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QUEL GESTO ANTICO DI SCRIVERE di A N N A
AP R E A
Quando pensi ai tanti giovani, donne e uomini che affollano di sera i workshop di calligrafia, ce ne sono tanti disseminati in ogni angolo delle nostre città, quando te li immagini questi avvocati, questi studenti, questi impiegati con addosso una giornata di lavoro mentre sono lì…come fossero amanuensi a tracciare un ricciolo che diventa una F, una Q, una G, assecondando il gesto per ottenere il controllo del tratto, a calibrarne l’inclinatura finché la lettera non diventi immagine, decoro, poesia…mentre t’immagini questa scena fuori dal tempo e dalla storia, pensi che il potente revival della calligrafia è di certo specchio del nostro sentire, uscita di prepotenza dal fiume carsico dell’era digitale. La scrittura manuale è recupero di un gesto antico e naturale, memoria di un’energia primitiva, come camminare, dormire, come sorridere, innamorarsi. È forse anche un modo di autografare la vita, di farlo con aste e grazie, archi e occhielli che riflettono le intermittenze del nostro cuore.
Credevamo perduta l’abilità di concentrarci sull’armonia che governa la forma delle lettere, ma la forma delle lettere, lo sanno bene tipografi e designer, è proporzione geometrica, equilibrio, bellezza, e della bellezza abbiamo bisogno come del cibo.
Come l’uomo vitruviano di Leonardo, ogni lettera, basata su cerchi e quadrati, è un microcosmo che esprime la perfezione del macrocosmo. Il quadrato è la Terra, il cerchio l’Universo. Della resa espressiva che deriva dalla scrittura manuale, si sono accorti i grandi brand, da Nike a Dolce&Gabbana, da Guerlin e Volvo e tanti altri, che sempre più si rivolgono ai calligrafi per segnare la comunicazione con l’espressività confidenziale del più antico dei segni umani. Così, insinuata tra sacro e profano, l’arte delle forme alfabetiche vive il suo Rinascimento. Forse oggi non sono più le cose in sé ad attirare la nostra attenzione ma il movimento che le anima. E la calligrafia è movimento e danza. Proprio quando la tecnologia ci offre l’illusoria convinzione di essere in grado di poter vedere e fare tutto, il fruscio del pennino sulla carta è come il riverbero perduto di un suono lontano, la traccia che desta in noi un’energia antica e vitale. Un frammento di memoria che ci dona ancora le ali.
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DICI CARTA, DICI INVENZIONE
DESIGN
SOMMARIO
Le forme sorprendenti della carta e il design, il packaging e la formazione. Ne parliamo con Antonello Fusetti, alla guida della Scuola Politecnica di Design di Milano.
24 C R E AT I V I & C R E AT U R E
31
LA CARTA È UN GESTO INDELEBILE
3
SGUARDI
6
COM'È FATTO PRINT
Quel gesto antico di scrivere
Materiali e tecniche
Francesco Lucchese è una figura di riferimento nel design internazionale. Ama la carta e la luce, il colore e i profumi. Perciò i suoi progetti sono a prova di sensi.
15
GRANDANGOLO
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ECHI DI STAMPA
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COLORE
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PROGETTI
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REPORTAGE
Carte, cartiere e variazioni sul tema
COLOR MANAGEMENT
5+1 CONSIGLI Spazi colore, profili Fogra, norme ISO. Un articolo per fare chiarezza, capire come funzionano e lavorare nel modo più corretto.
38 I N T E R V I S TA
42 INTERIOR D EC O R AT I O N
65 SPECIALE
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BRAND RETAIL Il progetto Emporio Carli e l’importanza dell’Interior Decoration come strumento di affermazione della Marca. Ce ne parla Roger Botti, direttore creativo di RobilantAssociati.
SPECIALE WINE & BEVERAGE NR. 2 Il focus dedicato al vino continua con il secondo numero del nostro speciale. Etichette e packaging, novità e tecnologie, storie e invenzioni, progetti e idee.
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Come è fatto
LA CARTA
LA COPERTINA La stampa in quadricromia della copertina è stata realizzata da Fa Service con tecnologia Fuji Jet Press 720S, una macchina da stampa in formato 50x70 cm con tecnologia non-impact a getto d’inchiostro (inkjet) ad altissima definizione. Successivamente è stata applicata una vernice serigrafica lucida a zona su plastica opaca soft touch ed infine una lamina a caldo in foil metallizzato verde sulla testata.
INTERGRAFICA VERONA
Integrafica Verona si è occupata della stampa delle segnature interne della rivista. Da oltre 30 anni è impegnata nella stampa e trasformazione di carte speciali per il mondo della comunicazione commerciale e per la comunicazione sul punto vendita. L'esperienza maturata al servizio di importanti cartiere nazionali, sia per la produzione di cataloghi che per il testing delle carte, è tale che l'azienda è oggi considerata fra i massimi esperti nella stampa su tecnologie convenzionali di supporti speciali. Fra le caratteristiche distintive, la Certificazione FSC per un'eccellenza a impatto zero, una qualità ecologica che sposa sistemi di stampa altamente innovativi. › www.intergraficavr.com
LEGATORIA:
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Azienda atipica nel panorama del settore grafico, nasce nel 1997 come impresa di servizi di fotocomposizione e fotolito, per estendere successivamente, nel 2004, le proprie competenze alle lavorazioni dopo stampa di protezione e nobilitazione, come plastificazione, verniciatura offset e serigrafica UV, trancia a secco e lamina a caldo. Dal 2012 ha integrato il ciclo inserendo la stampa digitale Fuji Jet Press ad alta qualità scegliendo pionieristicamente la tecnologia inkjet. Si propone per produzioni commerciali ed editoriali di altissima qualità e fine nobilitazione in micro o piccole tirature (è stata realizzata anche una sola copia di un volume cartonato in formato chiuso 50x70 di oltre 100 pagine). In occasione del recente Salone del Mobile sono stati realizzati in pochi giorni oltre trenta differenti cataloghi, fra brossure, bodoniane e volumi cartonati.
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PRINTLOVERS | GIU2016
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GIUGNO 2016
PRINT BUYER NR. 62 | GIUGNO 2016 DIRETTORE RESPONSABILE RUGGERO ZULIANI COMITATO DI REDAZIONE ANNA APREA (COORDINAMENTO) › aprea.a@ilpoligrafico.it EMANUELE POSENATO HANNO COLLABORATO MASSIMO CAIAZZO, LORENZO CAPITANI ACHILLE PEREGO, STEFANO TENEDINI
Oscar Diodoro si firma Odd, è un illustratore e visual artist. Fa parte del collettivo artistico Out Of Sight. I suoi lavori sono stati esposti a Los Angeles, Parigi, Roma, Pisa, Milano, Napoli, Treviso, Verona, Cremona, Bolzano, per eventi e gallerie come Posters Rock, Italian Poster Rock Art, Hero Complex Gallery, Italianism, Sacripante gallery, Rock Motel, Treviso Comic Book Festival. Vede il mondo attraverso cerchi, triangoli e rettangoli.
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ZETA'S SRL 20137 MILANO | VIA KOLBE, 8 T. 02 7529101 | F. 02 75291039 › www.printlovers.net PUBBLICITÀ PAOLA ZANELLA | T. 335 1414220 › zanella.p@ilpoligrafico.it RANCATI ADVERTISING CLAUDIO SANFILIPPO | T. 02 70300088 › csanfilippo@rancatinet.it SEGRETERIA PUBBLICITÀ | T. 02 7529101 › adv@ilpoligrafico.it
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ANTONELLO FUSETTI IL DESIGN? UNA QUESTIONE DI
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D E S I G N
Il fascino della carta “che consente di creare sempre cose inaspettate”, le prospettive del packaging “destinato ad accogliere tutte le forme della creatività”, il primato del sistema del design milanese, la centralità della formazione, l’importanza del design thinking come risorsa fondamentale per le aziende… Antonello Fusetti, da oltre quindici anni direttore della Scuola Politecnica di Design di Milano, affronta i temi a lui cari. In esclusiva per i lettori di Print.
L
o ha sempre avuto e lo avrà sempre. Stiamo parlando del fascino della carta (declinata nelle sue mille esperienze, dalla copertina di un libro o di una rivista al packaging che avvolge un profumo fino agli allestimenti dei negozi o a complementi d’arredo e veri e propri mobili come sedie e tavoli di cartone) sulla creatività di un designer. Perché la carta “ha una temperatura, un profumo, un colore, un’anima e sa comunicare sempre qualcosa di diverso e con la carta si possono sempre creare cose inaspettate”, spiega Antonello Fusetti, da oltre quindici anni direttore della Scuola Politecnica di Design di Milano.
LA CARTA, INSOMMA, ERA E RIMANE UN MATERIALE IMPORTANTE PER IL DESIGN? Quest’anno – risponde sempre Fusetti – mi ha colpito molto nei giorni del Design week di Milano la bellissima mostra “Subtle” alla Triennale dell’architetto giapponese Kenya Hara sul lavoro dell’azienda Takeo che concepisce la carta come “design e tecnologia”. Del resto parliamo di un
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materiale antico che nei millenni ha contribuito a diffondere la bellezza e la cultura e che, ancora oggi, nel mondo contemporaneo assediato dalla virtualità, riafferma il proprio fascino attraverso manifestazioni imprevedibili e talvolta stupefacenti.
Qui sopra: uno degli spazi della Scuola Politecnica di Design di Milano. Nelle pagine seguenti: alcuni progetti di studenti della SPD.
MANIFESTAZIONI CHE SI DECLINANO ANCHE NELLE MILLE FORME DEL PACKAGING? Certo. Il design del packaging sarà sempre più importante per fare vivere al consumatore un’esperienza d’acquisto che parte proprio dalla visualizzazione del contenitore prima ancora che del prodotto in esso contenuto. E può dare vita, sia a livello grafico sia strutturale, a oggetti straordinari. Mi viene in mente, al riguardo, il packaging realizzato da un designer americano – premiato per questa realizzazione - per l’imballaggio di un semplice prodotto come le uova. La confezione mostrava una gallina di spalle e con la carta era stata riprodotto l’uscita dell’uovo! Il
packaging quindi si presta a sperimentare tutte le forme della creatività e quindi stimola sempre nuove idee. Ma allo stesso tempo sarà sempre più una creatività che farà rima con la sostenibilità. Per questo penso che il settore dell’imballaggio sarà uno di quelli che avranno nei prossimi anni un maggiore sviluppo anche dal punto di vista del design. Uno sviluppo che riguarderà sia la struttura delle forme, sia la grafica tenendo conto che la carta è un materiale vivo che rispecchia tutte le culture del mondo che da sempre l’hanno lavorata.
FINO AL PUNTO DI USARE LA CARTA, O MEGLIO IL CARTONE, ANCHE PER REALIZZARE COMPLEMENTI D’ARREDO E MOBILI. Sì ma in questo caso non si tratta di un’idea nuova. Già 25 anni fa Frank
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SPD, UNA SCUOLA DI TALENTI UNICA AL MONDO Antonello Fusetti è direttore della Scuola Politecnica di Design di Milano (www.scuoladesign.com) dalla fine degli anni Novanta dopo esperienze come event manager presso EGG e chief executive officer di Crosscom. La Scuola Politecnica di Design è stata fondata nel 1954 da Nino Di Salvatore, artista e teorico dell’applicazione dei principi della Gestalt psycologie alle discipline del progetto. SPD – che nel 2011 ha firmato un accordo di cooperazione a lungo termine con lo IULM - rappresenta così la prima scuola di design italiana, nata sulla base dell’interesse scientifico del suo fondatore verso le arti applicate, i processi industriali e le loro relazioni reciproche. Sin dagli esordi SPD ha avvicinato programmaticamente ambiti diversi, dal design di prodotto alla grafica. E nomi che hanno contribuito all’affermazione del design italiano. Bruno Munari, Max Huber, Pino Tovaglia, Rodolfo Bonetto, Walter Ballmer, Alberto Rosselli, Isao Hosoe, Heinz Waibl hanno tutti insegnato alla Scuola Politecnica di Design. Nel corso degli anni SPD ha continuato ad avvicinare i giovani progettisti ad ambiti formativi allora pionieristici, dal design dei mezzi di trasporto alla grafica digitale. Nella sua evoluzione la scuola ha preservato la sua caratteristica essenziale, la combinazione inedita di strumenti teorici e operativi solo apparentemente lontani – l’ergonomia, semiotica, gli studi sulla percezione, gli spunti provenienti dall’esperienze dell’arte cinetica – che le ha consentito di formare generazioni di professionisti e anche veri e propri talenti del design come Aldo Cibic, Ferruccio Laviani, Christoph Radl, Cino Zucchi, Elio Carmi, Marco Ferreri, Maurizio Di Robiliant, Martì Guixé, Silvia Sfligiotti, Robin Rizzini, Lorenzo Damiani. Nomi emergenti dell’ultima generazione sono Cedomir Pakusevskij, Erasmo Ciufo, Alessandro Bonaguro, Jorge Manes Rubio, Alessandro Stabile, Isaac Pineiro, Rui Pereira, Salvatore Franzese.
Gehry aveva creato sedie e poltrone famose con strati di cartone. No, io credo che il futuro della carta non riguarderà tanto e solo l’arredamento ma oggetti di design che ancora oggi non conosciamo ma che verranno creati sfruttando tutte le potenzialità di questo materiale vivo.
ANCHE LA COPERTINA DI UN LIBRO O DI UNA RIVISTA PUÒ ESSERE CONSIDERATA UN’ESPERIENZA DI DESIGN? Credo che in questo caso più che di design si debba ricorrere al concetto della bellezza. Non parlerei di design riferendomi alla copertina di un libro ma appunto di una bellezza moderna e contemporanea. Del resto, come ci aveva insegnato già quarant’anni fa la grafica di Bruno Munari, è fondamentale il fatto che una copertina esprima già in sé ciò che l’autore del libro vuole dire. Una filosofia che si rispecchia, come spiegavo prima, anche nel packaging piuttosto che nell’allestimento di un negozio, un ristorante o un bar. Tanto che sta crescendo sempre di più l’interior design.
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L’ITALIA È ANCHE IL PAESE DI GRANDI RIVISTE DI DESIGN, A COMINCIARE DA DOMUS? Vero, anche dal punto di vista delle riviste abbiamo una sensibilità unica rispetto al panorama internazionale sia per i contenuti giornalisti delle principali riviste del settore, sia per la grafica con cui vengono realizzate.
IL PRIMATO DELL’ITALIA PARTE PERÒ PROPRIO DAL MONDO DEL DESIGN? Certo, e lo ha confermato anche l’ultimo Salone del Mobile che ha registrato quest’anno un successo straordinario con il record di oltre 370mila presenze in fiera e i tantissimi eventi del Fuorisalone che ormai non si svolgono più solo nell’area di via Tortona ma anche in quartieri come Lambrate e nel cosiddetto Brera District. Un grande successo che dimostra come il sistema del design milanese sia unico al mondo e solo qui si possono trovare tutti gli attori della filiera: designer, aziende, artigiani, riviste, agenzie di relazioni esterne e di pubblicità che hanno come elemento caratterizzanti la comunicazione proprio del design. E ovviamente le scuole. Perché la formazione, come quella che con i master post laurea fornisce la nostra scuola, che vede circa 220 studenti provenienti da 50 Paesi, è fondamentale. Una formazione che deve stare al passo con i tempi, pensiamo solo alla digitalizzazione che ha cambiato il modo di progettare e di produrre, e all’approccio nuovo del design thinking che conferma quanto oggi la cultura del design sia strategica e per tutte le aziende, non solo quelle per esempio dell’arredamento.
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IL PRIMATO DELL’ITALIA NEL DESIGN NON È MESSO A RISCHIO DALL’INCALZARE DELLA CONCORRENZA DEI DESIGNER DI ALTRI PAESI A COMINCIARE DA QUELLI DEL NORD EUROPA? Il design sta diventando in tutto il mondo un elemento sempre più strategico di sviluppo ed economico. Un elemento di crescita di Paesi, penso al Perù o alla Colombia, dove l’artigianato locale trova nel design il valore aggiunto. Quanto al Nord Europa, è ormai da diversi anni che si è diffusa la cultura del design e molti designer nordeuropei lavorano adesso con aziende italiane. Quindi non c’è da temere la concorrenza, semmai sono le aziende italiane, come stanno già facendo, a ricorrere alla bravura di design internazionali emergenti. Con un’opera di “talent scout” che ha visto come pioniere Giulio Cappellini. Detto questo io credo che ogni Paese abbia una propria cultura progettuale del design. Ma l’Italia resta quello dove si è trovato l’approccio migliore. Direi umanistico nel saper coniugare ed equilibrare l’aspetto estetico, simbolico di un oggetto di design insieme però anche con la sua praticità d’utilizzo. Pensi per esempio alle magnifiche sedie trasparenti create da Philippe Starck. Sono bellissime da vedere ma non così comode quando ci si siede!.
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A'DESIGN AWARD & COMPETITION 2015-2016 SCW Chocolate Packaging Packaging by Ning Li Instructor: Thomas Delaney WINNER Packaging Design
Japanese sake “KOI” Japanese sake Bottle and Box by Aya Codama BULLET Inc. Art Director/Designer: Aya Codama Calligrapher: Kasetsu, Project Director: Masayuki Habuki, Project Manager: Yosuke Tanaka Foto: Bullet Inc., 2015 Imayotsukasa Sake Brewery Co. Ltd., 2015 WINNER Packaging Design
Le Tour De Monde Series of European wines by Valerii Sumilov Foto: Maxim Kulikov WINNER Packaging Design
Si è concluso da poco A' Design Award & Competition 2015-2016, la più grande e partecipata competizione internazionale di design, che si propone di portare in primo piano, pubblicizzare e promuovere il design di qualità. Lo scopo ultimo è quello di fornire una piattaforma per le aziende e per i progettisti con uno specifico focus sui diversi mercati. Sono 1276 i vincitori di questa edizione, provenienti da 88 paesi, che si sono espressi in 93 diverse discipline collegate al design. Il concorso è strutturato in diverse categorie, ciascuna delle quali ha specifiche regole, una giuria dedicata e criteri di valutazione diversi. Le categorie di A' Design Award 2016 sono: 1. Progettazione Industriale; 2. Design e Grafica; 3. Architettura e Interni, 4. Arti e Tecnologia. I progetti in gara sono valutati da un gruppo di esperti di fama internazionale: una giuria composta da studiosi, giornalisti, creativi, professionisti del design e imprenditori. Tutti possono trarre ispirazione da queste opere, che di fatto esprimono le ultime tendenze nei loro settori. La galleria fotografica dei vincitori di A’ Design Awards è qui: www.designmag.org
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TUTTI PAZZI PER IL CAR WRAPPING NATO A SCOPO PUBBLICITARIO, IL RIVESTIMENTO DELL’ AUTO CON UNA PELLICOLA DECORATA SECONDO I GUSTI AVEVA GIÀ SEDOTTO NON POCHI AUTOMOBILISTI E, SOPRATTUTTO, NON POCHE CELEBRITÀ. ORA PERÒ, CON LE PRIME PERSONALIZZAZIONI PROPOSTE IN SERIE DALLE CASE AUTOMOBILISTICHE, IL CAR WRAPPING SEMBRA DESTINATO A ENTRARE IN UNA NUOVA FASE
EFFETTI SPECIALI SULLA SMART FORTWO Per lei pois neri su un delicato fondotinta rosa, per lui un rigoroso gessato grigio chiaro, con un tocco di titanio. Ogni modello della Smart ForTwo, la collezione creata da Lapo Elkann, propone un wrapping completo della carrozzeria. È la prima personalizzazione proposta in serie, che inaugura la strategia 2016 del marchio, e che vedrà altre innovative versioni tailor made entro fine anno. “Si tratta di proporre un lusso democratico” ha spiegato Lapo Elkann, ma anche di offrire una nuova forma di personalizzazione che non c’era.” Insomma una vera e propria capsule collection che, a quanto pare, crescerà con altre limited edition. Entrambe le Smart sono state personalizzate da Garage Italia Customs di proprietà dello stesso Lapo Elkann, che ha trasformato una storica ex stazione di servizio Agip in piazzale Accursio a Milano, in un officina dove si personalizzano arredi, auto, moto, “ma anche una nave o qualunque cosa abbia un motore”.
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LA MATEMATICA IN EDICOLA CON MATE LA NASCITA DI UNA NUOVA RIVISTA È SEMPRE UNA BUONA NOTIZIA. DAL 20 APRILE È IN EDICOLA MATE, IL NUOVO MENSILE DELLA CASA EDITRICE CENTAURIA , EREDE DI FRATELLI FABBRI, CHE SI OCCUPA NIENTEMENO CHE DI MATEMATICA, O MEGLIO DI DIVULGAZIONE DELLA MATEMATICA Possibile... la matematica, non è una scommessa ad alto rischio per l’edicola? “No” ci spiega l’editore Giulio Lattanzi “abbiamo registrato molti segnali sui media di un rinnovato interesse per la matematica cui poi abbiamo fatto seguire una ricerca quantitativa che ce lo ha confermato”. Insomma un magazine che vuole sedurre una vasta schiera di curiosi e appassionati con livelli di cultura matematica diversi e, soprattutto, dimostrare che numeri e formule sono nella nostra quotidianità: nell’arte, nel nostro tempo libero, nella tecnologia, nelle aziende, nel gioco… ovunque. Mate nasce proprio per proporre la matematica come un piacere e un gioco, lo stesso piacere che proviamo per la musica, l’architettura, il design, la poesia insomma tutto ciò che ha in sé armonia, anche se non se ne conoscono le regole. Ogni numero di Mate contiene interviste, approfondimenti, spiegazioni dei teoremi più applicati (spesso a nostra insaputa) nella quotidianità, analisi dei legami tra i temi di attualità e la matematica e una ricca sezione di giochi. La rivista è stampata alle Officine Grafiche Tiber. Tiratura: 85.000 copie mensili.
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NUMERO 1 / 2016
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inferiore e di una stampa digitale per quella superiore. Un film rosso, in versione candy red, riveste poi le razze dei cerchi e i dettagli cromati. Ma c’è un’ altra sorpresa: anche l’abitacolo è un’esplosione di colori, che prendono vita quando viene inserita una lattina di Pepsi in un apposito vano. Un sensore attiva infatti il tessuto DreamLux rosso utilizzato per rivestire i pannelli porta. E grazie alla tessitura della fibra ottica all’interno, come d’incanto l’auto s’illumina di luce rossa.
M AT E M AT I C A , DA Z E R O A I N F I N I TO
FUN DESIGN PEPSI PER LA 500 Sempre da un’idea di Garage Italia, che ha lavorato in collaborazione col reparto Design e Innovation di PepsiCo, è nata anche la Fiat 500 Pepsi Live For Now, un modello che richiama le iconiche palette blu bianco e rosso della Pepsi con in più un’illustrazione street art disegnata da un’artista e destinata sia agli esterni che agli interni. Anche in questo caso la tecnica è il wrapping, con l’applicazione di una pellicola blu Pepsi per la parte esterna
Z E R O
BRE TTO
EL LO IER D D O S S ISTONO S E COLI CAL ILITANO AC E? CHE FV CIT LE IN
MATOFOBIA COME AIUTARE CHI HA PAURA DELLA MATEMATICA
All’interno INTERVISTA A ODIFREDDI: «Ecco perché la scienza non ha bisogno di un “dio tappabuchi”». MINGIONE: “Così boicotterò la VQR”. INDIZI GEOMETRICI NELLA DIVINA COMMEDIA. VIAGGI IN AEREO, ARRIVA UNA FORMULA PER IL VOLO PERFETTO
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L’OSCAR DELL’IMBALLAGGIO 2016 ALL’INSEGNA DELLA SOSTENIBILITÀ Riutilizzo, risparmio di materia prima, materiali riciclati, semplificazione del sistema imballo, ottimizzazione dei processi produttivi. Tutto all’insegna della sostenibilità l’edizione di quest’anno dell’Oscar dell’imballaggio, la manifestazione annuale ideata dall’Istituto Italiano Imballaggio con lo scopo di aprire una finestra sul mondo del packaging, patrocinata da Altroconsumo, IpackIma2018 e Politecnico di Milano, Scuola del Design. I migliori 8 imballaggi per ecosostenibilità e design sono stati premiati a Milano, durante la settimana del design, nella sede del Corriere della Sera, Sala Buzzati, dove si è svolta la serata conclusiva. 19 i packaging finalisti che hanno rispettato la Carta etica del packaging, ispirandosi cioè ai principi di responsabilità, equilibrio, sicurezza, accessibilità, trasparenza, informazione, contemporaneità, lungimiranza, educazione e sostenibilità. L’edizione 2017, il sessantesimo dell’Oscar, sarà dedicato al Quality Design.
I 4 PROGETTI PREMIATI PER L’AMBIENTE • DAVINES SRL per i 19 grammi di plastica in meno per il flacone ACTIVATOR • GOGLIO SPA per FRES-CO SPREADY, il dispenser integrato. • LUCAPRINT SPA per PACK derivato dai fagioli • VIMAR SPA per il sacchetto ultralight per le prese
CRUSH LENTICCHIA, ULTIMA NATA IN CASA FAVINI Dopo Alga Carta, Crush, Carta Crusca, Crush Fagiolo, Remake, è il turno di Crush Lenticchia, ultima novità di Favini, nata da un incessante ricerca di materiali alternativi alla cellulosa che ispirano da tempo la filosofia green della cartiera. Cento per cento riciclabile e biodegradabile, Crush Lenticchia è la prima carta ottenuta dagli scarti della lavorazione della lenticchia e prodotta in esclusiva per Pedon, azienda vicentina tra i big player mondiali del settore dei cereali, legumi e semi. Si tratta di una carta la cui produzione consente di risparmiare il 15% di cellulosa proveniente da albero, e di diminuire del 20% l’emissione di gas effetto serra. Durante la fase del con-
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trollo qualità di Pedon, le lenticchie non conformi agli standard qualitativi (semi aggrediti da insetti, deteriorati, anneriti o danneggiati) vengono scartate e raccolte per essere successivamente purificate, micronizzate e introdotte all’interno del ciclo produttivo della carta, in parziale sostituzione della cellulosa. Da questo processo nasce Crush Lenticchia, una carta dalla colorazione bianca naturale, leggermente porosa al tatto e con i residui del legume ben visibili sulla superficie. La minor quantità di cellulosa non inficia la qualità e la stampabilità della carta: Crush Lenticchia è infatti adatta ad ogni tipo di stampa e di lavorazione cartotecnica.
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FEDRIGONI LANCIA IL TOP AWARD 2017 Appuntamento a Barcellona, nel marzo 2017, per la premiazione della decima edizione del premio Fedrigoni nato con l’obiettivo di raccontare i tanti modi in cui la carta può essere trasformata da materia prima in prodotto finito. La partecipazione al concorso è stata aperta a designer, creativi, stampatori, editori e clienti finali che hanno prodotto, tra luglio 2014 e giugno 2016, lavori su carta Fedrigoni in cinque categorie: Books; Corporate Publishing; Labels; Packaging; HP Indigo Digital Printing (categoria dedicata a progetti stampati con tecnologia digitale HP Indigo).
TEXTURE FIRMATE ICMA PER CONFEZIONI DI VINI E LIQUORI
La giuria è composta da grandi talenti del mondo della grafica e dell’editoria: Peter Anthony, direttore del settore editoriale del Metropolitan Museum of Art di New York; Xavier Bas Baslé, designer ed esperto di etichette; Simon Esterson, designer e art director, appena insignito del premio Art Director of the Year per Fedrigoni “Pulp”; Thomas Manss, consulente di comunicazione e founder della sede londinese Thomas Manss & Company; Petra Roth, specialista di packaging di alta gamma e consulente per le principali case cosmetiche internazionali.
Nel segmento dei vini nobili e dei liquori l’uso del packaging secondario è ormai una tendenza diffusa nata dalla necessità di utilizzare la confezione per veicolare un’immagine ‘alta’ e peculiare dei prodotti. Per i vini nobili (in particolare i grandi rossi da invecchiamento, ma anche per il prosecco, il cartizze e gli spumanti) il canale di vendita preferito dai consumatori è quello delle enoteche e dei wine bar, dove l’esposizione su scaffale non consente di mettere in risalto una specifica bottiglia. È alla confezione che viene dunque trasferito il ruolo di comunicare l’importanza del vino e della sua storia. Icma, azienda italiana specializzata nella nobilitazione di carta e cartoncino per il packaging, dopo aver studiato a fondo questa nuova tendenza, ha elaborato una collezione di carte per rivestire le scatole destinate al mondo del vino, che sono esse stesse particolarmente eloquenti nel narrare, in forma visiva e tattile, le caratteristiche identificative dell’eccellenza in campo enologico. ABITI DI LUSSO PER GLI SPIRITS D’ALTA GAMMA Per il settore dei liquori, i fattori che guidano la tendenza verso un packaging secondario sono due: la “cocktail mania” e il “vestito firmato”. Ora che l’International Bartenders Association ha reso popolari i cocktail attraverso i numerosi contest internazionali dove si sfidano i grandi alchimisti del sour e del sweet, si sono molto diffusi gli inviti per degustare cocktail pre-dinner e post-dinner. A questi eventi è d’obbligo presentarsi con una bottiglia custodita nel lussuoso packaging secondario. Non è un caso se molti stilisti di moda si sono cimentati nel design delle confezioni di notissimi liquori, lasciando la cifra indelebile della loro creatività sulle confezioni. Ai fashion designer Icma propone un repertorio di oltre 300 diverse referenze in più di 150 colori e goffrature, che consentono di trasfondere la loro creatività nel campo degli spirits d’alta gamma, assecondando perfettamente le texture del vetro delle bottiglie (lucide, opache, satinate, goffrate, acidate, sabbiate e altro ancora), combinabili con molte varianti di colore.
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PIACE NEL MONDO L’ARTE DEL MOBILE ITALIANO TOP 20 PER FATTURATO 2015 (MIGLIAIA €) Rank
Azienda
Settore
2014
2015
1
NATUZZI
mobili
461.400
488.500
6
2
MOLTENI MOBILI (1)
mobili
289.180
319.000
10
3
POLTRONA FRAU
mobili
294.000
300.000
2
4
IGUZZINI
illuminazione
205.550
223.500
9
5
POLTRONESOFÀ
mobili
207.219
215.750
4
6
CHATEAU D'AX
mobili
182.411
202.000
11
7
SCAVOLINI
cucine
196.000
202.000
3
8
FLOS
illuminazione
160.000
180.971
13
9
LUBE
cucine
150.525
174.500
16
10
B&B ITALIA
mobili
154.280
170.000
10
11
SAMBONET (Arcuturus)
art de la table
155.509
159.000
2
12
VENETA CUCINE
cucine
139.061
158.000
14
13
POLIFORM
mobili
136.853
153.820
12
14
ARTEMIDE
illuminazione
123.530
126.000
2
15
SNAIDERO (2)
cucine
120.000
120.000
0
16
CALLIGARIS
mobili
114.653
115.000
0
17
GESSI
arredobagno
97.864
110.000
12
18
CLUB HOUSE ITALIA
mobili
85.300
109.000
28
19
KARTELL
mobili
93.917
94.000
0
20
STOSA (3)
cucine
80.811
87.114
8
3.448.063
3.708.155
+8
TOTALE
∆%
SULLA STAMPA LA PORSCHE 911 IN OLOGRAMMA
Fonte: Pambianco Strategie d'Impresa (1) Fatturato aggregato (2) I ricavi del gruppo sono calcolati togliendo il fatturato della divisione franchising ceduta nel corso del 2015 (3) Fatturato adjusted ricalcolato
Un mix vincente di tradizione, ricerca, innovazione, cura del dettaglio e, soprattutto, attenzione a processi produttivi sostenibili. Sono queste le qualità che rendono unici i nostri prodotti d’arredo. E ora arrivano i risultati dimostrati da quel crescente successo sui mercati di tutto il mondo che trova la sintesi numerica in oltre 13 miliardi di euro di export delle nostre aziende. Secondo uno studio condotto da Pambianco Strategie di Impresa, pubblicato sul primo numero del nuovo magazine Pambianco Design le principali aziende italiane di casa e design hanno archiviato un 2015 in crescita e possono guardare al loro futuro con ottimismo. I ricavi sono cresciuti dell’8 per cento, passando da 3,4 miliardi del 2014 a 3, 7 miliardi del 2015. Se si guarda ai fatturati (vedi tabella 1) delle 20 principali aziende scopriamo al vertice della classifica Natuzzi con 488,5 milioni di euro, al secondo Molteni che
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ha chiuso il 2015 con un 10% in più, al terzo Poltrona Frau. In termini di crescita percentuale, best performer 2015 è Club House Italia che registra un fatturato di 109 milioni di euro, in crescita del 28% rispetto al 2014. Anche nel segmento delle cucine si registra un buon dinamismo, con le vendite oltreconfine cresciute tra gennaio e settembre 2015 (dati FederlegnoArredo su fonte Istat) del 10%, raggiungendo punte del 78,3% in più negli Stati Uniti, del 38,6% nel Regno Unito e del 39% in più in Cina, che hanno abbondantemente compensato il crollo della Russia (-22,7%). Ad aggiudicarsi il primo posto nella classifica Pambianco è Scavolini con un fatturato di Gruppo che ha superato i 200 milioni di euro (risultato trainato dai mercati esteri, con una quota export che ha raggiunto circa il 20%). Segue Lube, Veneta Cucine, Snaidero, e Stosa. Il fatturato totale delle top cinque raggiunge i 742 milioni di euro.
Non è solo una bella campagna stampa quella della Porsche 911, comparsa sulle 50.000 copie del numero di aprile della rivista americana Fast Company, è molto, molto di più. Presentata come “the world's first interactive hologram print ad", la pubblicità della 911 R, uno dei più leggendari modelli della casa di Stoccarda, è espressione di un vertice altissimo raggiunto nella ricerca dell’interattività tra la stampa e il web. Le due forme espressive, nella loro duplice realtà, s’incontrano qui con un preciso obiettivo: comunicare sulla carta stampata non soltanto il prodotto e le sue performance, ma l’esperienza sensoriale che ne deriva. Pensato dall’agenzia Cramer-Krasselt di Chicago, l’ annuncio della Porsche 911 offre ai lettori un foglio in acetato collocato tra le pagine della rivista, con le istruzioni per trasformarlo in un prisma. Una volta montato, il prisma viene adagiato sul tablet ed ecco che un ologramma dell’ultima vettura con i ‘dovuti’ focus sugli accessori prende vita. Si trasforma in un vero e proprio spettacolo della 911 R vista da ogni angolazione. L’obiettivo, ha spiegato Marshall Ross, l’art director della Cramer-Krassel, era quello di creare interesse e curiosità intorno alla vettura. “Mettere a punto le giuste dimensioni del prisma, fare in modo che sopravvivesse senza rompersi alla stampa, alla distribuzione del giornale e al montaggio da parte dei lettori è stata un’impresa difficilissima”. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta, aggiunge, e abbiamo creato "the world's first interactive hologram print ad".
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DESIGN GRAFICO E STAMPA NELL’ERA DIGITALE Questo libro è una preziosa fonte di ispirazione per grafici e designer. Offre infatti uno sguardo approfondito sulle tendenze della progettazione grafica, con un focus particolare sulla rinascita della semplicità e di ciò che chiamiamo minimalismo. Il minimalismo, spiega l’autore nella prefazione, non è propriamente un trend ma una disciplina visiva, anzi sarebbe meglio dire una cultura dello sguardo che ormai ci appartiene e lascia l’impronta di sé ovunque, nell’arte e nell’architettura, nella fotografia nella moda e, ovvio, nel design grafico. Abbiamo abbandonato i tratti emozionali e ricchi di motivi ornamentali che hanno caratterizzato lo scorso decennio, e siamo entrati nell’era del less is more… ovunque. Stuart Trolley – titolare dello studio Transmission, che ha progettato magazine di gran classe come Sleazenation, Esquire, Saturday Magazine e tanti altri - ha raccolto in MIN, The New Simplicity in Graphic Design i lavori recenti, di ben 162 designer, dall’editoria alle copertine dei dischi, dall’immagine coordinata al branding, e li ha divisi in tre sezioni (reduction, production, geometry) con un preciso obiettivo: mostrare dove sta andando la new wave minimalista. Con più di 400 foto esclusive, ciascuna accompagnata da un commento sui processi di progettazione e di stampa, il libro mostra le possibilità creative che il progetto grafico offre nell'era digitale.
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L'ARCHITETTO CHE AMA LA CARTA La comunicazione stampata è un gesto indelebile.
di A N N A
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AP REA
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FRANCESCO LUCCHESE: PROGETTISTA STAR DEL DESIGN CONTEMPORANEO
“Una comunicazione stampata è un gesto indelebile, un vero e proprio progetto e prodotto di design”. Esordisce con queste parole Francesco Lucchese, fondatore di uno studio internazionale di architettura e design, tra i più importanti che abbiamo in Italia. Da trent’anni alla guida di un team multidisciplinare di architetti e designer, Francesco Lucchese interpreta la progettazione come un’azione totale, che è insieme direzione artistica, strategia di marketing, lavoro di brand identity. E non solo: altro aspetto rilevante del suo lavoro è l’attenzione alla sensorialità degli oggetti che progetta. La luce, il colore, la tattilità, il suono, i profumi sono alla base della sua filosofia. Il suo studio ha realizzato grandi progetti per alberghi, spazi pubblici, musei, showroom, stand fieristici, corner espositivi, ma si occupa anche di posizionamento aziendale e brand image, realizza campagne pubblicitarie, mostre, eventi per la comunicazione, collezioni di design. Dunque una filosofia progettuale a tutto tondo, che è il risultato di integrazione di esperienze e competenze, idee che sono l’esito di ricerche profonde sull’azienda, i suoi valori, la sua storia.
LEI HA REALIZZATO ANCHE TANTI CATALOGHI PER LE AZIENDE DEL SETTORE ARREDO, DELL’ILLUMINAZIONE, DEL BAGNO, RITIENE IL CATALOGO CARTACEO ANCORA UNO STRUMENTO UTILE PER COMUNICARE PRODOTTI E VALORI DELLA MARCA? Fortunatamente lo strumento cartaceo di presentazione aziendale e di prodotto si è rivelato insostituibile per restituire il valore di un brand, di una collezione di prodotti, di un servizio. Nello sviluppo di progetti che si realizzano in un rapporto diretto con l'azienda, i suoi valori, la sua storia, ha ancora un posto centrale. Come direttore artistico di diverse aziende suggerisco sempre di portare avanti questo tipo di comunicazione affiancando ovviamente le più moderne tecnologie digitali ma sempre a seguito di un'analisi approfondita della tipologia di messaggio e del pubblico di riferimento.
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È uno dei designer più apprezzati e famosi. Impossibile elencare tutti i progetti che portano la firma di Francesco Lucchese, siciliano, 66 anni, docente presso la Facoltà di Design del Politecnico di Milano e il POLIdesign, fondatore di Studio Lucchese Design. Sue sono le collezioni in vetro di murano per Venini, Salviati, Nason & Moretti, Cappellini. Sue sono le collezioni di furniture design per Swan, Molteni. Ha disegnato lampade per Vistosi, prodotti Venini, Fabbian, complementi per De Vecchi, Ghidini, accessori per Panasonic, superfici per Mosaico+, Luce di Carrara e Graniti Fiandre e tanti altri. L’attività di architettura dello Studio Lucchese è altrettanto vasta: vede progetti internazionali come l'Hotel Les Fleurs a Sofia in Bulgaria e il più recente Zidong Design Hotel a Nanchino in Cina, la champagneria La Flute a Milano, il bar L’ora ad Ise. Tantissimi i progetti di bathroom design. Lucchese Design coordina anche eventi per la comunicazione. Lo ha fatto per Dupont, LG Hausy, OI, Graniti Fiandre, Grohe. Collabora inoltre con ICE, istituto per il commercio estero, per la promozione del prodotto italiano all’estero.
Dal progetto agli scatti fotografici, il catalogo Swan è stato seguito interamente dallo Studio Lucchese.
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NEL VOSTRO CASO C’È ANCHE IL VANTAGGIO DI UN’INTEGRAZIONE DI ESPERIENZE ALLARGATE SU ALTRI CAMPI DI APPLICAZIONE, DALL’ ARCHITETTURA AL DESIGN…QUANTO LE COMPETENZE MULTIDISCIPLINARI SONO IMPORTANTI PER LA REALIZZAZIONE DI UN CATALOGO? Sono molto importanti perché ci consentono di lavorare sul progetto della scenografia proprio come se stessimo lavorando su un vero e proprio progetto di interni. Le competenze nel design del prodotto inoltre ci facilitano la scelta delle inquadrature fotografiche e dei dettagli da valorizzare. Siamo progettisti di cataloghi ma allo stesso tempo ne siamo grandi utilizzatori nel nostro lavoro quotidiano di architettura e design. E questo ci dà un continuo stimolo alla ricerca di nuove soluzioni. DUNQUE LA VALORIZZAZIONE FOTOGRAFICA DEI PRODOTTI È IL SEGNO CHE CONTRADDISTINGUE I VOSTRI CATALOGHI? Nel progetto di un catalogo ci è capitato spesso di occuparci degli scatti fotografici incominciando proprio dal disegno dell'ambiente o dalla scenografia che vogliamo ricreare, lavorando molto sulla luce e progettando poi ogni singolo scatto. Ma ritengo che bisogna ovviamente conoscere tutte le fasi del processo, anche quelle non svolte dallo studio internamente in modo da direzionare la fase creativa con la giusta consapevolezza della fase produttiva. SI RIFERISCE ALLE TECNICHE DI STAMPA, ALLE CARTE? La nostra competenza in questi due ambiti nasce dalle esperienze che abbiamo fatto nell’offrire alle aziende un pacchetto completo di soluzioni. Per esempio dal nostro cliente Dupont - per il quale abbiamo realizzato, in occasione di Luxepack 2015, lo stand Maison Surlyn - abbiamo imparato a guardare e a conoscere le aziende che producono la carta. Così, oltre alle caratteristiche cromatiche, ne abbiamo imparato a cogliere altre, infinite suggestioni. La carta è una
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Maison Surlyn Luxepack (Monaco, 2015)
materia che, nell’immaginario, può rappresentare altri mondi: la naturalità, il profumi, la tattilità data dalle infinite finiture che le cartiere propongono… Insomma sono tante le emozioni che si generano, dalle quali ci lasciamo ispirare, e che possono dare una forza e un tratto peculiare al progetto di comunicazione. È MOLTO INTERESSANTE TUTTO IL SEGMENTO DELLA PROGETTAZIONE DEGLI STAND FIERISTICI CHE IL SUO STUDIO REALIZZA. PUÒ DIRCI QUALI SONO OGGI LE TENDENZE IN QUESTO AMBITO? La fiera è un appuntamento molto importante per le aziende che , in un periodo limitato di tempo, hanno la possibilità di mettere in scena il proprio brand e di far vivere un'esperienza al visitatore. La tendenza quindi è di rendere indelebile questo momento offrendo un'esperienza a 360 gradi, capace di coinvolgere non solo l'esposizione dei prodotti ma anche l'accoglienza attraverso il cibo, la musica, i profumi.
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direttamente al prodotto finito, ossia la boccetta del profumo intera completa del suo tappo e ambientarla in una location reale. Lo spazio infatti è disegnato come una boutique di lusso idealmente situata in una delle più famose vie dello shopping parigino. La metafora con una vera boutique di fascia alta esalta le qualità del materiale e trasforma la visita in un’ esperienza che rimane nella memoria del visitatore. Il pubblico, infatti, è coinvolto nello scenario prima passeggiando lungo le vetrine e successivamente entrando nella boutique per trovare i prodotti più raffinati. Tutto, sia all'interno che all'esterno , è progettato per rendere questa esperienza reale , per annullare l'ambiente della fiera e offrire l'idea di una vera location. Il rapporto tra interno ed esterno, la transizione tra la strada e l’interno della boutique, è sottolineato con l'illusione della presenza di un secondo piano, di una terrazza esterna allestita con piante verdi.
E DAL PUNTO DI VISTA DEI MATERIALI? Ci piace molto lavorare con i materiali che interagiscano con la luce, siano in grado di trasmetterla, rifletterla. Attraverso certi materiali, la luce ha la possibilità di esprimersi come superficie architettonica. Nel progetto di un allestimento la luce è forse il materiale più importante in quanto in grado di modificare radicalmente la percezione dello spazio e dei colori. SE PARLIAMO DI LUCE NON POSSIAMO NON PARLARE DELLA BELLISSIMA MAISON SURLYN, LO STAND CHE HA LEI CREATO PER DUPONT A LUXEPACK, CHE PRESENTAVA APPUNTO SURLYN® , MATERIALE CHE SOSTITUISCE IL VETRO. Il concept Maison Surlyn è stato creato per essere una ‘casa’ per il packaging del settore cosmetico e per evidenziare le possibilità creative del materiale Surlyn®. L'idea vincente è stata quella di non presentare il materiale attraverso campioni e semilavorati ( tappi per profumi ) ma di andare
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Dupont Expo 2015 Evento dedicato al packaging del cibo organizzato in concomitanza con Expo Milano 2015. Il materiale grafico è stato realizzato con la carta Favini Crush Ciliegia in linea con il colore aziendale. Crush è una carta ecologica realizzata con sottoprodotti di lavorazioni agro-industriali che sostituiscono fino al 15% della cellulosa proveniente da albero. I residui , in questo caso di ciliegie, sono le materie prime naturali che, salvate dalla discarica, vengono utilizzati per la produzione di queste esclusive carte dall’aspetto tattile inusuale. I materiali grafici sono stati utilizzati per la comunicazione dell’evento, come materiale di supporto alla conferenza presso l’hotel Palazzo Parigi di Milano e come allestimento scenografico della tavola durante la cena presso la cantina Bersi Serlini in Franciacorta.
PER DUPONT, NELL’AMBITO DI EXPO, IL SUO STUDIO È STATO COINVOLTO ANCHE NELL’EVENTO GLOBAL FOOD SECURITY INDEX, IL FORUM SULLA SICUREZZA ALIMENTARE. IN QUESTO CASO VI SIETE ANCHE OCCUPATI DEL PROGETTO GRAFICO? Sì, abbiamo ideato il concept e tutto il materiale stampato di un evento che si è svolto in Franciacorta dove DuPont ha ospitato molti suoi manager venuti a visitare il Padiglione USA, sponsorizzato in parte da DuPont, in
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DeVecchi Milano 1935 Showroom: Via Santo Spirito 14, Milano Progetto di ristrutturazione dello showroom che dà una forte identità allo spazio grazie anche all’utilizzo della carta da parati con decoro personalizzato e alla scelta dei nuovi colori. La carta da parati fa da quinta scenica all’esposizione dei prodotti in argento.
occasione del Global Food Security Index. Si trattava di un’esperienza di degustazione per la quale abbiamo realizzato molti materiali cartacei, dalle cartine con il tracciati del viaggio, agli inviti, all’allestimento dei tavoli, segnaposti, menu, portacandele. Tutto in carta Favini Crush, la gamma ecologica realizzata con sottoprodotti di lavorazioni agro-industriali. In sintonia dunque con il tema del cibo e della naturalità. QUALI MATERIALI LE INTERESSANO DI PIÙ IN QUESTO MOMENTO? Siamo sempre alla ricerca di suggestioni sensoriali. In questo momento stiamo lavorando con Inkiostro Bianco, azienda specializzata in wallpaper e superfici decorate, che ci ha proposto un nuovo materiale: un tessuto in fibra di vetro, EQ•DEKOR che ha funzioni protettive e decorative. Si tratta di un materiale con particolari caratteristiche tattili, una superficie innovativa che può essere personalizzata e stampata al laser. Siamo sempre attenti a raccogliere le novità e tutto quanto di interessante ci sia in giro. DIFFICILE DI QUESTI TEMPI RESTARE SEMPRE AGGIORNATI SUI MATERIALI? Sulle tecniche e sui materiali non c’è mai un minuto di serenità.
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use the future! 28 giugno 2016 – MILANO
UN CONVEGNO DA NON PERDERE
Il grande salto in avanti della stampa digitale DRUPA 2016 Molti produttori di macchine da stampa, tutti i principali, hanno annunciato la presentazione di soluzioni digitali che per formato, qualità di stampa e velocità di produzione diventano di colpo molto più interessanti per tutti gli stampatori, per tutte le applicazioni.
DIGITAL PRINTING FORUM 2016 L’occasione unica, dopo drupa, per capire, riflettere e confrontarsi sull’innovazione del Digital Printing. Le aziende avranno l’opportunità di presentare le proprie soluzioni e strategie; le più dinamiche realtà della stampa italiana potranno aggiornarsi sullo sviluppo delle tecnologie e applicazioni.
Sia che tu abbia visitato drupa, sia che tu non abbia potuto andarci, non puoi perderti il 22° Digital Printing Forum www.digitalprintingforum.it
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5+1 CONSIGLI PER UNA CORRETTA GESTIONE DEL COLORE Spazi colore, profili, norme ISO: su questi argomenti spesso nascono perplessità. Eppure il color management dovrebbe essere una risorsa, non un intralcio: se non altro perché, con metodo scientifico, ci fornisce gli strumenti per la corretta misurazione, interpretazione e riproduzione del colore. E anche se possono sembrare sofismi da tecnici, i concetti chiave sono pochi e sufficienti per avere le idee chiare e lavorare nel modo più corretto.
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COSA SONO I PROFILI E A COSA SERVONO? La gestione del colore ha alla base un’idea semplice ma rigorosa: il flusso di produzione deve essere più possibile omogeneo. Il motivo è semplice: un’immagine appare diversa se vista su dispositivi diversi. Per questo è fondamentale avere una corretta riproduzione che rimanga il più possibile fedele all’originale dallo scanner al foglio stampato, dalla macchina fotografica allo smartphone. Ogni passaggio e conversione, infatti, modifica le informazioni. Per questo sono stati definiti degli standard basati su spazi colore e profili
che devono essere rispettati e mantenuti dall’inizio alla fine. Ma i dubbi sorgono già al momento dello scatto. Qual è il profilo RGB giusto da usare? Se lavorate per il web, non ci sono dubbi: l’sRGB. Diversi browser ancora non gestiscono il colore o lo fanno in maniera perlomeno dubbia senza eseguire la cosiddetta compensazione del monitor, ovvero senza convertire dal profilo incorporato nell’immagine al profilo del monitor. Se i file escono dal vostro controllo, inviati magari a un service di stampa che non conoscete o a qualcuno che si occuperà della vostra post-produzione,
di nuovo non ci sono dubbi: anche in questo caso sRGB. Chi ignora l’esistenza delle impostazioni colore di Photoshop tende ad aprire i file come se fossero sRGB perché è uno dei default più diffusi: quindi meglio che lo siano davvero. Se il vostro output è tipografico, invece scegliete l’Adobe RGB. Molti obiettano che contiene troppi colori fuori gamut rispetto al CMYK: è vero, ma anche l’sRGB. Che, in più, non è in grado di rappresentare un ciano pieno né un magenta pieno, né un giallo CMYK pieno. I profili non descrivono un colore, ma danno le istruzioni per riprodurlo.
I quattro spazi colore a confronto. Dall'alto in basso e da sinistra a destra: AdobeRGB, eciRGB, sRGB e CMYK. È evidente la differente ampiezza di gamma tra la quadricromia di stampa e i diversi spazi RGB.
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Applicando i diversi profili RGB la stessa immagine può apparire diversa. Da sopra: Adobe RGB, sRGB (si tratta di simulazione in quadricromia) e la stessa immagine in CMYK.
in Esporta PDF/Output impostando in Conversione colore, Converti in destinazione (mantieni i valori numerici) e in Destinazione il profilo di stampa si fa in modo che nel pdf tutti gli RGB siano convertiti in CMYK, le immagini in CMYK con profilo siano convertite nel profilo selezionato e quelle già in CMYK senza profilo, restino invariate.
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DALLA TEORIA ALLA PRATICA La teoria direbbe di mantenere l’RGB fino all’ultimo e convertire in CMYK solo in fase di chiusura dei pdf. Così si preservano il maggior numero di informazioni sul colore oltre al fatto che molti plug-in e filtri lavorano solo in RGB. In pratica, in Indesign, in Esporta PDF/Output si imposta, in Conversione colore, "Converti in destinazione (mantieni i valori numerici)” e in Destinazione il profilo di stampa. In questo modo gli RGB vengono convertiti in quadricromia e le immagini in CMYK con profilo vengono convertite nel profilo selezionato, quelle che sono in CMYK senza profilo, invece, rimangono invariate. Così però si converte praticamente alla cieca. Ci si accorge alla fine se un’immagine ha dei colori non riproducibili in stampa, quando il tempo stringe e intervenire è troppo tardi. Per evitare sorprese, è preferibile effettuare appena possibile una conversione per così dire “controllata”, valutando le immagini una per una. Che senso avrebbe usare immagini che poi non possono essere stampate? Ricordo che i colori riproducibili in quadricromia sono molti meno rispetto a quelli dello spazio RGB (ad esempio il verde brillante non si può ottenere) e quelli riproducibili devono essere convertiti nel modo corretto da uno spazio all’altro. Ecco l’importanza dei profili. È lo stampatore che dovrebbe dare indicazione del profilo da usare per la conversione o fornirne uno proprio, basato sulla profilazione delle proprie macchine, o uno standard, come ad esempio quelli realizzati da ECI (www.eci.org) per la stampa offset. A voi non resta che usare questo profilo per tutto il flusso, prove colore comprese. Finora, l’indicazione più diffusa era quella di convertire in quadricromia in FOGRA39. Peccato, però, che il FOGRA39 non sia un profilo in senso stretto, bensì una caratterizzazione, ovvero un insieme di condizioni di stampa definite nello standard ISO 12647-2 che descrive certe norme relative a carta, inchiostri, tipo di stampa, di misurazione… dette FOGRA 39. Per rispettare queste norme esistono alcuni profili, come l’ISO Coated v2 di ECI o il Coated FOGRA 39 o l’Uncoated FOGRA 47 di Adobe, per patinata e uso mano. In conversione si modificano i numeri per non modificare i colori.
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3 COSA È CAMBIATO Ora, a distanza di nove anni da FOGRA39, sono state rilasciate le nuove caratterizzazioni per la stampa offset su patinata e uso mano basate sulla norma ISO 12647-2:2013 che specifica i parametri da utilizzare per stampati commerciali, dalla separazione dei colori ai pdf fino alle condizioni di stampa per vari tipi di carta. Cosa cambia in pratica con questa norma? Si prescrive che i pdf siano forniti in formato PDF/x nella variante PDF/x-4 che dichiara il profilo e come comportarsi nel caso di conflitto tra condizioni di stampa e profilo incorporato. È importante: prima ci si doveva fermare e chiedere le indicazioni al cliente, ora si indica come intervenire e cercare la maggior corrispondenza possibile con la stampa. Ancora, la coprenza totale degli inchiostri ottimale non dovrebbe superare il 330% per la piana e il 300% per la roto. E si esplicita che la carta utilizzata per le prove di stampa dovrebbe essere identica a quella impiegata in produzione o almeno molto simile per punto di bianco, brillantezza, grammatura e finitura. Ma la novità forse più grande riguarda la revisione totale delle caratteristiche di riferimento dei supporti di stampa: i tipi di carta standard sono aumentati con riferimenti a tipologie molto diffuse in produzione, come le uso mano senza legno o le super calandrate. Uno dei problemi del precedente FOGRA39 era che la carta doveva essere priva di sbiancanti ottici. Sono ormai invece, assolutamente diffuse carte “sbiancate” e questo genera una differenza eccessiva tra prova colore e stampa. Se fate caso le prove colore certificate in FOGRA39 con simulazione del supporto hanno una simulazione della carta a volte nettamente diversa rispetto alla carta sulla quale si stamperà. E di solito appare più gialla. Il mercato tende a preferire carte con un punto di bianco molto alto, non solo per le patinate, ma anche per le uso mano e per il giornale migliorato perché esalta i colori che appaiono più nitidi e vivi. Il nuovo standard ora tiene conto dell’utilizzo di sbiancanti ottici: in questo modo si ha un punto di bianco molto più simile a quello delle carte effettivamente usate in produzione. Il punto di bianco del FOGRA39 è più giallo di quello delle carte normalmente usate.
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In Acrobat da Anteprima di output non solo sono visibili le forze dei colori (in verde), ma anche la coprenza dell'inchiostro (in rosso). È possibile attivare anche l'avvertenza di eccesso di inchiostro in modo da evidenziare le zone con coprenza eccessiva.
Scala Media-wedge v2 versione 3 posta sulle prove colore certificate.
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Confronto tra i due spazi colore CMYK FOGRA39 e il nuovo FOGRA51 (in trasparenza)
4 Confronto tra intenti di rendering: dall'alto a sinistra, assoluto, percettivo, relativo e saturazione.
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I PROFILI FOGRA51 E 52 Confrontando gli spazi colore, il FOGRA51 appare più ampio rispetto al vecchio FOGRA39, soprattutto nei toni blu e del magenta. Lo stesso accade anche per il FOGRA52, specifico per l’usomano, che ha una gamma di colori maggiore rispetto al precedente FOGRA47. Durante la conversione verso il CMYK, uno spazio colore più ampio consente di perdere meno informazioni e quindi di “tagliare” meno colori, rispettando di più l’originale RGB. Le immagini in stampa avranno di conseguenza colori più vivaci. Una maggior ampiezza di spazio colore ha influenza anche sui cosiddetti intenti di rendering, ovvero le regole usate in conversione dai programmi per gestire tutti i colori che risultano fuori gamma. A seconda delle impostazioni, i programmi in grado di passare un’immagine da uno spazio all’altro procedono in diverso modo: alterando i colori per farli rientrare tutti nel gamut di destinazione (intento percettivo); tagliando le tinte fuori gamma, conservando il punto di bianco (colorimetrico assoluto) o modificandolo perché coincidano i bianchi dei due profili (colorimetrico relativo); o infine saturando i colori al massimo (intento di saturazione). Quale scegliere ce lo dice Photoshop. Usando il comando Imposta Prova che consente di vedere come verrà l’immagine con i vari intenti di rendering: basta provarli tutti e scegliere quello che si preferisce. Agli intenti di rendering è affidata la sostituzione dei colori fuori gamma
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E IN STAMPA? Certo, a valle di tutto resta lo stampatore che dovrebbe dare indicazioni al cliente e non risolvere il problema quando si presenta; che non sempre rispetta tutte le prescrizioni delle varie norme ISO e che spesso è restio a introdurre novità, abituato ai suoi workflow. Certe abitudini sono dure a morire e la corretta riproduzione del colore è sinonimo di stampato fatto a regola d’arte. Il problema è che ogni lavoro è diverso dall’altro e non è detto che possieda sempre le caratteristiche prescritte; per questo spesso lo stampatore interviene riconvertendo da CMYK a CMYK (repurposing), in pratica ricalibra i file in base alle sue condizioni di stampa, ottimizzando inoltre la copertura massima d’inchiostro. Questa prassi è diffusa più di quanto si potrebbe pensare. Perché, allora, lavorare con i profili se alla fine chi stampa può comunque in-
tervenire? Lavorare con un flusso profilato è garanzia di riproduzione corretta del colore fase dopo fase, da periferica a periferica, da conversione a conversione. Questo flusso genera prove colore certificate da pdf a loro volta profilati; con queste si andrà in macchina e saranno loro a rappresentare la volontà del cliente. Lo stampatore modifichi pure i file originali adeguandoli alle condizioni di output finali se lo ritiene necessario o solo perché, per sua abitudine, preferisce ottimizzare il suo consumo d’inchiostro, purché lo stampato sia conforme alle prove fornite. Se il risultato è sensibilmente diverso da quanto fornito dal cliente, occorreranno nuove prove e una nuova approvazione del cliente. File profilati consentono un maggior controllo senza inutili incognite.
Un sistema integrato di calibrazione, profilazione, misura e illuminazione per il color management.
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La tab di Impostazioni Colore di Photoshop con i nuovi profili FOGRA installati.
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COME AGGIORNARSI I profili FOGRA 39 e 47 sono installati con i programmi della Suite Adobe e sono quelli che normalmente, in assenza di profili forniti dallo stampatore, finora si tendeva a utilizzare in una sorta di color management “indiretto”: tutti, anche senza ben sapere perché, usano questi due profili. Probabilmente è quello che accadrà anche con i nuovi profili che si spera Adobe rilasci presto con le prossime release, adeguandosi alla nuova norma. Ma senza attendere è possibile scaricare dal sito www. eci.org/en/downloads il PSO coated v3.icc, ovvero il profilo FOGRA51, e il PSO uncoated v3.icc, o FOGRA52. Per installarli se lavorate su Windows è sufficiente cliccare con il ta-
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sto destro sul file .icc scaricato e selezionare Installa profilo, mentre su Mac i profili scaricati vanno spostati nella cartella user/ library/color sync/profiles. Completata l’installazione riavviate le applicazioni Adobe e selezionateli nelle Impostazioni colore, non solo di Photoshop ma anche di Indesign, Illustrator e Acrobat. Inoltre non dimenticate di settare anche l’RGB più corretto: ECI suggerisce l'utilizzo del profilo eciRGBv2, sensibilmente più ampio rispetto al classico AdobeRGB. Non resta che propagarli in tutto il vostro workflow di produzione, incorporandoli nelle immagini e chiedendo a tutta la filiera di non ignorarli e di non assegnarne di diversi.
In ambiente mac i profili si installano in: user/library/color sync/profiles
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LA MODA TROVA NEL DESIGN
di A C H I L L E
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IL SUO NATURALE APPRODO Trussardi, Armani, Gucci, Dolce & Gabbana, Prada... il connubio tra moda e arredo è sempre più forte. Ne parliamo con David Pambianco, il signore del lusso.
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Il termine più adatto per definire un fenomeno che non è certo nato all’ultimo Salone del Mobile milanese (e anche al Fuorisalone), ma che in questa sede ha ottenuto un’ulteriore conferma proiettata nel mondo dell’arredamento, è
È il vocabolo a cui ricorre David Pambianco, vicepresidente e direttore editoriale di Pambianco Strategie d’impresa, la società fondata dal padre Carlo quasi quarant’anni fa, per spiegare, appunto, il fenomeno delle griffe del lusso e della moda che entrano in settori diversi, con il loro marchio, da quello classico dei vestiti, delle borse, delle scarpe o dei gioielli.
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na “contaminazione” iniziata con l’invasione, si fa per dire, del settore del beauty (dai profumi alla cosmetica) dopo quella degli accessori moda piuttosto che dell’orologeria o degli occhiali, per passare alla ristorazione e agli alberghi e quindi agli oggetti per la casa (dal tessile all’illuminazione) e finire, appunto, all’arredamento con linee vere e proprie di mobili. Quelle che, ricorda Pambianco, si sono viste anche all’ultimo salone milanese, frutto in alcuni casi di “cobranding” ovvero di alleanze tra i marchi della moda e quelli dell’arredamento come Molteni o Dada. In un percorso comune che vede una diffusione del design che percorre trasversalmente il mondo dei brand e dei settori nei quali operano, anche se magari non tutti. Anche questo, quello del design, un fenomeno in forte sviluppo tanto che Pambianco ha presentato proprio lo scorso 15 aprile, nello spazio Mini Living il nuovo bimestrale Pambianco
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A sinistra: Marni. Qui sotto: Armani Casa.
David Pambianco 48 anni, ha cominciato a lavorare nell’azienda di famiglia oltre vent’anni fa dopo essersi laureato in Economia e Commercio alla Cattolica e dopo un’esperienza di due anni in una importante banca d’affari a Londra. Attualmente è vicepresidente della società e direttore editoriale di Pambianco magazine, news e tv.
Design (sin da subito multimediale con l’appoggio del sito www.design.pambianconews.com) che affianca l’apprezzata newsletter “Il venerdì del design” che raggiunge ormai i 110mila lettori professionisti del settore e il convegno annuale Pambianco – Elle Decor sull’arredo e il design (quest’anno si terrà a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa di Milano il 22 giugno) che si rivolge ai principali imprenditori e top manager del settore. In Italia ci sono già numerose e qualificate riviste dedicate al design, spiega David Pambianco ma mancava un magazine di informazione sul settore così come lo sono per la moda e il beauty le altre affermate pubblicazioni Pambianco. L’approccio dei brand del lusso e della moda al settore del design e quindi dell’arredamento vede intrecci che risalgono anche a molti anni fa e rappresenta un naturale punto d’incontro tra mondi produttivi che sono entrambe icone del “made in Italy” all’estero e fanno leva sul contenuto di creatività e “lifestyle” ma devono la loro competitività soprattutto alle filiere produttive che hanno alle spalle, composte da migliaia di piccole realtà artigianali.
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Fondata da Carlo Piambianco nel 1977, Pambianco Strategie di Impresa, la cui sede si trova in Corso Matteotti a Milano, è oggi una società di consulenza leader nell’assistere le aziende della moda, del lusso e del design nella impostazione e attuazione dei loro progetti di sviluppo offrendo servizi di consulenza strategica, assistendole nelle operazioni di Merger and acquisition e nella Corporate Communication. Proprio per offrire una consulenza specialistica e globale, caratterizzata da elevati standard di qualità e a livello mondiale, a Giugno dell’anno scorso Pambianco ha stretto un accordo di partnership con il network internazionale EY (Ernst & Young). Negli anni Pambianco inoltre ha sviluppato un sistema integrato di media cartacei e digitali, diventati oggi un punto di riferimento per il settore. Il sito è diventato un portale di news veicolate anche con la newsletter e sono stati editati prima Pambianco Magazine in italiano (sei numeri all’anno con tirature da 15 a 30 mila copie stampato dalle Grafiche Reggiani di Laveno) e poi quello russo oltre a Pambianco Beauty e all’ultimo nato: Pambianco Design. Pambianco pubblica anche ricerche e approfondimenti sul settore (a cominciare dall’annuale studio sulle società quotabili) e organizza meeting e convegni.
PAMBIANCO STRATEGIE DI IMPRESA: TUTTO SU MODA LUSSO E DESIGN
Tra i pionieri di questo connubio spiccano Missoni, una delle prime realtà della moda, nel 1983, a creare una divisione Home, in partnership con T&J Vestor, l’azienda del tessile della famiglia di origine di Rosita Missoni che produce e distribuisce le collezioni Missoni Home. Ma di lunga data, e forse quella più importante dal punto di vista dei ricavi generati dalla voce arredamento, è anche l’esperienza di Fendi che ha debuttato nel design nel 1987 con il marchio Fendi Casa lanciato, insieme con le sorelle Fendi, da Alberto Vignatelli, ad del gruppo Luxury Living che dal 2004 edita anche Trussardi Home e che nel 2005 ha raggiunto un fatturato consolidato di 109 milioni. Un percorso analogo (dai tessili ai mobili) ha caratterizzato la linea Home di Versace che – nata nel 1992 e affidata a licenziatari – proprio a partire da quest’anno è stata internalizzata anche per le collezioni di arredo, realizzate in partnership con Cassina Contract (per i mobili) e Nemo (per l’illuminazione). Primo frutto di questa internalizzazione è il divano Palazzo Empire ispirato all’omonima borsa “it bag” di Versace. Ma nell’elenco della “contaminazione” moda-arredamento, ricorda sempre Pambianco, non si possono dimenticare La Armani/Casa che punta a
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realizzare non solo mobili (come le cucine in partnership con Dada) ma anche progetti di interior design e conta su una rete retail di 56 negozi in 40 Paesi piuttosto che le esperienze più recenti di Diesel Living che vanta licenze con Moroso per gli arredi, Foscarini per le lampade, Scavolini per cucine e bagni, Seletti per la tavola e Berti per i pavimenti in legno piuttosto che l’ingresso nel settore arredi di Roberto Cavalli che tra i suoi numerosi partner annovera anche la prestigiosa La Murrina. PERCHÉ TUTTO QUESTO INTERESSE DEI BRAND A DIVERSIFICARSI? Perché è proprio la forza del brand a permetterlo. E i connubi possono avvenire sia all’interno di un marchio dell’arredamento che diversifca la sua produzione come Scavolini che dalle cucine è passato anche ai bagni e al living e sia da una parte ma anche dall’altra – risponde Pambianco – Basti pensare al merchandising dei marchi prestigioso dell’auto come Ferrari o Porsche o della stessa Mini nel cui Living al Fuorisalone abbiamo presentato il nuovo magazine Pambianco Design. Ma lo stesso discorso potrebbe essere fatto per brand della tecnologia come Apple piuttosto che per i giganti di Internet che stanno tutti guardando a una
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diversificazione dell’attività. Del resto lo si è visto anche nel settore dei ristoranti o degli alberghi di lusso con l’ingresso di griffe come Trussardi, Armani, Gucci, Dolce & Gabbana, Prada così come sono sempre di più gli store delle griffe dove è presente anche un angolo ristorazione. MA QUANTO VALE PER LE GRIFFE LA VOCE ARREDAMENTO? È difficile fare una statistica, diciamo che potrebbe pesare dopo poco più di zero fino al 3-5% del fatturato per i marchi che da più anni sono entrati in questo settore. Ma tenendo conto della grandezza dei ricavi delle griffe della moda e di quella invece delle principali aziende dell’arredamento italiane, fatturare 100 milioni significa entrare nella top ten delle prime venti!
Nella pagina precedente: Missoni Home. Qui a sinistra: scatti e copertine del magazine Cabana.
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COME SI ESPRIME IL DESIGN DELLE GRIFFE ATTRAVERSO L’USO DI MATERIALI COME LA CARTA? Ci sono esempi di oggetti di cancelleria, penso per esempio alle linee create da Hermès o Armani come dei mobili di cartone alveolare riciclabile che hanno portato nell’arredamento, a partire da aziende come A4A, questo tipo di design che riprende la filosofia dell’imballaggio di cartone. Ma soprattutto è proprio nel packaging della cosmetica che si vedono confezioni e lavori di cartotecnica incredibili, dalle linee di Chanel a quelle di Dolce&Gabbana solo per fare qualche esempio. Un design che caratterizza anche cataloghi a tiratura limitata, magari solo qualche centinaio di copie, che possono costare anche 50 euro l’uno per un investimento magari di 100mila euro. Si tratta di cataloghi destinati a un pubblico selezionato di clienti, alle boutique piuttosto che ai giornalisti. E si tratta di prodotti prestigiosi per cui, se devi disfartene per fare ordine, ti piange il cuore a buttarli! Una filosofia, questa, ripresa dai nuovi coffee table magazine, vere e proprie opere d’arte stampate destinate al mondo del lusso e della moda, spesso collegate ad aventi delle griffe, che di solito vedono la stampa di un paio di numeri all’anno, come Lampoon e Cabana, forse il più affascinante, e in qualche modo un esempio di design dei magazine, stampato da Nava Press.
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Lo spazio al servizio della Marca
ROGER BOTTI è dal 2008 direttore creativo e operativo di Robilant Associati. Il suo ruolo coniuga insieme competenze manageriali, supervisione creativa e responsabilità organizzative. Direttore creativo in Giò Rossi prima e in Future Brand, Botti vanta un’esperienza consolidata nel Brand Design e nel Packaging Design. Si occupa anche di Corporate Identity per importanti brand. Sotto la sua supervisione si è consolidato in RobilantAssociati un team dedicato a progetti di Retail Branding e Digital Strategy. Appassionato osservatore dei comportamenti di consumo, interviene spesso come relatore a conferenze e convegni.
L’Emporio è stato progettato come lo spazio privilegiato attraverso cui scoprire l’impresa, entrando direttamente in fabbrica. Una testimonianza del fatto che i prodotti Fratelli Carli o arrivano a casa del consumatore oppure è possibile trovarli soltanto all’interno dell’Emporio. Lo spazio offre al pubblico la possibilità di immergersi nel contesto produttivo di una gamma di prodotti che incarnano la cultura gastronomica mediterranea.
Negozi, temporary store, spazi espositivi, stand fieristici, empori aziendali: lo spazio, quale che sia la sua natura, rappresenta per le Marche una leva, un alleato e un’opportunità straordinaria di relazione con le persone. Al suo interno, le imprese hanno la possibilità di trasformare la storia che intendono raccontare in un’esperienza reale, tangibile, immersiva e quindi memorabile.
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Inoltre, in relazione all’identità della Marca e agli obiettivi particolari che essa si propone di volta in volta, lo spazio si presta con generosità e flessibilità a scopi diversi, anche a più di uno contemporaneamente come affermare un’idea o un punto di vista, raccontare una storia, incantare svelando processi e saper fare, far provare prodotti nuovi, e ancora celebrare, coinvolgere, educare, far giocare, divertire e, naturalmente, vendere e comprare. Progettare spazi come questi richiede una forte consapevolezza della Marca e del suo DNA e al contempo lo sviluppo di un linguaggio espressivo proprietario che sia in grado di declinarsi in maniera scenica e funzionale all’interno dello spazio. Emporio Carli è un caso esemplare: la progettazione dell’Emporio ha rappresentato l’ultimo tassello a completamento di un ampio progetto di riposizionamento della marca Fratelli Carli, che nel guardare al futuro ha sentito l’esigenza di valorizzare e ampliare le proprie modalità di dialogo con il mercato. Il modello distributivo tradizionale dell’impresa (“direttamente a casa tua”) aveva, infatti, comportato fino a quel momento l’assenza di uno spazio fisico in cui la marca potesse “vivere”.
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L’Emporio Carli non assomiglia né ad un negozio né ad un supermercato, dal quale l’azienda ha sempre scelto di rimanere fuori. Esso si stabilisce direttamente nel sito produttivo, quindi non ci sono salotti ma uno spazio di accoglienza direttamente nel ‘magazzino’, dove tutto è in ordine e perfettamente organizzato, ma che rimane soprattutto il luogo da cui di solito partono i prodotti che ricevi a casa.
L’intero spazio è progettato secondo una logica polifunzionale di esplorazione, scoperta ed educazione, che consente di partecipare agli spazi e alle storie della marca, come un palcoscenico celebrativo capace di rendere unica e partecipativa l’esperienza, grazie alla possibilità di assaggiare, assistere, acquistare, direttamente sul luogo di produzione.
L’Emporio nasce dunque con l’obiettivo di fornire al Brand un proprio spazio per esprimersi e raccontare se stesso; un luogo concepito per l’esperienza, grazie a un format di retail originale e coerente con la marca, uno spazio privilegiato attraverso cui scoprire l’impresa entrando direttamente in fabbrica. Nella definizione del concept, elemento di primaria importanza è stato rappresentato quindi dal non tradire la location nella sua originalità, a testimonianza dell’anima di “reale produttore” che caratterizza l’azienda. L’intero spazio è progettato secondo una logica polifunzionale di esplorazione, scoperta ed educazione, che consente di: JJpartecipare agli spazi e alle storie dalla marca grazie ad un viaggio all’interno dei processi e delle tecniche di lavorazione affinate in tanti anni di esperienza e tradizione; JJdare alla marca un palcoscenico celebrativo: nè un negozio nè un supermercato, ma uno spazio multidimensionale di espressività e racconto; JJrendere unica e partecipativa l’esperienza grazie alla possibilità di assaggiare, assistere, acquistare, direttamente sul luogo di produzione; JJsperimentare un layout interessante ed educativo in cui mettere in scena la proverbiale “trasparenza” dei Fratelli Carli; JJportarsi a casa l’olio e un ricordo memorabile di un luogo, di una relazione nuova con l’impresa che si è lasciata scoprire, curiosare, assaggiare e, solo infine, scegliere e comperare. Attraverso questo progetto, Fratelli Carli ha affermato con forza ed evidenza il suo ruolo di portavoce autorevole di un saper vivere tipicamente italiano, aperto a una relazione schietta e trasparente con il proprio pubblico; riferimento per i consumatori in cerca microfelicità quotidiane fatte di sapori, qualità, sensazioni e sapienza. La capacità di brandizzare in maniera intelligente gli spazi di Marca, inoltre, si rivela ancora più strategica alla luce della pervasività dei social media e della cultura della “sharing experience”. Le persone tendono a condividere le loro esperienze specie quelle positive e sorprendenti. Se le Marche saranno in grado di offrirle loro, essi si trasformeranno spontaneamente in ambassador del brand. Ecco perché è importante progettare non semplici negozi ma set: per i loro selfie, per i loro scatti, per i loro blog.
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www.merckgroup.com
IL COLORE È VITA Ebbene si! Il colore è vita. Cosa c’è di più bello che iniziare la giornata circondati da un mondo colorato ? Colori vivi, luminescenti, dinamici ci riempiono di buon umore e stimolano all’ottimismo.
Da sempre il nostro intento è stato quello di creare effetti speciali e apportare un “valore aggiunto” a tutto ciò che trattato con i pigmenti speciali.Brand tra i più conosciuti, designer di fama mondiale e creativi tra i più esigenti utilizzano questi pigmenti ad effetto per fare innovazione sui materiali e regalare ai consumatori un mondo di colori in continua evoluzione. L’evoluzione del colore nel mondo della cosmetica, dell’automobile, dell’architettura sono un aspetto che Merck considera, e spesso influenza, essendo direttamente coinvolta nei gruppi mondiali di lavoro che studiano i Trend modaioli. Diverse novità di rilievo sono state introdotte sul mercato italiano per “aiutare“ la ricerca di nuovi effetti.
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La serie Iriodin Icy White® ne è un esempio. Questi pigmenti a base di mica sintetica hanno la peculiare capacità di donare agli stampati una purezza di colore estrema, aggiungono inoltre freschezza e brillantezza del tutto paragonabile al bianco argenteo di un ghiacciaio.
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Altra novità di spicco nella gamma di Merck sono i pigmenti Meoxal®; una nuova gamma di pigmenti ad effetto capace di donare luce, brillantezza e vivacità ai colori saturi e piatti. Meoxal® è stato progettato per applicazioni outdoor, infatti è insensibile agli agenti esterni più aggressivi, senza subire il minimo degrado nel tempo. La sua esclusiva e preziosa composizione unisce particelle d’alluminio e mica sintetica, una novità assoluta per Merck, si adatta efficacemente a tutti gli stampati aggiungendo profondità, luce e dinamicità di solito assenti nei colori piatti. Meoxal® può essere combinato con uno spettro pressochè infinito pigmenti per nobilitazioni e decorazioni di altissimo pregio e valore aggiunto. Gli Xirallic® di nuova generazione sono un'altra novità assoluta. La gamma si è arricchita di tre nuovi pigmenti : Xirallic® NXT M26060 Panthera Silver, Xirallic® NXT M260-30 Leonis Gold e Xirallic® NXT Tigris Blue. La denominazione utilizzata (dei tre felini) sembra essere un preludio a come questi prodotti vogliano aggredire il mercato. Una combinazione di cristallinità, purezza, colore e profondità raggiunta dalle superfici trattate con questi straordinari pigmenti a base di ossido di alluminio.
Non ci siamo astenuti anche a proporre tecnologie di stampa, brevettate ed innovative: le tonalità intense di blu e neri sono la cornice perfetta per mostrare la nuova tecnologia dell’effetto 3D (VE3D – Virtual Embossing 3D) e la nostra ultima novità, la stampa RGB con i pigmenti ad effetto della nuova linea SPECTRAVAL®. La tecnologia VE3D dona un look speciale a qualunque stampato e induce ogni osservatore a voler “toccare con mano” l’effetto proposto. Accattivanti suggerimenti renderanno seducenti cartellette, borse per lo shopping, carte regalo e stampati di ogni genere. La nuova tecnica di stampa RGB rappresenta una vera innovazione nel mercato, una rivoluzione nella stampa degli imballaggi di lusso. Film adesivi, pellicole termoretraibili e scatole per diversi utilizzi possono finalmente avere una grafica brillante, nitida, luminosa. Anche poster e grandi formati serigrafici si arricchiscono di un tocco elegante. Nuove opportunità di design aggiungono valore alla qualità percepita sia dell’imballaggio sia del prodotto in esso contenuto. Saremo lieti di assisterVi nello sviluppo di packaging innovativi, consci che un imballaggio accattivante sia l’elemento-chiave per catturare la fiducia e l’attenzione del Cliente al punto vendita.
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ONLINE PRINTING CONFERENCE, PRIMA EDIZIONE Interventi di esperti, sezioni specifiche di formazione, dati e ricerche di mercato, tavole rotonde, case histories: le ragioni di un grande successo Oltre 120 professionisti del settore hanno partecipato alla prima edizione dell'Online Printing Conference, che si è tenuta il 28 aprile al Grand Visconti Palace di Milano, organizzata da 4IT Group e Zeta's, editori del nostro giornale. Ad aprire i lavori è stato Bernd Zipper, grande esperto di e-business print, docente, fondatore e ceo di zipcon consulting GmbH, società con sede a Essen, che ha subito affrontato il tema della rivoluzione che il business online ha determinato sull’ industria grafica mondiale. Un’analisi ad ampio spettro quella di Zipper, dalla quale è emerso che l'Europa è di certo l'area di punta dell’online printing con il 26% del volume stampato per un valore di 74 miliardi di euro, segue l’ Asia/Pacific con il 24% per 70 miliardi e il Nordamerica con il 23% per un giro d’affari di 67 miliardi. Nel corso dei prossimi 4 anni, ha spiegato Zipper, si prevede che il 40% del volume stampato in Europa proverrà dall'online printing, il 35% in Asia/Pacific e il 30% nel Nordamerica. UNO SGUARDO ALL’ITALIA A fare un quadro specifico del nostro Paese è stato Ralf Schlozer, director On Demand Printing & Publishing di InfoTrends, che ha presentato i risultati forniti dalla ricerca svolta da 4IT Group e Zeta's su un campione di 82 aziende grafiche. Tra quante hanno attivato servizi web2print il 36,6% si rivolge al mercato B2B e il 31,7% al B2C. In prospettiva, oltre il 30% dei rispondenti considera il web2print uno degli obiettivi dei prossimi 12 mesi, il 17,1% guarda a un modello B2B e il 14,6% a un modello B2C. Il 54,4% dei web2printer italiani intervistati offre la personalizzazione dei documenti e il 27,3% intende introdurla nei prossimi 24 mesi. Online proofing (45,5%) e document builder (39,4%) sono tra i servizi di maggior peso, mentre in prospettiva molti stampatori online pensano di rivolgersi a strumenti di
design a base browser (24,2%). Sfide per il prossimo futuro? Ottenere una maggior efficienza nelle vendite; sviluppare un proprio software di gestione; riuscire a espandersi su nuovi settori di mercato. La prima parte del convegno si è conclusa con la tavola rotonda che ha visto confrontarsi Bernd Zipper, Michael Fries, CEO di Onlineprinters e Vincenzo Cirimele, CEO di Pressup. Temi affrontati: l'importanza di offrire un’ esperienza di fruibilità facile e intuitiva della piattaforma, di affidarne la gestione a persone totalmente dedicate, di monitorare il comportamento degli utenti. FORMAZIONE, CONSIGLI, CASE HISTORIES Nel pomeriggio l'Online Printing Conference ha offerto ai partecipanti due sezioni parallele di formazione, una dedicata agli imprenditori desiderosi di allestire un servizio di online printing (Implement), l'altra dedicata a quanti hanno richiesto specifici approfondimenti sul tema (Improve). In chiusura del convegno Silvia Armiento, marketing manager di Longo AG, ha illustrato il caso di successo di mymuesli, azienda tedesca specializzata nella produzione e commercializzazione di cereali biologici, che si è affermata online proponendo ai clienti di creare il proprio mix di cereali scelti tra una vasta gamma di ingredienti.
A SINISTRA: Ralf Schlözer direttore On Demand Printing & Publishing di InfoTrends presenta la ricerca svolta da 4IT Group e Zeta's. IN ALTO A DESTRA: Da sinistra Bernd Zipper, fondatore e CEO di ZipconConsulting GmbH; Michael Fries, CEO di Onlineprinters; Vincenzo Cirimele, CEO di Pressup.
PROFESSIONAL FRIENDLY: INNOVAZIONI SUI FOGLI MACCHINA DI SPRINT24 Sprint24 fa l'occhiolino ai professionisti del settore, ai grafici e ai tipografi. Chi è del mestiere, infatti, conosce due grandi verità: non ci si può sempre limitare ai prodotti predefiniti e soprattutto è possibile ottimizzare i costi facilmente. Il foglio macchina risponde proprio a questi criteri di qualità ed economia, con una resa e una capacità di lavorazione unica. Sprint24 ha posto particolare attenzione sulle richieste dei suoi clienti più attenti, incrementando le variabili di personalizzazione dei fogli macchina. Soprattutto la stampa offset, ancora faro della qualità, cresce in produzione. Le caratteristiche potenziate vedono una più ampia gamma di carte, la fondamentale pre-fustellatura e la possibilità di avere fogli macchi-
na plastificati o nobilitati (stampa a caldo, dettagli UV, etc.). Un prodotto completo, dunque, ma tecnicamente impostato secondo i canoni dei clienti più abili. ››› sprint24.com
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FAVINI IN PRIMO PIANO A FAVORE DELL’AMBIENTE IL PREMIO LUXE PACK IN GREEN Per il secondo anno consecutivo Favini si è aggiudicata il premio Luxe Pack in Green Shanghai, in occasione Luxe Pack, la Fiera Internazionale del Packaging di lusso. La giuria ha voluto premiare Naturally Clicquot 3, il packaging ecologico nato dalla collaborazione tra Veuve Clicquot, DS Smith e Favini, grazie al riuso creativo dei sotto-prodotti del processo di produzione dello champagne. La giuria ha riconosciuto la costante attenzione verso la sostenibilità ambientale portata avanti dalle aziende coinvolte nel progetto di Naturally Clicquot 3, la cui carta è stata sviluppata da Favini in esclusiva per Veuve Clicquot, grazie al know-how nella creazione di carte ottenute da residui agro-industriali. Dopo la spremitura dei grappoli, le bucce vengono essiccate e micronizzate per diventare materia prima per la produzione di una carta ecologica unica, risparmiando il 25% di fibre vergini. “Questo premio riconosce ancora una volta le qualità eccezionali delle nostre carte” ha detto Eugenio Eger, Amministratore Delegato di Favini “e il nostro costante impegno nella ricerca di soluzioni rispettose dell’ambiente”.
L’IMPEGNO PER LA MOBILITÀ SOSTENIBILE Per sensibilizzare alla cultura della mobilità sostenibile e promuovere l’utilizzo del car pooling per recarsi al lavoro, Favini ha sostenuto anche quest’anno, in concomitanza con la Settimana Europea della Mobilità, la Green To Work Week che si è svolta dal 23 al 28 maggio, su iniziativa di alcuni enti e aziende del territorio di Bassano. I km totali percorsi in bici e a piedi dai partecipanti sono
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stati convertiti in donazioni a favore di 9 Fondazioni che si occupano di giovani svantaggiati di tutto il mondo. In contemporanea alla Green to Work Week, si è svolta anche la Green To School, volta a sensibilizzare il mondo della scuola – dagli alunni fino ai dirigenti scolastici sulla necessità di effettuare il percorso casa-scuola in modo sostenibile. Nella giornata conclusiva della Green to Work Week Favini ha aperto le porte allo stabilimento produttivo di Rossano Veneto.
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PIXARTPRINTING AL BASE MILANO: È IN SCENA LA MERAVIGLIA Vuole essere una fonte di ispirazione per i creativi l’installazione realizzata da Pixartprinting, leader europeo nell’Upload&Print, on air fino a settembre 2016 al BASE Milano, negli storici spazi dell’ex Ansaldo. Inaugurata in occasione della Design Week milanese, “Il piacere ti ruba l’anima”, questo il titolo dell’opera, consiste in un enorme fiore animato che sboccia mentre un fascio di luce abbaglia lo spettatore e una telecamera ne ritrae la sorpresa. “Ogni fiore è azionato da un motorino programmato con la tecnologia Arduino e ogni componente dell’opera può potenzialmente muoversi in maniera differente” spiega Carlo Migotto, art director di Pixartprinting, che ha realizzato il progetto in collaborazione con Dadomani Studio . TECNOLOGIA E CREATIVITÀ “Con quest’opera si possono fare molte cose ad esempio il design interattivo; è un ottimo esempio di come l’incontro tra la nostra tecnologia e la creatività di chi utilizza i nostri prodotti possa generare cose grandiose”. Tutte le componenti stampate sono state costruite da Pixartprinting e rappresentano uno stimolo a immaginare i molteplici utilizzi creativi dei materiali che l’azienda impiega per realizzare stampati. "Un progetto che ha in comune con Pixartprinting il coraggio di sperimentare, innovare e rappresenta un nuovo concept per la cultura e la creatività" commenta Andrea Pizzola, Sales & Marketing Director Pixartprinting. “Creatività e innovazione – conclude – sono da sempre asset dalla nostra azienda che investe in iniziative di content creation e di branding”.
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IL PATRIMONIO CROMATICO COME ESPRESSIONE DELLO SPIRITO DEL TEMPO
La poltrona di Proust, Alessandro Mendini 1990 circa
I colori sono profondamente legati ai contesti geografici, storici, sociali e politici ed hanno la straordinaria capacità di saper raccontare ogni aspetto della vita. In ogni epoca l’umanità ha cercato di dare un ordine ai colori formulando sistemi cromatici o modelli di colore che vanno da quelli simbolici magici fino a quelli matematici astratti.
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Aristotele suddivide i colori in gamme chiare e scure: il bianco o luce è l’elemento attivo e il nero o ombra quello passivo. Nel “Trattato della pittura”, Leonardo indaga il mistero della rifrazione del colore e scrive: “l’ombra è parte integrante del colore”. La rappresentazione stessa del cerchio cromatico formulata da Newton è riconducibile all’Uroboro un antico simbolo che rappresenta il ciclo della natura, la teoria dell’eterno ritorno, senza fine: un serpente che si mangia la coda ricreando se stesso continuamente. Il patrimonio cromatico della storia dell’arte e delle arti applicate rappresenta dunque una preziosa eredità perché ci consente di considerare il colore come una vera e propria “cartina al tornasole” dello spirito dei tempi, che i latini chiamavano “genius saeculi” e nell’Ottocento il filologo e filosofo Herder definì Zeitgeist. Di seguito troverete un breve excursus illustrato che racconta gli stili che hanno caratterizzato gli ultimi tre secoli, dalla rivoluzione industriale ai giorni nostri.
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E LA NUOVA SCIENZA DEL COLORE Nel periodo compreso tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX, un nuovo modo di pensare lo spazio pone le basi di quello che in futuro sarà il design. In questo periodo, le teorie del colore formulate da filosofi e scienziati suscitano l’interesse di numerosi pittori influenzando i movimenti artistici e soprattutto le nascenti arti applicate. La contrapposizione tra goethiani e newtoniani provoca accesi dibattiti e la teoria dei colori di Goethe, pubblicata nel 1810, entusiasma la colta aristocrazia europea. Di lì a poco, nel 1839, il chimico francese Chevreul, definisce sistematicamente i contrasti nella pubblicazione The principles of harmony and contrast of colours, and their applications to the arts: including painting, interior decoration, tapestries, carpets, mosaics, coloured glazing, paper-staining, calico-printing, letterpress printing, map-colouring, dress, landscape and flower gardening, etc. Le sue teorie sull’influenza reciproca dei colori lasciano un segno profondo nella pittura di Delacroix, Degas, Signac e soprattutto di Seurat.
DAI COLORI DEL LUSSO ARISTOCRATICO ALLO STILE BORGHESE La stagione tra il 1815, anno del Congresso di Vienna e il 1848, vede la crescita e lo sviluppo culturale della classe borghese. Il Biedermeier rappresenta un periodo di transizione: il lusso sfrenato della nobiltà inizia a fare i conti con le aspirazioni dell'emergente borghesia che gradualmente prende il posto della raffinata visione estetica aristocratica. Da questo contrasto che cromaticamente assume tonalità decise e talvolta cupe, fioriscono stili artistici in diversi campi, dalla musica alla letteratura fino dalle arti visive.
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Salottino del Castello di Berlino, 1849 circa
Stanza della duchessa von Hessen, Bad Homburg Schloss 1860
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IL MOVIMENTO DELLE ARTI E DEI MESTIERI: I COLORI DEI MATERIALI Sul finire del XIX secolo il movimemto “The Arts and Crafts” contribusce al rinnovamento artistico e sociale. Il lavoro medievale, semplice e artigianale, ispira Morris e Ruskin a elaborare un nuovo processo creativo in contrapposizione all'alienante freddezza della produzione industriale. Nasce uno stile caratterizzato da colori sobri ed eleganti che considera l'artigianato come “espressione del valore durevole del lavoro dell’uomo”. I colori dei materiali come il ferro, il legno e il cuoio sono accostati a toni delicati con una predominanza di verdi e beige. Scala, progetto di Konstantins Peksens, Riga 1899
ART NOUVEAU: I COLORI DELLA NATURA Nell’ottocento il Giappone esce dal secolare isolamento politico e culturale e in occasione delle esposizioni universali di Londra (1862) e Parigi (1867) le opere di grandi maestri come Hokusai, Hiroshige e Utamaro incantano l’Europa. L’originale approccio alla natura dei maestri giapponesi costituisce il modello da cui tra il 1890 e il 1910 scaturisce l ’Art Nouveau che, ispirandosi alla natura, con linee curve e ornamenti floreali, esprime una nuova visione estetica. Nasce così il primo movimento di “International Style” che si diffonde con diversi nomi e peculiarità: Liberty, Jugendstil, Secessione, Stile Floreale, Modernismo Catalano. Una matrice stilistica che si afferma in ogni campo delle arti applicate con l’intento di migliorare la qualità della vita delle persone nell’ambiente urbano e domestico. La tavolozza si basa su un’originale interpretazione dei colori della natura che, grazie ai progressi della chimica, sono riproducibili anche nelle gamme più brillanti. I materiali più diffusi sono il vetro e il ferro battuto che danno forma a una suggestiva “architettura scultura”.
Salone di casa Batlló, progetto di Antoni Gaudí, Barcellona 1904/1906
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LA TAVOLOZZA DEL SURREALISMO ORGANICO Tra le fine del XIX e gli inizi del XX secolo l’opera di Gaudí, trascendendo il modernismo catalano, culmina in uno stile organico che non è solo la rappresentazione della natura bensì la sua trasfigurazione. Integrando nell’architettura la sua esperienza in molte tecniche artigianali (ceramica, vetro colorato, forgiatura del ferro e falegnameria) Gaudí cura ogni dettaglio delle sue opere e introduce nuovi metodi di lavorazione dei materiali come il trencadís, che utilizza ceramica di recupero.
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Café l’Aubette, progetto di Theo Van Doesburg, Strasburgo 1928
IL NOVECENTO: IL COLORE DELLA TRASFORMAZIONE Il periodo che precede lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, vede il tramonto della mescolanza degli stili e delle polemiche tra sostenitori della manualità e industria. Lo sviluppo della meccanica allarga gli orizzonti umani estendendo il verbo della funzionalità a tutti gli oggetti di uso quotidiano: è il momento delle grandi possibilità d’impiego di nuovi materiali. Le decorazioni superflue spariscono per fare spazio alla forma “nuda”. L’architettura e l’arredamento non sono più l’espressione del lavoro manuale.
DE STIJL: I COLORI PRIMARI DELL’ASTRATTISMO GEOMETRICO Nel 1917 van Doesburg e Mondrian pubblicano Il manifesto del "neoplasticismo", un movimento artistico che propone una visione essenziale e geometrica dello spazio. Nell'astrattismo geometrico di De Stijl, tutto ha un'origine "elementare" perché nasce dalla linea, dal piano. I colori sono "primari”: campiture rosse, gialle, blu separate da linee bianche o nere che formano angoli retti. Rietveld disegna arredi e mobili intramontabili come la sedia "Red and blue" (1918) dove il colore diviene elemento-materia.
ART DECÒ: IL COLORE DELL’ELEGANZA La prima guerra mondiale dà un grande impulso allo sviluppo della tecnica ma ne assorbe tutte le energie. Bisogna ancora attendere per godere della ricercata eleganza cromatica che caratterizza gli anni di pace tra i due conflitti mondiali. L'Art Déco nasce con l'Esposizione Internazionale di Arti Decorative e Industriali Moderne, tenutasi a Parigi nel 1925. Un periodo straordinario da cui scaturisce uno stile che sintetizza l’approccio geometrico e organico. I colori tenui e luminosi che caratterizzano quest’epoca breve ma intensa fanno da contraltare al bianco e nero della fiorente industria cinematografica.
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Camera dell’Hoover Building, progetto di Wallis, Gilbert, Londra 1932
Corridoio, casa di Giacomo Balla, Roma 1929 Circa
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FUTURISMO: IL COLORE DELLA VELOCITÀ Il Futurismo, movimento artistico, letterario e sociale nato in Italia all’inizio del novecento, enfatizza i temi legati al progresso e alle sue invenzioni “rivoluzionarie”. Con colori caldi e forti come il giallo, l’arancio e il rosso in contrasto con il metallo specchiante, i futuristi declinano la propria visione artistica in ogni campo: pittura, scultura, ceramica, grafica, design industriale, architettura, teatro, cinema, moda, letteratura, musica, urbanistica e persino gastronomia. Cucina di unità abitativa dell’“Hufeisensiedlung”, progetto di Bruno Taut, Berlino 1925-30
BAUHAUS: IL DESIGN DEL COLORE La “Casa delle Costruzioni” fondata a Weimar nel 1919 è il punto d’incontro tra le arti e l’artigianato da cui scaturisce il design, un’opera d’arte “totale” che riunisce tutte le arti, compresa l’architettura. Al movimento riformatore prendono parte Itten, Klee e Albers che contribuiscono a porre le basi dell’approccio al colore come elemento funzionale, pur mantenendone viva la valenza estetica e filosofica. Itten evidenzia come i processi ottici, elettromagnetici e chimici che avvengono nell’occhio e nel cervello dell'uomo alla vista dei colori, generano reazioni psicologiche. Dal punto di vista estetico-comunicativo, la composizione cromatica assume quindi una valenza oggettiva. Itten dimostra come la luce colorata possa cambiare l'aspetto degli oggetti e descrive gli effetti del colore nello spazio. Il suo modello cromatico, suddiviso in sette gradazioni e dodici tonalità luminose è ancora utilizzato in ogni ambito del design.
Villa Laroche-Jeanneret, progetto di Le Corbusier, Parigi 1923
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MODERNISMO: IL COLORE DELL’ESSENZA La bellezza nasce dalla funzionalità: l’oggetto non deve appagare la vista ma corrispondere perfettamente allo scopo. Una rottura decisa con il passato. Il modernismo cerca di riconciliare i principi alla base della progettazione architettonica con il rapido sviluppo tecnologico e la modernizzazione della società. Con i suoi colori sobri il modernismo risente spesso dell’eccesso di grigi e di una certa rigidità formale che rappresenta uno dei temi centrali del ventesimo secolo e continua a essere lo stile dominante nel terzo millennio.
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IL DOPOGUERRA: I COLORI PASTELLO DELL’ITALIAN STYLE L’Italia negli anni post-bellici incarna la grande vitalità e originalità che pervadono tutta l’Europa della “ricostruzione”. Gli anni cinquanta delle auto bombate, delle tinte delicate della moda femminile sono il simbolo del crescente ottimismo, del desiderio di uscire dai conflitti e di inventarsi un mondo nuovo. Dominano i colori pastello che ampliano la percezione delle dimensioni. I maestri del design italiano propongono nuovo classicismo che si diffonde in tutto il mondo.
Villa Planchart, progetto di Giò Ponti, Caracas 1953
GLI ANNI SESSANTA: I COLORI VIVACI DI BARRAGAN Negli anni sessanta il boom economico influenza profondamente i canoni estetici. Il mercato si rivolge finalmente anche ai giovani e si fa un largo uso di colore: si affermano toni vivaci e in generale ambienti policromi e talvolta “carichi” di colore. Il messicano Barragan progetta architetture dalle forme essenziali evidenziando i volumi con colori “psichedelici” come il rosa ciclamino l’indaco, il pervinca, il viola. Sul finire del decennio arriva lo stile “optical” dominato da forti contrasti tra bianco e nero.
Casa Gilardi, progetto di Luis Barragán, Città del Messico 1976
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Visiona, progetto di Verner Panton, Colonia 1970
ANNI SETTANTA: I COLORI FORTI DI PANTON E COLOMBO Negli anni settanta del “post-boom economico” prevalgono le tinte calde, una tavolozza che sembra compensare l’austerity, la crisi petrolifera che mette in ginocchio le società industrializzate oramai dominate dal consumismo. Grazie allo sviluppo della chimica, sin dagli inizi degli anni sessanta Verner Panton, usando materie plastiche disegna rivoluzionarie sedute dai colori brillanti. In questo periodo il designer Joe Colombo sperimenta un nuovo approccio al colore che diviene “atmosfera luminosa”.
Memphis, mobili di Ettore Sottsass, Milano 1985
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MEMPHIS E ALCHIMIA: I COLORI DELL’ECCESSO Negli anni ottanta la rinnovata fiducia nei mercati innesca l’entusiasmo e in tutto l’occidente si afferma la società dell’immagine: apparire è più importante che essere. Gli eccessi di questi anni sfociano in un post-modernismo dai forti contrasti che predilige toni vivaci e colori fosforescenti. Negli anni tra 1981 e il 1987, Memphis e Alchimia, i due gruppi di design e architettura creati da Sottsass e Mendini, stupiscono il mondo con oggetti iconici e colorati, un bizzarro incontro tra le tavolozze della Bauhaus e gli sgargianti colori dei giocattoli.
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GLI ANNI NOVANTA: IL DESIGN ACROMATICO Negli anni novanta, design, moda e arredamento sono essenzialmente acromatici: dominano il nero, il bianco e il grigio. Si afferma il cosiddetto “minimalismo” che propone ambienti completamente bianchi allo scopo di ampliare il campo visivo. All’opposto nella moda l’uso totalizzante del nero, per restringere il campo visivo, rispecchia i canoni di bellezza dominanti, slanciati fino all’eccesso. Nel design, soprattutto in campo automobilistico, dominano i grigi metalizzati. Alla fine degli anni novanta si afferma una nuova sensibilità ecologica che fa uso di materiali naturali e riciclati con una palette di toni neutri e poco saturi.
LO SCENARIO CROMATICO DELLA CONTEMPORANEITÀ Il nostro tempo ci offre possibilità prima inimmaginabili: lo sviluppo tecnologico ha profondamente influenzato la nostra cultura, sollecitando nuovi approcci al colore. Oggi ci troviamo di fronte ad una moltiplicazione vertiginosa degli stimoli cromatici artificiali. I nostri computer ci consentono di visualizzare milioni di colori, altrettanti ne mettono a disposizione l’illuminazione Led e le vernici nano-tecnologiche che cambiano colore in base alla qualità e alla potenza della luce. Abbiamo possibilità teoricamente infinite che invece nella pratica sono limitate dalla capacità di discriminazione visiva dell’osservatore o dalla natura degli strumenti impiegati. Negli ultimi anni si sta affermando un rinnovato interesse per il colore, non solo come argomento che si trova al crocevia tra scienza e arte, ma anche come preziosa risorsa per la valorizzazione ed il recupero del territorio in grado di apportare benefici concreti alla qualità della vita.
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Interno minimalista, Londra 1996
Interno dell’edificio Nautilus progetto di Javier Aguilar Senosiain, Messico 2006
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Scopri la nuova creazione Kurz per ispirare designer e creativi di tutto il mondo. “Box in box”: una Matrioska di packaging, per svelare le raffinate combinazioni estetiche di foil e cliché. DISTRIBUTORI ESCLUSIVI PER L’ITALIA DELLE FOGLIE KURZ PER LA STAMPA A CALDO E A FREDDO
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MASCHILE E FEMMINILE: CHE IL PACKAGING NON VI SEPARI DA UN’IDEA DI INDUSTRIALBOX ECCO A VOI IL NUOVO BIPACK Fatta eccezione per i rossetti, gli ombretti e poco altro, quasi tutti i cosmetici, dai saponi ai gel, dalle creme ai profumi, possono essere proposti nella declinazione maschile femminile. Gli abbinamenti sono infiniti e l’idea di offrire un prodotto confezionato insieme con la sua versione di genere consente di spingere l’acceleratore sulla vendita di coppie merceologiche. Nasce da questo presupposto il cofanetto Bipack di Industrialbox, pensato per prodotti da vendere in duplice versione.
Il cofanetto è composto da due strutture rigide rivestite, calzate dal coperchio. I lati inclinati permettono la visione parziale dei prodotti e la cerniera centrale la loro rotazione fino a 90°, rendendo così il pack comodo all’esposizione nei punti vendita. A completamento, una sleeve trapezoidale accattivante e personalizzabile. Per la stampa e i materiali tutte le soluzioni sono possibili.
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Voglia di ironia e di leggerezza. Perché la moda è un gioco da ragazze. Questa è la cifra di MiuMiu, perfettamente interpretata dall’elegante Press Kit firmato Nava Press, rosso e turchese come il mitico flaconcino ispirato alle borse della maison.
Formato cm 24x27 composto da 6 schede, di cui: • SCHEDA 1: fronte e retro in carta patinata lucida da 300 g, stampata a 2/0 colori [fondino rosso] + plastificazione lucida + cornice stampata a 1 colore a caldo [oro]; • SCHEDE 2/3/4/5/6: fronte in carta Tintoretto Neve da 200 g, stampata a 1/0 colori [fondino turchese] + cornici stampata a 1 colore a caldo [oro] + sbalzo a secco in bassorilievo + applicazione sul fronte di scheda, formato cm 13,27x14,9, in carta patinata da 300 g, stampata a 4 colori; • vernice UV lucida; retro, in carta tintoretto neve da 200 g, stampata a 2/0 colori [fondino turchese + nero per i cambi + cornici stampata a 1 colore a caldo [oro];
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Tutte le schede sono accoppiate a un anima in cartoncino Patty Excellent da 1.5 mm. Rifilatura in formato finito, raccolta in sequenza e labbratura oro a caldo. Applicazione di inserti in carta Tintoretto Neve da 200 g, stampata a 1 colore a caldo [oro] + sbalzo a secco in rilievo, biadesivizzata sul retro e fustellata.
2590 Copie a 5 qualità, di cui: › 1820 copie inglese › 250 copie francese › 155 copie tedesco › 148 copie spagnolo › 217 copie italiano
Scatola a baionetta, cartonata, formato utile interno cm 24,3x27,3, composta da fondo e coperchio: › FONDO, rivestito esternamente ed internamente in carta patinata opaca da 150 g, stampata a 1/0 colori [fondino turchese] + plastificazione lucida + punzonatura a secco sulle due facciate in formato finito › COPERCHIO, in carta patinata opaca da 150 g, stampata a 2/0 colori [fondino rosso] + plastificazione lucida
Applicazione di 4 inserti in carta Tintoretto Neve da 200 g, stampata a 1 colore a caldo [oro] + sbalzo a secco in rilievo
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Ci sono voluti mesi di preparazione ma, grazie agli sforzi congiunti del Master in Editoria, diretto da Federica Formiga, e del Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona, lo scorso venerdì 5 Maggio il designer statunitense Chip Kidd ha tenuto la sua prima talk ufficiale in Italia. La splendida cornice della sede di Santa Marta, recentemente restaurata con un intervento che coniuga le pietre a vista dei muri con la trasparenza di vetri ampissimi, ha accolto le oltre 200 persone arrivate da molte parti d’Italia per incontrare l’autore.
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CHIP KIDD Charles Iacone Kidd, noto come Chip, ha frequentato la Pennsylvania State University dove si è laureato in graphic design nel 1986. Designer, scrittore, sceneggiatore di fumetti, musicista: la sua personalità eclettica e creativa l’ha trasformato in una vera e propria icona del design. È particolarmente noto per le sue copertine di libri: oltre 1000 in 30 anni di lavoro, la maggior parte delle quali per l'editore Knopf di New York. Ha lavorato alle prime edizioni statunitensi di alcuni tra i più celebri autori della letteratura contemporanea: tra gli altri, Michael Crichton, Bret Easton Ellis, Haruki Murakami, Dean Koontz, Cormac McCarthy, Frank Miller, Osamu Tezuka, Donna Tartt. La sua conferenza tenuta durante TED 2012, ha superato in rete il milione e mezzo di visualizzazioni. Ha scritto numerosi libri di narrativa e design, tra i quali spiccano “The Cheese Monkeys”, (2001), “Go: A Kidd’s Guide to Graphic Design” (2013) e “Judge This” (2015).
ART DIRECTOR ALLA KNOPF Nipote da parte paterna di italiani emigrati negli Stati Uniti intorno agli anni ’20 (il nonno da Roma, la nonna da Trieste), Kidd fa parte dell’ultima generazione di creativi ad aver imparato il graphic design senza l’ausilio di strumenti digitali: il primo Macintosh, infatti, arriverà alla Penn State University of Design, dove ha studiato, solo pochi mesi dopo la sua laurea. Trasferitosi a New York City alla ricerca di un lavoro in agenzia, dopo numerosi rifiuti è approdato nel 1986 alla casa editrice Knopf. Trent’anni dopo, Kidd è art director associato alla Knopf. A lui si deve una produzione incredibile di copertine di libri (oltre mille in tutta la sua carriera) e l’avvio di una vera e propria rivoluzione nel campo del book cover design, ottenuta miscelando sapientemente tipografia, fotografia e analisi del testo.
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Un libro si tocca, si annusa, si sfoglia, si osserva da lontano, su uno scaffale, o da vicino, quando si legge.
Citando le parole di apertura di Alessandro Bigardi, coordinatore del Master e principale fautore dell'evento: "Una delle migliori capacità di Chip Kidd sta nel selezionare immagini che siano al contempo d’impatto e visivamente intriganti. Le sue copertine creano uno scarto concettuale che il lettore è spronato a colmare da solo, per riempire gli spazi lasciati appositamente vuoti. Questo rompe il diaframma tra testo e lettore, stimolando l'engagement."
JURASSIC PARK, NON UNA COPERTINA MA UN SIMBOLO “Si parte sempre dal testo, che leggo nella sua interezza” dichiara durante la sua talk. Quando Michael Crichton gli commissiona la copertina del suo nuovo romanzo, “Jurassic Park”, Kidd legge il testo e recupera alcuni testi sull’argomento. Nell’angolo di una pagina dedicata al Tirannosaurus Rex, trova quasi per caso un disegno della sua struttura ossea. Kidd ricalca quel disegno con una penna, fino ad ottenere una sagoma nera a metà tra lo scheletro e l’animale completo. La forza iconica di quella silhouette, solo tre anni dopo, impressiona persino Steven Spielberg: il regista usa quello stesso simbolo ovunque all’interno del film e in tutta la comunicazione coordinata, trasformandolo in un’icona stessa degli anni ’90.
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Alcune tra le più famose copertine realizzate da Chip Kidd
1Q84, LA COPERTINA COME UN’OPERA D’ARTE Il suo design sfrutta spesso in modo innovativo tutti gli elementi a disposizione: copertina, sovraccoperta, dorso. “1Q84” di Haruki Murakami (2011), è interamente giocato sulla doppia presenza della stessa donna lungo due dimensioni parallele: la sovraccoperta, semitrasparente, riporta parti del suo viso nelle lettere del titolo; la copertina, inversamente, lascia le lettere bianche e usa lo sfondo per il volto della donna. Solo quando i due elementi sono uniti e sovrapposti, la donna è visibile nella sua completezza. Altrimenti, vive spezzata in due universi differenti. IL SEGRETO DELL’EDITORIA? IL PACKAGING Alla domanda “Cosa ne pensa dello scontro tra editoria cartacea e editoria digitale? Il libro stampato è destinato a scomparire?”, Chip Kidd non ha dubbi: “Non conosco nessun autore – dice – che non sogni una copertina per il suo libro”. Il paragone che propone è quello con il mondo del music business, che ha attraversato la stessa crisi 10 anni fa. All’arrivo della musica digitale e dei relativi store e servizi di streaming, tutti davano il compact disc per spacciato. Le vendite sono calate, è vero. Ma non sono scomparse. La musica su supporto fisico, anzi, sta vivendo una nuova vita grazie alla riscoperta del vinile. La chiave di lettura? La qualità del packaging. A sopravvivere all’avvento della musica immateriale sono stati i cofanetti, gli special box, i packaging stampati e nobilitati con intelligenza. Le brutte custodie standard in plastica economica, invece, sono ormai scomparse. L’editoria cartacea deve riuscire a rinnovarsi secondo lo stesso criterio: perché un libro si tocca, si annusa, si sfoglia, si osserva da distante, quando è collocato su uno scaffale, o da vicino, quando si legge. Qualità della carta, del progetto, della stampa e della legatura diventano dunque fondamentali. VERONA, LA CITTÀ DELLA STAMPA Non è un caso, in questo senso, la scelta di Verona come luogo per l’evento, primo in Italia. La città scaligera ha infatti una lunga tradizione legata all’editoria e alla stampa, ospitando e avendo ospitato grandi e piccole realtà tipografiche, scuole di settore, cartiere, e avendo fatto dell’arte nera, soprattutto negli ultimi cento anni, una realtà solida e vivace. L’evento di Verona si è concluso con una lunga coda dei partecipanti di fronte a Chip Kidd, nell’attesa di una foto o un autografo dell’autore. Pazientemente, Kidd ha firmato e sorriso a ciascuno dei presenti. A dimostrazione che si può essere contemporaneamente un designer rivoluzionario e un individuo semplice e disponibile.
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LUXURY LABELLING FOR LUXURY WINE
THE ART OF LUXURY LABELLING by MANTER è un’esclusiva collezione di carte
in grado di ispirare e scatenare la fantasia dei designers più esigenti. Con questa raccolta di materiali preziosi, che stimolano vista e tatto per la loro piacevolezza dando vita a una vera e propria esperienza estetica, Arconvert eleva le etichette autoadesive per i prodotti di alta gamma alla categoria dell’arte. Richiedi il nostro catalogo. Te lo invieremo gratuitamente perché ci piacerebbe conoscere la tua opinione.
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DESIGN: THE CREATIVE METHOD CLIENT: SAINT CLAIR WEBSITE: www.thecreativemethod.com YEAR: 2011
Le immagini di queste pagine sono state gentilmente concesse da LetteraVentidue, editore del volume:
INNO ALL’AMBIENTE Un nuovo modo di pensare al confezionamento ecologico: non solo nei materiali, negli inchiostri, nelle lavorazioni ma in tutto: capace cioè di esprimere, con l’enfasi di un design legato senza esitazioni al mondo naturale, la sua cifra ambientalistica. Ecco dunque l’incarto esterno della bottiglia che richiama la foglia di vite, una stringa fermata con la ceralacca per fissare l’etichetta, l’etichetta stessa fatta di balsa tagliata al laser e decorata con le screpolature della corteccia della vite. Pensato per un edizione limitata (50 bottiglie) di Marlborough Sauvignon Blanc dall’agenzia The Creative Method, il progetto è un inno alla natura, alla vite, all’ambiente.
GRAPHIC DESIGN FOR WINE A SELECTION OF CONTEMPORARY WINE LABELS A cura di Raffaello Buccheri, Martina Distefano, Francesco Trovato Collana: GD4 - Graphic design for Fine Marzo 2015 Formato 17x24 cm 160 pagine brossura, colori 19,90 euro Ringraziamo per le immagini LetteraVentidue, realtà editoriale nata a Siracusa nel 2007 su iniziativa di un gruppo di giovani architetti, appassionati di libri e di design. Dal 2014 LetteraVentidue distribuisce i propri ebooks tramite i principali store online.
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DESIGN: OLSSØN BARBIERI AS CLIENT: ARCUS WINE BRANDS AS WEB: www.olssonbarbieri.com YEAR: 2009
POETICA DELLA CAMPAGNA Costruito attorno a un monastero benedettino, Madiran è un villaggio silenzioso di cinquecento anime assiepato nel Midi Pirenei e avvolto da vigneti che schiudono i loro contorni in un panorama di religiosa bellezza. Il cliente ha voluto trasmettere l’atmosfera semplice del vitigno, così diversa dalle cantine della zona, che svettano orgogliose tra i castelli. La cifra del progetto è proprio la poetica della campagna, la vita quotidiana, i sentimenti di una vita semplice: quel flusso di tempo senza scansioni dove i profumi si mescolano alla rugiada delle albe, le ombre della luna alle parole sommesse. L’agenzia ha saputo coniugare questi valori intimi e nostalgici con un tocco di umorismo.
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DESIGN: DORIAN CLIENT: FINCA DE LA RICA WEB: www.estudiodorian.com YEAR: 2011
ETICHETTA ENIGMISTICA Condividere un bicchiere di vino è incontrarsi con la leggerezza del sorriso e del divertimento. Semplici e sinceri come i loro nomi, El Buscador, El Guia e El Nómada sono tre vini spagnoli, che il produttore Finca Bodega de la Rica ha voluto legare proprio al concetto di relax. Ecco perché la confezione s’ispira al piacere semplice del gioco. Un modo come un altro per regalare un momento di svago e di distrazione con un gioco da completare direttamente sull’etichetta. Sentirsi liberi di scrivere o di pasticciare con una matita, di risolvere un puzzle, di completare un’anagramma o un labirinto sulla superficie dell’etichetta… è in fondo anche una maniera per avvicinare la bottiglia ai consumatori, comunicarne i valori, fare in modo che il prodotto entri in relazione diretta con la vita.
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DESIGN: HATCH DESIGN CLIENT: JAQK CELLARS WEB: www.hatchsf.com YEAR: 2007
LET'S PLAY A LITTLE JAQK Cantine è un’azienda vinicola di una famiglia californiana che ha posizionato il proprio brand nell’immaginario del gioco, nel punto esatto in cui il vino rivela la sua prossimità valoriale e le sue immediate analogie con l’universo delle carte da gioco. Le lettere che compongono la sigla JAQK richiamano appunto le parole Jack, Ace, Queen, e King. Giocare un po’ è lo slogan adottato dall’azienda, il tema che muove tutte le storie, le idee, i tratti di riconoscibilità grafica di questi vini. Il lavoro di progettazione e ricerca dell’agenzia si è svolto all’interno di questo universo. Per il Cabernet i creativi hanno dovuto persino pensare a una bottiglia, fatta in Italia, capace di contenere il modulo narrativo di una carta da gioco.
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FABIO NOVEMBRE FIRMA DUBL ESSE Fin dalla sua inaugurazione nel 1986 la cantina Feudi di San Gregorio si è fatta notare non solo per l'eccellenza dei suoi vini, ma per le scelte nell’ambito dell’architettura e del design. L'azienda ha infatti collaborato con Massimo Vignelli, custode e profeta del Modernismo, che ha disegnato dieci anni fa le etichette dei vini, con l’architetto giapponese Hiraku Mori che ne ha progettato la struttura. Ora è la volta di Fabio Novembre, uno dei designer italiani più famosi che ha progettato il packaging di Dubl Esse, selezione a tiratura limitata dello spumante Dubl, dai vigneti Greco, il più nobile dei vini bianchi meridionali. Il progetto di Novembre s’ispira al nome della cantina, Feudi di San Gregorio, che prende il nome da Gregorio Magno. Sono infatti le tre corone indossate da San Gregorio, ricreate come un motivo a tre bande, a ispirare la confezione: tre fasce color oro che si restringono sempre più come nella tiara del Papa. “Esistono diverse opere che ritraggono San Gregorio, e in tutte
mi ha sempre colpito la tiara papale che indossava” ha detto Novembre “le tre corone sovrapposte della tiara papale indicano il triplice potere del pontefice: Padre di principi, padrone del mondo e vicario di Cristo, ma anche le tre caratteristiche della Chiesa: militante, sofferente, trionfante”. In che senso questa soluzione grafica si lega a Dubl? “È una sorta di omaggio alla persona che ha dato il suo nome alla cantina che, nel suo rapporto con la terra, si rivela militante, a volte sofferente, ma sempre trionfante. "
ASCOLTA, IL TAPPO TI PARLA… Grazie alla tecnologia NFC (Near Field Communication), quella alla base dei pagamenti con gli smartphone, abbiamo a disposizione i tappi intelligenti per vini e spirit. A progettare l’applicazione è stata una multinazionale italiana, numero uno al mondo nella produzione di tappi per bottiglie. Si tratta della Guala Closures Group, presente in 5 continenti con 25 fabbriche, titolare di oltre 70 brevetti. Il nuovo tappo trasmette su smartphone, tablet e pc informazioni e dati sul contenuto della bottiglia. Con un semplice tocco sul display, si attiva una connettività wireless che informa sulle caratteristiche del vino o del superalcolico. Ma non è tutto, perché il tappo intelligente presenta anche un altro vantaggio: consente di verificare l’autenticità del prodotto. Come? Attraverso un tag in 3D dell’austriaca Authentic Vision, che comunica con un codice segreto lo stato della bottiglia e del contenuto. L’applicazione legge l’etichetta integrata nella chiusura ed è in grado di autenticare
il nostro vino, avvertendoci nel caso in cui la chiusura sia stata contraffatta o manomessa. Una faccenda non da poco che, soprattutto per i vini italiani, significa proteggerli da contraffazioni.
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250 texture x 96 colori x 18 finiture x 83 anni di idee =
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NUOVO CAMPIONARIO ARCONVERT: “THE ART OF LUXURY LABELLING” La gamma di carta per etichette più ampia del mercato È stato presentato in primavera, praticamente in concomitanza all’evento clou di settore, il nuovo campionario di Arconvert, società leader in Italia e nel mondo nel segmento labelling, che si presenta con una rinnovata gamma di materiali autoadesivi raccolti nell’elegante catalogo denominato “The Art of Luxury Labelling”. "Non può essere considerato un semplice campionario – afferma Chiara Tomasi, responsabile del marketing dell’azienda trentina –, abbiamo sviluppato il più vasto assortimento di carte e film autoadesivi presente sul mercato. Quasi duecento prodotti che resistono al contatto con acqua e ghiaccio e alla condensa e che consentono al cliente la massima libertà di utilizzo e applicazione. Un'esclusiva collezione di prodotti altamente performanti sviluppati all'insegna dell'eccellenza qualitativa e dell'innovazione tecnologica.”
Unica tra i produttori di materiali autoadesivi, Arconvert propone un'ampia serie di carte colorate nell'impasto, consentendo così di eliminare definitivamente l'antiestetico problema del bordino bianco dell'etichetta applicata alla bottiglia. Con la sua formidabile selezione di texture e colori, The Art of Luxury sfrutta a pieno la sinergia con la capogruppo Fedrigoni S.p.A., e lancia il concetto di “confezione coordinata” etichetta - astuccio – shopper, ed eleva il packaging di lusso alla categoria di arte. Nel corso dei prossimi appuntamenti avremo modo di soffermarci sulle principali famiglie di prodotto esplorandone le potenzialità applicative ed il forte potere evocativo.
› www.arconvert.it ARCONVERT IS PART OF FEDRIGONI GROUP
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GREASEPROOF: ETICHETTE SENZA MACCHIA... Arconvert lancia una importante innovazione tecnica per l’etichetta alimentare destinata ai prodotti a base grassa: Immaculate Papers è la nuovissima collezione di carte autoadesive antimacchia Progettata per rivoluzionare il mondo delle etichette per l’olio e l’aceto da tavolo, risultano estremamente efficaci anche nelle applicazioni per le specialità alimentari in vasetto, ma anche per il packaging di alta gamma del settore cosmetico per il trattamento della persona, insomma laddove il contenuto potrebbe, per sua natura, essere causa di antiestetiche macchie. La gamma comprende nove preziosi materiali trattati con l’esclusiva tecnologia “greaseproof” che preserva l’integrità dell’etichetta dalle macchie ed evita possibili scollamenti – per sempre. Non si tratta di un banale film protettivo che protegge l’etichetta solamente sulla parte frontale, ma di un particolare trattamento barrierante che, ottenuto lavorando direttamente nell’impasto della carta, è in grado di respingere persino le gocce di olio che scendono lungo il collo della bottiglia e aggrediscono i bordi dell’etichetta. Un tema non banale da quando la normativa comunitaria prevede che nei
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ristoranti non si possano più mettere in tavola ampolle o bottiglie di olio prive di etichette e rabboccabili, il che significa che le bottiglie di olio e aceto balsamico restano a disposizione sul tavolo per almeno qualche settimana prima di essere buttate. Greseproof di Arconvert propone un’etichetta che di fatto non si macchia e che quindi non compromette l’immagine del ristorante e tanto meno quella del brand del prodotto (olio o aceto balsamico che sia), continuando a rassicurare nel tempo il consumatore circa la corrispondenza qualitativa tra l’eleganza della bottiglia e la bontà del suo contenuto.
› www.arconvert.it ARCONVERT IS PART OF FEDRIGONI GROUP
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VINO IN LATTINA? NON È PIÙ UN’ERESIA Sarà lo spirito frettoloso dei nostri consumi ad aver ispirato i tre ingegneri fondatori di D-Vine, start-up francese con sede a Nantes, che propone sul mercato una sorta di Nespresso del vino, appena presentata al Ces 2016, la fiera dell’elettronica che si tiene a Las Vegas. Il concetto è quello del caffè in capsule. La macchina legge il chip incluso nel supporto e calcola il livello di decantazione e la giusta temperatura cui sottoporre il vino prima di erogarlo. Le fiale contengono solo vini provenienti da produttori indipendenti: Bordeaux Chateau d’Haurets, Saint Julien, Grand Cru Château le Clos, Saint Nicolas de Bourgueil e tanti altri. I vini sono disponibili in singole fiale di vetro da 10 centilitri. Molto curato il packaging, soprattutto i raffinati coffret luxe, e le capsule in vetro serigrafato che contengono l’equivalente di un bicchiere di vino.
Non è la prima volta che se ne parla: il vino in lattina, con timidezza certo, si sta facendo strada. Come si fa strada, negli Stati uniti, la tendenza al cosiddetto casual comfort food, il consumo di alimenti di gusto semplice, facili da comprendere, confezionati in modo pratico e veloce. In questo universo di stile si inserisce il vino in lattina: un oggetto take-away amatissimo dai giovani per la sua praticità. “È facile da stappare, da trasportare, e si raffredda velocemente” dicono gli intervistati sul Los Angeles Times, che ne ha ipotizzato di recente una prossima diffusione sugli scaffali delle enoteche e dei negozi d’alimentari. E in Europa? Già da qualche anno la start-up francese Fabulous Brands ha lanciato Winestar, una marca di vino in lattina tra cui figurano un AOC Languedoc e un Corbières Château de l’Ille . L’idea è sempre quella di allargare la sfera di consumo ai più giovani e di proporre un consumo divertente e… pop. Un’eresia?
Nelle immagini le lattine di vino rosso proposte da Fabulous Brands e quelle del produttore Between the Lines Winery, premiate alla serata finale dell’interior Design show di Vancouver.
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