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E l’anemia della leadership democratica aprì il varco al virus populista
loro attenzione e la loro azione perché è la democrazia a soccombere se non si irrobustiscono gli anticorpi, ovvero si passa dalla denuncia degli effetti al governo, indirizzo e controllo dei processi a tutti i livelli in cui le forze del mercato e della globalizzazione esercitano una pressione lobbistica distorcente per le prerogative delle rappresentanze elettive.
Non siamo di fronte ad una fenomenologia sorprendente ed inattesa: basta rileggersi il vecchio testo di Christopher Lasch (La ribellione delle élite. Il tradimento della democrazia) per comprendere che i segnali premonitori di un indebolimento pericolosissimo del governo delle dinamiche della globalizzazione210 erano e sono presenti da alcuni decenni.
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Su tale ‘sofferenza’ delle democrazie è tornato recentemente Federico Rampini con un libro in cui descrive con spirito fortemente critico gli effetti di quello che viene giudicato Il tradimento (delle élite)211 .
È quindi necessario superare l’atteggiamento ideologico od agnostico che ha caratterizzato la sinistra italiana ed europea di fronte al ciclone della globalizzazione e guardare in faccia la realtà, così come ha cominciato a fare (timidamente) la dirigenza del Partito della SPD tedesca a partire dall’assemblea annuale del 2016 con la discussione su La socialdemocrazia nella trappola del cosmopolitismo — Wolfgang Merkel212 .
Con tale aggiornamento si intende anche di andare oltre la vetusta polemica expost sulle scelte strategiche che hanno caratterizzato la Terza via di Tony Blair e le Politiche di liberalizzazione finanziaria di Bill Clinton che appassiona tanto molti esponenti della sinistra italiana.
Sulla questione del rinnovamento della leadership democratica, magari con un restyling neosocialista, interviene con il tono provocatorio, caustico ma realistico che solo lui è in grado di esprimere, Giuliano Ferrara.
E la sua analisi risulta quanto mai interessante e propedeutica a rimettere la riflessione fin qui affrontata su un piano visionario quanto pragmatico213 .
Aria, idee e leadership nuove. Con il civismo, per la rinascita della Democrazia Italiana. (parte 32 di 40)
L’erosione della fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni democratiche è il grande problema politico del nostro tempo ed oramai le diagnosi — più o meno pessimistiche — sugli effetti di tale disaffezione sono numerose e con una veridicità sorprendente perché i politologi possono oggi utilizzare una massa di dati cospicua, rilevazioni demoscopiche raffinate, serie statistiche ed infine l’osservazione di una realtà che si incarica di rovesciare i pronostici, ma anche di dare una rappresentazione verosimile e comprensibile alle fenomenologie sulle quali gli studiosi hanno realizzato simulazioni e previsioni.
È stato soprattutto Yoshua Mounk con le sue analisi a tratteggiare lo scenario fosco del deconsolidamento democratico e prefigurare i rischi che corrono gli ordinamenti liberali214
210 “La rivolta delle élite – Il tradimento della democrazia” https://bit.ly/3oTzgEc 211 Il tradimento della politica, o: perché è accaduto l'impossibile https://bit.ly/3oTzUBn 212 La socialdemocrazia nella trappola del cosmopolitismo? https://bit.ly/322rvT7 213 Si può prendere sul serio il nuovo socialismo? https://bit.ly/31ZJDgK 214 «Il populismo fa paura, ma nel lungo periodo la democrazia prevarrà» https://bit.ly/3ooSgdc 90
Per affrontare i rischi di deterioramento, che sono visibili e dei quali ci sono riscontri in quelli che Fareed Zakaria, ha definito ‘democrazie illiberali’ per identificare le tendenze all’autocrazia e delle quali ci sono riscontri in molti Paesi (dall’Ungheria di Orban alla Turchia di Erdogan, dalla Russia di Putin al Brasile di Bolsonaro), senza scoramenti irriflessivi e fuorvianti, è senz’altro utile ‘rifocillarsi’ con i testi di Pierre Rosanvallon che ci aiutano ad inquadrare la vicenda evolutiva della ‘democrazia dei moderni’ considerandola una manifestazione storica non eterna, ma neppure destinata ineluttabilmente alla conclusione.
In un primo testo, Controdemocrazia. La politica nell’era della sfiducia, l’autore indica nel civismo e nella sorveglianza democratica la terapia per contrastare la regressione215 .
Nel secondo, Pensare il populismo, Rosanvallon sostiene che “Se talvolta in Europa c’è indignazione o inquietudine davanti allo sviluppo del populismo, è necessario anche raggiungere un’intelligenza di quella inquietudine, una scienza di quella indignazione, respingendo sia il moralismo indistinto che il disprezzo altezzoso. Non limitarsi a una condanna pavloniana, facendo della parola populismo uno spauracchio, senza teorizzarlo né pensarlo” (p.17)216 .
Sotto il profilo più propriamente storico-culturale, Giuseppe Bedeschi rafforza l’impostazione rosanvalloniana, argomentando che la storia dimostra che il populismo prospera solo dove non c’è riformismo, ovvero laddove l’esercizio della rappresentanza democratica è debole, inefficace: “La democrazia populistica è caratterizzata dall’insorgenza di un nuovo clima di idee semplici e di passioni elementari, da un diffuso atteggiamento di rancore e di invidia contro le aristocrazie”217 .
Ed è proprio la debolezza della vigilanza, la miopia che ha caratterizzato la sinistra, la questione su cui si concentra l’attenzione di Nicola Daddario, con un lungo excursus che si conclude con la messa in guardia dai pericoli rappresentati dal populismo218 .
Naturalmente per gli studiosi è deontologicamente obbligatorio non farsi travolgere dai sentimenti politici ed usare la lucidità nell’osservazione di una fenomenologia, come quella delle diverse manifestazioni populiste, che può indurre a reazioni molto critiche.
Ma per un leader storico, protagonista dentro gli avvenimenti che hanno impresso una svolta al processo di globalizzazione dello sviluppo, e che hanno contestualmente messo in discussione i consolidati assetti della democrazia parlamentare, il giudizio sulla regressione in senso populista delle dinamiche politico-elettorali non può essere disincantato.
Tony Blair è arrivato a parlare di ‘notte della democrazia’ e di rievocare i ‘Populismi e dazi come negli Anni 30’; l’ex premier britannico lancia un allarme perché “Stiamo assistendo a fenomeni paralleli troppo inquietanti per essere ignorati”219 .
Ma nell’indagine è sempre necessario non fermarsi alla superficie dei fenomeni politici, ma indagare in profondità Le ragioni del successo populista: ipotesi a confronto; Marco Tarchi è stato tra i primi a studiarle e focalizzarle:
“La capacità delle forze populiste di sfruttare dal punto di vista elettorale le esplosioni di emotività collettiva suscitate dall’opposizione all’immigrazione e dalla protesta antipolitica non basta a spiegarne pienamente il successo. Diverse sono le ipotesi interpretative a riguardo, che da una parte sottolineano la capacità di questi partiti di combinare il radicalismo verbale e la politica simbolica con gli strumenti del marketing politico,
215 Pierre Rosanvallon, La politica nell’era della sfiducia https://bit.ly/3sgNyRm 216 «Pensare il populismo» di Pierre Rosanvallon https://bit.ly/33yoTx7 217 La storia dimostra che il populismo prospera solo dove non c'è riformismo https://bit.ly/3sgWLcq 218 I pericoli del populismo (che la sinistra non vede) https://bit.ly/3sfuWAZ 219 Tony Blair e la notte della democrazia: "Populismi e dazi come negli Anni 30" https://bit.ly/33szxFF 91