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Lasciare un’impronta. Sei anni di rettorato (2009-2015
tanto da prefigurare uno scenario con il rischio “che l’Europa si avvii a divenire qualcosa di molto diverso da una democrazia liberale, e che — forse esagerando — direi si avvicini di più a un modello asiatico autoritario”(Lucrezia Reichlin, il Corriere della Sera).
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di Giuseppe Zaccaria. Marsilio, 2021 https://bit.ly/3EDyoZ1
Università di Padova: la sorpresa felice di una nuova Rettrice! Programmi ed attese per una ventata di innovazione culturale e scientifica (anche) per le celebrazioni degli 800 anni dalla fondazione 1222/2022
Poter contare sul lascito prezioso di elaborazioni, visioni, realizzazioni, documentato dalla recente pubblicazione dei sei di rettorato dell’ex Rettore Giuseppe Zaccaria è il tema della quinta puntata che si focalizza su un testo che costituisce una documentazione che sorprende, affascina e – per certi versi –intimorisce: il rendiconto dei sei anni di rettorato del Prof. Giuseppe Zaccaria infatti presenta un’ampiezza, una profondità argomentativa, un’articolazione dei temi cruciali del mondo universitario, una rassegna stampa con una cronologia ed un dettaglio dei fatti e degli eventi ricordati, che lascia stupiti e ci porta a dire: ma è successo tutto questo a Padova? Si sono intrecciati una tale molteplicità di Progetti di ricerca scientifica, iniziative di espansione e riqualificazione immobiliare, relazioni virtuose di interazione e collaborazione con il vasto mondo delle Istituzioni locali (Comune di Padova naturalmente in primis, ma anche ed intensamente con la Regione Veneto) e delle Imprese, si è consolidato il ranking che attribuisce all’Università patavina un primato indiscutibile a livello nazionale ed un prestigio assoluto a livello internazionale?
Tutto questo e molto di più che quanti non avessero tempo ed interesse ad inoltrarsi nelle 551 pagine della pubblicazione, possono – anzi debbono – attingere alla sua parte conclusiva, ovvero alla ‘Fotostoria di un Rettorato’ che restituisce con le immagini (a colori) di una stagione un caleidoscopio di incontri, personalità del variegato mondo delle arti, delle scienze, dello sport che rende visibile, credibile, convincente la strategia - portata avanti con vitale energia ed una consapevolezza ferrea – di coniugare la dinamicità ‘interna’ dell’Istituzione Universitaria con la vitalità dei rapporti con il mondo esterno. E’ impossibile, in questo breve commento, tracciare una valutazione congrua del rilevo e del significato di un libro che dovrebbe innanzitutto costituire una mappa di riferimento per i percorsi futuri nei quali si accinge ad incamminarsi la nuova Rettrice Daniela Mapelli, per gli Amministratori locali e regionali, per i rappresentanti dell’associazionismo culturale, professionale, imprenditoriale. Ci soccorre in questo compito, la ‘recensione’ scritta da Ivo Rossi, che assume i caratteri della necessità e di una valutazione – critica e riconoscente – del Rappresentante del Comune di Padova (nelle funzioni dapprima di vicesindaco e per un tempo limitato di Sindaco) che, con la gestione Zaccaria dell’Università ha intrecciato un’intensa e fattiva condivisione di Progetti e Realizzazioni non solo nel segno di una concretezza e dell’utilità per la Città, della qualità dell’offerta didattica e dell’accoglienza per la vasta popolazione di docenti e studenti, ma anche della prefigurazione degli scenari evolutivi dell’universo accademico-scientifico e del loro impatto sul Territorio, in termini di spill over ed anche di interazione-concertazione tra i portatori del Pensiero politico ed i detentori di quello scientifico.
L'impronta del rettore Giuseppe Zaccaria nella universa universis patavina libertas
di Ivo Rossi
“A pochi mesi dal voto per le elezioni del nuovo rettore, chiamato a guidare l’Università di Padova a ottocento anni dalla sua fondazione, è da poco uscita la pubblicazione sul rettorato di Giuseppe Zaccaria che riannoda, attraverso un appassionato racconto, i sei anni vissuti al Bo dal 2009 al 2015.
In una stagione caratterizzata da tagli generati dalla crisi economica e dall’avvio della più vasta riforma dell’assetto organizzativo, Zaccaria, al timone di una delle più importanti comunità universitarie, descrive senza reticenze le non poche difficoltà incontrate durante la sua gestione. Difficoltà che, come lui ricorda, si trasformarono anche in opportunità di innovazione.
Il titolo del volume, Lasciare un’impronta (Marsilio editore), rimanda a una duplice lettura: quella di chi assume la responsabilità della guida di un’istituzione e nello svolgere il servizio lascia un segno destinato a diventare preziosa eredità per chi gli succederà, e la forza che, di quelle tracce, rimarrà nel giudizio non solo della comunità accademica ma dell’intera città, in una sorta di passaggio dalla cronaca alla storia. E’ un testo che ha il pregio di mostrare la costante interlocuzione con una molteplicità di attori sociali attraverso una sequenza di fotogrammi, che fissano le innumerevoli tappe del percorso e che restituisce i processi che hanno riguardato l’Ateneo in quel difficile periodo.
L’università, nella sua rivendicata autonomia e nella sua ribadita libertà, si conferma a pieno titolo protagonista nello studio e nella vita della società, smentendo così la vulgata che talvolta purtroppo la vuole caratterizzata da alteri atteggiamenti accademici, come si trattasse di un’enclave avulsa dal contesto territoriale e sociale della città che la ospita, e non invece parte integrante.
Si tratta di una testimonianza importante, diversa da quelle che hanno riguardato i predecessori di Zaccaria perché, pur mantenendo una certa modalità asciutta e rigorosa, abbandona l’accademismo mostrando invece la contaminazione permanente con la realtà sociale che ha caratterizzato la sua stagione. Non è un racconto di maniera e usa parole nette nei giudizi quando in gioco sono i valori fondanti o gli interessi dell’università e dei saperi, come in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dall’Unità d’Italia quando riafferma a un ambiguo presidente della Regione l’importanza dei simboli, o come quando il sindaco in carica, autonomamente e senza giustificazione plausibile, straccia l’accordo di programma per il nuovo ospedale sottoscritto con Università, Comune e Regione nel 2013.
Anche la scelta originale di corredare il testo con estratti dalla stampa rende più vivo il racconto: i fatti filtrati dagli osservatori consentono così al lettore di riannodare la trama di una navigazione durata sei anni e che non ha mai conosciuto bonacce.
Ci si ritrova così immersi in una grande avventura collettiva in cui attorno al rettore gioca una squadra motivata e consapevole del ruolo, vero strumento per il raggiungimento di traguardi non a caso riconosciuti dall’ANVUR quando per la prima volta vengono valutate le università italiane, collocando al primo posto quella di Padova su metà degli indicatori, mentre sui restanti si colloca fra la seconda e la terza posizione. Copia draghi
Ma accanto al lavoro e ai molti risultati conseguiti, emerge un’università dalle solide radici diramate nella città, divenuta quasi il suo campus naturale. Ed è proprio il rapporto con le istituzioni cittadine, fatto di leale collaborazione e di ricerca delle migliori soluzioni nel comune interesse, non solo sul piano formale o della cortesia istituzionale, a caratterizzare il rettorato di Zaccaria.
Nuovo ospedale, giardino della biodiversità, realizzazione di nuove sedi integrate nel contesto della città (Parco d’Europa con il ponte pedonale che lega città e di istituti universitari), sono diventati argomenti e luoghi riconosciuti dalla città, in particolare per i riflessi sul tessuto urbano e sulla socialità ed economia delle zone interessate. Una sensibilità che non sempre è appartenuta a chi ha coperto lo stesso ruolo negli ultimi decenni e i cui effetti sul tessuto cittadino (vedasi le cliniche costruite sui bastioni e sulle mura) rimangono testimonianze di errori ed estraneità.