STADIUM
Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma www.csi-net.it N. 9 - settembre 2004 - 0,80 euro Sp. in abb. post. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1 Comma 1, DCB Roma
FARE RETE PER “IL BENE DELL’UOMO” di Edio Costantini Il 3 settembre, intervenendo al convegno organizzato da Csi e Azione Cattolica sul ruolo educativo e sociale dell’oratorio, ho molto insistito su un paio di concetti: non si può pensare di riportare lo sport negli oratori ricalcando le piste di 30 o 40 anni fa, perché è cambiato l’oratorio, è cambiato lo sport, è cambiato il concetto di educazione, soprattutto è cambiata la società, sono cambiate le persone e ciò di cui hanno bisogno. Ho aggiunto che l’oratorio oggi non può “specializzarsi” nel fornire questo o quel servizio, nel nostro caso il servizio sportivo, ma deve aprirsi ad ogni componente della comunità cristiana di riferimento, proponendosi come un grande laboratorio di esperienze umane che, a partire dallo sport, dal teatro o dalla musica, diventi un luogo importante di relazioni tra persone e gruppi. Ho infine concluso cercando di spiegare come l’oratorio, se vuole fare
tutto questo, deve essere rete, collegando tutto quanto si muova nell’ampio orizzonte delle più diverse realtà di ispirazione cristiana. Ripensandoci a mente fredda, mentre nei giorni scorsi si intensificava il dibattito sulle possibili nuove prospettive di impegno unitario delle espressioni laicali del cattolicesimo italiano, mi sono reso conto che l’oratorio, inquadrato in questo modo nuovo e diverso, è un po’ il paradigma di ciò che può essere tale impegno. Come non si può sognare di “restaurare” l’oratorio di un tempo, così non si può pensare di ripristinare modelli di aggregazione dei cattolici in politica nati troppo tempo fa per essere ancora attuali nel mondo di oggi, cambiato e che cambia. Al tempo stesso, però, ogni associazione non può fermarsi a coltivare il proprio orticello, ovvero la propria mission associativa, senza avvertire l’ansia di
proporre e di vivere esperienze più larghe insieme ad altre realtà di comune ispirazione cristiana, anche quando abbiano mission specifiche molto differenti. Se è tramontato il tempo delle ampie aggregazioni rigidamente strutturate, si può però lavorare a forme più moderne ed attuali dello stare insieme, imperniate sul concetto di rete, le cui maglie si cuciono insieme partendo dal singolo “nodo”, dalle cose concrete che si possono fare l’uno accanto all’altro sul territorio. Il principio di sussidiarietà introdotto dal nuovo art. 118 della Costituzione apre grandissime possibilità in questa direzione. C’è solo bisogno di comprenderle, assimilarle e metterle in pratica. Una parte importante della convention per dirigenti che il Csi organizzerà ad Assisi nei primi giorni del prossimo mese di dicembre, ruoterà proprio intorno a questo tema.
Comastri, Menichelli e il caldeo Wardumi, olimpionici come Valentina Vezzali e Giovanna Trillini ma anche anziani ed handicappati. Un euro a testa dei partecipanti
servirà a due concreti progetti di pace: del Csi a Ain Arik in Palestina e dell’Azione Cattolica in Iraq. * Vaticanista de “Il Messaggero”
EVENTI - Csi e Azione Cattolica compagni di viaggio sospinti dal Papa ))))))
LORETO, IL RILANCIO dell’associazionismo cattolico Loreto 2004, “la rinascita”. Loreto 2004, “la svolta”. La rinascita è nel rilancio della maggiore associazione ecclesiale italiana, quell’Azione Cattolica uscita allo scoperto come non faceva da oltre 40 anni. La svolta è nella nuova fase di collaborazione tra le associazioni e i movimenti in vista di una unità ancor più necessaria oggi, ad un decennio dalla fine di quella politica, come testimonia la nuova “collaborazione” specie tra AC e CL. Al centro di questa “operazione”, ecco l’incoraggiamento e la spinta di un indomito Wojtyla. Il suo incitamento - “Coraggio, Azione Cattolica! Il Signore guidi il tuo cammino di rinnovamento!” - era quello che la leadership dell’AC e i circa 250 mila soci e pellegrini convenuti la mattina del 5 settembre nell’immenso catino naturale di Montorso, ai piedi del colle di Loreto, volevano sentirsi rivolgere. Il rinnovamento comprende tutte le note dell’impegno laicale, specie nelle sue valenze formative, che sono anche politiche ma nel senso più alto della parola. Le premesse per questo rilancio, l’AC le ha poste con un incontro nazionale di ben cinque giorni a Loreto. E quale compagno di viaggio, per storia e per complementarietà di fini, l’AC ha voluto accanto a sé il Centro Sportivo Italiano. Come tutti sanno, il Csi fu istituito dall’Azione Cattolica alla luce degli insegnamenti e delle sollecitazioni di Pio XII, nel 1944, quando stava per finire la seconda Guerra mondiale e si intravedeva la possibilità della ricostruzione. Nel momento del rilancio, l’AC assieme al Csi ha vissuto, oltre al mega raduno di Loreto, altri due momenti di grande significato: il Convegno di San Benedetto del Tronto (venerdì 3 settembre) sulla necessità di riattivare la funzione sociale ed educativa degli oratori e la singolare staffetta dei “Cento metri per la pace” che, nell’arco di tre giorni, ha visto oltre 45.000 persone percorrere 100 metri di corsa, per una distanza di 4.500 km, quanti ne passano tra Loreto, Betlemme e Baghdad. Il Convegno sugli oratori ha suscitato molto interesse, anche per la partecipazione del vice-presidente del Consiglio, Gianfranco Fini, in veste non politica-partitica, ma istituzionale, dopo l’approvazione, un anno fa, della legge 206 di iniziativa parlamentare che riconosceva “la funzione sociale svolta dagli oratori”. E Fini ha autorevolmente confermato la convinzione del governo e del mondo politico circa la funzione sociale ed educativa
degli oratori quale “valore aggiunto per le comunità locali e per l’intera comunità nazionale”. Sul ruolo di “educazione alla fede” e la necessità di riqualificare in tal senso gli oratori si è soffermato, facendo riferimento all’ineguagliabile esperienza di don Bosco, il cardinale salesiano Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova. Mettendo gli oratori al centro dell’attenzione, come ha spiegato al Convegno il suo presidente, il Csi ha inteso ricercare soluzioni valide perché questa grande tradizione educativa “sente il peso degli anni, i giovani non lo popolano più come un tempo e perciò va rinnovata la proposta educativa perché sia adeguata e funzionale ai tempi d’oggi”. Si tratta, per Costantini, “di rimodulare l’offerta educativa dell’oratorio in modo che vada incontro alla domanda di senso dei giovani”.
di Orazio Petrosillo*
“I giovani che non vanno più all’oratorio - ha aggiunto - sono gli stessi, sfiduciati, disillusi, cinici e consumisti nelle case, nelle piazze e nelle scuole. In essi c’è rassegnazione, chiusura, diffidenza ma c’è anche un grande desiderio di vita, di felicità, di responsabilità, di giustizia, di solidarietà, di pace, di compagnia, di stare dentro le cose del mondo”. La vera sfida di oggi è di far sì che nessun giovane “soccomba al ‘nulla’, ossia ad una vita senza significato”. Con i “cento metri per la pace”, il Csi ha raccolto l’invito del Papa ad essere “costruttori di pace” e lo ha fatto con il suo modo di stare tra la gente. Sulla pista verde attorno alla fontana nella piazza antistante il santuario e, dal sabato pomeriggio alla domenica mattina, nella piana di Montorso, hanno corso vescovi come
CONVEGNO - L’intervento del vicepresidente del Consiglio su “La funzione sociale ed educativa dell’oratorio” ))))))))))))))))
ORATORIO, PALESTRA DI VITA
Riportiamo alcuni stralci del discorso del vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, nel corso del convegno sulla funzione sociale ed educativa dell’oratorio svoltosi a San Benedetto del Tronto. La funzione degli oratori quali “laboratori” di sperimentazione comunicativa e di condivisione di valori spirituali, costituisce un bene che le Istituzioni devono saper salvaguardare e potenziare. Sono “palestre di vita e di formazione”, che meritano di essere sostenute finanziariamente... Tra le istituzioni e gli enti
pubblici, non solo le Regioni hanno investito risorse nella formazione e nell’educazione dei giovani. Voglio fare l’esempio dell’Istituto per il Credito Sportivo, che negli ultimi mesi ha privilegiato realtà parrocchiali che operano in un tessuto sociale spesso degradato, laddove i giovani vivono un profondo senso di incertezza e in gravi condizioni di disagio. In queste situazioni ambientali la promozione delle attività sportive assume una grande rilevanza pedagogica, in quanto soddisfa alcuni dei bisogni più sentiti nell’età giovanile:
l’integrazione, l’emulazione sana, la ricerca di risultati che gratificano la persona, il rispetto per se stessi, per gli altri, per le regole... Fino ad oggi sono stati 215 i mutui concessi dall’Istituto per il Credito Sportivo alle parrocchie, per un importo di quasi 70 milioni di euro, e la imminente modifica della convenzione con la CEI consentirà nuove agevolazioni per sviluppare la pratica sportiva negli oratori. È una tendenza che il Governo intende favorire e sviluppare. È un impegno sincero, non indotto dall’esigenza del consenso elettorale, bensì radicato nella nostra coscienza di uomini liberi, perfettamente consapevoli dell’alto ruolo educativo che da sempre la Chiesa italiana esercita per i giovani... Il riconoscimento legislativo della funzione sociale degli oratori costituisce una forma di attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale introdotto dall’art. 118 della Costituzione. Mi auguro che a tale principio le Regioni si riferiscano esplicitamente nei loro statuti. Lo ha già fatto la Regione Lazio che, dopo aver richiamato espressamente i valori cristiani della vita e della persona (art. 5), all’art. 15 dello Statuto afferma che la Regione “favorisce sulla base del principio di sussidiarietà, l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale”. È importante che l’esempio sia seguito perché il principio
costituzionale rappresenti non già un punto di arrivo, ma di partenza per nuove e più avanzate esperienze della sussidiarietà di carattere sociale. Infatti, molto ancora si può e si deve fare, specie a livello locale, per potenziare la collaborazione tra gli oratori intesi come luoghi di aggregazione ed educazione giovanile e le comunità locali... Anche in società pienamente democratiche qual è la nostra, il prevalere di una visione della vita materialista, edonista, individualista, può costituire una limitazione della libertà. È il rischio dell’egemonia culturale del cosiddetto relativismo morale. È la dittatura del conformismo: contrastarla richiede spesso coraggio e sacrificio personale e costituisce nello stesso tempo un atto di servizio autentico alla democrazia ed al bene comune. Per questo deve essere forte la fiducia delle istituzioni nei giovani e nei luoghi, come gli oratori, dove essi apprendono il coraggio di essere se stessi, di difendere i valori fondamentali dell’uomo e della verità, anche quando ciò può essere scomodo, causa di incomprensione, se non di derisione, agli occhi dei più. Anche per questo, se le istituzioni continueranno a valorizzare il ruolo degli oratori nella formazione dei giovani, domani potremo dire per davvero ai nostri figli, con le parole di Seneca, “Dedi Vobis bona certa et maensura”. Vi abbiamo dato beni certi e duraturi.
2 - STADIUM - settembre 2004
ATENE - sono stati 23 i casi di positività accertati. Il doppio rispetto a Sydney 2000
LA MACCHIA DEL DOPING sui cinque cerchi Ventitrè su diecimilacinquecento. Una percentuale irrisoria per la legge della matematica, una cifra enorme per la logica della morale. La macchia nera del doping, indelebile e gigantesca, si è allargata sui Giochi sorprendendo chi - con eccessivo ottimismo assicurava alla vigilia delle Olimpiadi che quella di Atene sarebbe stata l’edizione più pulita della storia. O almeno quella più controllata. Ma ancor più sorprendente è stata la dichiarazione finale del presidente del Cio, Jaques Rogge, secondo il quale “23 casi di doping accertato non possono rovinare l’immagine dei Giochi se si considera che vi hanno partecipato 10.500 atleti...”. Anche i numeri, purtroppo, hanno un limite. Quello cioè di poter essere interpretati, visto che i controlli antidoping ad Atene sono stati 3.000 e che la stragrande maggioranza degli atleti è sfuggita per forza di cose alla ragnatela dei test. Quello che il Cio ha preferito non considerare piuttosto è che il numero dei dopati accertati è più che raddoppiato rispetto ai Giochi di Sydney 2000: un dato che fa riflettere e che comunque non consente il trionfalismo esibito da Rogge. L’Olimpiade insomma ha dimostrato una volta ancora che la sfida al doping è una
di Alberto Caprotti
battaglia continua, ma che la guerra può considerarsi persa. Il progresso scientifico della sofisticazione viaggia sempre ad una velocità superiore rispetto a quello applicato da chi studia e lavora nel senso opposto. La prevenzione può anche funzionare, e lo scandalo della Balco - il famigerato laboratorio di San Francisco che ha inquinato per anni le vene di molti atleti americani - è servito ad arginare la piaga all’interno dello squadrone Usa, ma il miraggio di uno sport pulito continua ad essere lontano dalle menti e dal cuore di molte discipline e di troppi protagonisti. Il caso del sollevamento pesi resta emblematico e l’ammissione del responsabile tecnico canadese (“senza sostanze vietate questa disciplina non è praticabile a livello agonistico: inutile illudersi”) dovrebbe finalmente convincere chi di dovere a cancellare dai Giochi alcuni sport macchiati dal ricorso sistematico al doping. Perché, purtroppo, l’unica via precorribile a questo punto sembra quella della repressione. Restiamo ai fatti. Irina Korzkhanenko, russa, lanciatrice di peso: oro revocato per steroidi anabolizzanti. Robert Fazekas, ungherese, medaglia d’oro cancellata per un maldestro tentativo di scambiare le
SPORT DEL CUORE SPORT DELL’ANIMA
provette all’antidoping. Squadra di canottaggio a quattro dell’Ucraina: bronzo tolto per la positività di Olena Olefirenko. Revocato anche l’argento nel sollevamento pesi conquistato dall’ungherese Ferenc Gyurkovics, che al test ha mostrato una presenza di steroide nel suo organismo. Infine la ciclista colombiana Lucilla Calle Williams, bronzo nella corsa a punti, la cui medaglia è stata ritirata per doping nell’ultimo giorno delle Olimpiadi. Per tutti i medagliati irregolari insomma è arrivata una squalifica e la cancellazione del risultato. Un provvedimento minimo rispetto alla gravità del “reato”, per due ragioni. La prima: chi vince barando inganna se stesso ma anche chi senza saperlo ha ammirato la sua impresa. La seconda: i podi decisi dopo il responso dell’antidoping non restituiranno mai il vero valore delle medaglie a chi se le è viste assegnare postume per la squalifica di chi li ha preceduti irregolarmente. Anche di questo il Cio dovrà tenere conto, arrivando a organizzare le cerimonie di premiazione solo dopo aver effettuato i test. Una precauzione che dimostrerà il trionfo del sospetto e la morte dello sport, ma che almeno restituirà subito l’onore a chi con il doping continua a non voler giocare.
la Musumeci, dopo il titolo olimpico con il setterosa parte volontaria per un ospedale del Kenya
MADDALENA, L’ORO E L’AFRICA
MADDALENA MUSUMECI INSIEME A TANIA DI MARIO
Dall’oro olimpico ai bambini ammalati dell’Africa. Percorso sportivo ed umano originale e controverso, quasi unico nel suo genere che Maddalena Musumeci, ventottenne campionessa di pallanuoto vincitrice della medaglia d’oro con la nazionale italiana, ha deciso di intraprendere all’indomani dei recenti Giochi di Atene. L’olimpionica che ha sbalordito il mondo sportivo, non solo per aver dato un notevole contributo personale alla splendida vittoria a 5 cerchi, ma soprattutto per aver annunciato subito dopo il trionfo, di voler andare in Africa per trascorrervi un periodo come volontaria in un ospedale di Karungu, un villaggio kenyota, a otto ore di pullman da Nairobi. E per questo nell’entourage azzurro, tra le sue amiche e colleghe di squadra, qualcuno durante i Giochi olimpici l’ha amichevolmente presa in giro chiamandola “suor” Maddalena. Una battutta scherzosa a cui lei ha sempre reagito con un sorriso lievemente imbarazzato perché non voleva che il suo desiderio diventasse uno spot personale. E poi la vita monacale non fa parte dei suoi progetti: c’è Carmelo, il fidanzato che la adora e che per amore ha incoraggiato anche la sua scelta. Che “non è di vita”, almeno per ora. L’avventura
STADIUM Direttore responsabile Edio Costantini
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africana iniziata il 21 settembre Maddalena la condivide con due amici che l’hanno preceduta in Kenya, Alberto e Stefania. Perché proprio l‘ospedale di Karungu? “È pieno di bambini, molti sono ammalati gravi, tanti altri sono rimasti senza genitori morti di Aids. Hanno bisogno di tutto, anche di me. È l’esperienza che ho sempre sognato, sarà bellissima, anche se ancora non so se sarà quella la mia vita”. Cosa potrà fare in Africa una campionessa olimpica? “Mi metterò al completo servizio di chi ha bisogno. Ci starò al massimo un mese. Poi deciderò. I miei amici stanno mettendo su due case-famiglia, loro hanno deciso di vivere lì. Io voglio fare questa esperienza per imparare, per capire. Poi si vedrà”. Ma perché lasciare la Nazionale di pallanuoto proprio nel momento in cui ha raggiunto il traguardo più alto? “È una scelta. Sono grata al mio sport, alla Nazionale, al mio club, ma ora sono stanca: la pallanuoto logora anche fisicamente e poi devo pensare al mio futuro. Ora voglio fare questa esperienza. Poi terminerò gli studi”. Cosa studia? “Scienze del servizio sociale a Catania. Voglio laurearmi presto e magari entrare nel
di Orazio La Rocca*
ministero di Grazia e giustizia. Sempre se non sarò colpita dal mal d’Africa...”. In Africa metterà al servizio delle persone che lei aiuterà anche la sua esperienza sportiva? “Certo, lo sport mi ha dato molto e mi ha anche formata. Ma penso che nelle zone più depresse dell’Africa non c’è bisogno solo di sport. C’è bisogno di tutto. Sport e bisogni, a volte, sembrano essere due strade che non si incontrano mai”. In famiglia come hanno accolto la sua scelta africana? “Mia madre è preoccupata, la sua reazione non è stata delle migliori. Ma ora ha capito: non è una fuga, ma una strada da percorrere”. Una scelta di vita, ma anche di fede, vero? “La fede ha sempre fatto parte della mia vita. Sono cattolica, neocatecumenale. Sono stata a Loreto al pellegrinaggio dell’Azione Cattolica dove ho partecipato anche ai Cento metri per la Pace. Al mio ritorno da Atene i miei amici della comunità mi hanno festeggiata a lungo. Mi hanno sempre incoraggiata nelle mie scelte sportive. Ora lo fanno per la mia scelta africana. Non mi sento un’eroina. Non sono né la prima, né l’ultima che sceglie di andare in Africa e di aiutare chi ha bisogno. Per fortuna”. * Vaticanista del quotidiano La Repubblica
DAL CAMPETTO ALLE OLIMPIADI
LE OLIMPIADI DALLA A ALLA Z A come Atene 2004: il comitato olimpico di Atene ha vinto la scommessa, realizzando stadi meravigliosi. A partire dall’Oaka, il complesso con il grande stadio, la piscina, la palestra, il tennis. Per non parlare di Faliro, Elliniko, Ano Liossia, Goudi, Markopoulo, Peristeri, o del centro lacustre di Skinias, o del pezzo di mare di Agios Kosmas: strutture, stadi che definire meravigliosi, paradisiaci non è esagerato e che, una volta finiti i Giochi, saranno recuperati per altri scopi. B come Biglietti: i biglietti, con un costo che non invitava certo alla corsa all’acquisto, erano sempre disponibili per ogni gara. Per la cerimonia di chiusura abbiamo visto bagarini svendere a 500 euro preziosi pass che portavano in evidenza il costo di 700 euro. C come Cio: i padroni dello sport mondiale per l’occasione erano alloggiati nei castelli dorati del Bretagna, dell’Hilton, del Divani, vere e proprie regge inaccessibili per tutti e venti i giorni della manifestazione olimpica. D come Don Carlo Mazza: gli atleti italiani hanno avuto il privilegio di avere accanto una guida spirituale, il responsabile della Cei per lo sport e il tempo libero. Un sacerdote, un amico per tanti atleti che in lui hanno trovato un compagno con cui confidarsi. E come Eddy Merckx: ad Atene il cannibale è riuscito a piangere a dirotto come quel giorno in cui lo squalificarono per doping al Giro d’Italia. Ma questa volta le sue lacrime erano di gioia: suo figlio Axel ha conquistato l’unica medaglia che mancava nella bacheca di famiglia. Quella olimpica. F come Forno: il tanto temuto caldo, il forno che avrebbe dovuto rendere invivibile la capitale ellenica nel mese di agosto, non è stato poi così insopportabile. È vero, nelle ore calde il sole picchiava, ma a rendere meno pesante l’afa, c’era un leggero vento di Meltemi. G come Guerra: queste Olimpiadi hanno confermato che in tutto il mondo si respira aria di guerra, di crisi. È mancato il grande pubblico. Atene non ha registrato la colorata invasione di tifosi che, in passato, rendevano universale questo appuntamento. H come Hashar Al Maktoum: lo sceicco ha conquistato la prima, storica medaglia d’oro per gli Emirati Arabi Uniti nella gara di double trap. Una curiosità: il grande battuto è stato un ricco maharaja indiano. Che il tiro a volo sia diventato uno sport da ricchi? I come Immigrati: lavavetri curdi, albanesi e cingalesi solitamente stazionano ad ogni semaforo di Atene. Proprio come in Italia. Nel corso delle Olimpiadi, però, sono stati tutti accompagnati fuori città. Probabilmente i “papaveri” del Cio non avvrebbero gradito. L come Lavori in corso: se all’interno degli impianti tutto era perfetto, attorno era un cantiere aperto. In Italia qualche magistrato sarebbe intervenuto per mettere i sigilli a tutti gli impianti. M come Medagliere: l’Italia ha conquistato 31 medaglie: 10 d’oro, 10 d’argento, 11 di bronzo. Un buon bottino per uno sport nazionale che appare sempre più in affanno, con federazioni
costrette a fare i conti con i tagli di bilancio. N come Nba: il più grande flop di Atene 2004 è stato sicuramente il Dream Team americano. Lo squadrone formato da alcuni dei migliori atleti della lega professionistica americana hanno addirittura rischiato di non passare il primo turno. O come Ombra del doping: à stata l’olimpiade del doping, una ventina i casi scoperti, anche se i soliti ben infornati assicurano che tanti altri atleti sono riusciti a farla franca. L’importante è non farsi beccare. P come Panathinaiko Stadium: grandioso, toccante, l’impianto che ha ospitato le prime Olimpiadi dell’era moderna, quelle del 1896 è una delle più belle cartoline di Atene 2004. Ad oltre cent’anni di distanza conserva tutto il suo fascino, lo stupendo marmo bianco, compreso la magica linea della fine della maratona. Q come Quartiere Olimpico: gli atleti erano alloggiati al villaggio olimpico. Un quartiere nuovo, a 15 minuti dallo stadio. Tutta una lunga fila di condomini a quattro piani, con stanze a due letti. Gli italiani erano alloggiati appena dopo il grande ingresso che divideva i due mondi. Per tutti i comuni mortali era quasi impossibile varcare quel cancello. R come Ristoranti: un’altra piacevole scoperta sono state le taverne del centro storico. Con 15 euro, anche alle due di notte, la cena era assicurata: insalata greca, un discreto secondo con pollo o capretto e un ottimo yogurt ricoperto da gustoso miele. S come Sicurezza: opprimente più del caldo greco ad agosto. La paura di attentati ha contribuito a rendere ancor più complicata la vita degli ateniesi e del popolo delle Olimpiadi, costretti, ogni giorno, ad almeno una decina di controlli. T come Taxisti: i veri affari, in occasione delle Olimpiadi, li hanno fatti i taxisti. Bisogna riconoscere che utilizzare le auto pubbliche in Grecia conviene, costano poco, anche se si deve fare i conti con una guida spericolata. Come in tutti gli angoli del mondo, dopo i primi giorni, anche i taxisti si sono fatti furbi: per il popolo olimpico hanno predisposto una soprattassa di 3 euro e altri ingiustificati aumenti. U come Under 21: i ragazzi del calcio, alla fine, sono riusciti a raccogliere una più che dignitosa medaglia di bronzo. Il minuto di silenzio in onore del giornalista Enzo Baldoni, prima della partita contro l’Iraq, è stato uno dei momenti più toccanti dell’intera kermesse. V come Volontari: giovani provenienti da tutto il mondo che per una casacca, un cappello, un pasto al giorno hanno fatto camminare questa complessa macchina. Al contrario di altre edizioni, in Grecia i volontari erano tutti giovani. Molti, buoni conoscitori di diverse lingue, altri, purtroppo, poco inclini al dialogo perché limitati alla conoscenza della sola lingua madre. Z come zero: come gli atleti in libera uscita che nel corso dei Giochi hanno visitato il Partenone e gli altri monumenti storici di Atene. Pierfranco Redaelli
FUORI DAI DENTI Il meglio dei Giochi al di là dei risultati
LE MEDAGLIE DEI DORANDO GAME Li chiameremo Dorando Game. Con il nome di quel ragazzo di Carpi che alle cinque e qualche minuto del 24 luglio 1908 fece andare di traverso il te alla regina Alessandra, moglie di Enrico VII, pacificamente accovacciata con la tazzina in mano sulle tribune del Whithe City Stadium di Londra, mentre Dorando Pietri deambulava sulla pista, sbagliando direzione, stremato, sfinito, a pochi metri dall’oro della maratona. Una medaglia che non vincerà mai perché dopo aver tagliato il traguardo con il sostegno di un megafonista e un epico svenimento verrà squalificato al termine di quarantadue massacranti chilometri per quello che nei quiz-tv di oggi viene chiesto dalla poltrona: l’aiutino. Ma se volete potremmo anche chiamarle Olimpiadi degli “sfigati”, di quelli che sulla scia dell’annebbiatissimo Dorando, contribuiscono ora e sempre a tenere viva l’icona dello sportivo e delle sue inquietudini: il campione bravo, bello e innamorato. Ma anche e soprattutto ingenuo, iellato, defraudato. E siccome, alla faccia della tregua olimpica, mi hanno chiesto di essere cattivo anche dopo diciassette interminabili giorni di Giochi eccomi qui, dunque, a raccontarvi di chi dopo Atene non verrà mai ricordato soltanto per un’abbagliante vittoria o per una bruciante sconfitta. LA FRECCIA DI CUPIDO. Marco Galiazzo ha 21 anni e pesa 93 chili. Ha il fisico del ragioniere che ha esagerato con i bomboloni e potrebbe tranquillamente fare la controfigura di John Belushi. È miope, ma ha scelto di tirare con l’arco. E ci riesce benissimo. Quando questo giornale andrà in stampa gli italiani forse avranno già dimenticato la sua faccia, ma lui si augura che le italiane non abbiano dimenticato il suo appello: “Spero che l’oro mi aiuti a trovare una fidanzata”. Vincente e disperato.
MAX E MISS. Quattro anni fa aveva vinto l’oro, ad Atene Massimiliano Rosolino non è nemmeno entrato nella finale dei 200 misti. E il bronzo nella staffetta 4x200 non basta. La storia d’amore tutta napoletana con l’ex Miss Italia e ora presentatrice Roberta Capua ha lasciato il segno. Lui spompatissimo in acqua, lei scoppiatissima in tribuna. Lui che ammette: “Non sentivo il fuoco dentro”. Lei che assicura: “Saprò come consolarlo”. C’è da scommettere che lo scopriremo su Novella 2000 e quel giorno, vedrete, rivedremo anche il fuoco di Max. Perdente e dannato. SORELLE COLTELLI. Alle Olimpiadi ogni medaglia ha una storia. Ma quella d’oro vinta con tanto di record del mondo dall’australiana Anna Meares nel ciclismo su pista, specialità 500 metri da fermo, ha una storia al limite dell’incredibile: al suo posto avrebbe dovuto gareggiare la sorella maggiore Kerrie. Poi una caduta, durante un allenamento a cui era presente anche Anna e alla quale nessuno ha mai saputo dare spiegazioni, l’ha messa fuorigioco. A casa Maeres l’oro è arrivato, ma ora papà a e mamma rimpiangono i giorni in cui le due figlie si sfidavano in sella al triciclo. Fra Kerrie e l’olimpionica sorellina è un inferno. Assente e derubata. DOPATA E MAZZIATA. Se fosse una dopata e basta (come gli ex eroi greci Kenteris e Thanou, complici del più colossale doping di Stato della storia olimpica) l’avremmo già consegnata alla spazzatura dello sport mondiale. Ma Olga Schuhkina è qualcosa di più: l’uzbeka dopo essersi rimpinzata di anabolizzanti come fa Obelix con i cinghiali in un celebre fumetto, è corsa a Olimpia per la gara di lancio del peso femminile ed è arrivata ultima. Sì, avete letto bene: ultima. Ultimissima. Ma ci pensate? Forse se non fosse stata dopata quella mattina
non sarebbe nemmeno riuscita a lavarsi i denti. Straperdente e straridicola. HAI VISTO, PAPÀ? Lo chiamavano Cannibale, ma Eddy Merckx ha vinto tutto quello che il ciclismo gli porgeva sotto il naso tranne le Olimpiadi (miglior piazzamento un dodicesimo posto a Tokyo ’64). A colmare l’ingombrante vuoto nella bacheca di famiglia ci ha pensato Axel, per tutti il figlio del grande Merckx. Per un giorno, uno solo, è riuscito a fare meglio di papà e a farlo piangere: medaglia di bronzo. Vincente e commovente. CATASTROFE D’ORO. Le thailandesi sono famose per le loro mani delicate, ma hanno centrato la prima vittoria a un’Olimpiade grazie ai muscoli feroci di Udompron Polsak nel sollevamento pesi categoria 53 kg. Più che una medaglia vinta, una razzia subita perché il ministro dello sport di Bangkok le ha requisito l’oro per regalarlo al premier Shinawatra. Più che una vile razzia subita, una terrificante reazione a catena: durante la gara il secondino di un carcere tailandese che si gustava il trionfo in tv si è dimenticato la cella aperta e due galeotti sono fuggiti, mentre nel bel mezzo dei festeggiamenti per l’oro un parente della neo campionessa olimpica è addirittura morto. Vincente e maledetta. SCEICCO O CECCHINO? In Dubai si può fare di tutto: collezionare dollari o aeroplani, comprare scuderie di Formula 1 o i più costosi cavalli del mondo. Ahmed bin Hashar Al Maktoum, professione sceicco e parente
stretto della famiglia che regna sull’Emirato, ha scelto di ammazzare il tempo con un fucile ed ha vinto l’oro nel tiro a volo, specialità double trap. Sceso dal podio ha ammesso: “Avrei potuto godermi la vita e invece ho trascorso gli ultimi sei anni allenandomi dalla mattina alla sera”. Vincente e svitato. MAL DI MELTEMI. Un vento in cassintegrazione, un mare più adatto ai bagnanti della domenica che ai velisti, una tavola immobile: così si è consumata in mezz’ora la più grande beffa della spedizione olimpica azzurra ad Atene. Alessandra Sensini dall’oro al bronzo per colpa di quel Dio greco che ha smesso di soffiare. Quattro anni di duro lavoro, di braccia devastate dalla fatica, di onde su onde e poi nel giorno dell’ultima regata il tradimento del Meltemi, il vento senza più forze. Come Dorando quel 24 luglio di 96 anni fa a Londra. Perdente ma vincente. Gambatesa
STADIUM - settembre 2004 - 3
ATLETICA - A Reggio Emilia assegnati i tricolori Csi
PARMA, CON IL CSI RIVIVE L’ITALIA DEI COMUNI È tra le più rappresentative manifestazioni dell’Italia dei Comuni, che il Centro Sportivo Italiano fa rivivere ogni anno. Parliamo del Palio di Parma, una staffetta fra le 5 squadre rappresentanti le antiche porte cittadine: i verdi di Porta Santa Croce, i bianchi di Porta San Francesco (l’attuale Piazzale Barbieri), gli azzurri di Porta Nuova (Barriera Farini), i gialli di Porta San Michele (Barriera Repubblica) e i rossi di Porta San Barnaba (Barriera Garibaldi). Anche quest’anno c’è stato gran fermento per l’evento, dopo la tradizionale benedizione dei drappi in Cattedrale, tenutasi sabato 18 settembre, ed i cortei storici in costume medievale. Il 19 pomeriggio il via al Palio. Tre gare in una: la Corsa dello Scarlatto, il Palio delle Donne, e il Palio degli Asini.
SULLE ORME di Stefano Baldini Non parleremo di quel mostro biondo che è Stefano Baldini. Lui, i suoi titoloni, le feste e gli inviti, tra allori e incensi, se li è ampiamente goduti e meritati. L’oro di Atene fa già parte della storia più esaltante di Reggio, la città della prima bandiera tricolore. Ma sulla scia della gazzella di Rubiera, ricco paesone adagiato sulle rive del fiume Secchia dove il neo-olimpionico vive e si allena, un bel week-end da eroi greci lo ha vissuto anche il Centro Sportivo Italiano, in occasione del suo Gran premio nazionale di Atletica leggera, finora inserito nel calendario delle finali
POST-IT
di Enrico Lusetti
nazionali del circuito “Joy Cup”. E l’assolo è stato da applausi, di quelli non facili da dimenticare. Non c’era il Partenone sullo sfondo, ma la dorata sagoma della Pietra di Bismantova, quella che perfino il sommo Dante citò nel suo Inferno. Non c’erano i migliori del mondo, ma tanti cuori trepidanti di passione e di sano agonismo. Caricatissimi e volitivi, si sono ritrovati a Castelnovo Monti dal 2 al 4 settembre, oltre seicento atleti, ragazzi e ragazze che hanno dato il meglio di sé per cucirsi addosso l’ambito scudetto e conquistare la maglia a strisce blu e arancio di campione d’Italia Csi. Presenti 84 società ciessine in rappresentanza di 34 comitati provenienti da 11 diverse regioni italiane, l’atletica Csi ha fatto il pieno nelle tre giornate di gare, con i suoi tanti giovani provenienti da Milazzo e da Cava dei Tirreni, da Trento e da Alghero, da Albenga e da Campobasso. Saltatori, lanciatori, fondisti e sprinter si sono alternati nella deliziosa cornice del Centro Coni di Castelnovo Monti, un impianto assai adatto a questa disciplina, che ha reso ricche di fascino anche le gare disputatesi in notturna. L’Atletica Castelnovo, società padrona di casa, oltre ai risultati sportivi ha dato il meglio di sé quanto ad organizzazione e promozione dell’evento. 130 i titoli nazionali assegnati nelle otto categorie maschili e femminili in gara (ragazzi, cadetti, allievi, juniores, seniores, amatori A e B, veterani). In pista i salti (alto e lungo), i lanci (peso, disco, vortex
e giavellotto) ed in corsia le distanze dei 60, 80, 100, 200, 400, 600, 1500, 3000 metri. Sono stati i padroni di casa reggiani a far la parte del leone, anche se il successo finale è andato in Trentino. Qualche risultato interessante: l’asticella fissata a 2,03 per il volo di Stefano Cucchi (Atletica Reggio Emilia - seniores), il cronometro sul 10”48 per Liliana Iafigliola (GS Virtus) al traguardo degli 80 mt cadette, lo sprint di Marco Alfieri nei 60 mt ragazzi (Juventus Vicopò Atletica Azzurra), per lui 7,26 in qualifica e 7,29 in finale, e infine nel mezzofondo femminile, la vittoria sui 3000 metri di Laura Ricci (AS Corradini Reggio Emilia) per la categoria seniores, e di Adelina De Soccio (Virtus Campobasso), campionessa italiana in carica nel cross Csi, tra le juniores. Una festa non solo sul tartan. Tra i momenti extrasportivi da ricordare l’assai coinvolgente Festa delle Regioni e la Santa Messa celebrata in campo con grande commozione, dopo il truce massacro in Ossezia.
BOLOGNA, VILLAGGIO DELLO SPORT Sabato 25 e domenica 26 settembre riaprirà il Villaggio sport bolognese. In Piazza Lambrakis, nel quartiere Savena, la due giorni sportiva metterà in campo tennistavolo, calcetto, bigliardino, volley e basket. Sabato è in programma un simpatico triangolare di calcio a 5 con squadre composte da giornalisti, consiglieri comunali di Bologna e consiglieri di quartiere. La domenica andrà invece in piazza un torneo scolastico, abbinato ad un concorso “Slogan per la pace” dove ogni scolaro delle elementari lancerà un messaggio di pace che verrà raccolto ed appeso ad un albero. Il 7 ottobre sempre a Bologna arriverà la “Fiaccola per la vita”, partita da San Pietro in Roma il 22 settembre. Dieci atleti a staffetta correranno per arrivare fino all’altra San Pietro, la Cattedrale bolognese. La fiaccola proseguirà la sua corsa verso la Casa dei Risvegli, finalmente conclusa, che nel pomeriggio festeggerà la sua inaugurazione. La manifestazione podistica ha il patrocinio dell’alto patronato del Presidente della Repubblica, dell’Anci e dalla Cri.
HANDICAP - Al via un progetto realizzato con il Ministero del lavoro
BEACH VOLLEY - A FANO E CAVA DE’ TIRRENI GLI ULTIMI TORNEI DELL’ESTATE L’estate Csi ha mostrato in passerella un gran numero di tornei di beach volley e beach tennis. Se a fine agosto a Fano si è tenuta la nona edizione di “Good bye Summer”, nel mese di settembre è andato in scena, a Cava de’ Tirreni, il tradizionale appuntamento con il torneo di beachvolley “Città di Cava”. 31 squadre e oltre 250 atleti hanno animato le piazze cavesi, coinvolgendo un gran numero di spettatori. Il successo finale è andato al Sun Friends, team che si è confermato campione davanti a circa mille spettatori.
OLTRE LA SIEPE grazie allo sport “Oltre la siepe” è il nome del progetto che il Csi realizza insieme al Ministero del lavoro e delle Politiche sociali, nell’intento di integrare gli atleti con diversa abilità nella vita di tutti i giorni. E che lo sport può superare ogni barriera lo sanno bene, e lo dimostrano ancor
meglio in campo gli atleti del weelchair hockey. Sono ragazzi di ogni età, che a causa di handicap fisici o di tipo neuromuscolare grave, utilizzano carrozzine elettriche per sfidarsi in partite tanto “agguerrite” quanto ricche di fair play.
CALCIO ALLA SPAGNA LA DANONE NATION CUP Dopo un anno di competizioni nazionali la Finale Mondiale della Danone Nations Cup, la Coppa Internazionale di calcio riservato ai ragazzi dagli 11 ai 12 anni, nel primo finesettimana di settembre ha eletto i suoi nuovi campioni. Sono gli spagnoli che in finale hanno avuto la meglio sulla Svizzera. Gli iberici al Parco dei Principi di Parigi, di fronte a 30mila spettatori e sotto gli occhi di Zinedine Zidane, padrino della manifestazione, hanno superato per 3-1 i pariquota elvetici. La Lodigiani Roma, la squadra del Csi che aveva vinto l’edizione nazionale a Milano, si è piazzata al 24° posto sulle 36 partecipanti.
CAMPAGNE
Basta uno stick, una palla e tanta voglia di far gol. Partito il 1° settembre, il progetto ha visto come primo impegno lo svolgersi a Civitanova Marche della final four della Coppa Italia. In campo si sono ritrovati oltre sessanta atleti appartenenti a squadre siciliane e partenopee. Per la cronaca la Coppa è finita nella bacheca dei Blue Devils Napoli, ma il premio più grande per tutti i partecipanti è stato vivere in prima linea lo spettacolo a Montorso in occasione del Pellegrinaggio di Ac e della conclusione della “Cento metri per la pace”. Un momento assai toccante quando Valentina Vezzali e Giovanna Trillini, le due campionesse olimpiche di fioretto, sono scese dal palco per firmare gli autografi di rito. E si sono viste ricambiate da alcuni atleti in carrozzina come ringraziamento, delle loro medaglie appena conquistate. Commosse le due fiorettiste hanno poi dichiarato di volerle conservare vicino a quelle conquistate ad Atene, nella bacheca dei trofei a loro più cari. “Oltre la siepe” proseguirà secondo un ricco ventaglio di manifestazioni sportive e attività formative a partire dal prossimo autunno. Per maggior informazioni: www.csi-net.it.
- Continua il giro d’Italia dei camper del Csi
“FORMAZIONE IN TOUR“ adesso è anche online DATA TAPPA 27-28 sett 1-2 ott 4-5 ott 6-7 ott 8-9 ott 14-ott 15-16 ott 18-19 ott 20-21 ott 25-26 ott 27-28 ott 29-30 ott 2-3 nov 5-6 nov 8-9 nov 17-18 nov 19-20 nov 22-23 nov 24-25 nov 26-27 nov 29-30 nov
CITTÀ CAMPER
1
CAMPER
2
Frosinone Belluno Siena Prato Massa Savona Caserta
Firenze Pisa Volterra Genova Torino
Verbania Brescia Lodi Lecco Milano Campobasso
Cremona Bergamo Varese
Pordenone Cagliari Feltre/Belluno Venezia Verona Rovigo
Roma Treviso Padova Vicenza Legnago
E’ attivo da pochi giorni il sito dedicato a “Formazione in tour”. Nella home-page del sito nazionale www.csi-net.it, un apposito link aprirà le porte alla campagna formativa, partita nella scorsa primavera e che, con la riapertura delle scuole, riprenderà a muovere i suoi caratteristici camper in oltre 50 città italiane. Ogni tappa del tour sarà caratterizzata da tre momenti: un incontro con le società sportive CSI, uno con le parrocchie locali ed infine un talk show con gli studenti di una scuola superiore, alla quale verrà presentato il progetto finalizzato alla creazione di un circolo sportivo studentesco all’interno della scuola. Il calendario riportato in tabella mostra quanto sia fitto l’impegno dei due motor home nel periodo tra fine settembre e novembre. Troverete alcune città “fuori posto” dal momento che alcuni Comitati, per motivi organizzativi, hanno dovuto spostare la loro tappa fuori dal loro itinerario regionale previsto. Formazione in tour, come è noto, ha beneficiato del finanziamento del Ministero del Welfare per i progetti presentati dalle associazioni iscritte nel
registro nazionale del volontariato, voluto dalla legge 383/2000. Accanto a Formazione in tour prosegue inoltre il ciclo dei corsi per animatori culturali sportivi in parrocchia in tutta Italia. Il primo si è svolto a Lanciano dal 10 al 12 settembre, ed i prossimi sono in programma a Caltanissetta dall’8 al 10 ottobre, e a Frosinone dal 15 al 17 ottobre. L’autunno caldo della formazione saluta una stagione estiva non meno ricca di appuntamenti. Dal 28 agosto al 5 settembre il Campus di Bagni di Nocera Umbra ha registrato una partecipazione significativa con più di duecentocinquanta iscritti. I corsi nazionali attivati quest’anno dalla Scuola Nazionale Educatori Sportivi (Snes) del Csi sono stati otto, rivolti ad altrettante figure associative (formatori, operatori con disabili, per l’attività motoria con anziani, con i bambini, orientatori dell’attività sportivi dei ragazzi, allenatori di calcio giovanile e animatori parrocchiali). Accanto alle iniziative Snes, la settimana
sociale per dirigenti, il corso di formazione per i volontari del servizio civile nazionale e per gli operatori locali di progetto hanno completato il quadro dell’offerta formativa in Umbria. Ogni corso ha alternato momenti specifici del proprio itinerario ad altri in comune a tutti i percorsi. Il primo di questi ultimi è stato l’intervento di Ernesto Preziosi, vicepresidente nazionale dell’Azione Cattolica che ha focalizzato sulla responsabilità comune che tutti i cattolici hanno e che devono mettere nell’agire all’interno della società. Il pregiato propellente, ha detto Preziosi, da iniettare all’interno della società si chiama fraternità cristiana. Auspicando, infine, una cultura del “fare insieme” tra le varie associazioni cattoliche. Il giorno seguente, Monsignor Carlo Mazza della Cei, ha parlato ai corsisti definendo il compito degli operatori, impegnati, attraverso lo sport, a sviluppare percorsi educativi che aiutino le persone a entrare nella dimensione di una società fortemente segnata in senso cristiano.
APPUNTAMENTI 22/29 SETTEMBRE TIRANO (SO) Fiaccola della Pace È già pronta a ripartire la Fiaccola della Pace del Csi. Dopo la lunga Loreto-Baghdad, il fuoco simbolo di fratellanza tra i popoli tornerà ad ardere dal 22 al 29 settembre. In occasione del 500° anniversario dell’apparizione della Madonna di Tirano (SO), il Csi realizzerà, infatti, una maratona-pellegrinaggio che partirà da Piazza San Pietro, dopo aver ricevuto la benedizione del Santo Padre e attraverserà circa cinquanta comuni, toccando Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia. Tra le città che ospiteranno le tappe della carovana Civitavecchia, Grosseto, Pisa, Pavia, Milano, Como -, per arrivare quindi al traguardo fissato presso il Santuario della Beata Vergine di Tirano. Con l’arrivo della fiaccola nella cittadina valtellinese, il 29 settembre, si aprirà un intero anno di manifestazioni e di celebrazioni, che coinvolgeranno la diocesi di Como e le istituzioni locali e regionali lombarde.
1/3 OTTOBRE MODENA Villaggio dello Sport Alla sua terza edizione, il Villaggio dello Sport modenese arricchisce ancora il suo programma. In piazza ci saranno campi da calcetto, minibasket e volley 3x3, una gabbia multisportiva e la pista per lo sci di fondo, con diversi sipari culturali come la mostra fotografica “100 scatti per la pace”, la presentazione del libro: “ventitreaprileduemilaquattro-una corsa per la pace” e due spettacoli serali di danza. Dall’1 al 3 ottobre saranno tre giornate fittissime, segnate dalla visita quotidiana delle scolaresche (elementari e superiori), da un lancio di paracadutisti e da tre giornaliere “Maratone della pace”, a voler insistere costantemente ed in ogni istante su un tema così importante. Su un circuito cittadino di 1 km appositamente predisposto, con arrivo in Piazza Roma, ogni giorno si alterneranno 42 personaggi, sportivi al venerdì, politici al sabato, dello spettacolo la domenica. Ultimo staffettista, domenica 3 a mezzogiorno circa sarà il trionfatore di Atene, l’azzurro oro olimpico Stefano Baldini. Sabato 2, inoltre, il Collegio San Carlo di Modena ospiterà il convegno nazionale “educare alla fatica nello sport” che metterà a confronto giovani, genitori, insegnanti e allenatori.
16-17 OTTOBRE BELLUNO Sport in piazza (piazza Piloni, piazza Martiri, piazza Duomo)
23 OTTOBRE TABIANO TERME Convegno “Politica e formazione sportiva: come aiutare concretamente le società sportive dilettantistiche”
4 - STADIUM - settembre 2004
EVENTI - Giovani, bambini e anziani, tutti insieme nella staffetta del cuore
45.000 IN CORSA PER LA PACE tra Loreto e Baghdad
Un pellegrinaggio, una maratona, una festa. Tutto questo racchiude l’immenso e caloroso catino naturale di Montorso, ai piedi del colle di Loreto, che sembra simbolicamente voler abbracciare tutti i presenti. È l’entusiasmo delle persone a rendere speciale l’evento: ognuno ha qualcosa da donare, ognuno vuole condividere la propria esperienza e il proprio cammino con gli altri. Non una marcia, non una maratona, ma un percorso di pace. Tutti i corridori, a modo loro, sono speciali; come dare torto alla nonna di 98 anni che dopo aver attraversato il secolo delle due guerre mondiali vuole ancora dire la sua sulla pace? E cosa dire di quella bambina di un mese, che inconsciamente ha contribuito all’evento con la sua spontaneità e dolcezza? Mentre un frate corre scalzo e alcuni ragazzi sprigionano la loro giovinezza correndo nei modi più inconsueti e divertenti, dei genitori sono intenti a spiegare ai figli di 3-4 anni il significato dell’iniziativa non dal lato sportivo, ma da quello della pace. Rita Zoccatelli è responsabile di uno dei turni che si alternano nei 100 metri della pace: vedova, con una bambina di 13 anni, da 20 è iscritta al Csi. “Facevo parte di un gruppo parrocchiale giovanile a Verona che collaborava con il parroco; volendo dare un’educazione anche di tipo sportivo ai ragazzi, abbiamo deciso di fondare una polisportiva, decidendo da subito di affiliarci
di Simone Da Ros (ha collaborato Giuliano Cecconi)
al Csi. Mio marito è poi stato presidente provinciale, e mi ha trasmesso la sua passione; da quando lui è mancato, ho voluto continuare il suo impegno: sono stata eletta nel consiglio provinciale e in quello nazionale”. È entusiasta di Loreto 2004 e dei 100 metri per la pace. Veniamo da tutte le parti d’Italia per compiere ognuno il suo pezzo di strada. Stiamo incontrando gente di tutti i tipi: bambini e ragazzi, ma anche adulti che hanno
corso a tutte le ore, anche nel cuore della notte. Alcuni gruppi parrocchiali della zona, si sono organizzati proprio per coprire il percorso notturno.” Rita ha il Csi nel cuore, parlano i suoi occhi: “Quello che mi ha colpito da sempre del Csi - afferma - è il fatto di utilizzare un mezzo così semplice e alla portata di tutti, come lo sport, per educare le persone ed i ragazzi a saper perdere (e a sapere vincere) con dignità, al rispetto dell’uomo e dell’avversario, al sacrificio, al senso della parola data”. Poco distante una volontaria ha ancora la stanchezza fisica di chi, nel suo piccolo, ha contribuito alla staffetta dei record: “questa notte ho fatto diversi giri! Quando era già l’alba è venuto anche un sacerdote, e allora abbiamo fatto altri giri dicendo il Rosario”. Quattro ragazzi di Catanzaro spiegano il motivo della loro partecipazione: “Non siamo molto sportivi, ma vogliamo partecipare al gesto che pensiamo sia importante. Anche durante le Olimpiadi ci siamo lasciati prendere dal messaggio di unità e di pace che lo sport può dare: è stata una cosa veramente toccante, dallo sport dobbiamo imparare un sacco di cose”. A Loreto la pace è di tutti. Ma è una pace che va rincorsa coi fatti, anche a piedi nudi, come
il 65enne Giuseppe da Acireale che afferma “vado più veloce, così, sperando che di questo passo anche la pace nel mondo acceleri”. Sono giri di grande speranza. Tante le persone ai bordi della pista. Tra le prime partenti, pettorale n°370, una donna di 96 anni, di Loreto. Sorride sotto braccio alla figlia: “per la pace questo ed altro”. Così Paolo un ragazzo canadese, in vacanza ospite della cugina Paola di Lanciano scopre un’Italia “fantastica, bella fuori e dentro il cuore”. E corre anch’egli i suoi bei duecento metri. E appresso arrivano Giorgio e Germana, coniugi di Viggiù nel varesotto sorridono dopo lo sforzo: “è una manifestazione viva, abbiam partecipato un
po’ per gioco , un po’ per solidarietà.” In fondo è il bello di questo evento, una maratona che non è stata una semplice “passeggiata”. La staffetta del cuore organizzata dal Centro Sportivo Italiano sa di pace: come è vero che violenza genera violenza è vero anche che lo sport può divenire generatore di pace, adoperandosi al dialogo e alla riconciliazione. Tutto questo è stato l’appuntamento di Loreto 2004, che ha costituito per le persone presenti un’ulteriore occasione per ritrovarsi insieme e poi ripartire, ognuno per la rispettiva strada, portando con sé l’esperienza indelebile da poter condividere nella quotidianità con i propri cari.
LORETO - Anche molti volti noti hanno corso per la Pace
UNA STAFFETTA DI CUORI
Una staffetta di cuori. Come inciso nell’inno nazionale del Csi, così è stata la lunga corsa dei “Cento metri per la pace”. Quel giro di 100 metri percorsi 45mila volte, per unire simbolicamente il capoluogo mariano marchigiano con Betlemme e Baghdad, lo hanno percorso in molti. E non poteva non essere il Santo Padre, con il pettorale n°45.000, donatogli dal Centro Sportivo Italiano all’offertorio domenicale di Montorso, l’ideale ultimo frazionista, il miglior testimone della pace rincorsa. Allo start dato tre giorni prima, il primo scatto era stato quello di monsignor Shlemon Warduni (a lui il n°1), arcivescovo ausiliario di Baghdad che ha portato in questa iniziativa pacifica il grido di dolore del suo popolo, con al suo fianco l'arcivescovo di Loreto monsignor Angelo
IN ALTO: ELIO COSTANTINI E SULLO SFONDO PAOLA BIGNARDI. QUI ACCANTO: VALENTINA VEZZALI E GIOVANNA TRILLINI. A DESTRA: MONSIGNOR ANGELO COMASTRI
Comastri che correva in casa. “Proprio qui - ha detto Comastri - abbiamo voluto ricercare la pace, consapevoli che ogni cristiano deve giocare un ruolo per raggiungere questo obiettivo. Mi piace ribadirlo da Loreto, che è luogo di riconciliazione”. In corsia 3, non troppo abituata alle competizioni sportive la presidente di Ac Paola Bignardi, “ma proprio per questo nobile fine presente”, in corsia 4 il presidente del Csi Edio Costantini pronto a ribadire “è una pace fatta di azioni concrete, di gesti, di piccole conquiste successive, non di qualcuno ma di tutti”. È stata poi la volta dell’ancora agilissimo monsignor Carlo Mazza, della Cei, e del più cauto don Antonio Mazzi. Anche il ciclista marchigiano Carlo Tonti, della Saeco, che aveva acceso il braciere posto davanti all'entrata principale del Santuario, non ha faticato a compiere il suo personale giro, senza bicicletta. Il venerdì al via ecco
presentarsi col n° 12.980 Savino Pezzotta, il leader della Cisl, che ha definito il suo “un gesto simbolico, un giro significativo. Con un percorso ed una meta che mi sembra giusta; quella della pace. È importante per l’azione educativa propria dell’Ac e del Csi, ma anche per il segnale che diamo al Paese, dove ci sono persone che non hanno rinunciato a pensare che la pace è comunque possibile”. Nel pomeriggio arriva caricatissima, Suor Paola “partecipo con entusiasmo. Correre per la pace vuol dire avere un traguardo importante da raggiungere, superando ogni barriera e senza dimenticare la vera pace, quella che parte da ognuno di noi…”. Poi in corsia abbiamo riconosciuto volti noti come quelli dei giornalisti Rai Bruno Pizzul e Fabio Zavattaro. Come i due metri di Fabrizio Della Fiori, argento olimpico a Mosca nel basket, sempre in pista quando si parla di pace. In campo due “fioretti” per la pace, sabato non potevano mancare le due jesine Valentina Vezzali e Giovanna Trillini. La bionda medaglia d’oro, treccine tricolori per l’occasione, dice a Stadium: “Credo che un’atleta sia grande non solo se sale sul gradino più alto di un podio, ma
anche se nella vita può essere d’esempio per gli altri. Da sempre ho sposato il valore universale della pace”. E Giovanna le fa eco “qui nessuno è secondo, per fortuna, ed è davvero una bella manifestazione”. Da Atene a Loreto anche Laura Zacchilli, campionessa italiana di ginnastica ritmica, e
di Felice Alborghetti
le due dorate pallanuotiste azzurre, Maddalena Musumeci e Tania Di Mario, eletta miglior giocatrice del torneo olimpico in Grecia. “Avrei corso per la pace tutti i 4.500 km, se avessi saputo farlo” ha detto Maddalena. A Montorso sono state lei e Tania a concludere fianco a fianco la staffetta dei record. Per una speranza di pace.