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Freia, la IPA firmata Dario Frattaruolo Design
Diego De Dominicis Fotografo:
FREIA LA BIRRA INDIAN PALE ALE PRODOTTA DALL’IMPRENDITRICE ILARIA SCHIRIPPA VIVE A CAVALLO TRA MITOLOGIA NORRENA E CONTEMPORANEITÀ.
L’artwork e il design di Dario Frattaruolo celebrano le diverse sfaccettature della divinità femminile di cui porta il nome. A raccontarne la storia sono le etichette e il multipack realizzate con La Commerciale, Gruppo Saida, Luxoro e Gruppo Fedrigoni.
Freia, Freya, Freja, Freija, è multilingua, multiculturale, è una donna a Bergen, Haiti, Lahasa a Locri. Ha molte manifestazioni e nomi ed è considerata la dèa dell’amore, della bellezza, della seduzione, della fertilità, della guerra, delle virtù profetiche. Il concept per l’etichetta parte dal nome scelto, che rimanda alla mitologia norrena. L’ispirazione prende spunto da un immaginario mistico e dalle virtù profetiche che avvolgono le manifestazioni di questa divinità rielaborandole in chiave contemporanea. La seduzione è espressa nelle laminazioni dell’oro che sono in superficie e nella ricerca di un profilo femminile non ingentilito ma, al contrario, tratteggiato da lineamenti forti, quasi come fosse una guerriera a riposo. La contemporaneità di questa figura femminile viene messa in risalto anche dallo sfondo con cui è in dialogo. Un tappeto di geometrie, disegni astratti e Graffiti Art intersecate fra di loro in un gioco di linee e morbidezze che ricordano il dolce e l’amaro. La carta utilizzata per l’etichetta è di Fedrigoni Self-Adhesives, in particolare è stata scelta la linea Premium White WS Barrier, una carta ultra white che grazie alla tecnologia Barrier crea un filtro, una vera e propria barriera, tra la carta e l’adesivo in grado di garantire un’ottima resistenza agli sbalzi termici. L’etichetta abbraccia una bottiglia creata da Gruppo Saida che nella forma richiama il mondo delle trappiste belghe. Il packaging è stato realizzato con la carta Arena Smooth White di Fedrigoni Paper. Sia l’etichetta che il packaging, stampati da La Commerciale, sono nobilitati con il colore a caldo LUXOR® MTS 495.

DARIO FRATTARUOLO DESIGN
È uno studio creativo multidisciplinare con sede in Toscana, specializzato in Branding, Packaging e Illustrazione. Premiato con riconoscimenti e premi internazionali, da oltre 20 anni utilizza nuovi metodi di ricerca applicata in tutti gli ambiti della comunicazione fino alla creazione di concetti innovativi per il prodotto. Studiando l’evoluzione dei caratteri tipografici, le trasformazioni della grafica nei vari contesti storico culturali e delle sue tendenze più attuali, creando un’identità grafica capace di stimolare la percezione. Lo studio collabora tramite seminari e workshop con La Sapienza Università di Roma, l’Università per gli stranieri di Perugia e Università degli studi della Tuscia e lavora con clienti italiani e internazionali, in particolare in Asia e negli Stati Uniti.


LA COMMERCIALE
ETICHETTA E PACK DALL’EFFETTO WOW
Il giorno in cui il designer Dario Frattaruolo, con l’entusiasmo che lo contraddistingue, ha scelto di coinvolgere La Commerciale nel progetto della birra Freia, l’azienda di Alba ha deciso di abbracciare pienamente questa nuova avventura.
L’etichetta Solo apparentemente semplice da eseguire, l’etichetta è stata realizzata sulla carta Premium White WS Barrier di Fedrigoni Self-Adhesives, ideale per tutti quei prodotti che devono resistere a forti sbalzi termici e all’umidità. Si tratta di una carta ultra-white dotata di una barriera fisica tra l’adesivo e il frontale in grado di garantire un’ottima resistenza. Il punto di bianco quasi ottico e la texture naturale non particolarmente marcata la rende la carta ideale per la stampa di campiture piene di colore intenso come quelle presenti sull’etichetta Freia. L’etichetta è stata realizzata con una Gallus TCS 250, una macchina da stampa offset UV a tecnica mista, che ha permesso di stampare la quadricromia con cui è stato realizzato il fondo colorato e le lavorazioni successive in un unico passaggio. L’etichetta è stata impreziosita da alcuni dettagli in lamina a caldo che incorniciano e danno risalto alla figura femminile posta al centro. Per farlo è stata la Luxoro MTS 495, una sfumatura calda di oro che fa emergere in particolare la folta chioma bianca in contrasto. Per accentuare maggiormente il contrasto, è stata inserita una verniciatura serigrafica spessorata perfettamente a registro sulla chioma di capelli e sulle scritte centrali e laterali. Questo effetto è stato realizzato per mettere in risalto le parole chiave che sono contenute nell’etichetta e, soprattutto, tutta la forza evocativa di questa divinità riletta in chiave contemporanea.
Il pack La realizzazione del packaging secondario perfettamente abbinato all’etichetta è l’altro aspetto che ha coinvolto La Commerciale. Il packaging, che può contenere fino a 3 bottiglie di birra Freia, è stato realizzato in due parti separate. La parte esterna è stata prodotta su carta Arena Smooth White 200 g/m2 sempre di Fedrigoni Paper accoppiata a cartoncino teso. Nei lati ricorrono le geometrie e le decorazioni con graffiti astratti e colorati che già erano presenti sull’etichetta mentre sul retro si ritrova il volto femminile come protagonista. La parte interna è stata realizzata sempre su carta Arena Smooth White 200 g/m2 accoppiata in questo caso a microonda. L’intero packaging non presenta punti colla in quanto ha una struttura interamente automontante. Sia la componente esterna del packaging sia quella interna sono state realizzate in quadricromia con stampa offset UV per la realizzazione dei fondi colorati molto brillanti abbinati alla lamina a caldo oro della stessa tonalità presente sull’etichetta adesiva. Questo è un chiaro esempio di come poche lavorazioni ben concepite possano produrre un risultato fresco, dinamico e… semplicemente wow.
SILVER
VINITALY 2022 Design International Packaging Competition
GOLD

SOLOBIRRA 2022 Best Pack
BRONZE
SOLOBIRRA 2022 Best Label
LUXORO
L’ORO: PREZIOSA GEOMETRIA
Gli inserti dorati presenti su etichetta e pack sono il risultato di una stampa a caldo con il LUXOR® MTS 495. Una tonalità della gamma LUXOR® /ALUFIN®, l’ampia collezione di effetti metallizzati dedicati alla stampa a caldo su carta e cartone e adatti a infiniti tipi di design. L’oro opaco si adatta bene alle diverse superfici di etichetta e pack e risulta performante con qualsiasi tipo di texture, l’effetto a caldo è infatti impeccabile sia nei tratti pieni che nei dettagli sottili allo stesso modo brillante e prezioso. Il colore caldo e raffinato e allo stesso tempo sobrio mette in risalto la figura femminile al centro della scena e le forme geometriche donano equilibrio e risaltano la fluidità del design. I prodotti della linea LUXOR® /ALUFIN® sono pensati nel rispetto dell’ambiente, non compromettono la riciclabilità del substrato su cui vengono applicati e sono compostabili.

www.luxoro.it
LARGO ALLA CREATIVITÀ NELLA BOTTIGLIA BASSA E SPAZIOSA
Il progetto Freia nasce da una chiacchierata con il designer, una buona birra, una figura ispirata alle leggende norrene. Dal primo piacevole incontro avuto nell’ufficio di Dario Frattaruolo, il team di Gruppo Saida, azienda che dal 1958 si occupa di fornitura e creazione di packaging in vetro, ha compreso l’importanza di trovare e proporre un contenitore che potesse favorire la fantasia e creatività nella creazione della etichetta. Il briefing richiedeva una bottiglia dalla forma accattivante e tuttavia bassa e panciuta. Ovviamente la presenza di un’ampia zona etichettabile per agevolare lo sviluppo del design e una buona superficie per evidenziare i dettagli sia del viso di Freia che dell’insieme del concept. Già nella sua originale forma e versione “nuda”, la bottiglia in questione rimanda al mondo delle birre artigianali. Il cosiddetto collo oliva evoca alcune classiche forme presenti tra le birre artigianali trappiste belghe. Una morbida spalla che abbraccia il corpo spazioso e largo che termina con una interessante e pronunciata raggiatura sul fondello della bottiglia. Una delle peculiarità del Gruppo Saida è la volontà di non fermarsi al prodotto in quanto tale, bensì intravedere il progetto oltre a un semplice contenitore. Nel vino come nella birra o nei distillati, l’azienda scorge una poesia che tuttavia necessita di un’interessante e pregiata carta per essere scritta, scolpita. Sviluppare e proporre contenitori in vetro per alimenti è fornire questa particolare carta per concretizzare queste poesie che poi devono essere confezionate per viaggiare fuori dai nostri confini ed essere decantate.
www.grupposaida.it


LA SOSTENIBILITÀ COME FILO CONDUTTORE
I mondi sinergici di Fedrigoni Self-Adhesives e Fedrigoni Paper si incontrano in mostra a LuxePack di Montecarlo dal 3 al 5 ottobre 2022.
PPremiumness, recycling, upgrading, packaging, soluzioni tecnologiche. Sono tante le novità di Fedrigoni, tutte legate all’impegno in tema di circolarità. Non a caso. Lo dimostra la recente assegnazione al Gruppo Fedrigoni del riconoscimento Platinum, il più alto in assoluto, da parte di EcoVadis, agenzia internazionale di valutazione e rating della sostenibilità. Tra le novità di Fedrigoni Self-Adhesives in mostra nel comune stand del Gruppo Fedrigoni, spicca la gamma di Recycled Prime Papers, le nuove carte riciclate. Da oggi, infatti, i prodotti di punta della gamma standard Manter by Fedrigoni Self-Adhesives sono disponibili anche nella versione composta al 100% da carta riciclata. Affidabili e adattabili, garantiscono massima resa in termini di qualità e bellezza. Gli speciali trattamenti H+Opacity, Ultra WS e Barrier, Greaseproof, ne amplificano le performance, mentre la possibilità di poter scegliere un liner in rPET (PET riciclato), e la certificazione FSC™, ne confermano la sostenibilità. Anche le carte realizzate con fibre alternative offrono nuovi spunti a designer e produttori, grazie alla matericità e alla piacevolezza al tatto del prodotto. Ne risultano carte speciali, ispirate alla natura, che utilizzano materiali tra cui il cotone, la bagasse – derivata dalla canna da zucchero – e l’erba essiccata. Una gamma recentemente ampliata con nuovi materiali e fibre, quali il bambù, la paglia, il cacao. Il valore aggiunto? Il potenziale espressivo, dato dal carattere tattile, olfattivo e visivo, delle fibre alternative. A questo si aggiunge l’unicità derivante dalle piccole differenze, sempre presenti in natura. Il risultato, l’opposto di un prodotto standardizzato e seriale, è unico. Carte in grado di evocare mondi, prive di limitazioni di stampa, il sogno di ogni creativo. Infine, i materiali della serie Neck labels, realizzati con le carte premium di Fedrigoni Self-Adhesives, specifici per la produzione di etichette per collarini per il settore wine & spirits. Efficienza tecnologica, impatto ambientale ridotto e alta qualità si combinano in questa nuova gamma di carte autoadesive premium: i frontali, tutti certificati FSC™ e con grammatura ridotta, sono progettati per ridurre il tipico “effetto memoria” della carta. Le soluzioni autoadesive della nostra gamma sono disponibili per tutti i tipi di collarini, consentendo finalmente di coordinare l’intero packaging e dare al prodotto un’immagine premium. Con lo stesso materiale è infatti possibile realizzare sia l’etichetta principale sia il collarino. Premiumness assoluta, estetica e funzionale, grazie al packaging coordinato. Innovazioni tecnologiche, prestazioni tecniche e funzionali, che fanno volare ideazione e immaginazione di ogni creativo!


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DAL MONDO PAPER INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ:
CARTE SPECIALI AD ALTE PRESTAZIONI E CELLULOSA TERMOFORMATA
NNovità in arrivo in casa Fedrigoni anche per il mondo Paper. L’impegno in un percorso di sviluppo sostenibile, sempre più circolare e attento all’ambiente, è particolarmente caro al Gruppo, che da oltre 20 anni investe e innova in questo ambito. Il nuovo cofanetto Materia Viva Metamorphosis raccoglie la collezione di carte ad alte prestazioni tecnologiche di Fedrigoni Paper, in grado di sostituire, con ottimi risultati, i substrati plastici monouso. Non solo carte grafiche speciali dalle alte caratterizzazioni estetiche ma carte tecniche con elevate performance da utilizzare come sostitute alla plastica. Sì perché il percorso Plastic to Paper è oggi possibile grazie a carte con barriere e features estremamente performanti. Le tecnologie delle carte selezionate sono molte, tra queste: le qualità di resistenza alla luce, antigraffio e anti-impronta, super glossy, metallizzate, traslucenti come una carta velina, resistenti all’umido grazie all’high barrier technology, elastiche, adatte al food contact, antimuffa, o addirittura termosaldabili. Grazie a queste innovazioni i clienti Fedrigoni avranno la possibilità di realizzare packaging monomateriale a base carta con alte qualità estetiche e performance tecniche, un’alternativa più sostenibile rispetto alle soluzioni equivalenti in plastica. Presentate nel campionario nelle tonalità neutre, dal bianco al nero, le carte del secondo volume di Materia Viva evocano la tecnologia che le caratterizza; sono disponibili nei molti colori, grammature, goffrature e texture di Fedrigoni. Alle carte in catalogo si aggiungono le molte soluzioni bespoke realizzate e messe a punto anche grazie a sinergie e joint venture. Tra queste vi è Icelite CleanCut, caratterizzata dall’ottima pulizia di taglio, che ha permesso lo sviluppo del dispenser monodose Paper Snap®. Analogo discorso per la seconda novità di Fedrigoni Paper: Éclose. Si tratta di un nuovo brand per realizzare packaging termoformato in pura cellulosa, soluzione migliorativa rispetto alla plastica, nato dalla collaborazione con l’azienda Tecnoform di Parma. Il nome Éclose, di origine francese, rimanda al dischiudersi del bozzolo del baco da seta, alla natura, alla preziosità, alla protezione e alla sostenibilità, tutte caratteristiche proprie al nuovo brand. Consente di creare soluzioni ad hoc in termini di forma, colorazione in polpa, embossing, debossing e finiture. Éclose è particolarmente adatto all’impiego nei settori della cosmetica, delle fragranze e di tutti gli articoli del lusso che puntano su sostenibilità e bellezza. Il passaggio dalla dimensione bidimensionale della carta a quella tridimensionale di vassoi, cofanetti e packaging è un passo importante per Fedrigoni. Tutte queste innovazioni sono parte dell’impegno di Fedrigoni nell’accompagnare i suoi clienti nella transizione verso soluzioni più attente all’ambiente.
L’appuntamento per vedere e toccare con mano queste importanti novità è a Montecarlo, Principato di Monaco, dal 3 al 5 ottobre 2022, in occasione di LuxePack 2022.

Dal tradizionale espresso all’italiana fino ai caffè filtrati, i cold brew e i caffè in capsule: dietro una tazza caffè si nasconde un mondo di preparazioni differenti. Due miliardi di tazze ogni giorno è la stima della British Coffee Association: un mercato in espansione, incentivato dai cambiamenti della società e dall’allargarsi della platea di consumatori. L’innovazione sul prodotto fa il paio con l’evoluzione dei metodi di comunicazione, per raggiungere audience molto diverse. Abbiamo approfittato dei Coffee Design Awards all’interno di World Of Coffee 2022 per parlare con esperti di packaging, roastery, designer e agenzie di comunicazione su cosa è cambiato nel modo di produrre, bere e comunicare il caffè.

La prima rivoluzione riguarda le modalità di consumo, e con essa i formati di packaging. Nel consumo domestico in Italia domina ancora il caffè per moka, seguito dalle capsule, diventate in breve tempo un’abitudine tanto negli uffici che nelle case. È la modalità definita funzionale: una bevanda che scandisce una pausa veloce, all’insegna della praticità, per recuperare lucidità ed energia. Negli ultimi anni, tuttavia, è emerso un nuovo pubblico, il cui consumo di caffè è diversificato e comprende
preparazioni comuni ad altri paesi. Una rivoluzione iniziata con l’apprezzamento per il caffè filtrato in stile americano, che ha reintrodotto il tempo tra gli ingredienti fondamentali dell’esperienza. Non più una veloce parentesi ma una bevanda con tempi più lunghi: da lì la strada si è aperta alla french press, al rito del fika svedese, passando per il cezve turco sino al cold brew. Questo pubblico è in realtà una molteplicità di pubblici, che potremmo dividere in due segmenti principali legati all’età: da una parte i più giovani, attori di un consumo fuori casa modello Starbucks, interessati a lavorazioni fantasiose e aromatizzate. Dall’altra un pubblico adulto, a cui si rivolge il mercato degli specialty coffee. Un settore, quest’ultimo, che ha molte affinità con l’enogastronomia: prodotti di alta qualità, spesso mono-origine, con modalità di preparazione articolate ed esperienze di degustazione. Un consumo più consapevole in cui la ritualità è parte integrante del piacere.
I materiali coffee-friendly, dal sottovuoto alle capsule
Se i pubblici di riferimento non potrebbero essere più diversi, le necessità che accomunano i produttori sono le stesse: un packaging che mantenga integre le caratteristiche del prodotto, con un occhio alla sicurezza e uno alla sostenibilità, come fa notare Davide Jarach, responsabile Sviluppo Strategico del Gruppo Goglio e presidente di Goglio Tianjin Packaging: «C’è ancora una domanda concentrata sui materiali che potremmo definire “tradizionali”, come il triplice accoppiato con alluminio ad effetto barriera, ma come in altri settori c’è una richiesta crescente di materiali dal fine vita più semplice. Nel caso dei macinati sottovuoto questo significa materiali monopolimero, che mantengano inalterate le proprietà barriera eliminando l’alluminio. L’approccio sistemico è fondamentale, consente di integrare i materiali nuovi nella lavorazione senza dover modificare i macchinari e la filiera produttiva, con un vantaggio in termini di efficienza energetica e logistica».
Il tema della shelf-life è il terreno su cui si gioca la battaglia dei materiali, come rileva Adriano Rosso, Art Director e Graphic Designer, il cui progetto per Bazzara Bioarabica era in concorso al Coffee Design Awards: «Anche il sacchetto Bioarabica per ora è in classico triplice accoppiato, ma credo che il futuro siano le confezioni monomateriale in polietilene
o quelle composte da laminato poliolefinico, ottenuto accoppiando una struttura di polipropilene e una di polietilene. I brand investono molto sulla costanza qualitativa e questo si riflette anche sui materiali, che devono essere in grado di mantenere intatte le proprietà di freschezza anche in situazioni critiche di umidità e calore».
Nell’ambito degli specialty, i cui volumi sono più bassi, c’è la possibilità di sperimentare con materiali diversi, come ci chiarisce Elisabetta D’Affara, Graphic Designer e Art Director, anche lei in concorso ai Coffee Design Awards con il packaging per il caffè di Garage Coffee Bros: «C’è molta ricerca sui polimeri per sviluppare soluzioni più leggere a parità di tenuta, quindi con minore impronta energetica. In parallelo c’è un incremento di materiali con una componente importante di carta, tale da permettere il conferimento con la raccolta di carta e cartone, e di accoppiati in carta e plastica che siano facilmente separabili in fase di smaltimento. Soprattutto per un prodotto come gli specialty, non perdere in qualità col passare del tempo è essenziale, e la carta in questo momento si presta di più a utilizzi di breve durata, come l’acquisto di sfuso in torrefazione da trasferire dentro i contenitori di casa. Proprio in questo ambito c’è un segnale abbastanza interessante di ritorno a contenitori riutilizzabili – ad esempio in alluminio – da riempire nel punto vendita o tramite vuoto a rendere».

L
La vera differenza nelle preferenze di formato non è tra grandi brand e specialty, rileva Davide Jarach: «La divaricazione sulla scelta di formato e supporti è tra prodotti destinati al mercato italiano o straniero. Nel nostro paese ha una grande presa la confezione sottovuoto, mentre all’estero è più comune il formato soft con valvola. La decisione dei leader di mercato di non abbandonare la classica “mattonella” ha portato gli altri player ad allinearsi per competere nella grande distribuzione. Dall’altra c’è la logistica: è semplice da gestire in termini di stoccaggio. Influisce anche la modalità di acquisto: in Italia il macinato è ancora preponderante, mentre ovviamente per il caffè in gra-
DAVIDE JARACH
GRUPPO GOGLIO ni la confezione sottovuoto non sarebbe adatta, perché le forme irregolari dei chicchi potrebbero intaccare l’integrità della confezione mettendo a rischio la freschezza del prodotto».
Sulla scelta del formato e come si presenta a scaffale influisce anche una mancanza di informazioni da parte del consumatore su come avviene la torrefazione. Ci spiega meglio Davide Cobelli: «Nella produzione industriale il caffè viene tostato, e successivamente lasciato degassare perché disperda i gas prodotti durante la tostatura. Una parte di gas rimane comunque all’interno dei chicchi, per cui vengono spezzati in fasi successive per farlo fuoriuscire completamente. Questo perché il consumatore è abituato a pensare che un alimento dalla confezione gonfia sia il segnale che qualcosa non va, il che è vero per altri prodotti alimentari, ma non per il caffè tostato, anzi. Questo è un problema di informazione. Noi per i nostri caffè macinati utilizziamo il sottovuoto con l’azoto per migliorare il mantenimento della freschezza, ma comunque ci rivolgiamo a una clientela a cui proponiamo una shelf life di prodotto molto più breve, che consenta di apprezzare maggiormente le caratteristiche aromatiche delle miscele».



Accanto al classico macinato sottovuoto si sono ritagliate uno spazio rilevante le capsule, vere protagoniste della comunicazione nel mondo del caffè di questi anni. Sempre Davide Jarach: «Le capsule in alluminio per ora hanno un grande vantaggio per il mass market, una shelf life molto lunga. Noi siamo dell’idea che le capsule siano uno dei prodotti in cui il lavoro sulla compostabilità del packaging è fondamentale. Il fatto che non sia necessario separare il prodotto dal contenitore semplifica lo smaltimento e riduce di molto la percentuale di rifiuti prodotti».
Un mercato in cui a guidare sono le scelte del player principale del sistema a capsule, commenta Tiziano Saitta, Creative Director di ArteficeGroup: «Guida la compatibilità con sistema più diffuso: anche i brand che hanno un proprio sistema di capsule hanno sempre una gamma di capsule compatibili. Sull’aspetto dei materiali uno degli ambiti in cui c’è maggiore spazio per la ricerca di design è il problema dell’overpackaging: gli anni appena trascorsi hanno modificato la percezione degli imballaggi, per cui il consumatore – specie in merito ai prodotti alimentari – cerca una rassicurazione sulla sicurezza. Dall’altra c’è spazio per lavorare sull’uso efficiente dello spazio, con meno vuoti, sulla riduzione del packaging secondario e la scelta di materiali più leggeri, che significa una logistica più efficiente».
Una stampa per tutte le tirature
Sul fronte delle tecnologie di stampa, il segnale più evidente riguarda le tirature.
Adriano Rosso rileva come in questo ambito gli interessi di mass market e specialty tendano a convergere: «Anche se la stampa rotocalco rimane di alto livello qualitativo e ideale per le grandi tirature, la stampa digitale soddisfa sempre più le necessità di entrambi. La stampa justin-time riduce la necessità di grandi scorte, e per una micro roastery la possibilità di partire da basse tirature – a volte anche poche decine di pezzi – con tempi di lavorazione e consegna rapidissimi è fondamentale. I player mainstream stanno percorrendo una strada simile, ossia il versioning: maggior numero di referenze, tirature più piccole, pronte a reagire velocemente ai cambiamenti della domanda e generare acquisti d’impulso».
Davide Cobelli spiega come queste microtirature per gli specialty abbiano a che fare con le piccole quantità di una materia prima di altissima gamma: «Nel caso delle qualità più pregiate è possibile che l’approvvigionamento possa essere anche solo uno o due sacchi, che lavorati possono diventare non più di 400 pacchetti: per questo è importante che le tirature siano commisurate alla quantità effettiva del prodotto e ai suoi cicli di stagionalità. Questo vale anche per gli altri materiali di comunicazione che li accompagnano, come ad esempio le cartoline – anche queste in carta riciclata – che raccontano e approfondiscono le caratteristiche delle diverse qualità di caffè».
Per quello che riguarda le tecnologie di stampa si sta assistendo, più che a una sostituzione da parte della stampa digitale, a un affiancamento delle due tecnologie. Commenta Elisabetta D’Affara: «Per gli specialty la stampa digitale è il mezzo di elezione. Diventa particolarmente interessante quando si lavora con le nobilitazioni: verniciature, laminazione a caldo o a freddo ormai si possono fare in digitale, aprendo un ventaglio di effetti materici che trasmettono qualità anche con tirature ridotte».
ADRIANO ROSSO
DESIGNER



Il linguaggio (anche smart) del caffè
Se sul tema della sicurezza alimentare e della stampa le necessità si somigliano, è sul design che le audience differenti portano a stili di comunicazione e ispirazioni radicalmente differenti. Tiziano Saitta sottolinea come la comunicazione del caffè si fondi spesso su uno storytelling che segue il consumatore nelle proprie abitudini: «Il caffè è un prodotto che si comunica, si vende e si acquista in base a una forte componente di emozionalità. Nel mercato mass market è considerato soprattutto come una commodity, con un racconto che non è basato tanto sulle caratteristiche organolettiche quanto sulla fedeltà del consumatore al brand. Laddove prima l’accento era sulla morbidezza o sulla cremosità della bevanda, adesso è sul fatto di portare le proprie abitudini, magari ereditate dai consumi di famiglia, anche nel nuovo sistema con le capsule. Questo si riflette anche nelle scelte di design, che tendono a rifarsi a un linguaggio molto consolidato».
Il cambio delle abitudini non si riverbera solo sul packaging, ma anche su altri aspetti di comunicazione stampata in cui si declina l’immagine di un brand. Nel caso del caffè, questo significa un supporto in particolare: le tazzine. «Per anni la tazzina di caffè ha identificato la comunicazione di brand – pensiamo a Illy, che sulla riconoscibilità delle proprie tazzine ha costruito un’immagine di marca e un sistema narrativo, legandosi anche al mondo dell’arte e del design; o a Borbone e il bicchierino di vetro che si legava all’idea della tradizione napoletana – creando un parallelismo tra l’esperienza a casa e al bar».
Il discorso cambia quando si guarda invece al mercato specialty, come ci conferma Elisabetta D’Affara: «Anche per la relativa giovinezza del mercato, la comunicazione è una tela bianca su cui sperimentare un linguaggio visivo meno legato alle consuetudini e più vicino a quello del design grafico d’arte, colorato, espressivo, con forte uso di forme forti, font tipografici insoliti e un linguaggio fresco e ironico. C’è grande sensibilità nei confronti dell’immagine visiva, che sta andando nella direzione in cui per tanti anni ha lavorato la comunicazione dei vini: trasmettere tramite scelte di design, materiali e supporti l’eccellenza delle materie
TIZIANO SAITTA
ARTEFICEGROUP prime. Nel lavoro con Garage Coffee Bros l’ispirazione è venuta dai tessuti tipici delle diverse zone di produzione delle diverse qualità, da cui ricavare dei pattern grafici per rappresentare il paese di provenienza. Abbiamo utilizzato il colore per identificare i profili di sapore utilizzando le associazioni tra sapori e colori, lavorando a contrasto per una risultante cromatica forte e vivace. Attorno a questi elementi di design era importante comunicare in maniera chiara l’impegno sulla sostenibilità. Abbiamo sfruttato la possibilità di usare le etichette per caratterizzare referenze di prodotto diverse con un pack di base che fosse sempre lo stesso, con l’ulteriore vantaggio di essere semplici da separare al momento del riciclo. Il packaging flessibile è in polipropilene mentre le etichette sono in carta certificata FSC».
Per incentivare l’abitudine a separare gli imballi Garage Coffee Bros ha ideato un’attività di comunicazione ad hoc, come ci racconta Davide Cobelli: «Abbiamo sfruttato la possibilità di usare le etichette per caratterizzare referenze di prodotto diverse, con un pack di base che fosse sempre lo stesso. L’ulteriore vantaggio è che


sono semplici da separare al momento del riciclo. Per incentivare l’abitudine a staccare le etichette abbiamo creato un album da collezione al cui completamento il consumatore riceve in regalo l’adozione di un albero di caffè in Ecuador».
Secondo Adriano Rosso alcune macrotendenze sono destinate a durare: «La scelta di proposte grafiche minimaliste corrisponde a esigenze di mercato ben radicate, abbinate a un altro trend consolidato nella comunicazione del comparto alimentare: lo stile retrò. Il cibo si presta bene all’abbinamento con la dimensione ludica, per questo – anche in risposta alle difficoltà degli ultimi anni – penso che continueranno a essere molto presenti le illustrazioni ricche di colori vivaci, personaggi divertenti e pattern irriverenti. Nel caso della linea Bioarabiche, l’esigenza era di intercettare un cliente abituato a consumi etici e consapevoli. Il design richiama aspetti tradizionali del caffè riproposti in chiave moderna, come i caratteri stencil del logotipo che evocano quelli utilizzati sui sacchi di juta per trasportare i chicchi o i barili di quercia che contengono il Jamaica Blue Mountain, e i tratti minimali che ricreano foglie e drupe della pianta del caffè. Attraverso l’uso di testi, icone e grafici si è cercato di rendere accessibile una conoscenza del varietale più approfondita».
Questo lavoro di educazione del cliente sarà sempre più importante anche nelle grandi marche, per rispondere a gusti sempre più specifici: «Il dato sulla crescita degli acquisti online ha fatto sì che anche brand consolidati abbiano iniziato a rivedere la loro immagine per spiccare sui vari marketplace. Un mutamento che si è tradotto col moltiplicarsi dei prodotti in piccoli formati, in buste stand-up che in passato si vedevano più negli Stati Uniti che in Europa. Nella media i consumatori italiani – pur considerando irrinunciabile il caffè – non hanno una conoscenza specifica della bevanda, anche a causa di un’uniformità di linguaggio, carente nell’offrire informazioni sul prodotto. Le confezioni si arricchiranno di icone con informazioni su aroma, gusto e sul processo di trasformazione ideale della miscela. Ci sarà una maggiore attenzione a diffondere attraverso il packaging la cultura del caffè di qualità».
E come per altri prodotti rinomati del mercato agroalimentare, anche per il caffè sarà sempre più comune vedere in uso tecnologie anticontraffazione e strumenti smart, come nota Davide Jarach: «Abbiamo notato l’introduzione dei QR code, utilizzati in maniera molto varia, sia per raccontare più nel dettaglio la storia del prodotto, sia per valorizzare le caratteristiche dei caffè mono-origine o per dare maggior risalto a pratiche produttive sostenibili in termini di ambiente e lavoratori. Nei casi dei prodotti di alta gamma l’inserimento di sistemi anticontraffazione comincia a essere richiesto, un fenomeno simile a quello che ha interessato il mercato del vino o di altre eccellenze gastronomiche italiane».
Insomma, quando domani vi accingerete a bere il primo caffè della giornata, non lo guarderete più con gli stessi occhi.
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ELISABETTA D’AFFARA
DESIGNER