Stadium n. 9-11/2002

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N. 9/11 SETTEMBRE/NOVEMBRE 2002 1,80 SP. IN ABB. POST. ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FILIALE DI ROMA

WEB SITE WWW.CSI-NET.IT VIA DELLA CONCILIAZIONE, 1 00153 ROMA

I PIROMANI DEL CALCIO L’AUTUNNO CALDO DELLO SPORT ITALIANO

ELISA TOGUT PAG. 21

NATI•NEL•CSI

PALLAMANO PAG. 12

DOSSIER

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uno sport alla volta




STADIUM

INDICE STTEMBRE/NOVEMBRE 2002

FUORIGIOCO 4 Dissociamoci dai processi di Alberto Caprotti

Stadium Mensile del Centro Sportivo Italiano

ARGOMENTI 7 Le due facce sportive della Legge Finanziaria 8 Solidarietà per il Molise 9 Il Papa a Montecitorio 10 Progetto Enjoy di Tito Della Torre

26 Lombardia-sport: ecco la nuova legge!

DIRETTORE•RESPONSABILE Edio Costantini EDITORE ARANBLU s.r.l. Società Unipersonale del Centro Sportivo Italiano Via della Conciliazione 1 - 00193 Roma DIREZIONE REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma Tel. 06.68404590 - Fax 06.688.02940 http://www.csi-net.it e-mail: aranblu@csi-net.it

di Daniela Caleca

29 O ci sei, o ti fai 30 Sport a scuola fiala antidroga 39 FIABA•a lieto fine di Danilo Vico

50 Benvenuto Cardinale di Rita Salerno

52 Nel CSI fischia la miss! di Felice Alborghetti

SPORT&SPORT 46 Un po’ di team armony di Sandro Gamba

48 Provaci ancora Trap! di Bruno Longhi

49 Parole di sport: Fair play di Claudio Arrigoni

62 Trame di gioco: In bianco e in nero di Darwin Pastorin

58 Almanacco VITACSI 35 San Pio, i giovani e lo sport di Marcello Sala

38 Roma città aperta di Felice Alborghetti

42 Nel segno di Giona di Vincenzo Mosella

54 “Ariaperta” allo sport di Marco Cerigioni

PUBBLICAZIONE ISCRITTA al nº 4987 del Reg. Stampa del Tribunale di Roma del 4/1/1956 PROGETTO GRAFICO ARANBLU s.r.l. REDAZIONE Felice Alborghetti, Alessandro Cappelli, Andrea De Pascalis. IMPAGINAZIONE Marco Croci, Alberto Greganti, Loretta Pizzinga, Emanuele Serra. STAMPA SO.GRA.RO. Società Grafica Romana S.p.A. Via Spedizione in abbonamento postale Art.2 Comma 20/B legge 662/96 Filiale di Roma Ignazio Abbonamento annuale euro 18,08 PettiUna copia euro 1,80 nengo, 39 00159 Roma Periodico associato all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo.

RUBRICHE 11 I gregari: Tutti gli uomini di Cipollini di Felice Alborghetti

21 Nati nel CSI: Elisa Togut di Felice Alborghetti

31 Uno sport alla volta: Pallamano di Roberto Di Stefano

34 Salute: Il gioco dei passaggi di Sergio Cameli

53 Controcorrente: Scusatemi... sono solo Luciano! DOSSIER 12 Un patto per lo sport

di Andrea De Pascalis

55 Tuttoleggi a cura di Francesco Tramaglino

61 Agenda 63 Allo specchio di Padre Vigilio Torresani

64 Il racconto

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Stadium settembre/novembre 2002


EDITORIALE

I•PIROMANI• PIROMANI•DEL• DEL•CALCIO CALCIO I•

...violenti sono anche tutti coloro che creano le condizioni necessarie perché i normali cittadini dei giorni feriali si trasformino nei delinquenti bestiali della domenica

Mai come in queste ultime settimane di autunno il calcio italiano ha odorato di violenza e di ipocrisia, offrendo di se stesso il più indecoroso degli spettacoli. È pur vero che rispetto ad altre stagioni sportive il numero dei morti, degli accoltellati, degli ustionati e dei carcerati si presenta assai ridotto, ma sarebbe riduttivo misurare lo spessore della violenza soltanto con il numero delle ossa rotte e dei centimetri quadrati della pelle ferita. Violenza è anche tutto ciò che ti costringe e ti opprime nell'anima oltre che nel corpo, che ti arreca danno facendoti fare o subire cose che altrimenti non faresti o non subiresti. Perciò i violenti del calcio non sono solo gli sprovveduti che talvolta scendono in campo per picchiare l'arbitro o un calciatore avversario, che tendono agguati ai tifosi "altri", che si azzuffano di brutto con le pattuglie della Celere. Violenti sono anche tutti coloro che creano le condizioni necessarie perché i normali cittadini dei giorni feriali si trasformino nei delinquenti bestiali della domenica. L'elenco è lungo: violenti sono i dirigenti che parlano di complotti politico-arbitrali per nascondere le magagne tecniche della loro squadra; gli allenatori che si incarogniscono a bordo campo davanti alle telecamere per "fare personaggio"; i giornalisti che processano per ore e ore l'aria fritta portando a prova realtà virtuali; i giocatori che si picchiano in campo e poi vanno al night tutti insieme fregandosene della miccia accesa nelle curve; i procuratori pronti a far voltare gabbana ai loro amministrati per un pugno di euro in più; gli amministratori incapaci o lazzaroni che riescono a svuotare di soppiatto casseforti miliardarie, ammazzando società illustri e con esse l'orgoglio dei loro tifosi. L'elenco, che potrebbe proseguire ancora, comprende certamente, e in prima linea, tutti coloro che avrebbero dovuto e dovrebbero esercitare una funzione di controllo, politica e sportiva, ma ben se ne guardano, per

incapacità o in ossequio a interessi di bottega. Se per una volta almeno si volesse guardare al fenomeno della violenza calcistica nel suo complesso e con spirito di giustizia, non si dovrebbe sfuggire al tentativo di distinguere finalmente tra i manovali e gli ingegneri della violenza, tra gli esecutori ed i mandanti. Si finirebbe allora con lo scoprire che tra i meno colpevoli ci sono proprio i tifosi, perché anche quando sprangano e si fanno sprangare pagano sempre di tasca loro ed almeno hanno l'alibi di una passione semplice e sconfinata. Chi li strumentalizza, lusingandoli per fare cassa e aizzandoli per fare audience, non ha alibi di sorta: non solo non paga mai, ma ha anche la faccia tosta di ergersi a giudice di coloro che ha mandato allo sbaraglio. Nell'odierno calcio che brucia sono come quei piromani che in estate sono pagati per sorvegliare i boschi e invece si danno da fare ad incendiarli, così da conservare lo stipendio anche in inverno dedicandosi al rimboschimento. E se in galera ci finisce qualcun altro, meglio così. Come se ne esce? Costringendo, forse per mezzo di un’authority etica o qualcosa del genere, gli addetti ai lavori a tenere più bassa la pressione nel gran pentolone ribollente della passione popolare. C'è poi un'altra grande risorsa, quella che non si è mai voluta applicare e che invece garantirebbe risultati importanti: fare educazione allo sport attraverso lo sport, perché se conosci e pratichi lo sport non lo offendi, non lo ferisci, anche se qualcuno in campo o ad una tv ti spinge a farlo. Il 2004 è stato dichiarato dall'Unione Europea "anno dell'educazione attraverso lo sport". Cominciamo a darci da fare, e speriamo che tutto non si riduca a portare le scolaresche allo stadio per ingrossare le fila dei "furiosi della domenica". Edio Costantini Presidente nazionale

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FUORIGIOCO

DISSOCIAMOCI DAI PROCESSI di Alberto Caprotti

Dissociamoci dai processi DAI VELENI DELLA MOVIOLA AL GOSSIP MEDIATICO Foto: Sposito

È diventato sottilissimo il conlo fa per noia appena ne ha fine tra la famigerata "prova l'occasione. E il riferimento tv" e la tv che prova quanto ai frequentatori di case chiusia facile sbertucciare il calse scoperti a varie riprese cio. E quanto il calcio sia pertra Torino e Roma è puramaloso. Gol, emozioni, granmente casuale. di partite? Macché, ormai Un poco più che mediocre dobbiamo familiarizzare con i film di qualche stagione fa veri temi del menù pallonaro: ("Sesso, bugie e videotape"), dalle frequentazioni dei borpassato alla memoria di delli di alcuni nostri eroi della qualcuno più per il titolo che domenica, al gossip mediatiper la trama, potrebbe co di un giornalismo votato a diventare lo striscione prospiare dal buco della serratugrammatico del campionato. ra perché di meglio non sa Sesso a pagamento, sia fare. Dissentire è lecito ma chiaro perché qui nessuno riconoscere la realtà deterioregala nulla a nessuno. Cerrata diventa necessario. Il te abitudini sessuali restano problema, appunto, è semmai ingiustificabili per chi ancoquello di rassegnarci alla conra una morale ce l'ha e non danna di considerare lo sport intende affittarla come un come un variegato contenitodecoder qualunque. Ma re di immondizie assortite, dai risulta vergognoso anche disastri economici agli scandover constatare che se ad dali, dalla politica che ha accompagnarsi a signorine deciso di derubricare l'attività di facili costumi è un calciafisica dai bisogni primari deltore, allora scoppia lo scanla società alle ronaldate di turdalo; per tutti gli altri si stenno, dai litigi ai veleni moviolade un velo. Pietoso. ti di ogni domenica. Dire: "no, Come ingiusta e irritante è io non ci sto", sarebbe bello diventata la polemica sulla se non si fosse già sentito presunta satira televisiva, in Ronaldo, simbolo di un calcio sempre più “mutandato”. quello pure. Dissociarsi è nome della quale oggi tutto In estate era anch’egli tra i presunti frequentatori di case chiuse. sempre un esercizio utile, diventa lecito. Non lo è invecopiare il gesto di turarsi il ce. Primo perché in Italia si naso è un po' retorico ma di meglio è diffi- sembra davvero l'attività più in voga del può scherzare su tutto ma non sul pallone. cile trovare. nostro mondo mutandato. Gianni Morandi si Una discussione politica da bar al massimo Resta il fatto che continuare a farsi del male è calato i pantaloni per l'auditel, il pallone sfocia in qualche insulto reciproco, ma pro-

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Foto: Sposito

vate a ironizzare sulla squadra del cuore altrui: si rischia la rissa. Il calcio pretende solo connivenza, non ammette sorrisi, è la fede intoccabile del nuovo millennio e probabilmente anche di quello passato. Sui rigori si costruisce la democrazia, per una moviola rischia di cadere un governo. Fatale quindi che l'arbitro Collina si arrabbi per le solite battute sulla Juve e sulla sua pelata, tanto da abbandonare la trasmissione di Simona Ventura e gettare nel cestino un "premio" sfottente appena ricevuto. Giusto? Naturalmente no. Prendersi troppo sul serio è all'origine dei principali guasti dell'umanità. Ma come sempre è la misura che conta, sbracando oltre la quale offendersi se non lecito diventa almeno comprensibile. E la nostra tv, quella dei presunti geni della comicità, sul pallone ci vive riversando quintali di volgarità gratuite. Ma è anche giusto ricordare che quelli come Collina non possono usare il sistema dell'immagine per fare soldi con gli spot e poi ritrarsene offesi, non appena li si tratta da quel che sono diventati: marionette dello spettacolo, né più né meno di un Gabibbo qualunque. Per difendere i diritti tv nemmeno che fossero un bene necessario, il calcio ha speso mesi di sopportazione altrui incassando

ancora una fortuna nonostante si parlasse di cinghie da stringere e vacche magre da onorare. Si è prostrato, si potrebbe dire anche prostituito alla telecamera, ha succhiato il bello della diretta e ora Anche Collina sembra spiare un “gossip” calcistico. In autunno ha cestinato un “premio” sfottente televisivo. deve sopportare pure il Che stia cercando la moviola? brutto. Troppo facile pretendere il contrario. Le ospitate in tv regalano popolarità ma tolgo- venti di un'estate infinita avessero colmato no dignità: e se i nostri la borsa, ha dovuto ricredersi. Non bastaeroi che vanno in video a vano le promesse al risparmio dei comerritirar premi non lo sape- cianti di gambe, i mercati ufficialmente chiuvano, si devono adegua- si un attimo prima di riaprirli, i richiami alla morigeratezza di un mondo incapace di re. Una via d'uscita ci sareb- risparmiare anche le briciole. No, i pataccabe, buona per tutti. Asso- ri hanno ripreso fiato. Così nessuno saprà dato che lo spernacchia- mai veramente perché Ronaldo ha cambiamento sui vizi pallonari to maglia, perché Carraro continua a fare il non sa andare oltre la presidente di una federazione svuotata e banalità ripetitiva della calpestata, perché nell'infermeria della Juve Juve ladrona e degli arbi- c'erano più medicinali di quelli conservati in tri corrotti, se giocatori e un Policlinico, perché Zeman continua a addetti ai lavori provasse- sputare nel piatto in cui mangia senza alzarro a fare solo il loro si da tavola, perché la Lazio si sia potuta mestiere, evitando com- iscrivere al campionato malgrado debba parsate lontane dai soldi a mezzo mondo, perché Galliani vegenovanta minuti di gioco, ti nel suo conflitto d'interessi senza che i non cadrebbero nel trappolone mediatico suoi antichi e battaglieri oppositori di un che è in agguato dietro ogni calcio d'ango- tempo fiatino. Potenza di un contratto tv lo. Sempre che la banda dei presunti offesi andato a buon fine? Sarebbe (è?) umiliante sappia resistere alla tentazione dello zoom, ma anche il naturale copione del film che, appunto, va sempre in onda. Il sesso è affar circostanza purtroppo tutta da verificare. Sesso, videotape e bugie, si diceva. Sul ter- loro, alle bugie siamo vaccinati, il videotazo polo di caduta libera abbiamo già dato. pe è quasi arrivato alla fine. Applausi. Per Ma chi si illudeva che le fandonie ai quattro le repliche si prega di mettersi in fila.

Sui rigori si

costruisce la

democrazia, per una moviola

rischia di cadere un governo.

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La collaborazione tra il Centro Sportivo Italiano e Avvenire si apre alla Joy Cup, attraverso un concorso dedicato alle squadre

Il progetto prevede una sorta di gemellaggio tra il più importante degli eventi nazionali del CSI, la Joy Cup e il quotidiano. Il concorso è aperto a tutte le squadre di calcio e di pallavolo femminile, per le categorie allievi e juniores. Gli atleti e le atlete potranno votare e far votare la squadra preferita attraverso il coupon pubblicato su Avvenire il mercoledì e il sabato. Le due squadre più votate per ogni disciplina e categoria vinceranno il concorso e parteciperanno gratuitamente alle finali nazionali della Joy Cup nel mese di giugno del 2003. Durante la manifestazione sarà disputato un incontro che determinerà la squadra vincitrice. La stessa avrà l’occasione di disputare una gara-esibizione con una squadra di livello nazionale. In parallelo, saranno promosse altre due iniziative.

La prima riguarda quanti sognano di diventare REPORTER. Sarà possibile, infatti, inviare all’ufficio stampa della Presidenza nazionale la cronaca delle partite Joy Cup della propria squadra. Verranno scelte, di volta in volta, le cronache migliori che saranno pubblicate sulle pagine di Avvenire. Al termine dei campionati, gli autori degli articoli migliori saranno invitati come reporter alle finali nazionali della Joy Cup. Ma non basta. Anche gli aspiranti FOTOREPORTER avranno la loro occasione, documentando le imprese della propria squadra. Sarà sufficiente inviare le fotografie al servizio stampa del CSI, tra cui verranno selezionate di volta in volta quelle più significative. Al termine dei campionati, gli autori delle foto migliori potranno cimentarsi nella propria passione durante la fase nazionale della Joy Cup. Gli scatti più belli e interessanti potranno trovare spazio su Avvenire.


ARGOMENTI

LE DUE FACCE DELLA LEGGE FINANZIARIA di Andrea De Pascalis

Le due facce sportive della Legge Finanziaria DAL DECRETO OMNIBUS ALLA LEGGE FINANZIARIA: QUANTO VALE LO SPORT SOCIALE? Mentre questo numero di Stadium si avviava verso la tipografia, la Camera dei Deputati ha approvato a larghissima maggioranza un lungo emendamento alla Finanziaria 2003, costituito dalla tanto attesa legge a favore delle società sportive dilettantistiche. Rispetto all'ultima versione nota del provvedimento, quella incorporata nel decreto omnibus di luglio e di lì poi cassata, sono stati introdotti alcuni miglioramenti, a cominciare da quello che equipara le società e le associazioni dilettantistiche alle ONLUS, principio che spalanca la porta a facilitazioni importanti. Per il resto il DDL ripropone l'impianto di luglio, la cui parte centrale è la possibilità per gli sponsor di detrarre fiscalmente quanto versato alle società sportive. Principi interessanti arrivano per l'impiantistica: gli impianti degli enti locali devono essere accessibili a tutti i cittadini e bisogna garantirne un equo utilizzo, secondo criteri rigorosi, da parte delle associazioni presenti sul territorio. Rinviamo una valutazione dettagliata della legge al prossimo numero di Stadium, quando presumibilmente avrà superato anche l'esame del Senato. Per il momento non si può fare a meno di osservare che si tratta di una Finanziaria a due facce, per quanto riguarda lo sport: se da un lato si porge finalmente la mano alle società

dilettantistiche, dall'altra sono state introdotte a sorpresa due novità tutt'altro che gradite: l'art. 21 della Finanziaria introduce infatti una specie di tassa comunale sui circoli sportivi, mentre l'art. 32 ter pone a Federazioni, Discipline associate ed Enti di promozione l'obbligo di assicurare gli sportivi dilettanti con la Sportass quanto ai rischi di infortunio da cui derivino morte o inabilità permanente. Ciò senza tenere conto che ormai il mercato, attraverso la libera contrattazione con le compagnie assicuratrici, è in grado di offrire tariffe e servizi migliori rispetto alla Sportass odierna. Le proteste su questi due articoli di legge si sono alzate subito vigorose. Si è ottenuto l'impegno del Ministro Giovanardi per una cassazione della norma sui circoli, mentre per quella sull'assicurazione Sportass sembra più difficile che si possa tornare

indietro. Un emendamento alla Finanziaria presentato dal centrosinistra chiedeva un’erogazione di Euro 5.164.569 agli enti di promozione sportiva per il potenziamento e il finanziamento dei programmi 2003 di sport sociale. In sede di esame alla camera, tale contributo è stato approvato con una forte sforbiciata: se il Senato non modificherà ancora le cose, l'aiuto dello Stato allo sport sociale nel triennio 2003/2005 sarà di un milione di euro l'anno. Dopo le confuse vicende del Decretone Omnibus di luglio, si conferma l'impressione di una riforma dello sport che procede a sbalzi, in modo piuttosto confuso e con norme inserite talvolta alla chetichella nel corpus dei grandi provvedimenti finanziari, nonché con una forte sottovalutazione complessiva del ruolo dello sport sociale.

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ARGOMENTI

SOLIDARIETÁ PER IL MOLISE

Solidarietà per il Molise CERCASI 100 OPERATORI SPORTIVI VOLONTARI PER I CAMPUS ESTIVI NELLE ZONE TERREMOTATE Ancora una volta il terremoto ha colpito il nostro Paese, seminando danni e mietendo vittime. Ancora una volta per il CSI si pone l'obbligo morale di fare tutto quanto rientra nelle proprie possibilità per dare sollievo alle popolazioni terremotate. La Presidenza nazionale ha aperto una sottoscrizione presso lo sportello della Banca Etica (c/c 111100, CAB 12100, ABI 5018, sul versamento indicare la specifica motivazione scrivendo "Per il Molise"). Sono partite anche altre iniziative della Presidenza nazionale. Prima fra tutte, è stato deciso che gli atleti delle Società sportive più colpite dal sisma saranno ospiti al Gran Premio nazionale di Corsa Campestre in programma a fine marzo 2003 a Paestum. Poi, a partire dal mese di giugno e per tutto il mese di luglio, si organizzeranno "campus" estivi rivolti ai bambini ed ai ragazzi nelle zone terremotate. Infine va definendosi l'idea di organizzare in primavera una manifestazione nazionale di orienteering, sempre in Molise, sempre per il Molise. Numerose Società sportive del CSI stanno già intraprendendo iniziative di gemellaggio con le Parrocchie delle zone colpite dal sisma. Si è trasformata in una particolare e commovente commemorazione delle piccole vittime della scuola di San Giuliano crollata nel sisma la "Su e Giù" di Campobasso, mani-

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Per la sottoscrizione: Banca Etica - c/c 111100, CAB 12100, ABI 5018, sul versamento indicare motivazione "Per il Molise"

festazione podistica da tempo messa in calendario nel secondo week-end di novembre e a cui non si è voluto rinunciare proprio per dare un segno forte di reazione alla calamità. Ha organizzato la Virtus. Seimila i partecipanti giunti da tutta Italia, molti proprio per testimoniare di persona solidarietà ed affetto. Nell'esprimere la propria solidarietà alla cittadinanza di San Giuliano e delle altre località colpite dal sisma, Stadium si impegna a dare tempestiva comunicazione a tutto il cir-

cuito associativo sulle iniziative di solidarietà in corso, così da innalzarne l'efficacia. Se vuoi essere uno dei 100 operatori sportivi volontari impegnati nei campus estivi o sei una Società sportiva che desidera avere maggiori informazioni sui gemellaggi vai sul sito http://www.csi-net.it


ARGOMENTI

IL PAPA A MONTECITORIO

Il Papa a Montecitorio PIÙ SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE E ALLA QUALITÀ DELLA SCUOLA La "crisi delle nascite" è una "grave minaccia che pesa sul futuro" dell’Italia, e per combatterla occorre "una netta inversione di tendenza", anche tramite iniziative politiche a sostegno della famiglia fondata sul matrimonio. Lo ha detto oggi il Papa, nel discorso a Montecitorio, in cui ha auspicato anche "lo sviluppo della scuola in un sano clima i libertà" e ha messo in guardia dal "clima morale che predomina nei rapporti sociali e che trova una massiccia e condizionante espressione nei mezzi di comunicazione". Citando il "declino demografico" e l’invecchiamento della popolazione, Giovanni Paolo II ha detto: "La cruda evidenza delle cifre costringe a prendere atto dei problemi umani, sociali ed economici che questa crisi inevitabilmente porrà all’Italia nei

prossimi decenni, ma soprattutto stimola – anzi, obbliga – i cittadini ad un impegno responsabile e convergente, per favorire una netta inversione di tendenza". Oltre alle "iniziative pastorali", il Papa ha auspicato "un’iniziativa politica che, mantenendo fermo il riconoscimento dei diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, renda socialmente ed economicamente meno onerose la generazione e l’educazione dei figli". In un tempo di "cambiamenti spesso radicali", ha aggiunto il Papa, occorrono "sostegni" alle "responsabilità primarie dei genitori" nell’offrire ai figli "una solida formazione". "La formazione intellettuale e l’educazione morale dei giovani", per il Pontefice, rimangono infatti "le due vie fondamentali attraverso le quali, negli anni

decisivi della crescita, ciascuno può mettere alla prova se stesso, allargare gli orizzonti della mente e prepararsi ad affrontare la realtà della vita". In questa prospettiva, secondo il Papa "una nazione sollecita del proprio futuro favorisce lo sviluppo della scuola in un sano clima di libertà, e non lesina gli sforzi per migliorarne la qualità, in stretta connessione con le famiglie e con tutte le componenti sociali, così come avviene nella maggior parte dei Paesi europei". "Non meno importante", infine, è per Giovanni Paolo II il "clima morale" della società, fortemente condizionato dai mass media: una "sfida", questa, che "chiama in causa ogni persona e famiglia, ma che interpella a titolo peculiare chi ha maggiori responsabilità politiche e istituzionali".


ARGOMENTI

PROGRETTO•ENJOY di Tito Della Torre

ENJOY Progetto Enjoy IL CSI NEL POOL DI ASSOCIAZIONI DEL PROGETTO SOSTENUTO DAL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE Si chiama Enjoy. È un'associazione nata da «I giovani - ha detto il Ministro Moratti parun progetto che il Ministero dell'Istruzione lando di Enjoy - hanno bisogno oggi più ha avviato insieme con le altre amministra- che mai di costruire il proprio progetto di zioni dello Stato e degli Enti locali, le comu- vita, ma anche di senso di appartenenza e nità terapeutiche e le organizzazioni del di utilità verso il prossimo, ed è con esemprivato sociale. pi, iniziative e azioni concrete che bisogna L'idea di fondo è quella di riunire in un uni- alimentare il rapporto con loro, affinché co pool un insieme di soggetti che lavora- educare voglia realmente dire “fare insieno nel campo dell'educame” per poi creare capazione giovanile, riuscendo cità, stima di sé, identità e ad integrare le risorse quindi autonomia». educative della scuola, Unitamente al Centro delle istituzioni locali e Sportivo Italiano, sono endell'associazionismo per trati a far parte del progetmoltiplicare sul territorio to la comunità di San Pal'offerta di socialità, di sertrignano, l'ENAIP (istituto vizio, di sviluppo a favore di formazione delle ACLI), dei giovani. la Compagnia delle OpeTra i primi sottoscrittori del re (Federazione Imprese progetto c'è il Centro Sociali), l'ANGLAD (assoSportivo Italiano, che ha ciazione genitori lotta alla firmato ai primi di ottobre droga). Si tratterà ora di uno specifico protocollo di passare dall'idea alla pracollaborazione con gli altri tica, avviando iniziative soggetti impegnati a dar strutturate ad hoc. vita all'associazione Enjoy. Il ministro dell’Istruzione Letizia Il CSI è entrato in Enjoy per Il ruolo giocato dal CSI nel- Moratti, prima sostenitrice del portarvi il proprio carisma l'iniziativa si prospetta di progetto Enjoy. specifico, quel cospicuo tutto rilievo, considerando patrimonio di esperienze che il presidente nazionale Edio Costantini legato al concetto di sport come strumenè stato eletto vicepresidente del pool di to di educazione, quale fattore di promoEnjoy. zione umana e sociale. Il progetto ha il suo primo e più fiero soste- Da sempre l'associazione sostiene che nitore nel Ministro dell'Istruzione, Letizia un'attività sportiva ben concepita e orgaMoratti, che in esso vede il primo passo per nizzata, strutturata con continuità e seconconcretizzare una scuola che sappia e do un autentico progetto, può fornire un voglia diventare agente della socializzazio- contributo decisivo alla costruzione della ne dei giovani, oltre che fattore di sviluppo personalità dei giovani. intellettuale. È inutile nascondersi, però, che la promo-

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zione dell'attività sportiva a fini educativi continua ad essere nell'attuale contesto italiano un compito che non sa bene a chi tocchi. Anche la Scuola, che è la prima componente interpellata dal progetto Enjoy, fa spesso orecchi da mercante. Il CSI lo ha sperimentato sulla propria pelle, più volte: l'ultima appena tre anni fa, quando propose agli istituti di ogni ordine e grado, con l'avallo del Ministero, il progetto "sport a scuola". Trovando un'accoglienza che più tiepida non si può. Ora arriva il progetto Enjoy, e la speranza è che sia davvero la volta buona per cambiare rotta.

...affinché educare voglia realmente dire “fare insieme”...


I GREGARI

TUTTI GLI UOMINI DI CIPOLLINI di Felice Alborghetti

Tutti gli uomini di Cipollini A ZOLDER UNA VITTORIA DI SQUADRA Gregari, sì, gregari no, non importa. Nel più perfetto spirito di squadra del tipo “tutti per uno uno per tutti” c'è stato a Zolder il ruggito del Re Leone che ha vinto in volata il campionato mondiale di ciclismo su strada. Ma nella giungla ciclistica un grazie del neoiridato Cipollini va giustamente ai suoi compagni, ai suoi scudieri, ai suoi gregari. Ci piace ancora chiamarli così, anche se nel ciclismo di oggi pare non esista più questo ruolo. L'Italbici festeggia dopo dieci anni un successo iridato, mai così netto e marcato, mai così entusiasmante. Bello, avvincente, epico. Siamo stati in testa dall'inizio alla fine. Il treno dei desideri, il treno azzurro ha sganciato lentamente i suoi vagoncini sulle rotaie del circuito di Zolder, per lanciare la locomotiva Cipollini agli ultimi 200 metri. Strategia perfetta, riuscita magnificamente. Festeggia quindi una fantastica nazionale, una squadra compatta, unita, per far vincere il capitano. Chiamiamoli ancora per poco gregari, chiamiamoli mediani; quel che ci piace mettere in evidenza è - al di là del nome che gli si dà - la profonda abnegazione ai valori dello sport, allo spirito di squadra, al giocare ciascuno un ruolo preciso e determinante. Una vittoria di tutti in uno sport dove la maglia iridata finisce sì sulle spalle del più veloce, del capitano, ma che ciascuno sente anche un po' sua per il lavoro svolto. Sugli annuari del ciclismo - è vero - finirà il nome di Mario Cipollini, ma sulle strade di Zolder è finito il sudore dei moschettieri azzurri. Eterno dilemma di quegli sport di squadra, dove però vince uno solo. Fa parte del gioco, ma perché non dare la maglia ad uno e far salire con lui tutti i suoi compagni sul podio?

"È una proposta mica male" sostiene Alfredo Martini, una vita sulle due ruote, per anni commissario tecnico azzurro, gregario (lui sì) del grande Fausto Coppi. "Ai miei tempi esistevano i gregari, che lavoravano per favorire, chi in pianura, chi in montagna, il capitano. Coppi era un tipo riservato. Con lui bastava uno sguardo, aveva lo sguardo buono ed un'intelligenza sopra la media, come il suo fisico”. Prosegue Martini sui gregari. “Oggi sono uomini adatti alla corsa, uomini che collaborano, ciascuno secondo le proprie attitudini. Qui a Zolder sono stati tutti selezionati ottimamente dal CT. Ma anche Cipollini dava sicurezza a tutti. Mi ha detto il giorno prima: ‘se mi portano ai 300 metri davanti, non vi è nessuno fuori della ruota’, mostrandosi convinto dei suoi mezzi e della squadra". Merito certamente di Ballerini, il commissario tecnico, si è detto, anche lui gregario in tante tappe, mai nelle Roubaix, dov'era sempre uno da battere. Un commissario tecnico che ha avuto la forza di scegliere un solo capitano (Cipollini appunto) e calamitargli attorno dieci colleghi impagabili. Che dire di Scirea, fedele scudiero del re Leone, di Sacchi, Bramati, Diluca, pronti a tamponare ogni possibile scatto. Si doveva arrivare in volata, è normale. Non così l'altissima andatura di Scinto, Nardello, Tosatto, una velocità che non consentiva ad alcuno di scappar via. Ci ha provato Musseuw, ma Bettini lo ha prontamente bloccato. Che dire di Bortolami, di Lombardi, il professore che lancia lo sprint, l'ultimo uomo a cui da sempre si incolla SuperMario, prima di piombare sul traguardo? Dovevano essere in tre a lanciarlo all'ultimo km. Erano però in

Cipollini esulta. Dietro a lui anche i suoi “gregari” a braccia alzate”. due, Bettini infatti era rimasto attardato con Fraire. Ci ha pensato Petacchi, una volata nella volata la sua, quegli ultimi 700 metri dell'ultimo chilometro "a tutta", a fare il lavoro per due, a menare i pedali, davanti a Lombardi e Cipollini, il suo capitano a Zolder, il suo rivale di sempre nella stagione regolare. "Non chiamatemi gregario per favore" ci ha detto quando lo abbiamo provocato sul suo gran cuore. "In Nazionale non ci sono gregari. Si lavora per un leader; esistono delle gerarchie. Io ho fatto solo quello che dovevo, in quella situazione in cui mancava un uomo a darmi il cambio. L'ho fatto per la squadra e per il mio capitano, che è stato il primo a ringraziarmi al traguardo. Dopo una settimana trascorsa insieme non ci sono rivalità”. Qualcuno temeva sulle possibili ambizioni del secondo velocista azzurro, che in due occcasioni quest'anno aveva messo la ruota avanti al Re Leone e che quindi poteva anche pensare di soffiargli la maglia. "No. Non so se avrei potuto fare meglio di Mario in volata. Certo che mi sarebbe piaciuto potermela giocare; è sempre un mondiale e alla fine ci si ricorda solo di chi ha la maglia. Ma io ho voluto onorare il ciclismo, che rimane uno sport di squadra. Puntavamo al risultato massimo, non cercavamo piazzamenti. I gregari? Non esistono più, esistono specialisti, per qualità e per fisico”. Cari gregari addio! Allora. Non ci resta che salutarvi. Il termine che proprio dal ciclismo nacque per raffigurare quell'omino riempiacqua, portaborracce, non esiste più. Ormai. Tutti gregari, tutti campioni!

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DOSSIER

UN PATTO PER LO SPORT

Foto: A. Angelucci

IL CSI HA SCRITTO AD ASSISI UNA BELLA PAGINA DI POLITICA SPORTIVA

Il Centro Sportivo Italiano ha gettato le basi per il futuro dello sport. Il 18 ottobre scorso ad Assisi, ospiti del Sacro Convento Francescano, sugli attuali problemi che oggi attanagliano il mondo del CONI, delle federazioni sportive e degli Enti di promozione sportiva, si sono confrontati, davanti a circa duecento persone, il presidente del CSI, Edio Costantini; il presidente del CONI, Gianni Petrucci, il direttore dell'Ufficio Nazionale della CEI per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport, mons. Carlo Mazza; mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo della diocesi di Perugia e Città della Pieve; la rappresentante del Ministero dell'Istruzione, Mariolina Moioli; Gavino Deruda del CNEL e Germano Bertin, caporedattore di "Etica delle professioni" rivista che di recente ha dedicato uno speciale al volontariato sportivo. Al riuscitissimo simposio hanno aderito 25 federazioni sportive,

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quasi tutti gli Enti di promozione sportiva e16 assessori regionali e provinciali. Alla fine tutti d'accordo sul "Patto per lo sport", mettere cioè da parte rivalità, dualismi e incomprensioni, andando alla ricerca di ciò che unisce il mondo sportivo, piuttosto che di ciò che lo divide. Si è trattato certamente di una prima tappa, la posa della prima pietra di un lavoro da intraprendere nei mesi prossimi. Molto atteso l’intervento del presidente del CONI, Gianni Petrucci. È inesatto - questo il fulcro del suo discorso - parlare di CONI in crisi o di sistema sportivo italiano da rifondare. Lo sport italiano “tiene” bene e i risultati internazionali lo dimostano. La crisi è solo di finanziamenti. Certamente ci sono alcune cose da cambiare, da migliorare, ma il vorticoso succedersi di incontri istituzionali cui il CONI è obbligato dall'immediatezza dei problemi


finanziari e legislativi in atto, toglie spazio ad una autentica progettazione riformatrice. Vigoroso il discorso a braccio tenuto di rimando da mons. Carlo Mazza che, tra l’altro, ha detto: "Il bisogno primario dello sport, oggi, è quello di fermarsi un attimo per guardarsi dentro e ricomprendersi, per capire cos'è, cosa sta diventando e cosa dovrebbe essere. E bisogna cercare di capire le motivazioni profonde espresse dalla gente che chiede di fare sport. Non ci si può presentare al Governo solo per chiedere soldi; lo sport italiano ha bisogno di vedere riconosciuta la propria dignità, quella dignità che viene dalle ragioni profonde che lo motivano". Applausi fragorosi hanno accompagnato i passaggi forti dell'intervento di mons. Mazza (sulla mancanza di coscienza e di una testa pensante nel mondo sportivo odierno, sulla sua evoluzione caotica, sul balletto dei decreti e dei disegni di legge che vanno e che vengono, contraddicendosi di continuo), a conferma di un associazionismo di base attraversato da un profondo malcontento per il modo remissivo in cui la crisi del sistema viene gestito dai suoi vertici. In precedenza il presidente del CSI, Edio Costantini, per dovere di ospitalità, aveva evitato nella sua introduzione dei lavori i toni polemici e le accuse, preferendo richiamarsi allo spirito costruttivo dei presenti per rispondere a tre fondamentali domande: Quale sport? Per quale persona? Per quale società civile? Dal canto suo, la rappresentante del Ministero dell'Istruzione, Mariolina Moioli, aveva riconfermato la volontà ministeriale di fare decollare lo sport scolastico, e mons. Giuseppe Chiaretti, si era dovuto limitare, per via di forte abbassamento di voce, a poche parole di sostegno allo sport educativo. Sul piano squisitamente tecnico si è tenuto il rappresentante del CNEL, Gavino Deruda, nel disegnare a grandi tratti la situazione dello sport italiano. Un contributo culturale al dibattito è stato quello di Germano Bertin, caporedattore di "Etica delle professioni". Le provocazioni di mons. Mazza sono state ampiamente raccolte dalla platea, affiorando in vivaci interventi nella fase di dibattito. Tutte le attenzioni si sono indirizzate

LO SPORT ITALIANO “TIENE” BENE... (dall'intervento del presidente del CONI, Gianni Petrucci)

Il Governo interviene oggi a saldare Foto: A. Angelucci il buco del Totocalcio, compensando le perdite. Questo può andar bene nel breve periodo, ma per il lungo periodo noi chiediamo un'alternativa. Le scommesse sportive, ad esempio, vanno bene, purtroppo la percentuale che va al CONI è molto bassa. Noi riteniamo che possano essere diffuse su tutto il territorio nazionale con un sistema nuovo, così da arrivare a quei 450 miliardi di euro che assicurerebbero la completa autonomia dello sport italiano. Il sistema sportivo regge, i risultati di élite ci sono... Sarà anche retorica, ma solo se vinciamo suona il nostro inno. Non voglio difendere strenuamente la struttura CONI che fu, ma i risultati si vedono ancora e non sono da buttare. Io dico oggi: "cambiamo, ma lasciamo le cose che funzionano, perché funzionano". La capacità del Centro Sportivo Italiano è quella di far riflettere sulle cose che non funzionano, di far riflettere sui princìpi etici. Io non parlo solo delle cose che non vanno, anzi non è vero che tutte le cose non vanno: alcune cose vanno nel Coni, ma bisogna modificarne altre. Ad esempio, si dice: il Comitato nazionale dello sport per tutti è stato un fallimento. Ma esiste comunque. Dico anche che il decreto Melandri per tanti versi è utile, per altri versi ci sono cose da cancellare. Una delle posizioni che ritengo oggi importante è che i presidenti delle federazioni debbano tornare in giunta! Il Comitato nazionale sport per tutti non può funzionare, ma oggi, in attesa che si cambi, cerchiamo di farlo funzionare... Tutti i nostri progetti sono logici, sono belli, però dobbiamo andare avanti. In attesa che arrivino le nuove leggi, il Comitato cerchiamo di farlo funzionare noi… Le nostre proposte ci sono, le vostre idee sono in parte condivise. Andiamo avanti insieme. Non sono d'accordo quando si fa una certa demonizzazione dello sport professionistico a vantaggio di quello dilettantistico, perché lo sport dilettantistico ha bisogno dello sport professionistico. Sono due settori nevralgici ed indissolubili. Il professionismo è importantissimo per far arrivare la gente ad avvicinarsi allo sport. Il presidente del CONI - è chiaro - deve intervenire se ci sono delle esagerazioni. Ma i soldi del calcio professionistico sono i soldi dei Presidenti delle società, non sono i soldi del CONI. Se vogliamo criticarli critichiamoli come cittadini, ma non come "mondo dello sport". Sono disponibilissimo a rivedere assieme al Centro Sportivo Italiano certe intese, perché il contratto dello sport per tutti è oggi così. Ma torniamo sempre sullo stesso punto: prima di cambiare dobbiamo avere la certezza che ci siano alternative alle leggi che vanno migliorate.

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DOSSIER

UN PATTO PER LO SPORT

sull'indecifrabile stagione di politica sportiva apertasi con la creazione della CONI Servizi SpA, il passaggio del Totocalcio allo Stato e il rinvio sine die della legge sulle società dilettantisiche. L'attualità ha dominato sulle prospettive, mettendo apparentemente in secondo piano l'individuazione di quei due o tre princìpi dai quali il CSI proponeva di far ripartire un condiviso progetto di riforma dello sport (il "patto" che faceva da tema al simposio). In realtà il simposio di Assisi ha dato frutti tangibili. Si è saldato il legame tra Enti di promozione e associazionismo di Terzo settore. Gli Enti hanno deciso di riunirsi a ritmo serrato per varare definitivamente (e siamo già a buon punto) una "carta" dello sport sociale che entro l'anno sarà presentata al Governo dal Forum del Terzo Settore. Parallelamente marcerà un lavoro di stesura di un disegno di legge di riforma dello sport "figlio" degli Enti. Il CSI, dal canto suo, darà continuità al lavoro di confronto sul futuro dello sport italiano, lavoro iniziato a maggio con la conferenza nazionale sul ruolo sociale dello sport e proseguito con il simposio di Assisi. Per febbraio 2003 è già previsto un tavolo di scambio con il Ministero dell'Istruzione, fondamentalmente per dibattere il tema dell'educazione allo sport e dell'educazione con lo sport; in primavera dovrebbe concretizzarsi un appuntamento con il mondo dell'economia e del lavoro, anche per sviluppare una riflessione sull'incidenza che il comparto dello sport non professionistico ha e potrebbe avere ancora di più sulla produzione della ricchezza e sull'occupazione; più in là, forse ai primi dell'autunno 2003, il CSI proporrà un vasto convegno sul tema del rapporto tra sport e diritto alla salute, tra politica sportiva e politica sanitaria; quale conclusione del programma di meeting organizzati dal CSI, si sta progettando un convegno sulla promozione sportiva come strumento di attuazione delle politiche sociali, aprendosi al dialogo con le varie forze dell'associazionismo sociale. Giocare la partita dello sport sociale su un unico tavolo sarebbe in questo momento il più grave degli errori.

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E I BROCCHI... CHI LI ACCOGLIE?

Foto: A. Angelucci

(dall’intervento di mons. Giuseppe Chiaretti Arcivescovo della diocesi di Perugia e Città della Pieve)

C'è una cultura che non va in favore della promozione dell'uomo: enfatizza elementi che, poi, sono di grosso nocumento per il suo sviluppo e questo anche all'interno del mondo dello sport, mi sembra. Penso che anche il mondo dello sport dovrebbe ricordarsi di alcune regole fondamentali che furono date in tempi non sospetti, non sono solo regole cristiane. Ad esempio "Optandum est ut sit mens sana in corpore sano" fa parte delle Satire di Giovenale, prima di Cristo, una legge che viene ricordata tanto e che sta a dimostrare una cosa importante, cioè che non c'è automatismo tra sport e promozione dell'uomo. "Optandum est", è desiderio, è sperabile che ci sia una mens sana, quindi una piena formazione dell'uomo, un equilibrio all'interno del corpo sano ed il corpo sano era quello allenato all'interno delle palestre. Questo dovrebbe sempre insospettirci, soprattutto coloro che portano avanti gli allenamenti e che sono, a modo loro, promotori dell'uomo e anche educatori dell'uomo. Non c'è questo automatismo, per cui bisognerà ricordarlo anche in termini di mera razionalità; non sto facendo un discorso di fede, anche se il sapore delle cose che dico ha una ricaduta religiosa. Credo, ad esempio, che bisognerebbe ricordarsi che ci sono pure i comandamenti di Dio... ah, già, i comandamenti, della ragione, perché, prima che vengano detti di Dio, sono scritti nella coscienza delle persone, basta usare un po' di ragione; il "non uccidere", ad esempio, con tutto quello che significa questa esasperazione della tecnologia, della droga, tutte quelle cose che conoscete. "Non rubare" significa tante cose: non falsare i risultati, non falsare il valore delle persone e così via. "Non dire falsa testimonianza" significa non imbrogliare e altre cose ancora. Mi sembra che, volendo camminare per uno sport che costruisca una mens

sana, occorre ricordare questi elementi. Non dispiaccia, se li dico in maniera molto provocatoria, perché, a dire la verità, sono momenti di razionalità che devono essere recuperati tutti, anche in un tempo, come il nostro, dove, purtroppo, parlare della dimensione religiosa, della dimensione spirituale è sempre una sorta di controsenso, sembra andare, quasi fuori le righe. C'é anche un'altra espressione, quella "Maxima debetur puero reverentia", è un latino facile che significa "Ad ogni fanciullo, ragazzo (perché il puer non è soltanto il fanciullo, è l'adolescente, il giovanissimo) deve essere rivolto a lui il più grande rispetto; addirittura reverentia, dice sempre il poeta pagano Giovenale. È così che, con un'altra ottica, ci mettiamo di fronte a un ragazzo: è qualcosa di misterioso, infinitamente grande che dobbiamo tirar su. Ben venga lo sport competitivo, anche in forme elevate; non sempre sono d'accordo. Il sabato o la domenica, ormai, i fanciulli, i ragazzi sono portati tutti via, non c'è più spazio per loro, nelle Chiese. Vengono portati nei campi sportivi, perché bisogna fare le pro-


ve, perché devono diventare dei campioncini. Quindi non ci sono più spazi, non ci sono più tempi: quei tempi che sembravano utili (vedi il sabato e la domenica), sono ormai occupati dagli allenamenti che, all'apparenza, sono così umani, così affettuosi... Poi inizia l'abbandono e, a Natale, c'è il primo esodo dei brocchetti, diremmo, perché vediamo subito che non saranno mai dei campioncini e così via, al termine del primo anno, del secondo anno, e poi? Certo, per una comunità cristiana che, per la verità, accoglie i brocchi... voi non li accogliete: appena una persona non è in grado di gareggiare, a livello di campionato, voi li buttate fuori, tranquillamente. La Chiesa li raccoglie; la Chiesa, la comunità cristiana, la società deve accoglierli. Capite anche il danno psicologico che si fa, in fondo, illudendo le famiglie ed i ragazzi che diventeranno delle persone importanti, purché raggiungano certe mète. Non so se questo può dirsi, effettivamente, uno sport umano. Per concludere direi che è importante ricordare queste misure di tipo educativo che sono assolutamente presenti all'interno della dimensione sportiva, come di ogni attività della persona. Questo vale per il mondo del lavoro, come per il mondo dello sport. La persona non è una sola dimensione, la persona è a più dimensioni: c'è in lui il momento psicologico, il momento corporeo, ma c'è anche il momento spirituale, religioso, c'è anche un complesso di dimensioni, c'è una pluridimensionalità. Lo sport, allora, non può non tener conto di questa pluridimensionalità ed è importante che ci si accorga che la promozione dell'uomo non è valida solo per una dimensione, ma deve abbracciare un po' tutte le dimensioni, per questo è importante che ci sia concordia tra tutti gli operatori, sul piano educativo. Dobbiamo costruirlo questo futuro e costruirlo insieme, per cui è importante un'interazione: ne va di mezzo il futuro dei nostri giovani e della nostra società.

RIPROPORRE CON FORZA L’EDUCAZIONE DELLA PERSONA (dall’intervento di Mariolina Moioli, Direttore Generale del Ministero dell’Istruzione, Università e ricerca scientifica)

È per me il primo incontro col mondo dello sport. Sono venuta, per la stima che ho nei confronti del CSI. La scuola italiana ha bisogno del CSI. Noi del mondo scolastico, con il Ministro Moratti in testa, nei testi di riforma, nei momenti di riflessione che si svolgono; ovunque, in ogni ambito, dalla scuola più piccola, alle grandi città, dove si costruisce il progetto della società, mentre lo si costruisce, mentre lo si pensa, e lo si fa, noi in tutto ciò pensiamo che, comunque, al centro ci debba essere la persona. Se c'è un problema forte nella scuola di oggi è riproporre, con forza, l'educazione della persona. Allora credo sia questo l'obiettivo comune che noi cerchiamo di declinare nelle riforme che stiamo facendo. Si chiama così: educazione motoria, educazione fisica, per arrivare, poi, all'educazione sportiva, nei diversi gradi, nei nuovi curricoli previsti. L'educazione motoria è elemento costitutivo del grande progetto educativo che abbiamo in mente e che si realizza tramite i nostri docenti, ed attraverso un'interazione forte tra le agenzie fondamentali che si occupano di educazione. Non più soltanto il Ministero dell'educazione, non più solo la scuola, ma tutte le comunità locali. Soltanto così, noi siamo in grado di riformare e di cambiare la scuola, aprendola, rendendola autonoma, facendola appartenere profondamente alla comunità che serve. Perché? Perché il ruolo educativo spetta alla famiglia. Infatti, in un rapporto forte tra famiglia e scuola, si realizza il compito della scuola. Non un luogo chiuso, ma aperto, per definizione. Il centro del nostro operare insieme è il ragazzo, e dunque l'obiettivo è rafforzare, nel rispetto dei ruoli di ciascuno, una presenza nella scuola, che la renda più capace di costruire delle personalità

forti, perché, insieme, dobbiamo essere in grado di educare i ragazzi, che siano risorsa della società. Abbiamo il grande problema del disagio: da quello che si vede, a quello che non appare, almeno nel suo formarsi, ma che poi scoppia in maniera eclatante. In termine di prevenzione, credo che siamo vicini, perché abbiamo quest'obiettivo comune: la pratica sportiva che prende le sue mosse da un'educazione motoria e fisica e, in qualche modo, la prepara, valorizzando le inclinazioni della persona. È un momento assolutamente importante, per la costituzione della personalità, per lo stare insieme, per misurarsi con gli altri, per imparare a rispettare le regole, per assumersi, in qualche modo, in carica l'altro. Allora, credo che potremo fare straordinarie cose insieme! Certo, le risorse non sono mai sufficienti, però usiamo bene quelle che abbiamo; cominciamo così, intanto che pensiamo anche ad un assetto legislativo e istituzionale nuovo. Foto: A. Angelucci

Se ci si mette insieme, io credo che si porti un valore aggiunto. Però insieme. Se abbiamo, al centro, questa persona, questo bambino piccolo, che deve diventare un ragazzo e che, poi, alla fine, è l'obiettivo per cui tutti ci impegniamo, io credo che ciascuno di noi sia in grado di portare un contributo, perché è a partire da questi principi, da questi valori, da questi obiettivi che si può rinnovare anche lo sport. E su questo ca mmino, noi assolutamente ci siamo. Grazie!

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DOSSIER

UN PATTO PER LO SPORT

Senza un patto lo sport alla deriva DALL'INTERVENTO DEL PRESIDENTE NAZIONALE DEL CSI, EDIO COSTANTINI Questa crisi economica, etica, strutturale, politica dello sport.., paradossalmente, potrebbe diventare un'opportunità per tutto il movimento sportivo di base e dilettantistico... perché ha messo a nudo tutte le sue povertà. La povertà nello sport ha molte facce, molte dimensioni. Povertà è mancanza di libertà, è caduta di ogni speranza, è violazione della dignità della persona, è prevaricazione, è arroganza, è potere incontrastato di qualcuno, è fatalità, è abbandono, è incertezza, è impotenza, è soccombere... In questo senso queste povertà sono una sorta di richiamo "all'azione". In un certo senso è un richiamo al cambiamento dell'assetto attuale. Un'azione che coinvolge e tocca tutti ed in particolare apre il grande capitolo della cooperazio-

ne e dello sviluppo, parole e concetti sconosciuti al movimento sportivo italiano. Per riassumere, dobbiamo capire che: • sta nascendo un movimento di protesta generale; • ci impegna a studiare il fenomeno in profondità; • ci obbliga a metterci insieme per ricercare nuovi scenari... • ci impegna ad essere credibili; • ci impegna a dare risposte globali e non parziali; • ci impegna ad agire politicamente; • ci impegna a riproporre con più convinzione la sfida educativa attraverso lo sport; • ci impegna a rilanciare con determinazione una campagna nazionale di promozione del volontariato nello sport; • ci costringe a ripartire dalla "persona".

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Foto: A. Angelucci

N ON È TEMPO DI DOGMATISMI La soluzione ad una crisi strutturale come quella in corso non può venire solo dal CONI o dal Governo o dalle Federazioni, dagli Enti di promozione o dagli Enti locali... Lo sport è oggi fenomeno composito che interpella molti soggetti: istituzionali, sportivi, della società civile, ed anche ecclesiale, se pensiamo allo stretto rapporto tra sport ed oratorio... Finché ognuno continuerà a portare avanti le proprie proposte senza fermarsi ad ascoltare come la pensano gli altri, senza cercare di mediare tra le proprie idee e quelle altrui, sarà difficile avere quel nuovo progetto sportivo a tutto campo di cui il Paese ha bisogno. Ecco perché si ritiene sterile, superata, la polemica sulla centralità del CONI. Si potrebbe avere un sistema con ancora il CONI al centro, o averne uno che abbia collocazioni differenti per lo sport


finalizzato alla prestazione olimpica e per il cosiddetto sport per tutti. Il punto è un altro: arrivare a fare una scelta meditata, condivisa, che tenga conto dei pro e dei contro, e che consideri i differenti punti di vista ma sempre ricordando che lo sport, alla sua base, è un fenomeno unitario che in qualche modo è bene rimanga interlacciato. È questo il senso della proposta che il CSI sta portando avanti già dalla conferenza di maggio scorso. Costruiamo insieme occasioni importanti di incontro/confronto, dove dialogare con umiltà e serenità, senza pensare di essere i portatori unici del verbo sportivo... Questo simposio fa parte di un percorso. Spetterà poi ad altre iniziative consequenziali esplorare i nuovi possibili orizzonti dello sport di base in Italia, come: il rapporto con le istituzioni, ai vari livelli; il rapporto con l'educazione e il mondo della scuola; l'integrazione con il territorio; le sinergie con il mondo dell'imprenditoria e dell'economia di mercato; l'interazione con l'associazionismo di Terzo Settore. Sappiamo tutti che è forte la voglia, soprattutto nell'associazionismo degli Enti di promozione, di una legge che finalmente riconosca e garantisca lo sport per tutti. Oggi come oggi, consentitemi di dirlo con grande chiarezza, ritengo che non siamo in condizione di scriverla e di proporla quella legge. Questo simposio intende risvegliare le coscienze e creare una rete capillare fra Federazioni, Associazioni, Enti Locali, Istituzioni, e, soprattutto, tra persone dello sport "che ci stanno", nonostante le differenze e le discordanze, a restare unite per riflettere, confrontarsi, formarsi a questo impegno nello sport come bene comune. Per prendere posizione sui fatti e sui problemi correnti e contribuire a render più vivo, più coerente e più efficace il mondo dello sport, per una società ed una umanità sempre migliore. Per poterlo fare, dobbiamo prima essere giunti a conclusioni certe circa i tre punti di cui dicevo: quale sport, per quale persona, per quale società. Poi diventerà più facile stilare leggi, sottoscrivere appelli, chiedere risorse finanziarie, anche con forza, protestando anche fortemente se serve, a partire da domani.

LA RIFORMA DELLO SPORT: VERA RIFORMA O ALTRO? (dall'intervento del direttore dell'Ufficio CEI per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, Mons. Carlo Mazza)

Di fronte all'impotenza del modificare lo sport, si presenta una doppia questione: il problema della riforma e quello del denaro, delle risorse finanziarie. Sono questioni non avulse dall'eticità, perché l'etica è un modo di vivere, di pensare, di agire, di costruire la mia persona nella realtà sociale in riferimento a dei valori precisi e condivisi. È quella che si chiama morale pubblica. Molte volte, lo sport italiano non mostra coscienza, perché non ha una moralità pubblica evidente o è difficile rintracciarla stando alle dichiarazioni che si leggono sui giornali e che legge la gente comune. Posso capire la legittimità dell'intervento del Governo di riforma del CONI. C'è una legittimità formale, in quanto il Governo ha il dovere e il diritto di governare. Ma mi domando quali siano le ragioni, i criteri, le finalità di questa riforma. Se le ragioni fossero soltanto di borsa o di conteggio ragionieristico, sarebbe sconsolante! Se salta tutto per una questione solo di conti, saremmo veramente alla deriva e, ancora più, si dimostrerebbe quanto lo svuotamento di valori sia giunto in fondo al barile. C'è, probabilmente, un'altra ragione da studiare: perché la riforma è stata fatta così e non in altro modo? Se il CONI, all'inizio del percorso di riforma, tracciato prima dalla Melandri e adesso da questo Governo, avesse presentato, con compattezza e con capacità riflessiva, argomentativa forte, quali erano le ragioni del CONI risalenti ad una gloriosa tradizione, e se queste ragioni fossero state sorrette e animate da una tensione innovativa, e non conservativa, credo che tali ragioni avrebbero trovato un minimo di accoglienza. Non si va al Governo solo per chiedere soldi... Gli sportivi hanno una grande dignità, e hanno bisogno non solo di sentire dentro di sé questa dignità, ma che sia rappresentata da chi tiene il potere istituzionale. La dignità viene da quelle convinzioni profonde che abbiamo dentro e che sostanziano la nostra

storia. Nel nostro paese la cultura dello sport sta sfarinandosi e non si sa che fare, dove andare. Prima di fare le riforme, occorre capire la storia, le vicende dello sport italiano, e che, esse comunque, devono essere ispirate dall'eticità insita nella cultura italiana. Di questa riforma, occorre vedere proprio quali sono le ragioni strutturali, fondamentali e orientative. Io ho impressione, dal mio punto di vista, e lo dico in termini assolutamente personali, che ci siano delle ragioni non propriamente "sportive", ma che siano

Foto: A. Angelucci

inerenti ad un processo della società di oggi, delle tensioni o delle modalità dell'oggi coerenti alla ristrutturazione dei poteri… Lo sportivo, oggi, si deve rendere conto che non può solo stare sul campo, ma deve avvertire e capire le conseguenze dell'innesto dello sport in una società che cambia, in rapporto ai poteri che cambiano, alle modalità istituzionali che cambiano. Solo così lo sportivo diventa un soggetto protagonista, non subalterno, non marginale, ma protagonista, perché lo sport, oggi, è un'attività protagonista nella società italiana. È inutile che Nomisma ci faccia sapere che il 2 o 3% del PIL nazionale è appannaggio dello sport, se, poi, questo non diventa istanza per poter cambiare il settore con riforme serie.

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DOSSIER

UN PATTO PER LO SPORT

UNA CARTA ETICA DELLO SPORT (dall’intervento di Germano Bertin, caporedattore di “Etica delle Professioni”)

La rivista "Etica per le Professioni" si occupa di etica, in riferimento alle professioni legate al mondo della sanità, dell'ambiente, della formazione e dell'economia. Abbiamo dedicato un numero allo sport, cercando di capire quali sono le problematiche etiche coinvolte, collegate alle professioni che vivono e si muovono in questo settore. Per un bambino, è lo spazio del gioco, del divertimento, della fantasia; per l'adolescente, è il tempo del riconoscimento di se stesso, delle proprie potenzialità e, al contempo, del confronto con l'altro, della gara, della sfida; per il giovane che comincia a lavorare, è il tempo del recupero, del diversivo, della distensione, ma è anche il tempo del perfezionamento della propria performance; per l'adulto, il più delle volte, è soltanto questione di business; per l'anziano è una questione di attaccamento alla vita. È chiaro che la molteplicità delle domande e delle aspettative che si muovono attorno al mondo dello sport è veramente ampio. Lo sport, però, dimostra, in questi ultimi anni, di avere un po' il fiato grosso, sta avendo un momento di crisi, non solo economica, ma, forse, istituzionale, strutturale, formativa. È su questo aspetto che, come rivista, abbiamo cercato di porre la nostra attenzione. Ci siamo chiesti, anzitutto, che cosa è lo sport, che cosa sta cambiando e come sta cambiando. Come sia possibile coniugare l'aspirazione, la dimensione ludica che è insita nell'uomo e che è scandita da un ritmo di gratuità, con la sempre più forte domanda del successo ad ogni costo, dell'esagerata competizione, dell'esagerato agonismo. Ancora, cosa significa e

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come è possibile far sì che questo momento privilegiato dell'esperienza umana rimanga un'esperienza significativa, efficace, di crescita, di perfezionamento? In una società come la nostra, sempre più competitiva e aggressiva, sempre più caratterizzata dalla farmacomania, ci siamo chiesti come sia possibile garantire lo sport e lo sportivo, da soluzioni o scorciatoie che, oltre a minare la salute stessa della persona, falsa il principio che è alla base dell'attività sportiva, cioè la lealtà, cioè il confronto sincero con se stessi e con gli altri. Foto: A. Angelucci E, poi, dove sta la gratuità nello sport? Abbiamo cercato di capire come vivono, come sopravvivono le associazioni, il volontariato sportivo. Se lo sport non produce risultati, lo si può chiamare ancora sport? Si deve parlare di sport solo di élite, lo sport di base dove sta? Ecco, noi abbiamo posto queste domande e abbiamo chiesto a qualcuno di rispondere.L'etica dovrebbe offrire gli strumenti giusti, per vivere bene, per vivere meglio la vita. L'essere umano

porta in sé un'insaziabile domanda, un'insaziabile desiderio di superare la ferialità, la mediocrità. Ecco lo sport che tenta di vincere la debolezza e di ottimizzare le proprie forze. Questo significa anche mettersi in relazione. Allora, l'etica è un modo (lo diceva anche Mons. Mazza) per essere, per agire in relazione con l'altro. L'etica è il momento privilegiato della relazionalità, è il momento nel quale si riconosce la reciprocità, si vede l'altro e, soprattutto, si Foto: A. Angelucci desidera che egli cresca, si realizzi, vinca ed esprima il meglio di sé. Ecco, allora, etica e sport dovrebbero avere questa finalità: far fiorire l'altro. Lancio una proposta: perché non ci mettiamo insieme, per tentare di preparare una carta etica dello sport? Un patto si costruisce attorno a dei contenuti, a dei valori e noi proponiamo di fare un percorso. Allora ritengo che questa sia un po' la nostra provocazione e ci auguriamo un buon cammino insieme.


Foto: A. Angelucci

"SERVE LA LOGICA DELLA PROGRAMMAZIONE" (dall'intervento di Gavino Deruda, del CNEL)

Secondo il CNEL manca, nel settore sportivo, la logica della programmazione. Noi crediamo che bisogna uscire dagli interventi episodici, dagli interventi di emergenza e impostare il futuro con la logica della programmazione; in caso contrario, gli interessi forti prevarranno sempre sugli interessi deboli... D'intesa col Ministero dei Beni Culturali, il CNEL sta compiendo un'indagine seria, completa sull'impiantistica sportiva in Italia. Siamo convinti che l'indagine possa essere il punto di partenza per programmare gli interventi...Per dare risposte alle domande che pone il CSI, bisogna partire da un dato di fatto, da una conoscenza della situazione... Quale sport? Per quale persona? Per quale società? Lo sport professionistico muove grandi risorse, in un senso o nell'altro, però, quando parliamo di sport, io penso a tutto lo sport, dilettantistico, amatoriale... Riassumendo in una parola, penso allo sport sociale, nel senso stretto e largo del termine, a tante di quelle discipline che, a volte, sono sconosciute. Vengono trascurate perché poco note, ed anche per questo il CNEL ritiene che debba esserci una conoscenza qualitativa affinché possano essere incentivate... Conoscere è necessario anche per capire come utilizzare al meglio le normative, le leggi, le risorse finanziarie che sono disponibili. Per esempio, c'è la legge quadro sul turismo 2001, la 135, di cui solo di recente è arrivato il decreto che detta le norme attuative, i princìpi fondamentali... Il turismo sociale, i sistemi turistici locali hanno a che fare con lo sport: basta pensare a cosa

hanno fatto dei Paesi, nostri concorrenti, con lo sport, per sviluppare il turismo. Lo sport propone questo intreccio: come poter utilizzare tutte le risorse, non solo le risorse specifiche per lo sport, ma le risorse per il turismo, considerando che anche questo è un programma razionale, globale di sviluppo integrato del territorio. Pensiamo alle opportunità che ci sono per una legge molto più ampia, la 383, per le associazioni di promozione sociale. Anche lì ci sono degli spazi per poter operare. Quale sport? Credo si debba pensare ad uno sport per tutti. Per quale persona? Io dico per qualunque la persona, ovvero per tutte le persone: giovani, meno giovani, persone che hanno grosse attitudini fisiche e persone che hanno meno attitudini. Per quale società? Io rappresento il CNEL, ma vengo dal mondo del lavoro e a me, certe cose, riguardanti la società, mi spingono a dire che io penso ad una società pluralista, a una società democratica, ad una società solidale, ad una società che rispetta i diritti di tutti e di ciascuno. Se pensiamo a questo tipo di società, allora, giocoforza, dobbiamo rispondere ad alcuni quesiti in un modo piuttosto che in un altro, nel senso che dobbiamo tutelare anche le componenti e i soggetti più deboli: i più deboli fisicamente, i più deboli socialmente, i più deboli economicamente, i più deboli civilmente... Penso che un patto per lo sport si possa realizzare, avendo una sede seria, permanente di dialogo, di confronto, di scambio di opinioni, per realizzare poi degli obiettivi condivisi. Però un patto per lo sport dovrebbe, poi, portare ad un qualcosa di concreto, nel senso del tradurre la Foto: A. Angelucci proposta in un impegno serio. L'impegno in una società articolata, in un territorio articolato come il nostro, si può tradurre ripristinando la logica della programmazione. Ovvero arrivando ad un "piano", che definisca e ridefinisca, per esempio, le competenze... La logica di una società articolata nei poteri non deve portare ad una logica di separatezza o dell'egoismo di una regione, rispetto all'altra, di una provincia, rispetto all'altra. Deve portare ad un impegno maggiore, ad una logica solidale di cooperazione e di collaborazione. Precisare, quindi, le competenze, ma soprattutto affermare la volontà comune di raggiungere obiettivi e finalità condivise. Sulla base di questo, puoi individuare i mezzi; e quando i mezzi sono scarsi, a maggior ragione debbono essere utilizzati in maniera oculata, razionale, con un discorso programmatico, di uso coatto delle risorse, in modo che l'offerta vada a conciliarsi con la domanda, tutelando gli interessi deboli....

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NATI NEL CSI

ELISA•TOGUT di Felice Alborghetti

VOLLEY Elisa Togut Foto: FIPAV

Campione del mondo nell'Italvolley donne, al muro di Berlino ha opposto le sue schiacciate. Dal Centro Sportivo Italiano al gradino più alto del podio mondiale, l'ascesa e la favola di Elisa Togut va raccontata. Se il cielo sopra Berlino per le azzurre del volley si è dorato in due secondi, quelli necessari a ricevere nel match-point la battuta USA, alzare gli occhi in aria, e un attimo dopo

CHI È ELISA TOGUT Nata a Gorizia il 14/5/1978. Opposta. Gioca nella Monte Schiavo Jesi. 208 presenze in nazionale. Ha fatto parte del Club Italia. Campione del mondo 2002. In azzurro ha conquistato l'oro ai Giochi del Mediterraneo 2001, l'argento agli Europei 2001, la Qualificazione Olimpica 2000 ed il secondo posto al Montreux Volley Masters 2002. Ha partecipato anche alle Olimpiadi 2000 (9), ai Mondiali1998 (5), agli Europei 1997 (5) e 1999 (3), al Grand Prix 1998 (5), 1999 (4), 2000 (7), alla Coppa del Mondo 1999 (7). Tanti successi anche con le nazionali giovanili: con le Cadette nel 1995 ha conquistato l'oro europeo e il bronzo mondiale, con la Juniores prima agli Europei '96 e seconda ai Mondiali '97.

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NATI NEL CSI

ELISA•TOGUT

L’U.S. AZZURRA LA RICORDA COSÌ Claudio Musina è il presidente dell'U.S. Azzurra. Sono più di trent'anni che la sua società è iscritta nel Centro Sportivo Italiano di Gorizia. Lui oggi ne ha 64 e si ricorda bene quando nella sua palestra giocava la mini-Togut. "Devo essere sincero, non avrei scommesso su un futuro così importante per Elisa. Ricordo i primi allenamenti, veniva da noi perché sua madre era collega d'ufficio con Luciano Stiligoi, il nostro allenatore di quegli anni. Era magrolina, ed estremamente timida. Questa secchezza unita alla sua spiccata altezza, come molte altre ragazze con queste caratteristiche, la rendeva scoordinata. Non aveva movimenti fluidi. Giocò con noi fino alla prima divisione, poi la videro quelli di Modena (allora c'era il piano altezza che selezionava le ragazze) e la portarono da loro. Ricordo che per lei fu assai dura lasciare casa a 16 anni, la sua famiglia. La mamma mi raccontava che quando la sentiva al telefono le diceva spesso di voler tornare a Gorizia. Non tornò. Lavorò molto sul fisico in palestra. Ora è un'atleta da non credere… una campionessa del mondo… la migliore al mondo. Chi l'avrebbe mai detto?

Foto: FIPAV

vedere palla a terra, (la trentesima per la Togut in finale, ndr), un grazie speciale va a lei, la fantastica opposta goriziana, eletta in Germania migliore giocatrice del Mondiale. La favola a lieto fine comincia dal CSI; prima di vestire l'azzurro, infatti, Elisa dagli 8 ai 15 anni nella sua Gorizia s'era vestita d'Azzurra, società ciessina tra le più in vista nel volley friulano. A ritroso, dai riflettori tedeschi, dalla medaglia d'oro, torniamo alle sue origini, quando il soffitto della palestra sotto cui Elisa cominciava a schiacciare palloni su palloni era assai più basso del tetto del mondo. "Ho trascorso la mia infanzia nella palestra

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dell'U.S. Azzurra" - racconta la bionda 24enne friulana - "Mi piaceva anche il pattinaggio, ma ho scelto il volley. Ho giocato lì per otto anni, mi allenavo due o tre volte a settimana, un'ora al giorno. Lì ho fatto le mie prime amicizie nel mondo dello sport. Come dimenticare le mie prime compagne di squadra, l'allenatore Luciano Stiligoi, il signor Musina e… la mia voglia sfrenata di andare in palestra, volevo sempre allenarmi. Ricordo quasi tutti i tornei di minivolley cui ho partecipato. Era un ambiente familiare, bellissimo. A casa conservo gelosamente le tantissime medaglie vinte in quegli anni del CSI”.

Foto: FIPAV


Il "muro" di Berlino, quello cinese in semifinale e statunitense in finale, è crollato di nuovo sotto i colpi della Togut. Che sapore ha avuto questa vittoria? È stata grandiosa. È vero che puntavamo decise ad una medaglia, ma arrivare a quella d'oro è stato per certi versi inaspettato. Subito incredulità, una gioia immensa e poi una festa emozionante. Poi il premio personale come MVP (miglior giocatrice) del torneo iridato, è stato un riconoscimento in più, davvero commovente. Meritato, con la perla e la soddisfazione del punto finale, quello decisivo. Sì, come al solito ho attaccato molto fino in fondo. In Nazionale attacco buona parte dei palloni, ma vorrei specificare che il merito della vittoria è collettivo. Sul podio a stento avete trattenuto le lacrime. Non è così? Certo, è stato un pianto spontaneo; arrivare lì penso emozioni chiunque. La commozione poi fa il resto. Per tutte noi penso sia stato il coronamento di un sogno di una vita, spesa per la pallavolo. Auguro a tutte le giovani giocatrici di arrivare a tanto; ma certo di sacrifici bisogna farne molti.

Elisa in battuta con l’U.S. Azzurra

Dall'U.S. Azzurra alla Nazionale l'amicizia ha sempre lo stesso gusto? Direi di sì. Col tempo diventa anzi sempre più forte. Noi azzurre andiamo molto d'accordo; è un gruppo molto unito, che lavora da diversi anni insieme. Elisa (n. 5) in prima divisione con l’U.S. Azzurra Foto: FIPAV

Se non sbaglio tu nel '98 facevi parte con la Mello e la Rinieri di quel progetto "college" del Club Italia, voluto dal C.T. di allora Julio Velasco. Un progetto che ha dato quindi i suoi frutti? Sì, è vero; c'era con noi anche l'alzatrice Lo Bianco, mia compagna di squadra quest'anno nel Monte Schiavo Jesi. Praticamente era una collegiale permanente, dove arrivavano le giovani promesse italiane che studiavano e si allenavano in palestra quotidianamente, senza disputare campionati, ma solo amichevoli. Facevamo un anno di Nazionale a tempo pieno. Cosa pensi invece dei numerosi calendari su cui campeggiano le foto delle tue colleghe? C'è calendario e calendario. Se parliamo di quelli senza veli a me non interessano affatto. Ognuna è libera di spogliarsi, posare… È molto individuale come scelta; ognuna fa la sua. In molte han fatto il calendario, alla fine a me interessa più aver vinto il campionato del mondo. Comunque mi sembrerebbe giusto che un'atleta appaia di più per le sue capacità tecniche che per le sue doti fisiche. Così come mi dispiace per chi giudica un atleta non come essere umano ma quasi fosse un robot. Quali altri sport segui? L'atletica ed il calcio. Quali sono i tuoi beniamini? Sono tifosa interista. Su tutti c'era Ronaldo, prima del tradimento estivo. Ora tra Crespo e Vieri non ho ancora scelto chi può sostituirlo nel mio cuore nerazzurro. In bocca al lupo!

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ARGOMENTI

LOMBARDIA-SPORT: ECCO LA NUOVA LEGGE di Daniele Caleca

Lombardia-sport: ecco la nuova legge! ASPETTI CHIAVE DELLA NUOVA NORMATIVA REGIONALE PER LA PROMOZIONE DELLO SPORT IN LOMBARDIA Con l'approvazione, il primo ottobre scorso, della legge regionale n. 061 che detta "norme per lo sviluppo dello sport e delle professioni sportive in Lombardia" si chiude un tormentone legislativo riguardante la revisione della Legge 9/75 che, a più riprese, è stata oggetto d'intenti riformatori finiti nel nulla. Il risultato, visti i tempi che corrono, inverte una linea di tendenza: quella di lasciare lo sport per tutti al suo destino. La nuova normativa della regione Lombardia, infatti, rappresenta un importante punto di svolta in materia di promozione sportiva. La legge interessa direttamente il 13% della popolazione lombarda. Sono, infatti, circa due milioni (fra cui 2mila disabili) i cittadini regolarmente tesserati presso una del-

le 19mila società sportive mentre oltre 650mila sono i lombardi che praticano lo sport senza essere accasati presso alcuna associazione. La filosofia del provvedimento trova una buona sintesi nel primo comma dell'art. 1 laddove afferma che "la regione riconosce il valore dello sport quale strumento di formazione della persona, di socializzazione, di benessere individuale e collettivo e d'incontro e di conoscenza fra soggetti e collettività, di miglioramento degli stili di vita". La legge interessa una vasta platea di organizzazioni: dal CONI, alle Federazioni, agli Enti, dalle società ed associazioni sportive senza fine di lucro, ai centri di aggregazione giovanile, agli oratori che sono riconosciuti come istituzioni educative che opera-

no anche per la promozione sportiva. La Regione Lombardia potrà predisporre azioni volte a favorire e a sostenere, anche finanziariamente, la promozione e le attività sportive, formative e di comunicazione delle organizzazioni sopra citate, lo sviluppo ed il potenziamento delle strutture sportive nel quadro di una razionale programmazione territoriale, la formazione degli operatori sportivi professionali e non, lo sport nella Scuola, l'incremento dei Centri di avviamento allo sport, la divulgazione della storia e dei valori dello sport, gli scambi con i Paesi della UE (come stages per giovani operatori sportivi), eventi a carattere regionale, nazionale ed internazionale in particolare rivolti ai giovani, disabili ed anziani. La normativa rispetta le specifiche esigen-

A colloquio con il dott. Domenico Pisani, assessore regionale allo sport, giovani e pari opportunità

mento degli stili di vita. Un grande risultato che testimonia della felice convergenza tra opposti schieramenti per una riorganizzazione e una nuova gestione delle risorse per lo Sport.

In un momento denso d'incognite per lo sviluppo del Paese e dello Sport, la Regione Lombardia colma un ritardo storico e punta sulla promozione sportiva. È un'iniezione di fiducia proprio mentre il governo centrale latita su questo tema. Un successo dovuto certamente ad una felice convergenza d'idee e d'intenti e… che altro?

Quali sono i punti di forza della legge? E quali i punti di debolezza?

L'azione che l'Amministrazione regionale intende portare avanti affonda le radici nell'esito affermativo della Modifica al Titolo V della parte seconda della Costituzione e nell'ancor più recente approvazione della nuova legge regionale n. 26 del 8 ottobre 2002: "Norme per lo sviluppo dello sport e delle professioni sportive in Lombardia", nelle cui finalità, a chiare lettere, si evince che la Regione Lombardia riconosce il valore dello sport quale strumento di formazione della persona, di socializzazione, di benessere individuale e collettivo, d'incontro e di conoscenza tra soggetti e collettività, nonché di migliora-

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Non vedo punti di debolezza, semmai vedo rafforzati ancor più i concetti di solidarietà sociale, diritto allo sport, tutela della salute e qualificazione professionale degli operatori, veri punti cardine sul ruolo che tutti gli Attori, la Regione Lombardia in primis e poi gli altri soggetti coinvolti, andranno d'intesa collaborativa ad espletare sulle scelte da operare per il mondo dello sport.

Si sa che l'associazionismo sportivo no profit naviga a vista tra tante difficoltà. La legge regola una massa notevole di interventi possibili a sostegno dell'associazionismo. È ipotizzabile che vengano predefinite le priorità? Certamente! Mai nulla è stato e sarà affidato al caso. Nel rispetto delle competenze, il Consiglio regionale dovrà approvare


IL•PARERE•DEL•CSI

ze dell'associazionismo. Così la qualificazione degli operatori sportivi tiene conto anche dei bisogni formativi degli Enti di promozione sportiva, le norme, volte a favorire anche la riqualificazione di impianti sportivi, prendono in considerazione anche le strutture idonee a praticare attività non propriamente agonistiche. Quanto alla tutela della salute dei praticanti, la norma prevede sanzioni e procedure disciplinari per quanti si sottraggono ai controlli anti-doping, ma non dispone per le visite mediche e i relativi accertamenti, trattandosi di materia disciplinata all'interno del piano socio sanitario. Tuttavia, in sede di approvazione della legge, il Consiglio ha votato un ordine del giorno che impegna la Giunta regionale a garantire anche nel 2003 la gratuità degli accertamenti e delle visite mediche per l'idoneità alla pratica sportiva per tutti i minori ed i portatori di handicap. È un buon viatico per assicurare nel breve periodo un servizio che andrebbe visto in un'ottica di prevenzione della salute e proprio per questo prima o poi si finirà con dover rimettere in discussione il problema. Infine, la legge prevede l'istituzione di tre organi collegiali: il Forum dello sport, composto dagli assessori provinciali competenti in materia di sport, la Consulta regionale per lo sport e l'Osservatorio regionale sullo sport per monitorare l'andamento della promozione. È altresì istituita una periodica Assemblea generale dello sport.

un Piano Programma degli interventi a favore dello Sport mentre verrà demandato alla Giunta il compito di individuare criteri e modalità applicative di detti interventi.

Come hanno accolto le amministrazioni locali la legge in questione che, di fatto, coinvolge gli assessori interessati nel Forum dello Sport? E quale iniziative pensa di porre in essere per un reale coinvolgimento di Province e Comuni in tema di programmazione relativamente allo sviluppo e al recupero dell'impiantistica sportiva? Siamo convinti che la sinergia istituzionale sia sempre premiante. Nello specifico, per l'impiantistica, i miei Uffici stanno predisponendo un Piano Pluriennale per l'impiantistica sportiva all'interno del quale verranno affrontate e risolte, sentite le amministrazioni provinciali, tutte le tematiche finalizzate al recupero del patrimonio e alla realizzazione di nuovi impianti sportivi.

Rimanendo in tema, quali criteri verranno adottati in sede di programmazione per la costruzione e ristrutturazione dell'impiantistica? Riequilibrio tra le diverse aree, in relazione alla tipologia

di Giovanni Sala Presidente regionale CSI Lombardia

Con la nuova legge regionale sullo sport la Regione Lombardia si pone all'avanguardia nel panorama politico nazionale, delineando con chiarezza le finalità che lo sport di base ha intrinseche quali la prevenzione, la salute, la capacità di aggregazione ecc. Il cammino che ha portato la Regione ad approvare questa legge è stato lungo e tortuoso ed il CSI lombardo ha giocato fino in fondo il proprio ruolo. Infatti, un anno fa la Giunta regionale aveva presentato un disegno di legge completamente differente e che non tutelava minimamente lo sport di base e gli Enti di Promozione Sportiva. A seguito di questo e dopo un lungo dibattito interno, il CSI ha portato in Congresso Regionale un documento dove si chiedeva alle componenti politiche della Regione un radicale cambio di rotta; tale documento è stato sottoscritto da centinaia di Società sportive ed inoltrato al Presidente della Giunta regionale, Roberto Formigoni. A seguito di questo ed anche per l'intervento di altri soggetti sportivi, la Commissione regionale allo sport ha rivisto completamente il PDL ed ha avviato una serie di incontri con il CONI e con il CSI per arrivare ad una legge largamente condivisa tant'è che è stata approvata pressoché all'unanimità dal Consiglio Regionale. Il CSI è ovviamente soddisfatto in quanto è stato premiato il suo sforzo e sono state riconosciute le proprie capacità costruttive. L'impegno però non è finito; infatti, occorrerà ora vigilare affinché il Regolamento attuativo, che dovrà essere approvato entro 180 giorni, sia in sintonia con le indicazioni emerse dallo sport di base.

e alla quantità... Questi sono tutti argomenti che, come ho già detto, verranno dibattuti con l'elaborazione e predisposizione del Piano sopra citato che inevitabilmente dovrà comunque tenere conto dei diversi elementi di valutazione previsti nella legge; mi riferisco appunto all'omogeneità territoriale distributiva degli impianti, alla loro razionale distribuzione per tipologia, all'efficace gestione orientata anche al pieno utilizzo delle strutture, all'efficienza qualitativa nella manutenzione e gestione degli impianti, al rispetto delle norme di sicurezza, all'eliminazione delle barriere architettoniche ed infine al risparmio energetico.

Quando prevede possano entrare in funzione gli organi collegiali previsti dalla legge (Forum, Consulta, Osservatorio dello sport)? La Giunta regionale stabilirà, con propria deliberazione, sia la composizione sia le modalità di funzionamento di questi Organi. Ciò in considerazione del fatto che la definizione stessa di collegialità implica per l'appunto decisioni che non possono essere prese in senso unilaterale. Tempi e modalità risentono dunque di un'analisi a monte.

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L'importanza del calcio altamente assimilabile in chi pratica attività sportiva Numerose sono le discipline sportive e moltissimi sono coloro che le praticano, a livello amatoriale ed agonistico, chi per passione, chi per professione, altri per una sempre maggiore attenzione al proprio corpo e a quel benessere fisico a cui tutti aspiriamo. Durante l'esercizio fisico il nostro organismo è sottoposto a diversi stadi di fatica e di sforzo che vanno ad aumentare sia la perdita di acqua, sia di altri elementi essenziali. Inoltre, diverse abitudini e stili di vita riscontrabili anche in coloro che praticano attività fisica, spingono ad eliminare o ridurre dall'alimentazione i prodotti derivati dal latte, quali ad esempio i formaggi, sia per motivi legati all'intolleranza al lattosio sia per l'esigenza di ridurre l'apporto calorico. Tali alimenti sono ricchi di calcio, sostanza assai preziosa per il nostro organismo, in particolar modo per la nostra struttura ossea. È quindi estremamente importante garantire al proprio organismo la quantità di calcio corrispondente al nostro fabbisogno giornaliero, che, stando ai livelli raccomandati dalla Società Italiana di Nutrizione Umana (tabella Larn), oscilla dai 1200 mg nei ragazzi/e dagli 11 ai 17 anni, ai 1000 mg nelle persone dai 18 ai 29 anni, per scendere agli 800 mg nella fascia dai 30 ai 49 anni, fino a riattestarsi in valori di 1000 e 1200 mg nelle fasce più adulte. Non tutti sanno che con un solo litro di Acqua Sangemini (328 mg di calcio altamente assimilabile) si copre circa il 3540% del fabbisogno giornaliero, con indubbio vantaggio non solo di chi ha problemi di intolleranza al lattosio, ma anche di quanti non desiderino assumere con il calcio anche grassi e calorie.

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Questa peculiarità di calcio altamente assimilabile dell'Acqua Minerale Sangemini è stata dimostrata scientificamente: l'Acqua Minerale Sangemini vanta infatti più di 200 ricerche scientifiche; da una delle ultime in ordine di tempo emerge una biodisponibilità del calcio contenuto nell'Acqua Sangemini addirittura superiore a quella del latte, tanto che la definizione riportata sull'etichetta dell'Acqua Sangemini "apporta calcio altamente assimilabile" è stata autorizzata dal Ministero della Sanità. L'Acqua Minerale Sangemini è un'acqua bicarbonato-calcica a basso contenuto di Sodio. Ciò significa che essa è particolarmente ricca oltre che di calcio altamente assimilabile, anche di bicarbonati. Dei bicarbonati, a titolo informativo, è nota l'azione sia sull'acidità gastrica sia quella tampone sull'acido lattico, quest'ultima particolarmente utile nel ridurre il senso di fatica durante l'attività sportiva. L'Acqua Minerale Sangemini nasce da sorgenti nascoste in profondità nella roccia e circondate da un'area di 1300 ettari di natura protetta, nel cuore verde dell'Umbria e, filtrando attraverso il sottosuolo, l'Acqua Minerale Sangemini si arricchisce di altri elementi essenziali, oltre il Calcio, quali il Magnesio, il Fluoro e il Potassio. Ed è proprio per queste sue caratteristiche, che l'Acqua Minerale Sangemini, da tempo è presente in diverse iniziative sportive, dal calcio alla pallavolo, fino ad arrivare alle attività del CSI, come lo Stadium Sportintour. L'Acqua Minerale Sangemini, è disponibile anche nel comodo e pratico formato per lo sport in Pet da 0,5. Per saperne di più www.sangemini.it Sangemini, perché di crescere non si finisce mai.


ARGOMENTI

O CI SEI, O TI FAI

L’IMPEGNO DEL CSI NELLA CAMPAGNA DI PREVENZIONE ANTIDROGA Dopo il lungo tour che l'ha portata a toccare decine di località italiane dal 22 luglio al 22 settembre, la campagna antidroga "O ci sei o ti fai. Io voglio esserci" è entrata nella seconda fase: per tutto l'inverno, fino alla fine di marzo, l'iniziativa vivrà di una serie di eventi di approfondimento - incontri, conferenze, manifestazioni sportive e culturali che coinvolgeranno scuola, università, luoghi di aggregazione, caserme, carceri, oltre alle stesse discoteche. Il CSI è attivamente impegnato anche in questa seconda fase della campagna, che ha avuto il suo clou nell'evento sport organizzato a Milano il 24-28 ottobre. Il CSI intende poi organizzare per la fine di marzo una gara di velocità a tempo denominata "mille per cento" La manifestazione si svolgerà contemporaneamente nelle piazze di cento città capoluogo di provincia. In ciascuna piazza italiana sarà predisposta una pista lunga cento metri, suddivisa in 5 corsie. La manifestazione è aperta agli alunni delle scuole elementari, medie e superiori.

Come si ricorderà, alla campagna prendono parte undici Onlus, espressione dell'associazionismo e del mondo delle comunità di recupero dei tossicodipendenti, per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio del Commissario del Governo per le Politiche Antidroga e del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. CSI a parte, il "cartello" delle associazioni e comunità comprende importanti realtà del mondo del recupero dalla droga, come la comunità di San Patrignano (capofila del progetto), l'associazione Giovanni XXIII, la Comunità In Dialogo, la Comunità Mondo Nuovo, la Comunità Casa del Giovane, la Lega abruzzese antidroga, ma anche organizzazioni che operano nel mondo del disagio giovanile e dell'educazione: l'Asso-

A CONFRONTO CON ... A NDREA M UCCIOLI Quale posto e quale valore date alla pratica sportiva nelle metodologie di recupero adottate nella Comunità di San Patrignano?

ciazione Droga che fare, l'Associazione Italiana Club Alcolisti in Trattamento, l'Ente di formazione professionale delle ACLI (ENAIP).

Lo sport è, da sempre, parte organica della proposta di recupero della comunità. Per noi la tossicodipendenza non è una malattia, ma una forma di disagio che si esprime attraverso una frattura, un improvviso vuoto, nel processo formativo e educativo di un ragazzo. Uscire dalla droga, semplificando al massimo, è riprendere a crescere, a maturare, riprendere quel cammino educativo che le droghe hanno interrotto, disgregato. E lo sport è uno straordinario strumento di formazione per un ragazzo. Insegna a conoscere e rispettare te stesso e gli altri, abitua ad affrontare i limiti e migliorarli con l'impegno, l'allenamento. L'obiettivo centrale di san Patrignano è offrire l'opportunità a tutti i nostri ragazzi di costruirsi una personalità equilibrata e responsabile e ogni pratica sportiva aiuta a gestire le emozioni, i comportamenti ed a rispettare, finalmente dopo anni di droga, il tuo corpo. Infine, sport è anche divertimento, piacere d'incontrare gli altri, in molti casi scoprire un nuovo e positivo modo di stare insieme.

Quali attività prediligete e perché? A San Patrignano, pratichiamo per lo più sport di gruppo: basket, volley, calcio. Sono discipline di squadra, ti aiutano nel relazionarti con gli altri, compagni o avversari che siano. E ognuno dei 54 settori di formazione in cui è articolata la comunità ha un team che partecipa ai tornei interni, sia maschili sia femminili, chi si succedono nell'arco dell'intero anno. In più, abbiamo per ogni sport, una rappresentativa che partecipa ai normali campionati che si svolgono a Rimini: 2° categoria di calcio, serie D di volley, torneo amatori di basket. Ed il trofeo cui tutti noi teniamo di più e siamo più lieti di raggiungere, molto spesso riuscendoci, è la coppa disciplina. Per noi, l'agonismo non deve mai sconfinare nell'antagonismo, nella scorrettezza o negli eccessi che, spesso, il mondo dello sport ci mostra. Onestà, lealtà, rispetto degli altri, sono valori essenziali nell'esistenza di una persona non solo nella pratica sportiva. Ed anche una partita di calcio o di basket può aiutarci a scoprirli e viverli. 29


ARGOMENTI

Sport a scuola fiala antidroga Stefano Caldoro, sottosegretario al Ministero dell’Istruzione:«La Scuola ha il compito di educare allo sport contrastando pratiche illecite e dannose per la salute». Qual è il ruolo dello sport nel contesto del progetto di riforma scolastica del Ministro dell'Istruzione? Il nostro impegno è diretto innanzitutto ai bisogni, agli interessi, ed alle aspirazioni degli studenti. In questo quadro vi è la necessità di riconsiderare all'interno della scuola, nell'ambito dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, con particolare riferimento all'arricchimento ed all'ampliamento dell'offerta formativa, il rapporto tra disciplina intellettuale e disciplina sportiva per aiutare i ragazzi a sviluppare ar moniosamente il proprio corpo e la propria mente. Lo sport educa all'allenamento, al senso del gioco collettivo, allo spirito di sacrificio che sono uno degli obiettivi della scuola: l'educazione sportiva, intesa come cultura sportiva. La visione che ci ispira non è quella di una scuola che faccia di ogni ragazzo un campione, bensì quella di rafforzare nella scuola la valenza civica dello sport.

La campagna "O ci sei o ti fai" si basa sulla collaborazione tra Scuola e associazionismo. Si tratta di una scelta episodica o di una precisa strategia? In particolare, quali spazi di collaborazione ritiene possi-

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bili tra associazionismo sportivo e Scuola, che a livello centrale che periferico? Non si tratta di una scelta episodica, ma può essere ricondotta alle finalità che si è prefisso il MIUR siglando con il CONI un protocollo d'intesa, firmato dal Ministro Moratti il 5 giugno u.s., che prevede, tra l'altro, la collaborazione e/o il coinvolgimento di Federazioni Sportive, Società sportive ed altri soggetti. Il perseguimento delle finalità ed il raggiungimento degli obiettivi si realizzano anche con progetti mirati che, fatte salve le prerogative di indirizzo del MIUR e delle responsabilità della Scuola dell'Autonomia, si realizzino attraverso le sue articolazioni centrali e territoriali e con il contributo anche di Associazioni sportive interessate all'attribuzione dei programmi d'intervento.

Educare vuol dire anche fare riferimento ad alcuni valori quali obiettivi educativi. Intorno a quali valori ritiene debba essere impostata l'educazione delle giovani generazioni del nostro tempo? Le giovani generazioni dovranno essere educate a quei valori che si ispirano al comune senso del vivere civile, della convivenza sociale, formando coscienze

che custodiscano il valore della vita, della legalità, della giustizia, della democrazia, della pace, della solidarietà. A tal fine, proprio per avviare un lavoro comune a livello europeo, su questi grandi temi abbiamo promosso, negli ultimi mesi, una larga diffusione nelle scuole della Carta dei Diritti Europei con l'obiettivo di educare al rispetto delle istituzioni, all'osservanza dei valori della democrazia che hanno le loro fondamenta nel rispetto dei diritti altrui, nella cultura del dialogo e della comprensione reciproca.

Come ha ricordato Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo degli sportivi, c'è uno sport che edifica l'uomo ed uno che lo tradisce e lo mortifica. Ovvero, non sempre lo sport si propone come valore autentico per la persona, anzi può assumere connotazioni negative (doping, sfruttamento del corpo oltre i limiti naturali, centralità del mito del successo, etc.). Quale concetto di sport ispira i programmi del Ministero? Il concetto di sport che ispira i programmi del Ministero è quello di far conoscere lo sport per quello che veramente significa e cioè la gioia della condivisione, il rispetto dell'avversario e delle regole per educare i giovani al vivere civile. L'educazione sportiva può diventare fattore di integrazione multirazziale, di convivenza civile e solidarietà. La Scuola ha il compito di educare allo sport contrastando pratiche illecite e dannose per la salute. Deve invece sviluppare nei giovani la cultura del rifiuto delle sostanze illecite, orientandoli verso l'impegno del carattere nello svolgimento dell'azione sportiva senza ricorrere all'uso di droghe e all'eccesso di competitività oltre i propri limiti fisici. Con questo spirito la Scuola si impegna a formare giovani che attraverso l'educazione motoria, fisica e sportiva sappiano curare il proprio corpo e considerino lo sport come strumento per riconoscere diritti, doveri e responsabilità, sapendo mettere i propri obiettivi individuali al servizio della collettività. Lo sport, così inteso, favorisce la crescita culturale, civile e sociale dei giovani, concorrendo a prevenire e superare la dispersione scolastica, il disagio giovanile, la marginalità sociale, a contrastare pratiche di doping e forme di violenza.


UNO SPORT ALLA VOLTA QUEI MAGNIFICI 7 DELLA PALLAMANO di Roberto Di Stefano

Quei magnifici 7 PALLAMANO della pallamano UN

PO ' DI STORIA

La pallamano è abbastanza giovane, anche se esperti segnalano le sue origini nell'antichità. Nell'antica Grecia, si praticava un gioco simile, "Gioco di Ucraina", descritto da Omero nell'Odissea. Di giochi simili, si hanno tracce anche in epoca romana, l'Hapaston, e nel medioevo. Le origini moderne le troviamo nel 1900, in Germania, Max Heiser, elaborò un gioco, definito il progenitore della pallamano, che chiamò "Torball". Nel 1919 si interessò a questo gioco anche Karl Diem, giornalista tedesco, il quale nel '20 perfezionò un gioco nuovo ricco di dinamicità che fu chiamato handball. Presto l'interesse per l'handball si divulgò per tutta la Germania. Il gioco prevedeva 11 giocatori con regole semplici e molto dissimili dalle attuali. In seguito la passione per la pallamano dilagò dapprima in Danimarca ed in seguito nei paesi Scandinavi. Proprio a causa delle esigenze ambientali di questi Paesi freddi, il gioco subì delle trasformazioni al fine di poterlo attuare in palestra riducendo a 7 il numero dei giocatori. La storia ufficiale della pallamano agonistica ha inizio, invece, nel 1926 con i Giochi Internazionali dei Lavoratori; 2 anni più tardi la pallamano fu ammessa alle Olimpiadi di Amsterdam, come torneo dimostrativo. Presente alle Olimpiadi di Berlino del 1936 fu esclusa nelle successive edizioni per essere di nuovo inserita nelle olimpiadi di Monaco di Baviera '72. Alle Olimpiadi di Montreal si assiste all'ingresso delle donne al torneo di pallamano. In Italia solo nel 1967 si diede inizio all'attività agonistica ufficiale. Da allora ad oggi la pallamano ha fatto passi da gigante. Oltre a far parte delle Federazioni riconosciute

Foto: FIGH

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UNO•SPORT•ALLA•VOLTA

QUEI MAGNIFICI 7 DELLA PALLAMANO

dal CONI, ha ottenuto dal Ministero della Pubblica Istruzione l'inserimento nei programmi scolastici, nonché fra le specialità previste nei Giochi della Gioventù. Negli ultimi anni, si sta sempre più diffondendo anche l'handball-beach.

LE

PRINCIPALI REGOLE

Si gioca su un campo delle dimensioni 40x20, al centro delle linee corte sono posizionate due porte alte 2 m e larghe 3 m. Per gli incontri di categorie giovanili le dimensioni sono ridotte. Nel campo sono presenti due zone franche dette "aree di porta" delimitate da una riga semicircolare posta ad una distanza di 6 m. dalla linea di porta. All'interno dell'area di porta, il portiere può toccare il pallone con qualsiasi parte del corpo. Nella distinta da presentare all'arbitro, prima di un incontro, sono riportati 12 nominativi senza alcuna distinzione di ruolo. In campo, invece, possono entrare 7 giocatori, uno dei quali assume la funzione di portiere. Gli altri 5 rimanenti si sistemeranno in panchina dove potranno essere anche: 1 allenatore, 1 vice-allenatore, 1 dirigente accompagnatore, 1 medico e 1 massaggiatore. Durante il gioco si possono effettuare un numero illimitato di cambi, favorendo così la partecipazione di tutti i giocatori. Però, per effettuare un qualsiasi cambio, è necessario che il giocatore che deve entrare aspetti l'uscita del suo compagno. Questa operazione deve effettuarsi in una zona denominata "zona di cambio". Gli atleti possono giocare il pallone utilizzando le mani, sono vietati i tocchi con il piede. Non si può tenere il pallone in mano per più di 3 secondi e non si possono fare più di 3 passi con esso. Analogamente alla pallacanestro, tutti i giocatori in campo sono contemporaneamente attaccanti e difensori anche se spesso rivestono posizioni diverse nel capovolgimento di fronte.

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RUOLI

Esistono 7 ruoli: centrale, terzino destro, terzino sinistro, ala destra, ala sinistra, pivot e portiere. Il centrale è il play maker della squadra, dovrebbe essere il giocatore con più intelligenza tattica che, con il suo movimento e le sue finte, riesce a mandare al tiro i suoi compagni. Normalmente, durante l'attacco,

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gioca in posizione centrale rispetto ai suoi compagni di squadra. Caratteristiche: visione di gioco, potenza di gambe e braccia, resistenza e precisione al tiro. I terzini, contrariamente al calcio, sono, solitamente, i principali realizzatori della squadra. Sono normalmente gli atleti più dotati fisicamente. Moltissimi schemi di gioco sono studiati in modo tale da portare i 2 terzini al tiro. Spesso cercano di andare al tiro anche sovrastando il muro degli avversari. Di norma, giocano alla dx e alla sx del centrale. Caratteristiche: statura elevata, potenza di gambe, rapidità di braccio, resistenza. Le due ali sono i giocatori più esterni della squadra. In fase di capovolgimento di fronte sono coloro che partono velocemente in

contropiede cercando di sorprendere la squadra avversaria con la difesa non ancora schierata. Le ali sono atleti dotati di grande agilità, esse cercano di andare al tiro superando gli avversari con delle finte o rapidi cambi di direzione. Caratteristiche: rapidità, elevazione, accelerazione, abilità di tiro. Il pivot riveste un ruolo particolare. In fase di attacco si schiera all'interno della difesa avversaria e normalmente non partecipa alla circolazione della palla. Il compito del pivot è soprattutto quello di creare occasioni da gol per i due terzini effettuando dei blocchi sui difensori o rompendo gli schemi di difesa avversari. Contrariamente agli altri compagni di squadra, il pivot gioca di Foto: FIGH


spalle alla porta e deve avere la capacità di girarsi rapidamente quando è servito. Caratteristiche: potenza di gambe, resistenza, abilità di tiro, lottatore, peso. Il portiere è l'ultimo baluardo a difesa della porta, è l'unico giocatore che può calpestare l'area di porta. Esso può toccare il pallone con qualsiasi parte del corpo se si trova entro la sua area, al di fuori di essa si comporterà come un normale giocatore. Un ottimo portiere può essere una pedina fondamentale per la squadra. Caratteristiche: coraggio, reattività, personalità, statura, rapidità. La pallamano in ogni modo è un gioco di squadra dove tutta la formazione partecipa ad ogni azione di attacco o difesa.

I

FONDAMENTALI

Maggiori sono le capacità di controllo della palla, maggiori sono le possibilità di risolvere positivamente l'azione di gioco. Per iniziare a giocare a pallamano è necessario l'acquisizione di fondamentali di gioco molto semplici: la ricezione, il palleggio, il passaggio e il tiro.

LA

COPPA I NTERAMNIA

Ogni anno dal 5 all'11 luglio, Teramo si risveglia, allarga i suoi confini e si trasforma quasi in un unico, gigantesco campo di pallamano. Si fa piacevolmente travolgere da un'alta marea di giovinezza e d'allegria e diventa testimone ed attrice al tempo stesso di una splendida festa: la Coppa Interamnia. Un elevato numero di squadre giovanili di circa 100 nazioni sono protagoniste di 7 giorni indimenticabili di sport e di divertimento. Ogni piazza, palestra, scuola, impianto sportivo echeggia di ragazzi di tutti i continenti uniti dalla passione per questa disciplina.

La ricezione è un'azione che favorisce l'entrata in possesso della palla. Per un'efficace ricezione occorre raggiungere una buona sensibilità delle mani e delle braccia che devono assecondare la velocità e la traiettoria della palla. È fondamentale saper ricevere la palla alta, bassa, a terra ma, soprattutto, riuscire a ricevere il pallone in movimento e anche in elevazione. Il palleggio è un'azione che permette al giocatore di restare in possesso della palla sia restando fermo sia in movimento. È importante che l'atleta sappia palleggiare in corsa, lateralmente, all'indietro ecc. Spesso il palleggio è utilizzato per scavalcare il difensore piuttosto che per far avanzare la palla. Il passaggio, generalmente, viene eseguito con una sola mano. Un buon giocatore deve saper effettuare una vasta gamma di passaggi (fondamentale, sottomano, con rimbalzo ecc.), eseguirli con grande sicurezza e dosare la giusta forza. Anche in questo caso è necessario saper passare da fermi, in movimento e in elevazione. Il tiro in porta rappresenta il fine di ogni azione di gioco; con esso si concretizza la finalità del gioco: il gol. Esistono vari tipi di tiro, che si possono raggruppare in due gruppi: tiri in appoggio, eseguiti con almeno un piede in appoggio al suolo e tiri in elevazione, eseguiti durante la fase di volo. Il tiro si differenzia dal passaggio soprattutto per l'energia e la velocità con cui viene lanciata la palla.

LA

rano cercando di impedire agli avversari di raggiungere la linea dei 6 metri. I modelli tattici sono: 6-0, tutti i giocatori sono schierati sulla linea dei 6 metri; 5-1, 5 difensori sono sulla linea dei 6 m mentre uno è più avanzato; 4-2, 4 giocatori sono sulla linea dei 6 m. e due sono più avanzati; 3-2-1, la difesa è schierata su tre linee, 3 sono sulla linea dei 6 m, 2 sono su una linea intermedia e un giocatore è più avanzato. La tattica di difesa si sceglie considerando le caratteristiche della squadra avversaria. Si sceglierà una difesa più avanzata contro della squadre che hanno buoni tiratori, e una più schiacciata contro squadre con giocatori agili.

TATTICA

Nella pallamano normalmente si difende a zona, a volte si può utilizzare il marcamento a uomo nel caso in cui vi sia un avversario particolarmente pericoloso o dalle spiccate capacità di gioco. Le difese si schieLa prima edizione risale al 1973 da un'idea di 5 amici. Così di colpo, da quell'anno, la città diventa una metropoli multietnica, incroci di voci, dialetti, suoni e colori diversi. Di sera ci sono molti spettacoli; tra cui l'elezione della miss e del mister Coppa Interamnia che si tiene nella piazza principale. Fra una partita e l'altra, tra una gita e una cena, tra un ballo e una risata, si arriva alla giornata finale. L'appuntamento è al campo centrale, per le ultime gare. È qui che tutti danno fondo alla propria gioia, per aver trascorso una settimana indimenticabile, ma anche alla propria malinconia per la splendida avventura finita troppo presto.

Molti torneranno nella prossima edizione; sicuramente in nessuno svanirà il ricordo, pronto a rinnovarsi fra un anno in questo festival di sport e di solidarietà umana.

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SALUTE

IL•GIOCO•DEI•PASSAGGI a cura di Sergio Cameli

Il gioco PALLAMANO dei passaggi EQUILIBRIO E VELOCITÀ SONO DOTI FONDAMENTALI IN QUESTO SPORT. ESSENZIALE UNA CORRETTA IMPOSTAZIONE DEL CORPO NELLO SPAZIO La pallamano alle sue origini veniva giocata all'aperto in 11 contro 11. Si è sucessivamente evoluta trasferendosi in palestra e riducendo quindi campo e giocatori. Dal punto di vista fisiologico si tratta di uno sport complesso che utilizza gesti spontanei dell'uomo come la corsa, il salto e il lancio della palla. La pratica di questo sport prevede fondamentali diversi come la presa, il palleggio, il passaggio, il tiro e il movimento di difesa. Le capacità dell'atleta devono quindi essere molteplici e ben sviluppate a partire dalla corretta impostazione corporea nello spazio. Attraverso l'equilibrio è infatti possibile realizzare passaggi in velocità e in precaria posizione, anche ad atleti che si spostano in modo non uniforme e rettilineo. Dal punto di vista fisiologico questo sport è caratteristicamente catalogato tra quelli a carattere aerobico anaerobico alternato. I

ATTENZIONE

ALLE FIBRE

momenti di corsa, infatti, non sono continui ma si susseguono alternativamente tra scatti massimali, corsa lenta e fasi di recupero. Ciò significa che per produrre una buona prestazione, sia necessario possedere una notevole resistenza alla velocità attraverso l'allenamento specifico della potenza anaerobica alattacida nonché della dinamica di corsa (ricerca del giusto rapporto tra lunghezza e frequenza del passo). Le capacità di lancio e tiro della palla dipendono, invece, dallo sviluppo della coordinazione motoria e della forza. Gli esercizi di coordinazione hanno lo scopo di consentire all'atleta di lanciare nel momento di massimo caricamento in modo da sfruttare nel miglior modo possibile la forza prodotta. Per quanto riguarda l'allenabilità della forza, essa si riferisce principalmente allo sfruttamento delle caratteristiche neuromuscolari attraverso la migliore attivazione della condi Giovanni Boni

La pallamano, sport aerobico anaerobico alternato, è caratterizzata da fasi di sforzo fisico ad alta intensità alternata a fasi di recupero per lo più attivo. Durante le azioni specifiche del gioco della pallamano, il giocatore compie azioni in cui si esaltano la velocità, la forza nelle sue componenti sia esplosiva che reattivo-elastica, la flessibilità articolare e la resistenza agli sforzi di alta intensità. Un giocatore di pallamano può percorrere durante un match anche 5 Km, in base ovviamente al ruolo ricoperto, alternando salti, cambi improvvisi di direzione e di velocità a fasi in cui le richieste metaboliche sono relativamente basse. La frequenza cardiaca media durante una partita di pallamano oscilla tra i 150 e i 190 bpm, con punte di lattacidemia fino alle 9 millimoli/litro. È chiaro quindi che, sulla base di tali considerazioni, la componente aerobica dell'allenamento rappresenta una fase importante con la finalità principale di smaltire il lattato prodotto al fine di risintetizzare ATP utilizzabile come fonte energetica. Lo smaltimento del lattato prodotto durante le fasi di gioco ad alta

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Stadium settembre/novembre 2002

trattilità intrinseca del muscolo. Probabilmente al miglioramento della forza può contribuire parzialmente anche la coordinazione stessa. Gli allenamenti andrebbero inoltre mirati sul rapporto tra concentrazione e prestazione. Alcuni studi su questo sport, infatti, hanno dimostrato che sollecitazioni fisiche elevate, non provocano effetti negativi su rapidità e precisione dell'azione di gioco. Gli infortuni più frequenti nella pallamano riguardano le patologie della spalla (sindromi da conflitto e infiammazioni della cuffia dei rotatori) nonché traumi derivanti dall'impatto con il terreno o gli avversari specialmente durante movimenti in velocità (contusioni, distorsioni della caviglia, traumi facciali).

intensità, eviterà un abbassamento del Ph intracellulare tale da causare difficoltà alla contrazione muscolare. La componente aerobica va quindi allenata facendo attenzione a non esaltare eccessivamente il reclutamento delle fibre lente con successivo scadimento delle componenti esplosive della prestazione, ma va invece allenata alternando fasi di corsa con variazioni di ritmo e di velocità a fasi in cui si effettuano gesti atletici tipici dello sport della pallamano come balzi, salti, cambi repentini di direzione ottenendo così la possibilità di poter effettuare il maggior numero possibile di azioni ad elevata intensità metabolica durante il match. Successivamente si dovranno effettuare esercitazioni tecnicotattiche in cui si affineranno le componenti tattiche sia individuali che di tutti i componenti della squadra, ed esercitazioni che simuleranno azioni di gara, al fine di migliorare il rendimento non solo atletico ma anche psicologico dell'atleta.


VITACSI

SAN PIO, I GIOVANI E LO SPORT di Marcello Sala

San Pio i giovani e lo sport GRANDE ENTUSIASMO PER LA STAFFETTA-PELLEGRINAGGIO ORGANIZZATA DAL CSI Stremati, hanno tagliato il traguardo di San Giovanni Rotondo nel tardo pomeriggio del 22 settembre i dodici podisti del Centro Sportivo Italiano, partiti dal Vaticano mercoledì 18, ed impegnati nella maratona "San Pio e i giovani del mondo". Organizzata dal CSI in cinque tappe da San Pietro fino al capoluogo del Gargano, la corsa ha attraversato Lazio, Campania e Puglia per arrivare in concomitanza con la prima festa di San Pio da Pietrelcina (lunedì 23). Assieme a Marco Pasquali ideatore della fiaccolata-pellegrinaggio, hanno corso verso Padre Pio, Giuseppe Ruggero, Fefé Gava, i fratelli Giancarlo e Roberto Piazza, Mario Russo, Luigi Rizzo, Mario Nachira; dietro di loro un camper per l'assistenza e qua e là frotte di podisti che si sono uniti per pochi tratti, gruppi di preghiera che hanno incaricato gli organizzatori di recapitare alcuni voti al santuario pugliese. Ovunque, in ogni paese attraversato, grande interesse ed attenzione per questa corsa della fede. Alla partenza davanti l'Aula Nervi in

Vaticano, dove gli atleti e gli organizzatori sono stati ricevuti in udienza dal Santo Padre, si sono radunati inoltre alcuni atleti dei gruppi sportivi delle Forze Armate (Esercito, Aeronautica, Carabinieri e Forestale), che hanno aderito con grande partecipazione all'iniziativa. Con loro molti disabili ed i corridori del CSI, che hanno accompagnato la fiaccola d'amore e di speranza; questo il messaggio racchiuso in questo evento non soltanto sportivo. Tedofori d'eccezione, Sandra Truccolo (tiro con l'arco) e Daniele Scarpa (canoa), due campioni olimpici sempre molto attenti ai risvolti sociali dello sport, si sono ricongiunti al gruppo nell'ultima tappa, quella che dal Tavoliere delle Puglie saliva fino a San Giovanni Rotondo. Assieme agli altri atleti hanno acceso un cero davanti alla statua di Padre Pio, tra le migliaia di fedeli raccolti in preghiera. La maratona, a staffetta, si è snodata quindi lungo l'Italia centromeridionale per un totale di 549 Km. "Lungo il percorso abbiamo trovata tantissima gente animata da fede che ha percorso con noi alcuni tratti di strada" ha commentato il portavoce degli atleti Marco Pasquali. Giunto a San Giovanni Rotondo, il gruppo, accompagnato dalla banda dei bersaglieri, ha consegnato ai frati cappuccini il messaggio ricevuto dal Santo Padre alla partenza. Durante il percorso i dodici marato-

Daniele Scarpa davanti l’Aula Nervi accende la fiaccola di Padre Pio. Sotto: il momento della partenza.

neti hanno visitato anche il santuario dell'Incoronata di Foggia e quello di San Michele Arcangelo di Monte Sant'Angelo, luoghi di profonda spiritualità.

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VITACSI

ROMA CITTÀ APERTA di Felice Alborghetti

Roma città aperta GRANDE SUCCESSO PER LA MARATONINA NAZIONALE "AD PETRI SEDEM" TARGATA UIC-CSI. AL COLOSSEO LA CARICA DEI 600! AL VATICANO IL SALUTO DEL PAPA. "Non dite che non ci avete visto!" esclama con grande ironia ed un sorriso contagioso uno dei partecipanti alla maratonina nazionale per non vedenti organizzata dall’Unione Italiana Ciechi. "Abbiamo invaso Roma!" aggiunge, rendendosi conto, a forza di saluti, di battimano, baci, abbracci e schiamazzi, della grande partecipazione e della gran folla assiepata al Colosseo, prima della partenza, poco prima delle 11 di domenica 27 ottobre. In effetti la maratonina, anche numericamente, ha avuto un gran successo: sui sampietrini dei Fori Imperiali si contavano seicento persone con la t-shirt "Ad Petri Sedem" slogan della gara. C'è un sole caldissimo che batte sulla capitale. Tipico delle migliori "ottobrate romane". Su alcune magliette la scritta "diamoci la mano, corriamo insieme la maratonina". E una prima mano la danno i numerosi gladiatori, semprepresenti all'ombra del Colosseo. A turno foto di rito con gli antichi romani. Foto: Silvia Ambrosi

"Ma siamo qui per correre" aggiunge, poco prima dello start Angelo D'Albano, vicepresidente regionale UIC del Piemonte, provenienza Asti, che scherzando profetizza: "ho il n°100, se togliete gli occhiali (gli zeri) ecco che arrivo primo!". Accanto a lui c'è Claudia Piccioni, romana, la quale da anni vive a Bologna. “Io ho invece il 32, un numero importante per la mia vita. Ogni volta che rivedo Roma, per me, è una grandissima emozione!”. È grande la sensibilità di questi atleti "per scherzo", come qualcuno li ha simpaticamente ribattezzati nella conferenza stampa. In moltissimi infatti, usano il verbo "vedere", a testimonianza che l'essenziale - per dirla col "Piccolo Principe" - è invisibile agli occhi, e che si sente soprattutto col cuore. Giunti da ogni regione d'Italia, dopo le fasi provinciali e regionali, disputatesi in ogni parte della penisola, i ciechimaratoneti, ciascuno con una propria guida - molti volontari, obiettori di coscienza o familiari - al proprio fianco, hanno dato vita

ad una bellissima giornata di sport. Herman Del Tono è un obiettore di Macerata, ha accompagnato Luna, prima in treno, poi nella corsa. È alla sua prima esperienza e dice di sentirsi come ad una grande festa. È così. Ed ecco passare l'immarciscibile Filippo Dragotto, al solito con il megafono a dare il via e a coordinare gli atleti lungo il percorso. Ad attenderli a San Pietro il Santo Padre, che, dopo l'Angelus domenicale, saluta dalla finestra vaticana "...i partecipanti alla maratonina non competitiva organizzata dall'Unione Italiana Ciechi. Auspico ha detto il Papa - che le persone portatrici di handicap raggiungano una piena integrazione in ogni ambito della vita sociale". Molti nomi illustri tra gli sportivi disabili accorsi: da Andrea Cionna, fresco campione del mondo di maratona (cat. B1, ciechi assoluti) a Lille in agosto, a Lorenzo Ricci, oro olimpico nei 100 metri e nella 4x100 a Sydney, che ha voluto puntualizzare "lo sport è sport, senza distinzioni di sorta". Con loro il decano Carlo Durante, pluridecorato campione mondiale, in procinto di partire per la maratona di New York, e "...felice di aver avuto in carriera guide celebri, come Bettiol, Bordin o come Gianni Ippoliti. Oggi sono qui per dare il buon esempio". Così pure Maria Ligorio, sempre a medaglia nelle tre Olimpiadi disputate, argento nei 200 m, bronzo nei 100m in quelle australiane. A fine gruppo ritrovo il piemontese Angelo. Gli dico scherzando: "Guarda che sei ultimo!" Lui, secco, mi risponde: "Davvero? È la mia tattica… li prendo nel finale! Poi gli ultimi saranno i primi e comunque non vedi che è la mia guida che è lenta".


ARGOMENTI

FIABA A LIETO FINE di Danilo Vico

FIABA a lieto fine È stato un lungo, capillare giro d'Italia in camper per incontrare, attraverso un vero e proprio porta a porta, le amministrazioni regionali, talvolta anche quelle provinciali e comunali, per sensibilizzarle alle ragioni della promozione sportiva e chiedere politiche di sostegno allo sport educativo. Il viaggio è stato compiuto dal CSI e dal FIABA, Fondo Abbattimento Barriere Architettoniche, associazione interessata a rimuovere gli ostacoli, socioculturali prima ancora che fisici, che impediscono a tante persone afflitte da handicap piccoli e grandi di cogliere tutte le opportunità che la vita offre. CSI e FIABA hanno trovato un terreno comune di collaborazione nell'idea di una campagna votata da un lato a sensibilizzare i responsabili delle amministrazioni locali sui differenti problemi evidenziati dalle due associazioni e dall'altro a sollecitare l'opinione pubblica. Promuovere dunque una cultura del rispetto e trasformare le nostre città in luoghi accessibili a tutti, superando così il limite della diversità.

D IARIO

DI VIAGGIO

Dopo Piazza S. Pietro il 29 settembre con il saluto del Pontefice all’Angelus, parte il 30 da Perugia, questo speciale tour che ha attraversato l'intera penisola durante il mese d'ottobre. A bordo dei camper, assieme ai volontari del CSI e del FIABA, ha viaggiato il presidente del Fondo, Giuseppe Trieste, che giorno per giorno, assieme ai diversi dirigenti locali dei comitati del

CSI, ha incontrato le autorità locali presentando loro un protocollo d'intesa da far sottoscrivere - al fine di concertare assieme le misure più idonee per far cadere, o quanto meno non far costruire, altre barriere architettoniche, sia pure quelle culturali. Così martedì 1º ottobre i camper hanno fatto tappa ad Ancona: mentre in Piazza Cavour si distribuivano depliant e materiale informativo, nella sala riunioni dell'Assessorato Servizi Sociali nella sede della Regione Marche, il sindaco Fabio Sturani assieme all'assessore Gianfranco Sagramola siglavano l'accordo. Il giorno dopo sosta a Bologna, dove l'assessore regionale Rivola e quello provinciale Adelmi hanno anch'essi controfirmato il protocollo. Il 3 ottobre a Venezia, dove il tema giornaliero del Tour è stato "Barriere, consapevolezza della diversità". Anche qui piena adesione a questa iniziativa. La carovana s'è diretta poi a Trieste, attesa nella sede della Regione Friuli Venezia Giulia dal Prefetto cittadino e dall'assessore provinciale alle Politiche Sociali Claudia D'Ambrosio. Da Trieste a Trento, con l'approfondimento quotidiano intitolato "Autonomia psicologica, autonomia reale" e l’incontro con l'assessore ai lavori pubblici del Comune, Andrea Rudari, l'ing. Claudio Bortolotti, dirigente della Provincia autonoma di Trento e il capo di Gabinetto del Prefetto, Tiziana Marcozzi. La carovana si è poi spostata a Milano (7 ottobre), dove per il CSI c'era Lucia Teormino al tavolo con il prefet-

to Ferrante e con i rappresentanti degli enti locali (il direttore generale delle Opere pubbliche, politiche per la casa e protezione civile della Regione, Ettore Bonalberti, accompagnato dai funzionari Silvano Galmarini e Anna Cozzi; il responsabile delle politiche sociali della Provincia Marcello Correra ed il funzionario dei Servizi alla famiglia e disabili del Comune di Milano, Giuseppina Corvino). Salutato il Duomo, Fiaba Tour è arrivato ad Aosta l'8 ottobre atteso dal sindaco Guido Grimod e dal vicesindaco Marino Guglielminotti-Gaiet. Il giorno seguente era a Torino dove, a seguito dei colloqui con gli Assessori regionali alle Politiche Sociali e allo Sport e Turismo, Mariangela Cotto ed Ettore Racchelli, è stato presentato il Progetto "Piemonte per Tutti - 2006 senza barriere architettoniche": un progetto che pone tra gli obiettivi principali l'effettiva accessibilità a tutti i luoghi di interesse comune, dando inizialmente priorità ai percorsi previsti per le Olimpiadi e Para-Olimpiadi Invernali del 2006. I portatori di disabilità nel nostro paese sono circa 6 milioni, 35 milioni in

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ARGOMENTI

FIABA•A LIETO FINE

Europa, per non calcolare il crescente numero di anziani e di persone con limitata mobilità. Se ne è parlato a Genova il 10 ottobre con il Vice Presidente della Regione Liguria, Vincenzo Plinio, il Presidente della Provincia di Genova Alessandro Repetto e il dirigente del Comune di Genova Daniela Mortello. Doppio appuntamento in Toscana, prima Firenze l'11, poi Arezzo il12, in occasione della IV Conferenza Nazionale del Volontariato. A Firenze il vice presidente regionale e assessore alle politiche sociali, Angelo Passaleva, ha affermato che la Regione sta predisponendo un provvedimento che consentirà di anticipare i fondi per l’abbattimento delle barriere all'interno delle abitazioni private. Presente a rappresentare il CSI Franco Strambi. A pochi mesi dal 2003, Anno Internazionale del Disabile, la stipula di questi accordi da parte delle Istituzioni locali assume un valore determinante nell'affermare un impegno comune per la sensibilizzazione della società. Il 14 ottobre tappa a L'Aquila. All'incontro a Palazzo Branconi-Farinosi, hanno partecipato il vice presidente della Regione Italo Mileti, gli assessori alle politiche sociali della Provincia, Danilo Rossi, e del comune Erne-

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sto Placidi. Presente il presidente regionale del CSI, Enrico Melonio. Il giorno dopo il tour è a Campobasso dove Giuseppe Trieste ha sottolineato che "l’Italia ha ottime leggi in materia, ma che vengono puntualmente disattese. Il nostro obiettivo è di farci promotori di una proposta di legge che stabilisca pesanti sanzioni pecuniarie per tutti quei soggetti che ancora riproducono barriere architettoniche nelle nuove costruzioni. Nel disegno di legge dovrà essere anche previsto che le sanzioni pecuniarie vengano utilizzate esclusivamente per l'abbattimento delle barriere architettoniche già esistenti". Il 17 ottobre Napoli: è stato siglato il protocollo dall'assessore ai servizi sociali del Comune Raffaele Tecce. In rappresentanza della Regione e della Provincia hanno partecipato all'incontro rispettivamente l'assessore al Bilancio Luigi Anzalone e il presidente Amato Lamberti; per il CSI c'era il coordinatore provinciale dell'attività sportiva Pasquale Maturo. Il 18 ad Assisi. La tappa è a margine del simposio “Patto dello Sport”, promosso dal CSI nel Sacro Convento francescano. A sottoscrivere l'accordo sono stati il sindaco di Assisi Giorgio Bartolini, l'assessore comunale ai servizi sociali e allo sport Eraldo Martelli e per il CSI l'amministratore nazionale Lamberto Menozzi. Il 21 è la volta di Palermo. Alla Regione l'assessore alla Sanità Ettore Cittadini, per dare un maggior peso all'iniziativa del FIABA, ha voluto anche la firma del protocollo da parte dell'assessore agli Enti Locali Antonio D'Aquino. Presente anche il presidente dell'associazione handicappati di Palermo Salvatore Crispi. Mentre per la Provincia ha siglato il protocollo l'assessore alle Attività Sociali Liboria di Baudo, per il Comune è stato siglato dal responsabile all'handicap Giacomo Stucchi, il quale ha af-

fermato che: "il 50% dei mezzi pubblici di Palermo sono già accessibili alle persone con problemi di mobilità". Stucchi ha inoltre sottolineato che "da diversi anni è attiva una delibera comunale che non concede l'agibilità ai nuovi o ristrutturati edifici pubblici con barriere architettoniche". Dalla Sicilia si va in Calabria. Ad accogliere il tour a Catanzaro c'erano il consigliere Regionale Egidio Chiarella in rappresentanza del presidente Giuseppe Chiaravallotti e suo diretto collaboratore nella promozione delle attività inerenti il Sociale; l'assessore alla Cultura ed alle Politiche Sociali per la Provincia di Catanzaro, Caterina Salerno; l'assessore alla Pubblica Istruzione ed Attività Sportive Toni Sgromo e l'assessore al Traffico ed alla Mobilità Urbana Emilio Verrengia per il Comune. A Potenza il 24 per il CSI erano presenti il presidente provinciale Giancarlo De Carlo ed il vice presidente Pietro Floris. A siglare con essi l'accordo l'assessore regionale alla sicurezza sociale e alla sanità Straziuso, il responsabile dell'ufficio politiche sociali della provincia Avena, l'assessore allo sport del comune Chiriaco. Il 25 ottobre nuovamente Roma. Nella tappa capitolina Trieste assieme al presidente del CSI di Roma Mazzalupi ha avuto un incontro con il Prefetto Emilio Del Mese e con il Vice Prefetto Raffaele Bonanno. Nel pomeriggio l'incontro con il Presidente della provincia Silvano Moffa firmatario del protocollo che ha sottolineato come la firma sia solo il primo punto di un programma di lavori che sarà pubblicizzato alla cittadinanza nell'ambito della conferenza stampa unificata tra Provincia e Regione che si terrà al momento della firma del protocollo anche da parte della Regione. A salutare la sosta del tour in Piazza del Popolo é intervenuto l'on. Gianni Rivera. Il 26 ottobre approda a Cagliari dove il protocollo è stato siglato dal vice Presidente del Consiglio regionale Salvatore Sanna, dal Capo di Gabinetto dell'assessore ai lavori pubblici De Martini e dal sindaco Emilio Floris.



VITACSI NEL SEGNO DI GIONA di Vincenzo Mosella

HAPPENING Nel segno di Giona GIOVANI IL PRIMO HAPPENING DEI GIOVANI, ISPIRATO ALLA FIGURA DI GIONA Si è svolto ad Assisi "Lo sport nel segno di Giona", l'importante "Happening dei Giovani" che il CSI ha promosso dal 2 all'8 settembre nel capoluogo francescano. Il profeta Giona, il suo emblematico personaggio, la sua storia così ben accostabile a quella di molti ragazzi di oggi hanno ispirato, dato il titolo ed il filo conduttore alla prima settimana settembrina che ha radunato un centinaio di giovani dell'Associazione dai 15 ai 30 anni alle pendici del monte Subasio. Grande l'entusiasmo che ha contagiato il Camping Internazionale, sede del meeting; questo campus, infatti, è stato una sorta di "villaggio delle opportunità", dove fare sport, divertirsi insieme, pregare, operare nei vari laboratori, senza mai dimenticare Giona seguendo i suoi passi - con il suo viaggio, e la sua missione, su cui quotidianamente si è riflettuto, meditato e discusso. Il programma settimanale ha offerto diversi momenti: pomeriggi dedicati per lo più all'attività polisportiva (tennistavolo, calcio a 5 e pallavolo mista, le discipline presenti), mattinate spese interamente per organizzare e provare lo spettacolo finale, andato in scena il sabato sera. Sul palcoscenico i ragazzi hanno presentato in forme diverse il lavoro settimanale svolto nei laboratori tematici; ciascuno dei quali era riferito ad una parola-chiave, collegata ad un particolare tema della figura profetica: la chiamata (recitazione), la ribellione (grafico-pittorico), la tempesta (musicale), il viaggio (danza), la missione (volontariato sportivo) e la scelta (espressione corporea, clown). A proposito di quest'ultima, "Si diventa per-

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sone, quando si è in grado di fare una scelta nella vita" è stata la frase meglio impressa nei giovani del lungo discorso tenuto in apertura di settimana da Don Oreste Benzi, ospite graditissimo dell'happening. Il fondatore della “Comunità Papa Giovanni XXIII”, ha "catturato" la platea con la sua ricca testimonianza circa l'impegno riguardo ai tossicodipendenti ed alla prostituzione. "Quando qualcuno ti critica, ti aiuta a capi-

re qual è il tuo limite" o "Le cose semplici prima farle e poi pensarle perché se le si pensa prima poi non le si fan più" - ci han riferito alcuni ragazzi - sono altri aforismi che il sacerdote predicatore, da oltre 30 anni operante nel vasto mondo dell'emarginazione, ha lanciato loro. Divertente, suggestivo e molto coinvolgente è stato poi l'orienteering nel pittoresco centro storico di Assisi. Un po' bagnato, causa il maltempo, ha coinvolto anche i moltissimi fedeli e turisti presenti nel centro umbro. "Itinerario alla ricerca di… se stessi. Sulle tracce di Francesco e Chiara" pensato e ideato da Mons. Vittorio Peri, consulente ecclesiastico del CSI, il nome della corsa ad orientamento che attraverso i vialetti medievali, le affascinanti piazzette, scalinate, ha spostato le varie squadre da un luogo ad un altro, toccando diversi luoghi francescani: Santa Maria Maggiore, l'Oratorio di Santa Chiara, la Basilica di Santa Chiara, la Chiesa di S. Stefano e in ultimo la Basilica centrale di S. Francesco. Da raccontare inoltre la suggestiva serata di spiritualità "Una notte con Francesco", in cui Padre Giuseppe De Stefano ha voluto accostare la figura di Giona a quella di Francesco d'Assisi. Infine, nell'archivio dell'happening vanno inseriti i momenti mattutini "svegliando" con l'animatore Daniele Panzarotto, quelli serali di "Guardando le stelle", le gite alle vicine Bevagna e Spello, e la puntatina alla celebre Giostra della Quintana di Foligno, ospiti della Taverna del Cassero, uno dei dieci quartieri in lizza. Appuntamento ad Osimo per l’Happening 2003.


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È un portale di diritto sportivo, ma non solo. Vi si possono trovare leggi, decreti, sentenze e tutto ciò che abbia riferimento con la giustizia sportiva. Ha inoltre finestre su marketing, psicologia ed aspetti fiscali. Essenziale nell'aspetto grafico, il sito, come scritto in home-page, si propone l'obiettivo di voler contribuire alla ricerca nell'ambito sportivo.

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Il mondo avrà una grande anima TELE2 insieme al CSI nel progetto "Sport for Africa" Giustizia, pace e fratellanza tra tutti i popoli del mondo sono i difficili ma possibili traguardi a cui anche l'ambito sportivo può dare un contributo concreto. Il CSI, in collaborazione con l'Ufficio per la Pastorale del Tempo Libero e Sport della CEI, forte della propria esperienza ed in linea con i valori autentici insiti nello sport, ha avviato da oltre 5 anni dei progetti in Africa per la formazione degli educatori e animatori sportivi e la realizzazione di società sportive. Questa la sfida lanciata nella convinzione che non sia giusto imporre ai paesi in via di sviluppo il modello occidentale dello sport spettacolo. Ai Paesi più poveri, l'occidente ruba bambini e giovani, attraendoli con il miraggio di diventare campioni, ed impone un modello sportivo distorto, che invece di proporsi come motore di aggregazione e di educazione tra i giovani, insegue la ricerca, la selezione e l'addestramento del campione. Quest'anno il paese destinatario dell'intervento è il Camerun ed il progetto consiste nel realizzare piccoli impianti sportivi nei villaggi per favorire la promozione dell'attività sportiva. Solidarietà, quindi, e comunione di intenti tra chi vuole realizzare una vera "civiltà dell'amore", come ci ha invitato a fare il Papa. Un aiuto particolare all'iniziativa verrà da Tele2 che si è impegnata a devolvere un contributo all'iniziativa "Sport for Africa" del CSI per ogni contratto telefonico attivato in convenzione. NON ASPETTARE QUINDI, DIVENTA SUBITO UN CLIENTE TELE2 E ATTIVA LA PRESELEZIONE AUTOMATICA, POTRAI RISPARMIARE SULLA TUA BOLLETTA TELEFONICA E CONTRIBUIRE AL PROGETTO DI SOLIDARIETÀ! Compila il modulo che trovi nella pagina a fianco e spediscilo subito a: TELE2 Italia, Casella Postale 27, 67010 Coppito (AQ). L'attivazione è gratuita! Per ogni informazione puoi chiamare il numero verde:

Foto: Francesco Passarella/NIGRIZIA



PER LA MENTE

UN PO’ DI TEAM ARMONY di Sandro Gamba

Un po’ di team armony ALLA RIPRESA DELLE ATTIVITÀ, L'INNESTO DEI NUOVI GIOCATORI PUÒ DARE PROBLEMI AL VECCHIO GRUPPO ED ALLO SPIRITO DI SQUADRA Dopo la rilassante pausa estiva sono ripresi i campionati. Gli allenatori auspicano che i giocatori abbiano fatto un riposo attivo praticando metodicamente tennis, nuoto, ciclismo ed altre attività sportive atte a mantenere una discreta condizione atletica che permetta di sopportare la dolorosa fatica dei primi allenamenti. Talvolta si deve limare qualche chiletto di troppo, specialmente in quegli sport dove statura e "dimensioni" hanno importanza (basket, volley, rugby). Si spera sempre che i giocatori più giovani abbiano seguito il programma estivo tracciato dall'allenatore e dal preparatore atletico, allo scopo di ottimizzare tecnica individuale e incrementare rapidità, elevazione e forza, per esempio. I giocatori migliorano durante l'estate; le squadre durante la stagione agonistica. È la regola aurea degli sport di squadra. Coaches e preparatori hanno approntato programmi tecnico-tattici e di condizionamento sia che la squadra abbia subìto un ampio rinnovamento, sia che lo zoccolo duro sia stato mantenuto intatto. Nel caso di grandi cambiamenti, il compito del coach e dello staff tecnico è più laborioso. È necessario creare "lo spirito di squadra", team harmony. Sfortunatamente lo spirito di squadra tra giocatori e tra coaches ed atleti non è il marchio di fabbrica di un gran numero di squadre. Il miglior test per comprenderne la consistenza sono le sconfitte. Talvolta i giocatori non si sentono apprezzati, rispettati o accettati e non convivono bene insieme. Questo può portare a risentimenti, conflitti interpersonali, problemi di performance e addirittura esclusione o abbandono della squadra.

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Centro Studi e Formazione in Psicologia dello Sport Per creare lo spirito di squadra allenatori e atleti devono aprire o rafforzare i canali di comunicazione con tutti i componenti della squadra. Capoallenatore e capitano sono fondamentali. A volte il coach lo costruisce (lo spirito di squadra) istintivamente per sue capacità e stile personale di comunicazione e per abilità naturali nell'aiutare i giocatori a comunicare apertamente tra di loro. Alcune squadre che ho allenato, nazionale compresa, hanno avuto problemi di relazioni interpersonali, conflitti di rivalità e opinioni, giocatori che pensavano di essere ignorati e trascurati, non si sentivano sufficientemente rispettati (quando l'allenatore che mi aveva preceduto aveva riservato un trattamento speciale per determinati giocatori), che non volevano condividere la camera con certi compagni, che all'atletismo aggiungevano colpi proibiti in allenamento per conquistarsi un posto. Tali conflitti è raro accadano intenzionalmente perché coaches e giocatori non vogliono creare atteggiamenti negativi che possano recare disturbo alla performance della squadra. Di solito accadono quando non c'è attenzione per le intenzioni dei compagni oppure una cattiva interpretazione delle osservazioni del coach. Da tener presente che alcuni giocatori hanno paura di fallire. Il momento di una buona comunicazione è immediatamente al primo segno di attrito e confusione. Risolvere il problema quando è piccolo, non quando assume proporzioni pericolose. Il sistema che più mi ha aiutato ad evitare conflitti interni e costruire un solido spirito di squadra, con club e nazionale, sono stati i team meeting e i colloqui individuali durante il periodo precampionato e nel corso della stagione. Il coach non deve essere sempre il protagonista di questi incontri, noi lo siamo sempre in allenamento e in partita: abituamoci qualche volta a ben osservare e ad ascoltare con attenzione. Imparare a far domande stimolanti è importante per l'allenatore che deve essere un buon intervistatore. Agli inizi dell'attività non arrivare a conclusioni e giudizi troppo affrettati. Questo per rimuovere timori, infondere fiducia, dimostrare rispetto e apertura mentale verso chi lavora per lui. È necessario trovare tempo per i colloqui uno contro uno, coach-giocatore, cercando di incontrare i giocatori nel proprio ufficio o dove vivono, per permettere loro di quanti-

ficare il proprio coinvolgimento con la squadra e le prospettive future. In questo contesto si stabiliscono i doveri di ciascun atleta, si discutono i programmi di allenamento atletico, tecnico e mentale, il ruolo che l'allenatore pensa sia corretto per il giocatore. Naturalmente ci vuole del tempo per poter valutare chiaramente il potenziale della propria squadra. Quando i giocatori hanno acquisito un buon grado di forma ed i più giovani continuano nel miglioramento, se ne chiarisce la vera identità. Dopo questa fase il coach può realizzare che il valore della sua squadra è maggiore che non la somma dei suoi talenti. Incontri individuali sono dedicati, durante la stagione, alle performances dei singoli giocatori, alla tattica ed agli obiettivi di squadra. Dopo che il giocatore ha esposto le sue sensazioni il coach chiarisce le proprie opinioni e suggerisce qualcosa di nuovo nell'allenamento individuale. Questi sono definiti incontri di "counseling". Parlando con il giocatore nei luoghi più disparati (auto, bus, treno, bar, passeggiando) di allenamento, famiglia, scuola, vacanze, il coach ha la possibilità di far conoscere meglio una parte poco conosciuta della propria personalità, con la possibilità di incrementare il rispetto da parte dei giocatori e la sua credibilità. I team meeting possono essere tecnico-tattici, di discussione e di festeggiamento. È importante che l'allenatore capo, durante tali riunioni, si posizioni in modo da vedere facilmente tutti i componenti della squadra, che, a loro volta, devono guardarlo negli occhi: è un atteggiamento di buona attenzione nell'ascolto e un segnale per il coach per capire se si sta esprimendo in modo comprensibile. Nelle riunioni tecnico-tattiche, ad esempio, si discutono performance recenti o passate, lo stile dei prossimi avversari e la tattica per affrontarli. È il momento per nuove idee, suggerimenti, opinioni, obiezioni, decisioni. Nella riunione prepartita in spogliatoio, tutti devono già essere in uniforme di gioco: non tollerare interferenze come bendaggi, massaggi ed altro. Non deve durare più di 15 minuti perché è provato che l'attenzione poi perde intensità. Mai dimenticare di enfatizzare lo spirito di squadra. La parte tattica deve essere corredata da semplici disegni sulla lavagna. Uno degli errori più comuni di chi tiene un meeting è di non lasciare possibilità di di-

La rapida evoluzione socioculturale, l'aumento del tempo libero, il protrarsi della vita, l'aspettativa di una diversa qualità dell'esistenza sono i fattori che sollecitano la cultura del movimento: la professionalizzazione e l'aggiornamento sono le spinte indispensabili perché questa cultura possa crescere. Indispensabile è l'interazione tra ricerca scientifica e quanto emerge dall'esperienza sul campo, tra teoria e pratica dello sport. È altresì inderogabile la necessità di formare chi opera nello sport perché sia un protagonista autorevole di un processo che coinvolge ogni disciplina e ogni fascia di età. È per questo che il Centro Sturdi e Formazione in Psicologia dello Sport organizza un Master con sede a Milano. Per ulteriori informazioni chiedere a: CENTRO STUDI E FORMAZIONE IN PSICOLOGIA DELLO SPORT Via P. Castaldi, 37 - 20124 MILANO Telefono e fax 0039/02/29518836 http://www.psicosport.it E-mail: psicosport@psicosport.it

scussione. Molti meeting necessitano di un preambolo per entrare in argomento. Se si inizia dando subito delle opinioni, i giocatori più giovani ed inesperti non hanno il coraggio di farsi coinvolgere. Ogni discussione tende ad essere frazionata in una serie di dialoghi tra il coach ed alcuni giocatori. Dopo il preambolo (breve), chiarire l'argomento del meeting. Se l'allenatore non ha assistenti deve ancor più concentrarsi sul comportamento dei singoli giocatori, le loro reazioni e il modo in cui discutono tra loro. Ci sono allenatori che considerano la squadra come "un'unità" e parlano rivolgendosi a questa unità "abbiamo giocato malebene, la difesa è disattenta, il contropiede non funziona, non c'è collaborazione" sono osservazioni troppo generiche. È un comportamento che non procura informazioni individuali e disturba molti giocatori che vorrebbero sentire nomi, ruoli e compiti ben definiti. Bisogna sempre porre alla squadra 2-3 interrogativi ben precisi per far cominciare i giocatori a discutere con calore. Considerare "l'unità" solo occasionalmente, nei meeting di festeggiamento. Il miglior momento di parlare per un coach è all'inizio del meeting per precisare l'argomento e alla fine per esprimere le sue opinioni e dare direttive. Osservazione finale: noi allenatori sappiamo sempre quando la squadra deve allenarsi, ma spesso non sappiamo quando la squadra è meglio che non si alleni.

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SPICCHI DI PALLONE

PROVACI ANCORA, TRAP! di Bruno Longhi

Provaci ancora,

Trap! LA FIGC CONFERMA LA FIDUCIA. MA QUANTO DURERA?

Lunedì 4 novembre da Via Allegri la Federcalcio ha ufficialmente mantenuto sulla panchina azzurra Giovanni Trapattoni, smentendo di aver mai contattato altri selezionatori. Ma le polemiche e le incertezze della sua conduzione tecnica non sembrano placarsi. L'Italia è divisa. Imputato, alzatevi! Imputato, andatevene! Tutti contro il Trap, o quasi. Come nel Medioevo si cerca la giustizia sommaria, il reo da ghigliottinare per accontentare le folle. E la folla non ama chiedersi tanti perché. Legge i titoloni dei giornali, vede le partite in tv, cerca un rimedio contro i risultati che non arrivano. Ma siamo tutti molto miopi. Noi che sui giornali scriviamo (o facciamo televisione), la gente che ci legge. Ma come? Non ci rendiamo conto che la Nazionale è ormai il sottoprodotto di un movimento calcistico che non produce più nulla di buono nemmeno a livello di club? Dimentichiamo forse che - nonostante i tanti stranieri in campo - le nostre squadre non vincono da ben 6 anni la Champion's League e che alle figuracce delle ultime stagioni sembra contrapporsi solo ora un piccolo cambio di marcia. Non abbiamo forse capito abbastanza chiaramente che la Nazionale è diventata un fastidio per molti, troppi giocatori e lo è soprattutto per i club più potenti che temono di mettere a repentaglio, nelle partite in maglia azzurra, l'incolumità dei loro stipendiati ? È un momentaccio per tutto il nostro movimento calcistico e la Federcalcio fa il minimo indispensabile per sopravvivere dignitosamente e nulla per cambiare radicalmente una situazione che - di questo passo in avanti - ci porterà alla deriva.

Basterebbe, tanto per cominciare, un piccolo accorgimento per "proteggere" questo valore della maglia azzurra più che mai in via d'estinzione: chiamare alla fase finale del mondiale o dell'europeo soltanto quei giocatori che negli ultimi due anni hanno risposto almeno al 75 per cento delle convocazioni. E sia chiaro che non sarà la Nazionale a correre il rischio di perdere qualche giocatore importante, ma saranno gli stessi campioni -

una volta depennati dalla lista definitiva - a perdere sponsor, visibilità mondiale e pure la possibilità di arrivare, per esempio, al "pallone d'oro". Sarebbe opportuna una simile regolamentazione. Così non accadrebbe più per esempio - di vedere, come a Cardiff, un undici iniziale con soli 6 giocatori titolari fissi in club che vanno per la maggiore: Buffon, Nesta, Cannavaro, Panucci, Di Biagio e Del Piero. Ma la Federcalcio non si muove: spera che un uomo solo possa risolvere una situazione complessa con un colpo di bacchetta magica. Prendersela con l'allenatore - si sa - è lo sport più amato in ogni angolo di mondo dove si giochi a calcio ma non cercare le concause di una situazione fallimentare significa semplicemente scegliere la via più breve per tentare di risolvere un problema che allo stato attuale delle cose appare decisamente irrisolvibile.

Foto: Sposito

Trapattoni: il primo nome sulla maglia della Nazionale è sempre il suo. Azzurri permettendo. 48

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PAROLE DI SPORT

FAIR PLAY di Claudio Arrigoni

FAIR PLAY Fair play Sfogliando l'album di Francia 98 c'è un ricordo che merita una particolare attenzione e che andrebbe affisso negli spogliatoi di tutte le squadre di calcio e non solo. Durante la cerimonia d'apertura allo Stade de France, nella suggestiva coreografia composta da migliaia di palloncini colorati, un incaricato della FIFA si avvicinò al microfono e nel silenzio degli 80.000 presenti iniziò a leggere poche ma significative righe. Sette precetti che sintetizzavano i princìpi fondamentali dell'etica sportiva. Una vera e propria Carta dei doveri dell'atleta. Attenersi al regolamento, non contestare il giudice di gara, non eccedere nell'esultanza, rispettare l'avversario e così via. Un breve manuale di "fair play", il galateo del perfetto calciatore. Tutto per regalarci "un sogno", come letteralmente recitava quel documento. Il sogno di assistere a una bella partita, ma soprattutto a un gioco leale e pacifico. Non mi risulta che quella dichiarazione venne letta lo scorso giugno al World Cup Stadium di Seul, in occasione dei Mondiali nippo-coreani. Una strana coincidenza o forse un segno premonitore. Fatto sta che quel sogno in Giappone non si è certo avverato. Polemiche, contestazioni, veleni arbitrali e sullo sfondo persino l'ombra inquietante di voti "comprati" o scambi di favori che si è allungata fino ai vertici della stessa FIFA. In una parola, l'ennesimo esempio di come si possa predicare bene e razzolare male. Con l'inevitabile conseguenza che quei primi Mondiali asiatici saranno ricordati più per le discussioni e il brutto gioco che per lo spettacolo e il fair play. Senza dubbio una grande occasione persa. E dire che in fatto di lealtà sportiva proprio la FIFA nel 1993 aveva persino istituito l'Oscar del Fair Play. Cioè un premio al giocatore che nel corso dell'anno si fosse distinto per la correttezza in campo. L'ultimo ad aggiudicarselo è stato l'italiano Paolo Di Canio, da alcuni anni emigrante di lusso nella Premier League inglese. Questi i fatti. A pochi minuti dalla fine di West Ham -

Foto: Giuliani

Everton, con le squadre in perfetta parità, su un preciso traversone dalla destra l'attaccante invece che stoppare il pallone e realizzare a porta vuota il gol della vittoria, stupì tutti (pubblico e giocatori) con un gesto clamoroso. Il portiere avversario era rimasto a terra, l'arbitro seguiva lo svolgimento dell'azione in un'altra parte del campo e Di Canio che cosa ti combina? Afferrò il pallone con le mani in piena aerea come per dire: va bene il gioco, va bene la vittoria, ma quello sta male, perdiana!, andate a soccorrerlo. Non c'è che dire. Un gran bel gesto di fair play giustamente enfatizzato da tutta la stampa internazionale, compresi i Tabloid inglesi che in passato non erano stati molto teneri con quel "monellaccio" di italiano. Scene simili, questa volta è proprio il caso di sottolinearlo, riconciliano con lo sport e rappresentano i migliori antidoti contro i veleni di "calciopoli" e dintorni. Quando si perde il significato profondo dell'etica sportivabasta uno di questi gesti per ricordarci che la posta in "gioco" non sarà mai troppo alta da giustificare qualunque mezzo per raggiungerla. Ancor più se questo mezzo intacca i principi stessi della lealtà e dell'onestà sportiva. Riconoscere durante una partita o a fine gara di essere stati avvantaggiati da un errore arbitrale, come talvolta è accaduto, è uno tra i tanti esempi di fair play che meriterebbe ben più

risalto delle sterili polemiche di cui spesso, soprattutto noi giornalisti, ci nutriamo avidamente. Senza contare poi che per quanto "furbi" si possa essere in campo, il torto ai danni di un avversario talvolta finisce per pesarci come un macigno. Ne sa qualcosa quel giocatore greco dell'Olympiakos, Stelios Yannakopoulus, che nel campionato ellenico della scorsa stagione realizzò il gol della vittoria con un rigore ottenuto dopo una plateale simulazione in area. A fine gara, con la mente più lucida ma la coscienza più pesante, si è pentito pubblicamente e ha chiesto alpresidente della società di fare il possibile presso le autorità sportive affinchè la partita venisse ripetuta. Una provocazione, certamente, ma questa volta in positivo. Un modo per aprire una breccia in quel muro di omertà dietro il quale si può nascondere una vittoria, magari "rubata", ma da difendere comunque perché pur sempre una vittoria. Ecco che cosa il calcio, e lo sport in generale, sembrano aver smarrito: il senso della sconfitta onorevole. Quando si perde dopo aver dato il massimo, dopo aver dimostrato carattere e onestà è difficile che il pubblico disapprovi. E se proprio dovesse accadere, vuol dire che quel pubblico, quella minoranza del pubblico, non ha capito niente e quindi non merita niente. Ma la stragrande maggioranza degli spettatori, ne sono più che convinto, non è così. Al contrario sa valutare e apprezzare quando la propria squadra ce la sta mettendo tutta. Inoltre ha sempre dimostrato di gradire e applaudire i gesti di fair play. Com'è accaduto qualche settimana fa al Delle Alpi in JuventusComo quando Del Piero, sul punteggio di parità, invece che lanciare un compagno smarcato calciò la palla in fallo laterale perché si era accorto che un avversario era rimasto a terra. Questo principio non va mai dimenticato: per ridare un valore autentico alla vittoria, bisogna saper accettare anche la sconfitta, e farlo con sportività e lealtà. Che è poi l'essenza stessa del fair play.

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ARGOMENTI

BENVENUTO CARDINALE! di Rita Salerno

Benvenuto Cardinale! DIONIGI TETTAMANZI, NUOVO ARCIVESCOVO DI MILANO, HA FATTO IL SUO INGRESSO IN DIOCESI PER LA FESTA DEGLI ORATORI "Gli oratori sono veramente ciò che devono essere se, in molti modi, fanno incontrare Gesù con tutti e aiutano tutti a incontrarsi con Gesù". Parole del nuovo arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, che ha fatto il suo ingresso in diocesi il 29 settembre scorso. Una data significativa che ha coinciso con la domenica indicata dalla diocesi per la Festa di apertura degli oratori. Un'occasione felice per il nuovo pastore, il 142.esimo successore di Sant'Anatalo e secondo vescovo ambrosiano con il nome Dionigi, per ricordare le radici della propria vocazione. "All'oratorio del mio paese ho ricevuto, da bambino, la prima formazione alla vita cristiana - si legge nel messaggio per la festa di apertura degli oratori -. Lì ho sentito crescere la bellezza di appartenere alla comunità cristiana e di poterla servire". Scuola di vita e di preghiera, la definisce il neo titolare della cattedra di S. Ambrogio. Dove c'è spazio per sperimentare mille attività. Ma che non può essere veramente tale se non ha nella preghiera il suo soffio di vita. Perché, proprio qui, s'impara a pregare insieme. Una lezione che aiuta a vivere insieme. E a "gustare quell'intima, misteriosa e personale amicizia con Gesù che diventa poi radice e forza per decidere della propria vita, maturando vere vocazioni cristiane al matrimonio, all'impegno nel mondo e al sacerdozio". Quella all'oratorio "San Luigi" di Biassono è stata la prima delle tappe fuori città nel fitto programma ufficiale dell'ingresso. Un incontro breve ma nel segno della festa. Ai ragazzi e al parroco don Umberto Ghioni che lo hanno accolto con calore e con gioia, il porporato ha rivolto parole cordiali. "Sono con-

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vinto - ha aggiunto che ognuno qui trova affetto, si sente voluto bene, cresce nella fede, sta allegro… e diventa santo!". La scelta del cardinale Dionigi Tettamanzi di sostare nel giorno dell'ingresso presso l'oratorio "San Luigi" di Biassono, una località poco distante da Milano, in coincidenza con la "Festa degli oratori", che si celebra appunto l'ultima domenica di settembre, non è casuale. Ma punta ad esprimere l'attenzione dell'arcivescovo per una realtà che fa parte della tradizione educativa e pastorale della Chiesa ambrosiana. L'oratorio è luogo della comunità parrocchiale dove gli adolescenti e i giovani possono trascorrere ore indimenticabili tra sport, animazione e preghiera. Anima dell'oratorio sono gli educatori che seguono i ragazzi nei vari percorsi secondo le diverse età. Come i mille e più oratori della Chiesa ambrosiana, anche la proposta educativa dell'oratorio "San Luigi" di Biassono segue gli itinerari

della pastorale giovanile della diocesi. Nei mesi estivi si è deciso di tenere aperto l'oratorio tutti i giorni: mattino, pomeriggio e sera ponendosi come finalità quella di essere luogo di aggregazione giovanile. Con l'i-


A sinistra: passaggio del “testimone” tra il Cardinale Martini e il Cardinale Tettamanzi. Sopra: il nuovo Arcivescovo di Milano il giorno del suo insediamento.

nizio della scuola, l'oratorio è aperto il pomeriggio. Le attività formative e di aggregazione per adolescenti e giovani si svolgono di sera. La funzione educativa svolta, in particolare,

dall'oratorio di Biassono tocca un ampio numero di ragazzi in età scolare: su una popolazione di circa 11.000 abitanti, 728 ragazzi hanno usufruito dell'oratorio feriale, 120 hanno partecipato alla vacanza estiva e circa 100 frequentano il GSO (Gruppo sportivo oratoriano) con allenamenti settimanali. Attività che coinvolgono un così alto numero di ragazzi possono essere qualificate solo con la presenza di educatori che condividano il progetto educativo dell'oratorio. Nella realtà di Biassono sono presenti due assistenti per l'oratorio, una consacrata dell'Ordo Virginum e un sacerdote, coadiuvati da circa 90 educatori. Un impegno, questo, che qualifica la realtà dell'oratorio che nel capoluogo lombardo è particolarmente rilevante.

Gli oratori nella diocesi di Milano sono diffusi ovunque e contano presenze molto rilevanti anche socialmente. Si parla di oltre mezzo milione tra ragazzi e ragazze seguiti e di 50.000 "operatori" volontari, tanto che le Istituzioni pubbliche ai più vari livelli sempre più vanno riconoscendone la funzione educativa e sociale, inserita nella logica di una corretta sussidiarietà. Da quasi cento anni la diocesi promuove e sostiene la realtà degli oratori attraverso la FOM (Fondazione diocesana per gli Oratori Milanesi) che organizza e coordina gran parte delle attività di formazione, informazione e studio per gli oratori e tra loro, oltre a trattare direttamente il rapporto con gli Enti pubblici e privati che a vario titolo si occupano di minori e di politiche giovanili.

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ARGOMENTI

NEL CSI FISCHIA LA MISS! di Felice Alborghetti

A SALSOMAGGIORE TRA LE FINALISTE DEL CELEBRE CONCORSO C'ERA UN NOSTRO ARBITRO: LA GENOVESE MARIA CHIARA OBERTI, IN GARA COME MISS LIGURIA.

Nel CSI fischia la Miss! Tra i numeri del CSI recentemente entra di forza il 7, quello attribuito a Maria Chiara Oberti nel corso della finalissima di Miss Italia. Maria Chiara, 19enne tifosissima genoana, fresca di maturità artistica, arbitra da 5 anni i giovanissimi ed i ragazzi del calcio a 7 nel CSI; come Miss Liguria 2002, è arrivata tra le 24 ultime finaliste nella serata conclusiva di Salsomaggiore. Qualcuno la ricorderà forse nell'"a tu per tu" con Fabrizio Frizzi, giudicare l'arbitraggio di Byron Moreno in Italia-Corea del sud; altri la ricorderanno per la sua spontanea bellezza femminile. Altri ancora, tra questi di sicuro qualche allenatore o dirigente o accompagnatore, l'avranno sicuramente notata, vedendola arbitrare sui campi del CSI. E magari fischiata, non certo per aver dato una punizione a sfavore od un rigore contro. "Sì, è vero. Ricevo molti complimenti anche Foto: S. Ambrosi

mentre arbitro e in tutta onestà mi fanno piacere, non ci trovo nulla di male" ci ha rivelato Maria Chiara che sul concorso di Miss Italia ha poi detto "Esperienza bellissima, anche se stancante. Molto più che arbitrare. Lì una partita finisce dopo un'ora. Per le serate finali provavamo invece dalle 8 di mattina fino a tarda sera. Non basta essere allenate…". Come hai conosciuto il CSI? Sono quattro anni che arbitro, ne avevo 15 quando ho cominciato. Sulla spinta dei miei due fratelli, entrambi arbitri nel CSI: Massimiliano 35enne e Francesco 26 anni mi portavano con loro alle riunioni. Ho conosciuto così alcune persone, mi piaceva stare in quest'ambiente ed ho provato ad arbitrare. Poi sono molto appassionata di calcio. Sei tifosa? Molto! Sono stragenoana, lo sono sempre stata: il Genoa per me è tantissimo… Episodi da stadio? Mi ha molto colpito, come tutti, la morte del tifoso rossoblù Spagnolo, davvero pazzesca. La passione per il fischietto, è un sacrificio? Non è un sacrificio, ma un gran bel piacere andare ad arbitrare. Ora, dopo le fatiche del concorso, ho ripreso da qualche partita. Quanti gironi, per dirla calcisticamente, quante fasi eliminatorie, hai dovuto passare? Una trentina di serate, anche più. Praticamente questa estate mi sono allenata più per Miss Italia, che sul fiato per correre dietro ai bambini del CSI. È anche lì una specie di lotteria, come i rigori, quando in un secondo rischi di essere eliminato? Sì, un po'.

Foto: S. Ambrosi

Che categorie arbitri? Arbitro i bambini e i ragazzi, fino ai 16 anni. Come fischietto come ti definiresti? Molto tranquilla, preferisco fischiar meno, che interrompere sempre il gioco. In fondo i bambini vengono per giocare, se dovessi fermare tutte le infrazioni, le spinte, i tocchi con le mani… non giocherebbero più questi bambini. Coi ragazzi sono un po' più fiscale, ma uso sempre modi gentili. Il complimento più bello che ti hanno fatto? Tanti, ma ne ricordo uno in particolare. Ero molto emozionata, arbitravo una delle prime partite. Nello spogliatoio avevo parlato qualche minuto coi bambini per ricordar loro qualche regola e spiegare come comportarsi in campo. Alla fine, come chiedo sempre, ho chiesto loro se c'erano domande. Un allenatore, un ragazzo che col tempo è diventato un mio amico, mi ha risposto immediatamente: Sì, cosa fai stasera? Mi è venuto da ridere, ma l'ho guardato un po' male… Ti fischiano più per ammirazione o per arbitraggio scadente? Un po' tutt'e due. In egual modo. E devo dire che se merito i primi, devo accettare anche i secondi. Comunque mi fanno piacere. E allora fischiatela pure… è così carina!


CONTROCORRENTE

SCUSATEMI... SONO SOLO LUCIANO! di Andrea De Pascalis

Scusatemi... sono solo Luciano! E IL TRIBUNALE CONDANNÒ IL PENTITO. MENTRE RECOBA, DIDA E VERON GIOCANO ANCORA. HA RAGIONE CAMPEDELLI: È UNA GIUSTIZIA FORTE CON I DEBOLI E DEBOLE CON I FORTI. sato quando nessuno gli imputava alcunché, si è beccato nove mesi? Tra l'altro, Luciano i suoi quattro mesi di sospensione (a tutt'oggi) se li è già auto inflitti. Dov'è finito il principio della gradualità della pena? E l'illuminata innovazione dei servizi sociali alternativi, escogitata per Recoba, perché mai non torna buona per il falso Eriberto? Ha ragione Campedelli, presidente del Chievo nel sostenere che trattasi di una giustizia forte con i deboli e debole con i forti. Foto: Liborio

Nove mesi: a tanto ammonta la squalifica inflitta ad inizio novembre dalla Commissione di Appello Federale al giocatore brasiliano del Chievo Luciano, reo di aver frequentato per alcuni anni il nostro campionato con nome e cartellino fasulli, avendo preso in affitto, quand'era ancora in Brasile, l'identità di tale Eriberto, un ragazzo più giovane di lui e dunque anagraficamente più appetibile per i talent scout del pallone. Nove mesi di fermo per aver giocato sotto falsa identità possono anche non essere molti in assoluto, ma nel caso di EribertoLuciano sono decisamente troppi: l'ala del Chievo andava assolta, al massimo condannata ad una pena simbolica. Per non pochi motivi. Quando, due anni fa, esplose il caso del falso status comunitario del laziale-argentino Veron, Federazione e Procure di mezza Italia avviarono severe indagini per scoprire tutti i possibili passaporti taroccati. Col sorcio in bocca furono scoperti in molti, famosi e meno famosi, tra cui l'uruguagio Recoba e il portiere brasiliano del Milan, Dida. Come andò a finire, ce lo siamo già scordato: Recoba e Dida, e con la maggior parte degli altri imputati di passaportopoli, se la cavarono con quattro mesi di squalifica. Cafu, Veron ed altri assi davanti al giudice sportivo non ci finirono nemmeno. Si disse che non si poteva, bisognava aspettare le conclusioni del tribunale ordinario. Ovvero, campa cavallo… Intanto che nel mucchio dei calciatori col passaporto… problematico ci fosse pure Eriberto non passò per la testa ad alcuno, né ai poliziotti veri né a quelli della Federcalcio. Avesse voluto, Luciano avrebbe

Eriberto-Luciano sembra arrendersi all'ingiustizia. potuto continuare a giocare come Eriberto fino all'età della pensione. Continuando a prendere in giro tifosi, arbitri, compagni e avversari. Ma ad un certo punto, alla vigilia dell'estate, Eriberto non ce la fece più. Piantò baracca e burattini, fuggì in Brasile e lì rivelò di essere Luciano. Disse di averlo fatto perché diminuire l'età vera era l'unico modo per entrare nel calcio brasiliano professionistico. Riacquistata la vera identità, cosa che nel frattempo gli era costata un lucroso trasferimento alla Lazio, Eriberto si è ripresentato a Verona. Lì lo ha raggiunto la squalifica di sette mesi poi elevata a nove mesi dalla CAF. Non è stato un bell'esempio di giustizia sportiva. Perché mai Recoba e Dida, colti in flagrante, sono stati squalificati per quattro mesi e il povero Luciano, che ha confes-

Dal punto di vista umano non è difficile stare dalla parte di Luciano. Se i Recoba, i Dida, i Veron, i Cafu si sono impicciati con false discendenze italiane nel momento in cui dovevano andare a sottoscrivere rinnovi di contratto miliardari con grandissime società (lo status di "italiano" fruttava di più), Luciano il suo peccatuccio l'ha commesso in gioventù, per sfuggire alla fame e sperare in un avvenire migliore. E poi, lui si è pentito. Ma a tutto questo, evidentemente i giudici sportivi non hanno pensato. A cosa hanno pensato, allora? Probabilmente alle stesse cose cui hanno pensato i giudici sportivi del ciclista Filippo Simeoni, reo confesso nel Tribunale di Bologna di aver fatto uso di epo ed altro doping tra il 1996 e il 1997, pur essendo sempre risultato negativo all'antidoping. Simeoni beccò tre mesi di squalifica per la sua spontanea denuncia, ma nulla successe ai personaggi e agli ambienti da lui tirati in ballo. Evidentemente alla giustizia sportiva i pentiti non piacciono, se invece di incoraggiarli li castiga. Come dite? Punire chi parla è un principio omertoso? Non lo so, io non c'ero. E se c'ero dormivo. Come i giudici di Luciano-Eriberto.

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VITACSI

“ARIAPERTA ALLO SPORT” di Marco Cerigioni

“ARIAPERTA” ALLO SPORT ROMA: UNA GIORNATA MULTISPORTIVA PER LA 9ª EDIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE FREE SPORT Una splendida giornata di sole ha accompagnato, domenica 27 ottobre, lo svolgimento di “Ariaperta”, manifestazione di free sport, che ormai da 9 anni costituisce il fiore all'occhiello dei Grandi Eventi organizzati dal CSI Roma. “Ariaperta”, infatti, è nata come momento promozionale delle attività del comitato verso la cittadinanza, tanto che, per molti anni, si è svolta in luoghi suggestivi come Piazza di Spagna e la Terrazza del Pincio, coinvolgendo, nel complesso, migliaia di persone. Dal 2000, “Ariaperta” si è trasferita nell'impianto di Via Montona, la splendida struttura polisportiva di proprietà comunale, gestita dal CSI Roma, comprendente piscina olimpionica e palestra polivalente, da poco dotata anche di un campo di calcio a 5 in sintetico. La manifestazione, che si è sviluppata in un ricco programma comprendente nuoto, acqua fitness, acquagol, judo, karate, calcetto, pallavolo e pallacanestro, era improntata sul più ampio coinvolgimento, calamitando tanto gli sportivi occasionali quanto quelli praticanti, anche se non iscritti al CSI. È stato bello vedere intere famiglie approssimarsi all'impianto sin dalle prime ore della mattinata, con l'entusiasmo del vivere insieme una bella giornata di sport. Le attività in piscina hanno rappresentato il clou di “Ariaperta”: alle esibizioni dei ragazzi della scuola nuoto CSI Roma Est, hanno fatto seguito le lezioni dimostrative di acqua fitness, un corso che conta su un centinaio di iscritti, di tutte le età, lo staffettone con squadre miste e l'esibizione degli allievi del-

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la scuola di acqua gol, attività propedeutica alla pallanuoto. Non meno interessante è stato il programma delle arti marziali, che ha visto svolgere, in contemporanea su due tatami, gli elementi fondamentali dei corsi di formazione al judo e al karate, dalle tecniche di base a quelle di combattimento vere e proprie, dirette dai Maestri Umberto Foglia e Salvatore Scarfone. All'aperto, come dicevamo, sul nuovissimo campo di calcetto in sintetico, si sono susseguiti i bambini delle scuole calcio di alcune società iscritte al CSI, ai quali si sono uniti quelli residenti nel quartiere, che hanno dato vita a partite davvero entusiasmanti. Ancora, sui campi di minivolley e di minibasket allestiti all'impronta, sono entrati in scena tanti altri giocatori in erba, che hanno reso ancor più vivace e allegro il quadro

d'assieme offerto da “Ariaperta”. Una manifestazione perfettamente riuscita, quindi, ma non solo dal punto di vista tecnico. Nel corso della mattinata, infatti, in Via Montona sono pervenuti personaggi di spicco quali l'On. Gianni Rivera, Consigliere delegato allo Sport del Comune di Roma, del dott. Pronti, Direttore dell'Ufficio Sport, del dott. Enzo Foschi, Presidente della Commissione Sport sempre del Comune di Roma, di Marco Casacci, Assessore allo sport per il VI Municipio, accompagnati dal Presidente del CSI Roma Franco Mazzalupi e dal Vicepresidente Vicario Cosma Vespa. Nel suo breve ma sentito messaggio di saluto, l'On. Rivera si è complimentato con i dirigenti CSI per aver saputo organizzare una così bella e ricca manifestazione, sottolineando il fatto che è proprio attraverso eventi del genere che è possibile recuperare i valori autentici dello sport, lontano dalle esasperazioni dell'agonismo.


TUTTOLEGGI a cura di Francesco Tramaglino

L’IMPORTANZA DI TESSERARE PER BENEFICIARE DELLE AGEVOLAZIONI FISCALI E AMMINISTRATIVE CONCESSE AL CSI BISOGNA ESSERE DEL CSI Ai lettori di questa rubrica, abituati all'incessante alternarsi di novità fiscali e amministrative che caratterizza, ormai da tempo, il mondo dello sport dilettantistico, potrà sembrare paradossale che si dedichino alcuni spunti di riflessione a questioni di taglio più squisitamente associativo, come il tesseramento. Alcuni si chiederanno anche se siano intervenute modifiche di carattere giuridico e fiscale in materia, tali da determinare cambiamenti nelle procedure che governano questa funzione associativa. Desidero rassicurare tutti da subito: nulla di tutto questo! L'idea di dedicare uno spazio a questa tematica nasce, invece, da due recenti interventi che l'Ufficio Problemi Giuridici e Fiscali ha dovuto effettuare a beneficio di circoli e società sportive affiliate al nostro Ente. Un primo caso riguardava un circolo del Nord Italia all'interno del quale un controllo della Polizia di Stato aveva riscontrato la presenza di persone sprovviste di tessera CSI; l'altro, geograficamente collocato nel meridione del nostro paese, concerneva, invece, il caso di un'associazione affiliata che a sua volta affiliava - al proprio interno si intende - altre associazioni servendosi, all'uopo, e in maniera truffaldina dei riconoscimenti sportivi e assistenziali attribuiti al CSI. In entrambi i casi - ed è questo il comune denominatore delle due vicende - si trattava di associazioni con un esiguo numero di tesserati, cosa che mi ha fatto sorgere più di un lecito dubbio sul significato che i

nostri associati attribuiscono alla procedura di tesseramento e alle implicazioni anche fiscali e amministrative che questa comporta. Per com-

prendere il profilo - diciamo così "legale" della questione facciamo un salto indietro, nel lontano 1997, anno di emanazione del noto decreto legislativo 460: tale provvedimento, nel fornire la definizione di associazione sportiva dilettantistica, ha sancito, infatti, che si intendono tali esclusivamente le associazioni riconosciute dal CONI, dalle Federazioni e dagli Enti di Promozione Sportiva. Senza questo riconoscimento le società che pur svolgono, di fatto, attività sportiva dilettantistica, non possono giovarsi dei benefici fiscali previsti dal menzionato decreto, sicché i proventi derivanti dall'attività sportiva - quantunque conseguiti a fronte di prestazioni ai soli soci e senza finalità di lucro - sono da considersi

commerciali ai fini dell'IVA e delle imposte sui redditi. Orbene, tale riconoscimento interviene attraverso l'adesione della società sportiva nel suo complesso e di ogni suo singolo componente (persona fisica) alle finalità sportive ed etiche del CSI. Non è sufficiente, pertanto, il semplice atto di affiliazione per acquisire lo status di società sportiva dilettantistica ma è necessario, altresì, che intervenga il tesseramento dei suoi membri. Va compreso, infatti, a chiare lettere, che senza il tesseramento l'affiliazione è un atto privo di fondamento giuridico. L'affermazione si commenta da sola: società sportive e circoli sono libere aggregazioni di persone ed è a queste persone, sia singolarmente che nel loro insieme (nel loro essere comunità), che è diretta l'attività del CSI ed ogni beneficio fiscale e amministrativo che l'appartenenza al nostro ente può comportare. Senza le persone che le compongono la società sportiva o il circolo sono scatole vuote (essendo, peraltro, prive di personalità giuridica) ed una scatola vuota non può essere riconosciuta, a nessun titolo o fine. Identiche considerazioni vanno fatte per i circoli ai quali il CSI consente, in funzione della propria natura di ente con finalità assistenziali riconosciute, di svolgere attività di somministrazione alimenti e bevande senza

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necessità della licenza comunale. Tale agevolazione - occorre osservare - è stata concessa al CSI affinché le persone che ne condividono le finalità di promozione sociale (i tesserati) possano beneficiare di momenti ricreativi e gastronomici senza sottostare alle complesse normative che regolano gli esercizi pubblici. Se non si tessera, quindi, non si può consentire l'accesso delle persone ai bar circolistici: esse, infatti sono persone "terze" rispetto al soggetto in capo al quale è costituito il beneficio amministrativo qui discusso: che è il CSI e non il circolo affiliato! A nulla valgono, peraltro, le eventuali tessere interne rilasciate dal circolo stesso: la manovra - "furbesca" a dir poco - è stata

considerata chiaramente elusiva dagli inquirenti che hanno fatto visita al succitato circolo dell'Italia Settentrionale, perché è troppo facile rilasciare tessere "posticcie" al passante di turno interessato esclusivamente a consumare una bevanda o un pasto. I responsabili di questo circolo sono sottoposti, oggi, ad un'azione penale per effrazione alle norme del Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza oltre a sanzioni amministrative e fiscali di vario genere. Mi chiedo se valga la pena di incorrere in simili rischi solo al fine di risparmiare il modico costo della tessera che comprende, peraltro, anche servizi di importanza rilevante come la copertura assicurativa. Sul punto, peraltro, va rammentato che la

DOMANDE & RISPOSTE Pubblicizzare una manifestazione sportiva a carattere gratuito a mezzo di manifesti, cartelloni o simili comporta l'assolvimento dell'imposta sulla pubblicità? Il D. Lgs 507/1993 individua il presupposto dell'imposta sulla pubblicità nella diffusione di messaggi, acustici o visivi, in luoghi pubblici o aperti al pubblico volti a incrementare le vendite o a migliorare l'immagine di un soggetto nello svolgimento di un'attività economica. Anche un evento sportivo dilettantistico può essere un'attività economica, persino se svolto a beneficio dei propri soci: ciò in quanto esso procura pur sempre delle entrate associative all'ente che lo organizza. Tuttavia, se l'accesso alla manifestazione è gratuito, si ricade nell'ipotesi di un'attività a sfondo sociale, liberalmente offerta alla collettività: non siamo, pertanto, di fronte ad un'attività economica e, quindi, non esiste il presupposto per l'esazione del tributo. Occorre però osservare che se i costi dell'evento sono in tutto o in parte coperti con sponsorizzazioni, allora la manifestazione perde il carattere della gratuità e diventa a tutti gli effetti un'operazione economica: in tal caso, tuttavia, se l'ente organizzatore è un'associazione sportiva dilettantistica o un circolo senza finalità di lucro avrà diritto alla riduzione al 50% del tributo.

È obbligatorio registrare l'atto costitutivo insieme allo statuto? Dobbiamo attenderci una sanzione qualora detta registrazione intervenga superati i 20 giorni dalla data di sottoscrizione dell'atto? Atto costitutivo e statuto di un'associazione sportiva dilettanti-

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legge 383/2000 sull'associazionismo di promozione sociale ha chiaramente stabilito l'obbligo per il gli enti nazionali e le strutture ad essi affiliate di assicurare i propri membri ai fini della responsabilità civile: continuo a chiedermi come potranno adeguarsi a tale obbligo di legge le strutture che non tesserano tutti gli iscritti. Forse contraendo costose polizze private? Sarebbe davvero il classico caso in cui "il gioco non vale la condela". Morale della favola: per beneficiare delle agevolazioni fiscali e amministrative concesse al CSI bisogna essere del CSI. Tutti: società sportive, circoli e persone fisiche! A buon intenditore poche parole.

stica non sono soggetti a registrazione in termine fisso (ossia entro i 20 giorni dalla sottoscrizione). Infatti, questi documenti si registrano al solo fine di godere delle agevolazioni fiscali previste dal D. Lgs 460/1997: siamo cioè di fronte ad una facoltà e non ad un obbligo. Tuttavia i princìpi che regolano l'imposta di registro stabiliscono che se un atto (lo statuto) ne richiama un altro (l'atto costitutivo), allora registrando l'uno (volontariamente), dobbiamo registrare anche l'altro (obbligatoriamente). Ciò non significa, tuttavia, che se lo statuto viene registrato molto tempo dopo la sottoscrizione dell'atto costitutivo si sia soggetti a sanzione, in quanto, come precisato, l'atto costitutivo di associazione sportiva dilettantistica, al momento in cui è stato firmato dai soci fondatori, non era soggetto a registrazione in termine fisso. In ogni caso si raccomanda sempre di registrare entrambi i documenti.

Un'associazione sportiva dilettantistica riceve in comodato delle attrezzature sportive da un soggetto terzo: il relativo contratto è soggetto a registrazione? Se il contratto di comodato sottoscritto dai due soggetti concerne esclusivamente delle attrezzature, rappresentate da beni mobili, esso è soggetto a registrazione solo in caso d'uso: ossia solo ed esclusivamente qualora una delle due parti intenda impugnare l'atto ai fini di un eventuale contenzioso. Occorre, tuttavia, porre attenzione alla natura complessiva dei beni concessi in comodato: infatti, se il comodante cede al comodatario un complesso unitario di beni già utilizzato nell'esercizio di un'attività economica, si potrebbe ricadere nell'ipotesi di fitto di azienda. Tale fattispecie è retta da norme giuridiche, peraltro, decisamente diverse da quelle che regolano il comodato di beni mobili.



ALMANACCO

JESI: "LA FESTA IMPOSSIBILE"

"La festa impossibile" questo il titolo della manifestazione tenutasi a Jesi (AN) il 14 settembre scorso, in collaborazione con il Centro di Aggregazione Giovanile del Comune di Jesi ed Amnesty International. Il comitato CSI di Ancona ha benevolmente raccolto l'invito ad organizzare l'e-

vento che saluatava la fine delle vacanze estive e l'inizio delle scuole. Molti i giovani che hanno sostato al Parco del Ventaglio nelle quattro zone in cui era suddiviso: lo Spazio Amnesty, dove era allestita una mostra, uno stand ricco di dolci fatti a mano; lo spazio sportivo, gestito al meglio dal Centro Sportivo Italiano, dove ha vinto il "free sport", con i campi di calcetto 3x3, basket 3x3, pallavolo 3x3, biliardino, e tennistavolo e in ultimo uno Spazio musicale, completamente gestito dal Centro di Aggregazione Giovanile ed uno per i writer, gli amanti dei graffiti e dei murales pittorici. In tre punti del parco erano presenti i contenitori per la raccolta di un Euro a favore della lotta per i diritti umani. La giornata ha visto nelle sei ore di apertura oltre 1300 persone coinvolte assieme a numerosi operatori e volontari dei tre enti.

SCUDETTO CSI, MA NON SI VINCE!

Stagione 2002-2003: anche il CSI ha il suo scudetto! Quello che vedete qui sopra è il neonato logo da applicare sulla divisa da gioco degli atleti negli sport di squadra, come regolamentato nelle nuove norme per l'attività sportiva. Nello spirito del CSI,

lo scudetto vuole essere un segno distintivo, che rafforzi il senso di appartenenza delle società sportive all'associazione. Uno scudetto per tutti, insomma; non un trofeo per pochi, simbolo da esibire sulle maglie o da contendersi tra squadre. Inoltre l'applicazione del marchio è completamente gratuita. Ogni società, recandosi presso uno dei 150 Erreapoint (i punti vendita Erreà, presenti in ogni provincia in cui v'è un comitato CSI) vedrà, senza alcuna spesa, applicato lo scudetto con la stella della Joy Cup, la manifestazione nazionale di punta del CSI, a cui partecipano oltre 500.000 atleti, nelle diverse fasi di svolgimento.

DALLA BURKINA FASO ALLO SPORT FRATERNO Sport e solidarietà a Grosseto. Una corsa in bicicletta di 12 km è servita per raccogliere fondi destinati alla ricerca dei pozzi d'acqua in Burkina Faso. Più di 200 i partecipanti che hanno aderito alla manifestazione "acqua per Burkina Faso", organizzata dal circolo parrocchiale della S.S. Addolorata. A questa prima giornata ne è seguita un’al-

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tra il 13 ottobre denominata “sport fraterno” e organizzata dal circolo parrocchiale di S. Francesco. Durante il giorno si sono succedute manifestazioni di Giocasport e Fantathlon per tutti i ragazzi, presso il campo scuola cittadino "Bruno Zauli". La giornata dello sport fraterno s'inserisce nelle celebrazioni di San Francesco che si sono chiuse il 20 ottobre.

PAESTUM: ARBITRI E GIUDICI A RADUNO Mentre al "Getsemani" di Capaccio, il 7 e l'8 settembre si concludevano i lavori dei laboratori del corso per animatori in parrocchia, iniziato il giovedì precedente, dal 13 al 15 settembre, il capoluogo campano ha ospitato anche la 3ª Convention nazionale degli arbitri e dei giudici di gara del CSI. Hanno partecipato 250 tra arbitri e giudici, in rappresentanza di 42 comitati di 14 regioni. I recenti Mondiali di calcio sa ranno ricordati a lungo dagli Italiani come quelli delle sviste di Byron Moreno e in generale degli errori arbitrali. Se ne è discusso a Paestum, domenica 15, nel corso dell'importante convegno "L'arbitro nello sport: relazioni, libertà e responsabilità" dove i fischietti del CSI si sono interrogati sull'importanza del ruolo, decisivo non solo sul risultato finale, ma in maggior misura sul piano educativo e sulla formazione caratteriale degli atleti. A rispondere alle numerose domande c'erano Gennaro Marino direttore tecnico della scuola arbitrale A.I.A "l'arbitro deve essere invisibile, un attore silenzioso. Non deve essere il protagonista della competizione", Giuseppe Iannicelli, giornalista sportivo, un po' scettico su questa posizione: "l'arbitro invisibile può significare anche lasciare spazio all'irregolarità" ed il presidente nazionale del CSI Edio Costantini che ha concluso "L'arbitro è uno strumento di crescita e contribuisce a dare qualità all'attività sportiva. Deve trasmettere sicurezza agli atleti, è questa la sua missione che va portata avanti in ogni partita, dal primo momento di gioco. Per fare ciò è necessario che l'arbitro abbia un'adeguata preparazione fisica e culturale". Nel corso della convention è stato presentato il nuovo regolamento di giustizia sportiva (previste da quest'anno sanzioni sul doping), oltre al consueto aggiornamento tecnico sui regolamenti delle discipline: calcio e calcio a 5, volley e basket, atletica leggera, arti marziali, e ginnastica artistica.


TRENTO: 1º GP NAZIONALE DI CORSA IN MONTAGNA

CSI CON "GLI AMICI DI LUCA" PER LA RICERCA SUL COMA

Nell'anno internazionale dedicato alla montagna, il CSI ha organizzato la prima edizione del Gran premio nazionale di Corsa in montagna nel suggestivo paesaggio dolomitico trentino. Due le prove in programma: la prima, la gara individuale disputata a Sant'Orsola Terme (Valle dei Mocheni/Bernstol); la seconda, gara a staffetta ambosessi, tre atleti per squadra, - è partita da Pergine Valsugana. La corsa e la montagna unite dalla metafora del rispetto delle regole e della fatica necessaria per arrivare in vetta.

Il CSI e la Croce Rossa Italiana sono stati ancora una volta protagonisti, con l'associazione "Gli amici di Luca", del grande successo della quarta "Giornata dei Risvegli per la ricerca sul coma - Vale la pena", animando una domenica dedicata, prima ancora che ai risvegli dal coma, ai risvegli delle coscienze. Nella mattinata di domenica 6 ottobre 2002, al Parco dei Giardini in via dell'Arcoveggio a Bologna, i volontari del soccorso della Croce Rossa Italiana, in collaborazione con il CSI felsineo e con l'associazione Ca' Bura hanno presentato la piece teatrale “Il coma un tempo sospeso”, raccontando quello che spesso la gente non sa: ovvero che nel coma si ferma la vita attiva del corpo ma c'è la vita vegetativa e chi è in coma rimane vigile in qualche parte del suo essere pensante. Non è la morte. È un tempo che si ferma. Sempre domenica, dalle 15 alle 18, il CSI ha animato il Parco della Montagnola con attività sportive per piccoli e grandi, come il Memorial Massimo Pizzoli di calcio a 5, un triangolare intitolato al vice presidente del CSI di Bologna scomparso nell'agosto scorso, al quale ha partecipato anche la squadra dei consiglieri comunali di Bologna, capitanata da Maurizio Cevenini. Al PalaCaselle di San Lazzaro di Savena si è svolto invece il torneo internazionale di pallavolo femminile giovanile (Under 17) della A.S. San Lazzaro Pallavolo, che sostiene l'attività de "Gli amici di Luca". Le squadre che hanno partecipato sono state la Coopcostruttori Parma, Giovolley Reggio Emilia, Minetti Vicenza, OK Bled (Slovenia), Viserba Pallavolo (Rimini) e San Lazzaro Pallavolo. Lunedì 7 ottobre all'ospedale Bellaria, invece, alla cerimonia della posa della prima pietra della Casa dei Risvegli Luca De Nigris, è intervenuto anche il presidente del CSI bolognese Stefano Gamberini, che ha firmato la pietra a nome di tutta l'associazione.

SALERNO & CAVA DE' TIRRENI: UN CSI DI CORSA L'8 settembre si è svolta la prima edizione della maratona "Città di Salerno", 10 km di corsa fra disabili e normodotati con partenza da Lungomare Trieste ed arrivo a Piazza Amendola. Le esibizioni dei gruppi folkloristici locali hanno fatto da contorno alla manifestazione. La settimana successiva, il 15 settembre, è stata la volta di Cava de' Tirreni, con la 41ª edizione della podistica internazionale S. Lorenzo. È stata la marocchina Soumya Laabani a realizzare il nuovo record della corsa. Con un netto 3'55", l'atleta, già vincitrice lo

scorso anno, ha migliorato di ben 2 secondi il suo risultato del 2001. Anche nella categoria uomini è sempre l'Africa a farla da padrona: l'alloro del vincitore (con 23'40"), è andato al burundiano Aloys Nizigama, finalista nelle ultime due Olimpiadi. La manifestazione si è svolta in una grandissima cornice di pubblico, che ha incitato gli atleti lungo tutto il percorso. Anche quest'anno il grande impegno organizzativo del Gruppo Sportivo "Mario Canonico S. Lorenzo" e del CSI di Cava è stato ripagato nel migliore dei modi.

PARMA: ANNO NUOVO, SUCCESSI VECCHI

PISA: IV MEMORIAL ROMEO ANCONETANI

Nonostante sia giunto ormai alla XVIII edizione, il Palio di Parma non accenna ad invecchiare. Moltissimi spettatori hanno vissuto due giorni di vere atmosfere medievali, come sempre gestite al meglio dal CSI parmense. Il 21 e il 22 settembre, in Piazza del Duomo e in Piazza Garibaldi si sono alternate danze, esibizioni di falconieri, combattimenti con le spade e gli immancabili sbandieratori. Naturalmente il momento più atteso sono state le due Corse, quella del panno verde, palio femminile, e quella dello scarlatto, palio maschile. Cinque le porte cittadine che si sono sfidate per conquistare il "Pallium". Tante emozioni e, alla fine, la conferma di San Michele vincitore per gli uomini e di San Barnaba, per le donne.

Si è concluso con una grande serata il torneo di calcio a 5, organizzato dal CSI e dal Gs Nodica, intitolato all'indimenticato ex presidente del Pisa, Romeo Anconetani. Nonostante i gravi problemi societari, che portarono il Pisa in Eccellenza, la stima che i pisani hanno per Anconetani è ancora tanta. Tra questi c'è anche Simone Vanni, attuale campione del mondo di fioretto, che ha consegnato i premi ed ha ringraziato l'expresidente per gli anni dedicati al Pisa Calcio. Sei stagioni in serie A e campioni del calibro di Dunga e Simeone, non si dimenticano facilmente. Il torneo è stato vinto dalla "Carpenteria Nautica Barguglia" che ha battuto il Lago Prunicco per 6-1. Al terzo posto si è classificato il Gensan davanti al Pisa Vip, capitanato dal Sindaco Paolo Fontanelli. Ma la squadra più apprezzata è stata quella dei Draghi… a fine partita ha offerto la cena a tutti gli atleti.

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ALMANACCO

STADIUM, IL SUCCESSO DELLO SPORT PER TUTTI Grande soddisfazione, al comitato del Friuli-Venezia Giulia del Centro Sportivo Italiano, per l'esito dell'edizione 2002 di "Stadium" svoltasi a Lignano Sabbiadoro dal 23 al 25 agosto con base alla "arena beach". Degli umori della organizzazione, si fa interprete il presidente Claudio Bardini. "Credo - dice - che la prima valutazione riguardi il mondo del volontariato, il quale è stato fondamentale per la riuscita della manifestazione. Se non ci fosse, bisognerebbe veramente inventarlo. Per parte sua, il CSI ha ribadito di costituire una formidabile realtà per consentire a tutti indistintamente di avvicinarsi alle varie discipline sportive. Stavolta, poi, c'è stato il valore aggiunto costituito dagli studenti di Scienze motorie della facoltà di Medicina della università di Udine, tutti bravissimi a calarsi in ruoli di animatori che erano per loro inediti". Bardini ha messo in risalto la rispondenza che le varie iniziative attuate sulla spiaggia hanno ottenuto

non solo fra i giovanissimi ma anche fra i villeggianti di una certa età. Egli ha proseguito: "Si è senz'altro rivelata un'idea felice quella di non rimanere ancorati alla ‘arena beach’, andando invece lungo il litorale a proporre in maniera itinerante giochi ed esibizioni". Da non dimenticare che la partecipazione era assolutamente gratuita per tutti. E ricordare inoltre i meriti di protagonisti come l'artista da strada Toni Zavatta, che ha riscosso meritatamente dei favori impensabili, nonché di Daniele Scarpa e Sandra Truccolo ancora una volta all'apice del gradimento della gente con le loro suggestive “canoe polinesiane”. Nel complesso, risulta siano stati circa tremila (un migliaio al giorno) coloro i quali si sono avvicinati a "Stadium 2002". Ma, al CSI regionale, si prepara già l'edizione dell'anno venturo. "Abbiamo in cantiere diverse novità - confessa Bardini - come una spettacolare gara di salto”.

RECORD A MALTA: 240 ORE DI PALLAVOLO

Giovedì 22 agosto alle ore 23, gli atleti del movimento Kerygma hanno stabilito il record mondiale di pallavolo: 240 ore senza sosta. L'evento si inserisce all'interno di una campagna di solidarietà sportiva inaugurata, con una spettacolare cerimonia, lunedì 12 agosto. Quasi 100mila persone hanno assistito alla

REGGIO EMILIA: TRE PIAZZE PER STADIUM manifestazione, che viene organizzata ormai da 17 anni, con il patrocinio del CSI, allo scopo di raccogliere fondi per la Casa della Provvidenza di Malta e per la missione domenicana di Durazzo, in Albania. Anche il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Jacques Rogge, ha voluto congratularsi con questi ragazzi per l'impegno e la passione dimostrata. Quest'estate, infatti, i 54 ragazzi si sono sottoposti a lunghi allenamenti, nonostante temperature di 35°C, per battere il record dell'anno precedente e aiutare i più bisognosi. Tanto sport quindi, ma non solo: 2mila volontari hanno contribuito alla riuscita di quella che il Presidente della Repubblica ha definito la più grande manifestazione solidale dell'isola.

VARESE: CAMPIONATI MONDIALI DI CALCIO A 5 PER IPOVEDENTI A Varese il CSI "aguzza la vista" dello sport. Dal 23 al 28 settembre il capoluogo lombardo ha ospitato i campionati mondiali di calcio a 5 per ipovedenti. Vi hanno partecipato Bielorussia, Brasile, Cipro, Francia, Grecia, Inghilterra, Irlanda, Italia, Isole Mauritius, Russia, Spagna e Ucraina. L'ammirazione, la curiosità e il calore dei tanti

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spettatori sono stati il premio più grande per questi atleti. Con il loro impegno non hanno fatto altro che confermare le parole del presidente nazionale sport disabili, Luca Pancalli, il quale ha definito i diversamente abili come una risorsa per la nazione. E dopo quello che si è visto in campo c'è da crederci.

Il capoluogo emiliano ha ospitato, dal 13 al 15 settembre, Stadium-lo sport incontra la piazza, tradizionale appuntamento ciessino dello sport "open". Piazza Prampolini, Piazza Martiri 7 luglio e Piazza della Vittoria si sono vestite sportive per i tornei di tennistavolo e basket, volley, ginnastica artistica, arti marziali, spinning e calcio a 5. Inoltre si sono tenute due importanti conferenze: "Lo sport incontra i Giovani… i Giovani incontrano lo sport?" e "Dove va lo sport italiano?" alle quali hanno partecipato esponenti del mondo politico, ecclesiastico e semplici sportivi. Ognuno ha portato il suo contributo su una questione, purtroppo, molto attuale: la crisi dell'associazionismo di base.

XIX PEDALAFELTRE Le attese della vigilia non sono state tradite: la "XIX Pedalata Feltre", giro cicloturistico, messa in calendario dal CSI locale per domenica 15 settembre, è stata un successo. Tanti appassionati hanno scelto uno dei due percorsi per riscoprire i dintorni di Feltre. Il primo, di 14 km, partiva da Largo Castaldi per arrivare a Villabruna, il secondo continuava fino a Prà del Moro, per un totale di 25 km. Naturalmente sia l'uno che l'altro potevano essere percorsi in tranquillità e in allegria. Lo spirito della manifestazione era testimoniato alla perfezione dai suoi slogan: "Una bicicletta per fare amicizia"; "Scoprire pedalando"; "Vivere la natura in armonia".


AGENDA DICEMBRE 2002

1Abbadia Lariana (Lecco) e Brescia 6/8

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Trofeo "Lombardia" di Tennistavolo Assisi Forum nazionale dei Giovani Convention dei presidenti provinciali e territoriali

8 Prato

21º Trofeo Roberto Colzi di Atletica

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Bologna 27ª Camminata-Fiaccolata "San Luca" Campo Spinosa (Pavia) Trofeo "Lombardia" di corsa Campestre - 1ª prova Milano Natale degli sportivi

21Mantova

Natale dello sportivo

27ª Camminata-Fiaccolata "San Luca" Bologna La Camminata-Fiaccolata "San Luca" è entrata ormai nella tradizione sportiva dei bolognesi. Saranno in 2mila ad inerpicarsi da Piazza della Pace, adiacente allo Stadio, fino sul Colle della Guardia, dove si trova la Basilica della Beata Vergine di San Luca, eletta, nel 1975, patrona degli sportivi bolognesi. Dalle parrocchie della provincia partiranno delle fiaccole - quest'anno, per la prima volta, una fiaccola partirà anche dalla parrocchia di S. Bartolomeo ai piedi delle due torri. È previsto anche un percorso più breve attraverso i "Portici più lunghi del mondo". Il CSI sarà presente con il suo personale tecnico che garantirà il corretto svolgimento della manifestazione. Quest'anno la Camminata-Fiaccolata sarà dedicata a Massimo Pizzoli, vicepresidente del CSI Bologna, venuto a mancare quest'estate.

22 Imola Finale 1° Trofeo Ecofoot di calcio a 5 1° Trofeo Ecofoot di calcio a 5 Imola Ecofoot è la scuola di calcio creata in Congo dall'ingegnere Justin Ntaboba, grazie alla quale centinaia di ragazzi evitano di essere arruolati per combattere nella guerra civile che da diversi anni insanguina il Paese. Già nel maggio scorso da Imola sono stati spediti materiale sportivo e fondi raccolti durante la "settimana della solidarietà", ora con il torneo, nato dalla collaborazione tra il Csi Imola e l'associazione S.Giacomo, si vuole continuare a sostenere l'iniziativa per dare ai ragazzi del Congo un'alternativa alle armi. Si gioca dal 1° al 22 dicembre presso la palestra Cavina in via Boccaccia.

Natale dello sportivo Mantova Durante la manifestazione verranno assegnati il "Premio della Bontà 2002", che intende premiare persone o enti sportivi che abbiano acquisito particolari benemerenze per atti di valore o altruismo, e il "Discobolo Virgiliano", assegnato su proposta delle commissioni a società, arbitri, dirigenti o operatori che si sono distinti per impegno e collaborazione con la struttura provinciale.

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TRAME DI GIOCO

IN BIANCO E IN NERO di Darwin Pastorin

In bianco e in nero MADAMA JUVE

La Juventus, fondata da studenti del liceo Massimo d'Azeglio di Torino e diventata la squadra più amata dagli operai meridionali della Fiat Mirafiori, è un fenomeno letterario. Mario Soldati, socio della società bianconera della primissima ora, ha narrato la poetica juventina nei romanzi "Le due città" e "America primo amore", lo scrittore ceco Hrabal ha detto di amare dell'Italia "Leopardi e la Juve", Osvaldo Soriano, quand'era centravanti in Patagonia, sognava di emulare Omar Sivori e di giocare nella Juventus. Ma più di tutti, e con stile originale, fu Giovanni Arpino (mio maestro benedetto) a far uscire i calciatori bianconeri dalla cronaca per farli entrare nel mondo incantato delle lettere. Una Juve che “come il calcio stesso, è un linguaggio. Lo riconobbe un poeta quale Pasolini, lo sanno benissimo anche gli avversari. Ai simboli della tradizione italiana classica - simboli a volte banali, a volte di ovvio semplicismo: si tratti di un vino, di uno strumento musicale, di un cibo, di un saluto come il ciao che ormai ha fatto il giro del mondo - il simbolo Juve ha offerto una nota in più, una connotazione specifica e vivida". Un bel libro sul rapporto tra Arpino e la Juventus è "Stile e stiletto", scritto da Bruno Quaranta, critico letterario de "La Stampa". Una Juve finita in poesia, grazie proprio ad Arpino. Ricordiamo il precedente di "Domenica Sportiva" di Vittorio Sereni sui colori, le emozioni e la malinconia di prima, durante e dopo Inter-Juve a San Siro.

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Cara Signora, mi tolgo il cappello il suo nome è una stella nella curva del cielo il suo nome rimbomba della terra alla luna. Mi vesto a festa, lancio i coriandoli il suo nome è un nome che si legge anche Torino. Il suo nome è una montagna di tanti scudetti, agli altri la manfrina, una lacrima, un peto. Il suo nome è il migliore, il suo nome è il più forte.Tu dici: sono gob. E gli altri: sono morto.

Il suo nome si allunga, si contorce in un lamento ma resta l'idea in tutte le genti. Si restringe, si allunga, fa eco rotondo che perda che vinca tra i primi del mondo. Juventus, gridano, o Goba o Madama, sei forte, sei cattiva, fai girare le scatole. Ma un'altra non c'è e nessuno è stanco di soffrire e cantare il tuo nero e il tuo bianco.

SEGNALIBRO Calcio e scrittura. Il gesto atletico, l'estro di un fuoriclasse del pallone, e il racconto, le sensazioni che altrettanti "campioni" della letteratura mondiale hanno saputo trasferire sulle pagine dei propri libri. La miscela del nuovo programma quindicinale di Calcio Stream è semplice. Ma solo in apparenza. "SegnaLibro", il titolo del programma del venerdi sera, condotto per un'ora da Darwin Pastorin e dalla giornalista Laura Moretti, vuole far leva sulla passione per questo sport. La passione vera. Che trascende i sempre più pesanti costi del pallone e le polemiche spesso artefatte del lunedì. Sul tema che periodicamente viene scelto (la solitudine del portiere, la squadra del cuore, ecc.) si inseriscono ricordi e letture, immagini e interviste commentate in studio da cinque "amici" che hanno fatto del calcio "una ragione di vita". O, meglio, una delle due ragioni, dal momento che l'altra, quella intrapresa per professione,

è la politica attiva. Passando dalle letture di brani di Javier Marias, Edurado Galeano, Giovanni Arpino, Antonio Tabucchi, Osvaldo Soriano, solo per citare alcuni scrittori, ai dribbling di Maradona e Platinì, alle rovesciate di Pelè e Gigi Riva, alle punizioni di Del Piero e Totti. Il passato, in SegnaLibro, è soltanto lo spunto per trasferire nel presente alcuni valori legati al pallone e alle ragioni che l'hanno fatto amare da milioni di persone: la correttezza, la passione per uno stop ben fatto, un tiro di collo pieno, un goal dalla bandierina del calcio d'angolo, un salvataggio sulla linea, un'invenzione da trenta metri, l'attaccamento ai colori sociali e ai cori della curva. E, perché no, anche l'apprezzamento per un deciso intervento sul pallone o una vigorosa spinta di spalla. Perché si sa, se il giocatore in questione è delle nostre rispettive squadre, non è mai fallo. E la moviola è un dettaglio.


ALLO SPECCHIO di padre Vigilio Torresani

Testimoni del “Vangelo dello Sportivo” Se un tempo il noto detto "sport per tutti" poteva essere valido, perché il movimento sportivo in Italia e nel mondo era limitato o poco conosciuto a livello di massa, e queste parole suonavano come un invito rivolto a tutti a fare sport, purché lo si faccia, oggi, nell’evoluzione del concetto sport rivolto a tutti, possiamo affermare che non è così. Ogni persona, dopo un breve periodo di ricerca, opta per uno stato di vita personale, sia nell'ambito del lavoro e della famiglia, sia nella scelta delle amicizie e delle attività da svolgere nel tempo libero. L'uomo è sempre alla ricerca di ciò che lo gratifica e ciò porterà frutto se tale ricerca è sviluppata in un ambito preciso. Non si può spaziare ovunque; occorre specializzarsi in un determinato settore. Anche nel campo della cultura, della scuola ci si deve impegnare a preparare persone specializzate in un determinato lavoro o servizio di volontariato; così avviene nel mondo sportivo. Il CSI ha sempre affermato che la proposta sportiva deve anzitutto prendere in considerazione "la persona" con la sua età, la condizione sociale, i suoi bisogni fisici e psichici e le sue aspirazioni. Il primato della persona, dunque, vale anche per lo sport. Il CSI ha sviluppato vari progetti associativi, culturali, sportivi proprio per attuare una ricerca specifica finalizzata allo studio di uno sport per "quella" persona che ha "quelle" caratteristiche umane, psichiche, sociali. Dunque uno sport, ma anche più sport, però che siano adatti al singolo individuo. Perché, ci chiediamo, questo impegno, questa scelta? Per salvaguardare la "persona" e perché l'attività sportiva proposta sia incisiva nei suoi

confronti: sia un'esperienza educativa "di maturazione umana e di impegno" (statuto CSI art.1). In quest'ottica è logico che tutte le persone che si dedicano all'attività sportiva (dai dirigenti nazionali fino al più giovane animatore della società sportiva di periferia) si impegnino, prima di tutto, non ad essere solo e unicamente bravi tecnici sportivi, ma quasi "studiosi della persona" che hanno davanti a sé: essere dunque veramente psicologi. È necessario "conoscere" gli atleti non solo per nome, ma anche per i loro bisogni, le loro aspettative, e ciò non per discriminare, ma per portare, attraverso la proposta sportiva, un aiuto concreto alla persona stessa: allora lo sport diviene un servizio utile e costruttivo. Potremmo affermare che un dirigente sportivo o un animatore o un tecnico può e deve essere un amico e un confidente. Il CSI ha compiuto un lungo e costante cammino di formazione culturale sportiva. Leggiamo nel Progetto Associativo CSI del 1984: "Esiste un percorso, un itinerario sportivo-educativo che ha lo scopo di sottolineare la necessità e il valore di una pratica sportiva sviluppata non solo sul piano della tecnica e dell'agonismo, ma che valorizza lo sport come occasione e mezzo di educazione permanente. Quindi il punto di riferimento primario e assoluto è sempre la persona che vive l'esperienza sportiva e la modella a partire dalle proprie esigenze e opportunità". Anche nel "Progetto culturale sportivo", emanato nel dicembre 2001, alcuni capitoli importanti sviluppano questo tema sempre attuale. Quando parla dei valori di riferimento, quando vengono messi in risalto il prima-

to dell'etica o la dignità della persona umana o l'uomo sportivo di fronte a Dio, cosa si evidenzia se non l'intento di promuovere una cultura sportiva associativa che liberi l'atleta dalle logiche del mercato e si metta al servizio dell'uomo per promuoverlo e riscattarlo? Lo sport ha una sua "spiritualità" è stato affermato nel convegno di Perugia. Cosa significa ciò se non l'impegno di sviluppare, anche attraverso lo sport, la vita interiore, morale e spirituale della persona, dell'atleta? Il CSI, attraverso il contributo di tutti, deve scoprire sempre nuove strategie, non tanto per "fare discepoli" o per "contestare certi slogan" superati, ma per farci diventare validi profeti con idee, proposte, linguaggi nuovi. L'attività sportiva, se da una parte è condizionata dall'età, dai bisogni, dale diverse aspirazioni degli individui, deve, allo stesso tempo, essere svolta in funzione degli individui stessi per aiutarli. Quindi, massima attenzione, deve essere prestata agli ultimi, ai disagiati, ai portatori di handicap, a quegli atleti che, se non emergeranno a livello di risultati, saranno comunque persone valide nella società. Il messaggio qui esposto serve per noi dirigenti, animatori; ma un invito anche ai nostri atleti affinché ricordino che anche oggi è importante avere davanti agli occhi esempi da emulare, ma questi non siano sempre e solo idoli sportivi, ma prima di tutto i propri genitori, i propri animatori del tempo libero. Tutti guardiamo in alto, guardiamo a Cristo "vero campione di umanità". Viviamo e testimoniamo il “Vangelo dello sportivo" che contiene l'etica sportiva, umana e religiosa.

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IL RACCONTO

LE SOCIETÀ SPORTIVE... COME IL CIECO DI GERICO di Edio Costantini

Le Società Sportive... come il Cieco di Gerico

"Che vuoi che io ti faccia?". Cosa posso fare per te, non per me, per il mio orgoglio, per il mio prestigio, per il mio tornaconto... ma per te?

A che servono le Società sportive? La domanda potrebbe suonare retorica o persino blasfema, visto che a parole nessuno osa negare il ruolo che esse hanno svolto nella promozione dello sport in Italia. Logicamente non stiamo parlando delle Società sportive professionistiche, né dei club dei quartieri alti, ma delle Società tradizionali, quelle che nascono grazie ad un certo numero di "pazzi" che si riconoscono in una mission semplice: insegnare lo sport al maggior numero possibile di ragazzi e giovani. Ma è ancora attuale quella mission? Purtroppo cominciano a moltiplicarsi le prove che la tradizionale funzione educativa delle Società sportive sta diventando un reperto da museo o meglio ancora, sta diventando una "camicia di forza" dentro la quale proprio non si riesce più a stare. Succede infatti che molti dirigenti si sentano sempre più soffocati dal vincolo educativo, quasi condannati a scontare la pena dell'appartenenza ad un mondo sportivo che esiste solo nella fantasia degli ingenui, un mondo che si pretende essere fatto di volontariato, di passione, di gratuità mentre tutto il resto della società civile marcia a ritmo di guadagno, di mercato, di concorrenza. Di qui la tentazione di strapparsi di dosso la "camicia di forza" per seguire la libera domanda di sport, che poi si traduce nel fare "solo quello dove si guadagna", ovvero sempre più attività per amatori, sempre più fitness, e sempre meno attività per ragazzi e giovani, campi dove l'impegno e la responsabilità sono enormi e il tornaconto è minimo. Tutto è perduto, dunque? Nemmeno per sogno. Per inquadrare la situazione attuale della Società sportiva viene buono quel brano evangelico che narra di uno tra gli ultimi miracoli di Gesù, quello "riservato" al cieco Bartimeo. Costui si trova lungo la strada a mendicare in disparte rispetto alla folla e quando sente che c'è Gesù comincia a chiamarlo. Gesù inizialmente non gli dà retta, allora Bartimeo si mette a gridare sempre più forte, reclamando il suo diritto ad essere ascoltato. Molti lo sgridano per farlo tacere, e lui, per tutta risposta, grida ancora di più, finché Gesù non si ferma, chiede finalmente a Bartimeo cosa voglia, poi lo guarisce. Molte Società sportive sono oggi come Bartimeo: disseminate lungo le strade delle nostre città, dei quartieri, delle parrocchie, stanno lì a mendicare

un briciolo di ascolto, uno spazio di cittadinanza attiva, un pur minimo riconoscimento del loro impegno sociale. Ma la loro voce è soverchiata dal rumore della folla. Ma c'è anche la seconda parte del brano evangelico, nella quale, non appena Gesù offre la sua disponibilità, Bartimeo getta via il mantello, balza in piedi e si reca da Gesù: reagisce, cioè, alla sua situazione di emarginato, entra nella folla così come è. E subito viene messo a suo agio grazie alla prima domanda: "Che vuoi che io ti faccia?". Cosa posso fare per te, non per me, per il mio orgoglio, per il mio prestigio, per il mio tornaconto... ma per te? È evidente che il grido di Bartimeo trova accoglienza perché dall'altra parte c'è un atteggiamento di ascolto vigile e disponibile, l'atteggiamento di chi si mette nella condizione di accogliere. Si accoglie nella misura in cui si è pronti a fare qualcosa per l'altro perché l'altro ne sente il bisogno; si accoglie nella misura in cui ci si ferma ad ascoltare, comprendere, comunicare. Questo atteggiamento di accoglienza da parte di Gesù provoca in Bartimeo una reazione forte, immediata, piena di vita. Il cieco di Gerico, mendicante e quindi votato a dover chiedere agli altri ciò di cui ha bisogno, per la prima volta si imbatte in qualcuno che gli chiede di esprimere i suoi desideri. Ciò di cui hanno davvero bisogno le Società sportive per non dovere abbandonare o tradire la loro mission è trovare quell'atteggiamento di accoglienza nelle istituzioni, nei gangli del sistema sportivo, tra le forze importanti della società civile. Chiedono ascolto, attenzione, considerazione. Nel trovare tali cose, come il cieco di Gerico potrebbero recuperare la vista, che in questo caso significa ritrovare il senso della propria dignità e la voglia di seguire un cammino di impegno. Anche i Comitati del CSI devono raccogliere questa sfida, mettendosi nella condizione di valorizzare le fatiche di ogni Società sportiva, di ascoltarne il grido anche quando la "folla" vuole zittirlo. La posta in gioco è molto alta: impedire che la Società sportiva sia come un cieco in balia della folla, invece di seguire la mission che gli è propria continuando ad educare attraverso lo sport.

edio.costantini@csi-net.it

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Stadium settembre/novembre 2002




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