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GeCCo e la fenomenologia dell’innovazione
digitale); del processo di informatizzazione si ricordano appalti milionari sulla struttura organizzativa interna della Regione sulla cui trasparenza ed efficacia bisognerebbe aprire un capitolo a parte; g. si dovrebbero infine confrontare le grandi attese suscitate dalla stagione rigogliosa del
Movimento dei Sindaci con la situazione comatosa tuttora persistente dei Comuni veneti ancora rattrappiti in un municipalismo campanilistico ed impotente ad affrontare le sfide dell’efficientamento dei servizi, della digitalizzazione, dell’aggregazione associativa, per farci comprendere che nel bilancio dell’ultimo ventennio le responsabilità del degrado politico regionale vanno attribuite equamente alle forze di maggioranza ed opposizione.
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Bisogna anche rilevare che nel corso degli ultimi anni, a fronte della diffusa richiesta di aprire una riflessione critica all’interno del centrosinistra veneto sulla progressiva marginalizzazione ed irrilevanza del ruolo di opposizione e di capacità di elaborazione strategica, si è appalesata una sconcertante fuga dalla responsabilità di chi avrebbe dovuto avviare un confronto aperto e veritiero, tanto più incoraggiato dal lusinghiero risultato elettorale delle Europee del 2014, ma si è preferito traccheggiare fino al fallimentare approdo delle Elezioni regionali del 2015… per proseguire poi fino al collasso finale del 2020!
Un ecosistema culturale per il Rinascimento etico-civile in Veneto (parte 7 di 7)
7. GeCCo e la fenomenologia dell’innovazione Affrontare la fenomenologia dell’innovazione significa adottare un approccio di osservazione ed analisi in grado di pensarla e coglierla nella sua valenza ed espressione trasversale e multidimensionale.
Ciò comporta che essa non può essere esaminata in un solo punto della realtà considerata, con un focus prevalente su ambiti specifici, né indagata attraverso un angolo di osservazione settoriale; bisogna invece possedere l’intera mappa del territorio per poter analizzare e sottoporre all’interpretazione critica il cambiamento in corso nella sua complessità.
Nel nostro caso il territorio che ci interessa monitorare è … il territorio stesso! A partire dalla Governance che lo presidia, valutata con l’indagine sulla cultura politica che connota la leadership e la qualità della Pubblica Amministrazione che supporta il policy making.
Correlati alla struttura pubblica vanno individuati ed analizzati la molteplicità di Enti ed Organismi (pubblici e privati) che affiancano e/o integrano la funzione pubblica di Regione, Province e Comuni nella gestione dei servizi alla collettività.
Vi è poi il vasto ed articolato mondo delle Imprese private che costituiscono il campo privilegiato in cui i processi di innovazione trovano il luogo e la ragione prima per essere focalizzati, progettati e sperimentati, infine introdotti nelle catene della produzione e dei servizi.
Ed infine, la realtà più difficile e sfuggente in cui verificare sintomi e flussi di innovazione è costituita dagli ambienti in cui si formano e vengono veicolate le nuove idee e divulgate le informazioni, realizzati i processi culturali impattanti sull’identità sociale e sui modelli di sviluppo economico, ovvero le Agenzie che producono ricerca, senso, conoscenza distribuita.
E tutto ciò deve essere supportato dalla consapevolezza e conoscenza che il territorio è stato investito nell’ultimo decennio da una accelerazione impetuosa dei flussi di rivoluzione scientifica e tecnologica, incubati in diversi ambiti universitari-centri di ricerca e travasati in una molteplicità di Imprese ed Organizzazioni impegnate nella sfida della competizione e globalizzazione, a partire dalla comprensione di quel cambio di paradigma che ha portato “gli uomini a scendere sotto la superficie delle cose e acquistare il dominio di nuove forze (la psiche, il dna, il bion, i bit, i quanti); si spingono nel ventre della materia e della coscienza e scoprono unità sempre più piccole o modelli funzionali sempre più esatti che rendono disponibile e praticabile una maggior potenza di controllo. Queste unità, governate e programmate, danno loro una capacità, mai vista prima nella storia dell’umanità, di governo dei fenomeni fisici e sociali. Lavorando con le parti sempre più sottili della materia gli uomini acquistano una maggiore capacità produttiva in ogni campo. E’ la differenza che separa i salassi dagli antibiotici e internet dai giornali” (Giovanni Lanzone). Un Piano di indagine
Intraprendere questa progettualità pone preliminarmente due passaggi concettuali:
a) dapprima la esplicitazione della visione culturale e degli obiettivi che con essa si vogliono perseguire;
b) in secondo luogo, la rivisitazione dei tradizionali frames culturali e contestualmente la messa in discussione dei modelli organizzativi derivanti dal consolidato assetto industriale ed amministrativo con cui sono stati concepiti lo sviluppo economico e l’evoluzione politico-istituzionale dominanti dal dopoguerra ad oggi.
Per procedere speditamente bisogna prendere atto che siamo letteralmente immersi dentro a una fase di transizione dominata da incertezza e complessità, con il tramonto del vecchio “ordinamento fordista” che sta trascinando con sé tutte le sovrastrutture che ne hanno accompagnato l’ascesa ed il consolidamento: politics, istituzioni, welfare e finanza pubblica.
Contestualmente stiamo assistendo alla scintillante affermazione della rivoluzione digitale che sta determinando effetti distruttivi e rigenerativi dell’economia industriale, ma soprattutto finanziaria e dei servizi, con lo sconvolgimento delle strutture organizzative sia in ambito privato che pubblico.
Il mondo delle aziende deve inoltre misurarsi con i vincoli e gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Deve cioè tenere presente che qualsiasi vantaggio economico e qualsiasi profitto non può che fondarsi su un armonico piano di sviluppo che preveda una stretta integrazione tra interessi individuali, utilizzo compatibile delle risorse e obiettivi collettivi.
La Pubblica amministrazione (vedi le linee programmatiche della legge Madia) deve sintonizzarsi con le imprese introducendo modelli di gestione che rispondano all’esigenza di ottimizzazione dei servizi, riduzione dei costi e maggiore attenzione al cittadino-utente.
Si sta determinando insomma una convergenza di valori, punti di riferimento e obiettivi che rende necessario passare dalla tradizionale separazione e lontananza (quando non estraneità conflittuale) alla conoscenza reciproca, condivisione e sperimentazione comune di nuovi percorsi di progettazione dello sviluppo.
È in atto un profondo cambiamento socioculturale per cui l’innovazione va indagata nell’incidenza che essa determina sugli assetti organizzativi, ma anche nei nuovi orientamenti ideali che investono i comportamenti delle persone che sono chiamate ad agire “in modi tali da creare beni pubblici e che offrono loro le opportunità e la gratificazione per farlo, consentendo una cooperazione migliore di quella prevista dall’economia classica” (C. Shirky).
È tale mutamento che sta alla base della svolta che ci ha portato dentro l’economia della conoscenza e che costituisce il focus del lavoro del Network GeCCo.
Se la pubblica amministrazione deve mutuare modelli manageriali dall’impresa privata, nel nostro Paese anche l’impresa privata (in particolare la piccola e media impresa che costituisce la gran parte del tessuto imprenditoriale italiano) manifesta il bisogno di incorporare nuove competenze e nuovi modelli culturali.
Il permanere della centralità della figura dell’imprenditore che svolge sia attività direzionali che tecnico operative determina una sovrapposizione di funzioni che non favorisce i processi di delega e, quindi, la crescita dell’autonomia e della responsabilità dei manager a livello intermedio. Le competenze dei capi intermedi risultano, conseguentemente, più correlate all’esperienza e all’operatività e si caratterizzano per conoscenze legate agli aspetti tecnici del mestiere con un orientamento all’efficienza, ai risultati e alla flessibilità, mentre presentano debolezze sul fronte delle abilità di ragionamento analitico e di gestione delle nuove tecnologie e del loro impatto spiazzante in quanto de-gerarchizzano e disintermediano i processi decisionali e gestionali.
In molte imprese risulta ancora dominante una cultura focalizzata sugli aspetti tecnico-produttivi e sul breve periodo che può risultare poco adatta a cogliere e a rispondere in maniera efficace agli stimoli provenienti dall’esterno, alla volatilità dei mercati, alle sfide della globalizzazione, alla necessità di arricchire i prodotti ed i servizi con crescenti dosi di innovazione tecnologica e di rigenerazione della funzione imprenditoriale.
Va inoltre sottolineato che alla crescente importanza del sistema relazionale rivolto sia all’interno che all’esterno dell’impresa, non corrisponde una cultura della condivisione e della collaborazione, fondamentale per Fare rete tra imprese. Manuale per costruire, governare e valutare le reti d’impresa289 .
Si tiene poco conto del fatto che i rapporti volti a costituire reti collaborative, soprattutto a carattere territoriale, rappresentano le modalità principali attraverso cui le PMI accedono a forme di conoscenza esterna.
Tali debolezze vanno indagate e riconosciute a partire dal gap culturale che l’intero sistema veneto sta manifestando da diversi anni, accentuato dalle tensioni e contraddizioni emerse con la recrudescenza della crisi economica generale che ha colpito in modo cospicuo anche una Regione ritenuta al riparo dalla recessione290
Metodologia operativa
Il progetto è gestito da un gruppo di soggetti impegnati in diversi campi disciplinari e professionali, che sono orientati a condividere una metodologia operativa che consenta di integrare le ricerche e conoscenze in modo da promuovere, favorire e sostenere processi di innovazione culturale nella società, nelle imprese e nella pubblica amministrazione.
Il punto di avvio dell’iniziativa è costituito da un accordo programmatico pluriennale che prevede la ricognizione delle risorse necessarie a dare continuità al progetto; tale intesa può avere diverse forme e gradi di intensità organizzativa, dal semplice Coordinamento all’Associazione, a Rete finalizzata a partecipare a Bandi ed intercettare committenze.
È importante in ogni caso la costituzione di un Soggetto unitario per i seguenti motivi:
a) garantire continuità e unità d’azione al progetto; b) consentire la costruzione di un brand e di un valore comunicativo al progetto;
289 Fare rete tra imprese. Manuale per costruire, governare e valutare le reti d’impresa https://bit.ly/3qpfrUL 290 Una nuova competitività https://bit.ly/3qnxquM
c) consentire il posizionamento e la capacità lobbistica d’azione sul mercato della Ricerca. Focus sulle questioni centrali.
L’obiettivo del progetto è quello di mettere in atto attività di Ricerca, Formazione e divulgazione rivolte a Imprenditori e Professionisti, Dirigenti del settore privato e della PA, Responsabili dell’Associazionismo, Giovani amministratori, per i quali predisporre programmi focalizzati sui processi di innovazione con al centro il miglioramento della qualità della vita dei cittadini.
L’indirizzo tematico e i valori di riferimento sono quelli riguardanti: • la ripresa dell’etica civile; • i conseguenti processi di partecipazione e cittadinanza attiva; • la rivoluzione digitale e la sua incidenza nella riorganizzazione della PA e nelle Istituzioni della rappresentanza, nell’innervare la vita politico-partitica; • la questione della ‘tutela dagli algoritmi’ ed il conseguente rischio che determina per il corretto funzionamento della democrazia rappresentativa la manipolazione delle informazioni e dei dati; • l’attenzione al rapporto tra accelerazione ed alienazione sul piano etico-sociale; • l’ecosostenibilità dello sviluppo correlato all’innovazione tecnologica; • il futuro del settore manifatturiero secondo il paradigma 4.0; • gli effetti non solo economici, ma anche di impatto sul modello socio-culturale del territorio dell’l’aumento verificatosi durante l’ultimo periodo caratterizzato dalla crisi, delle Imprese esportatrici; • la voragine apertasi nel rapporto Credito/Imprese a seguito della crisi delle Banche Popolari e dei processi di centralizzazione dell’erogazione dei finanziamenti in un contesto di razionalizzazione e desertificazione della presenza operativa territoriale della mediazione-negoziazione degli affidamenti; • l’implementazione del percorso politico-culturale per il rafforzamento dell’Autonomia, sconfiggendo l’impostazione demagogica ed inconcludente del Presidente Zaia; • Azienda Zero e dintorni: evoluzione del sistema sociosanitario e del welfare locale; • riorganizzazione del sistema amministravo locale; • gestione dei flussi migratori con un Piano straordinario per l’integrazione; • rilancio dibattito su Programmazione ed Infrastrutture con adozione delle procedure di coinvolgimento cittadini e rappresentanze territoriali sul modello di Debat Public.
Le attività di Ricerca, Formazione, realizzate dal nuovo soggetto saranno coerenti con la vision del Gruppo formulata nel Manifesto.