O S C A R D E L L A S TA M PA
DEFINING EXCELLENCE A N C H E Q U E S T ’ A N N O P O R T E R E M O A L L A R I B A LTA L’ E C C E L L E N Z A N E L L A S T A M P A COMMERCIAL PRINTER PACKAGING PRINTER CONVERTER O F F S E T – F L E X O – G R AV U R E – D I G I TA L
CON IL SUPPORTO DI BOBST – CORDENONS – GALLUS – HEIDELBERG – HP – KBA KOLOR + SERVICE – KOMORI – LUXORO – PRINTGRAPH – UTECO
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PENSIERI SUL MONDO AUMENTATO di A N N A
A P RE A
Dal giorno in cui Filippo Brunelleschi si mise a dipingere il Battistero di Firenze incaponendosi per disegnare tutte le tarsie della facciata proprio come sarebbero apparse a chi le avesse guardate stando sulla porta di mezzo del Duomo, intuendo che da quella posizione sarebbero partite tutte le rette tangenti… ebbene da quel giorno non soltanto nacque la prospettiva, da allora cambiò anche la maniera in cui noi umani vediamo le faccende del mondo.
Con l’invenzione della prospettiva fu chiaro che la nostra visione delle cose dipende dalla posizione da cui le osserviamo, e che modificando il punto di vista si modificano anche i contorni e i significati.
Di più: forse da quella mattina del 1416 nacquero in embrione, sottoforma di precognizione, anche la realtà virtuale e la realtà aumentata (di cui parliamo in questo numero di Print a pagina 72), tecnologie che anch’esse ridisegnano, proprio come la prospettiva, la relazione tra il nostro corpo e lo spazio. L’invenzione di Brunelleschi trascinò nel nucleo oscuro dei nostri sensi, con la forza di una causalità verticale, e con secoli d’anticipo, la certezza che la realtà in seguito avremmo potuto simularla, modificarla, aumentarla. E che l’avremmo fatto come inseguendo un destino, con l’immaginazione e la creatività, che sempre anticipano lo sviluppo tecnologico. Ora che lo scambio tra analogico e digitale è diventato permanente e la Mixed Reality (la combinazione di realtà aumentata e realtà virtuale) è giunta a un punto di svolta, possiamo cominciare a immaginare come sarà davvero il linguaggio estetico di questa tecnologia. Sappiamo che è già possibile tutto, anche superare il perimetro fisico della carta stampata con libri, giornali, cataloghi che prendono vita, vorticosamente si smarginano e si animano. Manca ancora una killer application che faccia entrare definitivamente la realtà aumentata nella nostra quotidianità, ma cosa importa? L’immaginazione è sempre al potere e ci resterà. E i nostri occhi sono colmi di futuro.
©Aliaksei Kruhlenia/shutterstock.com
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DEFINING EXCELLENCE A I U TA C I A D I D E N T I F I C A R E L E E C C E L L E N Z E N E L L A S TA M PA DAL 15 GIUGNO VAI SUL SITO E SEGNALA LE AZIENDE CHE RITIENI MERITEVOLI
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PRINTLOVERS | OTT2017
P E R S O N A L M E N T E
Marilde Motta Nel 1978 ha scelto le pubbliche relazioni come professione. Scrive e tiene corsi su alcune aree della comunicazione. Ad Personam® è la sua agenzia.
Di che genere è il packaging? Maschile, femminile, unisex, o neutro? Qualsiasi confezione è progettata per lanciare segnali chiari ed è autorizzata ad ammiccare al target a cui è destinata, altrimenti non riuscirà mai ad instillare preferenza e giacerà in eterno sugli scaffali con tutto quel che contiene. Se per molte categorie di prodotti la tipologia di genere è netta (pensiamo al settore cosmetico dove “per lui” e “per lei” sono due mondi separati), per altre referenze i confini sembrerebbero del tutto inutili, ma solo in apparenza (basti pensare ai vini, dove l’introduzione della bottiglietta sin-
Se per molte categorie di prodotti la tipologia di genere è netta (pensiamo al settore cosmetico dove “per lui” e “per lei” sono due mondi separati), per altre referenze i confini sembrerebbero del tutto inutili, ma solo in apparenza. gle serve, da due bicchieri, ha favorito il consumo femminile, ovvero il packaging si è rivelato strumentale nel far passare un messaggio di consumo a “misura di signora”).
PRINTLOVERS | OTT2017
L’unisex è un tema che nella moda torna periodicamente. Se quello degli anni ’70 ha rappresentato l’adozione, da parte della donna, di alcuni canoni maschili (c’è stato il trionfo dei jeans), questo nuovo unisex (così evidente per forme sinuose, tessuti morbidi, anzi molli al tatto, colori diafani) sprona l’uomo ad ispirarsi all’universo femminile, a farsi contaminare senza remore. Il ciclo di vita della moda è naturalmente breve, al contrario le tendenze nel packaging si estendono per anni, il ritorno all’unisex “percolerà” dalle passerelle delle sfilate ai contenitori? O prevarrà un neutro asettico, un’estetica dove né l’uno né l’altro lasceranno tracce evidenti? Questa tendenza sembra la meno probabile sia nel lusso sia nel largo consumo. Larvatamente, o in modo provocatoriamente conclamato il packaging ha un genere e lo esprime attraverso forme, colori, decorazioni e materiali. Va da sé che il tutto deve essere in congiunzione con il prodotto e con l’anima del brand. Le caratteristiche di genere sono fortemente influenzate dalla cultura (in senso antropologico), così come dallo stratificarsi di estetiche e stili distillati da designer (in qualunque campo), ma i destinatari sono umani e il packaging è il loro specchio.
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I N T ER VI STA
SP EC IA LE
Misterioso, eclettico nero. Ecco uno speciale tutto dedicato all’enfant terrible dei colori. Messaggero del lusso, il nero è uno dei colori di tendenza nel packaging design, e non solo. In queste pagine troverete interviste, ragionamenti, pensieri, spiegazioni, immagini delle gamme nere delle cartiere, e tanto altro. Anche consigli e suggerimenti tecnici per stampare bene il nero. A proposito… presto il nero tornerà lucido, brillante, sexy.
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I N T E R V I S TA
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GRANDANGOLO
RANCÉ 1795, PROFUMI ARISTOCRATICI Lusso estremo, flaconi e astucci stile impero ma non troppo, sempre con un tocco contemporaneo. Abbiamo intervistato Giovanni Rancé, direttore creativo della maison, che ha rinnovato il packaging dei suoi profumi. Tra sogni romantici, essenze sublimi e dettagli sontuosi.
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HOW IT'S MADE
ECCO A VOI I PROFUMI DI CAPRI
LA STAMPA A PORTATA DI MANO
MA CHE BEI TIPI!
A Capri tutte le cose sono meravigliose, anche i profumi. Come quelli prodotti da Carthusia, uno dei marchi più apprezzati della profumeria artistica. Abbiamo incontrato i titolari, Silvio e Virginia Ruocco, padre e figlia, che hanno appena ultimato il restyling delle confezioni. E inaugurato una singolare galleria olfattiva.
Non c’è aspetto della stampa che non troverete in Print Odyssey. Pieghe, misure, nobilitazioni, legature e via elencando. Per ciascun processo (o tematica) c’è un singolo kit completo di tutte le informazioni. Dedicato a grafici, designer e stampatori. Che vogliono essere più creativi. E non sbagliare.
Tutto quello che c’è da sapere per gestire, riparare, convertire, disegnare un carattere: i software più importanti, quelli a pagamento e quelli gratuiti, le funzionalità, le caratteristiche, i suggerimenti utili, i consigli per l’utilizzo, le furbizie da smanettoni e le attenzioni buone per tutti.
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I N C H I E S TA
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SPAZIO ROBILANT
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MODA E COSMESI BINOMIO VINCENTE
IL DENTIFRICIO PIÙ COOL? È MARVIS
Viaggio nell’universo del beauty dove convivono brand cosmetici nativi (L’Orèal, Lancôme…) e grandi marchi della moda, che alla cosmesi si sono affacciati, proiettando nella comunicazione l’inconfondibile cifra del fashion. Obiettivo: esaltare la bellezza delle confezioni-gioiello.
Come innovare una marca-mito senza che perda la sua identità? Roger Botti, direttore generale di Robilant Associati, ce lo spiega presentando il nuovo progetto Marvis Limited Edition. Che ha aumentato l’allure del dentifricio più modaiolo con un nuovo packaging. Con tanto di rilievi e vernici su cartoncino goffrato.
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TECNOLOGIA
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OTTOBRE 2017
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SGUARDI
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PERSONALMENTE
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COM'È FATTO PRINT
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LA COPERTINA
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GRANDANGOLO
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CONCORSI
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DETTAGLI
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TENDENZE
Pensieri sul mondo aumentato
di Marilde Motta
Marco Campedelli
Fascinazioni di carta
OneMorePack 2017
SPECIALE WINE PACK AGING
VUOI AUMENTARE LA REALTÀ?
SETTESOLI SOSTIENE SELINUNTE
Abbiamo fatto il punto su molte questioni che possono interessarti. Perché le ricerche dicono che nell’anno che verrà le aziende prenderanno sul serio l’idea di investire nella realtà aumentata. Per migliorare la comunicazione e il marketing. Nel frattempo, puoi provarci subito…
È il primo progetto di raccolta fondi nel settore del vino. Obiettivo: promuovere l’immagine della cantina siciliana e, insieme, il Parco archeologico di Selinunte. Come? Con una campagna che ha vinto di recente il prestigioso DMA Awards Italia.
Manifattura del Seveso The Art of Nava Press
Sei tendenze emergenti nel luxury retail
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Eventi e news
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SPECIALE WINE PACKAGING #3
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LIBRIBIANCHI
ECHI DI STAMPA
Maroso di Lorenzo Perrone
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Come è fatto
S TA M PA I N T E R N I
S TA M PA E N O B I L I TA Z I O N I C O P E R T I N A E B OX
INTERGRAFICA VERONA
PUSTERLA1880
Da oltre 35 anni è impegnata nella stampa e trasformazione di carte speciali per il mondo della comunicazione commerciale e per la comunicazione sul punto vendita. L'esperienza maturata al servizio di importanti cartiere nazionali, sia per la produzione di cataloghi che per il testing delle carte, è tale che l'azienda è oggi considerata fra i massimi esperti nella stampa su tecnologie convenzionali di supporti speciali. Fra le caratteristiche distintive, la Certificazione FSC per un'eccellenza a impatto zero, una qualità ecologica che sposa sistemi di stampa altamente innovativi. › www.intergraficavr.com
Pusterla 1880 è una delle principali aziende europee di packaging con circa 550 dipendenti e oltre 70 milioni di euro di ricavi. Il Gruppo oggi, oltre che nei 2 siti Italiani di Venegono Inferiore e Bodio Lomnago è presente anche in Francia con due siti produttivi a Cherrè e Oradour riuniti in una sola società, Pusterla 1880 France, in Romania dove dal 2004 opera la manifattura Pusterla Romania ed in Inghilterra, dopo l’acquisizione di un’azienda di Dover. Il 95% del fatturato è ormai realizzato all’estero. Scatole rivestite di carte speciali o di tela, serigrafate, stampate in offset o a caldo e complete di termoformati, ma anche astucci sia in cartone che in trasparente, realizzati per i brand più importanti di profumeria, cosmetica, liquori costituiscono l’ampia offerta dell’azienda di Venegono Inferiore (VA). › www.pusterla1880.com
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Distributore esclusivo per l’Italia dei foil e dei cliché di nobilitazione del gruppo Kurz, Luxoro offre a settori industriali quali moda, lusso, packaging, cosmesi, food&wine, supporti e idee per creare oggetti unici, in grado di rispecchiare il valore esclusivo di un prodotto o un brand. Le partnership esclusive strette con LEONHARD KURZ Stiftung & Co. KG (punto di riferimento assoluto nella produzione di film per stampa a caldo) e Hinderer + Mühlich KG (cliché e attrezzature per stampa a caldo), rendono Luxoro il fornitore ideale per qualsiasi esigenza nel campo della stampa e finitura di materiali vari. L’azienda si avvale di oltre 50 collaboratori e dispone di un’area operativa di 3.500 mq, dove si trovano uffici e impianto logistico. Qui gli ampi spazi a disposizione consentono un agile stoccaggio delle “bobine madri” (jumbo), provenienti dalla Kurz, e il loro taglio nel formato richiesto dal cliente. Grazie a rigorose politiche aziendali, Luxoro è oggi un’azienda completamente a impatto zero. › www.luxoro.it
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LA COPERTINA DI PRINT LOVERS 69
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OTTOBRE 2017
PRINT NR. 69 | OTTOBRE 2017 › www.printlovers.net DIRETTORE RESPONSABILE RUGGERO ZULIANI REDAZIONE ANNA APREA [coordinamento] › anna.aprea@strategogroup.net EMANUELE POSENATO HANNO COLLABORATO LORENZO CAPITANI, VALENTINA CARNEVALI, MARILDE MOTTA, ELENA PANCIERA, ACHILLE PEREGO, LORENZO PERRONE ART DIRECTOR STEFANO TORREGROSSA › onicedesign.it COPERTINA MARCO CAMPEDELLI > marcocampedelli.it
STRATEGO GROUP VIA CASSANESE 224, 20090 SEGRATE (MI) amministrazione@strategogropup.net
Marco Campedelli Marco Campedelli (1973) è un artista multidisciplinare, grafico, calligrafo, illustratore e docente. Vive e lavora a Verona. Nel suo studio si occupa di wine design, illustrazione editoriale, interior design e comunicazione. Come artista ha partecipato, con opere di calligrafia espressiva, a mostre personali e collettive in Italia, Spagna, Belgio, Svizzera e Argentina. La sua poetica visiva si basa principalmente sulla combinazione eterogenea di lettere, timbri e segni calligrafici che si ispirano a differenti culture artistico-filosofiche.
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RANCÉ 1795
Il lusso estremo dei profumi imperiali
di A C H I L L E
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P E R EG O
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I N T E R V I S T A
Héroique. La nuova fragranza uomo Rancé 1795, dedicata agli eroi contemporanei, viene presentata nell'elegante flacone dai profili netti e dalle forme allungate. La trasparenza del vetro è orlata da un nastro in tessuto prezioso. L'etichetta che porta il nome Héroique è una declinazione Art Déco ispirata a profumi e liquori di inizio secolo. I profili in oro rievocano la regalità napoleonica e delineano un ventaglio a petali color corallo e nero, come in una roulette.
Nuove fragranze e packaging dal design aristocratico per esprimere la leggenda della storica maison. Così Rancé 1795 si rinnova sotto la guida del direttore creativo Giovanni Rancé.
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O
Oltre duecento anni di maestria artigianale e artistica per creare veri e propri gioielli della profumeria. Da una terra d'origine nobile per il mondo delle fragranze, la provenzale Grasse, a un approdo forse scritto nel destino: quello sulle rive del Naviglio milanese. Dove dal 1902, in via Lombardini 10, con lo stesso numero di telefono che appariva in un catalogo del 1928 e lo stesso indirizzo, c'è il quartier generale di Rancé 1795. Un nome che fa rima con la profumeria artistica d'altissimo livello. Quella che in terra di Francia, grazie alla creatività e all'intraprendenza (ma anche la maestria) ebbe alla fine del Settecento come protagonista Francois Rancé che perfezionò i processi di distillazione e lavorazione (compreso il famoso sapone Marsiglia) e creò fragranze d'eccellenza che, dimenticata la Rivoluzione francese e sull'onda di una grande passione per i profumi, presto conquistarono anche la corte Napoleonica.
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I N T E R V I S T A
Joséphine. Il packaging di questa fragranza della Collection Imperiale racchiude i versi di Napoleone e, grazie alla preziosa carta decorata e ai profili dorati, che lo orlano rimanda ai preziosi cofanetti di spezie e incantesimi profumati..
O
Oggi, alla guida di un'azienda che ha scritto una parte della storia dei profumi, c'è Giovanni Rancé. Direttore creativo e settima generazione di una famiglia che all'inizio del Novecento divise i suoi percorsi e vide il bisnonno di Giovanni prendere la via di Milano. Dove la maison ha messo radici e dove produce fragranze esclusivamente made in Italy. La progettazione si sviluppa interamente nella sede storica milanese mentre la produzione, che fino a 15 anni fa aveva luogo in azienda, oggi avviene presso laboratori partner in Lombardia. La maggior parte delle materie prime – le più rare e preziose essenze naturali in commercio — proviene dall'Italia e il resto dalla Francia. Materie prime che si trasformano nelle fragranze della collezione di punta (la Collection Impériale) che ripropone i profumi del fondatore della maison e dei suoi successori a cui si aggiungono nuove fragranze e in quella (Rue Rancé), non di minor valore ma più giovanile e moderna.
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“Pur avendo oltre duecento anni di storia alle spalle — spiega Giovanni Rancé — e una sede milanese rimasta la stessa da oltre un secolo, per 90 anni sito produttivo e ora invece dedicata alla parte uffici e al museo non significa che siamo un'azienda statica. C'è sempre il desiderio di rinnovarsi rispettando la tradizione ma inserendo elementi di contemporaneità. E il rinnovamento non riguarda solo le fragranze ma anche il packaging primario e secondario”. Quanto conta per un marchio come Rancé la confezione che avvolge le sue fragranze? Noi per definizione siamo una profumeria artistica e abbiamo quindi, pur essendo presenti in oltre 50 Paesi, una distribuzione limitata e selettiva in punti vendita d'eccellenza che all'estero possono trovarsi anche nei department store. Il comportamento d'acquisto quindi è un po' diverso e le nostre fragranze, che presentano una proposta olfattiva intensa,
Le Vainqueur è ispirata ad atmosfere mediterranee e ai promontori della Corsica spazzati dai venti. Il flacone alto e dai profili squadrati prende le forme di un faro che si staglia alla confluenza dei venti e dei mari, guidando alla vittoria. Il cordone, in pregiato tessuto ritorto, rimanda a sartie di navi o alle briglie di un cavallo arabo lanciato in corsa sulla riva del mare, e sigilla la fragranza con una nota blu intenso. Il packaging, che racchiude i versi di Manzoni, grazie alla preziosa carta decorata, ricorda i colori del Mediterraneo
particolare, preziosa e destinata a durare nel tempo, non sono pensate per piacere a tutti ma solo a chi cerca l'originalità. Detto questo, nel nostro settore, più che in altri, al packaging è affidato il compito di trasmettere l'aspettativa del contenuto. E posso dire che nel 40% dei casi il primo acquisto è legato proprio all'attrattività del packaging. Come ricercate questa attrattività? Sotto la mia guida come direttore creativo, negli ultimi 18–24 mesi abbiamo revisionato il packaging della collezione Imperiale e di Rue Rancé. Nel primo caso abbiamo rispettato la nostra tradizione che vuole per
C'è sempre il desiderio di rinnovarsi rispettando la tradizione ma inserendo elementi di contemporaneità.
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I N T E R V I S T A
IL MUSEO DEL PROFUMO RANCÉ Custodito come un gioiello raro all’interno della sede storica dell’azienda, in un contesto prestigioso della zona creativa d’avanguardia dei Navigli di Milano, il Museo del Profumo Rancé è un mosaico variegato di pezzi rari, colori e immagini che testimoniano il percorso storico dell’evoluzione del brand. Le sale del Museo ospitano una raccolta unica nel suo genere: prodotti e manufatti d’epoca appartenenti alla Collezione Privata Rancé, oltre che una selezione di documenti dell’Archivio Storico e antichi macchinari per la produzione di fragranze e saponi. Flaconi e portacipria d’epoca, ricettari, manoscritti contenenti le formulazioni originali delle fragranze, targhe e stampi antichi, etichette vintage, ritratti di famiglia: secoli di esperienza e innovazioni nel campo della profumeria sono racchiusi all’interno delle vetrine d’epoca. Fiore all’occhiello della collezione, un cofanetto in porcellana di Sevres: gemello dell’esemplare donato da François Rancé a Joséphine Bonaparte in occasione dell’incoronazione del 1805. Questo object d’art racchiudeva la fragranza creata dal grande profumiere per l’Imperatrice in persona.
le fragranze imperiali un packaging più ricco, importante, personalizzato che dia l'estrema idea del lusso. Ogni fragranza ha un suo decoro, una sua illustrazione grafica pensata per esprimerne lo spirito. Una forte personalità espressa dal nome dei componenti della famiglia imperiale napoleonica come la cosmopolita Ortensia o la volitiva Letizia che si riflette anche nel packaging che sappia rievocare da una parte la storia e dall'altra avere un tratto di contemporaneità. Per la nostra seconda linea, più democratica, più universale, più giovanile, con fragranze anche unisex, invece, abbiamo realizzato un packaging diverso. Dalla grafica ai materiali come si distinguono le confezioni dei vostri profumi? Alla base c'è sempre una forte ricerca sia per la grafica sia per i materiali. Le carte sono sempre diverse, goffrate, perlate. Decorate con rilievi, trame e stampe a caldo in oro o
PRINTLOVERS | OTT2017
Hortense. La nuova fragranza donna firmata Rancé 1795 prende il nome dalla regina d'Olanda, madre di Napoleone III. Si presenta con un flacone dalle forme arrotondate. Il nastro che la avvolge ricorda i tessuti preziosi con cui le nobildonne dell'epoca amavano ornarsi i capelli. I colori brillanti riprendono quelli del vessillo delle Compagnie delle Indie olandesi, ravvivano la Collezione Imperiale, sottolineandone la contemporaneità. L'oro, simbolo prezioso di regalità, rimanda ai biondi capelli di Hortense, esaltati nei versi di Chénier racchiusi all'interno del cofanetto dell'Eau de Parfurm.
argento. Anche i font sono sempre differenti con contrasti tra il colore interno e quello esterno per esprimere la doppia anima di una fragranza. Per la linea Rue Rancé c'è sempre l'oro a richiamare l'identità del marchio ma il packaging è più colorato, allegro, accattivante con accorgimenti tecnici di stampa come l'uso dell'oro lucido e opaco e i microrilievi. Grazie anche all'alto livello delle cartotecniche a cui ci rivolgiamo, come la Cosmografica Albertini o la Cartografica Speroni, creiamo un packaging destinato a durare nel
tempo con realizzazioni particolari come quella che prevede cinque pezzi in cartoncino accoppiato, con tre scatole incollate a mano oltre alla base e al coperchio. Tutta la confezione — a partire dalle bottigliette che contengono i profumi ispirate per esempio a quelle di inizio Ventesimo secolo, a cerchio o a cuore per esprimere l'eleganza e la bellezza femminile o a forma di obelisco tronco per trasmettere il senso della virilità maschile — trasmette così la nostra identità. Una storia unica e senza tempo declinata in eccellenza contemporanea.
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Non sono tutti uguali i neri, a guardarli bene c’è sempre una sfumatura rossastra, argentea, azzurrina, che li rende diversi l’uno dall’altro. Il più modaiolo per il momento è freddo e leggermente blu. E tra non molto basta con l’opaco. A quanto pare il nero tornerà lucido, brillante, luminoso. E, tanto per rimarcare le cose, vorrà pure essere plastificato. di A N N A
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SP EC IA LE
Il nero è, insieme al bianco (e alla gamma delle loro combinazioni) il colore di tendenza nel packaging design, e non solo per i prodotti hi-tech, anche nel luxury food e nella profumeria.
No colors anymore, I want them to turn black. I wanna see the sun blotted out from the sky. I wanna see it painted, painted, painted, painted black. Yeah! The Rolling Stones
Chiariamo subito che definire il nero un colore non è esatto perché esso è tale proprio perché assorbe tutti i colori, cioè non ne riflette alcuno. Vediamo tutto nero non soltanto quando le cose ci vanno male, ma quando nessuna radiazione luminosa raggiunge i nostri occhi, esperienza assai rara certo, a meno di non finire in un buco nero. Ma in tutte le altre circostanze della vita ciò che percepiamo come nero non è mai tale. C’è sempre nei neri una dominante, rossastra, argentea, cobalto, che li rende diversi l’uno dall’altro, e ispira nomi come nero maltinto, nero corvino, meteorite black, maisin black, nero ciliegia, nero violino, pirate black, Onyx e persino Black Soul. Se si dà una sbirciatina ai neri Pantone™, tra caldi, freddi e speciali, si contano la bellezza di 39 neri. Il più fashion? Il nero che vira al blu Ma di quale nero parliamo oggi? Qual è il nero più modaiolo? “Oggi il nero non è più quello pieno e lucido che si vedeva fino a qualche anno fa, ma è sfumato dai marroni e dai blu — ci spiega Francesca Valan, industrial designer, studiosa delle ten-
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‘Black’ è il tema del numero 5 del concept magazine Parterre de Rois, semestrale che amalgama cultura erudita e popolare. Per esprimere Black, il concetto-guida del numero, è stato scelto il nero intenso di BlackGold di Gruppo Cordenons con cui è stata realizzata una extra cover. Solo una raffinata vernice ton sur ton lascia trasparire la parola “Black” sulla prima di copertina e, sulla back cover, l’elenco dei nomi celebri che popolano questa edizione. Il bianco puro di Monnalisa, la patinata dall’effetto naturale su cui fluiscono in una sequenza di immagini e testi delle pagine interne offre al lettore l’esperienza complementare e opposta al total black.
denze colore e specializzata nella progettazione cromatica di nuovi prodotti — il nero è diventato leggermente marrone in linea con la tendenza natural, ovvero come risposta alla diffusa propensione ai materiali ecosostenibili, ma le cose stanno cambiando e il nuovo nero è freddo, leggermente blu, si sposa bene col nuovo bianco che è ottico”. E a quanto pare tornerà presto a essere ancora lucido. Così, dopo la lunga stagione del matt (finissaggio opaco dall’aspetto minimal usato su materiali alti) si tornerà al lucido, al riflettente. Il nero che verrà sarà lurex e shiny, pronto per essere anche plastificato.
Messaggero del lusso
Sul versante delle applicazioni, “di gran lunga la scatola in cartone total black — dice Marilde Motta esperta di packaging e titolare dell’agenzia di comunicazione Ad Personam — è quella che presenta la serie più vasta di applicazioni e il numero di marche che l’hanno scelta, dal settore confiserie e cioccolato ai cosmetici e profumi, dalla gioielleria agli accessori di moda. Può sembrare che ci sia un affollamento di scatole e astucci neri. Ma il nero in tutte le sue tonalità, nell’opaco come nel lucido, nel morbido vellutato come nel rilievo titillante e metallico è ben lungi dall’aver esaurito le sue potenzialità espressive di messaggero del lusso. Praticamente non c’è oblio per il nero perché sa ripresentarsi sempre diverso”. Anche Katia Tedeschi, direttore marketing Gruppo Cordenons dice: “Il total black è una tendenza che ricorre nel mondo della moda, del design e di conseguenza anche dei progetti grafici e nel packaging, rinnovandosi con nuove interpretazioni e contaminazioni. Attualmente se da una parte l’esperienza del dark look nei progetti aspira a una purezza minimal, in cui l’intensità del nero non cede a compromessi, d’altra parte il coinvolgimento dei sensi diventa sempre più esigente e raffinato aspirando
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a una multisensorialità che richiede alla materia prima, inclusa la carta, di assumere una matericità importante, rendendola protagonista dei progetti a cui è destinata”.
Vantablack come i buchi neri
Esiste un supernero, che più nero non si può? La risposta è sì. Il nero più nero del mondo è un tessuto reticolare, battezzato dal suo creatore Vantablack (Vanta sta per Vertically Aligned NanoTube Arrays) formato appunto da nanotubi di carbonio che intrappolano la luce e assorbono il 99,96% delle onde luminose. Insomma un nero talmente nero che è difficile per l’occhio umano processarlo. Per capirci, se indossassimo un tubino nero fatto con questo tessuto, le persone vedrebbero di noi esclusivamente la testa, le gambe, le braccia, tutto il resto sarebbe un nulla, un buco nero con la forma della nostra silhouette. Insomma, una
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I wore black because I liked it. I still do, and wearing it still means something to me. It's still my symbol of rebellion against a stagnant status quo, against our hypocritical houses of God, against people whose minds are closed to others' ideas. Johnny Cash
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visione spettrale. Menomale che il Vantablack è utilizzato quasi esclusivamente nel settore militare per nascondere i satelliti inviati in missioni segrete. Ma un’eccezione è stata fatta. Nel febbraio del 2016 la Surrey NanoSystems che l’ha inventato ha ceduto i diritti del Vantablack all’artista anglo-indiano Anish Kapoor, forse uno dei più grandi artisti viventi, che da sempre gioca con gli effetti ottici. Per il momento Anish Kapoor ha ritinto con Vantablack la Cloud Gate nel Millennium Park a Chicago. Poi si vedrà.
L'enfant terrible dei colori
Semplice e regale, ordinato e anarchico, potente e modesto, minimalista e barocco, umile e pretenzioso, il nero esprime la sua Weltanschauun nell’ambivalenza. Michel Pastoureau, antropologo e storico del colore dice: “Bisogna lasciargli la sua ambivalenza e capire che c’è un nero buono e un nero cattivo. Anche Shakespeare del resto usa due termini, swart e black per indicare il nero”. Il nero è insomma l'enfant terrible dei colori, con una storia lunga e affascinante alle spalle, sempre caratterizzata dall’ambivalenza dei significati. La sua duplicità spiega anche la fortuna della petite robe noire di Coco Chanel, il leggendario tubino nero che, da quando è stato proposto, era il 1926, non ha mai smesso di piacerci. Il tubino esalta e mimetizza, evidenzia le curve e nasconde i difetti.
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CuttingEdge handbag collection è una linea di borse eco-friendly, realizzate dal designer Zoltan Ormandi che ha lavorato con la tecnica dell’origami modellando e assemblando patch geometrici di carta LeatherLike di Gruppo Cordenons. La versione Black & Gold si è avvalsa del contributo di Grafica Valdarno che ha accoppiato le creative paper di Gruppo Cordenons LeatherLike Black da 360 g/m² con la cast coated Venicelux e ha realizzato una preziosa lavorazione laser 3D effetto oro. I dettagli come la zip, i piedini e i raccordi sono in metallo dorato proprio come nelle vere borse di pelle. Gli interni sono personalizzabili.
“Sicuramente è nella moda che il nero ha percorso tutti i possibili tracciati e ha aperto nuovi sentieri — dice Marilde Motta — non c’è stilista che non l’abbia utilizzato e ne abbia dato una propria peculiare interpretazione”. Il perché è intuibile: “Si presta molto bene a giocare con i tessuti e con le forme — prosegue — le lunghezze, gli spacchi. Le sovrapposizioni fra il nero velato di un pizzo e il nero opaco di un tessuto di lana sono possibilità espressive di grande charme”.
Black &White, la strana coppia
Di gran lunga la scatola in cartone total black è quella che presenta la serie più vasta di applicazioni e di marche che l’hanno scelta. Marilde Motta
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Binomio immancabile nel design e nella moda, il bicolore nero-bianco si esprime graficamente attraverso il lettering, le stampe astratte, il vintage, gli effetti optical. Il bianco, che sintetizza tutti i colori dello spettro elettromagnetico, trova il suo perfetto complemento nel nero il quale, l’abbiamo detto, esprime l’assenza del colore, ovvero della luce. Ma la luce cos’altro è se non il puro bianco di cui il nero rappresenta l’assenza? E allora bisogna concludere che la coppia bianco e nero è… solidissima, una di quelle unioni di opposti fatalmente dense di complicità. Sia al bianco che al nero, sia alla neve che alla notte mancano i colori: appartengono allo stesso universo semantico. E si capisce perché bianco o nero, invariabilmente, sono i colori della morte: per noi occidentali il nero, per i cinesi è il bianco. O l’uno, o l’altro. Ed ecco perché in questa ondata
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di nero che ha invaso il packaging il bianco non manca mai.
Box in black
Sul tema del nero nel packaging design, Laura Bovone, docente di Sociologia della comunicazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e direttore del Centro per lo studio della moda e della produzione, azzarda un’interessante ipotesi sul filo della dialettica contenitore–contenuto. La tesi è questa: con la neutralità del non colore per eccellenza il contenitore accentua il valore del contenuto. “Un packaging nero lascia spazio alla preziosità del prodotto” dice Laura Bovone. E precisa: “Quando assistiamo alle sfilate di moda, soprattutto quando sono coloratissime magari perché presentano i due o tre colori tendenza dell’anno, capita spesso che lo stilista venga sulla passerella a salutare. È sempre vestito di nero. Come se avesse bisogno di fare un
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passo indietro rispetto ai cromatismi dei suoi stessi abiti. È più o meno quello che succede nel packaging: il cartoncino tinto di nero serve a confezionare un prodotto prezioso e magari coloratissimo. Il packaging nero lascia spazio al contenuto, si allinea cioè al comportamento dello stilista, si tira indietro. Cosa che non avviene quando facciamo i pacchettini di Natale, confezionando anche oggetti di poco prezzo: quei pacchettini sono di solito fatti con carta coloratissima”.
Proposte…in nero
Quali sono i materiali con i quali il nero si esprime? “Nel vetro — spiega Marilde Motta — il nero è raro per la complessità ad ottenere un nero molto scuro e uniforme ed è quindi mediamente più costoso di altri colori. Perfetto per gli spirits d’alta gamma e per i profumi dove il nero viene associato al prestigio. In linea generale, il nero abbinato
Che il nero sia il colore preferito da molte aziende del settore del lusso e della moda per i loro prodotti stampati è confermato anche da Nava Press che, per la sua stessa comunicazione, indirizzata ai designer e ai print buyer, ha progettato un Look book con copertina in tessuto nero con stampa in serigrafia bianca. Nelle 300 pagine sono fotografati dettagli di oltre 500 lavori stampati da Nava Press suddivisi in categorie: cataloghi, inviti, card, prodotti speciali, prodotti editoriali e lavori di cartotecnica. Anche la brochure di Nava Press ha una copertina nera, così come molte delle pagine interne, stampate con l’utilizzo di diverse tipi di nobilitazioni, e la custodia che la contiene. Logo e nuovo payoff Art of Printing sono stampati in bianco. Il sales kit Nava Press black based è completato da una shopper bag in cotone e una scatola che contiene quattro stampe con lo stesso tema floreale prodotte su quattro tipi di supporti e con l’utilizzo di differenti tecniche di stampa: rilievo, oro a caldo, serigrafia e taglio laser.
al cibo ha ancora una forte matrice culturale che crea resistenze non facilmente superabili anche se il prodotto porta i segni identificativi di noti brand. Quindi molto rari ancora i vasi in vetro nero per gli alimenti. Il nero nelle scatole e barattoli in metallo è poco diffuso. Rispetto alla gamma di opportunità che il metallo “di nero vestito” potrebbe offrire, come packaging primario o secondario, gli effettivi impieghi e i brand che l’hanno adottato sono ancora pochi. Rare le lattine per birra in nero che osano contrastare la mitica Guinness”. E negli imballaggi flessibili? “Trionfa nel caffè — conclude Marilde — tuttavia non c’è per il momento alcun tentativo di sperimentare applicazioni in campi diversi e audacemente lontani, ma forse per questo più coinvolgenti per i consumatori (suggerisco: scarpe confezionate in imballaggi flessibili richiudibili, nerissimi e… aspettiamo proposte)”.
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LE IA EC SP
Black parade Infiniti, stupefacenti riflessi, trattamenti delle superfici e delle composizioni. Veicolo di ricercatezza e di stile, le gamme nere delle cartiere non smettono di ispirare designer e artisti che operano nell’ambito del lusso e della cosmesi.
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Da Icma il nero in versioni inedite Il nero per Icma è una costante, sempre presente in tutte le collezioni del suo vasto catalogo di carte Prêt-à-Porter, proposto soft touch, naturale, perlescente, lucido e semi lucido, ossidato, brillante, laccato, liscio e goffrato. A Luxepack, Icma presenta il nero in versioni inedite e sorprendenti. L’azienda ha scelto il nero per le carte del catalogo Tailor Made poiché fa risaltare sia le goffrature minute sia i disegni tridimensionali. È un colore “non–colore” che consente agli art director e ai packaging designer di sperimentare liberamente e Icma può collaborare, con il suo laboratorio e la flessibilità produttiva, a trovare soluzioni innovative.
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Fedrigoni Ultrablack, più nero del nero Si chiama Ultrablack il nero della gamma Sirio, è nero 28, il più profondo, più intenso di tutte le 27 sfumature di nero possibili: l’unica carta che riesce a rendere l’effetto e la preziosità del colore più inafferrabile. La profondità del nero ultrablack deve la sua forza all’innovativa composizione dell’impasto della carta, totalmente privo di Carbon Black, che preserva dall’ossidazione i nastri a caldo, conservando inalterata nel tempo la brillantezza della stampa. Ultrablack è perfetta per packaging e cartotecnica e per lavorazioni di nobilitazione come rilievo a secco e stampa a caldo ed è particolarmente adatta per gli utilizzi più esclusivi e ricercati come l’incisione a laser dove riesce a mantenere la profondità del nero evitando la perdita di colore verso i toni del grigio. Si presenta con sei grammature da 115 gr fino al cartoncino 680 gr, con la grammatura 115 gr disponibile anche in versione goffrata Fiandra che riproduce la sottile e raffinata trama del lino. Ma le carte nere di casa Fedrigoni comprendono ben 14 intensità e finiture diverse, dal Black Pepper di Tintoretto Ceylon all’Ardesia della gamma Materica passando per il Dark Grey di Savile Row solo per citarne alcuni.
Eskablack, nero ad alte prestazioni Produttore e fornitore di cartone rigido di alta qualità, sostenibile e completamente riciclabile, Eska presenta il suo Eska®black, un cartoncino di colore nero superlativo, profondo, intenso, composto al 99,9% da materiale riciclato. Eska®black è indicato per i packaging di lusso, per prodotti di bellezza e cosmetici, elettronica, gioielli, orologi, tessuti e capi di abbigliamento, vini e liquori. È un cartone a tre strati costituito da uno strato interno prodotto da fibre riciclate al 100% e da carta nera calandrata su entrambi i lati. Contiene almeno il 70% di fibre riciclate. Il prodotto è disponibile con spessori da 1,25 a 1,75 mm. I fogli grandi vanno da 500 x 500 mm fino a 1200 x 1600 mm. L'azienda fornisce a richiesta fogli di maggiore grandezza. Il cartone Eska presenta una planarità perfetta, elevata facilità di lavorazione e una superficie omogenea.
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Nero Favini: il buio che illumina Ecco l'intera gamma di carte nere Favini raccolte in "Skylines" il nuovo booklet che riunisce la linea di neri. Diciassette tipi di carte per esaltare il nero in tutte le possibili declinazioni: elegante, contemporaneo, underground, patinato, tradizionale, irriverente, dark, sinuoso, intrigante e sensuale. All’interno del visual si trova un’interessante combinazione di skyline e segnali stradali dalle metropoli più famose, stampati nelle differenti carte nere, naturali e patinate, dai diversi aspetti tattili e visivi. Ogni pagina e ogni elemento sono stati pensati per esaltare al massimo le carte nere di Favini, grazie a superfici opache o riflettenti e utilizzando diverse nobilitazioni e tecniche di stampa: litografia, serigrafia, digitale, lamina e punzone a secco.
Fontana Grafica: the dark side Nella sua vasta gamma di materiali di rivestimento, Fontana Grafica vanta molte carte e cartoncini neri, supporti capaci di conferire al packaging di un brand un ineguagliabile valore aggiunto. La collezione ‘Black’ presenta carte e cartoncini neri tinti in pasta, certificati FSC®, carbon free e testati contro il rilascio colore e la resistenza alle abrasioni. Per progetti più ambiziosi, ciascun designer potrà scegliere il nero più adatto tra superfici goffrate, lucide o matt, effetti soft-touch, tinte iridescenti, metallizzate. Fontana Grafica è inoltre in grado di sviluppare carte ad hoc.
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Il nero secondo Gruppo Cordenons
Un originale packaging realizzato con LeatherLike nella versione Classic Black, la creative paper di Gruppo Cordenons che riproduce il look & feel della vera pelle pur essendo realizzata completamente con cellulosa.
La carta più preziosa e di tendenza della linea Total Black by Cordenons è BlackGold, che offre un’intensità di nero superiore agli standard e una superficie estremamente liscia. Completamente carbon black free, coniuga la sua natura eco-friendly a prestazioni d’eccezione in termini di definizione dei contorni nella più sofisticate impressioni a caldo. Della stessa serie Notturno è la linea di carte e cartoncini dalla finitura uniforme e vellutata con un’ampia gamma di grammature. LeatherLike offre, nella sua versione Classic Black e Minimal Black, il massimo dell’ispirazione per progetti di packaging destinati al fashion e al lusso in generale. Per chi ama l’effetto shining, Stardream nella tinta Onyx regala un elegante look dark arricchito dai pigmenti perlescenti. Ultima nata è Reef, la nuova creative paper ispirata ai tesori della barriera corallina della gamma luxury&touch, offerta in quattro colorazioni tra cui l’immancabile black.
[A SINISTRA] La versione black della mini-borsetta è realizzata con So…Silk, la carta dall’effetto seta di Gruppo Cordenons. [A DESTRA] So…Silk Black di Gruppo Cordenons ha conquistato il secondo posto al premio internazionale FSEA Gold Leaf Awards Competition 2017 nella categoria "Best Use of Foil and Embossing – Rigid Boxes". La creative paper è stata sapientemente impiegata da Carlo Gasperini per dare vita al progetto di una premium box per il cognac Glory Innovations.
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I neri estremi firmati Arjowiggins Da anni la divisione carte creative di Arjowiggins è entrata nel mondo del lusso e si è affermata per le performance eccellenti delle sue carte tattili e raffinate, particolarmente apprezzate da grandi brand della gioielleria, della moda e dell’orologeria. Anche nella gamma dei neri la Divisione Carte Creative si posiziona come una cartiera sempre più apprezzata nel mondo del design e del lusso. Oltre alla River Tradition Noir ed al Curious Skin Black, famoso per il suo tocco sensuale, la Divisione ha lanciato tre neri che si coniugano perfettamente con le nuove esigenze del design: la Popset Extra Black, un deep black tinto in pasta, il nuovo Arjopack Extra Black carbon free nelle grammature 120 / 170 /320 e il Pop’Set Itone Extra Black in 320 gsm nel formato digitale liquid toner HP (SRA3+ e B2).
Da Paper&People le carte Colorplan Una gamma di cartoncini con 50 colori, 8 grammature e 25 goffrature diverse, distribuite dal 2015 da Paper&People. Grazie alla sua miscela di fibre vergini lunghe e corte e la tecnica di produzione con macchine a doppia tela, Colorplan ha grammature e rigidità ideali per la realizzazione di ogni tipo di packaging. È un supporto naturale di alta qualità, ottenuto con un processo di produzione che consente ottime prestazioni di stampa. Oltre alla sua dimostrata compatibilità con le tecniche di stampa tradizionali, come la litografia, la stampa a caldo, il letterpress e lo sbalzo a secco, Colorplan Digital è garantita per HP Indigo e adatta a Xerox iGen, Kodak Nexpress e alcune stampanti a toner.
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Progetti realizzati con Colorplan Ebony, una carta che fa parte della gamma Colorplan, distribuita in italia da Paper&People. Si tratta di cartoncini con 50 colori, 8 grammature e 25 goffrature diverse, fatte con fibre vergini lunghe e corte e una tecnica di produzione con macchine a doppia tela.
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SP EC IA LE
Stampare il nero Il nero è un enigma, un colore non-colore sempre amatissimo e potentemente comunicativo. Ma tutt’altro che facile da ottenere e riprodurre. di L O R E N Z O
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C A PI TA N I
Guardate la foto qui sopra. Qual è il colore dominante? Un po’ sbiadito, direte, ma senz’altro il rosso. Sicuri? Perché a guardarla ben avrete una bella sorpresa: di rosso non c’è traccia (qui l’originale da analizzare in Photoshop: http://tiny.cc/f4i1ly). E le fragole? Disegnate dal cyan, solo cyan. È il vostro cervello che, sapendo che le fragole sono rosse, completa l’informazione e le “colora”. Un po’ come succedeva con la famosa fotografia del vestito bianco e oro diventata virale sul web nel 2015 (http://tiny.cc/20i1ly). O ancora nella scacchiera di Edward H. Adelson (http://tiny.cc/a9i1ly) che più di tutto mostra come i colori ingannino, perché il nostro cervello crea quel che non c’è. Anche il nero, che tra tutti è il più infido.
Colore non-colore, somma di tutti e mai assoluto, il nero, nonostante le mode, è sempre molto amato da tutti, designer, creativi e grafici compresi, per il senso di esclusività, di raffinatezza che evoca soprattutto nel settore luxury. È sensuale ed enigmatico, neutro e insieme potentemente comunicativo. Ma non è affatto una tinta facile. Già in natura, paradossalmente, il nero assoluto, quello che assorbe totalmente la luce, a parte i buchi neri, non esiste! La cosa più nera mai ottenuta dall’uomo è il Vantablack, un composto di nanostrutture di carbonio, sviluppata nel 2014 in Inghilterra in grado di assorbire il 99% della luce. E se è impossibile produrre il nero assoluto in fantascientifici laboratori di nanotecnologia, figurarsi in sala stampa!
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S P E C I A L E
C’È NERO E NERO Il modo più naturale per ottenere il nero in stampa è utilizzare l’inchiostro nero di cromia, ottimo per i testi (a patto che non siano eccessivamente condensed) ma non certamente sufficiente in termini di coprenza quando si tratta di ampie superfici o di lavori in cui la qualità è indispensabile. Questo inchiostro, infatti, sia pure a densità massima, da solo appare slavato, quasi grigio, soprattutto se la carta tende ad assorbire. Per questo si ricorre a un secondo colore di rinforzo o si sfruttano tutti gli altri 3 inchiostri creando il cosiddetto “nero ricco”. Tutto dipende dalla macchina che abbiamo a disposizione, dal tipo di lavoro che stiamo stampando e dal budget. Nel primo caso, a patto di sacrificare la neutralità, si arricchisce il nero con un letto di 50% ciano sotto che darà un aspetto impercettibilmente più freddo, o con un 60% di rosso che renderà un nero più caldo, con il 60% giallo, invece, si avrà una sfumatura dorata. Lo conferma Gabriella Moretti, Marketing & Business manager di Nava Press e Rotolito Lombarda: «Il nero è un colore molto difficile da riprodurre, non è un colore esistente in natura ed è quindi impossibile avere una regola certa di riferimento. Lo stampi, poi lo guardi e invece di un nero pieno può risultare un grigio scuro. Per avere il nero desiderato (Cool Black, Warm Black e Rich Black) vanno aggiunti altri colori in percentuali differenti in base al nero che si vuole ottenere. Ma le macchine da stampa e la composizione degli inchiostri sono molto diverse tra di loro e quindi l’esperienza degli operatori di stampa e di pre-stampa è fondamentale per arrivare a raggiungere il nero desiderato dal cliente». Il nero ricco invece si può ottenere con diverse combinazioni e ciascun grafico ha le sue. Le più usate sono C30 M30 Y40 K100 o ancora o C50 M30 Y30 K100: poco cambia, attenzione solo a non esagerare con la copertura degli inchiostri che, sommati, non dovrebbe superare il 310%. Certamente un nero così fatto apparirà pieno e uniforme, ma il registro? Non usatelo assolutamente per testi o filetti fini. Esiste tuttavia un escamotage: usare un pantone nero, più pieno del black process, che può essere stampato singolo
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o doppio, evitando così anche i capperi. Esistono diversi pantoni neri: basta una ricerca sullo store online di Pantone™, digitando “black”, compaiono ben 39 colori! (https:// tinyurl.com/ybolmht3) Anche se i neri puri sono il Pantone™ Black 2, 3, 4, 5, 6 e 7. Insomma, più che di “nero” bisognerebbe parlare di “neri”, non solo di stampa, ma anche nei programmi di grafica o impaginazione. In Photoshop ad esempio il nero nativo è composto da C86 M85 Y79 K100, diverso dal nero nativo di InDesign o Illustrator che è fatto dal solo black. Inoltre, ricordate che ciò che vedete a monitor non è ciò che stamperete; per aiutarvi nella suite Adobe è possibile impostare che il nero di quadricromia, il K100, appaia come un grigio, mentre il nero ricco di quadricromia sia nero. BUCO NERO Restando nel campo dell’offset, stampare il nero nasconde sempre qualche insidia soprattutto per le sue interazioni con gli altri colori. Capita spesso di vedere fondini o
testi a corpi importanti stampati in nero con sotto immagini ben visibili in trasparenza. Ce ne si accorge anche a video, mentre si impagina, a patto di lasciare attivata la simulazione della sovrastampa. Il solo inchiostro nero, per quanto carico, come si diceva, non ce la fa a coprire completamente il retino sottostante degli altri colori. Il nero ricco aiuta, ma quando non si può usare, è possibile aggirare le impostazioni dei programmi di grafica, impostando il nero solo in quel punto in foratura e non in sovrastampa, in modo che “buchi” tutto ciò che vi è sotto. Attenzione però che spesso nella creazione del pdf o in fase di ripping, non si ripristini la situazione iniziale. Un’ultima avvertenza: non usate mai il cosiddetto “nero di registrazione” (C100 M100 Y100 K100): pre-stampa e stampatori vi ringrazieranno. Si tratta, infatti, di un colore particolare ottenuto dalla percentuale massima di ciascun colore e serve solo ed esclusivamente per i crocini di taglio e registro posti fuori dal vivo della pagina.
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Il nero è un colore molto difficile da riprodurre, e poiché le macchine da stampa e le composizioni degli inchiostri sono molto diverse tra loro è solo l’esperienza degli operatori di stampa e di pre stampa che consente di raggiungere il nero desiderato dal cliente. Gabriella Moretti NAVA PRESS/ ROTOLITO LOMBARDA
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NERO SU NERO Anche solo con la cromia di stampa si può giocare con i neri: immaginiamo un fondino nero con un testo… nero. Si buca il testo in ciano, magenta e giallo e si sovrastampa il nero. Il risultato è un fondo nero pieno nel spicca il testo. Una versione low cost di verniciatura. Ma il nero dà il suo meglio soprattutto se verniciato o plastificato. In particolare, senza aggiungere nessun altro colore, rendendolo lucido, opaco o giocando con il loro contrasto. La via più semplice è la verniciatura che può essere fatta in linea, da spalmatore a tavola piena o con vernice grassa stendendo prima l’opaca e poi la lucida che rifiutando nelle zone “verniciate” esalta i dettagli. Ma la scelta migliore, soprattutto se il nero deve essere lucido, è la vernciatura UV che lacca perfettamente, rendendolo luminosissimo. Anche la plastifica, se l’esigenza è la tavola piena, dà i suoi risultati. Costa meno, protegge lo stampato e consente ulteriori nobilitazioni (sull’UV lucido non aggrappa quasi più nulla). Se l’effetto deve essere prezioso meglio una plastifica acetata. Attenzione solo ai graffi e alle ditate più evidenti se la finitura è opaca. Parlando di contrasti, invece, l’accoppiata più che collaudata è plastifica opaca e verniciatura UV a registro. Perfetta per esaltare testi, texture, loghi o fregi. Nonostante il tono su tono, infatti, il nero opaco crea una base neutra per esaltare le parti lucide. È possibile dare enfasi usando vernici serigrafiche ad alto spessore o sbalzi che alzano ulteriormente il grafismo e lo rendono maggiormente evidente. Questo tipo di serigrafia può essere ottenuta anche in digitale: grazie al Digital Embossing si sfrutta la stampa digitale a inchiostri polimerici ad alto spessore e a rapida essiccatura con il quale è possibile riprodurre grafismi, anche molto raffinati, arrivando a 250 micro. I risultati sono spettacolari e uniscono l’effetto tattile a quello visivo della lucentezza.
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SUPPORTI NERI Se non si vuole stampare è sempre possibile usare un supporto nero, carta o plastica che sia. In questo caso la scelta di supporti è davvero vasta potendo spaziare dalle serie di Fedrigoni come la Sirio Black, la Ispra o la pergamenata Golden Star K, fino alla Burano di Favini, solo per citarne alcune. In questo caso è la nobilitazione a fare la differenza. Ma la carta nera può essere un ottimo substrato per la stampa, anche digitale. La Sirio, tra l’altro, è stato il primo cartoncino ad aver ottenuto la certificazione di HP per le sue Indigo. Ma anche per vernici serigrafiche e stampe a caldo, i cui nastri oro e argento, ad esempio, non possono non spiccare. «Attenzione però — avverte Fabio Villa, project manager di Nava Press — a utilizzare foil metallici senza isolarli debitamente da carte o cartoncini neri, perché alcuni contengono carbone che, a contatto con le lamine metalliche, possono ossidarle (marezzando il nastro, nrd); per questo è consigliato isolare il film metallico dal supporto con un passaggio di stampa a caldo con un film trasparente o verniciando il supporto.» Un’ulteriore accortezza, se si decide di stampare su carta nera, è quella di prevedere un quinto colore bianco ad alta coprenza che faccia da letto alle immagini, soprattutto se molto colorate; in questo caso, aggiunge sempre Villa, «meglio farlo in serigrafia oppure, se si vuole fare in linea, un solo passaggio di bianco può non bastare, ed è consigliabile prevedere un “letto” di 2/3 bianchi». Si sa che i colori visti su un fondo scuro appaiono più squillanti, più contrastati. Effetto che può essere estremizzato usando per esempio una carta come la bipatinata Splendorlux Color, già nera e ad alto lucido da cartiera. Meno critica è invece la serigrafia su carta nera che usa inchiostri più densi dell’offset. Infatti, conclude Villa, «la serigrafia vinilica è certamente la strada più consigliata per ottenere un colore pieno e su un fondo scuro, mentre se si vuole ottenere un colore brillante, anche in serigrafia è consigliato un letto bianco di sostegno prima della stampa del secondo passaggio nel colore desiderato. Le carte nere, soprattutto le usomano, sono molto delicate, quindi verniciarle è sempre un’opzione da prendere in considerazione; chiaramen-
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Attenzione a utilizzare foil metallici senza isolarli debitamente da carte o cartoncini neri, perché alcuni contengono carbone che, a contatto con le lamine metalliche, possono ossidarle. Fabio Villa N AVA P R E S S
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te, così facendo, si potrebbe perdere il nero intenso del supporto stesso, ma di certo si ha un prodotto meno “esposto” ai graffi». IL NERO IN DIGITALE In generale, nonostante il digitale sia in tutto e per tutto una valida alternativa, il nero stampato in offset è spesso di qualità migliore di quello digitale, soprattutto per l’effetto traslucido che assume sulle superfici ampie dato dalle cere. Ma la tecnologia digitale ha dei vantaggi: «Innanzi tutto — spiega ancora Gabriella Moretti — data la difficoltà di ottenere un buon risultato e la necessità di fare molte prove prima di andare in tiratura, il digitale si presenta più flessibile». Ma la differenza la fa la tecnologia: con macchine come l’HP Indigo i risultati sono paragonabili a quello alla stampa tradizionale, anzi migliore «perché non c’è lo schiacciamento tipico invece dell’offset» chiarisce Moretti. A tal proposito, spiega Fabio Galimberti, Solution Architect HP: «La stampa del nero in digitale con tecnologia Indigo non
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è un problema: oggi normalmente vengono costruiti dei neri di rinforzo (CMYK) per ottenere una ottima coprenza; laddove il canale del nero è composto da K100 si può stampare più volte il colore (da 2 a 16 volte), oppure si può decidere di ribattere (ristampare) solo il 100%, in modo tale da non variare la cromia o ristampare tutto il canale 100% più il retino». Per ridurre l’effetto di nero chiuso che il digitale dà soprattutto nelle ombre e nei bianchi e neri molto scuri, si può intervenire in diversi modi, sia in fase di ripping che sulle proprietà del lavoro. Sempre Galimberti spiega: «Sui font si può aumentare o diminuire la quantità di inchiostro, sulle immagini si può usare l’opzione sharpening per dare più dettaglio o lo smut per avere ombre più morbide. Per chi invece vuole una stampa bianco e nero di qualità, senza dominanti, la soluzione è quella di lavorare in bicromia accoppiando il nero a un secondo canale di nero light». Si tratta di applicare la tecnica del Duotone al lavoro destinato al digitale con l’accortezza di non saturare troppo
il canale pieno; non solo: Galimberti chiude ricordando come la vasta gamma di inchiostri Indigo permette anche ai clienti più esigente di trovare il “loro” nero, usando una qualsiasi tinta molto scura oppure perfino facendosi costruire un inchiostro personalizzato, mentre per la stampa su supporti neri l’accortezza è quella consueta di creare un letto con l’apposito inchiostro bianco. ALTRI NERI Tra le tante tecniche di riproduzione del nero ce ne sono due meno usate, ma che danno sempre degli effetti interessanti. La stampa a caldo con nastro nero e la vernice effetto lavagna. Nel primo caso non parliamo di abbinare al nero di stampato o della carta uno dei tanti nastri pastello o metallici disponibili dove di solito il tutto si gioca sul contrasto con il nero del fondo. Bensì di usare un nastro per stampa a caldo di colore nero con cui sovrastampare. Anche di questi, ovviamente, ne esistono di diversi tipi di Kurz o Luxoro, come il pastello o il metallizzato, e diverse finiture – lucida, opaca o cangiante – che possono adattarsi alle diverse esigenze creative. Utilizzi interessanti di questi nastri, soprattutto se impressi ad alta pressione (quasi un debossing), sono in accoppiata con tele di legatoria come Skivertex, Xian o Sharade di Fontana Grafica cartoncini goffrati monopatinati con effetti particolari come legno, lizard, galuchat, armadillo, buccia di arancio, come la Splendorlux E o il Wintan ancora di Fontana Grafica. In questi casi la preziosità del supporto dà un sicuro effetto luxury allo stampato o al packaging. Infine, l’effetto lavagna regala un inconsueto effetto tattile, ruvido quasi materico, oltre al curioso risvolto della possibilità di scrivere con il gesso sullo stampato. Nulla di nuovo ovviamente. Si tratta di applicare la stessa tecnica che si usa per le lavagnette. Il segreto, ovviamente, è tutto nell’inchiostro vinilico utilizzato con tecnica serigrafica, che ha ottima coprenza anche su superfici ampie, ottima resistenza all’abrasione e alla torsione – per reggere cordonature e pieghe –, all’alcol e all’acqua, ed è resistente anche agli agenti atmosferici.
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Se il packaging è griffato Da molti anni i big della moda scommettono sulle loro collezioni di cosmesi e profumi. E trasferiscono sulle confezioni l’identità dei loro marchi. Ma quali sono le differenze tra i brand specializzati nella cosmesi e i marchi della moda? Le risposte in un’inchiesta esclusiva, che fa il punto anche sulle prossime tendenze del luxury packaging.
di A C H I L L E
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Il valore della bilancia commerciale del beauty è superiore a quello di mercati altrettanto importanti per l'Italia come lo è quello della pasta, degli yacht, dell'acciaio. Fabio Rossello / Cosmetica Italia
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Se c'è un settore nel quale la crisi sembra una parola inesistente è quello del lusso. Perché sono sempre di più nel mondo i consumatori dotati di un ricco portafoglio che dall'Europa all'America ai Paesi emergenti (Cina compresa, anche se non si può più definirla emergente visto quanto è “emersa” al punto da dominare la scena internazionale dell'economia) possono spendere, e tanto, scegliendo il meglio. Anche e soprattutto nel settore della cura del corpo e della cosmesi. Il mondo del beauty che, come è stato fotografato prima dell'estate dal primo convegno dedicato a questo settore da Pambianco Strategie d'Impresa in partnership con EY dal titolo La rivoluzione nell'industria della cosmetica – I nuovi trend e gli attori che stanno cambiando il sistema vale solo per la filiera italiana 15 miliardi di euro con un tasso di crescita media del comparto del 5%. “Il valore della bilancia commerciale del beauty — ha spiegato Fabio Rossello, presidente di Cosmetica Italia, associazione che rappresenta 500 aziende del comparto con 35mila addetti — è superiore a quello di mercati altrettanto importanti per l'Italia come lo è quello della pasta, degli yacht, dell'acciaio”. Il 57% dell'export cosmetico italiano, ricorda David Pambianco, Ad di Pambianco Strategie d'Impresa, è indirizzato verso dieci Paesi tra i quali (eccetto Hong Kong) non sono presenti i mercati asiatici. Quindi è proprio in questa area del mondo che si aprono le maggiori possibilità di crescita per l'industria della bellezza attraverso una crescita dimensionale delle aziende, operazioni merger and acquisition e soprattutto un filo diretto con il cliente. Quel filo che parte dalla qualità del prodotto (in particolare nel settore dell'alta gamma e quindi del lusso) ma non può trascurare sia i canali di vendita sia, e soprattutto, la sua “veste”. Ovvero il
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IL PACKAGING DI LUSSO
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packaging. Perché, che siano comprati online — con il digitale che impatta oggi l'intero percorso di acquisto per il 36% come ha spiegato al convegno Elisabetta Taverna, responsabile italiana del settore Healthcare e Beni di Largo consumo di Google — oppure in una profumeria o un corner shop d'alta gamma, creme, profumi e rossetti devono conquistare subito il desiderio del consumatore. E farlo nel migliore dei modi possibili se si tratta di un consumatore del lusso. Del resto quella del packaging di lusso è una sfida avvincente e anche molto promettente. Secondo l'ultima ricerca di Smithers Pira, questo mercato è previsto in aumento del 19% entro il 2019 con volumi pari a ben 17,6 miliardi di dollari. Le aspettative di crescita del settore sono stimate in media del 4,4% all'anno fino al 2019 con tassi di aumento di circa il 3% annuo in Europa occidentale e in Nord America, del 6% nell'area Asia-pacifico e del 9% in America latina. L'ultimo rapporto di Altagamma in collaborazione con The Boston Con-
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Il valore stimato in miliardi di dollari entro il 2019.
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sulting Group True Luxury Global Consumer Insight evidenzia che ben il 90% della crescita del settore è a carico di tre tipologie comportamentali: gli Absolute Luxurer, i Megacitier e i Social Wearer. Se i primi sono coloro che spendono di più per tali prodotti, raffinati ed eleganti, che contano per il 27% dei consumi totali, e i secondi sono i Millennials residenti nei grandi centri urbani, alla moda, con un peso pari al 17% sempre dei consumi totali, i cosiddetti Social Wearer sono particolarmente interessanti perché caratterizzati dall'attenzione alla sostenibilità sociale e ambientale. Ma quali sono gli elementi chiave del packaging del lusso e i comportamenti differenziati, nel comparto della cosmetica, tra i brand della moda che offrono anche creme e profumi e le griffe e le profumerie artistiche che fanno solo questo di mestiere? Secondo l'agenzia pubblicitaria J. Walter Thompson, che ha condotto un'attenta riflessione sul segmento all'indomani del Luxe Pack di New York, tre sono gli elementi chiave del
comparto: innovazione, globalizzazione del design dell'imballo del prodotto e attenzione ai formati adatti al viaggio e in generale al movimento. Con i consumatori che chiedono un'attenzione particolare all'ergonomia del packaging tanto che l'interazione tattile dell'utente con il prodotto può addirittura alterare in positivo o in negativo l'impressione iniziale. E quando si tratta di prodotti cosmetici diventa strategico che il flacone sia facile da stringere con una sola mano senza generare movimenti innaturali per l'applicazione.
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Sul mercato del lusso, e in quello particolare del beauty, sottolinea Stefano Fiorini, Sales director shopping & Luxury Divisions di Fiorini International, “si percepisce un ritorno al benessere nel senso che i clienti stanno cominciando ad avere più effervescenza dopo un periodo di pausa”. Da qui la spinta a elaborare nuove idee e nuovi prodotti e un sensibile ritorno al valore del made in Italy. Ma anche una
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differenza tra l'approccio al packaging da parte delle griffe internazionali della moda e i brand, come detto, specializzati solo nel beauty. I marchi che hanno anche un ramo d'azienda dedicato a profumi & C., aggiunge Fiorini, mantengono la loro brand identity del packaging trasferendola anche a questo settore. Viceversa i marchi puramente di profumi e cosmetica di lusso stanno investendo molto sul packaging per essere più “evidenti”. Se il brand della moda è di per sé riconoscibile quello della sola cosmesi deve affermare la sua immagine creando un impatto visivo nuovo e più elettrico, immediato. Addirittura più lussuoso. In questo contesto, aggiunge Luca Meana, alla guida di Pusterla1880, c'è un approccio personalizzato di ogni gruppo che tende comunque da una parte a confermare la sua coerenza nel packaging e nella strategia di comunicazione e dall'altra a richiedere sempre di più un maggiore valore aggiunto sebbene ogni campagna possa cambiare in base
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alle scelte dell'art director. Rimane l'esigenza di un'altissima qualità della stampa e delle nobilitazioni accompagnata dall'aspetto dell'ecocompatibilità. Per il quale Pusterla1880 ha brevettato un packaging per le scatole rivestite che vede l'utilizzo del termoformat ricoperto da cartoncino colorato. Un sistema che permette di ridurre del 70% il consumo di plastica e consente anche la riciclabilità separata dei materiali. Quanto al settore specifico del beauty, in generale i brand della moda danno in licenza la parte cosmetica e profumeria anche se griffe come Chanel, Dior, il Gruppo Lvmh, Ferragamo, Hermes, lo fanno internamente per uniformare meglio l'immagine verso il consumatore anche per quanto riguarda il packaging. La creatività e la realizzazione di un progetto di comunicazione per questi settori, aggiunge Emanuele Bandecchi, direttore marketing di Rotolito Lombarda e di Nava Press, vengono gestiti all’interno della stessa azienda da buyer diversi: buyer
dedicati ai prodotti stampati per la linea cosmesi/profumi e buyer per il lusso/couture. Con questo tipo di organizzazione la stessa griffe si affida per la stampa di cataloghi, inviti, eccetera anche a diversi stampatori e questo fa sì che lo stampatore abbia, all’interno della stessa azienda, più buyer con i quali deve interagire. In altri casi, come la realizzazione di comunicazione corporate — riviste, house organ, bilanci o libri celebrativi — esiste invece un’unica persona di riferimento trasversale a tutte le organizzazioni.
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Nel settore della cosmesi/ parfums, spiega sempre Bandecchi, la tendenza nella stampa dei prodotti dedicati alla cosmesi di alto livello è quella di dedicare una brochure a singoli prodotti destinati a clientela di fascia alta ma che richiedono l’impiego di finiture distintive: fustelle, lamine e confezioni eseguite artigianalmente. “Recentemente abbiamo stampato per un esclusivo
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prodotto cosmetico, una brochure cartonata e con labbratura in oro, la copertina è stata realizzata sovrapponendo tra loro diversi fogli di carta bianca con diversi livelli di fustella a formare una rosa, e, sempre per lo stesso brand, una brochure con il nome del brand e il contorno del flacone del profumo realizzati con filo da ricamo nero”. Nel settore della couture c’è anche la tendenza a utilizzare supporti di stampa o tecnologie e finiture che simulano la pelle, trame di pizzo o la seta. Ermenegildo Zegna per esempio per il suo esclusivo catalogo Atelier, dedicato agli abiti uomo confezionati su misura, ha scelto una copertina realizzata in pelle. E che per il packaging della cosmesi di lusso ci sia una ritrovata attenzione alla qualità e all'innovazione di prodotto lo conferma anche Stefano Beretta, account manager di Palladio Group che oltre al core business della farmaceutica sta crescendo anche nel beauty. “Il gruppo L'Oreal, cliente ormai storico – spiega - è stata una
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grande "palestra" per costruire un know how specifico fatto di ricerca di materiali, lavorazioni e finiture particolari, che oggi mettiamo a disposizione anche di altri clienti, piccoli o grandi, del settore, e altrettanto si può dire ad esempio di un'altra multinazionale come Revlon. Una recente significativa acquisizione, poi, è la linea Single Blade del marchio Proraso, dalla grafica molto raffinata e tecnicamente molto impegnativa”. Del resto, chiosa Beretta, “il mercato del cosmetico, dopo qualche anno di crisi in cui l'attenzione principale si era spostata dalla qualità del packaging al contenimento dei costi sembra da qualche tempo segnare un'inversione di tendenza. Ed è interessante notare che in parallelo anche il settore farmaceutico, per quanto concerne soprattutto prodotti da banco ed integratori, sembra guardare in qualche modo al modello del cosmetico, puntando a confezioni più elaborate nella grafica ed arricchite da lavorazioni particolari”. Come dire: il lusso che entra in farmacia...
Il mercato del cosmetico, dopo qualche anno di crisi in cui l'attenzione principale si era spostata dalla qualità del packaging al contenimento dei costi, sembra da qualche tempo segnare un'inversione di tendenza. Stefano Beretta / Palladio Group
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BRANDING
Marvis Limited Edition: innovare senza cambiare
La sfida dell’innovazione coinvolge da vicino anche i cosiddetti cult brand. Ma come introdurre novità senza intaccare la loro iconicità? Le limited edition di Marvis mostrano una delle strade percorribili dai brand: un esercizio di costante dialogo tra identità da custodire e urgenze di innovazione da esprimere.
ROGER BOTTI è Direttore Generale e Creativo di Robilant Associati. Il suo ruolo coniuga insieme competenze manageriali, supervisione creativa e responsabilità organizzative. Botti vanta un’esperienza consolidata nel Brand Design e nel Packaging Design. Si occupa anche di Corporate Identity per importanti brand. Sotto la sua supervisione si è consolidato in RobilantAssociati un team dedicato a progetti di Retail Branding e Digital Strategy. Appassionato osservatore dei comportamenti di consumo, interviene spesso come relatore a conferenze e convegni.
Brand dall’allure internazionale, ecletticamente legato a mondi e linguaggi espressivi differenti, sempre guidati dall’estetica. Marvis è un’icona senza tempo e di ogni tempo. Incarnazione di un dandy metropolitano creativo, eclettico, curioso e poliedrico, capace di individuare le novità emergenti prima che divengano moda. Anche love brand come Marvis, tuttavia, - storici, iconici, intoccabili - sono chiamati nel contesto del mercato di oggi a stare al passo con le nuove velocità, le nuove attese, i nuovi linguaggi della cultura contemporanea. Abituati all’innovazione rapida e costante, i consumatori si aspettano capacità di stupire, di anticipare, di raccontare storie, di coinvolgere in viaggi straordinari, reali o immaginari.
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ROYAL I viaggi eleganti e lussuosi sull’Orient Express sono l’ispirazione per Royal. Una pasta dentifricia dal gusto unico e sofisticato che combina lo zesty dell’olio dei limoni italiani, mandarino dolce, estratto di fragranti rose e noce moscata. Questa miscela unita alla menta crea un’esclusiva sensazione di gusto pungente ed inebriante.
KARAKUM Le emozioni di un viaggio immaginario attraverso il Mar Nero, la Persia, i deserti della Mongolia fino alla Cina orientale sono magicamente ricreate in Karakum. Una pasta dentifricia dal gusto ricercato che combina la migliore menta piperita e la dolcezza del succo delle arance con un avvolgente e aromatico cardamomo, rara spezia orientale, per una lunga sensazione di ammaliante freschezza.
RAMBAS Le spiagge e le esotiche atmosfere delle isole tropicali sono l’ispirazione di Rambas. Una pasta dentifricia dal gusto fruttato e vellutato, che combina la pesca matura e l’ananas dolce ad un twist del dolce mango Alphonso, il tutto arricchito dall’aroma di un rametto di menta per una sensazione di infinita ed accesa freschezza.
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Gestire questo “invito” alla novità senza perdere focus, identità, senza incorrere in una proliferazione di prodotti o in una revisione più o meno sostanziale del proprio modello è il dilemma che molti brand oggi si trovano ad affrontare. Le Limited Edition di Marvis rappresentano in questo senso una soluzione brillante. Non tout-court, ma nella misura in cui rappresentano un’operazione che si sviluppa in maniera naturale nel solco del DNA del Brand. Una soluzione che asseconda il desiderio dell’azienda di interpretare al meglio il proprio ruolo di trend setter senza alterare l’offerta in maniera permanente. L’introduzione temporanea di una serie di gusti ricercatissimi si conferma, anzi, completamente coerente con la naturale attitudine “dandy” di Marvis e la scelta di farne un’edizione limitata concorre ad aumentarne l’allure, la desiderabilità, l’esclusività. Operazioni come le special edition hanno il merito di innalzare repentinamente il livello di attenzione dei consumatori intorno al brand, aumentando il suo impatto comunicativo, la memorabilità e la percezione di dinamicità rispetto a un’operazione permanente. Inoltre, si rivelano azioni tattiche in grado di aprire la strada a molti possibili sviluppi futuri, senza vincolare la produzione in maniera definitiva. È così che nasce “The wonders of the world”: un nuovo set gusti inediti di cui, d’intesa con l’impresa, abbiamo definito il nome, il concept, l’immaginario e per finire - ad opera dei maestri profumieri di Marvis – note e composizione del gusto. Il packaging di queste “Meraviglie” segue il viaggio attraverso i sensi e l’immaginazione che ciascuno dei tre gusti propone, grazie a un linguaggio illustrativo fantastico e sognante. Per un migliore standing a scaffale e per esaltare l’iconicità del tubetto, la scatola che lo contiene presenta una cartotecnica studiata ad hoc che ne asseconda la forma: esagonale alla base come il tappo del dentifricio e via via più stretto e bidimensionale procedendo verso il top. Una ricercata alternanza di rilievi e vernici lucide e opache su un cartoncino goffrato esalta la ricchezza illustrativa, la matericità e la preziosità dell’oggetto, presentato anche nel “box degustazione” per chi volesse regalare o assaggiare tutti i gusti. Un progetto inedito di new product development che parte da una consapevolezza profonda del brand e della sua identità e che gli dona nuova vitalità e interesse seguendo il suo naturale talento.
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ICMA PRESENTA A LUXEPACK MONACO 2017 TRE NUOVE COLLEZIONI Icma celebra la propria ventennale presenza a LuxePack, presentando a un’audience internazionale 65 nuove carte che nascono da un processo di ricerca a cui collaborano anche trend setter, art director, packaging specialist, opinion leader nel settore del lusso. È il caso delle tre nuove collezioni Opaques, Coppers, Woods che si ispirano ai materiali dell’edilizia e dell’architettura, dell’interior design e dell’ambientazione domestica. Materiali le cui potenzialità espressive, elaborate sulla carta, si sono rivelate effettivamente originali. Individuate le caratteristiche salienti di un materiale, Icma le ha reinterpretate per restituire alla vista e al tatto sensazioni vere, ben diverse dalla semplice imitazione. La prima serie di carte della collezione Woods ha debuttato con successo a Packaging Première a Milano, ora si compone di 19 carte che mostrano le venature e i nodi tipici dei legni. Sono realizzate con una tecnologia che consente la bi-coloritura in contemporanea con la goffratura per conferire anche un senso di profondità e spessore. Le carte sono disponibili in diverse varianti di colore, in gradazione da tonalità ambrate fino al nero ebano e a un particolare grigio al bianco betulla.. Per la collezione Coppers il riferimento è al rame che svela la sua cangiante bellezza quando è trattato sulle carte di Icma in una varietà di nuance, texture e finiture. Disponibile in 24 varianti di colore, che Icma ha voluto rappresentassero le età del rame e il suo reagire agli agenti atmosferici. Un materiale vivo, su cui il tempo lascia il segno mutando il colore che, dai toni del rosa tenue del rame giovane, passa a quelli più aranciati fino a un
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rosso cupo tendente al bruno. Gli anni e le intemperie agiscono all’unisono e creano bizzarre screziature, patine “vissute” e le tipiche macchie dell’ossidatura. Le versioni lucide, opache, satinate, sabbiate, si alternano ad effetti diamantati, a un’inedita velatura verderame in una perfetta illusione ottica che esalta la plasticità compositiva del rame. Con la collezione Opaques, che trae ispirazione dal mondo dell’arredo, in particolare dagli imbottiti in diversi pellami morbidi, setosi, ma senza riflessi, Icma incrementa in modo sostanziale la categoria delle carte opache. Cemento, gesso, intonaci a sabbia, gomma e altri materiali propri dell’edilizia, utilizzati per le finiture interne, rinascono sulla carta con la stessa corposità e plasticità aprendo al packaging ulteriori possibilità creative. Opaques è una collezione di 22 carte che, come per tutte le carte del catalogo Prêt-à-Porter, sono sempre disponibili a magazzino in pacchi da 125 fogli.
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Con il paper finder di www.icma.it è possibile trovare la carta adatta per ogni progetto e sui social network è piacevole cogliere momenti di ispirazione che Icma alimenta continuamente. Per chi predilige il contatto sensoriale con le originali sartorial paper di Icma, già a LuxePack, le potrà conoscere presentate nei nuovi cataloghi il cui format consentirà di apprezzare ogni singola carta, mentre un opuscolo incluso ne esplora le possibilità di resa, in funzione di diversi trattamenti grafici e di stampa.
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Sinfonie olfattive nel cielo di Capri
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Nuovi packaging con dettagli tattili stampati in termografia, boccette-gioiello, personalizzazione delle confezioni e delle decorazioni, riallestimento delle boutique, una galleria olfattiva appena inaugurata all’Aeroporto Internazionale di Napoli. Così, passo dopo passo, attraverso un processo costante di innovazione, un piccolo laboratorio artigianale fondato negli anni Cinquanta è diventato uno dei brand di nicchia più apprezzati della profumeria artistica. Ne parliamo con il titolare Silvio Ruocco e con sua figlia Virginia.
P Proprio come Sharazād Capri cattura nell’incantesimo della sua bellezza chiunque si abbandoni al fascino delle leggende che custodisce: misteri, segreti, bisbigli che s’intrecciano ai profumi degli oleandri che orlano le stradine, sbocciano dalle rocce argentate, pervadono la trama segreta di un’isola che è mito e bellezza allo stato puro. Una delle tante leggende capresi è all’origine di Carthusia, la prestigiosa azienda di profumi fondata nella prima metà del Novecento, rilanciata nel 1990 da Silvio Ruocco, imprenditore appartenente a una famiglia di gio-
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iellieri che, nel giro di pochi anni, con l’aiuto di sua figlia Virginia, ha saputo fare di una piccola officina di profumi una brillante azienda di rilievo internazionale. Tanto che oggi Carthusia — che distribuisce i profumi di Capri in 40 paesi attraverso 300 negozi specializzati — figura tra i brand di nicchia più apprezzati della profumeria artistica. Un’icona di Capri dove tutto — dai nomi delle essenze (Gelsomini di Capri, Aria di Capri, Caprissimo, Io Capri…), alla meravigliosa sirena floreale del logo, dagli ingredienti dei profumi al packaging – tutto dicevamo è indissolubilmente legato all’isola, come un veicolo olfattivo che ne moltiplica i colori, le atmosfere, le seduzioni.
C C’era una volta... Le formule dei profumi di Capri risalgono, secondo la leggenda, al 1380 e sarebbero nate tra i chiostri silenziosi della Certosa di San Giacomo. Qui un monaco intraprendente — ci sembra di vederlo — ha appena raccolto un bouquet di garofani selvaggi da regalare alla regina Giovanna d’Angiò in visita sull’isola.
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Ma un’improvvisa libecciata impedisce alla regina di affrontare il viaggio. Così dopo tre giorni, quando il certosino decide di gettare via i fiori, s’accorge che l’acqua emana una fragranza intensa e misteriosa, un profumo dagli accenti vibranti che, come un vento tiepido, ha ormai invaso il convento, si è aggrappato alle spesse mura delle celle monastiche, ai corridoi coperti dei chiostri. È lui — inatteso, timido, delicato — Garofilium silvestre caprese, il primo profumo di Capri.
Tutte le fragranze Carthusia hanno un legame invisibile con Capri, ne riproducono le atmosfere e le emozioni, sono accordi olfattivi unici, come l'isola che li genera.
Dalle origini leggendarie dei profumi ci affranchiamo solo dopo molti secoli, per la precisione nel 1948, quando — questa è storia vera e propria con la S maiuscola — un chimico piemontese di passaggio sull’isola, Piercarlo Giovine, scopre le antiche formule delle acque profumate composte dai monaci della Certosa di San Giacomo, e fonda un piccolo laboratorio, Carthusia, dove i fiori appena raccolti vengono distillati e diventano essenze delicate e perfette: Aria di Capri, Incontro a Capri, Materita... Oggi quella romantica officina si chiama ancora Carthusia, è il più piccolo laboratorio di profumi al mondo, dove si lavorano le materie prime naturali delle fragranze firmate Carthusia, dal rosmarino al garofano, dal mughetto al sandalo, dal fico sel-
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vaggio alle foglie di limone. Tutto è cambiato ma il laboratorio è ancora lì, poco lontano dalla Certosa, sulla romantica stradina che porta ai Giardini di Augusto, lungo un percorso straripante di colori, che regala ai passanti un’inimitabile sinfonia olfattiva.
I Innovazione e cura del dettaglio “Pur essendo un’azienda ancora prettamente familiare — ci dice l’ad Silvio Ruocco — oggi stiamo cercando progressivamente di strutturarla e di organizzare tutto l’insieme dei processi in modo che possa continuare il suo percorso di crescita e di espansione anche senza la presenza costante della famiglia, di me e di mia figlia Virginia in particolare”. Cosa ha portato in Carthusia della sua esperienza di gioielliere, gli chiediamo. “Ho portato tutto quello che sono e che ho appreso nel mio percorso: l’attenzione al cliente, la cura maniacale dei dettagli, l’esperienza nel mondo del lusso, la creatività, la cura capillare nell’immagine dei negozi e tutti quei valori che fanno apprezzare le piccole aziende italiane di nicchia”.
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Non a caso, ci spiega, quando sedici anni fa ha rilevato l’azienda, il primo passo è stato ripensarne l’immagine sia attraverso il riallestimento delle boutique che attraverso un processo graduale di innovazione dei prodotti e del packaging. “Non appena abbiamo acquisito il laboratorio ho intuito che occorreva cambiare e rilanciare Carthusia — rievoca Ruocco — trasformare quella piccola fabbrica isolana che produceva e vendeva profumi–souvenir in un’azienda artigianale di nicchia, capace di custodire in sé gli antichi valori del laboratorio artigianale ma che fosse al tempo stesso strutturata come un’azienda moderna, tesa all’innovazione costante, all’ampliamento delle linee di prodotto, alla comunicazione, alla proiezione sui mercati esteri”. Da quale punto del percorso ha cominciato per realizzare questo obiettivo? “Abbiamo cominciato a rivisitare le vecchie formule dei profumi e ci siamo affidati a un naso famoso che ha creato per noi fragranze esclusive, legate ai profumi di Capri, capaci di esprimere un legame con le atmosfere dell’isola, poi abbiamo avviato la produzione della linea casa, che oggi comprende tante declinazioni e tipologie di prodotti”. Comunicazione e riconoscibilità Nel corso degli anni l’azienda ha ampliato l’offerta, inaugurato un bar-
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Un’opera liberty Una sirena che, nel gioco della sua metamorfosi, sprigiona l'universo di fiori colorati dai quali nascono i profumi Carthusia. È la meravigliosa opera liberty creata per Carthusia da Mario Laboccetta (Napoli, 1899 Capri 1988), che spicca sulle confezioni dei prodotti. Artista poco conosciuto, negli anni Venti e Trenta del Novecento, Laboccetta ebbe invece una notevole popolarità a Parigi come decoratore e illustratore di libri. A lui furono affidate nel 1933 dall’editore Nilsson le illustrazioni di un’importante edizione di Les Fleurs du mal di Baudelaire e di Les Paradis artificiels. Famose anche le illustrazioni che fece per i Contes d’Hoffmann, L’Édition d’Art Henri Piazza del 1932.
ber shop, perfezionato e strutturato sempre di più la comprensione delle essenze per offrire ai consumatori di tutto il mondo una vasta collezione di fragranze, non solo profumi, ma balsami, creme per il corpo, una collezione casa e tanto altro. Ancora oggi tutte le fasi della produzione vengono eseguite manualmente per garantire la rigorosa osservanza dei metodi naturali. Dunque un lavoro concentrato sulla visibilità, sulla riconoscibilità del marchio, soprattutto sulla comunicazione con una grande attenzione al packaging, all’apertura di numerosi negozi monomarca, in Italia e nel mondo. Il brand Carthusia è presente anche in prestigiosi punti vendita e alberghi con collezioni esclusive. “Abbiamo puntato non soltanto sulla rivisitazione delle ampolle-gioiello e dei packaging — precisa Virginia Ruocco, responsabile Area Marketing di Carthusia — ma anche sulla personalizzazione delle fragranze, la vendita nell’e-commerce e tante iniziative di comunicazione”. L’ultima in ordine di tempo è la realizzazione di una galleria olfattiva, visiva e sonora dedicata ai passeggeri che arrivano all’Aeroporto Internazionale di Napoli. “Accompagniamo i turisti dallo sbarco nell’ aeroporto fino a Capri — spiega ancora Virginia — e lo facciamo proponendo loro un’esperienza multisensoriale in un ambiente interattivo”.
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N Nuovo pack a prova di sensi Dal gennaio 2017 il pack Carthusia è cambiato e tutta la linea Eau de Parfum ha una nuova veste sulla quale è impresso il mitico logo di Carthusia, stampato con le tecnica della litografia. I nuovi astucci sono stampati in quadricromia e Pantoni, ci spiega Virginia, ma nei dettagli dove c’è il colore è stata utilizzata la tecnica della termografia allo scopo di creare uno spessore molto evidente e molto tattile, che non sarebbe stato possibile ottenere con le tecnica della serigrafia. La termografia è uno dei sistemi più adatti per ottenere l'effetto rilievo, una linea di spessore evidente che si crea in linea, attraverso il deposito di polveri sull'inchiostro ancora fresco e la successiva polimerizzazione con una specifica sorgente di calore. “Con il nuovo pack abbiamo cercato di coniugare la tradizione di Carthusia con un tocco di innovazione — dice ancora Virginia — ma sempre nel rispetto dei nostri valori”. E aggiunge: “soprattutto, abbiamo voluto dare un carattere sensoriale ai nostri pack, modernizzarli, aggiungere una suggestione tattile capace di esprimere, attraverso la confezione, la misteriosa forza dei nostri profumi”
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Paper for Perfectionists.
Una volta un uomo saggio disse che i dettagli fanno la perfezione, ma la perfezione non è un dettaglio. Ecco perchè la carta conta. Con la sua apparenza, la carta non patinata PERGRAPHICA® dona emozioni che rendono la tua storia vera. Dopo tutto, la perfezione è come la intendi.
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GRAFICHE ANTIGA TIPOTECA ITALIANA TEMPIO DI BELLEZZA
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ipoteca Italiana nasce come fondazione privata nel 1995 per recuperare e valorizzare il patrimonio storico della tipografia italiana. L’iniziativa, voluta e sostenuta dai fratelli Antiga, titolari di Grafiche Antiga, si è posta come obiettivo la creazione di uno spazio permanente di raccolta, conservazione, studio e diffusione della cultura tipografica, dei saperi e delle competenze legate alla tipografia. Il Museo della Stampa e del Design Tipografico è l’espressione pubblica di Tipoteca Italiana. Nei suoi spazi espositivi accoglie sale di composizione, fusione, stampa, restauro, laboratori e aule didattiche. L’Archivio dei caratteri e delle macchine da stampa, in parte integrato nel percorso museale, è considerato tra i più importanti al mondo. Tipoteca Italiana si è impegnata a raccogliere uno straordinario patrimonio di caratteri di metallo e di legno, espressione tangibile della produzione di fonderie e xilografie tipo-
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grafiche nel periodo cruciale dell’industrializzazione italiana. L’intento primario è quello di documentare, attraverso i caratteri, la vivacità grafica degli stampati e l’evoluzione del gusto estetico, dall’Ottocento fino agli anni settanta del Novecento. La storia dei caratteri è indissolubilmente associata a quella della cultura che li ha prodotti e adottati, e consente quindi un’altrettanta puntuale lettura dell’estetica e degli ideali dei vari decenni. L’Archivio Caratteri di Tipoteca è costituito da centinaia di stili di caratteri di piombo e da oltre cinquemila casse di caratteri di legno. La catalogazione su supporto digitale, avviata da tempo, permetterà una descrizione più puntuale dei caratteri presenti, la loro origine e periodo di produzione, offrendo interessanti spunti per il loro studio e fruibilità. Per il piombo, sono presenti i caratteri più significativi delle principali fonderie italiane, a partire da quelli dell’azienda più importante, la Nebiolo, attiva a Torino dal 1880 fino alla fine degli anni ’70. Semplicità, Veltro, Neon, Microgramma, Eurostile, Magi-
ster, Garaldus e tanti altri sono nomi con cui generazioni di tipografi hanno composto stampati di ogni genere e di ognuno si conservano documenti significativi in Tipoteca. Per i caratteri di legno, degno di menzione è l’archivio di Luigi Melchiori, un valente xilografo di Crespano Veneto, attivo a cavallo del XIX e XX secolo, oltre ai numerosi caratteri provenienti da tipografie sparse su tutto il territorio nazionale, in massima parte prodotti da fabbriche dislocate al nord e centro Italia. L’Archivio di Tipoteca Italiana acquisisce ancora più pregio e interesse, se non si perde di vista il valore culturale del design insito in ogni carattere, risultato di una progettazione scrupolosa, attenta e sensibile, che doveva tener conto anche delle peculiari tecniche di produzione. Al pari dei caratteri, sono documenti altrettanto eloquenti i disegni preparatori dei progettisti, i campionari, gli specimen e gli stampati, con esempi concreti dei caratteri in uso che raccontano molto del successo di uno stile. Tipoteca Italiana ha raccolto tali ma-
teriali nella propria biblioteca, per costruire un “archivio” di carta, parallelo a quello dei tipi, fondamentale per la piena comprensione delle storie legate ai caratteri. Quest’ultimo ambito rappresenta un legame tra passato e presente della tipografia e indiscutibilmente costituisce la sfida e l’impegno più decisivi per Tipoteca: la conoscenza storica come bagaglio imprescindibile per la formazione di un designer. Nel contesto attuale, luoghi come Tipoteca sono non solo spazi di conservazione e salvaguardia di un patrimonio storico di immenso valore culturale, ma di fatto rappresentano il vitale serbatoio di conoscenze indispensabili per la qualità e la bellezza della stampa. I caratteri digitali sono il risultato di un percorso evolutivo che trae origine dai segni grafici e dalla scrittura. La stampa a caratteri mobili conserva intatta la “pienezza” tecnica e artistica di un lavoro artigianale: la tipografia classica preserva infatti la qualità sensoriale della lettura e il piacere tattile e visivo delle parole.
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Un kit di sopravvivenza per toccare con mano pieghe, nobilitazioni, legature, formati e tanto altro. E per non sbagliare mai più. Sempre più spesso graphic designer e art director hanno poca dimestichezza con l’enorme mole di possibilità — in termini di formati, legature, pieghe e nobilitazioni — offerta dalla stampa. Ed è ancora più difficile far capire dimensioni, tecniche di stampa e lavorazioni speciali ad un cliente, senza avere tra le mani un prototipo pressoché finito. Lo sa bene il tipografo Yannis Bakiritzidis, con i suoi quasi venti anni di esperienza nel business della stampa. Sua è l’idea, presentata online pochi mesi fa, di Print Odyssey: una enorme raccolta di strumenti per migliorare la relazione e la comprensione tra clienti, designer e stampatori. Print Odyssey è suddiviso in quattro diversi raccoglitori. The Size Odyssey contiene tutti i formati possibili (sono
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oltre settanta!) stampati ottimizzando i fogli 64x88 e 70x100. Ciascun progetto è stampato in due colori e riporta tutte le informazioni necessarie per essere riprodotto (misure, grammatura della carta, colori Pantone™ utilizzati). The Folding Odyssey presenta più di quaranta diverse possibilità di piega, partendo da un foglio 64x88 o 70x100. The Special Finishing Odyssey offre un campione per ciascuna diversa nobilitazione disponibile nella stampa moderna: dall’embossing alla vernice UV, dal foil a caldo al debossing — tutti presentati su diverse tipologie di carte. Ancora, The Binding Odyssey contiene diverse opzioni di rilegatura del prodotto finito: dalla cucitura giapponese alla brossura, dalla spirale al punto metallico. L’intero pacchetto è infine accompagnato da un lentino tipografico e un cd contenente tutti i file in formato Adobe InDesign per ciascun prodotto.
Print Odyssey è uno strumento ottimamente realizzato, in grado di aiutare ogni designer nel presentare con efficacia un progetto ad un cliente, senza la necessità di chiedere campioni o prototipi alla tipografia. Ma non è tutto: sulla lunga distanza, si rivela anche fonte inesauribile di creatività e ispirazione per il designer stesso, che può letteralmente toccare con mano formati, effetti e finiture. Print Odyssey si può acquistare online sul sito: www.printodyssey.com
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Manifattura del Seveso Tessuti per la legatoria, la cartotecnica & il packaging di lusso www.manifatturadelseveso.it 0056
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PIXARTPRINTING: 300 MODELLI DI PACK ON DEMAND PER LA COSMESI L’ampia gamma di pack on demand comprende astucci standard, con o senza finestra, versatili e facili da assemblare; astucci con fondo a scatto, offerti con l’opzione della finestra e il fondo resistente al peso per garantire massima sicurezza nell’utilizzo e astucci ovali, originali nel design e molto comodi nell’apertura. Completano l’offerta cofanetti, bauletti, astucci guaina, astucci appendibili, tutti realizzati in cartoncino teso di pura cellulosa da 360 g/m², un classico nella produzione del packaging destinato ai prodotti cosmetici.
da 25 pezzi, e della consegna anche in sole 48 ore. Inoltre, il packaging rinforzato è particolarmente interessante per i prodotti cosmetici che spesso sono contenuti in flaconi fragili. Rivestito internamente da cartoncino microonda, è ancora più solido, più compatto e più resistente: la soluzione ideale per preservare l'integrità del contenuto.
Le nuove possibilità di personalizzazione comprendono anche tre finiture speciali che spaziano dalle eleganti vernici lucide in grado di donare brillantezza ai dettagli, alla vernice 3D ad alto spessore che riproduce grafiche in rilievo con un seducente effetto tattile. A queste si aggiungono l’applicazione di lamine in oro e argento. Con questa proposta il leader europeo dei servizi di stampa online rivoluziona l’offerta di confezioni personalizzabili destinate al beauty & cosmetics. Le novità riguardano la massima libertà di scelta di formato, dimensione e finiture speciali per un totale di 300 combinazioni con il valore aggiunto di quantitativi minimi, che per alcuni modelli partono
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LA COSMETICA
secondo Arconvert Se già nell’antica Roma il bagno era un luogo dove prendersi cura di sé e rigenerare il corpo e la mente secondo l’antico motto mens sana in corpore sano, oggi più che mai il bagno è il centro del nostro benessere psicofisico. Non è un caso se nella stanza da bagno adoriamo circondarci di cose belle, capaci di gratificarci e stimolare i nostri sensi. Ma non sempre le belle confezioni di creme e profumi si mantengono intatte, il più delle volte si deteriorano con l’umidità. Ecco allora che Arconvert, con i suoi materiali autoadesivi, propone all’industria del packaging cosmetico la soluzione definitiva: estetica e funzionale insieme. La gamma Manter by Arconvert coniuga infatti l’impareggiabile attrattiva dei frontali prodotti dalla Capogruppo Fedrigoni a elevate prestazioni funzionali in presenza di sbalzi termici, e durevoli performance antimacchia al contatto con unguenti e creme a base oleaginosa. Così che i designer del labelling della cosmesi hanno a disposizione molte frecce nel loro arco. Per chi desidera osare, le carte e i film autoadesivi prodotti da Arconvert sono una fonte d’ispirazione “certa”: non soltanto per la bellezza e la poliedricità delle collezioni Manter, ma anche per-
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ché questi materiali autoadesivi mantengono le promesse – sempre. È proprio la sapiente maestria di Arconvert ad aver ispirato i designer dell’agenzia francese Servaire & Co nella creazione di “Perfume & beauty label collection”, il nuovo catalogo cosmetico Manter by Arconvert. Il progetto grafico si sviluppa intorno al tema dei giardini alla francese, da secoli un riferimento estetico per i cultori della bellezza e i creativi di tutto il mondo. Un caleidoscopio di forme che stimola la genesi di infinite e armoniche visioni. La filosofia di Arconvert è la stessa di André Le Nôtre, celebre architetto creatore dei più bei giardini di Francia: il fascino del risultato sta tutto nella maestria con cui quel risultato si raggiunge.
Per maggiori informazioni: www.arconvert.com www.fedrigonicartiere.com www.servaireandco.com
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LA PRAIRIE: THE ART OF CAVIAR ARTE E BELLEZZA
nel segno di Nava Press
Famoso per le lussuose creme cellulari e i trattamenti per la giovinezza della pelle, la maison cosmetica più famosa nel mondo coniuga da sempre la sua intensa ricerca scientifica con l’universo dell’arte. Anche in occasione del 30esimo anniversario della linea Skin Caviar, il brand svizzero ha dato vita a una serie di iniziative ispirate al mondo dell’arte, tra le quali spicca la realizzazione di un elegante volume, intitolato The art of caviar, affidato a Nava Press di Milano. Dagli esordi negli anni Trenta, con la clinica La Prairie a Clarens-Montreux, in Svizzera, fino ai nostri giorni il volume ripercorre la storia della Maison attraverso testi e immagini di grande suggestione, stampate su fondi blu e neri, disegni di artisti stampati con vernici ad acqua e con vernici in oro e argento. Prodotto in 2000 copie, The art of caviar celebra idealmente l’arte e la cosmesi, la stampa e la Bellezza.
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COPERTINA: cartonata rivestita in tela Cialux 1580 | Stampa a caldo Argento Lucido in 1a, 4a e dorso + sfondamento a secco in 1a | Formato: chiuso: 24,6×33,5 cm. Formato aperto: 49,2×33,5 cm | Tip on su prima di copertina | Formato finito: 18×18 cm | Carta Gardamatt 250 gr. | Stampa 4/0 colori + Plastificazione Lucida in bianca | Risguardi: Carta Skin Dark Blue da 135 gr. INTERNO: 122 pagine (90 pagine + 5/4ni inserti + 1 Pieghevole 6 Ante)
90 pagine: Carta Xper Premium White da 200 gr. | Stampa UV 6/6 colori (CMYK + PMS425C + PMS877C tradizionale) + vernice idro 50/50 b/v + Stampa a caldo Oro 232 5/4ni inserti: Formato chiuso: 24×33 cm | Carta Skin Dark Blue da 135 gr. | Stampa a caldo Argento Lucido in bianca e volta
Pieghevole 6 ante: Formato chiuso: 23,7×33 cm | Formato steso: 137,6 (68,8×2 ×33 cm) | Carta Xper Premium White da 200 gr. | Stampa UV 6/6 colori (CMYK + PMS425C + PMS877C tradizionale) + vernice idro 50/50 b/v CONFEZIONE: Cartonato fresato PUR + Segnalibro in Nastrino Gros Grain Blu Scuro da 6 mm + capitelli blu scuro INSERIMENTO LEALE: Formato 23×32 cm | Carta Skin Dark Blue da 135 gr. | Stampa a caldo Argento Lucido in b/v. SLIPCASE: Formato: 24,9×34,4×3,3 cm | Apertura lato lungo | Rivestito esternamente in Tela Cialux 1580 e foderato internamente in Sirio Dark Blu da 140 gr. | Sfondamento a secco su 1 lato
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ti, u n e t n re i co o d v , a e f l a a i ne itor o i d z e a a m z r ten i fo e d p ione e z i m a s o i c l i c a i n an od mu e o e C h a c l r l Un pol de rice e i a d , p i t m n Sta a l l di eve e d cato r e m l de PUBLISHING
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ma che bei tipi
Gestire, riparare, convertire, creare font.
di L O R E N Z O
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I font sono attorno a noi. Tutto quello che è scritto ha un suo carattere, e non solo tipografico. Non ce ne rendiamo conto, ma fin da quando iniziamo a scrivere ci preoccupiamo non solo di cosa, ma anche di come scriviamo. I font sono attorno a noi tanto che, come racconta Simon Garfield nel suo libro “Sei proprio il mio tipo”, qualche anno fa il disegnatore di caratteri newyorkese Cyrus Hightsmith rischiò la vita cercando di trascorre una giornata distogliendo lo sguardo ogni qualvolta si fosse imbattuto in un testo scritto in Helvetica. E solo con quel carattere…
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I font sono talmente radicati in noi che quando nel 2009 Ikea cambiò carattere, dal Futura al Verdana, il pubblico non solo se ne accorse, ma ci fu una vera e propria crociata. Tutto nasceva dal fatto che il Verdana era già usato, perché era tra i pochi supportati dai siti web di allora, e ad Älmhut volevano un’immagine coordinata. Il New York Times scherzò sull’accaduto scrivendo che era la notizia “più accesa giunta dalla Svezia” e nacque un caso, il verdanagate. Ma perché questa acrimonia verso la scelta di Ikea? Il Verdana, creato da Mattew Carter, era in tutte le versioni di Windows, oltre a essere uno dei font più usati al mondo, non ha ascendenze artistiche come il Futura di Paul Renner, inoltre è goffo nei corpi grandi ed era un non-font che nessuno nota più. Si arrivò a scrivere: “Verdana è robaccia Microsoft, e la sua iper-diffusione ha contribuito a una omogeneizzazione del design. Da oggi, Ikea è solo un’azienda come un’altra”. Camilla Meiby, portavoce Ikea, intervistata nel 2009 ebbe a dichiarare: “Siamo stupiti, ma penso che siano stati principalmente gli esperti del settore a esprimere il loro punto di vista”.
Sbagliato. Se c’è una cosa che il caso Ikea ci ha insegnato, è che la tipografia è una passione sempre più trasversale. Di cambi di font è piena la storia, qualcuno lascia traccia, qualcuno passa inosservato come il pensionamento alla chetichella in Word del Times New Roman scalzato dal Calibri, senza grazie e un po’ arrotondato. Pensateci la prossima volta che aprite il menu dei font. Noi intanto pensiamo a come usarle al meglio.
GESTIONE DEI FONT Il software di riferimento per la gestione dei font è certamente Suitcase Fusion dell’americana Extensis (tiny. cc/dgn9ly). Compatibile praticamente con tutte le versioni più aggiornate dei programmi di grafica e impaginazione, Adobe o Quark, si integra perfettamente con il sistema operativo e consente la gestione più naturale dei font. Senza nessun appesantimento del sistema permette la creazione di librerie di migliaia di font e l’attivazione e disattivazione puntuale del carattere necessario al momento giusto, senza latenza. Inoltre, grazie a plug-in dedi-
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cati, è possibile anche l’auto-attivazione all’apertura di un documento di Illustrator, Photoshop, InDesign, InCopy, AfterEffect e Xpress. La versione Universal Type Server consente, inoltre, una gestione centrale di tutti i font, limitando così al minimo gli errori relativi alle diverse versioni e regolarizzando le licenze. L’interfaccia è decisamente semplice e si compone di una grande finestra centrale di anteprima del carattere con tutte le varianti di peso e di un menu dal quale creare e organizzare tutte le proprie librerie, lasciando grandi libertà, sia che si lavori per cliente sia che si lavori per progetto. E se non bastasse la propria collezione, Suitcase si integra naturalmente anche con Google Font (fonts. google.com) e con Adobe Typekit.
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Nato come programma gratuito e rimasto tale fino alla versione 1.2.3, FontExplorer, ora diventato FontExplorer X Pro 6 (fontexplorerx.com), è certamente l’alternativa più valida a Suitecase. Non manca l’attivazione dei font automatica all’apertura di un documento grazie a plug-in specifici per le suite Adobe e Quark che in più si integrano con le principali fonderie online, come
Fonts.com, Linotype.com, MyFonts.com e FontShop.com: in pochi clic si sceglie, si prova e si acquista un carattere senza lasciare l’applicazione. Molto utili sono gli strumenti di classificazione automatica dei caratteri per famiglie, fonderie, stili e set personalizzati e la possibilità di creare un catalogo scegliendo il testo campione, il colore e il formato (pdf e csv compresi) e stamparlo. Si possono creare anche dei set temporanei per aggregare, sotto forma di sfogliatore, i font per effettuare le proprie scelte senza mettere in disordine la propria collezione. Molto potente è anche il motore di gestione dei conflitti, croce di ogni grafico, per evitare di lottare con font che non si vogliono attivare o sembrano attivi, ma non si visualizzano correttamente nei documenti: FontExplorer mostra il percorso completo dei duplicati consentendo di gestirli a colpo d’occhio. Ma le due funzioni decisamente più interessanti sono il rilevamento dei font in un documento chiuso, InDesign e XPress ovviamente, ma anche pdf, eps, svg, Pages, Keynote, Office e Open Office, e la possibilità di importare librerie anche da altri font manager.
Se non si hanno grosse necessità di gestione di font e strumenti come Libro Font del macOS sono sufficienti, certamente non si potrà fare a meno di PopChar (https://goo.gl/rkDATH) che da 30 anni sta sui desktop di chiunque faccia grafica. Lo strumento è perfettamente integrato con il sistema: una volta installato, compare una piccola P in alto a sinistra e da lì si apre una finestra in overlay che in qualsiasi momento e da qualsiasi programma consente di avere sott’occhio tutte i font presenti
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sul computer, di vederne un’anteprima a video e, cosa assai utile, cliccare su qualsiasi carattere della mappa per incollarlo istantaneamente dove occorre. Senza perdere tempo a cercare ~, ® o §, e senza dover imparare le scorciatoie da tastiera. La versione 8, l’ultima, supporta anche emoji, legature e glifi e ricorda i caratteri più usati. Il motore di ricerca consente di cercare un font o un carattere per nome (es. Yen) o da un disegno fatto a mano libera direttamente in un’area del programma.
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Che font è?
RIPARAZIONE Chi non ha mai avuto a che fare con un font corrotto alzi la mano. Il più delle volte il comando File/Convalida Font del Libro Font è sufficiente per trovare quelli rovinati, ma se occorre ripararli? 4
FontDoctor (www.extensis.com/?p=14) potrebbe essere la soluzione. Il programma lavora in due modalità: diagnostica per esaminare i font e curativa per tentarne la riparazione. È possibile impostare uno scheduling per eseguire un autoscan periodico e prevenire problemi o inutili interruzioni nel flusso produttivo. Come un antivirus, il programma isola i font corrotti mettendoli in quarantena e genera un rapporto dettagliato indicando il problema, arrivando fin alla sotto famiglia (es. Helvetica BlackOblique). Una finestra di dialogo riporta il percorso del carattere rovinato in modo da poter intervenire direttamente senza ricorrere a una ricerca nel file system. Attenzione: i font duplicati per il programma sono un problema da riparare, quindi tenete ordinata la vostra libreria per evitare falsi allarmi. FontDoctor è venduto in licenza singola, o in bundle con Suitcase Fusion. Per i più “smanettoni” esiste però una valida alternativa gratuita chiamata AFDKO (Adobe Font Development Kit for OpenType; tinyurl.com/y8nol6ol) che altro non è che il tool di sviluppo di font usato internamente dagli sviluppatori di Adobe per la creazione di
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font PostScript e OpenType. Non esiste interfaccia grafica, ma solo una serie di tool su linea di comando che consentono creazione e modifica, verifica e validazione di un font e la stampa (compreso l’export in pdf e in InDesign) della mappa del carattere. Una soluzione decisamente geek con la quale familiarizzare, ma davvero potente e ben documentata.
È la domanda che ogni creativo si fa ogni volta che si imbatte in un carattere particolarmente accattivante. Ma come fare per scoprirlo? La via più semplice è avere un file, anche una scansione, del font, anche poche lettere bastano, e darlo in pasto al sito myfonts.com (tinyurl.com/mpbog35). Un motore euristico particolarmente efficace riesce a trovare il carattere desiderato a partire da un jpg, gif o un png meglio se 160x1250 px a una buona risoluzione. Ovviamente, se l’ha trovato, myfonts.com consente anche l’acquisto in diversi formati. Una valida alternativa può essere anche fontsquirrel.com che con il suo matcherator scova i font anche più complessi mostrando i risultati graficamente e, se individuati, propone l’eventuale acquisto su numerosi siti. Se però il font lo si trova nella grafica di un sito web, senza ricorrere a una foto dello schermo da sottoporre ai siti appena indicati, si può andare a colpo sicuro installando il plug-in gratuito WhatFont (tinyurl.com/ cvgthg7) direttamente nel browser Chrome o Safari. Nella barra degli strumenti comparirà un bottone con tutte le informazioni relative al font utilizzato come nome, dimensione, peso, interlinea e colore in valori esadecimali, quelli giusti per il web. Un risultato analogo si ottiene analizzando direttamente il codice sorgente della pagina. Nella maggior parte dei browser è sufficiente cliccare F12 o CTRL+U, in Safari invece basta un clic con il tasto destro sulla pagina per richiamare Ispeziona Elemento. Ci sono due possibilità: nel campo di ricerca cercare “family-font” nei fogli stile della pagina e navigare i risultati oppure dalla tab Risorse scegliere Font. Nel primo caso, si ottiene non solo il font usato, ma anche tutte le caratterizzazioni tipografiche, nel secondo anche un’anteprima del carattere. Si tratta solo di familiarizzare un po’ con la sintassi del css. Più facile a farsi che a dirsi.
CONVERSIONE Sarebbe buona norma usare sempre font OpenType per una serie di validi motivi tra i quali sicuramente il fatto che sono multipiattaforma e per questo possono essere installati sia su Windows che su Mac, che si basano su Unicode, quindi supportano varie lingue (anche con caratteri non latini), inoltre, possono contenere migliaia di caratteri e caratteristiche tipografiche avanzate che permettono di ottenere una resa grafica di qualità. E se la nostra ricca libreria di font messa insieme in anni di lavori non è tutta OpenType? Niente paura: è possibile fare una conversione e FontXChange (tinyurl. com/7os6wto) fa al caso nostro. Sviluppato da FontGear, il programma converte in OpenType, da e verso TrueType e PostScript, e in formato Web. Bastano pochi clic e meno di un minuto per passare da un formato all’altro. Attenzione però: non tutte le fonderie consentono la conversione, per tanto può capita-
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re che un font risulti bloccato. Inoltre, la conversione non abilita le funzionalità tipografiche avanzate come le legature o i set di caratteri espansi tipici delle Open Type Pro.
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Da tenere in considerazione anche TransType di Fontlab (tinyurl.com/ybjdwatd) che sfrutta un’interfaccia grafica molto intuitiva arricchita da un’anteprima di ogni famiglia di font che visualizza, sia in input che in output, non solo la mappa del carattere completa di tutti i glifi disponibili, ma soprattutto il buon esito della conversione. Grazie a dei cursori è possibile alterare poi l’aspetto del font in peso, inclinazione, distorsione, outline... creando di fatto nuovi font senza disegnarli da zero. Senza ricorrere a programmi dedicati, qualora fosse necessario fare conversioni solo saltuariamente, è possibile utilizzare soluzioni online come transfonter. org dedicato al modo dei webmaster. Dal
sito si carica il font (in ttf, otf, woff, woff2 o svg) da convertire e si ottiene un pacchetto zip con il nuovo carattere, un file .css con la porzione di codice da utilizzare nella pagina che si sta creando, l’equivalente in html e un campione di testo per valutarne la resa grafica. Utile, sul sito (tinyurl.com/ybafwp4u) la matrice con la compatibilità dei formati in base ai browser: massima compatibilità per ttf, otf e woff.
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Da formato a formato si passa anche sul sito everythingfonts.com che supporta praticamente tutte le tipologie e mette a disposizione tool aggiuntivi come un cloud font manager per gestire nella nuvola le proprie librerie e condividerle con clienti e collaboratori; un convertitore da unità di misura (per esempio da millimetri a punti, da pica a cicero, da agata a pollici); una libreria ricchissima di font gratuiti e un generatore di codice css.
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CREAZIONE Disegnare un proprio carattere, come Adrian Frutiger, Eric Gill o Eduard Hoffmann (il creatore dell’Helvetica) è un desiderio di molti creativi che, pensando che occorra notevole perizia tecnica, rinunciano. Con il computer disegnare un font è ormai molto facile. E pensare che solo qualche decennio fa una tipografia storica come Nava offriva, con vanto, ai suoi clienti un “campionario di ben 126 caratteri di fotocomposizione”. Oggi non è così complesso come sembra: basta avere le idee chiare. Prima di tutto occorre un modello ben preciso che tenga in considerazione ad esempio se il nuovo font dovrà essere con o senza grazie, calligrafico o geometrico, adatto a testi brevi o a lunghi brani. Un disegno di massima aiuta a fare chiarezza e poi occorre disegnare tutte le lettere.
Non precipitatevi al computer, lasciate la penna grafica, usate la matita e verificate come funzionano le lettere di controllo come la “n” o la “o”, l’”H” o la “O”. Solo a questo punto acquisite il disegno e portatelo in un software per creare il font vero e proprio. E qui vi viene in aiuto la tecnologia con programmi come FontLab Studio 5 (tinyurl.com/ybk5z95r), che consente il ricalco della traccia e la modifica vettoriale mediante curve di Bézier. Ogni parte dell’alfabeto può essere creato, quindi non solo lettere e punteggiatura, ma anche segni diacritici e accenti; anche l’aspetto può essere modificato: curve, occhielli, ascendenti, discendenti, grazie, pance e spazi in modo che ciascuna lettera sia bella in sé e si armonizzi nel testo, ottimizzando tracking e kerning. Si tratta di uno
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La font, il font o la fonte? La questione è dibattuta: si dice il font o la font? Per sciogliere ogni dubbio, ecco l’autorevole parere dell’Accademia della Crusca: il font, al maschile. Questo nel comune linguaggio quando ci si riferisce, come noi, ai font usati nell’era della composizione informatizzata. Ma se stiamo parlando della composizione tipografica con caratteri mobili, allora è meglio recuperare l’uso antico, la font, o, meglio ancora, la fonte.
strumento altamente professionale, tutto sommato facile da usare, che consente la gestione delle licenze d’uso e l’output nei diversi formati standard.
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Più semplici, ma altrettanto potenti, sono Glyphsapp (tinyurl.com/ mvpohad), RoboFont (wp.me/P1JCj9ka) e Fontself (fontself.com) che dall’acquisizione dello schizzo su carta, attraverso la modifica vettoriale, consentono di creare un font completo. Prima di proporre un nuovo carattere o sottoporlo a qualche fonderia, ricordatevi di usarlo per comporre un testo e di stamparlo. Ci sono font che appaiono inadeguati a video e che su carta sono perfetti (provate usato da Einaudi o il Palatino corsivo di Mondadori) e altri con i quali è impensabile comporre un testo, come il .
Grandi novità in tema di font, e da chi potevano arrivare se non da Google? Il colosso di Mountain View, infatti, sta lanciando Spectral, il primo font parametrico, personalizzabile e interattivo. Prodotto in collaborazione con Production Type e prototipo, Spectral è già disponibile tra i font compresi nei vari servizi Google (Docs, Sheets, Slides) e può essere adattato alle diverse esigenze e modificato in tutti i parametri (spessore, larghezza, dimensioni delle grazie, apertura, curvatura ecc.). Per farsi un’idea di cosa questo significhi basta visitare la pagine demo (spectral.prototypo.io): se vi ha convinto, la cosa migliore è scaricarlo gratuitamente dal sito di Google Fonts e iniziare subito a lavorarci.
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Il mondo della stampa ha una nuova prospettiva. Da tutte le angolazioni.
More than the sum of the parts. Fiera Milano, Rho 29 Maggio - 1 Giugno, 2018
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I tre mondi della stampa al servizio dellâ&#x20AC;&#x2122;industria hanno molto in comune. Da oggi, anche una grande esposizione. Print4All riunisce tre marchi prestigiosi di fiere del settore e offre alle aziende una vetrina ancora piĂš ampia per incrociare target trasversali e creare nuove sinergie. Un evento unico, che interpreta le sfide di un mercato in continua evoluzione e le trasforma in opportunitĂ di business. Un progetto di
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Print4All fa parte di
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100 ANNI SENZA PERDERE IL FILO
Manifattura del Seveso Un secolo di successi in un libro–capolavoro, di grande pregio editoriale Si guarda, si sfoglia, si tocca poi si resta come rapiti, stupefatti. È quello che accade a chi ha la fortuna di avere tra le mani il sontuoso volume che Manifattura del Seveso ha appena realizzato per celebrare, all’insegna della Bellezza, i suoi primi cento anni. Un’opera monografica di grande formato, arricchita con 10 tavole accoppiate in tessuto Cialux e preziose foto d’epoca. Quattro generazioni di capitani coraggiosi, le immagini che hanno scandito i loro successi, gli eventi che hanno segnato la crescita dell’azienda. Di pagina in pagina, questo libro-capolavoro ripercorre i momenti più significativi di una storia memorabile, cominciata con un piccolo laboratorio artigianale – il Laboratorio Italiano Impermeabili Mosca&Masera, fondato a Milano
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nell'aprile del 1917 – diventata oggi un’azienda internazionale di tessuti per la legatoria e per il packaging del lusso, tra le più apprezzate del mondo, che oggi esporta in 50 paesi. In un sapiente mix di testi e illustrazioni il volume ripercorre passo dopo passo gli eventi legati alle prime commesse che Manifattura del Seveso riceve dalla Fabbri, poi dalla Fiat, dalla Coca Cola, cui fanno seguito, negli anni Sessanta, le copertine in Canvas della Patente di guida, quelle bordeaux del passaporti della Repubblica italiana, poi Treccani, Moleskine fino alle prestigiose commesse per libri dell’editore Taschen. Tappa dopo tappa si giunge alle applicazioni di stampa digitale su tessuto Setalux, che ha aperto all’azienda nuovi orizzonti e nuovi traguardi.
VOLUME Formato 310x265 Cartonato cucito con risguardi in tessuto Cialux 245 pagine in carta uso mano da 170 grammi color Book White di Lecta 10 tavole accoppiate in tessuto Cialux inserite all’interno In apertura quartino accoppiato in tessuto Cialux COPERTINA Mezza tela in Cialux verde ottanio e carta Gmund cotton White Stampa a secco sulla tela e sulla carta del titolo e del logo dei 100 anni. PROGETTO Arte Grafica Color Black di Rho (MI) STAMPA Jona Srl di Paderno Dugnano (MI) LEGATORIA Maurizio Barbirato di Segrate (MI) e Effepi Srl di Busto Garolfo (MI)
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Realtà aumentata Lo spettacolo è appena cominciato di E L E N A
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“If you create a world on paper, you create a window” ha detto l’artista Christoph Niemann, autore delle meravigliose animazioni aumentate comparse sul New Yorker. Che si tratti di un giornale o di un packaging, di un’etichetta o di una pagina pubblicitaria, una cosa è certa: con la realtà aumentata la carta può diventare il palcoscenico di uno spettacolo, dove si raccontano i brand e le loro storie. Nike, Ikea, Porsche, Amazon e tanti altri ci hanno già preso confidenza. E sono tante ormai anche le iniziative in ambito editoriale: dal The New York Times a Vogue, da Elle fino al nostro Focus, che in ogni numero propone una decina di articoli ‘aumentati’. Ma dove sta andando questa tecnologia? Quali sono le esperienze, le potenzialità, le risorse disponibili per le aziende? In questo articolo facciamo il punto.
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Esiste una tecnologia che, più di tutte, integra mondo fisico e mondo digitale. È la realtà aumentata (in inglese, augmented reality o AR). Espressione suggestiva e alquanto parlante, in effetti. Perché con questa tecnologia le proprietà e le potenzialità del mondo reale vengono davvero ‘aumentate’. Come? Grazie al digitale. Per intenderci, siamo davanti a realtà aumentata quando giochiamo a Pokémon Go. E pure quando ci facciamo un selfie con Snapchat, Facebook o Instagram, e aggiungiamo alla nostra faccia orecchie da coniglio, cappelli a cilindro o maschere da supereroe. Nella maggior parte dei casi, però, la realtà aumentata per esiste-
re ha bisogno di un tag stampato. La carta acquisisce quindi un nuovo valore, una nuova profondità. Alle proprie caratteristiche peculiari e distintive, la staticità e la permanenza, aggiunge la mutevolezza e la dinamicità. Infatti i contenuti digitali possono essere aggiornati senza bisogno di cambiare tag. Possono essere fruiti nella lingua che l’utente ha impostato sul proprio dispositivo. Possono mutare sulla base della geolocalizzazione. Facciamo un esempio concreto: immaginiamo un invito a un evento corporate, stampato su carta preziosa ed elegantissima. Attraverso la app del brand organizzatore, inquadrando il cartoncino, riusciamo ad accedere alle informazioni per
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REALTÀ AUMENTATA O REALTÀ VIRTUALE? La realtà aumentata è una tecnologia che sovrappone all’ambiente che circonda l’utente contenuti digitali. Questa integrazione tra contenuti digitali e mondo reale viene realizzata attraverso software specifici e si realizza, in concreto, attraverso dispositivi come smartphone, tablet, occhiali speciali. La realtà virtuale è un ambiente tridimensionale creato al computer. Gli utenti sono completamente immersi in un mondo artificiale grazie a dispositivi come visori e cardboard, e non hanno contatti visivi né uditivi con il mondo reale.
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Amir Baldissera, CEO di Experenti, per distinguere le due tecnologie suggerisce ironicamente questo test: “Se riesco ad attraversare la strada e a sopravvivere, è realtà aumentata. Altrimenti è realtà virtuale”.
COME AVVIENE LA MAGIA L’utente scarica un’app sul proprio smartphone. Attraverso questa app, inquadra con la fotocamera quello che in gergo viene detto tag. Può essere un QR code, un’immagine, un luogo e perfino un volto. L’app riconosce il tag e “aumenta” la realtà. Immagini che si animano, costruzioni 3D che compaiono per magia, volti che si mascherano e deformano in tempo reale: praticamente, il mondo di Harry Potter.
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arrivare all’evento, anche guidati da un avatar 3D. Possiamo conoscere l’elenco degli invitati e vedere una breve presentazione di ciascuno. Nel caso in cui non riusciamo a partecipare, possiamo seguirlo in streaming. Tutto questo, prima dell’evento. Dopo, sempre inquadrando lo stesso invito in cartoncino, possiamo accedere a una serie di contenuti aggiuntivi: fotografie e video a 360°, progetti e rendering 3D, siti dedicati… le possibilità sono praticamente infinite. Lo stesso vale se il tag è un’immagine stampata su un catalogo, la pubblicità di una rivista, una bag, una scatolina. INVESTIMENTI IN CRESCITA DEL 65,7% Dopo tanti anni in cui la realtà aumentata è rimasta confinata nel settore dei videogame, o è stata al massimo un esercizio virtuosistico di qualche brand particolarmente all’avanguardia, ora sta cominciando a varcare anche le soglie delle aziende. Il cui interesse crescente riguarda vari ambiti. Sumeet Pal, Research Analyst ICT di Allied Analytics e autore della ricerca Augmented and Virtual Reality Market by Platform (Mobile, Console and PC) and Application (Videogames, Live Events and Video Entertainment, Military and Healthcare) – Global Opportunity and Forecast, 2014-2022, spiega: “Le aree chiave di interesse delle aziende end-user che decidono di investire nella realtà
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aumentata sono soprattutto la formazione, il branding e il marketing. Infatti solamente tecnologie avanzate come la realtà aumentata o virtuale sono in grado di veicolare in modo efficace volumi di informazioni così cospicui come quelli richiesti in questi ambiti”. In termini di fatturato, l’aspettativa di crescita del mercato è considerevole: secondo lo studio di Allied Market Research il mercato della realtà aumentata e virtuale passerà dai 760 milioni di dollari del 2015 ai 59,5 miliardi entro il 2022. Ovvero un tasso medio di crescita annua del 65,7% dal 2016 al 2022. Dati che sono ancora più ottimistici secondo la ricerca Augmented Reality (AR): Market Shares, Strategies, and Forecasts, Worldwide, 2016 to 2022 di Wise Guy Reports. Qui si prevede che il solo mercato della realtà aumentata, stimato 659,7 milioni di dollari nel 2015, raggiungerà gli 80,8 miliardi di dollari entro il 2022. Se il 2016 è stato l’anno dell’esplosione della conoscenza dell’AR su scala globale, grazie al fenomeno Pokémon Go, l’Unione Europea e i grandi brand del digitale in questo mercato ci credono fortemente, e si stanno muovendo da anni. Dal 2008 l’UE ha assegnato risorse in questo campo per oltre un miliardo di euro. E con il piano nazionale Industria 4.0, in cui la realtà aumentata è inserita tra le tecnologie abilitanti a supporto dei processi produttivi che le aziende sono incoraggiate ad adottare, queste risorse sono destinate a crescere.
+65,7% la crescita annuale prevista negli investimenti di realtà aumentata ALLIED MARKET RESEARCH
80,8 mld di $ il mercato della sola realtà aumentata nel 2022 WISE GUY REPORTS
Le aree chiave di interesse delle aziende end-user che decidono di investire nella realtà aumentata sono soprattutto la formazione, il branding e il marketing SUMEET PAL, RESEARCH ANALYST ICT DI ALLIED ANALYTICS
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AR, PROVACI SUBITO Per provare la realtà aumentata, scarica l’app gratuita Aurasma e segui il canale Stratego Group. Se non hai l’app inquadra il QR Code qui a fianco. Segui le indicazioni e scegli il canale Stratego-Group. Ora inquadra l’immagine qui a sinistra e... buona visione!
Grazie all’iper-ammortamento, le aziende che investono in AR entro il 30 giugno 2018 (ma si parla anche di un possibile spostamento del termine alla fine dell’anno) possono ricevere una supervalutazione fino al 250% dell’investimento. L’unico vincolo è che questa tecnologia non sia usata come elemento esterno all’azienda, ma che sia collegata alle attività di business. Questo significa che può essere impiegata in processi di digitalizzazione, nella gestione del magazzino, nella formazione, nell’assistenza da remoto, nella manutenzione, nella sicurezza. Ma anche in applicazioni più strettamente collegate al marketing: basta che sia connessa ai sistemi informativi dell’azienda, che possono essere anche il gestionale o il database. Abbiamo chiesto a Amir Baldissera, CEO di Experenti, di farci un esempio: “Si potrebbe usare una pubblicità su una rivista o l’immagine stampata su una bag come tag. Inquadrandola, si apre un menu che consente di scegliere tra cinquanta borse di forma e colore diversi, e fare l’ordine all’e-commerce. Ecco: l’e-commerce è un sistema informativo aziendale. È collegato con un gestionale interno, che riconosce la vendita, riconosce il cliente, registra l’operazione all’interno del CRM aziendale”. I grandi brand del digitale, dopo anni di sperimentazioni più o meno riuscite (memorabile il flop dei Google Glass), nei primi sei mesi
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del 2017 hanno presentato diverse novità. Snapchat ha introdotto la moda dei filtri per le foto in real time, e Facebook l’ha seguito a ruota, implementandoli su Messenger e Instagram. Ad aprile di quest’anno Snapchat ha rilanciato con World Lenses, che consentiranno di aggiungere elementi in 3D anche quando la videocamera riprenderà ambienti esterni. Google continua a lavorare al progetto Google Lens, e presto gli smartphone Android saranno in grado di riconoscere oggetti ed esercizi commerciali attraverso le app Assistant e Google Foto. La stessa funzionalità la sta sviluppando anche Samsung, con l’interfaccia intelligente Bixby presente negli smartphone top di gamma. Microsoft affianca a Hololens un nuovo futuristico progetto di occhiali “olografici”, grazie ai quali si dovrebbe arrivare a visualizzare le immagini non sulla lente, ma con l’illusione della profondità. Infine, a giugno 2017 Apple ha rilasciato ARKit, un nuovo set di svi-
luppo software che permetterà ai programmatori di realizzare per i device iOS app di realtà aumentata ancora più sofisticate. Anche due realtà legate a filo doppio alla stampa come HP e Konica Minolta si stanno muovendo nel campo dell’AR. Alla prima fa capo Aurasma, una delle piattaforme più diffuse e versatili, attiva dal 2011, con una lunga storia di casi di successo alle spalle. La seconda si sta preparando a immettere sul mercato la propria soluzione, sviluppata nel Business Innovation Centre Europe, pensata esplicitamente per offrire un nuovo strumento facile e intuitivo a chi è abituato a operare nel mondo della stampa. UN NUOVO LINGUAGGIO La realtà aumentata è uno strumento completamente nuovo. Produttori hardware e software stanno lavorando alacremente per portare la tecnologia a livelli soddisfacenti
Gli investimenti in AR collegati al business aziendale ricevono significative agevolazioni. Utilizzando ad esempio come tag una pubblicità su una rivista che consenta ai lettori di fare un ordine online, è possibile godere di queste misure di riduzione fiscale.
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per brand e utilizzatori finali. Rimangono però alcuni grandi punti interrogativi, legati non solo ad aspetti tecnici, ma anche alla fruibilità e all’efficacia comunicativa dei progetti in AR. Questa tecnologia richiede infatti un’armoniosa sinergia di tre diversi aspetti: software, hardware e contenuti. Quanto più l’hardware è sofisticato, e quanto più i produttori rendono disponibili agli sviluppatori le “chiavi di lettura” per governare ogni aspetto del device (fotocamera, sensore di movimento, giroscopio, bussola), tanto più avanzate saranno le applicazioni AR che si potranno realizzare. Ma anche l’ultimo anello di questa catena, ovvero i contenuti, deve essere solido.
cativa, non dallo strumento, ovvero la piattaforma, che si userà”. Come accade sempre durante la fase di creazione e definizione di un nuovo linguaggio, anche nel caso della realtà aumentata il codice non è ancora definito. Questo si traduce in una grande libertà creativa. Chiunque, ora, ha la possibilità di sperimentare, di esprimere la propria visione. Che potrebbe imporsi sulle altre. Allo stesso modo, non sono ancora definiti gli strumenti. Non esiste ancora un leader di mercato in ambito software: tutti i grandi stanno cercando di dire la loro, ma il campo è aperto anche ai “nuovi arrivati”. Non a caso, la realtà aumentata è terreno fertile per le startup.
Uno dei possibili approcci a questo problema è quello di Experenti. Nata nel 2015, la software house veneta dalla mentalità anglosassone ha sviluppato una piattaforma proprietaria pensata per essere integrata all’interno delle app dei grandi brand. Solo progetti custom, quindi, o quasi: “Le PMI non sono ancora pronte per la realtà aumentata”, spiega Amir Baldissera. Se pure non sia ancora una tecnologia “per tutti”, è però vero che un progetto in AR è assolutamente in linea con i budget marketing della maggior parte delle aziende medio-grandi. “Il costo medio dei progetti che realizziamo si aggira intorno alla dozzina di migliaia di euro”, dichiara Baldissera.
Mirko Compagno, fondatore e CTO di The Round, società che sviluppa da cinque anni progetti in realtà aumentata, racconta la sua esperienza di “punto di congiunzione” tra il mondo dei produttori e quello degli end user: “Siamo di fronte a un nuovo oggetto comunicativo. È una nuova sintassi che sta nascendo. Pensiamo al cinema: ha un proprio linguaggio basato sulla recitazione, la regia, il taglio, il montaggio, l’audio... ha una sua specificità, è unidirezionale. Nel caso della realtà aumentata c’è invece interazione tra app e utente. Per questo motivo, la fase di progettazione della user experience che si vuole creare è fondamentale. Quello che ho imparato in tanti anni è che bisogna partire dal progetto e dall’esigenza comuni-
Questa incertezza ha delle ripercussioni anche per gli utenti finali, ovviamente. Prendiamo per esempio l’interoperatività. A oggi, se si vuole usufruire della realtà aumentata esistono tantissime app per farlo, e nessuna di queste è universale. Non esiste l’equivalente di uno scanner di QR code, che riesce a leggere tutti i QR code del mondo. Esistono molte piattaforme di realtà aumentata. Ciascuna di queste è collegata a un’app che funge da interfaccia per l’utente, con un proprio decoder di tag e un proprio database che serve a collegare i tag al contenuto aumentato. Questo significa che l’utente deve scaricare tante app quanti sono i progetti di AR che avvicina, o quasi. E che deve ricordare quale app funziona con ciascuno.
Le premesse per la rivoluzione della realtà aumentata ci sono tutte: la tecnologia è matura, gli investimenti sono cospicui, gli utenti sono pronti. Non ci resta che stare a vedere cosa ci riserveranno i prossimi mesi.
Per sperimentare tutta la potenza rivoluzionaria della realtà aumentata bisogna capire che siamo di fronte a un nuovo oggetto comunicativo. È una nuova sintassi che sta nascendo, destinata a condizionare la comunicazione e il marketing. MIRKO COMPAGNO, FONDATORE E CTO DI THE ROUND
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BY ARCONVERT PER IL SETTORE DELLA COSMETICA
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Primo classificato Categoria VISUAL | professionisti Anberries | AGENZIA: La Furia studio DESIGNER: Laura Gorlato
OneMorePack 2017 Premiato il packaging italiano nell’ambito del concorso promosso da Grafica Metelliana, che gode della partnership con la nostra rivista. Assegnati 11 premi a professionisti e studenti dalla giuria tecnica quest’anno presieduta da Drew Smith. Intanto fervono i preparativi per l’edizione 2018.
Primo classificato Categoria NO FOOD | professionisti Dermohelix | AGENZIA: L.A. Torino DESIGNER: Roberto Scaramuzza
Primo classificato Categoria LABEL | professionisti Librandi | AGENZIA: Nju Comunicazione DESIGNER: Mario Cavallaro, Stefano Marra, Annamaria Varallo, Simonetta Pagliuca
Primo classificato Categoria FOOD | professionisti Gift Box | AGENZIA: Autore Graphics
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LEONHARD KURZ STIFTUNG & CO. KG. DESIGN E INNOVAZIONE IN SCENA A LUXEPACK MONACO Anche Luxepack 2017 si rivela un significativo palcoscenico per presentare al mondo del packaging del lusso tutte le novità e i prodotti che la Leonhard Kurz Stiftung & Co. KG. realizza per rispondere alle esigenze del consumatore finale.
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L’edizione Luxepack 2017 vedrà puntare i riflettori su:
• Ultime novità Kurz nel campo dei Foil e del Design: per offrire sempre un packaging al passo con i tempi e anticipare i desideri della comunicazione visiva e tattile che il mercato richiede; • KURZ Instant Prototyping: Innovazione nel processo del just in time management. Sarà presentata un’area aziendale dedicata alla produzione dei prototipi del prodotto finito, il Brand owner potrà così partecipare alla creazione del packaging, visualizzare, toccare e capire vivendo l’esperienza del cliente finale. È una innovazione che crea vantaggi importanti e concreti e che
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Kurz ha deciso di implementare anticipando il mercato; • Box in Box ed. 2017: Visto il grande successo delle scorse edizioni verrà presentata una nuova versione della caratteristica Box in Box. Un perfetto modo di presentare l’infinita varietà visiva e tattile della stampa a caldo. Una matriosca di effetti, colori e sensazioni a portata di mano. Un modo giocoso di presentare il mondo diversificato e infinitamente sfaccettato di Kurz; • DM-LINER® UV-INK: Un processo che offre finiture ad alta lucentezza per un vero metal look nella stampa digitale, personalizzabile in base alle esigenze del cliente, versatile, flessibile e, soprattutto, in linea! • InLINE FOILING: Tecnologia che
offre nuove possibilità di produzione e affidabilità alla stampa metallica su vetro. Innovativa tecnologia NO LABEL LOOK, offre la possibilità di lavorare con diversi colori e lucidità garantendo contemporaneamente alta resistenza e qualità visiva. • KURZ CAP-tivate Luxury: Tecnica rivoluzionaria che consente una finitura metallizzata senza utilizzo del processo galvanico. Senza trascurare l’aspetto decorativo, è una tecnica che offre un vantaggio nella libertà e varietà di effetti visivi, consigliato particolarmente al settore della cosmetica. • “The beauty-set”: Un esempio che mostra la qualità e affidabilità dei prodotti Kurz, ideato da LUXORO, è
un set di prodotti per cosmesi utilizzati come simbolo di Brand Consistency. Plastica, carta e tessuto decorati in modo da essere visualmente identificabili e coordinati nel riconoscimento del marchio; • Deep Lens and Spatial FX: Un incredibile effetto ottico 3D per dare profondità, corpo e carattere alla propria immagine. Regala un impatto visivo straordinario all’esperienza del packaging. • C2L: l’ultima novità in casa Kurz. Venite a scoprirla al Luxepack2017!
Luxepack Monaco
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Pensare, per realizzare insieme. In Polyedra non abbiamo mai smesso di farlo, perché c’è sempre un’idea pronta a diventare realtà. Come o grazie a cosa? Possiamo inventarlo insieme: l’importante è non smettere d’immaginarsi il futuro. Polyedra è il partner poliedrico capace di ascoltare per tradurre in soluzioni le vostri visioni. Don’t stop imaging.
polyedra.com 0080
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www.italbond.com
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ITALBOND SPECIALISTI NELLE FINITURE DI PREGIO PER I MERCATI D’ALTAGAMMA Specializzata nelle finiture su carta e cartone destinate ai grandi brand del lusso, Italbond segna il suo costante percorso di crescita con una nuova macchina, appena installata, una Bobst Visionfoil 104 H, che consentirà all’azienda di compiere un salto di qualità nel mercato del packaging, dell’editoria e delle etichette.
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Italbond festeggia l’installazione di una nuova macchina per la stampa a caldo: una Bobst Visionfoil 104 H. L’inserimento del nuovo impianto rappresenta il primo passo di un piano di investimenti che l’azienda ha in programma di realizzare con l’obbiettivo di aumentare la propria capacità produttiva e di migliorare ulteriormente i tempi di risposta verso i propri clienti e il livello qualitativo delle lavorazioni offerte. La Visionfoil 104 H, formato 74x104, ha delle caratteristiche che la rendono molto versatile, come richiede la natura di terzista dell’azienda. È infatti equipaggiata per stampare tanto su
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cartone e cartoncino quanto su carta di grammatura anche molto leggera, in modo da poter servire al meglio i diversi mercati di riferimento di Italbond: packaging, comunicazione, editoria ed etichette. La caratteristica più importante dell’impianto è la possibilità di stampare ologrammi a singola immagine a registro, grazie a un dispositivo che posiziona l’ologramma esattamente nella zona del foglio in cui si vuole che sia stampato. Questa tecnologia, da tempo molto diffusa all’estero, è utilizzabile sia per delle grafiche ad alto impatto che nell’ambito degli ologrammi di sicurezza, sempre più richiesti dai brand.
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Sei tendenze emergenti nel luxury retail Il negozio del futuro è sempre più il negozio connesso, capace di coniugare il mondo digitale con il retail fisico. Per regalare ai clienti un’esperienza di shopping personalizzata, immersiva, condivisa. Ecco 6 tendenze per l’anno che verrà.
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PERSONALIZZAZIONE SÌ, MA IN STORE Se la personalizzazione degli acquisti online è una realtà, anche in store si prevede che, nel volgere di poco, sarà possibile scegliere un capo e fare in modo che ogni dettaglio di cui è fatto rispecchi la nostra personalità. Alcuni grandi brand hanno già previsto di allestire specifiche zone adibite alla personalizzazione, dove il cliente può decidere ogni singolo elemento che compone il suo acquisto, magari servendosi di monitor, tavoli multimediali, piani d’appoggio interattivi per consultare dettagli relativi ai materiali, ai colori, alle combinazioni. E per intrattenere i clienti? Piccole gourmandise in versione lusso.
ATMOSFERE IMMERSIVE, MA GREEN Ascoltare, mostrarsi, sentire, toccare, sperimentare lo shopping con tutti i sensi. Questo è ciò che chiedono i clienti d’altagamma. E allora via libera a showroom e negozi ‘teatralizzati’ nei quali sia possibile vivere momenti di grande edonismo. Lo scopo è sempre quello di creare un legame forte tra brand e clienti. Dunque ambienti di design dove il benessere mentale e fisico acquisti una valenza prioritaria, non soltanto attraverso nuovi materiali - sviluppati secondo un approccio naturalista e una formulazione green - ma anche attraverso riferimenti spaziali e di illuminazione capaci di creare i presupposti di un’esperienza sensoriale complessiva. Senza mai dimenticare che lusso e sostenibilità vanno sempre più a braccetto.
FOTOGRAFA, CONDIVIDI, COMMENTA Nel 2018 si punta alla massima integrazione tra spazio fisico e ambiente digitale, con l’obiettivo specifico di incoraggiare la condivisione. Per dare ai clienti l’opportunità di condividere le decisioni d’acquisto, ecco dunque scaffali collegati ai social, ma anche semplicemente materiali di comunicazione cartacei nei quali si incentiva l’uso di particolari hashtag su Instagram. Non mancano angoli dove scattarsi un selfie, pezzi stravaganti sparsi qua e là, oggetti d’arte che stuzzicano il desiderio di condivisione. Sì… perché tutto è fotografabile, condivisibile, commentabile.
CAMERINI INTERATTIVI Per rendere la visita un’esperienza multisensoriale tutto dovrà essere all’insegna dell’interattività. Con i suoi camerini interattivi Ralph Laurent ha fatto scuola. Ma oltre allo specchio touchscreen si fanno strada anche le digital fitting rooms, ovvero spazi virtuali che offrono una visione dinamica a 360 gradi, e consentono di vedere un abito da diverse prospettive adattandolo alle proprie forme ed ai movimenti. Ma anche display che, grazie ad una fotocamera integrata, sovrappone gli abiti alla figura della persona. Senza neppure cambiarsi. Anche questo è lusso.
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Ecco l’appuntamento più atteso dai professionisti della comunicazione visiva: Viscom Italia. Oltre a presentare in anteprima le tecnologie e le applicazioni del settore, la fiera dà ampio spazio alle soluzioni del punto vendita, dai materiali innovativi ai display più creativi. Gli espositori per il punto vendita, i display promozionali e la duttilità dei materiali continuano a rappresentare un mezzo di comunicazione molto utilizzato ed efficace per tutte le aziende che vogliono promuovere nuovi prodotti, articoli, sconti speciali e diffondere un messaggio pubblicitario diretto e immediato, con l’obiettivo di attirare l’attenzione dei singoli clienti e quindi il loro impatto visivo è determinante.
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LEARNING BY SHOPPING Imparare facendo shopping è una nuova, interessante modalità che rende l’esperienza d’acquisto formativa e interattiva. Che cosa si può imparare? Tutto. Come truccarsi, come vestirsi, come abbinare i colori e via elencando. Sapendo che si tratta di un nuovo modo per fidelizzare il cliente. Ovvio che il Learning by shopping comporta la creazione di spazi arredati, sia con tecnologie video sia con arredi veri e propri, magari in cartone riciclato. Tutto da inventare. Sempre nel segno del design.
ANCORA CONTENUTI, MA… Il nuovo imperativo è ‘guardare oltre’ la narrazione del brand. Che si tratti di farlo attraverso video in store, cataloghi cartacei o altro, non importa. Una cosa è certa: il content marketing del lusso non farà più riferimento al mondo produttivo ma dovrà puntare sul capitale immateriale dell’azienda. E allora va detto che lo storytelling nel 2018 non sarà più una tendenza rilevante, almeno per come fin qui lo abbiamo inteso. L’era di ‘raccontami una storia’ è un po’ finita. Ora i consumatori vogliono storie ‘no filter’, capaci cioè di far riflettere attraverso il prodotto, spiegare i processi produttivi dell’azienda, l’autenticità dei suoi percorsi, le scelte in fatto di solidarietà, etica, ambiente. E tra i diversi livelli di responsabilità, le ricerche mettono in evidenza che i clienti apprezzano soprattutto la razionalizzazione dell’uso delle risorse e il riutilizzo dei materiali per facilitarne il riciclo.
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Ecco quindi che il P.O.P diventa un settore fondamentale per il mercato della comunicazione visiva a cui Viscom Italia dedica il concorso DIVA Display Italia Viscom Award. Arrivato alla sua settima edizione, il concorso si propone di premiare le migliori soluzioni espositive nelle seguenti categorie in gara: soluzioni espositive durevoli, soluzioni espositive non durevoli, dispositivi di Digital Signage, Packaging, Vending, Shop Fitting. Il contest promuoverà creatività e tecnica, innovazione e design al vasto e selezionato pubblico di Viscom Italia: trade marketing manager, agenzie pubblicitarie e di comunicazione, studi grafici. Le opere saranno votate dai visitatori e da una giuria di esperti. Viscom Italia propone anche due talk per rivelare le evoluzioni del punto vendita, favorire nuovi linguaggi di comunicazione e spunti di riflessione per rispondere ai bisogni del moderno consumatore. Giovedì 12 ottobre Marco Zanardi, Realta Group parla di Retail 4.0. Design, Tecnologia, Cliente: come integrarli per una customer experience di successo. Venerdì 13 ottobre Fabrizio Valente, Kiki Lab esplora le Innovazioni nel Retail al mondiale. Il Retail Observa® di Kiki Lab è un Osservatorio che si arricchisce costantemente di informazioni e analisi mondiali, mettendo a punto le tendenze emergenti e i casi più interessanti. Quali sono le tendenze del 2017? Interactions, Smart Shopping, Responsibility, Brand Intensity.
Vuoi ricevere il tuo biglietto di ingresso a Viscom Italia 2017? Questo è il tuo codice invito:
6618519745 Registrati sul sito: www.viscomitalia.it
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www.pisacaneboxes.com
PISACANE CREATIVITÀ, ENTUSIASMO ED ECCELLENZA
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Nel cuore del distretto calzaturiero marchigiano, la Pisacane offre ai suoi clienti packaging di lusso dal 1955. Favorite dalla posizione strategica, le competenze di una realtà artigiana sono cresciute creando un’industria che opera per le più importanti maison della moda internazionale. Delineare la produzione secondo le necessità del cliente ha generato una filosofia aziendale più unica che rara: garantire produzioni ad alte tirature con la possibilità di realizzare limited edition e capsule senza minimi quantitativi d’ordine. Questa flessibilità ha
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permesso di abbracciare le esigenze del mercato moderno: campionature, lanci, produzioni, stock e logistica. Molteplici servizi, una grande costante: tutto rigorosamente Made in Italy. “Luxe Pack vuol dire eccellenza, ed è ciò che più amiamo rappresentare con il nostro lavoro – afferma Simone Pisacane, CEO della terza generazione – cerchiamo di creare un filo conduttore con il cliente fornendo il supporto necessario a realizzare importanti progetti durante il lungo iter progettuale e decisionale delle grandi case di moda. Il segreto risiede soltanto nel nostro entusiasmo”.
Il messaggio con cui intendiamo promuovere la nostra presenza in questa edizione è think outside the box, un invito dalla doppia personalità: produrre pack non significa soltanto provvedere all’imballo di un determinato articolo, ma anche rappresentarne al meglio il valore curando i primi dettagli che colpiscono il cliente; inoltre, è un tributo alle capacità dei nostri packaging developers, continuamente attivi nella creazione e messa a punto di nuove idee di pack. L’arte di fare packaging deve confrontarsi con il costante bisogno di innovazione: l’azienda si è recentemente
dotata di un ERP allo scopo di allineare le quotazioni con i reali costi aziendali, senza tralasciare il rispetto per la natura: la Pisacane è completamente autonoma sotto il profilo energetico grazie ad un impianto a tecnologia solare e certificata FSC. Il Luxe Pack si conferma un’ottima opportunità per promuoverci e stringere nuovi contatti: la prestigiosa cornice monegasca offre sempre piacevoli momenti di confronto con i nuovi partner, con cui amiamo lavorare in sinergia.
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FEDRIGONI PRESENTA THE EXTRAORDINARY CREATURES BOOK Fedrigoni presenta a Luxepack 2017 The extraordinary creatures books, il nuovo campionario Constellation, la gamma di carte e cartoncini goffrati naturali e patinati certificati FSC® di pura cellulosa ECF. Balena alba metallica, Hippocampus musicalis, Elioptero illuminarium: un bestiario fantastico delle creature più rare che aprono le porte alla fantasia e lasciano spazio alla meraviglia delle trame di Constellation Snow® e alle tracce luminose di Constellation Jade®. Un grande campionario di carte e cartoncini goffrati ideali per il packaging e per progetti grafici di pregio. Diverse tecniche di stampa si alternano nella pagine del visual book a effetti tattili combinati tra loro per una resa di grande splendore che unisce l’alto grado di bianco e la tenacità di Costellation Snow, disponibile per alcuni disegni con la goffratura su entrambi i lati, alla brillantezza di Constellation Jade monopatinata con speciali pigmenti ad effetto perlescente. La gamma completa raggiunge 25 diverse goffrature grazie a tre nuovi disegni: Moon, Spillo e Milano declinate sia nella versione bianca di Snow sia perlescente di Jade. Il campionario comprende anche una versione Constellation Snow per etichette con trattamento antispappolo e una sezione "Su Misura" per soluzioni cromatiche personalizzate.
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POLYEDRA YOU THINK, WE DO Con la nuova campagna pubblicitaria, curata dall’agenzia di comunicazione multicanale Cooee Italia, Polyedra ha voluto continuare il processo di avvicinamento al consumatore finale, evidenziando per ogni divisione (Print, Packaging, Sign & Diplay) un concept forte e differenziante capace di trasmettere il singolo valore di ogni anima di Polyedra. Il messaggio - che vede l’azienda quale unico partner così poliedrico e specializzato da poter dare forma a tutte le idee creative - approda a una promessa ineludibile: “You think, we do”.
Attraverso i legami di partnership, Polyedra si propone dunque come facilitatore di quel processo che si sviluppa tra l’ideazione e la realizzazione di un progetto. Il nuovo messaggio esprime e sintetizza la volontà di essere il partner ideale con cui realizzare qualunque progetto di comunicazione.
SPRINT24 IMPRESSIONI D’ORO CON LE NOBILITAZIONI DI STAMPA
Pensare, per realizzare insieme. In Polyedra non abbiamo mai smesso di farlo, perché c’è sempre un’idea pronta a diventare realtà. Come o grazie a cosa? Possiamo inventarlo insieme: l’importante è non smettere d’immaginarsi il futuro. Polyedra è il partner poliedrico capace di ascoltare per tradurre in soluzioni le vostri visioni. Don’t stop imaging.
polyedra.com
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La carta al servizio del lusso. Un buon incipit per scoprire la possibilità delle nobilitazioni che Sprint24 offre al marketing tradizionale e cartaceo. La presentazione visiva è perno attorno al quale ruota la vendita di un prodotto e la carta, nutrita con lavorazioni particolari, ne rappresenta un valido sostegno. Stampa a caldo, serigrafia, pantoni, bassorilievi sono le nobilitazioni che meglio rispondono ad esigenze di fashion e luxury design, e che fanno la differenza nell’identificazione di prodotti d’alta gamma. Utilizzate su etichette, cartellini, packaging, brochure, biglietti da visita in mercato di beni di lusso, le tecniche di nobilitazione serigrafica sono realizzate da Sprint24 in piena tradizione tipografica usando
macchinari manuali artigianali. La stampa rigorosamente offset permette di poter realizzare stampati ad alto valore aggiunto, impreziosendo la proposta con carte pregiate e dettagli. Sprint24 è un servizio di stampa online con una lunga tradizione tipografica, specializzata nella stampa commerciale e nobilitazioni di stampa. Al know how produttivo si affianca la sapienza tipografica e la capacità di assistere anche i clienti più esigenti curando sia il progetto grafico che le lavorazioni sempre in sintonia con l’immagine della marca. Per maggiori informazioni: www.sprint24.com.
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TECNOLOGIA, RICERCA E SPERIMENTAZIONI IN MERCK NON SI FERMANO MAI
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Merck non produce solo pigmenti ad effetto, ma anche materie prime funzionali. Non a caso in questi ultimi anni molte risorse sono state dedicate alla ricerca e allo sviluppo di materiali performanti. I nostri additivi di ultima generazione Tivida ne sono un esempio. Con il loro impiego si ottengono distensioni più omogenee e regolari di
inchiostri e vernici, nonché riduzione di schiumatura e di micro crateri sulle superfici verniciate. PIGMENTI PER TUTTE LE APPLICAZIONI Tutta la serie Iriotec sta prendendo sempre più piede nelle applicazioni industriali: questi pigmenti assorbono i raggi infrarossi, riflettono il calore, sono pigmenti conduttivi e antistatici. Si stanno affermando da qualche tempo anche i nuovi pigmenti della serie Xirallic . Leonis Gold, Panthera Silver, Tigris Blue e il nuovo Cougar Red, ideali per effetti metallizzati/micalizzati, ottenibili appunto con questi pigmenti a base di ossido di alluminio. Presto saranno disponibili anche nuovi prodotti a base di mica sintetica destinati a implementare la serie di pigmenti ad alta purezza e di elevatissimo grado di bianco. TECNICHE INNOVATIVE Merck lavora da qualche anno sulle tecniche di stampa innovative. Dopo aver brevettato il 3D e l'RGB, con il nuovo VE3D.2 si è raggiunta una nuova frontiera di effetti. Sfruttando il principio simile al drip-off, con l'ausilio di vernici adatte e di
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pigmenti quali i Pyrisma, si sono creati nuovi effetti già sperimentati dal alcuni stampatori. I risultati sono interessanti e di facile realizzazione con il corredo di stampa a disposizione di gran parte delle aziende grafiche. Merck è sempre in costante rapporto con i produttori di macchine da stampa tra i più famosi al mondo per mettere a punto i parametri e condizioni ideali per ottenere questi effetti. ANTICONTRAFFAZIONE I campi di applicazione dei pigmenti Merck sono i più disparati: carte da parati, spalmatura delle carte, packaging in cartone e flessibile, car wrapping, etichette, editoriale, serigrafia, tessile, ceramica, e molto altro. Grande è l’impegno di Merck anche nel campo dell'anticontraffazione con i prodotti Securalic® e con i detector dedicati ed esclusivi, destinati alla protezione del marchio. E anche altri prodotti dedicati a livelli di sicurezza più alti quali carte di credito, documenti di identità, banconote e documenti governativi. E con l'esperienza maturata nei cristalli liquidi, ci stiamo preparando per nuove, sorprendenti novità.
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LITOS STAMPA IN TUTTI I SENSI Libri, cataloghi, shopper, packaging, etichette, inviti, partecipazioni, brochure…Con la stampa olfattiva si possono profumare tutti gli stampati e offrire qualcosa in più a chi voglia promuovere brand e prodotti. “Grazie alla tecnologia Aromaprint — dice Gianluca Pellegrinelli titolare di Litos — siamo in grado di realizzare stampati che rilasciano profumo nel tempo, semplicemente accarezzandone la superficie: le essenze possono anche essere applicate a zone, lasciando ampio spazio alla creatività”. Le ricerche
dimostrano che il cervello umano, dopo 6 mesi, ricorda il 25% di un’immagine e l’82% di un profumo: per questo Litos offre un’opportunità in più per promuovere brand e prodotti. Lo stock si compone di più di 100 essenze ma, se nessuna è quella ‘giusta’, è possibile crearla ad hoc.
P&P PROMOTION MAESTRI NELLA DECORAZIONE DEL VETRO Un laboratorio di sperimentazione e di ricerca dove regna la passione e dove si esplorano tutte le frontiere della nobilitazione su vetro. Azienda di serigrafia diretta e indiretta a caldo, P&P Promotion, si è specializzata nella stampa di effetti speciali su bottiglie attraverso l’inserimento di Swarovski , inserti di resinatura tridimensionale e altri materiali. Fiore all’occhiello è la tecnica CMCV, Cambio Molecolare del Colore del Vetro, di cui l’azienda ha ottenuto il brevetto nel 2006, che consente di intervenire direttamente sulla molecola
del vetro allo scopo di modificarne o cambiarne il colore. “Operiamo da anni nei settori del lusso e siamo qui a Monaco perché vogliamo dimostrare al pubblico di Luxepack che in P&P Promotion possiamo rendere speciale ciò che appare normale “ spiega a Print il titolare Paolo Lorusso “con le nostre tecniche possiamo intervenire su bottiglie poco più che comuni con decorazioni, effetti metallizzati, glitter e tanto altro. Sempre allo scopo di sorprendere, rendere unici i prodotti, stupire”.
Le bottiglie sono colorate con la tecnica CMCV (Cambio Molecolare del Colore del Vetro), che consiste in un intervento diretto sulla molecola del vetro per modificarne completamente o parzialmente il colore. Con questa tecnica è possibile ottenere sfumature, effetti traslucidi, coprenti o satinati, decorazioni con finestre, giochi di trasparenze. 0088
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Artigianato industriale
Creatività, progettazione, prototipazione, stampa, nobilitazione e confezionamento. Dal 1968 siamo leader nel luxury packaging su misura a livello internazionale. Entertainment, Cosmetic, Beverage, Fashion, Multimedia Publishing e Corporate Image, nessuna sfida ci spaventa! Possiamo confrontarci con i materiali più innovativi e le tecniche di nobilitazione più ardite, le piccole tirature come le grandi, nulla ci coglie impreparati. Perché uniamo un elevato know how artigianale e le più recenti tecnologie industriali. 0090
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La cantina Settesoli sostiene Selinunte di V A L E N T I N A
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Sulla costa sud-occidentale della Sicilia, in un luogo paesaggisticamente splendido, insieme a strutture grandiose di terrazzamento e di fortificazione, si staglia l’Acropoli di Selinunte, antica città greca fondata secondo Tucidide nel 628 a.C. Nata da una vocazione mercantile, più che terriera, Selinunte ha vissuto grande floridezza culturale ed economica. Purtroppo però solo per circa 200 anni: dapprima in lotta con Segesta, poi occupata e saccheggiata dai Cartaginesi, infine, dopo la prima guerra punica, distrutta, annessa ai territori romani e mai più abitata. I ruderi della città si trovano sul territorio del comune di Castelvetrano, nella parte meridionale della provincia di Trapani. Tutto il terreno interessato forma un parco archeologico che oggi è considerato il più ampio ed imponente d’Europa. Questo sito di inestimabile valore si estende per 310 ettari, dei quali ad oggi solo il 10% è fruibile. In questa terra dove storia, archeologia e paesaggio si integrano e si fondono in un contesto di grande suggestione, nasce nel 1958 la Cooperativa Cantine Settesoli, la più grande azienda vitivinicola della Sicilia. “Cantine Settesoli è il risultato della volontà di tanti piccoli viticultori del territorio le cui produzioni singolarmente non riuscivano a raggiungere la
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grande distribuzione. Oggi conta 2000 soci e una superficie vitata di 6000 ettari”, racconta Maria Luisa Vassallo, Brand Manager di Settesoli. “La vocazione di Settesoli è aumentare il valore delle uve dei soci e restituire lavoro e ricchezza al nostro territorio. Le attività dell’azienda impiegano a vario titolo il 70% delle circa 5000 famiglie della comunità tra Menfi, Montevago e Santa Maria di Belice e per noi attirare e trattenere i migliori talenti è tanto importante quanto garantire la qualità dei nostri prodotti”. Cantine Settesoli, che produce oggi 20 milioni di bottiglie l’anno con il 70% destinato all’esportazione in più di 40 paesi nel mondo, ha abbracciato un modello industriale snello e sostenibile, che integra metodi tradizionali e innovazione tecnologica, con un costante monitoraggio di tutte le fasi fenologiche e l’analisi e catalogazione delle caratteristiche pedoclimatiche dei vigneti dei soci, per determinare quali vitigni impiantare e con quali tecniche, i tempi e i modi di potatura, fertilizzazione, irrigazione e vendemmia. Settesoli promuove anche attività di sviluppo e ricerca sui suoli calcarei, finalizzati a migliorare la qualità delle uve e a produrre vini che siano distintivi del territorio. In un contesto di mercato estremamente competitivo e con una grande distribuzione periodicamente vittima di tagli di prezzi promozionali, Cantine Settesoli ha deciso di intraprendere un percorso di marketing che rispecchiasse appieno la natura e i valori dell’azienda. Le radici con la terra dei suoi vigneti e l’integrazione con il territorio diventano un tutt’uno nella campagna “Settesoli sostiene Selinunte: il primo fundraising del vino a favore del patrimonio archeologico siciliano”. “La necessità di aumentare la brand awareness sullo scaffale, dove la comunicazione è difficilissima, non poteva offuscare la nostra indole votata allo sviluppo del territorio e della cultura turistica. Per questo abbiamo deciso di
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La più grande azienda vitivinicola della Sicilia promuove un’iniziativa a sostegno del parco di Selinunte, lembo di memorie dell’antica Grecia. È una dichiarazione d’amore per la terra d’origine, ma anche un’importante operazione di responsabilità sociale, da cui nasce una campagna di fundraising. Che fa discutere. Genera utili. Fa conoscere ovunque la cantina Settesoli. Vince l’oro ai prestigiosi DMA Awards Italia.
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Inquadra il QR Code per visionare il video "Settesoli sostiene Selinunte"
legare il prodotto a un’azione di responsabilità sociale che esprimesse la nostra gratitudine verso la terra e ci facesse promotori di una iniziativa per migliorare in qualche modo il tessuto sociale ed economico”. Il progetto nasce come una semplice sponsorizzazione. L’idea iniziale è quella di destinare un ingente supporto (50mila euro) a lavori di pulizia, viabilità e illuminazione del sito archeologico di Selinunte, ma immediatamente alcuni ostacoli burocratici scoraggiano l’azienda. Infatti non esisteva un regolamento che permettesse all’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana di accettare donazioni da privati. È questo cavillo burocratico che spinge l’azienda a creare una campagna di comunicazione integrata ed esemplare, che ha coinvolto il trade e la visibilità nei punti vendita, la comunicazione sulla stampa, tv, affissioni, web e social media, le PR con articoli e ospitate in tv, le partnership
con testate giornalistiche, aziende e istituti bancari e gli eventi. “La campagna digitale è nata come reazione all’impossibilità della prima donazione” spiega Sergio Müller, Creative & Planning Director di A-Tono, l’agenzia che ha curato tutta la comunicazione digitale del progetto. “Abbiamo lavorato attraverso Change.org e mobilitato i fan su Facebook e la stampa riuscendo in pochi mesi a infiammare la discussione e ad aggiornare regolamento regionale. Poichè la donazione era legata al venduto, il budget previsto sarebbe stato speso in comunicazione, che avrebbe generato ricavi ancora maggiori da destinare alle migliorie del Parco. Quindi si è partiti dal digitale per indirizzare le persone sui punti vendita.” Nel punto vendita, un packaging semplice ma efficace, un collarino su ogni bottiglia garantiva visibilità all’operazione: Settesoli avrebbe do-
La campagna ‘Settesoli sostiene Selinunte’ ha venduto un milione e 117 mila bottiglie, generando donazioni per 111.700 mila euro, a cui si si aggiungono circa 10mila euro di donazioni spontanee sui canali bancari e web attivati.
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Astuccio di cartone multipack da due bottiglie contenente una bottiglia di Nero d’Avola Sicilia DOC 2015 e una bottiglia di Grillo Sicilia DOC 2015 acquistando il quale si donavano 2 euro al progetto.
nato al Parco 10 centesimi per ogni bottiglia venduta e un euro per ogni multipack da due bottiglie, senza aumento del prezzo d’acquisto. L’attività in negozio è stata anche supportata da materiali di comunicazione in-store e da volantini promo. In contemporanea, la campagna promuoveva anche la donazione libera, senza acquisto, aprendo un canale bancario e IBAN dedicato per incentivare le donazioni. Sul territorio, oltre al coinvolgimento di partner locali come SicilybyCar, il Giornale di Sicilia e le sedi locali di Euronics che abbinavano l’acquisto delle eccellenze gastronomiche con l’omaggio di una bottiglia Settesoli, l’azienda ha promosso eventi e attività collaterali. Queste, oltre ad attrarre pubblico, hanno generato cultura turistica, in termini sia di attrazione sia si formazione della comunità locale all’accoglienza. “Selinunte è a soli 20 km dagli stabilimenti di Settesoli, è attorniata da vigneti, ma non esprime tutto il potenziale che da secoli si porta sulle spalle”, dice ancora Maria Luisa Vassallo. “Ettari di storia poco conosciuti e poco pubblicizzati. Alla fine della nostra campagna, abbiamo raccolto più del doppio di quanto avevamo originariamente ipotizzato come semplice donazione. Il primo intervento possibile con le risorse raccolte è stato ultimato a luglio: l’impianto di illuminazione della cinta muraria. I prossimi due previsti sono l’illuminazione del Tempio principale e la realizzazione di un percorso pedonale con accessibilità ai disabili. Nell’estate 2017 abbiamo registrato un incremento del 20% di visitatori del Parco, che è in linea con il trend del turismo in Sicilia, ma che al contempo ci indica che la strada intrapresa era quella giusta”.
L’operazione ha venduto un milione e 117 mila bottiglie, generando una donazione di 111.700 mila euro, a cui si devono aggiungere circa 10mila euro raccolti da donazioni spontanee sui canali bancari e web attivati. La campagna “Settesoli sostiene Selinunte” ha vinto l’oro nei prestigiosi DMA Awards Italia, il premio che DMA, Associazione per il Data-Driven Marketing, ogni anno riconosce la migliore creatività, strategia, e risul-
La comunicazione ha fatto capire l’amore che lega Settesoli a una terra di una ricchezza inestimabile e il suo impegno a far sì che fiorisca, anche al di fuori dell’azienda.
tati alle campagne che hanno meglio coinvolto i consumatori con attività di social marketing, CRM, eventi e Programmatic ADV. “Rispetto ad altre azioni di marketing “filantropico”, quella di Cantine Settesoli è particolarmente significativa, perché è stata trasferita sul prodotto, dandogli specifico valore e diventando un tutt’uno con esso. C’era bisogno di far sentire concretamente nel paese la determinazione di Settesoli nel far succedere davvero quello che era stato dichiarato online. E rendere tale anche la partecipazione dei consumatori, creando così un legame tangibile con il brand e il territorio a cui appartiene e che sostiene. Ogni momento della comunicazione ha fatto capire l’amore che lega Settesoli a una terra di una ricchezza inestimabile e il suo impegno a far sì che fiorisca, anche al di fuori della propria azienda. La missione Settesoli è creare ricchezza, trasferire entusiasmo, rigore e innovazione per attrarre nuovi talenti e generare il circolo virtuoso dell’eccellenza, dando l’esempio”, conclude Sergio Muller. Anche Maria Luisa Vassallo conclude: “Cercavamo un modo di valorizzare l’immagine della cantina e un modo di trasmettere quel valore al prodotto. Volevamo anche che quei modi testimoniassero la nostra gratitudine verso il territorio che con la sua terra ci definisce e ci distingue, donando la peculiarità ai nostri vini. Al di là del successo raggiunto in termini di business, ciò che ci preme maggiormente sottolineare è che un modello strategico che punta alla valorizzazione degli asset di un territorio è possibile. Anche costruendo un ponte tra il settore pubblico e quello privato”.
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TRA I FINALISTI AL LUXURY PACKAGING AWARDS La comunicazione di essere finalista in entrambe le categorie di prodotto per cui si è presentata, in Pozzoli Spa è giunta tanto inaspettata quanto gradita. “Sarebbe stato motivo di orgoglio il pensare di poter essere inseriti nella short list nella categoria Media, Entertainement and Elettronics, dove sapevamo di avere buone chanches – afferma Rosanna Labalestra, coordinatrice delle attività di marketing della società di Inzago (MI) - alla quale ci eravamo candidati con il packaging realizzato per la raccolta Early Years 1965 – 1972 dei Pink Floyd. Non ci aspettavamo di essere finalisti anche nella categoria forse più competitiva e ambita, quella dei Drinks special packaging, grazie al progetto di SGA di Giacomo Bersanetti, per l’edizione limitata Valdo ’90. Un progetto molto apprezzato dal cliente, che ci ha rinnovato la fiducia con nuovi progetti anche per il Natale 2017, ma
soprattutto dal mercato. Adesso attendiamo fiduciosi l’esito della valutazione da parte della Giuria”. Per la categoria Media, Entertainement and Elettronics le buone chanches derivano dall’importanza del progetto: Early Years 1965-1972 dei Pink Floyd è una stupenda raccolta dei successi del noto gruppo britannico. Per gli appassionati fans di ormai tre generazioni è stato realizzato un imponente box set di 27 dischi che racchiude i primi sette anni di carriera del gruppo. Il set contiene inoltre dei fantastici memorabilia, come biglietti, poster, annotazioni, in riproduzione facsimile fedeli degli originali. La “ciliegina sulla torta” sono i cinque dischi in vinile, in formato a 45 giri, contenuti nelle riproduzioni orginali delle bustine che li contenevano all’epoca. Complessivamente, includendo la scatola fondo e coperchio in
tre componenti, il cofanetto degli hard cover book, i libri contenenti i dischi, i vinili e una scatola per i memorabilia, sono oltre 150 le componenti grafiche che caratterizzano l’opera, per la quale sono stati impiegati una quindicina di differenti supporti di stampa e svariate tecniche di riproduzione, per riprodurre in maniera verosimile i memorabilia. Una sfida non indifferente, ulterioremente complicata dalle varianti che i singoli Paesi hanno richiesto per i mercati locali. Tornando al packaging Valdo 90’ Limited Edition, particolarmente apprezzata la scelta di abbinare in un unico packaging la bottiglia da collezione con il volume celebrativo - un libro in formato ad albo, particolarmente adatto a rappresentare il territorio, la storia e la cultura che stanno dietro alle bollicine più famose di Valdobbia-
dene -. Anche in questo caso, oltre alla complessità della scatola, realizzata con copertina solcata e vassoio in cartone da tre millimetri, grande cura nella scelta e trasformazione dei materiali. La copertina esterna della scatola era rivestita in carta di pura cellulosa colorata in impasto, sulla quale è stato ricavato un incavo a secco entro cui è incollata l’etichetta orginale della bottiglia; il vassoio è stato invece rivestito in carta patinata lucida, stampata con inchiostro appositamente formulato, a effetto metallizzato e vernice satin. Il compensatore interno per la bottiglia è stato rivestito in carta ad effetto velluto. Lo stesso materiale è stato impiegato anche per il rivestimento della copertina cartonata. sempre più originali e innovative.
www.pozzolispa.com
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