Print Buyer, n. 65, Novembre 2016

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SOLUZIONI GRAFICHE & CARTOTECNICHE AL SERVIZIO DELLA COMUNICAZIONE DA OLTRE 30 ANNI GRUPPO PADOVANA S.R.L. Via Rezzonico, 17 - 35011 Campodarsego, Padova - Italy - Tel +39 049 9201333 - Fax [+39] 049 55 66836 www.gruppopadovana.it - info@gruppopadovana.it

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la sartoria d’alta moda al servizio della carta

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Manifattura del Seveso Tessuti per la legatoria, la cartotecnica & il packaging di lusso

Creatività, progettazione, prototipazione, stampa, nobilitazione e confezionamento. Dal 1968 siamo leader nel luxury packaging su misura a livello internazionale. Entertainment, Cosmetic, Beverage, Fashion, Multimedia Publishing e Corporate Image, nessuna sfida ci spaventa! Possiamo confrontarci con i materiali più innovativi e le tecniche di nobilitazione più ardite, le piccole tirature come le grandi, nulla ci coglie impreparati. Perché uniamo un elevato know how artigianale e le più recenti tecnologie industriali.

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ILLUSIONI PERDUTE E RITROVATE di A N N A

A P RE A

Negli anni venti dell’Ottocento, al 17 di Rue des Marais, una stradina di Parigi cupa e oscurata dalla fuliggine, c’è una stamperia lercia e trascurata dotata di sette torchi di ghisa e 880 chili di caratteri. La bottega viene acquistata per 30.000 franchi da un giovanotto nullafacente di 27 anni di nome Honoré de Balzac il quale si fa prestare parte del denaro dal padre, parte dalla sua amante, una certa Laure de Berny che di anni ne ha 47 ed è moglie di un importante magistrato. Poiché l’inesperienza nella stampa, si sa, è una brutta bestia, succede che nel giro di poco l’Imprimerie Balzac è sull’orlo della bancarotta. Nel tentativo di salvare la sua impresa, il giovane tipografo s’indebita ancora e rileva la famosa fonderia di Joseph Gaspard Gillé. Sicuro come il sole, pensa, che con i nuovi caratteri il parco clienti aumenterà. Ma le cose non vanno nella direzione sperata e il destino, spesso più saggio dei nostri malcerti desideri, gli chiude le porte in faccia. Il 6 aprile del 1828 i libri contabili finiscono in tribunale. È bancarotta, anzi doppia bancarotta. Della stamperia e della fonderia. Neppure immagina Honoré de Balzac quanto quell’insuccesso si rivelerà ‘necessario’. Ora ha 29 anni e comincia a guardare senza maschere la propria caduta.

Sa che il successo è una rara congiunzione di talento, impegno e fortuna, e lui di talento per gli affari non ne ha, non ha mai inseguito davvero i risultati con la volontà ardente di un imprenditore.

Quanto più Balzac spinge il suo sguardo nelle 'illusioni perdute' della sua impresa, tanto più le ali invisibili del genio si affacciano in lui e gli dettano le pagine sublimi che compongono i suoi capolavori. Ogni nervo del suo corpo, ogni pensiero è concentrato ora verso un solo obiettivo: scrivere notte e giorno e comporre La comédie humaine, “la più grande costruzione letteraria di tutta la storia dell’umanità”. L’esperienza della tipografia è la sorgente di tutto. In Illusioni perdute, che Balzac inserisce nel piano de La comèdie Humaine, ci narra dell’amicizia tra David Séchard, uno stampatore dal cuore buono che cerca una formula segreta per produrre carta a buon mercato e il poeta Lucien de Rubempré. Sono le due facce dell’autore, due anime di un uomo al quale il destino si è manifestato nell’insuccesso. La natura ama nascondersi ha detto Eraclito. Forse a volte lo fa dietro le nostre sconfitte.


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FOOD MEETS FASHION Peccati di gola stile haute couture. L’universo della cioccolateria d’eccellenza accoglie i codici dell’alta moda.

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PASTIGLIE LEONE: LATTINE CULT

I N T E R V I S TA

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SGUARDI

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COM'È FATTO PRINT

Illusioni perdute e ritrovate

Materiali e tecniche

Confezioni da collezione, entrate nel mito. Ce ne parla Guido Monero, il Presidente di un'azienda d'eccellenza della confetteria piemontese.

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TECNO IMBALLAGGI Un’approfondita inchiesta per fare il punto sul packaging connesso nel settore del lusso. Dallo IOT alla stampa digitale il passo è breve.

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LA STAMPA SECONDO LINO'S & CO. Nell’intreccio tra digitale e analogico, ecco a Verona un nuovo spazio che proietta il design nel terzo millennio.

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MICHELE BONDANI Il creativo che ha inventato il Packaging Positioning spiega come sviluppare imballaggi finalizzati alla vendita. E presenta la sua "creatura"

IMBALLAGGI SOSTENIBILI

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EVENTI

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ECHI DI STAMPA

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OSCAR DELLA STAMPA 2016

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COLORE

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CLOSE-UP ROGER BOTTI

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GRANDANGOLO

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PROGETTI

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CREATIVE IDENTITY

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SPECIALE WINE PACKAGING #5

Print Buyer Forum Wine&Design, UPM Raflatac

Com'è dolce il colore!

Marche al cioccolato

Fujifilm in passerella Designed by Apple Confetti Pelino Librinfinito by Fabriano

Dettagli che fanno la differenza

Francesco Franchi

5+1 CONSIGLI Materiali e design delle confezioni per gli alimenti rispondono a molte esigenze del sistema distributivo. Tutto quello che c’è da sapere.


PRINTING IS TH E N EW OFFLINE LUXURY We print for the creative industry since 1922

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Come è fatto

S TA M PA

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Da oltre 30 anni è impegnata nella stampa e trasformazione di carte speciali per il mondo della comunicazione commerciale e per la comunicazione sul punto vendita. L'esperienza maturata al servizio di importanti cartiere nazionali, sia per la produzione di cataloghi che per il testing delle carte, è tale che l'azienda è oggi considerata fra i massimi esperti nella stampa su tecnologie convenzionali di supporti speciali. Fra le caratteristiche distintive, la Certificazione FSC per un'eccellenza a impatto zero, una qualità ecologica che sposa sistemi di stampa altamente innovativi.

Gruppo Padovana, Legatoria e Confezione Grafiche è una tra le più importanti realtà industriali nell'ambito del finishing e legatoria del Paese. Un parco macchine estremamente ampio e variegato e un'esperienza che ha varcato i vent'anni di attività sono gli ingredienti per la proposta commerciale dell'impresa padovana. Sono in grado di realizzare oltre venti tipologie di confezione, in numerose varianti, abbinando processi industriali e lavorazioni cartotecniche spesso semiautomatiche o addirittura manuali.


LA COPERTINA DI PRINT LOVERS 65

Giulio Rossi

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NOVEMBRE 2016

PRINT BUYER NR. 65 | NOVEMBRE 2016 DIRETTORE RESPONSABILE RUGGERO ZULIANI COMITATO DI REDAZIONE ANNA APREA (COORDINAMENTO) › anna.aprea@strategogroup.net EMANUELE POSENATO

Nato a L’Aquila classe 1983 laureato in Teoria della Comunicazione attualmente si occupa di illustrazione, graphic design e art direction per i settori di advertising, editoria e moda. Ha partecipato a collettive artistiche presso San Francisco, New York, Roma e Melbourne e in progetti per Ogilvy & Mather, Adobe, Boom Magazine Asia. I suoi lavori sono stati pubblicati su Rolling Stones, Juxtapoz, Art Quarterly by Society6, Sport Illustrated, Beautiful Bizarre Magazine, Basic, Paste Magazine, Art for Freedom by Madonna.

behance.net/giuliorossi giuliorossi.weebly.com

HANNO COLLABORATO LORENZO CAPITANI, ACHILLE PEREGO, MASSIMO CAIAZZO, STEFANO TENEDINI ART DIRECTOR STEFANO TORREGROSSA › onicedesign.it IMPAGINAZIONE STEFANO TORREGROSSA › onicedesign.it NEXIDIA › nexidia.it COPERTINA GIULIO ROSSI

ZETA'S SRL 20137 MILANO | VIA KOLBE, 8 T. 02 7529101 | F. 02 75291039 › www.printlovers.net PUBBLICITÀ DEBORAH FERRARI | T. 389 9004599 › deborah.ferrari@strategogroup.net RANCATI ADVERTISING CLAUDIO SANFILIPPO | T. 02 70300088 › csanfilippo@rancatinet.it SEGRETERIA PUBBLICITÀ | T. 02 7529101 › brando.zuliani@strategogroup.net

REA MILANO 1190227 AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE MILANO N. 706 | 11/10/2004 STAMPA INTERGRAFICA VERONA (VERONA)

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I N C H I E S T A

S’intensificano i percorsi di co-branding tra le aziende del food e i marchi della moda. Contaminazione è la parola d’ordine. Cruciale il ruolo del packaging, che accoglie i codici delle maison, s’insinua nell’alfabeto di segni del luxury life style. E fa del consumo di dolci e prodotti gastronomici d’alta gamma un’esperienza estetica senza fine.

“Contaminazione”. E' la parola d'ordine che sembra caratterizzare ormai da qualche anno, ma con una spinta sempre più forte nell'ultimo periodo, l'ingresso delle griffe della moda e del lusso nel settore del food & beverage, dai ristoranti stellati al mondo del cioccolato e delle storiche pasticcerie come Cova o Marchesi a Milano. Aprendo spazi di alta ristorazione “brandizzati” o magari proprio all'interno o a fianco dei prestigiosi punti vendita delle griffe dove, tra l'acquisto di un paio di scarpe, un gioiello, un profumo o un abito si può anche consumare un “risotto” stellato o una cioccolata fatta a regola d'arte. La contaminazione, come ha già spiegato sulle nostre pagine David Pambianco, vicepresidente e direttore editoriale di Pambianco Strategie d’impresa diventata negli anni il punto di riferimento per le strategie e la comunicazione delle aziende del lusso, della moda e del design, può viaggiare anche in senso inverso. Per esempio con storici e lussuosi marchi del mondo dell'auto, come Mini, Porsche o Ferrari, che entrano nel settore degli accessori o della moda. E lo stesso potrebbero aver fatto, a tutto campo, i giganti di Internet come Google, Facebook o Amazon piuttosto che Apple o Samsung . Ma non c'è dubbio che a oggi il percorso più seguito è quello intrapreso dalle griffe che, con forza, stanno entrando nel settore del food. E questa contaminazione, avverte il designer Gianni Cinti coinvolge anche il packaging con, sempre la moda, che esporta e detta le sue leggi agli imballaggi che avvolgono golosi cioccolatini, prestigiose bottiglie di champagne o le confezioni regalo, a cominciare dai grandi classici dolci natalizi.

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CINTI, IL DESIGNER DEI GRANDI BRAND

Gianni Cinti nasce a Marsciano, Perugia, nel 1979. Dopo la prima formazione artistica è ammesso al prestigioso Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Urbino, dove si specializza in grafica e design. Il suo percorso prende da subito la strada della moda, che ha modo di approfondire collaborando con alcuni dei più celebri marchi italiani e internazionali (Alberta Ferretti Marithè+Francois Girbaud), arrivando a lavorare più di cinque anni accanto a Gianfranco Ferré quale membro dello staff creativo della Maison. Dal 2010 ha installato il suo Fashion Design Studio a Torino, raggruppando attorno a sé una squadra di professionisti altamente qualificati. Il suo linguaggio creativo coniuga la metodologia di ispirazione Munariana con il rispetto della tradizione italiana in fatto di stile, forma e gusto. Ha all’attivo collaborazioni a livello internazionale (soprattutto con la Cina e con Shanghai, negli ultimi anni la sua seconda casa). Una produzione creativa che spazia dalla moda alla ceramica d’autore, dalla food al tessile, dall’illustrazione all’interior. Insegna Personal Design allo IED Moda Lab di Milano.

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I N C H I E S T A

Il coordinato cartotecnico Caffarel è realizzato su cartoncini monopatinati, con un mix di stampe: litografiche, cold foil e goffratura in linea, stampa a caldo , finiture meccaniche e artigianali. È prodotto da Cartotecnica Moderna di Solomeo, azienda d’eccellenza con importanti clienti nell’ambito del lusso. Con il marchio LOVEPACK®, l’azienda umbra contrassegna la sua specialità nella progettazione di luxury packaging.

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PASTICCERIE COME BOUTIQUE Così a Milano come a Firenze o a Roma sono ormai decine le “contaminazioni” della moda verso il business dell'enogastronomia di altissimo livello, non solo ristoranti ma anche pasticcerie e botteghe storiche. E se l'anno scorso persino il re del cashmere Doriani ha deciso di aprire il suo ristorante-caffé al numero 19 di via Montenapoleone, nel pieno del Quadrilatero della moda, hanno fatto storia i passaggi di proprietà di Cova e Marchesi, fra gli artigiani dei dolciumi più apprezzati di Milano, finiti da tempo nell’orbita di altrettanti gruppi del fashion. Il primo è la multinazionale del lusso francese Lvmh che quattro anni fa ha sborsato diversi milioni di euro per accaparrarsi la maggioranza assoluta della pasticceria Cova di via Montenapoleone battendo sul filo di lana la concorrenza di Prada. Che si è preso la

rivincita l'anno scorso acquisendo la pasticceria Marchesi di via Santa Maria alla Porta. FOOD PRÊT-À-PORTER E al di fuori del settore dolciario gli esempi sono ancora più numerosi. Da Marzotto che qualche anno fa aveva deciso di comprare Peck, il negozio di vini e alta gastronomia milanese che possiede anche un bar e un ristorante, e ha aperto con il suo marchio diversi corner di vendita in Asia, dal Giappone alla Corea del Sud passando per Singapore. Per non parlare poi dei bar e dei ristoranti stellati, dove il connubio tra diversi stilisti (Armani, Dolce&Gabbana, Gucci, Ferragamo o Trussardi) e gli chef di grido è ormai una realtà consolidata da anni. E ha recentemente visto scendere in campo anche Fendi con la partnership con Rainer Becker per l'apertura a Roma del ristorante giapponese Zuma.

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I N C H I E S T A

UNA NUOVA ESPERIENZA DEL LUSSO Ma perché c'è una tale attenzione delle griffe all'enogastronomia di alta gamma? Certo, mai come oggi gli chef stellati sono diventati, complice le decine e decine di trasmissioni televisive che hanno creato una vera e propria moda, delle star. Ma i bilanci del settore, seppure interessanti, si contano con qualche milione di euro, briciole di fronte ai miliardi realizzati dai grandi gruppi della moda e del lusso. Probabilmente ha ragione, nel rispondere a questa domanda, Stefania Lazzaroni, direttore generale della Fondazione Altagamma che riunisce decine di aziende rappresentative dell’eccellenza italiana nel mondo. Secondo Lazzaroni “il connubio tra moda e alta cucina è il segno di un’evoluzione in corso già da diversi anni” e mostra come i luxury brand si stiano trasformando in lifestyle brand. Ovvero ai grandi marchi del lusso non basterebbe più fare solo vestiti e gioielli, ma vogliono o hanno bisogno di investire nel settore dell’arredo, negli hotel e, non da ultimo, anche nel comparto della ristorazione di alta gamma, cioè in tutto ciò che caratterizza uno stile di vita agiato e orientato alla qualità. E questo mutamento genetico delle maison di moda ha una ragion d’essere ben precisa: oggi, secondo un rapporto di The Boston Consulting Group i consumatori di tutto il mondo – con in testa i millenials - spendono 522 miliardi di

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euro all’anno in quello che viene definito “lusso esperienziale”, cioè per soggiornare negli alberghi di prima categoria, per fare viaggi e, appunto, anche per mangiare nei locali di alto livello. E questa spesa supera di gran lunga quella (circa 323 miliardi) destinata al lusso per la persona, cioè all’abbigliamento, alla cosmetica o ai gioielli. STILEMI DELL’ALTA MODA NEL PACKAGING Il rapporto sempre più stretto fra moda ed enogastronomia e pasticceria non poteva non contaminare, avverte Gianni Cinti, che con il pasticciere piemontese Andrea Monti ha realizzato un progetto esclusivo per un numero limitato di confezioni numerate e firmate (vedi box a pagina seguente) anche l'imballaggio di dolci e cioccolatini. Ed è forse questo il trend più importante anche se il 2016 ha visto, sempre a livello di packaging dedicati al mondo goloso e lussuoso dei dolci di alta gamma, affermarsi un ritorno alle confezioni vintage dai colori pastello (dal rosa quarzo all'azzurro serenity), geometrie e arte astratta per un pattern minimal, semplice e d'impatto, un design essenziale, la valorizzazione di un aspetto grezzo e artigianale dell'imballaggio che doni al prodotto un senso di genuinità e autenticità e soprattutto la personalizzazione del packaging dove gioca un ruolo fondamentale l'utilizzo della stampa digitale.

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Cioccolato e segno, sapore e gusto: da un confronto tra professionalità diverse e quanto mai affini ha preso forma un progetto che puntava a coniugare la tradizione dell’alta cioccolateria piemontese all’eccellenza della grafica e della moda italiana. Per Chocolate meets Fashion Andrea Monti (pasticciere e cioccolataio piemontese) ha realizzato sei tipologie di praline con le vesti grafiche progettate dal designer Gianni Cinti. Due percorsi di ricerca legati alla tradizione e alla retorica del classico che si sono incrociati per creare un’esplosione elegante e inaspettata di sapori e di gusto: alle ganaches di farcitura in cui si abbinano, sposandosi, le basi cardine della cioccolateria (il fondente ad alta percentuale, il gianduja, il cacao monorigine) e aromi e spezie che parlano di lusso e raffinatezza rispondono i “moduli” compositivi studiati per isolare, rendendoli pronti alla combinazione ragionata o casuale, gli stilemi della tradizione rigorosa e razionalista della grande moda italiana da cui Cinti proviene: il pois, la riga, il colorblock, la campitura piatta. Perché ogni cioccolatino è un testo, un’esperienza, un elemento individuale capace di adattarsi al palato e all’occhio più esigente, la tessera di un mosaico e di una costruzione del gusto che gioca con gli equilibri, rompendoli, esaltandoli. Un rimando continuo di pieni e vuoti, positivi e negativi, in cui il sale e il peperoncino, il cacao 100% Venezuela e la nocciola pralinata hanno trovato nel bianco, nel nero, nella polvere d’oro delle coperture un “abito nuovo” unico e irripetibile.

CARTE E CARTONCINI SEMPRE PIÙ TATTILI La moda, anche a livello di packaging, spiega sempre Cinti, sta contaminando il settore del food. E il ritorno all'ordine e alla linearità degli imballaggi dei prodotti griffati si sta trasferendo anche a quelli di dolci o cioccolatini d'alta gamma. Negli anni Ottanta si era assistito all'esplosione del decoro cromatico adesso si ricerca una visione diversa del prodotto moda, più legata alla sostanza che alla forma con contenitori che si legano direttamente a quel che contengono con un occhio preciso sul consumatore finale. Questo significa da una parte esportare i codici stilistici e cromatici delle griffe anche negli imballaggi dell'enogastronomia e dall'altra un ritorno all'ordine per un packaging essenziale. Con scatole che non strillano il prodotto ma lo contengono e lo curano. E con la rivincita di carte e cartoncini che però, conclude Cinti, diventano sempre più “tessili”, e consentono un'esperienza tattile ed emotiva al consumatore dell'oggetto di lusso. Anche quello destinato a finire su una tavola. Un cambiamento che vede in tante cartotecniche italiane la capacità di assecondare e realizzare al meglio questo cambiamento, producendo del resto sia packaging per la moda, sia per il food, dalla Pusterla 1880 di Venegono (Varese) guidata da Luca Meana alla Cartotecnica Moderna di Perugia (che ha creato il brand di riferimento CM Lovepack) per passare alla pistoiese Bartoli Packaging tra le cui tante ed eccellenti realizzazioni spicca anche la confezione speciale per un cioccolato speciale, il Bacio Perugina in versione extra lusso.

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PASTIGLIE LEONE

I tesori zuccherini piĂš famosi del mondo in una confezione leggendaria, entrata nel mito.

di A C H I L L E

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PE R EG O

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Quella di Pastiglie Leone non è solo la storia di un’azienda italiana di successo, è anche la storia del nostro Paese che della confetteria piemontese può farsi vanto nel mondo. Ma non solo: anche le confezioni di Pastiglie Leone sono un cult, un packaging d’intramontabile bellezza, sinonimo di gusto, eleganza, semplicità. Sciccheria allo stato puro. La vera innovazione che contraddistinse le Pastiglie Leone da tutti gli altri confettieri dell'epoca fu l'invenzione, attorno al 1880, della lattina tascabile.

QUALITÀ ECCELSA? L’È MARCA LEON! Marca Leone. Non è solo il decoro delle carte colorate delle caramelle, nel tempo Marca Leone è diventato un vero e proprio modo di dire per indicare la qualità eccellente di un prodotto. “Marca Leun” in piemontese è un termine utilizzato per indicare un prodotto fatto ad arte o un oggetto d’eccellenza. Il modo di dire “Marca Leone” è ripreso anche da Primo Levi nel romanzo “La chiave a stella” dove il protagonista, Libertino Faussone, detto Tino, esprime la sua ammirazione per un’opera ingegneristica con l’espressione “Marca Leone!” . Anche Gianpaolo Pansa nel libro “Ti condurrò fuori dalla notte” descrive una nevicata straordinaria con le parole: “una fioccata Marca Leone”.

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Da oltre un secolo e mezzo sono sinonimo di dolcezza di altissima qualità. Una dolcezza, quella delle Pastiglie Leone, rimasta immutata nel tempo eppure capace di esprimersi in nuovi modi, attraverso una costante attenzione all'evoluzione del gusto. Un'attenzione che oltre al contenuto – la qualità artigianale della produzione e la selezione delle materie prime lavorate oggi nel nuovo coloratissimo stabilimento di Collegno che dal 2006 ha preso il posto della storica sede di Corso Regina Margherita a Torino – ha sempre riguardato anche il contenitore. Perché la “Marca Leone” ha scritto pagine di storia non solo sul fronte dell'evoluzione del gusto ma anche su quello del packaging a cominciare dalle confezioni (3 milioni solo di scatolette all'anno) delle mitiche pastiglie racchiuse, oggi come un tempo, nelle scatolette di carta giallo e oro con fregi sabaudi, poi avvolte con incarti dai colori pastello e illustrazioni fiabesche. O custodite nelle caratteristiche lattine, veri e propri tesori da collezionare. Una vocazione, potremmo dire piemontese, sia all'eccellenza delle pastiglie sia delle loro confezioni, che fin dal 1857, quando Luigi Leone

aprì la prima confetteria ad Alba, si è tramandata nel tempo. Ed è stata mantenuta e rafforzata dalla famiglia Monero che divenne proprietaria dell'azienda nel 1934 quando Giselda Balla Monero, detta la Leonessa, allora alla guida insieme con il fratello Celso de “La Vittoria”, un ingrosso dolciario che già dagli anni Venti distribuiva su Torino e provincia le PastiglieLeone, acquisì la confetteria Leone. Proprio Giselda, pioniera dell'imprenditoria femminile, dal temperamento forte e audace, investì molto in nuove confezioni e nella pubblicità creando concorsi a premi per i migliori clienti. “Fin dalle origini e ancora oggi – racconta Guido Monero, figlio di Giselda e al timone dell'azienda, di cui è attualmente presidente, dagli anni Ottanta – le pastiglie si sono sempre vendute sfuse in vasi ma la vera innovazione che contraddistinse le Pastiglie Leone da tutti gli altri confettieri dell'epoca fu l'invenzione, attorno al 1880, della lattina tascabile. Le lattine di metallo furono originariamente realizzate in un unico colore metallico/dorato con scritte in nero (“rifiutare le imitazioni, esigere la marca”) e vennero poi modificate ne-

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CARTOTECNICA CAMBIANESE E FACTORY TIN BOX, I DUE STORICI FORNITORI Tra gli storici fornitori del packaging per contenere le dolcezze di Pastiglie Leone c'è la Cartotecnica Cambianese, anch'essa una storica azienda di Cambiano in provincia di Torino, specializzata nella progettazione e produzione di scatole, astucci, espositori in cartoncino. E tra i tanti brand per cui lavora, da molti anni realizza le mitiche scatolette giallo-oro con le scritte in nero e i fregi sabaudi che contengono le pastiglie Leone. L'azienda Martinelli Factory TIN BOX di Madone, in provincia di Bergamo produce invece la sontuosa confezione di latta (il “cofano latta”) che contiene caramelle e cioccolatini. Si tratta di un'impresa familiare costituita dai Fratelli Martinelli il 1° marzo 2000 come naturale evoluzione del percorso intrapreso fin dal 1963 dal capostipite, Pietro Martinelli, con la nascita dello Scatolificio MP. Un progetto portato avanti negli anni, che ha coinvolto dapprima i figli, e quindi la generazione successiva, creando un gruppo che collabora per un unico obiettivo: realizzare packaging metallico di eccellente qualità. La Mertinelli è un'azienda in grado di produrre milioni di scatole in latta, in ogni tipo di forma (tonde, quadrate, rettangolari o altri formati), colore o personalizzazione e di consegnarle in tutto il mondo.

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gli anni Sessanta colorando le scritte identificative dei vari gusti in rosso. Circa dieci anni fa, quando abbiamo cominciato a produrre le 'collezioni limitate di lattine' con grafiche e illustrazioni coloratissime, abbiamo deciso di colorare anche le lattine classiche". COME SI SONO SVILUPPATE IN QUESTI ANNI LE COLLEZIONI DI LATTINE? Con la costante ricerca di una comunicazione emotiva per conservare nel tempo i ricordi più belli della nostra vita e con un'attenzione anche ai grandi eventi. La prima collezione è stata realizzata nel 2005 in occasione dei XX Giochi Olimpici invernali che hanno visto Torino protagonista. Poi abbiamo creato la collezione “Classica”, la “Pin-Up” dedicata ai mitici an ni Cinquanta, la “Music Club” e nel 2011 la Sweet(s)Italia in versione lattina pocket da 15 grammi per commemorare il centocinquantenario d'Italia. E ormai ogni anno creiamo dolcissime raccolte per il piacere visivo e di gusto

di tutti i fan Leone, tra cui mi piace ricordare anche le lattine dedicate al mitico Lupin III o quelle realizzate per sostenere Amnesty International in occasione del loro quarantesimo anno di attività. Si è trattato di una collezione in edizione limitata di tre lattine di pastiglie al classico gusto miste dissetanti, con un design unico, dalle brillanti tonalità pastello per far riflettere, seppure con dolcezza, su temi profondi come il diritto all'uguaglianza e la difesa della libertà. Il design delle lattine è stato realizzato dal Laboratorio Zanzara, una cooperativa sociale nata a Torino come progetto di creatività e integrazione nell'ambito del disagio mentale. Sempre per Amnesty International abbiamo anche realizzato, in occasione del Gay Pride 2015, una scatoletta di pastiglie dedicata alla libertà di amare.

La prima collezione è stata realizzata nel 2005 in occasione dei XX Giochi Olimpici invernali di Torino

QUALI ALTRE EDIZIONI LIMITATE AVETE REALIZZATO? Si tratta di vere e proprie “special edition” dove il design diventa protagonista di un evento comunicativo

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DOLCEZZE ITALIANE NELLA STORIA DI UN’AZIENDA DI SUCCESSO

Per noi il packaging è fondamentale: c'è chi acquisterebbe le Pastiglie Leone solo per la scatola di latta

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nel quale spesso si realizzano lattine o scatolette di pastiglie in co-branding con altre aziende o realtà associative. Le ultime lattine in edizione limitata le abbiamo realizzate, oltre che per Amnesty International, per il nuovo Museo Egizio di Torino mentre in passato abbiamo avuto storiche collaborazioni con il mitico treno Orient Express, il marchio Superga, il Rabarbaro Zucca e la griffe Max&Co. L'ultima collezione di lattine che contengono pastiglie ai gusti dolci della frutta, i più apprezzati anche dai bambini, è intitolata “C'era una volta” ed è dedicata alle fiabe più amate di sempre tra cui Pinocchio, Cenerentola e Cappuccetto Rosso, illustrate a mano esclusivamente per Pastiglie Leone. QUANDO INVECE SONO NATE LE MITICHE SCATOLETTE IN CARTONCINO? Nei primi anni del Novecento, come ricariche per le lattine. Negli anni furono poi vendute con un incarto bianco con indicato in

rosso il gusto contenuto. E nel 1999 abbiamo avuto l'idea di realizzare incarti colorati per distinguere gli oltre 30 gusti delle pastiglie. Le scatolette attuali, caratterizzate da colori delicati e illustrazioni senza tempo, con richiami evocativi al gusto contenuto, sono state invece realizzate nel 2009 e introdotte prima sul mercato americano. COME VIENE REALIZZATA L'IDEA GRAFICA DELLE SCATOLE E DA CHI VENGONO STAMPATE? L'ideazione nasce all'interno dell'azienda, con un team dedicato guidato da mia figlia Daniela e dal reparto marketing e comunicazione. Ci avvaliamo anche di agenzie esterne mentre la stampa delle scatole, sia in cartoncino sia in latta, viene in parte realizzata in Italia, da aziende specializzate con le quali collaboriamo da anni, sia all'estero. Ma sempre con la stessa alta qualità perché per noi il packaging è fondamentale e c'è chi acquisterebbe le Pastiglie Leone solo per la scatola di latta...

La storia di Pastiglie Leone è iniziata in una confetteria vicino ad Alba in cui Luigi Leone produceva piccole, deliziose pastiglie, intense e fragranti per deliziare a fine pasto i propri clienti. E, come recitava un antico motto pubblicitario dell'azienda “L'Italia non era ancora unita ma le pastiglie Leone c'erano già”. Ed è proprio nella prima capitale d'Italia, Torino, che Luigi Leone decide nel 1861 di trasferire l'attività (tra i primi clienti illustri ci fu Camillo Benso Conte di Cavour) che condusse fino alla morte. Nel 1934 l'azienda viene acquistata da Giselda Balla Monero e ancora oggi fa capo all'omonima famiglia. Presidente è Guido Monero, grande esperto di confetteria e arte cioccolatiera a cui si deve la nascita di tanti, nuovi, raffinati gusti e anche il lancio della Linea Benessere. La moglie Gigliola Serpero Monero è amministratore delegato mentre la figlia Daniela è la mente creativa di tutti i packaging Marca Leone. Nel 2006 l'azienda, che dà lavoro a circa 70 dipendenti e fattura oltre 10 milioni di euro, ha lasciato la storica sede di Corso Regina Margherita 242 a Torino e, per esigenze produttive, si è trasferita nel nuovo stabilimento di Collegno in via Italia 45. L'anno dopo, nel 2007 Pastiglie Leone ha inaugurato anche la Fabbrica di Cioccolato dove si producono pregiati cioccolati tra cui il cioccolato Grezzo alla Pietra.

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AL PRINT BUYER’S FORUM I NUOVI ORIZZONTI DELLA COMUNICAZIONE La centralizzazione delle procedure d’acquisto da parte dei grandi brand, il packaging digitale personalizzato, le nuove possibilità di nobilitazione. Agenzie, stampatori, esperti di packaging e manager del lusso si sono confrontati a Bologna sui grandi temi che hanno ridisegnano i contorni del settore.

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deato da Comunico Italiano, organizzazione nata dalla fusione di Associazione Arti Grafiche di Bologna e Poligrafici Modenesi per rappresentare il comparto dell’industria del cartografico e della comunicazione presente sul territorio, si è tenuto lo scorso 6 settembre il Print Buyer’s Forum. Questa seconda edizione dell’evento ha confermato l’approccio costruttivo e concreto dell’associazione che ha messo print buyer, stampatori e agenzie grafiche a confronto su tre temi particolarmente interessanti, per la loro natura pratica o innovativa. I TENDER EUROPEI: APPROCCIARE LE LOGICHE DELLA STAMPA B2B Negli ultimi anni la dinamica del mercato ha portato a una organica aggregazione dei brand in tutti i settori merceologici che, fra le conseguenze, ha portato a una centralizzazione degli acquisti da parte delle grandi imprese. Offerta e negoziazione sono sempre meno delocalizzate e più fre-

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quentemente centralizzate a livello internazionale. Strutturarsi per partecipare con successo, efficacia e tempestività, ai bandi di gara internazionali significa essere dotati di competenze linguistiche e di un’organizzazione informatica adeguata che coinvolge diversi ruoli in azienda. Su questo Emanuele Posenato, Board Advisor di Stratego Group, ha condotto la Tavola Rotonda di apertura, mettendo in luce proprio le dinamiche dei grandi bid e le opportunità per le imprese di settore che possono, in funzione delle loro esperienze, capacità, progettualità, fungere da capofila in progetti di print management o proporsi come solution provider per specifici segmenti di offerta a chi svolge appunto il ruolo di aggregatore di domanda. IL NUOVO RUOLO DEL PACKAGING Il ciclo di vita ridotto dei prodotti, la richiesta di un più rapido time-to-market, il calo della dimensione media delle tirature e la possibilità di personalizzazione hanno accelerato il bisogno di soluzioni di stampa digitale nel packaging. Il packaging assume, in questa sessione moderata da Enrico Barboglio, CEO di Stratego Group, un nuovo ruolo: non più solo contenitore, ma elemento di comunicazione e di brand positioning. È Michele Bondani, fondatore di Packaging in Italy, agenzia specializzata in packaging, a raccontare come una campagna di brand positioning può e deve utilizzare le potenzialità provenienti dal packaging dei prodotti. Si deve fare marketing anche comunicando in modo verbale e non verbale sulle confezioni alle quali bisogna affidare l’importante ruolo di differenziarci rispetto alla concorrenza. Le tecnologie di stampa digitale stanno cominciando a incidere in modo sensibile sul valore del packaging: per Enrico Monteverdi di

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HP le applicazioni di personalizzazione di testi e immagini collegano il brand e il consumatore aprendo nuovi orizzonti di comunicazione. È il caso dell’ormai celeberrima campagna di Coca-Cola, seguita poi dagli esperimenti con i nomi e il dialetto di Ferrero sulle confezioni di Nutella, fino all’abbellimento degli involucri di spiriti e vino, per aumentare il loro potere di attrazione. E non solo. La stampa digitale supporta il Gruppo Coswell, importante player nella produzione di prodotti di largo consumo per la cura e il benessere della persona e per la profumeria, nelle piccole tirature per nuovi prodotti o nei servizi di mockup realistici quando per esempio bisogna produrre 60 sleeve termoretraibili differenti per il lancio di un bagnoschiuma. Il packaging che parla al consumatore con messaggi personalizzati trova la sua applicazione anche in campo medicale: Farmac Zabban, attiva nella produzione di articoli per la medicazione e di dispositivi chirurgici e sanitari, utilizza la stampa digitale per la stampa di un QR code sulle scatole dei medicinali che permette la consultazione online del bugiardino nelle lingue più diverse, ovviando quindi al pericolo di una sbagliata assunzione del farmaco da parte degli stranieri (che rappresentano circa il 10% della popolazione italiana). LA STAMPA EMOZIONALE NEL LUSSO Si è parlato soprattutto di fashion, con ospiti di eccellenza come Oriol L.M. Vidal, Category Manager e Direttore Creativo Uomo Desigual, Bruna Bondanelli, Stilista e Founder Bruna Bondanelli, Alberto Melani, Titolare Club Voltaire, e Filippo Agnelli, Project Manager Mori Castello, moderati da Alexia Rizzi, giornalista specializzata nei settori visual communication, packaging, graphic design e retail.

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Dal biglietto da visita alla comunicazione in-store e al retail design, passando per shopper e packaging, cataloghi e brochure fino all’advertising. C’è molta stampa nel mondo del fashion. Stampa che deve emozionare, coinvolgere e raccontare i valori del brand. Per fare questo è fondamentale la collaborazione strettissima e la condivisione di intenti tra fornitore e brand owner. Ma è anche necessario, come ben sottolinea Filippo Agnelli, che gli stampatori si evolvano e offrano anche servizi digitali. Come in tutti gli altri settori, anche la comunicazione del fashion si muove sui canali digitali e ci si aspetta che il fornitore sia in grado di supportare la comunicazione multimediale. Per Bruna Bondanelli oggi è anche importante la scelta dei materiali di qualità per identificare e caratterizzare un brand del fashion: carte e effetti di nobilitazione vanno scelti con cura perché la stampa diventi anche teatro e intrattenimento sensoriale. Ecco allora il contributo della fotografia, rappresentata da Paolo Codeluppi, fotografo professionista e titolare di C&P Studio Creative Lab. Il compito del creativo è tradurre un’emozione in immagine e, specialmente nel settore del lusso, regalare un cambio di prospettiva, la ricerca di un punto di vista diverso e originale. La nobilitazione degli stampati con effetti particolari è un tema che non coinvolge solo il fashion ma che rappresenta una opportunità di comunicazione per tutto il settore del lusso. Mario Di Paolo, graphic designer, insieme a Gianni Azzaretti di Luxoro, azienda produttrice di tecnologia per la nobilitazione, hanno portato esempi molto concreti anche per il settore del vino, facendo importanti considerazioni sulla necessità di osare per stupire e di avere il coraggio di abbracciare soluzioni ricercate che, anche se più costose, portano ritorni significativi.

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UPM RAFLATAC: UN PRESTIGIOSO EVENTO SUI TREND DEL WINE DESIGN Da UPM Raflatac un’occasione di confronto per designer di rilievo internazionale, titolari di prestigiose cantine, agenzie di comunicazione, etichettifici.

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ell’incantevole scenario del Castello di san Salvatore dei conti Collalto che domina, con una romantica torre medievale, la valle di Susegana, si è svolto il 4 novembre un interessante evento, intitolato Wine&Design, organizzato da UPM Raflatac, sponsorizzato da Kurz Luxoro, produttore mondiale di materiali laminati e cliché e Verallia, terzo produttore al mondo di contenitori in vetro. Poco meno di cento ospiti, tutti selezionatissimi – titolari di prestigiose cantine, di etichettifici e di agenzie di comunicazione – hanno avuto la possibilità, in una location di assoluto splendore, di conoscersi e confrontarsi sui nuovi trend del mercato enologico, in particolare per quanto attiene al design, al mondo dell’etichettatura dei vini, alle tecniche di stampa e di nobilitazione oltre che alle innovazioni nell’ambito del packaging. Tante le tematiche affrontate: Andrea Citernesi, Gallus Business Driver

(Heidelberg), ha fatto il punto sulle tecnologie oggi disponibili per raggiungere quella vetta di eccellenza nelle etichette, che il mercato richiede alle cantine italiane; Gianni Azzaretti, Strategic Marketing Development di Luxoro ha mostrato le più sfolgoranti applicazioni di decori realizzati con la stampa a caldo e con le lamine, che hanno aperto nuovi orizzonti estetici alle etichette; Stefano Pistoni, Business Development Manager per il settore Wine & Spirits di UPM Raflatac ha presentato la nuova gamma Ice Premium, una selezione di carte con finiture molto naturali, che grazie ad una particolare barrieratura sono in grado di resistere ai cicli di condensazione e al secchiello del ghiaccio, senza formare grinze, e mantenendo un’ elevata opacità anche da bagnate; Alessia Cappellin, Marketing and Sales Manager di Verallia ha parlato del riciclo (infinito!) del vetro, dell’alleggerimento delle nuove bottiglie prodotte dall’azienda, delle innovazioni realizzate da Verallia Lab, un nuovo laboratorio di progettazione e di design che lavora accogliendo le sollecitazioni dei designer di tutto il mondo. In pomeriggio l’evento si è concentrato su temi più squisitamente comunicativi. Paolo Tamborrini, professore del Politecnico di Torino, coordinatore del corso di studi in Design, ha affrontato il tema del design sistemico, solo recentemente applicato al packaging, utile per valorizzare tutti gli attori della filiera, le identità e lo sviluppo sostenibile. Deborah Dawton, Chief Executive di DBA, la Design Business Association di Londra, che raggruppa le più prestigiose agenzie della capitale inglese, vero e proprio riferimento mondiale nell’ambito del design, ha focalizzato il suo intervento sul rapporto tra designer e azienda committente: “investendo nel design” ha detto” si rinforza tutta la catena produttiva”. Marco Loschiavo, responsabile mar-

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Siamo contenti di aver riunito tante personalità influenti della catena del valore del vino in questa occasione unica di condivisione e scambio di idee Stefano Pistoni Business Development Manager Wine&Spirits, Upm Raflatac

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keting globale di Casa Rex, agenzia brasiliana con uffici a Sao Paulo e Londra, composta da un team multi-culturale di designer impegnati su progetti strategici per i più importanti brand internazionali, ha parlato dell’omologazione dei prodotti e di come le cantine, attraverso uno scatto creativo, possono oggi innovare le etichette e trasmettere, su una piccola superficie, tutta la passione e la bellezza del nostro vino. Il ruolo del marketing digitale è stato il tema affrontato da Lisa De Leonardis, giornalista e Content Marketing Specialist, che ha presentato l’Associazione Nazionale Le Donne del vino, che conta oggi 650 iscritte in rappresentanza di tutte le categorie della filiera e che, nel mondo del vino, stanno portando una maggiore attenzione verso la comunicazione e le nuove tecnologie. A proposito delle nuove tecnologie Lisa De Leonardis ha insistito sulla necessità di un indispensabile percorso sul web che le cantine italiane non hanno ancora compiuto, “ora più che mai inevitabile

– ha detto – visti i dati dell’export del nostro vino e considerando che, come risulta dall’indagine svolta da Italy Fine Wines, soltanto il 20% degli importatori esteri viene in Italia in occasione delle fiere”. Il che significa che tutti gli altri – gli importatori medi e piccoli – fondano le loro scelte e i loro acquisti non soltanto sull’assaggio ma anche sulla valutazione dei siti. A concludere l’evento, l’annuale cena RafCycle Gala Dinner dedicata alle oltre 30 prestigiose cantine aderenti al programma, con la consegna dei diplomi RafCycle. “Siamo contenti di aver riunito tante personalità influenti della catena del valore del vino – ha detto Stefano Pistoni – in questa occasione unica di condivisione e scambio di idee”. E ha aggiunto: “Se comprendiamo il ruolo svolto da ciascuno di noi, siamo in grado di servire con più attenzione i nostri clienti, e offrire loro soluzioni sempre più rispondenti alle loro ‘vere' esigenze”.

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SPQR EDITIONS STAMPA DA SIZ INDUSTRIA GRAFICA SPQR Editions, casa editrice statunitense specializzata in libri fotografici con sede a Brooklyn NY, ha scelto SIZ Industria Grafica di Verona per la stampa e la confezione di cinque opere monografiche dedicate ad altrettanti famosi fotografi. I cinque volumi editi dal celebre fotografo Thomas Roma sono stati progettati da Marvin Hoshino e Anna Roma con la collaborazione di Giancarlo Roma che ne ha curato gli aspetti produttivi. Ogni monografia, la prima in assoluto per ognuno dei fotografi, offre una narrazione dei luoghi rappresentati. Back of Town, di Stephen Hilger, mostra la distruzione di New Orleans a seguito dell’uragano Katrina. Aftermath, di Yoav Horesh, offre un insight sui luoghi degli attentati terroristici in Israele. About Face: Picturing Tampa è la visione distopica di una città popolata dai falsi sorrisi sui cartelloni pubblicitari in contrasto con l’acqua stagnante di Tampa. This, My Garden, Has Been to Me, di Dennis Santella, documenta i cambiamenti di un’area verde nella zona di Harlem durante un periodo di rapide mutazioni del quartiere. House, di Jeffrey Henson Scales, ritrae la storia e la vitalità nei locali dei barbieri di Harlem. Le fotografie, tutte rigorosamente in bianco e nero, sono stampate da SIZ Industria Grafica in una splendida bicromia che rende morbidi i passaggi tonali e conferisce alle immagini l’effetto del tono continuo fotografico.

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Ogni volume è in formato cm. 21,27 x 21,27, ed è composto da 96 pagine e rilegato in cartonato. Qui sotto: Anna e Thomas Roma al visto si stampi da SIZ Industria Grafica di Verona.

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LUXORO PRESENTA DISTORUN

Si chiama Distorun ed è un modulo che consente di utilizzare foil metallizzati oppure ologrammi, con disegno in continuo o a singola immagine, su macchine flessografiche in linea dotate di stazione di stampa a freddo. La possibilità di trasferire sulla superficie di stampa anche ologrammi con disegno a singola immagine, come ad esempio un logo o un qualsiasi altro elemento grafico facilmente riconoscibile, aumenta

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la protezione del marchio nella lotta alla contraffazione e rafforza il valore del brand. Distorun è compatibile con tutti i marchi di macchine da stampa flexo a banda stretta, nelle dimensioni 330, 420 o 520 mm. Può essere installato durante la costruzione di una nuova macchina, oppure come aggiornamento sul parco macchine esistente; in questo caso l’installazione viene eseguita dai tecnici Kurz.

GUANDONG PROPONE LA NUOVA GAMMA TEXTILE Dà vita ad ambienti accoglienti e familiari, fa risaltare le forme e brillare i colori del messaggio. Si tratta della nuova gamma Textile di Guandong, presentata in occasione di Viscom 2016. I nuovi tessuti per retroilluminazione rispondono al crescente bisogno dell'in-store promotion di illuminare attraverso le immagini, garantendo al tempo stesso la rapida sostituzione dei messaggi. Tutti i prodotti sono stampabili con inchiostri Latex, eco-solvente e UV. Possono essere installati su strutture e frame di qualsiasi forma o dimensione con luci LED e sono facilmente sostituibili dagli assistenti alla vendita. A questo scopo Guandong ha proposto il nuovo Marketing Tools, pensato per affiancare i distributori nello sviluppo del proprio business: un vademecum che illustra nel dettaglio i servizi e gli strumenti operativi messi a disposizione dei partner per mostrare le infinite possibilità applicative della gamma.

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INDUSTRIA GRAFICA DELL’ANNO: Poligrafici Il Borgo Vincenzo Geslao, direttore generale (a destra) ha ritirato il premio dalle mani di Roberto Levi Acobas, amministratore delegato di Printgraph.

BEST TECHNOLOGY INNOVATOR: Grafiche Milani Rappresentata sul palco dal presidente Giuseppe Gilardi (a sinistra), ha ritirato il premio da Marco Gaviglio, business manager Grafica e Fashion di Luxoro.

OSCAR DELLA STAMPA 2016 PREMIATE LE ECCELLENZE DELLE ARTI GRAFICHE ITALIANE Spinta verso l’ innovazione e capacità di proiettarsi nel futuro: queste le ‘qualità’ degli otto vincitori

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i è svolta il 18 novembre 2018 l’annuale cerimonia di premiazione degli Oscar della Stampa, evento di grande successo, giunto alla XXV edizione, organizzato da Stratego Group, la rete di impresa nata quest’anno dall’unione di Zeta’s e 4IT Group. Protagoniste, le eccellenze delle arti grafiche italiane. Alla cena di gala e alla cerimonia di premiazione, che si sono svolti in un’atmosfera di grande convivialità, hanno partecipato oltre 200 imprenditori del settore della stampa. Otto i premi assegnati quest’anno.

Presentatrice della serata è stata la giornalista Elisabetta Gallina, che ha letto le motivazioni della giuria e premiato i vincitori con il prestigioso Oscar della Stampa. Forte spinta all’innovazione e capacità di vision contraddistinguono le aziende che si sono aggiudicate gli Oscar. Aziende che hanno costruito la propria eccellenza su qualità di leadership imprenditoriale unite all’imprinting tutto italiano della creatività, della fantasia e dell’utilizzo del fascino della stampa in una prospettiva di forte e continuo rinnovamento gestionale, tecnologico e delle risorse umane. L’industria grafica è ancora un pilastro insostituibile del mondo della comunicazione e della diffusione di informazioni quando si nutre di innovazione continua, formazione, competenze gestionali, propensione all’internazionalizzazione. La numerosità, la qualità e la varietà di imprese che negli anni hanno composto le short list da cui sono poi uscite le aziende vincitrici conferma la capacità del settore di esprimere best practice e alimentare l’innovazione.

I filmati e la gallery fotografica degli Oscar della stampa 2016 sono disponibili sul sito: www.lavedovella.it

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BEST CARTOTECNICA: Cartotecnica Goldprint Elena e Pierpaolo Bramucci, amministratori delegati, hanno ritirato il premio. A consegnarlo, Luca Lesi, amministratore delegato di KBA Italia.

BEST LABEL PRINTER: La Commerciale A ritirarlo dalle mani di Ferdinando Reusch e Andrea Citernesi, rispettivamente vice president e business driver di Gallus, è stato l’amministratore delegato Mauro Artuffo.

BEST GREEN PRINTER: Gruppo Sada Mirko Aliperta (a destra), direttore generale Sada Packaging, ha ritirato l’Oscar dalle mani di Fabio Deflorian, amministratore delegato di Sun Chemical.

BEST NOBILITAZIONI E SUPPORTI SPECIALI: IMAG A ritirarlo dalle mani di Matteo Suardi (a destra), direttore commerciale dello sponsor Cordenons, è stato Alfonso Romaldo, presidente e legale rappresentante di IMAG.

BEST DIGITAL PRINTER: Ghelfi Ondulati Ritira il premio Giuseppe Ghelfi (a sinistra), business development dell’azienda. Il premio è stato consegnato da Antonio Maiorano, Indigo & PWP country manager di HP.

IMPRENDITORE DELL'ANNO: Giulio Olivotto, presidente CdA di L.E.G.O. A consegnare l’Oscar è stato Alberto Mazzoleni (a destra), amministratore delegato dello sponsor, Heidelberg Italia.

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Smart packaging alla prova del lusso

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Gli smart packaging non hanno ancora conquistato il cuore dei luxury brand. Forse non si è rovesciato del tutto il paradigma che vede la tecnologia come fonte di inclusività illimitata, il lusso come esclusività. Ma il fermento c’è. E Ferragamo, Moncler, Armani, Chanel hanno già fatto investimenti significativi.

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Q Quasi tutte le cose con cui abbiamo a che fare nella quotidianità - un abito, un elettrodomestico, un paio di occhiali, un vasetto fiorito – se dotate di un sensore e connesse al web, possono segnalare il loro stato, attivarsi, disattivarsi, comunicare. Quella che sarebbe apparsa come la trama di un film di fantascienza - la macchina per il caffè che dice buongiorno sono accesa, il forno che avverte aiuto mi sto riscaldando troppo, la confezione di un farmaco che segnala l’ora di prendere una pillola - tutto questo è già realtà. la rivoluzione digitale ha ormai conquistato gli oggetti come nuovo territorio d’azione. L’ Internet delle cose, detta anche IoT (Internet of Things) apre uno scenario infinito di futuri ancora possibili. Se già oggi ci sono 6,5 miliardi di oggetti connessi nel mondo pari a oltre il 30 per cento in più di quelli distribuiti del 2015, si può pensare che siamo solo all’inizio. Se infatti consideriamo, tutti insieme, i cinque grandi ambiti operativi dello IoT- la fabbrica, la casa, il retail, i trasporti, la città – le smart things

sfioreranno nel 2020 la cifra dei 200 miliardi. Infinite sono dunque le potenzialità che si aprono in questo scenario, altrettanto infinite sono le derive. Sopravvivere in un mondo di sensori vuol dire – se ne discute tanto - rischiare di perdere il controllo della privacy oltre che esporsi alla scommessa di un corretto utilizzo dei dati raccolti. se la gamma delle ricadute dello IoT non è stata ancora esplorata, una cosa è certa: l’applicazione delle tecnologie digitali agli oggetti, tutti gli oggetti, comprese le loro confezioni, consente alle aziende inediti flussi di conoscenza che, come logica conseguenza, generano una vitalità nelle relazioni azienda-cliente mai registrata prima d’ora. Le azioni di marketing relazionale non hanno più al centro la particolarità dei prodotti ma la brand experience, offerta attraverso tutti i possibili touch point. cruciale per il futuro sarà capire come valorizzare i dati, i famosi Big Data, oggetto di un dibattito aperto su cui ancora non si profilano strategie consolidate. Nel frattempo

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PowerCoat di Arjowiggins

le opportunità di business offerte dal grande volume di informazioni sono tante: progettare nuovi prodotti in base alle esigenze espresse di volta in volta dai consumatori; semplificare i processi decisionali e produttivi; offrire servizi personalizzati. Il salto di paradigma sarà, come sempre, riuscire a trovare una misura. È proprio all’incrocio di questi nessi, formali e sostanziali, che si situano le esperienze delle aziende che stanno sviluppando smart packaging, in una varietà di forme e soluzioni creative orientate da un lato a migliorare l’efficacia dei controlli della supply chain, dall’altro la personalizzazione e l’esperienza di consumo. il mondo del packaging è dunque in pieno fermento. A cominciare dal comparto alimentare che sfoggia innovazioni a ritmo continuo con contenitori capaci di sviluppare calore al momento del consumo, etichette che reagiscono agli sbalzi di temperatura cambiando colore o che si attivano solo sfiorandole con un dito. Per non parlare del settore farmaceutico, che sembra destinato più degli altri a sfruttare il valore e le capacità degli imballaggi intelligenti. Risale a un mese fa la notizia di una confezione per farmaci messa a punto negli stabilimenti di Evonik, una

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delle più grandi multinazionali della chimica, stampata con inchiostri termo cromatici, in grado di comunicare direttamente al paziente se il contenuto sia stato riposto in modo corretto dopo l’utilizzo.

A al centro dell’ecosistema che consente la produzione di packaging connessi si muove un rutilante caleidoscopio di innovazioni. Fattore trainante sono le tecnologie di stampa, soprattutto l’inkjet, che offrono soluzioni sempre più sofisticate per la personalizzazione così come i software per la serializzazione di sensori intelligenti, i nuovi sistemi di marcatura e codifica della raccolta dati, i sistemi per la tracciabilità e l’ispezione visiva, gli inchiostri termo cromatici, i servizi in cloud, ovvero le piattaforme che con pochi click

SMART PACKAGING STAMPATI IN 3D La ricerca di nuovi materiali per la stampa 3D è decollata da tempo, e per il momento non conosce confini. Dopo la ceramica, il metallo, il cibo, il tessuto umano i ricercatori della Chalmers University of Technology di Stoccolma sono riusciti a stampare in 3D oggetti tridimensionali fatti di cellulosa. Non è cosa da poco visto che si tratta di uno dei materiali organici più abbondanti sulla terra. Ma non è finita: con un’ulteriore sperimentazione i ricercatori hanno miscelato la cellulosa con nanostrutture di carbonio e hanno così verificato la possibilità di creare un inchiostro conduttivo, ideale per il mercato dell’elettronica stampata. Con questo nuovo materiale s’intravedono possibilità illimitate di applicazioni, primi fra tutti i packaging interattivi ma anche tessuti intelligenti con elettronica integrata, fino ad uno speciale abbigliamento sanitario in grado di “comunicare” con i medici in caso di necessità.

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connettono il packaging al web: tutto sembra orientato a rivoluzionare l’esperienza del cliente, tutto ha assunto un’importanza tale da meritare un prestigioso appuntamento internazionale, il Digital Packaging Summit che, per la seconda volta, si è svolto alla fine di ottobre in Florida con sponsor HP, Mark Andy, Xeikon, FujiFilm, Heidelberg, Konica Minolta, EFI, Esko, Gallus, GMG Color, Kodak, Screen, Ricoh e tanti altri. ma cosa accade nell’ambito del lusso? I grandi brand, va detto, si muovono con timidezza in questa direzione. Il motivo è intuibile: il luxury packaging fonda la sua ragione d’essere non tanto sui contenuti tecnologici quanto sui materiali speciali, il design, l’artigianalità e l’incantesimo che ne deriva. Non mancano tuttavia applicazioni che destano interesse. E le avanguardie si contano soprattutto nell’ambito degli spirit e degli champagne, segmenti che registrano alti tassi di esportazione nei mercati asiatici dove il problema della contraffazione è dilagante, una minaccia globale il cui valore si aggira intorno ai 2 miliardi di dollari, vera e propria ‘specialità’ dei paesi emergenti, che sfruttano l’inventiva delle aziende leader per sottrarre loro quote di mercato con prodotti palesemente contraffatti.

F facile intuire perché la wine and spirits industry, colosso globale del lusso, abbia fatto da apripista nelle tecnologie digitali applicate al packaging. Ecco allora la bottiglia di Rémy Martin, la Club Bottle Connected, lanciata nel 2015, con la confezione dotata di tecnologia NFC per informare sull’autenticità del prodotto e comunicare direttamente con il consumatore. Ecco lo champagne Mumm con il tappo in sughero che, una volta estratto, si collega a un ricevitore attivando un audio-video interattivo. E ancora il rhum Maliby di Pernod Ricard con l’etichetta che si attiva per

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inviare sullo smartphone la verifica dell’autenticità, ma anche ricette di cocktail e foto. Infine Krug che, sulla contro etichetta della Grande Cuvée, ha inserito il Krug ID code, per indicare quando la bottiglia è stata degorgiata, informazione a cui si accede dal web, inserendo il codice della bottiglia per verificarne l’autenticità, la fatidica data del dégorgement, e non solo.

Lo champagne intelligente di Krug

la rivoluzione, nell’ambito del lusso, è solo agli inizi. Se fino a qualche tempo fa i luxury brand guardavano con sospetto tecnologie digitali e piattaforme social puntando tutto sugli asset ‘fisici’, ora la rotta si è invertita, soprattutto grazie al boom dell’e-commerce che, nei prossimi cinque anni, secondo il report Digital frontiers: the new luxury world of 2020, curato da Exane Bnp Paribas e da ContactLab, influenzerà il 50% dei ricavi. Del resto già Ferragamo, Moncler, Renè Caovilla, Poltrona Frau, Armani, Seven Friday, Chanel e Cartier hanno fatto investimenti significativi in questa direzione. La Porsche, per fare un esempio, si sta spingendo sul terreno della realtà aumentata, dotando i propri rivenditori di un'applicazione per iPad che permette ai possibili acquirenti di scoprire a fondo le caratteristiche delle auto. Tissot ha introdotto la realtà aumentata alle vetrine dei propri ne-

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A SINISTRA: Il charger di Chanel A DESTRA: Montblanc

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gozi. Burberry e Zegna hanno lanciato un’app che permette di acquistare (con consegna immediata) gli abiti delle nuove collezioni durante le sfilate, senza neppure aspettare che arrivino in negozio. Persino Montblanc - che della scrittura su carta ha fatto il centro del suo brand leggendario - ha lanciato di recente Montblanc Augmented Paper, prezzo 650 euro, un taccuino di lusso in purissima pelle, sincronizzato con lo smartphone e collegato con la penna StarWalker leggermente modificata, con il mitico logo e la punta a sfera che consente di trasferire appunti e schizzi dalla carta a un dispositivo digitale con la semplice pressione di un tasto. “Dopo una fase iniziale di scetticismo che si può capire con la necessità di dover preservare l’esclusività e trasmettere la percezione sensoriale dei materiali e delle lavorazioni, ora le cose stanno cambiando – ha detto, in occasione dell’ultima edizione di Luxepack, Jean-Christophe Lecosse, direttore del Centro Nazionale Francese per l'RFID e fondatore di Connectwave – Si può pensare che Internet banalizzi il lusso, ma non è così: è solo uno strumento potente di comunicazione. Grazie allo sviluppo dell'e-commerce e degli strumenti di digital engagement, i grandi brand si stanno aprendo ai vantaggi delle interazioni digitali”.

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Si può pensare che Internet banalizzi il lusso, ma non è così: è solo uno strumento potente di comunicazione.

la sensazione che qualcosa si muova nella direzione di una maggiore attenzione alla digitalizzazione di prodotti e confezioni è confermata anche da Marcello Gambareale, CEO di Viveat, una piattaforma che permette ai brand di etichettare in modo smart prodotti e confezioni, specializzata nella creazione e gestione in cloud delle identità digitali. “Soprattutto nel fashion – dice – le cose stanno progressivamente cambiando, anche se non ci sono le idee chiare: i brand hanno ancora bisogno di essere guidati nelle loro scelte, ma la spinta c’è: E c’è soprattutto perché i consumatori stessi richiedono certezze sull’origine dei prodotti e sulla loro autenticità”. E continua: “Quello della contraffazione è un tema con cui i brand hanno convissuto finora, ma le cose sono cambiate: oggi sono i clienti stessi a chiedere certezze relative all’origine, alle lavorazioni, alle componenti di un prodotto”. guardano al fenomeno con attenzione i fornitori di stampa. “Noi fornitori stiamo affilando le armi in attesa che i brand si diano da fare” ha di recente dichiarato al magazine Forme del Luxe Pierre Ballet, presidente di Imprim’Luxe, l’associazione francese che raggruppa circa 50 aziende di stampa d’oltralpe specializzate nel segmento del lusso, di cui sono partner Agfa, Antalis, Heidelberg, KBA, Komori, Hp ma anche cartiere e distributori. La nostra associazione ha due principali obiettivi – dice Ballet – valorizzare la stampa di altissima qualità e rispondere alle esigenze di una committenza che cerca l’exceptionnel, le prestige, le premium. Per il momento la domanda, ancora senza

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risposta, è: c’è davvero un mercato per il packaging tecnologico d’alta gamma? Da parte nostra, anche se le aziende del lusso non spingono ancora con forza in questa direzione, abbiamo il dovere di superare il nostro semplice ruolo di stampatori e interessarci all’argomento, mettere in campo tutte le possibilità offerte dalla tecnologia”. per vittorio clementi, co-titolare di solutioo group, si profilano due ordini di problemi, entrambi riconducibili alle possibilità, ancora poco sfruttate, di progettazione di stampati personalizzati con dati variabili. “Da un lato – spiega Clementi – i brand non conoscono fino in fondo le performance che le nuove tecnologie offrono in fatto di personalizzazione dei prodotti anche su scala industriale; dall’altro non esiste ancora la capacità di pensare concept dinamici, capaci di valorizzare il singolo prodotto. Messaggi e contenuti diversi possono essere stampati su milioni di pezzi e su tutti i materiali utilizzati dai brand del lusso, tuttavia manca la capacità di dare un indirizzo a queste produzioni”. E aggiunge: “Ogni confezione può essere oggi prodotta con le caratteristiche di assoluta esclusività e unicità, proprio come un’opera d’arte, ma l’utilizzo dei benefit offerti dalla stampa digitale non è ancora generalizzato”.

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il Ghost Code, non solo esiste, ma già alcuni brand come Ferrero e Unilever l’hanno adottato. Si tratta di una semplice filigrana invisibile stampata sulla confezione, che rende ‘connessa’ l’intera superficie”.

sono tante, e tutte in continua e costante evoluzione, tecnologie e software che consentono il dialogo e lo scambio tra il consumatore e la marca, lo smartphone e i prodotti. Alcuni osservatori ritengono che sia proprio l’infinito assortimento di opzioni, dispositivi e soluzioni ad agire da fattore frenante degli investimenti da parte dei brand del lusso. Maggiore è la scelta, più alto il rischio dell’obsolescenza tecnologica di chi è chiamato a investire. Soprattutto quando l’imballaggio connesso è visto con diffidenza, prescritto come soluzione indispensabile a contrastare i ‘mali’ della contraffazione. Non si è ancora rovesciato del tutto il paradigma che vede la tecnologia come fonte di inclusività illimitata, il lusso come aristocratica esclusività. Si pensi che il QrCode, come s’è detto a Luxepack, oggi sconta l’accusa di non essere conforme alle esigenze estetiche del lusso perché “brutto, ingombrante, non occultabile”. Ma rimarcare i limiti in questi ambiti, si sa, è come esercitare una pressione: le traiettorie dello sviluppo digitale sono come frecce lanciate verso l’infinito e i codici a barre invisibili e integrati nel logo potrebbero essere presto una realtà. O forse lo sono già? “Lo sono eccome una realtà – dice Vittorio Clementi – il codice invisibile,

coniugare estetica e tecnologia, light design e imballaggio tecnologico è una sfida che sta trasformando via via il modo di progettare e comunicare il confezionamento, una scommessa che influenza, come è ovvio, non solo la produzione di soluzioni e tecnologie ma anche i designer. Secondo Marilde Motta, che ha una lunga esperienza di consulente nel settore lusso, l’era della comunicazione ‘push’, spinta verso il consumatore, è ormai finita. “Ora l’obiettivo – spiega – diventa una relazione paritaria continua e curata, addirittura personalizzata con il cliente. Troppe aziende del lusso parlano di relazione esclusiva, di esperienza emozio-

nale e non si rendono conto che può essere attivata proprio a partire dal packaging facilmente connesso con un qualsiasi smartphone. Le soluzioni di ICT sono ormai state assorbite dai consumatori di qualunque età e, a maggior ragione, da chi ha un alto reddito e si è quindi procurato per primo gli strumenti e ha imparato ad usarli. Packaging designer e art director fanno da cerniera fra i brand del lusso e la filiera del packaging, sono loro che dovrebbero con più entusiasmo e creatività proporre come includere la tecnologia in packaging memorabili non solo per l’estetica”. con l’obiettivo di rispondere alle esigenze di protezione del brand e, allo stesso tempo, soddisfarne le caratteristiche estetiche, Kurz ha lanciato, con il nome Brand Enhancement, un concept che funge da decorazione e protezione insieme. Fa parte di questo concept Trustco-

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IN ALTO: Arziro Design 2.0 di Agfa Graphics IN BASSO: MaleUp Genius App di L'Oreal

Anche Stora Enso si è proiettata ormai da tempo nell’universo dei packaging intelligenti, con lo sviluppo di soluzioni innovative per la protezione dei marchi, che ha messo a punto in collaborazione con la NXP Semiconductors. Ma c’è di più: l’azienda svedese ha anche proposto una linea di smart packaging destinati alla cioccolateria d’alta gamma, realizzati con il cartoncino Performa, un multistrato che, nella sua sfera intermedia, è realizzato con pasta CMTM, Chemi Termomeccanica, e in quelli esterni con pasta chimica. Il tutto per garantire un basso livello di alterazione della cioccolata, combinando insieme resistenza del supporto e controllo delle proprietà organolettiche. I giganti scandinavi della cioccolateria come Marabou, Fazer, Freja e Anthon Berg l’hanno già adottato, come anche Nestlé e Ferrero.

S de®, un sistema che combina foglie e software, come dire lamine e app, pensato per poter inserire loghi, immagini e codici identificativi da utilizzare come accattivanti punti d'accesso al mondo del mobile marketing. Con una scansione da smartphone o tablet, si entra in contatto con il brand, si verifica l’autenticità del prodotto e tutto quanto si possa immaginare, compresi tutti i servizi di post-vendita. L’accesso ai contenuti digitali del brand non passa più dai codici a barre, ma diventa fruibile attraverso loghi stampati a caldo, scritte o immagini con effetti metallizzati, oppure ologrammi.

Coniugare estetica e tecnologia, light design e imballaggio tecnologico è una sfida che sta trasformando il modo di progettare il packaging.

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sicurezza, autenticità e controllo della logistica hanno guidato invece la ricerca firmata Xerox, che ha dato vita a un’etichetta di sicurezza, la Xerox Printed Memory, dotata di 36 bit di memoria riscrivibile, in grado di immagazzinare fino a 68 miliardi di punti-accesso ai dati. L’etichetta è utilizzabile ad esempio per determinare l’autenticità di un prodotto e per monitorarne lo stato durante il processo distributivo. Include infatti un codice crittografato univoco e stampato che permette di accedere alla memoria. I codici di sicurezza criptati sono stati sviluppati presso i laboratori del PARC. sempre dedicato al mercato del security printing è il software Arziro Design 2.0 di Agfa Graphics utile per la creazione di elementi di sicurezza, unici, anche molto complessi, e praticamente impossibili da riprodurre. Arziro Design 2.0 funziona come un plug-in per Adobe Illustrator™ su Mac e PC, dando così spazio alla creatività dei designer nell’ambiente di un applicativo noto. Offre nuove e particolari funzionalità come ad esempio la larghezza delle linee modificabile in tempo reale, i motivi guilloche (arabescati) aggiuntivi e la funzione ottimizzata. con lo scopo di mimetizzare la tecnologia e al tempo stesso esprimere l’enfasi estetica del supporto cartaceo, Arjowiggins ha invece prodotto, nel marzo del 2015, una carta interattiva con chip incorporato, denominata PowerCoat, che consente la connessione diretta tra la carta e lo smartphone. Leggera, flessibile, certificata FSC, questa carta può essere stampata con tutti gli inchiostri.

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è dedicato alla rete commerciale il sistema Albéa Connect, presentato a Luxepack da Albéa, leader mondiale negli imballaggi dei prodotti di bellezza, un sistema esclusivo che consente agli addetti alle vendite -con un semplice click sui loghi di mascara e rossetti, fard e quant’altro- di accedere e condividere col cliente schede prodotto interattive, dalle quali si schiudono tutorial, video informativi, foto, piccoli spot, applicazioni di possibili varianti, gif animate. Le potenzialità del sistema sono evidenti, e non riguardano solo il superamento di informazioni standardizzate fornite dalle tradizionali schede tecniche. Punto di forza, in questo caso, è il potenziamento della relazione di vendita attraverso l’efficacia e il fascino delle immagini dinamiche.

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gli europei che considerano interessanti gli imballaggi intelligenti

un packaging multimediale,battezzato Multimedia Carton, dotato di un sottilissimo schermo HD, completamente integrato nel coperchio della confezione, è stato sviluppato da Rondo-Pak, azienda americana del gruppo Medipak Systems specializzata nella fornitura di confezioni destinate alle industrie farmaceutiche e cosmetiche. Si tratta di una nuova generazione di packaging ad alto tasso tecnologico utile per fornire informazioni aggiuntive di prodotto, offerte speciali e non solo. Attraverso un sistema di watermarking (l’inclusione d’informazioni in un file multimediale) il Multimedia Carton può mostrare i propri contenuti anche sullo smartphone dei clienti, rendendo possibile l’introduzione di app specifiche, azioni di customer engagement, insomma ampliare la sfera d’azione del marketing di prodotto. puro effetto wow breve come un sospiro come si addice a un profumo è il flacone E-Motion messo a punto da Pochet Group con l’obiettivo di esplorare gli effetti sensoriali del vetro. Basta una carezza o un semplice contatto con la bottiglia e le sue decorazioni s’illuminano in una melodia di forme che si combinano con il design, ne mettono in evidenza il brand, i dettagli decorativi, il colore, la purezza, la trasparenza. “Una boccetta che s’illumina è di certo più lussuosa di uno schermo interattivo e può raccontare in maniera poetica, come solo la luce sa fare, l’essenza della marca” ha spiegato Gerard Martines a capo della Direzione Innovazione di Pochet Group.

C Che si tratti di un packaging tecnologico a tutti gli effetti o di un gioco di luci come nel caso di E-Motion una cosa è certa: che i brand situati nell’alto di gamma dovranno ricercare un centro di gravità, un nesso di significati capaci di coniugare design e contenuto tecnologico, manifattura artigianale e saperi digitali. La poetica del desiderio, incolmabile essenza del lusso, dovrà giocare la propria attrattiva sul web, e qui cercare – magari perdere per poi riacquisire– il bocciolo fiorito che ne custodisce il segreto.

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PIACCIONO AI GIOVANI GLI IMBALLAGGI INTELLIGENTI Gli imballaggi intelligenti destano interesse, soprattutto nelle fasce più giovani. Lo dimostra un recente sondaggio, commissionato da All4Pack all’istituto ObSoCo nel maggio di quest’anno, condotto su un campione significativo di 2186 persone selezionate in 4 paesi europei (Germania, Francia, Spagna, Italia). Dai risultati emerge che il 57% degli europei, soprattutto i giovani, considerano gli imballaggi intelligenti un ambito d’interesse. I più entusiasti sarebbero gli spagnoli (75%) e gli italiani (66%). Decisamente meno incuriositi i tedeschi (49%) e i francesi (39%), questi ultimi addirittura critici, al punto che degli smart packaging gli intervistati dicono ce sont des outils marketing sans intérêt, sono strumenti di marketing senza interesse. Commentando gli smart packaging e le esperienze di personalizzazione delle confezioni il 71% dei 18/24 enni europei sostiene che l’imballaggio intelligente è da considerarsi come un vero e proprio ‘simbolo del progresso’. Un entusiasmo che non si può non collegare alla digital trasformation, traiettoria obbligata del nostro modello di sviluppo.

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LINO'S & CO. PROGETTAZIONE, PRODUZIONE, COWORKING E RETAIL in salsa letterpress di

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CAPITAVA, PASSEGGIANDO FRA LE VIE DEI CENTRI STORICI, DI IMBATTERSI NELLA CLASSICA INSEGNA IN STILE LIBERTY O VAGAMENTE FUTURISTA, RECANTE LA SCRITTA “TIPOGRAFIA”. PER LA VERITÀ SUCCEDE ORMAI SEMPRE PIÙ RARAMENTE.

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l cambiamento dei paradigmi della comunicazione, anni di campagne per la digitalizzazione e la dematerializzazione della comunicazione nelle relazioni commerciali, la crisi dei consumi dell’ultimo decennio, hanno accelerato il processo di obsolescenza e determinato la scomparsa di queste attività che, fino alla fine degli anni ottanta, erano praticamente uno dei riferimenti ricorrenti dei centri urbani. Ricordo con simpatia l’affermazione di un amico appassionato e competente imprenditore del settore, Gianni Gamberini, titolare di Grafiche dell’Artiere, a Bologna, che con fierezza mi ha spesso ricordato: “… che la nostra corporazione aveva il diritto di portare lo spadino!” Lo spadino era un simbolo di potere e indicava uno status sociale superiore. I tipografi potevano portarlo. Oggi non è più così. Quando capita di incontrarle, le tipografie urbane, appaiono in polverosa penombra, spesso inanimate, più simili ad un museo che ad un luogo di lavoro. Scrutando al di là del vetro puoi riconoscere le macchine e gli attrezzi di questa romantica arte che è la stampa, universalmente riconosciuta come una delle più importanti innovazioni della storia per l’umanità, ormai relegata a servizio obsoleto economicamente poco sostenibile. Le vetrine di Lino’s & Co invece, sia a Verona che a Udine, trasmettono immediatamente una sensazione diversa, e il fermento che le anima è di tutt’altro genere e ti invita ad entrare.

Da sinistra: Nicola Zago, Tommaso Cinti e Stefano Schiavo, fondatori di Lino's & Co.

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LA GENESI DEL PROGETTO Lino’s & Co nasce dall’esperienza maturata negli ultimi anni nel primo spazio a Verona, partito rilevando una di quelle tipografie superate di cui parlavamo in apertura, quella di Lino Aldà, tipografo artigiano, che l’aveva avviata negli anni Sessanta, nel classico sottoscala, firmando una pila di cambiali per mettere in funzione una “pedalina” tipografica, un tagliacarte e poche altre attrezzature per l’esecuzione di biglietti da visita, carte intestate, qualche cartelletta e poco altro. Una dimensione che gli ha consentito di vivere, realizzarsi professionalmente, mantenere la famiglia e portarsi non senza grattacapi alla pensione. E dopo? E domani? Nulla. Nessun futuro possibile, almeno secondo la logica di mercato imperante. La riduzione della domanda di stampati, l’offerta di prodotto e servizio online, i costi di investimento esorbitanti per il rinnovamento tecnologico non danno scampo. Così Lino, non senza amarezza, deve pren-

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derne atto e decide per la chiusura. Macchine, caratteri, carta, ma soprattutto l’esperienza e la sapienza artigiana maturati in una vita di lavoro sembravano destinati all’oblio. Ed invece no: Stefano, Nicola e Tommaso la pensano diversamente. Nessuno di loro è tipografo, e nessuno ha neppure mai esercitato una professione simile. Sono un avvocato, un ingegnere gestionale e un marketer. Attratti dalla dimensione professionale umana del lavoro artigiano, esperti di processi innovativi e di marketing, hanno intravisto una nuo-

Macchine, caratteri, carta, ma soprattutto l’esperienza e la sapienza artigiana maturati in una vita di lavoro sembravano destinati all’oblio

va opportunità. Ne parlano con Lino, trovano un accordo per l’acquisto dei suoi macchinari e lo convincono ad aiutarli a capire ed imparare. Lino non nasconde la sua perplessità ma si lascia trascinare dall’entusiasmo e, forse, dalla remota speranza che non tutto debba andare sprecato. È così che nasce Lino’s & Co, un approccio innovativo al mercato, per una nuova generazione di creativi e tipografi che intendono sviluppare un progetto imprenditoriale di natura artigianale, integrato a una proposta commerciale distintiva, in linea con le esigenze emergenti di comunicazione dei professionisti, dei commercianti e delle piccole e medie imprese, che non trovano più una risposta adeguata nella filiera classica della comunicazione e del servizio tipografico.

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Le parole chiave ruotano attorno al concetto di collaborazione che le nuove generazioni sembrano essere in grado di cogliere e mettere a frutto molto di più e meglio delle generazioni che le hanno precedute, attraverso attività di co-working, co-creation ma soprattutto cooperation. L’atmosfera artigiana, la progettualità e il sogno di Lino’s & Co stanno attraendo talenti, incuriositi dal modello ed attratti dal potenziale di mercato che riconoscono ad un punto vendita attrattivo, che è anche coworking, laboratorio e spazio eventi. Lino's & Co è indubbiamente una novità nello scenario di un settore che si caratterizza per la rapida e costante contrazione del numero di imprese, la perdita ingente di posti di lavoro e soprattutto l’avanzata dei modelli di vendita online di stampati, che concentrando le produzioni sono in grado di garantire economie di scala irraggiungibili per una attività di modeste dimensioni. Ma per i tre giovani startupper non è così.

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LA BOTTEGA AL CENTRO DEL PROGETTO Il primo elemento di potente innovazione che una lettura approfondita del modello offre è certamente il superamento del concetto individualista tipicamente artigiano. Al centro del progetto c’è la “Bottega Lino’s”. La scelta di denominare “bottega” l’unità operativa alla base del modello la dice lunga. “La bottega artigiana era il luogo della ricerca stilistica, della progettazione, della realizzazione del prodotto; ma era anche il luogo in cui si svelava la competenza artigiana, dove avveniva la negoziazione e la vendita, ed al tempo stesso era il luogo ove si andava per imparare un mestiere. Sono questi, in estrema sintesi, le componenti ineludibili delle nostre Botteghe – riferisce Stefano Schiavo, nel descrivere il progetto –, per tutto il resto lo schema offre ampia libertà di movimento.” A Verona, dove risiede la prima esperienza, la doppia vetrina offre al passante sia i prodotti che la fantastica

platina tipografica Heidelberg, perfettamente revisionata, ristrutturata e funzionante. Alessandro, il giovane tipografo che la gestisce lavora anche lì, in vetrina, sotto lo sguardo incuriosito del passante. Nello stesso spazio trovano sede anche il tavolo di Elisa, la creativa e graphic designer, che si divide fra un progetto in InDesign e la riproduzione calligrafica di un titolo o un nome da mettere su una locandina, un menù piuttosto che un folder o una monografia. Sul retro bottega lo spazio laboratoriale e di coworking. Organizzato in maniera modulare ospita i coworkers

La bottega artigiana era il luogo della ricerca stilistica, della progettazione, della realizzazione del prodotto; ma era anche il luogo in cui si svelava la competenza artigiana

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ma è anche lo spazio che accoglie i frequenti eventi della Bottega. Ogni mese sono diverse le occasioni di incontro per parlare di stampa 3D, caratteri, di serigrafia, per presentare libri o per fare dello storytelling. Ma non mancano le riunioni di dottori commercialisti che decidono di avvalersi di uno spazio alternativo e creativo per ripensare, in una FAB Session magari, il loro approccio al mercato e fare attività di brainstorming o coaching. Del resto in un luogo stimolante la creatività viene stimolata in qualsiasi ambito. CONTAMINAZIONE AL SERVIZIO DEL DESIGN E DELLA CREATIVITÀ Il secondo elemento di distinzione della proposta è la genesi collaborativa del modello: una strepitosa alternativa alla solitudine dei liberi professionisti. Anche in questo caso nulla di nuovo, se vogliamo. L’antico adagio che l’unione fa la forza in Lino’s viene declinato in “il confronto e la condivisione alimentano la cre-

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atività”. Questo ci racconta Nicola, il marketer e creativo del gruppo. E ci informa del fatto che fra i coworker c’è un po’ di tutto, dal grafico illustratore al web designer al fotografo, all’informatico, all’esperto di interior design e di design paesaggistico ed urbano, finanche all’esperto di formazione e di processi educativi ed il wedding planner. Questo implica un livello di contaminazione straordinario che, animato dal giusto spirito e debitamente coordinato delle regole della Bottega, spinge il potenziale individuale molto oltre le possibilità di presunti tuttologi in grado di

Il potenziale cliente che entra in una Bottega Lino’s trova una risposta integrata coordinata, e può avvantaggiarsi di una pluralità di punti di vista e di professionalità complementari

assecondare esigenze articolate di comunicazione integrata multicanale e crossmediale come quelle attuali. “Il potenziale cliente che entra in una Bottega Lino’s trova una risposta integrata coordinata, e può avvantaggiarsi di una pluralità di punti di vista e di professionalità complementari – prosegue Nicola, che cura lo sviluppo della proposta di servizio di strategia comunicativa e creatività delle botteghe attuali – Il gusto e la creatività dei nostri designer viene inoltre costantemente alimentata dal grande lavoro di ricerca e di selezione di prodotti e linee grafiche esistenti, che facciamo costantemente, in tutto il mondo. Proposte di design grafico e tipografico alternative, e che ci hanno portato ad avere nello spazio retail delle nostre Botteghe prodotti stationary e cartotecnici esclusivi, di grande impatto e gusto estetico. E siamo solo all’inizio. Quando le possibilità economiche lo consentiranno daremo spazio a molte altre proposte ancora!”

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Il gusto dei punti vendita che abbiamo visitato risente chiaramente dei trend vintage del momento, che bene si sposano alle applicazioni tipografiche e serigrafiche a cui ruota attorno l’attuale proposta, ma proprio la natura fluida e dinamica del modello e la straordinaria apertura ed inclusività, garantiscono la possibilità evolutiva e non ingabbiano la proposta in schemi vincolanti. ECONOMIE DI SCALA A SVILUPPO MOLECOLARE In antitesi al concetto di centralizzazione tipico di altri modelli di business il modello di Lino’s infine porta un ulteriore elemento distintivo: lo sviluppo molecolare attraverso il network di Botteghe. Nella visione dei founder dell’iniziativa un bacino urbano e suburbano di trentamila abitanti, nel quale sia presente il giusto mix di attività commerciali e piccola industria, è sufficiente a sostenere le attività di una Bottega Lino’s. I numeri di Verona ed Udine

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sembrano confermarlo. In sostanza significa che il modello è praticabile in tutta la Penisola, il cui mix fra turismo, ricettività, promozione del prodotto tipico e piccola e media impresa manifatturiera, fortemente motivate a comunicare, non ha eguali nel mondo. Tommaso non ha dubbi: “La replica del modello porterà beneficio alle singole botteghe che potranno comunque trovare una propria fisionomia operativa coerente con la professionalità ed il profilo dei founder locali, pur potendo contare sui vantaggi di affiliazione ad un brand distintivo e immediatamente efficace. Ogni nuova bottega porterà ad un consolidamento ed un rafforzamento del brand ed aumenterà la possibilità di generare quelle economie di scala che la tradizionale tipografia o il piccolo studio grafico non potevano permettersi, rendendo nuovamente sostenibile l’impresa”. Abbiamo conosciuto i ragazzi di Lino’s fin dagli albori dell’avventura e ne stiamo seguendo con grande inte-

resse l’evoluzione. Le conferme sulla validità della proposta non mancano ed il fatto che dopo la prima esperienza di Verona si sia aperta la seconda Bottega ad Udine ed altre siano in procinto di aprire ne sono la maggior evidenza. Lasciamo la chiusura a Stefano che ci ricorda che “Lino’s & Co è un modello commerciale in business franchising, studiato per agevolare il più possibile l’affiliazione, che prevede un impegno economico iniziale relativamente contenuto ed un elevato livello di affiancamento ed assistenza iniziale, per favorire la buona riuscita dell’impresa.”

Ogni nuova bottega aumenterà la possibilità di generare quelle economie di scala che la tradizionale tipografia o il piccolo studio grafico non potevano permettersi

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Rapiti dai colori assaporiamo il cioccolato, il suo inconfondibile andirivieni di sapori, ne sentiamo gli aromi perseveranti o delicati, ne distinguiamo le varianti golose. Anche nel packaging, la semantica del colore gioca un ruolo determinante, non solo per attirare l’attenzione e dunque l’acquisto, ma anche per comunicare il prodotto, le sue peculiarità - fruttate, speziate, esotiche - e le sue mille sfumature sensoriali. A ogni delizia golosa corrisponde un colore, a ogni colore un infinito gioco di sinestesie.

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altri alimenti che caratterizzano la nostra quotidianità. Colore caldo, essenzialmente associato alla materialità della natura, la gamma del marrone nella sua accezione più positiva trasmette l’impressione di stabilità, solidità, consistenza e per questo esprime la qualità artigianale del prodotto. Vi sono infine alcuni colori che sono stati per lungo tempo esclusi dal mercato per ragioni culturali. Il viola, ad esempio, è quasi assente nel packaging alimentare soprattutto per la sua forte valenza religiosa.

sia profonda. In ambito alimentare, la semantica del colore applicata al packaging è determinante, non solo per attirare l’attenzione ma anche per comunicare in modo chiaro e sintetico la tipologia del prodotto, le sue peculiarità e di conseguenza "condurre" all’acquisto.

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a percezione non è solo un mosaico di stimoli sensoriali separati. Studi recenti dimostrano che le aree del nostro cervello dove avviene l’elaborazione delle informazioni sensoriali sono costantemente in contatto, cosicché si crea un dialogo continuo tra i sensi. I colori possono dunque evocare associazioni con un odore o un sapore, sembrare pesanti o leggeri, suscitare sensazioni tattili, essere associati a un suono, al volume di un oggetto o a una temperatura. Queste associazioni giocano un ruolo molto importante nella comunicazione innescando reazioni a catena. CONFEZIONI E COLORI Frank Mahnke cita un esperimento in cui lo stesso prodotto, presentato ai partecipanti con confezioni diverse, genera giudizi divergenti sulla sua “percezione”. Decisivo per l’opinione è il colore. I diversi colori della confezione spingono le persone a prendere in mano il prodotto per esaminarlo e valutarne la qualità. Dalla sessione sperimentale citata da Mahnke emerge che proprio il colore è l’elemento chiave, capace di saldare tutte le componenti filosofiche, psicologiche e sociologiche di un prodotto dimostrando quanto l’influenza esercitata dai cromatismi nelle scelte dei consumatori

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MESSAGGI CROMATICI Acquistereste una tavoletta di cioccolato al latte con la confezione nera? Probabilmente no perché il nero è associato al cioccolato fondente. D'altro canto, essendo questo messaggio cromatico fuorviante, potrebbe addirittura indurvi ad acquistare erroneamente un prodotto diverso (al latte) da quello immaginato (fondente). Viceversa l'azzurro non è il colore giusto per comunicare il cioccolato fondente, perché la gamma del blu è universalmente legata alla freschezza del latte. Allo stesso modo, un packaging bianco creerebbe l'aspettativa di una tavoletta di cioccolato bianco. SAPORI COLORATI Al di là di questi eclatanti esempi, possiamo facilmente notare come alcuni colori risultano particolarmente adatti a comunicare le differenti qualità di cioccolato. Le tinte pastello calde, associate a sensazioni gustative gradevoli, evocano il sapo-

re dolce mentre i colori scuri suscitano la sensazione del gusto amaro. Il rosa, il lavanda, il giallo pallido e il verde chiaro sono adatti a veicolare i diversi aromi del cioccolato: arancia, cannella, al pistacchio, mentre i rossi più accesi connotano le varianti al peperoncino. PESO E COLORE Anche la percezione del peso di un prodotto è influenzata dalla luminosità e dalla limpidezza dei colori del packaging. Più una tonalità è scura e più il prodotto sembrerà avere un peso maggiore, più è chiara più apparirà leggero. Questo rapporto ha un riscontro anche in termini di comunicazione dell'apporto calorico, come avviene per le tavolozze del cioccolato dietetico che risultano più luminose. MARRONE, VEICOLO DELL’AROMA Essendo il colore del cacao, il marrone resta ovviamente il colore più presente nelle confezioni di cioccolato. Per le sue molteplici associazioni sinestetiche, il marrone rappresenta il colore aromatico per eccellenza, come evidenzia la sua origine etimologica che deriva proprio dal marrone, la castagna. Infatti, oltre ad essere il colore della cioccolata, di cui richiama l’aroma, è il colore del pane, del caffè e di tanti

LILLA, DOLCE E SOPORIFERO Milka che ha puntato sul lilla, oggi è tra i marchi che maggiormente sono riusciti ad imporsi sul mercato proprio grazie alla notevole riconoscibilità di questo insolito colore. Del resto il professor Heinrich Frieling a proposito delle associazioni tra colori e sapori descrive il viola come un colore dolce dall’effetto soporifero, proprio come il cioccolato. UN TOCCO MUSICALE PER FINIRE Ma non bisogna dimenticare che anche la musica influisce sul nostro apprezzamento del sapore. Ricercatori dell'Università dell'Arkansas hanno scoperto che le sonorità jazz rendono la cioccolata più gustosa.

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Ricette di branding per tutti i gusti

È un mercato dinamico e affollato quello del cioccolato. Non è semplice definire uno storytelling in grado di fare la vera differenza. Ma il segreto è sempre valorizzare la propria unicità. Willy Wonka insegna.

ROGER BOTTI è dal 2008 direttore creativo e operativo di Robilant Associati. Il suo ruolo coniuga insieme competenze manageriali, supervisione creativa e responsabilità organizzative. Botti vanta un’esperienza consolidata nel Brand Design e nel Packaging Design. Si occupa anche di Corporate Identity per importanti brand. Sotto la sua supervisione si è consolidato in RobilantAssociati un team dedicato a progetti di Retail Branding e Digital Strategy. Appassionato osservatore dei comportamenti di consumo, interviene spesso come relatore a conferenze e convegni.

La cascata rimescola il cioccolato, lo frulla bene, lo rende leggero e spumoso. Inoltre, nessun'altra fabbrica al mondo mescola il cioccolato con una cascata, cari ragazzi. E su questo non ci piove! dal film: La Fabbrica di Cioccolato

Esattamente come Willy Wonka, ogni produttore ha la sua ricetta che custodisce gelosamente e costituisce il segreto della sua unicità. Di solito non si tratta esclusivamente di una ricetta ma di un insieme di elementi che costituiscono il patrimonio di ogni “fabbrica di cioccolato” e che rendono la sua offerta peculiare e diversa da quella di qualunque altro: le origini, la famiglia, l’expertise specifica, la provenienza e la selezione degli ingredienti, il territorio, l’originalità della ricetta, l’aneddoto che lo ha generato, la specificità dei procedimenti. Su uno o più di questi elementi le strategie di branding fanno leva per costruire uno storytelling, un linguaggio, un immaginario che sia proprietario della marca. All’estero per esempio una delle leve più spesso utilizzate per il branding del cioccolato è la nazionalità. Nel mondo sono numerosissimi i Paesi che vantano una paternità sull’arte del cioccolato: un’autorialità che discende dall’avere ideato una

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In alto: Caffarel. In basso: Domori.

ricetta caratteristica strettamente legata alla cultura e alla tradizione produttiva del luogo. La qualità del cioccolato svizzero, ad esempio, discende direttamente dalla tipica expertise nella produzione e lavorazione del latte e dei suoi derivati. In Francia, l’arte dei mâitre chocolatier nasce e si consolida nel seno dalla lunga tradizione dell’Haute Pâtisserie. Il Belgio si fregia di un eccezionale virtuosismo nel confezionamento delle praline. Accade così spesso che il “genius loci” diventi, se non il tema dominante, uno dei valori più forti veicolati dai brand di questi Paesi. L’Italia, invece, anche in questo mercato esprime tutta la creatività e – se vogliamo il campanilismo - che le appartiene. A differenza che in altri Paesi, non c’è un racconto dominante, a meno che non si voglia rintracciare proprio nella varietà delle ricette il fil rouge del cioccolato italiano. Alcuni esempi: Domori è l’azienda che per prima ha creato un codice di degustazione del cioccolato, definendone gli standard di eccellenza e creando una vera e propria “cultura” del cioccolato, diffusa non solo tra cultori e appassionati ma anche presso un pubblico più ampio. Con il suo stile essenziale, geometrico, e rigoroso l’immagine di Domori esprime in un certo senso la “scienza del cioccolato”: ossia quell’alchimia perfetta tra aromaticità, rotondità, purezza e persistenza del cioccolato che rappresenta la vera promessa distintiva dell’azienda. Caffarel è il “Re del Gianduia”. L’invenzione del Gianduiotto, unico e originale, era una storia mai raccontata prima e in un mercato che prolifera di imitazioni ribadire il primato dell’azienda in questo ambito era una strategia essenziale. La famosa maschera torinese del Gianduia viene recuperata e reinterpretata in chiave moderna e dinamica e nel re-focus di marca l’autorialità emerge in maniera inequivocabile.

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Sperlari, storicamente conosciuta per la produzione di torrone, mostarda e caramelle, entra nel 2011 nel settore del cioccolato con una proposta di barrette, praline e snack. Uno studio del patrimonio della comunicazione, dagli anni ‘50 ad oggi, aveva riportato in luce una serie di elementi fortemente appartenenti all’immaginario di Marca: ad esempio la vocazione per il buongusto e una leggerezza spensierata che qualche volta evolve verso l’evocazione di un mondo fantastico, regalando un’esperienza di allegro ritorno all’infanzia. Questi temi sono diventati punto di partenza per la costruzione di un racconto unico e distintivo. Sperlari è un cioccolato “da favola” che ridà voce al bambino in ciascuno di noi, riportando in un mondo di fantasia. Il pay-off “C’era una volta il cioccolato” diventa parte integrante del marchio e intorno ad esso il pack si anima di filastrocche, giochi, colori e illustrazioni fiabesche. Per Pernigotti il progetto ha il suo focus nel fatto che questo brand – a differenza degli altri – rappresenta davvero la prima cioccolato factory in Italia. Pernigotti è l’unica a nascere già “fabbrica di cioccolato”. Da qui l’enfasi sulla data di fondazione 1860 che, per l’appunto, diventa parte integrante e centrale del marchio. Baci Perugina. Più un prodotto è iconico, meno è consigliabile modificarne immagine e immaginario. Ma l’operazione realizzata su Baci s’inserisce nell’ambito di una più profonda riflessione sulla marca Perugina nella direzione di un recupero dell’autorevolezza storica della Marca. Nuova rilevanza è restituita al mother brand che ritrova la posizione e la dignità di una firma autorevole. Motta. Nata come marca del dolce, in senso ecumenico, grazie alla sua molteplicità di prodotti e alla ricchezza della sua offerta, Motta aveva vissuto nel tempo una progressiva identificazione con il prodotto panettone e l’ambito delle ricorrenze. Il progetto ha puntato quindi a recuperare la sua anima generalista per trasformarla in multi-specialista, ossia capace grazie alla sua expertise di proporre prodotti buoni per diversi momenti di consumo. Gli esempi testimoniano come storie, aneddoti, elementi di saper fare, attitudini, tradizioni, siano tutte storie possibili in grado di rappresentare l’unicità di un produttore e di veicolare al suo pubblico il suo valore distintivo. Storie che diventano posizionamenti di mercato unici, marche di irripetibile personalità, storytelling proprietari espressi con linguaggi di marca originali ogni volta da definire ad hoc.

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ICMA, NATURALITÀ ANCHE NEL LUSSO Nel suo catalogo di carte prêt-à-porter, ICMA presenta sei diverse famiglie di prodotti. Fra queste, le carte Natural che vogliono trasmettere un messaggio di naturalità, ma con un alto contenuto di creatività ottenuto abbinando raffinate goffrature alla semplicità delle carte uncoated, mettendone così in evidenza la consistenza materica. È nata così la serie I Naturali che si compone di tre tirelle, ognuna con caratteristiche innovative. La tirella dedicata alle carte kraft, nel colore avana, risponde anche alla richiesta di un prodotto sostenibile, ma con elevati contenuti di qualità tecnica ed estetica per esprimere compiutamente la nuova tendenza di lusso sobrio, raffinato e responsabile. Proprio le carte kraft, nel tipico color avana, grazie alle numerose texture di ICMA, tracciano la nuova via nel mondo del packaging di lusso. ICMA rende queste carte disponibili a magazzino, in pacchi da 125 fogli nella grammatura da rivestimento. Realizzabile anche nella grammatura da 200 per shopper e da 300 gr per fustellati per un minimo di 2000 fogli.

I NATURALI 01 Le carte kraft, finora considerate “povere” diventano ora espressione del lusso semplice e, per questo, raffinatissimo. Sono state goffrate in 13 texture a disegni minuti, in tre grammature funzionali al rivestimento, alla realizzazione di shopper, per scatole fustellate. I disegni sono sia astratti sia geometrici sia ispirati ai legni o alle trame tessili e risaltano qualunque sia la dimensione del packaging. Sono effettivamente ecosostenibili poiché nel processo produttivo non sono utilizzati sbiancanti ottici, la carta contiene il 20% di fibre di alta qualità provenienti da riciclo ed è essa stessa interamente riciclabile. Oltre alla collezione kraft, ICMA propone le sue originali goffrature anche su carte uncoated. I colori sono: bianco, avorio, nero, per dare una nuova “allure” al packaging e alla comunicazione coordinata per i brand del lusso.

I NATURALI 02 I disegni disponibili nel color avorio sono 3, in bianco ottico sono 8. Adatti per il packaging così come per progetti di grafica istituzionale, il bianco e l’avorio che caratterizzano questa serie fanno risaltare gli effetti di bocciardatura e le raffinate trame tessili.

I NATURALI 03 È la serie di 8 texture realizzate su carte tinte in pasta nel colore nero. Un colore assoluto che in realtà si mostra molto cangiante a seconda dei disegni. In particolare quelli piccoli e geometrici risultano raffinati e seducenti.

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DALLE CARTE FABRIANO SI SPRIGIONA LA MAGIA DI LIBROINFINITO Può un libro essere letto all’infinito? Sì, se c’è una rilegatura al centro che separa il libro in due parti uguali, creando una simmetria dei sedicesimi che lo compongono e rendendo infinita e circolare la sfogliabilità. Stiamo parlando di Libroinfinito, di Tallone Editore, impresso, cucito e confezionato a mano. Firmato da Giulio Iacchetti, questo libro che è anche un magnifico oggetto di design, si presenta come un abbecedario composto con due tipi corsivi: il Tallone, disegnato da Alberto Tallone a Parigi nel 1949, e il Bembo, il primo carattere romano introdotto da Aldo Manuzio a Venezia nel 1496. “Ho voluto sottolineare la centralità e la bellezza del carattere Tallone” ha detto Giulio Iacchetti “ e ho

voluto celebrarlo con un infinito Abbecedario in grado di esaltare la bellezza e l’armonia delle sue lettere. Ho pensato ad un libro 'irricevibile' per uno scaffale, un libro che pretende la scena, che vuole essere appoggiato sul piano di un tavolo, come un vaso prezioso”. Prodotto in 46 esemplari, in edizione numerata, Libroinfinito è racchiuso in un prezioso cofanetto, che Tallone ha impresso su tre diverse tipologie di carta Fabriano: Ingres Cover celeste, con cofanetti e chemises realizzati con la medesima carta ton sur ton; carta al tino Umbria Fabriano crème, rivestita con carta a mano Roma di Fabriano colore tabacco; carta al tino Umbria Fabriano bianca, rivestita con Ingres Cover celeste.

CON LA STAMPA 3D OCCHIALI PIÙ FASHION Sempre nuovi prototipi, sempre alla moda. Con l’obiettivo di garantirsi una capacità di risposta immediata alle tendenze del mercato, Safilo, azienda italiana tra i maggiori produttori mondiali di occhiali, con 3 marchi di proprietà e 27 in licenza (tra cui Dior, Fendi, Gucci, Céline, Fossil, Givenchy, J.Lo by Jennifer Lopez, Pierre Cardin) ha di recente annunciato l’adozione di una stampante 3D multi-materiale a colori Stratasys J750 per creare i prototipi dei propri occhiali. Si tratta di una stampante con cui è possibile combinare una gamma di 360.000 opzioni di colori, molteplici materiali e finiture e diversi livelli di trasparenza. I prototipi sono

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praticamente identici ai prodotti finali e vengono realizzati in un singolo processo di stampa, riducendo sensibilmente i tempi, dalle 15 ore richieste da una macchina CNC ad appena tre ore. "Con l’adozione della Stratasys J750 – ha dichiarato Daniel Tomasin, Product Sample Coordinator della Safilo – abbiamo completamente trasformato il processo di prototipazione degli occhiali, non solo siamo in grado di progettare e realizzare prototipi in poche ore ma, grazie all’ampiezza del suo vassoio, possiamo produrre diverse varianti delle montature, aumentando il ventaglio creativo delle soluzioni proposte”.


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SHAKESPEARE IN WHITE

In occasione di Bookcity 2016, l’artista milanese Lorenzo Perrone ha aperto al pubblico il suo studio di Milano per esporre ‘Shakespeare in White', una trentina di candide sculture di libri realizzate per celebrare i 400 anni dalla morte del grande drammaturgo. Con un linguaggio silenzioso, le opere raccontano storie e drammi di personaggi shakespeariani. Da quindici anni Perrone trasforma normali volumi in opere d’arte: pagina dopo pagina li priva delle parole, annulla la semantica, li rende simbolo. Si tratta di sculture che nascono da libri veri, sui quali l’artista interviene con colla e gesso per poi inserire oggetti che a prima vista sembrano avulsi dal contesto ma, dopo aver verniciato tutto di bianco, alla fine riescono a raccontarci una nuova storia, a trasmetterci un nuovo messaggio: quello dell’origine della pagina bianca, della potenza della materia prima.

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CONFETTI PELINO IL DOLCE AROMA DI UN’ECCELLENZA TUTTA ITALIANA

Sono tutte un po’ così le eccellenze italiane, come la Confetti Pelino, aziende guidate da persone perbene, silenziose, persino schive, famiglie di imprenditori d’altissimo livello, appassionati e lungimiranti, che hanno saputo mantenere le più antiche tradizioni e costantemente investire in innovazione, attrezzature, idee, gente che non dice la parola qualità tanto per dirla... SWEET IN ITALY AL SAPORE DI MANDORLA Se Pelino è il primo produttore al mondo di confetti, un simbolo del made in Italy che tutti ci invidiano, è anche per quella

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altissima selezione degli ingredienti che compongono gli oltre 100 tipi diversi di confetti lavorati ancora oggi secondo le antiche tradizioni della confetteria: mandorle Avola, nocciola Piemonte, cioccolata belga (solamente la parte più nobile delle bacche di cacao). Ecco perché dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Cina all’Australia al Sud America i confetti Pelino sono un cult. 12 gran premi, 36 medaglie d’oro, targhe, gold taste e un’infinita varietà di riconoscimenti impossibile da elencare. UN’IMMAGINE ESSENZIALE E MODERNA Confezionati in packaging delicati e un

po’ liberty, pochi elementi stilizzati nell’ emblema, i confetti Pelino rispondono a quell’immagine essenziale e insieme tradizionale, che è il tratto caratteristico dell’azienda. “Nel corso degli anni le idee grafiche sono andate via via affinandosi assecondando le richieste e il trend del mercato – spiega Guido Rispoli, che cura l’immagine della confetteria – ma i concetti base da cui partiamo sono molto chiari e frutto dell’esperienza e della conoscenza dell’azienda. Un po’ come farebbe un sarto quando ti cuce un vestito addosso". Non sono mai cambiati i dettami estetici? “Sì – risponde Rispoli – pur mantenendo le linee guida

dei must aziendali, molte innovazioni sono state fatte passando dal Liberty e l’Art Nouveau alla grafica moderna. In questi ultimi anni abbiamo bandito la comunicazione concettuale e dato anima ad una comunicazione molto più diretta, usando colori molto tenui per le basi e colori più vivaci per il prodotto da mostrare. Anche sul lettering è stata fatta una attenta valutazione utilizzando caratteri meno complessi e più diretti possibile". E conclude: “Vogliamo sempre trasmettere nel modo più semplice e fruibile possibile il Brand dell’azienda e il prodotto che il packaging contiene.”


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Da sinistra: Scatola invernale, Assortito e Avola

Da sinistra: Tenerelli, Tenerelli Misto Frutta e Tenerelli Misto Creme

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SFILA IN PASSERELLA LA TECNOLOGIA INKJET FUJIFILM Prima stupiscono, poi disorientano infine gioiosamente affascinano gli abiti cinetici del giapponese Yuima Nakazato, realizzati con tecnologie Fujifilm. Artista eclettico e straordinario, Yuima Nakazato, poco più che trentenne, è un talento unico nel mondo della moda, capace di creazioni di haute couture eccentriche e radicali, abiti avveniristici, sospesi tra tecnologia e scultura, teatro e passerella. Primo e unico ospite giapponese alla Parigi Haute Couture Collection 2017, la settimana della moda parigina, il giovane couturier ha presentato 12 abiti iridescenti ispirati al cosmo, al futuro, alla natura. La tecnologia Fujifilm è il mezzo di cui Nakazato si è servito per il nuovo concept dei suoi abiti, che non sono fatti di tessuto ma composti di rettangoli di pellicole in formato A5, ritagliate da un plotter, accuratamente piegate in origami, combinati e montati in un insieme armonico.

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Le immagini da cui prendono vita le singole unità risalgono alle foto di iceberg e aurore scattate da lui stesso nel corso di un viaggio in Islanda. Il materiale iconografico è stato tutto stampato sulla stampante inkjet Acuity Select 20. “Grazie alla tecnologia Fujifilm” ha dichiarato Yuima Nakazato “ho potuto ampliare la mia gamma espressiva. Inoltre, dopo la stampa, il materiale si presenta robusto e si taglia molto bene. Non credo ci sia una tecnologia simile a quella di Fujifilm per raggiungere una stessa combinazione di qualità e forza”.


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IL SENSO DI APPLE PER IL LIBRO Editore Apple, 450 foto di prodotti Apple, design firmato Apple, carta prodotta per Apple, venduto negli Apple store. Designed by Apple ha tutte le carte in regola per diventare un libro cult. Intanto perché l’idea di raccontare vent’anni di design dell’azienda simbolo della rivoluzione digitale con un libro (di carta) è geniale. Come dire… Think different ancora una volta. La seconda ragione del successo annunciato è che si tratta di un gran bel libro curato nei minimi dettagli. Pagina dopo pagina, gli scatti del fotografo Andrew Zuckerman ci raccontano l’evoluzione della produzione, dal iMac del 1998 fino all’ultima arrivata, la Apple Pen, passando per la rivoluzione dell’ iPhone. È dedicato ovviamente alla memoria di Steve Jobs. Disponibile in due formati e stampato su carta Scheufelen colorata ad hoc, con taglio realizzato in argento opaco, usando separazioni a otto colori e inchiostro low-ghost. Stampato e rilegato da Artron Art Group di San Francisco, Designed by Apple ha una copertina telata rigida, prodotta dalla tedesca Bamberger Kaliko.

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DA PIXARTPRINTING, UN’OPERA D’ARTE AI CLIENTI STARWAY 2016 Per l’edizione 2016 di Starway, il programma di loyalty messo a punto da Pixartprinting – che prevede benefit per i clienti che superano particolari soglie di ordini – l’azienda ha progettato un ricercatissimo welcome box, realizzato con una fine paper pregiata e nobilitazioni di stampa. “La ricerca costante del bello che contraddistingue tutte le nostre attività si dimostra non solo nell’eleganza del cofanetto, ma anche nella scelta dei regali destinati ai clienti Starway" ha dichiarato Andrea Pizzola, Sales & Marketing Director Pixartprinting. Sempre più utenti entrano a far parte dello star system creato da Pixartprinting, guadagnandosi una posizione “privilege” che dà diritto a numerosi vantaggi: le adesioni hanno registrato una crescita del 35% rispetto allo scorso anno. Tra i benefit, il servizio di priority offre una corsia preferenziale durante le fasi di assistenza alla vendita e al postvendita, consentendo di risparmiare tempo. Un aspetto che rafforza uno degli asset su cui si basa il business model di Pixartprinting: semplificare la vita agli utenti, rendendo sempre più piacevole, smart e intuitiva la customer experience on line.

(1) Il cofanetto presenta un’apertura a libro per dividere gli elementi contenuti all’interno: a sinistra ci sono la lettera di benvenuto, la card nominale con le chiavi di accesso ai servizi esclusivi e la brochure esplicativa del programma Starway 2016; a destra un’opera d’arte che esprime il concept di Starway. (2) Ripiegata all’interno dell’esclusiva welcome luxury box, l’opera di Ufocinque esprime il concept di Starway. Sull’artefatto è stampato un testo poetico che arricchisce il cadeau con una narrazione inedita. (3) Diorama in carta realizzato in edizione limitata nel formato di 336 cm con taglio laser dall’artista Matteo Capobianco, noto con il nickname di Ufocinque.

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Michele Bondani

Vi spiego il ‘mio’ Packaging Positioning

di A C H I L L E

P E R EG O

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Michele Bondani è il “papà” del Packaging Positioning, un approccio scientifico che permette di ideare e realizzare imballaggi che diventano veri e propri strumenti di marketing, finalizzati alla vendita di un prodotto capace di distinguersi sul mercato per le sue caratteristiche uniche e competitive. Del Packaging Positioning, Michele Bondani, dopo averlo creato e registrato a livello di branding, ne ha fatto non solo il principale strumento di lavoro della sua agenzia Packaging in Italy, fondata a Parma nel 2013, ma anche una strategia per cui ha ottenuto importanti riconoscimenti nel settore e che diffonde con tutorial online [http://www.packaginginitaly. com/video] e lezioni “accademiche”. Del resto Packaging in Italy rappresenta oggi una delle più innovative agenzie specializzate nell'ideazione e nello sviluppo al 100% del packaging con oltre 140 clienti, tra i quali importanti brand nel settore del food e in particolare della pasticceria e del cioccolato. “Da anni – spiega Bondani - il packaging non è più un semplice involucro, ma un vero strumento di marketing per distinguere e valorizzare il prodotto. Il Packaging Positioning è un approccio scientifico che permette al prodotto di diventare unico e competitivo. Tutto quello che è il valore creativo del packaging rimane ma viene diminuito per sviluppare un imballaggio finalizzato alla vendita”.

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QUALI SONO GLI ELEMENTI CARATTERIZZANTI DEL PACKAGING POSITIONING? Lo si può esprimere in cinque punti. Il primo riguarda una verifica profonda del segmento e del mercato di riferimento del prodotto. In pratica, come viene percepito. Il secondo consiste nel rapportarsi con l'ufficio marketing e ricerca & sviluppo dell'azienda per cercare di capire come si possa realizzare una differenziazione del prodotto rispetto alla concorrenza. Quindi, e siamo al terzo passaggio, individuare il target di riferimento. Il quarto punto prevede di asciugare, estremizzare la comunicazione, verbale, scritta, creativa e grafica che sta dentro la confezione sapendo che la mente umana vuole cose semplici. Infine, sviluppare proprio sul packaging i primi quattro punti tenendo presente che non esiste un prodotto di qualità senza che la confezione trasmetta la stessa qualità del prodotto. CI PUÒ FARE UN ESEMPIO DI APPLICAZIONE DEL PACKAGING POSITIONING, OVVERO DI UNA “CREATURA” DELLA SUA AGENZIA? Tra le nostre numerose realizzazioni posso farle l'esempio del restyling del packaging per Majani, un’azienda storica che produce cioccolato dal 1796. Il

Michele Bondani è entrato nel mondo del marketing nel 1996. Nel 1999 ha fondato Ardigia, agenzia dedicata al Marketing funzionale e forte di questa importante e lunga esperienza ha voluto dare vita a una nuova impresa, molto specifica e concentrata sul packaging. Così nel marzo 2013 è nata Packaging in Italy, l'agenzia italiana specializzata esclusivamente nello sviluppo di packaging al 100% in stile italiano. L'obiettivo finale è quello di permettere, attraverso il Packaging Positioning, al prodotto di un'azienda di incrementare le vendite grazie a una confezione studiata scientificamente per differenziarsi dalla concorrenza. Nel corso di questi anni Michele Bondani ha sviluppato centinaia di progetti di Packaging Positioning a fianco di aziende dell'eccellenza italiana tra le quali: Auricchio, Melegatti, Besana, Battistero, Paluani, Majani, Amaretti del Chiostro, Walcor, Gadeschi, Re Regalo, Feletti, Sorini, Vergani, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, Terre Ducali.

suo prodotto più famoso è sicuramente il cremino FIAT. In questo caso si tratta di un ri-posizionamento e il Packaging Positioning è stato applicato al prodotto di casa Majani, allora chiamato “Scorza”, un prodotto unico ed ottimo, dalle grandi potenzialità commerciali, che però non è mai stato apprezzato fino in fondo dal mercato e non ha mai riscosso il successo meritato. COME SIETE INTERVENUTI? Prima di iniziare a sviluppare un Packaging Positioning dovevamo capire esattamente cosa impediva alla Scorza Majani di ottenere il meritato successo di vendite. Ce lo siamo chiesti e per trovare una risposta scientifica abbiamo analizzato a fondo il prodotto, le sue caratteristiche, il suo packaging e alcuni elementi chiave come naming e logo. Il naming è stato il primo punto debole che abbiamo individuato, infatti “Scorza” presenta diversi limiti, tra questi il fatto di evocare prodotti differenti rischiando di confondere il consumatore (pensando alla scorza d’arancio ricoperta di cioccolato e simili). Il nostro primo obiettivo è stato quello di ottenere un naming facilmente comprensibile capace di comunicare subito l’unicità del prodotto. Ed è così che “Scorza” è diventata “Sfoglia Nera”. Due parole per un nuovo naming che sfrutta a diversi livelli la comunica-

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zione verbale. “Sfoglia” infatti ricorda foneticamente la “Scorza” utilizzata in precedenza, per mantenere e non traumatizzare un consumatore abituale, inoltre spiega meglio la natura del prodotto ricordando la forma e la friabilità dello stesso. La scelta del termine “nero” invece rafforza il concetto di cioccolato puro fondente, di qualità superiore. QUALI SONO STATI I PASSAGGI SUCCESSIVI? Il terzo step è stato quello dello sviluppo grafico del logo. Anche qui l’abbiamo fatto in modo scientifico, analizzando i vari brand delle referenze Majani. Ci siamo focalizzati subito su quello della gamma “Fiat” lavorando di conseguenza allo sviluppo di un logo semplice e preciso, coordinando in modo subliminale i due loghi con dei transfert di sensazioni (utilizzo del colore oro) e diversificando le due forme, una rotonda e l’altra quadrata. Abbiamo sottolineato ulteriormente alcune unicità del prodotto, con un lettering storico e dedicato, l’oro lamina dal pantone bronzato (Pantone 875) e l’utilizzo di filetto e bordi irregolari per richiamare la friabilità della sfoglia. A questo punto un prodotto con ben 180 anni di storia cambiava nome, iniziando a comunicare chiaramente alcune caratteristiche che erano note solo a pochi appassionati del ge-

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Nella pagina precedente: il restyling di SfogliaNera di Majani. Qui sopra, a sinistra: il panettone Besana. A destra: le Tin Box di Amaretti del Chiostro di Saronno. In basso: Amaretti e Cantucci di Dolciaria Gadeschi.

nere. Abbiamo così deciso di dare più spazio al prodotto all’interno della confezione per mostrare chiaramente le sue caratteristiche e valorizzando la percezione del prodotto premium da parte dell’utente. È bastato mantenere il marciapiede all’interno della confezione cambiando l’alveare. Inoltre abbiamo coordinato le varie grammature della gamma “ex Scorza” per soddisfare le esigenze del consumatore su più fronti. Passando dal maxi formato di 500 grammi in astuccio, per arrivare ai formati monodose (flow pack) da collocare in avancassa nel punto vendita. L'ULTIMO STEP? La vecchia Scorza aveva problemi a comunicare la sua natura per un naming poco descrittivo e non sfruttava un visual chiaro per mostrare il prodotto (fondamentale per far percepire la differenziazione dello stesso). In pratica il vecchio packaging era privo di riferimenti visuali, non permettendo al consumatore di associare facilmente il prodotto al brand Majani. Un elemento molto importante visto che il brand Majani è sinonimo di qualità e vanta una storicità invidiabile nel mondo intero, per questo le nuove confezioni di Sfoglia Nera sono state pensate per rendere subito chiara l’appartenenza della Sfoglia Nera al brand Majani. Non è

stato un lavoro semplice e non nego che quando si interviene su un prodotto di questo genere modificando naming, struttura e immagine, le decisioni non si prendono alla leggera. Ma la direzione presa ha sicuramente contribuito a fornire al consumatore tutti gli elementi necessari per comprendere senza sforzo la natura del prodotto e associarlo al brand corporate; aspetti fondamentali per uscire dall’anonimato dello scaffale e contribuire a incrementare le vendite. NEL SETTORE DELLA PASTICCERIA E DEL CIOCCOLATO QUALI ALTRI INTERVENTI SIGNIFICATIVI AVETE REALIZZATO? Molti. Le citerei, tra i principali, il Packaging Positioning del food dolce, tutta la corporate di Melegatti S.p.a. composta da decine, decine di packaging, mi vengono in mente le Tin Box del brand Amaretti del Chiostro di Saronno, vendute in diverse parti del mondo, oppure il riposizionamento della corporate identity del brand Feletti, cominciato con il restyling del logo, rivisitando l'ovale del brand e caratterizzando la storia e l'appartenenza di un'azienda nata nel 1882 a Torino. Lo stesso vale per per la nuova brand identity che abbiamo realizzato per Sorini S.p.a. per cui abbiamo creato un nuovo mood sviluppato su tutta linea di prodotto.

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VERASTORE MAGAZINE, UNA RIVISTA PER SOGNARE prodotta in Rotolito Lombarda Spiagge immacolate di sabbia soffice e bianca, alberi che si radicano sul mare, profili di isole che sorridono, cieli azzurrini che si aprono all’orizzonte…Non c’è nulla come le suggestioni visive di un catalogo di carta, tangibile e sfogliabile, che possa spalancare il cuore del viaggiatore al desiderio di partire, e anticipare, con l’evidenza del vero, il sogno che sarà.

Rivista formato tabloid 29x42 cm Cucitura punto metallico Rivista composta da: 32pp interni + copertina Formato aperto 58x42 cm Formato chiuso 29x42 cm

s e g n a t u ra i i , i i i , i v c o p e rt i n a

Strumenti indispensabili non sono soltanto i cataloghi, con le copertine sempre più attraenti grazie anche all’utilizzo di verniciature speciali (softouch, drip-off, verniciature lucide), ma anche i magazine. Ecco perché tour operator di gran livello come Veratour puntano ancora oggi con forza sulla comunicazione stampata. E lo fanno non soltanto attraverso i cataloghi tematici e stagionali, ma anche i Magazine. VeraStore Magazine è una rivista esclusiva, formato tabloid, prodotta da Rotolito Lombarda, uno stampato che raccoglie le emozioni che ogni viaggiatore troverà nei villaggi Veratour sparsi per il mondo.

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8 pagine, colori 5 + 5 carta patinata opaca senza legno Gardamatt Art gr .100

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8 pagine, colori 5 + 5 carta patinata opaca senza legno Gardamatt Art gr .100 + vernice di macchina lucida in bianca + volta

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› vernice opaca da spalmatore Tiratura: 40.000 copie colori 5+5

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Wines on Ice Brands on Fire! Siete pronti a catturare il mercato dei vini destinati al secchiello del ghiaccio? La gamma ICE e ICE PREMIUM di UPM Raflatac sono l’ ideale per realizzare etichette di pregio che non ingrigiscono a contatto con l’ acqua mantenendo i colori brillanti ed intensi come non mai, in qualunque condizione. L’ etichetta sarà più bella ed impeccabile piu’ a lungo, dallo scaffale al secchiello del ghiaccio. Per maggiori informazioni sulle nostre soluzioni di etichettatura: www.upmraflatac.com

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In tela Cialux di Manifattura del Seveso LA COPERTINA DI A BIGGER BOOK DELL’EDITORE TASCHEN

Stupisce per la bellezza questa spettacolare edizione in formato SUMO che l’editore Taschen ha dedicato all’opera di David Hockney. Presentata alla Fiera di Francoforte 2016, la monografia A Bigger Book racconta, attraverso 450 immagini e disegni, l’immenso lavoro del pittore inglese, il quale ha collaborato di persona alla concezione e alla produzione del libro. Coordinato da Frank Goerhardt, head of production dell’editore tedesco, il progetto è stato realizzato da Design&Artbook Made in Italy srl, specializzata in produzioni di prestigio e di particolare difficoltà tecnica, nel confezionamento di volumi di grande formato. Anche questa volta, dice Marco Loce, responsabile commerciale della società, “abbiamo brillantemente superato la prova di produzione di questo libro nel formato 50x70 cm e del peso di ben 30kg”.

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David Hockney, A Bigger Book | Editore: Taschen LA COPERTINA Vero e proprio gioiello, realizzata con pannelli in legno di betulla da 9 millimetri multistrato a fibra incrociata (per ottenere la massima stabilità planare), la copertina è completamente rivestita con la prestigiosa tela Cialux della Manifattura del Seveso. È gialla sul retro e in versione bianca stampata in offset sul fronte, con la riproduzione di una delle opere più significative dell’artista I L V O L U M E È composto da 498 pagine, con segnature a sedicesimi e 13 sestini a finestra che sviluppano in piano un’ apertura delle immagini di due metri

L A C A R TA Fedrigoni Tatani da 200 grammi con risguardi Favini Prisma da 230 grammi. L A T I R AT U R A La ‘Special edition’, che ha una tiratura di 9000 copie è proposta, sul sito dell’editore, a 2000 euro. La versione ‘Artist’, che ha una tiratura 1000 copie, (4000 euro ciascuna), è arricchita da un inserto stampato con un dipinto fatto con iPad (iPad drawing), firmato da Hockney.

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SODDISFARE LE ESIGENZE DI STAMPA SPECIFICHE PER L'ARCHITETTURA, L'INGEGNERIA E L'EDILIZIA (AEC) Come la nuova tecnologia consente di produrre stampe di alta qualità in modo più efficiente e conveniente I centri stampa svolgono un ruolo decisivo nella riproduzione di disegni tecnici e altri documenti di elevata qualità per i clienti del settore AEC. Si tratta di cianografie e rendering di progetti di architettura e ingegneria e dei set di disegni per gare d'appalto che contengono tutti i disegni e gli esecutivi necessari per completare un progetto. Sebbene tradizionalmente un numero elevato di documenti tecnici per il settore AEC sono realizzati in bianco e nero, le stampe a colori stanno diventando sempre più un requisito fondamentale. Il passaggio al colore può essere attribuito alla convinzione che migliori la comunicazione, la leggibilità e, indirettamente, faccia risparmiare tempo e denaro durante tutto il processo della gara d'appalto, del progetto e della fase costruttiva. ELIMINAZIONE DI COMPLESSI FLUSSI DI LAVORO Molti centri stampa utilizzano una stampante LED per le tirature in monocromia e una stampante a getto d'inchiostro per il colore.Gestire la stampa sia in monocromia che a colori, insieme a set di disegni per le gare d'appalto che sono costituiti da un insieme di pagine di piccolo e grande formato, significa doversi affidare a una vasta gamma di hardware e software di stampa. Spesso, ciò ha portato a processi poco efficienti, dove i costi sono più elevati e i flussi di lavoro possono includere un numero maggiore di passaggi. Poiché i clienti AEC devono completare i progetti in tempi sempre più stretti, anche i centri stampa sono sottoposti a una pressione sempre maggiore per realizzare stampe di alta qualità a bassa tiratura con tempi rapidi di lavorazione. L'automazione è uno dei fattori chiave di un processo di stampa più semplice e veloce. Una tecnologia che includa software di gestione del flusso di lavoro end-to-end, e dispositivi come le piegatrici on-line, rende più efficiente la gestione della stampa. Inoltre, il rilevamento e la correzione automatici dei PDF, la selezione automatica di pagine di formato piccolo e grande e la prova a schermo possono contribuire a ridurre il tempo di prepa-

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Thomas Valjak, EMEA Head of Large Format Printing HP Inc, Graphics Experience Center - Barcelona, Spain

razione dei lavori anche del 50%. Ciò permette di avere più tempo per svolgere più incarichi. Anche l'impiego di software per il flusso di lavoro facile da usare come HP SmartStream può consentire a un centro stampa di fronteggiare meglio l'avvicendarsi degli operatori, poiché riduce al minimo la necessità di formare nuovi operatori per lo svolgimento di operazioni complesse. QUANDO LA VELOCITÀ È IMPORTANTE Semplificare i flussi di lavoro è uno dei modi per velocizzare i tempi di lavorazione ma anche aumentare la velocità delle stampanti è fondamentale. Nel 2015 HP ha portato la velocità da record della tecnologia HP PageWide alla stampa per grandi formati. La tecnologia HP PageWide utilizza migliaia di piccoli ugelli in una barra di stampa fissa invece di una testina di stampa che percorre ripetutamente l’area da stampare. Ciò consente di ottenere velocità di stampa fino a 30 pagine A1 al minuto. Invece di utilizzare due dispositivi separati, è possibile installare una sola stampante sia per le stampe in monocromia che a colori ed è possibile realizzare stampe a colori allo stesso costo di quelle in bianco e nero. Inoltre, nuove applicazioni grafiche, come poster e mappe tempo-

ranei per i punti vendita possono essere aggiunte all'offerta. Basate sulla consolidata tecnologia HP Thermal Inkjet, le testine di stampa HP PageWide sono progettate per durare a lungo. L'affidabile processo di espulsione della goccia riduce i difetti di stampa derivanti dagli ugelli. L'assistenza e la calibrazione automatizzata della testina di stampa, inclusa la compensazione degli ugelli, assicura un funzionamento uniforme e un numero minimo di interventi di manutenzione. COSTI SOTTO CONTROLLO Per i fornitori di servizi di stampa che cercano di soddisfare le esigenze dei clienti AEC, i tempi in cui si lavorava avendo la stampante a LED accanto a quella a getto d'inchiostro sono ormai un ricordo. Sarà possibile realizzare stampe sia a colori che in bianco e nero a un costo molto inferiore rispetto a prima. Ciò renderà più semplice soddisfare le aspettative sempre crescenti dei clienti e al tempo stesso ottenere un risultato positivo sul saldo economico.

Per maggiori informazioni visitare il sito www.hp.com/go/pagewidexl

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Conversando con FRANCESCO FRANCHI

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a sua ultima creatura di carta è il bellissimo Robinson, nuovo inserto culturale di Repubblica, quotidiano di cui è capo redattore dal settembre di quest’anno. A 35 anni Francesco Franchi è già riconosciuto come un personaggio di spicco della grafica internazionale. La celebrata rivista Monocle lo ha selezionato tra i 20 protagonisti della scena editoriale italiana. Suo è il progetto IL – Intelligence in lifestyle, mensile del Sole 24Ore, che di riconoscimenti per le innovazioni nel design ne ha ricevuti tanti, in Italia e all’estero. Hanno fatto scuola, nel mondo del design editoriale, anche le sue infografiche, che stupiscono per la bellezza e la capacità unica di sintetizzare concetti e dati, esposte quest’anno a New York, al Cooper Hewitt Smithsonian Design Museum. Franchi è anche autore di importanti pubblicazioni tra cui Designing News, Changing the World of Editorial Design and Information Graphic, pubblicato da Gestalten, dove racconta la sua visione del mondo editoriale ed esplora, con gli occhi di un designer, l’universo dei nuovi media. Gli abbiamo chiesto di raccontarci quali sono, a suo parere, le tendenze che intravede in questo momento nella letteratura aziendale e nell’editoria. A.A.

CATALOGHI C’è un’evoluzione nei cataloghi aziendali, che i brand vogliono sempre più simili a vere e proprie riviste ed è per questo che si affidano sempre più spesso alle agenzie creative. Il catalogo non è più soltanto un mezzo che illustra prodotti e servizi, ma un prodotto editoriale vero e proprio che non parla direttamente del brand ma racconta il suo universo di riferimento, il suo punto di vista sul mondo, e lo fa attraverso un attento studio grafico: format chiaro, design curato, comunicazione efficace. Il catalogo-magazine è l’evoluzione dei vecchi house-organ.

STORY La storia giornalistica è il focus principale di un giornale, ogni elemento in pagina è ad essa subordinato. Il design non è più soltanto progettazione ma racconto. In questo senso il dialogo tra designer e giornalisti è fondamentale e continuo, ci si confronta su quale sia la soluzione migliore per tradurre in grafica un’idea giornalistica, scrivere un titolo in modo efficace, visualizzare un messaggio in maniera univoca.

RIVISTE COME BRAND Le riviste devono muoversi come i brand, non concentrarsi soltanto sul prodotto ma creare un rapporto di appartenenza con i lettori, devono trattare la loro immagine come un’azienda. Muoversi come una marca significa creare eventi, festival, occasioni di dibattito intorno alla testata. In questo modo i giornali danno maggiore visibilità agli inserzionisti.

THE GUARDIAN Quando The Guardian apre un caffè a Londra, è il giornale che scende in piazza, che si fa vicino ai suoi lettori, e tutto questo si configura con un’ immagine coordinata chiara, proprio come se fosse una corporate aziendale.

MONOCLE Il grande successo di Monocle, una delle riviste più apprezzate e imitate del mondo, sta in quel suo essersi trasformata in un brand. Monocle ha trasformato la testata in un club: oggi è una marca di abbigliamento, una radio, una serie di negozi, una casa editrice che pubblica guide di viaggi, è una linea di cancelleria firmata. Monocle è uno stile di vita. È il giornale che si configura come se fosse una corporate.

NATIVE I contenuti delle riviste sono sempre più vicini ai brand: non publiredazionali ma vere e proprie storie giornalistiche vicine alle marche, questo può dare un futuro ai giornali, diventare una fonte di sostentamento e avere un corpo redazionale dedicato.

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5+1 CONSIGLI PER PER LA SOSTENIBILITÀ DEGLI IMBALLAGGI

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Soluzioni, materiali e design delle confezioni destinate agli alimenti convergono, oggi più che mai, in una rete interdisciplinare di norme e saperi. Sì… perché il packaging alimentare è divenuto il luogo d’incontro di infinite esigenze: non solo quelle relative alla funzionalità e alla comunicazione del brand ma anche quelle del sistema produttivo e distributivo, della tracciabilità e della sicurezza.

Progettare e realizzare packaging per l’industria alimentare è una delle attività più complesse del settore stampa&imballaggio. Ma è anche una di quelle che capitano più di sovente a chi opera in questo campo, se pensiamo che ben il 90% degli alimenti che consumiamo è venduto con qualche forma di incarto o confezionamento. E se le grandi industrie alimentari hanno uffici appositi che se ne occupano, spesso le piccole agenzie creative, gli stampatori o i cartotecnici che, in maniera sporadica, si trovano ad affrontare il mondo del food&beverage rischiano di incorrere in errori. Perché in questo settore, oltre alle consuete esigenze di comunicazione, protezione, sostenibilità eco-nomica ed eco-logica, c’è un fattore in più da considerare, ed è cruciale: quello della sicurezza. Che nel nostro Paese, fortunatamente, è rigidamente normato con una legislazione tra le più stringenti al mondo. Vediamo allora alcune dritte.

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1 PROGETTARE BENE Inizia tutto dal progetto. Nel settore alimentare il packaging ha una funzione particolare: l’aspetto comunicativo e di marketing infatti deve passare in secondo piano rispetto a quello protettivo, che in questo caso assume una particolare valenza di tipo igienico. Gli imballaggi del cibo non solo devono far sì che il prodotto non si rompa (pensiamo alle uova!), o non si schiacci (come per esempio per prodotti da forni soffici), come per tutti gli altri settori, ma soprattutto deve difenderlo da contaminazioni biologiche o chimiche e magari mantenerlo nelle corrette condizioni di luce, temperatura ecc. In altre parole, il packaging nel settore alimentare deve contenere il prodotto e conservarlo nella maniera più idonea fino al momento del consumo, lasciando inalterate le proprietà nutrizionali e organolettiche, all’insegna della sicurezza. Solo dopo aver tenuto presente questo aspetto si potrà procedere alla parte di creatività estetico-comunicativa che spesso, negli esempi più innovativi, parte proprio da quella funzionale. E che comunque oggi rimane irrinunciabile e deve tenere conto delle tendenze del momento come delle esigenze di comunicazione del brand. La parte grafica e cartotecnica deve tenere conto delle materie prime che verranno usate come carta, inchiostro, colla, trance, ma anche dell’impianto in cui si produrranno i semilavorati e l’assemblaggio finale dell’imballo. Non tutto il ciclo di produzione di uno stampatore può essere idoneo. Seguire le normative è indispensabile, così come la scelta del fornitore e delle materie prime. La progettazione deve sempre fare i conti sia con la fattibilità in linea con le norme sia con la brand identity per mettere in evidenza il marchio e il nome del prodotto, sia con la praticità per trasporto e immagazzinamento, anche di piccoli lotti, fino nel punto vendita e del suo smaltimento. Insomma, si deve progettare considerando l’intera vita del prodotto e del suo imballaggio fin da quando il primo pezzo entra in lavorazione.

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2 SCEGLIERE IL MATERIALE Vetro, carta e cartoncino, alluminio o altri metalli, film plastici, ogni combinazione possibile di materiali accoppiati… nell’ambito del food c’è davvero di tutto. In ogni caso, unica è la funzione di questi materiali: isolare il contenuto dall’ambiente esterno. Per questo vengono anche chiamati “barriere” e si va da quelle permanenti come il vetro delle bottiglie o l’acciaio delle lattine, a quelle funzionali, generalmente costituite da film plastici, che rispondono a esigenze particolari: resistenza a temperature alte o basse, piuttosto che a determinati agenti chimici, opacità alla luce. Difficilmente un imballaggio destinato agli alimenti è costituito da un unico materiale anche se questo, per ovvi motivi di costo, praticità nello smaltimento e anche eleganza estetica, sarebbe la soluzione ideale. E ogni materiale deve essere garantito per l’uso umano. Anche la banale carta non è tutta uguale e un confronto con le cartiere può essere utile, soprattutto se si sceglie il riciclato. Quando si inizia a progettare un packaging alimentare infatti di solito si deve pensare ad almeno due materiali, quello a contatto con il prodotto e quello esterno, visibile al consumatore alla prima occhiata. In ogni caso negli ultimi anni c’è stata una rapida e importante evoluzione volta soprattutto a eliminare la contaminazione da agenti esterni. Ma, atten-

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A sinistra, i biscotti di Thelma's, azienda dell'Iowa, arrivano fragranti e profumati... dritti dal forno! A destra, confezioni di pasta disegnate dal designer russo Nikita Konkin

zione, a volte il pericolo viene da dentro: è il caso per esempio dei prodotti da forno “impacchettati caldi”. L’operazione consente sì di mantenere la fragranza, ma se fatta con materiali non resistenti alle temperature e al gas che si sprigiona durante il raffreddamento rischia di provocare cambiamenti nel materiale del packaging. Nella migliore delle ipotesi, confezione e prodotto si scambiano gli aromi: l’astuccio profumerà di biscotto, ma il biscotto molto probabilmente saprà di cartone! Sempre che non si contamini con qualche solvente. Ma c’è anche l’autocontaminazione: nella maggior parte dei casi infatti l’imballaggio è stampato esternamente con materiali non necessariamente adatti al contatto alimentare mentre la parte interna è sicura a patto che sia adeguatamente isolata. Se gli imballaggi prima del confezionamento sono conservati impilati uno sull’altro o avvolti in bobina, parte interna ed esterna vengono in contatto. È un’eventualità tutt’altro che remota: è quanto successo per esempio nel 2005 con il famoso caso del latte per bambini contaminato dall’ITX, un fissante per la vernice, che ha portato a massicci sequestri in tutta Europa. Ecco perché considerare l’intera filiera. Ci deve pensare lo stampatore? Certo, ma il danno e la responsabilità ricadono prima sul brand.

3 USARE GLI INCHIOSTRI ADATTI È forse l’aspetto a cui, giustamente, si presta maggiore attenzione, perché in effetti gli inchiostri possono contenere sostanze pericolose, anche se oggi tutto il settore della stampa, e non solo il packaging alimentare, ha fatto passi da gigante verso l’uso di sostanze ecologiche e in genere “più sane”. L’inchiostro da stampa offset normalmente è composto a vario titolo da pigmenti, in genere ossidi metallici, solventi, resine che fungono da leganti additivi con funzione di scivolanti, essiccativi e antiossidanti (che evitano l’asciugatura dell’inchiostro prima dell’uso) e oli minerali. Ora il problema principale è dato dal cosiddetto fenomeno di migrazione per cui il pigmento viene trasferito a contatto diretto con il cibo. Questo può accadere per esempio attraverso materiali porosi come la carta o il cartone. Ma c’è anche, forse più pericolosa perché inavvertita, la contaminazione detta “set-off invisibile”, come nel caso dell’ITX ricordato sopra, o ancora il trasferimento di sostanze attraverso la “fase gassosa” dovuta alla volatilità dei solventi o della temperatura. Tutto questo deve spingere a scegliere sempre inchiostri certificati per uso alimentare, non solo per l’inside-printing, dove cioè c’è diretto contatto con l’alimento, ma anche per l’outside-printing, ovvero la parte più esterna della confezione. Oggi esistono

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Dall'alto, in senso antiorario: Speciale confezione natalizia dei biscotti della celebre catena britannica Marks and Spencer; bustine di tè-origami disegnate per la Green Berry Tea da Natalia Ponomareva; la confezione di pop-corn autogonfiante per forno a microonde della finlandese Anni Nykänen e la bottiglia a forma di lampadina contenente Gloji, un succo energizzante di bacche di goji e melagrana.

anche inchiostri ad alte prestazioni come gli UV, che permettono di avere immagini più nitide e definite e colori più brillanti, adatti all’uso alimentare, come la serie MGA di Huber. Avere inchiostri sicuri a bassissimo indice garantito di migrazione, inodori, che non gonfiano consente, tra l’altro, di evitare il doppio imballaggio (generalmente, film plastico interno, cartoncino esterno): se l’inchiostro non si trasferisce all’interno, la scatola di cartone può essere usata come imballaggio primario, con risparmio di risorse economiche, di tempo, un’apertura più semplice, un miglior riciclaggio dei materiali.

4 ADESIVI Il discorso fatto per supporti e inchiostri vale anche per qualunque altro processo di cartotecnica e nobilitazione che venga applicato all’imballaggio soprattutto se la sostanza è poco visibile o nascosta come le vernici e le colle. La parola è una sola: sicurezza, sicurezza, sicurezza. Così alle vernici esterne e ai diversi additivi vanno applicate le stesse norme valide per gli inchiostri. Una particolare attenzione va posta alla scelta dell’adesivo che chiude la confezione: le sue performance devono essere altissime, perché dalla sua tenuta dipende l’integrità della confezione, e nello stesso tempo deve trattarsi di una sostanza sicura al 100%, inodore, che non alteri in alcun modo l’aspetto organolettico né quello nutrizionale o igienico dell’alimento. Le aziende produttrici hanno sviluppato adesivi particolari, per le diverse categorie di prodotto e con riguardo a due variabili: il materiale di cui si compone la confezione (carta, plastica ecc.) e le condizioni di imballaggio e conservazione. Si va così dalle colle hotmelt per la chiusura di scatole destinate alla surgelazione, che non cristallizzano neppure alle bassissime temperature, agli adesivi termofusibili metallocenici usati nel caso di insacchettamento di prodotti caldi o destinati a rinvenire termicamente, magari passando direttamente dal surgelatore domestico al forno a microonde.

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Dall'alto in senso antiorario: confezioni di pao de queijo, tradizionali panini brasiliani al formaggio, prodotti dall'azienda Topfood; il pane proteico FitBuns, che promette una splendida "tartaruga"; le fettuccine Sapore di nonna, confezionate in un packaging comprendente anche le spezie per il condimento e il "ricettario cucinabile" edito da Gerstenberg che si trasforma in una teglia di lasagne.

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+1 5 CONOSCERE E RISPETTARE LA NORMATIVA Questo doveva forse essere il primo punto, perché mai come in questo settore la normativa è vincolante. E quella italiana, particolarmente severa (per iniziare a farsi un’idea si può consultarla all’indirizzo bit.ly/1lTnENc), è apprezzata in tutta Europa per la centralità data al prodotto, al consumatore e alla sostenibilità degli incarti. Cosa dice dunque questa normativa? Innanzi tutto la responsabilità legale è sempre del distributore dei prodotti, cha sia il pastificio, il distributore di dolciumi, il produttore di succhi di frutta. In realtà il quadro legislativo non è del tutto lineare e si sovrappongono norme diverse rivolte a settori diversi (materiali, inchiostri ecc.). I grandi brand della distribuzione alimentare, a partire da Nestlé, hanno adottato le varie norme esistenti nell’interpretazione più restrittiva, dandosi di fatto un disciplinare proprio a cui poi l’industria si è di fatto adattata. Fondamentale è il requisito della tracciabilità, che deve essere possibile per ogni sostanza utilizzata e per ogni fase della lavorazione, e l’accuratezza della lavorazione: per fare un esempio, se anche uso un inchiostro certificato a bassa migrazione ma prima di andare in macchina con il packaging di un alimento non lavo accuratamente la macchina per “bonificarla”, sulla mia confezione poniamo dei biscotti finirà immancabilmente il residuo di inchiostro usato in precedenza.

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NON AVER PAURA DI INNOVARE Il settore è tutt’altro che statico e la ricerca è continua, con risultati di grande impatto. Qualche esempio? Sul piano tecnologico ci sono i packaging commestibili, per esempio: già perché gli imballaggi alimentari oggi non si limitano a contenere il cibo: “sono” cibo! Ciò è possibile grazie alle “wikicell” create da un team di ricercatori di Harvard guidati da David Edwards: in pratica è una membrana protettiva a base di carboidrati che può essere impiegata per yogurt, caffè, bevande alcoliche. E poi ancora packaging completamente solubili in acqua, come il MonoSol creato per i fast food, a impatto davvero zero sui rifiuti, oppure autoriscaldanti, come HeatGenie, un materiale che, aggiunto sul fondo della confezione, è in grado di portare la temperatura dell’alimento a 65 °C in due minuti. All’opposto Microcool, che assorbe anidride carbonica dall’aria e la rilascia con la pressione di un pulsante. La reazione sottrae calore e il cibo o la bevanda vengono immediatamente raffreddati. C’è poi tutta una serie di imballaggi “smart” che possono offrire una serie di indicazioni di sicurezza. Kraft Foods per esempio si è avvalsa dell’opera della Rutgers University per studiare una serie di sensori in grado di rilevare se il cibo è deteriorato o ancora commestibile. Indicatori con inchiostro termocromatico invece indicano se la catena del freddo è stata interrotta; altre possibilità sono quella di sapere quale sia il grado di maturazione della frutta senza tastarla, oppure imballi “attivi” che assorbono l’umidità o i gas prodotti dalla frutta, o al contrario emettono anidride carbonica o altri gas che prolungano la vita dei prodotti rallentandone il deterioramento. Innovare però non significa solo tecnologia, ma soprattutto creatività, fantasia, immaginazione… sempre senza dimenticare la fondamentale funzione di ciò che si va a progettare. Le immagini di queste pagine offrono una serie di interessanti esempi.

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LE AZIENDE ASSOCIATE

VOGLIAMO LAVORARE CON CHI RISPETTA LE REGOLE. Solo con comportamenti corretti sui crediti e termini di pagamento ridiamo un’etica commerciale ed una opportunità di crescita all’industria grafica. Lavora con noi perché questo accada, per il bene di tutti, delle aziende e di chi ci lavora.

Agfa Graphics Atlantic Zeiser Bobst Group Italia Böttcher Italiana Böwe Systec Canon Italia Colorgraf Dc Druckchemie Italia Fujifilm Italia Heidelberg Hewlett-Packard Imaf

Industria Materiali Fotochimici

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Business Solutions Italia

AGGIORNATA A LUGLIO 2016

Manifesto sui modelli comportamentali nel mercato delle Arti Grafiche Il buon funzionamento dell'economia di mercato si basa anche su comportamenti etici da parte dei suoi operatori, che devono essere per forza di cose condivisi. Questo significa, segnatamente, che il rispetto e l'applicazione puntuale delle intese commerciali e degli impegni liberamente assunti siano valori da interiorizzare quali norme discendenti da un comune e condiviso sistema di valori, a prescindere dal timore di essere sanzionati dalla Legge. Per ARGI e per le Imprese Associate, l'etica nelle relazioni associative e con i terzi non è valutabile solo in termini di stretta osservanza delle norme di legge, ma si fonda, appunto, sulla convinta volontà di rispettare, nelle varie e diverse situazioni, i più elevati standard di correttezza comportamentale, anche in adesione a principi e regole interne di natura volontaristica. Pertanto, nel rispetto delle normative vigenti e nel perseguimento degli scopi associativi, tutte le Imprese Associate agiranno, anche tra loro, con lealtà, serietà, onestà, competenza e trasparenza, in quanto l'elevata etica professionale e l'integrità personale vogliono e devono essere garanzia della credibilità e della reputazione dell'Associazione e delle Imprese Associate. Per questi motivi, le Imprese Associate intendono iniziare e condividere un percorso volto a valorizzare e rafforzare le aziende del settore Arti Grafiche, anche non associate, che operino secondo criteri consoni ad una corretta crescita del settore e alla tutela dell'intera filiera.

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O Ogni produttore è una storia originale che parla di territori straordinari e ricchi di dettagli. Per rendere grande un prodotto noi mettiamo in risalto questi dettagli. L’incontro con il cliente ci lascia un impulso che va sviluppato con l’analisi e la ricerca, per fare di ogni progetto un racconto a sé, diverso e unico. Il designer mette in campo la sua esperienza tecnica, l’originalità e la creatività: noi realizziamo centinaia di studi l’anno, e questo ci permette di valutare e anticipare le tendenze del vino nei diversi mercati di riferimento

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M Mario Di Paolo ha fondato oltre 15 anni fa ed è direttore creativo di “Spazio Di Paolo” a Spoltore, alle porte di Pescara, specializzato nella comunicazione food & beverage e nella fotografia. Un luogo “aperto alle contaminazioni, una piazza internazionale dove vengono a trovarci autori di arte contemporanea, critici, produttori, buyer, chef e fornitori”. Un’apertura verso il mondo che Di Paolo ha ereditato dal padre, fotografo d’arte, dal quale ha preso la passione per le forme espressive moderne. Oggi al lavoro nel marketing del vino unisce la presenza nell’arte contemporanea, sia come fotografo che come editore.

“Il confronto con il design internazionale ci permette di consolidare le nostre capacità nello sviluppo delle strategie di marketing e comunicazione del vino: è proprio questa doppia natura, credo, che ci è valsa tanti premi. Soprattutto all’estero il design italiano è molto stimato, e noi spingiamo per una nuova forma di comunicazione in cui il linguaggio diventi il racconto del prodotto”. 2016 ANNATA D’ORO PER I PREMI Di Paolo vanta infatti un solido palmarès di riconoscimenti internazionali per il packaging. Una ventina solo nel 2016, e tutti di alto profilo: sette al Vinitaly di Verona (Immagine coordinata con l’azienda Francesco D’Alessandro, due Etichette d’oro e quattro Etichette d’argento), sei al Los Angeles International Wine Competition con la Gold medal per Moro Wines , tre Silver medal e due Bronze medal.

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Ma anche quattro premi al San Francisco Wine Competition, tra cui spiccano la Double Gold medal per Collefrisio, due Gold medal e una Bronze medal. Oppure il Pentawards di bronzo ricevuto a Shanghai per Litos, e soprattutto due premi al più grande concorso rivolto al design, il RedDot Design Award di Berlino, con un RedDot “Best of the best” al progetto Litos oltre al RedDot per l’azienda Francesco D’Alessandro. Come si “costruisce” una simile storia di successo? Rendendosi conto che il mondo del vino è in costante evoluzione perché lo sono il palato e quindi i gusti dei consumatori. Nuovi potenziali clienti si avvicinano al vino tentando di orientarsi in una ressa di prodotti estremamente competitivi tra loro per qualità e per prezzo, e ogni giorno i designer devono creare nuove strategie di marketing per raggiungere l’obiettivo di essere prescelti e... comprati.


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QUEL COLORE CHE NASCE DAL MAGMA DELL’ETNA "Comunicare vuol dire anche innovare, e viceversa: se l’innovazione “spinge” la comunicazione il risultato è vincente”. Mario Di Paolo ricorre a un concetto della semiotica per spiegare che il suo lavoro di designer non è fatto solo di immagini ma è legato alla struttura stessa del linguaggio: lo stretto rapporto tra il significante, cioè il mezzo usato per esprimere il pensiero, e il significato, cioè le idee stesse. “I nostri lavori – dice – tengono conto di questo scambio: studiamo il territorio, le particolarità produttive, le emozioni, gli obiettivi dell’azienda, l’attrazione esercitata sui clienti, il posizionamento del prodotto sul mercato, ma solo alla fine questi elementi diventano un progetto ricco di contenuti e di valori”. Un esempio? Per la cantina Palmento Costanzo, alle pendici dell’Etna, Di Paolo ha racchiuso la qualità, il territorio e l’unicità del vino in un’etichetta che per la prima volta ha utilizzato un pigmento materico estratto dalla polvere lavica del vulcano. L’etichetta attiva la vista, il tatto e l’olfatto: il consumatore viene colpito dalle luminescenze dei minerali del pigmento, tocca l’etichetta ruvida e densa, quasi “respira” l’Etna. “È l’etichetta, grazie al colore estratto dal magma – spiega il designer –, che rievoca il territorio e la presenza del vulcano custode degli antichi vigneti della cantina, a moltiplicare la “naturalità” del vino”.

EQUILIBRIO TRA DESIGN E QUALITÀ "Il marketing e la comunicazione devono affiancare i prodotti e valorizzarli con sincerità, e i metodi per farlo sono tanti e diversi – spiega Di Paolo –. I gusti anche visivi dei consumatori cambiano in fretta: oggi preferiscono un design contemporaneo e diretto, per dialogare in uno scambio emozionale. Se ben collocati nella struttura del marketing, ci sono strumenti che aiutano a comunicare meglio il prodotto e a raggiungere l’obiettivo di visibilità”. Il packaging è uno di questi strumenti, ma va usato con molta cautela per non trasmettere solo i valori estetici. Il mondo del vino utilizza spesso etichette di forte impatto, anche tramite le nobilitazioni, per distinguersi dai concorrenti valorizzando le doti nascoste e i pregi del vino. Ma a volte per farsi notare utilizza colori forti o marchi troppo decisi. L’equilibrio è quindi fondamentale.

Sviluppo e ricerca, ma anche una conoscenza tecnica di tutta la filiera produttiva, dalla stampa alle macchine di imbottigliamento, sono gli elementi su cui si basano i progetti innovativi di Spazio Di Paolo.

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S Spingiamo per una nuova forma di comunicazione in cui il linguaggio diventi il racconto del prodotto.

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L’aumento dell’offerta e la resistenza dei produttori al cambiamento hanno livellato le proposte. Oggi gli spunti più interessanti vengono dall’originalità e dall’unicità, tanto che Di Paolo dal 2008 ha scelto di partire dalla valutazione dei vini (sia nella produzione che nel gradimento del cliente) per ridefinire le strategie di posizionamento del prodotto. Al punto che l’immagine mostra il suo lato “estetico” solo alla fine del percorso. PREMIATISSIMA L’ETICHETTA LITOS "Ogni progetto si nutre del dialogo con il produttore. Con i clienti il rapporto è di scambio: ci aprono il loro mondo e noi disegniamo una nuova visione, uniamo gli elementi migliori, eliminiamo il superfluo – sottolinea Di Paolo –. E c’è di più: loro devono sì guardare con i nostri occhi, ma il lavoro si fa in due. Senza la giusta scelta del cliente un bel progetto può svanire nel nulla”.

Come case history il designer abruzzese ha scelto Litos, un vino dell’azienda Valentina Passalacqua che ha raccolto premi in tutto il mondo: Packaging ed Etichetta d’Oro al Vinitaly 2015, Shanghai e Berlino quest’anno, presente su Packaging Book #4 edito da Taschen e sull’Year Book 2016 di RedDot. “Qui il marketing valorizza la viticoltura naturale biodinamica. Abbiamo coordinato l’intera gamma di prodotti e la comunicazione. In Litos – dice – abbiamo visto il simbolo dell’azienda, un vino dolce naturale nato da uve di Aleatico, i cui vigneti sono radicati sulla pietra ad Apricena tra le cave di marmo. Ma anche l’ideale per sperimentare nuove tecnologie: un’etichetta a tre strati, con tre fustelle e tre carte naturali con altrettanti toni di bianco naturale, simbolo degli strati della pietra. E così è nato anche Litos, il miglior nome possibile”. Ma il progetto non sarebbe sbocciato senza la collaborazione con un partner curioso e pronto a spin-


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La conoscenza e la padronanza delle tecniche di stampa ci ha permesso di sviluppare ogni tipologia di progetto al meglio come nelle nobilitazioni del fiore di Morus, lamina incisa al laser, e del progetto dei vini bio Caiaffa dedicato all'agricoltura sinergica rappresentato da un'etichetta stampata a doppio strato dove il valore del lavoro degli insetti nel terreno viene esaltato su due livelli, i cunicoli scavati nel terreno nella parte superiore e la presenza dell'insetto icona disegnato nello strato sottostante.

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Occorre un equilibrio tra il valore del design e i pregi del prodotto, nessuno dei due deve prevalere.

gersi oltre: la trevigiana Rotas, che produce etichette autoadesive e che per Litos ha apportato modifiche strutturali alle macchine da stampa. Il risultato è un’etichetta originale a tre strati, fornita al cliente in una bobina unica, pronta per andare in produzione: primo caso nella storia del packaging del vino di automazione applicata a un’etichetta a tre strati. ATTENZIONE A INSEGUIRE LE MODE “Dopo 15 anni nel settore i clienti si affidano ai nostri consigli, perché viviamo pienamente la filiera: dalla coltivazione in vigna alle tecnologie in cantina e ai fornitori, dall’imbottigliamento all’imballaggio e alle strategie commerciali, e questo per centinaia di progetti con test sui vini per capirne le potenzialità. Il tutto per arrivare al risultato commercia-

le: far vendere il vino ai nostri clienti e far durare il successo nel tempo”, sintetizza Di Paolo. Occorre quindi un equilibrio tra il valore del design e i pregi del prodotto, e nessuno deve prevalere. E guai a cedere alle mode del momento. “Un tempo le etichette erano molto colorate e cariche di blu, rosso, nero e di ori, e quasi tutte esibivano una vigna o una tenuta stilizzata, stemmi araldici veri o finti, mentre oggi predominano il bianco e la pulizia delle linee. Ma la moda, che pure non incide sul prodotto, ne indebolisce però la potenzialità, lo stile che spinge i consumatori a sceglierlo, e nuoce al posizionamento – conclude Di Paolo –. Il mondo della creatività si divide tra chi guarda e chi inventa, e io preferisco studiare e innovare”.

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THE ART OF LUXURY LABELLING by MANTER è un’esclusiva collezione di carte

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www.arconvert.com

Manter è un marchio registrato da Arconvert S.A. Arconvert is part of Fedrigoni Group PRINTLOVERS | NOV2016

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in grado di ispirare e scatenare la fantasia dei designers più esigenti. Con questa raccolta di materiali preziosi, che stimolano vista e tatto per la loro piacevolezza dando vita a una vera e propria esperienza estetica, Arconvert eleva le etichette autoadesive per i prodotti di alta gamma alla categoria dell’arte.

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LUXURY LABELLING FOR LUXURY WINE

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Carte patinate Altre carte speciali

Carte usomano

Carte speciali colorate e metallizzate

Carte marcate a feltro

ARCONVERT fa tendenza Essere trendy per Arconvert non si traduce semplicemente in pura ricerca estetica all'insegna dei più svariati stili e delle ispirazioni più particolari. In casa Fedrigoni-Arconvert si dà importanza soprattutto agli aspetti immateriali del business quali la qualità, la professionalità e l'affidabilità. Ed è proprio l’attenzione al cliente che spinge Arconvert a sviluppare materiali autoadesivi sempre più performanti e facili da lavorare, cercando di interpretare al meglio le necessità di stampatori, etichettifici ed end users in base alle specifiche applicazioni d’uso. Per Arconvert l’innovazione tecnologica non è quasi mai frutto del caso, ma piuttosto il risultato di un assiduo lavoro di laboratorio combinato con una fondamentale fase di confronto con i fornitori e i clienti che, spesso,

con i loro suggerimenti, forniscono un contributo essenziale alla creazione di un nuovo prodotto o al miglioramento di quelli esistenti. Il processo di sviluppo di nuovi materiali avviene in Arconvert seguendo i più elevati standard qualitativi e l’immissione sul mercato viene autorizzata solamente a fronte di accurati test che ne accertino le performances in termini di lavorabilità, stampabilità, facilità di fustellatura e dispensazione e resistenza agli agenti esterni (e.g. sbalzi termici, condensa, ghiaccio, etc.). Uno dei settori che sta catalizzando maggiormente gli sforzi di Arconvert nella messa a punto di nuovi prodotti è certamente quello del food and beverage, in particolare i segmenti del vino, delle bollicine, dell’olio e delle specialità alimentari sotto vetro. I clienti chiedono materiali di qualità,

che abbinino elevate performance tecnologiche alla bellezza e poliedricità dei frontali Fedrigoni. Le statistiche parlano chiaro: un’etichetta elegante e raffinata può cambiare il comportamento di acquisto del consumatore davanti a uno scaffale carico di bottiglie. Ecco perché i players del food and beverage pretendono che gli etichettifici realizzino etichette di qualità a prescindere dalla tiratura. Da circa dieci anni questo mercato richiede principalmente carte patinate, metallizzate e vergate, ma è già da vent’anni che Arconvert produce carte autoadesive speciali. “Vent’anni fa, quando abbiamo iniziato a lanciare i nostri prodotti sul mercato europeo, abbiamo anticipato così tanto i tempi che siamo stati costretti a produrre delle prove di stampa per convincere gli opinion

leaders e i decision makers del settore che vestire una bottiglia in modo curato può fare la differenza – dice Juan Gil, direttore Marketing di Arconvert – E la differenza poi si è vista in particolare proprio nel mondo del vino. Oggi la tendenza del mercato parla di carte autoadesive patinate e usomano per i vini di largo consumo, ma, mano a mano che la qualità del vino aumenta, i materiali che più ci vengono richiesti sono le carte marcate a feltro, le carte speciali colorate in impasto, quelle metallizzate o con finitura soft-touch, le carte vergate, le goffrate, o ancora le altre carte speciali del nostro brand Manter. Da sempre anticipiamo e rispondiamo immediatamente alle nuove esigenze del mercato. A gennaio uscirà il nostro nuovo catalogo Ispira+Materica by Manter e chissà quante altre novità Arconvert riserverà il 2017!”

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SIRIO PEARL OYSTER SHELL Stampa offset + Stampa a caldo + Rilievo a secco + Vernice braille + Serigrafia

CONSTELLATION JADE SILK Stampa offset + Rilievo a secco + Vernice braille

COTONE BIANCO Stampa CMYK + Pantone + Vernice braille + Rilievo smussato

ARCONVERT AL WINE2WINE 2016

La più eclettica gamma di carte e film autoadesivi per il settore enologico. A VeronaFiere, 6 e 7 dicembre 2016. Arconvert ha partecipato all'ultima edizione di Wine2Wine (www.wine2wine.net) che si è tenuta il 6 e 7 dicembre 2016 a Verona, presso il Centro Congressi Veronafiere. Wine2Wine è il principale forum in Italia dedicato al business del vino e rappresenta un’opportunità d’incontro per tutti gli operatori della filiera che desiderano aggiornarsi sulle nuove tecnologie e approfondire i temi di maggiore interesse dalla produzione alla normativa, dalle strategie di marketing alle dinamiche di mercato, dall’etichettatura al packaging coordinato.

fustellatura, facilità di dispensazione e resistenza agli agenti esterni (e.g. condensa, ghiaccio, etc.). Quello di Arconvert è decisamente il più vasto assortimento di carte e films autoadesivi presente sul mercato: quasi duecento prodotti che consentono la massima libertà di scelta di tecnologia (carte FSC, barrierate, waterproof, greaseproof, FSC e IDP, tree-free, riciclate e films inkjet, flex, food contact, etc.) e finitura (carte goffrate, marcate a feltro, vergate, perlescenti, metallizzate, fluo con finitura soft-touch, etc. e films trasparenti, opachi, lucidi, silver, etc.).

Sviluppati all'insegna dell'eccellenza qualitativa, della sostenibilità ambientale e dell'innovazione tecnologica, i materiali autoadesivi raccolti nell’elegante catalogo The Art of Luxury Labelling sono altamente performanti in termini di lavorabilità, stampabilità,

Unica tra i produttori di materiali autoadesivi a proporre una serie così ampia di carte colorate nell'impasto, Arconvert consente anche di eliminare definitivamente l'antiestetico problema del bordino bianco dell'etichetta. La scelta del materiale più adatto

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è spesso difficile perché l’etichetta autoadesiva nasconde non poche insidie nella sua applicazione finale. Condensa, ghiaccio, acqua, raggio di curvatura e forma della bottiglia, ma anche progetti grafici che richiedono inchiostri o rese di stampa particolari possono generare non poche criticità senza un’adeguata assistenza da parte di chi il materiale lo produce. Ecco perché Arconvert si mette a disposizione fornendo supporto tecnico pre e post vendita a chi l’etichetta la progetta, a chi la stampa, ma anche allo stesso produttore di vino per soddisfare al meglio le esigenze di tutti i protagonisti della filiera. Le statistiche di vendita non mentono: un’etichetta curata ed elegante può aumentare la propensione all’acquisto del consumatore specialmente se, oltre ad attrarre l’attenzione, mantie-

ne la promessa della corrispondenza qualitativa tra involucro e contenuto. Se fino a qualche anno fa il prodotto poteva prescindere dal packaging, oggi è chiaro a tutti quanto il vestito della bottiglia sia importante per conferire al vino quel valore aggiunto che determina la scelta di un consumatore molto più evoluto e curioso di un tempo davanti a uno scaffale carico di bottiglie. Proprio a proposito della funzione svolta dall’etichetta nell’influenzare il comportamento d’acquisto e nel rafforzare la brand awareness del prodotto ha parlato Luca Fois – affermato designer membro della Giuria di Qualità del Concorso Internazionale del Packaging Creativo di Vinitaly e Consulente Creativo di Arconvert – durante la presentazione “Excellent labelling for excellent wines” che si è tenuta il 7 dicembre alle ore 12.45 nella Business Arena del Centro Congressi.


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TONUTTI TECNICHE GRAFICHE

Un'azienda che coniuga ricerca artistica e industria Arte e industria non sono sempre due visioni che stridono, che seguono logiche diverse e incompatibili. Sono capaci di dialogare e convivere, superando la sottile linea che separa creatività e business. La pensa così la Tonutti Tecniche Grafiche di Fagagna (Udine), azienda specializzata nella stampa di etichette per il settore vinicolo, beverage e food, che, da oltre 70 anni, investe nella ricerca di tecniche e metodologie che mettono d’accordo estetica ed esigenze di mercato. L’azienda, fondata nel 1945 da Pietro Mario Tonutti e gestita oggi dai nipoti Maria Teresa e Marco assieme al papà Manlio, è un punto di riferimento nazionale (e non solo) nel settore, con più di 400 clienti serviti. “Il nostro mondo è legato all’arte grafica – spiega Maria Teresa Tonutti – e il nostro sforzo è sempre stato quello di non ingabbiarla in rigidi processi produttivi, ma di utilizzare semmai le nostre competenze tecniche e le nostre tecnologie per valorizzarla, per realizzare nel modo più fedele possibile l’intento creativo dell’artista”. Abbracciando questa filosofia, la Tonutti da anni collabora con alcuni dei più importanti designer internazionali. Tra questi c’è anche Giacomo Bersanetti della SGA Corporate & Packaging Design di Bergamo, uno tra i maggiori esperti di design per il settore vinicolo. Intervenuto di recente a un evento organizzato dall’azienda in collaborazione con l’associazione culturale “GliErgonauti” di Udine, Bersanetti ha sostenuto il legame positivo tra ricerca artistica e industria: “migliora il rapporto con il mercato, – ha detto – poiché di fronte a consumatori sempre più consapevoli, attenti e preparati ha la meglio chi è capace di comunicare

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contenuti di valore, autentici, originali, in poche parole “culturali”. Un tema caro alla Tonutti, per la quale “estro artistico e produzione industriale vanno a braccetto, trovando nelle tecnologie innovative un mezzo comune di espressione”. Innovazione produttiva, ricerca di nuove tecnologie e sperimentazione, del resto, fanno parte del dna aziendale da sempre. E’ così che è anche partita, due anni fa, l’idea di cambiare modello di business riorganizzando l’azienda sulla base della metodologia sviluppata dalla Toyota in Giappone negli anni '50. Quadri, impiegati e operatori di diversi reparti sono stati messi attorno a un tavolo per riflettere assieme su come migliorare il lavoro: i cambiamenti prodotti nei layout di produzione e di ufficio hanno aumentato la produttività dei macchinari e delle persone dal 30 al 40%, fino a punte del 50%. “Così abbiamo migliorato il servizio al cliente, ridotto i costi e alzato i margini. Il nuovo approccio ha mostrato tutti i benefici del dialogo tra diversi reparti, facendo emergere talenti personali e stimolando la creatività di tutti”. In quest’ottica si è inserita anche l’organizzazione dell’evento con GliErgonauti. “Il nuovo approccio al mercato passa anche attraverso all’attenzione, sempre maggiore, alle nuove tendenze del settore. Diventa importante coinvolgere i dipendenti in iniziative culturali e di formazione, creando occasioni di confronto e crescita che fanno bene all’ambiente di lavoro”. Un’esperienza che la Tonutti intende consolidare in futuro, facendola diventare un appuntamento annuale fisso da aprire, magari, anche a clienti, partner e fornitori.


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POZZOLI FESTEGGIA CON VALDO I 90 ANNI DELLA NOTA CASA SPUMANTISTICA Un packaging da gustare, leggere, guardare. Per vivere un'esperienza polisensoriale completa.

Il 2016 segna per Valdo Spumanti la celebrazione di un importante evento storico. Fondata a Valdobbiadene (Tv) nel 1926, l’azienda festeggia in questi giorni con orgoglio i suoi novant’anni. Un prestigioso anniversario, per il quale l’azienda ha voluto creare Valdo 90: un millesimato in edizione limitata. Uno spumante così speciale non poteva non avere un packaging altrettanto speciale. Per questo la nota azienda spumantistica ha chiesto a SGA Wine Design di curarne il design, ed affidato a Pozzoli SpA la sua realizzazione. In 90 anni di storia, durante i quali la proprietà è sempre rimasta della famiglia Bolla, Valdo Spumanti ha mantenuto forti legami con il territorio: sono ben 80 le piccole aziende agricole che conferiscono le uve alla cantina di Valdobbiadene, la raccolta avviene ancora a mano e l’attenzione al rispetto della tradizione e del disciplinare è massimo. “La qualità inizia proprio nei vigneti per poi mantenersi in tutta la filiera di trasformazione e distribuzione" afferma il dott. Pierluigi Bolla, a capo della nota azienda di famiglia, e

si potrebbe aggiungere che la qualità viene perseguita in tutti gli aspetti, compreso il packaging. Valdo voleva un packaging unico, prestigioso, elegante, ma allo stesso tempo sobrio, in linea con il carattere del prodotto e di coloro che lo realizzano, in grado di sottolinearne il forte legame con il territorio. SGA, l’agenzia di Wine Design che da anni cura l’immagine della nota cantina, ha raccolto la sfida e sviluppato il design. Un progetto ambizioso per il quale SGA aveva bisogno di un partner affidabile, con un forte know-how in ambito cartotecnico e nella produzione di libri di alto livello, in grado di ricercare e lavorare materiali e nobilitazioni particolari, per trasformare l’dea in realtà. Forte delle recenti positive collaborazioni su altri progetti, l’agenzia bergamasca si è rivolta a Pozzoli SpA, sicura di non sbagliare: e così è stato. “Il gusto per il bello e l’innovazione susciteranno sempre l’attenzione dei mercati”. Questa è la vision di Pozzoli, ed è per questo che Pozzoli SpA continua ad essere sensibile ai temi dell’innovazione di prodotto e della qualità

estetica e funzionale dei prodotti che realizza, che ricerca nei materiali, nelle soluzioni di stampa e nobilitazione, nelle soluzioni cartotecniche, come il packaging in edizione limitata realizzato per Valdo dimostra. La confezione si presenta come una classica confezione in cartone rivestito, di formato rettangolare per una bottiglia spumante; una volta aperta, svela un libro in formato album, ricco di immagini e testi, un nastrino in doppio raso per sollevare il libro e scoprire la bottiglia alloggiata sulla base del cofanetto, come in uno scrigno. A prima vista il cofanetto colpisce per l’eleganza giocata sul contrasto cromatico nero-oro-platino ed accentuata dal contrasto lucido opaco (usomano – patinato metallico / differenza dei materiali). Il know-how, la capacità di ingegnerizzazione, la creatività e la propensione all’innovazione, unite agli elevati standard qualitativi di Pozzoli SpA hanno trasformato un progetto ambizioso, in un packaging speciale per il vino, che fa cultura (“Taste &Terroir” packaging).

Il cofanetto è composto da una base rivestita in carta stampata color platino metallizzato, avvolta da una copertina con flap di chiusura rivestita in carta nera usomano ed impreziosita dal marchio “VALDO” stampato a caldo color oro e dall’adesivo di forma irregolare con stemma “Valdo 90” su base platino, perfettamente incorniciato da un incavo ottenuto a secco. La base del cofanetto, come un vero scrigno, è corredata da un compensatore in cartone che immobilizza la bottiglia, interamente rivestito da velluto color tortora. Al di sopra del compensatore, un nastrino in doppio raso, permette di sollevare un prezioso libro. Il libro, sviluppato in formato ad album per mettere in risalto il corredo iconografico, è realizzato in lingua italiana inglese e tedesca. Ha una ricca copertina cartonata, rivestita in velluto e stampata color oro a caldo. L’invito è a sfogliarlo e leggerlo mentre si degusta il Millesimato, ripercorrendo gusto e retrogusto attraverso fotografie, aneddoti, interviste

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