Stadium n. 7/2004

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STADIUM 60 SPECIALE

Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma www.csi-net.it N. 7 - luglio 2004 - 0,80 euro Sp. in abb. post. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1 Comma 1, DCB Roma

° ANNIVERSARIO CSI

DAL PAPA IL REGALO PIÙ BELLO di Edio Costantini Incontrare Giovanni Paolo II in occasione del 60° di fondazione del Csi è stato un grande regalo per tutta l’associazione: non solo per chi ha potuto partecipare di persona all’udienza, che ha vissuto di un’atmosfera densa di emozioni profonde, ma anche per quanti, ed erano la maggioranza, non si erano potuti muovere dalle loro case. Con la sua voce affaticata, a tratti appena udibile, il pontefice ha consegnato al Csi nella sua interezza affettuose parole di riconoscimento per il lavoro svolto a favore di tante generazioni di giovani, e ci ha spronato ad impegnarci ancora per annunciare e testimoniare la forza umanizzante del Vangelo nella pratica sportiva. Giovanni Paolo II ci ha così ricordato il legame che vincola il nostro agire sportivo ad una missione più alta di quella squisitamente tecnica. Ci ha detto che da noi si attende la promozione di uno sport di “qualità”, quella qualità che si cala nell’esistenza degli esseri

umani quando è vivificata, illuminata dalla ricchezza e dalla bellezza del Vangelo. Non è un compito facile, soprattutto non è “comodo”. Ma senza quella missione noi per primi ci sentiremmo incompleti, forse anche perduti come gente che naviga in mare aperto e non ha più una bussola cui affidarsi. Oggi il Csi è chiamato a fare i conti con le sfide poste da una realtà sociale, culturale e sportiva complessa e difficile, forse anche più di quella delle origini, quando pure si usciva dalle macerie della guerra. In questa Italia delle nuove marginalità, dei giovani sempre più smarriti, del tempo libero “a perdere”, dello sport usa e getta, del diffuso analfabetismo dei valori più elementari, la primaria necessità è quella di riuscire a proporre alternative radicali. L’associazione riuscirà nell’impresa se i suoi dirigenti ed operatori sentiranno, al pari dei loro predecessori, la consapevolezza che la loro

EVENTI - L’Aula Nervi si colora di arancio-blu

attività ha un valore assoluto, perché tende a creare, attraverso lo sport, un mondo più umano e più giusto. Un mondo che si concretizza un po’ di più ogni volta che si aiuta un ragazzo, un giovane o un anziano a dare senso alla propria vita anche mentre fa sport, gioca o comunque si impegna nelle più semplici delle attività motorie. Per sessant’anni la grande ricchezza del Csi è stata, come ha giustamente ricordato Giovanni Paolo II, quel voler impreziosire la proposta sportiva con la ricchezza dei valori evangelici, tensione che l’ha spinto a ricercare piste d’azione inconsuete, perfino “rivoluzionarie” quando è servito. Tale ricchezza è stata il testimone che generazioni di operatori e dirigenti si sono passati di mano in mano per oltre mezzo secolo. Non lasciarlo cadere è quanto occorre perché il Csi continui ad essere associazione vincente nello sport e nella società.

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IL CSI E IL SUO “CAPITANO” Giovanni Paolo II protagonista indiscusso della festa per i 60 anni dell’Associazione Sessant’anni ben portati, con tanta voglia di guardare avanti, con coerenza, determinazione, allegria, amore per la vita e per lo sport. Sono gli anni compiuti dal Centro Sportivo Italiano, che il 26 giugno scorso ha festeggiato solennemente la ricorrenza nell’aula «Paolo VI», in Vaticano, insieme a papa Giovanni Paolo II, cardinali, vescovi, dirigenti, politici, ex campioni e oltre 8mila giovani, in gran parte atleti e allenatori accompagnati dalle loro famiglie, giunti appositamente da ogni parte d’Italia. Una mattinata di festa multicolore sotto lo sguardo, severo e paterno, dell’imponente statua del Cristo Salvatore di Pericle Fazzini, davanti alla quale per la prima volta si sono esibiti abili judoka, bravissime ginnaste, acrobatiche ballerine e maestri di arti marziali. Nel suo genere, un piccolo-grande miracolo, visto che - grazie alla festa del Csi è stato possibile offrire ai cosiddetti sport minori una platea internazionale. Gli altri sport più popolari, quelli come il calcio, ma anche il basket, l’atletica, hanno fatto ugualmente capolino nel corso della festa che ha preceduto l’arrivo del Papa, ma gli applausi e gli attestati di simpatia sono stati tutti appannaggio di altre discipline, meno ricche e troppo spesso penalizzate dai mass media. Un’evidente - anche se silenziosa lezione di vita e di sport che il Csi ha dato, forse inconsapevolmente, per tutta la durata della festa vaticana. L’altra grande lezione di vita e di sport è arrivata da un “ex calciatore” -ruolo portiere-, che in seguito ha praticato altre impegnative discipline come il canottaggio, lo sci e il nuoto. Un ex atleta polacco chiamato oltre 25 anni fa a guidare la Chiesa cattolica, Giovanni Paolo II, che non a caso quando arriva nel mezzo della festa entra subito in sintonia con gli 8mila presenti. La sintonia tra l’anziano pontefice e la grande famiglia sportiva della Chiesa italiana diventa subito palpabile sulla scia di lunghi e ritmati battimani, ripetuti “evviva il Papa!”, “Forza Giovanni Paolo II!”. Un’atmosfera che si scalda ulteriormente quando un atleta, a nome di tutto il Centro Sportivo Italiano, consegna nelle mani del Papa una fascia da capitano, quasi a voler riconoscere nel Santo Padre, il ruolo di leader di tutti gli 800mila iscritti all’Associazione. Una grande, scanzonata e piacevolmente rumorosa festa che, appena il Papa inizia a parlare, cede immediatamente il passo ad una silenziosa attenzione che ha dell’incredibile. Anche perché la meditazione che Giovanni Paolo II offre all’attenzione dei presenti non è né tenera, né leggera. È un’analisi e, allo stesso tempo, un monito sull’idea di sport che

cattolici, credenti e non credenti sono invitati a tenere viva dentro e fuori gli stadi, le piste, i tatami, le piscine, i parquet... Lo sport ricorda infatti Giovanni Paolo II - non può essere ridotto solo a una questione di gol e di medaglie, di coppe, primati e traguardi tagliati a suon di miliardi e dirette televisive. Lo sport è qualche cosa di più alto e più nobile: è il “veicolo” privilegiato per la formazione “integrale” dell’uomo, attento ai valori della soliderietà, del lavoro, del sacrificio, della giustizia. Un “veicolo” che forma e aiuta a crescere, e condanna ogni forma di “scorciatoia” per raggiungere sogni impossibili e ricchezze effimere, ricorrendo anche al trucco e a volte anche al doping. Parole severe, non facili, che la platea ascolta con grandissima attenzione e che manifesta di apprezzare con ripetuti battimani che esplodono nei passaggi più importanti della prolusione papale. Ad accogliere Giovanni Paolo II, una variopinta marea di colori e di fazzoletti blu ed arancioni, i colori del Csi, e un ricco parterre di personalità, con due cardinali, Camillo Ruini, presidente dei vescovi italiani, Josè Sarajva Martins, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, il

vescovo Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, monsignor Vittorio Peri, assistente spirituale del Csi, ed una lunga schiera di dirigenti del Csi, guidati dal presidente Edio Costantini. Prima della prolusione del Papa, davanti agli 8mila si alternano numerosi personaggi con testimonianze e brevi messaggi di auguri, alternati da esibizioni sportive di ogni tipo. Parla la presidente dell’Azione cattolica italiana, Paola Bignardi; come pure il presidente del Csi Costantini. Applauditissimo l’intervento di don Antonio Mazzi, presidente di Exodus. Commoventi i ricordi evocati da tre ex grandi atleti del Csi, lo sciatore Franco Nones, il ciclista Moreno Argentin e il giocatore di basket Fabrizio Della Fiori. “Quando iniziai a gareggiare ero iscritto al Csi”, ricorda Franco Nones, medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Grenoble nella 30 chilometri di sci di fondo, “La prima gara l’affrontai ai campionati italiani del 1959, a Cervinia. Da lì iniziai la mia lunga attività che mi portò alla medaglia d’oro olimpica. E per questo - conclude Nones - non posso che ringraziare il Csi”. Fabrizio Della Fiori, 156 partite con la nazionale italiana di basket, medaglia d’argento alle

Olimpiadi di Mosca, ricorda di aver mosso i primi passi e centrati i primi canestri in due oratori “a Milano e a Cantù”. “Nel vedere oggi tanti ragazzi, mi emoziona - confessa Della Fiori - pensare che sono stato uno di voi, un giovane del Csi. Se ho praticato questo sport che amo tanto e che mi ha dato tante soddisfazioni, permettendomi di arrivare alla Nazionale e di partecipare a due Olimpiadi, lo devo anche al Csi che non finirò mai di ringraziare. Lo avrò sempre qui nel mio cuore, con riconoscenza ed emozione”. Moreno Argentin, campione mondiale di ciclismo e vincitore quattro volte di seguito della LiegiBastogne-Liegi, anche lui ricorda le prime pedalate, fa un breve cenno alla sua lunga carriera, ma si sofferma in particolare a ricordare “gli insegnamenti ricevuti dal Csi che mi hanno permesso di crescere, di andare avanti, di centrare traguardi, di vivere momenti belli, ma di affrontare e superare anche attimi difficili. Ed oggi sono fiero di essere qui con voi”. A nome del governo, interviene il ministro Rocco Buttiglione, ma il vero e proprio protagonista della giornata è Giovanni Paolo II. Quando arriva il Papa la sala eplode in un boato di gioia e di applausi. Il Pontefice

di Orazio La Rocca*

risponde con un sorriso e con ampi gesti della mano destra. Il suo intervento è breve, ma intenso. Agli auguri, il Pontefice fa seguire un’attenta riflessione sul ruolo dello sport. Oggi - spiega Wojtyla - il sistema dello sport “sembra condizionato dalle logiche del profitto, dello spettacolo, del doping, dell’agonismo esasperato e da episodi di violenza. È compito anche vostro annunciare e testimoniare la forza umanizzante del Vangelo nei riguardi della pratica sportiva che, se vissuta secondo la visione cristiana, diventa ‘principio generativo’ di relazioni umane profonde, e favorisce la costruzione di un mondo più sereno e solidale”. “Auguro specialmente a voi, cari giovani atleti” di “praticare lo sport con lealtà e sano spirito agonistico. Questo vi aiuterà così ad affrontare la gara impegnativa della vita con coraggio e onestà, con gioia e serena fiducia nel futuro”. Il Papa ricorda poi il senso della fondazione, 60 anni fa, del Csi, un’istituzione - racconta “fondata per evangelizzare il mondo dello sport in Italia su intuizione del mio venerato predecessore Pio XII”. Nel suo discorso riprende anche l’appello “Alzati! Ascolta! Mettiti in cammino!” rivolto, in occasione del recente viaggio in Svizzera, ai giovani raccolti nel Palazzo di Ghiaccio di Berna. “Questo stesso invito, ripeto a voi, cari amici del Centro Sportivo Italiano. Ciascuno di voi è chiamato a seguire Cristo e ad essere suo testimone nell’ambito sportivo”. Sessant’anni fa - ricorda ancora Giovanni Paolo II - Pio XII “chiese al vostro sodalizio di essere lievito di cristianesimo negli stadi, sulle strade, sui monti, al mare, ovunque si innalza con onore il vostro vessillo”. Nel corso degli anni “avete cercato di mantenervi fedeli a questa consegna, proponendo il Centro Sportivo Italiano come scuola di autentica formazione umana. Avete lavorato perchè bambini, giovani e adulti potessero conoscere, attraverso le varie discipline sportive, la ricchezza e la bellezza del Vangelo. Li avete aiutati a incontrare Gesù e a sceglierlo come ragione ultima della loro esistenza”. E oggi “questa resta la vostra missione, di cui la società continua ad avere bisogno”. Da qui l’invito del Papa al Csi a continuare a “promuovere lo sport come esperienza formativa nelle parrocchie, nella scuola, nel territorio aiuterà le nuove generazioni a scegliere e coltivare i valori autentici della vita: l’amore per la verità e la giustizia, il gusto della bellezza e della bontà, la ricerca dell'autentica libertà e della pace”. * vaticanista del quotidiano “La Repubblica”


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