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5Continents, editoria al servizio del Bello

© Luigi Spina

Simone Azzoni

È critico d’arte e docente di Storia dell’arte contemporanea allo IUSVE. Insegna Lettura critica dell’immagine all’Istituto di Design Palladio di Verona. Ha curato numerose mostre di arte contemporanea in luoghi non convenzionali. È co-direttore artistico del festival della Fotografia Grenze. È critico teatrale per riviste e quotidiani nazionali. Organizza rassegne teatrali di ricerca e sperimentazione. Tra le pubblicazioni recenti ‘Frame - Videoarte e dintorni’ per Libreria Universitaria, ‘Lo Sguardo della Gallina’ per Lazy Dog Edizioni e, per Mimemsis, ‘Smagliature (2018). ‘Teatro e fotografia. Conversazione con Enrico Fedrigoli’ è il suo ultimo libro.

V

5 Continents è una casa editrice dedicata a settori molto specifici. Chi sono i vostri clienti e chi sono i destinatari delle pubblicazioni?

Per pubblicare cataloghi d’arte, fotografia, design e di altri ambiti di cui vi occupate è necessaria una estrema attenzione alla qualità di stampa e alla cura di ogni dettaglio, dalla carta alla legatoria. Quali sono gli ingredienti che contribuiscono alla realizzazione di un ottimo prodotto editoriale?

Chi sono e in base a cosa scegliete i vostri partner di stampa e i fornitori di supporti? Qual è il loro contributo nella buona riuscita di ogni progetto?

Quale spazio occupa nel panorama editoriale attuale la pubblicazione di fotografia d’autore, e cosa rappresenta per un fotografo la pubblicazione di un catalogo: perché lo pubblica, quali sono le sue potenzialità comunicative, in quale fase di un progetto autoriale si inserisce? Si può parlare di antitesi rispetto alla tendenza del self publishing? Valentina De Pasca è Sales and Marketing Communication di 5 Continents, una casa editrice leader nel campo delle arti extra europee. Con un dottorato in storia dell’arte altomedievale si occupa di tutto ciò che riguarda la vendita, distribuzione e promozione dei libri pubblicati dalla casa editrice nelle librerie di tutto il mondo. Guida quattro reti promozionali (italiana, francese, inglese e americana) e crede fortemente che affidarsi a una casa editrice per un artista sia «uscire da una zona di confort, che spesso nasconde anche una certa autoreferenzialità, e provare a camminare con le proprie gambe in libreria».

I nostri libri nascono anzitutto dal dialogo con le maggiori istituzioni museali italiane e internazionali, con fondazioni private, artisti e collezionisti: direi che sono loro i nostri clienti. Per quanto riguarda i destinatari, sono sicuramente appassionati d’arte e, soprattutto, persone curiose rispetto a quello che avviene nel panorama artistico a 360 gradi: non va dimenticato infatti che 5 Continents Editions nasce come leader nel campo delle arti extra europee e a quest’anima teniamo molto proprio perché costituisce un elemento identitario forte.

A questa domanda non posso che rispondere con le parole dell’Editore, Eric Ghysels: un libro d’arte, e dunque di contenuto anzitutto visivo, deve la sua forza al lavoro di fotolito. Solo avendo in mano immagini impeccabili si può dar vita a un volume che può vantare l’eccellenza.

Tutti i libri di 5 Continents Editions sono stampati in Italia presso due stampatori: Conti Tipocolor a Calenzano (FI), e nelle sedi di Loreto e Trevi di Tecnostampa (Gruppo Pigini). La fiducia reciproca che abbiamo allenato e nutrito in questi vent’anni – eh sì, quest’anno 5 Continents Editions festeggia i suoi vent’anni! – fa sì che si crei un dialogo approfondito intorno ad ogni progetto. È una ricchezza sapere di poter contare sulla loro professionalità, e quindi affidarsi ai loro consigli relativi al tipo di carta, stampa, legatura…

La pubblicazione di volumi fotografici nel panorama italiano e internazionale – e non solo a firma 5 Continents, ovviamente – sta diventando sempre più cospicua. Dobbiamo tuttavia tener presente che le vendite di questo tipo di pubblicazioni sono molto diverse dai “numeri” che sentiamo nelle classifiche di narrativa, ma questo aspetto lo lasciamo a un’altra intervista! Per un fotografo la pubblicazione di un volume, distribuito a livello internazionale, è sicuramente un trampolino di lancio e motivo di forte visibilità. E credo sia proprio questo il valore aggiunto (non il solo, certamente) di affidarsi a un editore e di agire per l’appunto in controtendenza rispetto alla scelta del self-publishing. Il self-publishing è certamente meno oneroso, tuttavia affidarsi a un editore comporta anzitutto il mettersi in gioco, l’aprirsi al confronto, la collaborazione con una squadra e le diverse professionalità che la compongono… significa anche dare la possibilità al proprio lavoro di uscire da una zona di confort, che spesso nasconde anche una certa autoreferenzialità, e di provare a camminare con le proprie gambe in libreria.

5 Continents

5 Continents Editions è stata fondata nel febbraio 2002 da Eric Ghysels, e da allora i libri d’arte che pubblica sono una lente per scoprire gli esseri umani, il mondo che abitano e la creatività a cui sono capaci di dare vita. La casa editrice, indipendente, è infatti “casa” di una pluralità di sguardi, di sensibilità, di incontri, di interessi e, come esplicitato dal suo stesso nome, non si pone confini spaziali e temporali nei dialoghi alla base dei suoi progetti, non si accontenta infatti del già visto: la sua anima si nutre di curiosità e scoperta. E la sensibilità dell’Editore, così come il suo stile improntato all’etica, ne sono la guida. Il fil rouge che connota da ormai vent’anni la casa editrice è l’attenzione al carattere visivo, all’apporto visuale: è l’arte con la A maiuscola che si declina nei diversi ambiti dell’esistenza.

© Luigi Spina

Valentina De Pasca

Valentina De Pasca ha un dottorato in storia dell’arte altomedievale ed è professionista nel campo dell’editoria. Il suo lavoro nel mondo editoriale le sta permettendo di approfondire temi legati alla progettazione, vendita e promozione del libro, nonché di realizzare progetti autoriali in ambito artistico e letterario. È autrice, tra gli altri, dell’albo illustrato Pomodori da scartare (Edizioni Gruppo Abele, 2019), del volume, realizzato in collaborazione con Alessandra Falconi, Atelier inclusivi con l’Art Brut. Percorsi per la scuola primaria (Edizioni Centro Sudi Erickson, 2021), nonché del saggio introduttivo di Maria Lai. I luoghi dell’arte a portata di mano (5 Continents Editions, 2021).

In cosa consiste esattamente il tuo lavoro, qual è il tuo metodo e il criterio di scelta dei progetti da pubblicare?

Di quale progetto vai più fiera per forza, energie delle relazioni innescate, risultati ottenuti?

Tra le vostre pubblicazioni più recenti c’è il libro “Maria Lai. Ricucire il dolore. Tessere la speranza” di Micol Forti. Ci racconti qualcosa di questo progetto? Il mio biglietto da visita riporta la dicitura “Sales and Marketing | Communication”… Mi occupo di tutto l’aspetto legato alla vendita, distribuzione e alla promozione dei nostri libri nelle librerie di tutto il mondo, guidando quattro reti promozionali (italiana, francese, inglese e americana) e confrontandomi costantemente con loro rispetto alle vendite e ai nuovi progetti. E nel contempo “costruisco”, cercando di farlo in maniera originale, l’identità della casa editrice attraverso i social ma soprattutto scrivendo la newsletter settimanale che immagino come il punto di contatto più intimo tra noi e i nostri lettori. Tuttavia proprio questo mio curiosare nel mercato editoriale approfondendone anzitutto le dinamiche che ci riguardano mi porta a collaborare con l’Editore anche a livello strategico: è uno dei momenti che preferisco, il confronto che conduce a incontrare artisti, autori, curatori per identificare progetti nuovi. Come scegliamo un nuovo progetto? Anzitutto per noi è fondamentale che dietro al progetto ci siano donne e uomini che stimiamo, e che condividono i nostri valori, in primis la condivisione del Bello.

Sento parte di me ogni progetto firmato 5 Continents, anche quelli che hanno preceduto il mio arrivo in casa editrice. Citerei in questo contesto Loving. Una storia fotografica, il nostro bestseller che ha venduto ad oggi circa 75.000 copie in tutto il mondo, lanciato in piena pandemia: era l’ottobre 2020. Il libro è nato da un incontro e dal colpo di fulmine dell’Editore che ha visto l’originalità e la potenza comunicativa (ed emotiva) di fotografie anonime di uomini che si amano scattate tra il 1850 e il 1950. È stato un lavoro portato avanti per oltre un anno da una squadra internazionale: noi siamo a Milano, i collezionisti abitano a New York, l’Art Director lavora a Montreal… Insieme ai coeditori (Sandmann Verlag in Germania e Duomo Ediciones in Spagna) e alla casa editrice parigina Les Arènes (che ha co-prodotto con noi l’edizione francese) abbiamo costruito un ufficio stampa mondiale che ha lavorato con una passione e un entusiasmo tali da attutire la distanza geografica… È stata un’esperienza davvero unica e ne vado, sì, particolarmente fiera!

5 Continents Editions ha un rapporto “privilegiato” con la Fondazione Maria Lai, e questo è certamente un altro aspetto di cui vado fiera… Non posso nascondere che in 5 Continents non mancano elementi motivo di orgoglio! L’ultimo volume dedicato a Maria Lai è un piccolo tesoro poiché racchiude temi cari – che potremmo definire anche intimi – dell’artista. La storia sacra (esemplificata anzitutto in Presepi e Viæ Crucis) dialoga con quella sarda in opere inevitabilmente differenti ma nelle quali emerge forte la comune anima. E poi il testo che accompagna la narrazione visiva è di Micol Forti, storica dell’arte che dal 2000 dirige la Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani… Un binomio non male, insomma!

IL SEGNO Anna Schettin progetta e insegna l’arte EDUCATO DI di “tracciare una scrittura regolare, ANNA SCHETTIN elegante e ornata”. Ha cominciato ad amare la calligrafia quando ancora studiava graphic design e l’Italia aveva accantonato una tradizione culturale ricchissima a favore di un progresso tecnologico, tutto orientato al digitale, tanto da fondare nel 1991, insieme ad alcuni amici, l'Associazione Calligrafica Italiana. E ciò che trent’anni fa era controtendenza, adesso è una moda, o meglio uno stile comunicativo, destinato a restare anche grazie alla passione dei nativi digitali amanti per il “fatto a mano”.

La storia dell’uomo nasce con l’invenzione delle prime scritture. Tuttavia, oggi c’è molta confusione riguardo cosa siano esattamente scrittura e calligrafia.

La calligrafia (dal greco “kalòs” bello e “graphia” scrittura) è, per definizione, l’arte di “tracciare una scrittura regolare, elegante e ornata”. Ma è anche, più semplicemente, un testo scritto a mano. Su un piano storico e artistico, fare calligrafia e fare scrittura sono due azioni differenti: la prima è controllata e formale, la seconda spontanea e automatica. Ma sono altresì la stessa cosa, se si considera l’atto individuale e unico di tracciare segni. Scrivere a mano necessita di cura e soddisfa la nostra ricerca di un tempo lento, unico. Nella mia attività di insegnante e di professionista mi interessa dare valore alla grafia personale, perché è spontanea, individuale, unica e — ABC XYZ | Alfabeto nell’automatismo di tracciare i segni — ci rappresenta.

Seppure in piena era digitale, non possiamo fare a meno di scrivere a mano. È perciò importante “insegnare bene” a scrivere ed è necessario riapprendere un elegante e funzionale modello che renda la nostra grafia più spontanea e regolare, seppur mantenendo proprie individualità riscontrabili nella grandezza, nelle proporzioni, nella velocità, nella maniera di legare le lettere, nello stile. Com’è nata l’Associazione Calligrafica Italiana, di cui sei stata fondatrice? Ho avuto la fortuna in incontrare la calligrafia del 1986 quando, giovanissima studentessa di graphic design, ho frequentato un corso con un’insegnante americana. In quegli anni in Italia la calligrafia — considerata un’attività decorativa e insegnata negli istituti tecnici fino agli anni ’70 — era praticamente scomparsa. Con un gruppo di amici abbiamo fondato, nel 1991, l’Associazione Calligrafica Italiana con lo scopo di promuovere la diffusione della calligrafia e di far conoscere ovunque la tradizione calligrafica italiana. Attività in controtendenza in quegli anni, quando l’arrivo dei computer e lo sviluppo di nuove e

Associazione Calligrafica Italiana | Copertina Calendario corsi e attività Tenuta Dalle Ore | più veloci tecnologie stava via via Logo ed etichetta Tenuta Dalle Ore annullando tutte le attività manuali Logo, etichetta vini, coordinato legate all’uso delle lettere, del dise— gno, della scrittura e della stampa. Pennello e inchiostro diluito Mai come negli ultimi anni la calligrafia è diventato un trend: nel design, nel packaging, nel mondo Associazione Calligrafica digital. Quale pensi sia l'origine di Italiana questo successo? È una moda Calendario corsi e attività passeggera o destinata a restare? La riscoperta della calligrafia in epoca moderna viene fatta risaEstro Cantina Albino Piona Calligrafia originale per etichetta. ESTRO è scritto con un segno dinamico e leggero, fatto a pennello, per esprimere entusiasmo, gioia e tutta la lire alla fine dell’Ottocento, con il contributo d William Morris e di Edward Johnston. È un’arte antica, che percorre la storia e lo sviluppo della nostra scrittura, e chi la pratica oggi riproduce stili storici o moderni di lettere con strumenti formali o leggerezza del vino spumante informali. — Pennello a punta sottile, Attraverso attività di insegnainchiostro e acquerello mento e divulgazione, non solo da parte dell’Associazione Calligrafica Italiana, si sono poste le basi per una nuova educazione di questa arte, ma è stato grazie alla diffusione sempre maggiore di immagini e contenuti attraverso le reti sociali,

La nostra scrittura ci rappresenta. Ognuno di noi traccia le lettere in modo unico, perché ognuno ha un modo proprio di lasciare il segno.

che le “lettere fatte a mano” sono diventate di tendenza. Parole come font, calligrafia, lettering, type design — espressioni associate al carattere della scrittura — vengono usate anche da chi non è addetto ai lavori (a volte confondendo termini e significati) e attività manuali vengono scoperte con entusiasmo da nativi digitali, nuovi anacronistici professionisti del “fatto a mano”. Tutto ciò è frutto della riscoperta di un tempo lento e della cura del bello, ha appeal, e sono convinta che sia destinato a restare.

Viviamo nell’era digitale; la stessa tipografia, ormai, è diventata questione di bit, software e programmazione. Cosa può insegnare un’arte manuale come la calligrafia alle nuove generazioni di designer?

Dobbiamo ricordare che le forme dei caratteri tipografici, dalla loro origine fino a quelli che leggiamo ogni giorno intorno a noi, nascono all’origine da lettere scritte a mano, sviluppate nei secoli e con tratti e qualità definite dagli strumenti e dai modi con cui sono state tracciate. Le nuove generazioni di designer devono possedere competenze teoriche e culturali che, se abbinate ad abilità pratiche, diventano esperienze fondamentali in era digitale. Per essere un bravo progettista, chi disegna caratteri digitali deve conoscere lo sviluppo delle lettere nella storia, dalla forma scritta a quella stampata; deve praticare gli elementi fondamentali di calligrafia e di disegno a mano libera, oltre ad avere una formazione specifica di morfologia, costruzione e leggibilità dei caratteri.

Ai miei studenti, futuri designer digitali, insegno che in calligrafia è necessario scrivere belle lettere, ma non è fondamentale ricercare la forma perfetta. La calligrafia racchiude in sé molte arti, come dice Hermann Zapf: “in essa c’è matematica, geometria, spaziatura, espressionismo, sentimenti, regole, composizione, carta, sporcizia, pasticcio e ordine".

Un testo scritto a mano ha valore innanzitutto se è sincero, se è traccia autentica di chi lo produce.

Dell Frescura | Haiku La calligrafia educa all’osservazione delle proporzioni delle lettere e al gusto del bello, ma anche alla consapevolezza del segno manuale, che è unico. Scrivere e disegnare a mano diventa esperienza fondamentale e la capacità di sperimentazione accresce il valore anche del prodotto grafico digitale.

Qual è il valore aggiunto di un intervento calligrafico all’interno di un progetto di visual design? In cosa si differenzia, ad esempio, da un carattere digitale handwriting?

La calligrafia e il lettering (scrittura di lettere e disegno di lettere) danno vita a composizioni di lettere uniche e permettono più possibilità creative. Dal punto di vista stilistico, un testo scritto a mano acquisisce valore quando ha il rispetto della geometria: le lettere si basano su delle forme che si ripetono e ogni stile storico a cui facciamo riferimento ha una sua texture, un suo equilibrio, una sua eleganza, un suo ritmo, espressione del gesto che si ripete. Ma l’atto fisico la rende unica, ed è questo che mi affascina da sempre, questo ciò che più amo della scrittura.

Un carattere digitale, invece, per quanto completo di variazioni e legature e seppur nasca da un’idea manuale, sarà sempre limitato nella ripetitività dei tratti (le lettere sono tutte uguali, le faccio “premendo un tasto”) e rimarrà, quindi, forzatamente meccanico.

E quando la leggibilità viene superata, e il gesto diventa pura espressione?

Se la calligrafia è al servizio della comunicazione deve necessariamente essere leggibile. A volte, però, la ricezione del messaggio può arrivare anche quando il testo non è immediatamente leggibile, quando giochi di texture, ritmo, peso espri-

ANNA SCHETTIN

GRAFICA, CALLIGRAFA, INSEGNANTE

Anna Schettin ha conosciuto la calligrafia nel 1986 e da allora ne ha approfondito lo studio formale ed espressivo frequentando numerosi corsi in Italia e all’estero, con calligrafi internazionali e con gli amici italiani con cui ha condiviso il percorso di formazione. Arricchisce la sua formazione e la passione per le lettere con esperienze di tipografia, incisione e stampa, miniatura, legatoria e tecniche applicate. Ha contribuito a diffondere la calligrafia in Italia attraverso l’insegnamento e le attività dell’Associazione Calligrafica Italiana, di cui è stata nel 1991 uno dei fondatori. È grafica professionista e docente di Calligrafia e Lettering presso Accademie e Scuole di Design. Ama trasmettere ai suoi studenti l’amore per le lettere, e insieme a loro continuare a crescere. Li educa allo studio diretto delle fonti e all’elaborazione di un stile calligrafico proprio: tale segno è unico e, se sincero, credibile. Approfondisce la conoscenza e la pratica delle scritture storiche, studiando alla fonte modelli antichi — come capitali, onciale, carolina e cancelleresca — e moderni, come le lettere scritte ed incise di Rudolf Koch. Pratica queste scritture con strumenti tradizionali o informali alla ricerca di segni originali ed espressivi.

Della Frescura Haiku

Il giorno più bello? Oggi! Grafiche Tassotti Carta decorativa e cartotecnica Calamo e inchiostro su carta Rives

Mi racconti una storia? Allestimento per Abilmente, Fiera della Creatività

In calligrafia qualcosa c'è scritto sempre: anche quando le lettere sembrano delle “non–lettere”: è comunque espressione di un segno unico, di qualità, di personalità.

mono un significato facendo passare in secondo piano ciò che viene scritto. Il gesto può parlare con ansia, rabbia, leggerezza o emozione. Una calligrafia può essere armonica, pulita, curata, formale e leggibile; ma può anche essere informale, sporca, con un ritmo irregolare ed equilibri sfalsati, poco leggibile, ma con la forza e l'autenticità del tratto e il valore espressivo. Per questo motivo la calligrafia può essere estremamente versatile; qualcosa c'è scritto sempre, anche quando le lettere sembrano non–lettere, poiché essa è espressione di un segno unico, di qualità, di personalità. Quali sono le pratiche per una “buona” calligrafia? Quali consigli ti senti di dare a chi vuole iniziare questa carriera o perfezionarla?

La diffusione di contenuti tramite i social ha reso la lettera scritta estremamente trendy e, solo apparentemente, anche facile da realizzare. Molte persone si avvicinano

Mi racconti una storia? | alla calligrafia perché affascinati da Logo e allestimento per Abilmente, Fiera della Creatività quest’arte, e desiderano emulare i grandi maestri; altri invece perché vogliono migliorare la propria grafia. Altri ancora perché desiderano rallentare: in tempi dove tutto corre veloce, fare calligrafia vuol dire riprendersi un tempo lento, fatto di cura, silenzio, artigianalità. Se mi rivolgo a chi vuole iniziare una carriera dico che praticare il segno educato non è facile, richiede un percorso lungo e specialistico, fatto di impegno e molto esercizio, ricerca e approfondimento. Ci si può dedicare alle scritture storiche, a quelle informali, all’uso di strumenti antichi oppure moderni, al segno espressivo o all’uso commerciale. Si può seguire una strada o tutte quante, ma è necessario rivolgersi a insegnanti preparati e consultare fonti corrette; essere attenti, curiosi e sinceri, e soprattutto molto appassionati.

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