Stadium n. 7/1956

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« Quale potrebbe essere l'ufficio del Centro Sportivo nel quadro delle Olimpiadi? Auguriamo fin da ora che esso possa preparare atleti capaci di distinguersi in quelle gare, i quali, insieme con gli altri connazionali, facciano onore alla loro bandiera. Ma importa mag­ giormente che i giovani spor­ tivi cattolici, e anche gli al­ tri, e con essi le folle, si di­ mostrino agli occhi degli ospiti, degni del nome e della grandezza di Roma cattolica, dando un cospicuo esempio delle accennate virtù ».

di Sandro Cassone

fln /J. pagina

La settimana agonistica in Italia

Dal discorso di Pio XII il 9 ottobre in Piazza S. Pietro per il Decennio del CSI.

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r SETTIMANALE DEL CENTRO SPORTIVO ITALIANO DIRETTO DA LUIGI GEDDA

Anno XI - H. ì ■ Roma 23 Febbraio 1956

COMPAGNONI, DELLAD10, CHATRIAN E CH10CCHETTI IN ABRUZZO

TRAGUARDO: ROMA 1960

Primi nello sport Il PROBLEMA DELLE LEVE Gli avvenimenti sportivi più recenti: Olimpiadi In­ vernali, incontro calcistico Italia-Francia, alla pari dei programmi di stagione che le Federazioni Nazionali vanno tessendo e che svilupperanno nel corso dell anno per giungere ai giochi quadriennali di Melbourne, ri­ chiamano alla mente un problema di vitale importanza per il movimento agonistico che, proprio per l'ecce­ zionale valore degli avvenimenti suddetti, viene posto in un angolo, se non addirittura dimenticato. Vogliamo alludere all’argomento base, al pilastro cen­ trale di ogni movimento sportivo costituito, non, come si può pensare erroneamente di primo acchito, dalle grandi manifestazioni o dalle relative partecipazioni a queste, bensì dalla preparazione del materiale uomo che alimenta l’attività agonistica. Cioè alle leve gio­ vanili, indispensabili come la luce e il calore del sole per fermentare e maturare le messi. Le Federazioni Nazionali, uniche e dirette responsabili della prepara­ zione atletica nelle singole discipline agonistiche, non ce ne vogliano se presentendo la primavera, pur in questo crudo implacabile inverno che rattrappisce i muscoli èd inchioda le giovani vite dello sport, ponia­ mo l'accento sul problema che costituisce del resto lo scopo di vita della nostra Organizzazione. Per espe­ rienza acquisita sui campi di gara come alla visione di un passato recente. Negli anni olimpici ed in quelli di immediata vi­ gilia, le federazioni nazionali infatti raramente si oc­ cupano delle loro «leve», avendo ogni sguardo, ogni pensiero, l’intera macchina federale puntata esclusiva­ mente sui pochi eletti affiorati qua e là, a fatica, e mantenuti come rarissimi esemplari sotto campane di vetro, perchè l’aria quasi non li sfiori. E con gli sguardi ed i pensieri anche tutti i mezzi o gran parte di essi sono posti esclusivamente al servizio di tale minoranza, pur sceltissima, con quale danno per le nuove generazioni atletiche e quindi per le stesse lève è facile comprendere. C’è un esempio pratico e immediato da raccogliere, per farne ¿frumento di lezione per chiunque voglia sentirla. Lo sport della neve ha avuto nel settore maschile un ampio positivo lavoro di reclutamento e di imposta­ zione curato in profondità. 1 risultati sono evidenti. L’Ifalià in questo campo è tornata in possesso del primato centro europeo che è per noi il massimo traguardo. Non potendo per condizioni geografiche, prima ancora che per possibilità tecniche, competere con i famosi scandinavi e gli altri nordici, le cui tradizioni sciistiche prima ancora che agonistiche si per­ dono nei secoli. Altrettanto non può dirsi pel settore femminile. E non già perchè alle nostre ragazze man­ chino i numeri, le qualità, la volitività per gareggiare ad armi pari con le coetanee continentali, bensì per­ chè difettano le fonti di reclutamento, essendo si e no le nostre discesismo, tutte sommate, una ventina appena e meno ancora quelle che si dedicano alla più dura e meno elegante — anche se infinataraente più atletica — specialità del fondo.

primi nell' eroico soccorso

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Non è mistero il fatto positivo che le leve della neve promosse dal Centro Sportivo Italiano — unico e solo Ente che abbia curato tale settore dal dopo­ guerra ad oggi — hanno assicurato in campo maschile il vivaio dal quale lo sci azzurro può attingere linfe vitali. E più ancora potrà farlo negli anni prossimi, dopo aver constatata l’efficienza ed il miglioramento tecnico | collettivo raggiunto dai nostri ragazzi delle valli, selc- j zionati per tempo, preparati atleticamente e stilisti- I camente con scrupolo, prima di giungere alle finali | del trittico annuale: giovanissimi, studenti e atleti del | C.S.L propriamente detti, dai diciassette ai ventun [ anni. Nel settore femminile essendo invece venute a mancare con i campionati studenteschi anche le altre iniziative propagandistiche si è praticamente a ter-a. ■ I Giochi di Cortina hanno dimostrato per contro, se ve ne fosse stato ancora bisogno, come il campione affiori dalla grande massa, da un vasto reclutamento. '■ da una minuziosa selezione nel corso della quale si accentua anche l’emulazione e quindi l'agonismo. La eccezione della Minuzzo, perchè ragazza di montagna I o quanto meno cresciuta sulle nevi di Cervinia, resi- | denza abituale della famiglia, non fa che confermare ■ la regola. Ma si può subito aggiungere che le due Marchelli non sarebbero probabilmente mai state competi- I trici se non avessero avuto lo slancio da una modesta | prova studentesca, pur soggiornando la gran parte del- ' l'anno a Cortina. |

Il discorso potrebbe continuare per l’atletica leg­ gera, per il nuoto, i due pilastri del programma olim­ pico, per la pallacanestro e la scherma, e per tante al­ tre discipline. Dove difficilmente l’elemento singolo può affiorare se non è sorretto e guidato in continuità da di­ rigenti che siano anzitutto educatori e non fanatici, e non falsi mecenati, agganciati o meglio direttamente dipendenti da sodalizi sportivi, verso i quali l'atleta de- ì ve sentire 1 affetto come per la sua seconda famiglia Le Federazioni Sportive Nazionali non possono igno- j rare, sottovalutare o trascurare tale problema. Dimenìi- I candolo sia pure per il breve volgere di una stagione esse ì creano fratture e soluzioni di continuità i cui effetti ! negativi si ravviseranno a breve distanza. Per cui se non posseggono l’attrezzatura necessaria, in particolare I organizzazione periferica capillare e adeguata abbia­ no la schiettezza di ammetterlo, chiamando a collabo­ rare chi sente, per averne data ampia prova, la respon­ sabilità di tale compito ed offre le do\ lite garanzie. Nel caso specifico il C.S.L sarà dunque lieto di pro­ seguire l'opera di formazione morale e fisica e di re­ clutamento sano, tra la gioventù di ogni ceto, esten­ dendo ancor più il raggio dei praticanti, ma gli enti tecnici interessati dovranno a loro volta dimostrare se ' non la .gratitudine almeno il rispetto e la considerazio­ ne dell’E-nte che tale compito, umano e sociale, ha af­ frontato. E non rivolgere esclusivamente il proprio sforzo organizzativo e finanziario agli < azzurrabili >. In quanto, mancando i rincalzi, l’intero edificio fede­ rale verrebbe presto minato. La qualcosa appare più grave ove si pensi che Ro­ ma ospiterà i Giochi del I960, i quali dovranno vedere l’Italia organizzatrice ma anche competitrice di valore in tutte le specialità olimpiche, a cominciare da quelle che, volutamente o no, saranno assenti in Australia nel prossimo dicembre. N. B.

I campioni dello sport bianco non potevano rimanere assenti nella toccante fraterna opera di soccorso alle popolazioni del centro meridione isolate dalla neve e dal gelo. E tra i campioni, tra gli scia­ tori in grigio verde, i più elet­ ti, i più famosi, hanno voluto essere ancora una volta al ver­ tice, non dell’attenzione pubbli­ citaria, bensì dell’eroico ardi­ mento, mettendo a repentaglio la propria vita, pur di rendersi utili. Mille e mille sono gli episodi che riempiono le cronache di queste giornate tristi, cento gli atti di valore umano, infinite le dimostrazioni di affetto che fan­ no dell'Italia davvero un blocco di solidarietà e di amore con chi soffre ed ha bisogno. Gli sportivi, gli atleti, non hanno da offrire che la loro giovinez­ za, la loro forza, il loro cuore. Valga per tutti questo stupendo episodio che innalza con una purezza sublime quattro atleti della neve, quattro campioni che appena quindici giorni ad­ dietro a Cortina hanno vestita la prestigiosa maglia azzurra per difendere lo sport italiano nelle serrate affascinanti com­ petizioni olimpiche. Secondo il calendario inter­ nazionale Ottavio Compagnoni, Arrigo Delladio, Innocenzo Cha­ trian e Valentino Chiocchetti « Fiamme d’oro » di Moena avrebbero dovuto essere in questi giorni prima a Cogne, quindi in Austria per parteci­ pare a competizioni di risonan­ za europea. Ma ecco che il do­ vere di italiani, di esperti scia­ tori li chiama improvvisamente altrove, per delle prestazioni così diverse da quelle agonisti­ che: più umane, più fraterne. Ai primi appelli giunti dal centro sud ai reparti alpini specializzati, le quattro « fiam­ me d’oro » hanno lasciata, su richiesta del Ministro Tambroni, unitamente all’intero com­ plesso della scuola delle Guar­ die di P. S. di Moena, guidati dal Tenente Marcateli] la Val di Flemme per accorrere m soccorso dei pericolanti.

Loro destinazione, L'Aquila ed erano appena giunti nel cuo­ re dell’Abruzzo che dovevano sottoporsi a lunghe marce per portarsi in località lontane. Tutto però è apparso cosa da poco, da nulla, per la loro va­ lentia e perizia a confronto con l’impresa, davvero da leggenda, compiuta fra le ore 13 di do­ menica 19 febbraio e le ore 12 di lunedì 20. Da un paesino sperduto, sui costoni del Gran Sasso giunge all'Aquila il disperato appello di un medico condotto che invoca soccorso per una giovane sposa di 26 anni in procinto di dare alla luce una creatura. Soprag'giunte complicazioni gravi allo stato della futura mamma im­ pongono un immediato inter­ vento chirurgico. II medico di Casamaina e nella impossibili­ tà di farlo. Chiede dunque at­ traverso un filo telefonico che per fortuna di Dio è rimasto an­ cora collegato ad un paesino della valle che un mezzo qual­ siasi raggiunga la località e trasnorti all’Aquila la sofferente. Ma nessun mezzo è in grado di poter intraprendere il viaggio ner le condizioni proibitive del­ le strade sommerse dalla neve, che si misura a metri. Neppure l'elicottero può raggiungere Ca­ samaina e tanto meno atterrare. Si chiede qua e là chi voglia partire. Molti tentennano, ma, i campioni d'Italia di « staffetta •, non si fanno ripetere l’invito. Ed eccoli scattare tutti e quat­ tro sugli esili sci da fondo, sor­ reggendo sulle spalle l'uno una slitta trasformabile, il secondo una cassetta di medicinali; il terzo una slazioncina radio: il quarto, viveri e riTiìf'nrrrt éliti. Partono Compagnoni, Delladio, Chatrian e ChiocchieVi con Io stesso entusiasmo ed il cuore gonfio di speranza come se do­ vessero raggiungere il più alto traguardo olimpico. Ma è un traguardo lontano, assai lontano; un traguardo che dista dall’Aquila 30 chilometri, individuabile .solo attraverso la carta fonografica, qualche palo telegrafico, su un'immensa pi­ sta che questa volta nessuna

squadra di « battitori » ha tracciato. । Di tanto in tanto fanno sen­ tire all'Aquila, in trepitante at­ tesa, la loro voce. E finalmente dopo sei ore di faticoso caminino raggiungono Casamaina. La popolazione ha già acceso dei falò per consentire ai cam­ pioni di individuare la meta e li accoglie commossa e stupita per tanto ardimento. Ma senza alcuna festa. C’è la sofferente, il cui stato si va aggravando, da caricare sulla slitta, avvolta in ampie coperte, quasi a formare un enorme, pesante, fardello di lana. Appena un sorso di co­ gnac, una tazza di qualcosa dì caldo ed eccoli nuovamente in cammino per il ritorno, per por­ tare alla salvezza la giovane sposa. Il ritorno è lungo, assai più lungo e più diffìcile della andata. Dura l'intera notte con il freddo pungente, il timore dei lupi, il pericolo ilei lastroni di ghiaccio nei « canaloni » che debbono percorrere. E la slitta pesa sempre di più. Le prime luci del giorno tro­ vano i quattro sciatori della Scuola Alpina di Moena, appe­ na a metà cammino. Ancora quindici chilometri, quattordici, dieci, cinque. E fi­ nalmente ecco apparire al loro sguardo inconfondìbile la colli­ na aquilana. Solo quando man­ cano tre chilometri al centro della città qualcuno può andare loro incontro e sollevarli dì tanto peso. La marcia dei 60 km. è durata 23 ore! La giovane sposa Lina Cialente è salva. Pochi istanti do­ po la lettiga entra nella sala operatoria e le mani quasi tré-' manti di due valenti chirurghi le assicureranno la salvezza. Sarà mamma tra poche ore. Che dire di più? Che dire ad Ottavio, a Valentino, ad Arrigo ed a Innocenzo, se non il grazie di tutti gli sportivi e degli ita­ liani. Con la loro impresa hanno salvato due vite. Il loro eroi­ smo hit onorato lo sport assai più di una vittoria olimpica.

I DIRIIIIATI Mancano ancora ¿uè mesi alla convocazione del congres­ so nazionale e pur tuttavia pos­ siamo fare il punto di ciò che in periferia, attraverso i vari congressi provinciali, è stato realizzato ma soprattutto sui punti che maggiormente saran­ no discussi in sede nazionale. Fino ad oggi i Congressi pro­ vinciali svolti sono 75, dieci sono in corso, mentre altri un­ dici verranno svolti entro il termine stabilito del 18 marzo dati più che soddisfacenti, ma ciò che più interessa è la so­ stanza di questi congressi, i problemi che sono siali affron­ tati con profondo interesse e capacità; ed è per questo che riteniamo che questo V. Con­ gresso segnerà una ulteriore tappa della nostra organizzazio­ ne verso una più integrale ap­ plicazione di quei princìpi in­ formatori che sempre hanno animato dirigenti ed atleti del Centro Sportivo Italiano. I delegati che verranno a Roma alla fine di aprile non verranno soltanto per decidere con voto deliberativo su que­ stioni tecniche o programmi agonistici, ma soprattutto per fare il punto su quanto è stato realizzato fino ad oggi e per tracciare le linee maestre del­ la futura attività nel campo educativo che lo sport suscita nelle masse giovanili Il C.S.I crede fortemente che lo sport sia elemento educativo e pertanto combatte tutte le forme in cui lo sport, venendo a patti con mercanti e sfrut­ tatori. lo hanno fatto scivolare

fino alla degradazione di com­ mercio. Per evitare che questa piaga dilaghi è necessario ri­ portare lo sport nei suoi giusti binari, riconoscere .in esso quei valori morali, formativi e so­ ciali che il C.S.I. sta cercando di inculcare nei propri diri­ genti ed atleti ma che tròppo spesso sono misconosciuti pro­ prio in quegli ambienti che in­ vece dovrebbero sostenere que­ sti valori. E' vero che per po­ ter fare ciò occorrono elemen­ ti capaci e preparati che sap­ piano guardare con occhio di educatore i giovani che ven­ gono loro affidati perché, quan­ do gli atleti calzano scarpette chiodate o calciano un pallone o inforcano una bicicletta na­ scondono sotto la realtà contin­ gente dell’atleta una realtà su­ periore che é quella di un uo­ mo impegnato in una corsa più ardua che non tiene conto del tempo registrato dal cronome­ trista ma mira a raggiungere Un più alto traguardo che può es­ sere sintetizzato nella sublime parola r- Eternità ». Il C.S.I. ha lavorato e con­ tinuerà a lavorare in silenzio per far sentire queste necessi­ tà superiori ma ciò non toglie che deve sempre più adeguarsi alle necessità di questa con­ tinua ascesa preparando quei dirigenti che sappiano affron­ tare i sempre nuovi e più im­ pegnativi problemi. Occorrono Dirigenti. Dirigenti capaci che sentano ri grande problema che assilla oggi la gioventù che è quello di trovare in ogni set­ tore della propria vita la pos-

Dopo Italia-Francia l no spirito rinnovatore, che ricorda V antico tradizionale affiatamento tra gli < az­ zurri » ha permeato là squadra italiana nel difficile e vittorioso incontro di Bologna La -partita- di Bologna co« i tricolori francesi preoccu­ pava i nostri tecnici ben con­ sapevoli dell’effettiva forza della squadra che si presen­ tava in Italia con un ruolino avente lo scrigno colmo delle più sorprendenti affermazioni. La Francia rappresentava « la sorpresa europea » e non era la sconfitta di Bruxelles a rendere opaco lo smalto lu­ cente delle sue vittorie e la effettiva consistenza tecnica e morale della squadra.

—I- cugini d’oltre Alpe sono venuti in Italia con l’assoluta fermezza di mandare all’aria il « castello della tradizione » e da Bologna doveva partire la Diana della riscossa e cin­ gere con il lauro della vittoria i giuocatori francesi che da decenni non riescono a pie­ gare i nostri azzurri. La preventiva baldanza dei tricolori ha trovato validi mo­ tivi sul campo di giuoco? Dobbiamo rispondere affer-

TEMA Di EOA DO AL CONGRESSO

sibilità di completare la propria personalità e temprarsi a quelle che saranno le difficoltà del domani. In ogni campo della vita il problema dei quadri dirigenti è stato e sarà sempre un fon­ damentale assillo. Ma nel set­ tore dello sport la preparazio­ ne dei dirigenti, sia tecnici che organizzativi, e particolarmen­ te quelli di base, assume un ca­ rattere ed una importanza no­ tevolissimi. e ciò perchè lo sport è una pratica prettamen­ te giovanile. La preparazione e la figura del dirigente deve identificarsi con la figura e la preparazione di un vero educatore il quale, sia pure indirettamente, cioè attraverso la formazione del fisico in funzione della prassi agonistica, giunge ad incidere sulla educazione e formazione morale della gioventù che il Dirigente avvicina quotidiana-

mente attraverso l’attività spor­ tiva. La soluzione perciò del problema della preparazione dei Dirigenti sportivi trascende evi­ dentemente i limiti di una nor­ male questione organizzativa e tecnica (cose beninteso non so­ lo necessarie ma anzi indispen­ sabili a chiuque voglia o si sen­ ta chiamato alla ~ missione sportiva) per assurgere ad un vero e proprio impegno di re­ sponsabilità e di sensibilità ad essa legata, da parte di chi aziona e dirige i grandi orga­ nismi sportivi e particolarmen­ te quelli di carattere propagan­ distico giovanile. Questo ci sembra una dei principali e più urgenti pro­ blemi che i delegati al Con­ gresso Nazionale dovranno af­ frontare nelle giornate romane se si vuole che il Centro Spor­ tivo Italiano continui ad as­ solvere la propria missione edu-

cativa ed apostolica nel campo specifico deilo sport giovanile. Abbiamo detto missione apo­ stolica e speriamo che nessuno, neppure i più puri sportivi, si potranno adombrare per questa affermazione perché, per noi, lo sport non può essere fine a se stesso ma un mezzo per giun­ gere alla educazione integrale — quindi cristiana — della no­ stra gioventù.' Ci è sembrato opportuno ri­ tornare su questi punti per po­ ter orientare, seppure modesta­ mente. i delegati che verranno a Roma e per richiamare loro alla grande responsabilità che assumono di fronte ai giovani. Se sapranno risolvere concre­ tamente e praticamente questo problema potremo dire che il C.S.I. ha effettivamente aggiun­ ta una nuova pietra alla sua opera di miglioramento della educazione giovanile. LORENZO BORGHI

AL SERVIZIO BELLA TECNICA AGONISTICA

Un medio - meir aggio del C. S. I. sulla pallacanestro al Festival della Cinemaiogralia Scornila a cortina -

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FOTOGRAMMA DEI « CAMPANILI ALPINI » AD ASIAGO: Il « formazzino » Globo ultimo « frazionista » della vittoriosa staffetta di Novara

ARIA NUOVA NELLA NAZIONALE DI CALCIO

Dal 27 febbraio al 4 marzo p.v. avrà luogo a Cortina d'Ampezzo il XII Festival Intemazionale della Clnematografia Sportiva. QiTesta ma­ gnifica iniziativa, che già ne­ gli scorsi anni ha raccolto l’adesione di numerosi Paesi stranieri oltre, s'intende, di numerosi presentatori italia­ ni, vedrà anche quest’anno una larga partecipazioneQuesta rassegna vuole po­ tenziare la cinematografia al servizio dello sport e fare dello sport un mezzo nuovo della cinematografia stessa. E’ indubbio che 11 cinema è un potentissimo mezzo di divulgazione delle attività umane e quindi potrà esser' lo sempre più anche per lo sport. Il film potrà potenziare lo sviluppo dello sport attraver­ so una accurata programma­ zione di documentari propagandistici . e dettici Mentre i primi potranno essere

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un valido mezzo specialmen­ te per quelle discipline me­ no conosciute, i secondi sa­ ranno un validissimo ausilio per le giovani generazioni che si apprestano ad iniziare la loro attività. Ma un terzo motivo, forse più importan­ te, potrebbe essere quello formativo - educativo, tanto più valido in questo momen­ to in cui l’attività sportiva sta attraversando uno dei momenti più critici. Troppe persone si credono oggi alla altezza di giudicare e criti­ care l'operato di dirigenti ed atleti, troppi « tifosi » affol­ lano gli stadi e con atti in­ consulti travisano gli spetta­ coli sportivi; è necessario, poiché la stampa si limita a fatti di cronaca o a riporta­ re episodi più o meno edifi­ canti, che dimeno il cinema si preoccupi di dare alle masse quella educazione sportiva c quella cultura tecnica che potrà permettere

di entrare negli stadi sere­ namente, e sicari di non as­ sistere a spettacoli inqualifi­ cabili. Il Festival Internazionale può fare moltissimo e 1 noi siamo certi che non dimen­ ticherà di intervenire in que­ sto campo aiutando e facili­ tando coloro che stanno la­ vorando in questo settore per raggiungere scopi che vanno più oltre delia realizzazione di un semplice documentario Sportivo. Anche la sezione cinema­ tografica della Presidenza Centrale del C.S.I. sarà pre­ sente con un medio metrag­ gio didattico sulla pallacane­ stro come pure sarà presente il cine-Club di Genova. Questo modesto atto di pre­ senza alla grande rassegna di Cortina vuole essere un apporto concreto del C.S.I. a quella lacuna che ancora og­ gi esiste nel settore sportivo italiano: la cinematografia di­ dattica.

mativamente; in effetti i fran­ cesi che basano il loro giuoco sulla velocità si sono dimo­ strati completi in ogni reparto ed i temi da essi svolti — par­ ticolarmente nel primo tem­ po — si sono palesati di va­ lore tecnico e solamente la eccezionalità di alcune parate del nostro Viola non hanno consentito alcuna segnatura. La difesa francese ha assol­ to con sicurezza il suo com­ pito; Jonquet ha praticamente neutralizzato Virgili, Marche non si è trovato a disagio con Boniperti, nel mentre Louis è stato disorientato nella ripre­ sa dalle serpentine di Carapellese. Il quadrilatero avversario ha funzionato nel complesso in modo soddisfacente e ben pericoloso si è dimostrato Kopa e le ali hanno spesso contribuito a brillanti anioni della prima linea. Veramente una bella squa­ dra la Francia, salda in ogni reparto e con spiccato senso agonistico; i giuocatori fran­ cesi si sono battuti alla ma­ niera forte, senza eccessivi ricami, ma con giuoco brioso e con il massimo impegno. Le preoccupazioni dei nostri tecnici si sono dimostrate fon­ date e l’accorta tattica degli azzurri è stata quanto mai giustificata ed idonea alle esi­ genze che la gara richiedeva. * * *

Lo Stadio di Bologna aveva più le caratteristiche di una pista di ghiaccio che di un campo di calcio. I miracoli dell’equilibrismo sono apparsi in molte circostanze; qualche sporadica rudezza trovava giustificazione piena per lo avvilente stato del terreno che non sempre consentiva a giuo­ catori lanciati sulla palla la possibilità di fermarsi di fron­ te all’avversario. Un vero peccato che la gara noh sì sia svolta su un ter­ reno migliore, avremmo assi­ stito ad una delle più belle gare internazionali, il verdet­ ta del campo non avrebbe avuto un vincitore diverso, ma la vittoria avrebbe avuto un significato più elevato.

La famiglia azzurra Seguiamo con immutabile amore le vicende delle squa­ dre’azzurre e particolarmente quella dei « moschettieri » che rappresenta l’élite del calcio italiano. In un non lontano passato ci davano torto quando asse­ rivamo che nella squadra az­ zurra — deludente nel suo rendimento — non mancava tanto una base tecnica quanto la vivificante forza dello spi­ rito. Il significato di indossare una maglia che rappresenta il colore della propria Patria non ha un prezzo, essa rap­ presenta l’onore più alto a cui atleta può aspirare, è il pre­ mio più ambito, è la testi­ monianza di un riconosci­ mento di un valore tecnico agonistico, che sarebbe vuoto di contenuto se non avesse il conforto morale del superiore sentimento dell’amor patrio intensamente sentito. Non riteniamo di peccare di nazionalismo o di sentimenta-

lismi ottocenteschi; oggi che le aride cifre monetarie e il cinismo del calcolo sono la paurosa sarabanda di molte attività sportive. Dobbiamo pretendere che i calcoli siano gettati nelle soffitte e che gli atleti vestiti di azzurro non rappresentino un mucchio di muscoli verniciati di divismo, ma che siano innanzitutto una espressione di volontà e di fede nazionale. Alla Commissione Tecnica, al Presidente Pasquale, a tut­ ta la famiglia federale calci­ stica guidata da Ottorino Ba­ rassi dobbiamo riconoscere un grande merito: quello di ave­ re dato al complesso azzurro un tono vivificatore e di cor­ dialità, elementi essenziali per un sicuro rendimento in cam­ po, indipendentemente dai va­ lori tecnici. Non ci sentiremo mai mor­ tificati da una sconfitta, quan­ do allo scadere dei 90 minuti di giuoco i nostri atleti avran­ no spontaneamente dato ogni loro possibile energia. Ed oggi sentiamo che la pattuglia dei calciatori azzurri vive in que­ sto clima, ed è animata da superiore sentimento, che onora lo sport del calcio.

Gli azzurri di Bologna Ci si trova in difficoltà a commentare il comportamen­ to dei singoli azzurri Auttoriosi sulla squadra francese. Sorge spontaneamente l’elogio che va a tutta la squadra, ma verremmo meno al nostro compito se non mettessimo in luce il quadro tecnico della nostra compagine e dei singoli componenti. Nel primo tempo gli italia­ ni, molto più dei francesi, mal sopportavano le insidie del terreno, e una complessiva in­ certezza era palesemente ma­ nifesta in tutta la squadra. I francesi riuscirono a inar­ care una superiorità, sia pure ben contenuta, che avrebbe potuto dare risultati positivi, se in estreme circostanze il portiere azzurro Viola non avesse compiuto dei capola* vori da grande portiere. La squadra italiana era un po’ disorientata, e la difesa aveva qualche battuta falsa ed in prima linea si cinci­ schiava in qualche ricamo perfettamente inutile date le condizioni del terreno. Si pa­ lesava un giuoco balbuziente, privo di lucidità, anche se ogni giuocatore poneva il massimo impegno e qualche azione brillante attenuava il disagio di un rendimento mo­ desto.

La ripresa della vittoria I nostri ragazzi scesero in campo nella ripresa con la coscienza di essere i più forti e come tali di raggiungere la vittoria. La vittoria venne e fu am­ piamente meritata anche se i francesi muovessero ampie riserve sulla regolarità della nostra seconda rete. La superiorità italiana fu netta come nettamente fu su­ periore il giuoco, e di squadra e individuale. Alle anti stiliGENEROSO DATTILO (Continua in 2. pagina


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