Stadium n. 8/1949

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N. 8 - Roma . Agosto 1949 — Direzione e Amministrazione: Conciliazione 1. •— Tel. 561 .735 - 5ól .064 - 564 .962 - 50.020 Comitato di Direzione

LUIGI GEDDA Direttore — SISTO FAVRE Condirettore CARLO CARRETTO — GIULIO ONESTI — LEOPOLDO SALETTI ERNESTO TALENTINO — BRUNO ZAULI

SOMMARIO LEOPOLDO SALETTI La Commissione Scuola c Sport Pag. 2 LANDÒ FERRETTI a Gino Bartali 5 NATALE BERTOCCO II Tour si chiama Coppi C n Bartali 7 La statistica Francia

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LUIGI FERRARIO

Duello italo - americano lancio del disco

nel pag. 22

MARIO CIRIACHI Consolini e Tosi lo sapevano

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LUIGI ANGELINI Anche per il nuoto intensifi­ care l'attività internazionale

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ENRICO PANTI Le case del Tevere sono au­ mentate: ma i fiumaroli?

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Cuccili e la Davis 11 SISTO FAVRE VITTORIO SPOSITI a Arturo Ferrarin 12 Al vecchio Velodromo Sala­ NICO TALÈT a rio conobbi Felice Tonetti a 15 Propagandare la moto ULDERICO DOLFI NABER L’hockey a rotelle, sport del Il nostro canottaggio dopo virtuosismo, nella sua rocca­ l’ultima leva juniores a 16 forte giuliana CESARE MARIANI TI calcio italiano comincia a CHIRONE curare la base « 18 La posta di Chirone RENATO FERMINELLI NINO LOMBARDI I calciatori, brava gente 19 I « Il Trofeo della Montagna ORAZIO GIURI II pugilatore Manca » 20 Da tutto il mondo GIUSEPPE LA CAVA Molti anni di boxe, ma fisico ! In copertina: Si corre il « Giro sano in Marcel Cerdan 21 Francia »

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Distribuzione: S. E. S. S. ( Soc.

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Sportiva 1

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C. S. I. PRESIDENZA NAZIONALE

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LI l’NIIIISSNIM M HlH8 SPORT HA INIZIATO I LAVORI QUATTRO ORE È DURATA LA PRIMA SEDUTA AL FORO ITALICO

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Quando a Perugia, dinnanzi all’evidenza pal­ mare di una realtà rappresentata da 400 studenti che si battevano .nella finale nazionale dei Campio­ nati Studenteschi di atletica leggera, il Ministro Go­ nella ci invitò a costituire una commissione di stu­ dio per l’inserzione dello sport nella scuola, non credevamo di arrivare così presto a realizzate il de­ siderio nostro e del Ministro alla P.I. Son trascorsi neppure tre mesi e si è lavorato sodo, con criterio razionale di indagini e con metodo. Esisteva una elaborazione assai vasta da puntualizzarsi sul terreno teorico dei princìpi come su quello pratico dell’esperienza concreta. Per raggiungere un risultato che non fosse so­ lo teorica astrazione, venne varato un piano di la­ voro assai vasto ma nel tempo stesso concretamen ­ te aderente alla realtà d’oggi. Eccone le fasi successive. 1) Una campagna di stampa condotta da « Stadium» sull’ormai maturo problema: educazione fisi­ ca e sport nella scuola. Campagna che si diffuse ben presto sulle colonne di quotidiani e periodici sportivi con un esteso apporto di idee, indirizzi ed esperienze. 2) Studio di quanto nell’analogo settore è sta­ to fatto dalla scuola nelle nazioni sportivamente più progredite. 3) Esame obbiettivo della reale situazione spor­ tiva e scolastica in Italia, con particolare riferimen­ to all’attività sportiva agonistica realizzata nel set­ tore studentesco dal 1945 ad oggi. 4) Una vasta consultazione di opinioni, di espe­ rienze e di proposte fatta attraverso la diffusione di 30.000 copie di un questionario di 29 domande (*) ripartite per argomenti: 5) Costituzione e convocazione di una commis­ sione, quella di cui S. E. Gonella ebbe a formularci l’invito che elaborasse questo materiale e giungesse a presentare al Ministro della Pubblica Istruzione un concreto e definitivo progetto. Oggi possiamo dire che, esaurite le quattro fa­ si precedenti, siamo giunti ad affrontare la quinta ed è sui lavori di questa che desideriamo aggiorna­ re il mondo sportivo e particolarmente la categoria dei dirigenti e tecnici. Non vogliamo usare aggettivi sonanti; ma cer­ to l’insediamento e il fattivo inizio dei lavori della Commissione, lavori maturati dalle inchieste di Stadium e dall’attività nel mondo studentesco sportivo (») Chi desiderasse copie del questionario, può richiederle alla nostra redazione.

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dal C.S.I., insediamento avvenuto il 15 luglio in una delle magnifiche sale annesse alla piscina coperta del Foro Italico in Roma, costituisce una decisiva tappa verso la soluzione di un problema che non interessa soltanto il ristretto campo degli educa­ tori e quello degli sportivi, sebbene appassiona il Paese giustamente preoccupato della sanità fìsica e morale delle nuove generazioni. La campagna di stampa condotta da Stadium, l'ampio movimento di idee suscitato dal nostro que­ stionario coi suoi ventinove punti che esauriscono il pur vasto argomento e, più di tutto, il desiderio che- anima tutti i competenti, i veri competenti, di portare il proprio contributo alla migliore soluzione teorica e pratica del mai totalmente risolto proble­ ma di come contemperare tra loro educazione fisica e sport e di come l’una e l’altro inserire nei pro­ grammi scolastici, spiegano l’adesione plebiscitaria degli invitati alla seduta. Questi rappresentavano, possiamo bene affer- ~ marlo, quanto di più eletto in Italia esiste ed opera nel settore della pedagogia, dell’organizzazione e della tecnica ginnico-sportiva. Attorno al nostro il­ lustre Presidente Prof. Luigi Gedda, vedemmo così il rappresentante del Governo e, personalmente, del Ministro Gonella: il Direttore Generale alla Pubbli­ ca Istruzione Ing. Pantaleo: quello del Commissa­ riato per la Gioventù Italiana: il Direttore Genera­ le della stessa G. I. Prof. D'Alessandro; l’esponen­ te degli Insegnanti di educazione fìsica: Prof. Got­ ta; il Colonnello Fabris, rappresentante delle Scuo­ le Militari di educazione fisica; una folta rappre­ sentanza del C.O.N.I. e delle varie federazioni spor­ tive — a cominciare da quella dei Medici degli Sportivi, impersonata dal Ch.mo suo Presidente Prof. La Cava — e precisamente: per il C.O.N.I. il Dr. Martucci, per la Federazione Ginnastica il Pre­ sidente Prof. Marchisio e il Direttore Generale Prof. Serafino Mazzarocchi Direttore della Rivista « Edu­ cazione fisica », per la Federazione Pugilistica il Segretario Mazzia. per la Stampa sportiva: Landò Ferretti, Sisto Favre ed i corrispondenti dei maggio­ ri giornali sportivi. Oltre questi un gruppo di tecnici e dirigenti particolarmente competenti della Presidenza Cen­ trale del C.S.I. È facile rilevare come mai in questa circostan­ za la dibattuta questione del connubio educazione fisica-sport ai fini della formazione della gioventù italiana di domani era stata proposta a un conses»_ nel quale tutti gli elementi interessati erano rap­ presentati, e degnamente rappresentati. Non è semplice riassumere il discorso col le il Prof. Gedda in apertura della riunione, d P aver portato un saluto ai presenti, magistrali*16

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tracciava i compiti affidati alla Commissione. Non è facile perchè il suo discorso non sia stato chiaris­ simo, logico, stringente; ma per l’elevatezza dello stile che può non venir conservata in un fedele re­ soconto. Il comune amore per lo sport — egli diceva — si sostanzia e si estrinseca in un amore per il corpo, per lo spirito e per la comunità sociale. Aria, sole, acqua, sono elementi generatori di vita dei quali, nell’esercizio sportivo, attraverso l’organo cutaneo, beneficia l’organismo fisico. Ma sanità ed equilibrio del corpo significano sanità ed equilibrio dell’anima, sicché dagli indissolubili le­ gami del corpo e dello spirito nasce una medicina somato-psichica che si prefigge, mediante l'eserci­ zio fisico di suscitare nei singoli lealtà, coraggio, forza di volontà. Individui così temprati e plasmati fisico-psichicamente rigenerano il clima psicologi­ co della folla, assolvono quella funzione affratellatrice dello sport che è nobile reazione ed efficace antidoto alle troppo accese passioni suscitate dal contrasto delle idee politiche e dei materiali in­ teressi. È lo sport, una realtà che impone di essere considerata ed aiutata. Ma l’amore — continuava il Prof. Gedda — non può essere platonico. Perciò dall’amore senti­ mentale dello sport noi chiediamo di passare ad un amore pratico e ci sembra che la fecondità di que­ sto nosti o amoie si concluda e si puntualizzi in que­ sto momento nella domanda che forma, direi lo spunto della nostia riunione; educazione fìsica e sport nelle scuole. Su questo teiieno pratico ci siamo appunto in­ contrati con 1 inchiesta nazionale per la riforma del­ la scuola di S. E. Gone la. E da questa inchiesta noi stessi abbiamo preso le mosse nonché dai quesiti posti da Stadium allo stesso Ministro della Pubblica Istruzione affinché si compiacesse di nominare una commissione di esperti col compito di dire una pa­ rola appassionata ma soprattutto competente La nostra istanza e stata accolta; non solo ma ì’On

Gonella ha mandato un suo autorevole rappresen­ tante in questa Commissione. Giustamente il Prof. Gedda aggiungeva che il lavoro preparatorio era stato compiuto su un ter­ reno dissodato da Stadium attraverso la campagna di stampa condotta dalla rivista e dall’attività or­ mai quinquennale del C.S.I. che ogni anno mobilita decine di migliaia di studenti nella attuazione dei Campionati Nazionali dei dodici sport maggiori. Quindi, sinteticamente, il Presidente della Commissione riassumeva le 29 voci del questionario riferentesi ai cinque aspetti fondamentali del pro­ blema già sopra accennati. Volgendo al termine del suo discorso il Prof. Gedda dopo aver invocato che, suddivisi in tre commissioni tutti i presenti fossero pronti a lavora­ re sul serio ed a sacrificare un po’ di tempo delle loro prossime vacanze per la passione che ciascuno nutre per lo sport — poiché così solo avrebbe po­ tuto dimostrare di amarlo — evocava attraverso la Lingiade, la Svezia dell’educazione fìsica e dello sport con le sue case del popolo comprendenti in­ sieme sale per adunanze e biblioteche, piscine e stabilimenti di bagni al primo piano e palestre al­ l’ultimo; piste atletiche e campi di pattinaggio. Anche noi, era questa la conclusione e l’augu­ rio del Prof. Gedda, realizzeremo in un domani che speriamo prossimo queste realtà attuando oggi l’insersione dello sport nella scuola e soprattutto do­ mani nella vita. Sulla netta impostazione dei lavori formulati dal Presidente Prof. Gedda al quale succede sulla sedia presidenziale l’On. Arrigo Paganelli, noto di­ rigente sportivo ed appassionato del problema, si accende una brillante e vivace discussione alla qua­ le partecipa la totalità dei presenti. Intervengono recando competenza, conoscenza e soprattutto esperienza, tecnici dello sport, presi­ denti e dirigenti di federazioni sportive nazionali, medici sportivi, pedagogisti e persino — nella per­ sona del Dr. Pfanner — la classe studentesca.


Negli atti dei lavori della Commissione regi­ strati e riprodotti fedelmente dal dictafono Webster risulta riportata la brillantissima discussione che solo in pochi momenti assunse per la focosità e la passione di qualche amico, il tono polemico. In ogni caso però sempre ci si mantenne sul terreno positivo. Particolarmente di rilievo gli interventi del Presidente della Federazione Ginnica Marchisio, del Direttore Generale del Commissariato della G. I. Prof. D’Alessandro il quale con una chiarezza e competenza che solo lui poteva recare ha illustra­ to la situazione di tutto quel grandioso patrimonio costituito dagli impianti della ex Opera Balilla. Particolarmente preziose le affermazioni del rappresentante del Ministro Gemella, Prof. Panta­ leo in merito al desiderio vivo di giungere da parte del Ministero alla P.I. finalmente ad una soluzione del problema. Nelle quattro ore di seduta, conclusasi con l’a­ gape fraterna consumata nel locale ritrovo-risto­ rante, intervennero pure il Direttore Sportivo dell’E.N.A.L. Dr. Olmetti. il Prof. Tedeschi e il Dr. Ni­ colai dell’Associazione Culturale Sportiva; il Prof. Bindo Riccioni, il Prof. Mazzarocchi. Notevolissimi pure gli interventi di Dando Ferretti che recava una

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esperienza di primissimo piano su tutti i settori del vasto argomento ed il proficuo dibattito scese sul terreno concreto della attuazione dei lavori all’or­ dine del giorno. L’On.le Paganelli, che ha diretto la seconda parte dei lavori, trasse anche lucidamente le conclu­ sioni della seduta sottoponendo all’Assemblea la nomina della Presidenza della Commissione che al­ l’unanimità venne affidata al Prof. Gedda ed alla costituzione di tre sottocommissioni le quali agi­ ranno nei settori di loro particolare competenza e precisamente: — Insegnanti (preparazione e formazione) — Metodo (programmi; limiti e compiti sport­ delia scuola) — Impianti (in rapporto alla realizzazione del programma sportivo). Finalmente possiamo dire che si è giunti alla concreta definizione di un piano di lavori che con­ durrà certamente a delle soluzioni tanto attese: quelle che ogni sportivo e cittadino preoccupato dell’educazione fisica e morale delle generazioni che salgono, attende e si augura veder presto rea­ lizzate.

Leopoldo Salotti

ECCO LE 29 DOMANDE RIPORTATE NEL QUESTIONARIO DIRAMATO DA STADIUM

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EDUCAZIONE FISICA

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1) È sufficiente l’attuale programma di educazione fìsica nella scuola, in ge­ nere, e negli Istituti Medi in partico­ lare? 2) La scelta dell’orario per l’insegna­ mento dell’educazione fìsica ha note­ vole importanza, specie per la razio­ nale assimilazione da parte degli alun­ ni. In quali ore dovrebbe svolgersi? 3) Gli attuali programmi sono superati dal tempo e dallo spirito nuovo dei giovani. Quali innovazioni si possono suggerire? i) L'educazione fìsica è indispensabile anto alla gioventù maschile come a quella femminile. Quale l’età migliore per l’inizio dell’insegnamento? 5) La guerra ha lasciato serie conse­ guenze sul fisico dei giovani e dei ra­ gazzi. è opportuno pertanto che l’edu­ cazione fisica, a carattere correttivo e formativo, venga sviluppata anche nel­ le classi elementari? 6) Alcuni mesi dell’anno, specie per la mancanza degli impianti coperti, non permettono ló sviluppo e la realizza­ zione dei programmi scolastici di educazione fisica. Potrebbero essere re­ cuperati questi mesi negativi con dei corsi estivi facoltativi? 7) Quali risultati avrebbero dei campeggi scolastici estivi? 8) I saggi annuali servono da sprone agli insegnanti e da premio agli atleti. è opportuno riprendere questa tradi­ zione?

ATTIVITÀ' SPORTIVA E AGONISTICA 9) È utile e necessario l’inserimento dello sport nella scuola? 10) In quante categorie, per classi o età andrebbero suddivisi gli ordini scola­ stici? 11) Quali sono le specialità sportive o agonistiche più adatte?

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13) Avendo necessità lo sport, come qualsiasi branchia, di un indirizzo te­ cnico unico, quale dovrebbe essere l’apporto degli organi tecnici delle Fe­ derazioni Sportive Nazionali? 14) Avendo il Comitato Olimpionico Nazionale Italiano, quale punto pro­ grammatico base, lo sviluppo ed il miglioramento sportivo della gioventù, quale dovrebbe essere per logica il suo contributo allo sport scolastico? 15) È opportuno e possibile l'inserimen­ to degli insegnanti di Educazione Fi­ sica nei quadri tecnici delle Federa­ zioni Sportive Nazionali, per lo studio in comune dei programmi sportivi sco­ lastici? 16) Quale l’impressione obiettiva che hanno suscitato i Campionati Naziona­ li Studenteschi organizzati nel dopo­ guerra dal Centro Sportivo Italiano? 17) Attualmente i Campionati Nazionali Studenteschi organizzati dal C.S.I. com­ prendono 12 sport (ginnastica, atleti­ ca, pallacanestro, pallavolo, calcio, ci­ clismo, sci, scherma, tennis, nuoto, pat­ tinaggio, rugby) è opportuno ridurre od ampliare tale formula? _. - ~ 18) Oltre al C.S.I. unico ente, che sia preoccupato dell'attività sportiva stu­ dentesca ufficialmente, quale altra or­ ganizzazione sportiva si è assunta ini­ ziative del genere? 19) Quale potrebbe essere una formula nuova per i Campionati Studenteschi pel futuro? 20) A carico di chi dovrebbero essere le fasi provinciali, regionali e nazio­ nali dei Campionati Studenteschi? 21) È consigliabile un aumento della tassa .scolastica per lo sviluppo e la pratica dello sport nella scuoia?

MEDICINA SCOLASTICA 22) Attualmente i medici, per mancan­ za di un vero e proprio servizio sani­ tario nella scuola, non hanno alcun col­ legamento con gli Insegnanti di Edu­ cazione Fisica. Quale dovrebbe essere la collaborazione pratica tra le due funzioni?

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23) Risulterebbe utile una cartella medico-fisieo-sportiva, suddivisa in due parti, di cui una dovrebbe essere com­ pilata dal medico e l'altra dall’inse­ gnante di educazione fisica, per un utilizzazione orientativa comune? 24) Potrebbe tale documento recare un apporto indicativo all’orientamento professionale del soggetto? 25) Si ritiene necesasrio che i medici siano chiamati a collaborare alla com­ pilazione dei programmi scolastici di educazione fìsica e sportiva?

PEDAGOGIA FISICO-EDUCATIVA E SPORTIVA 26) T,a psico-fisica ha la sua importan­ za nello sviluppo fìsico e intellettivo dei giovani. Quale potrebbe essere la applicazione pratica nei vari ordini sco­ lastici? 27) Taluni insegnanti di educazione fi­ sica, ottimi pedagoghi nella parte sco­ lastica, peccano in materia di insegna­ mento sportivo, necessitando unicità di indirizzo tecnico generale dei giovani; sarebbero utili dei corsi di perfezionaemnto promossi di comune accordo; con piena iniziativa delle due parti, tra il Ministero della Pubblica Istru­ zione e il C.O.N.I.? 28) Non si riscontra nella convergenza delle funzioni suddette la necessità di un Ente unificatore e coordinatore del­ le attività sportive, fisico-educative e ricreative sull'esempio del Sottosegre­ tario Francese e del Ministero specia­ lizzato inglese?

IMPIANTI SPORTIVI E PALESTRE SCOLASTICHE 29) La scuola dispone oggi in Italia di impianti sportivi e fisico-educativi mo­ desti. Non risulta vi siano yen e pro­ pri campi sportivi attrezzati, sicché fin impianti relativi si riducono a qualche palestra coperta o all’aperto, con at­ trezzatura limitata. Quale dovrebbe esstra degli edifici e delle aree scolastisere l’attrezzatura sportiva e di pale che di nuova costruzione?

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Gino Bartali dopo il suo arrivo vittorioso a Briancon

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er noi, nati nell altro secolo, e che dall’infan­ zia, dopo averli ammirati e mitizzati da lontano come eroi sahariani se non addirittura omerici e virgiliani, avemmo la ventura di conoscere da vici­ no, di seguire ed esaltare te imprese di questi uo­ mini d’eccezione che l'ammirazione delle folle de­ finisce volta a volta « giganti della strada » o « feno­ meni », « locomotive umane » o « re della monta­ gna »; oer- noi, giunti ormai al meriggio che precede il crepuscolo, quando illusione, entusiasmo, fantasia più non velano di romantici vapori il sole della realtà, questi uomini, questi atleti, questi domina­ tori del tempo, dello spazio e della strada, ci appaio­ no pur sempre circonfusi di un alone di poesia, come se la loro deteriore umanità si purificasse nel gesto della lotta e della vittoria sportiva, e, fatti di carne, spirito, o, meglio, da uomini vivi divenuti simboli e immagini già, precinti di alloro, con sfon­ di di medaglie e di trofei, si allineassero in « al­ bum » ingialliti dal tempo accanto ai Pasta, ai Bi­ ado, ai Tornasela, ai Momo, lanciati su sferraglianti bicicli, per mal connesse piste di legno, a cogliere sui traguardi, con un sorriso di donna, serici sten­ dardi dai riflessi d'oro. Nei lustri passati, a decine, a centinaia questi idoli delle folle sorsero, toccarono lo zenit, più o meno lentamente tramontarono .. Ma alcuni soprav-

Ferretti

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vivono, vincendo l’ingiuria del tempo, resistendo, tenaci, all’incalzare dei sopraggiungenti rivali. So­ pra uno sfondo di tempesta, scalando ardita i colli della stia terra astigiana, ecco la « maglia rossa » di Garbi, e poi, irresistibile nello spunto finale, su­ gli ampi rettilinei padani, il « bianco » Cuniolo. In sella ad una bicicletta sola — come in un celeberri­ mo cartellone pubblicitario — rivediamo i « tre mcschet'ieri »; Gonna. Gaietti e Pavesi; e poi Guer­ ra, Olmo, Belloni, Rrunero... Ma quattro atleti gi­ ganteggiano’ su tutti, costituiscono veramente il « pocker d’assi » del ciclismo italiano: Girardengo, Binda, Bartali, Coppi. Si potrebbe dire, aritmetica­ mente. che il <• campionissimo » sta al « tre volte campione del mondo » come Gino sta a Foresto; quando declinava il primo, sorgeva il secondo, co­ sì nella scia del terzo irrompeva, trionfante, il quarto. I quattro ciclisti più forti d’Italia, si è detto; possiamo onestamente, aggiungere: i quattro più forti del mondo. E se ciascuno di loro ha un suo stile, una sua classe*, una sua personalità inconfon­ dibile, possiamo, anche, e dobbiamo riconoscere che il più forte, il più « fenomenale » è Coppi. Nessuno, nè in Italia nè altrove, è stato ugualmente invin­ cibile come lui sui 5 Km. e nell'ora, in piano e in montagna, in corse in linea o a tappe. Ma manca, a coronamento di questa inimitabile macchina spor-

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tiva fatta di muscoli e di stile, l’alone d'umanità che circonfonde ed esalta l’atletica e nobile figura di Gino. Alto e complesso nella persona, dal profilo ma­ schio e. severo, ben avrebbe egli potuto assumere atteggiamenti gladiatori!, « posare » sul piedistallo di cento vittorie nelle quali non si sa più se ammi­ 1 rare il singolo episodio o la continuità nel tempo che nessun altro campione possedette mai: due Giri di Francia vinti a dieci anni di distanza e poi il secondo posto di quest’anno, conquistato a 35 anni d'età, che vale quale una terza vittoria! La semplicità, la bontà, l'umiltà hanno, invece, costituito sempre l'aspetto più attraente e simpati­ co di Bartali « uomo ». A vederlo passare così, anche nelle ore più buie, ira folle italiane e straniere, con al collo o al manubrio le immagini sacre della sua fede cattoli­ ca, nessuno sospettava in lui una. speculazione fa­ risaica. ma piuttosto ciascuno, anche se avversario, anche se ateo, ammirava, edificato, tanto coraggio e tanto candore, quasi rivìvesse in lui la purezza e il distacco dal mondo dei salmodianti servitori, dei « menestrelli » di Dio. Spesso, riflettendo su questa operante religio­ sità di Gino, ci è ritornata alla mente una novella del miscredente, del cinico France; novella commo­ vente e commossa che narra d’un convento in cui ogni novizio offriva alla Vergine ciò che di meglio sapeva creare: immagini a vivaci colori il pittore, versi armoniosi il poeta, ed esecuzioni d’inni sull’or­ gano della chiesa conventuale gli esperti di suoni. Ma accadde che, toccato dalla grazia, un saltimban­ co, un acrobata da strada entrasse nel sacro ritiro. Igni giorno, per un’ora e. anche più, si chiudeva dentro la cappella del monastero, suscitando cu­ riosità e (perchè no?) qualche sospetto negli altri frati. I quali decisero di osservare, non visti, eie 'he il novizio acrobata facesse in tanto mistero. Quale fu la loro sorpresa edificazione nel vedere che il pover uomo, disteso un tappetino davanti l’altare della Madonna, eseguiva con mirabile vir-

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tuosismo e grande sudore della fronte, gli esercizi più diffìcili. Era questo ciò che egli poteva offrire alla Madre di Dio! Così Bartali, questo cristiano che non chiude la sua fede in un eremo via la professa per tutte le vie del mondo, e non teme di perderla al contatto della corruzione e dell’empietà, offre al Cielo, sem­ plicemente, quello che il Cielo gli dette: vittorie sportive, tali e tante quali pochi altri atleti conse­ guirono. Il segreto della « continuità » è anche, e soprat­ tutto, nella purezza patriarcale della sua vita: ma­ rito, padre esemplare, le tentazioni, i trionfi, i de­ nari della grande città non l’hanno nè allettato ne mutato; egli è rimasto l’artigiano, il contadino, il lavoratore toscano, attaccato alla sua gente, alla sua terra, alla sua casa, come se non un singolo in­ dividuo egli fosse, ma parte di un tutto, attimo in un fiume di tempo, goccia in un flusso di sangue che viene dai secoli e verso i secoli corre, nel succeder­ si incalzante e rapido delle generazioni. Volto etrusco, taglia romana; e, nello spirito. pazienza, moderazione, tenacia, comprensione, un intusiasmo sempre vigilato dal calcolo intelligente delle possibilità e delle forze: ecco Gino uomo che domina e spiega Gino atleta. Nella penultima tappa del Giro di Francia con una sassata gli hanno spaccato i raggi della ruota posteriore: Bartali non ha imprecato, non ha gri­ dato; senza profferir verbo è sceso di macchina e ha cambiato la ruota. All’arrivo aveva dimenticato generosamente l’episodio. Caso unico nella storia, non soltanto del sport, questo dominatore di strade e di avveri, non ha nemici tra i vinti. Tutti gli vogliono bei., le folle lo adorano. Fuori d’Italia, forse, anche p che in patria. Il sasso che ha spaccalo la ruota del­ la. sua bicicletta era certo diretto contro un altro. Bartali, che conosce il cuore degli sportivi di tut­ to il mondo, lo comprese, ed anche per questo non cambio l’espressione del suo volto vedendo, per le prima volta, anziché fiori, cader pietre sopra di lui. Per quanto tempo Gino correrà ancora? Per molto, non v’è dubbio; intatta appare, infatti, la riserva delle sue energie fìsiche e, ancor più, quella dei valori morali onde si illumina ogni suo gesto. Quale dominio sopra se stesso, quale moderazione e. insieme, quale giusto concetto della propria per­ sonalità traluce da questa accettazione serena di un più giovane rivale che appare sulla scena spor­ tiva da dominatore! Quanti avrebbero saputo com­ portarsi così? Quanti non avrebbero disperato, si sarebbero allontanati dalla lotta, privando in tal modo lo sport, anzi tempo, di un atleta cui la natu­ ra ha concesso tanto lunga giornata? Poi, dopo i trionfi dello sport, quelli del lavoro; già sì delinea un Bartali industriale intelligente v accorto. Infine, il terzo atto: nella casa del borgo nati­ vo, sempre eretto nella persona, l’ampio volto in­ quadralo da una nobile, canizie, lo scalatore di tut­ te le montagne, il viatore infaticabile di tutte le strade, narrerà nelle lunghe sere d’inverno ai fig! dei figli la sua meravigliosa avventura così: «Quel giorno, era il mio compleanno, lungo le rampe dell’Izoard... ». Bartali attacca il Piccolo S. Bernardo 1


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Non credo ci sia al mondo avveni­ mento più clamoroso — fatta eccezio­ ne, ben s’intende delle guerre - e protagonisti più esaltati, del Tour. Lo scorso anno questa manifestazio­ ne ebbe il potere di placare una sera i clamori assordanti e preoccupanti di un tragico sciopero; quesCanno per buona fortuna il mese del Giro di Francia è corso liscio forse perchè la temperatura tropicale toglieva ogni velleità. Gli stessi giornali politici pur relegando talvolta il servizio del Tour in quarta o sesta pagina non toglie­ vano davvero l’immediata curiosità al lettore, chiunque esso fosse, d'andare alla ricerca dell’ordine di arrivo della « Tappa >>, prima ancora di passare al­ la lettura del « fondo « o delle vicende più o meno piccanti della cronaca.

Per noi italiani il Tour ha avuto quest'anno un sapore del tutto tulio nuovo e si è concluso con un esempio di fra­ ternità che potrebbe davvero essere citato ai politicanti e a tutti coloro che stentano a ritrovare la via della logica e della collaborazione. Il trionfo dei colori italiani è pari all'esaltazione (atta dalla nostra folla degli atleti in maglia verde fasciata di bianco rossa e in maglia azzurra. I cronisti, i tecnici, gli esperti hanno stentato a decretare il trionfo di Coppi per il semplice fatto che Bartali è sta­ to quasi pari al grande rivale ed ami­ co ad un tempo, e perchè lo stesso Magni ha trascinato all'entusiasmo più di un- giorno, prima per la stoccata

magistrale data alla classifica del Gi­ ro e ai baldanzosi francesi, belgi e svizzeri, e poi per il coraggio stoico con cui ha saputo difendere il distin­ tivo d’onore conquistato a prezzo di dura fatica e di grande sudore. Lo stesso risentimento della folla francese è stato piegato alla ragione dalla logica dei fatti e dal comporta­ mento superiore degli atleti italiani. Due corridori, avversari acerrimi, più per la rivalità forse creata da'le schiere dei rispettivi sostenitori che per istinto proprio, hanno trovato sul­ le strade di Francia, sotto il denomi­ natore comune del vocabolo Italia, la genuina spontanea offerta di fraterni­ tà ed il reciproco aiuto. In questo e-

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pisodio, in questo particolare, cosi dif­ ficile a riscontrarsi nella storia dello sport, vi è tutta la grandezza dell’im­ presa italiana al Tour. La grande gara può essere riassunta in tanti fotogrammi. Non interessano i primi perchè la bagarre delle prime tappe non può interessare gli italiani partiti con un piano chiaro e ben de­ finito. tale da assicurare il successo al ritorno a Parigi e non ciucilo fram­ mentario ed episodico delle venti cit­ tà di tappa che non rispondono al no­ me della capitale francese. Comincia ad interessare il sesto: il quadro o fotogramma che la stampa di tutto il mondo ha offerto a Les Sables d’Olonnc. La visione fa correre un brivido per il corpo, un brivido che termina oggi, a sipario abbassato, in un sorri­ so. C'è il piccolo Marinelli, la pulce del Tour al comando della corsa e il suo vantaggio è di 14’ e 58" su Fioren­ zo Magni, secondo in classifica. Poi Bar-ali a 23’ e 22". poi degli italiani Sciardis e Martini e. lontano dai primi, tra t Deprez e Igeus, Fausto Coppi, il >< campionissimo » con 36’ e .35" di distacco. Più di mezz'ora. Per lui le campane del giro di Francia han già suonato a morte. Molta gente ha re­ citato il «De profundis». E tra un paio di tappe, forse, pensavano, di Coppi non si parlerà più al Tour. E non soltanto Coppi desta commiserazio­ ne, ma anche Bartali. Se non fosse per -.1 precedente dello scorso anno (i venti minuti e passa di Cannes, divorati in un paio di tappe dal fiorentino) i col-

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leghi francesi e belgi avrebbero dato già a Les Sables d’Olonne spacciato anche lui. Diplomazia e timore di prendere qualche grosso granchio, con­ sigliano invece d’andar cauti per Bar­ tali. Ma per Coppi no, per Coppi pro­ prio non c’è più nulla da fare, dico­ no i giornali francesi. Il Tour non è per lui, levriero e signorino. Fareb­ be meglio ad andarsene a casa, ora che è ancora in tempo. Ma chissà per­ chè Binda non la pensa allo stesso modo. Binda quasi non ricorda più la brutta tappa di St. Maio, la caduta, la rottura della bicicletta, il disastro che tutti conosciamo, e per essere sinceri anche la » cotta », l’inevitabile cotta a cui nelle corse a tappe vanno sogget­ ti tutti i corridori, fatta eccezione per Burlali. Tutti pessimisti meno Binda che dice; •< Secondo me il giro è an­ cora da vincere e il quarto d’ora di Marinelli su Magni, come la mezza ora su Coppi, non hanno importanza. Meglio così ». Difatti ecco la tappa a cronometro. ecco la staffilata di Fausto in. pieno viso agli avversari e la prima dimo­ strazione collettiva degli italiani. D’un colpo il distacco scende al di­ sotto della mezz’ora. L’unico a falli­ re il colpo è Magni, indisposto. E ci resta tanto tnale, prova tanto dispia­ cere il buon Fiorenzo, che dopo la tap­ pa a cronometro, quando già i Pirenei si stagliano sul fondo del mezzogiorno della Francia, ammonitori e severi, Magni sferra il suo attacco e sbalordi­ sce tecnici è avversari nella S. Sebostiano-Pau. Tanto sbalordisce da

s/rilolare nella morsa della sua tà inesauribile il minuscolo Marine1.'), togliendogli con un colpo .solo la ma­ glia gialla, hi un solo tentativo Fioren­ zo Magni prende all’avversario direi 10 quasi 20 minuti di vantaggio. L’ec­ cezionaiità dell’impresa ha spiegazione solo nel carattere del toscano che po­ chi conoscono. E basta una sola prova, basta un solo episodio in tutto degne; della grandezza del Tour, per elevare 11 nostro numero « 3 » a rango di cam­ pione di prima categoria. Come dimen­ ticare o non sottolineare l’eccezionale fuga appena fuori S. Sebastiano pren­ dendo spunto da un colpo di testa d; Fachtleilner, Impanis e Biagioni, i tre compagni dell’avventura, che lo stesso Magni ha commosso e dominato per la generosità inesauribile e per !:■ precisa condotta tattica? A Pau il van­ taggio del toscano su Marinelli è tippena percettibile, ma la maglia gial­ la è sua. E da Pau a Parigi più nes­ sun altro che non sia italiano, la vestirò. Le tappe si susseguono ma Ma­ gni tiene duro. Nella famosa scalala dell’Aubisque e del Tour Malet, nella Pau-Luchon, tutto sembra crollare, per la caduta della maglia gialla, in una delle spire più spaventose. Ma Magni stringe i denti, giunge al traguardo Irasfigurato dalla fatica titanica e dal do'ore. ma ancora primo assoluto. In questa tappa la sfortuna per gli ita­ liani è la più nera. Bartali e Coppi sono i dominatori, solo Robic, spacca­ montagne, riesce a tener loro testa ma il destino vuole che i due suoerasd italiani siano attardati da incidenti c

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Fausto Coppi in piena azione nella tappa a cronometro men­ tre rimonta Luis

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fio.-.m-zo Magni all’arrivo vittorioso della tappa S. Sebastiano • Pau che il francese giunga primo a Luchon davanti a Luciano Lazaridès. Coppi è terzo, Bartali sesto e Magni ancora maglia gialla per 2’ e 46" su Fachtleitner, 3',06” su Marinelli e 11’ 22’ su Kubler. Ma altre cifre interessa­ no: quelle di Bartali e di Coppi. Non si tratta più di mezz’ora, bensì solo di 13 e 14 minuti: « Ci rivedremo alle Alpi » dicono i due campioni tricolori al termine della giornata e tranquilli e ne vanno all'albergo a riposare. Sono, magrado tutto, soddisfatti, e hanno ra­ gione di esserlo. Tolosa, Nimes, Marsiglia, Cannes, non sono tappe per Magni; sono le sta­ zioni di una penosa Via Crucis. Le ferite della caduta dei Pirenei brucia­ no, gli ocelli arrossati sono gonfi, le labbra sono arse, e non sole dal solo, ma dalla febbre. Crede proprio di non farcela più. In gara i compagni lo attor­ niano e anche i tricolori gli sono vicino. Non osano dir parola, ma il silenzio più che la parola lo incoraggia a prose­ guire, perchè sente vicino i loro cuori, di /rateili, più che di amici. Il van­ taggio è scalfito. Ad un traguardo, non ricordo bene se Mimis o a Marsiglia, non vedendolo comparire, avevano già tirata fuori dalla cassa una nuova ma­ glia gialla per darla a Fachtleitner. È gente troppo frettolosa la francese. Magni arriva proprio « al fin della licenza » e tocca, in viso con una staffilata che giunge a segno, avversari e organizzatori. Un po’ più di rispetto amici. Magni li guarda » Se dovrò passare ad un al­ tro corridore, come è probabile, lamaglia gialla, sappiatelo che questi non •potrà che essere italiano ». Altra verità, altra realizzazione di un sogno che si avvera su» Alpi, sulle spire delle tremende montagne fran­ co-italiane. Siamo all’Izoard. È il castigamatti del giro. Doman­ datelo a Robic ad Apò Lazaridès, a Marinelli, a Dupont, cos'è l’Izoard. Vi risponderanno con un gesto di paura e una smorfia. Chiedetelo invece a Bartali ed a Cop­ pi, saranno più gentili: « È il nostro vero amico l’Izoard: una montagna simpatica, si sta così bene lassù!» I francesi, i belgi, tutti gli avversa­ ri speravano nella rivalità fra Bartali e Coppi, e neppure in questo hanno avuto fortuna. Quale rivalità se a Brianzoli i due giungono a braccetto, sorridenti e gua­ si fanno dei complimenti prima di varcare il traguardo. In montagna han­ no spazzato via tutti, sono rimasti fi­ nalmente soli. Era il giorno del com­ pleanno di Bartali: 18 luglio 1949; 35 anni. Quel giorno Bartali e Coppi han­ no preso in mano la classifica e l’han­ no stracciata sul serio come fosse un semplice foglio di carta e non una somma di tempi e di tappe, fatte ài

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forza, di fatica, d sacrificio. talvolta di spasimo. La classifica generale a Briangon di­ ce: 1. Bartali, 2. Coppi. Per di più c’è anche Magni nella rosa dei miglio­ ri, ad un soffio dai due campionissimi. Primi anche nella classifica per Nazio­ ni gli italiani, e primi nel gran premio della montagna. Non ci sono altri pri­ mati da conquistare. Il giorno dopo ad Aosta avremmo avuto il bis se uva spaventosa caduta, ma per fortuna con lievi conseguenze, non avesse atter­ rato Bartali dopo una foratura. La ma­ glia gialla passa’ senza troppo chiasso dalle spalle del fiorentino a quelle di Fausto. Contenta lo stesso tutti quanti. È solo questione di forma. La sostanza rimane e nella sostanza vedrete due campioni si ritroveranno anche a fine Giro quando faranno i conti... Ad Aosta dunque primo Coppi e se­ condo Bartali. Poi a suggello della su­ periorità italiana ancora una bella vit­ toria quella di Vincenzo Rossello e di Pasquini a Losanna. Ci voleva anche quella per dare soddisfazione ai gregari che si sono spremuti, chi più, chi meno, ma tutti con passione e volontà. A Colmar vince un altro... mezzo italia­ no, Gemignani, che se mastica il fran­ cese e ha accettato- la naturalizzazio­ ne non può cambiare il suo sangue e il suo accento, romagnoli. Infine la sbalorditiva tappa a eronometro, l'eccezionale seconda vittoria individuale di Coppi che fa brillare al sole la sua classe come puro cri­ stallo di rocca. E dietro Còppi ancora e sempre Bartali, l'intramontabile Bar tali, arrampicatore e non passista che dopo un inizio lento perchè'il suo fisico non gli consente diversamente, fila come un diretto e segna negli ultimi 80 chilometri il miglior tempo assolu­ to, Coppi compreso. I francesi avevano scritto che Cop­ pi non era un uoijio da Tour. Ora si preoccupano solo àel particolare che «Coppi non andrà più al Tour» per una e mille ragioni. È certo un grande campione, un'atleta che ha saputo vin­ cere come e quando ha voluto. Pecca­ to che i vincitori non possono essere due. Tutte e due' lo hanno meritato: Fausto e Gino. Hanno dato agli spor­ tivi la grande vittoria e anche la gio­ ia della loro completa fraternità ed è ciò che più ha commosso ,d entusias­ mato. Quasi tutti i traguardi sono stati raggiunti quest'anno. Ne manca uno soltanto: il campionato mondiale su strada. Se Binda vuole, vinceremo an­ che quello. Perchè non c’è dubbio che il successo italiano di Coppi e di Bar­ tali ha un coordinatore. Si era detto che uno dei due era di troppo. Binda ha dimostrato che al Tour c’è gloria per tutti e si è pertnesso perfino il lus­ so di pz.r’zr con rè Fiorenzo Magni, il • corridore pài tenace, più volitivo c più

f l possente per un- volontà che non ha limiti, di cui dispone il ciclismo ita­ liano. L'accordo fra i tre è stato meravi­ glioso, ma ancor più tra Bartali e Cop­ pi. Fausto ha appreso da Gino la filo­ sofia del mestiere, l’arte di sopportare le fatiche, le bellezze del ciclismo pur nella dura competizione. Gino ha co­ piato Fausto nel mordente e nel pun­ tiglio in montagna. Fausto lo ha con­ vinto d’essere ancora un grande atleta. L'uno è stato di ausilio e di esempio all'altro. È un successo senza preceden­ ti individuale, collettivo e morale, for­ se perchè il coordinatore, ripeto, ave­ va nome Binda. A nove anni di distanza sulle strade di Francia i nervi si sono distesi, la rivalità è scomparsa. Sulle strade di Francia con il fardello della responsabilità davanti agli occhi di stranieri che non sempre ci sorri­ dono, Gino è tornato a condurre, nella brutta tappa di St. Maio Fausto quasi per mano, come fece quando Coppi era ancora suo allievo, sulle strade delle Dolomiti. Da oggi la rivalità dunque avrà un sapore diverso. Rimangono da dire ancora due cose: La prima riguarda gli organizzatori del Tour, aspri interessati, troppo interes­ sati per poterli considerare sportivi pu­ ri. Se vorranno i nostri atleti l’anno prossimo i patti dovranno essere ben diversi. La seconda, la folla di Francia. Ha sentito il livore della sconfitta e questa l’ha esacerbata. Ecco la giustificazione del suo contegno. I nostri atleti saranno ripagati dalla nostra folla, dalla folla italiana che li ha seguiti con ammira­ zione e che ora li tiene stretti e cari, con orgoglio.

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1 .'COPPI FAUSTO (Italia) ore 149.40’49” 2. BARTALI GINO (Italia) 3. Marinelli Jacques ((le de France) 4. Robic Jean (Nord Ovest) 5. Dupont Marcel (Aquilotti Belgio) 6. MAGNI FIORENZO (Cadetti d’Italia) 7. CJckers Stan (Belgio) 8. Goldschmidt Jean (Lussemburgo) 9 Lazaridès Apo (Francia) 10. Cogan Pierre (Nord-Ovest) 11. Lambrecht Roger (Belgio) 12. SCIARDIS GINO (Italia) 13. Kirchcn Jean (Lussemburgo) 14. Teisseire Lucien (Francia) 15. Diederich Jean (Lussemburgo) 16. Chapatte Robert (Francia) 17. BIAGIONI SERAFINO (Italia) 18. Laurcdi Nello (Sud Est) 19. Aeschliinann Georges (Svizzera) 20. Tacca Giuseppe (Ile de France) 21. Demulder Marcel (Aquilotti Belgio) 22. Goasmat Jean Marie (Nord-Ovest) 23. Brulé André (He de France) 2L PASQUINI BRUNO (Italia) 25 Geminiani Raphael (Francia) 26. Brambilla Pierre (Sud-Est) 27. Geus Jacques (Aquilotti Belgio) 28. Vietto René (Francia) 29. Van Steenbergen Rik (Belgio) 30. Deprez Louis (Francia) 31. Leveque Roger (Cent. Sud-Ovest) 32 Lazaridès Lucien (Francia) 33. Scotte Brik (Belgio) 34. Keteleer Dèsirè (Belgio) 35. Martin Georges (Sud Est) 36. ROSSELLO VINCENZO (Italia) 37. Martbieu Florent (Belgio) j ”■ 38. AUSENDA TINO (CadeÀWHttltfta) 39. Weiléltmann Gofiried (Svizzera) 40. RICCI MARIO (Italia) 41. Pineali Paul (Cent. Sud-Ovest) 42. Dolhats Albert (Cent. Sud-Ovest) 43. Hendrickx Marcel (Aquilotti Belgio) 44. Muller Eduard (Ile de France) 45. Rolland Antonin (Sud Est) 46. Ramoulex Georges (Cent. Sud-Oves) 47 Giguct Paul (Sud Est) 48 Blanc Jean (Cent. Sud-Ovest) 49 Mahe André (Nord-Ovest) 50. PEZZI LUCIANO (Italia) 51. MILANO ETTORE (Italia) 52. CORRIERI GIOVANNI (Italia) 53. BRIGNOLE ANGELO (Italia) 54 Dos Reis Custodie (Cent. Sud-Ovest) 55. DE SANTI GUIDO (Italia)

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10’55" 25’13" 34’28” 38’59” 42’10” 44’35" 17’24" 62’28” 1.08’55" 1.17’21" 1.22’01" 1.28’24" 1.34’56" 1.35’54” 1.38’40" 1.38’47" 1.43’22" 1.47’52" 1.48'01" 1.49’16" 2.00'14” 2.01’18” 2.08’44" 2.10’09” 2.22’33" 2.26’06” 2.30’11" 2.32’13" 2.32’56" 2.33’29" 2.48’35” 2.50’29” 3.01’40" 3.16’26” 3.17’43” 3.21’41” 3.30’32” 3.40’13” 3,40’51” 3.41’19” 3.43'38” 3.44’03” 3.50’18” 3.50’46” 3.56’13” 4.21’26” 4.39’41" 4.48’40" 4.53'35’ 5.03'51” 5.11.57” 5.38'28" 5.50’09" 6.07'21"

VINCITORI |>1 TAPPA

TAPPA - Parigi-Reims: DUSSAULT (Centro SudEst).

II TAPPA - Reims-Bruxelles: LAMBRECHT (Bel­ gio). Ili TAPPA - Bruxelles-Boulogne sur Mer: CALLENS (Belgio).IV TAPPA - Boulogne sur Mer-Rouen : TEISSEIRE (Francia). V TAPPA - Rouen-Saint Malò: KUBLER (Svizzera). VI TAPPA - Saint Malò-Les Sables d’Olonne: DELEDDA (Sud-Est).

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Distacchi

VII TAPPA - Les Sables d’Olonne - La Rochelle: COPPI Fausto (Italia). Vili TAPPA - La RochelleBordeaux: LAPEBIE (Francia). Bordeaux-S. IX TAPPA Sebastiano : CAPUT (Ile de France). X TAPPA - San SebastianoPau: MAGNI (Cadetti Italia). XI TAPPA - Pau-Luchon: ROBIC (Nord-Est). XII TAPPA - Luchon-Toulouse: VAN STEHftTBERGEN (Belgio).

XIII TAPPA - Toulouse-Nimes: IDEE (Ile de France). XIV TAPPA - Nimes-Marsiglia: GOLDSCHMIDT (Lussemburgo). XV TAPPA - MarsigliaCannes: KETELEER (Bel­ gio). XVI TAPPA Cannes-Briancon: BARTALI (Italia). XVII TAPPA - Briangon-

CLASSIFICA

Aosta: COPPI (Italia). XVIII TAPPA - Aosta-Losanna: ROSSELLO (Ita­ lia). XIX TAPPA - Losanna-Colmar: GEMINIANI (Fran­ cia). XX TAPPA - Colmar-Nancy: COPPI Fausto (Italia). XXI TAPPA - Nancy-Parigi : Van Steenbergen.

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NAZIONI

BELGIO Ockers 150,25’24" Lambrecht 150,58’10” V. Steenbergen 152,11’32"

ITALIA 149’40'49” COPPI PARTALI 149’51’44” SCIARDIS 151’02’50” 450,35’23"

453,35’06" 2.59’43" AQUILOTTI BELGI Dupont 150,19’48" Demulder 151,30’05” Geus 152,06’55”

NORD-OVEST 150,15'17" Robic 150.49'44” Cogan 151.41'03” Goasmat

452,46’04” 2.10’41" 453.56’48" 321’25"

LUSSEMBURGO Goldschmidt 150,28’13" 151.09’03" Kirchcn Diedcrich 151,16’43”

SUD-EST Laurcdi 151,24’11” Brambilla1 152,02’52" Martin 152.56’55"

456,23'58” 5.58'35"

452,53'59" 2,18’36"

CENTRO SUD-OVEST Leveque 152,14'18" Pinau 153,12'08" 153,24'27" Dolhats

FRANCIA Lazaridès 150,33’17" Teisseire 151,15'45" Chapatte 151.19’32"

458.50’53" 8.25’30" 453,08'34" 2.33’11" ILE-DE-FRANCE 150.06'02” Marinelli Tacca 151,28'50" Brulé 151,42'11” 453,17’03” 2,41’40"

Trofeo Desgronge-Colombo 1. COPPI Fausto. . 2. BARTALI Gino . 3. MAGNI Fiorenzo.

. p. 176 . « 115 . « 96

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ClaNNilica del tìr. l*r. della Montagna 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 9. 10.

COPPI FAUSTO BARTALI GINO Robic Lazaridès Apo Lazaridès Luciano Ockers . . . Tacca c Marinelli. Geminiani e Brulé Cogan ....

p. 81 68 rt 64 48 a 29 n 22 a 16 14 K 13 <t

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11. 12. 13. 11. 15. 16.

Kubler. Demulder . p. 12 8 Teisseire ...... 7 Fachleitner ... « Lambrecht ... « 5 4 Dupont........................... « Goasmat, Aeschlimann P. 2 17. Mahé, Lauredi e SCIARDIS . . 1

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IL LIBRO 1903 - Garin - Pothier 1904 - Cornei - Dortignaco Aucou1905 - Trousselier turier 1906 - Pottier - Passerieu 1907 - P. Breton - Garrigou 1908 - P. Breton - Faber 1909 - Faber - Garrigou 1910 - Lapize - Faber 1911 - Garrigou - Duboc 1912 - Defraye - Cristophe 1913 - Thys - Garrigou 1914 - Thys - Pélissier H. 1919 - Lambot - Alavoinc 1920 - Thys - Heusghem H. 1921 - Scieur - Heusghem H. 1922 - Lambot - Alavoinc 1923 - Pélissier H. - Bottec­ chia 1924 - Bottecchia - Frantz

1925 1926 1927 1928 1929 1930 1931 1932 1933 1934 1935 1936 1937 1938 1939 1947 1948 1949

DODO Bottecchia - Buysse L. Buysse L. - Frantz Frantz - Dewaele Frantz - Leduca Dewaele - Pancera Leduca - Guerra Magne - Demuysère Leduca - Stoepel Speicher - Guerra Magne - Martano Maes R. - Morelli Maes S. - Magne A. Lapébie R. - Vicini Bartali G. Verwaecke Maes S. - Vietto Robic - Fachleitner Bartali G. - Schotte Coppi F. - Bartali G.


CTTCEEEI Non è esatto quanto hanno pub­ blicato alcuni giornali affermando che per la prima volta nella sto­ ria del tennis italiano i tennisti azzurri hanno conquistato la vit­ toria nella finale europea di Coppa Davis. È, bensì, la terza volta che ciò avviene. Le vittorie preceden­ ti furono riportate nel 1928 e nel 1930. E... siccome non c’è due sen­ za tre, anche nel 1949. L’Italia si è clamorosamente affermata per­ sino smentendo V « Equipe » che vedeva nell’incontro di finale (eu-

ropea) di Coppa Davis, tra Fran­ cia e Italia nientemeno che la ri­ vincita del Tour... La cronaca non soltanto dell'in­ contro parigino, ma di tutte le al­ tre partite di Davis-1949 impone ed esalta un nome: Gianni Cu­ ccili. Questo modesto e grande atleta ha fatto sentire tutto il peso della sua classe e della sua volon­ tà imponendo il suo stile irresi­ stibile. La vittoria è stata, parti­ colarmente, sua.

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Con la vittoria sulla Francia l’I­ talia può virtualmente fregiarsi del titolo di campione europea del tennis. Ora, per quanto riguarda la Coppa Davis, dovrà incontrarsi con la vincente dell’altra finale, quella americana, e ciò avverrà nella seconda decade di agosto. Ai primi di settembre verrà combat­ tuta la finalissima. L’Italia riuscirà a superare il du­ ro ostacolo della finale interzona? Comunque, forza Cuccili!

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Arturo Ferrarin a Tokio, dopo l'epilogo del suo leggendario volo

di Sisto Farro

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ITli assi dell'aviazione, come del motorismo in genere, sono eroi che non vanno dimenticati. La loro audacia, la loro perizia messa al servizio della civiltà meccanica debbono essere celebrate e additate come nobile esempio alle giovani gene­ razioni. Dice Landò Ferretti nel suo nuovo libro « Lo Sport », (Ed. L'Arnia), che tanto successo sta conseguendo per la potenza incisiva dello stile che lo caratterizza: « ... paragonai gli uomini lanciati a più di cento all'ora nel gorgo della ve­ locità, agli antichi eroi, sebbene dieci o cento di loro, testimoniando con la vita l'amore al rischio e alla conquista, nonché quelle dell'eroismo toccas­ sero in realtà le vette del martirio, al servizio del progresso meccanico ». Proprio così. Eroismo, con­ quista, martirio. Dieci, cento... Sono legioni. Arturo Ferrarin, il volatore leggendario, di cui in questi giorni è ricorso l'ottavo anniversario del­ ia sua scomparsa, è di questi valorosi e martiri. Un grande campione, un mitico eroe. Un giorno, del lontano 1935, lo salutammo al­ l'aeroporto. al piccolo aeroporto di Pescara, dopo il circuito automobilistico, — era appassionatissi ­ mo di competizioni motoristiche — scambiando con lui alcune parole scherzose. Era con noi, tra gli altri, il giovane collega Guido Stellynguerwf, altro appassionato che ha folto olocausto della propria vita alla causa aviatoria. Non rammentiamo con precisione come si svolse il colloquio, ma ci sono limaste impresse alcune parole che Ferrarin ci disse: « Eppure sarebbe bello rimanere lassù nel­ le nubi... Quando un aviatore volesse sparire dal­ la terra, andarsene ad abitare in uno di quegli iso­ lotti bianchi e soffici!... E volare, così, per l'eter­ nità ». Sapeva anche essere sognatore e poeta. Ci ritornarono in mente queste parole dell'Eroe. sul campo di Guidonia, nel 1941, dopo la sua tra­ gica fine. Aveva appena 46 anni Ferrarin. Era nella fio­ ritura di una prolungata giovinezza schietta e vi­ brante, esuberante di vitalità, inesauribile di di­ namismo, dall'intuito fulmineo, dai muscoli elastici e scattanti, dai riflessi immediati, dalle tonalità ' freschissime: il tutto permeato e vigilato da una esperienza di maestro e di tecnico approfondito. Sempre lo stesso spericolato e finissimo sfidatore dell'aria e del vuoto. Maturo di esperienza e vete­ rano di esperimenti, e sempre ansioso del più alto, del più veloce, del più acrobatico, temerario e per­ fetto. Sempre insaziabile del nuovo, del meraviglio­ so, dell'impossibile nell'arte e nell'ebbrezza del volo. Si era, ormai, dedicato al collaudo di apparec­ chi, profondendo a questa sua nuova attività sin­ cera passione. Collaudare apparecchi significa spesso qualche cosa di più pericoloso e avventu­ roso, di più emozionante e vertiginoso che una picchiata su obbiettivo, che un duello aereo. Qui l'ostacolo, il pericolo, il nemico sono bene indivi­ duati. NèL collaudo, il rischio, il cimento sono igno' ti, invisibili, -misteriosi e incalcolabili. L'apparec­ chio si staccà dal suolo sotto forma di un punto interrogativo. Vivere in questo alone di rischio, in questo brivido di ali che non si sa se siano della vita o della morte, era per Ferrarin l'ossigeno quotidiano


ai suo respiro; la ragione perchè il flusso e riflusso del sangue tra il cuore e le vene potesse essere normale, in relazione cioè al suo temperamento, all'abito mentale, al tormento spirituale. Cominciò presto questo asso e pioniere dell'a­ viazione a vivere la sua vita pericolosa. Nato il 13 febbraio 1895 a Thiene, fece, durante la guerra 1915-18 la sua scuola di pilotaggio sul ce­ lebre campo di Cameri, vera fucina di eroi. Preso il brevetto di ufficiale pilota, su quei fragili appa­ recchi di legno e di tela, acrobata e combattente nato, fece presto a guadagnarsi una medaglia ai argento e due di bronzo, registrando 1 abbatti­ mento di due apparecchi nemici. Divenne a sua volta istruttore, e sepoe forgiare per il voìo, cosi come per la fede nell'aviazione centinaia e centi­ naia di piloti. Il nome di Arturo Ferrarin divenne ben presro celebre. Nel primo dopoguerra la sua fama di acro­ bata del volo e giocoliere della morte era tale, che fu inviato nel 1919 ad Amsterdam, alla prima mo­ stra internazionale dell'aeronautica, dove si svol­ geva un concorso di efficienza e abilità. Ferrarin, ii «^rnoro » — bel giovane bruno, slanciato, simpa­ tico — sbalordì, anzi terrorizzò i buoni olandesi ed entusiasmò gli esperti internazionali con le dia­ volerie — proprio così si disse — eseguite sul pic­ colo apparecchio da caccia « Ansaldo-Balilla » co­ struito dall'ing. Giuseppe Brezzi. Eppure la fama di Ferrarin, pilota « navigatore » doveva superare anche quella di acrobata. 11 navigatore si rivelò in quel primo grande, leggendario volo Roma-Tokic che doveva essere il preludio delle immense pos­ sibilità di sfruttamento civile e militare riservato al volo a motore. Volo da leggenda, allora: 1920! Tredicimila chilometri di percorso su uno Sva con motore Spa;

per quanto l'apparecchio fosse stalo ripassato quindi, curato in volo da un meccanico come Capannini, erano un'impresa dove il rischio era certo e la riuscita... la solita incognita di cui andava in cerca il « moro ». Ebbe compagno di volo, Guido Masiero, anch'egli caduto poi, a 47 anni, nell'otto­ bre del 1942, in un collaudo. Il successo fu pieno. In Giappone fu festeggiato come un nume sceso dal cielo. Ebbe gli onori del massimo trionfo. Pur­ troppo, il successo dell'impresa fu valutata meglio nel lontano Giappone che in certi ambienti nostri che fruivano, traditori o vilmente agnostici e rasse­ gnati, della qualifica di italiani. Eravamo in pieno periodo disfattista; « ...nel­ l'immediato dopoguerra — scrive Landò Ferretti nel suo "Lo Sport" — una ventata di disfattismo sconvolse i nostri aeroporti: annientata l'indu­ stria, smarrita la volontà dei capi, scoraggiata e umiliata la passione dei piloti, parve davvero che per le ali d'Italia fosse giunta l'ora di un tra­ monto senza domani. Un episodio fra tanti: sul traguardo d'arrivo della Targa Fiorio, presso Ter­ mini Imerese, la staccionata per contenere la fol­ la, era costituita da eliche nuove fiammanti, piantate in terra come paletti; erano state « fatte fuori » a 5 lire Luna! Un guizzo di vita, una luce d'intrepida volontà, un grido di giovinezza, in tanta ignominia: Arturo Ferrarin, nella primavera del 1920, volava da Roma a Tokio. Fu quello il canto del cigno della nostra aviazione, che dove­ va però, ben presto risorgere per compiere i voli più arditi sui continenti e gli oceani e conquistare allo sport italiano tutti i primati ». Ma se in Italia, in certi ambienti, il grande raid di Ferrarin non fu accolto come si sarebbe dovuto, all'estero la stampa pubblicò articoli osannanti al valore del­ l'impresa e dei volatori. Nel 1922, Ferrarin, vinceva la Coppa Baracca. Nel 1925 effettuava la crociera delle capitali euro•

La Coppa Schneider di Norfolk 1926

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Ferrarin a' boido del Macchi 39 sul lago di Varese

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peee i Reali belgi e romeni vollero essere portati in volo nel suo apparecchio. Mei 1926 partecipava alla Coppa Schneider a Norfolk negli Stati Uniti, riove, egli, non ebbe fortuna, ma la vittoria fu tut­ tavia di un altro grande italiano: Mario De Bernar­ di. Si rivalse nel 1928 con i famosi primati conse­ guiti insieme con Carlo del Prete, a Guidonia, pri­ mati di disianza e di durata in circuito chiuso. Do­ po di che. un mese dopo, nel luglio, Arturo Ferra­ rin e Carlo Del Prete spiccavano, da Guidonia, il vote- senza scalo sino alle ceste del Brasile, volan­ do la distanza di ottomila chilometri in 49 ore e 1C minuti... (Carlo Del Prete periva pochi giorni dopc in un banale incidente di volo, dal quale Ferrarin usciva salvo per miracolo). Fu quello un anno di molte soddisfazioni pei Ferrarin, e quella di cui si sentiva particolarmente orgoglioso fu di aver insegnato a volare e fatto conseguire ir: breve tempo il brevetto di pilota al Duca d'Aosta, colui che Viceré in A.O.I. dieci anni dopo, per la sua perizia e ardimento, fu chiamato « il Duca di Ferro ». Ferrarin, collaudatore e maestro, lo vedemmo su tutti gli apparecchi, di nuova ideazione_la sua attività di collaudatore, di sperimentatore, di con­ sigliere fu veramente preziosa per la maggior par te delle ditte costruttrici. D'una valentia che gli cor,sentiva temerarietà vere e proprie, aveva dell'ap­ parecchio la stessa sensibilità che può avere dal­ le proprie ali una rondine. A Guidonia collaudando un « Nardi » esegui un atterraggio con il carrello rientrato per dimostrare come si potesse atterrare con piena sicurezza sull'ala. Inutile aggiungere co­ me le sue acrobazie abbiano fatto scuola e testo. L'incidente che a Guidonia gli spezzò la vita si dovette alla sua abituale spericolatezza. Collau­ dando un nuovo veloce apparecchio, di cui aveva dimostrato la efficienza di volo e la rispondenza a tutti i requisiti acrobatici, prossimo ormai ad atter­ rare, a 70 metri da ferra, volle sporgersi in fuori per assicurarsi se il carrello fosse in ordine per eseguire l'atterraggio normale. A guida rilasciata, l'apparecchio sorprese il pilota e si abbattè al suo­ lo. Incidente dovuto a un eccesso di confidenza nell'istante, sempre critico, della presa di contatto col terreno. Del resto Ferrarin non era uomo da morire di malanni o di acciacchi della vecchiaia. Aveva fatto getto della propria vita fin da quando, ventenne, 1’11 giugno 1915, era entrato volontario nel Battaglione aviatori. Infinite volte non fu che un sopravvissuto del suo temperamento, della sua audacia, della sua sete di spazio e di avventura. E la fine di un Ferrarin, votato al sacrificio, che aveva volato per tutte le vie aeree del mondo, non poteva non essere nella città dedicata al sa­ crificio e per il sacrificio vivente: Guidonia. Due ■grandi nomi essa già recava incisi in lettere d'oro nel suo albo di gloria: il generale Guidoni, prima vittima di un collaudo che doveva precedere la creazione di quello che oggi è il perfetto paracadu­ te, e dava l'impronta sacrificale ed eroica alla in­ tera esistenza della Città delle ali. L'altro nome era quello della medaglia d'oro Chiorboli, immola >si nelle fiamme per strappare ad esse i piloti cac ufi insieme col velivolo. Il terzo grande nome do­ veva essere quello del « more «. E il suo nome, a Guidonia, fu celebrato con un'opera di vita. Gli venne dedicato, a lui atleta

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e sportivo eclettico, il campo sportivo costruito con il lavoro volontario dei lavoratori del luogo. Par­ tecipammo alla memorabile inaugurazione di quel campo. Le autorità e il popolo ne fecero una cele­ brazione degna del grande asso. Il Vescovo di Ti­ voli, che benedì il campo, disse: «...la gioventù pro­ mette di crescere nell'ansia e nel miraggio di emu­ lare il suo cuore e le sue gesta». Anche noi parlam­ mo. Dicemmo che la tradizione cavalleresca tro­ vava la sua traduzione sfolgorante nelle giostre aeree, nelle perigliose missioni del cielo, che non poteva aprirsi un campo più vasto, un orizzonte più luminoso ai nuovi cavalieri: ai cavalieri dell'aria. Il ciclo del San Graal s'era trasferito alle stelle... ì? il nostro sguardo si alzò verse l'azzurro del cielo. Una nuvola bianca, soffice, bella come quella dell'Aurora del Reni che si ammira nel romano Pa­ lazzo Rospigliosi, s'era d'imprcvviso arfcccia’a sulla distesa degli hangars. Pensammo al «moro»: « ...andarsene ad abitare in uno di quegli isolotti lassù... E volare per l'eternità »!

11 volo Roma Brasile: Ferrarin, Cappannini e Del Prete sul Savoia 64


Nimcmm LI MOTO pito di questa importanza? La Federa­ lungi dal conformarsi in farfalla, pur Un tempo esisteva lo slogan propa­ zione motociclistica d’accordo con al­ sognando il prodigio di spiccarsi in gandistico, per la motocicletta, invo­ tre federazioni motoristiche e Case co­ volo di falco. cante la « moto per il popolo ». Cioè struttrici? Ci sembra, questa, la solu­ Comunque, si vola, con volo mecca­ si auspicava che le Case fabbricanti di zione più logica. nico: nell’aria, e a velocità che ormai motociclette studiassero, ideassero e Comunque si dovrebbe arrivare ad non ignorano quelle degli asteroidi, co­ mettessero in commercio una moto di una soluzione possibile, magari chie­ me audacissimi collaudi stanno a in­ piccola cilindrata che costasse poco dendo la collaborazione di enti — co­ dicare. E si vola in terra, alle velocità non soltanto come prezzo di listino ma me, ad esempio, il Centro anche come consumo e ---------- Sportivo Italiano — che manutenzione. Oggi questo —----particolarmente ai giovani slogan non avrebbe ragio­ si rivolgono con la loro La maggioranza dei giovani ha. la signoria ne di essere se non per attività. Il compito, è do­ un ulteriore — sempre d’un motore in cima alle proprie aspirazioni! veroso riconoscerlo, non è gradito dalla massa dei facile. Anche se sviluppa­ clienti — ribasso di ven­ Non lo si dimentichi. to secondo le linee più dita. semplici ed essenziali, si Il motociclismo è vera­ tratta pur sempre di... mo­ mente oggi alla portata sportive che sappiamo e a quelle uti­ delle borse anche, relativamente, torizzare nella dottrina e nella pratica litarie che gli ultimi primati conqui­ migliaia di giovani elementi. Di formare modeste. Merito tutto di quelle Ca­ stati da quei minuscoli gioielli di mo­ una specie di scuola elementare mecca­ se italiane che hanno saputo bril­ tori che sono la « Vespa » e la « Lam­ lantemente risolvere il problema. Og­ nica. Le nozioni di cultura elementare bretta » hanno sbalordito il mondo mogi, nel secolo del motore, possiamo ben impartite e inculcate dalla istruzione toristico. delle scuole di avviamento tecnico, che dire che ci stiamo orientando e incam­ Ora come ammettere che le nuove minando verso la motorizzazione « to­ servivano di base a minimo comun de­ generazioni da lanciare alla corsa del­ talitaria »... Basta uscire la domenica nominatore necessario e sufficiente per la vita moderna e futura siano rasse­ per le strade che conducono in cam­ la generalità dei cittadini, oggi devono gnate a priori a restare... al palo, vale pagna, al mare, per convincersene. arricchirsi di un apposito corredo moa dire al « lento pede » dei padri an­ toristico. Senza di esso, in questa acce­ Ma bisognerà che chi è preposto alla tichi che per massimo esponente velo­ lerata corsa alla vita si resta al... palo organizzazione motoristica sportiva del cistico avevano il cavallo? di partenza. Paese si rivolga un po’ più ai giovani. Anche se il nobile quadrupede e Ripetiamo: quale potrebbe essere Occorrono manifestazioni di propagan­ suoi affini resteranno utili e utilizzabili il mezzo per attuare una istruzione­ da sul tipo «Rosa d’inverno», «Radu­ per molte mansioni, e il « puro san­ complementare del genere? La propo­ no dei Centauri », convegni, gare po­ gue » e il « mezzo sangue » avranno sta va studiata e vagliata. Non scartata polarissime di regolarità e soprattutto sempre i loro cultori appassionati; nè alla prima difficoltà che s’incontri. La scuole di motorizzazione (dove venga potrà mai cancellarsi il normale ritor­ Federazione Motociclistica tanto bene­ divulgata la meccanica del motore) ri­ no originario del traffico sociale, cosi merita in passato in iniziative propa­ servate ai giovani. In questo secolo del come permane, con alterazioni appena gandistiche da far epoca (il « Raduno motore, di questo perfetto strumento di relative, il battito del polso del pilota dei Centauri » fece convenire a Roma velocità e di comunicazioni che condu­ lanciato alle velocità più elevate; an­ una massa di oltre diecimila motocicli­ ce a un rivoluzionamento non dell’or­ che se tale inalterabilità di base e di sti!) dovrebbe mettersi su questa stra­ dine — che ciò non è possibile — ma alcuni clementi, i piani generali nella da: propaganda, diffusione, attività! del tempo della vita umana, basata organizzazione . e negli sviluppi della su ritmo sempre più accelerato, non è economia mondiale si innoveranno d'ora Intanto, le cronache di questi giorni ammissibile che le nuove generazioni segnalano la partenza da Milano per innanzi sul ritmo della velocità moto­ crescano senza una approfondita cogni­ Oslo di 25 giovani boys-scout, in mo­ rizzata. Ed è secondo questa che tutti zione del motore ed una effettiva ed tocicletta. Un raid che ha la sua im­ debbono essere in grado di muoversi efficace pratica di esso. Non basta sa­ portanza e il suo significato. e funzionare. lire su una « vespa », dare un po' di E a Castellazzo Bormida il raduno Come volgarizzare il motore? Come gas, ingranare la marcia e andare... per la Madonnina dei Centauri — che accingersi a provvedere nel modo più fu benedetta l'altro mese dal Santo Pa­ Il traffico umano non si muove più vasto razionale e radicale alle necessi­ dre — ha visto insieme ben quattromi­ solo con le proprie gambe, sulle ruote tà dei tempi nuovi e alle aspirazioni la motociclisti convenuti da ogni parte a traino animale, a dorso di quadrupe­ generali? d’Italia, Inghilterra, Belgio, Olanda, di, secondo la spinta del vento raccol­ Come istituire scuole addestrative del Lussemburgo, Francia, Svizzera, Andor­ to dalle vele, o la spinta dei remi, o se­ genere? Ci piacerebbe conoscere in ra, Principato di Monaco, Austria, Ma­ condo la trazione del vapore che già proposito il pensiero del valoroso colle­ rocco. ha avuto tanto a influire sulle comuni-, ga Ivo Magnani che in passato ebbe a cazioni e l’economia generale del mon­ Il motociclismo ha un avvenire gran­ sperimentare una iniziativa di propa­ do, o a trazione elettrica. Oggi si vola, dioso dinanzi a sè e l’Italia non deve ganda motoristica tra i giovani come e su sempre più vasta scala, anche se rimanere indietro a nessuno. Anzi, de­ « ispettore tecnico centrale » delle or­ il vero e proprio volo umano, mosso ganizzazioni giovanili. Si aggiunsero, al­ ve mantenere intatto il suo primato dalla forza muscolare è ancora di là d’avanguardia. lora, risultati pieni di liete promesse. da venire, è ancora una crisalide assai Chi potrebbe, oggi, assumere un còmUrico Talfct

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IL NOSTRO CANOTTÀGGIO DOPO

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tine volta tanto la Federazione Ita­ liana di Canottaggio ha voluto scinde­ re la parte Juniores delle forze remiere nazionali, dai campionati «assoluti» per vedere in separata sede e in un ambiente proprio i giovani. La cosa non ha mancato di dare frutti e orientamen­ ti tecnici indovinati e interessanti. A Castelgandolfo il numero degli equi­ paggi non è stato eccessivo. Non avreb­ be potuto esserlo purtroppo in quanto le spese di mantenimento di un « ar­ ino « sono aumentate al punto tale da decidere i dirigenti alla partecipazio­ ne alle regate solo se l’equipaggio ri­ sponde, cronometro alla mano, ai li­ miti tecnici /issati. Si aggiunga ancora l’elevato costo dei trasporti ferroviari delle persone e delle imbarcazioni e si comprenderà facilmente il perchè gli equipaggi inviati ai campionati nazio­ nali sono già di per se stessi selezionati e quindi eccellenti. La manifestazione di Castelgandolfo ha dimostrato a sufficenza tutto ciò, ve­ ro è che gli equipaggi che hanno ga­ reggiato, provenienti da lontano, si so­ no affermati chiaramente e taluni ad­ dirittura sono andati oltre ogni aspet­ tativa. Il programma ha presentato in gene­ re regate non affollate ma tecnicamente eccellenti. In taluni tipi di im­ barcazione la scarsezza di partecipanti si è fatta maggiormente sentire; ma si tratta di imbarcazioni difficili alle qua­ li iti genere si avviano soltanto ele­ menti maturi, se non già seniores. 1 campionati Juniores dovevano es­ sere la conferma di quelli « del mare » e lo sono stati infatti avendo data di­ mostrazione palese del notevole van­ taggio di impostare i nuovi vogatori sul tipo più facile delle imbarcazioni: le gole e le canoe, per passarli poi, in pie­ no rendimento fisico e quindi in com­ pleto allenamento atletico, al tipo li­ bero dei ■ fuori scalmo ». Si poteva pen­ sare infatti ad una pronta affermazio­ ne del padovano Cavallini nel « singo­ lo » dopo la stia prodezza nel « canoi­ no « al campionato del mare svoltosi meno di due mesi addietro nel sugge­ stivo e invitante golfo del Tigulio a Rapallo. Ma nessuno poteva davvero supporre ad un trionfo tanto chiaro dello studente veneto con appena tren­ ta giorni di voga sull’esile e difficile imbarcazione libera. È stata la vitto­ ria di Cavallini, un successo di forza

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più che di abilità in quanto il giovane atleta padovano non ha ancora impa­ rato ad usare le spalle e le reni e ot­ tiene la spinta veloce della propria im­ barcazione esclusivamente con le brac­ cia. Nè i suoi avversari erano gente da quattro soldi. I suoi avversari ave­ vano nome Dapiran, il triestino che lo scorso anno ad Henley, sul Tamigi, fu compagno di barca nel « due di cop­ pia » dell’olimpionico Ustolin; Berga­ mini che rappresenta nello schifi il diretto avversario del campione italia­ no seniores Catasta; e ancora il giova­ nissimo romano Serventi che ha corso con ingenuità, dimentico della forza di Cavallini, dell'esperienza di Bergamini e della scaltrezza e abilità di Dapiran. Serventi ha avuto infatti il torto, lusin­ gato senza dubbio dal risultato con­ seguito al campionato del mare e quin­ di sicuro delle sue forze, di attaccare gli avversari subito, in partenza. Que­ sti lo hanno lasciato fare, ma ai 1000 metri hanno risposto con violenza e so­ no passati al contrattacco. Nel finale quando all’abilità e alla scioltezza del­ la palata occorreva aggiungere anche forza di muscoli e fiato di polmoni, Ca­ vallini, Dapiran e Bergamini hanno scavalcato nettamente l’esile imbarca­ zione del giovane canottiere romano che prosegue in un altro sport le tradi­ zioni davvero luminose di casa Ser­ venti. Il campo di regata di Castelgandolfo costituisce per il canottaggio italiano il miglior tracciato di gara. I tecnici del Comitato della 10.a zona e in par­ ticolare l’ing. Grappelli e l’ing. Feccia hanno studiato attraverso anni di espe­ rienza, la nuova impostazione del me­ raviglioso tracciato che con i suoi due­ mila metri esatti, delimitati alla per­ fezione e il corridoio ampissimo di ben 120 metri, permette la disputa di competizioni remiere di qualsiasi le­ vatura. Castelgandolfo, solo che com­ pleti un po’ la sua attrezzatura logi­ stica, invero scarsa a tutt’oggi, può giustamente aspirare ad essere sede non solo l’anno prossimo dei Campionati assoluti del remo ma anche di quelli d’Europa e perchè no, delle stesse Olimpiadi. Pochi sono infatti i campi di regata che consentano una partenza in linea e una visibilità tanto completa di sei equipaggi in gara. Lo stesso Ta­ migi, lo stesso tracciato di Henley che gli inglesi definiscono il più completo

J U N1 I O R E S e avvincente del mondo non ha le ca­ ratteristiche tecniche di quello del mi­ nuscolo ma profondo lago di Albano. Basti dire die ad Henley non possono prendere il via più di tre imbarcazioni il che provoca scherzi davvero danno­ si per la qualificazione e selezione degli equipaggi, sicché alla finale possono giungere anche non davvero le tre im­ barcazioni migliori del lotto numero­ sissimo di concorrenti come è accaduto proprio lo scorso anno alle Olimpiadi. Ma il tracciato di Castelgandolfo ri­ chiede una preparazione particolare. Basti dire che gli equipaggi romani, che pur dovrebbero conoscerlo come il cor­ ridoio di casa, non hanno davvero bril­ lato. Ciò vuol dire che avendo lavorato esclusivamente sul Tevere, tracciato ve­ loce, aaj.'he in periodo di secca, si sono trovati all'improvviso in difficoltà sul­ lo specchio d’acqua, un po’ duro di Ca­ stelgandolfo. Vero è che ne è sorta per­ fino l’idea di consigliare ai dirigenti dei circoli vernieri della Capitale di impiantare sulle rive del Lago di Al­ bano un capannone con qualche imbar­ cazione dentro per preparare i propri equipaggi direttamente sul posto. Allenarsi sul Tevere, come sui fiumi in genere, non è infatti la stessa cosa che lavorare sul lago. Avendo gli equi­ paggi romani impostato la loro prepa­ razione su di un percorso veloce e leg­ gero si sono trovati a mal partito quan­ do nei finali di gara dei campionati ju­ niores hanno dovuto reagire alla mag­ gior forza offerta dagli «armi» avver­ sari. Valga per tutte l’esempio del « due con timoniere » dell’Attiene di Roma che non ha saputo resistere nel finale al ritorno indiavolato della Sevino, la quale forse perchè abituata sulle acque del lago ha potuto trovare, nelle poche prove prima del campionato di Castel­ gandolfo il ritmo giusto della palata e l’impiego razionale della forza neces­ saria per condurre a termine una gara, battendo un numero di colpi, per gran parte degli equipaggi romani impossi­ bile. Sono considerazioni queste che hanno il loro valore cosi come vieti spontaneo approvare il campo di regata scelto dalla Federazione Italiana per i cam­ pionati assoluti: il canale di Padova, molto simile per le sue caratteristiche e per la quiete e quindi pesantezza dello sue acque, al tracciato di Amsterdam dove quindici giorni dopo gli « assolu­


Il " 4 senza» della Canottieri Trieste, campioni d'Italia juniores

ti », saranno disputati i campioni eu­ ropei. Si potrà obiettare che non sem­ pre è possibile allenare un equipaggio sullo stesso tipo di percorso su cui deve poi disputare una competizione, ma è pur vero che avendolo a portata di ma­ no è proprio ingenuo non farlo. Cosa han detto i campionati juniores 1949? Molte cose e in genere soddisfa­ centi. Abbiamo accennato a Cavallini, vogatore di grande avvenire e di ri­ flesso anche alle possibilità di Serventi. Ma molti altri sono gli equipaggi che hanno destato impressione notevole e primo fra tutti l’« otto » del Livorno che monta sulla stessa imbarcazione e conserva lo stesso nominativo: « Scarronzoni » quella imbarcazione e quel nominativo che per anni e anni son pas­ sati vittoriosi in campionati nazionali ed europei, terminando ad un soffio in due olimpiadi a Los Angeles ed a Ber­ lino, dai vincitori. Gli otto ragazzi livornesi che Mario Ghiozzi, ha impostato quasi per mira­ colo in un periodo di tempo eccezio­ nalmente breve, dopo aver vinto i cam­ pionati del mare in gole hanno trovato lo stesso rendimento nella imbarcazio­ ne ben più' difficile dell’otto fuori scal­ mo. Non è facile mettere insieme un equì-

paggio di tanta forza più che di abi­ lità. I livornesi dispongono per buona fortuna di materiale uomo, così come potè disporne qualche anno addietro l’Aniene di Roma quando utilizzò i « co­ razzieri » e creò l’equipaggio junior che per primo fece gridare alla sor­ presa, vincendo di primo acchito i cam­ pionati della categoria. A Castelgandolfo l’otto del Livorno ha avuto di fronte VArmida di Torino e l’Ilva di Bagnoli. Si pensava che l’e­ sperienza e. la tecnica in barca dell'e­ quipaggio torinese che aveva inserito alcuni elementi di eccezionale valore, anche se passati, potesse aver ragione con facilità dei livornesi, più che dei ■napoletani che hanno avuto la sfortuna di imbattersi in due « armi » particolar­ mente di classe. E invece gli <> Scarronconi » han fatto la loro gara prenden­ do decisamente la testa ai mille metri e filando per tutto il resto del percorso con un crescendo che davvero ha ri­ chiamato alla mente i loro grandi pre­ decessori. Potremmo sbagliarci ma ab­ biamo l’impressione d’aver trovato, sul serio, i continuatori dell’otto del Va­ rese che dopo un inizio incerto, ma forse più riservato che dubbio, sono andati a vigere in Svizzera nelle dif­ ficili regate di Zurìgo. Ai campionati as-

soluti di Padova i varesini, gente di lago, avranno di fronte oltre ai giuliani ed ai napoletani e certo anche ai tori­ nesi, il nuovo equipaggio della « Canot­ tieri Livorno ». Cosa potranno fare i giovani giganti labronici di fronte agli olimpionici di Londra è difficile pre­ vedere, ed è anzi bene non insistere troppo sulle previsioni che sconcertano in genere gli equipaggi non ancora ma­ turi. Certo è che la prova dei livornesi sarà eloquente, cosi come interessante si presenterà la regata del « quattro con timoniere » nella quale la « Canot­ tieri Firenze », vincitrice netta della S. Giorgio di Roma dirà una parola au­ torevole, e cosi come prelibato per i tècnici e i buongustai del canottaggio appare il confronto tra il « quattro sen­ za' timoniere » della ginnastica triestina e i campioni olimpionici della Motoguzzi di Mandello. Si può dunque concludere che i campionati del mare come quelli ju­ niores di Castelgandolfo non avrebbero potuto offrire alla Federazione ed allo Sport verniero migliori indicazioni e si può essere certi che più d’uno degli ar­ mi giovani si inserirà, a giusto diritto, tra i grandi nomi dei campioni asso­ luti.

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Bigogno, l’allenatore principe

stelli che, conteso da varie società, è finito al Genoa, dando ragione al senso di predestinazione stranamente diffuso che il robusto mediano della nazionale cadetta fosse fatalmente proiettato ver­ so i colori rossoblù della Superba. Uno sguardo qualitativo ai movi­ menti della campagna acquisti rivela che alcune squadre, facilmente identi­ ficabili nelle sei di Milano, Torino e Genova, si sono decisamente orientate verso uomini di classe elevata, affer­ mata sicuramente in campo nazionale o estero, col chiaro scopo di costituire compagini atte a puntare al massimo risultato. Con minore larghezza, anche il Bologna si sta attrezzando per ripor­ tarsi fra le squadre di primissimo pia­ no e le altre, comprese le due romane, compiono con maggiore cautela, ma con decisa andatura, i loro passi in ascesa. Resta a vedere se e quanto gli uo­ mini provenienti dall’estero, individual­ mente di grande valore, riusciranno ad inserirsi nel giuoco delle rispettive squadre e nel clima del nostro cam­ pionato; se, in altre parole, la loro pre­ senza nelle nuove formazioni sarà ido­ nea a formare « squadra », condizione necessaria perchè il loro acquisto si manifesti utile ed efficace. In questa riserva, che è prudente e doveroso avanzare, perchè non sempre

quelli meno dotati; ma non è menò vero — il neo promosso Como ne offre un esempio lampante — che elementi di media classe aventi caratteristiche affini sono più suscettibili di trovare un assieme e di sviluppare un rendi­ mento costante e di elevato livello. L'uomo di grande classe ha la sua per­ sonalità ben definita ed è meno dispo­ sto a rinunciarvi per subordinarla a quella degli altri compagni di squadra; ritengono più legittimo che l’assieme si sacrifichi per loro, anziché sacrificar­ si essi per l’assieme. Tuttavia, anche con qualche attrito e qualche discontinuità, un complesso di uomini di classe elevata finisce sem­ pre per fornire un rendimento notevo­ le. Le società, che guardano soprattut­ to al campionato e perseguono il risul­ tato immediato, preferiscono tentare il colpo di insediarsi in alto, per poi pren­ dere tutti i provvedimenti atti a man­ tenere la posizione di primato conquista­ ta. Ritengono migliore tirar su dei so­ lidi muri, anziché metter prima soli­ dissime fondamenta. Meglio di noi, il campionato giudica e sanziona con le sue definitive sentenze la maggiore o minore bontà di questi criteri. Mentre le società perseguono i loro fini immediati e mediati, la Federazione deve perseguire i propri, che sono di

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LI ncora prima che il campionato aves* * se termine, la stagione calcistica si è improvvisamente afflosciata, affon­ dando nella nebbia fitta di un disinte­ resse inconsueto. La campagna acqui­ sti, che abitualmente dava un'anima­ zione frenetica al periodo immediata­ mente successivo al campionato, come una borsa in fase di intense contratta­ zioni, ha presentato un andamento ben poco sostenuto. Eppure, se andiamo a guardare il volume degli scambi, le ci­ fre complessive dei trasferimenti sono presumibilmente superiori a quelle de­ gli anni scorsi. L’apparente quiete, che solo la cla­ morosa smobilitazione effettuata dalla Lucchese e le vicende del trasferimen­ to di Moro ruppero come tuoni a ciel sereno, dipende dal fatto che molte squadre hanno provveduto ai loro ac­ quisti a campionato ancora in corso e per di più pescando a piene mani nel mercato estero. In quello interno, i col­ pi sensazionali sono mancati. Tranne quelli della Lucchese e Moro, altri ele­ menti di primissimo piano si sono scar­ samente mossi: L’atalantino Mari che è andato alla Juventus, il novarese Ca-

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COMINCIA A CURARE LA BASE CHE E' QUELLA DEGLI ALLENATORI le valutazioni che possono farsi sulla carta trovano poi effettiva rispondenza sul campo, risiede in certo qual modo il giudizio generico sulla procedura che i dirigenti delle società italiane, nella loro quasi totalità, adottano per poten­ ziare i loro complessi. La scelta degli uomini a cui viene affidata la difesa dei loro colori è ancora prevalentemen­ te improntata ad un certo empirismo. Lo stile incomparabile che il Torino usò anche in questo campo non ha an­ cora trovato imitatori; meglio, seguaci. Si ha troppa fretta di arrivare al ri­ sultato immediato e si scelgono pezzi di grande qualità, senza prima assicu­ rarsi che siano tagliati in modo adat­ to per far combaciare i loro ingranag­ gi con quelli di tutto il resto del mec­ canismo. È vero che elementi di classe trova­ no intesa fra loro più facilmente di

interesse generale e che s’imperniano sull’attività della squadra nazionale. Al­ la fine del campionato che vedrà fra poco il suo inizio e che avrà svolgi­ mento più servito, la « nazionale » an­ drà in cantiere per prepararsi al duro cimento di difendere — sopravvive in noi tutti la speranza che possa anche confermare — il primato acquistato ne­ gli ultimi due campionati mondiali. Di fronte a questa ormai imminente sca­ denza, si presenta immediatamente lo interrogativo se i successi colti dalle rappresentative azzurre subito dopo la catastrofe di Superga siano frutto sol­ tanto di volitiva reazione al crudele colpo del destino o rappresentino, in­ vece, la fondanr|entale vitalità del cal­ cio italiano. Il prossimo avvenire potrà darci con­ creta risposta: ci dirà, anche, se è quan­ to rimmissionc di assi stranieri pro-


Venienti dalle scuole più disparate po­ trà manifestarsi giovevole per il per­ fezionamento stilistico ed agonistico de­ gli azzuri vecchi e nuovi: in particolar modo di quelli che, nelle file dei ca­ detti, si sono rivelati come sicure pro­ messe per la squadra dei moschettieri. Non c’è che da attendere il responso, con serena fiducia. Per adesso, al pari delle società, la Federazione non può che attenersi al­ la tattica di tirar su i muri quanto più solidi possibili, valendosi del materiale migliore a sua disposizione. Ma non trascura di porre fin d’ora le solide fon­ damenta del progresso tecnico ed or­ ganizzativo del calcio italiano. Le deli­ berazioni recenti del Consiglio Federa­ le dimostrano che verso questo scopo si marcia con passo deciso. Per quanto l’attuazione del Centro di Preparazio­ ne sia ancora relativamente lontana, il Corso di Preparazione e di perfezio­ namento per aiutanti allenatori che si svolgerà in agosto è una realizzazione piena di promesse. Si comincia a cura­ re la base, che è quella degli insegnanti. La Commissione Tecnica Federale, che il Consiglio Nazionale della F.I.G.C. dovrà nominare nella sua sessione di Firenze agli ultimi di luglio e che ha fra i suoi còmpiti la nomina e la sor­ veglianza degli allenatori e aiuto alle­ natori, si troverà frattanto di fronte alla costituita associazione allenatori di calcio: ottima occasione per stabili­ re subito rapporti che abbiano per fine essenziale la tutela della dignità pro­ fessionale. La miglior tutela consiste appunto nel riservare l’esercizio della professione di allenatore soltanto a chi ne abbia e ne dimostri concretamente la capacità. L’accordo F.I.G.C.-A.I.A. e la facoltà accordata ai presidenti di società di se­ rie A di presentare rapporti contenen­ ti i loro giudizi sull’operato degli ar­ bitri che dirigono le partite in cui sono impegnate le loro squadre, sono altri passi in avanti verso una maggiore comprensione e una più stretta ed ef­ ficace collaborazione fra tutti i vari ele­ menti che dànno vita al grande com­ plesso calcistico. Lasciando alla massa la passionalità che costituisce il lievito più efficace della vitalità dello sport, {li elementi dirigenti mirano a con­ temperare, nel rispetto delle reciproche funzioni, i rispettivi còmpiti ed a fon­ derli ai fini del migliore e più perfetto andamento. È un lavoro che si svolge silenzio­ samente, con progressione sicura e co­ stante e quasi inavvertita, attraverso decisioni che si riassumono lunghi pe­ riodi di studio e di preparazione' Non tutti avvertono le proporzioni e gli effetti di questo lavoro; ma sarebbe gra­ ve trascuratezza non sottolinearli e non prendere atto, con soddisfazione, delle promesse che in esso sono sicuramen­ te racchiuse.

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di Renato Germinelli

/"'duella dei calciatori è una classe di lavoratori accomodante e mallea­ bile. Si è discusso giorni addietro del rattamente economico dei calciatori tra i membri della Commissione federale ed i rappresentanti dei giocatori ed è bastata una seduta, una sola sedu­ ta, per raggiungere l'accordo. Ecco, in materia sindacale, un esem­ pio da imitare. Qualsiasi altra categoria di lavora­ tori e di datori di lavoro avrebbe im­ piegato qualche mese di accanite e agitate discussioni prima di dare cor­ po ad un patto di reciproca conniven­ za. Nulla di tutto questo tra Associazio­ ne Calciatori e Commissione Federa­ le. La seduta, cominciata in un ambien­ te di cordialità e svoltasi in una at­ mosfera di idillio si è perfino conclusa — secondo quanto riferiscono i giorna­ li — con plausi ed inni al presidente, In realtà c’è da tener conto che il patto di lavoro dei calciatori presenta aspetti così insoliti da differenziarlo in modo piuttosto singolare dai consue­ ti contratti collettivi che regolano i nor­ mali rapporti di impiego. Il più singolare di questi aspetti è rappresentato dal fatto che il patto cal­ cistico contempla — oltre i minimi — anche i massimi di stipendio e cioè po­ ne un limite ben determinato alle ca­ pacità di guadagno di un calciatore. Qualsiasi altro contratto di lavoro con­ sente, al contrario, piena libertà all’imprenditore che voglia applicare, a van­ taggio dei suoi dipendenti, condizioni più favorevoli. Tutti sanno, d'altra parte, che que­ ste possibilità illimitate di guadagno per il lavoratore normale sono, in ge­ nere, del tutto teoriche perchè in pra­ tica, il datore di lavoro si guarderà bene dal concedere un solo centesimo in più di quanto è previsto dai minimi contrattuali. Altrettanto teorica è peraltro la nor­ ma, solo apparentemente vessatoria, per la quale al calciatore viene imposto un

limite massimo di retribuzione. Accade, difatti, normalmente, che il calciatore indiscreto nelle sue pretese, finirà sem­ pre per trovare il dirigente disposto a derogare dai patti accettati e sottoscritti e pronto ad escogitare la maniera di escluderli con concessioni extra con­ trattuali. L'apparenza, quindi, non corrisponde alla realtà perchè il calciatore, nono­ stante i vincoli del suo contratto, ot­ terrà in pratica un trattamento più favorevole di quello contemplato dal più liberale contratto del lavoratore normale. In sostanza — come è stato detto — l’illimitata possibilità di guadagno del lavoratore comune è altrettanto teori­ ca quanto il limite posto allo stipendio del lavoratore calciatore. Una categoria di lavoratori così pri­ vilegiati quale è quella dei calciatori non potrebbe dunque non essere acco­ modante e malleabile nei rapporti con la classe padronale e con quella che dirige e disciplina l’attività calcistica nazionale. Il calciatore non ha nemmeno il tem­ po di enunciare i suoi problemi di clas­ se che già se li trova belli e risolti e naturalmente in suo favore. Il governo calcistico, in seno al qua­ le la classe padronale è largamente rappresentata, non manca mai di mani­ festare paterna tenerezza e partico­ lari riguardi per il suddito prediletto, e non esita a prenderlo sotto la sua ala protettrice tutte le volte che l'orizzon­ te si oscura. Si parla, ad esempio, di professionismo? Ecco il pericolo. Il re­ gime proiessionistico può minare le basi di questa incongrua, ma comoda situazione attuale per cui i professio­ nisti essendo eziandio dilettanti e vice­ versa, tutti i calciatori partecipano dei benefici dell'una e dell’altra categoria. Il governo calcistico interviene e de­ libera: « Si rispetti lo statu quo! ». Si delinea la minaccia di una concorren­ za da parte della mano d'opera stra­ niera? Ecco che i dirigenti, solleciti degli interessi della massa provvedono a chiudere le frontiere ed a proclama­ re il regime protezionistico. Tutti pos­ sono così lavorare alle migliori condi­ zioni: gli ottimi, i buoni, i mediocri e anche i meno che mediocri. C'è posto per tutti sui campi di calcio, anche se non sempre la classe è pari alle pretese e agli stipendi, anche se dalla promi­ scuità tra buoni e cattivi derivino squi­ libri e stonature. Nel perfetto idillio tra capitale e la­ voro il calciatore si limita così a regi­ strare le conquiste di classe ottenute senza lotta. C'è dunque un settore della produ­ zione dove regna la pace e dove, nel­ l'accordo più perfetto, si fabbricano la ricchezza e il benessere dei lavoratori.

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Un bel trio : Cerdan, Manca eTartista Mischa Auer

madre fiorentina. S’inizio all’attività agonistica in una squadra di calcio sorta nresso l’Associazione Cattolica di S. Croce in Gerusalemme. Ma ben pre­ sto si accorse che il ring esercitava su di lui un fascino particolare e sen­ tiva che la sua vocazione sportiva era quella di tirar... pugni. Nel 1934, vin­ cendo il torneo degli 8 pesi gallo, svol­ tosi nel suo popoloso quartiere di S. Giovanni, iniziò il ciclo delle sue af­ fermazioni. Ma la guerra venne a mi­ nare il filo della sua attività, che cer­ cò sempre di tener teso anche duran­ te il lungo periodo di vita militare in Affrica Orientale. Infatti nel 1937-38 vinse il campionato somalo dei dilet­ tanti, e nei 1939 i campionati dei pesi welter e medi. In un breve soggiorno a Roma, dove era venuto per godersi un periodo di meritata licenza, si ag­ giudicò la « Cintura di Roma ».

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È proprio vero che quando i cam­ pioni dello sport si trovano a parlare di sè, quando cioè un inopportuno scocciatore turba loro la quiete e se­ renità, si trovano a disagio e un tan­ tino impacciati, perchè al fuoco di fila delle domande che gli vengono rivolte, non sanno mai da dove cominciare. Tanti preferiscono tacere e magari far­ ci conoscere qualcosa della loro vita solo attraverso documentazioni della stampa, fotografie, premi che si son guadagnati, oppure pescano nel libro dei ricordi l’episodio che più di tut­ ti li ha rattristati o resi felici. Sono pochi gli atleti che si dilunga­ no in un confidenziale discorso che trat­ ti specificatamente delle proprie vi­ cende agonistiche; cercano sempre di deviarlo magari raccontando le bellez­ ze di questa o quella città che hanno visitato nelle loro « tournè ». E quan­ do si tratta di pugili, quasi quasi han­ no pudore di parlare dei loro muscoli, della loro quadratura del torace, della potenza del loro pugno. Sembra strano però che questi uomini abituati ad apparire sul. ring con la pienezza della propria virilità, e diremo quasi rudez­ za, si dimostrino poi molto sensibili e familiari nella vita privata. Giovanni Manca, campione italiano dei pesi medi, è uno di quelli che ap­ partengono appunto a quella cate­ goria di atleti semplici, che sentono sulle spalle tutta la responsabilità delia propria forza. È venuto a trovarci in redazione per annunciare la sua prossi­ ma partenza per una lunga tournè in

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America del Nord, della durata di quattro mesi. È stata una visita quasi affrettata, perchè indaffarato a sbriga­ re le pratiche relative al passaporto, ed anche perchè il suo tempo è mol­ to limitato, in quanto dedica la mag­ gior parte della sua giornata a lunghe sedute di allenamento e a rispondere ad un mucchio di lettere e contratti, a cui per ora non può dare alcun im­ pegno. Abbiamo pertanto colto l’occasione per farci dire qualcosa sulla prossi­ ma attività, e sulle sue condizioni. Si sente in forma e ha buone speranze di affermarsi in America. A Holly­ wood, la città del celluloide, incon­ trerà Anton Raadik, ex avversario di Cerdan, e durante la permanenza in oltremare, sarà accompagnato da Joe Ferardo, un italo-americano di Chica­ go, il quale gli farà da procuratore. Ma la sua » tournè » americana ha anche lo scopo di una missione. Egli infatti durante i suoi incontri chiede­ rà contributi e sovvenzioni a favore di un Istituto di Scuole Medie romano, che raccoglie i figli del popolo, che npn hanno mezzi per poter continuare gli studi. Nobile fine, e noi accom­ pagniamo Giovanni Manca con l’augu­ rio migliore, affinchè quanto è nei suoi desideri si realizzi, mettendo concre­ tamente a servizio di un’opera umani­ taria, di risanamento e di educazione le proprie capacità atletiche, Dando uno sguardo al passato, ve­ diamo che Giovanni Manca è nato a Roma nel 1919 da padre sardo e da

Dopo la lunga prigionia, rientrò fi­ nalmente in Patria, e si mise di buona lena ad allenarsi per tentare l’aggiu­ dicazione del titolo di campione ita­ liano dei medi. E infatti le sue spe­ ranze non andarono svanite, perchè nel 1947 in un incontro svoltosi a Cagliari contro Milandri di Forlì, potè rientra­ re nella sua Roma con il lauro di cam­ pione. Titolo che ha riconquistato nel giugno scorso, dopo aver battuto l’e­ miliano Poli, e abbandonato da Tiberio Mitri, detentore oggi di quello europeo. La prima uscita all’estero risale al­ l’ottobre del 1938 a Bruxelles, dove in­ contrando Luk Van Dam, fu ferito alla sopracciglia così malamente che fu costretto ad abbandonare il combat­ timento. Fu sottoposto alle cure del caso e nel dicembre dello stesso anno, a Lalouvreire, sempre in terra belga, mise al tappeto Ajier. In terra di Fran­ cia è stato sfortunato, in quanto a Pa­ rigi, nell’incontro con Decouvre, pur avendo vinto, gli fu dato solo il pareg­ gio, mentre a Marsiglia nello scorso giugno nell’incontro con Poli, mentre era già in vantaggio la ferita allo zi­ gomo sinistro si riaprì e il medico io costrinse a sospendere il combatti­ mento. Ecco in sintesi la brillante carrie­ ra di quest’atleta senza grandi pretese, a cui auguriamo le migliori fortune mentre gli raccomandiamo di non stringerci troppo la... mano quando si congeda.

Orazio


MOLTI ANNI DI BOXE ma fisico sano in MARCEL CERDAN Si trova in questi giorni a qualche alterazione e cioè la non endocraniosi politraumatica, dato del resto che coincide.con la ne­ Roma per la lavorazione di un completa estensibilità dovuta evi­ film, il noto pugile Marcel Cerdan, dentemente a fenomeni artrosici gatività dall’esame neurologico. È una constatazione questa vera­ ex campione del mondo dei pesi conseguenti alla prolungata ed mente confortante perchè dimo­ medi: è noto che egli ha perduto intensa attività. Ho ritenuto an­ stra che si può arrivare ad essere il titolo recentemente in un in­ che interessante praticare la ra­ contro con La Motta durante il diografia del cranio per constatare campioni del mondo, sena che l’or­ ganismo risenta alcun danno dal­ quale non potè difendere le sue se esistessero in lui, con tanti an­ possibilità per uno strappo musco­ ni di carriera sulle spalle, quella l’attività pugilistica, quando que­ sta sia attuata con criterio e se­ lare cne gli impedi 1 uso dell’arto alterazione della parete cranica condo i dettami della vera tecnica sinistro. E appunto per tale ra­ che si riscontrano con una certa gione che egli è venuto a trovarsi frequenza nei pugili professioni­ della noble art. al Centro Medico Sportivo dello sti: sono lieto di poter dire che Giuseppe lAi Cava Stadio Nazionale ed io ho colto in Cerdan non vi è alcun segno di l’occasione per visitarlo onde ren­ dermi conto di quali traccie abbia lasciato nel suo organismo una carriera cosi lunga e attiva di pu­ gne. Per quanto riguarda la le­ Ji sione riportato nell’incontro con La Motta è evidente che si tratta di uno strappo muscolare a ca­ rico del muscolo sopraspinoso di sinistra: infatti egli riferisce die nel doppiare un crochet sinistro, andò a vuoto, passando dietro la nuca dell’avversario ed avvertì immediatamente un violento do­ lore subito al di sopra della sca­ pola sinistra; dolore che nei giorni successivi andò diminuendo, per localizzarsi poi in corrispondenza del moncone della spalla, proprio dove questo muscolo si inserisce. Per tale lesione egli continua da noi le cure fisioterapiche iniziate altrove e penso che presto possa riprendere gli allenamenti. Inte­ ressante è l’alterazione del dorso della mano che egli presenta e che è assai frequente nei pugili. Si tratta di quella tumefazione della base dei metacarpi da me descrit­ ta nel volume « Le fratture della mano dei pugili » e che lo ha tor­ mentato per circa due anni. L’e­ same radiografico da noi praticato ha dimostrato trattarsi di una frattura non riconosciuta della base del 2<> e 3» metacarpo guari­ ta con callo osseo esuberante. At­ tualmente essa non provoca più alcun disturbo nel colpire ma im­ pedisce la chiusura completa del pugno, evidentemente per un ac­ corciamento dei tendini estensori. 11 Prof. La Cava, nresidente della Federazione Medici Sportivi, a colloquio Anche il gomito destro presenta con Cerdan in una sala del Centro medico allo Stadio Nazionale

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Gordien; pianta la bandierina 'statunitense sul punto raggiunto del nuovo record mondiale

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il lancio

Il lancio del disco è diventato per noi italiani, l'esercizio atletico di pre­ ferenza, o, meglio ancora, la competi­ zione che fa da richiamo all’atletica leggera. E questo richiamo serve a me­ raviglia a tenere desta l’attenzione de­ gli sportivi per una specialità, che è classica ma soprattutto è fra i più bei gesti atletici. Intanto è una gara che ci fa stare continuamente in ap­ prensione, e ne diremo più avanti le ragioni. Il primo atleta italiano che, in campo internazionale, ha fatto sentire la sua voce in questa specialità — ed egli l’ha levata potente ai Giochi di Berlino del 1946 — è stato Giorgio Oberweger, un atleta che, ai suoi tempi, è sempre rimasto incerto fra il lancio del disco ed i 110 metri con ostacoli. Il triestino in due anni (dal 24 marzo 1934 al 29 giugno 1936) era riuscito a far progre­ dire il primato nanano di ben cinque metri, portando cioè il limite dai m. 45 raggiunti ctal lungo Mignani della Virtus, ai suoi m. 50,31. Con simile stato di servizio egli si recò alle Olimpiadi di Berlino (1936) e si classificò al terzo posto, dietro due americani, tanto da essere in tal modo il migliore degli eu­ ropei. A quell'epoca il primato mondiale ap­ parteneva a Schroder, un tedesco scon­ tinuo nei risultati come l’attuale pri­ matista mondiale Gordien ed era di metri 53,10. Fu anzi in virtù di tale primato che il tedesco fu pronosticato probabile campione olimpionico, inve­ ce la vittoria andò al colosso Carnenter e l’italiano Oberweger fu primo de­ gli euro . Quando però tutti pensavano che Oberweger avrebbe ripetuto il bel ri­ sultato ai campionati europei di Parigi del 1938, ecco rispuntare nel triestino la passione per i 110 metri con ostacoli e volle in tal modo disputare tale pro­ va a Parigi ai campionati europei, for­ se accarezzando il sogno di aggiudi­ carsi due titoli. Ma durante la batteria dei 110 metri con ostacoli, Oberweger urtava contro una barriera, cadeva, e in tal modo perdeva non solo la pos­ sibilità di entrare nella finale della prova ad ostacoli, ma nella gara ad ostacoli lasciava... anche il titolo del disco, che venne vinto dal primatista mondiale Schroder con metri 49,70 in un’epoca in cui l’italiano aveva portato il primato a metri 51,49. Come vedete, le prime battute no­ stre nel campo del lancio del disco, procurarono subito qualche delusione come quella da noi citata, ma proprio in quella gara dove Oberweger perde­ va il titolo europeo, faceva capolino quel Consolini, allora ventenne, che quarto ai campionati europei, doveva poi diventare in seguito campione di Europa, vincitore delle Olimpiadi e pri­ matista mondiale. Consolini ha sempre camminato sul­ la linea del primato mondiale e difatti la prima volta tale massimo lo conqui­ stò il 26 ottobre 1943 al Campo Gloriati durante una gara effettuata in matti-

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nata, dove i suoi avversari non erano di eccessivo valore e dove il disco volò a m. 53,34. Era quella la prima volta che iscrivevamo il nome di un atleta italiano sulla tavola dei primati mon­ diali, settore lanci; ma in quell’epoca le comunicazioni erano diffìcili e si do­ vette attendere diverso tempo avanti di vedere omologato il massimo. Con quel lancio egli aveva detronizzato Archie Harris, altro discobolo americano scontinuo, che difatti poi scomparve dalla scena. Cinque anni dopo e precisamente il 14 aprile 1946, Consolini lanciava l’at­ trezzo a metri 54.23 che ha costituito il nuovo primato e tutti pensano che quella era la distanza di sicurezza; ma si era iniziato un serrato duello con gli americani, che prosegue e che non sappiamo quando si concluderà. Balzò in primo piano Bob Fitch e toccò a costui detronizzare Consolini: il suo lancio fu difatti di m. 54,93 ottenuto 1’8 giugno 1946, lancio che meravigliò tutti, perchè poi lo stesso Bob Fitch fu dagli americani escluso dalla squa­ dra inviata alle Olimpiadi di Londra del 1948. Prima di Londra anche Tosi si era attaccato al primato mondiale del disco: fu il 18 luglio a Perugia ed il robusto atleta riuscì a sfiorarlo, ma non a migliorarlo, poiché non riuscì che toccare la distanza di m. 54,78. Ed arriviamo così alle Olimpiadi, al­ la vigilia delle quali Tosi si era di­ mostrato in così buona forma, che tut­ ti pensarono ad una sua vittoria, an­ che se dall’America si parla di un fe­ nomeno Gordien, californiano, che su­ pera i lanci dei nostri ed è vicino al primato italiano. A Londra il clima è tutt’altro che adatto ai grandi risul­ tati, soffrono gli italiani ed i muscoli di Gordien si accartocciano. L’americano fatica ad entrare in finale, poi anche in finale viene battuto da entrambi gli italiani. I suoi risultati sono scon­ tinui: è atleta forte, ma il suo stile non è quello classico dei discoboli. In al­ lenamento, di quaranta lanci, trenta non sono validi; in gara il disco far­ falleggia durante la traiettoria. Gordien va a Parigi dono Londra e vi sono invitati anche i due italiani. Vi è il sole in. Francia ed anzi sono giornate caldissime quelle di ferrago­ sto; ma anche con quel clima Gordien non riesce a spuntarla e Consolini è ancora il migliore. Tornati i nostri di­ scoboli in Patria, Tosi si torna ad at­ taccare al primato mondiale ner rifar­ si del titolo mancato a Londra, però anche questa volta non va oltre i me­ tri 54.80, mentre Consolini il 12 set­ tembre riesce a raggiungere m. 54,89 rimanendo a 4 centimetri dal primato mondiale ed il 10 ottobre tocca all'Arena di Milano i metri 55,33 misura che fissa il nuovo limite mondiale. Gli americani rimangono meraviglia­ ti. anche se attendevano quell’assalto, ma non si arrendono. Il loro uomo mi­ gliore: Gordien. viene collocato due mesi in un centro di allenamento ca­ liforniano e subito si annuncia che egli

ha progredito nettamente: si è fatto — dicono i giornali americani — più agile. Infatti si segnala anzitutto un tiro di metri iti,Z.i nel getto del peso, un salto in alto di in. 1,80 ed un tem­ po leggermente al di sotto dei 12” sui 100 metri. Cosa fa Gordien? Indubbia­ mente compie un lavoro di agilità, che darà dei frutti: affina il suo stile che è uno dei suoi punti deboli ed il primo risultato lo ha fornito all’inizio della stagione, scagliando l'attrezzo a m. 55,08. Il limite raggiunto lo scorso anno da Consolini non basta a mettere al sicu­ ro il primato mondiale dall'assalto de­ gli americani? Non basta, perchè difatti sabato 9 luglio in una riunione svoltasi a Li­ sbona, Gordien lancia il disco a m. 56, 46. Il primato ha del meraviglioso c fa strabiliare: che è avvenuto? Esaminiamo le condizioni di ambien­ te: Gordien fa parte di una comitiva di atleti americani sbarcati il giorno primo in aereo a Lisbona e che dalla capitale del Portogallo essi inizieran­ no un giro attraverso l'Europa. La gior­ nata era caldissima ed al quarto lan­ cio l’americano era al di là del pri­ mato mondiale. « È stato un tiro in­ dovinato » — dicono i più e noi po­ tremmo fare coro aH'affermazione, ma con tutto questo il risultato non muta, tanto più che affermano gli ufficiali portoghesi, il disco andava di 25 gram­ mi oltre il peso. Tutto regolare dun­ que ed il risultato sarà senz’altro omo­ logato. Gordien ha 27 anni ed è alto m. 1,84 e tutto il resto è proporzionato alla statura; non ha la « trippa » come To­ si, che pesa 120 chilogrammi, ma le mani e le braccia sono meno volumi­ nose di quelle di Consolini, cioè la sua leva è meno potente di quella dell’ita­ liano, perchè meno lunga. Nelle mani di Consolini il disco si adagia come un mollusco nella sua conchiglia e di conseguenza l’attrezzo riceve tutto l'im­ pulso della potenza di lancio del vero­ nese. Però l'attuale socio del C. S. Pi­ relli ha 32 anni, vale a dire cinque anni in più dell’americano. Può Consolini riconquistare il primato mondiale del lancio del disco? È una domanda che potremmo mettere qui come il tema di un concorso di « Stadium » o le risposte potrebbero esse­ re le più disparate, ma la prima rispo­ sta dobbiamo darla noi, perchè dicia­ mo subito con molta franchezza che lo stile di Consolini è così chiaro e semplice, che ci sembra impossibile egli non possa fare meglio dell'ameri­ cano che arruffa. L'americano indubbiamente ha un mi­ glior gioco di gambe, perchè possiede ntaggiore agilità, ha un finale veloce provocato da tale rapido movimento delle gambe che ne accelera la rota­ zione, ma siccome la mano che impu­ gna il disco non è sempre in linea, così avviene spesse volte che l’attrezzo farfalleggia e dì conseguenza la traiet­ toria si accorcia. Si devono a questi difetti stilistici, se il suo rendimento

non e continuo, però noi non possiamo ignorare che quando la leva è veloce possono scaturire dei risultati a sor­ presa, come avveniva a Oberwerger che aveva anch’egli un veloce movimento di gambe. La leva di Consolini è più potente, non solo perchè più lunga, ma anche perchè l'attacco delle spalle lascia in­ travedere la possibilità di sprigionare una energia non comune. Consolini ini­ zia lentamente e. quando chiude, tut­ to il suo corpo lancia, vale a dire che anca, braccio e corpo formano un tut­ to armonico, che permette di impiegare tutte le energie. Inizio dunque dolce in Consolini e forse non sempre egli chiude con sufficiente velocità; la sua traiettoria è regolare, a differenza di quella di Gordien che, come avvie­ ne in tutti gli atleti veloci, è molto ra­ dente. Se il disco di Consolini durante la traiettoria avrà maggiore velocità, egli potrà fare meglio dell’americano. Naturalmente per fare questo, oc­ corre allenarsi con cura massima, co­ sa che quest'anno Adolfo Consolini non ha potuto fare, perchè osservando il calendario nazionale, egli aveva nota­ to che non lo impegnava gran che e che d'altra parte i campionati europei sono fissati nel 1950. Però ora che Gor­ dien ha superato i 56 metri può darsi che Consolini si metta d’impegno e riesca a fare più del suo rivale. Attraverso questa nostra esposizione i giovani possono non solo conoscere la situazione del lancio del disco e lo stile di due atleti, ma potranno anche apprendere che vi è in campo anche Giuseppe Tosi che può bruciare il tra­ guardo ad entrambi. La potenza di Tosi è ancora più notevole di quella dei due atleti che abbiamo illustrato, ma è il suo stile che è meno chiaro. Però Giuseppe Tosi... può fare anche lui grandi cose. E lo vedremo nel corso della stagione. :

I 309 mila tedeschi che durante il regi­ me hitleriano avevano pagato le loro quo­ te per prenotare la famosa « Automobile del popolo >• hanno oggi adito le vie le­ gali a difesa dei loro diritti. In effetti l’auto utilitaria non venne mai prodotta in serie e l’officina di costruzio­ ne « Wolfburg » fu adibita dalle autorità tedesche nel periodo bellico alla fabbri­ cazione di un tipo di « jeep ». Dopo la sconfitta della Germania, le autorità di occupazione presero possesso della » Wolfburg » che iniziò subito la fabbricazione della tanto strombazzata macchina a motore posteriore, distribuen­ dola al mercato interno ed esportandola altresì in America per averne in cambio valuta pregiata. L’attuale costo dell’auto utilitaria sul mercato interno tedesco si aggira sui t. < f(pari ____ t a ~ circa .mn non 4800 marchi tedeschi 400.000 - 450.000 lire).

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il collega Ciriachi, esperto (. Anche di atletica leggera, ha scritto per

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„ Stadium » sull’argomento tanto scottante del lancio del disco. È interessante conoscere in proposito il suo pensiero.

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appena ebbero terminato le loro lunghe fatiche della stagione ago­ nistica 1948, Tosi e Consolini, i due gi­ ganti dell’atletismo italiano, fecero un po’ com’è in uso in America. Si dettero cioè al cinematografo. Qualcuno dei no­ stri lettori avrà certamente visto il lo­ ro film e quindi saprà subito di cosa intendiamo parlare. Per chi non lo sa­ pesse, diciamo invece che si trattò solo di un documentario, con una certa aria di film vero o proprio. Ma in realtà fu una ripresa cinematografica con carat­ tere squisitamente tecnico ed insieme propagandistico e di esaltazione delle glorie del nostro sport. In quel periodo, poiché anche noi avemmo una certa .parte del film, fum­ mo naturalmente molte volte insieme con i due lanciatoci e spesso si parlò insieme di atletica in generale, di cam­ pioni, del lancio del disco in partico­ lare. Adolfo Consolini era allora ancor fre­ sco dal suo strabiliante campionato mondiale, ottenuto solo dopo tre mesi dalla conquista del titolo di olimpio­ nico. Ed appunto il film di cui diciamo esaltava il nostro grande campione ed insieme il suo formidabile record. Do­ mandammo allora all’olimpionico, e naturalmente al suo inseparabile com­ pagno ed avversario Giuseppe Tosi se il superamento dei fatidici 55 metri con il disco potesse essere considerato pos­ sibile non solo per essi, ma anche per qualche altro campione. Fu cosi che venne il discorso su For­ tune Gordien. il più forte discobolo do­ gli Stati Uniti, il giovane atleta di 24 anni e di m. 1,90 di altezza, che aveva

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preso il posto del fantomatico Bob Fi­ tch. Come rammenterete, ques’ultimo, dopo aver battuto il primato di Con­ solini (il vechcio primato) con 54.93 nel 1946 fece solo una breve comparsa in campo internazionale nel 1947. In una scorribanda sui campi europei trovò anche modo di incontrare Consolini c di batterlo, precisamente a Praga nello Stadio Strahov. Poi Fitch si ritrò dallo sport attivo e passò professionista co­ me allenatore di una squadra di rugby dell’università del Minnesota. Si parlò dunque di Gordien ed i due nostri campioni furono unanimi nell’afferinare le grandi possibilità fisiche del­ l’americano: un lanciatore di grande forza, di straordinaria agilità e veloci­ tà, uno stilista pessimo. Se però Gordien riusciva ad imbroccare un tiro sarebbe ro stati dolori per tutti; dissero Con­ solini e Tosi. Il mese passato, come avete potuto leggere, l’eventualità si è verificata. Fortune Gordien ha portato oltre un metro più avanti il record di Adolfo Consolini, dopo aver dato chiara avvi­ saglia un po’ di tempo prima da Chi­ cago, facendo in modo da essere il se­ condo uomo del mondo capace di su­ perare i 55 metri con l’attrezzo. Non era quindi sconosciuta la pos­ sibilità dello statunitense ai nostri cam­ pioni, come non era affatto sconosciuta al nostro Commissario Tecnico Nazio­ nale: Giorgio Oberweger, il quale pu­ re, in varie occasioni, non mancò di sottolinearci la potenza del campione, americano. Se Fortuné Gordien potrà fare anco­ ra meglio, se i nostri discoboli potran­ no riconquistare il primato potranno dirlo solo gli avvenimenti e le gare. Quello che interessa mettere in eviden­ za in questo momento sono due punti: primo, la magnifica ed interessante lot­ ta a distanza tra gli americani e gli italiani nel lancio del disco; secondo il significativo formidabile progresso nella specialità. Gli americani tenevano ben saldo il primato assoluto del mondo per la spe­ cialità fin dal 1930 quando cioè Jessup scagliò l’attrezzo a m. 51,73. In questo periodo di tempo, ruotante intorno al­ le Olimpiadi di Los Angeles, mentre cioè gli italiani restavano fermi sulle misure intorno ai 44 metri di Albino Fighi, gli atleti della Repubblica stel­ lata presentavano un gruppo di lanciatori notevolissimi. Sopra i metri 50 erano infatti Jones (51,20), Torance (50. 96), Hughes (50,96), Laborde (50,38). Con l’Olimpiade di Berlino del 1936 fecero un grande passo in avanti anche i te­ deschi e gli svedesi, i quali non solo contrastarono il cammino agli ameri­ cani, ma furono addirittura capaci di batterli. Ricorderete certo tra gli atleti ger­ manici Schroder che nel 1935 lanciò a m. 53,10; Lambert che nel 1936 ottenne 52,81; e tra gli svedesi Anderson che nel

1935 superò i m. 53,02 e Bergh che re­ stò sulla misura di m. 51,76. Nel frattempo Giorgio Oberweger, l’attuale Commissario Tecnico della squadra nazionale, cominciava a far vedere come anche l’Italia si ponesse sulla via del progresso. 11 giovane atle­ ta, non certamente potente quanto Con­ solini e Tosi, grazie alla sua agilità, alla sua velocità ed al suo meraviglioso stile fu il primo italiano a superare i m. 50, tanto da ottenere il suo massimo personale nel 1938 con la misura di m. 51,49. Ma gli americani, superati tedeschi e svedesi, riprendevano ben presto il so­ pravvento prima con Carpenter (53,08), poi qualche anno più tardi con Harris che ottenne 53,25. Venne quindi Hug Cannon nel 1943 con m. 53,29, ma nel frattempo era sorta la stella Consolini ad offuscare la splendida gloria degli statunitensi. Ed infatti fu proprio il nostro campione ad impadronirsi del re­ cord del mondo ed a mantenerlo finche un altro americano, il sopranotato Bob Fitch, non fu in grado di strapparglierlo con Un lancio che finora resta avvolto in un mistero e che sembra non sia stato neanche regolarmente trasmesso alla I.A.A.F. La storia finale è recentissima e non vale la pena di ricordarla ancora. Con Gordien gli americani sono di nuovo riusciti a riprendere il sopravvento. Passiamo a parlare ora del progresso del primato. Sembrava, nel periodo in cui l’atletica contava una grandiosa massa di campioni, cioè in quello coin­ cidente con i Giochi Olimpici di Berli­ no che la massima misura possibile con l’attrezzo dovesse aggirarsi sui 53-54 me­ tri. In genere, infatti, i maggiori cam­ pioni non riuscivano che raramente ad avvicinare tali misure senza peraltro superarle. La misura di 53,05 del te­ desco Schroder del 1935 di m. 53,10 sembrava il limite delle possibilità umane. Invece non fu così, come sapete bene. Dal 1935 ad oggi il primato mondiale ha fatto un cammino di oltre tre metri, qualcosa di veramente sensazionale. Fi­ no ad oggi due uomini, Consolini e Gordien hanno superato nel mondo i 55 metri, altri due: l’americano Franck e l’italiano Tosi i 54, altri cinque, e pre­ cisamente gli americani Hugh, Harris e Carpenter oltre al tedesco Schroder ed allo svedese Anderson i 53. Il primato è destinato ancora a muoversi, come d'altronde tutti gli al­ tri record del mondo. Dove si arrive­ rà, chiederete? Come ci si può pronunciare? Certa­ mente nel 1936 nessuno, almeno noi personalmente no di certo, avrebbe ar­ rischiato di affermare che un uomo sarebbe stato capace di superare i 55 metri con il disco. I fatti ci hanno det­ to per ben due volte in pochi mesi, in meno di un anno, esattamente il con­ trario.

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Partenza perfettamente simultanea : a sinistra il francese Jany, a destra lo svedese Olsson

ANCHE PER IL NUOTO in te nsi i ca re il problema è molto dibattuto. Nel nuoto non riusciamo ad emergere; ma è appunto per questo che tecnici e ap­ passionati non risparmiano critiche e studi perchè si esca alfine da una in­ feriorità, nel campo internazionale, che vivamente ci addolora. La situa­ zione natatoria italiana nei confronti dell’estero è quale risulta dalle tabel­ le dei nostri piazzamenti. Questa situa­ zione di minorità denunziata da cifre che parrebbero inoppugnabili non può nè deve uniformarsi a rigore matema­ tico. Essa, anzitutto, riflette uno stato di cose che presto potrà dirsi sorpas­ sato. 1 nostri rappresentanti azzurri, per esempio, invitati recentemente a Vien­ na, sono ancora respressione d’uno

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sport allo stato empirico, frazionaria discontinuo che — come ovunque del resto — caratterizza tutti gli inizi. E per noi si tratta d’un inizio a fare sul serio. Non sono questi gli elementi che, dato il periodo burrascoso testé tra­ scorso. possono aver assimilato e mai assimileranno ormai la quintessenza della tecnica natatoria più perfeziona­ ta quale oggi, sotto l’egida federale, da allenatori valenti si insegna nelle nostre piscine. Magnifici atleti alcuni, non possono più cancellare dai loro ■muscoli, dalla loro mentalità di sfor­ zo e di lotta quei tali errori di mec­ canica natatoria che s'innestarono sin dall’inizio della carriera. A compiuto sviluppo fisico, a fissa-

zione ormai inveterata di un dato au­ tomatismo di movimenti non è più possibile tornare indietro, e, cancellan­ do memoria e abitudini, ricominciare tutto da capo, riassorbendo in piena verginità di sensazioni e di cognizioni, i canoni della tecnica perfetta, le rifi­ niture dello stile impeccabile, super­ redditizio. Ciò non è nelle possibilità umane nel senso fisiologico. Annullarsi per entrare in un clima di perfezione? Ciò può verificarsi nei campi dello spi­ rito. Ma sul terreno della formazione scheletrica, dello sviluppo e della pla­ stica muscolare, della tecnicità inesora­ bile del movimento di traslazione in acqua dai riflessi d’una immediatezza e d’una delicatezza decisivi agli effetti

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della padronanza e della velocità nel liquido elemento, nessuna radicale trasjormazione e possioile. Cosicché dai pur magnifici atleti che noi possediamo, ma non più giovanissi­ mi e tanto meno neofiti al primo con­ tatto con l’acqua delle piscine, noi non possiamo attenderci nè pretendere nul­ la, più di quello che finora hanno fatto. Occorre dedicare tutte le nostre cu­ re ai giovanissimi. Non dobbiamo di­ menticarci che siamo in processo di formazione. Sono frutti acerbi che at­ tendono con le dovute cure alla loro maturazione. E faremo in tempo a pre­ sentare i nostri prodotti alla Olimpia­ de di Melbourne? Qualcuno forse sì. Siamo ottimisti in proposito. Ci incoraggia a questo otti­ mismo, non eccessivo, ma neanche fa­ cile, il fatto che attraverso le società sportive ed enti come il Centro Sporti­ vo Italiano miriadi di giovanissimi si dedicano al nuoto in tutti gli specchi d’acqua possibili, e nelle piscine di cui il numero si va accrescendo dovunque. E tra i giovanissimi i progressi sono più che rapidi. Un insegnamento tecni­ co nazionale, che eviti gli errori di un empirismo che ci ha rovinato magnifici elementi, esercitato a profitto di ragazzi digiuni sino a ieri di nuoto, ma dal fi­ sico ben predisposto, può benissimo darci fra un paio d’anni qualche ele­ mento da Olimpiade. Anche se si trat­ terà di un sedicenne. Ed a proposito di giovanissimi campioni — come alle

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volte ci parlano taluni risultali dell’e­ più intensa e sempre meglio organizza­ stero — vogliamo rilevare che certi ri­ ta attività natatoria. sultati apparentemente sbalorditivi qua­ Qualche cosa, si intende, rappresen­ li si ottengono negli Siati Uniti sono, tata da qualche prodotto che a Mel­ invece, il prodotto rigorosamente logico bourne possa ottenere piazzamenti uti­ di questi fattori: li ai fini del punteggio generale, eli­ 1) il grandissimo numero di pratican­ minando il netto passivo che per noi ti le piscine; il nuoto ha rappresentato nelle prece­ 2) la giovanissima età della maggior denti Olimpiadi. parte di questi praticanti; Argomento prettamente tecnico che 3.» l’insegnamento veramente raziona­ strettamente interessa l’intera questio­ le e scientifico di cui sono oggetto gli ne del nuoto in Italia, come sport in allievi. genere e come titolo qualitativo delle E, infine, l’ambiente di entusiasmo e prestazioni dei suoi praticanti e dei di passione in cui tutti questi « delfini » suoi campioni in particolare è quello si muovono, crescono e si abituano alle della assidua, pur se in apparenza te­ gare, educando, temperando ed affinan­ meraria, partecipazione alle gare all’e­ do senso agonistico, e corazzando il lo­ stero, anche le più ardue, dove conven­ ro sistema nervoso contro tutte le sor­ gono i campioni della più eccelsa classe prese, di gara, di acqua e di ambiente. internazionale. Da noi non è ancora cosi. Comincia Accadde già, nel passato, per il canot­ adesso ad essere cosi. Ci troviamo in taggio e la scherma, che si inviavano i forte svantaggio di tempo, di quantità nostri esponenti all’estero solo dopo ac­ e di qualità. Ma è anche uno svantag­ curato calcolo di nostre probabilità di gio che può recuperarsi rapidamente, secondo le ben conosciute doti di pron­ successo. L’esito di questi calcoli prudenziali tezza e di elasticità fisiologiche e psico­ in fatto di sport, fu che diradammo via logiche del\a razza. Già un esempio palmare in argo­ via le nostre presenze fuori casa e pre­ mento lo abbiamo nella pallanuoto. sto ai successi, nonostante tutti i cal­ coli, seguirono le cosiddette sorprese e E allora se tanto si può ottenere in un le sconfitte. Bastò che cambiassimo si­ giuoco dove oltre la velocità, hanno lo­ ro importanza anche il guizzo, l’estro, stema, perchè dopo un. certo periodo di difficoltà canottieri e schermidori l'intelligenza agonistica e cioè qualità azzurri tornassero a brillare dell’antica innate degli « azzurri», qualche cosa di luce. E certe competizioni internazio­ effettivamente buono si potrà anche ot­ nali furono affrontate con elementi gio­ tenere in questi due anni di sempre vanissimi, tratti da leve recentissime, dopo nemmeno due anni di tirocinio... Del resto è arciprovato che si appren­ de assai più in una lezione di tecnica e di combattimento sportivo ricevuta Un classico capofitto all'indietro teso sul terreno in mezzo a grandi campio­ ni che in anni di preparazione casa­ linga. Cosi deve essere nel mioto. I nostri pallanuotisti hanno imparato piti nei loro confronti internazionali che in an­ ni di carriera di casa. Per i nostri nuo­ tatori è lo stesso. E se ormai età e car­ riera a taluno di essi non consentiran­ no più miglioramenti a vista, consen­ tiranno però spiegare molte cose ai loro compagni rimasti in Italia. Bisogna andarli a cercare certi con­ fronti. Sono le lezioni più efficaci. E più se ne ricevono e più se ne farà te­ soro. L’elemento per trarne profitto non ci manca. Ma classe e possibilità natu­ rali resteranno pressocchè inespresse se gli atleti non vengono lanciati nel più vivo della giostra. Del resto il pe­ daggio del noviziato tutti debbono pa­ garlo e nessuno può non riconoscere che il nostro nuoto, per l’appunto, si trova in tale periodo. Ed infine le scon­ fitte sportive (quando poi si sa che si sta lavorando seriamente per migliorare e proprio per questo si affrontano pa­ ragoni anche ardui per vedere ed im­ parare) non compromettono nessuna re­ putazione.

Luigi Angelini

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LE CASE DEL TEVERE SONO AUMENTATE

MA I FÌUMAROLI ? in preda alla malaria; a Santa Mari­ Tutti i fiumi hanno la loro storia, nella c’erano pochi villini di signori; ma quanti di essi possono vantare quel­ per andare a Terracina ci si preparava la del Tevere? E si badi, non parliamo come ad un viaggio di lungo corso; della illustre storia della Lupa con re­ soltanto Ladispoii, « Porto d’Anzio », lativi pargoli Romolo e Remo, di Orae Nettuno erano le « spiagge » romane, zio Coelite e altri campioni consimili ma, raccontano i genitori, bisognava della Romanità, ma ci riferiamo a quel­ fare a cazzotti — il pugilato non era la storia d’ambiente e sportiva che ancora di moda — per andarci a fare, del Tevere, « er fiume » come dicono i quando ci si riusciva, un tuffetto do­ romani, ne ha fatto argomento carat­ menicale, con ritorno nel classico treno teristico di vita cittadina estiva. « tropea » — il treno degli ubriachi —. Oggi chi passa per i Lungotevere, Per bagnarsi, dare due bracciate nel­ per i ponti più o meno monumentali, l’acqua fresca e prendere il sole, il guardando in giù verso le banchine ve­ buon sole d’estate, non restava che de tutto ordinato, calmo, tranquillo; fiume, a Roma di vent’anni fa. anche se esistono ancora le « capanne » Naturalmente ci andavano i giovani — pardon, stabilimenti balneari! — di a fiume. I vecchi — non tutti però ■— «. Renato » del « sor Tulli », di Tofini. rimanevano a casa e dicevano che an­ (Veramente le « capanne » si sono ag­ darci a fare il bagno voleva dire, su giornate ai tempi di eleganza e di de­ per giù, arrischiare la pelle. Si rac­ coro che da qualche anno — una die­ contava dei « mulinelli » della « cor­ cina? — si è data Roma. Le » capanne » rente impetuosa » come di favole, con con i loro galleggianti verniciati di fre­ l'orco e lupomanaro. I « mulinelli » por­ sco tentano far concorrenza alle socie­ tavano sott'acqua perfino i >■ fìumaroli » tà di canottaggio e di nuoto). Un tempiù provati e, nella migliore ipotesi, po. relativamente a noi vicino, c’era da tornare a casa ignudi dato su " le rive der fiume », quando il tipo di frequentatori delle rive del era estate, esisteva un autentico affol­ Tevere, nell'interno della città e verso lamento di bagnanti vuoi audacemente ponte Molle dove, non esistendo i quar­ nuotanti neU’affìlata dei corrcntini, vuoi tieri di oggi, era tutta verde campagna immersi nel a gallinaro » (quei recinti di corda e pali riservati ai non esperti con ville, viiline, vigne e orti (oh, le al nuoto). belle scampagnate for de Porta!). Co­ Oggi, pur con gli aumentati galleg­ me sempre, c’era molta esagerazione, gianti che da ponte Cavour si allinea­ molta voglia di tenere i ragazzi sotno uno dietro l'altro fino a ponte Ri­ t’occhio, in tutto questo. Fior di gen­ sorgimento (« er ponte de coccio» do­ te, tra cui ci sarebbe da ricordare no­ ve l'eco, sotto la sua volta, si ripete mi illustri della scienza, dell’arte e del­ sette volte), e vanno fin oltre, con una la politica — basti per tutti ricordare dovizia di eleganti casine cinte di giar­ Leonida Bissolati. Bernardino Molinadini e camoi sportivi fin'oltre il ponte ri, Postemsky, Pazzi, Nuvoli —. erano, Milvio (k ponte Mollo »), il Tevere, per e se ne vantavano, fìumaroli e face­ il vecchio fìumarolo, si presenta spo­ vano del loro meglio per popolarizzare polato. A nuoto, sport completissimo fra i E a sentire i vecchi fìumaroli (poveri completi. Cera, dunque, molta esa­ nostri genitori, anche in questo sonc gerazione nelle ammonizioni casalinghe, morsi dalla cruda delusione!) la vita a proposito di fiume. Ma c’era anche sportiva di fiume è finita. Dicono: « Do­ del vero. Il « capannaro » non era un ve sono più le « popolarissime » di nuo­ tipo facile. Data la clientela occorreva to? E le pare di salvataggio? E chi fa :che la sua fosse una maniera piuttosto più la traversata del fiume con la nuo­ forte anche nel linguaggio. Il >> Gen­ tata dritta? (Cioè con il movimentc darme », un capannaro che aveva lo « pedalatori© » delle sole gambe man­ « stabilimento » a ponte Margherita, ce tenendo le mani fuori dell’acoua). E l'aveva soprattutto coi « primi », ossia le gare di fondo? ». E sconsolati, ag­ con i giovani di buona famiglia che giungono: " Di veri romani, . fiumaratentavano di darsi le arie di vecchi ed li» romani, non ce ne sono pili!». esperti fìumaroli. Li chiamava » faccio Forse, hanno ragione. Ma che la vi­ d'affogati » e se tentavano d’allonta­ ta di fiume sia del tutto cambiata da narsi troppo dai pali che segnavano il quindici, venti anni a questa parte le si deve a più ragioni. limite della zona di pericolo, lui che Un temno il mare era assai lonta­ vedeva tutto e tutti, era pronto a stril­ no da Roma. Ostia e Fiumicino erano lare: « a faccia d'affogato, bada clic

nini tè vengo a ripesca! », pur essendo prontissimo a farlo, per il suo buon no­ me di salvatore di innumerevoli vite. La vita estiva delle « capanne » meriterebbe un volume tanto è ricca di gustosi episodi. E tra « capannari » esi­ steva un antagonismo sportivo e or­ ganizzativo che, bisogna confessarlo, dopo sparito Talacchi che sul suo gal­ leggiante a monte di Ponte Margherita aveva fatto un ritrovo di autentici campioni di tutti gli sport, è andato via via affievolendosi. Ogni domenica, si può dire veniva disputata una « po­ polarissima » su breve percorso, per principianti. Capitolo a parte spetterebbe alla storia delle « tribù tiberine ». La tribù madre sorse ai Polverini (proprio dove adesso è la sede del Centro Sportivo Italiano). Ampio arenile ove, tra il ver­ de della campagna circostante, l’attivi­ tà dei fìumaroli poteva svolgersi in tut­ ta libertà. Tribù della Tintarella fu ap­ pellata la... congrega. Ne facevano parte sportivi autentici, tutti artisti e pro­ fessionisti di valore. Voi saprete che il sole presso le rive del Tevere dà al­ la pelle una abbronzatura rossastra; per cui venne fuori l’appellativo di pellirosse. Tribù dei pellirosse della « Tintarella »! Capo famosissimo fu « Te­ sta lucente » — al secolo » sor Pompa » — il quale con strani riti attorno ad una mastella d’acqua del Tevere invo­ cava il sole — anche d’estate qualche nuvolone è di passaggio — quando l’in­ focato astro si concedeva un po' di riposo... Qualche tempo dopo la gran­ de guerra del T5-T8 la « Tintarella » fu riesumata in seconda edizione. Me­ rito del fìumarolo prof. Cesare Tifi — che, con il fratello, era proprietario delle « Capanne dei Polverini » — e di altri sportivi romani. Con una cenetta — durata qualche ora — si procedette alla convocazione dei novelli soci. Tra un brindisi e Val­ ero si compilò lo statuto — uno sta­ tilo da... far crepare dalle risa, poiché si menzionava che la località Polverini era •< comune libero » su territorio fiumarolo riconosciuto, con ampi poteri, da tutti i fìumaroli civili e incivili del mondo! — e si fecero le elezioni. Sin­ daco fu nominato il pittore Capanna, illora direttore dell’istituto San Mi:helo: pro-sindaco il dott. Passerini; as­ sessore anziano (non aveva ancora ven­ tanni!) il collega Sisto Favre; consi-

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glieri “ comunali » il poeta Nino Ilari, il pittore Lazzari, i giornalisti Attilio Mortesi. Gioacchino Lega, Cesare Tifi, il poeta Angelucci. L'investitura avven­ ne la mattina dopo, con un bagno col­ lettivo da Ponte Milvio ai Polverini. I giornali ne parlarono e le « tribù » fiumarole sorsero un po’ dappertutto. Dalla Società Romana di Nuoto (Tribù dei Cocchi freschi) alla Rari Nantes (Tribù dei Bianchi), ad altre tribù con nomi stranissimi come quelli dei « cucuzzari », dei « poveracci » ecc. Anche i • capannari » organizzarono le loro più o meno pittoresche tribù: da ponte Garibaldi a ponte Milvio. Parlamentari si partirono da ogni Ponte per presen­ tare le « credenziali » al Gran Capo dei Polverini: in barca quelli a valle, a nuoto quelli a monte: per poi fare tutto all'inverso nel ritorno. Si convenne che il Gran Capo dovesse essere incoronato solennemente in una tale domenica alla presenza dei dignitari di tutte le tribù sottomesse.

Indescrivibili i preparativi. Si trattò di una autentica e artistica grandiosa mascherata. Tutti «pellirosse»! Quan­ do ci sono di mezzo gli artisti di via Margutta (vero architetto Lombardi?) e i giornalisti, si salvi chi può! Basti dire che persino i « cinematografari ■> si scomodarono con tutta la loro attrez­ zatura per riprendere la scena. Non si

contarono i fotografi e i resocontisti. Un avvenimento.

Le tribù giunsero ai Polverini in pi­ roghe e barche addobbate. I dignitari sbarcarono emettendo gli evviva di rito (con suoni che Dante, a dir la verità, li intese agli Inferi) e facendo atti di riverenza recarono i loro doni d'omag­ gio al Gran Capo assiso in trono (uno sgangherato sedione di paglia) c attor­ niato da tutta la sua variopinta tribù. Intraducibili i discorsi. Tutto finì con la « commenda ». al « sindaco » Capanna. (Cos'è la « commenda » in gergo fiumarolo? La « commenda » consiste in ri­ petuti tuffi involontari fatti fare, a for­ za. al nuotatore insignito, fino a che questi non si sia ben bene rimpizzato mediante « bevute » d'acqua teverina. La classica appczzatura, insomma). Quindi, tutti finirono in acqua per una chiassosa nuotata sotto i ponti del cen­ tro di Roma. Questa era la vita di fiume di venti anni fa. Il liumarolo provava gioia pro­ fonda partecipare alla tribù dei pelli­ rosse che, spesso, con tavola apparec­ chiata, faceva colazione dentro l'acqua, seguendo la tavola stessa (apparecchia­ ta di tutto punto) il filo del •< corrcnti­ no ». Era vera gioia passare dai galleg­ gianti o stabilimenti a valle di Ponte Cavour, agli stabilimenti dei Polvcrni c di Ponte Molle, dove il fiume era

più largo e profondo, dove le nuotate si iniziavano da più lontano, tra l’Acqua Acetosa e il profondo verde di Mac­ chia Madama, riflcttentesi nella corren­ te placida del biondo Tebro. Quando si tornava a riva e ci si stendeva sulla sabbia ardente — vera ed autarchica sabbia ed ardentissima sotto il sole di agosto — ci si sentiva coinè liberati dal peso della vita, degli studi, più pronti a sopportarlo di nuovo fra poco. (Il prof. Postemsky. famoso chirurgo, diceva che quando si scendevano le sca­ lette di fiume, tutti i pensieri venivano lasciati sul lungotevere). E ci si co­ nosceva tutti; fiume finiva per essere un immenso ritrovo di buoni amici che, come tutti i buoni amici, ogni tanto si giocavano qualche tiro bir­ bone.

Allora, tra fiumaroli (i nuotatori... di stagione) e canottieri non regnava buon sangue. I canottieri erano i più « paini » (« paino » vuol dire elegante) tra tut­ ti quelli che frequentavano il fiume e si davano le arie del caso. Il canottag­ gio era esclusivamente riservato alle classi — allora si diceva così — ricche ed i fiumaroli, invece, nella stragrande maggioranza, quasi esclusivamente alle povere. E i ragazzi delle capanne, i cosidetti « cucuzzari », (dalla zucca « cucuzza » - vuota che portavano le­ gata dietro la schiena a ino' di salva­ gente) li prendevano in giro; e una

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« (uzzata » una volgare battana ad una aristocratica jole a quattro — era titolo di ambita gloria fra i « bulli » delle capanne. Ma, con tutto questo ed altro, fiume — in­ sieme a piazza d'Armi — restava la sola e grande palestra all'aperto della Ro­ ma d’allora. della Roma timidamente avviata a riprendere il suo posto di metropoli del mondo, in un .paesaggio ancora mezzo selvaggio ma di incompa­ rabile bellezza... Oggi il Tevere, a paragone di allora, è quasi disertato. L’apertura dei « chiaviconi » (le cloache) a valle di Roma, dovuta all'aumentata edilizia che ha or­ mai raggiunto l’Aniene. e che rende l’acqua del fiume abbastanza pericolo­ sa, igienicamente; i mezzi di trasporto che in un baleno ti portano ad Ostia bonificata, a Fregene, alle Acque Albule, hanno fatto sì che molti giovani non prediligono il fiume. Ed anche le società natatorie e le « capanne » si so­ no infiacchite: le organizzazioni di ga­ re si contano sulle dita; son rimaste le « classiche » traversata di Roma, Coppa Leonida Bissolati. Cimento invernale, Coppa di Natale, Peccato. Un vero pec­ cato che questa grandiosa palestra nau­ tica, dove le generazioni quiriti si alle­ narono ad affrontare le avversità del­ l'acqua sia destinata ad affievolire sem­ pre più la sua attività. Si narra che i giovani Romani venivano allenati ad

attraversare a nuoto il fiume completa­ mente equipaggiati di armamento con elmo e corrazza. I giovani fiumaroli fino ad una ventina d’anni fa venivano allenati ad attraversare il fiume, come sopra abbiamo detto, con il solo movi­ mento delle gambe, a scopo altamente umanitario e civile: quello del salva­ taggio. Oggi, purtroppo, con tutte .ie^ nuotate veloci quanti sono i nuotatori romani — e ciò vale anche per altre città e contrade — capaci di compiere in acqua un salvataggio? Che ne dice l'amico Benedetto Fabris, pioniere del nuoto tiberino e tecnico di vaglia? Rifacciano pure, quelli che quei tem­ pi ricordano — magari accompagnati da Mazzia e Lanzi della < Romana » o da Savio della » Rari Nantes » o da Oro dell'" I.N.A. » o da Bitetti della ■ La­ zio » —. rifacciano pure, oggi, la strada dei lungotevere da Ponte Cavour a ponte Margherita a ponte Milvio. La tornino a percorrere guardando fiume e le sue rive. Le case galleggianti delle società di canottaggio e di nuoto sono moltiplicate: se pure sussiste, qua e là qualche « stabilimento» all’antica, il lo­ ro impianto, per forza di cose, s'è do­ vuto adeguare ai tempi; e gli ex dopo­ lavoro ampiamente alberati, attrezzati modernissimamente, formano una solà. ininterrotta linea di verde fra le due rive, dando al v—tchio fiume l'aspetto

di una piccola città in festa, in una gloria di sole. (Tutte quelle casine che la sera dell'80. della Gioventù Catto­ lica si infiammarono di mille luci colo­ rate pei' celebrare, in una apoteosi fan­ tasmagorica, la « Festa del Tevere ). Vedranno che se le rive non sono af­ follate come quelle d’un tempo, pure, i fiumaroli. sono migliaia e migliaia. E, da qualche anno ormai, non c’è più differenza di classi: tutti sono sullo stesso piano, tutti hanno il diritto di beneficiare delle possibilità che offro­ no, per la salute, l’acqua e il sole. 11 canottaggio, come il nuoto, come la cu­ ra del sole, sono alla portata di ognu­ no, senza distinzione sociale. Tutti go­ dono, nel miglior modo possibile, i doni di Dio nell’estate che è il maggior rega­ lo ch'Eglì abbia fatto all’umanità. Guar­ date, guardate pure giù nel Tevere e vedrete che una nuova generazione di fiumaroli è nata, più composta e me­ no spensierata di quella d’un tempo. Ma egualmente sportiva, anche se le ga­ re del Tevere oggi difettano. E nella jole che passa veloce, nel vigoroso ed abbronzato nuotatore d'oggi vivrete o rivivrete il voi stesso d’allora perchè nulla muore e tutto rinasce in questa meravigliosa Italia « fiore di tutte le stirpi, aroma di tutta la terra ».

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pomeriggio u> una primavera ormai tanto «emana — saranno quasi cinquanl’anni — avevo marinato, come spesso mi accadeva, la scuola ed ero andato a godere ed a soffrire le mie clandestine ore di libertà al Velodro­ mo Salario, la scomparsa pista ciclisti­ ca di ria Isonzo. Godevo vedendo gi­ rare veloci le biciclette nell'ampio anel­ lo di cemento e .-offrivo di non posse­ derne una. Eravamo negli anni in cui la biciclet­ ta poteva cominciare veramente ad es­ sere chiamata così. Erano scomparsi i vecchi bicicli, sorpassati i bicicletti cd i tricicli; la bicicletta aveva assunto la forma e le linee di quelle dei nostri giorni e due fabbriche particolarmen­ / te lanciavano sul mercato prodotti per­ fetti: la Prinetti-Stucchi e la Humber. Frequentava il velodromo, possessore di una Humber superba, un giovane co­ losso che per le sue forme superatleti­ che e per la barba nera che gli incor­ niciava il volto, godeva tutta la mia stima. Lo chiamavano « il dottore •>; era allegro, scherzoso, aveva tanti amici, anzi tutti gli erano amici nel velodro­ mo. Mi permetteva di tenergli la bici­ cletta quando; prima o dopo l’allena­ ’t mento, si intratteneva a chiacchierart .Tonetti, (al centro) quàndo con altri corridori e con quei privile­ giati frequentatori ammessi dalla bur­ Ad un certo punto vidi che era entrato in pista il « dottore ». Ebbi fuibera severità del vecchio Gloria nel minea la visione del malfatto, discesi « sacro recinto » fra la pista ed il quar­ rapido dall’Humber e cercai di svi­ tiere dei corridori. gnarmela giù per il prato affidandomi Un giorno il « dottore» mi affidò, alla velocità delle mie giovanissime come tante volte, la Humber ed entrò gambe; ma il « dottore » proiettò la Sua n^i camerino dove abitualmente era un massa di colosso all'inseguimento e in corridore che mi ero aoituato a consi­ meno di dieci secondi m’intesi afferrato derare come un tipo bizzarro perchè per la collottola, mentre quel maligno continuamente occupato a modificare, a del noleggiatore che affittava ad ore (are e disfare pezzi accessori della sua biciclette per girare in pista a chi ca­ bicicletta. Si chiamava Anzani, e vi di­ ne me, ne era sprovvisto, gridava a tut­ co subito che trattavasi proprio di quelta gola- — <■ Dategliele, sor Tonetti! » l’Anzani che parecchi anni più tardi Certamente il noleggiatore si vendica­ doveva divenire celebre per la costru­ va perchè lo avevo colpito nei suoi in­ zione di quel famoso motore che fece teressi. Se quel giorno ero riuscito a volare Blériot al di là della Manica. girare con la bicicletta del « dottore » Il » dottore » s’intratteneva già da un certamente non avrei affittato per Za pezzo nella cabina ed io, che covavo quotidiana mezz'ora uno dei suoi ca­ ed accarezzavo con lo sguardo la bici­ tenacci. cletta che custodivo, ad un cerio mo­ Il « dottore ». sempre lenendomi per mento non seppi frenarmi: mi allon­ la collottola, mi sollevò alla sua altez­ tanai a passi felpati, entrai nella pista za. Il cuore mi batteva forte in pre­ e balzato in sella mi abbandonai, ebbro visione del castigo che mi attendeva e di gioia, ad un carosello. veloce nel­ mi attraversò per un baleno nel cer­ l'ampio anello.

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ancora non aveva la barba vello la storia dell’Orco e di Puccetti110 — il colosso aveva la barba cosi nera/ — invece mi scosse un po’ di­ cendomi — a che razza di birba elle sei! Almeno potevi abbassare la sella: portala in cabina». E mi affidò cosi nuovamente la superba bicicletta. In tal modo conobbi Felice Tonetti. Passò qualche anno e divenni suo amico. Le prime volte che — proprietario finalmente anch’io di una bicicletta — lo accompagnai in gite e peregrinazio­ ni per la campagna romana, rimasi sor­ preso vedendo che spesso si partiva per qualche ignoto paesino dove poi rimaneva estatico a rimirare qualche vecchio rudero o a palpare con tocco quasi affettuoso qualche vecchio mar­ mo o degli incrinati o sbocconcellati orciuoli. Io che lo avevo ammirato per la sua costituzione di colosso, sulla sua Humber perfetta, per la forza e l’agilità con la quale gareggia­ va sul tappeto con lottatori come Nino Tabacchi, Bruno Castellani e Cencio


Neri, l’ammirai ancor più quando mi accorsi che allorché sostavamo tra il verde degli alberi o di fronte al gor­ gogliare delle cascatene del Cremare di Veio ed egli fissava amorosamente dei ruderi informi, aveva delle visio­ ni. Passavano davanti a lui gli atleti della scuola di Crotone, le bellezze e le grazie cantate da Omero e scolpite da Fidia. Tonetti era un atleta, aveva la forza bruta e macinatrice di un gladiatore erculeo possente, ma una bontà infi­ nita, un sentimento d’amore per tutto quello che è nobile e bello, il culto per l'arte, per la musica, un affetto infini­ to per gli umili che pregiavano la forza bruta della quale non volle o non seppe usare quando il soffio velenoso di qualche serpentello tentò di inqui­ nare la serenità dell’area nella quale viveva. Tonetti — maturo — era diventato quello che si dice di un personaggio importante: giornalista e storiografo, studioso di paleografia e di numisma­ tica, ricercatore appassionato di cose romane ed etnische; ebbe l’amicizia af­ fettuosa e sincera di uomini politici, di artisti, di scienziati che conveniva­ no in quella sua vecchia casa roma­ na dì via Monserrato dove nelle vaste sale del severo palazzo Rinascimento fu per lunghissimi anni la «sora Righetta» la piccola vecchia mamma adorata di Felice fece ali onori di casa a Ministri ed atleti, ad artisti sommi e ad operai modestissimi che il figliolo invitava, spesso con originale e simpatica promi­ scuità, alle patriarcali e ghiotte Ge­ nette. 1 Ricordo che il buon Rinaldo Gasparri — il tintore dell’Arco di Par­ ma — che fu lottatore ginnasta, nuota­ tore, marciatore di vaglia e di casa To­ netti fra. i più assidui frequentatori — osservando una sera i cimeli etruschi, i quarzi preziosi, i frammenti romani di marmo pario, allineati o ammontic­ chiati nelle vetrine in giro lungo i muri di una sala mi domandò un giorno: — « mi sapresti spiegare la manìa di Fe­ lice di far collezione di sassi e cocci? » Felice Tonetti con la sua maniera in­ confondibile. geniale, fatta di buon sen­ so. di arguzia, di bontà, sapeva vivere alla pari con il maestro Porosi e con il tintore Gasparri con l’archeologo Pigorini e « Picchio bello » il suo primo maestro di lotta, con musicisti ed ope­ rai. con atleti, corridori e prelati. Be­ niamino Gioii lo adorava, i Ministri Bellurzo e Micheli lo avevano carissi­ mo; in oani classe sociale, in oani ca­ tenaria. di persone. le piti disparate, le più distìnte tra loro aveva estimatori e cuori affezionati. Quando, dono i primi mesi della grande atterra italo-austrìaca. ritornò ferito dal fronte e riprese il lavoro quotidiano di giornalista in avella sua stanza famosa al Giornale d’T«Min. do­ ve entrava chi voleva senza dovere af­ frontare nessun usciere; la sua redazio­ ne divenne il pellegrinaggio di quanti

partendo dai fronte in licenza venivano a Roma, e di passaggio, o perchè roma­ no, vi potevi trovare il tenente d’Oreonanti, un Guglielmo Marconi o il bersa­ gliere Guido Tamagnini, il colonnello Pirzio Biroli o il sergente Dario Beni. Spesso la stanza era affollata e tutti aspettavano, per andare insieme da « Menicuccio al tempio d’Agrippa », che l’ultima cartella di note politiche o par­ lamentari fosse portata in tipografia firmata da Felton, lo pseudonimo che fu darò a Felice Tonetti. Allora, dopo la carezza d’obbligo al vecchio gatto fedele che era invariabil­ mente sulla grande scrivania in disor­ dine o sulle montagne di giornali e di libri affardellati o buttati un po’ dappertutto, si partiva per la trattoria di Menicuccio dopo il rituale aperitivo al Faraglino. Organizzatore sportivo, perchè del­ l'educazione fisica e dello sport convin­ to assertore. L'atletica leggera ebbe da lui nuovo impulso di vita nell’imme­ diato dopoguerra con l’organizzazione di quella Piccola Olimpiade interallea­ ta che si svolse a Piazza di Siena, Pre­ sidente dell’Audace Club Sportivo da dove uscirono campioni che vanno da Nino Talacchi e Barbaresi, a Brega, a Saracchi, a Ganduni, ecc. ed ebbe la po­ polarità maggiore tra gli atleti e gli sportivi. Corre in questo mese l’anniversario

della sua tragica fine, che trovò in un incidente automobilistico. Portato al­ l’ospedale di San Giovanni fu tentato invano di strapparlo alla morte; era agli ultimi aneliti quando rivolgendosi a Beniamino Gigli che gli era vicino gli disse: — « Cantami l’Ave Maria di Gounod ». Il grande tenore, con il pianto in gola soddisfece l’ultimo desiderio del­ l’amico morente che chiuse gli occhi per sempre mentre si spandevano nel­ l’aria le note flautate della grande ora­ zione. Furono gli atleti e gli sportivi che costituì la maggioranza della folla che seguì il suo feretro. V’erano die­ tro la bara i nomi di personaggi illu­ stri, nomi sonanti della scienza, della politica e dell’arte, ma la massa era quella degli umili che in tutto Tonetti amò. Delicato e sensibile conoscitore del­ l'anima popolare egli era veramente felice quando, dimenticando un po’ le alte amicizie, la paleografia, le carte, la storia, poteva briosamente chiacchie­ rare con quei popolani, operai e spor­ tivi con i quali sapeva confondersi gua­ dagnandosi l’omaggio di stima ed il più affettuoso dei rispetti. Ho sempre in me i suoi occhi buo­ ni ed il suo scherzare caustico e mi si stringe il cuore costatando come Fe­ lice Tonetti sia purtroppo, troppo di­

menticato,

Felice Tonetti, alcuni mesi prima della sua morte

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Uhockey a rotelle sm Dumosa nella sua «calorie giuliana Trieste può ben considerarsi attual­ mente il maggior » centro vitale » dell'hockey italiano il quale fino a pochi anni fa del tutto ignorato sta ora bru­ ciando le tappe della notorietà e richia­ ma sulle piste ■ di gioco, specialmente nel nord Italia un numero sempre mag­ giore d'appassionati e buongustai di quello che vorremmo definire lo "sport del virtuosismo». Non a caso abbiamo nominato il nord Italia chè infatti qua­ si tutte le società di maggiore impor­ tanza risiedono nel settentrione (Mi­ lano, Novara, Genova, Trieste). Di origine inglese, l’hockey fece la sua apparizione in Italia solamente nel 1912 e la prima società a praticarlo ufficialmente fu la « Skating Savini di Milano». La Federazione Italiana di pat­ tinaggio costituitasi dieci anni più tar­ di (1922) indisse nello stesso anno il pri­ mo campionato italiano vinto da una squadra giuliana, l'H. C. Fola. L’hockey triestino, intanto, alleva­ va una schiera di giovani e la passione per il rotellismo dava i primi frutti, gli ostacoli d’ogni genere, incompren­ sioni. difficoltà d'ordine tecnico veniva­ no superati dallo spirito di sacrificio e dalla fede degli atleti e dirigenti fin­ tantoché una squadra di Trieste si ag­ giudicò nel 1925 il titolo di campione d’Italia che detenne sino al 1929 ce­ dendolo l’anno successivo all’H. C. No­ vara. L’hockey non aveva però ancora tro­ vata l'occasione favorevole per uscire dal grigiore in cui era fino a quel mo­ mento vissuto e fu solo nel 1934 ch’os­ so salì alla ribalta della notorietà in­ cominciando ad imporsi per il suo in­ teresse tecnico e per la valentia degli atleti che lo praticavano. Trieste non rimase indietro nei confronti di No­ vara e Milano. Nel 19.37 la squadra dell’U. S. Triestina (trasferitasi sotto la denominazione Pubblico Impiego e gui­ data dalla passione ed eccezionale com-

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petenza del suo forgiatore, signor Edoardo Germogli) parti con il fermo proposito di riportare a Trieste il titolo di campione d'Italia. Compito dei più diffìcili. Soltanto una volontà eccezio­ nale ed una seria disciplina avrebbero potuto risultare fattori decisivi nel du­ ro confronto con gli agguerriti deten­ tori dello scudetto: gli azzurri nova­ resi. L’impresa riusci meravigliosamen­ te c neppure la roccaforte di Novara seppe resistere all'urto dei triestini; in­ fatti essi colsero un 4-0 persino in ca­ sa dei loro principali avversari, dimo­ strando di meritare pienamente il pri­ mo posto. Con la vittoria del quintetto rosso-alabardato vinse pure la nuova scuola dell'hockey: quella triestina. Negli anni successivi si potè assiste­ re ad un monologo dei nuovi incontra­ stati campioni d’Italia. Nel frattempo un’altra squadra trie­ stina si batteva con onore a fianco dei maestri »: era questo il complesso del­ l’ex -Dopolavoro Ferroviario, il quale assorbito nel 1945 dell’A.S. EDERA do­ veva quest’anno imporsi per il suo gio­ co risoluto e la classe dei suoi compo­ nenti, riuscendo a precedere gli alabar­ dati (giunti secondi) e vincere così il suo primo scudetto. Il 1939 ha segnato l’apogeo dell’cxPubblico Impiego, di questa meravi­ gliosa formazione la quale uscita vit­ toriosa dal campionato ed indenne da sconfitte si reca in Portogallo dove di­ sputa nel giro di pochi giorni ben otto incontri perdendone uno solo per 3-2 contro la Nazionale portoghese attuale campione del mondo. Nessuna squa­ dra è mai riuscita ad eguagliare l’ecce­ zionale primato dei rosso-alabardati: quello dei nove scudetti consecutivi. Mario Cer«ol è. senza tema di smen­ tite. il più illustre e temuto fromboliere in questo soort. Ha giocato oltre 60 partite in maglia azzurra e malgrado che i trent’anni siano passati già da un pezzo, non si è trovato ancora l'elemento che possa sostituirlo nelle fun­ zioni di regista del quintetto azzurro. Accanto a lui, altri due campini, vete­ rani anch’essi della Nazionale, costitui­ scono l’élite deii’hoekev triestino. Sono essi: Bertuzzi Emilio e Poser Giovanni. La rosa dei rincalzi, futuri azzurri ve­ do anche essa, fra i nomi che la com­ pongono, quelli di Tamaro c Torre, due «iovani promesse militanti, essi pure, unitamente a Poser. nelle file dei nuo­ vi campioni d’Italia: l'A.S. EDERA. Fra gli anziani ancora sulla breccia vanno ricordati Zennaro e Bertuzzi Ermanno. Accanto a queste società è sorta di recente la squadra del Centro Sportivo Italiano: U. S. INVICTA che attual­ mente milita nella divisione inferiore ma che non tarderà, ne siamo certi, grazie all’entusiasmo dei dirigenti e giocatori, ad affiancarsi alle due sorelle maggiori EDERA e TRIESTINA. Oltre all'hockey vero e proprio Trie­ ste fu e lo è ancora di più oggi alla avanguardia nelle corse su strada e pir­ ata. lo fu con Gabriele Cerne, medaglia

d oro al valore atletico (scomparso in mare nell’adempimento del suo dovere la notte del 13 dicembre 1941) deten­ tore allora di ben 5 primati mondiali su strada sulle distanze dei 10. 15, 20. 25, e 30 Km. Cerne fu per qualche anno l'incon­ trastato dominatore delle s'rade e pi­ ste europee. Con la sua prematura ed inattesa scomparsa sembrava si fosse chiuso un capitolo di gloria cui diffi­ cilmente avrebbero potuto far seguito degli altri egualmente luminosi. Ma ec­ co che l’inesauribile vivaio triestino aveva già pronto un nome che non at­ tendeva che di farsi conoscere. La nuo­ va stella del firmamento rotellistico giuliano ha il nome di Giorgio Venanzi. Il formidabile campione dell’Unione Sportiva Triestina cui possiamo sen­ z'altro dare l’appropriato appellativo di " locomotiva umana del pattino ■> Le sue imprese semplicemente sbalorditi're dovevano portarlo all > zenit della po­ polarità ed a farlo riconoscere miglioic ancora del suo indimenticato prede­ cessore Egli detiene infatti attualmente, o fra breve deterrà, poiché i tempi e le di­ stanze delle sue ultime prove atten­ dano di venire omologati, tutti i pri­ mati mondiali esistenti meno uno e cioè quello sui 1000 metri tutt’ora in possesso del francese Dufour. Quando Venanzi riuscirà a far capitolare anche questo, e nessuno dubita sulla riuscita dell’impresa, ci si troverà di fronte ad un caso forse unico nella storia di qual­ siasi disciplina sportiva, di un atleta detentore di tutti i primati mondiali su tutte le distanze dalle più brevi alle più lunghe: dai 500 metri ai 100 Km. Un solo atleta si trova oggi in grado di poter dar luogo, se opposto al miraco­ loso triestino a delle gare entusiasman­ ti. E’ questo il romano Lazzari che gli sportivi giuliani ben conoscono per averlo veduto a Monfalcone in occa­ sione degli ultimi campionati mondiali difendere unitamente a Venanzi ed a Calassi i nostri colori e dividersi con il nostro Giorgio i quattro titoli in palio.

Ulderico lìoll'i

A.ncora un esempio che ci viene dall’Inghilterra! Al torneo tenni­ stico di Wimbledon. recentemente, il comitato organizzatore ha fatto affare d’oro. Ben 80.000 sterline di utile sono rimaste nella cassa. Eb­ bene parte di questa somma sarà impiegata per la costruzione di nuovi campi d'allenamento c par­ te servirà per le spese che incon­ treranno Fred Perry e Dan Maskell nel loro giro che stanno compiendo attraverso l’Inghilterra alla ricerca di giovani giocatori di talento. I due famosi giocatori, ora allenatori federali, s’incontreran­ no con i giovani in esibizioni di due ore e in lezioni teoriche.


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Studente liceale - Roma — Non im­ pressionarti per le difficoltà della pro­ va che dovrai affrontare al poligono di tiro per ottenere la licenza di cac­ cia: si tratta di poco più che una for­ malità. Le armi a distanze per le qua­ li sono ammessi e riconosciuti primati nazionali sono le seguenti: fucile moti. '91 con cartuccia da guerra, a 300 in. (primato complessivo per le tre posi­ zioni: in piedi, in ginocchio e a terra e per ciascuna di queste posizioni); fu­ cile '91 con cartuccia frangibile, cioè con carica ridotta, a 200 metri; arma libera a 300 metri (quattro primati come per il modello ’91); carabina ca 22, a 50 metri (complessivo e nelle tre singole posizioni); pistola libera, a m. 50. e pistola automatica.

Mario Rossini Trieste — Sono al­ meno trent’anni che si discute in Ita­ lia circa l’opportunità o meno di crea­ re un Ente statale o parastatale per il coordinamento, il disciplinamento e il potenziamento di tutte le attività na­ zionali nel campo dell’educazione fisi­ ca e dello sport. In realtà sin dal 1908. il Comitato Olimpico Nazionale Ita­ liano. oltre quello di provvedere alla preparazione dei nostri atleti per le Olimpiadi, si assunse — attraverso il sottotitolo di "Federazione delle Fe­ derazioni Sportive Nazionali" — an­ che l’altro compito, ben più importan­ te di raccogliere sotto la sua bandiera, segnata dai cinque cerchi olimpiaci, tutta la gioventù sportiva. Più tardi una legge speciale riconosceva, con lutti i crismi della legalità e della ufficialità, al Coni, l'autorità che in un primo tempo si era attribuita da sè. Questa legge, modificata nell’attuale do­ poguerra, è ancora in vigote nella gran parte sostanziale. Rimangono fuori del­ l’orbita del Coni principalmente Scuo­ la e Forze Armate; e la discussione verte, appunto, sull’opportunità di crea­ re un Ministero, o Sottosegretariato, o Commissariato, o qualcosa di simile perchè tutte — nessuna esclusa _ le forze sportive del Paese siano sotto un comando unico. Non sono pochi coloro che, temendo una eccessiva burocra­ tizzazione, preferiscono lasciare al Co­ ni la massima autorità e responsabili­ tà nel settore sportivo, raggiungendovi l'unità tecnica e organizzativa median­ te accordi tra il Coni stesso e altri Enti che — come Scuola. Forze Arnia­

te, Crai, ecc. — fanno « anche » dello sport.

Tifoso - Messina — Il maggior cam­ pionato di calcio venne sospeso, a cau­ sa della guerra, negli anni 1916-17-1819 e 1944-45. Nel 1922 si ebbero due campionati: quello della Federazione vinto dall’U.S. Novese e quello della Confederazione Calcistica Italiana (che accoglieva quasi tutte le Società mag­ giori, dissidenti dall’organismo federa­ le, vinto dall’U. S. Pio-Vercelli. Nel 1927 il titolo di campione guadagnato dal Torino fu poi revocato in seguito ad. un’inchiesta. In tutti gli altri anni, dal 1918 a oggi, il compianto ha avu­ to regolare svolgimento.

Aldo Ricci - Ancona — L’attuale brillantissima partecipazione dei tennisti italiani alla massima competizio­ ne mondiale del loro sport — la Cop­ pa Davis — era stata preceduta dall’ « ostracismo » decretato dalla Fede­ razione Internazionale nei nostri con­ fronti nel 1946. Nel periodo tra le due guerre, i migliori risultati erano sta­ ti quelli del 1928 del 1930. Nel 1923 battemmo Australia, Romania, Indie Inglesi, Gran Bretagna, Cecoslovacchia e fummo eliminati dagli Stati Uniti; anche nel 1930 — avendo vinto la zo­ na europea, con successivi risultati po­ sitivi contro Egitto, Austria, Australia, e Giappone — venimmo battuti nella finale interzona degli Stati Uniti da Coppa era detenuta dalla Francia). Tenente C. F. - Milano — Alle Olim­ piadi i nostri cavalieri non ebbero mai soverchia fortuna; e ciò non solo nel concorso completo e nella gara di addestramento — manifestazioni equestri, l'v.na e l’altra, ben poco diffuse tra noi — ma anche nel « Premio del­ le Nazioni » — Una sola volta, infatti, in questo, avemmo l’affermazione individuale iiLcquio, 1920); mai quella collettiva. Il Paese meglio classificato negli sport equestri alle Olimpiadi è stato ■■'■ino ad oggi la Svezia: tre successivi Premi delle Nazioni — quelli del T2, del '20 e del '24 — furono appannaggio dei cavalieri svedesi. Ennio Romei - Napoli — Il padre. non certo da un punto di vista prati­ co-organizzativo. ma spirituale e scien-

tifico, dello sport italiano può e deve considerarsi certamente, come lei dice. Angelo Mosso. Eccole le notizie richie­ ste circa questo grande fisiologo che primo fece conoscere agli italiani, po­ co più di cinquantanni addietro, idea­ lità, metodo e pratica di quelle che egli chiamava l’ « educazione sportiva » anglo-sassone e che si identifica con lo sport. Furono i suoi viaggi, le sue vi­ site ai « collegi », ai campi di giuoco di quei Paesi a dare al Mosso la conferma pratica della dottrina, già in lui matura, secondo la quale, per la salute del corpo e la formazione del carattere dei giovani lo sport è ele­ vamento basilare e insostituibile. Il M. nacque a Torino nel 1846 e vi mori nel 1910. Tra le molte decine di opere da lui lasciate, quelle che inte­ ressano maggiormente a noi sportivi sono: L’educazione fisica della donna. Milano 1892: L’educazione fisica della gioventù. Milano 1893; La riforma del­ l'educazione, Milano 1898.

Gino Cellini - Firenze — La sua pas­ sione cinofilo altamente l’onora. La no­ stra rivista è essenzialmente tecnico.-portiva. e non possiamo occuparci quin­ di delle Mostre canine che pur riscuo.ono tanto successo in Italia e all’este­ ro. Tuttavia ci occuperemo dei cani in relazione allo sport della caccia. Un articolo in merito, dovuto alla penna di Luigi Stiatti, lo pubblicheremo nel prossimo fascicolo. Mario Guerrini - Trevi — A Los Angeles, nelle Olimpiadi del 1932. nel­ la vela non vinsero gli Stati Uniti i quali si classificarono secondi (punti 15) dietro la Svezia (punti 24. Gli Sta­ ti Uniti a Los Angeles, si classifica­ rono primi nell’atletica leggera, (pun­ ti 325) davanti a Gran Bretagna (pun­ ti 73): nel nuoto tvunti 190) davanti al.Giappone (pw>'ti 113); nel carotiov­ àio (punti 71) davanti a Gran Breta­ gna (punti 49); nel pugilato (punti 35) davanti all"Argentina (punti 25); nella ginnastica (punti 117) davanti all’Ita­ lia (punti 69); nella lotta libera (punti 39) davanti alla Svezia (punti 33): e nell'equitazione (minti 49) davanti alla Francia (punti 34).

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ORGANIZZAZIONI DEL C. S. L

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Il I Trofeo della Montagna, manife­ stazione nazionale di marcia in mon­ tagna che il Centro Sportivo Italiano organizza per incrementare e favorire lo sviluppo degli sport escursionistici, sta avviandosi al più grande successo. A parte le adesioni che agli organizZzatori pervengono da tutta l'Italia, a documentare il successo della manife­ stazione stanno le affermazioni di sim­ patia che Enti. Gruppi Sportivi, Unio-

ni e Società mandano alla Presidenza Centrale del C.S.I., che ha dato vita al Trofeo della Montagna. Gli organi periferici del C’.S.I. intan­ to stanno attivamente lavorando per l’organizzazione delle eliminatorie pro­ vinciali e regionali che stando alle no­ tizie recentemente pervenute al Comi­ tato Esecutivo, si svolgeranno secondo il seguente calendario: TOSCANA

Abetone (28 agosto)

ABRUZZO agosto)

Gran Sasso d’Italia

CALABRIA sto)

Palmi Santella (21 ago-

CAMPANIA sto)

Montevergine (28 ago-

EMILIA

(28

Abetone (21 agosto)

Monte Scalambra di eleva­ LAZIO no (14 agosto)

LIGURIA - Piani di Paglia (11 settem­ bre) LOMBARDIA - Chiareggio (Mente Di­ sgrazia) (4 settembre)

PUGLIE e LUCANIA - Monte Vulture (1 settembre) PIEMONTE agosto)

SARDEGNA sto)

Val Susa (Assietta) (23

Gennargentu

(21 ago-

TRENTINO e ALTO ADIGE - Pergine e Panerotta <28 agosto) UMBRIA - Monte Subasio (21 agosto) I vincitori delle fasi regionali saran­ no ammessi a partecipare alla finale na­ zionale che si svolgerà nella Val d’Ao­ sta: quindi un vero successo si presen­ ta sulla carta al Trofeo della Montagna che lanciato in ogni regione ha solleva-

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to di colpo quell'entusiasmo che sem­ brava finito ed ha riacceso per le com­ petizioni agonistiche montane quell’interesse che negli italiani non può che essere spontaneo. Il I Trofeo della Montagna ripren­ de le tradizioni alpinistiche ed escur­ sionistiche e sarà tanto più interessan­ te, quanto maggiore sarà la comparte­ cipazione delle organizzazioni, degli Enti Militari e delle schiere giovanili che hanno risposto bene accettando lo invito che hanno ricevuto in questi giorni da parte del Centro Sportivo I’aliano di aderire alla manifestazione.

La manifestazione come preceden­ temente annunciato consiste in due fa­ si, una regionale a largo raggio suddi­ visa in tre distinte categorie (cittadi­ ni per i residenti nei Comuni al disot­ to dei 500 metri, valligiani per quelli al di sopra dei 590 metri e militari per le pattuglie degli Enti militari e mili­ tarizzati). In ogni regione d’Italia dalla S.la al Piemonte, dal Monte Scalambra all’Abetone si avranno le selezioni regiona­ li che verranno realizzate entro il me­ se di agosto, mentre la finale naziona­ le. sotto l’egida e la collaborazione tec­ nica della Scuola Militare di Alpini­ smo, si svolgerà, come abbiamo detto in una magnifica località della Valle di Aosta, nella terza decade di settem­ bre.

Lo stesso Capo del Governo. S. E. Alcide De Gasperi, da vecchio Alpino, ha accettata la Presidenza del Comita­ to d’onore della eccezionale manife­ stazione alpina che avvierà alla mon­ tagna schiere numerosissime di gio­ vani.

La competizione è realmente una se­ vera prova essendo a carattere agoni­ stico e dovendo le squadre composte da quattro elementi ciascuna, supera­ re a cronometro un dislivello varian­ te a seconda delle zone dai 1000 ai


1500 metri su un percorso variabile dai 18 ai 25 chilometri. Per questo mol te pattuglie di vari enti - il Trofeo del­ la Montagna è libero a tutte le orga­ nizzazioni - hanno iniziata la prepa­ razione e i monti più belli della Pe­ nisola. teatro delle eliminatorie, tor­ nano la domenica a popolarsi e ad es­ sere meta dei gruppi escursionistici più provetti. Un'altra manifestazione del C.S.I. de­ stinata a sicuro successo è la seconda edizione della Coppa Basso Adriatico che si svolgerà a Brindisi nelle gior­ nate del 14 c 15 agosto. Nella località adriatica i dirigenti brindisini col fat­ tivo appoggio del Circolo Nautico e deU'Ente Provinciale Turismo stanno lavorando nel più lodevole dei modi per la migliore riuscita della Coppa Basso Adriatico. Il programma della manifestazione reiniera prevede quat­ tro gare: la prima per jole da mare a 4 vogatori esordienti su m. 1500 (Coppa del Prefetto di Brindisi), la se­ conda per 4 di punta con timoniere juniores in. 2000 (Coppa della Depu­ tazione Provinciale di Brindisi), ia ter­ za per singolo juniores m. 2000 (Coopa del Comune di Brindisi). la quarta per due di punta con timoniere junio­ res m. 2000 (Coppa della Presidenza Centrale del C.S.I.), la quinta por jole da mare a 4 vogatori non classificati m. 2000 (Coppa del Basso Adriatico, Vflerta dall'Entc Provinciale r1 e.r il Turismo di Brindisi — challenge squadre

triennale anche non consecutiva — e Coppa definitiva offerta dall'Ente Au­ tonomo Acquedotto Pugliese). Tutte e cinque le suddette gare ver­ ranno disputate nel pomeriggio del 15 agosto dalle 17,30 alle 18.50 tenendo presente che eventuali batterie elimi­ nai orie saranno disputate il 14 agosto a partire dalle ore 17.30 a 20 minuti di distanza l'ima dall'altra. Riservandoci di trattare la normale attività del C.S.I. in altra sede più op­ portuna (l'apposito bollettino) parlere­ mo ora di una manifestazione inter­ nazionale che è stata organizzata dal Comitato Provinciale di Imi cria im­ perniata su un incontro di calcio e uno di pallacanestro tra le rappresentative del C.S.I. di Imperia e quelle dei niz­ ti on Sportive de zardi della Federa Fcdération Franco. Gli ospiti francesi, giunti nella località rivieresca su 4 autopulman e accompagnati dal Presidente della Fe­ derai ion Sportive de France (Diparti­ mento Alpi Fdarittime) Monsieur Cloi­ ter c dal segretario della federazione stessa Mons. Tourel. hanno presenzia­ to all’inaugurazione del Campo Spor­ tivo di San Sebastiano (pallavolo e pallacanestro) con rincontro di pallaca­ nestro tra la squadra dell'Eveil (Niz­ za) c quella della U. S. Maurina (Im­ peria) nel quale i francesi hanno bat­ tuto di strettissima misura per 30 a 29. e con un incontro di calcio tra l'un■’.ici della Jcune France di Massena e

quello del C.S.I. Imperia terminato in parità (3 - 3). Le partite sono state egregiamente arbitrate rispettivamente dal sig. Falciola e dal sig. Revelli.

Sul campo G. Trucchi poi i 100 gin­ nasti hanno latto evoluzioni ed eserci­ zi dando un bel saggio della loro bra­ vura.

La manifestazione è riuscita nel mi­ gliore dei modi e i dirigenti della Fcdération Sportive de Franco al loro rien­ tro in patria hanno sentito il dovere di ringraziare i dirigenti italiani per le cordialissime accoglienze riservate alla carovana composta di 180 persone. Nel testo della lettera di ringrazia­ mento a firma del presidente Monsieur Cloiter è detto tra l'altro « ...i cattoli­ ci di tutto il mondo debbono diventare attraverso queste forme di collabora­ zione e attraverso continui contatti, i costruttori e i realizzatori della Pace universale «Ila luce della Verità ».

Miglior premio i dirigenti di Impe­ ria e doU'Ispettorato genovese non po­ tevano avere. L'augurio che Monsieur Cloiter fa allo sport cattolico per una affermazione in tutto il mondo, è la degna conclusione della manifestazione di Imperia che ha rafforzato la già sal­ da considerazione nella quale è tenu­ to nella Riviera Ligure il Centro Spor­ tivo Italiano.

.Vino Lombardi

dell U.S. Madrina (maglia con stella) e dell'Eveil di Nizza partecipanti al torneo di pallacanestro 'di Icrperia

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tori della squadra vittoriosa ha ricevi ti in premio mille ....................... marchi, una motocieletta e un abito, cloni personali.

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4 LONDRA. — Si sta oi gamz.zando in Inghilterra v.n nuovo sistema di control­ lo del traffico aereo per regolare i movi­ menti degli apparecchi civili e militari, ed a tal fine verranno istituiti corridoi aerei della larghezza di 19 chi’ometri. stabiliti sulle principali reti di comuni­ cazione. Si ritiene che il sistema entre­ rà in funzione prima della fine dell’anno in corso. Il progetto è stato annunziato in questi giorni dal sig. Lindgren. segre­ tario al Ministero deH’Aviazione Civile, il quale, prendendo la parola in Parla­ mento. ha fornito i seguenti particolari: I piloti militari eviteranno di traversa­ re questi corridoi ad una quota compresa fra i 1500 e 3300 metri, c ciò assicurerà un passaggio libero largo 19 chilometri all'altezza di 1800 metri entro il quale il traffico degli apparecchi civili potrà csser controllato. Si prevede verranno istituiti cinque corridoi: una da Londra alla Scozia, at­ traverso Birmingham e Liverpool; un altro dalla Scozia all’Irlanda del Nord ed un terzo da Liverpool a Dublino. Vi sarà inoltre un corridoio per il traffico transatlantico da Londra a Shannon, at­ traverso Bristol, mentre i servizi d’avia­ zione delle Isole della Manica utilizze­ rebbero il loro corridoio in direzicne di Londra e viceversa. Un ulteriore sviluppo del progetto con­ templa l’istituzione di zone di naviga­ zione nelle due direzioni tra la Gran Bre­ tagna e l’Europa, che verrebbero utiliz­ zate dagli apparecchi naviganti sui per­ corsi con la Francia, col Belgio c con l’olanda.

4 PARIGI. — Nei Campionati nazionali gli atleti francesi hanno ottenuto in quasi tutte le specialità una serie di ri­ sultati tecnici di grande valore. Ecco i migliori: M. 200: Litaudon. 21’9: 400: Lunis. 48”9; 800: Claes. 1’53”: 1500: E1 Mabrouk, 3’48”4: 5000: Mimoun, 14’40"8: 10 Km.: Mimoun. 31’28”2: HO li.: Marie. 14”7; 409 h.: Cros, 52”2; alto: Damitio, 1,96: lungo: Hein­ rich. 7.28: martello: Le Grain. 50,25; mar­ cia km. 10: Maggi in 48'22” marcia km. 50: Hubert, in 5.09'17”. Nelle gare femminili le migliori atleti sono state: M. 100: Toulouse, 12”: 800: Vcisin. 2’19 e 4; alto: Colehen. 1.59; lungo: Curici 5,71; disco: Marchand. 38,29. 4 LISBONA — Fortune Gordien, del S. Francisco Olympic Club ha lanciato ieri il disco a metri 56.46 superando cosi di un metro e 13 centimetri il lancio di m. 55 33. col ouale l’italiano Consolini sta­ bilì nel 1948 il record mondiale di questa specialità. 4 ZURIGO. — Ai campionati zurighesi di marcia. Km. 10 su strada: 1. Schwab 50’45": 2. Redimer 51’05”: 3. Alby 51’21”: 4. Bichsel 52’29”. 4 BUDAPEST. — Homonnay ha superato con l’asta m. 4.12. mentre il campione olimpionico Nemeth ha lanciato il martello a metri 54,48. 4 MALMOE. — Strand ha corso gli 800 in l’53”4. Dalcflod ha lanciato il giavel­ lotto a metri 69.82. 4 LONDRA. — Lo scozzese Clauscn ha corso le 100 yarde in 9”8. eguagliando il che~ resiste dal 1913. primato rti ” Scozia ~ 4- OSLO,: __ Al giochi atletici di Oslo lo Strane! ha corso i 1500 svedese Lennart I in 3’5!"4. Nella stessa riunione l’islandese

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Gunnar Huseby ha stabilito il nuovo primato d’Islanda del getto del peso con metri 15.82, misura di 3 centimetri supe­ riore al record precedente. 4 VIENNA. —• Durante una grande riu­ nione nazionale si sono registrati i se­ guenti risultati: m. 5000: 1. Rotzner 15’03 e ”8: 2. Wober 15’05”: 3. Muschik 15’ c 5”2; giavellotto: 1. Fektor metri 60.76 4 LONDRA. — Ai campionati scozzesi il diciannovenne Alan Paterson ha salta­ to in alto m. 1.98 Paterson ha già saltato in quest’anno metri 2,007. Nella stessa riunione. Reid ha corso il miglio in 4’14 c 3. c Barry le 3 miglia in 14’18”2. 4 POTENZA. — Si è disputata la quinta prova del Campionato Podistico, che ha dato i seguenti risultati; Marcia - Km. 6: 1. Arcangeli Telema­ co (Pagliani Roma) in 28’37"; 2. Cascino Salvatore (id.) in 28’47"; 3. Cresscvich Giuseppe (Edera Trieste) in 28’57”; Giulivi (Lavoratori Terni) in 29’08”; 5. Fait (Tridentum Trento) in 29’46”; 6. Di Salvo (Capitolino Roma) in 29’46": 7. Bomba (Adi Roma) in 29’46"; 8 Zerian in 30’05”: 9. Forconi in 39’14"; 10 Bada­ loni in 30’20”. 4 ZURIGO — L’incontro tra l’Italia e la Svizzera si è concluso in favore degli azzurri per 89 a 68. 4 ROTTERDAM. — La squadra femmi­ nile italiana, malgrado le buone afferma­ zioni di alcune componenti, ha dovuto cedere di fronte alla squadra rappresen­ tativa olandese capitanata dalla campio­ nessa olimpionica BlamKers Khoen. che da sola ha vinto tre gare.

4 BERGAMO. — L’Atalanta ha conquista­ ti il campionato ragazzi battendo la La­ zio sia nella partita di andata che in quella di ritorno. ♦ NEW YORK. — L’Inter ha battuto la All Stars per 8 a 2 e una squadra for­ mata di professionisti di varie squadre dello Stato di New York, per 5 a 0. 4 DEBKECKEN. — L’incontro interna­ zionale di calcio Jngheria-Polonia si c concluso con la vittoria degli ungheresi per 8 a 2. > NEW YORK. — La serie delle vittorie dell’lnter si è arricchita. In cinque par­ tite disputate, cinque vittorie, 30 goal, segnati contro 10 subiti. 4- BERLINO. — Mannheim e la vicina Heidelberg hanno tributato ai giocatori del Mannheim, neo-campioni tedeschi, ac­ coglienze entusiastiche al loro ritorno da Stoccarda dove hanno battuto nella fina­ le il Borussia per 3-2. Ognuno dei gioca­

4 REGGIO EMILIA. — Il giovane ferra­ rese Otello Antonelli vince il Campiona­ to ciclistico allievi in una gara combattu­ tissima di 90 chilometri. La media è stata di km. 36,510. Secondo, a ruota, è stato Vecchi; 3. Galimberti: 4. Grandi; 5. Bruni. 4 S. STEFANO MAGRA. — La quarta prova del Trofeo dell’U.V.I. (Km. 214 di percorso! è stata vinta da Brasola alla media di 32.720. Seguita, nell’ordine da Roggi. Carello, Marincola. 4 MACERATA. — Presente il Commissa­ rio Tecnico Cattaneo si è svolta la pro­ va di selezione su strada per dilettante dei Campionati del mondo. La classifica è stata la seguente: 1. Zanotti che compie i 18 giri del per­ corso pari a Km. 174.670 in ore 4,32’03” alla media di km. 38.387; 2. Valeriani a ruota; 3. Guzzoni 4. Velucchi: 5. Landi: 6. Bernardini; 7. Falsini; 8. Nino; 9. a pa­ ri merito: Fabris, Verdini. Zappon. Baldarclli. Barbiere, Ricci. Assirclli Angcloni, Paoqualint; 18. a 6’05” Maini, Molinari. Tiepolo. Scolari, Unia, Marini; 24. a 6’51” Antinori. 4 ZURIGO. — Il Giro dei Quattro Di­ stretti. su un percorso di Km. 170 è sta­ to vinto per distacco dallo svizzero Reiser, in ore 5.26'28”. alla media maria di Km. 31.300; 2. Zuretti (Svizzera) a 2’32”; 3. De Zan (Italia). 4 BUDAPEST. — 11 I Giro di Ungheria per dilettanti si è concluso ocn la se­ guente classifica geneiale: l. Labeylie (Francia), ore 31.23’33”; 2. Lauzka (Au­ stria 31.33’34”; 3. Bourgeteau (Francia): 4. Sere (Ungheria); 5. Nardaujan 'Ro­ mania): 6. Czyz (Polonia); 7. Sandru (Romania); 8. Nowoczek (Polonia): 9. Niculcscu (Romania); 10. Kosuhch (Au­ stria); 11. Varnajo (Francia). Nella classi­ fica per squadre, è prima la Francia con ore 97.07'51", davanti all'Austria, con oro 95.49’23". 4. STOCCOLMA. — Il campione mondia­ le dei dilettanti su strada, lo svedese Lar­ ry Snell. urtando contro un’automobile, è caduto procurandosi la frattura -Ielle braccia, il che lo obbligherà a sei setti­ mane di r'.o-’SO. 4 LONDRA. — La National Cyclists Union. in vista dei prossimi campionati del mondo di Copenaghen ha designato come suoi rappresentanti nella prova dell'inseguimento. Godwin. Marriner, Simpson c due altri corridori che saran­ no selezionati successivamente. Su questi due ultimi atleti si fanno i nomi di Ro­ binson Neuman. Maitland. Manor c Rowes. 4 MODENA. — Siill'App'.nino modene­ se si è svolto l’VIII Giro Ciclistico del Frignano vinto da Prampclini (Ciclistica di Reggio) alla media oraria di Km. 31; 2. Dal Fiume; 3. Bonetti. 4 VIENNA. — li belga Hendricks ha vin­ to ccn distacco la Vienna-Graz-Vicnna di 43 Km. col tempo di 9.6’22”. Secondo è arrivato l'austriaco Valenta oltre 7' dopo il vincitore. Terzo c giun­ to l'inglese Summers e quarto l’olande­ se Vooten. L’ex campione austriaco Max Buia, il quale ha 44 anni, è giunto sesto. 4 LONDRA. — L'inglese Rcg Harris ha battuto oggi l'italiano Mario Ghclla in due gare di mille metri a Hernc Hill. II duello era stato definito » la rivinci­ ta delle Olimpiadi ». in quanto Ghclla aveva battuto Harris l’anno scorso nelle batterie finali delle Olimpiadi.


4- AMSTERDAM. — Grande sorpresa han­ no destalo i campionati ciclistici in pista, di Olanda. nel corso dei quali i campio­ ni del mondo Van Vliet e Schultc sono stati battuti da sconosciuti. Si ha noti­ zia che Schultc non difenderà il suo ti­ tolo mondiale di inseguimento nei prossi­ mi campionati del mondo di Copenaghen. > PARIGI. — La classicissima francese dei dilettanti Gran Premio Wolber è sta­ to vinto dall’italiano Fortunato Previta­ li. che ha battuto in volata un altro ita­ liano, Pietro Cortinovis. Ma questi cicli­ sti italiani, in terra di Francia, fanno fa­ ville !

è chiuso con la vittoria italiana per 93 punti a 91. Il successo degli azzurri è sta­ to meritato ma le prove dei singoli atleti non sono state molto brillanti ad ecce­ zione di quella di Caligaris che ha per­ corso i 100 metri stile libero in l’14"7. 4 ROMA. — Aldo Fioravanti ha conqui­ stato il record natatorio di durata nel Tevere. Ila nuotato per 30 ore coprendo la distanza di 122 Km. Fioravanti tenterà la traversata della Manica insieme a Gianni Gambi. ]Ciin Furuhashi ha battuto il record 4 TOKIO. — Il nuotatore nipponico Konodel mondo dei quattrocento metri stile li­ bero col tempo di 4'34”6/10. Il record, pre­ cedente apparteneva a Jany col tempo di 4’33”2/10.

4 CORTINA D'AMPEZZO. — Il romano Roberto Vallone ha vinto la 3.a Coppa delle Dolomiti » su Ferrari 2000. I vinci­ tori delle altre categorie sono: Crivellati (750 cmc. turismo): Capelli (sino a 1100 turismo): Dansi (oltre 1100 turismo): Ferrazzi (750 sport); Bormioli (sino a 1100 sport). 4 REfMS. — Il Gran Premio di Francia ha dato la seguente classifica: 1. CHIRON (Francia) su Talbot, alla media di Km. 100,868: 2. Principe Eira (Siam) su Maserati: 3. Whitehead (Inghil­ terra) su Alfa; 3. Rosier (Francia) su Delhaje: 5. Sommer (Francia) su Talbot. Nelle piccole cilindrate si è avuto il se­ guente risultato: 1. Ascari, su Ferrari alla media di 152,504; 2. Tadini; 3. Trintignant; 4. Follanti 5. Heath; 6. Bonnet; 7. Martin. 4 BERNA. — Il G. P. Automobilistico svizzero è stato vinto da Ascari su Fer­ rari alla media di 146.319; 2. Villoresi Lui­ gi (Italia) Fer.; 3. Sommer (Francia) Talbot; 4. Etancelin (Francia) Maserati; 5. Bira (Siam) Maserati; 6. Rosier (Francia) Talbot: 7. Graffenried (Sviz­ zera) Maserati; 8. Parnell (Inghilter­ ra) Maserati; 9. Whetehad (Francia) Tal­ bot; 10. Lavegh (Francia) Talbot: 11. ’51”; 12. <Grignard (Francia) Ashmor 2.01 2.01'51 Talbot: 13. Claes (Belgio) Talbot; 14. Branca (Svizzera) Maserati: Maserati; 15. Fisher SIMCA. 4 SUSA. — Pino Tarulli con la sua vit­ toria nella Susa-Moncenisio ha fatto crol­ lare anche il record di Tadini. Il risulta­ to è veramente eccezionale se si pensa che la macchina pilotata dal campione romano è una piccola Cisitalia di appena 1200 cmc. di cilindrata e la strada era bagnata a causa d’una pioggerella che per tutta la corsa ha disturbato i concor­ renti. 11 tempo di Taruffi è stato di 15'4”4/5 (record precedente 15'5”). Secondo assoluto si è classificato Cor­ tese. 4 MILANO — La F.M.I. in seguito ai deliberata del Consiglio nazionale ha sta­ bilito di svolgere opera per rimettere in valore il Campionato italiano sidecars. Ha stabilito di partecipare con squadre na­ zionali alla « Sei Giorni » motociclistica internazionale, che si svolgerà in Inghil­ terra, e ha approntato un corso per meri­ to al posto di direttore generale della F.M.I. Ha accettato di rendere facoltativa per gli organizzatori l’istruzione di con­ trolli segreti nelle prove di regolarità mentre ha revocato gli attuali raggrup­ pamenti regionali e ha nominato due commissioni.

4- STOCCOLMA. — Il peso massimo americano Jersey Joe Walcott ha tele­ grafato all’organizzatore Edwin Ahlquist per rendergli’ noto di esser pronto ad incontrarsi a Stoccolma, « pochi giorni dopo il 10 agosto » con Olle Tandberg.

4- MILLSTATT. — L’incontro intcrnazionaie di nuoto tra l’Italia e l'Austria si

4- LONDRA. — La Federazione pugili­ stica inglese (Boxing Board of Control) ha chiesto all’E.B.A. la promozione di Randolph Turpin a Challenger di Tiberio Mitri per il titolo europeo dei pesi medi. Com’è noto Randolph Turpin, fratel­ lo cadetto di Dick, pur contando appe­ na 18 anni di età, ha recentemente bat-

4 LONDRA. — Gli organizzatori dei cam­ pionati d’Inghilterra recentemente svol­ tisi a Wimbledon stanno compilando i bilanci della loro grande manifestazione. Primo: quello degli incassi. Si è raggiunta una cifra primato: 80.000 sterline, che tradotta in lire italiane sono circa 150 milioni di lire italiane. A que­ sta grossa somma spesa dagli spettatori vanno aggiunti i notevoli guadagni dei bagarini per rendersi conto quale passio­ ne susciti il tennis negli sportivi inglesi. E dire che in campo maschile le cose van­ no maluccio, per non essere troppo pes­ simisti.

4- LONDRA. — Si è tenuta la riunione delle nazioni di Coppa Davis. L’argomento più importante ' —‘e in discussione era il -------- . il progetto per il decongestionamento del­ la Coppa Davis a suo tempo reso noto. Non essendosi raggiunta la maggioranza prescritta, il progetto è stato respinto con 15 voti contrari e 14 favorevoli. La questione sarà peraltro ulteriormen­ te trattata dallo stesso comitato compo­ sto dai signori Barde, Sowe, Croi e De Stefani. Un altro comitato è stato incaricato di studiare una modifica per quanto riguar­ da la suddivisione delle zone della Coppa Davis. È stato poi deciso che possono partecipare alla Coppa Davis soltanto le nazioni affiliate alla F.I.L.T. e che il ca­ pitano della squadra sia riconosciuto co­ me dilettante dalla Federazione Interna­ zionale.

4- BERLINO. — Il campione spagnolo dei pesi massimi, Paco Bueno, è stato bat­ tuto per fuori combattimento alla quin­ ta ripresa dal tedesco Richard Grupe. Hanno assistito all’incontro 15.000 spet­ tatori. 4- LONDRA. — stato dichiarato pson. per colpo Dussart ò così leggeri.

Il belga Kid Dussart è vincitore di Bill Thom­ basso alla sesta ripresa. campione d’Europa dei

tufo prima del limite Delannoit, Laurent e Poli. 4 PzVRIGI. — Il campione d’Europa dei medio-leggeri, Livio Minelll, attualmen­ te in America, dovrà difendere I suo titolo contro il francese Clavel. a. quale la Federazione internazionale ha ricono­ sciuto la qualifica di Challenger dell’itaJiano. L’incontro verrebbe organizzato, se­ condo notizie di fonte francese, entro il prossimo settembre. 4 ROMA. — Dal 24 agosto al 4 settem­ bre avrà luogo a Merano, organizzata dal Centro Universitario Sportivo Italiajio, una manifestazione ir. ter..„ internazionale universitaria polisportiva, che compren­ derà anche un torneo di scherma alle tre armi. La rappresentativa goliardica italiana sarà formata dalla Italiana Scherma. 4 NEW YORK. — In una riunione svol­ tasi a Filadelfia l’italiano Durante Co­ letti ha battuto il peso leggero Eddie Riosa di Filadelfia per abbandono (in­ tervento medico) alla quarta ripresa.

4 NEW YORK. — Il campione mondia­ le dei pesi massimi Ezzard Charles ha firmato oggi il contratto che lo impe­ gna ad incontrare il 10 agosto allo « Yankee Stadium » di New York in un combattimento di quindici riprese vale­ vole per il titolo, l’ex-campione mondia­ le dei mediomassimi Gus Lesnevich. 4 FRANCOFORTE. — L’ex campione mondiale Joe Louis ha energicamente smentito di aver pronunciato asserzioni calunniose nei confronti di Max Schmeling. A quanto riferisce il giornale di Fran­ coforte « Abendpost », il « bombardiere nero >• ha autorizzato il traduttore tedesco della sua biografia a pubblicare, sulla stampa tedesca una decisa smentita nel senso indicato. . cniarato all’« Abendpost » che la storia Il traduttore. Hans W. Bakker, ha didella vita di Luis recentemente pubbli­ cata dalla Rivista « Life » non fu scrit­ ta dall’ex campione, ma è opera di due giornalisti americani « dalla mentalità af­ faristica ».

4- ROMA. — La F.P.I. ha sospeso da ogni attività i pugili dilettanti Raffaele Argenziano di Capua c Sergio Conforti di Roma, in attesa della punizione che la competente autorità federale infliggerà loro. I due suddetti pugili, compresi nel­ la squadra che si è recata a sostenere due incontri in Austria, non si sono pre­ sentati alla partenza senza giustificato motivo. 4 LOS ANGELES. — Ike Williams ha battuto il messicano Enrique Bolanos alla quarta ripresa dell’incontro svoltosi in questa città, mantenendo, ---------------- così, il titolo mondiale dei peci pesi leggeri. Il combattimento è stato fermato dopo due minuti e quaranta secondi dall’inizm del round per manifesta inferiorità del Bolanos.

4 I ARIGI. — La Federazione Francese? cut era stata affidata l’organizzazione del pruno campionato mondiale degli scher­ midori inferiori ai vent’anni, deciso dal1“ Cddgvesso della Federazione In­ tei nazionale, ha rinuciato alla manifesta-ione. Tale torneo doveva svolgersi a vichy con inizio il 30 luglio, parecchi paesi hanno declinato però l’invito e tra le rinunce più notevoli è quella italiana, la cui astensione ha deciso appunto gli or­ ganizzatori a non dar seguito alla prepai azione del torneo stesso.

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fregante 4- ROMA _ I Campionati italiani di sol­ levamento pesi hanno dato i seguenti risultati : Gallo:, ,1. GIORDANO (Napoli); 2. Ci3. De lana (Cagliari): slaghi ((Gaìlarate): — 4. Ticcn (Novara'. Piy.ìiìa : 1. BESCAPÈ (Milano): 2. Carn.....3. Bellavio (Sampierdarcso (Catania); Bernicri (Milano); 5. Cocco (Cana); 4. L~ ...... gliari'.

Leggeri: 1. CAMPI (Sampierdarenesc); 3. Coìmacchi (Milano); 3. Pignazzi (Mo­ dena); 4. Gaetano (Napoli): 5. Oddone (Milano). Medi: 1. FIORENTINI (Ginnastica Fer­ rara); ?.. Fornaciai"! (Sampierdarena), per maggicr peso; 3. Meles (Milano): 4. Or­ landi (Milano). Medio-massimi: 1. LIZZIO (Roma: 2. Corrado (Sampierdarena); 3. Savorussi (Milano): 4. Tangoni (Milano); 5. Corti (Milano). Massimi : 1. MANCINELLI: (Roma); 2. Clavarino (Sampierdarena) ; 3. Marini (id.).

4 LONDRA. — Il campionato del « singo­ lo » alle classiche regate di Henlcy sul Tamigi è stato vinto dall’americano Kel­ ly che ha battuto da lontano il suo con­ nazionale Jack Trinsey. Anche nella competizione dell’.. otto », si è avuta una vittoria americana, ad opera dell’armo della Università di Princetown che l-.a battuto di una lunghezza e mezza la So­ cietà inglese Lady Margaret di Cam­ bridge. Le altre sette gare della giornata sono state vinte da armi inglesi e da una So­ cietà danese. 4- VENEZIA. — Si è svolta nelle acque del canale della Giudccca la gara nazio­ nale di iole a otto abbinata alla estra­ zione cella lotteria solidarietà nazionale. La manifestazione, che riuniva sei tra i maggiori equipaggi della specialità, ha viste, la vittoria della canottieri Querini di Venezia che conducendo una gara di testa dal principio alla fine, ha prevalso sugli altri competitori. I napoletani della canottieri Savoia, che partivano favoriti, si sono invece piazzati al penultimo po­ sto.

•4 ALBI. — L’asso argentino Fangio, a bordo della Maseratl 1500 con doppio compressore, ha conquistato la sua sesta vittoria europea vincendo anche il G. P. di Albi con un vantaggio di circa due minuti e mezzo sul siamese Bira che pi­ lotava una vettura dello stesso tipo.

4- FRANCORCHAMPS. — Vincitori as­ soluti del Circuito Automobilistico del­ le 24 ore a Francorchamps nelle Ardennes sono l'italiano Luigi Chinetti e Lucas, che ha bordo di una Ferrari 2000 hanno dominato nella categoria Sport da 1500 a 2090 cmc. di cilindrata ed hanno tra­ volto tutte le altre categorie. 4- FRANCORCHAMPS. — Al G. P. Moto­ ciclistico del Belgio i risultati sono sta­ ti i seguenti: Condirettore resp. SISTO FAVRE

Sped. obb. postale - Gruppo III

CLASSE 350 CMC.: 1. Frith (G. Breta­ gna) su Velocettc alla media di chilomeiii 144.139: 2. Foster (id.) su Velocettc; 3. Locket (id.) su Norton; 4. Whitworth; 5. Mac Person; 6. Armstrong: 7. Olliver; 8. Lorenzctti. 1,8'53". CLASSE 500 CMC.: -. Doran (Inghilter­ ra) su A.J.S. alla media di km. 153,385; 2. Artesiani (Italia) su Gilera; 3. Lorenz.ctti (Italia) su Guzzi; 4. Bell (Inghilter­ ra) su Norton; 5. Nello Pagani (Italia) su Gilera: 6. Guido Leoni (Italia) su Guzzi: 7. Daniel (Inghilterra) su Northon; 8. G. Morrison (Australia) su Northon. S1DECARS: 1. Oliver (Gran Bretagna) su Northon alla media di km. 121.516; 2. Van Dcr Schrick su Northon; 3. Merlo su Gilera: 4. Benz; 5. Harrys. 4- BREMGARTF.N. — 11 G. P. Svizzero

è stato vinto da Graham su A. J. S.; secondo Artesiani su Gilera. •4 MILANO. — Dopo il 1939 un’altra volta la Capanna Porro, a m. 1965 è stata rag­ giunta da una moto. Si trattava allora di una Guzzi 500 «Cicogna»; stavolta il successo invece è arriso alla Lambretta che. guidata dal signor Franco Sprcafico di Morbegno s’c inerpicata sicura fino al celebre rifugio. Partito da Sondrio alle 7.30 del 26 giu­ gno dopo aver superato notevoli difficol­ tà. fra le quali il guado di un torrente a Chiareggio attraverso strade ghiaiose e accidentate e spesso percorrendo sentieri impervi c salite ripidissime alle 10.30. dopo tre ore esatte il sig. Sprcafico e la sua Lambretta giungevano alla Capanna Porro.

Veicoli del passato Ricercare nel passato, è sem­ pre motivo di interesse e di in­ segnamenti. Se si guardano gli ultimi modelli di automobili più o meno lussuose, ma tutte cura­ te in ogni minimo particolare tecnico, c’è da domandarsi come facessero quei lontani appassio­ nali del « veicolo senza cavalli » a muoversi su macchinette o ■macchinoni veramente insuppo­ nibili. Dalla macchina automobi­ le disegnata da Albrcht Durar nel 1515, all'automobile anfibia meccanica blindata dell’italiano Ramella, (1588) che riproduceva, nelle sue « artificiose macchine » come un carro di ferro chiuso e fortificato, che poteva correre sulla terra e navigare, perchè munito , oltre che di ruote, an­ che di pale idrauliche. Questo carro armato poteva contenere « sei archibugieri et con li mo­ schetti impediscon da feritori:.; ed era azionato « per via d’uva manovella con la forza di un Intorno, il quale intorno sta den­ tro senza esser visto nè offeso da nessuno ». Venne poi, nel 1648, l’automo­ bile meccanica di Hans Hautsch di Norimberga, quando il Leibnitz studiava in quella città. Il grande filosofo descrive nelle sue memorie una macchina a vapore fatta a forma di drago, che per­ correva velocemente strade sia in montagna che in pianura. Ma il segreto di questa macchina fu sepolto col suo inventore. Nel 1639 il romano Giovanni Branca ideava un « carro senio-

c/c. Postalo - Roma 1/3905

venta « realizzato nel 1650 da Stefano Farfler ed imitato dal­ l’olandese Meyer. Ma il carro del Farfler si presenta, almeno ai nostri occhi, come un’ingenua carretta da ragazzi, mentre la « carrozza » costruita nel 1688 dal Meyer aveva già forma e capa­ cità rispettabili. Si ha nel 1700 un’automobile attrezzato per le. guerra e nel 1761 un tipo di vet­ tura a pedale, ideata da inglesi. Nel 1785 il triciclo a vapore di Mucdoch, nel 1804 il battello a vapore di Oliviero Evans, e nel 1822 la vettura dai « piedi arti­ ficiali « di David Gordon. A Milano, nel 1895, fra gli ul­ timi due venerandi omnibus i” servizio dal 1880 e le prime vi­ branti vetture elettriche, strom­ bettavano ben due automobili. Benz, a motore orizzontale po­ steriore e trasmissione a cinghie. Verso il 1900 la passione del veicolo ha già attaccato anche le signore e si cominciano a ve­ dere le prime eccentriche in au­ to. Ed il tempo vola... Dalle cro­ nache di don Giuseppe Cervini, romano, che nell’anno 1673 ci parla di « una carrozza senza ca­ valli fatta da frate di Santa Ma­ ria in Via, cieco, et da questo donata a Don Gaspare Altieri che cosi procede fino al suo pa­ lazzo », siamo ormai giunti alla guida per tutti'ed alla macchi­ netta utilitaria che sfreccia im­ perterrita fra le fuori serie e le « Corpo diplomatico » fastose, di cui le cronache diranno forse fra qualche centinaio di anni un gran bene. Rina Cioni

Scuola Grafica "Guido de Gregorio" - Roma

Autorizzazione della Commissione Nazionale Stamoa N. 1769 del 14/11/1945

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