto una specie di culto. Anche og­ gi, infatti io eseguo quotidianamente esercizi atletici e preatletici, non per imposizione dell’allenatore, ma per con­ vinzione personale che solo attraverso

questa pratica sia possibile raggiunge­ re e mantenere un rendimento fisico elevato. Certo che questa pratica non esclude la preparazione, dirò così, net­ tamente calcistica. Anche in questa, pe­ rò, si può dire che io abbia applicato i principi deU'atletica leggera. Da prima, infatti io giocava al calcio perchè mi piaceva, mi ci divertivo tanto quanto a fare i soliti giochi da ragazzi. Poi mi appassionai allo stesso modo che ogni uomo si appassiona per la professione verso la quale si sente spinto come per vocazione. Quando mi scoprivo un di­ fetto mi davo subito da fare per le­ varmelo. Vi porto un esempio. Colpivo bene il pallone con il sinistro, invece, di destro il calcio era meno potente e meno preciso. Per ovviare a questa la­ cuna mi misi di buzzo buono a respin­ gere di destro; ore e ore sul campo, con uno che mi lanciava il pallone in modo da obbligarmi a respingere di destro. Alia fine mi perfezionai tanto non solo da non fare alcuna differenza nell’azione, ma anzi dirò meglio, di­ ventai quasi più sicuro nei miei inter­ venti di destro, che in quelli di sinistro. Anche per il giuoco di testa seguii la stessa preparazione. Inizialmente avevo una specie di avversione per questo gioco, più che altro perchè avevo l’im­ pressione di procurarmi una buona do­ se di mal di testa. Naturalmente era una fissazione. In ogni modo cominciai a giuocare con un fazzoletto intorno al, la testa, come mi ricordavo di avere vi­ sto nella fotografia di Calligaris. Più tardi abilii il fazzoletto e anche la fis­ sazione, e ora così mi dicono an­ che in questo gioco vado bene. Il giuocare bene di testa secondo me è un requisito essenziale per il ter­

zino che in tal modo può evitare pa­ recchi duelli con l’ala avversaria, cui è costretto dal sistema. A proposito di questi duelli, molti tifosi mi fanno col­ pa di arrestare in modo irregolare l’av­ versario che tenta una fuga. Ed è vero. Però, seguitemi nel ragionamento. Se la mia ala cerca di fuggire, è mio dovere tentare di fermarla in tutti i modi, po­ trei farlo con una carica, con uno sgam­ betto magari, finendo per mandare a tera l’avversario, con il pericolo di far­ gli del male. Io, invece, risolvo in mo­ do meno pericoloso il duello, fermo l'av­ versario per la maglia. Non mi si dica che è poco sportivo, poiché il mio fallo sostituisce una scorrettezza molto più pericolosa, come ho detto ed è prova­ bile essere la carica o lo sgambetto, di cui pure ne vedete moltissimi nelle varie partite. Mi si rimprovera anche l’eccessiva de­ cisione negli interventi. Ora, io parto dal principio che se sta arrivando il pal­ lone, valuto subito le possibilità di prendere la sfera che ho io e quelle che ha il mio diretto avversario, se penso di essere in vantaggio io, niente può farmi cambiare idea, per cui la mia en­ trata è decisa. Tocca al mio avversario, che dovrebbe aver fatto la stessa mia valutazione, ostacolarmi solo quel tan­ to che gli permetta di salvaguardare la sua incolumità, cioè tale intervento è sempre a suo rischio e pericolo. Nel ca­ so inverso, cioè col vantaggio del mio avversario, il rischio è mio, e, come ho detto, per diminuire il pericolo per entrambi, preferisco fermare la mia ala prendendolo per la maglia. Io la penso così.

Il direttore tecnico degli indimenticabili campioni, Eari,' già Erbstein, indicava e spiegava ai marcia e la tattica da usare in ciascun incontro i

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Giuliano (a'sinistra) e Francone, due quotate speranze del ' nuovo Torino .

IL TORINO CHE FU E QUELLO CHE Pt/W ESSERE È ancor vivo in tutti il ricordo di quella che fu la squadra che seppe suscitare fremiti di ammirazione e de­ stare gli entusiasmi delle folle negli stadi d’Europa e dell'America del sud. ’ Da più stagioni l’undici granata appa­ riva quello che rappresentava quanto di meglio, da anni, avesse potuto espri­ mere la produzione nazionale di cal­ ciatori, e ai suoi componenti -andavano aggiunti alcuni ’ fra i più quotati ele­ menti d’altre scuole, d’altri paesi. Cos’era, infatti, il Torino nei suoi ti­ tolari e nei principali rincalzi se non la fortunata, e non casuale, combinazione di atleti che, messi insieme, avevano dato vita a un gioco che era potenza e armonia nel contempo? C’era qualcu­ no, in ogni suo reparto, che sovrasta­ va gli altri per abilità e rendimento, ma anche negli uomini meno dotati la classe e la valentìa apparivano evi­ denti. Lunghi anni di lavoro d’osservazione; laboriosi, talvolta difficili, trattative avevano fatto sì che da altri luoghi di produzione tutti codesti virtuosi erano capitati e non a caso, nella medesima squadra. Altre formazioni calcistiche, in altre epoche, avevano saputo manifestare una superiorità assoluta su tutte le av­ versarie, iniziando e mantenendo per svariate stagioni un sicuro ciclo di ege­ monia. Ma il Torino aveva saputo far­ lo con un piglio, una sicurezza che in­ cantavano le folle, come superavano gli avversari, per bravi che pur essi riuscissero a dimostrarsi. Era una squadra che aveva pochi punti deboli: forse addirittura nessu­ no, ma anche tali, e magari occa-

sionali, manchevolezze sapeva masche­ rare. Sopperiva alle eventuali falle, al­ le lievi deficienze, con l’autorità e la poderosità dell’insieme. Se come atleta ognuno dei granata aveva un sua caratteristica, come gio­ vani essi possedevano qualità di ca­ rattere più che apprezzabili. La fama, la celebrità addirittura, non li aveva­ no guastati: in complesso erano rimasti ragazzoni buoni e semplici; tenaci nel­ le accanite contese, sereni e socievoli nella vita di tutti i giorni. Più che da solo spirito di bandiera erano uniti da quel cemento solido che si chiama affetto. Conosceva ognuno i difetti del compagno ma, forse pen­ sando ai propri, sapeva indulgere e sopportare. Chi frequentava l’amoiente del Torino vi respirava quella atmosfe­ ra di calma e di serenità che è comune a tante famiglie a regime patriarcale. Ciò significa che la forza del Torino non risaliva solamente al fatto che la squadra comprendeva i giocatori più abili che il calcio italiano possedesse, ma che codesti giocatori sapevano es­ sere, uno per l’altro — ed anche per gli estranei — i più bravi e simpatici ragazzi che fosse dato d’incontrare. Non soltanto ragioni puramente tecniche erano, dunque, i punti di forza della sua incontrastabile supremazia, ma ta­ le superiorità traeva origine anche da fattori puramente morali. Il Torino aveva saputo essere un au­ tentico fenomeno nella storia del cal­ cio nostrano. In lunghe stagioni di du­ ro lavoro c di sempre rinnovati suc­ cessi si era creata, diremo così, la « fir­ ma ». Il nome « Torino » e il colore granata erano diventati, nel difficile

ambiente calcistico internazionale, un marchio e una garanzia. Il destino ha vcluto che questa ac­ colta di atleti che formavano il vanto del « football » italiano sparisse in uno schianto e in una vampata; giusto al momento in cui stava per concludere trionfalmente la sua quinta stagione consecutiva di successi. Il ricordo è vicino e il dolore an­ cora acuto in tutti. Ci parrebbe fare dei torti a qualcuna di codeste ombre se prendessimo a rievocarle seguendo un ordine qualunque; fosse pure quel­ lo convenzionale dell’alfabeto. I Campioni granata vanno ricordali tutti insieme, cosi come insieme sem­ pre affrontarono le più difficili prove sui terreni di gioco; così come le vinsero; cosi come vissero sempre insieme la vita della società e insieme go ■ dettero le gioie dei sempre rinnovati successi Era talmente comune e apparenta­ mente facile l’apporto di tali undici sforzi che, se qualche elemento nuovo vi veniva inserito, subito si adeguava nello stile e nel rendimento del com­ plesso. Così i giovani, non appena ave­ vano debuttato in prima squadra, ac­ canto agli <•• assi » più navigati, acqui­ stavano subito l’autorità e la disinvol­ tura degli anziani. Segno che la fusio­ ne perfetta era stata ottenuta in quel meraviglioso meccanismo che era l’un­ dici Campione d’Italia. Il Torino non è più. Ma un Torino nuovo sta rinascendo. Il colore granata potrà tornare ad imporsi sui campi e il vecchio nome a capeggiare le classifiche; forse i gra­ nata che hanno raccolto e raccoglie­ ranno la gloriosa eredità potranno di­ mostrarsi degnissimi di coloro che non ci sono più; ma è certo che, raggiun­ gere la perfezione, il magistero di va­ lentia che il Torino scomparso a Superga aveva da tempo attinto non sarà facile, nè, tanto meno, rapido. Negli allevamenti interni, giovanissi­ mi già da qualche tempo premevano, prodotti che quasi per una arcana e pur comprensibile magia si rifacevano sui modelli che esistevano vicini. 11 nuovo Torino è in via di elaborazione e un nuovo sforzo di ampiezza im­ ponente si prepara per i fucinatori del­ le nuove fortune granata. Gli sguardi si appuntano, oltre che sugli elementi di ultimissimo acquisto, soprattutto sui nomi dei giovanissimi creati in casa. I Marchetto, i Gianmarinaro, i Macchi, i Francone, i Giuliano e gli altri giùn­ geranno forse a una meritata celebri­ tà; la stella del Torino tornerà forse a rifulgere tra le altre del càlcio na­ zionale. ma i nomi dei Bacigalupo; Ballarin, Maroso; Grezar, Rigamonti, Castigliano. Martelli. Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola e degli altri con loro caduti: spariti tutti nella grande ga­ lassia dell’eternità, nessuno potrà tan­ to presto dimenticare.

Umberto Magffioli

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IL PROGRESSO NELLA VELOCITA’ DEL CICLISMO DI IERI E DI OGGI «li Vittorio Sposili

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Le imprese miracolose di Coppi su strada e su pista, le gesta di Bartali in tre giri di Francia (quello del 1937 se se non ci fosse stata la famosa caduta nel torrente sarebbe stato forse il più clamoroso) quelle passate di Girardcngo e di Binda, di Guerra vincitore di un campionato del mondo a cronometro, di Battesini primatista del chilometro, di Frosio campione mondiale dietro mo­ tori entusiasmarono ed entusiasmano gli sportivi da trenta anni a questa parte. I più giovani, di fronte ai risultati ot­ tenuti con biciclette modernissime che hanno raggiunto il massimo della per­ fezione tecnica e costruttiva, con la moltiplicità del cambio, la leggerezza della lega dei metalli impiegati, i tubo­ lari sottili e leggerissimi — si corre su strada con pneumatici di para e di se­ ta del peso finanche di 100 grammi — la bellezza delle strade levigate nel fon­ do, costruite con accorgimenti per i quali le curve facilitano la velocità nel­ lo scalar le salite e permettono le più pazze e rapide discese, non pensano a biciclette, gomme e strade del pas­ sato. Le ricordano per i nomi so­ nanti che dettero lustro al ciclismo di tempi ormai lontanissimi, per quan­ to si arrivi a 50 anni fa al massimo. E si ricordano come cose da museo, come curiosità preistoriche e pochi sono co­ loro che pensano ad un confronto che stabilisca se il valore ed il rendimento atletico sia maggiore quello dei cam­ pioni di oggi o quello dei campioni di ieri. Ma gli anziani a tale confronto riflettono all'indomani di ogni nuovo ri­ sultato clamoroso. Rivanno alle gare del passato e si domandano ad esempio se Garbi o Ganna, nati 100 anni più tardi, avrebbero battuto o sarebbero stati bat­ tuti dai divi modernissimi. Non è fa­ cile rispondere a tale interrogativo e

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fissare con basi di sicurezza un raffron­ to di superiorità fisica e di rendimento anche cercando una proporzione solutrice tra la velocità e le medie ottenute dai campioni agii albori del ciclismo su pista e su strada con la primitiva grossolanità del mezzo meccanico e de­ gli accessori. Se — forse ciò è possibi­ le — ritenere essere stati più forti gli Zimmerman e i Taylor, i Momo e i To­ rnaseli!. Vi potete sentir rispondere che il cronometraggio degli ufficiali di gara che misurava gli ultimi 200 metri era meno preciso allora e meno sicuro di quello aei perieli! cronografi che fissano le volate di Geraidin, dei Van Vlet, dei Ghclla, e per quanto riguarda la strada vi possono sostenere che i per­ corsi erano approssimativi nel com­ plesso della lunghezza chilometrica an­ nunciata. | Di fronte a tali obiezioni si perde di sicurezza per il primato che quarantadue anni or sono e precisamente il 25 maggio 1907 il famoso negro volante Mayor Taylor stabilì sull’anello in ce­ mento del Pare des Princes. Egli copri gli ultimi 100 metri di una sua volata impiegando 5” e 2/5 ciò che comporta una media oraria di Km. 66,666. Da allora tale volata non fu più raggiun­ ta da nessun corridore. Chi maggior­ mente riuscì ad avvicinare il primato del negro americano, fu Richer che nei 1937 sulla pista coperta di Amburgo copriva gli ultimi 200 metri in 11’’ netti rasentando Km. 65 e 456 metri di media. È certo che i cronometraggi di una volta non erano e non potevano essere dell'esattezza di quelli d’oggi; non che si cronometrasse a battito di polso co­ me scherzosamente si vuole affermare, ma la stessa perfezione dei cronografi garantisce oggi, maggiormente che ieri, le minime frazioni del secondo, Però anche sui chilometraggi delle corse su strada di oggi c’è qualche volta da do­ mandarci se rispondono perfettamente a verità di fronte a medie sbalorditive ottenute non solamente dal vincitore ma anche da plotoni di corridori com­ posti non del tutto da autentici campio­ ni. Però nessun dubbio oggi per le me­ die ottenute in pista e quindi in modo assoluto nulla da eccepire sul meravi­ glioso primato dell’ora che Coppi fece salire a 45 Km. e 781 metri. Discussione dunque che non metterà mai d’accordo i sostenitori del maggior valore dei corridori moderni con i so­ stenitori di quello dei campioni del pas­ sato. In ogni modo è interessante osser­ vare tempi, medie e primati su strada e su pista ottenuti in prove classiche e che stabiliscono il progresso della velo­ cità realizzata negli anni anche se tale esperienza non può risolvere il proble­ ma se furono migliori i campioni del passato o quelli del presente. Nel 1888 il Conte Carlo Braida di Udine, che una settantina d’anni or sono dette lustro al ciclismo italiano, con un trabiccolo a telaio semiorizzon-

tale e con pneumatici pieni, stabili in pista un primato dell’ora con Km 35 e 100 metri. Cinque anni dopo Henri Desgrange, che era già giornalista e organizzatore ma corridore anche, con una bicicletta Gladiator stabilì il pri­ mato dell’ora che poi l'Union Cycliste International riconobbe con Km. 38 c 325 metri. Sempre Braida nel 1888 con il solito trabiccolo di ferro, copre la distanza di un chilometro con partenza da fermo in l'29”4/5. Cinquant’anni dopo Fabio Battesini percorreva il Km da fermo in 1’10" mentre con partenza lanciata im­ piegò l’4”3/4 contro l’lT7”3/4 che ave­ va ottenuto il francese Gaugolty nel 1895. Il primo campionato dietro motori fu vinto da Giuppone, che poi diven­ ne asso del volante e perì tragicamen­ te, alla velocità di Km. 67,200 ed era­ vamo nel 1893. Elia Frosio vince il campionato italiano lo scorso anno al­ la media di chilometri 70 e 900, men­ tre l’anno scorso copriva 100 chilome­ tri alla media di 77,053 l’ora. Dietro allenatori umani nel 1876 Doodo co­ pri nell’ora Km. 25.508 con un biciclo senza trasmissione a catena ed il francese Michael nel 1895 percorse nel­ l’ora Km. 46 e 2 metri. Pochi giorni dopo Bouhours abbassava questo pri­ mato di ben 333 metri. La velocità maggiore ottenuta die­ tro allenatori con motori e tagliavento è quella di Vanderstuift nel 1928 co­ prendo Km. 122,721. Mentre l’italiano Bruni nel 1903 aveva coperto nell’ora Km. 94 circa. L'inglese Grant nel 1938 con motore a rullo a 60 cmt. coprì nell’ora Km. 90,971. Su strada, la Milano - S. Remo del 1907 fu vinta da Petit Breton a 26 e 206 e prima del recentissimo tempo di Coppi il primato apparteneva a Olmo con chilometri 33 e 567 metri. Il Giro di Lombardia di Gerbi nel 1905 fu vinto alla velocità di Km. 24.720. Coppi nel 1948 marciò a 37 e 849. Il primo Giro di Francia vide l’italo francese Garin Vittorio (Km. 4.500) al­ la media di Km. 25 e 288. Bartali nella strepitosa vittoria dell’anno scorso (Km. 4820) a quello di 31,560. Il Giro d'Italia vinto da Ganna nel 1909 fu percorso a 27.260 l’ora, quel­ la di Valetti nel 1939 a 34.150. Sauli nel 1894 marciò a 24 Km. e 431 nella « Gara di fondo » dei 540 Km. e Learco Guerra vinse la « Gran fondo » di 460 Km. nel 1934 alla media di Km. 30.537. Questa esposizione di tempi e di me­ die vogliamo chiudere .con un dato an­ cora: quella che nel libro d'oro del ciclismo italiano figura come la corsa per la quale divenne campione italiano su strada l’agosto 1886 Geo Davidson, che fu poi lungamente il presidente dell’U.V.I. e che trascorre oggi la sua serena e lucida vecchiaia a Genova: 130 chilometri percorsi in biciclo, il rudi­ mentale ordigno con i pedali fissati nel

mozzo della ruota anteriore alta 1 ni. é 60 cm. Da Busalla a Tortona a Voghera e di nuovo a Busalla, Geo Davidson im­ piegò ore 5'48'30", vale a dire a quasi 24 chilometri l'ora. Ma la domanda in­ violata rimane: più forti i campioni del passato o quelli del presente?

NUOVA ONDATA

di

VITA

DEL

CICLISMO

su PISTA II ciclismo su pista torna di moda. Siamo ancor lontani dal ripetersi dei tempi meravigliosi nei quali il trotter di Milano o la pista romana di Piazza di Siena accoglievano folle eleganti che accorrevano alle gare nei velodro­ mi come ad avvenimenti di eleganza più che per assistere alle prodezze di Cencio Lanfranchi o di Gigi Pontecchi. In quei giorni, tribune e parterres era­ no gremite di dame elegantissime, che sfoggiavano toilette dernier-cri, ed i corridori racchiusi in serici costumi che si coprivano con attillatissime mu­ tande a calze anche le gambe muscolo­ se e nervose, portavano accoccati sul fianco fazzoletti con motti ed emble­ mi come i romantici cavalieri nelle gualdane e nei tornei. Ma il ciclismo su pista rinasce. Il mi­ racolo si compie per virtù del Velo­ dromo Vigorelli, la più bella pista del mondo che fu costruita a Roma e per Roma in occasione dei campionati mon­ diali del 1932. Cominciarono ad adu­ narsi sull’anello magico trasportato a Milano i pochi superstiti velocisti no­ stri, poi la striminzita pattuglia si ac­ crebbe di elementi nuovi, giovani. I nuovi elementi gareggiarono e vinse­ ro alle Olimpiadi ed ai campionati del mondo. Un nuovo fremito di vita dal Vigorelli serpeggiò in tutta Italia per la velocità. Vecchi velodromi cadenti vengono riattati, nuove piste si costrui­ scono, folle inusitate le frequenta­ no. La vecchia pattuglia dei Frosio, degli Astolfi, dei Bergomi e di qual­ che minore, si trasforma in giovane e vittorioso manipolo, con Benfenati, Messina, Ghella, Teruffi, Perona, Morandi; maglie tricolori, maglie cerchiate con i simboli olimpici, e maglie iridate fasciano i loro toraci. Altri rincalza­ no; ed in emulazione si uniscono a loro. I recenti campionati nazionali su pista hanno laureato altri giovanissimi; Masper, Mantovani, Gandino, Fortini, Morettini, e accanto a loro i Pozzi e. i Sacchi, i Battermi e i Torchio capeg­ giano le reclute nuove e quelle che verranno. Le ombre di Tornaseli!, di Verri, di Poliedri aleggiano soddisfatte, sul ve­ lodromo della rinascita.

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I PARTECIPANTI ITALIA (maglia verde, cintai a cianca e rossa, ber­ retto verae con colori uianco e russo) 7. Milano e. 1. BARRALI G. 8. rnsquiNl B. 2. blAUlutìl S. 9. 1-Ez.z.i Lue. 3. BrtlLilNOLE A. 10. RooslLLO V. 4. COr-RI F. 11. R1CC1 M. 5. CORRIERI G. 12. SCiARDiS G. 6. DE SANTI G. (Direttore Tecnico: Ali redo Binda) BELGIO (maglia blu-cielo, cintura nera, gialla e rossa, berretto blu-cielo con colon nero, giallo e rosso). 19. LAMBRECHT 13. CALLENS N. 20. MAlTliEU F. 14. G:iysseiincK R. 21. OCK.EUS Stan 15. iMrANlS R. 16. JOMAUX Leon 22. SCHOTTE B. 23. V. Dyck Ward 17. KE1F.LEER D. 24. V. Steenbergen 18. KINT Marcel (Direttore Tecnico: Paul Van de Veidc) FRANCIA (maglia blu con cintura bianca c rossa, berretto blu con colori bianco e rosso). 31. GEM1NIANI R. 25. BOBET Louis 32. LAPEBIE G. 26. CHAPATTE R. 33. LAZAR1DES A. 21. Danguillaume 34. LAZARLDES 28. DEeREZ L. 35. TeiSSEìRE L. 29. D1OT M. 30. GAUTHIER B. 36. VIETTO René (Direttore Tecnico: Georges Cuvelier) SVIZZERA (maglia rossa con croce bianca, caschetto rosso con striscia bianca). 37. Aeschliman G. 40. KUBLER F. 41. STETTLER E. 38. Aescnliman. R. 39. HUTMACHER 42. Weilenmann G. (Direttore Tecnico: Hans Martin) LUSSEMBURGO (maglia rossa, cintura bianca c blu, ber­ striscio bianche e blu). retto rosso con strisele 46. Goldschmidt 43. BIEVER René 44. DIEDERICH J. ■47. KEMP Willy 48. KIRCHEN J. 45. ERZNER Jean (Direttore Tecnico:: Nicolas Frantz) OLANDA (maglia bianca, cintura blu e rossa, ber­ retto bianco con striscio blu e rosse). 52. LAMBRICHS J. 49. DE HOOG K. 50. DE KORVER A. 53. PAUWELS F. 54. SYEN Hubert 51. DE RUTTER (Direttore Tecnico: Rud de Grood) SPAGNA (maglia grigio-perla, cintura rosso-giallarosso, berretto grigio-perla con striscia rosso giallo-i osso). 58. RODRIGUEZ E. 55. BERRENDERO 59. RUIZ Bern. 56. CAPO Bern. 57. LANGARICA D. 60. SERRA José (Direttore Tecnico: Gioacchino Rubio) CADETTI ITALIANI (maglia azzurra olimpionica, caschetto blu con striscia bianca). 61. AUSENDA T. 64. MARTINI Ali 62. CERAMI G. 65. PEDRONI S. 63. MAGNI Fior. 66. PEVERELLI A. (Direttore Tecnico: Paimiro Mori)

AIGLONS-BELGES (maglia rosa, cintura nera, filetto giallo, berretto rosa con filetto nero e giallo). 67. BREUER Jean 70. GEUS Jacques 68. DEMULDER M. 71. HANDRICHX M. 69. DUPONT M. 72. VERHAERT M. (Direttore Tecnico: Silver Maes)

ILE DE FRANCE (maglia verde e berretto verde'). 73. BRULÉ' André 79. LUCAS R. 74. CAPUT Louis 80. MARINELLI G. 75. DORGEBRAY R. 81. MULLER Ed. 76. FORLINI D. 82. REDOLFI A. 77. GUILLIER G. 83. TACCA Gius. 84. TH1ETARD L. 78. IDEE Emile (Direttore Tecnico: Fernand Mithouard) NORD-EST

(maglia bianca con fascia rossa, berretto bianco). 85. COGAN Pierre 91. MAHE' André 86. GOASMAT J. M. 92. MARCELLAK 37. KLABINSKI E. 93. PERSON Roger 88. Le Nizehry R. 94. PONTET Roger 89. LE STRAAT A. 95. ROBIC Jean 90. MALFAIT L. 96. TASSIN Eloi (Direttore Tecnico: Francois Lamour)

CENTRO SUD-OVEST grigia, cintura blu, caschetto grigio). 97. ELANC Jeani 103. GARONZI B. 98. BUCHONNET P.104. GOMEZ Ant. 99. DESBATS R. 105. LEVEQUE R. 106. MASSA L H. 100. DOLHATS A. 101. DOS REIS C. 107. PINEALI P. 102. DUSSAULT M. 108. RAMOULUX G. (Direttore Tecnico: Marcel Bidot) SUD-EST (maglia viola con striscia verticali bian­ che, berretto viola). 109. BRAMBILLA P. 115. MARTIN G. HO. CAMELLINI F. 116. MOLINERIS P. 117. NERI Paolo 111. DELEDDA A. 118. REMY Raul 112. Fachleimer E. 113. GIGUET Poul 119. REY Jean HI. LAUREDI N. 120. ROLLANO A. (Direttore Tecnico: Dante Ciancilo) LE RISERVE PER LE VARIE SQUADRE Italiani: Salirnbcni. Chlrardi, Feruglio. Francesi: Huguet. Chupin, A. Seres, Rondeaux, De Cortes. Devreese, Baratili. Belgi: Bloome. Spagnoli: Gelabert, Olmos. Olandesi: Van Schendel, Francken. (maglia

II- CALENDARIO DELLE TAPPE

CITTA’ DI TAPPA 1 lisi. 1. Parigi - lleims 182 2- Reirns - Bruxelles 273 3. Bruxelles - Boulogne s. M. 21 1 1. Boulogne s- M. - Ilouen . . . . 185 5. Ilouen - S- Malo S- Servali • 293 305 5- 7 — ti- S. Maio S- Servati - Les Sables tl’Ol6- 7 — Riposo u Les Sables d’Olonne 1-1 — 7. Les Sables - La llocbelle (a crononi.) 92 262 8- 7 — 8- La Rochello - Bordeaux . . .. 228 9- 7 — 9- Bordeaux - S- Sebastiano . . .. 191 10- 7 — 10- S- Sebastiano - Pati 11- 7— Riposo a Pau 193 12- 7 — 11- Pau - Luchon 134 13- 7 — 12- Luchon - Tolosa 14- 7—13. Tolosa - Nimes 289 199 15- 7 — 14. Nimes - Marsiglia 215 16- 7 — 15. Marsiglia - Cannes 17- 7 — Riposo a Cannes 274 18- 7 — 16. Cannes - Briancon 257 19- 7 — 17. Briacon - Aosta 20- 7 — Riposo a St- Vincent 205 Losanna . 21- 7 — 18. Aosta (St. Vincent) 283 22- 7 — 19- Losanna - Colmar 137 23- 7 — 20. Colmar - Nancy (a cronometro) 340 24- 7 — 21- Nancy - Parigi

Data 30-0 1- 7 2- 7 3- 7

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Totale Km- 4808

Pari. 1 1.30 0-00 1 0.30

I 1.30 7.30 7.15

9.00 9.00 9.45 1 1.45

9.30 13-15 7.30 10-45 10.00 5,45 7.00

7.45 7-30 9.00 0-30


f I n Francia vivono da lunghissimi an■** ni innumerevoli italiani. Moltissimi vi sono nati e vi nascono, altri si sono naturalizzati francesi e d’italiani altro non hanno più che il nome; altri inve­ ce — e sono molti — si serbano fedeli alla Patria lontana. Del ciclismo agonistico francese i corridori italiani e oriundi italiani, so­ no parte precipua ed elementi di pri­ missimo piano, sia fra i dilettanti quanto nel campo maggiore dei pro­ fessionisti. Le cronache ciclistiche dei giornali francesi sono piene zeppe di nomi italiani.

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Nei primi dieci o dodici arrivati di ogni corsa, di tali nomi se ne registra­ no almeno 3 o 4, così nelle gare nazio­ nali come in quelle periferiche e di provincia. È cosi che si trovano nelle liste dei campioni di Francia e degli assi che vanno per la maggiore, nomi come quelli di Carrara, Caffi, Geminiani, Camellini, Vietto, Giannello, Giorgetti, lacoponelli, Marinelli, Baldassari. Tacca, ecc. Prima delle Olimpiadi, un’aspra po­ lemica si svolse sui giornali francesi che accusavano la Commissione Tecni­ ca della Federazione ciclistica di Fran­ cia di aver permesso il passaggio nel­ la categoria professionisti di tre dilet­ tanti in predicato per i giuochi di Lon­ dra, Ebbene, dei 3 atleti, 2 erano di italianissima origine. Questi nostri corridori che vivono in Francia — altri ce ne sono in Svizze­ ra e nel Belgio ma in minor numero — accorre subito dirlo, non sono abbanlonati a loro stessi. L’U.V.I. ha un suo ■oinmissario a Parigi che a sua volta na dei vice commissari dipendenti in altre città dove gli italiani sono in nu­ mero maggiore. Egli è a contatto con l’U.V.I., ne osserva i regolamenti, e disciplina le categorie e le licenze da rilasciare ai corridori proprio come un comitato regionale della Penisola. A ciò si aggiunga che l’U.V.I. provve­ de ai fondi per rendere più agevole la vita e lo sviluppo del Commissariato.

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Per lunghi anni commissario fu Fa­ bio Orlandini, quindi Giovanni Bolli­ ni, poi Camillo Marini raccolse le file sparpagliate dal tormentoso periodo bellico e il commissariato italiano fu ri­ costruito. Marini, per ragioni profes­ sionali si ritirò dal campo sportivo ed oggi i nostri corridori italiani in ter­ ra di Francia sono affidati alle cure del sig. Ajassa. Auguriamo all’U.V.I. ed al sig. Ajas­ sa di riportare il Commissariato a quello che era una decina di anni or sono quando gli italiani di Parigi si riu­ nirono in una società che ebbe grande rinomanza, l’A. S. Roma che divenne il cenacolo degli sportivi italiani ed ebbe larga fortuna: le maglie giallo-rosse dei romanisti di Parigi erano note in tutta la Francia. Alla testa di esse fi­ gurava quella di Giulio Rossi, il ma­ gnifico campione che dette all’Italia le

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NON ABBANDONIAMO V

residenti in Francia vittorie più belle, prima ira tutte una Parigi-Roubaix ed una Parigi-Tours a tempo di primato che gli valsero il no­ mignolo di « La freccia d’Italia ». Oggi le difficoltà del nostro rappre­ sentante nella tutela dell’italianità dei corridori nostri, sono maggiori, e mag­ giori sono le lusinghe perchè essi si naturalizzino francesi. Sono gli stessi presidenti di società che allettano i no­ stri giovani che appaiono buoni peda­ latori, facendo loro presente che ai campionati, regionali, nazionali e di categoria essi non potranno mai par­ tecipare se non cambiando di naziona­ lità. Purtroppo le diserzioni sono in via d’aumento e l’U.V.I. non presta l’atten­ zione dovuta per controbattere la pro­ paganda che disorienta, alletta e con­ vince i nostri giovani. Nei tempi passati l’U.V.I. grazie an­ che alla collaborazione della Stampa francese e dei dirigenti della F.F.G., offriva notevoli vantaggi ai suoi tes­ serati residenti in Francia. Vantaggi morali, finanziari e sportivi. Ogni anno si disputava un « Criterium degli ita­ liani in Francia » con eliminatorie re­ gionali e una finalissima per la conqui­ sta di una vittoria che valeva come un titolo di campione. Il criterium si estese poi anche nel Lussemburgo e nel Belgio ed il vincitore della finalissima di Parigi veniva considerato: Campio­ ne degli italiani all’estero. Occorrerebbe che l’U.V.I. ripristinas­ se tale gara e che favorisse la parteci­ pazione in Italia, a gare dilettantistiche, di nostri elementi che conservano an­ cora la nazionalità italiana, che spes­ so, purtroppo, non conoscono la lingua della madre patria. Il numero dei corridori in possesso della nostra licenza non è più impo­ nente come al tempo dei commissari Orlandini e Bollini. Sei anni di ab­ bandono hanno falcidiato le file dei no­ stri connazionali corridori, ma in ogni

modo sono più di 600 i licenziati di Francia e 150 quelli del Belgio e del Lussemburgo. Tra i professionisti — dove la sna­ zionalizzazione è stata più amara — an­ noveriamo, come abbiamo detto, Giulio Rossi, il buon Sciardis, Elia Frosio ex campione del mondo, Giovanni Martino (Cerami e dell’Agnol sono nel Belgio e nel Lussemburgo) e il giovane Redol­ ii che nel Gran Premio delle Nazioni a cronometro del 1947 nel primo tratto resse il confronto con il grande Coppi. C’è poi, sempre in campo professio­ nistico, un corridore che si trova in una posizione strana. È Paolo Neri che vor­ rebbe essere francese, ma è costretto a rimanere italiano perchè la cittadi­ nanza francese gli fu rifiutata dalla Pubblica Sicurezza. Egli è ancora tes­ serato nostro ma pensiamo che l’U.V.I. abbia finalmente deciso — dopo due anni — di rifiutargli la licenza per l’an­ no che verrà, se non crede di ritirar­ gliela ora. Il Neri potrà licenziarsi co­ me apolide alla segreteria dell’U.C.I. e sarà un bene per il nostro ciclismo. È con gli indipendenti che in Francia abbia maggiori successi; c’è il vec­ chio Pividor che si piazza ad ogni gara alla quale partecipa e spesso vince. C’è il giovanissimo Luigi Longo che do­ mina e surclassa ogni altro. Ventiduen­ ne, nato ad Algeri, da dilettante prima, da indipendente ora, fa piazza pulita in ogni corsa ed ha legato il suo nome a molte classiche francesi. Ci sono poi Alfredo Ermacora, Bru­ no Nice’o-o Giovanni Candani, Anteo Mariotti, un Bondani, un Vistoli un Bordin campione della Borgogna e tan­ ti tanti altri ancora. Il commissariato italiano oggi è co­ stretto ad un faticoso lavoro; è grande la Francia ed i nostri corridori sono sparsi un po’ dappertutto rendendo la­ boriosa e difficile l’organizzazione, ma sono stati creati due vice commissariati, quello del Delfinato e quello della Garonna dove gli italiani sono più nu­ merosi. La ripresa delle relazioni sportive con la Francia e la rinascita del commissa­ riato italiano sono solamente dal Gen­ naio 1947. La strada percorsa è già mol­ ta, ma occorre lottare, perseverare, rag­ giungere nuovamente le posizioni d’una decina d’anni or sono; occorre opporsi fermamente alla propaganda snazionalizzatrice dei giovani nostri. Occorre­ ranno denari. L’U.V.I. è in grado di tirarne fuori ed il C.O.N.I. stesso non risponderà picche se l’U.V.I. gli si ri­ volgerà per favorire l’italianità dei no­ stri corridori residenti all’estero.

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ANTIDOTO DII ’ TINTO! di Romolo l’assaiiionti

U 11 triplice applauso per gli « az­ zurri » del pugilato dilettanti­ stico: due di essi —• il piccolo gla­ diatore sardo Zuddas ed il Iconico romano Di Segni — sono (ornali dalla nordica Oslo incoronati cam­ pioni. d’Europa, rispettivamentei dei pesi gallo e dei mediomassimi. In­ sieme al medio Fontana, caduto in semifinale contro il campione Papp dopo averlo messo in serio peri­ colo, al massimo Baccilicri ed agli altri nell’occasione meno gagliardi 0... meno fortunati, hanno ben me­ ritato del nostroi sport, inalberando il bianco-rosso-vcrde al secondo po­ sto fra le dodici rappresentative nazionali partecipanti al grande

Torneo, sullo stesso piano del bianco-rosso-vcrdo orizzontale degli arnici ungheresi, due gradini più in basso della Francia battuta nei re­ centi «Giuochi Mediterranei», ma ora prima, classificata. L’applauso cordiale, è naturalmente esteso ai loro Maestri ed a chi ebbe a prepa­ rarli e noi a dirigerli in questa prova decisiva: all’istrutfore-alle­ natore federa1© Steve Klaus ed al «vice» Natalino Rea, veramente modesto quanto valoroso. Stando ai risultati, che sono quel­ li che contano, siamo dunque mol­ to lontani dalle batoste che incas­ sammo due anni fa nell’edizione dei campionati svoltasi a Dublino. 1

« pezzi di fredda anatomia », come amaramente dovemmo definire gli allora mosci difensori dei nostri co­ lori pugilistici, hanno confermato il ritorno nei loro muscoli di quell’a­ nima, di quegli spiriti vitali, di quell’orgoglio non peccaminoso ma logico e necessario senza di che spe­ rare nella, vittoria in qualsiasi com­ petizione. è vano; auspicato ritorno che già condusse, l’anno scorso, al trionfo della nostra squadra nel massimo raduno agonistico dello sport mondiale: quello olimpìaco. Nulla ci è più caro, oggi, di questa conferma. Poiché ad ogni altra evcntuale deficienza, che non sia di ordine morale, è assai assai più fa-

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Natia foto in alto: Jeffries ed il suo vincitore Jack-Johnson si ^tengono reciprocamente * in questa fase del loro famoso combattimento per ì il titolo mondiale'(1910), È il momento, per l'arbitro, di ordinare il separatevi1 (break!)

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Qui il pugile a sinistra di chi guarda (Ascenzo Botta) «tiene e colpisce» e l’arbitro avrebbe dovuto «richiamarlo ufficialmente» se, non trovandosi nel cosidetto «lato cieco», avesse visto il fallo.

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Gagliardamente e con le due mani il rurale Michele Palermo - allora vera­ mente «Kid» - «sfonda» < il bersaglio grosso. II... paziente è l'ottimo Deyana

cile rimediare con un lavoro intel­ ligente e tenace, che tragga — co­ me sempre; deve —, ispirazione dal­ l’esperienzaE l’esperienza, stavolta, è stala alquanto dura, in verità. Un poco anche umiliante: ad Oslo tre dei nostri otto rappresentanti, del lior fiore del dilettantismo pugilistico italiano (il secondo campione olim­ piaco dei mosca Bandinelli, il piuma Polidori ed il medioleggero Bollana), sono stati squalifica! i perchè nel combattimento da vicino si aggrappavano all’avversario, im­ pedendogli irregolarmente di co’pirc. Non molli giorni dopo, pure squalificato per la stessa ragione è stalo, a Ginevra, il pugile profes­ sionista Boccolini di fronte al fran­ cese Al Pioti. Ora. pur ammettendo che in ta­ luno dei quattro casi si sia forse esageralo nel punire così severa­ mente le irregolarità dei nostri alleti. il fatto resta c squilla, le no­ te de'l’allarme, tanto più che, effet­ tivamente. perchè negarlo?, troppi pugili italiani, sia dilettanti che professionisti, persino campioni (basta pensare al «monarca» dei medioleggeri Jannilli). ostacolano o « tengono"» esageratamente nei col ­ ilo a corpo, ed anche, ciò ch’è pili gravo e maggiormente condannato dallo regole, « tengono e colpisco­ no ». senza che l’intervento degli arbitri di casa, generalmente, vada al di là di platonici richiami «non ufficiali ». privi di conseguenze ne­ gativo sul punteggio del co’povolc. mentre i migliori c più decisi fra i « terzi uomini nel quadralo» diffi­ cilmente si spingono oltre il fosso del donpio richiamo «ufficiale», comportando il terzo quella squa­ lifica che. per un falso rispetto ver­ so l’organizzazione c gli snettatori paganti, non hanno il coraggio di decretare. Epnure il nostro Regolamento Tecnico (come, del resto, (ulti gli altri del genere: nazionali ed in­ ternazionali. per dilettanti e ncr professionisti) enumera dettaglia­ tamente all’art. 112. e poi graficamente illustra, i co’pi proibiti 0 i falli per i quali s’incorre ne’la squalifica. Al ponto d). per esem­ pio. vieta di « Trattenere, l’avvcrsario 0 deliberatamente prolungare un tenere»’, all’e) di «Appoggiarsi sull’avversario»; all’f) di «Tratte­ nere l’avversario con una mano e co’pirlo con l’altra »: aH’i) di «Lot­ tare 0 spingere rudemente l’avver­ sario contro le corde»; al q) di « Tenere il braccio dell’avversario sodo il proprio braccio (ascella), fra il collo e.la. spalla, o fra le par­ ti superiori e inferiori del braccio, co'pendolo nello stesso tempo »: all’r), infine, di «Me’tcre il proprio braccio sodo l’ascella deU’avvovsario irrimobilizzando’o e imnedendogli i movimenti ». Chiare leggi, dun-

que, ci sono. « ma chi pon inano ad elio »? Sul « Corpo a corpo - tenere (Clinch) », I itolo in neretto, legife­ rano inoltre, esplicitamente, gli ar­ ticoli 89, 90, 91 e 92. E tutte que­ ste leggi in materia, vista appunto la loro importanza ai lini elio lo sport del pugno intende raggiunge­ re, hanno una chiosa et tirare 0 pre­ cisa nei « Consii/li per <jli arbitri » di cui all’art, 29. dove, dopo avere opportunamente dichiarato che « Il combattimento in corpo a corpo, (piando si svolga in pugili abili e corretti, devo essere incoraggialo: è uno degli antidoti piti efficaci per evitare il lavoro ostruzionistico ed il tenere», altrettanto opportuna­ mente s’illustra lo spirito della nor­ ma regolamentare e la sua pratica applicazione così: « L’arbitro deve accuratamente distinguere fra cor­ po a corpo e tenere (clinch) per non impedire — con inopportune ed in­ giuste interruzioni del combatti­ mento — ad un pugile abi’e nel la­ vora da vicino, di svolgere il suo giuoco. Di conseguenza, se un pu­ gile tenesse per impedire all’altro di colpirlo liberamente o per pro­ vocare un break! che potesse sal­ varlo da una situazione svantaggio­ sa, l’arbitro dovrà lasciare che il pugile temilo colpisca con la mano libera, tino a clic gli sarà possibile di farlo. Appena questi avrà cessa­ lo di colpire, l’arbitro arrosterà il combattimento c richiamerà colui che tiene». Dalle cosiddette «scar­ toffie foderali » che si vuole di più? Dopo la strigliata di Oslo 0 di Gi­ nevra. sarà comunque assai bone che la nostra Federazione Pugili­ stica provveda a rinfrescare la me­ moria. dei Maestri 0 degli Arbitrigiudici (che dei pugili sono i se­ condi Maestri) sui principi fonda­ mentali del'a tecnica pugilistica nel corpo a corpo 0 delle norme che lo regolano e distinguono dal tenere. Dal canto nostro, non mancheremo di collaborare indirettamente, c 0siamo sperare validamente, trat­ tando nel prossimo numero di al­ cune lozioni sul combattimento ravvicinato da noi già svo'te in un Corso Istruì lori-allenai ori. In tale articolo, ed a corollario dei due cardini basilari de’ corpo a. corpo assicurarsi le lineo ------- (1° tulle e interne,, 2» - colpire con tutte duo ’le* *mani, senza tenere), svilup­ peremo. sia nure brevemente, le cinnue fasi princina’i di cmoslo elit­ e-ile» capitolo dell’arto pugilistica: lo seguenti : a) - come si entra, in cor­ po a corno, bì - come si lavora, c) - come ci si difendo 0. contrattacca. (I) - come si osfaeo'a l’avversario senza tenere ° «•» libera d«i_ lo. tenute dell’avversario. <?) - come si esce dal corpo a. corpo e dal te­ nere. A presto, allora. Romolo Passamonti

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IIFINTO ADDORMENTATO

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l/UGNO, nella « Repubblica stella­

ta », non è soltanto il sesto mese dell’anno come registra l’attuale ca­ lendario, ma anche uno dei più favo­ revoli all’organizzazione dei grandi av­ venimenti sportivi e quindi — tradi­ zionalmente, ormai — a quella dei campionati mondiali del pugilismo pro­ fessionale. Non certo per ragioni sentimentali, ma senz’altro di... « cassetta », ancora v.na volta la tradizione è stata rispet­ tata. Sicché nel giugno appena trascor­ so si sono svolti negli U.S.A. due in­ contri di eccezionale rilievo. Il primo a Detroit, nel » Briggs Stadium », do­ ve l’italo-americano Jackie La Molta ha spodestato il francese Marcel Cerdan dal titolo mondiale dei pesi medi, costringendolo ad abbandonare il cam­ po all’inizio della decima ripresa. Nel secondo, al « Comiskéy Park » di Chi­ cago, due » faccette nere », Jersey Joe Walcott ed Ezzard Charles, auspice la National Boxing Association, si sono disputato il possesso del campionato assoluto rimasto vacante per il ritiro imbattuto dalle battaglie del quadrato del grande Joe Louis e, superando net­ tamente ai punti il trentacinquenne ex « pugile affamato » (ora parecchie vol­ te milionario), il più giovane (di dieci anni) e più veloce Charles è riuscito ad attribuirselo. Generalmente prevista dai tecnici questa chiara vittoria. Quella di La Motta, che il famoso Jack Dempsey classificava al decimo posto dei valori mondiali e ch’era stato in precedenza sconfitto ai punti dai francesi Villemain e Dauthuille, ha invece costituito una vera e propria sorpresa, anche per la categoricità con la quale è stata riportata. L’importanza della posta de­ ve aver incendiato la santabarbara del temperamento già combattivo del bru­ no « Torello del Bronx » e messo ful­ mini nelle sue mani, spingendolo a tutto e rapidamente osare. Fatto sta che il “ Marcel national », favoritissi­ mo proprio » urbis et orbis », formi­ dabilmente assaltato fin dal primo rin­ tocco del gong, tanto da risultarne sca­ raventato in malo modo al tappeto,


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non ha saputo, e forse non ha potuto, organizzare immediatamente così, sot­ to il fuoco, quella stretta difesa che avrebbe dovuto consentirgli poi un de­ cisivo contrattacco in forze. Probabilmente, Cerdan avrà anche risentito della sua caduta sulla spalla sinistra, che, ha affermato ed afferma­ no i suoi sostenitori, mise subito fuori combattimento una delle sue armi mi­ gliori: il « gancio » sinistro. Tuttavia è ormai bene accertato che non si trat­ tò di slogatura, ma di semplice contu­ sione riportata cadendo « come corpo morto cade » in seguito alla mitragliata di destri e sinistri centratagli, con im­ provvisa (ma non gallica) furia, nei gan­ gli vitali, dal cosidetto... « sottocane » (underdog), ovverosia dall’antagonista nettamente condannato dal pronostico della vigilia. È ugualmente certo che, comunque, Jackie La Motta. ha meri­ tato di succedere al campione sul trono dei pesi medi. L’italo-americano, in verità, è, dei due, quello che ha sapu 10 scegliere ed attuare, nell’occasione, la strategìa migliore (sorprendere l’av­ versario prima che questi, notoria mente valoroso, tecnico, esperto e du­ ro combattente, avesse potuto valutare le sue possibilità e predisporre le mi­ sure adatte a rintuzzarle validamente!, giungendo persino a rovesciare il suo stile di lotta, normalmente temporeg­ giatore. E’ quello che, proseguendo nel­ la realizzazione del suo piano, è quindi passato al metodico sfruttamento del successo iniziale, fino a provocare, con un’autentica « debellatio », la resa incondizipnata del... nemico, dopo aver­ ne bene assorbiti e contenuti o respinti o addirittura sgretolati tutti i ritorni offensivi, talora disperati. A settembre (altro mese nel Nord America tradizionale ai grandi incon­ tri pugilistici) la rivincita, nella quale 11 villoso ed ardente, anche se alquan­ to stagionato, franco-marocchino po­ trebbe, ma non è proprio da giurarci su, rovesciare l’attuale risultato. Nel qual caso, però, i suoi sonni continue­ rebbero a non essere troppo tranquil­ li-. come lui aspirano alla corona in­ tercontinentale dei medi altri due « ti­ pacci » italo-americani, altri due oriun­ di del nostro bollente meridione, e cioè > Rocky » Graziano e Steve Belloise, in possesso di quattro « schiaccianoci » marca cambiaconnotati; i qua­ li Graziano e Belloise proprio in questi giorni hanno rispettivamente liquidato Hobby Claus in due riprese e Cleve Baily in cinque. Di riserva, inoltre, c’è il « puro sangue -> triestino Tiberio Mi­ tri, il campione d’Europa, che nell'atte­ sa ha spazzato dalla sua strada anche Chambrand e Kid Marcel, raggiungen­ do, imbattuto, il suo 45.mo incontro. Accendendo la... « pipa » sulla sor­ presa Cerdan-La Motta, abbiamo la­ sciato in aspettativa i due fuligginosi fratelli in Cristo, Walcott e Charles. Il loro confronto, a quel che sembra, non ha soddisfatto gran che, spettatori e critici sportivi, dando ragione a coloro che, prevedendolo, non sono andati a impinguare gli incassi del neo-organiz­ zatore Joe Louis, i quali, pertanto, so­ no risultati piuttosto magri, tali, con molta probabilità, da fargli rimpian­ gere le borse obese, più che grassot­ telle, tante e tante volte intascate nel­ l’ultra doppio lustro della sua attività di campione mondiale, attività senza

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dubbio finanziariamente di moltissimo più redditizia di quella dell’impresario. Non ha soddisfatto il confronto. Per­ chè? Anzitutto, pensiamo, per il fatto che i due aspiranti successori ai «Gran­ di e Grossi » del quadrato sono tutt’altro che di classe eccelsa; e, subito dopo, a ragione della tattica che han­ no dovuto adottare, ciascuno al fine egoistico ma giustificato di assicurarsi la vittoria e, con essa, le lucrose e lu­ singhiere insegne dell’assoluto primato. Sullo scadente valore tecnico ed ago­ nistico di Walcott e di Charles, e, in genere, dei « grossi calibri », colorati o bianchi, di questo secondo dopoguerra, rispetto ai celebrati « cannonissimi >■ del passato, siamo tutti d’accordo. Ba sta, del resto, riandare col pensiero a come l’ormai spremuto, tardo e svo­ gliato Joe Louis, carico d’onori e di quattrini, abbia due volte — e la se­ conda con un classico « cappaò » — re­ spinto l’assalto del primo di essi, il qua­ le, adottando la non brillante nè spet­ tacolare tattica del... pedalare continuamente indietro e sfruttando freschezza fisica (assai meno densa d’incontri e di durezze, e al contrario ricca di pro­ fittevoli pause, fu la sua carriera) e velocità un- tantinello superiori, potè talvolta sorprendere e relativamente inquietare, con qualche gancio sinistro e qualche destraccio dall’alto in basso improvvisi, il poi rinunciatario campio­ ne del mondo; ma nulla più. Neppure ora, scomparso volontaria­ mente dalla pedana il « bombardiere scuro » per carenza di avversari tali da.. « far cassetta », Jersey Joe Walcott, al suo terzo tentativo di conquistare il massimo trofeo, ha avuto sorte miglio­ re. Dopo un leggero predominio inizia­ le, più che altro dovuto alla sua mag­ giore esperienza ed alla tattica di stu­ diata attesa adottata da Charles, questi pur non arrischiandosi in scambi di colpi nei quali niente avrebbe avuto da guadagnare in considerazione anche della sua inferiorità di peso

E ùna cosa molto istruttiva leggero, sul quotidiano sportivo francese « Equipe », quel­ le secrezioni acido che il collega Jacques Goddet, che ne è il direttore e che, quanto all'orqanizzazione del Tour de France, è l'erede diretto del compianto Henry Desgranges, vi deposita ogni giorno sotto forma di giudizi su uomini e su cose. Inutile dire che i nostri corridori, la cui presenza egli ha sollecitato insistentemente e avrebbe addirittura implorato solo che 1 dirigenti deli'U.V.I. si fossero presi il gusto di farsi tirare la calzetta, non valgono niente: mancano di combattività, di volontà, di clas­ se. Tutto perchè non fanno come piace a lui. Con buona pace del signor Goddet, i no­ stri corridori sono andati al Tour per vin­ cerlo e non per far piacere a lui. Se la tatti­ ca che essi usano non si confà ai suoi gu­ sti di direttore di circo equestre, si mette l'a­ nimo in pace. Ai nostri preme di arrivare. A lui, piace soltanto la crisi epilettica senza soluzioni di continuità, che accende la corsa e stronca uno dopo l'altro gli uomini che ne divengono pre­ da. Il Tour potrebbe anche non giungere a termine per consunzione totale di tutti gli uomini che han preso parte: per lui sarebbe sempre un grande successo. Pretende di es­ sere un ucmo di sport, questo ammalalo cro­ nico-di sadismo. ■

(« Ezzard », in realtà, non è che un mè­ diomassimo), è chiaramente venuto fuo­ ri, a mano a mano imponendosi in rapidità, con colpi tempestivi e precisi, benché non sempre efficaci. Tattica cer­ tamente poco entusiasmante per gli amatori di « mischie girate » sul qua­ drato, ma bene scelta da Charles e che doveva condurlo alla vittoria, malgra­ do qualche pericolosa reazione di « Jersey » Joe, particolarmente basata su quella ingannevole e saettante « sventola » destra che due volte atter­ rò per alcuni istanti Louis, nel loro primo incontro, e finì per trasformarne l’occhio sinistro in un uovo di gallina. In conclusione, Charles ha avuto me­ ritatamente il verdetto, dopo quindici riprese all’incirca della stessa fisiono­ mia, e uno dei due organismi pugili­ stici professionali nord-americani, la National Boxing Association, con sede appunto in Chicago, dove ha avuto luo­ go il combattimento, alla quale ade­ risce la grande maggioranza degli Sta­ ti della repubblica statunitense, lo ha ufficialmente proclamato successore di Joe Louis sul più alto ed importante « cadreghino » di Pugnilandia. L’altro organismo, però, e cioè l’influente New York State Athletic Commission, cui fa capo un molto minor numero di Sta­ ti, non sembra affatto dello stesso av­ viso, se non altro per ragioni di... con­ correnza. Come e maggiormente il British Boxing Board of Control, pie­ tra angolare della European Boxing Union, per il quale, naturalmente, il vero campionato mondiale dei massi­ mi è quello che disputeranno il 6 set­ tembre prossimo, a Londra, agli or­ dini dell’organizzatore anglo-israelita Jack Solomons, il campione europeo e dell’impero britannico Bruce Woodcock (recente orizzontalizzatore del conna­ zionale Mills detentore della cintura di primo mediomassimo del mondo) e lo anzianotto (33 anni) ma... dinamitardo nei pugni Lee Savold di Marshall nel Minnesota. Stando così le cose, e puzzando fino a nauseare di « valsente », non c’è che una soluzione logica per conciliare sport ed affarismo: considerare i due incontri, di Chicago e di Londra, altret­ tante semifinali, i vincitori delle quali, un bianco ed un affumicato, dovranno affrontarsi per la « bella ». E allora, specie se dovesse spuntarla Woodcock oppure Savold, quasi certamente ve­ dreste uscir fuori dalla scatola a sor­ presa il finto addormentato « misirizzi » Joe Louis e gettare nel recinto cordato il suo cappello di sfida, nell’intento so­ prattutto di mungere qualche centinaio di milioni dalle scarselle degli appas­ sionati. Di un possibile ritorno di « Joe » alle battaglie del quadrato, del resto, già si parla e si scrive da qualche tempo in America. Non saremmo quindi noi a meravigliarci d’una tale eventualità! Altre notizie dal « Paese dei gratta­ cieli » e non buone: Livio Minelli, il nostro campione europeo dei medio­ leggeri, non pare ingrani troppo nel suo secondo « giro » colà. Ha battuto alcu­ ne mezze figure della categoria senza peraltro convincere affatto. E’ quindi incappato in un veterano esperto ed abile, l’italo-americano Tip Larkin (Antonio Pilleteri), che nel 1946 con­ quistò il titolo mondiale dei medio leg­ geri junior, ed è stato nettamente scon-

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fitto ai punti. Si parla quindi d’un suo ritorno in Italia, anche perchè dovrà difendere il campionato in suo possesso dal veramente pericoloso attacco che gli porterà il giovane ed eccellente campione francese « Titi » Clavel, che pugila in modo semplice, sciolto e pia­ cevole, e picchia come un fabbro: au­ tentico « schermidore con pugno ». In Europa, notevole e confortante, per i nostri colori, la smagliante vit­ toria del « reuccio » continentale dei gallo, Ferracin, sull’aggressivo e po­ tente irlandese Eddie » Bunthy » Doran, classificalo fra i migliori della catego­ ria nel mondo. Speriamo che il nostro ragazzo sia egualmente in forma per il difficilissimo incontro che l’attende a Barcellona, titolo europeo in palio, di

fronte al temibile « guardia destra » spagnolo Luis Ramerò, suo sfidante uf­ ficiale e che già ebbe a stenderlo fuori combattimento. Finora unico pugile ita­ liano che. l’abbia spuntata su Romero è Carreggiali, che riuscì a batterlo net­ tamente ai punti. Quasi tutti gli altri — anche se non mancarono di fargli mi­ surare con le spalle il tappeto dato che è relativamente facile colpirlo col de­ stro d'incontro — finirono sconfitti e spesso « allungati » dal suo micidiale sinistro al fegato. Romero. però, è tutt’altro che imbattibile: va manovrato e « stoccato » con arte, come nel suo Paese si fa con il toro. E l’arte pugili­ stica di Ferracin, servita da una lucida intelligenza, non dovrebbe fallire il ber­ saglio.

C’era un altro straniero, e questo di colore, il negro americano • Baby » Day, che andava stancandoci nel farla da padrone con i nostri migliori medio­ leggeri e medi. A metterlo a posto, e brillantemente in verità, ha pensato il campione nazionale Fernando Jannilli, apparso migliorato nelle prove so­ stenute in questi ultimi tempi, tanto da meritare i favori del pronostico nel caso gli organizzatori dovessero dargli occasione d’incontrare Livio Minelli per il campionato d’Europa. Campionato che, attualmente, cosi almeno riteniamo. Fernando difenderebbe meglio di Livio dalle mire di « Titi » Clavel.

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Evidentemente, a giudicare dalla posizione dei suoi guantoni, il negro americano ' Baby . Day s'attendeva dover bloccare tipo ' Circolare esterna .. Ma Jannilli è decisamente per le " radiali ,, preferendo le scorciatoie, e giunge rapido in piazza questo pungente diretto di destra.


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BASE-BALL E SOFT-BALL SPORT ATLETICI DA SPETTACOLO 28 ■


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|j ase-ball”, ”softball”? Appena, appena sentiti nominare... ». Questa potrebbe essere la risposta della mag­ gioranza dei nostri sportivi nei confronti dei due popolarissimi sport americani. Tanto popolari questi sport negli Sta­ ti Uniti che i praticanti di essi vengono calcolati a decine di milioni. Secondo gli... storici dello sport, il base-ball è antichissimo più della ro­ mana Via Appia... Dicono che corri­ sponde all’antico gioco romano della « Pila ». Caduto in disuso dalle nostre parti, passò poi come tanti altri sport, (e come il dominio dei mari!,) in In­ ghilterra, da dove ci ritornò col nome di «base-ball». Comunque, se oggi il base-ball è lo sport nazionale degli Stati Uniti, le sue origini sono antiche ed europee. Si dice, fra l'altro, che nel nuovo mondo sia stato portato dagli Ugonotti; ma questa tesi è sostenuta da un tenue filo: la sua somiglianza all'antico gioco francese « Theque ». I più sostengono che deriva invece dal­ l’antico gioco inglese « Rounders ». In ogni modo anche nell’antica Roma si giocava con la « Pila » che potrebbe benissimo essere stata la progenitrice del base-ball. Che cosa, del resto, non ha insegnato al mondo Roma? Se nel­ l’antica Grecia, i ginnasiarchi, maestri nell’arte di dar grazia e armonia ai corpi, imposero nei loro ginnasi il gio­ co della palla, libero, giocondo (Omero, nell’odissea, al libro VI, fa svegliare Ulisse dal gioioso grido delle fanciul­ le di Nausicaa, che dopo il bagno gio­ cavano allegramente alla palla: « Nau­ sicaa in man tolse la palla, e ad una — delle compagne la scagliò; la palla — deviassi dal segno a cui volava, — e nel profondo vortice cade. — Tutte misero allora un alto grido, — per cui si ruppe incautamente il sonno — nel capo a Ulisse; che a seder drizzassi), i Romani ebbero cura di dare a tutti i giochi della palla regole fisse, ben definite e vollero creare giochi che rispondessero ai mezzi fisici dei gio­ catori. I giochi con la palla praticati dai Romani erano diversi e fra questi la «Pila», la « Vullata », la «Paganica', la « Follis ». Questi giochi venivano chiamati col nome stesso della palla. Per esempio, la « paganica » era una palla di cuoio riempita di piume, me­ no grossa e più dura del « folle », che era una palla di cuoio gonfiata con aria. La « pila » o « trigone » era una palla ancora più piccola e più dura

della «paganica»; quindi assomigliantissima alla palla usata nell’attuale base-ball. Mario Valerio Marziale (39-102 d. C.) nel descrivere la « paganica » dice: « Questa palla rustica che è ripiena di ruvide piume, è meno molle della follis e meno dura della "pila” ». Per­ chè si chiamavano « paganica » questo gioco e questa palla?; Perchè veniva giocato nei pagi (villaggi) dalla gente rurale. E Marziale parla ancora dei giochi dei Romani, nei suoi « Epigram­ mi », e specifica chiaramente la diffe­ renza esistente fra le varie palle: « Non la palla trigonale (pila), non il pallone di cuoio pieno d’aria, non la palla paganica ti addestra nelle terme, nè il colpo innocuo della nuda asta (vorrà riferirsi, Marziale alla palla colpita con un bastone?), nè allargate tendi le braccia unte di denso unguen­ to, nè correndo ghermisci i polverosi arpasti ». Ma lasciando da parte origini e ci­ tazioni, il base-ball è senza dubbio un giuoco entusiasmante, che richiede in quanti vi partecipino una eccezionale destrezza e preciso colpo d’occhio, una prontezza e sicurezza nei movimenti accoppiati ad una somma precisione di battuta. E ci vuole anche un certo in­ durimento al dolore; perchè non è im­ possibile il caso di rimanere colpiti dalla dura palla lanciata violentemente. Difatti, ogni giocatore, durante la par­ tita, calza un guantone sulla mano si­ nistra per proteggersi contro la vio­ lenza della palla durante gli arresti. Il battitore indossa anche una corazza e una visiera; il lanciatore una masche­ ra per difendersi il viso. Gioco ma­ schio. robusto, atletico ha incontrato nei popoli anglo-sassoni il più largo favore.

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Come si giuoca? Scommetto che neanche questo sapete. Dunque: due squadre composte di 9 uomini si schie­ rano in campo — un bel campo dove cresce quell’erbetta tenera e smeral­ dina che viene chiamata da « prato in­ glese » e che piace tanto alle belanti pecorelle —; campo quadrangolare di circa ventotto metri di lato. Ad ogni angolo si trova il punto detto «base». Come si schierano queste due squa­ dre? Ecco: fissata in uno degli angoli la base di battuta che viene determina­ ta da un pentagono di caucciù, una squadra va alla battuta, l’altra in cam­ po. Cioè, di quest’ultima tre uomini vanno a difesa delle basi, uno fa il lanciatore, un altro fa il battitore, gli altri quattro giocatori si dispongono uno nel campo e gli altri fuori dello stesso, nel posto che più ritengano adatto per poter intercettare la palla appena questa è stata lanciata. Il gio­ co consiste nel rimandare, mediante l’apposito bastone una palla del dia­ metro di 8 cm. ricoperta di cuoio; pal­ la che viene lanciata alla distanza di circa quindici metri. Difatti il lancia­ tore ha il compito di gettare la palla al battitore, in modo che questa gli giunga a mezza altezza, cioè tra la spalla e il ginocchio. Se anche la pal­ la è buona, il battitore ha diritto di rifiutarla per due lanci consecutivi ». Ma se il lanciatore fornisse palle non buone, cioè non utilizzabili dal batti­ tore? Allora, il battitore avrebbe di­ ritto di occupare la seconda base.

Cerchiamo di dare un sommario qua­ dro del gioco e della partita. Il lan­ ciatore si pone al centro, quattro si collocano a ciascun angolo (basi) e quattro dirimpetto ai primi e sono i bloccatori. Questi hanno nella mano sinistra un guanto imbottito e la testa protetta da un casco; essi, hanno il compito di afferrare la palla, durissi­ ma, che, come abbiamo detto è di cuo­ io come quella usata nel gioco della palla a maglio (o come quella che usa­ vano nella « pila »!). Fuori del rombo sono tre giocatori avversari pronti a raccogliere a loro volta la palla che sia sfuggita agli av­ versari. Il battitore (come abbiamo accen­ nato più sopra è in una base) sta di­ rimpetto al lanciatore, e con quella caratteristica mazza rotonda lunga un metro a forma di clava molto sottile o pentagonale (sarà la «nuda asta»?) batte la palla (un po’ come tra i no­ stri ragazzi il gioco della « nizza ») alla maggior distanza possibile e prima che gli avversari la raccolgano tenta di raggiungere successivamente le varie basi facendo il giro del rombo per conquistare un punto alla sua squadra. Quindi, destrezza e forza nel colpire la palla, velocità per raggiungere l’a­ gognata meta. Abbiamo detto che il compito del bat­ titore consiste nel colpire e respinge­ re lontano la palla lanciatagli dal lan­ ciatore. Esso però non deve rifiutare più di due palle e deve in ogni modo colpire entro tre lanci la palla, per non essere messo fuori gioco. Colpen­ dola, oltre tutto già quanto accennato, non deve mandarla dietro le proprie spalle, né deve cercare che questa sia presa al volo da un avversario, non deve farsi sorprendere fra due basi e toccare da un avversario mentre ha la palla in mano, inoltre deve seguire, nel giro, il tracciato segnato dalle ban­ diere. Compiuto il tiro senza incorrere in uno dei falli citati, il battitore corre verso la prima base con l’intento di raggiungere la palla prima che gli av­ versari del campo di fuori, mediante, velocissimi passaggi, riescano a far pervenire la palla al custode della base. Nella sua corsa da una base all’al­ tra, il battitore corre il rischio di ve­ nire colpito dalla palla raccolta da un avversario e lanciatagli contro. In questo caso il battitore viene messo fuori giuoco e sostituito da altro bat­ titore della stessa squadra, il quale cercherà pure di raggiungere la prima base, mentre quello messo fuori gio­ co corre alla successiva. Gioco certamente entusiasmante, ricco di emozioni. Ed esso diventa tanto più complicato ed interessante, quando le basi sono tutte occupate o quando la palla viene intercettata al volo. Segna un punto il giocatore che riesce, dopo aver ribattuta la palla, a toccare succes­ sivamente le quattro basi e ciò anche se non avviene in continuazione. Il mi­ glior giocatore di ogni squadra fa da capitano c anche da lanciatore. Può accadere che un campo, cioè una squadra, sia messa fuori giuoco quando i sette primi giocatori hanno compiuto falli ohe li mettono fuori gio­ co. In tal caso rimangono due giocato­ ri in campo. Uno scelto dal capitano di

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squadra chiama » tre colpi per un giro ». Deve, quindi, da solo battere la palla lanciatagli, e, senza commettere alcun dei falli menzionati per il battitore, compiere il giro completo del campo. Se riesce, la sua squadra rientrerà in gioco: in caso contrario è il campo av­ versario che entra in gioco. La partita consta di nove giuochi e la gara è vinta dalla squadra che fa più punti. Ora il lettore profano (alzi la mano chi non lo è!) si è fatto una idea del base-ball, attraverso questa pallida de­ scrizione tecnica. Certo, vederlo in cam­ po c giocato con l’abilità degli ameri­ cani è tutt’altra cosa.

sarà preste- aumentato. Basterà inten­ sificare l’attività con dei proficui tornei di propaganda. Soprattutto occorrerà convincere la massa dei nostri atleti che il soft-ball è un gioco da praticarsi specialmente in estate. Infatti non sarebbe consiglia­ bile per... l’incolumità della vita del giocatore, se si tentasse di giocarlo con mani intirizzite dal freddo. Inol­ tre, date le soste imposte dallo svolgigento del gioco, i giocatori si trovereb­ bero a correre serio pericolo di strap­ pi muscolari nello scatto immediato ri-

chiesto dal genere di gioco, fatto di im­ provvise azioni. E’ un gioco da prati­ carsi nella stagione calda. Quindi, ot­ timo per allenamento e completamen­ to del più armonico sviluppo fisico per quanti, nell’inverno praticano rugby, calcio e altri sport. E non dimentichiamo un ultimo fat­ tore importantissimo: è un gioco che fa spettacolo, che entusiasma, che su­ scita, quando conosciuto e apprezzato, l’appassionamento della folla.

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Il soft-ball è, in sostanza, cugino del base-ball. Variano in esso le regole, le dimensioni di palla (anche in... morbi­ dezza) e di campo, ma la tecnica è la stessa. Il soft-ball ha, come possibilità di sviluppo, il grande pregio di richiede­ re una attrezzatura minima. Si potrebbe dire che sarebbero bastevoli una maz­ za e una palla perchè due squadre, senza bisogno di indumenti speciali, senza maschere nè guanti, possano scen­ dere in campo a disputare una partita. E non occorre neanche che il campo sia delle dimensioni prescelte dal re­ golamento (m. 70 x 70), basta uno spiaz­ zo, un cortile, una palestra. Diremmo, basterebbe un po’ di buona volontà. Co­ me, del resto, è in quasi tutti gli sport di massa. La squadra di soft-ball, come quella di base-ball, è composta di nove gio­ catori più i sostituti. La partita è di sette tempi divisi in due riprese ciascuno. Un tempo è com­ pletato quando le due squadre hanno espletato il loro turno alla battuta. So­ lo la squadra che batte può segnare dei punti in proprio favore, mentre la squa­ dra avversaria che trovasi schierata in campo contro il battitore, è sulla di­ fensiva. Ogni tempo ha, dunque, per ciascuna squadra, una fase offensiva ed una difensiva. Scopo del battitore è quello di con­ trobattere la palla inviatagli dal lan­ ciatore avversario, mandandola entro il campo di gioco. Tre battute fallite met­ tono il battitore fuori gioco. Effettua­ ta la battuta il battitore diviene corri­ dore di base, tentando di raggiungere almeno la prima delle quattro basi po­ ste ai quattro angoli del quadrato (70 x 70 misura regolamentare) prima che vi sia fatta giungere la palla, che nel frat­ tempo sarà stata raccolta dagli avver­ sari in carneo e lanciata al giocatore di guardia alla base verso cui è diret­ to il giocatore - corridore. Tre battitori messi fuori gioco danno termine ad una ripresa. Un punto verrà guadagnato quando il battitore, dive­ nuto corridore - base avrà toccato suc­ cessivamente le quattro basi senza es­ sere nel frattempo eliminato. Come si vede il soft-ball è proprio parente prossimo del base-ball e richie­ de nel praticante di esso le stesse qua­ lità tecniche e atletiche. Senza dubbio, un bel gioco. Un bel gioco che merite­ rebbe, tra noi, la più ampia diffusione. Comunque, le Società che in Italia, e in special modo a Roma, praticano il soft-ball si contano già a diecine e non è difficile prevedere che tale numero

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mondo » va giustamente per ora affidato all’asso statunitense. È bene che gli sportivi e gli appas­ AL LIMITE DELLE sionati dell’atletica leggera in parti­ colare abbiano una più perfetta cogni­ UMANE POSSIBILITÀ’ zione del valore dei risultati di Patton ed insieme si rendano conto delle ef­ fettive possibilità umane nel settore della velocità pura. Mei Patton dunque ha corso le 220 yards in 20.2 ed ha ottenuto il prima­ to mondiale. Ma nella stessa giornata l’americano aveva corso anche le 100 yards in 9 secondi ed 1 decimo. Sa. prete forse che pure costituendo que­ sto tempo un record mondiale il ri­ sultato non fu potuto omologare, in quanto il vento favorevole aveva fa­ cilitato l’azione dell’atleta. C’è ancora da notare, e riteniamo sia utile saper­ lo. che ben cinque cronometristi ave­ vano addirittura stabilito che Patton aveva segnato 9 secondi netti sulle 100 yards, cioè tre decimi di meno del re­ cord mondiale detenuto dallo stesso atleta statunitense. Gli anemometri tuttavia furono giu­ dici più severi dei cronometri e fece­ ro cancellare la straordinaria perfor­ mance di Mei. Si stabilì infatti che il di .Ila rio Ciriaclii vento soffiava alla velocità di m. 2,50 al secondo ed i regolamenti non tolle­ rano più di due metri. Infatti allorché Patton battè il primato nelle 220 yards Evidentemente la città di Los An­ la velocità segnata dagli anemometri geles porta fortuna al velocissimo era di m. 1.50 al secondo: il record fu americano Mei Patton, anche se il ven­ valido. to è stato capace di giocare brutti scherzi al più rapido atleta del mon­ Volete ora sapere a quanto corrispon­ do. Provengono infatti, in questo pe­ da il tempo del velocista americano, riodo, notizie e segnalazioni a getto raffrontato con la nostra classica di­ continuo sulle prodezze del formidabi­ stanza dei m. 100? Se Patton avesse compiuto i nove metri circa che lo se­ le Mei, e mettono così sul tavolo di di­ scussione l’annosa questione della su­ paravano avrebbe ottenuto addirittu­ periorità tra bianchi e neri nel campo ra un tempo inferiore ai 10 secondi, della velocità pura. esattamente cioè 9” e 9 decimi. Avrebbe Patton, stando ai tempi da lui se­ cioè raggiunto quel grande risultato gnati recentemente, è ora l’atleta che pronosticato dal suo allenatore Dean è stato capace di ridare alla razza bian­ Cronwell, di correre i 100 metri in 10 secondi netti. ca quella superiorità che i negri da oltre un decennio si erano assicurata. Limite mai raggiunto da un uomo e La nostra affermazione è suffragata che sembra tuttora fuori delle possi­ dal primato mondiale battuto da Pat­ bilità umane. Lo scettro lasciato da ton recentemente sulle 220 yards con Paddock, ultimo grande velocista di il tempo di 20”2, migliore di quello pelle bianca, sarebbe stato così rac­ del negro Owens di un solo decimo di colto da Patton con il massimo onore. secondo. Si tratta solo di un decimo, In alrte parole Mei Patton avrebbe toccato la velocità media oraria di cioè di una frazione minima, ma pur­ km. 36 all’ora, la massima per un uo­ troppo nel campo atletico i primati sono tuttora misurati su tale base. E mo. A titolo dì cronaca vi segnaliamo finché il cronometraggio elettrico non comunque che la media appunto rag­ permetterà di registrare dovunque i giunta dal velocissimo campione de­ centesimi di secondo l’I.A.A.F. dovrà gli Stati Uniti è la maggiore registrata segnare nella tabella dei record tempi fino ad oggi. Correndo le 220 yards in in un certo qual modo imprecisi. 20.2 Patton ha infatti raggiunto i chi­ Tutto ciò tuttavia, almeno per quan­ lometri 35,852 all’ora, mentre La Beach, to riguarda il tema che ci siamo pro­ il precedente primatista con 20.3 aveva posti di svolgere, ha un’importanza re­ toccato km. 35,675. lativa. C’interessa invece mettere in La grande lotta dell’uomo è quindi evidenza come, in linea assoluta, Mei rivolta verso il raggiungimento di una Patton sia veramente l’uomo più velo­ meta che si traduce nel guadagno di ce del mondo di tutti i tempi. Anche soli 143 centimetri! ’ se il progresso nella velocità debba es­ Questo naturalmente rapportato al­ sere considerato lento, appunto per le le classiche distanze segnate regolar­ eccezionali difficoltà di cronometraggio, mente nei regolamenti internazionali tuttavia il titolo di « più veloce del e quindi nelle tabelle dei primati del-

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l’I.A.A.F. Perchè se volete conoscere quale sia effettivamente la massima velocità che può sviluppare il più po­ tente organismo umano dovrete cono­ scere alcuni particolari studi effettua­ ti dall'americano Campbell Wood, qual­ che anno fa. Tenuto naturalmente conto che un velocista perde frazioni notevolissime di secondo, sia nella partenza che nel mettersi in piena azione, e quindi il tempo complessivo sulla distanza non rispecchia con assoluta esattezza la vera velocità sviluppata in corsa, fu crono­ metrato il passaggio lanciato di un grande campione — Ralph Metcalfe — su una distanza di dieci metri. L’occasione di tale esperimento fu forse eccessivamente felice, perchè il tempo di Metcalfe fu preso in un atti­ mo veramente particolare, cioè quan­ do il formidabile velocista seppe gua­ dagnare un metro, negli ultimi venti, ad un asso del valore di Jessie Owens. Ebbene sapete che Metcalfe nel mo­ mento in cui era in gradò di sviluppa­ re la massima velocità era in grado di superare ben m. 11.660 al secondo? Cosa che corrisponde alla media oraria di km. 41,976 all’ora. Ecco quindi i limiti delle possibilità umane stanziare tra il record di Pat­ ton (km. 35,852 all’ora) e quello asso­ lutamente ufficioso di Metcalfe lanciato (km. 41, 976 all’ora). Più di questo non sarà possibile ottenere se non in fra­ zioni di centimetro. Sarà proprio Mei Patton il primo uomo del .mondo ca­ pace di ottenere la media dei km. 36 all’ora con partenza da fermo? Cromwell ne è sicuro. Noi restiamo invece piuttosto dubbiosi, pur riconoscendo il grande valore dell’atleta.

© L'ordine del giorno del « Congressino » del­ le società calcistiche di serie A e B. tenu­ tosi a Brescia il 29 giugno è un poema. Han­ no deciso dt ottenere una maggior percen­ tuale sui proventi del Totocalcio « con tutti i mezzi, non esclusi quelli estremi». Vale a dire, uno sciopero delle società calcistiche, un » Niente calcio » in opposizione al a Toto­ calcio ». La mitologia ci narra la storia di un cer­ to Origene, che per iar dispetto ad altri mu­ tilò gravemente se stesso. Non si capisce per­ chè le società di calcio abbiano tanta pre­ mura di imitarlo. Non giuocando 11 catnpxnafo, esse non ri­ saneranno certo i loro bilanci. La F.I.G.C. uscirà dal C.O.N.I. e farà da sola? Ma lo Siato ha concesso il Totocalcio al C.O.N.I. o non è detto che lo conceda domani ad una F.I.G.C. autonoma, a somiglianza di. quanto fa por l'U.N.I.R.E. (che però è una filiamone del Ministero dell'Agricoltura) col Totip.. Po­ trebbe anche concederlo, ma riservando a sò una maggior percentuale, per incrementa­ re col ricavato tutto lo sport nazionale: pres­ to a poco come accade o:a. Attenti al mali passi. Soprattutto, attenti al­ la demagogia...

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IPPICO - Cosenza. — Arerà ragio­ ne lei: i nastri coralli hanno vinto due rotte a Parigi il classico « Arco di Trionfo, tl_.gr.gchamp - m. 2400). La prime vittoria fu conseguita da Ostel­ lo di De Montel, con la monta di Ca­ prioli, nel 1925. La seconda, sempre con la monta di Caprioli, è del 1933. ad opera di Crapom dei fratelli Crespi. Questa era stata preceduta, nel 1931, dalia brillante aflermazione di Filarete, classificatosi terzo. Quanto aU’ultima vittoria conseguita da Testo nel < Derby * essa risale a due anni addietro: nel 1947, infatti, la clas­ sica prova dei » tre anni » fu appan­ naggio del prestigioso Tenerani: il fi­ glio di Bellini. montato da Camici, pre­ cedeva Scanno e Corsaro. ALDO ROSSI - Genova. — Io Gran Premi » automobilistici si distinouono dalle altre pare perchè sono retti da una « formula * internazionale, in base alla quale vengono costruite le mac­ chine ammesse a partecinare ai Gran Premi stessi. Come nel » Derby » ippi­ co possono allinearsi ai nastri solo i cavalli di 3 '•uni. nati in Italia, e tutti partono sulla stessa linea, mentre in altre corse venoono ammessi cavalli di varie età e nazionalità, e con vantag­ gi, così il Gran Premio automobilisti­ co è aperto solo a un tipo ben preciso di macchine. Di qui l’interesse tecnico: infatti, avendo tutte le macchine le stesse caratteristiche, vince la mecca­ nica migliore. cioè il tecnico che ha sa­ puto ottenere il maggior rendimento, in velocità e resistenza, rimanendo ne­ gli stessi limiti degli altri; colui, in al­ tre parole, che ha saputo risolvere me­ glio il problema posto dalla « formula ». Questa « formula » è stata, nel tem­ po. ispirata successivamente a vari cri­ teri: al * consumo ». (le macchine dove­ vano compiere il percorso con una de­ terminata aunntjtn di carburante), al « peso » (bisognava che le vetture non oltrepassassero un dato peso, onde la ricerca di materiali poco pesanti e mol­ to resistenti, e l’abolizione di oraani inutili o ingombranti), alla « cilindra­ ta ». Questa, che dura da maggior tem­ po è venuta progressivamente limitan­ do il volume dei motori, accrescendo cosi, a furia di continue conquiste, il rendimento volumetrico sicché oggi da un motore di 2 litri si ottengono poten­ ze in cavalli (e relative velocità della macchina) che in altri tempi non sareb­ bero state pensabili nepure con moto­ ri di 10 litri! Quando si introdusse il « compressore « nacque discussione se questo influisse sulla cilindrata del mo­ tore. Ora, si corre anche con la « formula 2 « in base alla quale le vet­ ture da Gran Premio possono avere una cilindrata massima di due litri, se sen­ za compressore, o di 500 ente. se con compressore.

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ROMANO di.. - Roma. — Le tue con­ siderazioni sono molto giuste: è proprio il caso di dire meglio tardi che mai. Dobbiamo solo augurarci che allo « Stadio dei Cipressi » si lavori con grande alacrità, specialmente approfit­ tando di questi mesi estivi sicché per il prossimo inverno esso sia pronto ad ospitare. se non centomila, almeno ot­ tantamila spettatori. Roma uscirà, cosi, da quello stato di minorità, particolar­ mente umiliante per una capitale, per cui da tempo immemorabile essa non ospita più una partita internazionale di calcio. Ai fini di ottenere — finalmen­ te — l’organizzazione di Un’Olimpiade (ormai bisogna puntare su quella del 1960,essendo già stati assegnati i Gio­ chi del 1952 e del 1956) l’attrezzatura romana ha bisogno di due nuove co­ struzioni: un « teatro » sportivo, cioè un « palazzo dello sport » capace di ospitare molte migliaia di spettatori at­ torno a un « ring » di pugilato, a un quadrato di lotta, a una pedana di scherma; e — più urgente e necessario anche senza attendere l’olimpiade del I960 — un velodromo che sostituisca lo attuale, ormai più che superato. Quan-

io ad autodromi, quello che sorgeva sulla Salaria, presso l’aeroporto, e do­ ve furono disputate magnifiche gare, si trova ne’.'o stato del piti completo ab­ bandono, dopo i massicci bombardamenti aerei che sconvolsero la zona. Non sarebbe, forse, inopportuno che gli sportivi romani prendessero l’iniziati­ va di rimetterlo in efficienza, almeno per le motociclette. REMO MANTASSI - Firenze. — Ec­ co le successive tappe del primato ci­ clistico nazionale dell'ora senza allena­ tori con partenza da fermo: Cuniolo 'Milano - 1906) Km. 39,650; Ganna (Mi­ lano - 1908) Km. 40,405; Pavesi (Pavia - 1914) Km. 40,562; Bolzoni (Pavia 1914) Km. 40,743; Pavesi (Milano 1924) Km. 40,356; Bolzoni (Milano 1914) Km. 40,905; Girardengo (Milano - 1917) Km. 41.032; Binda ( Milano 1926) Km. 42,093; Binda (Milano 1929) Km. 42,462; Gaioni (Milano 1929) Km 42,861; Binda (Milano - 1929) Km. 43,777; Olmo (Milano - 1935) Km. 4.5,090; Olmo (Milano - 1937) Km. 45,363; Coppi (Milano - 1942) Km. 45,871 (quest’ultimo è anche primato mon­ diale).

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1; In materia di bilanci di sccieià calcistiche, King. Barassi ha detto al « Cangi essino » di Broscia qualche cosa di veramente istrutti­ vo. Una società ha speso cinque milioni por cure mediche specializzate; un'altra, setteccntocinquantamila lire per telefonate in­ terurbane. Roba da quotidiano politico... Queste, però, sono eccezionali. La regola è un'altra e ciò che determina i deficit nei bi­ lanci è l'alto costo dei giuocatori, alimentato dalla megalomania che infuria in tutti gli ambienti desiderosi di avere la grande squa­ dra ad ogni cos’o. Esempi che il denaro non basta a far la grande squadra ce ne sono a iosa, ma nes­ suno ne fa ’esoro. Comunque, se si arrivasse a un bene in'eso professionismo; o meglio, senza volerci impaurare a far del professio­ nismo integrale, si abituassero i giuocatori a coltivare ura professione qualsiasi, che ser­ va loro anche per l'avvenire, molte cose pro­ babilmente cambierebbero. II denaro non è facile. E, nel calcio, cir­ cola solo finché gli appassionati- lo versano egli sportelli degl'ingressi degli stadi. Se que­ sti eterni e indispensabili sovventori orga­ nizzassero un giorno lo sciopero della loro categoria, come si metterebbero dirigenti e calciatori?

* * * Mercato calcistico... I prezzi sono aiti e fan­ no cader le braccia anche a chi è animato dalla miglior buona volontà. Ma i prezzi alti non bastano: c'è anche l'ostruzionismo che ci mette lo zampino. Quel che sfa succedendo alla Roma, par­

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tita purtroppo un po' in ritardo nella cam­ pagna acquisti, è eloquente. Dovunque si pre­ senta, le sparano richieste esorbitanti, proi­ bitive. Un po' è lo spirito di carità cristiana che spinge a profittare elegantemente di chi si trova momentaneamente in bisogno; e un po', un molto, diremo, è che una Roma al­ l'altezza dei suoi fasti passati fa paura a tut­ ti. I fasti della Roma danno fastidio.

* * * Questa nostra rubrichetta è l'angolo dei chiacchieroni. Quindi possiamo abbonarci alle chiacchiere liberamente. Chiacchieriamo, per esempio, di Bernardini: è diffusa l'impressio­ ne che la sua assunzione a direttore tecnico della Roma abbia dato sui nervi a molta gente. Più che spiegabile. Bernardini ha un pas­ sato di giuocafore come pochi possono van­ tare: una classe limpida, elevatissima, tem­ prata al fuoco dei più difficili confronti na­ zionali e internazionali, con un pizzico di au­ reola di vittima ingiustamente sacrificata, a causa dell'ostracismo dalla nazionale che gli dava Pozzo; ha un passato di giornalista di primo piano, tecnicamente affermatosi con tanta autorevolezza, che la sua candidatura a Commissario per la Nazionale scaturì spontanea dalla voce popolare. Una perso­ nalità di grande statura (anche quella sua laurea conta per un bel po'), che fa un'om­ bra gigantesca. Un'ombra che spiace a troppe lucertole che, per vivere e prosperare, hanno bisogno del sole... Lo spettatore


e decine di migliaia che incrociano a ogni istante, di giorno e di notte, le infinite rotte dello spazio, toccano in­ cidenti. Anche ai treni, alle diligenze, ai piroscafi. La terribile sciagura recente di Superga ha suscitato la commozione universale, ma anche l’inchiesta tecnica ha confermato che solo un qualche fatto imponderabile provocato dalla conco­ mitanza di circostanze avverse può averla provocata. Molti giovani, che avevano visto su­ gli schermi le fughe a scapicollo e i rapimenti della bella e gli immancabili inseguimenti per dune e distese in groppa ai bucefali fumiganti del West, hanno poi assistito alle medesime sce­ ne, senza più sombreros nè pantaloni, baffuti, sulle otto cilindri, e infine su­ gli aerei. Essi si chiederanno a qual mondo inverosimile appartengan mai quei messeri, spesso spie e poliziotti, ma anche rivali in amore o in imprese losche, e talvolta giovani donne, che come niente s’infilano in un apparec­ chio, si aggiustano il casco, si alzano e si perdono all'orizzonte. Ma com'è? In America l'aereo è trattato con tanta confidenza dal primo che capita? A quei giovani diciamo: a parte il fatto che il film è soltanto un film, non siamo — dal punto di vista della confidenza — nel regno dei sogni. Se volete, e pur­ ché soltanto il vostro motore, voglia­ mo dire il vostro organismo, soprattut­ to il cuore e la mente, sian sani, pote­ te fare come loro. Imparare a volare è alla portata di tutti, o di quasi tutti. E questo lo diciamo anche ai grandi, agli uomini fatti. Si tratta dello sport T ‘uomo, dopo di aver camminato sul-*-J la terra e nuotato nell’acqua, è mon­ tato su un cavallo, ha costruito un’im­ barcazione e l’ha spinta coi remi, si è fatto trascinare da animali seduto in un cocchio e in carrozza, ha inventato il velocipede, ha sostituito i quadrupedi, i remi e le vele con un motore, e in­ fine ha volato. Prima timidamente, a salti come le cavallette, poi con piglio sempre più franco, a tu per tu con le aquile. Le guerre hanno seguito l'evoluzione e spesso l’hanno spinta, e chi si è tro­ vato un gradino più su ha vinto, e man mano che il progredire s'è fatto più incalzante più si è imposta la legge del mezzo più potente e più veloce. Quando l’uomo ha smesso le marcio trasmigratorie ed è sparita la necessità di correre e di arrampicarsi sugli al­ beri per salvarsi dell'assalto delle fiere, e di sollevare pesi colle proprie brac­ cia, e di difendersi coi pugni e colle pietre, ha capito presto che col soprag­ giungere degli agi e del riposo, se la vita diventava più comoda, il corpo si faceva più fiacco, l'occhio meno acuto, i muscoli meno pronti: e per parare questo nuovo pericolo ha affrontato le stesse fatiche, non più indispensabili, per suo diletto, per mantenere ed af­ finare le proprie forze, in previsione del momento in cui avrebbe dovuto usarne, per un gusto estetico, per emulazione, per sport. La parola è nuovissima, sul metro dei secoli, ma il principio è an­ tico: press’a poco quanto il mondo. E lo sport, come la guerra — or­ ribile assurdo e pur sempre ricorrente sfociare di sciagurate ambizioni, que­

IL VOLO COME SPORT sta, scuola di fratellanza e dì ardimen­ to quello — ha seguito anch'esso, e continuerà a seguire, il progresso del pensiero umano, offrendogli l’intelli­ gente baldanza, il volitivo tenace entu­ siasmo delle giovani, sempre rinnovantisi, generazioni. Ora l'ultima parola, nella vita degli uomini in moto, nella guerra, nello sport, è all’aviazione. Nel nostro Paese prima dell'ultima sventurata guerra eravamo all’avan­ guardia: oggi, e non è il caso qui di rammentare le cause anche troppo no­ te, si sta a gran fatica ricostruendo. La verità è che l'idea del volo, da noi, non si è ancor fatta (o rifatta, se par­ tiamo dalle rovine dell’immediato do­ poguerra). popolare. Molta gente, sì, ha preso l’uso di trasferirsi da un cen­ tro all'altro, anche in Italia, serven­ dosi del mezzo aereo. Perchè ha impa­ rato a preferirlo o perchè gli affari o altre cure le impongono o consigliano questo mezzo, senza confronti il più celere e confortevole e che, per chi lotta col fattore tempo, diventa anche il più economico. Ma moltissimi, trop­ pi, son quelli che continuano a consi­ derarlo come un mezzo riservato o de­ stinato a una determinata categoria di persone privilegiate o spericolate, e, come per un abito mentale ormai as­ sorbito, se ne tengono lontani. A qualche apparecchio, fra le decine

di avanguardia. E se sport vuol davvero dire bellezza, sanità di corpo e di spi­ rito, ritempramento del carattere, gioia di sentirsi sereni e volitivi, se vuol di­ re distacco — non tanto e non solo materiale, se pur transitorio — dalle miserie dei piccoli uomini che si azzuf­ fano coi piedi sulla terra, non c’è sport più sport del volo. Occorrerà una licenza, una patente? Certo: dopo un certo numero di le­ zioni teoriche e dodici , ore effettive di volo, come minimo, si ottiene il brevetto di primo grado. In seguito si può avere quello di secondo e poi di terzo grado. E in quanto tempo ci si arriva? Co­ sta molto? È difficile? Cosa bisogna fare? Ci si può arrivare presto, anche in meno di due mesi, e non costa molto: cento, centoventimila lire in tutto, og­ gi, comprese la spese accessorie, do­ cumenti, domande, premi di assicura­ zione: tutte cose cui pensa la Scuola, per voi. Fra poco costerà meno, quan­ do la benzina per uso dei corsi non sarà più gravata di dogana. Nella maggior parte dei casi, ossia per la grande maggioranza dei giovani (e dei meno giovani) che ci si metto­ no — e pressoché tutti, se anche co­ minciano tiepidamente, subito son pre­ si da un entusiasmo che non tramon­ terà più — non è difficile.

Andrea Murazzi

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Il Santo Pa­ dre riceve i giovani spor­ tivi compo­ nenti le quat­ tro squadre finalistiche del campio­ nato di calcio del Centro Sportivo Ita­ liano.

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Il Centro Sportivo Italiano prose­ guendo nell’intrapresa opera di propa­ ganda si avvia a realizzare nella sta­ gione estiva il suo programma di at­ tività comprendente le finali nazionali di pallacanestro, pallavolo e scherma, manifestazioni alle quali è assicurata la partecipazione di atleti di tutta l’Ita­ lia. I campionati di pallacanestro e di pallavolo si svolgono quest’anno per la prima volta in fase nazionale e dai tornei che si effettueranno a fine lu­ glio rispettivamente a Bari e a Ra­ venna dovranno uscire le squadre cam­ pioni d’Italia per la stagione 1949. En­ trambi i tornei dovrebbero radunare al « via » una nutrita partecipazione e dovrebbero confermare in tutti gli am­ bienti sportivi nazionali la vitalità del C.S.I. nei due settori specifici. Per quanto riguarda la scherma, il recente rinvio del campionato di scia­ bola col relativo concentramento dei campionati di tutte e tre le armi a Pe­ saro a fine mese, dovrebbe aver giovato alla manifestazione che nella città adriatica radunerà fiorettisti e sciabolato-

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ri e spadisti iscritti al C.S.I. per trovare un successore al palermitano Guido Triolo che ebbe a conquistare il titolo assoluto di campione d’Italia del C.S.I. nel Torneo svoltosi a Roma durante le celebrazioni dell’80 della G.I.A.C. Oltre ai suddetti tre campionati na­ zionali il C.S.I. lancia quest’anno per la prima volta una grande manifesta­ zione nazionale agonistica alpina, de­ nominata « Trofeo della Montagna », ga­ ra nazionale di marcia in montagna che si svolgerà in due fasi: eliminatorie regionali (entro la fine di agosto) e fi­ nale nazionale (in settembre). Il Tro­ feo della Montagna sarà preceduto da una manifestazione analoga a base dio­ cesana indetta dagli uffici diocesani « juniores » della G.I.A.C. in collabora­ zione anch’essa col C.S.I. per pattuglie « juniores ». La manifestazione è con­ gegnata in modo tale da attrarre le masse giovanili verso la montagna. Le alte vette hanno sempre esercitato un particolare fascino, e l’escursionismo al­ pino è la derivante del successo che la montagna ha in ogni sua forma di at­ tività; il C.S.I. non poteva non inter­ pretare tali concetti realizzando e lan-

ciando il « Trofeo della Montagna che si onora della presenza nel Comitato d’onore di personalità di alto rango: infatti S. E. l’On. Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio dei Ministri, S. E. Topini Ministro dei LL. PP.; S. E. Meda, sottosegretario al Ministero del­ la Difesa per l’Esercito; S. E. Andreotti, sottosegretario alla Presidenza del Con­ siglio dei Ministri, hanno inviata la lo­ ro adesione accompagnandola con un premio da porsi in palio nella fase fi­ nale. Il ^rofeo della Montagna sarà asse­ gnato con una speciale classifica che prevede due categorie: juniores (da 16 a 20 anni) e seniores (oltre i 20 an­ ni). Il percorso scelto dagli organizza­ tori non dovrà superare come dislivel­ lo totale (salita più discesa) metri 3000 e come sviluppo km. 25; la partecipa­ zione delle squadre di UU. SS. del C.S.I. è libera e ogni Associazione o Unione Sportiva potrà partecipare con un numero illimitato di squadre. Tra le manifestazioni che gli organi periferici del C.S.I. andranno a realiz­ zare spiccano per importanza la Cop­ pa Basso Adriatico, manifestazione re-

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miera che si svolgerà a Brindisi nelle giornate del 14 e 15 agosto, e il 1" Con­ vegno Motociclistico dell'Italia Centra­ le, che farà convergere al Monte Ter­ minillo i motociclisti delle zone vici­ niori per un originale raduno che pre­ vede l’effettuazione di una gara di re­ golarità con speciale classifica per mo­ tociclette da 500 e da 250 cc. di cilin­ drata e per motoscouters. Le regate di Brindisi alle quali sa­ ranno ammessi equipaggi e armi di tut­ te le categorie, sono state inserite nel calendario nazionale del Centro Spor­ tivo e serviranno a metterne in evi­ denza la vitalità nel settore remiero, finora circoscritto in campo nazionale a poche schiere di aderenti. L’orga­ nizzazione che fa capo al Comitato Provinciale di Brindisi e alla quale hanno dato tutto l'appoggio e l’Ente Turismo e il Circolo Nautico ha in­ viato a tutte le società italiane inte­ ressate il manifesto della Coppa Basso Adriatico che si ripete per la seconda volta e tutto lascia prevedere che per l’edizione di quest'anno sarà superato largamente il successo che la manife­ stazione di Brindisi ebbe a far regi­ strare l’anno scorso. Anche l’atletica sarà presente nelle prossime realizzazioni del C.S.I. con la effettuazione del 1" Gran Premio di Velocità a Bari, leva di giovani dalla quale dovrebbero sortire i velocisti di cui la Puglia difetta attualmente. La manifestazione, organizzata dal Comi­ tato Provinciale barese in collabora­ zione con la redazione di « Cinesport », avrà tre fasi: la prima locale da or­ ganizzarsi entro il 17 luglio, la secon­ da provinciale che sarà disputata il 24 luglio con la partecipazione dei primi due classificati nelle finali lo­ cali e la terza regionale che si svol­ gerà allo Stadio della Vittoria di Bari con la partecipazione del primi tre classificati dì ogni finale provinciale. Il 1° Gran Premio di Velocità si di­ sputerà sulla distanza di m. 100. Ad esso sono in palio premi individuali di classifica e ricchi Trofei di rappresen­ tanza.

Quanto abbiamo finora accennato si riferisce alla attività nazionale ma in ogni sezione, Comitato Provinciale, Unione Sportiva del C.S.I. ferve la normale alacrità per dar vita a quelle manifestazioni locali che danno vita e lustro all’organizzazione. Cominciamo per questa volta la nostra rassegna dal­ la capitale delle Puglie dove il locale C. P. sta dando il massimo sviluppo in ogni settore della vita agonistica: ten­ nis (le partite del torneo studente­ sco si svolgeranno sul campo del Ten­ nis Bari, gentilmente concessi), pen­ tathlon moderno (nel campionato pro­ vinciale della specialità dopo la pro­ va di spada la classifica del campio­ nato regionale vede in testa Grimaldi), atletica leggera (in ogni sede di U. S. si stanno svolgendo le eliminatorie per il G. P. del Mezzofondo) e pattinaggio a rotelle (alle gare regionali hanno preso parte 18 atleti di cui 6 di Taran­ to e si è imposto Sammarco nella ve­ locità m. 500 e nel fondo m. 10.000). Un gran salto per arrivare fino a Roma dove sotto la guida autorevole del prof. Paschetta quel Comitato Provinciale sta avviandosi verso la

completa valorizzazione delle forze sportive del C.S.I. nella Capitale. La palestra, situata in incantevole posi­ zione sul Lungotevere, raduna nella sua sala ginnica una massa di giova­ nissimi che si avviano alle discipline sportive; i campi di tennis che con­ tornano la sede sono frequentatissimi quindi si può preconizzare agli im­ pianti sportivi della sede romana del C.S.I. la certezza che essi diventeranno un centro vitalissimo di sport. Intan­ to il nuoto, il ciclismo e il calcio sono in auge. Domenicalmente oltre alle nor­ mali partite di calcio e alle gare di nuoto si svolgono moltissime manife­ stazioni ciclistiche su strada o su cir­ cuiti chiusi nelle quali si st; no con­ fermando le attuali ottime indizioni di forma di Sensoli, che oltre a saper andare forte nelle gare ciclocampestri, di cui detiene il titolo nazionale, sta dimostrando di saper correre, e bene, anche su strada. A Firenze terminati il campionato aspiranti di calcio (22 squadre) e quel­ lo di pallavolo (6 squadre) sta affac­ ciandosi alla ribalta l’atletica leggera. Le Unioni Sportive sono in deciso au­ mento e a Prato si debbono registrare buoni successi in campo ciclistico; per la pallavolo a Luca si disputeranno le finali regionali mentre nei centri mon­ tani della Toscana vanno in cantiere le diverse eliminatorie diocesane del Tro­ feo della Montagna. La pallavolo è sempre in auge a Mo­ dena dove la locale Unione Sportiva intestata a Livio Minelli, campione di Europa di pugilato, miete continua­ mente successi. Ultimamente a Genova ha battuto l’Ansaldo per 3-1 rimon­ tando lo svantaggio iniziale dei geno­ vesi che avevano vinto il primo « set ». L'U. S. Minelli schierava i seguenti elementi: Barbieri, Vezzani, Vezzalini, Soli, Bosi, Fibbia. Poggio, Morandi, Ruini, Ascari, Zachariev. Buone nuove da Trieste dove il C.S.I. sta realizzando una intensa attività in molti campi. Gli ocheisti dell’itala Roiano hanno seguitato a risalire la corrente verso il centro classifica con le vittorie riportate sul CUS Ferrara (4-0) e sul F.B.C. Saronno (1-0); la pallavolo è rappresentata in serie A femminile dalla squadra dell’U. S. In­ vida e nelle altre categorie federali dalle rappresentanti dell’itala Roiano, del Lampo di Gretta e dell’Alpina di Opicina; i calciatori stanno dando vita a diversi tornei per la categoria « ama­ tori », nella lega giovanile e per la ca­ tegoria pulcini sta svolgendosi quel Torneo a sette; e gli escursionisti fan­ no continuamente gite verso la Carnia e sulle Dolomiti. A Bergamo, a degnamente onorare la memoria dell'arbitro internazionale di calcio Rinaldo Barlassina si è svolto un Torneo di calcio organizzato dall’Unione Sportiva Olimpia dell'Oratorio M. « S. Cuore » B. Palazzo le cui partite si sono disputate sul Campo dell’oratorio Maschile. A prescindere dal risultato tecnico della manifesta­ zione in oggetto occorre mettere in giu­ sto risalto la magnifica riuscita della suddetta manifestazione dal punto di vista propagandistico. Proseguendo nella nostra rassegna arriviamo a Bngliasco (Genova) dove si è svolto il Torneo di sollevamento

pesi valevole per l’aggiudicazione, del­ la Coppa Pastorino. Il sollevamento pesi è uno sport che tutte le Unioni Sportive del C.S.I. dovrebbero e po­ trebbero praticare. Non esige palestre vaste e l’attrezzo non costa molto; per contro può essere praticato in tutte le stagioni c specialmente d’inverno. L’U­ nione Sportiva Bogliasco ha dato il buon esempio e già promettenti ele­ menti sono venuti in luce nella secon­ da edizione della Coppa Pastorino, or­ ganizzata per onorare la memoria di un caduto in guerra. L’ex campione Vassallo ha funzionato egregiamente da arbitro, direttore delle gare è sta­ to Domenico Ivaldi e presidente della giuria il dott. Eerninzone. Vincitori al termine delle gare in programma sono risultati: Pesi minimi: 1. De Genova (Boglia­ sco) kg. 227,5; 2. Rapetti (Samp.) kg. 220; 3. Masnata (Samp.) kg. 195; Pesi leggeri: 1. Durante (Samp.) kg. 237,5; 2. Modoni (idem) kg. 222,5; 3. To­ ma (idem) kg. 197,5. Pesi medi: 1. Zanatti (Samp.) kg. 215; 2. Cavigliene (idem) kg. 212,5; 3. Brachetto (Bogliasco:) kg. 172.5. Pesi massimi: 1. Dondi (Samp.) kg. 237,5; 2. Marsano (Boglia­ sco) kg. 210: 3. Poppo (Samp.) kg. 192,5. Classifica società: Sampierdarenese p. 695; U. S. Bogliasco p. 610. E per terminare diamo uno sguardo a Milano dove il locale Comitato Pro­ vinciale può essere additato come esempio per la mole di attività che svi­ luppa. Sono attualmente in piedi tor­ nei estivi di calcio a « 11 » e a «7» giocatori che vedono impegnate com­ plessivamente 38 squadre con la pre­ minenza nelle diverse classifiche delle squadre dell’U. S. Bofifalora (girone A con p. 10 su 7 partite giocate), deH'U. S. Sedriano (girone B con p. 9 su 5 partite giocate), dell’U. S. Trezzo (tor­ neo a » 7 » Zona Busnago p. 13 su 8 partite giocate), dell’U. S. Concordia A (p. 6 su 3 partite giocate nel girone A della Zona Robecco) e dell’U. S. Mi­ nerva (p. 6 su 3 partite giocate nel gi­ rone B, sempre della zona Robecca Intensa anche l'attività ciclistica con la discuta settimanale di importanti manifestazioni che vedono impegnati oltre 540 corridori di tutte le catego­ rie; quella ginnica che ha avuto la sua degna conclusione con la partecipazio­ ne di 14 squadre del C.S.I. milanese al Concorso di Locamo dove l’Alacres di Pavia ha vinto la gara alunni, quella attivi A, quella attivi B 3“ categoria. La squadra della Viribus Unitis di Sa­ ronno si è imposta nella gara attivi B 2° categoria mentre nelle prove indi­ viduali hanno predominato Milanesi (seniori A p. 58.50) e Talamona (se­ niori B p. 55.10). Bene va anche l'a­ tletica nel settore snecifico delle corse veloci e molto interessante è l’attività che sta sviluppando la sezione aero­ modellistica e quella cestistica. A titolo di merito del Comitato Pro­ vinciale milanese occorre segnalare la splendida realizzazione dei campio­ nati atletici del III Comiliter che han­ no visti impegnati i militari dei repar­ ti di stanza nella Lombardia suddivisi nelle varie fasi: eliminatorie di plo­ tone e di comnagnia. semifinali di Bat­ taglione, finali di Reggimento e fina­ lissima.

Nino Lombardi

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1. Lurani, punti 095; 2. Fiertler, punti 420: 3. Venturi, punti 375. 4 MILANO. — Il G. P. d’Italia a Monza ha avuto ottimo ruecesso. Ha vinto FANGIO (Ferrari) della scuderia italo-argentina « Achille Varzi », alla media di Km. 160.149; Bonetto, Ascari, Laudi, Cortese, Carini, Stuck, Nisotti Diciotto partiti, otto arrivati. Giro più veloce, il 55. di Fangio, in 12' 17" 1/5 alla media di Km. 165,306.

4 HELSINKI. — Durante una riunione svoltasi allo stadio di Helsinki, il giamai­ cano Mac Donald Bailey ha coperto i cento metri in 10"7, malgrado avesse una gamba Infortunata.

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4 CAMBRIDGE. — All'incontro con le università americane di Harvard e Yale, la Rappresentativa inglese formata dagli universitari di Oxford e Cambridge ha conseguito una bella vittoria con Roger Bannisler, il ventenne mezzofondista di Oxford, che ha vinto il miglio nel tempo di 4’11”5. battendo cosi il record della prova che. segnato da Lovclock. resisteva da ben 16 anni. Altro record battuto è stato quello delle due miglia, ad opera di Brasher, di Cam­ bridge. che percorreva la distanza in 9’16"5. Un’eccezionale prova è stata fornita dal­ l’americano Fuchs nel getto del peso, con metri 17,291. Staeey, di Oxford, ha corso le 100 yarde in 9"9 e le 220 yarde in 21"3, mentre nel­ la staffetta del quarto miglio gli inglesi hanno vinto con 42"5. Della -------•— fin -­ squadra glese, ha soprattutto impressionato il mezzofondista Bannister.

4- BRUXELLES — Una squadra svedese ha partecipato a una riunione organizza­ ta a Bruxelles e durante la quale gli svedesi hanno vinto otto delle dodici pro­ ve in programma. Il campione olimpionico Ahman ha vinto il salto triplo con in. 14,54 e il salto in alto con in. 1.90; Larsson i m. 400 ost. in 56"3: Nilsson il getto del peso con m. 15,60; Lofstcdt i m. 800 in 2’11"; ancora Nilsson ha vinto il lancio del disco con metri 43,23; Mox il lancio del giavellotto con in. 62,42: la staffetta olimpionica è stata vinta dalla squadra ^vedese in 2'04"8. Fra le vittorie dei belgi da rilevare quella conquistata dal campione olimpionico Gaston Reiff sui 2000 metri piani. 4- BRUXELLES. — Il campione olimpio­ nico dei 5.00(1 metri, Gaston Rciff. ha battuto il record belga dei 3 000 metri col tempo di 8'05”.

4 AJA. — La vincitrice delle Olimpiadi di Londra Fanny Blankers Koen chia­ mata la « mamma volante ", è stata in­ signita dalla Regina Giuliana delle mas­ sime onorificenze olandesi. È la prima volta che l’ordine dei Cavalieri di Orange-Nassan viene conferito ad un atleta.

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4- PRAGA. — In un incontro disputato a Ostrav, la Cecoslovacchia ha battuto la Romania per 113-99. Le gare si sono svol­ te su pista pesante a causa della pioggia, tuttavia Emil Zatopek ha vinto i 10.000 metri in 29’ e 49"6.

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4- TULARE. (California) — Il quartetto del Longbranch Shore Athletich Club di Elberon, New Jersey, ha stabilito il nuovo primato dell’A.A.U. nella staffetta 4x400 con il tempo di 3’08”4 inferiore di 6”6 al vecchio primato. Un cattivo cambio ha impedito ai quattro di abbassare il pri­ mato mondiale di 3'08”2, stabilito nel 1932 alle Olimpiadi di Los Angeles, dagli Stati Uniti. Con Herb Me Kanley che ha coperto la sua frazione in 46", hanno corso Andy Starfield. Frank Fox e Charles Slade. Il quartetto del New York Athletic Club ha stabilito a Talare il nuovo record ame­ ricano della staffetta 4x400x200x806x1500 metri. Il tempo impiegato di 7’01" è infe­ riore di 2”3 al primato stabilito dal me­ desimo Club nel 1947. Facevano parte della squadra: Jim GiIhooley (400) Jtihn Hammack (200) Jero-

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IL GRAN CRITERIUM per la categoria 750 cmc. è stato vinto da Mainardi Vin­ cenzo (Testadoro) media Km. 130,127. Martignoni. Caffi. Lugli. Mazzonis, Tre­ vigiani, Bertone, Wertenweiller, Mutti, Brandoli. Giro più veloce: il 12. di Puma (Testa­ doro), in 2'42”4/5, alla media di Km. 139,312. Partenti. 20; arrivati. 10. me Cunnoly (800) e Fred Wilt (1500). Se­ condo a 40 metri, il New York Pioneer Club, terzo il Los Angeles Athletic Club.

4 LE MANS. — Una nuova magnifica vittoria ha ottenuto il pilota italiano Lui­ gi Chinetti il quale, in coppia con l'in­ glese Selsdon. ha nettamente trionfato nella classifica ■< 24 ore di Mans ». Alla competizione hanno partecipato 51 vettu­ re due delle quali « Ferrari mentre la maggior parte erano Astor Martin. Delahaye. Talbot e Simca. Frazcr Nash e Dclage. 4 BRUXELLES. — Favorito da un tem­ po splendido il G. P. del Belgio che si è svolto sul circuito di Francochamps, ha ottenuto un enorme successo'di pubblico. I.'atteso duello fra le Ferrari guidate da Ascari e Villoresi, e le Maserati di Fangio e Farina non ha avuto luogo ed è stato il francese Rosier su Talbot a vin­ cere fra la sorpresa generale.

r MILANO — Nell’assemblea straordinaia della A.S.A I. sono stati eletti membri lei Consiglio: Villoresi, Speluzzi, Taruffi, Bonetto. Della Beffa, Castagneto, Della Chiesa. Clerici, Sirtori, Bottasso, Guidotti, Ascari e Ferrari.

4- LONDRA. — Le vendite d’anteguerra negli Stati Uniti erano insignificanti e quelle in Canadà limitate, ma si è avuta una sensazionale espansione in ambo i mercati durante lo scorso anno, favorita daH’intensificarsi della richiesta che i fab­ bricanti americani non erano in grado di soddisfare Come risultato, gli Stati Uniti sono stati nel 1948 il secondo più vasto mercato per lo automobili. Ora che i fab­ bricanti americani cominciano a soddi­ sfare le richieste, il mercato diverrà sem­ pre più difficile, soprattutto per il fatto ebe le restrizioni canadesi all’importazio­ ne di macchine americana sono state re­ centemente rallentate. Tuttavia i due più forti esportatori del Regno Unito (Au­ stin e Morris) stanno espandendo le loro organizzazioni di vendita nel Nord Ame­ rica e adottando energiche misure per pro­ pagandare i vantaggi delle piccole auto­ mobili britanniche.

4 LE MANS. — Il corridore inglese Marechal, che era rimasto ferito durante lo svolgimento della corsa automobilistica delle « 24 ore » è deceduto oggi all’ospe­ dale di Le Mans.

4- MILANO. — La commissione sportiva automobilistica italiana comunica il se­ guente punteggio di Campionato italiano conduttori assoluto per categorie sport e turismo al mese di giugno: Campionato assoluto: 1. Villoresi Luigi, punti 790: 2. Ascari Alberto, punti 600: 3. Farina Nino, punti 470: 4. Pagani Nel­ lo. punti 100: 5. Bonetto Felice, punti 80: 6. Bracco Giovanni, punti 60: 7. Carini Luigi, punti 50; 8. Vallone Roberto, pun­ ti 40. Corsa formula due: 1. Villoresi Luigi punti 250; 2.. Cortese Franco e Tarulli Pie­ ro, punti 160. Categoria sport classe 750: 1. Valenzano, punti 465; 2. Leonardi, punti 400; 3. Maggiorelli, punti 375. Categoria sport classe 1100: Scagliarmi Guido, punti 535: 2. De Maria, punti 405; 3. Spreafico, punti 390. Catcg. sport classe oltre 1100: 1. Biondetti Clemente, punti 750; 2. Roll Franco, punti 420: 3. Bracco Giovanni, punti 280. Categoria turismo classe 750: 1. Ferraguti Sergio, punti 500; 2. Sbordone, punti 450; 3. Zanetti Luigi, punti 270. Categoria turismo, classe 1100: 1. Segré Luigi, punti 450: 2. De Santis, punti 415; 3. Bordoni, punti 330. Categoria turismo classe 1500: 1. Marzotto Giannino, punti 405; 2. Spreafico Dante, punti 375; 3. Danzi Emilio, punti 280. Categoria turismo classe oltre 1500 cmc.:

4- SYDNEY. — A Sydney ed a Melbourne sono state accolte con favore alcune pro­ poste di far svolgere per il 1956 un giro aereo del mondo ed il ministro dell’Aviazione australiana Arthur Samuel Drakeford le sottoporrà dopo un attento esame al Comitato Olimpionico. Secondo il progetto aerei di tutte le nazioni parteciperebbero da Melbourne al giro del mondo passando per la Grecia, dove ciascuno di essi prenderebbe ad Atene una fiaccola col fuoco di Olimpia. Verrebbero in tal modo sostituiti i tra­ dizionali corridori. L’aereo vincitore man­ derebbe la sua fiaccola ad accendere il fuoco simbolico ardente allo stadio olim­ pico all’apertura dei Giuochi.

passag­ 4- LONDRA. — Gii apparechi per passeg geri dovranno essere sottoposti a più ri­ gorosi esperimenti prima di poter ottenere il certificato di idoneità al volo. Questa è una delle principali raccomandazioni contenute nel rapporto pubblicato in que­ sti giorni dal Comitato per l'accertamen­ to degli apparecchi civili e per l’approva­ zione deH'equipaggiamento. Le sue pro­ poste sono state accettate in linea di mas­ sima dal Ministro dell'Aviazione Civile. Lord Pakenham. Il rapporto suggerisce che prima di po­ ter essere considerato idoneo a trasportare passeggeri, ogni nuovo tipo di aeroplano

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debba essere esperimentato in tutte le probabili condizioni di volo. Le prove do­ vrebbero includere percorsi a lungo rag­ gio e prove di rendimento. Viene anche raccomandata l'istituzione di una nuova autorità per l’accertamento degli appa­ recchi civili. I membri dovrebbero essere nominati dal Ministro e scelti per la loro esperienza dell'aviazione civile.

4 LONDRA. — Le esportazioni britanni­ che di aeroplani nel primo trimestre 1949 sono state superiori a quelle di qualsiasi altro trimestre dalla fine della guerra. In gennaio esse sono state valutale in Lst. 3.166.547. in febbraio in Lst. 2.793.327; e in marzo in Lst. 3.417.217 - per un totale, nell'intero trimestre, di lire steri. 9.377.091. Le esportazioni di aeroplani dal Regno Unito nel 1948 sono state valutate ad ol­ tre Lst. 25 milioni, ed il totale mensile più elevato è stato quello di maggio con Lst. 2.728.234. I.'obiettivo pei- l'esportazioni del 1949 è stato fissato in Lst. 35 mi­ lioni. obiettivo che dovrebbe essere rag­ giunto senza alcuna difficoltà se la rata mensile di vendite del primo trimestre verrà mantenuta.

4- PARIGI. — Si è riunito a Parigi il Co­ mitato organizzatore della Coppa del Mon­ do che si disputerà il prossimo anno in Brasile. Il comitato ha deciso che la eli­ minatoria fra Spagna e Portogallo abbia luogo in Europa anziché in Brasile. Il comitato ha quindi deciso che il presi­ dente della Federazione Calcistica italiana si rechi per tre mesi in Brasile per con­ certare con quella Federazione organizza­ trice i particolari di dettaglio della gran­ de competizione. Il comitato ha inoltre deciso che venga sottoposta alla segreteria generale della Federazione calcistica internazionale la lista degli arbitri. Ogni nazione designerà due arbitri ad eccezione della Gran Bre­ tagna che potrà segnalarne un numero maggiore. 4 MILANO. — Giuseppe Meazza è tornato a Milano, proveniente da Istanbul. Com'è noto il Besiktas aveva intenzione di rinno­ vare il contratto con Meazza. ma questi non intende muoversi più dall'Italia dove spera di trovare una adeguata sistema­ zione. naturalmente in qualità di allena­ tore.

♦ BERLINO. — La squadra calcistica sve­ dese dell'A.I.K. di Stoccolma ha battuto per 3-1 il Berlin S. V. 92. Hanno assistito a questa prima partita internazionale di­ sputatasi a Berlino nel dopoguerra 35.000 spettatori. Nel prossimo mese gli svedesi giocheranno ad Amburgo.

+ BERLINO. — La squadra svedese «Kamraterna», la prima formazione calcistica inviata nel dopoguerra in Germania, ha pareggiato con lo S. V. per 0-0 e ha bat­ tuto per 3-0 !’« Altona ». Anche 30 anni fa. il « Kamraterna » era stata la prima squa­ dra straniera a visitare nel dopoguerra la Germania. 4- MADRID. — La squadra del «Valencia», campione spagnolo ha battuto in un in­ contro calcistico internazionale, l'« undi­ ci » parigino dello « Stade Frangais » per 2-1. L’incontro si è svolto al campo di Mestalla. dinnanzi a circa 20 mila spettatori. ♦ RARIGI' — La scluadra spagnola ha battuto a Parigi la nazionale francese per F a 1.

* STOCCOLMA. — Svezia hanno pareggiato 2 a 2.

4 VARSAVIA. — La Danimarca ha ri­ portato una bella vittoria sulla rappresentati va polacca vincendo per 2 a 1. 4 NEW YORK. — La Scozia ha vinto la squadra degli Stati Uniti per 4 a 0.

4- CLERMONT FERRANO. — La corsa ciclistica Parigi-Clcrmont Ferrand, (Km. 402) è stata vinta da Qucntin in ore 10.25'; 2. Lucien Lanck. a 200 metri: 3. Louviot. 20"; 4. Bonnet: 5. Joly; 6. Brambilla. 4- ZURIGO. — La corsa ciclistica dei Quat­ tro Cantoni lunga Km. 231 è stata vinta da Ferdinando Kubler. Kublci- ha marciato a 38 di media; 2. Weilenmann a 2'27"; 3. Croci-Torti; 4. Guyet; 5. Platinar. 4- VALKENBURG. — Risultato del cam­ pionato olandese su strada: 1. Janssen, Km. 216 in ore 5.59'16”; 2. Van Este: 3. Woorting. 4- BASSECOURT. — I campionati svizze­ ri professionisti e dilettanti si sono svolti oggi nella Svizzera Romanda. Ecco i risultati. 1. Kubler Ferdinando che compie i 240 Km. in ore 6.42’26": 2. Croci Torti 6.43'31"; 3. Schaer Fritz 5.44'32": Leo Weilenmann 6.45'23". Il ticinese Tarchini si è classifi­ cato dodicesimo in 6.56'40". Sono giunti al traguardo 22 corridori dei 39 partiti. Nella corsa dei dilettanti ha vinto Spuler di Zurigo che ha compiuto i 202 Km. in 5.51'19". 4 BRUXELLES. — Risultato del campio­ nato nazionale belga su strada: 1. Olivier che compie 225 Km. in ore 6.03'45”; 2. Impanis ad una macchina: 3. Depredomme in 6.04'40". 4 MILANO. — È deceduto lo sportivo Et­ tore Gnesutta, ex-campione ciclista ai tempi dei velocipedi, pilota agli albori dello sport automobilistico, schermitore e industriale nel ramo ciclistico. Copri per oltre un trentennio la carica di presiden­ te della sezione schermistica della « Pa­ triottica ». 4 PARIGI. — Si calcola che 150 mila spet­ tatori di Parigi e dellTle de France abbia­ no assistito al campionato nazionale di Francia che si svolge annualmente a Montnlcry in prova unica con quaranta

corridori selezionati nelle precedenti clas­ sifiche francesi e straniere. scelta di All'ultimo giro con ottima tempo il ventitreenne avignonese Jean Rey, che l’anno scorso era ancora dilet­ tante. partiva di scatto dopo la salita Lapizc e conquistava una cinquantina di metri che riusciva a mantenere negli ul­ timi due chilometri, favorito anche dal suo compagno di squadra Tacca il quale si portava in testa e riduceva l'andatura del grosso. Ecco l'ordine d'arrivo: Rey Jean che compie i 250 Km. del percorso in ore 6.35’31'': 2. Danguillaume a 3"; 3. Redolii: 4. Tassin; 5. Portette: 6. Tacca; 7. Muller: 3. Mahé: 9. Diot; 10 Idée: 11. Guegan; 12. Marcellak. tutti con il tempo del secondo.

4- BUENOS AIRES — Nella prima quin­ dicina del prossimo ottobre si dispute­ ranno i Giuochi latini con un torneo al quale parteciperanno Argentina, Francia, Italia, Spagna e le altre repubbliche Sud­ americane. 4- PROVIDENCE. — Il campione del mon­ do dei pesi medioleggeri « Sugar » Ray Ro­ binson. ha battuto per k.o. alla quinta ri­ presa G'ecil Hudson, californiano. È que­ sta la 65.a vittoria per k.o. che Robinson riporta nella sua carriera. Nonostante la tenace difesa deH'avversario. » Sugar » si è dimostrato superiore durante tutto il corso del combattimnto. 4- NEWARK. (New Jersey) — Tippi Larkin ha battuto ai punti di stretta misura, sulla distanza di otto riprese, il leggero italiano Aldo Minelli. Larkin si è chiara­ mente imposto per superiorità tattica, ed ha messo a segno parecchi durissimi colpi. 4- ABERGAVENNY. — Il campione gal­ lese dei pesi leggeri Eddy Thomas ha battuto ai punti Joe Roos, detentore del titolo olandese, durante un incontro in dieci riprese disputatosi questa sera. Jzaquin Alejo ha 4- BARCELLONA. — Jcaquin battuto per k.o. al secondo tempo La Torre, conquistando il titolo di campione di Spagna dei pesi piuma. A porre termine alla lotta è stato un destro alla mascella, seguito da un sini­ stro al fegato. I dilettanti italiani so­ 4- VARSAVIA, no stati invitati a Varsavia per un con­ confronto Italia-Polonia da effettuarsi nel prossimo autunno.

Con il Centro Sportivo Italiano alla Lingiade di Stoccolma Come riferiamo in altra parte della Rivista, nella ricorrenza del cen­ tenario della morte di Henrik Ling, il creatore della ginnastica svedese, sì svolgerà a Stoccolma dal 27 luglio al 4 agosto p.v. una festa mondiale di ginnastica, denominata « La Lingiade ». in onore appunto del suo fon­ datore.

Il Centro Sportivo Italiano, allo scopo di permettere ai giovani e a tutti gli sportivi italiani di assistere al festival svedese, organizza un viag­ gio turistico della durata di 15 giorni. Il programma del viaggio comprende un soggiorno di 7 giorni a Stoccolma, un giro nella zona dei laghi, un sog­ giorno di 2 giorni nella capitale danese. Copenaghen, e nel viaggio di ri­ torno una sosta in Svizzera. Viaggio guanto mai interessante se si tien conto dei diversi paesi che verranno visitati. L’organizzazione è a buon punto, e si spera di dare un programma completo e dettagliato nei prossi­ mi giorni. A titolo orientativo possiamo anticipare che la spesa complessi­ va del viaggio comprensiva del soggiorno in buoni alberghi, si aggirerà sulle '30 mila lire, e che il viaggio si inizierà verso la fine di luglio per concludersi verso il 10-12 agosto p v. Per informazioni e prenotazioni scrivere al servizio turistico del C.S.I. - Via Conciliazione, 1 - Roma.

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LIBRI RICEVUTI

4 NEW YORK. — Charles Erzard ha con­ quistato il campionato del mondo (U.B.A.) battendo Joe Walcott ai punti in quin­ dici riprese.

4- LIVERPOOL. — H campione inglese Rowan ha battuto ai punti il ternano Fal­ cinelli.

4f FIRENZE. — Si è riunita la Commis­ sione campionati della F.I.P. che ha de­ ciso quanto segue in merito ai tornei na­ zionali del 1949-1950

4- BUENOS AYRES. — Dopo dieci anni per la prima volta, un pugile germanico ha fatto la sua apparizione su un « ring « argentino. Il peso medio-leggero Hans Hafner ha incontrato l’argentino Oscar Flors, che lo ha però battuto nettamente ai punti su dieci riprese.

Serie A maschile: inizio 23 ottobre con cinque retrocessioni in serie B e tre pro­ mozioni. Quindi il torneo 1950-51 dovreb­ be essere a dodici squadre. Serie 13 maschile: inizio 23 ottobre. Sa­ ranno formati due gironi di nove squa­ dre ciascuno con quattro retrocessioni e otto promozioni per portare il campionato 1950-51 a ventiquattro squadre suddivise in tre gironi. Serie C maschile: inizio 20 novembre. Libera partecipazione a chi ne farà do­ manda entro il 29 ottobre. Otto squadre saranno promosse in serie B. Campionati minori: I juniores, gli al­ lievi e i pulcini svolgeranno i loro tor­ nei come nello scorso anno con fasi re­ gionali, interregionali e concentramenti fi­ nali. Serie A femminile: inizio 23 ottobre. Retrocederanno quattro squadre mentre saranno promosse soltanto due, quindi il torneo 1950-51 vedrà in campo solo dieci formazioni. Serie B femimnile: inizio a gennaio 1950. Verranno formati quattro gironi di cinque squadre ciascuno. Retrocederanno gli ultimi di ogni girone mentre per tro­ vare le due da promuovere verrà fatto disputare un concentramento finale. Promozione femminile. Potranno parte­ ciparvi tutti coloro che ne faranno do­ manda.

4. LUXEUIL-LES-BAINS. — A pochi gior­ ni di distanza dal torneo di Venezia, i fratelli Dario ed Eduardo Mangiarotti han­ no conquistato un altro brillantissimo suc­ cesso in campo internazionale. Partecipa­ vano a questa competizione che si svol­ geva per la prima volta tra schermatori di Francia e della Svizzera.

Ecco i risultati: :

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Eliminazione diretta: E. Mangiarotti b. Corbon 10-4; Muller b. Bach 10-1; Bitchiné b. maestro Michel 10-4; Huet b. Loebrard 10-4; Lepage b. Levy 10-6; Spillman b. Rousset G. 10-3; Dellantonio b. Rousset P. 10-9; D. Mangiarotti b. Petit 10-2. Quarti di finale: Lepage b. Bitchiné 10-3; Dellantonio b. Muller 10-5. D. Mangiarotti b. Spillman 10-4; E. Mangiarotti b. Huet 10-5.

Semifinali: D. Mangirotti b. Dellantonio 10-8; E. Mangiarotti b. Lepage 10-1.

Finale. D. Mangiarotti rotti 10-3. ■ ì

b. E. Mangia­

La classifica delle squadre è la seguen­ te: 1. Sala Mangiarotti p. 6 (D. E. Man­ giarotti e Dellantonio). 2. U. S. Vesul p, 36; 3. F. C. Sochaux; 4. Racing Club Pa­ rigi.

DITTA

Durata degli incontri: per i campionati serie A, B, C juniores e prima divisione maschili e serie A e B femminili, i tem­ pi ■ di gioco saranno di 20 minuti coi ri­ cuperi; i partecipanti agli altri campio­ nati giocheranno invece tempi di 15 mi­ nuti con ricuperi. Dette proposte prima di entrare in vigore dovranno essere appro­ vate dal C. D. della F.I.P.

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LA PACE E L'EDUCAZIONE (Maria Montessori) Con questo opuscolo l'Opera Montessori presenta la ristampe d'una dottissima con­ ferenza a La Pace e l'educazione » tenuta a Nizza nel 1932 dalla prof.ssa Maria Montessori in occasiono del secondo Congresso Internazionale Montessori, e pubblicata a cura del Bureau International d'Education di Ginevra. La Montessori, in queste pagine, fa un esame acuto e obbiettivo delle cause della guerra o rivela i motivi misteriosi che sono la vera radico della disarmonia tra i popoli, causo cho risiedono nella profonda psiche degli uomini e sono, in genere, sottovalutato come meno appariscenti o più remote. Essa pone in rilievo le reali cause di decadenza dolla nostra civiltà, consistenti nella ricerca e nella conquista dei beni materiali, nella sostituzione ai valori morali tradizionali di errati concetti di libertà e progresso, nella aspirazione incessante alla riduzione della fatica e del lavoro umano, attraverso il per­ fezionamento della macchina: per questi mo­ tivi, essa afferma, è necessario tornare alla ragione, ricostruendo psichicamente l'uo­ mo, rigenerandolo attraverso il bambino. Per raggiunaere questo scopo, bisogna indivi­ duare o combattere le cause del conflitto fra l'adulto e il bambino, guerra senza tre­ gua che attende l'uomo fin dalla sua nascita, che l'accompagna durante tutto il corso del suo sviluppo e che ha tutte le fasi dram­ matiche del conflitto tra il più forte e il più debole. Una educazione rinnovata, che rispetti la vita indipendente del bambino, ne favorisca l’autonomia del pensiero e dei principi at­ traverso la formazione spontanea delle sue qualità migliori, ne sviluppi il carattere e la volontà, è la sola base capace di assi­ curare la soluzione di tutti i problemi della guerra e della pace. Questo è, secondo la Montessori, il compito vero, la funzione uni­ ca dell'educazione nuova, che rivoluziona la vecchia tradizione educativa, ancora tenace nell'ignorare il bambino nella sua vera es­ senza, nelle sue esigenze e nelle sue grandi possibilità. , BICI (Gian Carlo Zuccaro). — E' uscito il volume « BICI » del collega Gian Carlo Zuc­ caro per i tipi di Baldini e Castoldi, Milano, li libro che si presenta con una copertina di Bcccasile si può definire a L'Enciclopedia del Ciclismo mondiale », comprendendo per voci in ordine alfabetico la storia sintetiz­ zata del ciclismo, dei corridori, delle indu­ strie, corse, velodromi, federazioni, società, giornalismo, letteratura (Orioni, Stecchetti, Gozzano ecc...) nel mondo attraverso i tempi a tutt'oggi. Un lavoro grandioso concentrato intelli­ gentemente per poterlo rendere popolare ed accessibile a tutti gli appassionati. « BICI n viene presentato da F. Coppi con la sua autobiografia a Le mie vittorie e quelle degli altri » in cui il tortonese parla del suo passato, presente e... avvenire, dilur gandosi in confidenze, giudizi, pronostici. Sia l'autob. di Coppi che il testo dell'Enc. sono illustrate da numerose foto inedite e da originali disegni del noto pittore Paolo Montano. Un grande successo dovrebbe arridere a a BICI n per l'originalità della sua forma, per il contenuto e anche per il suo prezzo che per desiderio dell'autore e di Coppi verrà mantenuto basso per aumentarne la divul­ gazione negli ambienti sportivi italiani e all’estero. « BICI n è la prima Opera Enciclopedica del­ la nuova collana a Gli sports nel mondo » che l'editore Castoldi si appresta a lanciare e cho si arricchirà periodicamente di nuovi volumi. L'enc. n. 2 sarà a MOTOR n dedicata agli sports del motore ed uscirà nel gennaio 1950, seguita nell'autunno dello stesso anno da a GOL! » per il calcio. L'iniziativa e l'ela­ borazione sono da ascriversi a Gian Carlo Zuccaro. Segnaliamo per intanto, « BICI » al­ l’attenzione del giovani e ne consigliamo la lettura.

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