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19'19 — Direzione e Amministrazione: 561 .735 - 561 .064 - 564.962 • 50.020

Comitato di Direzione

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LUIGI GEDDA Direttore — SISTO FAVRE Condirettore CARLO CARRETTO — GIULIO ONESTI— LEOPOLDO SALETTI ERNESTO TALENTINO — BRUNO ZAULI

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SOMMARIO

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BRUNO ROGHI

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Le « frontiere scomparenti » SISTO FAVRE

Insegna la Montagna EDOARDO KROHEIM Fascino della « Davis »

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CESARE MARIANI I.' « Inter » protagonista « nu­ mero 1 » ? LUIGI FERRARIO Gli atleti italiani negli ultimi incontri internazionali 5 . MARIO CIRIACHI Progresso delle azzurre ACHILLE ANTONIBON 7 Cinema e sport LUIGI STIATTI Caccia e cani

BRUNO ZAULI Il problema dell’educazione fisica è solo un dettaglio del problema-scuola pag. 2

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VITTORIO SPOSITI Non esagerate nella fatica!

RANIERO NICOLAI Formazione dello sport inoderno

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NATALE BERTOCCO A Copenaghen i conti quadrano

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LANDÒ FERRETTI

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Parliamo italiano anche nel­ lo sport

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L’automobilismo italiano

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NABER Al canottaggio italiano Coppa Glandaz 1940

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ROMOLO PASSAMONTI Arte de) corpo a corpo BENEDETTO FABRIS L’ordine dei Nimbis ALBERTO MARCHESI L’agone degli atleti di ferro NINO LOMBARDI L'attività del C. S. I. CHIRONE La posta di Chirone

Da tutto il mondo ■ In copertina: Le Drus e il picco senza - 18 (Monte Bianco)

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Sportiiva 1 1 - Gazzetta

dello Sport

Milano

C. S. I. PRESIDENZA NAZIONALE

ARCHIVIO STÒRICO


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Allo Stadio di Stoccolma curante i saggi ginnastici della seconda lingiad^

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Il prohlenia dell’ educazione fisica è solo oo dettaglio del problema - scuola

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Neirretnrio Generale del C.O.X.I.

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Non si offende nè il Ministro Gonella, nè alcu­ no dei suoi predecessori rilevando che da un buon trentennio la Scuola italiana è in progressivo decli­ no e comunque non soddisfa la grande collettività nazionale, di cui altro non siamo che uno dei tanti porta-voce. Problema vecchio trito insoluto. Secondo alcuni l’antica Scuola ante-1914, quel­ la che emanava dal nostro Risorgimento, è stata travolta — come altri settori della vita italiana — dal generale progresso civile, cioè non ha retto alla evoluzione dei tempi. Altri specificano che le due guerre con tutti i loro sfasamenti morali e materia­ li sono state le cause vere e determinanti dell’at­ tuale situazione. Altri chiamano in causa l’azione del regime fascista che, attraverso un gruppo di or­ ganismi politico-sociali, ruppe l’unità della Scuola.

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E così continuando’in una critica retrospettiva ven­ gono enumerate tante cause e causette di varia ef­ ficienza, che ogni Ministero della Pubblica Istru­ zione ha lungamente vagliato nello studio di rifor­ me tentate od attuate nel corso di parecchi lustri. Mezzi finanziari, preparazione e corpo degli in­ segnanti, programmi tecnici e culturali, indirizzi pe­ dagogici generali e minute specializzazioni si spec­ chiano sulle molte facce del poliedro scolastico, quando dalla fase critica si vuol passare a quella pratica e costruttiva. Ma sempre più nebulosa ap­ pare, nel groviglio dei riflessi e delle interferenze, la visione di quel quadro sintetico che dovrebbe il­ luminarci sul « come saranno educati e forma i cittadini italiani ». . . Il problema è così grosso e fondamene• supera — a mio modo di vedere — la sfera 1


petenza di un singolo Ministero tecnico. >ulema di Stato, di tutti gli organi responsabili -o Stato, che un giorno dovranno pur affrontare, ai di fuori di ogni recitazione demagogica, rinterrogai ivo che grava sull’avvenire di un intero popolo. Non è insomma una questione che possa risol­ versi con ritocchi, con leggine, con mezzucci, tanto più che il problema è diventato sempre più difficile per l’enorme aumento delle masse studentesche. Questo forse — io credo — è l’aspetto fonda­ mentale della decadenza scolastica: crescita di vo­ lume con scadimento della qualità; ossia quello che si guadagna in estensione si perde in altezza.

* * * La lunga premessa ha il solo scopo di afferma­ re che in una scuola profondamente dissestata qual’è quella italiana riesce ben difficile mettere a fuoco un argomento particolare qual’è quello della edu­ cazione fisica. Ed a ben poco valgono gli esempi di quanto si fa in Inghilterra, in Svezia, in America ed altri siti, dove il fatto ginnico-sportivo si inserisce su organismi di impianto e potenza ben diversi da quelli di casa nostra. Si inserisce soprattutto su una coscienza generale del problema educativo che grandeggia nella vita del popolo. E preciserò subito dicendo che nei troppo cita­ ti modelli stranieri la necessità dell’educazione fi­ sica non è sentita da un esiguo nucleo di istruttori od allenatori specializzati, ma dalla collettività del corpo insegnante. Gli istruttori di ginnastica svedese, preatletica e sport non sono che gli strumenti analitici di un indirizzo che preme sulla « coscienza della scuola » sotto la spinta di tutta la nazione. Qui in Italia le cose sono diverse. L’educazio­ ne fisica non è che una piccola incrostazione, più o meno mal applicata a quell’organismo malato che è la nostra Scuola. Da óltre mezzo secolo vivacchia così. Ben s’intende che gli insegnanti di ginnastica, alcuni dirigenti sportivi, qualche scienziato, qualche esponente politico, sono stati in ogni epoca tenaci assertori del problema educativo fisico in seno alla Scuola. Voci deboli. Ma per la massa del corpo insegnante non c’è stata e non c’è che una reminiscenza classica, una frase retorica — mens sana in corpore sano — una indifferenza .aggravata dalle preoccupazioni pro­ prie che affliggono maestri elementari, professori di lettere e di scienze, presidi, provveditori, docenti universitari, funzionari ministeriali. Non c’è che adesione formale a circolari e disposizioni, il rab­ berciamento di orari, verbali di esami; e così « si fa anche questo ». Tutte le elucubrazioni dei nostri ginnasiarchi su Jahn, Ling; Spiess e la psicocinesia di Baumann, tutte le lance spezzate dagli « sportivi » su Arnold e sul metodo anglo-americano, vengono recitate in un ambiente direttivo della Scuola, che non è in condizione di riceverle. Nè il terreno si modifica ci­ tando qualche rara eccezione. Quando si ricorre al solito vezzo delle remini­ scenze storiche e si cita Vittorino da Feltre o addi­ rittura si risalgono i millenni per chiamare in cau­ sa l’autorità di Platone, ci si dimentica che questi grandi non erano insegnanti di educazione fisica o

cultori di sport. Erano il « mondo della cultura » che operava, nel quadro educativo dei giovani, ver­ so le necessità fisiche di ogni umano organismo. Il mondo della cultura — prescindendo da ogni giu­ dizio di valore — esiste anche oggi nella Scuola: ma • esso non è sensibile al fatto educativo-fisico, non costituisce molla direttiva che agisca sull’ambiente. In questo campo non diciamo niente di nuovo, perchè la situazione era bene avvertita cinquantu­ no anni fa — nel 1898 — quando il progetto Codronchi proponeva l’insegnamento dell’educazione fisica nelle facoltà universitarie di lettere e filosofia, dalle quali dovevano laurearsi i futuri maestri del­ la Scuola. Formare cioè gli educatori con una co­ scienza completa della loro missione. E questo non significa esautorare od eliminare gli insegnanti di educazione fisica, il cui compito professionale resta inalterato, ma assimilare la ma­ teria tra quelle costitutive della coscienza di ogni maestro, di qualsiasi maestro. Il progetto Codronchi può sempre venire attua­ to con un « meglio tardi che mai ». Ma, come ab­ biamo detto nella premessa, il problema è troppo grande per risolversi con provvedimenti di detta­ glio, tutt’altro che facili'— del resto — da realiz­ zare. Abbiamo parlato più sopra di una coscienza nazionale della educazione che supera evidentemen­ te ogni tecnicismo didattico immediato. Un’azione più forte e penetrante, un contributo più vasto a,’ generarsi di tale coscienza può venire solo, a mio modo di vedere, dal mondo medico che tanto in­ flusso esercita su ogni strato della popolazione ci­ vile. Nella formazione del medico, del suo bagaglio tecnico-professionale e quindi del suo atteggiamen­ to psichico, molto si insegna in materia di cancri, tubercolosi, difteriti ed ogni possibile malanno. Po­ co o nulla — quando si eccettuino in pediatria le prime fasi dell’accrescimento infantile — in mate­ ria di sano sviluppo umano, laddove l’esercizio fi­ sico gioca un ruolo di formidabile eccezionale im­ portanza. Il nostro medico cura gli ammalati, ha per co­ sì dire una coscienza plasmata verso il male fisico. Gli istituti di anatomia e di fisiologia non lo indi­ rizzano verso una grande sfera di azione quale è quella dello sviluppo e de'.l’allevamento umano, non gli parlano — anche qui è inutile disturbare la memoria di Angelo Mosso o citare qualche esempio vivente — di educazione fisica e di sport, dell’im­ menso valore che ha — lasciata da parte la psico cinesia — il moto fisico sui vari sistemi organici. Il medico ben preparato può fare molto nel set­ tore dell’allevamento umano. E qui non si tratta di istituire nuove cattedre — ce ne è già troppe — ma di spingere l’anatomia e ia fisiologia fuori dal campo puramente accademico per diventare « ma­ terie d’azione » come le cliniche dell’ultimo biennio. A questo traguardo del resto bisognerà giun­ gere in rapido volgere di tempo, perchè sotto l’azio­ ne deleteria della civiltà meccanica, la specie umana decade a ritmo accelerato. Il grandioso fenomeno dello sport che dilaga nel mondo, con forza del tutto spontanea, travol­ gendo qualsiasi ostacolo, non può avere ormai altra

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intima interpretazione che non sia quella di una difesa biologica delle specie. j ■

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Il quesito dell’indirizzo tecnico da imprimere all’educazione fisica scolastica era veramente giusti­ ficato alla fine del secolo scorso. Ormai, in cinquant’anni, l’Italia ha scelto la sua strada secondo la spontanea inclinazione fisica e psichica del suo po­ polo, secondo l’assieme dei fattori che naturalmen­ te orientano le masse. L'Italia ha scelto il metodo anglo-americano che con parole molto semplici e intelligibili comu­ nemente chiamiamo « indirizzo sportivo ». Prolungare la diatriba su questa materia, non accorgersi di questa tangibile realtà vuol dire cam­ minare con il paraocchi o con la testa nelle nuvole. Le lunghe discussioni sulla ginnastica svedese o te­ desca e sui derivati italiani allorché si affronta il tema fondamentale dell’indirizzo, sono diventate oziose. Sono invece sempre attuali quando si tratti di integrare programmi, di utilizzare quanto di buo­ no — di insopprimibilmente buono — esse con­ tengono. E su questo punto bisogna esser chiari. Coloro che non sono mai stati in America e non hanno avuto agio di visitare minutamente una « high school» od una «University » non debbono credere che in tali istituti scolastici gli studenti siano im­ pegnati dalla mattina alla sera in gare di nuoto, di rugby, di atletica e via di seguito. Troveranno invece — e forse con sorpresa — che in ogni istituto vi sono — oltre alle piscine, i campi, le piste — palestre coperte e scoperte con tanto di scale svedesi, travi di equilibrio, sbarre, parallele, anelli, cavalline, appoggi, clave, bastoni ed ogni altro attrezzo caratteristico della ginnastica nord-europea. E vedranno come tutti gli allievi sot­ to la guida degli istruttori si esercitano in una edu­ cazione fisica elementare con esercizi a corpo libe­ ro individuali (preatletica) e collettivo-comandati. In Inghilterra poi la esercitazione ginnastica collet­ tiva è tenuta in altissimo onore presso ogni scuola anche se non sfocia nei soliti concorsi ginnici della media-Europa o della Svezia. Il fatto importante è che oltre all’educazione fi­ sica elementare — ivi comprese, specie in Inghilter­ ra, le evoluzioni di squadra — tutti gli allievi fan­ no dello sport. E preciso fanno dello sport e non delle gare. Cioè si esercitano liberamente nel nuoto, nell’atletica leggera, nella pallacanestro e così via. Solo i migliori, solo gli esuberanti in senso psico­ fisico, solo gli individui eccezionalmente dotati dal punto di vista atletico, passano all’agonistica, alle gare, rappresentano il Collegio nelle varie compe­ tizioni. Tutta la grande collettività di Oxford — migliaia di studenti — si rappresenta in un solo equipaggio di otto atleti e un timoniere durante la celebre regata. Non bisogna quindi fraintendere la parola « in­ dirizzo sportivo » con la organizzazione in una scuo­ la di cinquanta squadre di calcio, che prendono parte ad un qualsiasi campionato! L’indirizzo sportivo cerca di spronare la massa da un minimum di educazione fisica elementare verso un maximum di rendimento fisico-sportivo, nello stesso modo che in campo intellettuale si cer-

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Pietro Enrico Ling (1776-1839) Poeta e fondatore della ginnastica svedese

ca di guidare i giovani dal minimo culturale delle scuole commerciali al massimo della docenza uni­ versitaria. E d’altronde pochi giungono fino al rango di professori universitari, come pochi arrivano all’a­ gonismo sportivo del campione. Ma sarebbe errore arrestare l’insegnamento intellettuale alle scuole elementari, così come è errore arrestare l’insegna­ mento fisico alla educazione elementare o pre­ atletica. Anche l’indirizzo sportivo è attuabile con re­ lativa facilità, con pochi e sensati provvedimenti. Ma — ci ripetiamo a costo di apparir noiosi — non si veda in queste parziali operazioni (che sen­ za dubbio sono qualcosa di meglio del solito « nien­ te ») il toccasana del problema. Perchè le iniziative fioriscano in tutto il loro rigoglio bisogna impian­ tarle su di un terreno fertile, su di una « buona scuola ». Il quadro generale sovrasta ogni dettaglio.


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J.hi dello sport non segue soltanto le imtn < . ; < U sultati, ma il processo di evoluzione i~-i. fiondo sta accorgendosi di un fatto. Questo fatto può pas­ sare sotto la definizione di « complesso delle fron­ tiere scomparenti ». Andiamo subito al concreto. Noi vediamo che molte rappresentative atletiche vanno a gareggiare in Paesi che, sul piano politico, sono profondamente diversi dai Paesi donde arrivano gli ■ospiti in maglietta sportiva. I giornali quotidiani dònno frequenti relazioni di ciò. In questi giorni ve­ diamo anche che i nuotatori americani, trionfatori ■alle Olimpiadi londinesi, accettano senza smorfie quella vera e propria Pearl Harbour sportiva che si ■sono fatti infliggere dai fenomenali nuotatori giap­ ponesi, vinti e occupati di guerra, e da Londra banditi. Nei casi citati' le frontiere della nostra defini­ zione sono « frontiere scomparenti ». Scompaiono ■come le sagome dei tiri a segno colpite dalle pallot­ tole delle carabine. Qui la pallottola è invece lo sport. Quando lo sport s’affaccia ad lina frontiera, la frontiera cade e la via è libera. La politica, a sua volta, è sempre lì che si fa rovistare il bagaglio dai doganieri sospettosi e arcigni. E spesso è rimandata indietro, quale turista indesiderabile. Nel mondo sportivo si assiste insomma agli svi­ luppi di un doppio fenomeno che ha tutti i caratte­ ri della contraddizione. Per un verso si accentuano le diffidenze ufficiali che paralizzano gli scambi in­ temazionali dell’idea sportiva (esempio recentissi­ mo, i delegati di molti Paesi non sono intervenuti ■ai lavori danesi dell’Unione Ciclistica Internaziona­ le'), per un altro verso gli atleti scambiano tra loro le visite e le gare indipendentemente dai regimi po­ litici che reggono i rispettivi Paesi. L’atleta non dà cospetto, il dirigente titolato e brevettato sì. Conti­ nuando nella similitudine delle « frontiere scompa­ renti » si ha perfino l’impressione che sotto i reti­ colati caldi dei confini passino tutti coloro che han­ no il berrettino piatto mentre non passa nessuno di coloro che hanno il cappello di alta forma, e insom­ ma la tuba. Queste constatazioni inducono a qualche rifles­ sione di non effimero momento. La forza dello sport è così onesta e pura che i pregiudizi, gli allarmi, gli inciampi d’ogni specie fi­ niscono per fondere sotto la sua fiamma. Ma la na­ tura e l’impeto di questa forza sono tali che, frain­ tesi o deformati dalle ambigue interpretazioni o ■dalle errate applicazioni, erigono ostacoli spesso in­ valicabili. Vogliamo dire, in altre parole, che dove lo sport si presenta limpido e libero là è il campo della sua vittoria, e dove si presenta troppo legato ■alle formule rappresentative ufficiali là è il campo della sua sterilità, se non della sua sconfitta. Non vi pare che sia palpitante l’antitesi tra i ‘giapponesi che sono invitati a-gareggiare nelle ac­ que di Los Angeles e gli stessi giapponesi che non possono tuffarsi nelle acque della piscina olimpica ■di Londra? Questa antitesi, ricca di riferimenti ana­ loghi ad altre manifestazioni atletiche di quest’ul­ timo tomo di tempo, porta in primo piano il pro­ blema fondamentale dello sport in senso interna­ zionale. È il problema della concordia, della frater­ nità e della pace tra tutti i giovani di buona volon­ tà che vivono nell’aiuola che ne fa tanto feroci. Provvidenzialmente non v’è alcun sottinteso politi-

i.E"n:uYni:ia: SWlllIffl di Bruno Itogli i co, o pseudopolitico, nella nostra affermazione. Se, infatti, la politica divide, lo sport unisce in virtù dello stesso spirito che l’anima, uno spirito per il quale due giovani che lealmente si battono nell’are­ na sportiva risolvono nella spontanea stretta di ma­ no, ad occhi alti e aperti, la contesa che soltanto nel risultato materiale ha dato un vincitore e un vinto. Sappiamo che alle ultime Olimpiadi, così come nelle Olimpiadi immediatamente successive alla conclusione dell’altra guerra, i popoli sono stati di­ visi in vincitori e in vinti, e perchè tali sono entra­ ti o non sono entrati nello Stadio. E che questa suddivisione, reprtgnante al concetto classico dello sport, sia stata artificiosa è dimostrato dagli eventi sportivi successivi, e clamorosamente oggi dai cam­ pionati americani di nuoto. Perchè debbono essere crollati in serie i record del mondo a Los Angeles proprio per opera di quegli atleti che l’Olimpiade, vertice tecnico e spirituale dello sport universale, non aveva voluto? È dunque al Comitato Internazionale Olimpico che spetta il compito, indubbiamente complesso e arduo, di fare scomparire, nel segno dei Giochi qua­ driennali, quelle barriere che lo sport libero sta ab­ battendo giorno per giorno con una metodicità e una irresistibilità che sono più forti dei cattivi sillogi­ smi della politica internazionale adunata in gran so­ spetto attorno ai tavoli d’uno. equivoca pace. Sareb­ be sciocco nascondersi che il C.I.O., per la sua stes­ sa struttura, non può spogliarsi dei panni e sotto­ panni politici che soltanto il lirismo ottocentesco di De Coubertin, in tempi propizii alle chimere dei grandi pacifisti, poteva ignorare. Il C.I.O, sportivo vaso di creta tra i politici vasi di ferro del novecen­ to atomico, ha la vita difficile. Ma appunto per que­ sto la sua lotta per lo sport universale sarà più no­ bile e la sua vittoria più luminosa. Se invece doves­ se rassegnarsi ad accettare la legge leonina delle descriminazioni e delle rinunce imposte dagli eventi e dagli uomini, la sua funzione si tradurrebbe da vi­ tale in letteraria; e sotto il suo ponte antico lo sport libero passerebbe come un torrente, corrodendone i pilastri. L’intervallo di tempo che corre tra Lon­ dra ed Helsinki — quella Helsinki politicamente de­ licatissima, e messa apposta di traverso al cammino dello sport quasi suo punto di obbligato passaggio e pietra di paragone del suo potere di affratellamen­ to di tutte le genti — avrà un’importanza capitale nella storia delle Olimpiadi moderne, e forse nello sviluppo mondiale dello sport.

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«FAR DI MIA VITA UNA COSTANTE ASCESA»

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I y ue grandi scuole naturali esistono: .. olla del mare e quella della montagna. L’Italia le ha tutte e due, a immediato contatto; anzi sono nella sua stessa natura e configurazione fisica. B come se in uno stesso edificio, da un piano terreno natante sulle acque, si salga ai piani superiori, su su, sino all’ultimo piano, dalle altitudini di collina a quelle di media montagna sino alle vette nevose, agli acro­ cori dai ghiacciai sui cinquemila. Si resta meravigliati come con due scuole così superbe, e maestre di umiltà e sapiente consapevo­ lezza nel contempo, il popolo italiano in settanta anni di unificazione e di vita ed esperienza collettiva non abbia saputo trovare la sua propria strada si­ cura e decisa di espansione e di elevazione. Di que­ sti settanta anni, almeno trenta sono stati di sport, di pratica e di cognizione marittima e montana. E non dimentichiamo, anche secondo una letteratura brillantissima, colta e popolare insieme, della quale basta citare soltanto due autori e due loro opere che risalgono, edizionalmente, al lontano 1900: A. De Vecchi (Jack la Bolina) con « L’Italia Marinara » e Giuseppe Cesare Abba con « Le Alpi Nostre ». Que­ ste due opere, ampiamente diffuse, e per anni, in tutte le scuole elementari e medie, sono andate, ohimè, dimenticate, mentre, aggiornate, riuscireb­ bero mirabilmente giovevoli ancora oggi a spiegare, a tanta gioventù, come e perchè mare e Alpi (e Ap­ pennino, s’intende) sono e devono essere la grande scuola, perenne e insuperabile, della gente italiana. Quali montagne e quali «mari, al mondo, godono, infatti, del nostro sole e vantano la nostra storia? In questo scorcio di estate rovente, nel corso della quale il C.S.I. tanta opera ha dato perchè su marine, laghi e fiumi la disciplina del nuoto tro­ vasse nuovi adepti ed educasse nuove falangi, ha lanciato anche lo squillo della conquista spirituale e fisica dell’altezza. Ha indetto la competizione na­ zionale, il campionato nazionale di marcia in mon­ tagna, del quale ha già parlato su « Stadium », con la sua ben nota competenza specifica e chiarezza di stile, il prof. Leopoldo Saletti, gettando, tra l’al­ tro, un grido d’allarme sullo spopolamento, lento e progressivo, delle Alpi e indicando come bisogna ricondurre la gioventù italiana alla passione dei monti. Con questo campionato, il C.S.I. non ha, di cer­ to, inteso indire una gara di velocità in ascensione alpina. L’agonistica individuale in montagna, cro­ nometro alla mano e traguardo in vista, quando si tratta di marce o ascensioni — le gare sciistiche sulla neve sono un’altra cosa — è un assurdo. A parte diversità contingenti di dislivelli, natura del terreno, condizioni climatiche e pressioni atmosfe­ riche, non è possibile ridurre a formula atletica fis­ sa uno sforzo di ascensione o percorso misto in montagna. La-montagna, battuta con i propri pie­ di, ha una sola unità di misura: la sicurezza. E solo dalla sicurezza di piede, e connessa facilità di re­ spiro, dipende un dato grado di celerità. Ma non si corre, nè a salire nè a scendere: si marcia; col sacco e gli scarponi, sussidi indispensabili; e per arrivare, senza subire incidenti. Un incidente, nella inesorabile severità della montagna, può significa­ re la vita. E alla montagna si va per l’esaltazione della vita, non per la sua soppressione. Si va alla mon-

tagna come ad un trionfo di vita; e oggi, quasi, non si può comprendere come Tito Livio abbia potuto scrivere: « infames frigoribus Alpes ». Ma erano tempi quelli in cui i Romani si sen­ tivano disarmati di fronte al mistero degli inacces­ sibili monti. E il Novati, molto acutamente, ce ne dà spiegazione: « mentre lo spettacolo della natura addormentata in un candido manto di ghiacci, che ai cuori nostri, tanto raffinati e tormentati tanto, sembra restituire un po’ di freschezza e di calma, in quegli animi ingenui e primitivi eccitava sol rac­ capriccio e disgusto. Delle Alpi essi non conobbero se non i terrori ed i perìcoli: le cime inaccessibili, donde piombano, urlando, le valanghe, i furibondi torrenti, la tramontana maligna, che in un turbine di neve e di pioggia ravvolge, soffocandolo, l’infe­ lice viandante; furono stimate dimora di formida­ bili divinità le quali dalle aree lor sedi ricacciava­ no lungi, irritate, i profani ». Ci par di sognare ad udire tali parole, ci sembra di riascoltare le terri­ bili fiabe della nostra infanzia... La realtà, invece, è una: alla montagna si va per l’esaltazione della vita e della Natura. Questo è il dato essenziale che promuove e presiede la scuola e lo sport dell’alpinismo. E ce l’hanno inse­ gnato persino due Pontefici alpinisti, Enea Silvio Piccolomini e Achille Ratti. &i possono, e si devono, collegare e contemperare, in montagna, sicurezza e celerità? C’è un modo solo: la marcia collettiva. La marcia collettiva produce di per sè la media di sforzo, di tempo e di rischio,4 Questo contempla il Campionato del C.S.I., il quale richiede una gara collettiva ristretta alla sua sintesi più serrata: la pattuglia di quattro uomini. Che è, in ultima ana­ lisi la risultante di una grande e profonda prepara­ zione e scuola collettiva: alle selezioni gli indici di eccellenza, ma di eccellenza media e di pratica si­ cura. Il tutto non secondo una formula atletica fis­ sa, da stadio e da record, ma secondo il tipo pretta­ mente alpino. E con una progressiva educazione al­ lo sforzo medio, tale da temprare al più alto grado organismo e carattere. Inoltre, nel caso specifico, il C.S.I. ha avuto cu­ ra di suddividere il complesso dei concorrenti in tre ben distinte categorie: cittadini, valligiani e milita­ ri. Ognuno vede come questa suddivisione sia razio­ nale e garantisca ancora meglio le relazioni di sfor­ zo e di capacità. Il percorso è di tipo unico per tut­ te e tre le categorie, con dislivello non inferiore ai 2500 metri (salita più discesa) e non superiore ai 3500, su percorso non superiore ai 25 km. Le eliminatorie regionali si concluderanno con la finale nazionale, a cui parteciperanno tutte le squadre campioni regionali, che si disputerà il 25 settembre in Val d’Aosta con. l’organizzazione della Presidenza Centrale del C.S.I. e della Scuola Cen­ trale Militare di Alpinismo. I giovani partecipanti al Campionato avranno così modo di visitare, di conoscere questa Scuola di alpinismo, vera università dei rocciatori. Si tratta di un istituto, nel suo genere, effetti­ vamente unico al mondo. Quanti escono da tale scuola non possono essere che dei maestri,.,e, data la passione, degli apostoli che ovunque si recheran­ no infiammeranno tutti del verbo, del culto, del credo della montagna.

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La « Scuola Centrale Militare di Alpinismo » è fornita, anzitutto, di un gabinetto di fisiologia, dove un perfetto apparecchio radioscopico filtra at­ traverso i suoi raggi il cuore di ciascun adepto del­ la montagna, prima e dopo le esercitazioni sulla neve, sulla roccia, sul ghiaccio. Il primo esame può anche essere stato favorevole: ma dopo un certo periodo, lo stesso soggetto sottoposto a nuovo esa­ me può presentare dei fenomeni: irregolarità car­ diache, aumenti eccessivi del volume, cuore ingros­ sato oltre il concedibile. Allora, niente da fare: si va in pianura al servizio normale. Cuore, invece, in condizioni soddisfacenti? Abile.

Naturalmente la scheda di valutazione fisica non contiene solo i diagrammi e le cifre concernen­ ti tale organo; ma quotazioni sullo scheletro, sulla muscolatura, lo stomaco (bisogna mangiare e dige­ rire bene, perchè... « a mangiar poc si diventa fiac — e non si puole — non si puole più marciar »); sulla vista; misure somatiche, arti, torace, capacità polmonare, escursione respiratoria, capacità di spin­ ta e di trazione, ritmo del polso, pressione sangui­ gna: l’uomo della montagna non è qui meno inda­ gato e controllato dell’aviatore. Inoltre deve essere fornito da madre natura di forza fisica notevole. Con la roccia non si scherza: l’alpino deve possede­ re artigli al posto delle mani. Di particolare delicatezza in questa scuola e università scientifica alpine è la formazione degli alpini scelti, dei capi-cordata, di coloro che si spe­ cializzano, che saranno gli esponenti e i maestri in fatto di eccellenza nell’uso dello sci, della corda, del rampone e della piccozza. La storia e la teoria delle conquiste della mon­ tagna hanno qui, in un museo interessantissimo, pagine indimenticabili e d’una efficacia morale e insegnative insuperabile. Impressionante, oltre le fotografie, sono la riproduzione plastica delle ar­ rampicate di tutte le specie di parete, di roccia o di ghiaccio. Non sono dimenticati i Caduti della montagna, coi loro cimeli umili o illustri, di guide famose, di scienziati, di professionisti, di ragazzi sognanti, di ignoti innamorati del sublime.

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Il Trofeo messo in polio dal Centro Sportivo Italiano

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jr n un primo tempo, per una molto lunga serie -®--di anni, dall’aurora dell’alpinismo in Italia, l’agonistica alpina era ignorata, anzi dove natural­ mente affiorava, veniva soffocata. Prevaleva il con­ cetto che sulla montagna si va piano e cauti, per ar­ rivare e per... ritornare. E su questo, in tesi gene­ rale, si era nel giusto e nel logico. E poi la pratica dello sci, ad esempio, era quasi un mito. Ma quan­ do le risorse velocistiche dei sottili legni slittanti sui candidi pianori e giù per le precipiti discese fe­ cero proseliti prima tra l’elemento militare alpino e poi tra quello sportivo, si comprese che anche li montagna riservava la sua superba agonistica: era gli sci e senza sci, accentuando, anzi, quella già la­ tente, e solo calcolabile a gradi, delle difficoltà nelle scalate di roccia, nelle conquiste di cime inaccesse per pareti ancora vergini di appiglio umano e ri­ tenute inattaccabili. Anche la marcia in montagna divenne numero del programma dello sport nazionale. Chi scrive ideò e organizzò, insieme all’indimenticabile pioniere dell’escursionismo alpinistico, nel lontano 1925, un primo Campionato della Montagna a squadre. Ma tante altre manifestazioni alpinistiche sorsero e pro­ sperarono. I risultati furono, innegabilmente, su­ perbi. Non si dimentichi che, in quell’epoca, all’ini­ zio della volgarizzazione degli sport della monta­ gna e della neve, si partiva da una quota che si può definire infinetesimale. In pochi anni la montagna, gli sport della neve, contarono a centinaia di mi­ gliaia i neofiti. Poi mano mano alpinismo e sciismo resero ancora più stringata la loro impronta, tesa più schiettamente e specificamente al più alto gia­ de concepibile e possibile di perfezione tecnica, i efficienza fisica, di tempra morale. Facendo perciò


Visione dantesca : a sinistra il Monte Mailet, la Guglia di Rochefort, a destra il Dente del Gigante e la Guglia de Tacni

leva sullo « spirito agonistico », ma spirito agoni­ stico considerato non sul fatto del tagliar primo un qualsiasi traguardo di roccia o di percorso nevoso — anche se per questo si partecipi per l'appunto a una gara —, ma sul fatto della più alta media di rendimento costante in qualsiasi prestazione, da parte, possibilmente, di tutti i partecipanti. La scuola della montagna, ed oggi per bene­ merita cura del C.S.I., viene praticata secondo i concetti che inspirano tutta l’azione dello sport ita­ liano, dello sport cattolico italiano. È uno sport che agisce e procede nella luce dello spirito. Non si vuole l’atleta, diciamo così, agnostico, o indifferente, o assente dalla fede e dalle verità religiose e morali. Costui non è e non può essere mai effettivamente un atleta: non sarebbe che un misero, anche se « magnifico » bruto, destinato a un crollo fisico e morale irreparabile. Veramente, la montagna non è palestra adatta per le... scorriban­ de di simili elementi, più o meno meteorici: è una scuola lunga, paziente, scultorea. Per questo noi la preferiamo, insieme con quella del mare, a tutte le altre. Nella ricerca e nella consuetudine delle alti­ tudini alpestri: nell’esercizio duro e paziente dei percorsi che dalle valli adducono alle cime, e nella contemplazione e nella riflessione dei cieli, degli orizzonti, dello spazio, ogni uomo fa le sue espe­ rienze interiori, i suoi esami di coscienza, si misu­ ra e si commisura con le asprezze e le superiorità della realtà dura e contingente, si riconosce granel­ lo di sabbia dinanzi all’infinito e al creato: anima sola, e tuttavia non anima sperduta se proteso alla ricerca di Dio, della sua verità e della sua luce. Se la sua ascensione fisica è anche una ascesi spirituale. E così non può non essere, poiché chiunque sale alla montagna con desiderio e speranza di altezze e di visioni lontane, vuole per quanto può liberarsi dalla pessione greve delle bassure dove i nebbioni climatici s’impàstano con quelli sociali.

E la montagna offre a ciascuno i suoi insegnamenti morali, i suoi dettati densi di verità eterne, ’e sue rivelazioni! Non forse sulla cima del monte Sinai. Dio si rivelò a Mosè con i suoi Dieci Coman­ damenti dettati e scolpiti sulle tavole di pietra? Co­ mincia da quel giorno e da quelle leggi la grande storia dell’umanità. Comincia da quelle leggi la grande storia dell’umanità. Comincia da quella ci­ ma insorgente titanica sul deserto feroce la libera­ zione dell'umanità dal suo involucro ferino e l’ane­ lito consapevole del suo spirito verso Dio. E se per lunghi secoli le montagne furono oggetto piuttosto di terrore e di culto olimpico dove il timore preva­ leva sulla riconoscenza umana, venne però il gior­ no in cui Dio reso Uomo parlò alle turbe dalla Montagna, pronunziò il discorso della Montagna; salì poi il Calvario, e diede l’esempio del Sacrificio sublime. E chi potrà opporre che fisicamente il Cal­ vario non fosse che una breve altura? In verità, esso è, idealmente, la più alla vetta del mondo, e soltanto suda sua cima, l’umanità poteva ritro­ vare Dio e il Creatore ritrovare la sua creatura. E ha inizio da allora il nuovo processo di ascen­ sione dell’uomo, nei secoli, nella storia, nel de­ stino, E da allora asceti e uomini d’azione sociale trassero dalla consuetudine delle altezze, la con­ templazione, lo studio, l’iniziativa della lotta per proseguire l’opera di Cristo. Da S. Girolamo a S. Benedetto a S. Francesco, legioni di poeti e artisti, con Dante e Petrarca alla testa; e schiere missio­ narie che hanno sparso sangue e fede per il mondo, tutti escono dalla scuola della montagna, praticata por tutta una vita, o da essa prendendo l’iniziazione, per essa temprando energie e rinnovando proposi­ ti. E oggi più che mai dobbiamo tendere con tutte le nostre forze e possibilità alla scuola della monta­ gna. Tutto un popolo, attraverso le sue generazioni giovani o ancora in efficienza, deve rinnovarsi. Co­ me individuo, come uomo sociale, come atleta del fisico e dello spirito. SISTO FAVRE

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11 uando Mister Davis, nel lontano *-£ 1900, offrì una massiccia coppa dal­ l'aspetto imponente, per il cui possesso lottarono i protagonisti di un incon­ tro Stati Uniti - Inghilterra, egli forse non si rese conto che il suo atto avrebbe segnato una svolta decisiva, una data classica nella storia del tennis mondiale. Da allora è passato quasi mezzo se­ colo, e nei 49 anni trascorsi la * Da­ vis », sgranando il rosario delle sue 37 edizioni, ha ben presto assunto il ran­ go e l’importanza di competizione prin­ cipe. Sport prevalentemente primave­ rile ed estivo, il tennis compie da mar­ zo ad ottobre la sua parabola annuale, raggiungendo l’apogeo fra giugno ed agosto, quando l’aristocrazia mondiale della racchetta corre a destra ed a si­ nistra per tutto il globo, sperando di poter presto sfidare gli abitanti di Marte o di Giove in un « match » in­ terplanetario, accontentandosi, almeno per adesso, di volgere un occhio ver­ so r... « insalatiera », meglio conosciuta con il nome di Coppa Davis, l’altro verso il Torneo di Wimbledon: come dire i due cardini sui quali ruota l’at­ tività tennistica, le competizioni scritte a lettere d’oro nel Calendario, punteg­ giato e variato dai Campionati -inter- nazionali e dalle miriadi di tornei sul­ la Riviera, sulla Costa Azzurra, in fi­ landa, in Svezia, dovunque sia un cam­ po di tennis ed una Federazione che non badi a spese. Coppa Davis e Wim­ bledon: quella costituisce la riprova di questo anche se sembrano antitetici i meccanismi delle due competizioni, a squadre l’una, strettamente individua­ le l’altra. Ma i risultati di queste ras­ segne di campioni sono collegati sul filo della stessa logica sportiva, si com­ binano insieme e dalla loro sintesi si produce la pietra filosofale che, intro­ dotta nell’alambicco intorno a cui si affaccendano i compilatori delle classi­ fiche annuali, ha il peso decisivo per la designazione del « numero 1 » mon­ diale. Come l’« oscar » cinematografico questo attributo tennistico è puramen­ te onorifico e lancia il tennista cosi designato verso il ruolo di stella di primaria grandezza nel firmamento mondiale; i punti di contatto con 1’ « oscar » non mancano, poiché se la «star» detentrice della simbolica • -statuetta conclude nuovi, pingui contratti che valorizzano l’artista del momento e più ancora il momento dell’artista, il ten­ nista, dal canto suo. raggiunto il più alto gradino della scala delle racchet­ te, afferra a volo l’attimo fuggente del­ la massima notorietà e lo fa coincidere con l'abbandono dell’ideale, candido (per quanto... « glissons »...) tunica del dilettante ner indossare il camiciotto da lavoro del professionista, munito di larghe tasche per riporvi i floridi gua­ dagni che con il professionismo sono a portata di... racchetta. Così è avve­ nuto per Kramer. vincitore di Wim­ bledon 1947 e jolly della squadra sta­ tunitense per la « Davis » di quell’an­ no, così avverrà per Schroeder, vincitore di Wimbledon 1949 ‘.Z'.'ò ce ■numero 1» della -__ ­ . , ,squadra ■ .. ...americana .------ che — “ha"1 con quistato il diritto al possesso dell’ « in­ salatiera » anche per il 1949-50. La 38.ma edizione della «Davis» si è infatti conclusa da pochi giorni con una nuova vigoria degli statunitensi, che hanno battuto gli australiani, vincitori della zona americana e della finale in­

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terzona, disputata contro gli italiani, vincitori — a loro volta — della zona europea. Zona europea, zona america­ na, finale interzona, finalissima contro i detentori; in questa semplice formula è racchiusa la storia di mezzo secolo di tennis. Interpretando uno qualsiasi dei « ta­ belloni » di gare, si intravede perchè questa grande competizione sportiva, l'unica che, con cadenza annuale, met­ te a confronto i campioni di tutto il mondo, abbia potuto resistere alle in­ giurie del tempo, sia risorta dopo la guerra con la fresca disinvoltura di una tradizione semisecolare: sembra inconciliabile o paradossale l’unione delle caratteristiche di freschezza e di annosa tradizione? Ma il fascino della « Davis » deve essere ricercato proprio in questa strana e felice unione! Pas­ sano gli anni, generazioni di tennisti si avvicendano, campioni sbocciano, fio­ riscono, si avviano al declino, fino a scomparire dall’agone per restare nel ricordo, a volte leggendario: Tilden, La­ corte, Cochet volta a volta legano alla loro racchetta i fiocchi infiorati della vittoria, passa Hiro Satoh, passa Crawford, con De Morpurgo e De Stefani quando già Tilden appanna il suo giuo­ co ed urge prepotente la foga gua­ scona di Borotra dall’agilità felina e dall'occhio infallibile. La grande figura

FASCINO della

DAVIS del momento sposta il fuoco dello sguar­ do del campione di ieri su quello di oggi mentre affila le armi e gli ar­ tigli l’aquilotto, campione di-domani; guardiamo l’esempio di oggi degli Stati Uniti e vediamo come i « grandi » Kramer e Parker siano l’uno nel ricordo, l’altro leggermente in disparte, mentre in primo piano giganteggia Schroeder ed è già pronto chi raccoglierà la loro pesante eredità, quel « Panche » Gonzales ventenne e formidabile al quale l’esperienza e gli anni non potranno che donare altre freccie appuntite per il suo arco possente. Ecco i protagoni­ sti di allora e di oggi, gli uomini cia­ scuno dei quali ha scritto una pagina di storia del tennis. Ma non bastano gli interpreti di gri­ do per dare lucentezza ad uno spetta­ colo che si ripete da mezzo secolo, tan­ to più che annualmente questi stessi tennisti si ritrovano sulla verde spia­ nata di Wimbledon. Là dove una formula modellata su quella usuale dei Tornei (dalla quale Wimbledon non si stacca) costituirebbe un barocco ed inutile doppione, ecco invece l’appassionante ed indovinata successione di incontri che il « tabél-

dono » della Davis sciorina nella corsa verso la « challenge » di fine agosto. Alto livello tecnico di atleti, compat­ tezza morale di. squadre, controllo a, nervi trovano ad ogni incontro osta­ coli sempre più duri, si passa al <jj là o si resta al piede deH’ostc''Oi() a massaggiarsi le ammaccature mentre gli avversari salgono al piano superio­ re: la legge delle cinque partite non ammette compromessi, o si vince o si perde: 3-2, 4-1, 5-0 o viceversa! Alla luce di questo irresistibile fa­ scino la vittoria conseguita dai tenni­ sti italiani nella zona europea assume il risalto ed il valore che solo le ec­ cezionali imprese sportive conferiscono ai loro autori. Praticamente campioni d'Europa gli azzurri hanno infilato sul­ lo schidione scintillante della loro rac­ chetta tordi di alto pregio: Sud Afri­ ca, Cile, Jugoslavia e Francia: in poco più di due mesi quattro incontri, uno scio dei quali relativamente facile, quellc> contro il Cile. Vincitori del Sud Àfrica dell’asso Stungess, semifinalista a Wimbledon, gli italiani hanno affron­ tato gli ostacoli progressivamente più difficili: l'ultima, durissima siepe di questo « steple-chase » di eccezione aveva un nome ed una tradizione glo­ riosa: Francia. 11 classico incontro ha evuto una classica sede, quel Roland Garros » di Parigi, dovi-, si respira aria di tempio del tennis, dove ogni angolo parla di campioni e gare memorabili. Ed in questa sede inimitabile gli az-t zurri Cuccili e Marcello del B 'Ilo han­ no imposto i diritti Iella loro classe superiore. Preventivata, e quindi non sorpren­ dente, la^sconfitta sulla fina1e interzona contro i formidabili australiani. Trop» pi fattori sfavorevoli negavano il cre­ dito di un’affermazione agli azzurri; « chiusi » dal grande valore degli av­ versari. più classici e potenti, gli ita­ liani avrebbero inoltre trovato sul lo­ ro cammino il durissimo ostacolo dei campi erbosi ai quali non erano e non sono abituati. E quando la pioggia ha imnrovvisamente centuplicato l insidio­ sità dei campi di gioco, sono scomparse anche le uniche « chances » di un’ono­ revole resistenza, programma minimo con il quale partivano Cuccili e del Bello. Sconfitta preventivata, sconfitta che nulla toglie al grandissimo zalore del­ la vittoria conseguita nella zona eu­ ropea. Dal fiore sbocciato in primavera, du­ rante rincontro amichevole Stati Uni­ ti - Italia, è nato il frutto più bello: «Campioni d’Europa», questa l’etichetta ta che ha accomnagnato Cuccili e Del Bello al di là dell’Atlantico. Ma non soltanto i « grandi » sono s'ati agli oneri della cronaca: dietro di loro le nuove generazioni affilano le armi per assicurare al tennis italiano la continuità ininterrotta di campioni che si susseguono da 20 anni. La no­ stra squadra juniores, brillante vinci­ trice sui giovani francesi e svizzeri, conferma resistenza nelle nostre « spe­ ranze » delle tradizionali qualità tecni­ che ed agonistiche: Cardini, Bergamo. Clerici, questi i nomi degli azzurri di domani, questi i nomi che ci abitue­ remo a ripetere spesso. Il buon giorno si vede dal mattino. Ed il mattino di Cardini, Bergamo e Clerici è dei più radiosi.

Edoardo Kroheim


Odili SPOHI■■ di 1<;i.uiero Xicolsii

La scoperta archeologica di Olimpia, mettendo in fomen­ to l’ambiente della cultura, lievitò subito anche in quelli ove si andavano ponendo in pratica nella prima metà del 1800 le numerose teorie sull’educazione fisica e sulla ginnastica, anche agonistica, che erano state dibattute nel secolo precedente con varia fortuna. E ormai si trattava di ambienti che, contraria­ mente a quanto si potrebbe credere, erano animati spesso dal fervore pedagogico degli stessi uomini di pensiero. Cominciava a fruttificare infatti il retaggio, non soltanto di quegli storici dell’arte che avevano scoperto i cànoni dell’estetica nella ar­ monia del corpo umano plasmata dalla scultura ellenica, ma anche di quei sociologi e fisiologi che avevano preannunziato e caldeggiato, tra le riforme sociali più impellenti, quella di conferire nuovamente all’individuo una dignità umana scatu­ rente da una perfetta sintesi ili diritti e ili doveri. E ciò non poteva meglio esprimersi che nell’acquisto di uno stato di sa­ lute (intesa, questa non nel significalo corrente di « sentirsi bene") che armonizzasse le forze fisiche con quelle morali. Il grande pedagogista svizzero, Johan Heinrich Pestalozzi, che fu forse il più solerte ed efficace tramite fra i teorici del <■ secolo dei lumi « ed i realizzatori del secolo susseguente, espresse appunto al principio del 1800, con la sua consueta chiarezza, il proposito basilare cui ognuna delle diverse ten­ denze non poteva non ispirarsi: « Soltanto quello che congloba l'uomo nell'insieme delle sue' facoltà intellettuali e fisiche è veramente educativo e conforme alla natura». E così senten­ ziando riepilogava, non soltanto tutta la appassionante pole­ mica naturista accesa dal suo compatriota Jean-Jacquer Rous­ seau nel suo « Emilc ou de l'Education » nel quale sono inve­ ro sorprendenti, per l’epoca in cui furono licenziate, le speci­ ficazioni sùll’importanza itegli esercizi fisici per una sana edu­ cazione (« c’ctaient pour lui — Emilio — Ics jeux olympiqtics »), ma anche quella che i pionieri dello sport moderno erano in procinto di sferrare. Perchè è bene sottolineare che i migliori di essi non dimenticarono mai che, facendosi propu­ gnatori di una restaurazione dell’agonistica classica (nella quale, a guisa di fiore sul suo stelo, culmina necessariamente la ginnastica, anche se contenuta in limiti schematici), colla■boravano ad un’opera di elevazione spirituale, analoga a quel­ la perseguita dai più profondi pensatori dell’antichità, non soltanto pagana, ma evangelica, se un Clemente Alessandrino, nella sua trattazione su «Dio quale Pedagogo», precisamente nel capitolo in cui tratta degli esercizi fisici, affermando che il perfetto cristiano raggiunge la sua pienezza nell'equilibrio ■di tutto il suo essere (materia e spirito), non esita a mettere il crisma della fede redentrice alla formula platonica « Biso­ gna aver cura del corpo per l’armonia dell'anima ». Tale era l’ideale che aveva professato Antonio Filangieri, ■epigone del più puro Vmanesimo italiano e profeta del Risor­ gimento, in quel quarto libro della sua « Scienza della legi­ slazione » dove, esponendo i prospettali regolamenti dell’e­ ducazione fisica, enuncia rotondamente: «‘Tutti' gli esercizi. .. atti a fortificare il corpo-saranno non solo tollerati, ma pre­ scritti dalla Eeggc: nelle ore destinale a questo oggetto i fan­ ciulli saranno esercitati a vicenda nel correre, nel saltare, nell’arrampicarsi, nel lottare, ncll’elcvar pesi, a scagliarli, a tra­ sportarli, a sperimentare, a misurare il vigore c l'agilità delle loro membra e a dare ai loro corpi quell'energia c quella ro­ bustezza che si perde nel languore c nella inazione... Nè la pioggia, nè' la neve, nè il gelo, nè i venti, nè il gran caldo, nè il gran freddo priveranno i fanciulli dei piaceri e dei vantag­ gi di esercizi così utili ». Una limpida saggezza, per la quale Napoleone non esiterà a proclamare il Filangieri « il maestro di noi tutti », e alla quale gli assertori dell’educazione fisica ■attingeranno per le loro innovazioni e riforme. Se ne erano ventilate, specialmente in Germania, fin dal 11700; ma solo all'inizio del secolo successivo dovevano conso­

lidarsi in teoria ed in applicazione. E il terreno meglio disso­ nato per accogliere una buona semina era quello del « Philantropinum », l’istituto che Johan Bernhard Basedow aveva fon­ dalo in Dcssau per predicare «agli amici dell’umanità » ; ma da Christian Sallzaan era già un vivaio di iniziative (tra le anche «l'Eldorado degli studenti», istituto in Schnepfenthal quali la costruzione di nuovi attrezzi ginnici) da cui dovran­ no picndcrc ispirazioni i più concreti realizzatori. Da un lato dunque il classicismo ellenico, che specialmen­ te gli eruditi storici d’arte tedeschi avevano sviscerato, non senza incorrere nella rettorica, e dall’altro questo urgere di nuove esigenze della educazione individuale e collettiva, ave­ vano acuito le intenzioni dei migliori a sentirsi, nel campo dell’educazione fisica, i paladini della rivoluzione sociale; la quale, nel proposito di dare nuovo assetto alle conipagini na­ zionali già costituite, o d’incitare ad emancipazione tanti po­ poli soggetti o in rischio di diventarlo, mirava soprattutto a formare uomini coscienti della propria funzione nell’ambito propulsore della Patria, e da questo, per progressione natura­ le, in quello compendialore della Umanità. È ovvio però che, nei difficili anni che incombevano allora su tutta l’Europa, fosse pili inipellente per i riformatori tedeschi poggiare l’ac­ cento delle proprie idee esclusivamente sulla necessità di una riscossa nazionale che lavasse almeno le onte di Austerlitz e dì Jena. Proprio in quest’ultima battaglia aveva servilo da volon­ tario, nell’esercito sbaragliato di Napoleone, Friedrich Ludwig Jahn, colui che per primo riuscì-a licenziare un metodo gin­ nastico vero e proprio. La dottrina gli era derivata invero dal suo coni patriota Guths òluths che, in ordine di tempo, è cer­ tamente il primo dei moderni trattatisti di ginnastica pedago­ gica: il suo credo che è quello dell’antica saggezza del « ubi inotus ibi vita ». è distillato da lui con un chiaro amore di essenzialità. Lo Jahn perseguì lo stesso fine, ma piuttosto che con amore, con rigore: e non avrebbe potuto, altrimenti, far Si che il ricordo, che gli lanciava ognora le carni, si travasassc co­ me monito nella gioventù che frequentava la Turnplatz da lui fondata in Hasembeiden o i ginnasi che pullularono d'un subito in ogni dove, tenendola scrupolosamente a modello. Era desiderio dello Jahn che la ginnastica si estendesse « a tutta la vita del popolo», e che la bandiera da lui ideata (anche il vocabolo « lurncn » era stato coniato da lui) sventolasse in ogni città tedesca con i quattro « effe » disposti a forma di croce; e proclamavano che ogni cittadino deve essere « frisch, frei, fròlich, fronun ». vale a dire: forte, libero, allegro, pio. Un suo biografo ha descritto che « una meravigliosa forza ma­ gica sprigionava da ogni suo minimo atto o cenno o parola, come da tutta la sua complessione »; e non può essere che ciò non sia stato se, impartendo lezioni di austerità, di frugalità e di durezza, lo Jahn riuscì a costruire le basi della salda piat­ taforma sulla quale la Germania crebbe nel 1800 a legittimo grado di potenza. Il suo metodo però, caratterizzato da una serie di esercizi arditi (la cui veemenza, impostata sul lavoro ai grandi attrezzi, doveva rivelarsi in seguito inadatta agli ado­ lescenti cadde in pugno al militarismo prussiano che si piaz­ zò nelle palestre del Turn valer da geloso e intransigente istruttore; e malgrado gli emendamenti apportati da Ernst Wilhelm Bernhard Eiselen, l’ideatore della « Turn Kunst » (ginnastica artistica), vi impose le sue formule sempre più rigide. In contrasto con gli inconvenienti di tali esasperazioni, si propagava in quello stesso tempo, specialmente nell’Europa del nord, il sistema di ginnastica ideato da Pehr Henrik Ling, il quale, fatto tesoro dell’insegnamento del danese Franz Nachtegall, non sufficientemente teorizzato, vi aveva infuso una duttilità e perfino un brio che erano stali,.ignorati prima di

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aliata. Può dirsi in effetto che egli riuscì per il primo a ri­ trovare un ritmo di movimenti, che per la sua semplice na­ turalezza meriti il nome di « classico ». E ciò non può far me­ raviglia se si riflette che, mentre lo John — egregio poeta — era un filologo, o per meglio intenderci un notomista del lin­ guaggio, il Ling — anch’egli poeta — era un fisiologo, vale a dire una mente più propensa a scrutare le relazioni ed a comprendere i nessi. Gli fu facile pertanto fondere la sobrie­ tà di movimento, che egli ammirava non senza ragione quale massimo requisito della « callistenia » greca, alla perspicacia pratica di una indagine scientifica che, partendo dal presup­ posto di educare il corpo secondo le sue possibilità anatomi­ che e fisiologiche, tende ad infondere nell’organismo il benes­ sere ilclla euforia. I risultati che lo John riusciva ad ottenere con la contrazione a scatto, innaturale e meccanica, prcannunziatrice del «passo dell'oca», il Ling li preferiva con la di­ stensione a grande respiro, nella persuasione, che divenne poi norma di tutta la ginnastica svedese, che « la forza ci deve ve­ nire senza cercarla». I due metodi costituirono, per circa un secolo un perni­ cioso dualismo, malgrado i tentativi di una infinità di stu­ diosi e di esperimentalori per conseguire, se non proprio di armonizzarli (ciò che, anche per merito dei concorsi olimpìaci, avvenne piuttosto recentemente- con il fiorire della autentica ginnastica «artistica ») almeno di ridurre in ciascuno di essi la esosità formalistica dell'» uno ■ due - tre... » cui erano con­ dizionali. (Johan lì'olfang Goethe la ridicolizzava bonaria­ mente negli avvertimenti che Mefislofelc, sotto la zimarra del dottor Faust, sciorina allo scolaro: « Dovrete apprendere poi, durante parecchie giornate, che per tutto ciò che credevate di poter compiere in un solo tratto, come il mangiare ed il be­ re, vi è necessario il comando: uno! due! tre!). Però in una questione furono fondamentalmente d’accor­ do: in una sorta di apatia circa l’esplicazione in gara delle varie esercitazioni giocose, cosicché, pur senza proporselo, ri­ tardarono l’avvento dell'agonistica propriamente detta; quella che la memoria di Olimpia, nella luce dei primi ritrovamen­ ti, non tardò a sollecitare specialmente da coloro che -per pio-' prio conto, indifferenti alla metodologia dei due grandi siste­ mi, il tedesco c lo svedese, si facevano propugnatori di una ginnastica meglio concepita, secondo un paragone trovato sa­ gacemente circa un secolo dopo da Angelo Mosso, come « una sorta di grammatica che si forma quando esiste già una buo­ na parte della letteratura e si è sviluppata la lingua, per mo­ do che occorre solo fissarne le regole ». E così la intesero, lo svizzero Phokion Heinrich Clias, fautore della « somascctica », e lo spagnolo Francisco Amoros; entrambi, non trascurando, il primo sia in Francia che in Inghilterra, e il secondo più in Francia che in Ispagna, di mettere in evidenza l’importanza, ed anzi la indispensabilità dei Giuochi, in una educazione fi­ sica che non voglia esaurirsi nell’abbiccì del metodo; e nello stesso tempo, specialmente l’Amoros, di propugnare che non fosse disgiunta dalla educazione morale. » Colui che non fre­ quenterà il « ginnasio » con bontà e generosità di cuore, pro­ fessando l'amore di Dio e della Patria, il rispetto delle leggi, dei genitori e delle autorità, c simultaneamente una scrupolo­ sa subordinazione alle norme stabilite negli esercizi, non po­ trà essere mantenuto nella «istituzione». La quale, tra l’altro, stabiliva un premio di virtù da assegnarsi a colui che, in gra­ zia e per mezzo della propria efficienza ginnica, avesse com­ piuto un atto benefico. Il metodo dell’Amoros consisteva in esercizi fondamentali accompagnati da canti, e in varii giocosi sfoghi all’aria aperta che comprendevano: marcia, corse su tutti i terreni, lotta, ar­ rampicate difficoltose, nuoto, sferistica, tiro, scherma, equita­ zione, danza, ecc...; un insieme di attività contro di cui Gia­ como Leopardi non avrebbe potuto esprimere la rampogna che, non risparmiò ad altri metodi, allorché {ratamente affer­ mò che la « ginnastica fu un tradimento della vecchiezza con­ tro la gioventù». Ma probabilmente non avrebbe ispirato al poeta neppure un elogio sul tono di quello con il quale, po­ co più che ventenne egli, ormai già rattrappito nella sua ango­ sciata precarietà fisica, aveva sentito la missione civile di csal-

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tare con voto pindarico « un giovane vincitore nel pallone rammemorando ai suoi concittadini che l’antica « ardua Dà* lesiva » era stala una scuola di gloria. Ci vorrà in effetto ancora parecchio tempo prima che l’a. gonistica, affermandosi trionfalmente sopra la diffidenza gene­ rale, sia di gran parte dei melodologi della pedagogia, sia dei tardigradi applicatoli delle loro teorie nella olitica, trasfonda il diletto che ne ricavano i singoli cultori in (incito delle mas­ se spettatrici, nel brividante assillo rfc-ZZ’« emula brama» di cui parla accortamente il Leopardi. Eppure le rivoluzioni so­ ciali, propizie alla sua diffusione, sono già in atto: quella per l’indipendenza nazionale contro ['esosità delle Madri Patrie o contro i soprusi di decrepite autorità dinastiche; quella per la libertà di coscienza contro i pregiudizi di una cultura oscurantistica o contro gli abusi di veri e propri monopoli inora­ li; quella per la garanzia dei diritti dell’uomo, contro i pri­ vilegi di classi prevaricanti da una prisca legittimità di fun­ zioni o contro l'ingordigia di speculazioni illecite da parte del le nuove aristocrazie del denaro e della potenza. Un’opera grandiosa, che accende ipoteche per qualche secolo, e che pro­ cede con gli entusiasmi messianici delle utopie, contrastali, co­ me vuole la Provvidenza, da ritorni di fiamma che costringo­ no i cuori e le menti a scrutare negli ideati propositi con lo specillo severo della realtà contingente. In tale fervore di at­ tività, incrementato dal calore di tante invenzioni e scoperte, che illudono a credere che un’èra di comune felicità sia pros­ sima, la gioia di vivere, che ha bisogno di esplicarsi, spazia anche in liberi giuochi; ai quali, quantunque siano innumeri le esortazioni a perseguire in essi anche una superiore civica finalità, non ci sprona veramente che una propria gioconda inclinazione. È la stessa di cui il Goethe, pattinando, disserta­ va con l’ormai vegliardo autore della « Messiadc», Friedrich Gotllieb Klopslock, elogiando di aver, con ragione, vantato in liriche luminose « questo impiego delle nostre forze che, ri­ mettendoci a contatto con la felice attività dell'infanzia, spin­ ge la gioventù a far agire la propria snellezza e la propria agilità, procrastinando l’inerzia degli anni senili». È la stessa, ampliata in mille guise: ma non è ancora nel suo pieno sviluppo, neppure nei due paesi anglosassoni, l’In­ ghilterra e gli Stati Uniti, nei quali, sia per lo speciale estro razziale, sia per la più precoce evoluzione degli istituti politi­ ci, tutto ciò che può essere annoverato sotto l’etichetta del vo­ cabolo « sport » appariva, fin dalla fine del secolo Xl'lll, in procinto di maturazione. I concelli che John Locke, prima di Rousseau c dopo il Montaigne, aveva illustrato all’amico Clarke, nei primi trenta paragrafi del suo trattato sull’educa­ zione, erano stati assimilati con intelligenza dai suoi dinami­ ci posteri ed avevano prodotto risultati positivi; ma nella lor< esplicazione agonistica, in cui erano andati necessariamente culminando, erano ostacolati adesso dal sospetto di eccentri­ cità con la quale i conservatori e i tradizionalisti guardavano tuttavia i cultori delle bizzarre e spesso temerarie discipline, e dalla mancanza di un’organizzazione che temprasse i loro sfoghi e ne scongiurasse gli abusi. Ma anche questi, a chi ben li consideri, dovevano rivelarsi — nel tempo- — necessari e proficui a conferire al vocabolo « sport » un suo più successo significato, non in contrasto con il suo valore originario di « giuoco », ma più aderente all’aulica prassi: del suo coronamento agonistico. È interessante considerare come tale processo di purifica­ zione sia avvenuto, malgrado i rischi e le contaminazioni. Es­ so ha inizio, in un non precisabile momento del tempo, allor­ quando il suffisso « de » è amputato al termine « desport », di indubbia origine italica; e ciò che voleva dire « svago » si ir­ robustisce in « ricreazione», ma nel profondo significato eti­ mologico di « crearsi nuovamente ». È un concetto che via v>poi si consolida, e da « ricreazione » si potenzia in « educazio­ ne», intesa soprattutto nel suo valore di » nutrimento» e di «crescita», vale a dire in quello di un acquisto o rinvigori­ mento progressivo di certi dati requisiti o virtù. E così crescen­ do, lo « sport », all’inizio del secolo XIX, ha veramente assuntoun’evidenza cristallina che rivela il lavacro classico in cui si era bagnato.


Ciò invero non era sufficiente; perchè, con il sopraggiungere delle prime ventate romantiche, esso doveva avere il còmpito di affascinare la gioventù soprattutto per salvarla dagli influssi di un’altra tendenza, genuinamente inglese — e così bene espressa dal vocabolo « spleen » — la qua­ le minacciava di ridurla un pancotto. Uscendo dall’età dei giuochi semplici, in effetto la gioventù di allora, in Inghil­ terra c come altrove, rischiava di invi­ schiarsi in quella delle nevrosi peripate­ tiche; e buon per essa se, trovata la forza di mettersi nella scia lampeggiante di una vertigine eroica, le capitava di morire de­ corosamente, sia pure per la Patria al­ trui, nelle pantanose di iMossolungi. Ora, malgrado che anche lo « spleen •> sia, a modo suo, un mezzo ili raffinata evasione dalla piatta realtà di tutti i gior­ ni, ed abbia, come tale, un suo perchè di bellezza, si coni prende, c soprattutto in Inghilterra, che poteva esserlo con mag­ giorerò efficacia lo » sport », se inteso pe­ lò nel suo più schietto significalo. Giuoco! L’ilare o suggestiva passione non ammai­ na neppure al traguardo della maturità', tutt’altro! allegria e salute fissano la vita c si accorgono che essa è una sfinge soltanto se la si interroghi con aggrottate le ciglia e con amara la bocca; se la guar­ di invece con serenità ed ottimismo, e per­ suasi che la cosìdctta responsabilità del domani altro non sia che una vittoria da perseguire da cogliere, si vede che essa è un « giuoco », nel quale vince chi vi entra animato dal proposito di sublimarlo in una « lotta generosa » e in « leale combattimento » .

Concetti simili a questi debbo» aver stimolato il rettore del collegio della cit­ tadina Rugby, Thomas Arnold, c il suo più acuto collaboratore, John Kingsley, ad insegnare ai loro allievi che lo sport è « scuola di libertà » : e che anzi è in esso che meglio si palesa come questa non deb­ ba nè possa essere confusa con la « licen­ za». Libertà vuol dire, nello sport, eser­ cizio della propria responsabilità c spirito cosciente di iniziativa; e i due « teorici del muscolo » riuscirono ad istallare il cullo in uno con quello del » self - governemcnt » che, chiave della migliore pedago­ gia inglese, costituisce nella pratica spor­ tiva la conditio sine qua non di una per­ fetta efficienza. IZagonistica, senza il con­ trollo lucido dei propri mezzi e delle vi­ cende che perfino repentinamente possono sollecitarli all’azione, sarebbe priva di senso, ed anzi più propriamente una an­ tisportiva degenerazione. In essa il disim­ pegno delle proprie capacità deve essere rapido ed efficace, ma in modo che lo slancio c la tensione siano come soffusi dalla serena compostezza intcriore che che si può chiamare « coscienza della pro­ pria forza ».

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Ecco Coppi, col fidò Tragella, appena sceso di macchina, sulla pista di Copenaghen, dopo aver conquistato il campionato mondiale ad inseguimento. Sapete, quante gare ad inseguimento ha vinto finora Fausto nella sua carrie­ ra? Settantasei. E, tra gli sconfitti figurano i più bei nomi del ciclismo su pista e su strada,- da Blanchet a Van Steenbergen, da Schulte a Pedersen, a Kubler a Middelkamps ecc.

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di Natale Bertocco

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A COPENAGHEN I CONTI NON QUADRANO.

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| così anche a Copenaghen le faccende r ciclistiche non sono andate per il verso I che tutti avremmo desiderato. Ci sono stati degli inceppamenti e degli sfasamen­ ti, nè vale a ripagarci di tante delusioni la vittoria di Coppi nell’inseguimento, in quanto solo a guardare il campo dei par­ tenti, tale successo poteva essere scontato in partenza; e non può andare oltre un po’ di battimani, senza comunque spellarcele l’entusiasmo per la vittoria di Frosio. Al calar del sipario i conti non tor­ nano daxrve.ro per il ciclismo azzur­ ro. Le scialbe prove dei dilettanti so­ no quelle che più sconcertano perchè do­ po tanto lavoro e tanta attesa si aveva ben ragione di pretendere qualcosa di più. I tecnici presenti a Copenaghen non hanno saputo spiegarsi la ragione della prova di­ sattenta ed ingenua degli stradisti come dell’inceppamento, nella seconda giorna­ ta delle prove ad inseguimento, di Mes­ sina e Caudini. Non possiamo parlare degli altri. I velocisti, fatte rare eccezio­ ni che hanno nome Ferri, Fola e Ghella, hanno date magre soddisfazioni, mentre i professionisti non hanno mai avuto vo­ ce in capitolo nelle molte decine di edi­ zioni passate. Sono dunque risultati che ci riguardano solo a metà. Da parte lolo­ ro Socchi e Maspes hanno fatto più del possibile e data la loro età e la nessuna esperienza in campo internazionale van­ no elogiati per il modo con cui han sa­ puto mostrare le unghie ai più scaltri avversari. Ciò che non va giù è la faccenda de­ gli stradisti. Non può essere giustificazio­ ne accettabile il dire che Faanhof e Kaas hanno sorpreso gli avversari tutti, a metà dell’ultimo giro, quasi che al suo­ no della campana anziché stringere le cinghiette dei fermapiedi e incurvare le schiene, sia logico trastullarsi in coda al plotone o bere una Coca-Cola. Così non può neppure essere accettata la tesi che si vuole negativa per gli italiani di par­ tire nelle prove all’inseguimento, anziché sul rettilineo, a metà delle curve. E ciò per avere accolto i nostri delegali tale de­ cisione imposta dai Commissari dell’U. C.I., e presa in quanto impossibile rag­ giungere in altro modo la distanza base dei 4000 metri fissata per i dilettanti. Si sostiene che il particolare tecnico abbia danneggiato sensibilmente gli ita­ liani, poco pronti in partenza ma tutto fa pensare che la magra giustificazione voglia invece nascondere l’errore imper­ donabile dei « rapporti ». Vero è del re­ sto che Gandini, nella finale per il terzo

posto, spingendo ,, una moltiplica più agi­ i le ha pedalato con maggior scioltezza e il suo rendimento nell’incontro con Joergensen è stato ben diverso di tinello del giorno precedente. Valeva la pena prova­ re e riprovare la pista per otto giorni per poi sbagliare al momento giusto? Spiacc soprattutto per Caudini in pos­ sesso di classe c di forza tali da piegare non soltanto il danese Joergensen ma an­ che il nuovo biondo idolo del pubblico di Copenaghen, il simpatico Andersen, chiaro vincitore dell’inglese Carlwright, nella finalissima. L’attuale sistema di comando tecnico dell’unione Velocipedistica Italiana lascia piena autorità ed autonomia ai Commis­ sari delle singole specialità. La questione è stala dibattuta a lungo in molte riu­ nioni del consiglio direttivo in quanto una parte dei componenti il Consiglio stesso desiderava, dopo le esperienze de­ gli anni scorsi e di Londra, investire l’in­ tera Commissione tecnica di una respon­ sabilità in comune con i Commissari del­ le varie specialità. È prevalsa imrece per uno scarto minimissimo di voti, se non andiamo errali, di uno soltanto, è pro­ prio quello del Presidente della Commis­ sione Tecnica, la tesi che i vari direttori o commissari tecnici dovessero assumersi integralmente la responsabilità della for­ mazione delle rappresentative come quel­ la della preparazione tecnica delle stesse. A Copenaghen mancando il Commissa­ rio tecnico dei professionisti della strada dopo l’ennesimo rifiuto di Binda, nessu­ no ha potuto guidare come sarebbe stato necessario la pattuglia degli « assi » nè il componente la Commissione Tecnica in­ caricato di accompagnare semplicemente i professionisti, aveva voce in capitolo. Si potrà obiettare che al contrario i dilettan­ ti avevano il loro dirigente tecnico, nella persona del simpatico, ma non sappiamo quanto esperto, Cattaneo; ciò nonostante hanno combinato ancora meno dei profes­ sionisti. Ci sia permesso dire che nell’un caso e nell'altro si è raggiunto l’assurdo: ecces­ siva precauzione (ma sino al penultimo giro... se nell’ultimo tutti avevano la te­ sta nelle nuvole...) dei dilettanti azzurri che non hanno mai imbastito nulla di concreto e di interessante forse convinti della superiorità in volata di Alfo Ferrari e di qualche altro; e spregiudicatezza in­ vece di Coppi il quale ha dimenticato gli altri cinque compagni di squadra ed ha fatto corsa a sè, impedendo logicamente con la sua andatura indiavolata a Fioren-

zo Magni, Luciano Muggini e Mario Ric­ ci di rientrare nella fase finale. Con altra tattica Magni, Muggini e Ric­ ci a loro volta avrebbero potuto con una serie di scatti fiaccare Fan Steenbergen, costringendolo a continui inseguimenti. Nessuno si è saputo spiegare la corsa di Coppi. Fio letto non ricordo su quale stampa una battuta davvero spiritosa di un collega belga, a commento della pro­ va su strada: « come avrebbe potuto per­ dere Fan Steenbergen con a fianco un gregario della forza di Coppi? » Se c’è dello spirito e dell’ironia nella originale battuta c’è anche però qualcosa di verità. Tirando a tutta manetta Coppi non ha fatto che costruire negli ultimi dieci giri, chilometro per chilometro, una vittoria sempre più bella e chiara per Fan Steen­ bergen in quanto, vorremmo sperare, non avrà pensato un solo istante di poter staccare dalla ruota l’eccezionale passista, È ìì vero che Coppi in altre occasioni e ben più difficili ha dato dei distacchi notevoli al simpatico Rik. Al Giro di Francia nella prima tappa a cronometro il nostro grande campione è giunto con un vantaggio di 1’32” su Kubler e di 2’ e 47” su Fan Steenbergen. Ciò che dimo­ stra la forza sul passo oltre che di Coppi anche dello svizzero e del belga. Probabil­ mente a Copenaghen se non ci fosse stata la ruota di Fausto da succhiare e il cam­ pionato si fosse svolto a cronometro, per lo meno negli ultimi 100 chilometri, il belga e lo svizzero sarebbero arrivati con due o tre minuti di distacco. Ma la gara era quella che tutti conosciamo e queste recriminazioni sono per lo meno ingenue, così come non può soddisfare alcuno il ricordo che nella seconda tappa a crono­ metro, quella ben più lunga di 130 chilo­ metri, nella penultima fase del Tour Cop­ pi ha staccato Fan Steenbergen di 32’ e 5” secondi. A voler fare del pettegolezzo c’è invece da ricordare il Giro d’Italia dello scorso anno. Nella carriera di un corridore un episodio come quello di Trento non può essere dimenticato tanto facilmente. A Trento Coppi se ne andò a casa spianan­ do così la strada a Magni già in maglia rosa. Cosa può importare se i secondi di vantaggio erano solo tredici sul minusco­ lo Cocchi. Qualcuno disse che Coppi an­ dava a casa perchè da Trento a Milano non sarebbe stato capace di recuperare un solo metro a Magni. Le salite erano finite e la strada ancora da percorrere aveva il livello di un bigliardo. La stessa cosa si potrebbe dire oggi nei

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Frosio sta conducendo sulla pista di Ordrup la

■confronti di l'an Stccnbcrgcn. L’izoard e il S. Bernardo sono lontani nel ricordo ■del biondo Rik clic a Copenaghen guar­ dava sereno il circuito, frane gradito per i suoi poderosi denti di passista. L’episodio del Giro d’Italia torna alla niente con insistenza, quasi cattiva. Per­ chè Coppi non ha fatto nulla per faci­ litare il rientro di Magni, di Muggini e rii Ricci? Min sarebbe stato più facile per lui liquidare l'an Sleenbergen? I due atleti della VVilier e il fido Ricci sono anch’essi passisti eccezionali. Non hanno lo spunto veloce di Rik ma sul passo certo lo eguagliano. A Coppi è sfug­ gita l’intesa belga-olandese tra l'an Steenbergen c Schulte. Non s’è accorto il no­ stro Fausto che Rik, controllando il ri­ tmo della corsa aveva compreso l’impossi­ bilità di uno scatto decisivo se non effet­ tuato da un’atleta capace di imbastire una fuga in seno ad una gara che appa­ riva già di per se stessa una fuga. Ecl ec­ co perchè non si è rivolto ai suoi com­ pagni di squadra, fors’anche per disto­ gliere l’attenzione degli avversari, ed ha fatto « combine » con il campione del mondo ad inseguimento dello scorso an­ no, facendo partire, alla maniera sua il «pazzo volante». Schulte a 50 all’ora ab­ bondanti si è trascinato via Fan Stecnbcrgen e il colpo sarebbe ancor meglio riu­ scito se Coppi non fosse stato tempestivo nel tuffarsi letteralmente alla ruota del nuovo campione del mondo. Osservate del resto la gara di Kublcr. Il grande cor­ ridore svizzero ha intuito con rapidità impressionante il pericolo ma ha anche compreso che a nulla sarebbe valsa la sua ■azione qualora avesse deciso di andare da solo all'inseguimento dei tre grandi assi

prodigiosa corsa che darà all'Italia il titolo mondiale di mezzofondo

diavolo con qualcosa di più agile, che in fuga: J'an Stccnbcrgcn, Schulte e Cop­ serva oltretutto anche ai dilettanti. Esi­ pi. ha chiamato allora il furbo Ferdy l'a­ stono oggi in Italia delle motoleggere di mico e compagno Stcttler ed ha lascialo insùperabilc costruzione tecnica e mecca­ a lui l’incarico di spremersi come un li­ nica. Perchè non suggerire a qualche no­ mone, vero è che tre o quattro giri dopo stra industria di studiare l’allestimento di quest’ultimo c anche Schulte scompariva­ una ventina di macchine da mettere in no dal gruppetto di testa, ma il giuoco pista al servizio dei mezzofondisti di nuo­ era fatto. vo genere. Le corse dietro motoleggere Se anche Coppi avesse fatto altrettanto sono sempre piaciute e sembra che pro­ probabilmente la corsa poteva assumere prio sul finire della stagione quest’anno un’altra fisionomia. J'an Sleenbergen e venga organizzata una gara velocissima a Kublcr avrebbero dovuto in continuità tappe, comprendente un paio di prove rincorrere Magni o Maggini e chissà che del genere. ad uno dei due il colpo non fosse riuscito. Il desiderio di qualcosa di nuovo ci ha Così, a mio ino’ di vedere le faccende. involontariamente allontanati dal nostro Per i dilettanti han fatto talmente poco esame, che a taluni potrà apparire acuto. che poco c’è da commentare. Rientriamo in careggiata. Nelle velocità dei dilettanti Maspcs c Pozzi sono apparsi Coppi è però un grande atleta, è anzi troppo novellini per coni potere con della un grande artista del pedale, tanto gran­ gente che è scaltra in pista come i « gruile che ha saputo far dimenticare tutto piers » ai tavoli della moiette. Da parte con la bella vittoria c la maglia iridata sua Sacelli è stato vittima di una spa­ nel canipionato ad inseguimento. ventosa caduta che lascerà segni profon­ In fondo gli sportivi si accontentano di di sul suo fisico. Auguriamo al simpatico fioco. Basta un acuto per mandarli in vi­ ragazzo di tornare presto alle competisibilio. ■ zionc e con maggior fortuna. Così come auguriamo a C,bella di ritrovare la stra­ Ma anche con l’acuto e con la miglio­ da dello scorso anno a Londra c a Amre volontà possibile, i conti di.-Copena­ ghen come purtroppo dal 1932 ad oggi, ’ sterdan. Ghclla ha numeri per superare ancora nel ciclismo, non tornano. una volta Harris e avvicinarsi quindi a Ciononostante non possiamo ciarliero J an J’liet. chiudere queste note senza dare uno Certo a distanza di un anno il piccolo sguardo ai velocisti, che hanno chiuso, co­ idolo delle folle di 1-Ierne Hill, non pen­ me di consueto ormai, la settimana dei sava davvero di perdere il titolo dei di­ campionati del mondo. lettanti per conquistare quello ben più Frosio ha vinto il mezzofondo, in modo prezioso sotto tutti gli aspetti dei pro­ convincente, nei confronti di Lcsueur c fessionisti. di Besson. È una specialità che va assot­ È questione di metodo, del quale Har­ tigliando sempre più le fila. ris è specialista. Ciò che invece abbiamo Forse è tempo di snellire i mostri di la sensazione manchi spesso ai corridori ferro che fanno in pista un fracasso del azzurri.

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f t liù volte si tentò, attraverso l'opera di com' tmissioni o mediante uno sforzo dei dotti di J creare un nostro « vocaaboiario » sportivo. Ma l’esperienza ci insegna che assai difficil­ mente questioni di tal genere possono risolversi a tavolino, in linea teorica; è la pratica, invece, a fornire gli elementi che, solo in un secondo tempo, i filologi son chiamati a chiamare, selezionare e fornire di auro sigillo. Se Dante, con cui si inizia il tormentato for­ marsi della nostra lingua, avesse scritto soltanto il « De volgari eloquio » senza aggiungervi quel... tra­ scurabile codicillo che è la « Commedia », e se il Manzoni, con cui la controversia sull’idioma si chiude, almeno nei suoi aspetti fondamentali, do­ po sei secoli, non avesse messo in pratica nei « Pre­ messi Sposi » le idee della « Lettera a Giacinto Ca­ rena » sulla lingua italiana, forse il volgare avreb­ be tardato ancora qualche secolo a levarsi, su dal­ l’oscuro martellamento del popolo, ai grandi oriz­ zonti dell’arte; e, più tardi, lontano dalla viva par­ lata toscana si sarebbe imbalsamato in panneggia­ menti accademici. Non si esauriscono, forse, nella loro sterile va­ nità le dotte discussioni dei trattatisti del Cinque­ cento e le logomachie del Perticari e del Monti sullo stesso tema? Anche in fatto di lingua bisogna, più che di­ scutere, agire; scrivere, cioè, di sport in italiano, e dare, in questa sola forma persuasiva, la dimostra­ zione dell’inutilità di comporre periodi come, mo­ saici di varie lingue, buoni ad abbagliare il cafone della strada o lo « snob >• del cosidetto gran mondo. Ma non si può pretendere d’imporre la toga a chi, anche spiritualmente, va in giro in pantaloni corti. Non solo gli uomini di sport, infatti, sibbene anche i loro panegiristi sono troppo spesso uomini d’azione che ai banchi della scuola hanno preferito le palestre e alle sale di conferenze i campi di giuoco... Colpa degli uomini di buon gusto e di cultura che considerarono fino a poco tempo fa, il bene del­ lo sport, e ancor più. lo scrivere di sport ima for­ ma di abbrutimento, perchè si erano dimenticati di Pindaro, del Petrarca (il Petrarca « alpinista » del Carducci) e di tanti poeti moderni. \ . . Conquistarono cosi i primi posti, anche nello scrivere, di sport, tiomini che erano stati i primi nel fare e che se non possedevano, nonché imo stile, una sufficiente conoscenza della lingua, ben altro stile avevano però mostrato di possedere in lina vita sportivamente, cioè intensamente e virilmen­ te, vissuta. Ma le nuove generazioni, anche quella parte di esse che frequenta le aule universitarie, amano e considerano lo sport utile alla vita come la scien­ za, e ne parlano, e ne scrivono in tono sempre più elevato. Sicché si può considerare, già un progres­ so il fatto che da molte parti si avverta l’inoppor­ tunità, se non addirittura il ridicolo, di parole stra­ niere messe là in un periodo italiano come toppe di cotone sopra un abito di seta. Secondo noi per risolvere il problema di un vo­ cabolario sportivo italiano, senza cadere in sterili divagazioni teoriche, bisogna anzitutto distinguere. C’è, infatti, una massa di parole inglesi e fran­ cesi che ha il perfetto equivalente italiano: team, ground, ball, corner, guigne, trainer... Questa mas­ sa deve scomparire del tutto; e già Scrittori e cro­ nisti scrivono: squadra, campo, palla, angolo, sfor­ tuna, allenatore... Esiste, poi, una seconda categoria di parole straniere, per le quali l’equivalente italiano si può

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ma senza esagerare... di

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trovare, al lume della storia e della filologia, e col', consenso dell’uso. I ludi ginnici e atletici d’Atene e di Roma, i giuochi del nostro Rinascimento ci sono ritornati,, un secolo addietro, dall’Inghilterra, profondamente mutati e, com’è naturale, con parole anglosassoni. II lavoro da compiere è quello di confrontare1 ciascun sport moderno con l’uguale, o simile, eser­ cizio fisico del passato, e di attribuire a quello ili nome italiano di questo. Esempio: si è chiamato giuoco del calcio il foot-ball, ma, in un. certo. sen­ so, impropriamente perchè'-nel giuoco ^fiorentino di questo nome era consentito, oltreché quello dei piedi, l’uso delle mani. Gli inglesi hanno, è Vero, un giuoco nel quale la palla si può non solo calcia­ re ma anche afferrare; questo, però, essi chiamano«rugby » (dalla città dove la prima volta si prati­ cò}. Lasciamo, comunque, il giuoco del calcio co­ me equivalente italiano del foot-ball, se non in ornaggio all’esattezza, almeno all’uso. Più perplessi ci lascia « pallacorda » per ten­ nis. Con lo stesso criterio si dovrebbe chiamar « pallamaglio » il golf. Francamente preferiamo i due vocaboli inglesi. Siamo qui in un settore che richiede non solo cultura storica e filologica, ma anche buona cono­ scenza tecnica dei giuochi. A.lla seconda categoria di parole non traduci­ bili ma — con molta prudenza — sostituibili appar­ tengono anche alcune espressioni moderne, per le quali non si può trovar l’equivalente in giuochi di altri tempi; esempio: K. O. che, secondo noi felice­ mente è stato sostituito in italiano da f. c. (fuori combattimento}, tale, infatti, è la posizione del pu­ gile che non può più rialzarsi dal tappeto, dopo contato il « dieci ». C’è, infine, una terza categoria di parole stra­ niere intraducibili e insostituibili. Solo con eviden­ te forzatura si potrebbe cercare di adattarle, stor­ piandole, alla fonetica e alla grafica italiana. In­ trodurre questi vocaboli, bene individuati e sotto­ lineati, nel nostro periodo, è come ricevere graditi ospiti, che non entrano a far parte, e perciò non imbarbariscono, la nostra famiglia linguistica. La prima parola tipicamente intraducibile e insostitui­ bile è sport. Molte lingue neolatine hanno parole che ne rivendicano la paternità: diporto, desport, ecc...; ma la verità è che sport è concetto e parola d’oltre Manica, che significa qualcosa anzi molto di più di un semplice diporto. Parlare italiano anche nello sport, dunque; ma con prudenza che altrimenti si rischia per restau­ rare la lingua dalla cafonesca deturpazione di tan­ te parole esotiche, di renderla oscura con termini impropri o ridicola con vocaboli coniati a tavolino e non consacrati dall’uso.


T' I » automobilismo

Ma se nel campo corsa dominiamo italiano, con le sue macchine e i suoi piloti, sta facen­ incontrastati, nella categoria turismo dosi onore su tutti i circuiti del mondo. non siamo da meno. I brillantissimi ri­ II binomio Villorcsi-Ferrari trionfa nel sultati conseguiti in questi ultimi tem­ Gran Premio d’Olanda; nella corsa au­ pi. specialmente, ne sono la lampante tomobilistica internazionale di Silvedimostrazione. ■stone Alberto Ascari (Ferrari), Giulio E tutto lascia ben sperare che anche Farina (Maserati) e Luigi Villoresi nel campo industriale e commerciale (Ferrari) si classificano rispettiva­ potremo presto riprendere un posto di mente al primo, secondo e terzo posto; preminenza. Intanto una più che otti­ il Circuito di Pescara, dove si profi­ ma notizia è stata diramata ufficial­ lava un duello italo-francese, è in­ mente e che desterà interessamento e vece vinto... a redini basse dal tori­ simpatia non soltanto nel campo degli nese Roll su Alfa Romeo; anche il sportivi: il più importante credito che Gran Premio automobilistico di Lo­ sia stato finora concesso sui fondi ERP sanna, che dai giornali svizzeri "era de­ ad una singola industria privata, è sta­ cantato come un vero campionato di to accordato recentemente alla Fiat. Si Europa, si risolve in un successo ita­ tratta di 14 milioni e 600 mila dollari, liano: Farina (Maserati) e Ascari (Ferrari) precedono sul traguardo tut- ■ pari a circa 9 miliardi di Lire, che il complesso industriale torinese ha otte­ ti gli altri concorrenti fra i quali De nuto quale contributo per il rimoder­ GrafTeried, Chiron e Claes. Trionfo su namento dei suoi impianti. Questo cre­ tutta la linea. dito copre per più di un terzo quanto I corridori automobilisti italiani si occorre per la attuazione del program­ può dire che non hanno rivali oggi. ma di rinnovamento della Fiat. Un al­ Difatti essi sono richiesti in ogni parte tro credito pari a quello testé accor­ del mondo, ovunque si faccia dispu­ tare un circuito automobilistico. dato daU’ECA. sarà concesso alla gran-

de azienda italiana dall’Ex-Import Bank, mentre alla copertura della par­ te residua la Fiat provvederà con mez­ zi che potrà procurarsi direttamente in Italia. Il programma di importazione dei macchinari prevede, per il solo settore della produzione di autoveicoli, una spesa di oltre 11 milioni di dollari. Un milione e 250 mila dollari sarà impie­ gato per le nuove attrezzature occor­ renti alla produzione dei motori Diesel occorrenti agli altri settori produttivi, ed importi minori per i macchinari da quello delle trattrici agricole a quel­ lo aeronautico. Per quanto, in modo particolare, ri­ guarda il settore automobilistico si par­ la anche della produzione in grande serie di una nuova vettura di tipo me­ dio, capace di offrire ottime prestazio­ ni tecniche unitamente a grande eco­ nomicità di esercizio. Sembra si tratti della « 750 » di cui già « Stadium » eb­ be a parlare in un precedente arti­ colo. Non abbiamo quindi che augurare alla Fiat buono e proficuo ^lavoro!

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IL IIJOTTUililO ITILI» LA COPPA GLANDAZ 1949 i;

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Ai Campionati Europei di Ca­ nottaggio da quarant’anni ormai è in palio la Coppa Glandaz per la Nazione che riporta il miglior punteggio collettivo nelle sette gare. Il caso volle che proprio al­ la prima edizione il prestigioso trofeo che di anno in anno varca le frontiere dei paesi d'Europa più forti nella specialità del remo, l’I­ talia se ne aggiudicasse il tempo­ raneo possesso, ma in quarant’an­ ni da allora altre sette volte sol­ tanto gli armi azzurri riuscirono nella eccezionale impresa, così come in eguale misura in questo lungo periodo di tempo si affei marono quelli svizzeri. La Coppa Glandaz è andata al­ l’Italia nel 1909. nell’ll, nel ’27. nel ’29. nel ’30 e ancora nel ’32 al­ la pari con l’Ungheria. Negli anni del dopoguerra, alla ripresa dei Campionati d’Europa a Lucerna l'Italia imponeva ancora una volta la sua supremazia con ie due vit­ torie nel « quattro senza timonie­ re » e nell’« otto ». Ma mai si era giunti ad una affermazione collet­ tiva così imponente come nr-lla edizione conclusasi giorni addietro sulle acque del suggestivo invitan­ te bacino del Boschbaan. Quattro vittorie assolute su sei gare a cui gli equipaggi azzurri

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hanno partecipato e nelle altre lue prove, un secondo posto, quello nel « due di coppia » e un terzo nel « due senza timoniere » che hanno completato la strepitosa giornata remiera olandese. Mai i simpatici olandesi aveva­ no assistito in casa propria ad una sconfitta così poderosa dei propri equipaggi e ad una affermazione tanto completa di un paese che gli eventi avevano mandato lette­ ralmente all’aria, vero è che nelle molte discoteche di Amsterdam non era stato possibile trovare un solo disco dell’inno di Mameli. Ma gli italiani presenti hanno rime­ diato lo stesso. Radunatisi alla bella meglio attorno ad un rauco microfono hanno inciso con le loro vive voci sul magnetofono le note e le parole del nostro nuovo Inno nazionale che hanno avuto la gio­ ia di risentire poco dopo per la prima vittoria della giornata, quella nel « quattro con timonie­ re », artefici i ragazzi della Timavo di Monfalcone: Bobig, Tagliapietra, De Lise e Giurissa, guidati da quel vecchio lupo di mare, astuto o scaltro come una volpe che è. il timoniere Sussi. Non fa nulla se l’armonia del canto non aveva . la perfezione e la dolcezza del co- . ro della Cappella Sistina o del

Teatro dell’Opera. Era l’incisione di una manciata di italiani, taluni dei quali saliti ad Amsterdam da ogni dove della penisola e altri ancora, forse i più emozionati, re­ sidenti proprio in Olanda, nel Bel­ gio e nel Lussemburgo e richiama­ ti nel bacino di Baschbaan dalle chiare previsioni sui nostri equi­ paggi. Non fa nulla se nella ritra­ smissione l’inno è apparso ancor più caotico e trasformato; l’inte­ ressante è che gli olandesi senten­ dolo quattro volte nello spazio di due ore e mezza han finito per orecchiarlo anch’essi, tanto da ac­ compagnare con un fischietto sim­ patico e gradito all’orecchio di tutti, la quarta trasmissione, in onore dei vincitori più forti nella regata più spettacolare e avvin­ cente: quella dell’« otto ». In: due ore e mezza quattro vit­ torie e quattro titoli europei con­ quistati: la Timavo di Monfalcone nel «quattro senza»: la Libertas di Capodistria nel « due con ti­ moniere»; gli olimpionici della Moto Guzzi di Mandello Lario nel « quattro senza » e la Canottieri Varese nell’« otto ». Le preoccupa­ zioni della vigilia, l’ansia dei cento contrattempi, che mai mancane nello sport per travagliare il sonno dei dirigenti e dei tecnici, so-


no scomparse via via che la giostra dei remi presentava numeri nuovi. Da vent’anni almeno non si otte­ neva più un succeso del genere. E ciò che maggiormente lusinga è il particolare che le vittorie sono state ottenute non già su uno spa­ ruto gruppetto di conccrienti, ma su uno schieramento notevole, co­ me rare volte si è potuto consta­ tare. E’ un vero peccato che il canot­ taggio, per le ragioni che tutti co­ nosciamo e che sono principal­ mente di natura finanziaria, non possa avere in Italia^ la divulga­ zione e la popolarità delle altre discipline sportive. Proporzional­ mente in Olanda come in Germa­ nia, come nel Belgio e ancor più in Danimarca lo sport del remo è talmente diffuso che si può dire che non vi sia famiglia in riva ad un qualsiasi corso o specchio di acqua che non possegga almeno una. modesta imbarcazione. In Italia più che la quantità viene quindi curata la qualità e questa è oggi di fattura realmente eccel­ lente se ben quattro equipaggi giungono al massimo alloro euro­ peo e altri due gareggiano bordo a bordo con gli armi della Dani­ marca e della Svezia vincitori del­ le ultime prove. La preparazione, l’impostazione dei nostri equipaggi, malgrado lo zampino della sfortuna che mai manca nello sport e che ha costret­ to a lasciare a casa il « settimo armo » quello più esile e meno chiassoso: il singolista Catasta e rabberciare alla meglio nelle «due di coppia » una formazione mista con il triestino Ustolin esuberante e allegro come la sua Trieste e con lo stilista Bergamini, compas­ sato e metodico come tutti i mi­ lanesi; malgrado tutto ciò dicevo, quattro equipaggi su sei hanno raggiunto il pontile reale per ri­ cevere dal Principe Bernardo la corona di lauro che per gli altri compagni di barca è stata posta sulle teste di Bobig, Ramani, Maioli e Fioretti, i quattro, capitani

capo voga delle imbarcazioni vit­ toriose. Già nel numero scorso avevamo avuto occasione di sottolineare le eccellenti prove degli equipaggi juniores, nei campionati nazionali di Castelgandolfo. Rimane da aggiun— gore che gli stessi equipaggi di giovani, trovandosi bordo a bordo, sul canale di Padova, per i cam­ pionati assoluti, hanno impegna­ to duramente i fratelli maggiori. in una serie di regate, che hanno messo oltre tutto in luce, le loro qualità stilistiche ed i frutti di una scuola che va ormai imponen­ dosi, proprio per merito degli equipaggi italiani, in tutta Europa. Non si tratta dunque soltanto degli armi che sono usciti vittorio­ si dai durissimi confronti di Am­ sterdam; a confermare e sottoli­ neare una supremazia ormai indi­ scussa, ma anche di tutta una flot­ ta di vogatori, tanto numerosa, quanto brava che assicura real­ mente allo sport italiano del re­ mo una continuità luminosa. Le quattro vittorie sono state ottenute in genere con chiarezza, fatta eccezione pei- quella del «due con timoniere >> che ha visto im­ pegnati allo stremo delle forze l’e­ quipaggio della Libertas di Capo­ distria e quello altretttanto famo­ so e anche baldanzoso della Da­ nimarca. E’ stata quest’ultima l’unica re­ gata diffìcile perchè gli altri tre armi azzurri hanno dominato let­ teralmente gli avversari imponen­ do ad essi una condotta di gara quanto mai spinta che ha finito per esaurirli. Il « quattro » della Moto Guzzi come l’« otto » del Varese erano particolarmente attesi alla prova. E a questi essi hanno risposto, con una potenza ed una classe supe­ riore forse a quelle stesse messe in evidenza due anni addietro in Svizzera. Un paio di mesi fa i diri­ genti italiani non erano affatto tranquilli nè per l’equipaggio di Mandello nè per quello di Varese. Incerta era la formazione del pri­

mo, oscura la preparazione del se­ condo. E invece tutti e due gli armi si sono comportati come se la loro preparazione nel corso di mesi e mesi mai avesse subito una sola sola « ratee » e invano gli av­ versari hanno cercato di ostaco­ larli. E’ logico che al termine della spettacolosa giornata remiera gli equipaggi italiani si siano dati alla gioia più meritata. Si dice che le cantine di Amsterdam siano state letteralmente vuotate dalle poche centinaia di italiani presenti nella capitale olandese. Si dice anche che un dirigente ha speso in una sola sera centinaia di migliaia di lire di vini. Ma come dargli tor­ to? Val davvero la pena d’essere italiani in simili giornate all’este­ ro. Basta una serata del genere a volte per ripagarci di sofferenze di anni. A tratti gli atleti italiani for­ niscono di queste gioie. E tra gli atleti, quelli del remo, che più de­ gli altri conoscono i sacrifici, le privazioni, la durezza di un oscu­ ro lavoro metodico, nel corso degli anni ne hanno fornito numerose di queste giornate. L’anno prossimo i campionati europei si svolgeranno in Italia. La Federazione internazionale ha dato ai nostri dirigenti tale privi­ legio a riconoscimento del loro la­ voro di ricostruzione del meravi­ glioso sport. Si è fatto il nome di Milano. Ma l’idroscalo ha già avu­ to la soddisfazione di ospitare la massima rassegna remiera euro­ pea. Perchè, in coincidenza dell’Anno Santo, non portare tale manifestazione sulle rive del Lago di Albano, in quello scenario sug­ gestivo e incantevole ch’è Castel Gandolfo, ai piedi della luminosa ■<. e avvincente Villa Pontificia, che forse ospiterà proprio in quel pe­ riodo il Sommo Pontefice? Sareb­ be oltretutto un omaggio doveroso al Capo della Cristianità, al quale più degli altri va il merito del ri­ torno della Pace vera, e quindi dèi rifiorire dello sport.

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I tifosi milanesi dicono che il nerazzurro Lorenzi è bizzarro, stravagante -, ma quando scatta verso il goal, come in questa foto, allora scattai,o anch'essi d'entusiasmc... E Lorenzi ridiviene l’attaccante prodigio che <>non si ferma»!

L’interesse delle folle sul campionato di calcio che sta per cominciare si appunta, come di consueto, sul motivo essenzialmente passionale della lotta ner lo scudetto, quest'anno caratterizzata da assai maggiore incertezza che nelle utime edizioni, nelle quali il cam­ po era dominato con incontestabile au­ torità dal Torino. L'interesse dei te­ cnici, invece, trova altri spunti e tutti di non trascurabile importanza. 11 Torneo per la Coppa del Mondo batte alle porte: il fatto che il presi­ dente della F.I.G.C. si trasferisce in Brasile, per apportare ai lavori di or­ ganizzazione della grande manifesta­ zione calcistica il contributo sensibile della sua- esperienza e della sua matu­ ra competenza, renda ancora più im­ minente ed attuale l’avvenimento. Per chi tenga conto della responsabilità che grava sugli azzurri, i quali debbo­ no difendere e tenere alto il prestigio di vincitori delle due ultime edizioni dei campionati mondiali, il torneo na­ zionale acquista valore e significato so­ lo in funzione della selezione e della preparazione che esso dovrà offrire per la rappresentativa destinata a trasfe­ rirsi in Brasile. Ancora una volta, la formula del no­ stro campionato, imperniata sulle ven­ ti squadre, si manifesta assorbente e pletorica: anche con l’attività interna­ zionale ridotta a soli tre incontri nella stagione, anche con l'utilizzazione di parecchie giornate inter settimana il campionato si trascinerà fino a maggio, lasciando un margine strettissimo per la preparazione del complesso squa­ dra che dovrà difendere i nostri colori. Rimarrà sì e no un mese di tempo, senza contare il tempo necessario per il viaggio: ed ecco, quindi, che for­ zatamente a preparazione per il cam­ pionato del mondo si dovrà svolgere durante il campionato nazionale, attra­ verso l’osservazione e la scelta di uo­ mini che, alla indispensabile classe in­ ternazionale, aggiungano affinità di sti­ le e di giuoco che permettano un più rapido affiatamento e una più agevole fusione. Le tre partite internazionali avranno funzione di efficaci banchi di prova. Fuori di questo motivo immediato, un altro ve n’è che attira l’attenzione dei tecnici: se ed in quale misura, la va­ sta immissione di elementi stranieri nelle file delle nostre squadre gioverà al miglioramento del livello tecnico del giuoco e al perfezionamento della classe individuale dei singoli. E’ un autentico punto interrogativo, al qua­ le si dimostra arduo poter formulare una risposta anche solo approssimati­ va. Soltanto il campo, ed a piuttosto lungo andare, potrà fornire elementi attendibili per sciogliere i dubbi esi­ stenti in proposito. Terzo, ma non ultimo, motivo di vi­ vo interesse, è offerto dal fatto che tutte e venti le squadre si sono que­ st’anno decisamente orientate verso la tattica sistemistica. Anche le più te­ naci paladine del metodo: Bologna, Pa*

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dova, Palermo, Roma e la neo promos­ sa Venezia, sì sono dichiaratamente convertite al moderno schieramento Dovrebbe essere, questa, la parola fi­ ne posta alle interminabili polemichefra sistemisti e metodisti: ma non è detto che l’efficacissimo argomento rap­ presentato dalla realtà venga conside­ rato decisivo. La preparazione, iniziata con tempe­ stiva sollecitudine da tutte le squadre, è già molto avanti per tutte e ciò da la miglior garanzia che la lotta en­ trerà immediatamente nel vivo. Nessu­ no è disposto a far passi falsi in par­ tenza, ben sapendo per maturata espe­ rienza che le posizioni perdute all’ini­ zio sono le più difficili da ricuperare. Non c’è società che non abbia provve­ duto a rinnovare, nell’intento di raf­ forzarla, la propria compagine: non c’è società che non abbia pagato il suo contributo alla moda degli allenamenti collegiali in località appartate, lontane dai grandi centri c ritenute più favore­ voli al delicato periodo preparatorio e all’affiatamento morale, oltre che te­ cnico, delle nuove formazioni: segno evidente che il campionato è da tutti profondamente sentito. Non sono mancate, come di consue­ to, le prime uscire in partite di alle­ namento, qualcosà anche severamente impegnativa. Tuttavia, non c’è da fare affidamento sulle indicazioni che si pos­ sono trarre dagli incontri precampio­ nato. • ••' •te’’ Voler formulare, prima ancora dei via, sia pure semplicemente un simula­ cro di pronostico circa il probabile esito della lotta per lo scudetto, sarebbe pretesa assurda e non sostenibile Si può tutt’al più, basandosi sui prece­ denti e sulle indicazioni — sempre fal­ laci — della carta, esprimere qualche apprezzamento orientativo, al quale soltanto i risultati concreti potranno poi dare maggiore o minore consisten­ za di attendibilità. Il Torino, fino allo scorso anno fa­ vorito d'obbligo, è quest’anno una pro­ fonda incognita. Nella difficoltosa opera di ricostruzione della sua squadra, ha raccolto nelle sue file uomini in posses­ so di chiara classe individuale: può darsi che, dall’estero, giunga anche qualche altro elemento di fama inter­ nazionale a rivestire la gloriosa ma­ glia granata, ma resta pur sempre a vedere se ed in quanto tempo i com­ ponenti del nuovo Torino riusciran­ no a far blocco, a costituire una squadra omogenea e fusa, potente e autoritaria come quella indimenticabile della quale hanno raccolto l’eredità. Altre squadre si affacciano alla ri­ balta, decise a giuocare un ruolo di primissimo ordine per la conquista del titolo. Indipendentemente dalle pretese fondate sulla tradizione decennale, l’Inter si prospetta come la protagonista numero uno. avendo provveduto a col­ mare le lacune difensive palesate nel­ la scorsa stagione ed a rinforzare ul~ terionnente il suo già fortissimo at­ tacco. con gli ingaggi del terzino ar-

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11 Campionato sta per cominciare la' folla dei tifosi si affannerà, come sempre, davanti alle porte degli Stadh per assicurarsi un posto a sedere... gentino Basso e della mezz’ala olan­ dese Wilkes. Poche variazioni alla for­ mazione dello scorso anno: e questo è già un indiscutibile vantaggio. Ma sulla carta, lo schieramento che la Juventus può mettere in campo si annuncia non meno formidabile di quello nerazzurro: Bertuccelli, Mari, l’argentino Martino e il danese Praest, oltre al ritorno alla migliore efficienza fisica del fuori classe Parola, conferi­ scono alla compagine juventina. già forte di Rava, Muccinelli, Boniperti, Hansen, ecc. una solidità che non può a meno di impressionare. Del pari ir­ robustita si annuncia la combattiva Milan, che ha innestato nel suo at­ tacco l’intero trio centrale della nazio­ nale svedese: Green, Nordahl e Liedholm. Un terzetto che dovrebbe lar­ gamente compensare la rinuncia al prestigioso Carapellese, ceduto al To­ rino. Poggiata ancora sull’impianto difen­ sivo che dimostrò lo scorso anno una solidità invidiabile, che l’inclusione di Castelli cementa ora maggiormente, il Genoa ha rinnovato per quattro quin­ ti il suo attacco, assicurandosi le pre­ stazioni degli argentini Boyè, Aballayo e Alarcon: sarà sufficiente l’innesto dei frombolieri sud-americani a conferire al quintetto rossoblù la penetrazione e la capacità di realizzazione che lo scor­ so anno gli fecero sovente difetto? Al­ la risposta a questo interrogativo è legata la sorte delle aspirazioni genoa­ no al titolo. La Sampdoria, nelle cui file è ri­ tornato Bassetto completamente risana-

to, non aveva bisogno di rafforzare l'attacco, ma non ha mancato di prov­ vedere al rinnovamento dei suoi ran­ ghi difensivi: è un outsider estremamente pericoloso, specialmente se ac­ quisterà la ’ tenuta » indispensabile in un campionato lungo ed a ritmo serra­ to come quello che si attende quest’an­ no. Il ruolo delle altre quattordici con­ tendenti non sembra, almeno in parten­ za, quello del protagonista, sebbene Fio­ rentina, Triestina, il profondamente rinnovato Palermo, tanto per citare qualche nome, non nascondono velleità di prim’ordine. Quale sarà il rendimento delle cin­ que neo sistemiste? E’ una domanda che suscita viva curiosità, al pari del comportamento che potrà avere una Lazio finalmente provvista, dopo quin­ dici anni, di un portiere capace di in­ fondere fiducia e tranquillità a tutta la squadra. Una lucchese compietamente rinnovata, un Novara che rac­ coglie una fioritura di giovani accan­ to al vecchio ceppo dei Piota e dei Ferraris, una Pro Patria e un’Atalanta costellati di calciatori stranieri, of­ frono piccanti elementi d’interesse: non meno di quel che ne offrono i neo promossi Venezia e il « miracolo » Co­ mo, il quale ultimo potrebbe soste­ nere il ruolo ammonitore de « l’unione fa la forza », per insegnare che, più che sui grandi nomi, c’è da fare asse­ gnamento sull’affiatamento e sullo spi­ rito di dedizione degli uomini, per ot­ tenere i risultati - di maggiore’ soddi--> sfazione.

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'atletismo collauda il suo valore attraverso gli incontri intema­ zionali e sono essi che accentua­ no lo spirito di combattività degli atleti, palesando le deficienze ài una nazione in determinati settori sportivi creano fama c gloria a campioni. Se ciascuno di noi, spogliandosi da quella punta di naziona­ lismo che è del resto il pepe che dà sa­ pore alla vivanda, potesse vedere rincon­ tro internazionale solamente dal punto di vista tecnico, tali avvenimenti costitui­ rebbero una scuola di stile e di metodi, la cui volgarizzazione serve a far progre­ dire lo sfiori principe. Ciascuna nazione infatti, specie quelle che vantano una certa levatura tecnica, ha una specialità nella quale eccelle cd il dominio deriva o dalla esistenza di una scuola collaudala dai risultati raggiunti, o dall’allineamento di campioni di ecce­ zionale valore, che sono i prodotti di una determinata generazione. E la presenza di questi specialisti che appassiona tecnici e pubblico, perchè solo vedendo Gordien o Consolini lanciare il disco, possiamo ren­ derci conto del perchè il disco lanciato da simili atleti. raggiunge attraverso lo stile ilei primo i 57 metri e del secondo i 55 metri. Ad esempio gli americani sono i dcposilari della scuola dei velocisti e saltato­ ri, oltre delle briose c difficili corse con ostacoli: ma in questi ultimi tempi, eccezione fatta del giavellotto e del martello, ' ' > una certa supreessi hanno pure fpalesato mazia ..... nel disco e nel peso, pe specialità dove un tempo andavamo a cercare gli siilisti negli stati scandinavi. I finlandesi sono dei capiscuola nelle corse di fondo e di mezzofondo ed il loro modo di cor­ rere ha delle caratteristiche inconfondi­ bili; costoro sono pure dei grandi cam­ pioni nel giavellotto, mentre la scuola dei laudatori di martello un tempo risiedeva in Germania ed attualmente vanta dei campioni che si trovano un po' ovunque con preferenza in Ungheria. Naturalmente però non sempre è pos­ sibile vedere gli incontri internazionali solamente ila un punto di -vista tecnico e non sempre è possibile dare ad essi il carattere di una lezione didattica alla quale pubblico ed atleti l’anno ad assiste­ re per imparare. Ecco perchè gli incon­ tri internazionali stabiliti quest’anno dal­ l'Italia, sia in campo maschile sia in campo femminile, hanno avuto due sco­ pi: creare i contatti con dei campioni di valore per acuire la combattività nei no­ stri e poter awicinare qualche campione per migliorare la nostra tecnica in talu­ ne specialità dove fatichiamo a progre­ dire. In Italia quello che dovrebbe essere lo sport dei giovani di tutte le categorie,non è molto diffuso e sta anzi attraver­ sando un periodo di crisi: gli anziani sono vicini al tramonto e mancano i rin­ calzi. Speriamo di trovarli nel vasto eser­ cito di giovani che sta preparando il C. S.I., ma per avere dei nuovi campioni è necessario che le nuove generazioni cre­ scano con una passione viva per lo sport, quello sport che tonifica il fisico e offre il premio più ambito nel risultato e nel­ la vittoria. Con queste premesse i dirigenti l’atle­ tismo italiano hanno risolto i problemi degli incontri internazionali secondo le nostre necessità e le nostre possibilità, va­ le a dire cercando di poter schierare in campo dei giovani e d'altra parte met­ tendo a contatto i nostri elementi con qualche campione. Per quanto riguarda gli atleti, i soli incontri disputati nel

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di l'iiigi Ferrarlo

corso dell’attuale stagione sono stati ol­ tre quelli contro la Svezia e l'Ungheria, l’incontro triangolare di Budapest termi­ nato di svolgersi proprio mentre stiamo andando in macchina. Non abbiamo quin­ di clementi sufficienti per un approprialo coiììiiicìito. l'uttavia possiamo che se nel conteggio totale dei punti ci sia­ mo classificati al terzo, ed ultimo, posto, abbiamo però una ottima graduatoria in classifica rappresentata dalle 8 vittorie conquistale nelle 19 gare in programma, mentre i filimi posti della Cecoslovacchia sono stali i e quelli dell’Ungheria -1. Le vittorie italiane, tanto per la cronaca, so­ no state quelle di Siddi nei m. 400 <• 200, di .-libanese nel salto in alto, Penna nei 100 metri, Placassi negli 800 metri, Con­ solini nel lancio del disco, Profeti nel getto del peso e Sorniani nel salto triplo. Àia qui vogliamo parlare, principalmen­ te, della vittoria azzurra contro gli sviz­ zeri. (inali furono i falli salienti di que­ sto incontro? Collaudo dei giovani si è detto e difat­ ti nella velocità vennero schierali il cala­ brese Penna sui 100 metri, Moretti e Tor­ tini sui 200 metri piani. Penna quest’an­ no ha fatto scintille ed è balzato in pri­ mo piano quasi improvvisamente, segnan­ do a Milano sui 100 metri il tempo di 10"5, a Zurigo sulla stessa distanza 10”9. A Milano Penna trovò il vento che lo aiutò nella spinta, a Zurigo dovette vin­ cere pubblico ed avversari, perchè il ca­ labrese era un coscritto della maglia « az­ zurra ». Moretti che ha già corso i 200 nielli in 21"8, a Zurigo ha vinto in 22’3 davanti a Tortini che ha impiegato 22 ”5 (tempo migliore della stagione 22”1). Possiamo essere contenti dei risultati ottenuti nella velocità? Se pensiamo che Penna è un nuovo, sì; se ricordiamo che questo atleta ha la struttura fisica adat­ ta al velocista, dobbiamo aggiungere che forse si è trovato l’atleta che sostituirà presto Mariani (peccalo che Montanari '-‘■-i - a- riprendere!), —‘ere!',, mentre fatichi mentre invece" invece" èè Moretti che non iconvince ancora. Egli è . un « motorino », si muove con una po­ tenza sorprendente ed ha una spinta che fa di lui un grande velocista che ricor­ da un po' i Croci ed i Bonacina di una generazione passata. I suoi mezzi fisici —

è di statura inferiore alla media — no» ci fanno convinti egli possa diventare un grande velocista, per quanto in determi­ nale occasioni Moretti potrà raggiungere dei buoni risultali. Ma noi abbiamo la impressione che se vogliamo raggiungere qualche buon risultato tecnico nel cam­ po della velocità pura, accanto a Penna bisognerà collocare qualche altro: vi è a Torino un Leccese che ad esempio fa be­ ne sperare! Attraverso l’incontro Italia-Svizzera se­ guivamo particolarmente il mezzofondo, vale a dire gli 800 metri vinti da Fracas­ si ed i 1500 metri aggiudicati allo svizze­ ro Iinfeld, mentre il vesti o Tagliapietra finiva secondo nel tempo di 3’59"5. Fra­ cassi è un bel mezzofondista, perche ha mezzi fisici sufficienti per riuscire, ma la sua azione non convince perchè non pa­ lesa potenza, non vi dice che egli sia un corridore veloce, che ad esempio prati­ ca anche i 400 metri per arrivare ad av­ vicinarsi al tempo di 1’50’ sugli 800 me'ri. Ed oggi per vantare delle possibilità in campo internazionale sugli 800 metri occorre assolutamente trovarsi sul tempo sopraindicato. Invece il limile registrato da Tagliapietra sui 1500 metri — Tagliapietra i un ragazzo diciassettenne — è così fuori dell'ordinario... in questi ultimi tempi in Italia, che lutto fa sperare che finalmen­ te abbiamo trovato il mezzofondista da lanciare nella scia di Beccali. Buio pesto nei 5 chilometri, deficienza che non mancheremo di accusare anche nell’imminente incontro triangolare di Budapest, mentre nei HO metri con osta­ coli Albanese c Balestra hanno dimostra­ to ancora una volta di non riuscire ad elevarsi al disopra della mediocrità. Filiput ha ripreso a correre i 400 m. osta­ coli ed a vincere senza strafare, mentre stiamo assai male nel salto in alto a dif­ ferenza del salto in lungo dove i due gio­ vani Sorniani e Ardizzone fanno sperare che presto questi due ragazzi si troveran­ no al di là dei sette metri. Romeo ha con­ fermato che oramai non riesce ad andare oltre i metri 3,80, ma per contro fanno sperare bene i risultali di Matteucci nel giavellotto. Nella staffetta 4 x 100 metri con degli elementi nuovi gli « azzurri » vanno av­ vicinandosi ai clamorosi risultati di Los Angeles e di Berlino, mentre nella staf­ fetta 4 x 400 metri i nostri elementi che compongono la squadra sono di valore provato. Questo, che può sembrare una rassegnaè invece il quadro di quanto ha fornito l’incontro Italia-Svizzera dove abbiamo vinto, ma abbiamo palesato dal lato te­ cnico delle deficienze alle quali bisogna porre rimedio in avvenire. E per miglio­ rare i risultati, bisogna potenziare i qua­ dri con dei giovani. Ecco la ragione del nostro richiamo ai giovani per l’atletismo! Gli insegnamenti derivano specialmen­ te dagli incontri internazionali e da quel­ li che si combattono all’esterno, perchè molti atleti fuori del loro guscio si ap­ pannano e non riescono a dare l’esatta misura del loro valore. In passato per molti anni partecipammo ai campionati d’Inghilterra, dove i campi sono difficili, il " clima terribile, l'ambiente freddo c gli avversari, sempre di „grande valore,, avver.. _ . ....... per- . /'hj» //*»•>/» gli crii zi/Zz»/> cj chi z#»lz*/»z* a,'rl,i: »>z»//z» "elle Z»z// batterie, atleti si tono da leoni. E quando siamo riusciti a . tilt;, vin <'<<»“ sfondare e ad abituarci all'ambiente, ­ cemmo in .un solo anno ben sei titoli di campione d’Inghilterra. Occorre tornare a quei tempi e fare meglio se possibile. f


I \l cssuno poterà attendersi dalle ra-L_ gazze azzurre, in trasferta ad Am­ sterdam contro la nazionale olan­ dese. capitanata dalla fenomenale Blankers-Koen, una vittoria. Ciò era escluso completamente: ma le nostre atlcte sep­ pero cosi bene comportarsi, da destare ad­ dirittura ammirazione tra i tecnici della più forte squadra femminile del mondo. Poi le azzurre dovettero mettersi anco­ ra in viaggio per un altro importante in­ contro: la meta era questa volta Gottwaldov-Zlin, l’avversaria nazionale della Cecoslovacchia. I1 compito, si presentava ora senza dubbio più facile, benché le ce­ coslovacche nutrissero seri propositi di vincita dopo il confronto perduto a I orino nel 19-117. Mancava però ogni notizia sicura sul reale valore delle atlcte, capitanate dalla moglie dell'asso Zatopek. e quindi la con•<-sa si presentava assai incerta. Hanno vinto le azzime, come sapete, e forse questa vittoria è proprio la più bella del­ la nazionale femminile. Trionfo facile, allei inazione infiorata addirittura da ri­ sultati tecnici di gran valore tra i (pia­ li hanno spiccato i due primati italiani, superati rispettivamente nel salto in lun­ go dalla genovese Picrucci c nella corsa dei ni. 800 dalla milanese Tonani. l.a magnifica prova in Cecoslovacchia ha richiamato l'attenzione degli sportivi sull’attir ità atletica femminile, un'attivi­ tà che elfelliraulente sta avviandosi su un florido cammino c forse riesce addirittu­ ra a conquistare più posizioni dell’atle­ tismo maschile. A tale proposito è necessaria tuttavia una messa a punto, perché le idee possa­ no venire chiarite. Le praticanti dell'a­ tletismo femminile in Italia sono state sempre molto poche. .Alcune ragazze poi, dopo la prima sommaria preparazione e le prime gare, hanno abbandonato (c tuttora avviene così) lo sport. Per l'atle­ tismo invece occorre lungo studio e pa­ ziente preparazione; dopo possano conse­ guirsi tempi e misure di valore tecnico. Comunque oggi le file dell'atletica fem­ minile si sono allargate, il numero delle

NfflM UHI! MI «li Mario (Iriarlii

praticanti è aumentato mite' obliente. In parecchie regioni, dove lino a qualche anno l’attività non esisteva allatto, oggi sorgono e vivificano nuclei di buon va­ lore. Prendete ad esempio la Puglia ed osservate il vasto movimento, culminato con ia rivelazione di un'atleta di provata qualità: ia Pollina d: Taranto. E cosi si dica per la Sardegna, le Marche, la Sici­ lia, la Campania e per lo stesso Lazio <ove attualmente si sta svolgendo con suc------ .... cesso un campionato regionale dedicato appunto alle reclute dell'atletismo femminile. Di conseguenza deriva il progresso. E certamente, nei prossimi anni, le posizioni miglioreranno ancora, considerato il la­ voro in profondità svolto c le qualità di taluni nuovi clementi. Osserviamo sopra che per l’atletica oc corre un lungo tirocinio ed una notevo­ le applicazione. Dobbiamo però far no­ tare anche come per lo sport femminile il periodo chiamiamolo pure così « d'in­ cubazione » é ridotto ed è possibile riu­ scire e mettere in evidenza qualche atle­ ta di valore anche in uno spazio di tem­ po relativamente breve. Per darvi un esempio osservale (pianti nuovi clementi si son potuti mettere in luce nella corsa dei ni. 800, che in fondo é la specialità meno praticata, perché più faticosa (ed anche poco adatta — aggiungiamo noi — per le donne). Troviamo così in maglia azzinia la triestina Simonctti. accreditata a Gottwaldov-Zlin di un tempo di 2. 22. ■I ben vicino al record italiano, troviamo ancora tra le nuove promesse la Verone­ si. la Giacomini, la Bombardieri, l'Albano. la Puccinn, la De Gregorio e la Ca­ sadio. 'rune ragazze da considerare an­ cora alle olitile armi, che sono state ca­

Chi delle nostre azzurre seguirà le orme di Ondina Valla, medaglia doro dell'Xl Olimpiade?

paci di entrare nella graduatoria delle piime dieci migliori d’Italia. Solo per fa­ re una cifra, osserviamo che ’u <iues«a classifica sono ben otto le nuove tnezzofondiste. Ala il processo di rinnovamenti-, sia av­ venendo in tutte le altre Specialità, se pure con ritmo meno veloce, come e log'ce avvenga. Accanto alle ben note Ta­ gliaferri i, Cantò, Tonani, Franco, Palmesino, Jannoni. Piccinini, Crossi. ClavesiGabrich, Cordiale, Cainnasio e Torci che costituiscono da tempo, sia pure relativo, l'ossatura migliore dell’attività atletica femminile stanno sorgendo i nuovi astri. Abbiamo accennato della situazione nella corsa dei ni. 800, diamo ora unosguardo alle altre specialità, notando an­ che come in taluna questo progresso cui. accenniamo sia minore che nelle altre. Nelle due prore di velocità, nei in. 100 e in. 200 cioè, le rivelazioni possono esse­ re. costituite dalla goriziana Bissaldi c dalla triestina Sivi; la prima ha corso i ni. 100 in 12.7 c la seconda i in. 200 in 27 secondi esatti. 1 empi non eccezionali, ma che denotano una evidente classe. In que­ sto settore di corsa veloce debbono poi essere aggiunte la Pollina c la Bruno. Più diffìcile c lento il progresso nella corsa dei m. 80 ad ostacoli, quella spe­ cialità che ci diede l’alloro olimpico ed il primato mondiale; ma se i tempi non sono ancora di sensibile valore, di rilie­ vo é il numero delle ostacoliste eccellen­ ti. Segnaliamo la Herzig, la Carlini, la Lunghi c la Monticelli, mentre molto si attende dalle più note Musso e Rossi. Altrettanto avviene nei due salti; nella prova in alto la quota del metro e mez­ zo è tuttora riservata solo alle più esper­ te Jannoni, Palmesino, Bettinelli c Pic­ rucci; stanno avanzando però Pollina, Marzani c Taras, una ragazza di Sarde­ gna qucst’ultima che sembra sia in pos­ sesso di doti fìsiche eccezionali. Nel sal­ to in lungo sapete come la Pierucci, da considerare in fondo uno dei più recenti acquisti dell'atletismo, abbia addirittura superato il primato appartenente alla grande Claudia Testoni. Ebbene, con misure acerbe ma piene di promesse sono ancora da segnalare la Herzig. l'Orsoni ed ancora la pugliese Pollina. Dei tre lanci quello in cui si sono con­ seguiti progressi individuali migliori è il giavellotto, che é poi la specialità più gradita ed anche più indicata per le ra­ gazze. La speranza di questa specialità si chiama Baldi, una forte fanciulla napo­ letana, mentre nel disco c nel peso solo da mettere in rilievo i risultati della stes­ sa torinese Metti. Complessivamente la situazione attua­ le. messa a confronto con quella di fine stagione dello scorso anno, può conside­ rarsi ottima. In due specialità — m. 800 e lancio del giavellotto — sono state già superati i quozienti medi dei dicci mi­ gliori risultati stagionali, nelle altre si è già molto vicini e non tarderà il giorno — larga messe di tempi, e misure son previsti nei Campionati Italiani Assoluti che si svolgeranno a Roma — che si po­ trà fare un bilancio completo davvero lusinghiero.

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ne. Dalla fase ricreativa ed agonistica lo spuri è passato neri'ultimi decenni a quella ben piu importante e determinante della tecnica. Dal più elementare sforzo muscolare, alle più progredite velocità ultra-sonore, lo sport si è andato sempre più materia­ lizzando di insegnamenti ed esperienze tecniche che hanno fatto di lui non soltanto un elemento di angoscia e di entu­ siasmo per le folle, ma una tipica manifestazione deH'intclligenza ragionevolmente intesa, per cui occupandosi di spou la cinematografia non ha fatto in realtà quello che suole dir»» un affare; in altre parole non ha approfittato di questo cam­ po dell’attività umana per sfruttarlo ai suoi fini speculatiti, ma ha risposto ad una reale esigenza della convivenza umana, fornendo un reale contributo aH’intenditncuto delle pratiche sportive cd alla massima divulgazione di questa grande risor­ sa di sanità fìsica e morale che è appunto lo sport. Innanzi lutto là dove lo sport soffriva di dubbi c di incer­ tezze l’obbicttivo della macchina da presa ha portato l'ineso­ rabile giustezza del suo verdetto. I risultati delle prove spor­ tive non possono subire ormai più controversia alcuna. L’in­ terpretazione del giudice, degli arbitri, delle masse del pub­ blico finisce per trovare sul nastro di celluloide la sua confer­ ma o la sua smentita. Seguendo da vicino passo passo le varie cd alternanti vicende della competizione, il cinema opera sen­ za lasciarsi influenzare come avviene per il compilatore del­ l’articolo cronistico, dalle proprie inclinazioni, dalle proprie preferenze, dai propri risentimenti. Questa dcH’obbietlività assoluta, oltre ad essere una forza della cronaca cinematografica è altresì un elemento di onesta che interviene a corroborare i giudici c contribuisce, in ma­ niera determinante, alla purezza dello sforzo e della compe­ tizione sportiva. Ma non si creda che questo intervento del ci­ nema in sede di giudizio delle prove sportive non sia privo di difficoltà. Occorrono tecnici provati, specialisti della materia e autentiche competenze specifiche dato che messa al servizio

: B L’operatore riprende la scena dell'arrivo di Guglielmi vincitore d'una 100 Km di marcia.

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|avoco, pane, sonno non sono irniai piu gli elementi essen­ ziali della vita umana. A qualsiasi latitudine o longitudi­ ne, all’alba di ognuno dei suoi giorni, l’individuo attronca la programmazione della propria giornata con criteri che non sono più quelli dcllìiomo delle caverne o della seni india vi­ gile, sulla scolla del castello medioevale. Nel turbinio della esistenza contemporanea c’è ormai un elemento di cui la creatura vivente sembra non poter più fa­ re a meno: il cinema. E questo non tanto perchè esso olire alla società di oggi una aliquota sia pure ragguardevole del­ l’impiego del tempo individuale, ma per una ragione ben più profonda. Il cinema riassume infatti in una sintesi di valori e motivi narrativi visuali ed acustici quanto di più vibrante accessibile e comprensibile possa essere rivelato, ora per ora, allo spirito dell’uomo, al quale prospetta in un panorama di visioni organiche ed esaurienti, il tumulto dei sentimenti, la verità della storia, la fantasia della leggenda ed infine la im­ mediatezza dell'attualità. In altre parole chi entra in una sala cinematografica ces­ sa di essere il soggetto della sua personale vicenda per risul­ tare il centro di attacco di una serie di sensazioni, a fornirgli le quali tutto un mondo di pensatori, di tecnici, di realizza­ tori ed interpreti ha unito i propri sforzi come per sostituirsi alla sua eventuale fatica immaginativa. Non deve quindi sorprendere che recenti statistiche abbia­ no precisato che la gioventù fornisce la più elevata frazione tra gli spettatori del cinema. E non tanto perchè, i giovani di oggigiorno preferiscano oziosamente approfittare della fatica di coloro che sono pronti a pensare e a realizzare quanto di più attraente possa sedurli, ma perchè la gioventù ritrova e riascolta sullo schermo un mondo di virtù c di peccati, una serie di sequenze che vibrano sempre alla aspettativa giova­ nile facendo risultare, in una immediata rivelazione (pianto di più recondito si nasconde nelle pieghe del suo subcosciente. Ciò premesso, è evidente che lo sport che accompagna le generazioni umane fin delle più lontane origini, abbia trova­ to nel cinema la complcmentazione. dellg sua documentazio­

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i: i ìii mi [SPORT «li Achille Antoiiibon della verità, la macchina da presa deve esattamente aderire al fatto rievocato sulla celluloide. È intervenuto così il particolare ritmo del Cinema a nu­ trire lo sforzo dell’operatore che realizza in questo campo, per merito proprio, più che per i favori delle circostanze, vere e proprie opere d’arte, posto che la ripresa occorre intuitiva­ mente « pensarla » prima ancora che si manifesti. E parlando di opere d’arte non ci esprimiamo per tendenze all’csagcrazione. Come sulla tela, come sul piano musicale, come nel capi­ tolo di un libro, chi realizza una ripresa cinematografica deve tener conto delle armonie delle lince, della dinamica plastica delle masse, delle prospettive ben bilanciate degli spazi onde giungere a quella trasfigurazione sintetica, ormai indispensa­ bile, se si vogliono veramente soddisfare le istanze sempre più rigorose del pubblico. E se prima di essere posta in corcolazione la pellicola subisce tagli, raccordi ed aggiustamenti, que­ sto avviene solo perchè si rende necessaria nella documenta­ zione. destinata alle masse, il rispetto dell’essenziale a sacrifi­ cio del superfluo. Tutto ciò la Incorni è riuscita a realizzare agendo sia sul terreno dell’attrezzatura, sia su quello della scelta del per-

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sonale chiamato a raccogliere c fissare la cronaca *<•' « even­ ti sportivi. Su questo punto non appaia presunzioni 'giul­ lare il plauso giuntole dai protagonisti delle manifestazioni sportive nonché da quanti erano chiamati a fungere come ar­ bitri e come guidici. Chi dice cinema dice comunque, in sede di attualità, im­ mediatezza. L’Incom ha realizzato in questo settore successi che non è improprio definire strabilianti. Valga per esempio quan­ to è accaduto nella partita di calcio Italia-Inghiltcrra. Meno di 24 ore dopo la completa cinccronaca dell incontro venne proiettata su gli schermi italiani ed esteri. li primato era detenuto finora dalla Francia, riuscendo a proiettare il mercoledì successivo, la partita Italia-!'rancia. I.a Incom ha battuto questi record con un vantaggio di più di 48 ore. II segreto produttivo consiste in una mobilitazione di re­ gisti, operatori, stabilimenti di sincronizzazione e stampa, smi­ stamento dei più veloci mezzi di comunicazione: dagli aerei speciali alle macchine da corsa. Questo film primato non ha meravigliato soltanto come record. Venne pensato e realizzato come Un vero c proprio film di granile spettacolo. Ma la cinematografia odierna, coinè abbiamo detto non è Statica ma si avvale delle risorse più rapide e mobili quali il velivolo. La Coppa Fiorio o Circuito della Madonie, per esem­ pio, si è servita della sua ultima edizione di operatori cine­ matografici aeromóntati che eseguendo nel cielo della Sicilia scie di caroselli aerei, ne ha ripreso fedelmente ogni fase. La Coppa Fiorio ha avuto così quest’anno la sua più grande apo-

teosi cinematografica sportiva e così il Giro d’Italia, il Giro di Francia, ecc. Ma se la prima fase di questa produzione cinematografica sportiva può sembrare di facile realizzazione, non è così allor­ ché si deve «montare» l'avvenimento in ordine cronologico. Pensate, ad esempio, a « montare » una partita di calcio gira­ ta nei vari settori da 12 operatori. Occorre nel caso specificooltre al tecnico, una persona che sappia dar di taglio alle va­ rie inquadrature e con mano magistrale riunirli in ordine di sequenza e di tempo. E non é da tutti eseguire questo lavoro. Occorre una mano decisa come in un giornale quando il tem­ po stringe c l’edizione deve veder la luce e raggiungere i tre­ ni in partenza. Una mano che sappia maneggiare la penna e le forbici; che sappia all’ultimo istante rimediare a ciò che manca. E poiché il cinema non conosce frontiere, come giu­ stamente diceva René Clair, esso deve poter divertire anche il sordo c poter interessare anche il cicco. E qui si inserisce la grande funzione educativa del cinema che senza mai riunziarc alle necessità attrattive della sua missione, deve volgariz­ zare le più astruse rivelazioni scientifiche e svolgere così il suo compito con garanzia di fecondo proselitismo. Inserendosi così profondamente nella cronaca sportiva il cinema non ha fatto che colmare quelle che fino a qualche lustro fa poteva considerarsi una lacuna. Perchè lo sport com­ pieta l'uomo ed il cinema è l’uomo tutto intero, preso nella sua universalità, con il suo linguaggio, con le sue doti di co­ municativa sicché di tutte le varie manifestazioni internazio­ nali quella del cinema c quella dello sport sono le più since­ re, le piti disinteressate e possono procedere di pari passo per il miglior bene dell’umanità.

Le gare automobilistiche hanno fornito agli operatori materia di primordine a base di macchine in fiamme e scontri contro i recinti e non pochi sono gli episodi di sangue derivati da simili sinistri. Anche le cronache italiane hanno avuto spesso la loro documen*azione di salti acrobatici e di tragici incuneamenti di macchine in corsa nella folla.

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IL canis lamiliaris è. fra gli animali do­ mestici, quello la cui origine risale alla più remota antichità: se ne trovano i re­ sti insieme alle più antiche vestigia uma­ ne. Quale le origini? Molte icone, molti pareri, ma nulla ili positivo. C'è chi lo fa discendere dal dingo, tuttora allo stato selvatico in Austiaìia: il Syncs sostiene che derivi dal doli-, che vive in India, nei boschi, lontano dall'uomo: il Ralph ed altri sostengono provenga dal burnisti, o « canis primaevus », che, preso da giova­ ne si addomestica facilmente. Moltissimi pensano che discenda dal lupo c dalla volpe: tale supposizione è però poco vero­ simile in quanto è scientificamente pro­ vato che nel decorso dei tempi ogni essere vivente tende a diminuire la propria ta­ glia. Come potrebbe pertanto la famosa razza ilei cani di S. Bernardo vantare — o lamentare — la propria origine da quel gruppo di canidi? A meno che non si voglia pensare ad un incrocio ad es. fra una volpe ed un.... somaro. Al tipico cac­ ciatore la questione dei capistipiti del ca­ ne da caccia ben poco interessa. Senofonte, quasi duemila anni -or sono, nel suo Cinegetico ci parla di due razze di cani da caccia: i Castori ed i Volpini. Mentre i primi rappresentavano l’aristo­ crazia, i «puri» (erano preferiti da Ca­ store, il mortale figlio cnc Giove aveva avuto da Leda), i secondi erano i bastardi nati dall’incrocio di avventurosi e dege­ neri Castori con volgari c dozzinali volpi da... sentieri. Plinio il vecchio, nella sua Storia Naturale, ci descrive come alcune speciali razze di cani seguissero la traccia della selvaggina guidando il cacciatore fino alla medesima che segnalava con « forte scodinzolare o con ripetute avven­ tate Grazio Falisco. il contemporanco di Ovidio, nel suo didascalico poema « Cynegeticum » ci descrive la « ferma » : il cane... è inchiodato ai suolo, preso dal tremito, con le narici dilatate... I cani da caccia si distinguono in cani che puntano (da ferma) ed in cani che non puntano, in segugi ed in retrievers. I cani da ferma si suddividono in soggetti a pelo raso, a pelo lungo e morbido ed a pelo ruvido. Fra i primi si annoverano il bracco pesante italiano, il bracco leg­ gero italiano, il bracco tedesco, francese, il Saint Gennai, il Dupuy, il bracco spagnolo, il belga, il pointer: fra i secondi, il setter inglese, il setter Laverack, il setter Cordono, il griffon Boulet, l’epagneul breton ed il russo: fra i terzi, infine, lo spinone italiano, il tedesco, il griffon fran­ cese, il Boulete a pelo duro, il Barbet francese. Fra i cani che non fermano si annoverano, principalmente, il cocker spa­ niel, lo spaniel Clumber, il Sussex ccl il Norfolk. I segugi, in linea generale, si suddividono in quelli dotati di buone qualità olfattive, che trovano ed inseguo­ no la selvaggina (i segugi normalmente si usano per la caccia ai mammiferi) ed in quelli che, forniti di modeste qualità olfattive, inscguono solo a vista. Fra i primi regge la palma, da noi, il segugio italiano, insieme ad una inverosimile quantità di bastardi: figurano poi i li­

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iniers. gli Ixirriers, i beaglcs, i foxhounds eie. lìa i secondi, ben poco usali in Ita­ lia. si annoverano i levrieri: le maggiori « performance* » di questi si limitano, in Italia, in estenuanti corse (dove naturaimeidc funzionano totalizzatot i ed allibra­ tori) nei cinodromi aH’inscguimento di finte lepri. I rctriviers sono soggetti che vengono utilizzati esclusivamente per il riporto. In Italia, all’infuori di qualche taro soggetto, elevato al rango di cane di lusso, nel campo venatorio sono scono­ sciuti. In merito ai cani di caccia si potreb­ bero scrivere dei veri e propri trattati. Noi ci limitiamo a rimanere entro con­ fini tecnici, si. ma circostritti alle grandi lince. I cani da ferma, grosso modo, a parte la morbidezza e la lunghezza, o me­ no. del pelo si suddividono in cani a gran­ de circa, a cerca ristretta ed a cerca me­ dia. Fanno parte della prima i pointers ed i setters. 11 pointer, che dagli inglesi è considerato il primo cane da ferma di tutto il mondo, innegabilmente un ot­ timo soggetto le cui caratteristiche pecu­ liari sono la grande potenza del naso, la cerca a grande andatura con ferme di scatto: richiede però nel cacciatore del­ le condizioni e cioè ottima resistenza fi­ sica, ed ottime qualità di dresseur che devono ridurre il soggetto ad un capo­ lavoro di obbedienza. Infine chi usa poin­ ters non deve essere un cacciatore inter­ mittente, saltuario, ma deve praticare la caccia in modo regolare altrimenti il lem peramento dell'ausiliario, oltremodo viva­ ce e guidato da un istinto impetuoso, ri­ prende il sopravvento. Il pointer resiste alla fatica, ma in genere, non ama nè la macchia molto forte, nè i terreni eccessi­ vamente pietrosi, nè l’acqua: i grandi ca­ lori non lo spaventano. I setters, pur ve­ locissimi. non cacciano con la vivacità c con la possanza del pointer, ma. dotati di ottimo naso, godono le simpatie di mollissimi cacciatori. Hanno poi al loro attivo una appariscente bellezza ed un ca­ rattere. quasi sempre, dolcissimo. In ge­ nere si sostiene che il setter inglese, o Laverak sia da preferirsi per la capacità: il setter Gordon s’impone per la sua resi­ stenza ed infine l’irlandese per la bellez­ za del suo fulvo manto. Comunque tanto rimo, quanto gli altri sono buonissimi ed i loro singoli sostenitori vantano, a so­ stegno del preferito, le più spiccate qua­ lità. I setters sono ottimi per l’acqua c nelle paludi e comunque nei corsi d’ac­ qua sanno procedere silenziosamente co­ me se si trovassero nel loro elemento. Non amano il caldo, specie il setter Gordon: sono cani d’autunno, da inverno e da pri­ mavera. Fra i cani a cerca ristretta primeggia il nostro bracco pesante, o bracco lom­ bardo, originario della Valle Padana. Purtroppo e una razza in declino in quanto la rarefazione progressiva della selvaggina esige cani a cerca veloce. Il lo­ ro incedere ad un trotto lento è forse in antitesi con la vita attuale: il tempo d’o­ ro di tali soggetti è stato il Medio Evo. Dopo ha continuato a tenere la ribalta

venatoria litio ai primi del 900, attraver­ so alti e bassi. Vi è poi il bracco legge­ ro italiano che ha molti sostenitori per la sua cerca, ristretta, ma non molto e per la sua andatura ad un armonico trotto veloce. Serio, mansueto ed intelli­ gente e adallo in qualsiasi stagione, a qualsiasi sona di caccia. È un forte pun­ tatore. Primeggia senza alcun dubbio fra i ca­ ni a cerca media il bracco tedesco, veto capolavoro crealo dagli allevatori della Germania. 1 suoi ammiratori sono vere e proprie legioni che aumentano di gior­ no in giorno: è un soggetto che man mano sia deironizzando ’i'suoi... colleghi che lo hanno preceduto sul trono della ammirazione c dell’estimazione. All’ubbi­ dienza ed all’intelligenza unisce qualità olfattive di primissimo ordine, indole ot­ tima. grande resistenza e cerca ad ampio raggio. Sulla « ferma » del bracco tede­ sco nulla si può eccepire: è la tipica « ferma » classica. z\ltro ottimo soggetto adatto a tutta caccia, con particolari at­ titudini alla palude ed ai corsi d’acqua è lo spinone. Il Sélincourt nel suo trat­ tato « Le parfait chasseur » (1683) asse­ riva che i migliori spilloni provenivano dall’Italia c. bontà sua, dal Piemonte. Fin da oltre due secoli e mezzo questa tipica razza italiana si era imposta per la sua innata capacità, bontà d’indole, re­ sistenza a tutta prova ed anche per quel suo occhio dolcissimo c pieno di espres­ sione. Il manto dello spinone può varia­ re, ma il colore normale è il roano-marrone: originariamente, sembra, che il co­ lore tradizionale fosse stato il bianco sporco, pezzato di arancione. Anche oggi se ne trovano con tale manto, ma sono piuttosto rari. Sta riprendendo quota — c giustamente — l’épagneul breton, sim­ patico ed intelligente soggetto che tlisjx»ne di buone qualità venatorie; i suoi am­ miratori stanno diventando numerosi. Fra i cani che non « fermano » il cocker spaniel tiene, per le sue qualità, in que­ ste comprese anche quelle estetiche, la palma. Naturalmente la cerca di tali sog­ getti è ristretta : battono ed « intessono • bene il terreno, stanno sotto, ma il frul­ lo o lo « schizzo » del selvatico, precedu­ to solo da un’azione pili serrala, non danno quell’emozione propria della «pun­ tata». Comunque gli spaniels hanno i lo­ ro ferventi sostenitori. Il segugio italiano ha un manto, in ge­ nere, nocciola o rosso fulvo. È ottimo per la caccia alla lepre, ha un naso eccezio­ nale, grandissime resistenza e velocità. Non appena è sulla « passata » della le­ pre emette dei tipici abbaiamenti che. nel loro insieme, costituiscono la « canizza». Generalmente di segugi se ne usa tenere almeno un paio. I soggetti bravi non perdono le traccio della lepre, ne si stancano d’inseguirla, cercando di spin­ gerla verso le « poste » dove stanno i Ioio padroni. Circa l’istruzione del cane, da caccia cercheremo, in un prossimo artico­ lo. di dare qualche suggerimento c qual­ che indirizzo.

Liuigi Stiatti


di Vittorio Spositi

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a stagione ciclistica è nel suo maggiore sviluppo. I professionisti hanno una at­ tività limitata in fatto di corse su stra­ da, ma in compenso gareggiano in quel­ le Kermesse che si svolgono su piste di atletica leggera o per cavalli trottatori o su brevi circuiti ottenuti su un triangolo o un quadrilatero di strade. L’attività maggiore che non conosce tre­ gue e che non accenna a riposi è quella delle categorie minori. Dilettanti ed al­ lievi hanno a loro disposizione corse da poter gareggiare ogni giorno c non man­ cano davvero quelle che approfittar) .io di una costituzione fisica che permetta la fatica di uno sforzo prolungato oltre misura, gareggiano due o anche tic \olte la settimana. Gravissimo errore. Il mi­ raggio di successi, la golosia d'intascare premi, spingono molti dei nostri giova­ ni ad una superfatica che pregiudicherà in avvenire le loro possibilità di corridori. Quanto farebbero meglio nei mesi di agosto e settembre, i giovani che non hanno sviluppato ancora completamente il loro organismo, e che dal marzo han­ no gareggiato fino alla fine del luglio, a concedersi un regolare riposo e dopo una adeguata preparazione fisica rinnovare in ottobre la attività agonistica per il pe­ riodo autunnale che precede la stasi di inverno! Ma purtroppo agosto c settembre sono i mesi delle leste paesane: fiere, mostre, onoranze ai Santi Patroni ed oggi è d’obIrligo che nel programma dei festeggia­ menti d’ogni paese o pacsotto che si ri­ spetti, vi sia la sua brava corsa ciclistica spesso dotata di premi vistosi come po­ che società sportive, abituali organizza­ trici di gara, riescono a mettere in palio nelle loro maggiori prove. Ed è così che invece di un doveroso, ritempratole e sal­ vaguardante riposo, nei mesi piti caldi •dell’estate i giovani corridori preferisco­ no assoggettarsi ad una deteriorante fa­ tica. Giovanissimi che avete in tasca una licenza dell'U.V.I. c nel cuore la spe­ ranza spensierata di traguardi lontani, voi tutti che a diciassette anni sognate i successi del campo agonistico della bici­ cletta, che ricordate con ammirazione fe­ ticista le gesta di Coppi e di Bartali che sono nel vostro intimo i santi più vene­ rati del Calendario degli « Assi » ; voi che sognate di seguire le loro orme c — chissà forse — di emularle, quel che abbiamo detto è per voi. Pensate prima di ogni altra cosa, che se la corsa in bicicletta è gioia di vita, godimento dello spirito, sfogo dei mu­ scoli, soddisfazione di legittimo orgoglio sportivo c virile, è anche soprattutto di­ sciplina, fatica, sacrificio del corpo e dello spirito c che se corridore cui il suc­ cesso dovrà accarezzare la fronte, un gior­ no dovrete diventare, occorre che obbe­ diate ad una serie di comandamenti c

Non esagerale nella lata I Lo diciamo per voi giovanissimi corridori primo fra tutti è quello che vi abbiamo esposto: non esagerate nella fatica, ripo­ sate nei mesi più caldi della stagione in­ terrompendo la vostra attività per un periodo di riposo agonistico, di prepa­ razione e di rinnovamento del vostro fi­ sico che vi ridia la snellezza dei muscoli tonificati dal sangue rinnovato. Allorché giungeranno i mesi più caldi dell’estate il giovane corridore per 15 giorni almeno attaccherà la sua bicicletta al chiodo c ricomincerà la sua prepa­ razione atletica a base di ginnastica ed esercizi fisici, prima fra tutte passeggia­ te c salto della corda a piede alternato. Abbonderà di bagni. Il bagno caldo è un effettivo ristoro per le membra stanche: in pieno estate potrà fare anche uso di frizioni di acqua fredda normale, ottima come reazione così da essere un vero to­ nico per i nervi. Ricominccranno poi le uscite in bicicletta percorrendo 30 o 40 chilometri a passo uguale, aumentando progressivamente l’andatura con gli alic­ namenti che seguiranno; due o tre volte la settimana sarà sufficiente. Questi alle­ namenti andranno compiuti nelle ore fre­ sche del primo mattino. La domenica farà delle gite per « rifare la sella » ma dovranno essere vere passeggiate di sa­ lute che contribuiranno a dare elasticità ai muscoli. Poi, quando sentirà che le gambe « girano », alternerà l’andatura con scatti anche in salita. Di ritorno dall’allenamento una buona colazione senza rimpinzarsi; cibi sani, so­ stanziosi, mai piatti piccanti e pesanti. Buone minestre di verdura, manzo ai ferri, frutta cotta, anche pesche, ma per­ fettamente mature. Dopo il pranzo un bel sonnellino ristoratore c nel tardo po­ meriggio una passeggiata. Cena leggera per evitare una digestione laboriosa e quindi a letto, mai più tardi delle 21 o delle 22.

Prima d’iniziare nuovamente le gare, il giovane corridore alzandosi al mattino dovrà sentirsi fresco, agile. Se invece av­ vertisse nelle gambe un certo senso di pesantezza, quasi di stanchezza, riposerà qualche giorno. Vuol dire che il suo or­ ganismo non è ancora completamente disintossicato, correrà più tardi o addi­ rittura alla nuova stagione. Soprattutto dovrà evitare quello che purtroppo sta divenendo un uso e un abuso da parte dei giovani atleti: la sitnpainina. Ad ingoiarla sembra che dia vi­ gore, faccia scattare come se vi riceveste una frustata, ma si ricordi che le frustate lasciano i segni c che sotto una pioggia di frustate si può anche morire. Una raccomandazione infine per i gio­ vani lettori che aspirano a divenire cor­ ridori: curare la propria bicicletta, conoscerla in ogni sua parte, in ogni . „ suo particolare. «< La bicicletta è tutto per un corridore ». Lo scrive Luciano Mazan, il famoso campione che tutti ricor­ dano con il nomignolo di Petit Breton. Tutti, dall’allievo che tenta i primi pas­ si al campione, capo di una grande squa­ dra. devono amare la propria « bici » e dedicarle le cure più assidue ed attente. Alfredo Binda, che fu tre volte campio­ ne del mondo c vinse cinque Giri dltalia, revisionava personalmente la propria bicicletta e non si può dire che gli man­ cassero meccanici valenti e zelanti. Chiudiamo queste brevi note con la raccomandazione che zMfonso Bauge, che fu uno dei più grandi direttori sportivi francesi, fece ad un suo giovane allièvo:. « Ver divenire un campione tu dovrai privarti in ima certa misura di tutti i godimenti della vita ». Il giovane allievo era Filippo This che divenne un asso quando i campioni erano Fabcr, Pottrer, Lakeze, Ganna, Gerbi, Gaietti ecc.

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DEL CORPO A CORPO

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a tecnica pugilistica contemporanea troIn perfetta applicazione del primo canone fondamentale del corpo a corpo _ va il suo impiego a distanza, a mezza di­ stanza e in corpo a corpo. Nella prima il fu campione mondiale dei piuma, Jimmy Driscóll, si è assicurato le «linee fase lavorano i diretti veri e propri; nella seconda i ganci ed i montanti, oltre ai , interne», di dove, ben protetto, potrà colpire l’avversario al viso o al corpo. corti diretti; nella terza soltanto i ganci e montanti cortissimi. Il lavoro in corpo a corpo è un capitolo dei più difficili tecnica pugilistica che, in Europa, anco­ a colpire con le due mani a distanza rac­ della « nobile arte della difesa di sè stes­ ra risentiva dell’influenza inglese ed alla corciata quasi sempre costringe l’avver­ si », ma anche tale, se padroneggiato com­ massima britannica del « colpisci, blocca sario in difesa). pletamente ed intelligentemente, da fai e... scappa via » sembrava abbarbicata. conseguire i più brillanti risultati. Esso Dai due grandi principi generali pas­ Fatto sta che, sia pure gradatamente, le abitua l’uomo al rude contatto con l’av­ siamo ora alle fasi particolari. Sono cin­ nuove generazioni pugilistiche crebbero versario: alla battaglia ai ferri corti in que e le elenchiamo per ordine di pre­ nell’atmosfera del nuovo verbo e le vec­ cui si tempra l’animo del combattente, il cedenza, così: 1) come si entra in corpo chie ad essa cercarono di adattarsi per quale — più che in ogni altra fase d’un a corpo, 2) come si lavora, 3) come ci si quanto fu loro possibile. Oggi il corpo incontro di pugilato — deve conservare difende e contrattacca, 4) come si osta­ a corpo fa parte del bagaglio indispen­ chiare le idee, agire con grande freddez­ cola l’avversario senza « tenere » e come sabile al pugile con aspirazioni ai cam­ za e rapidità, colpire con precisione c de­ ci si libera dalle sue « tenute», 5) come pionati internazionali. E su questo, cisione, restando nello stesso tempo, per si esce dal corpo a corpo o dal reciproco ormai, tutti i tecnici sono d’accordo. Per quanto più possibile, coperto e calmo abbracciamento (clinch). Esaminiamole quanto si possa primeggiare nel « colpi­ sotto il fuoco. ad una ad una queste fasi del combatti­ sci, blocca e... scappa via », l’eventuale mento da vicino c stabiliamo, sia pure L’arte del corpo a corpo, intesa cosi, lacuna nel capitolo del corpo a corpo sarà in breve, il comportamento del pugile come l’abbiamo rapidamente schizzata, co­ che « ci sa fare ». sempre tale da pesare negativamente sulle stituisce « l’ultimo strillo » in materia di prove decisive di fronte ad avversari ve­ progressi conseguiti dalla tecnica pugili­ Vi sono tre modi per entrare in cor­ ramente completi nella conoscenza del­ stica negli ultimi trenta o quaranta anni. po a corpo: avvicinarsi all’avversario col’arte di combattere a pugno chiuso. Mo­ E porta la sigla d’origine nord americana. porti c con tempestiva mobilità di tetivo, quindi, per studiarsi di tendere sem­ Frank Klaus e Billy Papkc, l’uno e l’al­ sta e di tronco, rendendogli con ciò diipre più alla necessaria completezza tecni­ tro campioni mondiali dei pesi medi, ne ficilc di piazzare i suoi colpi di sbarra­ ca, oltre che fisica. mento; forzarlo alle corde; provocare il furono gli araldi in Europa, particolar­ suo attacco per consentire rientrate. Dei mente il primo, che scrisse anche un Vediamo un po’ insieme, i grandi prin­ tre modi, ch’è comunque bene conoscere, trattatello sull’argomento, appunto inti­ cipi generali del corpo a corpo. Sono due tolato « The art of in-fighting ». Tanto ed effettivamente basilari, questi: 1. as­ ' il migliore, il più chiaro, il più tecnico, il piti bello spettacolarmente, il più ef­ Klaus quanto Papke batterono prima del sicurarsi sempre le linee interne, vale a ficace, è senza dubbio' il terzo, l’entrata limite, rispettivamente alla lO.a ed alla dire lavorare per quanto più possibile su contrattacco, c noi siamo partigiani 17.a ripresa, il « divo » George Carpendentro la traiettoria dei colpi dell’anta­ di esso. Eccone, per meglio intenderci, tier, ch’era allora considerato l’incarna­ gonista (il destro all'interno del suo si­ alcuni esempi: a) provocare, invitando, zione della scienza del pugno, ponendo in nistro e viceversa), in modo da evitarne un di’etto sinistro dell’avversario, deviar­ tal modo il corpo a corpo all’ordine del l’offesa, controffendendo efficacemente; 2. lo co.: ma .o sinistra verso destra, avan­ colpire con tutte e due le'mani, evitando giorno. zare co '.temporaneamente con passo °' Non è esagerato affermare che ne con­ assolutamente di «tenere» con l’una o bliquo a sinistra, portare un corto destro segui una sostanziale rivoluzione nella con l’altra o con tutte c due (chi inizia

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sotto il cuore o allo stomaco e continuare a colpire al viso ed al corpo; b) schivare sotto il colpo il gancio destro o sinistro dell'avversario e rispondere al corpo con la mano contraria, eccetera; c) avanzare, in genere, dentro i colpi circolari dell’av­ versario destinati al viso e che andran­ no a vuoto dietro la testa o le spalle, col­ pite al corpo, eccetera. Dopo che. entrando come sopra, le linet: interne saranno automaticamente as­ sicurate, ed il primo colpo sparato e mol­ to probabilmente messo a segno, si con­ tinuerà a lavorare con le due inani, col­ pendo di preferenza al corpi) (non a vanvera, ma con predeterminazione e precisione, alla base dello sterno o legio­ ne epigastrica, al fegato, a! cuore, alla milza, ai fianchi) c facendo rapide in­ cursioni di sorpresa al viso. I colpi sca­ gliati saranno, per lo più. montanti ed anche ganci, gli uni e gli altri corti e portati quasi totalmente «fallo scatto delle gambe, dalla rotazione tlel tronco e «lai sollevamento della spalla ad essi corri­ spondente: nei montanti i gomiti reste­ ranno «piasi aderenti al corpo, nei ganci si distaccheranno dal corpo il meno pos­ sibile. In questa fase, naturalmente, la normale posizione di guardia subirà mo­ dificazioni: non sarà più lateralmente profilala, ma di fronte; le gambe non saranno piazzate l’ima dietro l’altra di­ stanziate di un passo, ma allargate quasi sulla stessa linea il mento sarà maggiormente affondato sullo sterno; le spalle ar­ rotondate, ma non irrigidite, a protezio­ ne delle mascelle. I colpi avversari vengono evitati sia centrando con colpi del braccio opposto

Per entrare in corpo a corpo, Charles Ledoux, ex campione europeo dei gallo e dei piuma, ha provocato un diretto sinistro dell'avversario, lo ha schivato spostandosi di lato e contem­ poraneamente centrato duramente di destro al cuore.

(i'< .. date? destro dentro sinistro: sinistro dentro destro: eseguendo così contempo­ raneamente. la patata c la risposta, e mantenendo le linee interne): sia arrestandoli coti la mano a forca (formala dall’indice e dal pollice) sui bicipiti e ri­ spondendo subito con la stessa mano; sia bloccandoli con il palmo o il dorso della mano, con i gomiti, gli avambracci o le spalle e replicando immediatamente (re­ gola generale, anche per il lavoro a «listanza: ad una azione difensiva deve sempre seguire un'azione di offesa: è il momento piti favorevole per sorprendere e colpire l'avversario in crisi: grave er­ rore tattico è lasciarselo sfuggite). Se e l’antagonista che arresta i colpi coni rat i con la mano a forca, è sempre possibile liberarsi daH’arresto prima che ne possa approfittate, ma bisognerà agire rapida­ mente, colpendo seccamente con il pro­ prio avambraccio l'interno del suo avam­ braccio, ciò che spezzerà la presa devian­ dola all’esterno e metterà in condizioni di centrare un bel gancio d’incontro. Al­ tro espediente pei liberarsi «’: «ptesto: si finta un colpo al corpo con il braccio «arrestato», lo si riporta leggermente indietro e si colpisce quindi di gancio al viso, abbassando subito dopo il gomito per riconquistarsi la linea interna e ri­ prendere il martellamento al corpo. >r accettare il cor­ Qualora non convenga piti forte po a corpo con un avversario : ' > sia neccso più esperto, oppure quando sario riprendere fiato o cercare <—------ riposo per snebbiare il cervello in seguito a colpi ricovriti. rispettivamente, al corpo >rpo o al iz-i i rri i*«ii viso, bisognerà egualmente assicurarsi le ormai famose linee interne (avambracci dentro c sopra le braccia del l’avversa rio — gomiti a leggero contatto con il corpo — in modo da controllarne i movimenti) e portare nello stesso tempo la coscia si­ nistra e tutto il lato sinistro del corpo a stretto ma non rigido contatto con il cor­ po del rivale, testa bene dietro la spalla sinistra e vicina al lato sinistro del viso del l’avversario. In «ptesto modo egli sarà impossibilitato a colpire, sia per l'imme­ diato contatto dei due corpi, che non la­ scia strada libera ai suoi colpi, sia per il controllo esercitato sulle sue braccia; c d'altra parte chi dovesse ricorrere a tale efficacissimo espediente difensivo (ch’è veramente consigliabile insegnare presto ai « novizi » specie se « grossi calibri ») non potrebbe essere accusato di « tenere », ma tutt'al piti, se l'azione fosse ripetuta troppo spesso ed avventatamente, di osta­ colare : l’avversario, il che è un fallo assai minore del «tenere» c degno «li mag-giorc indulgenza da parte dell'arbitro, qualora- non si _cada nell'esagerazione. Se l'avversario, per fare spazio ai suoi colpi. indietreggiasse, non si avrebbe che da seguirlo con lo stesso ritmo per ristabi­ lire la situazione: e. se spingesse, di cede­ re quel tanto che basti per smorzarne l'ìmpeto, secondo i sani principi! del « judo » o lotta giapponese. Ma pili» darsi che sia l'avversario a « tenere » ed allora per liberare uno o i due guantoni eventualmente serrati fra le braccia ed il corpo dell’afleltuoso... ab­ bracciatole, sarà sufficiente far eseguire all'uno o all'altro o ai «lue pugni un ra­ pido «piarlo «li giro all'interno. riportan­ doli subito alia posizione «li partenza per sfilarli altrettanto rapidamente attraverso il varco per una frazione di secondo così provocato. Non resta, ora, per concludere la no­ stra sintesi sul lavoro da vicino, che ti al­ tare «Iella sua quinta eii ultima fase: dell uscita, cioè, dal corpo a corpo e dal

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Sempre per portarsi a distanza rac­ corciata, Ledoux ha schivato, abbas­ sandosi un gancio destro dell’avveisano al viso ed ha subito risposto nel modo migliore .- con un gancio destro al fegato, al quale farà seguire il si­ nistro, o sopra o sotto.

« reciproco abbracciamento » (clinch). Nel primo caso non c'è intervento dcll’arbitro, ma è fatto dipendente dalla volon­ tà dell’uno o dell’altro o di entrambi i pugili. Nel secondo, invece, è il terzo uo­ mo nel quadrato ad ordinare il « sepa­ ratevi! » (break!) quando i due avversari si « tengono » reciprocamente. La sostan­ ziale differenza è questa, fra i due casi: che uscendo volontariamente da un cor­ po a corpo si può manovrare per sor­ prendere c colpire l’antagonista, mentre separandosi su comando dell’arbitro, e nel fare il prescritto passo indietro, sarà sempre bene avvisato cautelarsi, ma non si potrà colpire senza commettere un fallo che potrebbe condurre alla squali­ fica. Dopo la necessaria premessa, passiamo all’azione. L’uscita dal corpo a corpo va preparata piazzando le mani a forca sui bicipiti dell’avversario: quindi con la mano sinistra si spingerà il suo braccio all’indietro, con la destra si tirerà verso ili sè. Se l’azione sarà rapida c decisa, l'antagonista, colto di sorpresa, verrà co­ stretto a ruotare verso la sua destra. Ap­ profittando del suo momentaneo squili­ brio e sbandamento, sarà agevole sgan­ ciarsi c colpirlo efficacemente senza cor­ rere rischi. Nell’uscita dal « reciproco ab­ bracciamento », ed al «separatevi!» dellarbitro. fare invece un passo indietro, mantenendo le linee interne con le mani a forca che dovranno rispettivamente scorrere sulle braccia del rivale, in modo da controllarle sfiorandole per quanto più possibile e da venire poi a trovarsi in posizione di guardia, pronti a riprendere le ostilità qualora l’avversario (non si sa mai!) avanzasse per colpire.

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PER PROPAGANDARE IL NUOTO DI FONDO

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er chi non lo sa. il N.I.M.B.I.S. è FOrdine cui possono aspirare quei nuotatori che abbiano stabilito uno o più records di nuoto, reputati degni del­ le massime imprese sportive. Non mancano recenti esempi quali 1 im­ presa compiuta dal rari nantes Aldo fio­ ra vanti che il 23 del luglio scorso ha nuo­ tato per 33 ore coprendo la distanza di oltre 121 km., mentre Giovanni Sebastia­ ni, Nimbis anche lui. riusciva nello stes­ so Tevere a coprire la distanza di chi­ lometri 104 in ore 22, il 28 luglio del 1934 ed Armando Sannibale. che guidò il Se­ bastiani nell'impresa, nell’Agosto del 1911 sceso in acqua da Ponte Felice nuotò di­ filato fino a Roma approdando alla stessa banchina di Ripetta ove Fioravanti si è fermato, dopo percorsi km. 101,2 in ore 20,50. Che dire poi di quella compiuta da Enrico Tiraboschi nel 1923 che sempre in agosto riuscì nella Traversata della Ma­ nica in ore 16.33’! Il grande campione Gianni Gambi dopo la traversata da Na­ poli a Capri certamente tenterà con suc­ cesso di superare l'impresa di Tiraboschi e chissà che non voglia vincere anche il Campionato assoluto della « Maratona di Toronto » dei km. 24, vittoria che gli ven­ ne soffiata una volta dal famoso Frank Pricer (U.S.A.), famoso nuotatore capace di coprire i 1500 m. in 19’. Se poi a qualcuno vien fatto di chie­ dersi quale analogia vi sia fra il N.I.M. B.I.S. e i vari Ordini Cavallereschi veri o falsi, in voga oggi per appagare tante do­ marsi alla Statuto o meglio all'Atto di Fondazione approvato sulle rive del Te­ vere e precisamente « ad Saxa Rubra • il 29 maggio 1921, Durante la recente disputa della V Coppa' Sannibale sul Tevere si è visto con piacere un guidoncino al vento fissato sulla yole guidata da un rccordman Nim­ bis effettivo: Giuseppe Peroni che il 25 agosto 1922 da Ponte Margherita raggiun­ se a nuoto Tor Clementina di Fiumicino, km. 41,500 percorsi in ore 8,28. E bene ha fatto il Peroni con il'riportare per il Te­ vere i colori del Nimbis: fiamma di pro­ paganda per il nuoto di fondo. E non dimentichiamo che sono proprio le gare di fondo quelle che richiamano numeroso pubblico, quel pubblico che non si riuscirà mai ad ammetterlo nelle spa­ rute nostre piscine. Ma può darsi che un giorno si arrivi a considerare anche questo e poter inclu­ dere nei giochi olimpici le Maratone del nuoto. Intanto aspettiamo l'esito della Tra­ versata della Manica dell’intrepido Gian­ ni Gambi, augurandogli di poter batte­ re il limite della traversata detenuto dal­ l'inglese Blower (15,31’).

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" » tuta) ascolta i consigli Ore 13 del 27 agosto 1934 - Gii venni Sebastiani (in di in acqua per il suo del «re del Tevere» Armando Sannibale prima ài tuffarsi 1record di 104 km.

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Quali sonò le singolari imprese natato­ rie dell’ordine N.I.M.B.I.S.? Quale la sto-


ria di esso? Ecco: il 29 maggio 1921 Ar­ mando Sar.nibale detentore del massimo record italiano di lungo percorso a nuo­ to (Km. 101.2) sul Tevere si faceva pro­ motore insieme ad Achille Santoni, pionie­ re del nu >to italiano, della nuova istitu­ zione N.I M.B.I.S. costituita da tutti nuo­ tatori massimi (recordmens) allo scopo di stabilire una base d’imprese sportive pei qualunque nuotatore dilettante che aspiri, a) a stabilire nuovi c singolari records di nuoto: b) a coltivarsi nel complesso delie pratiche a cui il nuoto è chiamato dai ca­ si (iella vita. . L’Atto di Fondazione venne compilalo lo stesso giorno ai Due Ponti sulla Via Flaminia, dopo una gita propiziatoria fat­ ta a nuoto nel Tevere » ad Saxa Rubra» ■e sottoscritto dai recordmans e pionieri del Nuoto fondatori del N.I.M.B.I.S.: Fcdcueo Pugliese. Tommaso Samaritani. Giu­ seppe Campioni. Enrico Gualcii. Galileo Massa. Achille Santoni cd Attilio Tommasini nonché dai Testimoni propiziatori alla Fondazione NIM.B.I.S.: Angelo Gualcii, vice Presidente della Rari Nantes Roma; dai rari nantes: Gui­ do Ottici-, Quintilio Baldetti, Arturo Qua­ dri. Paolo Pcretti, Arturo Rocchi, Sileno Rosati. Adolfo Zerbini. Paolo Orlandi, Orlando De Gorga, Edgardo Gizzi, Artu­ ro Celli, Giuseppe Peroni. Ferruccio Fon­ tani. Benedetto Fabris," Enrico-Rossi, Sil­ vio Cassi. Tommaso Guasco, Remo Zenobi. Giovanni Liguori. Enzo Gordesco. Dagli Atti del primo biennio 1921-1923 trovo infatti sotto la stessa data : Festa propiziatoria alla fondazione dell'ordine N.I.M.B.I.S. Proclamazione del N.P.P. (Pionieri del Nuoto) Achille Santoni e presidente onorario ed Armando Sanni baie presidente. Nomina del recordman Fede­ rico Pugliese a Nimbis effettivo (il 17 settembre 1920 nelle acque del Tevere presso la Rari Nantes Roma restava som­ merso per 3’56”) ». Il 1. giugno 1921 il NIM.B.I.S. spediva una Circolare di presentazione a tutte le società sportive di Roma ed a tutte le na­ tatorie d'Italia. 11 2 settembre su'—nssi-m c la data dell’istituzione e consegna del distintivo personale ai N.I.M JB.l.b. ellettivi e ai « corrispndenti ». Perché è bene si sappia che mentre a N.I.M.B.I.S. ef­ fettivi possano aspirare quei nuotatori che abbiano costituito uno o più records di nuoto, reputati degni dai componenti que­ sta stessa categoria, i nuotatori che. senza mira a costituire records utili al­ l’ammissione come effettivi, hanno dato prova di coadiuvare l’Ordine nello svol­ gimento teorico-pratico della sua azione, possono esser nominati Nimbis « corri­ spondenti » (Catcg. B). Della categoria B possono far parte anche quei Pionieri del nuoto ed in genere quegli emeriti nuota­ tori che si assumono la missione di esten­ dere mediante conferenze o corsi pratici di lezioni la coltura intellettuale delle di­ scipline che al nuoto si riferiscono. A questa stessa categoria B possono inoltre essere aggregati quei nuotatori, che per profitto riportato dall’insegnamento, supe­ reranno le rispettive prove di abilitazione. Dice poi il paragrafo 6. Art. I - Catego­ rie dell'ordine - dell’apposito Ordinamen­ to: » L’ammissione dei candidati, tanto alla categoria A (effettivi), che a quella B avviene su proposta del presidente dell'Ordine e per suffragio unanime dei N.I. M.B.I.S. effettivi presenti o rappresentan­ ti alla rispettiva votazione ». All’art. II tratta del Seggio dell’ordine che risulta composto dei seguenti ufficiali, eletti per la durata di un biennio, rieleggibili e tut­ ti di stabile residenza in Roma: il presi­ dente dell'ordine; due consiglieri asses­ sori; il segretario, con ufficio d’archivista e di cassiere, quest’ultimo può scegliersi nella categoria B e gli altri esclusivamen­ te tra i N.I M.B.I.S. effettivi. Segue l’Articolo III concernente le Assemblee; l’Articolo IV dell’Adunanze del Seggio; l’Articolo V Tasse e Contributi annui; l’Articolo VI Matricola o Libro delle matri­ cole. in cui vengono raccolte, tenute al corrente e custodite tutte le notizie ri­ guardanti lo stato personale e le imprese

Aldo Fioravanti al suo arrivo alla Rari Nantes Roma dopo aver nuotato per 121 Km. (Orte-Roma - 23 luglio 19s9)

sportive di ciascun N.I.M.B.I.S. effettivo. L’Art. XI - Concili c Consolati - poiché All’atto dell’ammissione ogni N.I.M.B.I.S ogni centro natatorio d'Italia può esser effettivo è tenuto a fornire tutti i dati, sede d’un Consolato dell’ordine N.I.M.B. documenti, fotografie, ecc. che gli saranno I.S.; l’Art. XII che è un commentario al­ richiesti per la compilazione della sua ma­ lo Statuto e l’Art. XIII infine che parla tricola L’Art. VII poi stabilisce quale sia dello scioglimento dell'Ordine qualora il distintivo personale per i componenti dovesse avvenire per forza maggiore. Le la Categoria A, che risulta foggiato sul­ risultanze attive, appena avvenuto di fat­ l’emblema, misura 15 mm. di lato, è d’ac­ to. saranno cedute al miglior offerente e ciaio azzurro, con la sigla, il titolo e il la somma ricavatane dovrà esser conver­ nimbo intarsiati in oro. Il N.I.M.B.I.S. fa tita in medaglie di premio per gare di suo il romano motto « Virtute comite for­ lungo corso a nuoto. tuna Duce » e prende ad emblema il tito­ lo N.I.M.B.I.S. sormantato dala sigla na­ tatoria r. n.. ambedue inquadrati m un nimbo ondulato. Per la.Categoria B è asse­ gnato un personale distintivo d’argento, Sarà mai possibile che la Federazione foggiato a foglia d'alloro lateralmente trat­ Italiana Nuoto, già interessata con voto tenuta dai cartocci d’una targhetta qua­ copresso al Congresso di Firenze e finora drata a fondo in smalto blu e contorna­ sembra, ben disposta a dare definitiva si­ ta da un' filo' ondulato: al centro della stemazione. Con appropriato regolamento targhetta spicca il titolo N.I.M.B.I.S., sor- . r.centemente sottoposto per la ratifica de­ montato dalla sigla natatoria r. n. Segue gli Organi Centrali, possa pei[emettere quepoi l’Art. Vili per i Colori e Bandiere; sto definitivo scioglimento? <Cosa ne penl’Art. IX Penalità o punizioni; l’Art. X sa poi il Presidente della Rari Nantes Imprese Sportive che ai paragrafi 31 e Roma? seguenti testualmente dice: » Per impresa Sono lieto dell’occasione che mi si pre­ sportiva, l'Ordine N.I.M.B.I.S. considera senta con la recentissima prova compiu­ quella straordinaria e ragionevole prova, ta da Gianni Gambi sceso in acqua 1’11 per la quale possa derivar onore a chi la agssto dalle scogliere della Rari Nantes supera ed accrescer insieme vanto e pre­ Napoli alle 0,26 è giunto a Capri alle 16.55 stigio al nuoto italiano, in qualunque sua trionfalmente accolto dai villeggianti, per manifestazione. formulare alcune considerazioni in merito » Uno fra i principali scopi dell’ordine all'attività natatoria di questi campioni N.I.M.B.IS. è quello d’incitare il nuota­ maratoneti che sono utili per l'incremen­ tore a lunghi percorsi sulla libera distesa to del nuoto. delle acque, col duplice intento di arri­ Se il nuoto è lo sport dei giovanissimi, var bene e di arrivare nel più breve tem­ e lo ripeto sempre con maggior convin­ po. e ciò onde possa esser istituito al nuo­ zione, sarà bene però non dimenticare gli to, un nuovo singoiar termine di raffron­ anziani o quelle numerose schiere di co­ to, che con una sola parola è chiamato loro che vengano al nuoto senza eccessi­ record; cosi come recordman o nuotato­ ve pretese di contendersi primati nelle re massimo è chiamato colui che prima, competizioni internazionali olimpiache. Se o sopra ogni altro è riuscito a stabilire il il N.I.M.B.I.S. potrà rivivere. come è spe­ più, alto d'esso d’esso termine di rafpunto più rabile. quanta popolarità acquisterebbero (conto ». i nuotatori maratoneti? Invece si mi—

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ra più con le nuotate moderne, al-rag­ giungimento delle massime velocità e si trascurano le gare di fondo limitandole alle distanze ammesse alle olimpiadi. Che nc direste invece se l’ordine N.I.M.B.I.S. oppure la F.I.N. si facessero promotori per l'ammissione alle olimpiadi di distan­ ze maggiori come le « maratone » ammes­ se per i podisti? Del resto è risaputo che dal punto di vista pratico vale certamente di più un campione mediocre sui 5000 metri che un velocista famoso sui 50 metri! Vi sono N.I.M.B.I.S. che dal nuoto tu­ ristico hanno saputo trarre soddisfazioni onorevoli fornendo in una stagione, da 200 a 300 km. di percorsi a nuoto sul fiu­ me. Lo stesso Achille Santoni, nel Navi­ glio a Milano, nuota nell'annata 1906 ben km. 282.200 in 134 gite! Nel 1922. Arturo Celli, recordman asso­ luto. nuota nel Tevere dal I giugno al 15 agosto, in 12 gite, km. 252,400. Lo stesso anno Enrico Vicinanza, recordamn turi­ stico. nuota nel Tevere durante lo stesso periodo, in 19 gite, km. 286.800 e vince i! Criterium Internazionale per la Coppa di Roma (km. 32) in ore 6.1'. Sette furono i classificati in questa gara. Sempre nel 1922 Alfredo Morelli, vince il Primato In­ vernale di Nuoto totalizzando complessi­ vamente punti 193 e bagni 124. cioè com­ pie senza interruzione, ogni giorno, dal novembre all'aprile, un percorso a nuoto nel Tevere non inferiore ai m. 100 con la temperatura dell’acqua dai 4 gradi ai 10 gradi centigradi, compreso il bagno di mezzanotte (Durior) dell'ultimo giorno dell'anno! Per gli anni successivi i vincitori sono: Peroni Giuseppe pro-1923: Benedetto Fabris pro-1924: Giovanni Sebastiani pro1925. Nel 1923. entra nell'ordine N.I.M.B.I.S. l'intrepido nuotatore Enrico Tiraboschi, per aver compiuto nell'agosto, la Traver­ sata della Manica in ore 16.33'. (Sono pronti per tentare la stessa impresa oggi i massimi nuotatori italiani: Gianni Gam­ bi c Aldo Fioravanti, già meritevoli di en­ trare nell’ordine come N.I.M.B.I S. effet­ tivi). Nel settembre del 1930 il maltese Artu­ ro Rizzo, nuota in mare 68 ore c 20' ab­ bassando i! precedente record dell’india­ no Ghosha con 67 ore di nuoto. Il 28 luglio 1935 Giovanni Sebastiani, ra­ ri nantes. accompagnato dal « Re del Te­ vere > Armando Sannibale. sceso in acaua alle ore 13.09 a monte di Ponte Felice, nuota per 22 ore ed approda alla banchi­ na di Ponte Garibaldi a Roma alle ore 11 del 29, accolto da imponente folla plau­ dente. dopo aver percorso km. 104. Prima di Sebastiaani, come abbiamo più sopra detto, la grande impresa era stata compiuta nel 1911 da Sannibale. La lapi­ de ricordo dice: Armando Sannibale. ro­ mano. sceso da qui nel Tevere. Nuotò difilato fino a Roma. E approdò. Alla banchina di Ripetta. Dopo percorsi km. 101.200 in ore 20.50. Di nuoto La Rari Nantes Roma e l'ordine N.I.M.B.I.S, Fe­ steggiarono il nuotatore invitto. Oggi 20 giugno 1923. D. D. ». Tale iscrizione venne apposta sopra lo- sperone a monte fra i due archi di mezzo di Ponte Felice (Civita Castella­ na) caduta poL in acqua a causa dei bom­ bardamenti e che verrà rimessa in loco quanto prima. Altra iscrizione venne collocata sul pi­ lone della prima arcata di sinistra di Ponte Margherita, sempre dalTOrdine N.I.M.B.I.S.: «Auspice. - L’Ordine N.I.M. B.I.S. - Il 25 agosto 1922. Giuseppe Peroni Raggiunse a nuoto. - Tor Clementina di Fiumicino, km. 41.500 percorsi in ore 8.28 - Idrometro del ponte V. 73 ». Questo primato venne superato qualche anno dopo da Lucio Vittozzi, che raggiun­ se Tor Clementina di Fiumicino dopo es­ sere sceso in acqua. 2 km. circa, più a monte e precisamente all'altezza della vecchia Casina Nautica dei K. of C. ai Polverini.

Benedetto FabriN

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Ouanao il zi. giugno scorso si disputò 1 ai.na la seconda partita di quello spareegto liliale — al quale si ma munii atti.vciso le alterne vicende ili un cam­ pionato -cintillanie ed incerto sino alla Ime. con le tic granai vedette del itt-hv it.ii’.u o (Roma. Parma e Rovigo; Rovigo) proletirole­ se nello sforzo estremo per raggi tugere la meta agognata — lo Stadio Comunale della , città emiliana . ..... - presentava un colpo <t ost i io superbo. perbo. lolla in ogni ordine di posti, all'em­ ina e al sole: nessuno sportivo quel gior­ no aveva voluto disertare, malgiado il solstizio estivo avesse ormai preso pos­ sesso definitivo del calendario. I due quindici non tradirono l'attesa e furono protagonisti di una partila super ha, clic fece stare per tutti gli ottanta minuti di gioco col fiato sospeso le mi­ gliaia di spettatori presenti. Del resto non poteva essere altrimenti: eia in campo il fior fiore del rugbv ita­ liano. (piasi i (piamo (plinti della Na­ zionale. Da una parte la Rugbv Roma lampione d'Italia 19-18. reduce vittoriosa dalla prima prova dello spareggio, soste­ nuta solo sette giorni prima con il Ro­ vigo (altra squadra di ferro!) sapeva be­ ne che un passo falso poteva annullare totalmente la sua bella impresa: nel cam­ po opposto il l’arma, per buoni tre quar­ ti del campionato « leader » della classi­ fica. assetato di gloria c convinto di dare al suo pubblico — senza dubbio il più tifoso e competente di rugby della peni­ sola — la grande ed ambita gioia di una vittoria sui Campioni d'Italia. Scontro rude, quindi. con parecchi in­ cidenti. in un’atmosfera satura di elet­ tricità. La Roma strappò (è il verbo più adatto) la vittoria in virtù di una mag­ giore esperienza, che le permise, anche nelle fasi di acuto predominio parmen­ se. di controllare sempre la partita. Con un « volo a pesce » acrobatico. Rossini portò, a circa dieci minuti dalla fine, il pallone oltre la linea fatale, riconsacran­ do alla sua squadra lo scudetto tricolore conquistato l’anno precedente. le Per noi che seguiamo con passione , n n ci vicende di questo sport cosi maschio, nei meandri del quale l'uomo non può av­ venturarsi. se non possiede una costitu­ zione di ferro, quella memorabile giorna­ ta fu l’ennesima conferma della sua gran­ de forza d'attrazione sulle folle sportive, allorché, si capisce, esso sia gittocato con tutti i crismi della tecnica c sopiatutto nello spirito del gioco, cosi come esso nac­ que e si perfezionò dalla stupefacente vi­ cenda dello strano studente del collegio ^Come accade per il calcio quando era agli albori della sua vita in Italia — che. nato nei grandi centri si sposto poi nc e province (ricorda Alessandria. Casale. Vercelli. Reggio Emilia, Novara, 1 tsa) per poi ritornare nei'grossi agglomerati Umani più ricchi di possibilità finanzta-

rie. cosi il rugln. sport ancora giovane da noi, si sta indii iz/ando ora verso i ceniti minori (Partila. Rovigo. Brescia), dopo il predominiti iniziale milanese, ro­ mano e toiinesc. Roma. però, fonte inesauribile di atleti, sembra voglia aiuola resistere allo « stra­ paese . e impugna Itera lo scettro del comando, forte delle sue tre magnifiche squadre: Rugbv Roma in serie A, GUS e Stella Azzima in serie B. In un genia­ le pastone, che comprende quanto di me­ glio ci possa essere nei tre grandi siste­ mi rugbistici mondiali (inglese, sud-afti<a:io e Iranccse). Roma ha fuso. assimilato e dato vita -sopì alni lo per merito di Vinci 111. seguilo dagli altri due valenti allenatori farinelli e Nisti ■—- ad una stuoia particolare, che comincia a fate testo in Italia. < filanto potrà durare questo predomi­ nio'romano. accentuatosi nel dopoguerra, 1935 e tlopo le parentesi vittoriose de)i 19 1937. i: diffìcile stabilire: certo. il numeio dei praticanti dii Jloi des s[>o>ts. tcn-

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r de sempre ad aumentare nella Capitale, c tra i rincalzi si possono già annoverare delle autentiche promesse, cosa che co­ stringe ad un dato momento a pensare che non tanto facilmente questo primato potrà trasferirsi altrove. Quattro squadre, nella prossima sta­ gione. sferreranno il loro poderoso at­ tacco concentrico alla roccaforte rugbistica capitolina: l’arma. Rovigo, Torino e la neo-promossa Brescia, tutte dotate di formidabili « atouls ». Con un grande senso di rammarico, abbiamo escluso dalle elette ('Amatori di Milano, pur cosi forte e gloriosa nel pas­ sato, perché con il passaggio nelle file bresciane dei suoi due nazionali Battagioir e Mattacchioni, il bianco squadrone della Madonnina dà l'impressione di aver deciso un totale i innovamento dei qua­ dri. puntando esclusivamente sui gio­ vani. che dovranno di’e la loro parola solo tra un paio di stagioni.

Alberto Marcitesi


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0(1 C.S.I. Nell’ultima domenica di agosto a Roma nella piscina dello Stadio « To­ rino » si sono disputati i campionati nazionali di nuoto del Centro Sportivo Italiano con la partecipazione degli atleti in rappresentanza della Calabria. dell’Emilia, del Lazio, della Liguria, della Campania, delle Puglie e delle Marche. Le finali disputate alla presenza di un foltissimo pubblico hanno visto vin­ citori MARCHI (Lazio) nei 100 metri stile libero, FUSCO (Campania) nei 100 metri rana. GERUNDO (Puglie) nei 100 metri dorso, GIONTA (Lazio) nei 200 metri stile libero, la Campania col terzetto CUOMO, FUSCO, UMMARINO nella staffetta artistica 3x100 e le Puglie con PRESTA, DE CUIA e SALIVA che con un eloquente 3’44”8 si è aggiudicata la staffetta 3x100 stile libero. In seguito alla gara il Lazio è in testa nella speciale classifica per re­ gioni con p. 3805, segue al secondo po­ sto le Puglie con p. 3100, al terzo la Campania con p. 2859, al quarto le" Marche con p. 1796 ed infine la Ligu­ ria con p. 956. Nel corso della manifestazione si è svolta anche la finale della gara nazio­ nale per studenti sulla distanza dei 100 metri stile libero nella quale si è imnosto il napoletano FONTANA con l’09”3 davanti a Redini (Emilia). Seremin (Liguria), Cetera (Emilia), Gionta (Lazio), Ummarino (Campania). Sem­ pre per studenti i 100 metri dorso so­ no stati vinti dall’emiliano SEMPRINI e quelli rana dal nanoletano FUSCO. La premiazione della riuscita mani­ festazione è stata effettuata subito do­ po i campionati nella sede del Comi­ tato Provinciale del C.S.I. al Lungo­ tevere Flaminio dal prof. Saletti della Presidenza Nazionale del C.S.I., pre­ senti i dirigenti della Federazione Ita­ liana nuoto che molto cordialmente hanno collaborato alla riuscita della manifestazione, il cpmm. Fabris della C.T.N. del C.SìI.’ per il nuoto, il dott.

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E •: Steinhausen (Roma), vincitore del torneo di fioretto al Campionato del C.S.I.. svoltosi a Pesaro, al termine della finale ccn Maestri (Foggia)

Tedeschi. Ernesto Lanzi, Albanese, Gelgi, Mele, quest’ultimo in rappresentan­ za della F.I.N.. Hanno cronometrato Lanzi, Cassinelli, Gizzi, Calabrese e Bergamini.

dal locale Ispettorato regionale Trenti­ no-Alto Adige), a Treviso sul Monte Grappa, a Vercelli sul percorso Alayma-Colle d’Olen (m. 2800) fino alla Ca­ panna Gnifetti (m. 3680) al Gressoney con un dislivello totale di 5000 metri, a Vittorio Veneto, a Firenze, e tre fa­ si diocesane in provincia di Reggio Ca­ labria. Il Centro Sportivo Italiano si augura di riportare con questa sua manifesta­ zione a carattere nazionale, la marcia in montagna agli antichi splendori. L’interesse sollevato è garanzia suffi­ ciente che il C.S.I. lanciando la prima edizione del Trofeo della Montagna, ha colto nel segno giusto per la riva­ lorizzazione dell’importante settore sportivo rappresentato dalla marcia in , montagna. Il Trofeo della Montagna è destinato a raccogliere a gloriosa ere­ dità di manifestazioni similari che tan­ to successo ebbero a far registrare nel passato e interessante sarà vedere gli sviluppi che avrà la lòtta per la vitto­ ria assoluta sui 25 chilometri del trac­ ciato della finalissima nazionale.

Intanto proseguono con molti con­ sensi della stampa e dell’opinione spor­ tiva nazionale le eliminatorie del Tro­ feo della Montagna la cui finale na­ zionale è stata fissata definitivamente per domenica 25 settembre ad Aosta con la collaborazione tecnica della Scuola Militare di Alpinismo. Alla Presidenza Centrale del C.S.I. stanno pervenendo i premi speciali per le classifiche speciali: S. E. Meda, sotto­ segretario al Ministero dnlla DifesaEsercito, ha fatto pervenire l’artistica Coppa messa in palio dal suo Dica­ stero, come del resto altri Enti Militari è Sportivi, mentre è stato rimesso agli organizzatori il Trofeo della Montagna, premio speciale della Presidenza del C.S.I. per la pattuglia vincitrice della interessante manifestazione. Si sono disputate eliminatorie a Na­ poli (ottima la regia dell’aw. Brayda), a Catania (dove l’ispettore regionale Nel settore medico assistenziale il del C.S.I. di Mauro ha fatto le cose Comitato Provinciale di Torino si è in grande stile riscuotendo plausi per messo in una posizione di avanguardia a sua ammirevole organizzazione), a grazie all’iniziativa del locale Gruppo Oevano Romano (dove l’eliminatoria di Medici sportivi. Infatti allo scopo regione laziale del trofeo della di dare agli atleti iscritti al C.S.I. la Montagna è stata abbinata dall’ispetto­ più ampia assistenza sanitaria, è rato regionale del C.S.I. ad un interes­ - stato fondato in Torino il C.S.I.M. sante raduno ciclo-auto-moto turistico (Centro Sportivo Italiano Medici) al che ha convogliato nella capitale del quale è devoluto il còmpito assisten­ cesanese oltre 1000 gitanti per una ziale- in tutte le forme richieste dalle giornata densa di attività e alla quale molteplici attività del C.S.I. (visite hanno partecipato 39 squadre di Roma preventive, soccorso post-infortunisti­ e Lazio), a Trento (dove 38 squadre co, assistenza diretta). Alla direzione hanno dato vita ad una disputatissima del nuovo organismo è stato chiamato prova conclusasi con la vittoria della il dott. Carlo Trinchieri. il quale si squadra di Tesero sul percorso Leviavvarrà della collaborazione di noti co-Vetriolo-Panarotta ben organizzata medici specialisti in medicina sporti-

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va. Nel settembre prossimo il C.S.I.M. inizierà due corsi: uno per massaggia­ tori sportivi e uno per assistenti sanitaari libero a tutti. Tra le iniziative del C.S.I.M. vi sono una serie di esami schermografici gra­ tuliti a tutti gli affiliati, un ciclo di conferenze di divulgazione medica e medico-sportiva affidato ai colleghi del C.S.I.M. e ad alcuni valenti medici ap­ passionati sportivi, l’istituzione di un gabinetto nell’istituto Medico di Via Passalacqua 6, che resterà a disposi­ zione di atleti e dirigenti del C.S.I. Piemontese. Oltre alla normale attività nazionale il C.S.I. va mettendosi in luce sempre più per la sua presenza in manifesta­ zioni a carattere internazionale: in­ fatti in Svizzera, e precisamente a Porrentruy (Jura Bernese) ha partecipa­ to ad un incontro internazicnalc di ginnastica insieme con le rappresenta­ tive del Belgio, dell’Austria ol're na­ turalmente ai locali rossocrocia’i. Le squadre partecipanti dovevano essere composte di quattro ginnasti e gli italiani erano guidati da Don Cor­ bella e accompagnati da un numeroso gruppo di sportivi che aveva voluto seguire gli atleti nella difficile trasfer­ ta. I risultati della gara sono stati sod­ disfacenti per gli italiani che si* sono classificati al secondo posto nella clas­ sifica per nazioni con punti 106,30, preceduti dai padroni di casa (forse favoriti da un arbitraggio eccessiva­ mente condiscendente) che hanno to­ talizzato p. 112, e precedendo Austria

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Sammarco e Messinese del C. S. I. di Taranto che si sono affermati nei cam­ pionati italiani di pattinaggio a roteldi 3a. categoria, festeggiati durante

la premiazione.

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per proprio conto senza nemmeno la possibilità di un raduno collegialequindi la buona prestazione di Porrentruy lascia prevedere nuove afferma­ zioni solo che si abbia la possibilità di un lavoro metodico, di effettuazione di gare periodiche con convocazioni e selezioni.

Non è presuntuoso nè eccessivo tor­ nare a sognare per la ginnastica az­ zurra il ripetersi dei trionfi di Stoccol­ ma, Los Angeles e Berlino. In questo caso il C.S.I, sarà lieto di aver portata a questa prova il suo contributo for­ nendo della ottima materia prima pre­ levandola per le glorie dello sport ita­ liano dalle sue organizzazioni.

Xino lombardi

zi proposito dell’inchiesta di « Stadium » su « La Scuola e lo Sport » e sui lavori della Commissione costituita per invito di S. E. il Ministro Gonella per studiare appunto un progetto da sottoporre allo stesso Ministero della P. I., molti lettori ci scrivono per avere dettagliate notizie in merito. Possiamo per ora comunicare che le risposte dell’inchiesta sono a! uag o della nostra segreteria di redazione e le tre sottocommi isioni (per gli Insegnanti — preparazione e formazione —, Me'odo — pro­ grammi, limiti e compiti dello sport nella scuola —, Impianti — in rapporto alla realizzazione del programma sportivo —) faranno conoscere l’esito dei loro lavori non prima del mese di ottobre. Tuttavia nel prossimo fascicolo di « Stadium » daremo no­ tizia sui risultati dell’inchiesta che è, tra l’altro, tutt’ora aperta.

I CALCIATORI CMC HA OD CAMRIATO CASACCA unii LISTE IIIIIA F.I.C.C.

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(p. 106.15) e Belgio (102,05). Gli italiani però si sono aggiudi­ cate le classifiche parziali degli eser­ cizi eseguiti alle sbarre. I nostri gin­ nasti erano molto più giovani degli av­ versari. molti dei quali veri professio­ nisti. ed il pubblico cavalleresco e cor­ retto non ha mancato di far rilevare col suo incoraggiamento tutta la sua simpatia per l’omogenità e l’affiatamento della squadra italiana. Resta poi da notare che individualmente nessuno deali atleti italiani ha avute note in­ feriori a otto. Dai risultati della gara, pur ammet­ tendo che si poteva realizzare qualche cosa di più, bisogna essere lieti soprat­ tutto in riferimento al fatto che gli ita­ liani hanno dovuto allenarsi ognuno

La compra c vendita dei calciatori, le impostazioni, le trattative e i 'iag;i im­ provvisi dei dirigenti, tutte cos •'■he... non fanno dormire gli irriducibili suitenitori di questa o quella squad.a, sono ormai da passare all’archivio della cro­ naca. Fortunatamente tutto il can-can provocato dai passaggi di società, e che rappresenta il piatto ghiotto dei tifosi, è ormai finito. Il campionato sta per co­ minciare c speriamo che, per i prossimi anni, tutta la campagna acquisti venga condotta con più serietà. Per il maggior decoro dello sport. Ma c’è ancora un piccolo strascico iapp~csentato da quei giocatori che per motivi — che ufficial­ mente si chiamano « regolamentari » — hanno chiesto alla propria società con let­ tera raccomandata inviata entro il pre­ scritto 31 luglio, il proprio trasferimento. Tale richiesta, naturalmente, dai giocatori stessi è stata anche comunicata alla F.I.G.C. Ora il bollettino ufficiale della F.I.G.C. ha pubblicato le liste dei calciatori au­ torizzati a cambiare società. I giocatori che per motivi regolamentari hanno chie­ sto il trasferimento alla propria società inviando entro il 31 luglio richiesta rac­ comandata alla società stessa e per cono­ scenza alla Federazione, e non sono com­ presi nell’elenco, possono presentare Ti­

corso al Consiglio Federale fino al 15 settembre. Ecco le più importanti variazioni ri­ guardanti le società di Serie «A ». Atalanta: Fusco, Citterio, Cccconi, Ma­ ri. Miglioli, Comincili, Korostelev; Bari: Moro, 1 icthi. Kit cses, Ottogalli; Bolo­ gna: Biavad. padoni, Sarosi; Cmno: Noseda, Fckctc; Fiorentina: Zanoua, Avanzoli.ii, Furiassi, Marchetti, Gregorin; Ge­ noa: Verde."-!, Mazza, Grisanti, Odone, Cardani, Trevisani, Corradini. Della 'For­ re, Fuz : J.iventv : Angele-ri, Caprile, Cergo’’. J potr ai ( osso. Sentimenti L., Sentii •< iti V., Caprili, Locate-Ili, Magni; Inter: Albani. Gariboldi, Simatoc Welisch, Passaiacqu ■; r Po: Bacci, Brandolin, D’’.vio-i, Di Anu/e-’s. Gradella, Topeschini; i.uccnr:e: Peruzzo, Merlin, Conti., U . Miche-lini, Uram, Nay, Cusccla, Bcr' celli, Fabian, Bacci G.; Milan: Anto­ nini, Puricelli, Carapcllesc, Onoradolin, ITA vino, De Andrcis, Grava; Padova: Arrighini, Adcock, Grillone; Palermo: Sen­ timenti A., Piccinini, Chawko; Pro Pa­ tria: Visco, Molina G., Garay; Poma: Radu, Zsengcller, Puppo, Losi, Di Paola; Satnpdoria: Calicchio, Lusctti, Graniagiia, Bertoni, Vicich, Curti, Prunccchi, Zorzi; Triestina: Bacchetti, Striuli; Torino: Bi­ glino, Frascone, Lusso. Nessun giocatore di p imo piano è stato messo in lista dal Veni zia.


ALDO MONTANARI. Torino. — I cam­ pionati ciclistici del mondo a inseguimen­ to furono creati in questo dopoguerra, a precisamente nel 1946, anno nel quale vennero vinti tra i professionisti da Peters e tra i dilettanti da Rioland; nel suc­ cesso 1947 l’Italia si aggiudicò il titolo tra i professionisti con Coppi e tra i puri con Bcnfenati. I primi campionati mondiali per i vir­ tuosi della bicicletta furono, naturalmen­ te, quelli in pista (le corse su strada co­ minciarono poi). Si cominciò con la velo­ cità dilettanti nel 1893 a Chicago, e la vittria toccò al favoritissimo Zimmermann. La prova si disputò regolamento ogni an­ no salvo il periodo 1914-1919 a causa del­ la prima guerra mondiale e quello 19401945 per la seconda. L'Italia conquistò il titolo tre volte sole: nel 1906, a Ginevra con Verri, nel 1926, a Milano, con Marti­ netti, nel 1934, a Lipsia, con Pota. I onisti della pista iniziarono le loro gare a campionato due anni più tard dei dilettanti, nel 1895, a Colonia. Le il ferr’ -.ni furono le stesse dei dilettan­ ti, per le due guerre mondiali. Il veloci­ sta che conquistò più volte il titolo fu Scherens; egli vestì, infatti, la maglia iri­ data sette volte, dal 1933 al 1937 consecu­ tivamente, e, poi, nel 1947. Sei volte essa toccò a Ellegaard: dal 1901 al 1903, nel 1906 e nel 1909, cinque a Moeskops, dal 1921 al 1924 e nel 1926; quattro a Michard... II campionato su strada per dilettanti si disputò per la prima volta nel 1921. Noi lo vincemmo nel 1923 con L. Ferrarlo, nel 1928 con Grandi, nel 1929 con Bertolazzi, nel 1930 con Martano, nel 1935 con Man­ cini, nel 1937 con Leoni, nel 1947 con A. Ferrari. I professionisti della strada si conten­ dono la maglia iridata dal 1927, l’anno in cui vinse Alfredo Binda, che quella vitto­ ria conseguì ancora nel 1930 e nel 1932. Guerra conseguì il supremo alloro nel 1931. LUIGI FERDINANDI., Napoli. — La « Coppa Italia » calcistica, disputata da squadre di diverse categorie e per elimi­ natoria semplice — con la « formula » cioè < ella più antica e celebre Coppa d'Inghil­ terra — ebbe i seguenti vincitori: nel 1922, A. C. Vado; nel 1936 (dal ’•23 23 al ai '35 ’35 la Coppa non fu disputata) il Torino; nel l-j37 il Genova; nel 1938 la Juventus; nel 1939 l’Inter; ; 1940 la Fiorentina; nel 1941 il Venezia; nel 1942 la Juventus; nel 1943 il Torino.

GIUSEPPE FRATICELLI, Parma. — I ’ Jockey su prato iniziò le sue prove di c„ ;.ionato italiano nel 1938: il titolo toc­ cò quell’anno agli studenti dell’università di Genova che confermarono la loro' suneriu -ita nel ’40, ’41, '42; nel 1939 si lau•. Tono campioni i goliardi di Milano. Do­ po l'interruzione dovuta alla guerra, il campionato del '46 fu appannaggio dell’H. C. di Bologna. Il campionato italiano di hockey a ro­ telle risale al 1922. Nelle diciotto edizioni, fino al 1939, il Novara H. C. trionfò ben otto volte, e la sua superiorità confermò alla ripresa postbellica riprendendo a vin­ cere sia dalla disputa per il titolo per il 1946. ANDREA SEVERINI, Roma. — I due uomini politici dell’ottocento che maggior contributo dettero al sorgere e all’affermarsi dello sport in Italia nel secolo scor­ so sono indicati persino da Croce nel suo < Storia d’Italia dal 1870 al 1915»; dicia-

mo « persino • perchè il Croce in « quel suo notissimo saggio storico ha solo due o tre citazioni fugaci e negative sull'atti­ vità sportiva mentre dedica un lungo pe­ riodo a ricordare, con favorevole apprez­ zamento, che Quintino Sella, il non di­ menticato restauratore delle nostre finan­ ze, fondò il Club Alpino Italiano, e Fran­ cesco de Sanctis, il grande critico lettera­ rio e ministro della P.I., introdusse la gin­ nastica nelle scuole. SALVATORE MAURANO. Livorno. — La pallacanestro (basket-ball) nacque sul­ la fine dell’ottocento ad opera del dott. Naysmith dell’università americana di Springfield. Rapidamente diffusosi oltre Oceano, questo giuoco venne introdotto fra noi dai militari statunitensi durante la prima guerra mondiale. I suoi cultori, sin dal 1920. istituirono un campionato na­ zionale maschile, e fondarono una Fede­ razione. Col 1924 si iniziò anche un cam­ pionato femminile.

MARIO ROSSINI, Roma. — Nel « pen­ tathlon moderno », Z’Italia, alle Olimpiadi, si classificò terza, nella- prova individuale (Giuochi di Berlino, 1936) col capitano Abba. Questi cadde poi eroicamente du­ rante il secondo conflitto mondiale, cari­ cando i russi alla testa del suo squadro­ ne e meritando la medaglia d'oro al valo­ re alla memoria. GIANNI PICCONI, Trieste — Sei un as­ siduo della posta di Chirone? Bene. Se non l’hai ti farai una competenza spor­ tiva leggendo le mie note. Ecco le notizie che hai richiesto: le squadre che parte­ ciperanno al campionato sono: Atalanta, Bari, Bologna, Como, Fiorentina, Genoa, Intemazionale, Juventus, Lazio, Lucchese, Milan, Novara, Padova, Palermo, Pro Pa­ tria, Roma, Sampdoria, Torino, Triestina, Venezia. Le regioni sono così rappresentate : Lombardia: 5 squadre; Piemonte, Veneto-Venczia Giulia: 3; Lazio, Liguria e Toscana: 2: Emilia, Puglie e Sicilia: 1. Tra le squadre più sopra elencate, una sola, quella del Como, non ha mai parte­ cipato al campionato dal 1929-30, cioè dal­ l’epoca di creazione del girone unico. Una vera matricola, dunque, che ben degna­ mente festeggia il suo quarantesimo anno di vita. Dalle « 20 » del, 1949-50, tredici non han­ no mai vinto un campionato italiàntf A-■ talanta, Bari, Como, Fiorentina, Lazio, Lucchese, Novara, Padova, Palermo, Pro Patria, Sampdoria, Triestina, e Venezia. Le altre sette unità hanno vinto nelle seguenti misure dei campionati d’Italia: Genoa 9 (1398. 1899. 1900, 1902, 1903, 1904 1915, 1923, 1924); Juventus 7 (1905,1926. 1931, 1932, ,1933. 1934, 1935); Torino 6 (1928, 1943, 1916, 1947, 1948, 1949) più 1 revocato (1927); Bologna 6 (1925, 1929, 1936. 1937, 1939, 1941); Intemazicnale-ambrosiana 5 (1910, 1920, 1930, 1938, 1940): Milan 3 (1901, 1906, 1907); Roma 1 (1942). Il Genoa, non vince da 25. la Juventus da 14. il Bologna da 8, l’Inter da 9, il Mi­ lan da 42, la Roma da 7 anni.

NICOI.A BAl.BONI, S. Spirito (Bari) — Posse conf ormare che l’apparecchio Grifo Amo cosini con motore Walter di 170 H.P. è stato ultimato. Questo apparecchio è destinato al perfezionamento dei piloti di secondo grado, che prossimamente fa­ ranno i loro corsi nelle scuole dell’Aero Club d’Italia. L’apparecchio migliorerà notevolmente le sue caratteristiche.

SERGIO PAPI, Monza — Il Milan com­ pirà il 50.mo anno di vita nel mese di di­ cembre prossimo. Saranno « nozze d’oro » importanti? Vedremo se riuscirà a pren­ < campine d’indere almeno il titolo di < ___ _ _ f verno ». VITTORIO DESSY, Viterbo — La pro­ paganda sovietica ha strombazzato ai quattro venti una presunta superiorità degli atleti russi nei confronti degli atleti occidentali, però non ha pensato ad alte­ rare i tempi che ufficialmente, mano ma­ no, sono stati resi noti dalla stampa mo­ scovita. Perciò, pur non tenendo conto dei record stabiliti dagli occidentali dopo l’agosto 1943 e riferendosi semplicemente £_rr'-l-i: rii T tempi ufficiali delle Olimpiadi di Lon. . 7,. J.’ onooont, • eira; le differenze sono lo le seguenti: M. 100: Russia 10"5; Olimpiadi 10"3 ------ = - 21”7;-----sjj 21”1. Russia Olimpidi NI 200: „ AT 400: Russia 48”6; Olimpiadi 46”2. M. 800: Russia l’53”4; Olimpiadi 46"2. t ’51”4; Olimpiadi 3’49’’2. M. 1500 : Russia 3 M. 5000: Russia 11 14’30 30'’’; Olimpiadi 14’17"6. M. 110 ost. Russia 11 ”4; Olimpiadi 13”9. Salto in 1.: Russia m. 7,15: Olimpiadi 7.82 14,93: Olimpiadi 15,40. 15.40. Salto tr.: Russia 14.93; Salto asta: Russia 4.15; Olimpiadi 4.30. Peso: Russia m. 16,4; Olimpiadi 17.12. Disco: Russia m. 49,08: Olimpiadi 52,78. Giavellotto: Russia 67,96: Olimpiadi 69,77 Martello: Russia 56,15; Olimpiadi 56,07. Questi confronti sono chiari, dice il Messaggero. Ai russi una sola consola­ zione: il lancio del martello. E’ vero però che solo con incontri diretti si possono valutare i veri progressi degli sportivi dei singoli paesi in tutte le branche. Stando ad informazioni fornite da persone ve­ nute dall’URSS, gli atleti orientali dovreb­ bero prevalere negli sports pesanti e nel' campo femminile.

MARCO ANGELINI, Bari. — Proprio così; nell’atletica le nostre ragazze stan­ no dimostrando molta serietà. Le atleta italiane si sono recate a Rot­ terdam ed a Zlin mentre nella prima città hanno affrontato le olandesi, in Ce­ coslovacchia si sono trovate di fronte ad atleta che si fanno capeggiare dalla Zatopekovia, la moglie di Zatopek, il pri­ matista mondiale di corsa dei 10 chilomContro le olandesi abbiamo abbassa­ to bandiera-.nostre deficenze, la veloci­ tà, gli ostacoli ed il salto in alto. Le olandesi hanno nella Blankers Koen l’a­ tleta che non solo sa ■ fare * tutto,, ma sa vincere a tempo di primato, come ha di-mostrato nelle Olimpiadi di Londra. Invece in Cecoslovacchia le nostre « az­ zurre » sono riuscite a vincere, sicché ciò significa che l’atletismo femminile, possiede ancora delle sane energie. Ma a Zlin trovammo una ottocentista di grande valore ed una lanciatrice di gia­ vellotto — la signora Zatopekovia — che si avvia alla conquista del primato mon­ diale della specialità. Anche qui sui 100' metri — la velocità mire — siamo stati' battuti. Occorre impegnarsi a progredire. Però in tali due incontri la Pierucci si' è rivelata una grande atleta vincen­ do il salto in lungo a Zlin e miglioran­ do il primato nazionale, un primato che apparteneva alla Testoni. E la Testoni è stata anche primatista mondiale degli 80 metri con ostacoli. Nel complesso dunque l’atletismo no­ stro, sia maschile che femminile, in que­ sti incontri ha messo in ' mostra una grande capacità di ripresa, una potenza che aumenterà se riusciremo al accresce­ re la schiera dei praticanti.

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♦ THUMERIES. — Il primato francese del lancio del martello è stato conquistato da Pierre Legraia con m. 51,28.

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4 HELSINKI. — Nella riunione di Tavastechus l’americano Fortune Gordien ha lanciato il disco a m. 56,97 stabilendo il nuovo record mondiale.

4- Il Club Alpino Svizzero ha inaugurato a Ferragosto la nuova Capanna del Rothorn, che sorge a quota m. 3210, sul così detto ’ « Eseltschuggen » (dorso dell’asino) tra la Wellenkuppe e lo Zinalrothorn. La costruzione comporta il posto per una cinquantina di persone di cui 10 per il periodo invernale. Il nuovo rifugio sor­ ge in mezzo ad una zona di grande in­ teresse alpinistico, che si estende dall’Aeschorn alla Wellenkuppe e all’arduo Moming o Rothorn di Zinal.

4 CHAMONIX. — Consacrata dal nome del compianto Re Alberto che fu, come si sa. un appassionato e valente scalatore, la tradizione alpinistica si mantiene nel­ la famiglia reale belga. Si apprende in­ fatti che. la principessa Carlotta del Bel­ gio figlia di re Leopoldo, ha compiuto nei giorni scorsi con la guida Emile FolJiguct di Chamonix l’ascensione del Mon­ te Bianco. La giovane principessa, che se­ gue le orme del suo augusto Nonno, non è parsa per nulla provata dallo sforzo c dall’altitudine. tanto che. prefittando del fatto di aver pernottato dopo l’ascensione del Monte Bianco al rifugio du Gouter. situato in vetta all’Aiguille omonima, a quota m. 3817, compiva il giorno succes­ sivo un'altra importante scalata raggiun­ gendo la vetta della fiera Aiguille de Bionnassey, m. 4052. 4 CHAMONIX. — La famosa guida Gaston RébufTat, che già aveva compiuto agli inizi della stagione alpinìstica la se­ conda ascensione della Aiguille Noire de Peuteurcy lungo la parete ovest seguen­ do la famosa direttisima di Ratti c Vitali, ha aperto una via nuova aH'Aicuille dos Deux Aigles. metri 3487, nel gruppo delle Guglie di Chamonix. Rébuffat, era anche questa volta in compagnia dell'alpinista Bernard Pierre di Parigi. Un’ascensione di grande rilievo è allei­ la compiuta dagli alpinisti marsigliesi Libanos e Robert Gabriel all’A'miille d» Leschaux m. 3759. seguendo l'itinerario aperto nell’agosto 1939 da Cassin e Tiz­ zoni lungo la parete nord-est. L’impresa ha richiesto undici ore di sealata effet­ tiva. con un bivacco in parete a quota m. 3400. Il maltempo costringeva la cor­ data ad un secondo bivacco nel corso del­ la discesa. Anche nel gruppo dell’Olsana seno sta­ te registrate notevoli imprese, e in parti­ colare. oltre alla ripetizione della formi­ dabile parete sud della Meiie portata a termine da una cordata capeggiata dalla guida Lucien Amieux. la prima ascen­ sione dalla parete nord del Pie Plaret m. 3561, compiuta dalla guida Pierre Paquet col noto alpinista francese Maurice Laloue.

4- PERUGIA. — I migliori risultati otte­ nuti dagli atleti italiani nella riunione di Perugia sono stati i seguenti: Consolini' m. 53.89 col disco; Taddia: m. 54.19 coi martello; Balestra, m. 110 ostacoli in 14"<jTTrnnnc't'i crii Qfìfì »■» Fracassi gli 800 ni. i in l’55"4. 4 VARESE. — Nella sesta prova del Cam pionato podistico di società Beviacqua ha vinto nella corsa (km. 5.640 in 17’04”2) e lascino nella marcia (km. 7.520 in 33'14")

♦ VIENNA. - La nazionale femminile austriaca ha battuto la Svizzera per 62-32.

4- BRUXELLES. _ La Jugoslavia ha bat­ tuto il Belgio per 117 a 95 nell'incontro di atletica leggera svoltosi a Bruxelles. 4 PRAGA. - La classica gara di marcia di 50 Km. Praga - Podebrady è stata vinta dal cecaslovacco Dolezal in ore 4.31’47”; 2. Buhl (Cecoslovacchia); 3. Anderssen (Sve­ zia); 4. Landrcin (Francia); 5. Raymond (Svizzera); 6. Lundgrccn (Svezia). 4 NEW YORK. - La maratona di marcia delle 38 Miglia (Km. 61,155) è stata vinta daU'americano Henry Laskay in 5.58'01”. 4 LONDRA. - La Gran Bretagna ha bat­ tuto la Francia per 82 a 65 nell’incontro di atletica leggera disputatasi a White City.

4 BIRMINGHAM. - A 42 anni l’inglese Jack Holden ha vinto il campionato bri­ tannico di maratona percorrendo le 26 miglia e 385 yarde del percorso in ore 2.34’10"6.

4 GOTEBORG. L'americano James Fuchs che ad Oslo, nel mese di luglio, migliorò il record mondiale del getto del peso con la distanza di m. 17,19, ha mi­ gliorato ancora tale performance raggiun­ gendo la misura di in. 17,47. 4 MILANO. - Si è conclusa con la vitto­ ria della squadra lombarda la gara na­ zionale di pentathlon moderno. Nella clas­ sifica individuale il laziale Brighenti è risultato primo con p. 15 seguito dal lom­ bardo Cantoni (p. 17).

4 MARSIGLIA. - L'incontro di atletica leggera tra la Liguria e la Provence si è risolto in favore della rappresentativa li­ gure per 79 a 72.

4 GOTEBORG. - Fuchs ha lanciato il di­ sco a m. 52,60 sbalordendo per la sua ve­ locità di contrazione e per la potenza della sua bracciata. 4- HELSINKI. - Heino ha impiegato 30'08” e 8 nei 10 Km.; Rautaavara ha lanciato il giavellotto a m. 67.36.

4- ZLIN. — Le atlete italiane hanno ri­ confermato nella riunione di Zlin la loro superiorità sulle cecoslovacche, II distac­ co nel punteggio è stato di 52 a 42. Nella stessa riunione la Tonani ha migliorato il record nazionale degli 800 metri in 2’21”l/5 e la Pierucci il record nazionale del salto in lungo con m. 5,66. 4 GENOVA. - La staffetta intemazionale per la Coppa Mairano è stata vinta dalla squadra del Raclng Club di Parigi che ha impiegato a percorrere i Km. 16,100 del percorso. 49'35”. Seconda si è classificata la squadra del Monaco: terza quella del Trionfo Genovese. 4- LUINO. - La maratonina di Luino, di 25 Km., è stata vinta dal fiorentino Sestini in ore 1.46'50”. 2. Carminati. 3. Fanelli.

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4 MOSCA. - Un dispaccio moscovita an­ nuncia che la Vaslievna ha corso gli 800

metri in 2’18”3.

4 BERLINO. - Nei campionati femminili tedeschi di atletica leggera i migliori ri­ sultati sono stati quelli di Petersen nei 100 m. in 12”1; di Zander negli 80 m. ostacoli in 11'9; di Bucholz nel salto in alto con m. 1,61; di Brunemann nel sal­ to in lungo con m. 6,12; di Hilkte nel pe­ so con m. 13,21 e nel disco con m. 41,86; di Wolf nel giavellotto con m. 43,68. Nei campionati maschili i migliori sono stati: Fischer (m. 100 in 10"6), Hupfertoh .400 m. in 47”). Ellzheim (800 m. in 1'51" 4), Kluger (1500 m. in 3’57”2), Eitel (10 km. in 31’30”8), Nacke (salto in alto con m. 1.97). Kremberth (m. 7,38 in lungo), Bonger (m. 15,27 nel peso), WolfI (m. 55,88 nel martello).

4 BERNA — Nel Campionato Svizzero di pentathlon moderno hanno partecipato quattro atleti italiani i quali hanno ot­ tenuto una brillante classifica La classifica generale è infatti stata la seguente: 1. BRIGNETTI (Italia) punti 24; 2. Hegncr (Svizzera) 30; 3. Schmidt 36; 4. Kocnig 43; 5. Spinelli (Italia) 43; 6. Weber 46: 7. Schock 49; 8. Di Paolo (Italia) 57; 13. Cantoni (Italia) 75. Sono stati classificati 32 atleti. Brignetti ha vinto le gare di nuoto e di equitazione, si è classificato 5. nel tiro. 7. nella corsa e 10. nella scherma, Hegncr invece è stato primo nella scherma. 3. nel nuoto. 5. neH’cquitazione. 10. nel tiro e 11. nella corsa. 4 MACERATA — La 7. prova del campionato podistico 1949 è stata vinta da Balistreri (Vigili del fuoco di Palermo) nella corsa e da Cascino (Pagliani di Roma) nella marcia.

4 PADOVA. — Ai Campionati di canot­ taggio si è avuto la conferma quasi to­ tale dei detentori nell’aggiudicazione del titolo. Solo il Timavo ha sostituito il Sa­ bino nel « quattro con ■. Nella « veneta quattro vogatori seniori : 1 Bucintoro di Venezia, seniori; 2. Querini di Venezia; 3. Bucintoro, juniori; 4. Garda di Salò. Nel «quattro con »: 1. Timavo di Monfalconc; 2. Sebino di Lovere. Nel «due senza » : 1. Baldesio di Cremona; 2. Trie­ stina. Nel «singolo»; 1. Aniene di Roma con»; 1. Libertas di Capodistria; 2. Fi­ renze: 3. Padova. Nel «quattro senza»; (Catasta): 2. Padova; 3. Milano. Nel « due 1. Moto Guzzi; 2. Lecco. Nel « due di cop­ pia » : 1. Triestina; 2. Posillipo di Napo­ li. Nell'« otta con »: 1. Varese. 2. Timavo.

4- VENEZIA. — La classica regata di Mu­ rano. per gondole, è stata vinta da Luigi Seno: 2. Nardin; 3. Dei Rossi; 4. Uccelli 5. Bon; 6. Vianello; 7. Ragazzi Tiberio; 8. Ragazzi Francesco. 4 AMSTERDAM — Sotto la presidenza dello svizzero Fioroni si è tenuto ad Amsterdam il congresso della Federa­ zione internazionale di canottaggio. L’I­ talia si è impegnata in via prcliminare per l'organizzazione dei campionati europei del 1950 a Milano e darà una risposta definitiva alla fine dell'ottobre prossimo. I campionati del 1951 verranno organizzati dalla Francia a Macon. L’attuale Presidente Fioroni, dimis­ sionario, è stato eletto presidente ono­ rario; presidente effettivo è stato elet­ to l’attuale segretario Malleg.

4 _ AMSTERDAM — I 40. campionati di canottaggio hanno visto un magnifico trionfo azzurro. Gli Italiani che hanno gareggiato in sei prove, hanno riportato ben quattro successi, ciò che li pone, nel­ la storia di questi 40. campionati euro­ pei, al primo posto fra le nazioni vinci­ trici avendo ottenuto nel complesso ben

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26 titoli. Ecco i risultati delle finali : Quattro con : 1) Italia (S. C. Timavo) in 6'57’’; 2) Svizzera in 6'59”2; 3) Dani­ marca'; marca; 4)-Francia; 5) Norvegia. Due senza: 1) Svezia in 7'29”2; 2) Bel­ gio in 7’29"2: 9) Italia in 7’31”4; 4) Da­ nimarca. SkifT: 1) Stati Uniti (Kelly) in 7'30"8: 2) Cecoslovacchia (Vrba) in 7'36"2; 3) Svizzera (Keller); 4) Polonia (Vcrcy); 5) Uruguay (Risso). Due con: 1) Italia (Libertas di Capodi­ stria) in 7’55”; 2) Danimarca in 7'55'4; 3) Belgio; 4) Jugoslavia; 5) Olanda. Quattro senza: 1) Italia (S. C. Moto Guzzi) in 6’45”2: 2) Danimarca in 6’46"4; 3) Norvegia; 4) Belgio: 5)Olanda. Doppio senza: 1) Danimarca in 6’57"2; 2) Italia in 7’0”8: 3) Francia: 4) Olanda; 5) Gran Bretagna. Otto con: 1) Italia (Varese) in 6'11”; 2) Cecoslovacchia in 6’13”2; 3) Olanda: 4) Francia: 5) Svezia.

4 LONDRA. - Gli idrovclanti inglesi del­ la classe Princess. del pesi di 14J Tonn., saranno i maggiori del mondo e potran­ no trasportare 105 passeggeri, alla media oraria di 380 miglia. 4 PALERMO. - La classifica finale del Giro aereo della Sicilia ha vista vincitore Serena, dell’Acro Club di Venezia, su « Beecheraft ». motore Continental 165 ca­ valli. alla media oraria di ‘,78.683. 4 TRENTO. — Nella 3. Stella Alpina au­ tomobilistica vincitore è stata Simontacchi( Fiat-Stanguellnii) per soli 13" su Ovidio Cappelli. Vincitori di categoria: fino a 750 cmc. T.. Ferraguti (Fiat B): fino a 1100 cmc. T„ Diego Capelli (Fiat 1100): oltre 1100 cmc. T„ Festival (Lancia-Aprilia): fino a 750 cmc. C-, De Filippis Tere­ sa (Urania): fino a 1100 cmc. C., Simontacchi (Fiat-Stang). 4 PARIGI. — Il 36.0 G. P. dell'A.C. di Francia è stato vinto da Pozzi (Dclahaye). 2. Heart (Alta). 3. Scaron (Sinica Cor­ dini). 4 FIRENZE. — La classica gara motoci­ clistica in salita della Consuma è stata vinta da Aldo Bernardoni su Gilcra 500 con il tempo di 11’ 08” 3/5 battendo il primato stabilito 13 anni or sono da Ma­ rio Barsanti su Charterlca 350. Il record di Barsanti rimane ancora quale primato della 350. 4 PARMA. — Nella seconda gara di cam­ pionato motociclistico della classe 125 ha vinto Masetti (Merini) alla media di chi­ lometri 99,786. 4 ALBI. — Il G. P. di Francia motoci­ clistico ha visto vincitori nella 250: An­ derson (Inghilterra) su Guzzi (2. l’italia­ no Mastellari pure su Guzzi); nella 350: Whitworth (Inghilterra) su Velocette; nel­ la 500: Graham (Inghilterra) su Velocette. 4 SESTRI LEVANTE. — Risultati eccel­ lenti si sono avuti nella riunione moto­ nautica di Sestri Levante per il Campio­ nato italiano. Nella classe 1500 A. ha vin­ to Palazzi alla media di 37.966 (percorso 20 km.); nelle classi 2750 e 4000 ha vinto Schapira alla media di 45.311. Nei moto­ scafi sport hanno vinto Giovanazzi alla media di 63,05 nella Classe 1500 e Robino alla media di 63.246 nella Classe 2750. 4 PRAGA. — Il G. P. Motociclistico di Bratislava ha visto la vittoria assoluta del cecoslovacco Kostolani su Guzzi 500. L'ita­ liano Nocchi ha vinto le categorie 350 e 250 e si è classificato secondo nella 500. 4 ZANDWOORT. — Villoresi su Ferrari ha vinto la finale della gara del Circuito automobilistico di Zandwoort conquistan­ do cosi! il 1. G. P. d'Olanda. Il percorso di km. 167, 720 sono stati coperti alla me­ dia di 124,060. Secondo si è classificato Fa­ rina, su Maserati.

~ Nella Coppa automobilistic3 della Toscana i vincitori di classe sono stati: Lunghi (750 T.). Bordoni- 1100 T.), Dansi (1500 T.), Lurani (oltre 1500 T.) Leonardi (750 S.), Coletti (oltre 1100 S.). 4 LUGANO. — Il circuito motociclistico

di Lugano ha visto vincitori Leoni (Guz­ zi 500). Anderson (Guzzi 250). Withworth (Velocette 350), Masetti iMorini 125). Oli­ ver (Norton side-car). 4 PESCARA. — Il torinese Roll su Alfa Romeo ha vinto il circuito- automobilisti­ co di Pescara. La categ. 1100 è stata vin­ ta da Fagioli su Osca. 4 LONDRA. - Sembra accertato che un pilota inglese voglia tentare quanto prima il primato mondiale assoluto di velocità su terra detenuto da Cobb con una velocità supcriore ai Km. 600 all'ora. La vettura impiegata sarebbe munita di un motore azionato da un doppio turboreattore di nuovissimo modello. Si dice che la costruzione di questa vet­ tura a reazione sia costata oltre 2.000 ster­ line (circa 40 milioni di lire) e che nelle prime prove su strada siano state toccate velocità sui Km. 225 orari, senza però che la vettura fosse spinta a normale velocità. Il pilota sarebbe Thomson e la località prescelta per il tentativo la zona dell’Utah in America. Le prime prove di saggio av­ verrebbero nel mese di ottobre. 4 AOSTA. - Piero Taruffi su Cisitalia 120 cmc. ha brillantemente vinto l'undicesima Aosta-Gran S. Bernardo, raggiungendo il valico in 25'17"l/5. alla media di Km. 80.437 orari. < LOSANNA. - Nel G. P. di Losanna l’ita­ liano Farina, su Miserati 1590. ha vinto al­ la media di Km. 106.149 su un percorso di Km. 291.240. Secondo si è classificato Ascari su Ferrari 1500.

MODENA. — La Milano-Modena è sta­ ta vinta da Guido De Santi che ha bat­ tuto all’arrivo il francese Orts, compa­ gno di fuga negli ultimi 40 km. La me­ dia è stata di km. 39.180: il percorso era di 175 km. Maggini si è classificato 3. a 1'30" in gruppo con Zanazzi. 4. Pontisso, 5; Soldani, 6. 4HASSELT. — La cersa ciclistica di Hasselt. di 104 chilometri di percorso, è sta­ ta vinta dal belga Ockers che ha prece­ duto con distacco tutti gli altri corridori. Bartali si è classificato 4. 4 VIENNA. — La gara ciclistica inter­ nazionale per il Giro del Lago di Woerth è stata vinta dall'italiano Curiotti; secon­ do è stato l’austriaco Sitzwol; terzo Die­ trich. 4 LISBONA. — Ecco la classifica finale del giro ciclistico del Portogallo:: 1. Diaz (Portogallo). 2. Lambertini (It: (Italia), 3. Joaquini (Portogallo). 4 ZURIGO. — II « Giro della Svizzera » in circuito ha dato la seguente classifica finale 1. Salimbeni (Italia). 2. Diggelman (Svizz.). 3. Noetzli (Svizz.). 4 BRUXELLES. — Il Giro ciclistico del Belgio per indipendenti è stato vinto da Bourgcois. 4 VIENNA. — n circuito ciclistico del Voralberg ha visto la netta vittoria del­ l’italiano Meazzo. 4 COLONIA. — Il tedesco Lohmann ha vinto il Gran Premio d’Europa di Mez­ zofondo. coprendo in un’ora km. 64,900. Frosio è finito al 6. posto. 4 LISBONA - Si è disputato a FigueraDafoz il Giro del Campedes sulla di­ stanza di 84 chilometri in circuito. Era­ no in campo tutti i migliori portoghesi. spagnoli c stranieri qui residenti, compre­ si i reduci del recente giro del Porto­ gallo. Mano Fazio ha colto un brillante successo battendo tutti gli avversari con netta superiorità. 4 GINEVRA - Il L giro ciclistico del lago Lemano ha visto il successo dello svizzero Schaer tra i professionisti e del francese Bastianelli tra i dilettanti. 4 COPENAGHEN - I titoli assegnati nei campionati ciclistici del mondo 1949, svol­ tesi a Copenaghen, sono i seguenti: STRADA DILETTANTI — Kenk J. Faanhof (Olanda).

Rik Van STRADA PROFESSIONISTI Stecnbergen (Belgio). INSEGUIMENTO DILETTANTI — E. Pedersen (Danimarca). INSEGUIMENTO PROFESSIONISTI — COPPI Fausto (Italia). Patterson VELOCITA’ DILETTANTI (Australia). R. HarVELOCITA’ PROFESSIONITI ris (Gran Bretagna), MEZZOFONDO —■ Frosio Elia (Italia). Secondo la classifica (non ufficiale) per nazioni l’Italia si sarebbe piazzata al se­ condo posto, e precisamente: 1. Olanda p. 14 (un titolo); 2. ITALIA p. 12 (due titoli): 3. Inghiltcrraa (un titolo), etaoi etao teiao 3. Inghilterra p. 8 (un titolo): 4. Lussem­ burgo p. 6; 5. Belgio p. 5 (un titolo; 5. Au­ stralia p. 5 (un titolo); 5 Danimarca p. 5 (un titolo); 8. Francia p. 4; 9. Svizzera p. 3: 10. U.S.A. p. 1.

4- BOLZANO. — Un incontro di pallanuo­ to tra le nazionali d'Italia e di Svezia avrà luogo a Bolzano nella seconda metà di settembre. 4 FIRENZE. — Nella piscina Muzzi. Bru­ no Caponi ha migliorato il primato ita­ liano dei 200 metri a rana segnando il tempo di 2’52”9. Il primato precedente apparteneva a Viardo che lo aveva sta­ bilito a Genova il 1 settembre 1940 col tempo di 2’53”5.

4 SPALATO. — Il risultato finale dell'in­ contro natatorio Jugoslavia-Italia si è ri­ solto a sfavore degli azzurri per 80 punti a 72. Tre primati italiani sono stati mi­ gliorati durante rincontro da Calligaris (m. 400 in 5’48”4), Doratti (m. 200 rana, femminile, in 3’22’’3). Caponi (m. 200 rana. femminile, in 3’22”3). Caponi (m. 200 rana in 2’52"3).

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4 ANGERA. — La classica traversata na­ tatoria di Angera, valevole come seconda prova del campionato italiano di fondo, è stata vinta da Giacomo Signori.

4 SESTRI LEVANTE. — L’incontro nata­ torio fra una rappresentativa ligure fem­ minile ed una rappresentativa della Co­ sta Azzurra si è risolto con la vittoria delle francesi per 29 punti a 24.

4 NAPOLI. — Gianni Gambi ha traver­ sato a nuoto, per la prima volta nella sto­ ria, il Golfo di Napoli (da Napoli a Capri, 23 miglia invece di 18, per errore di per­ corso) in ore 15,30. 4 LOS ANGELES. — I nuotatori giappo­ nesi partecipanti ai campionati nazionali americani hanno letteralmente strabiliato con le loro prove fornite. Ben quattro record mondiali hanno migliorato. Nella sua batteria dei 1500 metri, il giapponese Hashizume. ha corso la distan­ za in 18’35”7, battendo cosi il record mon­ diale stabilito nell’anteguerra dal suo connazionale Amano. In un’altra batteria della stessa gara il giapponese Furuhashi ha ancora migliorato il tempo, con 18’ e 19” passando ai 400 m. in 4’44”6 ed agli 800 m. in 9’50"9. H campione giapponese Furuhashi ha completato la sua spettacolosa esibizione, battendo un terzo record mondiale: quel­ lo degli 800 metri s. 1. col tempo di 9'35” 5/10 abbassando di ben 15" 4/10 il prima­ to precedente stabilito nel 1941 dall’ame­ ricano Bill Smith, col tempo di 9’50" 9/10 Al passaggio ai 500 metri Furuhashi ha eguagliato il recordo mondiale della di­ stanza detenuto dall’americano Flanagan con 5’36”5. Anche il secondo e il terzo posto nella prova degli 80<F metri sono stati appannaggio dei giapponesi. La squadra giapponese ha poi battuto altri due record mondiali, effettuando la Staffetta 4x200 in 8’45”4, mentre in pre­ cedenza Hironshi Furuhashi aveva battu­ to il record dei 400 in 4’33”3. 11 tempo realizzato dal fenomenale Fu­ ruhashi nei 400 metri s. 1. è di 1” e 9/10 inferiore al record mondiale stabilito dal francese Alex Jany nel 1947. Furuhashi è andato in testa subito dopo i 100 m. libe­ randosi del suo connazionale Hashizume

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e vincendo ’• gara con circa venti metri dì vani. lo ■4 DOVER. - Lo studente inglese Philip Mickr>-.:.n <;< diciotto anni ha portato a termine 24 agosto la traversata della Manica .'rendendo terra a Kingsdown. dieci chilometri, circa, a nord-est di Do­ ver. Egli ha toccato terra alle ore 5.33. Aveva iniziato l'impresa il giorno innan­ zi alle 5.45 nei pressi di Capo Gris Nez (Francia! ed ha quindi campitilo la tra­ versata in ore 23 c 48'. 4 HONOLULU. - n nuotatore giapponese Hironoshin Furuhashi ha battuto per la seconda volta in due settimane il vecchio record mondiale di Jany dei 400 s.l., fa­ cendo registrare nella piscina di Honolu­ lu (contenente acqua marina) ancora 4' 34 ”3. Durante la stessa manifestazione una rappresentativa americana, guidata da Bob Gibc. è riuscita a superare i giappo­ nesi nella staffetta 4x100; net. corso dei campionati dilettanti delle Haway. co­ prendo la distanza in 3’57"5. battendo cosi 11 primato americano di 4’04" netti. (Il nuovo record stabilito dal New Haven Swim Club — 3'48"6 — non è stato an­ cora omologato ufficialmente). 4- VENEZIA. - Nel campionato femimnile di società due primati nazionali sono sta­ ti battuti dalla Calligaris (m. 400 in 5’ 42"2) e dalla Del Ry (m. 200 in 3’19"8). 4 NAPOLI. - Nell’incontro natatorio gio­ vanile Italia-Jugoslavia, gli azzurri han­ no perduto di stretta misura per 39 punti a 37.

4- MULLINGAR. — Il secondo incontro pugilistico tra la squadra irlandese e bel­ ga è terminato alla pari; mentre nell'in­ contro di Dublino il Belgio veniva bat­ tuto per 7 a 1. -4 TRIESTE. — Il campione d'Europa Ti­ berio Mitri ha battuto ai punti, in dieci riprese, il parigino Georges Chape. 4 NEW YORK. — La nota rivista di pu­ gilato « The Ring » ha compilato una gra­ duatoria mondiale dei pesi medi dalla quale risulta ebe 1. è lack La Motta. 2. ’ Marcel Cerdan, 3. Steve Belloise e Lau­ rent Dauthuille, 5. Tiberio Mitri. 6. O1-. son, 7. Villemain, 8. Sala, 9. Lytell.. 10. Graziano. -4 FILADELFIA. — Il campione dell’im­ pero Britannico dei pesi leggeri, Arthur King, ha battuto ai punti in otto riprese Aldo Minelli. Il piuma italiano Sanna ha battuto ai punti l'americano Champagne. -4 NEW ORLEANS .— Il medioleggero Livio Minelli. campione d’Italia e d'Euro­ pa, è stato battuto ai punti di stretta mi­ sura dall'americano Linan.

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4- WATERBURY. — Il leggero americano Dennis Brady ha battuto ai punti l’ita­ liano Bonetti. 4- NEW YORK. — Dal 1 settembre tutti i pugnatori dello Stato di New Yorc sono stati assicurati per 500 dollari in caso di sinistro e per 2500 in caso di morte. 4- L’AVANA. — Il campione cubano dei gallo Luis Galvani ha battuto ai punti l’i­ taliano Annaloro. 4- KLAGENFURT. — La squadra dei pu­ gili romani ha riportato una chiara vit­ toria contro una rappresentativa austria­ ca prevalendo per 8 a 6. I vincitori ro­ mani sono stati Bandinelli, Catini, Macale e Rosini. 4- OKLAND — n campione mondiale dei leggeri Ike Williams ha battuto nettamen­ te ai punti il connazionale Benny Walker. 4- NEW BELFORD. — . Il massimo italoamericano Tanni Mauriello ha messo K. O. l’americano Mike Jacobs. 4- LIVERPOOL. — H campione inglese Clayton ha messo K. O. 1 australiano EdCondirettore resp. SISTO FAVRE

Soed. abb. postalo - Gruppo III

‘•• iller. L'incontro era valevole per il eu.,.pionato dell’impero britannico. z. '.STOCCOLMA. — Walcott ha messo K. <). Tandberg alla 5. ripresa. 4 ROMA. — Guido Ferracin. ex campio­ ne d’Europa dei pesi gallo, rccentcment. sconfitto da Luis Remerò è stato di­ chiarato. dalla Commissione Medica della F.P.I.. temporaneamente non idoneo ai combattimenti. 4 PALMA DE MALLORCA. - Il pugile italiano Renato Aiello ha battuto Jim Oli­ ver nel corso d'una riunione svoltasi in questa città. La superiorità di Aiello si è manifestata particolarmente dalla secon­ da ripresa.

Due gentiluomini di campagna, alla guida di due grosse macchi­ ne, si sono fermati, l’uno di fron­ te all’altro, sopra un ponte, trop­ po stretto per permettere loro di proseguire senza salire l’uno sull’altro. Nessun dei due auto­ mobilisti/, naturalmente, inten­ de far marcia indietro. « Io non retrocederò, signore! » « E se aspettate che mi muova lo, aspetterete un pezzo! » . Mentre uno dei testardi «ecende un lungo sigaro, l’altro dà fuoco ad una grossa pipa. Quat­ tro sigari consuma il primo; se: volte ricarica la pipa il secondo Le automobili riposano tran­ quille nell’attesa. Dopo un’ora, situazione invariata. Ma il primo tira fuori una ri ■ vista di almeno trenta pagine, la spiega senza fretta, e fredda­ mente ne comincia la lettura. Ad alta voce annuncia che comincia dal titolo. Non ripiegherà la ri­ vista che quando avrà letto fin l’ultima riga.

Il secondo si permette d’interromperlo: « Perdonate, signore in quanto tempo prevedete di aver finito di leggerla? » « In non meno di quattro ore, signore ». « Benissimo. Posso pregarvi fin d’ora di voler essere così ama­ bile da passarmela, dopo averla letta? »

Gli risponde un ruggito e un rombo di motore. Vinto, il signo­ re della rivista fa marcia in­ dietro.

Nel quarto tempo Oliver, colpito da un preciso destro alla mascella, è stato in­ viato al tappeto per il conto. 4- ROMA. - 11 pugile Metalli Luigi, di Riccione, attualmente residente in Spa­ gna, è stato sospeso da ogni attività in attesa di ulteriori definitivi provvedimén­ ti per aver simulato il fuori combatti­ mento a Siviglia, il 13 agosto, nel com____ battimento sostenuto contro il prima se se-­ rie spagnolo Juanito Martin, e finito alla terza ripresa.

n combattimento è avvenuto nonostan­ te che il divieto posto dal delegato creila Per Spagna fosse stato comuni cato tempestivamente alle competenti autorità della Federazione spagnola.

♦ ST. MORITZ. — L'italiano Ferrari ha nettamente vinto il torneo internazionale di sciabola. 2. Blattcr (Austria); 3. Leve­ que (Francia); 4. Levavasseur (Francia): 5. Mangiarctti E. (Italia). 9. Purcaro (Ita­ lia); 10. Malvano (Italia). 4 VALDEN. — Al torneo internazionale di Valden dove partecipavano schermido­ ri italiani, austriaci, ungheresi e inglesi, gli azzurri hanno riportato una schiac­ ciante vittoria. Nel fioretto: 1. Pellini (Italia), 2. Loscrt (Austria). 3. Ferrari (Italia); sciabola: 1. Ferrari (Italia), 2. Bellini (Italia), 3. Putzcl (Austria): fioret­ to femminile: 1. Strukel (Italia), 2. Filz (Austria). 3. Zcilinger (Austria). 4. Camber (Italia).

4 VILLARS. — Al torneo internazionale di Villars, Drobny e l’australiana Long si sono aggiudicati i singolari. Il doppio maschile è stato vinto da Drobny. Cerni­ to il doppio misto da Long-Drobny. 4- RAPALLO. — I risultati finali del tor­ neo internazionale di Rapallo sono stati i seguenti: Singolare maschile, Branovich batte Mitic 6-2. 4-6. 6-1, 6-1. Singolare femminile. Bossi batte Migliori 6-4, 4-6, 6-3. 4 COLONIA. — Il singolare maschile del torneo di Colonia è stato vinto dal tede­ sco Bucholz, quello femminile dall’argen­ tina Wciss, il doppio misto da Mary ed Heraldo Weiss, il doppio maschile da Hasper (Australia) e Weiss (Argentina). 4 MONTECATINI. — La finale del sin­ golo torneo di Montecatini è stata vinta da Branovich (Iugoslavia) che ha battu­ to l'italiano Cardini ■ per 6-4, 6-4. 6.4. n doppio misto è stato vinto dalla coppia Bossi-R. Del Bello su Miglioli-Belardinelli per 6-1, 2-6, 6-0. 4- DORTMUND. — Il torneo di Dortmund è stato vinto dall’argentino Weiss che ha battuto l’australiano Harper per 2-6, 6-1, 6-0, 8-6. La signora Weiss ha vinto nel femminile battendo per ultima la tedesca Fabian per 6-1, 8-6. 4- EVIAN LE BAINS. — L’incontro tra le rappresentative giovanili francese e ita­ liana di tennis si è concluso con una net­ ta vittoria (15 a 9) della squadra d’Italia. 4- RYE (New York). — L’Italia è stata battuta dall’Australia nella finale interzona della Davis per 5 a 0. La squadra au­ straliana era formata da Sidwell. Bromwich e Sedgman; quella italiana da Gian­ ni Cuccili e,Marcello Del Bello. + VIAREGGIO. — Rolando Del Bello ha vinto il 29. Torneo tennistico di Viareggio. 4- FOREST HILLJ. - La « Coppa Davis » 1949 è stata vinta dagli U.SA.. contro 1 Australia per 4 a 1. Nell’incontro gli australiani hanno vinto soltanto il « dop­ pio » mentre nei singoli si sono affermati gli statunitensi. -4 SEABRIGHT. - Interessante è stato 1 incontro finale del torneo internazionale tennistico di Seàbright che vedeva di fronte l’americano Cochell e l’italiano Cuccili, ha vinto l’americano.

Grave Ielle del collega PtRBARID All’età di 85 anni, a Milano, è spirata nel bacio del Signore la signora Giusep­ pina Grappoli vedova Ferrarlo, m imma adorata del caro collega Luigi Ferrarlo, nostro apprezzato e valoroso collabora­ tore. Le redazione di « Stadium » porge a Luigi Ferrarlo le più affettuose espressio­ ni di cordoglio.

czc. Postalo . Roma 1/3905_______________________ Scuola Grafica ‘Guido de Gregorio* • Roma Autorizzazione della Commissione NazHnolo Stampa N. 1769 del 14/11/1945

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