15 minute read
Miu Miu nel segno dell’upcycling
NEL SEGNO DELL’UPCYCLING:
NAVA PRESS REALIZZA IL PORTFOLIO DELLA COLLEZIONE LEVI’S® X MIU MIU
Upcycled by Miu Miu è un progetto speciale che supporta e promuove la cultura di una moda sostenibile, recuperando e rielaborando secondo lo stile della maison abiti vintage e pre-loved per creare una collezione esclusiva composta da pezzi unici che vengono interamente rifiniti a mano per infondere loro nuova vita. All’interno di questo progetto Miu Miu ha avviato una collaborazione con Levi’s®, personalizzando con il suo stile giocoso e anticonformista gli iconici jeans 501® da uomo e le Trucker jacket, tutti vintage originali degli anni ’80 e ’90, rigorosamente made in U.S.A. La collezione Levi’s® x Miu Miu gioca con il contrasto tra maschile e femminile, fa rinascere lo spirito di ribellione che ha storicamente caratterizzato i capi d’abbigliamento in jeans e trova il suo emblema nell’iconica etichetta Levi’s®, reinterpretata in rosa con l’aggiunta del logo Miu Miu. Per presentare la collezione, Miu Miu ha ideato un portfolio realizzato in 1450 copie, composto da un folder cartonato, rivestito di tela con nastrino di chiusura sul davanti, che contiene un booklet e 16 schede sciolte, e ne ha affidato la realizzazione di stampa e cartotecnica a Nava Press.
Come è fatto il Portfolio Levi’s® x Miu Miu FOLDER
Formato 24x32 cm, cartonato da 2 mm di spessore, rivestito in tela, composto da un quartino con snodo centrale e due patelle da 7 cm, sagomate e cartonate da 1 mm di spessore, applicate alla III di copertina. In I di copertina è incollata tramite biadesivo un’immagine formato 22x27,6 cm, stampata a 4 colori più vernice opaca su carta Symbol Freelife Gloss Premium white da 150 gsm. Completa il tutto il nastrino applicato sul davanti per annodare e chiudere la cartellina. In II e III di copertina sono incollate tramite biadesivo immagini Tritone art in formato 22x30 cm con cornice di tessuto visibile da 10 mm, stampate a 2 colori pantone su carta Fedrigoni Materica Gesso da 120 gsm. In I di copertina, infine, è applicata un’etichetta Miu Miu.
BOOKLET
Il catalogo, in formato 24x32 cm, è composto da 12 pagine più copertina, con 16 immagini applicate. La copertina è realizzata in carta GF Smith Colorplan Candy Pink da 270 gsm, goffrata effetto pelle con punzonatura a secco, stampata a 1 colore a caldo bianco opaco con sfondamento in bassorilievo. Le pagine interne sono stampate a 5 colori su carta Fedrigoni Materica Cobalto da 120 gsm; le immagini, in formato 9,5x13,75 cm, sono stampate a 4 colori più plastificazione lucida su carta Symbol card premium white da 210 gsm. Il catalogo è rilegato con cucitura a filo singer di colore simile al jeans.
SCHEDE
Sulla stessa carta Symbol card premium white da 210 gsm sono stampate, a 4 colori più vernice lucida di protezione, anche le 16 schede da 24x32 cm di format che completano il portfolio.
CUSTODIA
Il portfolio è protetto da una custodia in microonda bianco, stampata a 1 colore serigrafico nero, fustellata e con patella zigrinata per apertura a strappo.
Vermouth sleek & chic
Etichette liberty su bottiglie dalla struttura ardita. È così che il vermouth, nato a Torino nel 1786, attraversa il tempo. Una metamorfosi raccontata da Cillario&Marazzi, Marolo, Tosti1820, Turin Vermouth Drapò.
di MARILDE MOTTA
Cillario & Marazzi Design: Officina Genuina Bottiglia: Verallia Etichetta: Etichette Italiane Chiusura: Vinolok Amorim
Il vermut ha un vincolo storico con la Torino sabauda e con i vini del Piemonte, tanto da ottenere l’inserimento negli elenchi PAT (prodotto agroalimentare tradizionale) e nell’IG (indicazione geografica riconosciuta in ambito UE), ma non è rimasto prigioniero di un’epoca ormai fané. Oggi accanto a icone, che da oltre due secoli rappresentano il vermouth nella più rigorosa formulazione, si sono aggiunti alcuni produttori che sperimentano variazioni sul tema, dando impulso all’anima sociale del vermouth, al rito dell’aperitivo, all’alchimia del mixology. Ci si aspetterebbe uno schieramento di bottiglie ancien régime, derivate dalla tipica bottiglia bordolese per i vini, invece l’innovazione è partita proprio dal packaging design, dando vita a contenitori memorabili, con un’identità visiva che a volte gioca volutamente a contrasto con etichette dal sapore ottocentesco, con sovrabbondanza di oro e font calligrafici. Bottiglie lavorate a sbalzo, talune maschili nella loro forte struttura con spalle pronunciate, altre che tracciano silhouette ammiccanti. D’altra parte il vermouth fu inventato anche per piacere alle signore, con un grado alcolico per loro accettabile, da gustare a un’ora non equivoca e con la pruderie necessaria a giustificare la presenza di gaie comitive in eleganti caffè. Se la ricetta del Vermouth di Torino è un dogma, qualche concessione può essere fatta quando il vermouth meno tradizionale incontra inaspettati ingredienti che ci facciamo raccontare dagli intervistati.
CILLARIO&MARAZZI
Cillario&Marazzi Spirits Co. è una delle più recenti realtà nel settore degli spirits. Nata con un purpose ben preciso: essere una distilleria sartoriale, per produrre distillati e infusi su misura per i clienti, si è subito posizionata nell’alto di gamma creando una serie di prodotti innovativi. Parliamo con Gigi Marazzi, cofondatore della distilleria del loro vermouth.
A nuovo concept di prodotto, nuovo packaging. Quali sono state le linee-guida per progettarlo? —
Per lo sviluppo del concept della bottiglia del nostro Bitter Vermouth 1920 abbiamo cercato di ricreare le atmosfere del periodo dell’Art Déco del ‘900. La bottiglia riproduce, nella parte bassa, una preziosa tramatura capitonné mentre, nella parte alta, le linee e i segni grafici dell’etichetta e del collarino ci riportano ai motivi déco tipici degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, periodo d’oro per il vermouth. Il progetto grafico dell’etichetta è stato creato da Officina Genuina dell’arch. Valentina Pieri e la stampa è stata realizzata da Etichette Italiane. L’etichetta è stampata su carta con fondo nero, scritte con carattere Market Déco in rilievo e motivi ornamentali con oro a caldo. La bottiglia è di Verallia. Per lo sviluppo della bottiglia ci si è focalizzati sulla “presenza scenica in bottigliera” e sulla facilità di impugnatura. Per il sistema di apertura abbiamo adottato i tappi in vetro Vinolok Amorim.
L’impiego principale del vermouth in mixology è legato al cocktail italiano più conosciuto nel mondo: il Negroni. La miscela è composta in parti uguali di gin, bitter, vermouth rosso. In questi ultimi anni, con i prodotti di qualità, si sta riaffermando il piacere di bere un buon vermouth liscio con una scorza di arancia e qualche cubetto di ghiaccio.
Marolo Bottiglia: Vetri Speciali
MAROLO
La Distilleria Santa Teresa dei F.lli Marolo è stata fondata nel 1977 pensando, in un primo momento, alla valorizzazione dei vitigni più nobili delle Langhe, Roero e Monferrato per la produzione di grappe. Poi accanto alla produzione di grappe eccelse, si è aggiunta la decisione di ridare vita al brand Ulrich fondato nel 1854 dal botanico Domenico Ulrich. Sotto questa etichetta si producono un amaro e un vermouth che Lorenzo Marolo ci racconta. Quali sono state le linee-guida per progettare il packaging del vermouth Ulrich? —
Dopo un attento studio e un minuzioso recupero delle antiche ricette, a partire dal 2016 abbiamo dato nuova vita al brand Domenico Ulrich. L’azienda Ulrich fu fondata dal botanico Domenico Ulrich nel lontano 1854. Fu tra le prime realtà italiane a specializzarsi nella lavorazione delle piante aromatiche su scala industriale, utilizzando unicamente materie prime piemontesi e nazionali; divenne presto una delle principali aziende nel campo erboristico. Solo vini piemontesi, zucchero bruciato secondo l’uso antico per il Vermouth di Torino Rosso e il Rosso Superiore, 100% artemisie del Piemonte, essenze ed estratti di piante coltivate localmente. È questo amore per la ricerca e per la tradizione liquoristica sabauda che fa dei Vermouth Dottor Ulrich l’occasione perfetta per riscoprire il vero gusto della Belle Époque. Proprio ai canoni di questo periodo storico si ispira il packaging del prodotto: un recupero attento delle grafiche originali ha permesso la creazione del nuovo abito per i nostri prodotti.
Il vermouth attualmente è consumato prevalentemente in miscelazione. Negli ultimi anni però, con la nascita del Consorzio del Vermouth di Torino e una forte spinta al miglioramento della qualità, il mercato ha cominciato a consumare il prodotto sempre più frequentemente liscio o “on the rocks”, come aperitivo ma anche come digestivo.
TOSTI1820
Ha oltre 200 anni di storia ed è giunta all’ottava generazione di membri della stessa famiglia che si occupa di preservare l’heritage di Tosti1820 e di dare sviluppo a questa azienda che affonda le proprie radici a Canelli. Vini, spumanti, ma anche un nobile Vermouth di Torino. Mariacristina Castelletta, marketing director di Tosti1820, ci racconta il packaging del loro vermouth.
Come è stato concepito il nuovo packaging? —
Lo studio di questo pack è iniziato circa nel 2013. C’era allora un’esigenza di avere una bottiglia squadrata e non rotonda. Il brand di riferimento era ed è Tosti1820. Tutte le bottiglie Tosti1820 hanno un segno distintivo, di forte riconoscibilità aziendale: la nicchia. Questo elemento funziona sia a livello visivo sia tattile. Essa è dotata di forte capacità evocativa, ha una sua ambiguità positiva, di sapore dionisiaco, che ciascuno può decodificare come vuole. Pensiamo di aver portato, in una dimensione industriale, un linguaggio, dei segni e dei valori tipici del mondo artigianale, delle piccole tirature e delle serie limitate. Inoltre troviamo sul vetro, in rilievo, la data della nostra fondazione (1820) e una decorazione attorno allo shape della bottiglia. La label ha una impostazione classica con fregi in oro lamina su carta materica denominata “pampa”.
Bisognerebbe distinguere fra vermouth e vermouth di Torino. Per noi sono due prodotti completamente diversi. Il vermouth di Torino nasce per essere bevuto liscio per poterne apprezzare le sue caratteristiche e sentire le numerose erbe che vengono infuse singolarmente. Noi amiamo aggiungere ghiaccio e una scorza di arancia o limone.
TURIN VERMOUTH DRAPÒ
L’azienda condivide con il vermouth il luogo di nascita, Torino. Al vermouth consacra una delle sue linee di prodotti di punta: Drapò, a cui nel corso degli anni ha affiancato una produzione di liquori e distillati di alta gamma. Con Giuseppe Rabottini, responsabile di stabilimento Turin Vermouth, esaminiamo diversi aspetti di questo prodotto.
Quando è stato progettato il nuovo packaging e quale concept l’ha ispirato? —
In occasione del primo decennale dalla nascita del marchio Drapò, abbiamo deciso di dotare il packaging di una nuova e più accattivante veste apportando modifiche alle etichette del nostro vermouth per incontrare le esigenze dei consumatori. Un restyling che unisce l’impronta “vintage” (presente nel logo di Turin Vermouth, nell’etimologia del nome “Drapò” e nell’immagine del vessillo di casa Savoia) e quella “moderna” (l’utilizzo del rilievo goffrato e lamina in oro per impreziosire). Il tutto su uno sfondo più chiaro che pone in maggior risalto gli elementi distintivi tra cui il tricolore, simbolo della qualità italiana nel mondo. A non cambiare sarà il gusto che rimarrà inconfondibile come sempre, sebbene sia stata fatta una scelta di maggiore accortezza verso tutti i tipi di clientela rendendo i nostri prodotti gluten free.
Già da alcuni anni abbiamo riscontrato un aumento dell’utilizzo del vermouth in purezza da parte dei privati con l’aggiunta di soda e una scorza di limone, o arancia. Se ci pensiamo bene il vermouth è composto da vino, aromi, acqua e alcool; praticamente aggiungendo del ghiaccio abbiamo già un aperitivo pronto al consumo! Questa preferenza si è attestata ulteriormente con la pandemia che ha cambiato inevitabilmente le nostre abitudini portando a nuove scelte di consumo. Poiché il vermouth, per caratteristiche e duttilità, si presta bene alla preparazione di cocktail, ha stimolato la creatività del consumatore finale, che si è impegnato nella preparazione casalinga del proprio drink preferito potendo usufruire di packaging studiati per andare incontro alle esigenze imposte in questo particolare periodo storico. Ciò nonostante, rimane chiaro che questo prodotto costituirà sempre un punto cardine nel mondo del mixology, ma è altrettanto vero che il vermouth è nato per essere bevuto principalmente in purezza. Il mercato degli alcolici è in costante evoluzione e l’acquisto diretto da parte dei privati rappresenta una sfaccettatura di questo aspetto che rende il settore più interessante oltre che competitivo.
Drapò Design: Turin Vermouth Bottiglia: Vetri Speciali Etichette: Cograf Chiusura: Fiat Chiusure Carta: Patinata opaca Raflamatt
Sostenibilità del packaging: avete intrapreso dei progetti in questo senso? —
La sostenibilità è da sempre un argomento a cui poniamo molta attenzione e stiamo studiando delle soluzioni che possano soddisfare le nostre esigenze e quelle dell’ambiente. Il nostro augurio è quello di ottenere quanto prima ulteriori risultati che possano premiare i nostri sforzi e renderci maggiormente orgogliosi dei nostri prodotti. In fase di produzione riusciamo a sostenere l’ambiente riciclando le erbe tramite il compostabile e smaltendo il vetro, la plastica e la carta.
A casa molti si improvvisano barman acrobatici, avete pensato a interventi sul sistema di chiusura che aiutino a mixare il prodotto? —
Per ottenere un buon risultato senza dover ricorrere a particolari strumenti e abilità (non alla portata di tutti!) abbiamo studiato il kit Negroni la cui peculiarità sta proprio nella facilità di ottenere un buon risultato in modo semplice. Consiste di una scatola regalo composta da 3 bottiglie da 50 cl di Vermouth Rosso Drapò, Bitter Tuvè e Gin&P. Usando dosi di egual misura dei tre prodotti, si potrà ricreare il proprio cocktail Negroni comodamente a casa propria. Se non si è amanti di questo cocktail in particolare è comunque possibile creare moltissimi drink giocando con gli ingredienti: utilizzando in egual misura Vermouth e Bitter sarà possibile ricreare il MI-TO, o Torino-Milano; aggiungendo della soda si potrà gustare un Americano. E del gin? Cosa ne facciamo? Aggiungendo della tonica sarà possibile gustare un ottimo gin tonic. Se poi avanza il vermouth basterà gustarlo liscio, o con l’aggiunta di soda. Abbiamo studiato questo kit proprio per sviluppare la fantasia e la creatività del consumatore che potrà cimentarsi nella creazione di molti classici della miscelazione in modo intuitivo e “spiritoso”.
CONSORZIO DEL VERMOUTH DI TORINO
Pierstefano Berta, direttore del Consorzio del Vermouth di Torino, risponde alla nostra intervista fornendoci molte utili informazioni per conoscere il Consorzio, la differenza fra Vermouth di Torino e gli altri vermouth, o vermut.
Qualche dato per conoscere il Vermouth di Torino
La produzione complessiva del Vermouth di Torino era stimata prima del periodo della pandemia in un volume totale di 4,5 milioni di litri. L’assoluta maggioranza di questa produzione e commercializzazione è gestita dai 23 Soci del Consorzio del Vermouth di Torino, che riunisce più del 98% della produzione complessiva. La produzione è stata in netto aumento dal 2017, grazie all’effetto di interesse accresciuto provocato dalla pubblicazione del Disciplinare di produzione approvato con Decreto del Presidente della Repubblica n. 1826 del 22 marzo 2017 e delle successive attività promozionali sviluppate dal Consorzio. Nei prossimi anni si stima una crescita positiva sul mercato internazionale dove i Soci del Consorzio già esportano.
Consumo puro o ingrediente del mixology? Come è cambiato il consumo di vermouth in oltre due secoli di vita?
Fino alla fine del 1800 il Vermouth di Torino viveva il suo consumo esclusivamente come prodotto puro, prima dei pasti, in abbinamento con stuzzichini. In questo modo divenne il protagonista del rito dell’aperitivo con un grande boom tra metà 800 e la metà del 1900. Era il momento definito come “l’ora del Vermouth”. Dagli anni 1920 si adotta la moda americana dei cocktail. Nascono i cocktail con il Vermouth di Torino, cocktail divenuti storici come il Torino Milano, l’Americano, il Negroni e infiniti altri. Tra la gamma variegata delle bottiglie dei Soci del Consorzio del Vemouth di Torino è possibile selezionare i prodotti con il profilo sensoriale migliore per il consumo liscio, con ghiaccio e scorza di limone biologico, oppure in miscelazione. Fra le possibili grafie avete scelto vermouth. Anche gli associati devono conformarsi o possono scrivere vermut?
In realtà si sono scelte due grafie simmetriche, “Vermouth di Torino”/“Vermut di Torino”, presenti entrambe nel disciplinare di produzione e nei documenti di protezione dell’Unione Europea. Le ragioni sono legate alla storia e alla tradizione: da sempre le due grafie si sono affiancate sulle etichette, sui manifesti pubblicitari, nella comunicazione in generale. Ancora oggi sulle etichette dei Soci si possono trovare, e ci auguriamo che continuino affiancate anche nel futuro, per mostrare proprio che un prodotto moderno come il Vermouth di Torino mantiene vive le sue radici tradizionali. Questo ha portato alla creazione del marchio consortile che ha proprio le due diciture “Vermouth di Torino”/”Vermut di Torino” che circondano la sommità fiorita dell’Artemisia, costituente una parte della “V” di Vermouth. Questo marchio è stato depositato sia in Italia sia in Europa e potrà essere utilizzato esclusivamente dai Soci del Consorzio del Vermouth di Torino.
Quali sistemi di sicurezza vengono adottati per garantire l’originalità del prodotto e impedire la contraffazione?
Gli associati sono obbligati a seguire un dettagliato schema di controlli che parte dal campo di coltivazione delle Artemisie, per procedere via via lungo il processo di estrazione delle erbe e la produzione del Vermouth di Torino, fino all’imbottigliamento e alla spedizione. Per il mercato italiano il Vermouth di Torino ha un sistema di sicurezza a tutta prova: il contrassegno di Stato stampato dalla Zecca dello Stato e utilizzato sulla base delle norme dell’Agenzia delle Dogane. Per quanto riguarda l’esportazione, il Consorzio sta valutando un sistema di certificazione e tracciabilità del tutto innovativo, che potrà essere utilizzato dagli associati a partire dal prossimo anno e che si basa sul QR-code. Si tratta di un progetto che è allo studio congiuntamente con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.