STADIUM 60 SPECIALE
Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma www.csi-net.it N. 7 - luglio 2004 - 0,80 euro Sp. in abb. post. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1 Comma 1, DCB Roma
° ANNIVERSARIO CSI
DAL PAPA IL REGALO PIÙ BELLO di Edio Costantini Incontrare Giovanni Paolo II in occasione del 60° di fondazione del Csi è stato un grande regalo per tutta l’associazione: non solo per chi ha potuto partecipare di persona all’udienza, che ha vissuto di un’atmosfera densa di emozioni profonde, ma anche per quanti, ed erano la maggioranza, non si erano potuti muovere dalle loro case. Con la sua voce affaticata, a tratti appena udibile, il pontefice ha consegnato al Csi nella sua interezza affettuose parole di riconoscimento per il lavoro svolto a favore di tante generazioni di giovani, e ci ha spronato ad impegnarci ancora per annunciare e testimoniare la forza umanizzante del Vangelo nella pratica sportiva. Giovanni Paolo II ci ha così ricordato il legame che vincola il nostro agire sportivo ad una missione più alta di quella squisitamente tecnica. Ci ha detto che da noi si attende la promozione di uno sport di “qualità”, quella qualità che si cala nell’esistenza degli esseri
umani quando è vivificata, illuminata dalla ricchezza e dalla bellezza del Vangelo. Non è un compito facile, soprattutto non è “comodo”. Ma senza quella missione noi per primi ci sentiremmo incompleti, forse anche perduti come gente che naviga in mare aperto e non ha più una bussola cui affidarsi. Oggi il Csi è chiamato a fare i conti con le sfide poste da una realtà sociale, culturale e sportiva complessa e difficile, forse anche più di quella delle origini, quando pure si usciva dalle macerie della guerra. In questa Italia delle nuove marginalità, dei giovani sempre più smarriti, del tempo libero “a perdere”, dello sport usa e getta, del diffuso analfabetismo dei valori più elementari, la primaria necessità è quella di riuscire a proporre alternative radicali. L’associazione riuscirà nell’impresa se i suoi dirigenti ed operatori sentiranno, al pari dei loro predecessori, la consapevolezza che la loro
EVENTI - L’Aula Nervi si colora di arancio-blu
attività ha un valore assoluto, perché tende a creare, attraverso lo sport, un mondo più umano e più giusto. Un mondo che si concretizza un po’ di più ogni volta che si aiuta un ragazzo, un giovane o un anziano a dare senso alla propria vita anche mentre fa sport, gioca o comunque si impegna nelle più semplici delle attività motorie. Per sessant’anni la grande ricchezza del Csi è stata, come ha giustamente ricordato Giovanni Paolo II, quel voler impreziosire la proposta sportiva con la ricchezza dei valori evangelici, tensione che l’ha spinto a ricercare piste d’azione inconsuete, perfino “rivoluzionarie” quando è servito. Tale ricchezza è stata il testimone che generazioni di operatori e dirigenti si sono passati di mano in mano per oltre mezzo secolo. Non lasciarlo cadere è quanto occorre perché il Csi continui ad essere associazione vincente nello sport e nella società.
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IL CSI E IL SUO “CAPITANO” Giovanni Paolo II protagonista indiscusso della festa per i 60 anni dell’Associazione Sessant’anni ben portati, con tanta voglia di guardare avanti, con coerenza, determinazione, allegria, amore per la vita e per lo sport. Sono gli anni compiuti dal Centro Sportivo Italiano, che il 26 giugno scorso ha festeggiato solennemente la ricorrenza nell’aula «Paolo VI», in Vaticano, insieme a papa Giovanni Paolo II, cardinali, vescovi, dirigenti, politici, ex campioni e oltre 8mila giovani, in gran parte atleti e allenatori accompagnati dalle loro famiglie, giunti appositamente da ogni parte d’Italia. Una mattinata di festa multicolore sotto lo sguardo, severo e paterno, dell’imponente statua del Cristo Salvatore di Pericle Fazzini, davanti alla quale per la prima volta si sono esibiti abili judoka, bravissime ginnaste, acrobatiche ballerine e maestri di arti marziali. Nel suo genere, un piccolo-grande miracolo, visto che - grazie alla festa del Csi è stato possibile offrire ai cosiddetti sport minori una platea internazionale. Gli altri sport più popolari, quelli come il calcio, ma anche il basket, l’atletica, hanno fatto ugualmente capolino nel corso della festa che ha preceduto l’arrivo del Papa, ma gli applausi e gli attestati di simpatia sono stati tutti appannaggio di altre discipline, meno ricche e troppo spesso penalizzate dai mass media. Un’evidente - anche se silenziosa lezione di vita e di sport che il Csi ha dato, forse inconsapevolmente, per tutta la durata della festa vaticana. L’altra grande lezione di vita e di sport è arrivata da un “ex calciatore” -ruolo portiere-, che in seguito ha praticato altre impegnative discipline come il canottaggio, lo sci e il nuoto. Un ex atleta polacco chiamato oltre 25 anni fa a guidare la Chiesa cattolica, Giovanni Paolo II, che non a caso quando arriva nel mezzo della festa entra subito in sintonia con gli 8mila presenti. La sintonia tra l’anziano pontefice e la grande famiglia sportiva della Chiesa italiana diventa subito palpabile sulla scia di lunghi e ritmati battimani, ripetuti “evviva il Papa!”, “Forza Giovanni Paolo II!”. Un’atmosfera che si scalda ulteriormente quando un atleta, a nome di tutto il Centro Sportivo Italiano, consegna nelle mani del Papa una fascia da capitano, quasi a voler riconoscere nel Santo Padre, il ruolo di leader di tutti gli 800mila iscritti all’Associazione. Una grande, scanzonata e piacevolmente rumorosa festa che, appena il Papa inizia a parlare, cede immediatamente il passo ad una silenziosa attenzione che ha dell’incredibile. Anche perché la meditazione che Giovanni Paolo II offre all’attenzione dei presenti non è né tenera, né leggera. È un’analisi e, allo stesso tempo, un monito sull’idea di sport che
cattolici, credenti e non credenti sono invitati a tenere viva dentro e fuori gli stadi, le piste, i tatami, le piscine, i parquet... Lo sport ricorda infatti Giovanni Paolo II - non può essere ridotto solo a una questione di gol e di medaglie, di coppe, primati e traguardi tagliati a suon di miliardi e dirette televisive. Lo sport è qualche cosa di più alto e più nobile: è il “veicolo” privilegiato per la formazione “integrale” dell’uomo, attento ai valori della soliderietà, del lavoro, del sacrificio, della giustizia. Un “veicolo” che forma e aiuta a crescere, e condanna ogni forma di “scorciatoia” per raggiungere sogni impossibili e ricchezze effimere, ricorrendo anche al trucco e a volte anche al doping. Parole severe, non facili, che la platea ascolta con grandissima attenzione e che manifesta di apprezzare con ripetuti battimani che esplodono nei passaggi più importanti della prolusione papale. Ad accogliere Giovanni Paolo II, una variopinta marea di colori e di fazzoletti blu ed arancioni, i colori del Csi, e un ricco parterre di personalità, con due cardinali, Camillo Ruini, presidente dei vescovi italiani, Josè Sarajva Martins, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, il
vescovo Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, monsignor Vittorio Peri, assistente spirituale del Csi, ed una lunga schiera di dirigenti del Csi, guidati dal presidente Edio Costantini. Prima della prolusione del Papa, davanti agli 8mila si alternano numerosi personaggi con testimonianze e brevi messaggi di auguri, alternati da esibizioni sportive di ogni tipo. Parla la presidente dell’Azione cattolica italiana, Paola Bignardi; come pure il presidente del Csi Costantini. Applauditissimo l’intervento di don Antonio Mazzi, presidente di Exodus. Commoventi i ricordi evocati da tre ex grandi atleti del Csi, lo sciatore Franco Nones, il ciclista Moreno Argentin e il giocatore di basket Fabrizio Della Fiori. “Quando iniziai a gareggiare ero iscritto al Csi”, ricorda Franco Nones, medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Grenoble nella 30 chilometri di sci di fondo, “La prima gara l’affrontai ai campionati italiani del 1959, a Cervinia. Da lì iniziai la mia lunga attività che mi portò alla medaglia d’oro olimpica. E per questo - conclude Nones - non posso che ringraziare il Csi”. Fabrizio Della Fiori, 156 partite con la nazionale italiana di basket, medaglia d’argento alle
Olimpiadi di Mosca, ricorda di aver mosso i primi passi e centrati i primi canestri in due oratori “a Milano e a Cantù”. “Nel vedere oggi tanti ragazzi, mi emoziona - confessa Della Fiori - pensare che sono stato uno di voi, un giovane del Csi. Se ho praticato questo sport che amo tanto e che mi ha dato tante soddisfazioni, permettendomi di arrivare alla Nazionale e di partecipare a due Olimpiadi, lo devo anche al Csi che non finirò mai di ringraziare. Lo avrò sempre qui nel mio cuore, con riconoscenza ed emozione”. Moreno Argentin, campione mondiale di ciclismo e vincitore quattro volte di seguito della LiegiBastogne-Liegi, anche lui ricorda le prime pedalate, fa un breve cenno alla sua lunga carriera, ma si sofferma in particolare a ricordare “gli insegnamenti ricevuti dal Csi che mi hanno permesso di crescere, di andare avanti, di centrare traguardi, di vivere momenti belli, ma di affrontare e superare anche attimi difficili. Ed oggi sono fiero di essere qui con voi”. A nome del governo, interviene il ministro Rocco Buttiglione, ma il vero e proprio protagonista della giornata è Giovanni Paolo II. Quando arriva il Papa la sala eplode in un boato di gioia e di applausi. Il Pontefice
di Orazio La Rocca*
risponde con un sorriso e con ampi gesti della mano destra. Il suo intervento è breve, ma intenso. Agli auguri, il Pontefice fa seguire un’attenta riflessione sul ruolo dello sport. Oggi - spiega Wojtyla - il sistema dello sport “sembra condizionato dalle logiche del profitto, dello spettacolo, del doping, dell’agonismo esasperato e da episodi di violenza. È compito anche vostro annunciare e testimoniare la forza umanizzante del Vangelo nei riguardi della pratica sportiva che, se vissuta secondo la visione cristiana, diventa ‘principio generativo’ di relazioni umane profonde, e favorisce la costruzione di un mondo più sereno e solidale”. “Auguro specialmente a voi, cari giovani atleti” di “praticare lo sport con lealtà e sano spirito agonistico. Questo vi aiuterà così ad affrontare la gara impegnativa della vita con coraggio e onestà, con gioia e serena fiducia nel futuro”. Il Papa ricorda poi il senso della fondazione, 60 anni fa, del Csi, un’istituzione - racconta “fondata per evangelizzare il mondo dello sport in Italia su intuizione del mio venerato predecessore Pio XII”. Nel suo discorso riprende anche l’appello “Alzati! Ascolta! Mettiti in cammino!” rivolto, in occasione del recente viaggio in Svizzera, ai giovani raccolti nel Palazzo di Ghiaccio di Berna. “Questo stesso invito, ripeto a voi, cari amici del Centro Sportivo Italiano. Ciascuno di voi è chiamato a seguire Cristo e ad essere suo testimone nell’ambito sportivo”. Sessant’anni fa - ricorda ancora Giovanni Paolo II - Pio XII “chiese al vostro sodalizio di essere lievito di cristianesimo negli stadi, sulle strade, sui monti, al mare, ovunque si innalza con onore il vostro vessillo”. Nel corso degli anni “avete cercato di mantenervi fedeli a questa consegna, proponendo il Centro Sportivo Italiano come scuola di autentica formazione umana. Avete lavorato perchè bambini, giovani e adulti potessero conoscere, attraverso le varie discipline sportive, la ricchezza e la bellezza del Vangelo. Li avete aiutati a incontrare Gesù e a sceglierlo come ragione ultima della loro esistenza”. E oggi “questa resta la vostra missione, di cui la società continua ad avere bisogno”. Da qui l’invito del Papa al Csi a continuare a “promuovere lo sport come esperienza formativa nelle parrocchie, nella scuola, nel territorio aiuterà le nuove generazioni a scegliere e coltivare i valori autentici della vita: l’amore per la verità e la giustizia, il gusto della bellezza e della bontà, la ricerca dell'autentica libertà e della pace”. * vaticanista del quotidiano “La Repubblica”
2 - STADIUM - luglio 2004
SPECIALE
60° ANNIVERSARIO CSI
GIOVANNI PAOLO II - Il discorso del Papa al Centro Sportivo Italiano *************************************
“ALZATI! ASCOLTA! METTITI IN CAMMINO!” Il messaggio per i giovani del Terzo Millennio Cari amici del Centro Sportivo Italiano! Benvenuti a questo incontro, che ricorda i sessant’anni della vostra benemerita Istituzione, fondata per evangelizzare il mondo dello sport in Italia. Vi accolgo e saluto tutti con affetto. Saluto i presuli presenti e, in primo luogo, il Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. A lui sono grato, in particolare, per avermi poc’anzi illustrato i programmi e i progetti della vostra Associazione. Saluto i dirigenti, gli allenatori, gli arbitri, gli animatori e gli assistenti spirituali.
LETIZIA MORATTI Ministro dell’Istruzione La cultura sportiva è cultura di vita: i valori fondanti di questa cultura sono gli stessi valori di solidarietà, di giustizia e di responsabilità che ispirano la nostra vita civile. La realtà che tutti noi sperimentiamo a scuola, nella vita lavorativa, in famiglia e nelle diverse forme di partecipazione alla società, ci conferma che i valori dello sport coincidono perfettamente con i valori dell’individuo, con la sua indole, con le sue aspirazioni più sane. Ai giovani del Csi desidero ricordare che il senso d’appartenenza, lo spirito di soli-
Un saluto cordiale rivolgo a Monsignor Vittorio Peri, Consulente Ecclesiastico Nazionale, e al Presidente Nazionale, signor Edio Costantini. Saluto soprattutto voi, cari giovani atleti, e vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza. Vorrei riprendere in questa circostanza l’invito del Signore al ragazzo di Nain, che è stato il tema del mio recente pellegrinaggio apostolico in Svizzera, per riflettere anche con voi sul senso della vostra missione nella Chiesa e nella società. “Alzati! Ascolta! Mettiti in cammino!”. Queste parole ho rivolto ai giovani raccolti nel
Palazzo di ghiaccio di Berna lo scorso 5 giugno. Questo stesso invito ripeto a voi, cari amici del Centro Sportivo Italiano. Ciascuno di voi è chiamato a seguire Cristo e ad essere suo testimone nell’ambito sportivo. Voi siete ben consapevoli di questa singolare vocazione, e, nel progetto culturale sportivo dell’Associazione, affermate che non intendete esaurire la vostra presenza nella società italiana solo in funzione della promozione dello sport, ma volete contribuire a rispondere alle domande profonde che pongono le nuove generazioni circa il senso della vita, il suo orientamento e la sua meta. Intendete così promuovere una mentalità e una cultura sportiva che attraverso il “fare sport”, non solo “il parlare di sport”, faccia riscoprire la piena verità sulla persona. Con questo fine il Centro Sportivo Italiano è nato sessant’anni fa: proporre ai giovani, allora segnati dalle conseguenze funeste della seconda guerra mondiale, la pratica sportiva non soltanto come fonte di benessere fisico, ma come ideale di vita coraggioso, positivo, ottimista, come mezzo di rinnovamento integrale della persona e della società. Il mio venerato Predecessore, il servo di Dio Pio XII, chiese allora al vostro Sodalizio di essere lievito di cristianesimo negli stadi, sulle strade, sui monti, al mare, ovunque si innalza con onore il vostro vessillo. Nel corso degli anni, cari amici, avete cercato di mantenervi fedeli a questa consegna, proponendo il Centro Sportivo Italiano come scuola di autentica formazione umana. Avete lavorato perché bambini, giovani e adulti potessero conoscere, attraverso le varie discipline sportive, la ricchezza e la bellezza del Vangelo. Li avete aiutati a incontrare Gesù e a sceglierlo come ragione ultima della loro esistenza. Questa resta oggi la vostra missione, di cui la società continua ad avere bisogno. Lo sforzo da parte delle vostre società sportive di promuovere lo sport come esperienza formativa nelle parrocchie, nella scuola, nel territorio aiuterà le nuove generazioni a scegliere e coltivare i valori autentici della vita: l’amore per la verità e la giustizia, il gusto della bellezza e della bontà, la ricerca dell’autentica libertà e della pace. Nel nostro tempo il sistema dello sport sembra talora condizionato dalle logiche del profitto, dello spettacolo, del doping, dell’agonismo
AMICI DEL CSI Nonostante l’impossibilità di intervenire personalmente alla giornata con il Santo Padre, il Presidente della Camera Pierferdinando Casini, il Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti e il Presidente del Coni Gianni Petrucci hanno voluto testimoniare la loro vicinanza all’Associazione PIERFERDINANDO CASINI Presidente della Camera dei Deputati
darietà e di comprensione, la capacità di sacrificio, la volontà di misurarsi con i propri limiti - tutto ciò che lo sport aiuta a capire ed esprimere con gli allenamenti costituiscono valori fondanti per ogni buon cittadino. Educare al rispetto delle regole significa educare alla vita; educare a misurarsi con gli obblighi di lealtà verso l’avversario significa educare al vivere civile di una cittadinanza multietnica e multiculturale; educare al gioco di squadra significa educare alla convivenza. Lo sport deve essere, in primo luogo, un’esperienza che aiuta i giovani a crescere con il giusto equilibrio tra il corpo e la mente. Mi sembra, inoltre, importante sottolineare come, prima della vittoria o della sconfitta, lo sport deve essere soprattutto un’esperienza umana che orienta, ascolta e recupera chi è in difficoltà. Educare i giovani a fare volontariato nell’associazionismo sportivo può essere, infine, un modo per accostarli a nuove forme di solidarietà e di cittadinanza attiva. L’auspicio è che lo sport non sia soltanto una sfida alla formazione di campioni, ma un’occasione di realizzazione per tutti i ragazzi e le ragazze, al di là dei risultati sportivi che ognuno può raggiungere.
Ho ricevuto, caro Presidente, il suo cortese invito a prendere parte alla cerimonia celebrativa del sessantesimo anniversario della fondazione del Centro Sportivo Italiano, prevista per sabato 26 giugno 2004. In questa felice ricorrenza, sono lieto di esprimere il mio vivo apprezzamento per la preziosa attività educativa svolta dal Centro Sportivo Italiano, volta a promuovere, nel segno dei principi cristiani ed attraverso il valore del confronto con gli altri all’interno di un sistema di regole e di valori condivisi, la crescita della persona umana e la coesione della società. Invio a Lei e a tutti gli intervenuti il mio più sincero augurio per il miglior esito della manifestazione odierna e per le future attività del Centro Sportivo Italiano.
GIANNI PETRUCCI Presidente del Coni È un piacere essere chiamato a ricordare una ricorrenza così importante. Le sessanta stagioni di vita del Csi sono passate con grande intensità e particolare efficacia, imprimendo nel mondo sportivo nazionale un segno che non potrà essere cancellato. Un cammino che spesso è stato fatto insieme al Coni anche se con obiettivi a volte apparentemente diversi. Tutto rivolto al tessuto sociale e disponibile verso lo sport di tutti, quello del Csi, rispetto a chi, come il Coni, ha perseguito soprattutto l’obiettivo agonistico. Sul piano etico e morale però i sentimenti e gli insegnamenti sono stati sempre gli stessi. E proprio nell’Anno europeo dell’Educazione attraverso lo sport è bene ricordare quanto efficaci siano i valori e i principi delle regole sportive nella formazione degli individui. Per questo voglio rivolgere un sincero augurio al Presidente del Csi affinché continui a svolgere quel ruolo di stimolo e di guida morale per centinaia di migliaia di giovani alcuni dei quali, nel tempo, hanno vestito con onore anche la maglia della nazionale italiana.
esasperato e da episodi di violenza. È compito anche vostro annunciare e testimoniare la forza umanizzante del Vangelo nei riguardi della pratica sportiva che, se vissuta secondo la visione cristiana, diventa “principio generativo” di relazioni umane profonde, e favorisce la costruzione di un mondo più sereno e solidale. Specialmente a voi, cari giovani atleti, auguro
di praticare lo sport con lealtà e sano spirito agonistico. Vi aiuterà così ad affrontare la gara impegnativa della vita con coraggio e onestà, con gioia e serena fiducia nel futuro. Affido al Signore, per intercessione di Maria, l’intera famiglia del Centro Sportivo Italiano e ogni suo progetto di bene, mentre con affetto tutti vi benedico.
CARDINALE RUINI - L’indirizzo di omaggio
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CSI, UN ESEMPIO di formazione attraverso lo sport Padre Santo, sono lieto di presentare a Vostra Santità questa numerosa rappresentanza del Centro Sportivo Italiano, associazione di ispirazione cristiana che promuove l’attività sportiva per giovani e ragazzi nelle nostre comunità parrocchiali, negli oratori e in altri ambienti della società italiana. Il Centro Sportivo Italiano è qui per celebrare con Vostra Santità il suo 60° anniversario di fondazione: la storia di questa associazione affonda le sue radici nel cuore della Chiesa. Fu istituita, infatti, dall’Azione Cattolica Italiana, alla luce degli insegnamenti e delle sollecitazioni di Pio XII, nel 1944, quando stava per finire la seconda Guerra mondiale e cominciava ad intravedersi una possibilità di ricostruzione. Il Centro Sportivo testimonia concretamente la lungimiranza della Chiesa nell’individuare nello sport uno spazio prezioso di educazione e formazione delle giovani generazioni, affascinate dalle imprese e dalle pratiche sportive. La sua diffusione è da tempo assai
capillare: conta, infatti, 850.000 soci e 12.000 società sportive, disseminate nelle diocesi e nelle parrocchie. 10.000 tra dirigenti, allenatori, arbitri animatori e accompagnatori; 250 sacerdoti assistenti spirituali. Così il Centro Sportivo Italiano è in grado di animare e diffondere lo sport, ispirandosi ai principi cristiani e ai valori di una efficace pedagogia personalistica. Attorno a lui è cresciuta una cultura sportiva di grande rilievo, si sono sviluppati modelli educativi e di partecipazione sociale, si è diffusa una mentalità che pone al centro lo sviluppo integrale della persona, il sostegno alle famiglie, la collaborazione con la scuola e con la parrocchia. Padre Santo, in questa lieta ricorrenza del 60° anniversario di fondazione, ricca di memoria e apportatrice di fausti auspici per il futuro, il Centro Sportivo Italiano ringrazia di tutto cuore Vostra Santità per questa udienza, attende la Sua parola che infonde luce e coraggio e chiede la sua paterna Benedizione Apostolica.
SPECIALE
60° ANNIVERSARIO CSI
ROCCO BUTTIGLIONE Ministro per le Politiche Comunitarie Porto il saluto del Governo Italiano, perché sport e scuola sono il perno di un percorso educativo che noi proponiamo a tutti i giovani italiani. Abbiamo ascoltato i campioni dello sport, passati nelle file del Csi, rivolgo ora un pensiero ai tanti campioni della vita, alle persone che facendo sport con il Csi sono diventati uomini e donne più veri e più buoni, padri e madri di famiglia. Uomini che hanno reso onore al loro paese e al percorso educativo attraverso il quale siamo passati. Grazie di esserci, grazie di essere quello che siete, di essere come siete. Facendo sport si impara per la vita. Quando si diventa vecchi, le tracce della pratica sportiva sul fisico non si notano molto, ma rimane una grande esperienza: imparare a vincere senza esaltarsi, imparare a perdere senza deprimersi. Imparare che il risultato dipende dalla capacità di lavorare insieme. Imparare a lavorare su se stessi perché così si è in grado di migliorare e di andare oltre i
limiti che all’inizio sembrano insuperabili. Ma voi non fate solo educazione attraverso lo sport. Anche nei luoghi più difficili, anche nei luoghi in cui tanti giovani sono minacciati da falsi miti e rischiano di farsi contagiare dalla criminalità e dalla droga, voi educate attraverso lo sport, richiamandovi alla fede cristiana, alla presenza di Cristo nella vita dell’uomo e nella vita dei giovani. C’è una connessione forte, ricordate San Paolo. Lo sport insegna a lavorare sul corpo, insegna che il corpo dipende dalla volontà. Siamo capaci di creare il nostro corpo. San Paolo ci insegna che con lo stesso sforzo della volontà, in collaborazione con la grazia, siamo in grado di agire sulla nostra anima. Passare dalla cura del corpo alla cura dell’anima, per diventare uomini più veri. Questo è il messaggio dell’Anno europeo dello sport, il messaggio che conforta il vostro lavoro, è il messaggio del Papa, grande sportivo che ha capito il senso della cura del corpo, per noi grande pastore, guida nella cura dell’anima. Lo scorso anno era l’anno europeo del disabile. Allora, noi dicemmo che essere disabili significa prima di tutto essere concentrati sulla propria disabilità, non percepirsi come disabili, non essere percepiti dal contesto come disabili, ma come persone con la ricchezza della vita personale. Questo cambia la vita. Voi fate molto per lo sport dei disabili. Tornando a guardare il Papa, pur con le sue difficoltà fisiche, nella percezione comune, un grande leader, un uomo di fede, un faro, una guida. Perché? Perché concentrato sulla missione e sulla presenza della grazia nella vita. Che avvenga lo stesso a ciascuno di noi.
DON VITTORIO PERI Consulente ecclesiastico nazionale Csi Pochi giorni fa l’Unione europea s’è data un trattato costituzionale, però contrariamente a quanto potevamo attenderci, è stata ignorata la sua storia, sono state dimenticate le sue radici cristiane. Potremmo dire che l’Europa nasce …un pochino orfana. Ma il Centro Sportivo Italiano vuol fare molto meglio dei grandi politici europei; con questa manifestazione il Csi vuole riaffermare in modo solenne, e molto gioioso, le proprie radici cristiane. Vuole dire che il patrimonio più prezioso che esso ha, presente fin dalle origini, deve continuare per tutta la sua storia. Riferendosi all’Europa qualcuno ha detto che se non parlano gli uomini, parlano le pietre, parlano i musei, le cattedrali, le opere dell’arte. Nel Csi gli uomini parlano, ma parlano anche le loro opere, parlate voi con la vostra presenza, la gioia, con il vostro entusiasmo ed il vostro impegno quotidiano. Mi auguro - e lo faccio anche a nome di tutti i miei amici fratelli nel sacerdozio e preti che lavorano con voi ogni giorno nelle società sportive o nei comitati locali - che questo cammino del Csi possa continuare per tanti decenni con la luce del Vangelo e l’ispirazione cristiana. Centro Sportivo Italiano “ad multos annos!”.
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TANTI AUGURI Da Rocco Buttiglione, Ministro per le politiche culturali, a Paola Bignardi, Presidente Azione Cattolica, numerose le testimonianze di affetto per il Centro Sportivo Italiano in occasione della festa con il Papa in Vaticano
DON ANTONIO MAZZI Fondatore Comunità Exodus Quando si parla di droga si parla sempre di giovani. Sono stufo di questo e dico che c’è molta più droga negli adulti. Dimostrate dunque agli adulti che voi siete la forza viva, positiva, enorme dell’Italia. Una società che ha paura dei giovani è una società suicida. Nella legge presentata dal Governo ci sono i famosi tre verbi: prevenire, recuperare, reprimere. Voi siete la forza della prevenzione. E l’unica strategia per vincere la droga e la dipendenza è prevenire. Dimostrate a noi adulti che una mela buona vale più di mille marce e che gli alberi che crescono fanno un rumore molto più bello di quelli che cadono.
DONATO RENATO MOSELLA ex Presidente Csi L’augurio più forte è di essere fedeli alla nostra storia, di non tagliare mai le radici, ricordandoci sempre che siamo partiti 60 anni fa quando l’Italia non era un paese libero, appena fuori dalle macerie della guerra. La gente aveva trovato nello sport la forza di ritornare alla vita e di riaccendere quindi la speranza. Abbiamo una grande responsabilità, in 60 anni siamo stati sempre una grande associazione prima, e poi siamo stati un’associazione grande, perché con fedeltà abbiamo rappresentato i valori autentici dello sport. Anche oggi c’è bisogno di Csi, un’associazione che abbia la forza, la capacità, la voglia di mettersi ogni giorno in discussione e di andare contro corrente. E di fare quel grandissimo lavoro di base che aiuta la nostra società a crescere e a migliorare. Ieri sera mi son detto cosa lascio a tanti amici? Vi vorrei dedicare una poesia di speranza. Sono righe scritte da Emily Dickinson. “Non conosciamo mai la nostra altezza fino a quando siamo chiamati ad alzarci e se siamo fedeli al nostro compito arriva al cielo la nostra statura”. Auguri.
PAOLA BIGNARDI Presidente Azione Cattolica Questa mattina mi sembra di partecipare ad una grande festa di famiglia, perché il Csi in qualche modo è dentro la nostra famiglia e noi sentiamo di appartenere alla famiglia del Csi. Sono qui per farvi gli auguri, com’è naturale in questa circostanza. Auguri, perché il vostro futuro sia all’altezza della storia da cui venite, perché possiate continuare a vivere nei nostri paesi, nelle città, negli oratori quella passione per i ragazzi, con la passione per l’educazione attraverso lo sport, che ha costruito tante personalità. Continuate ad essere scuola di umanità, attraverso lo sport, il gioco e l ‘amicizia. Poi sono qui stamattina per invitarvi tutti a Loreto, dove l’Azione Cattolica va per incontrare il Papa, perché desidera rinnovare la propria fede, perché la nostra fede diventi più giovane. Per far questo ci aiuterà l’incontrarci tra di noi e soprattutto l’incontrarci con il Santo Padre, rinnovare la nostra intenzione missionaria, lì a Loreto, dove il Papa beatificherà tre giovani dell’Azione Cattolica. Allora, appuntamento a Loreto, per un grande momento di festa, di novità per la fede, e d’incontro. Quindi a ciascuno di voi, ed ai vostri amici, arrivederci a Loreto, perché sarà un momento straordinario.
MONSIGNOR CARLO MAZZA Direttore ufficio Cei pastorale tempo libero, turismo e sport Tra i segni del “travaglio” odierno dello sport è l’affievolirsi e, a volte, il venire meno di quella che si è soliti chiamare la “strutturazione morale della coscienza del soggetto”. Tutto ciò è accaduto ai diversi ambiti di responsabilità, sia in alto che in basso, della “piramide” sportiva. In questo contesto non può non emergere una domanda semplice: è ancora possibile reintrodurre e praticare nel “mondo vitale dello sport” l’appello alla coscienza? È pensabile ridare allo sport una valenza etica, cioè “un volto e un’anima”? Va dato atto al Centro Sportivo Italiano di aver scommesso forte, e in particolare in questi ultimi anni, sulla possibilità di dare una risposta positiva alla domanda, operando di conseguenza. È vero: forse lo sport “puro” è un’astrazione. Esiste solo lo sport possibile, quello che vediamo e che amiamo. Ma non vorremmo che lo sport, oggi magnete di mille illusioni, divenisse un’immensa finzione scenica, a maggior danno di quei giovani che già subiscono logiche di disincanto, di disgregazione e di solitudine. La scommessa del Csi è che lo sport può essere ancora una seducente metafora della vita, un’attività degna della persona umana, nel segno della libertà, della creatività, della solidarietà e della pace. Per questo merita tutta la nostra stima e il nostro rispetto.
STORIA - Decine di stelle dello sport azzurro hanno mosso i loro primi passi nelle società del Csi,,,,,,,,
L’ESERCITO DEI CAMPIONI nati con la camicia... del Csi “Pensare al Csi è come sfogliare gli anni più belli della mia vita sportiva”. A dirlo è Felice Gimondi, una leggenda del ciclismo italiano. “Sono cresciuto nella Sedrinese, società dell’oratorio nella bergamasca, che senza pretendere risultati immediati, mi ha permesso di crescere e migliorare, sia come sportivo che come uomo. Lo stesso augurio - continua Gimondi - ora vorrei esternarlo ai tanti tesserati del Csi nella celebrazione del sessantennio della sua fondazione”. Fa festa il Csi assieme ai suoi grandi ex. Tra le pagine più belle scritte in questi 60 anni dell’associazione ci sono, infatti, quelle dei tanti campioni, che, compiuti i primi passi sportivi nelle società affiliate al Centro Sportivo Italiano, hanno poi raggiunto i massimi traguardi agonistici. Anche Pierluigi Casiraghi da Monza, ex bomber di Juve, Lazio e nazionale, soffia sulla torta del 60°: “Tanti auguri al Csi, una grande famiglia. Torno spesso all’oratorio di Missaglia, dove sono cresciuto, ora anche con mio figlio. Lì ci sono i più bei ricordi dell’infanzia, dove il calcio era solo un divertimento”.
L’album degli “azzurri” nati nel Csi racconta di Francesco Toldo, quando, non ancora portiere, era a Caselle di Verrazzano nell’Usma (Unione Sportiva Maria Ausiliatrice). Andò in porta in un allenamento serale, freddo di neve; nessuno che voleva congelarsi in porta e mister Pedron coi guanti in mano a chiedergli “Francesco, vai tu?”. Fu l’inizio di una carriera esaltante, culminata con le maglie dell’Inter e della nazionale. Il Csi crea amicizie. Così Demetrio Albertini, due giorni dopo aver perso ai rigori il Mondiale americano con il Brasile, giocò un’altra speciale finalissima, ma con gli amici di sempre, nel torneo dell’oratorio di Villa Raverio. Altre stelle del pallone sono state Anastasi, Boninsegna, Cabrini, Bulgarelli, Facchetti, Tardelli, Tacchinardi. Bomber di razza come Gigi Riva o Beppe Signori, mani sicure come Felice Pulici e Luigi Turci, piedi vellutati come Gianni Rivera o Mariolino Corso. Tutti con un cartellino Csi gelosamente custodito nel cassetto. Non solo calcio.
di Felice Alborghetti Frecce del ciclismo griffato Csi sono state Michele Dancelli, Moreno Argentin, Dino Zandegù, Francesco e Aldo Moser. Nella pallavolo, oltre all’ex dirigente del Coni Paolo Borghi, troviamo due donne “big”: ad alzare palloni Manuela Benelli e a schiacciarli a terra - seppure qualche anno più tardi - Elisa Togut. Proprio l’azzurra del volley, costretta a dare forfait per impegni sportivi, ha spiegato. “Visto l’affetto che mi lega al Csi, avrei voluto essere insieme a voi. Vi faccio comunque i miei più cari auguri”. A Spoleto qualcuno ricorda un ragazzino palleggiare come pochi con un pallone da basket, su di una piazzetta in pendenza. Era il piccolo Roberto Brunamonti, forse il più forte playmaker del basket italiano. Sotto i canestri del Csi anche Fabrizio Della Fiori, argento olimpico a Mosca e il coach Sandro Gamba. Nell’atletica, i maratoneti vicentini Gelindo Bordin e Orlando Pizzolato, e ancora nei 400 ostacoli Salvatore Morale e Gianfranco Carabelli, entrambi futuri dirigenti Coni. Per non parlare dell’olimpionico di Roma Eddy Ottoz.
Sulla neve, infine, vanno menzionati i due trentini del fondo, Cristian Zorzi e Franco Nones, che sebbene in epoche diverse, hanno portato in alto il nome dell’Italia conquistando titoli mondiali e prestigiose medaglie olimpiche. C’è da essere certi che alle prossime competizioni a cinque cerchi di Atene, la tradizione dei campioni lanciati dal Csi troverà nuova linfa.
STADIUM Direttore responsabile Edio Costantini
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4 - STADIUM - luglio 2004
SPECIALE
60° ANNIVERSARIO CSI
AULA NERVI - Un breve viaggio tra gli ottomila sportivi che hanno partecipato all’incontro con il Papa
NEL PALAZZETTO DELLA FEDE Tante storie, una sola certezza: il Csi è un’esperienza che lascia il segno
L’aula Paolo VI in Vaticano si riempie un po’ alla volta, proprio come avviene la domenica allo stadio. Ma è più di uno stadio: l’austera e solenne aula vaticana si trasforma per un giorno in un palazzetto dello sport dal sapore Cristiano. C’è aria di festa che si mischia alla grande spiritualità del momento. L’entusiasmo è palpabile, così come l’orgoglio di appartenere a un gruppo sportivo e la consapevolezza di partecipare a un evento unico e irripetibile. È lo sport che si realizza attraverso la fede e viceversa. Parlano le persone con la propria presenza, il proprio impegno quotidiano, il proprio entusiasmo. Parlano i loro occhi. Antonio, 72 anni ex ciclista e una vita nel Csi. Ne ha scalate molte di montagne nel suo Trentino e nella sua vita sempre in salita, durante la quale ha visto la guerra e molti stenti che ai giovani di oggi spesso sfuggono. Nonostante la sua infanzia nella povertà, ha trovato nello sport il sostegno di un fratello maggiore. “Tutte le società sportive degli anni Cinquanta e Sessanta dei piccoli paesi - ricorda Antonio - erano iscritte al Csi. La mia non è stata una scelta, ma oggi dico che è stata una fortuna e una benedizione ritrovarmi in questa associazione”. Francesco, 16 anni, è di Roma. La sua passione per il calcio è tradita anche da quel braccio ingessato che quasi con orgoglio ammette di essersi fratturato “sul campo di gioco e non in un incidente di motorino come pensano tutti”. Ha cominciato a dare i primi calci al pallone nell’oratorio, dove ha conosciuto la realtà del Centro Sportivo Italiano. “ Mio nonno - racconta Francesco lavorava nel Csi più di trenta anni fa. È lui che mi ha trasmesso la passione per lo sport, non è stato uno di quei nonni che fanno le parole crociate con i propri nipoti o li portano solo a prendere un gelato. Mio nonno, che ora non c’è più, mi portava al campo ad allenarmi e se oggi sono qui è anche per ricordarlo in un giorno di festa”. Nei suoi occhi che parlano di sport, si legge la consapevolezza che si può partire dall’oratorio per fare qualcosa di importante, sognando di ripercorrere la carriera dei propri idoli che, come lui, hanno iniziato sui campi del Csi. Luca è poco più di un adolescente, ma con un grande bagaglio di esperienze alle spalle. Ha partecipato come educatore all’iniziativa presa
dal Csi nell’istituto di Tulcea, a 300 km da Bucarest, per aiutare i bambini orfani con attività ludiche, pasti alternativi, gite, giochi, affetto, carezze e abbracci. Ricorda tutti i nomi di quei bambini e ragazzi dagli otto ai diciassette anni, impressi nella sua mente come fotografie in un album. “I ragazzi ricorda Luca - vivono nell’istituto nella miseria, senza educazione e con nessuna speranza verso il futuro. La gerarchia è molto
Betlemme, il Pellegrinaggio degli sportivi italiani in Terra Santa che si è svolto ad aprile di quest’anno. In realtà poco dopo ammette: “non ho partecipato direttamente alla corsa, mi sono preparato a lungo in questi mesi ma un problema al ginocchio mi ha fermato ai box”. Gli si può perdonare. Alla gara è come se avesse partecipato visto l’entusiasmo ancora vivo quando racconta di aver visto gli atleti gareggiare mentre lui, costretto a stare seduto
PAGINE DI STORIA In occasione del 60° di fondazione, il Centro Sportivo Italiano ha realizzato “Pagine di storia”, un album di 120 pagine, ricco di centinaia di fotografie, in cui racconta in rapidi flash le tappe salienti del cammino compiuto dal 1944 ad oggi. Il volume, tutto a colori e molto curato sotto il profilo grafico, diventa uno strumento facile, immediato e gradevole per presentare l’associazione a chi non la conoscesse. Ma soprattutto troverà buona accoglienza nel circuito interno del Csi, sia tra chi vuole conservare memoria delle vicende che, come atleta, tecnico o dirigente, ha contribuito a costruire, sia tra coloro che al Csi si sono appena accostati e che quindi hanno qualche difficoltà ad inquadrare la realtà in cui si sono inseriti. Molte delle fotografie, soprattutto le più antiche, hanno un indubbio valore d’archivio. Il testo che le correda è costruito attraverso un succedersi di brevi schede. E se così facendo è “saltata” qualche vicenda minore, perché raccontare tutto sarebbe stato impossibile, ne ha indubbiamente beneficiato la facilità di lettura. Dunque, se una storia minuziosa del Csi e della sua “antenata” Fasci resta ancora da pubblicare, l’album “Pagine di storia” colmerà egregiamente la lacuna. Pagine di storia, pagg. 120, 15,00 Euro
sul pullman che lo avrebbe portato a Betlemme, smaniava dalla voglia di correre. “L’appuntamento - afferma Mario con un sorriso sulle labbra tra l’ironico e l’incosciente - è solo rinviato. Il prossimo anno c’è la fiaccolata della pace Loreto - Colonia. Ma forse avrei bisogno di un ginocchio nuovo per l’occasione...”. Oltre alla componente sportiva, agonistica e di aggregazione, Mario ricorda un forte momento di spiritualità, la visita alla Basilica della Natività: “mai avrei pensato di provare un’emozione così forte, forse allo stesso livello solo di quando vidi il Papa per la prima volta da vicino”. Mario ha scoperto l’essenza del Csi, che lega fede e sport con un doppio nodo impossibile da sciogliere: ne parla con semplicità, ammirazione e sorpresa, con la stessa luce negli occhi di un bambino che ha scoperto la cioccolata nella dispensa… Alessandro, il nome è di fantasia, è un ex detenuto che per motivi di droga ha scontato una condanna nel carcere di San Vittore di Milano. Non vuole rivelare il suo nome, perché come egli stesso ammette “ci sono ancora troppi pregiudizi nei confronti di noi ex carcerati”. La sua testimonianza rivela come è sorprendente vedere che il Csi sia entrato nella quotidianità di tante persone dai percorsi di vita differenti. Alessandro la sua strada l’ha percorsa fino in fondo, nella consapevolezza di sbagliare, ma senza la forza di uscirne. Dove ha conosciuto il Csi? “Nel carcere come egli stesso racconta - l’attività sportiva funziona eccome. È forse una delle note positive in un ambiente squallido e pericoloso, che mette a dura prova tutti, nessuno escluso. Le iniziative organizzate dal Csi vanno oltre il
di Giuliano Cecconi
valore della gara, della competizione e dello sport: sono veri e propri spiragli di luce e di speranza che fanno ricordare il mondo esterno meno lontano e irraggiungibile”. Filiberto Graziani di Frosinone, ex giocatore di calcio di prima categoria e oggi operaio, da cinque anni è arbitro di calcio a cinque del Csi. Graziani racconta come siano continui i test fisici e di aggiornamento per gli arbitri del Csi: “mi devo sempre tenere in forma afferma - sia quando arbitro sette, otto partite a settimana, sia quando, ad esempio durante l’inverno, ne arbitro solo un paio. I test atletici di verifica sono molto duri e non vanno sottovalutati, ci tengo a mantenere ancora a lungo il mio ruolo nell’associazione!”. Con entusiasmo ricorda la partita arbitrata appena la sera precedente l’udienza del Santo Padre, durante le finali della Joy Cup: “ho arbitrato la semifinale juniores tra Giovinazzo di Molfetta e Spazio Libero di Ascoli. Un’ora e mezza prima della partita stavamo ancora tutti a tavola a mangiare insieme, ridendo e scherzando. Il Csi è una palestra di crescita, il sapore dello sport qui è diverso: la mia fortuna è che alla mia età posso vedere negli occhi dei giovani la voglia di giocare, di competere e divertirsi con sano spirito agonistico in un contesto in cui non si deve vincere a tutti i costi e con ogni mezzo, come avviene in altre categorie. Guardi questi ragazzi e ti rendi conto che l’educazione attraverso lo sport funziona”. Proprio le parole di Filiberto sembrano esaltare quello sport che, come recita l’inno del Csi “ci insegna come è fatta la vita, ci fa diventare migliori, ci apre le menti ed i cuori”.
forte, i più piccoli sono anche i più deboli e devono subìre, prima di poter diventare grandi e dunque più forti. C’è un rifiuto delle regole, sia nella vita che nel gioco di squadra. La mancanza d’affetto è evidente, la paura di essere abbandonati sempre presente; ma anche il più duro non resiste al richiamo di un sorriso o di una carezza: la carenza d’amore è la cosa che più mi ha impressionato. Abbiamo imparato tanto da questi ragazzi, forse più di quanto loro abbiano appreso da noi”. Mario ha circa 40 anni e tanta voglia di raccontare il suo Csi. Afferma di aver partecipato alla maratona Gerusalemme -
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TELE2 FA LA DIFFERENZA. COMMENTI - Dalla Joy Cup all’udienza papale. Per molti un’esperienza indimenticabile
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“È stata un’esperienza unica, che ha riempito i nostri cuori di una gioia immensa. Giovanni Paolo II è un uomo straordinario. L’abbiamo visto sofferente, ma sprigionava una grande forza interiore e sembrava dirci: in ogni difficoltà, non bisogna mai arrendersi, ma andare sempre avanti”. All’udienza ai rappresentanti del Csi dello scorso 26 giugno c’erano anche loro, le ragazze della squadra di volley, categoria juniores, della Polisportiva Longone al Segrino e del Gso Oratorio di Eupilio. Erano a Roma per le finali nazionali della Joy Cup e non hanno potuto mancare all’appuntamento con il Papa in Aula Nervi. “È stata una mattinata indimenticabile, direi eccezionale racconta Marco Bonanomi, presidente della Polisportiva -. Le parole del Santo Padre ci hanno spronato a proseguire nel cammino intrapreso, per dare ai nostri giovani l’entusiasmo e la possibilità di impegnarsi nella loro vita”.
“È ora di finirla - intervengono alcune ragazze della Polisportiva Longone - con il facile abbinamento ‘giovani uguale droga, uguale disimpegno’: noi vogliamo costruire il nostro futuro, essere protagoniste. Ci ha colpito la frase di Emily Dickens: un uomo non si rende conto di quanto è alto finchè rimane seduto, ma nel momento in cui si alza può anche toccare il cielo. Noi ci siamo già alzate e vogliamo arrivare a toccare il cielo”. A Roma le pallavoliste della “LongoneOratorio di Eupilio” si sono classificate al terzo posto. Un risultato veramente straordinario, se si considera che è stato raggiunto da una società nata dalla collaborazione tra due piccoli paesi della provincia di Como. “La nostra forza - spiega il presidente Bonanomi - sta proprio nella collaborazione, nell’aver creduto che lo sport aiuta ad unificare e a superare inutili e sterili campanilismi. Il nostro obiettivo è far divertire tutti, praticando
un’attività sportiva a misura d’uomo, senza agonismo esasperato. Se i risulati arrivano come quest’anno (abbiamo dominato il campionato provinciale Csi di pallavolo, abbiamo vinto la finale regionale della Joy Cup 2004, e da ultimo, il terzo posto a Roma), tanto meglio. Altrimenti non importa: si riprova, ma sempre con umiltà e tenacia, due virtù fondamentali nello sport e nella vita”. (E. VIG.)
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