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See.Click.Feel 2021
NOBILITAZIONI INEDITE E PROGETTI INNOVATIVI
PRESENTATI A SEE.CLICK.FEEL. 2021
Anche nel 2021 Luxoro ha rinnovato l’appuntamento con See.Click.Feel., l’evento digitale esclusivo che, tra talk e showroom online, ha presentato l’avanguardia delle nobilitazioni attraverso una selezione di progetti innovativi, realizzati in collaborazione con brand e partner d’eccellenza. Qui ve li raccontiamo nel dettaglio.
Bohemi: Etichetta Speciale Luxoro 2021
La Tenuta Le Fracce nasce più di un secolo fa sulle colline dell’Oltrepò Pavese per iniziativa dell’avvocato Bussolera, che nel corso degli anni la arricchisce di natura, arte e scienza. Il simbolo della sua vita appassionata e appassionante è Bohemi, il cavallo andaluso che dà il nome al vino alla cui etichetta Luxoro, su proposta e design di Mario Di Paolo, ha dedicato il suo progetto di restyling. La particolarità dell’etichetta è la lavorazione tono su tono del design principale: la figura di Bohemi è infatti ottenuta con un importante rilievo multilivello a secco. Il risultato ricorda un’opera monumentale, una dedica che, proprio come una scultura plasmata nella permanenza del marmo, deve attraversare il tempo e la storia. Il rilievo è stato eseguito su carta Avery Dennison ed è stato ottenuto con cliché hinderer+mühlich Italia, che ha permesso una perfetta riproduzione della tensione muscolare del cavallo in corsa e della sua criniera in movimento. La struttura architettonica della porta è il simbolo della relazione tra l’uomo e la natura, che apre la strada all’illuminazione qui rappresentata da un raggio di luce dorata che guida verso la libertà dello spirito. La stampa e la nobilitazione dell’etichetta sono state realizzate da La Commerciale Srl, industria grafica specializzata nella progettazione e stampa di etichette adesive in bobina di alta qualità e packaging di lusso con oltre 70 anni di esperienza nel settore.
Cliente: Le Fracce Art Direction: Spazio Di Paolo Carte: Avery Dennison Stampa e nobilitazione: La Commerciale Srl Cliché: hinderer+mühlich Italia
Il Mito del Lago
La Distilleria Marzadro è una realtà imprenditoriale rinomata per la qualità dei suoi prodotti: ne è importante esempio il protagonista della rivisitazione proposta da Luxoro, il Luz Gin. In pochi sanno che il Lago di Garda è anche conosciuto con l’appellativo di Lago di Benaco: prende il nome dal dio Benaco, protettore del lago e figlio del dio dei mari Nettuno. Proprio il dio Benaco è protagonista della nuova etichetta del Luz Gin creata da O,nice! Design e stampata e nobilitata da La Commerciale Borgogno. La nuova veste è composta da più elementi: collarino, medaglione, fascetta e retro. Il retro e la fascetta sono realizzate con carta Manter by Fedrigoni SelfAdhesives, che reagisce alla pressione del cliché, realizzato da hinderer+mühlich Italia, creando un effetto traslucido sulle parti stampate a secco e lasciando così intravedere il design sullo sfondo. Sempre su fascetta e retro il nome del gin è stampato a caldo con Blue Element e con Amorphous Blue, due diverse tonalità di blu presenti nel catalogo Extra!ordinari di Luxoro. L’effetto Amorphous Blue – marino ed etereo, perfetto per esprimere l’anima del gin e del lago – si ritrova anche sugli altri due elementi della nuova veste. Per medaglione e collarino è stata usata una carta sempre Manter by Fedrigoni SelfAdhesives stampata a caldo con diverse texture. Sul collarino troviamo un design a onde che crea movimento, mentre sul medaglione una stampa con cliché multilivello scolpisce il viso di Benaco e le figure dei lucci fin nei più piccoli dettagli come risultato di una precisa microincisione.
Cliente: Marzadro Distillery Art Direction: O,nice! Design Carta: Manter by Fedrigoni SelfAdhesives Stampa: La Commerciale Borgogno Srl Cliché: hinderer+mühlich Italia
L’oro di Puglia
Quest’anno l’azienda di famiglia Varvaglione 1921 festeggia i cento anni e lo fa realizzando una nuova etichetta per un particolare blend del proprio olio prodotto dagli ulivi secolari della Masseria Pizzariello. Il nuovo packaging è stato concepito da Idem Design, agenzia che collabora da anni con Varvaglione 1921. Il design principale dell’etichetta è composto da pepite di olio che sembrano fuoriuscire dalla superficie; l’aspetto perfettamente tridimensionale è stato ottenuto tramite la tecnologia ottica di Kurz, TRUSTSEAL® SFX. L’effetto, stampato a caldo in una tonalità di oro che richiama perfettamente il colore dell’olio, regala corpo alla pepita, ma è solo uno strepitoso effetto di tridimensionalità che crea un’illusione soprannaturale su una superficie piatta. Le pepite sono accompagnate da altri piccoli e semplici dettagli. Sull’etichetta infatti troviamo delicate foglie di ulivo stampate con bassorilievo a secco, mentre per le scritte è stato stampato a caldo un oro in tonalità simile a quello delle pepite. Per l’etichetta è stata usata la carta Tintoretto Gesso Greaseproof di Manter by Fedrigoni SelfAdhesives. Il risultato finale è un elegante mix di tecnologie di stampa e ottimi materiali, grazie all’attenta esecuzione di Industria Grafica Eurostampa Spa, una tra le primissime aziende europee a stampare la soluzione SFX su diversi design. Il risultato è una combinazione magica tra prestigio, design e illusionismo.
Cliente: Varvaglione 1921 Art Direction: Idem Design Carta: Manter by Fedrigoni Self Adhesives Stampa e nobilitazione: Industria Grafica Eurostampa Spa Cliché: hinderer+mühlich Italia
Modern Vintage: il nuovo stile della dolcezza
L’offella è un biscotto tipico di Parona Lomellina, cittadina del territorio pavese in cui ha sede Luxoro e in cui la F.lli Collivasone porta avanti l’attività di famiglia sin dal 1890. Reinventare un packaging che conservi l’anima antica del prodotto è sempre una sfida avvincente, e il team di creativi di 63 DE-SIGN, in collaborazione l’azienda di stampa Vimer Srl, è riuscito nell’impresa di proporre uno stile che mescola perfettamente le innovative soluzioni firmate Luxoro con la lunga tradizione del territorio e dell’azienda di famiglia. Il nuovo pack per la F.lli Collivasone abbraccia il Modern Vintage, uno stile che richiama il retrò e lo mescola con il nuovo: la scelta di materiali moderni e innovativi come il LUMAFIN® è appunto il tocco di modernità che riattualizza il vintage. Il design ruota intorno alla forma dell’offella come segno grafico su cui si è sviluppato un font ad hoc per il nome del brand, poi divenuto modulo per costruire la trama di pizzo e decori. Stampa a caldo e grafiche qui permettono chiaroscuri che giocano con le trasparenze cangianti del LUMAFIN® tono su tono, in particolare il LUMAFIN® Bronze che dona quel tocco di antico che sottolinea il valore del prodotto e, con la sua trasparenza, lascia intravedere il design sottostante, e Il LUMAFIN® Green che ha reso l'insieme più leggero, brillante e allegro restituendo luce e maggiore tridimensionalità al disegno. Infine si trovano due diversi effetti metallizzati tra gli ultimi proposti nel catalogo Extra!ordinari di Luxoro, che rifiniscono i particolari più sottili sottolineando le forme vintage.
Cliente: F.lli Collivasone Art Direction: 63DE-SIGN Stampa e nobilitazione: Vimer Srl Cliché: hinderer+mühlich Italia
Simone Azzoni
È critico d’arte e docente di Storia dell’arte contemporanea allo IUSVE. Insegna Lettura critica dell’immagine all’Istituto di Design Palladio di Verona. Ha curato numerose mostre di arte contemporanea in luoghi non convenzionali. È co-direttore artistico del festival della Fotografia Grenze. È critico teatrale per riviste e quotidiani nazionali. Organizza rassegne teatrali di ricerca e sperimentazione. Tra le pubblicazioni recenti Frame - Videoarte e dintorni per Libreria Universitaria, Lo Sguardo della Gallina per Lazy Dog Edizioni e, per Mimemsis, Smagliature (2018). Teatro e fotografia. Conversazione con Enrico Fedrigoli è il suo ultimo libro.
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La fotografia come atto politico, gli spazi di rigenerazione urbana come luoghi cruciali per diffondere la cultura della comunicazione visiva, la memoria del passato per interpretare il presente. Abbiamo incontrato Yvonne De Rosa – fotografa, curatrice e direttrice artistica, a Napoli, di Magazzini Fotografici – che ci racconta la sua visione.
Come ti sei avvicinata alla fotografia e perché?
Hai una laurea in Scienze Politiche: i tuoi studi hanno influenzato la direzione e l’oggetto del tuo sguardo fotografico sulla realtà?
Nel 2015 hai fondato Napoli la galleria Magazzini Fotografici. In cosa si differenzia dalle altre gallerie?
Magazzini è anche possibilità di lavoro, non solo vetrina di maestri e talenti.
Quale valore artistico e poetico ha per te una curatela e la direzione di un allestimento? Cosa lascia alla città una mostra a Magazzini?
La gestione è a tre: tu, Valeria Laureano e Rossella Di Palma. Quale idea di fotografia propone Magazzini? Ho sempre avuto questa passione, ma inconsapevole. L’incontro vero è stato a nove anni quando vivevo con miei nonni perché i miei genitori erano molto giovani. Mi ricordo che mia mamma decise di farmi delle fotografie e mi chiese di stare con lei un pomeriggio: legai la fotografia al fatto di essere il soggetto del suo amore in quel giorno. Mio nonno nei momenti più belli della nostra vita tirava fuori la macchina fotografica e cercava di immortalarci, una costante della mia gioventù. Da adolescente poi collezionavo francobolli e anche quelle – in fondo – erano piccole fotografie.
Il mio percorso di studi è stato la parte più importante. Quell’approccio “politico” è presente nel mio lavoro fotografico perché determina l’ampliarsi degli orizzonti, l’affrontare le ricerche con i più disparati argomenti.
Il presupposto è quello di promuovere sempre una cultura visuale, migliorare e migliorarsi. Il segreto è convivere con il desiderio di crescere. Tutto si fa sempre a partire da uno stimolo personale, ma la missione di Magazzini è anche portare gli altri ad amare e apprezzare la fotografia a un livello profondo. Prendere per mano le persone e far loro capire il modo di comunicare con le immagini. A Magazzini non è mai esposta “la fotografia del compiacimento”, quella buona per arredare o per essere bella. La fotografia è linguaggio che va conosciuto, studiato, la fotografia è fatta del saper leggere le immagini e, attraverso loro, comunicare. Un modo di esprimersi utilizzato oggi dai giovani ma che esiste da sempre perché in fondo le foto comunicano con una parte del cervello pre-verbale. Magazzini vuole allargare le possibilità a chi è interessato a saperne di più.
Rispetto a Napoli, una città fortemente caratterizzata, credo che Magazzini sia una fucina, un hub culturale. Qui ci sono tante contraddizioni, a Napoli per sopravvivere bisogna essere filosofi, sei circondato dalla possibilità di morire: sottoterra ci sono le solfatare, sulla nostra testa incombe il Vesuvio (ride).
Ogni mostra deve essere uno spunto di riflessione. Ogni allestimento deve costruire uno spazio accogliente che ti fa sentire a casa. Un ambiente domestico dove autori noti e meno noti incontrano il pubblico al meglio delle loro possibilità. Un buon allestimento è quello che genera punti interrogativi.
Il modello che cerco in assoluto è quello di una fotografia pensata, al di là dell’idea di un progetto di successo. Voglio una fotografia che nasce dalla necessità di dire, di denunciare, di essere e di appartenere. Il lavoro di Moira Ricci che ospito a settembre, per esempio, rappresenta l’urgenza di comunicare agli altri un’appartenenza: quella dell’artista alla propria madre. Lavoriamo con il collettivo Cesura che più volte ha esposto foto “contro”, di denuncia. Ciò che accomuna tutte le esposizioni di Magazzini è la ricerca che precede i progetti. Difficilmente metto in programmazione foto belle o perché sono esteticamente piacevoli.
Yvonne
De Rosa
Nata nel 1975, Yvonne De Rosa si è laureata in Scienze politiche all’Università Federico II di Napoli e in seguito ha studiato e approfondito la fotografia in Inghilterra. A Londra ha ottenuto un PG in photography alla Central Saint Martins, poi un Master in fotogiornalismo al London College of Communication. Nel 2004 ha fondato, insieme ad altri suoi colleghi, il collettivo “24” che oggi compie 17 anni di attività e dà vita a mostre in spazi pubblici di Londra come Soho Square, Berkley Square e Trafalgar Square. A Napoli ha fondato Magazzini Fotografici nel 2015; come direttrice artistica ospita in questo spazio nel cuore della città vecchia artisti come Letizia Battaglia, Chris Steele-Perkins, Silvia Plachy, Laura Pannack, Cristina Nuñez, il collettivo Cesura, Brian Griffin, Gabriele Basilico, e nel settembre 2021, Moira Ricci. Magazzini è anche un progetto di rigenerazione urbana di uno spazio un tempo occupato dal “Borsettificio Ines”. Nelle sue stanze non si ospitano solo mostre ma anche rassegne cinematografiche sulla fotografia, dibattiti, corsi, workshop e presentazioni di libri.
Spesso nei tuoi progetti attingi da archivi casuali o istituzionali. Quando “usi” queste foto è come se le liberassi dalla custodia del tempo. Ci spieghi in cosa consiste questo tuo lavoro?
Le memorie hanno il potere di interpretare il presente. In progetti come Corrispondence si ha a che fare con vecchie immagini dimenticate ai bordi della Storia...
Correspondence è la storia di un amore dell’inizio del secolo scorso. Il materiale per raccontarla è eterogeneo...
Ha senso chiederti se esiste una fotografia al femminile, in cui cioè si sente la sensibilità femminile?
Dove ti porterà la tua curiosità domani?
È una liberazione delle immagini dal loro territorio di appartenenza ma è anche cura. Magazzini, ad esempio, era uno spazio abbandonato, oggi è un progetto di rigenerazione urbana. Lavorare con gli archivi è in fondo un modo per vivere. Tutti abbiamo un nostro archivio, e prendersi cura degli altri ci fa stare bene.
Le foto del passato sono un po’ come la luce delle stelle. Le persone che stanno in quelle immagini non ci sono più eppure fanno parte di una storia eterna, come quella delle api che tutti i giorni si svegliano e fanno le stesse identiche cose. Apparteniamo tutti a una stessa storia.
Sì, c’è un carteggio amoroso ritrovato in un mercatino dell’antiquariato e datato 1904-1920, una serie di fotografie, anch’esse ritrovate e, infine, alcune fotografie contemporanee, scattate da me. La memoria delle lettere ritrovate è spontanea e vera, quindi la più importante da conservare. Voglio dire: le foto di un artista sono importanti, ma parlano dell’artista, invece le foto delle persone, quelle che in inglese si chiamano candid shots, parlano degli uomini, di un periodo storico, di uno spaccato.
Non lo so. Se apri un libro riesci a capire se l’ha scritto una donna? E davanti a un dipinto? In politica ci sono donne che perdono le loro caratteristiche per gestire il ruolo. Forse ci sono dei temi “femminili” come per esempio la memoria, o la famiglia.
Il mio sogno è andare in un paesino piccolo piccolo, prendere un negozio nella piazza principale e fuori appendere l’insegna “foto”. Attenzione: non “fotografa” o “fotografia”, semplicemente “foto”. E vedere che succede.
Tra le novità di quest’anno c’è che PRINT offrirà sempre più contenuti di quelli stampati sulla carta. Gli articoli ‘aumentati’ sono contrassegnati nelle singole pagine con il simbolo della app ‘Stampare Aumentato’ che si può scaricare gratuitamente dagli store per sistemi operativi iOS e Android. L’app potrà essere utilizzata anche per le altre testate firmate Stratego Group. Funziona anche con la rivista sfogliabile online su stampamedia.net.
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