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Qualcosa di personale

di MICHELA PIBIRI

Riflettori puntati sul dato variabile per avvicinare, coinvolgere, stupire. Tre progetti sfruttano le potenzialità della stampa digitale tra versioning e personalizzazione one-toone, per rendere il consumatore finale non solo parte attiva del processo di creazione, ma protagonista principale della storia che il brand racconta. Sono le agenzie Angelini Design, DLV BBDO e O’Nice! Design ad aver pensato a qualcosa di davvero personale per i loro clienti Eni gas e luce, Altavia e Ferro 13 durante l’edizione 2020 di Brand Revolution LAB.

C’è un progetto, quello di Eni gas e luce, che racconta tutto ciò che si può fare con un buon uso dell’energia, per proiettare bambini e bambine nel futuro, a cavallo dei loro sogni. Un altro che nel mezzo del primo lockdown ha tracciato i km percorsi da una bottiglia di vino Ferro 13 per accorciare le distanze tra le persone e ristabilire un contatto fatto di condivisione e convivialità. Un terzo, infine, che abbraccia il carattere verace di un territorio per raccontare la le diverse anime dello stesso brand, l’Agribirrificio Altavia, e tutte le sfumature di carattere, colore, sapore delle diverse birre. Ma c’è anche contaminazione tra tecnologie di stampa diverse: il digitale si mescola con la stampa a caldo e il rilievo a secco, oppure si stampa direttamente

anche sul vetro, con l’obiettivo di conquistare l’attenzione – e il cuore – del consumatore offrendo un prodotto di qualità elevata.

«My future energy, il progetto realizzato per Eni gas e luce, consiste in una serie di guide illustrate personalizzate – spiega Dario Quatrini, Senior art director di Angelini Design – e si avvale di codici espressivi che non sono quelli tipici di una energy company. L’energia non è più solo una commodity, non si parla solo di luce e gas, ma si parla di tutto ciò che l’energia può fare». Da qui l’idea di rivolgersi alle nuove generazioni, alle loro aspirazioni per il futuro e uno stile di vita sostenibile. «Il cliente – prosegue Quatrini – ha chiesto di sviluppare una campagna digitale con una forte componente educational. La letteratura per bambini è cambiata molto: i più piccoli oggi sono abituati ad avere accesso a contenuti interessanti in termini di illustrazione e copywriting». La peculiarità di questo progetto è quella di far dialogare l’online con l’offline, e quindi di condurre l’audience attraverso un’esperienza che dal web approda sulla carta tramite un sistema di print on demand. L’avatar creato online attraverso un configuratore diventa il personaggio protagonista di un prodotto editoriale tangibile con cui identificarsi pienamente, sia nell’aspetto fisico sia nel sogno da realizzare. Parte dal web e dall’inserimento dei dati variabili direttamente dal cliente finale anche il progetto pensato da O,Nice! per l’azienda vinicola Ferro 13. «L’idea è nata durante l’isolamento forzato del primo lockdown, con l’intenzione di accorciare le distanze regalando una bottiglia di vino come strumento di convivialità, unione, raccordo» spiega Stefano Torregrossa, Direttore creativo e designer di O,Nice!. «Entro nell’ecommerce di Ferro 13, acquisto, inserisco il mio indirizzo e quello del destinatario e aggiungo un piccolo messaggio personalizzato. Tutti questi dati vengono gestiti e distribuiti nei diversi elementi dell’etichetta». Il progetto è, per ammissione dello stesso Torregrossa e di Gabriele Stringa, uno dei quattro soci fondatori di Ferro 13, “il festival del dato variabile” in cui la stampa digitale si esprime nei diversi elementi del pack: dalla bottiglia stampata in digitale con tecnologia O-I : Expressions, alle etichette e cartoline stampate con tecnologia HP Indigo e utilizzo di Mosaic, fino al pack secondario nobilitato con tecnologia digitale MGI di Konica Minolta. «È un progetto sperimentale che nasce col preciso intento di sfruttare al massimo la stampa digitale» prosegue Torregrossa. «Nella realtà delle cantine medio-piccole raramente si va oltre la numerazione della bottiglia, e il dato variabile non viene realmente sfruttato. Volevamo dimostrare come si tratti di uno strumento a portata di tutti, non solo di mega brand come Coca-Cola, Smirnoff o Heineken». «Non si tratta di un esercizio fine a sé stesso – aggiunge Stringa – ma utile per sviluppare progetti basati sul dato variabile e la randomizzazione. Brand Revolution LAB ci ha permesso di capire,

Far dialogare l’online con l’offline permette di condurre l’audience in un’esperienza che dal web approda sulla carta tramite un sistema di print on demand. Sia il progetto per Eni sia quello per Ferro 13 prevedono che siano direttamente i clienti finali a inserire i dati variabili.

sfruttare e avere prova concreta delle innovazioni disponibili. E il successo di questa limited-edition ci ha permesso di dimostrare anche che il digitale non è affatto cheap». Un’altra realtà medio-piccola che ha abbracciato le possibilità della stampa digitale per diversificare una linea di etichette è il birrificio Altavia col progetto “Irresponsabilmente cinghiali” sviluppato da DLV BBDO. «Abbiamo tentato di raccontare le storie e le leggende del territorio attraverso le grafiche di ogni di etichetta, in maniera giocosa e molto pop che fa uso anche del dialetto ligure» dice Gianluca Carone, Graphic designer di DLV BBDO. Partendo da una base comune sono state realizzate le varianti grafiche con l’uso del dato variabile ma non solo: sono state eseguite anche nobilitazioni di tipo più tradizionale, avvalendosi di una gamma di colori stampati a caldo, tutti forniti da Luxoro, e di un importante effetto tattile di rilievo a secco. «L’obiettivo è stato avvicinare il pack della birra a un mondo un po’ più luxury – dice Carolina Mauri, Graphic designer di DLV BBDO. «Non siamo i primi a usare le nobilitazioni nella birra, ma la novità è stata sfruttare le potenzialità della stampa digitale abbinandola a nobilitazioni importanti. Anche il pack secondario risponde a questa esigenza: alle grafiche pop si abbina una ricerca nella fustella che la rende particolare e raffinata».

Il concept

I sogni sono l’energia che muove il futuro. Su questa proposizione Angelini Design ha sviluppato un progetto di comunicazione integrata per Eni gas e luce, azienda leader nel mercato energetico, che risponde all’esigenza di brand: creare valore nella transizione energetica. Il cuore del progetto creativo è una serie di guide illustrate e personalizzate che sensibilizza il giovane pubblico verso l’uso più consapevole di energia, legato a una campagna di comunicazione che mira a portare un messaggio forte, attraverso una serie di touch point, rendendo la brand mission ancora più rilevante. Attraverso una piattaforma digitale dedicata, il giovane lettore seleziona la sua aspirazione per il futuro – dalla cosmonautica alla biologia, dall’arte culinaria a quella musicale – componendo così la propria storia: un racconto unico sull’energia come protagonista nella vita quotidiana ed essenziale per realizzare i propri sogni. La profilazione digitale permette la stampa personalizzata nel dettaglio di un sedicesimo, realizzato su carta 100% riciclata e certificata FSC Recycled. Per illuminare i propri sogni, infine, con il libro il lettore riceverà una lampada da tavolo ugualmente personalizzata. «Oggi analogico e digitale convivono nel mondo della comunicazione, sovrapponendosi e interagendo. Le ultime tecniche di stampa digitale utilizzano un flusso di lavoro via web che permette la stampa di documenti personalizzati sia nel testo sia nell’impianto grafico, senza rinunciare alla sostenibilità e alla qualità delle nobilitazioni più classiche», racconta il team di Angelini Design guidato da Dario Quatrini, Senior art director, e composto da Enrico De Santis, copywriter, Elena Pedroli, illustratrice, e Laura Brambilla, Project Manager.

La stampa dei libretti e della lampada

System Graphic ha realizzato la stampa del libretto e la lampada realizzata in cartotecnica. Il libretto è stato stampato in digitale su carta riciclata FSC Gruppo Cordenons Kingdom Wove Diamond White da

My future energy – Eni gas e luce

Il cuore del progetto creativo è una serie di guide illustrate e personalizzate che sensibilizza il giovane pubblico verso l’uso più consapevole di energia.

Accorciamo le distanze – Ferro 13

160 g/m², con allestimento a punto metallico. La lampada invece è stata realizzata su plotter con la stessa tipologia di carta ma con una grammatura da 300 g/m², completa di kit di accensione comprendente lampada, filo e portalampada. Per ciò che riguarda il packaging della lampada, è stato realizzato sempre con plotter e incollato a mano.

La carta Kingdom Wove di Gruppo Cordenons

Kingdom, l’ultima nata tra le famiglie di carte creative di alta gamma di Gruppo Cordenons, è perfettamente in linea con il progetto di Eni pensato per diffondere la cultura della gestione consapevole dell’energia. È proprio la versione Wove nella tinta Recy White, prodotta con il 100% di fibre riciclate, la più adatta a incontrare i valori espressi dal progetto My Future Energy che invita i più piccoli a riflettere sull’eco-sostenibilità e ad assumere comportamenti virtuosi a favore della salvaguardia del pianeta per un futuro in cui i loro sogni si possano realizzare.

Il concept

I mesi di lockdown in seguito all’emergenza Covid19 ci hanno abituati a una tempesta quotidiana di numeri dall’accezione negativa: bilanci di contagi, metri di distanziamento sociale, statistiche di diffusione del virus. Il progetto “Accorciamo le distanze” nasce per trasformare questi numeri in qualcosa di buono. I metri di distanza tra due persone vengono virtualmente superati con il dono inaspettato di una bottiglia di vino: non c’è lontananza che non possa essere percorsa da un regalo personalizzato, spedito ad una persona cara attraverso l’e-commerce di Ferro13. I numeri, qui, diventano veicolo di un messaggio positivo, a doppio senso: chi riceve il vino potrà a sua volta rispedire al mittente una cartolina di ringraziamento personalizzata, già inclusa nel pack. Lo scambio di doni e messaggi, quindi, diventa un modo per superare il distanziamento sociale imposto dall’emergenza, con un simbolo perfetto di convivialità come è il vino. Il progetto nasce dalla necessità di sperimentare con il dato variabile della tecnologia digitale in modo più complesso del solito. Mescola diversi dati variabili (nome del mittente, nome del destinatario, messaggio personalizzato, distanza in metri tra mittente e destinatario) e la randomizzazione di colori e pattern sulle cartoline. Il risultato è una personalizzazione davvero completa del prodotto. Il progetto è stato realizzato da O,Nice!, Design studio di visual design fondato nel 2005 a Verona specializzato in brand, packaging design, type design e design per la stampa. “Accorciamo le distanze è composto da diversi elementi”: le bottiglie sono realizzate da O-I, l’etichetta e la retroetichetta applicate sul packaging primario sono sono realizzate da Rifa mentre la fascetta esterna e il pack secondario sono realizzati da tech:art.

La bottiglia

O-I ha realizzato il packaging primario con la tecnica O-I : Expressions relief, per creare bottiglie su misura per Ferro 13. Le bottiglie (di tipologia O-I standard) sono state

I metri di distanza tra due persone vengono virtualmente superati con il dono inaspettato di una bottiglia di vino: non c’è lontananza che non possa essere percorsa da un regalo personalizzato.

stampate con lo stesso motivo grafico utilizzato per le fascette esterne. I designer hanno optato per un motivo stampato digitalmente in O-I: Expressions Relief, la soluzione di differenziazione di O-I per creare goffrature stampate in 3D personalizzate. Questo effetto consentirà a Ferro 13 di interagire con i consumatori attraverso il senso del tatto.

L’etichetta

Sulla bottiglia, oltre alla stampa diretta su vetro, sono applicate una etichetta e una controetichetta, entrambe realizzate da Rifa. Ogni etichetta è unica, personalizzata in digitale, e riporta il nome del destinatario e la distanza, in metri, che ogni bottiglia percorrerà dalla cantina al cliente finale. Il dato variabile viene fornito attraverso una tabella Excel e l’elaborazione del file di stampa con i dati variabili viene eseguita attraverso dei server installati in azienda, il che consente di effettuare un controllo visivo sul pdf prima di procedere alla stampa.

La fascetta-cartolina

La fascetta che avvolge il packaging primario, per poi svelare la stampa e l’etichetta sulla bottiglia, è realizzata da tech:art. La stampa è stata realizzata con tecnologia digitale HP Indigo e la nobilitazione con tecnologia Digital Metal Kurz, inoltre è stata utilizzata l’applicazione HP Mosaic per la creazione automatica di grafiche basate su modelli di base: stampa 4 colori più Digital Metal Alufin 220 oro più dato variabile sia testo che immagine gestito con Mosaic. Tech:art ha poi eseguito il pretaglio e l’applicazione dell’adesivo con tecnologia micro-bolle.

L’astuccio

L’astuccio che contiene la bottiglia, infine, è stato realizzato sempre da tech:art con stampa a 4 colori più Digital Metal Alufin 220 oro più plastificazione Soft touch più vernice UV alto spessore con MGI JETVarnish 3D EVO. Il packaging è stato fustellato e montato con fondo automatico a scatto.

La nobilitazione con Digital Metal di Luxoro

Oltre al mondo tradizionale dedicato a prodotti per la nobilitazione in ambito di stampa a caldo e freddo, Kurz sta investendo in maniera sempre più consistente in ricerca e sviluppo per conferire alla metallizzazione digitale sempre maggiori standard di performance e lucentezza. Ne è un esempio l’etichetta di Ferro 13, in cui la linea Digital Metal apporta un grado di esclusività assolutamente coinvolgente al pari dei sistemi più consolidati, aggiungendo l’esclusivo fascino della personalizzazione a dato variabile.

Irresponsabilmente cinghiali – Agribirrificio Altavia

Il concept

L’Agribirrificio Altavia è un birrificio emergente nato in Liguria nel 2016 dalla passione di tre amici che decidono di recuperare un terreno e un territorio per la produzione di birre a km0 con ingredienti naturali, coltivati e prodotti al 100% direttamente in azienda. L’identità del brand nasce dal forte legame con il territorio e dalla filosofia godereccia e molto rustica del brand, rappresentato nel logo da un cinghiale, scelto per legarsi al mondo della natura, elemento primario delle loro produzioni, ma anche ad un certo stile irriverente e sfrontato. Da qui nasce l’idea di usare il cinghiale del logo come elemento iconico delle etichette, connotandolo di volta in volta con elementi caratterizzanti la birra in questione, il suo mood e il relativo nome dialettale, in modo da avere un contrasto tra grafica tradizionale e pop. Il progetto è stato realizzato da DLV BBDO, un’agenzia di comunicazione nata nel 1997 e una delle 289 sedi di BBDO, il network più premiato nel mondo. Il team creativo che ha lavorato a “Irresponsabilmente cinghiali” è composto da Carolina Mauri, Graphic designer, Gianluca Carone, Graphic designer, Giulia Ricciardi, Art Director, e Riccardo Stazione, Copywriter.

Le etichette

La serie di etichette rappresentanti le diverse referenze di prodotto è stata realizzata da Rifa utilizzando la tecnologia HP Indigo 6800. Fuori linea sono state effettuate le nobilitazioni con i colori a caldo Kurz e il rilievo a secco in un unico passaggio.

Il packaging secondario

ICO ha realizzato il packaging secondario che custodisce le bottiglie. Le scatole sono state stampate in digitale con HP Pagewide C500 su entrambi i lati di fogli di cartone ondulato, realizzati internamente in onda E con copertina superiore in fibra vergine patinata, e inferiore in fibra vergine non patinata. Per gestire le diverse varianti sia di grafica che di fustella è stata utilizzata la procedura VDP (stampa dato variabile). La stampa in bianca e volta ha richiesto particolare attenzione nella gestione del dato variabile, per garantire la corrispondenza dei due lati del foglio. Direttamente in macchina è stata applicata una vernice di sovrastampa a scopo protettivo. I campioni sono stati realizzati utilizzando un plotter che ha sfruttato il tracciato fustella come percorso di taglio e cordonatura.

I colori a caldo Extra!Ordinari e il cliché di Luxoro

I colori per la stampa a caldo utilizzati nel progetto “Irresponsabilmente cinghiali” sono Amorphous Blue, Mysterious Ruby, Dark Blur, Blue Element, Combo Green, Polarlight e Luxor® 232, tutti tratti dal nuovo catalogo Extraordinari di Kurz. Una serie di colori metallizzati, lucidi, semilucidi e opachi, fortemente innovativi e sintesi di trend attuali e di successo grafico presentati in Italia negli ultimi 3 anni. Il catalogo Extraordinari è un vademecum di tutto ciò che, nel colore, ha saputo creare tendenza ed è disponibile per l’uso immediato su packaging e etichette ricche di classe e charme. Cliché in ottone hinderer + mühlich.

L’identità del brand nasce dal forte legame con il territorio e dalla filosofia godereccia e molto rustica del brand.

La piastrella ceramica alla conquista di nuovi spazi

di CATERINA PUCCI

La sua natura “metamorfica” l’ha resa un supporto dalle infinite possibilità applicative. Simulare l’effetto di materiali naturali, come legno e marmo, è uno dei principali trend del momento, ma c’è anche chi prova a restituire autonomia espressiva alla ceramica, con risultati spesso sbalorditivi.

L’evoluzione delle tecniche decorative (di cui si parla nelle prossime pagine) e dei materiali ha consentito la nascita di una fiorente industria, soprattutto nell’area mediterranea.

Negli ultimi anni la piastrella in ceramica è tornata a essere oggetto di sperimentazione per progettisti, architetti e designer; la sua versatilità la rende ideale per personalizzare ambienti domestici, ristoranti, hotel, store e centri commerciali in maniera inedita. L’introduzione della stampa digitale, come processo complementare alle tecniche tradizionali, ha aperto nuove opportunità creative e abbattuto alcune barriere. In Italia, il trend positivo dell’industria ceramica è confermato anche da una recente indagine di Confindustria Ceramica, che mostra come dopo il crollo delle vendite del 2020 – segnato da un calo di fatturato del 4% – il settore sia tornato a crescere, registrando un +9% solo nel primo trimestre 2021. Insomma, la ceramica da rivestimento rappresenta ancora oggi un supporto dalle infinite possibilità applicative, in grado di assorbire suggestioni del passato e tendenze del presente e fonderle insieme per ottenere risultati unici. Se da un lato, quindi, continuano a spopolare collezioni di piastrelle progettate per simulare l’effetto di legno, pietra, marmo e cemento, dall’altro c’è chi rivendica l’autonomia espressiva di questo materiale, che ha ancora moltissimo da raccontare.

A sinistra, cucina con top e rivestimenti Laminam con finiture IN-SIDE. Credits: Seti9 / Laminam. In alto, piastrelle LEA Ceramiche. Piastrelle Mutina per la mostra Luigi Ghirri – Between the Lines

Dagli azulejos “pubblicitari” alla street art

L’uso delle piastrelle in ceramica, fino ad allora concentrato in Nord Africa e Medio Oriente, si diffuse in Europa a partire dal 1300. Questa contaminazione stilistica attecchì dapprima in Spagna e Portogallo, dove la tradizione decorativa di azulejos e alicatados – le tipiche piastrelle smaltate e dipinte nei classici colori blu e bianco che decorano intere facciate di edifici – resiste saldamente ancora oggi.

La versatilità di formati, ma anche di colori e motivi decorativi ha sdoganato l’utilizzo degli azulejos tanto nell’ambito dell’interior decoration quanto in quello della comunicazione visiva. A tal proposito, impossibile non citare lo storico Caffè Iruna a Bilbao, descritto anche da Hemingway nel suo romanzo Fiesta, che deve la sua fama ai “cartelloni pubblicitari” che si trovano al suo interno, completamente realizzati con piastrelle di ceramica. O ancora, le ceramiche che decorano alcune stazioni della metro di Lisbona, realizzate da Viúva Lamego, storica maison portoghese fondata nel 1849, che ha all’attivo numerosi progetti che fondono la tradizione ceramica con la street art e gli urban graffiti.

Eccellenza italiana e personalizzazione I distretti della ceramica di Amalfi, Faenza, Bassano e Sassuolo – dove si concentra buona parte della produzione nazionale – sono noti in tutto il mondo. Proprio partendo dalle ispirazioni che la tradizione ceramica italiana gli suggeriva, negli anni Settanta il poliedrico artista Gio Ponti utilizzò le piastrelle come mezzo di sperimentazione artistica, ideando 33 pattern diversi, dai tradizionali colori blu e bianco, che furono utilizzate per decorare gli interni dell’Hotel Parco dei Principi a Sorrento, considerato il primo “albergo di design” al mondo. Nel 2016 l’azienda campana specializzata in ceramica Francesco De Maio ha ottenuto la licenza a riprodurre la collezione Blu Ponti, vestendola di colori e formati inediti, in una logica di personalizzazione a cui anche il settore della ceramica ormai non sfugge. Oggi per molti produttori la sfida principale consiste nel costruire un dialogo costante con progettisti, designer e architetti, per coglierne le esigenze e restituirle in maniera originale. La collaborazione con gli artisti dà spesso vita a installazioni monumentali, come quella creata dal brand Lea Ceramiche per Zaha Hadid. Una lastra di spessore ultrasottile (soli 3 mm in formato 3×1 m) è stata protagonista della mostra evento Interni Mutant Architecture & Design, organizzata in occasione di Milano Capitale del Design 2011 e ospitata all’interno di uno dei cortili settecenteschi della Statale. Le ispirazioni artistiche contaminano gli ambienti interni della casa. Più recentemente, Lea Ceramiche ha preso parte alla sesta edizione della mostra a tema Famous Bathrooms, ispirata alle stanze da bagno di personaggi famosi, con due collezioni che proponevano una reinterpretazione moderna delle cementine di un tempo.

Grandi formati ed effetti naturali Una delle tendenze degli ultimi anni è stata quella di proporre motivi decorativi che si ispirassero a materiali naturali, come il marmo e il legno. La sperimentazione in termini di spessori e formati consente di adattare la piastrella a diverse contesti, tanto nell’interior quanto nell’outdoor. L’ampliamento delle destinazioni d’uso ha spinto i produttori di ceramica a ricreare le texture e gli effetti tipici di altri materiali. «Il digitale ci ha permesso di sviluppare questi stimoli estetici, creando set di lastre ispirate alle pietre naturali, in cui le superfici sono declinate in finiture lucide, velvet, soft touch, a seconda della destinazione d’uso» racconta Roberto Iori, marketing manager di Laminam. «La dimensione della lastra ceramica di 1×3 m ci ha permesso di dialogare con gli architetti nell’ambito di grandi progetti di allestimento, destinati ad aeroporti, centri commerciali, grattacieli, dove l’utilizzo di rivestimenti ceramici viene preferito perché assicura resistenza all’usura, agli agenti atmosferici e ai detergenti chimici. Cosa ci attende in futuro? La principale sfida consisterà nell’esplorare i trend in atto, cercando di preservare il fascino della tradizione artigianale e mantenendo un dialogo costante tra innovazione tecnologica e creatività».

Mutina, dove tradizione e contemporaneità si incontrano

Piastrelle Mutina per la mostra Luigi Ghirri – Between the Lines

Attraverso la collaborazione con designer di calibro internazionale, il brand esplora le connessioni tra arte e materia. Andando spesso in controtendenza.

La contaminazione tra tradizione e design è la cifra stilistica di Mutina, che si propone di esaltare la materia prima ceramica, rendendola protagonista di sperimentazioni tattili, cromatiche e dimensionali. Nel 2018 nasce Mutina For Art, un percorso dedicato all’arte contemporanea guidato dalla collaborazione con Sarah Cosulich, curatrice di sei mostre con Mutina, la più recente delle quali sarà presso Casa Mutina Milano aperta al pubblico su appuntamento nello spazio nel cuore di Brera, fino a settembre 2021. L’esposizione, intitolata “Luigi Ghirri – Between the Lines”, ospita opere della collezione di Massimo Orsini, CEO di Mutina, ed è stata sviluppata in dialogo con l’architettura dello showroom e il suo nuovo display ceramico. La selezione di fotografie include alcuni dei lavori più concettuali di Ghirri, dalla serie Atlante e Still-Life a quelle delle pubblicità stradali o delle rappresentazioni quotidiane dello spazio naturale in contrasto allo spazio costruito dall’uomo. Il display ceramico è stato realizzato con DIN, la nuova collezione progettata da Konstantin Grcic, che offre uno sfondo sorprendente alle fotografie di Luigi Ghirri grazie alla sua struttura e ai cromatismi, creando inaspettate letture del lavoro dell’artista. «Abbiamo fatto nostro un motto di Milton Glaser: You can only work with people that you like» spiega Bianca Bertolissi, PR and communication manager di Mutina. «Collaboriamo con designer di fama internazionale e si tratta di un lavoro di ricerca e sperimentazione continua, volto a esaltare la piastrella ceramica come ci hanno insegnato a fare i nostri designer come Edward Barber e Jay Osgerby, Ronan ed Erwan Bouroullec, Nathalie Du Pasquier, Konstantin Grcic, Hella Jongerius, Laboratorio Avallone, OEO Studio, Raw Edges, Inga Sempé, Patricia Urquiola e Tokujin Yoshioka», conclude Bertolissi.

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