Stadium n. 9/2004

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STADIUM

Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma www.csi-net.it N. 9 - settembre 2004 - 0,80 euro Sp. in abb. post. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1 Comma 1, DCB Roma

FARE RETE PER “IL BENE DELL’UOMO” di Edio Costantini Il 3 settembre, intervenendo al convegno organizzato da Csi e Azione Cattolica sul ruolo educativo e sociale dell’oratorio, ho molto insistito su un paio di concetti: non si può pensare di riportare lo sport negli oratori ricalcando le piste di 30 o 40 anni fa, perché è cambiato l’oratorio, è cambiato lo sport, è cambiato il concetto di educazione, soprattutto è cambiata la società, sono cambiate le persone e ciò di cui hanno bisogno. Ho aggiunto che l’oratorio oggi non può “specializzarsi” nel fornire questo o quel servizio, nel nostro caso il servizio sportivo, ma deve aprirsi ad ogni componente della comunità cristiana di riferimento, proponendosi come un grande laboratorio di esperienze umane che, a partire dallo sport, dal teatro o dalla musica, diventi un luogo importante di relazioni tra persone e gruppi. Ho infine concluso cercando di spiegare come l’oratorio, se vuole fare

tutto questo, deve essere rete, collegando tutto quanto si muova nell’ampio orizzonte delle più diverse realtà di ispirazione cristiana. Ripensandoci a mente fredda, mentre nei giorni scorsi si intensificava il dibattito sulle possibili nuove prospettive di impegno unitario delle espressioni laicali del cattolicesimo italiano, mi sono reso conto che l’oratorio, inquadrato in questo modo nuovo e diverso, è un po’ il paradigma di ciò che può essere tale impegno. Come non si può sognare di “restaurare” l’oratorio di un tempo, così non si può pensare di ripristinare modelli di aggregazione dei cattolici in politica nati troppo tempo fa per essere ancora attuali nel mondo di oggi, cambiato e che cambia. Al tempo stesso, però, ogni associazione non può fermarsi a coltivare il proprio orticello, ovvero la propria mission associativa, senza avvertire l’ansia di

proporre e di vivere esperienze più larghe insieme ad altre realtà di comune ispirazione cristiana, anche quando abbiano mission specifiche molto differenti. Se è tramontato il tempo delle ampie aggregazioni rigidamente strutturate, si può però lavorare a forme più moderne ed attuali dello stare insieme, imperniate sul concetto di rete, le cui maglie si cuciono insieme partendo dal singolo “nodo”, dalle cose concrete che si possono fare l’uno accanto all’altro sul territorio. Il principio di sussidiarietà introdotto dal nuovo art. 118 della Costituzione apre grandissime possibilità in questa direzione. C’è solo bisogno di comprenderle, assimilarle e metterle in pratica. Una parte importante della convention per dirigenti che il Csi organizzerà ad Assisi nei primi giorni del prossimo mese di dicembre, ruoterà proprio intorno a questo tema.

Comastri, Menichelli e il caldeo Wardumi, olimpionici come Valentina Vezzali e Giovanna Trillini ma anche anziani ed handicappati. Un euro a testa dei partecipanti

servirà a due concreti progetti di pace: del Csi a Ain Arik in Palestina e dell’Azione Cattolica in Iraq. * Vaticanista de “Il Messaggero”

EVENTI - Csi e Azione Cattolica compagni di viaggio sospinti dal Papa ))))))

LORETO, IL RILANCIO dell’associazionismo cattolico Loreto 2004, “la rinascita”. Loreto 2004, “la svolta”. La rinascita è nel rilancio della maggiore associazione ecclesiale italiana, quell’Azione Cattolica uscita allo scoperto come non faceva da oltre 40 anni. La svolta è nella nuova fase di collaborazione tra le associazioni e i movimenti in vista di una unità ancor più necessaria oggi, ad un decennio dalla fine di quella politica, come testimonia la nuova “collaborazione” specie tra AC e CL. Al centro di questa “operazione”, ecco l’incoraggiamento e la spinta di un indomito Wojtyla. Il suo incitamento - “Coraggio, Azione Cattolica! Il Signore guidi il tuo cammino di rinnovamento!” - era quello che la leadership dell’AC e i circa 250 mila soci e pellegrini convenuti la mattina del 5 settembre nell’immenso catino naturale di Montorso, ai piedi del colle di Loreto, volevano sentirsi rivolgere. Il rinnovamento comprende tutte le note dell’impegno laicale, specie nelle sue valenze formative, che sono anche politiche ma nel senso più alto della parola. Le premesse per questo rilancio, l’AC le ha poste con un incontro nazionale di ben cinque giorni a Loreto. E quale compagno di viaggio, per storia e per complementarietà di fini, l’AC ha voluto accanto a sé il Centro Sportivo Italiano. Come tutti sanno, il Csi fu istituito dall’Azione Cattolica alla luce degli insegnamenti e delle sollecitazioni di Pio XII, nel 1944, quando stava per finire la seconda Guerra mondiale e si intravedeva la possibilità della ricostruzione. Nel momento del rilancio, l’AC assieme al Csi ha vissuto, oltre al mega raduno di Loreto, altri due momenti di grande significato: il Convegno di San Benedetto del Tronto (venerdì 3 settembre) sulla necessità di riattivare la funzione sociale ed educativa degli oratori e la singolare staffetta dei “Cento metri per la pace” che, nell’arco di tre giorni, ha visto oltre 45.000 persone percorrere 100 metri di corsa, per una distanza di 4.500 km, quanti ne passano tra Loreto, Betlemme e Baghdad. Il Convegno sugli oratori ha suscitato molto interesse, anche per la partecipazione del vice-presidente del Consiglio, Gianfranco Fini, in veste non politica-partitica, ma istituzionale, dopo l’approvazione, un anno fa, della legge 206 di iniziativa parlamentare che riconosceva “la funzione sociale svolta dagli oratori”. E Fini ha autorevolmente confermato la convinzione del governo e del mondo politico circa la funzione sociale ed educativa

degli oratori quale “valore aggiunto per le comunità locali e per l’intera comunità nazionale”. Sul ruolo di “educazione alla fede” e la necessità di riqualificare in tal senso gli oratori si è soffermato, facendo riferimento all’ineguagliabile esperienza di don Bosco, il cardinale salesiano Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova. Mettendo gli oratori al centro dell’attenzione, come ha spiegato al Convegno il suo presidente, il Csi ha inteso ricercare soluzioni valide perché questa grande tradizione educativa “sente il peso degli anni, i giovani non lo popolano più come un tempo e perciò va rinnovata la proposta educativa perché sia adeguata e funzionale ai tempi d’oggi”. Si tratta, per Costantini, “di rimodulare l’offerta educativa dell’oratorio in modo che vada incontro alla domanda di senso dei giovani”.

di Orazio Petrosillo*

“I giovani che non vanno più all’oratorio - ha aggiunto - sono gli stessi, sfiduciati, disillusi, cinici e consumisti nelle case, nelle piazze e nelle scuole. In essi c’è rassegnazione, chiusura, diffidenza ma c’è anche un grande desiderio di vita, di felicità, di responsabilità, di giustizia, di solidarietà, di pace, di compagnia, di stare dentro le cose del mondo”. La vera sfida di oggi è di far sì che nessun giovane “soccomba al ‘nulla’, ossia ad una vita senza significato”. Con i “cento metri per la pace”, il Csi ha raccolto l’invito del Papa ad essere “costruttori di pace” e lo ha fatto con il suo modo di stare tra la gente. Sulla pista verde attorno alla fontana nella piazza antistante il santuario e, dal sabato pomeriggio alla domenica mattina, nella piana di Montorso, hanno corso vescovi come

CONVEGNO - L’intervento del vicepresidente del Consiglio su “La funzione sociale ed educativa dell’oratorio” ))))))))))))))))

ORATORIO, PALESTRA DI VITA

Riportiamo alcuni stralci del discorso del vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, nel corso del convegno sulla funzione sociale ed educativa dell’oratorio svoltosi a San Benedetto del Tronto. La funzione degli oratori quali “laboratori” di sperimentazione comunicativa e di condivisione di valori spirituali, costituisce un bene che le Istituzioni devono saper salvaguardare e potenziare. Sono “palestre di vita e di formazione”, che meritano di essere sostenute finanziariamente... Tra le istituzioni e gli enti

pubblici, non solo le Regioni hanno investito risorse nella formazione e nell’educazione dei giovani. Voglio fare l’esempio dell’Istituto per il Credito Sportivo, che negli ultimi mesi ha privilegiato realtà parrocchiali che operano in un tessuto sociale spesso degradato, laddove i giovani vivono un profondo senso di incertezza e in gravi condizioni di disagio. In queste situazioni ambientali la promozione delle attività sportive assume una grande rilevanza pedagogica, in quanto soddisfa alcuni dei bisogni più sentiti nell’età giovanile:

l’integrazione, l’emulazione sana, la ricerca di risultati che gratificano la persona, il rispetto per se stessi, per gli altri, per le regole... Fino ad oggi sono stati 215 i mutui concessi dall’Istituto per il Credito Sportivo alle parrocchie, per un importo di quasi 70 milioni di euro, e la imminente modifica della convenzione con la CEI consentirà nuove agevolazioni per sviluppare la pratica sportiva negli oratori. È una tendenza che il Governo intende favorire e sviluppare. È un impegno sincero, non indotto dall’esigenza del consenso elettorale, bensì radicato nella nostra coscienza di uomini liberi, perfettamente consapevoli dell’alto ruolo educativo che da sempre la Chiesa italiana esercita per i giovani... Il riconoscimento legislativo della funzione sociale degli oratori costituisce una forma di attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale introdotto dall’art. 118 della Costituzione. Mi auguro che a tale principio le Regioni si riferiscano esplicitamente nei loro statuti. Lo ha già fatto la Regione Lazio che, dopo aver richiamato espressamente i valori cristiani della vita e della persona (art. 5), all’art. 15 dello Statuto afferma che la Regione “favorisce sulla base del principio di sussidiarietà, l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale”. È importante che l’esempio sia seguito perché il principio

costituzionale rappresenti non già un punto di arrivo, ma di partenza per nuove e più avanzate esperienze della sussidiarietà di carattere sociale. Infatti, molto ancora si può e si deve fare, specie a livello locale, per potenziare la collaborazione tra gli oratori intesi come luoghi di aggregazione ed educazione giovanile e le comunità locali... Anche in società pienamente democratiche qual è la nostra, il prevalere di una visione della vita materialista, edonista, individualista, può costituire una limitazione della libertà. È il rischio dell’egemonia culturale del cosiddetto relativismo morale. È la dittatura del conformismo: contrastarla richiede spesso coraggio e sacrificio personale e costituisce nello stesso tempo un atto di servizio autentico alla democrazia ed al bene comune. Per questo deve essere forte la fiducia delle istituzioni nei giovani e nei luoghi, come gli oratori, dove essi apprendono il coraggio di essere se stessi, di difendere i valori fondamentali dell’uomo e della verità, anche quando ciò può essere scomodo, causa di incomprensione, se non di derisione, agli occhi dei più. Anche per questo, se le istituzioni continueranno a valorizzare il ruolo degli oratori nella formazione dei giovani, domani potremo dire per davvero ai nostri figli, con le parole di Seneca, “Dedi Vobis bona certa et maensura”. Vi abbiamo dato beni certi e duraturi.


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