ASSOCIAZIONE AMICI DELLA CERAMICA DI PESARO
Calendario 2005
La ceramica pesarese all’epoca dei Malatesti
Presentazione - Calendari e Ceramiche L’Associazione “Amici della Ceramica di Pesaro” ha presentato lo scorso anno il suo primo calendario dedicato alle ceramiche. Il gradimento da noi riscontrato per quella strenna natalizia è stato tale da far sì che fossero superati diversi ostacoli e le solite difficoltà e si concretizzasse in breve tempo la realizzazione di questo nuovo calendario. Si è voluto mantenere lo stesso formato e una uguale impostazione grafica, molto semplice ma ritenuta consona alla tipologia anche delle opere rappresentate. Lo scorso anno il calendario era dedicato alle opere d’arte prodotte a Pesaro e che possono essere attribuite al periodo dal 1350 al 1400 circa mentre il presente calendario riproduce una selezione delle ceramiche che i documenti storici confermano essere opere realizzate nel periodo dal 1400 al 1450 circa. Sfogliando questo calendario si può subito rilevare che le ceramiche qui raffigurate, rispetto a quelle del secolo precedente, presentano un’evoluzione nella forma che si muove gradualmente dalle linee più rigide dei boccali del periodo arcaico passando a quelle più dolci e tondeggianti di questo periodo detto però ancora dello stile severo. Anche i colori dei decori delle ceramiche, che erano in pratica solo due, il bruno manganese e il verde ramina, si arricchiscono di due nuovi elementi, il giallo ferraccia e il blu zaffera. Quest’ultimo colore, ricavato da un ossido di cobalto (in arabo safra) risulta la novità più importante della prima metà del secolo permettendo la realizzazione di decori a “zaffera rilevata” per le pennellate molto dense di colore. Non mi dilungo sugli aspetti tecnici della ceramica pesarese anche perché nella pagina successiva il Dott. Paride Berardi fornirà, con le sue osservazioni, motivi d’interesse per i cultori di quest’arte detta “minore” ma così importante nella storia economica e culturale della nostra città. La ceramica pesarese deve molto al Dott. Paride Berardi che con le sue lunghe, precise e approfondite ricerche negli archivi storici, ha permesso, fornendo una documentazione ricca e dettagliata di “scrivere” una nuova storia della ceramica a Pesaro. Solo per merito di questi documenti, molte opere, prima attribuite ad altri centri ceramici divenuti nel tempo più importanti di Pesaro, sono ora riconosciute di produzione di botteghe della nostra città, anche se in molti musei rimangono ancora errate diciture ai piedi di grandi opere dell’arte ceramica pesarese. Nei primi “mesi” del nostro calendario troverete riprodotte opere che richiamano quelle rappresentate nel precedente calendario dello scorso anno e testimoniano una logica continuità con il secolo precedente anche se si rileva a prima vista la nuova tendenza del gusto, come già detto, nelle forme e nei decori. Tutto questo rispecchia l’evolversi della cultura di quegli anni, anni tutt’altro che facili per l’artigiano che vive a Pesaro. Possiamo far coincidere l’inizio del periodo storico da noi preso in considerazione con la data delle nozze di Galeazzo Malatesta con Battista da Montefeltro ed il termine con le altre nozze di Alessandro Sforza con Costanza Varano, nipote di Galeazzo e che portava la città di Pesaro in dote agli Sforza. Continui cambiamenti nella “politica” della città, un alternarsi di alleanze tra i potenti, uno spostarsi di eserciti guidati da grandi condottieri, periodi di rivolte e di sommosse si succedono a fasi di stabilità, sotto la signoria dei Malatesti. Negli ultimi anni del trecento e nei primi del quattrocento, sotto la guida di Pandolfo II Malatesta, si da inizio a Pesaro alla costruzione delle chiese che cambiarono completamente l’aspetto della città, San Francesco, Sant’Agostino e San Domenico con i loro stupendi portali gotici. In quel che rimane del portale di San Domenico in Via Branca, tro- Stemma malatestiano, affiancato da viamo lo stemma dei Malatesti con le due “M” due “M” coronate. Da “Il restauro del portale del San Domenico a Pesaro” – gotiche sormontate dalla corona. Fondazione Scavolini Fra mille difficoltà inizia in quegli anni, durante
i quali la pittura conosce i primi esempi dello stile “gotico gentile”, un lento processo culturale che porterà gli artisti, anche nel campo della ceramica,verso una più elevata sensibilità. Anche l’uso della ceramica si diffonde sempre più ed infatti si trovano oggetti in ceramica prodotti non solo per soddisfare le commesse di ricchi e potenti signori ma anche per essere usati dai cittadini di ceto medio. Un esempio ci viene proposto dalla “fotografia” scattata da un famoso e “attento” miniaturista vissuto nei primi anni del quattrocento che riproduce fedelmente una bottega di farmacista con diversi vasi e boccali ben riposti sugli scaffali e contenenti infusi e miracolose pozioni. Nella seconda metà dei “mesi” del nostro calendario irrompe prepotente il nuovo decoro con l’uso del blu zaffera e tutta la sua bellezza e luminosità profonda. Non sono molti i pezzi a noi pervenuti con questo tipo di decoro anche perché la loro produzione era limitata a causa dell’alto costo della zaffera che veniva importata dall’Oriente Miniatore (Inizio XV sec.) – La farmacia (Dal Theatrum Sanitatis); Roma, Biblioteca Casanatense e dalle difficoltà del suo impiego. I ceramisti pesaresi furono praticamente i soli a superare queste difficoltà e a diluirlo in modo tale da ottenere suggestive sfumature di blu. Anche quest’anno nelle schede delle opere riprodotte non troverete mai la dicitura “di proprietà del Museo delle Ceramiche di Pesaro” perché purtroppo il nostro Museo di queste epoche non possiede alcun pezzo di particolare valore artistico. Un vuoto che dovrebbe essere quanto prima colmato. Questo calendario vuole, oltre a far conoscere le opere d’arte della ceramica pesarese, anche trasmettere un messaggio per ricordare che l’Associazione “Amici della Ceramica di Pesaro” opera ormai da cinque anni, senza fini di lucro, a favore della diffusione della conoscenza dell’arte della ceramica e promuove lo sviluppo della ricerca e della produzione della ceramica. Nata per iniziativa di ceramisti, d’amatori e di collezionisti, questo sodalizio, nell’attuazione dello scopo sociale, promuove, patrocina e organizza mostre di manufatti ceramici, incontri, conferenze, dibattiti, lezioni pubbliche, visite guidate, corsi di formazione professionali e culturali con attività di laboratorio ceramico e rapporti di collaborazione con Scuole e Musei. Anche l’anno ormai trascorso è stato, per il nostro sodalizio, ricco di successi e d’interessanti iniziative e la Presidenza, ed il Consiglio Direttivo dell’Associazione, sono lieti di inviare, tramite questi fogli, a tutti i nostri iscritti e ai cultori della ceramica pesarese, un augurio per un anno 2005 ricco di nuove iniziative artistiche e di successi. Un ringraziamento alla Fondazione Cassa di Risparmio per avere autorizzato la riproduzione, su queste pagine, dei capolavori che arricchiscono la Sua collezione di ceramiche pesaresi. Un ringraziamento particolare è dovuto al Dott. Alessandro Bettini che ha seguito la stesura di questa pubblicazione oltre che per aver permesso la riproduzione dei bellissimi pezzi che arricchiscono la Sua raccolta di opere di Pesaro. Un ultimo sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno favorito con il loro contributo alla realizzazione di questo calendario ed in modo particolare agli Enti che qui indichiamo con i loro loghi. Silvio Picozzi
In copertina:
Frammento di piatto – Pesaro, 1440 - 1450 Parte centrale di un piatto decorato alla zaffera a rilievo. Il soggetto centrale è rappresentato da un pavone racchiuso entro cornice. La decorazione complementare è data da foglie di quercia. Colori: blu zaffera e giallo fernaccia. (Collezione A. Bettini)
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Stile severo Per lunghissimo tempo, fino agli ultimi decenni del 1300, i vasai della fase “arcaica” si sono mantenuti sostanzialmente fedeli ai loro,tutto sommato elementari, schemi tecnici e decorativi, e come questi ultimi siano sorprendentemente simili anche in centri reciprocamente molto remoti. Si direbbe quasi che costoro abbiano considerato la decorazione un elemento “strutturale”, indispensabile alla stessa stregua dell’ansa o dello smalto, e che in pratica abbiano appreso dai loro maestri delle formule, tecniche o decorative che fossero, e ciò quale che sia il giudizio attuale sul merito artistico dei loro manufatti. Probabilmente non si sono neppure chiesti se una decorazione più bella e più nuova avrebbe potuto incrementare la vendita dei loro prodotti, in ragione di una logica utilitaristica, comune al fabbricante e all’acquirente, e a prima vista per noi incomprensibile. Con l’uomo nuovo dello “stile severo”, fra il XIV e il XV secolo, si è invece progressivamente fatta strada l’idea dell’importanza, anche per l’oggetto ceramico, della funzione estetica della decorazione, o meglio è subentrata la coscienza di tale funzione. Naturalmente si deve essere trattato di un processo lento, condizionato, come si può sospettare, dalla diffusione del benessere e della cultura a strati sempre più ampi della popolazione. Mentre in precedenza, per pochi che avevano voluto o potuto permettersi un prodotto raffinato, erano bastati gli esemplari esotici importati d’oltremare, ora le esigenze e le possibilità si sono allargate. Sulle prime tuttavia, per quanto la ceramica nostrana potesse anche risultare di elevato livello artistico, le invenzioni espressive e le variazioni sono rimaste molto limitate, esaurendosi praticamente nei modelli che via via giungevano da fuori. E questa è la “prima fase” dello stile “severo”. Con una sistematizzazione arbitraria e, soprattutto per quanto riguarda la cronologia, del tutto provvisoria, questa prima fase, che considera gli anni della prima metà del XV secolo, può essere suddivisa in due periodi:
nuove hanno probabilmente corrisposto tecniche e morfologie nuove. Il boccale con la “zaffera rilevata” è infatti quasi sempre del tipo “sferico” anche quando persistono forme carenate in ramina e manganese, mentre il suo smalto, sia pure talvolta a lieve sfumatura rosata, è generalmente più opaco e più spesso dell’arcaico. Un’altra importante conquista tecnica riguarda l’allestimento di una bellissima “zaffera non rilevata”, così definibile per quanto in realtà conservante un leggerissimo rilievo residuo. L’intervento di altri colori in entrambe le tipologie morfologiche, aperte e chiuse, del secondo periodo, a parte il raro manganese, già in belle diluizioni violacee, è eccezionale per quanto riguarda il verde, inesistente per l’ocra e il giallolino. Paride Berardi (Testo tratto dal libro: “L’antica maiolica di Pesaro. Dal XIV al XVII secolo” di Paride Berardi – Sansone Editore 1984)
I boccali nella pittura della prima metà del Quattrocento nelle Marche
1. periodo della sola “zaffera rilevata” (1400-1440) 2. periodo della prima “italo moresca” (1440-1460) La famiglia “rilevata” che incidentalmente lo inaugura, ha avuto, una volta stabilita, un’evoluzione senza sostanziali modifiche per decenni. Si potrebbe anche supporre che sia stata costretta a ciò dai condizionamenti di una tecnica dalle possibilità pittoriche limitate. Ma si vede poi che anche nella successiva famiglia “italo moresca” le variazioni sono inerenti molto più alla molteplicità dei temi importati che all’inventiva dei vasai. Solo intorno alla metà del quattrocento, quando inizia la “seconda fase” dello stile “severo”, sono apparsi evidenti segni di elaborazione personale, sia nel variare delle interpretazioni dei capi importanti, sia nell’attuazione di nuovi schemi decorativi, con una febbre innovativa di intensità progressiva, culminante nei decenni attorno al 1500. Le forme del primo periodo, caratterizzato ancora dal predominio dei boccali, sono sinteticamente identificabili nel passaggio dalla tipologia carenata a quella sferica, laddove questa sembrerebbe, almeno nella sua variante più matura e dilatata, nettamente più precoce dalle nostre parti che altrove.
Né si può escludere, per merito di detta considerazione, che tale tipologia sia poi divenuta di adozione universale in dipendenza del prestigio goduto dalla produzione pesarese di stile severo. Gli elementi tecnici salienti si riassumono invece nella comparsa della “zaffera rilevata” e nella coesistenza di smalti migliorati e smalti arcaici tradizionali. Linee brune in manganese seguono i contorni della zaffera, cui indubbiamente hanno fatto da guida durante la stesura. A convalida delle datazioni indicate e della preziosità del decoro alla zaffera ci aiuta un documento d’archivio, risalente al 1435, relativo ad un inventario di una bottega pesarese nel cui elenco viene riportata mezza libbra “”pulveris azuri sive damaschini”” Si è già detto che bisogna evitare, per l’interferenza eventuale di fattori commerciali, di adeguarsi a rigorosi criteri evolutivi, tanto più che a decorazioni
L’osteria all’aperto dipinta da Lorenzo e Jacopo Salimbeni: part. del “Battesimo dei neofiti sulle rive del Giordano” - 1416
Boccali dalle linee quattrocentesche dipinti da Olivuccio di Ciccarello intorno al 1404. Part. delle “Sette opere di Misericordia: dar da bere agli assetati”.
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Boccaletto - Pesaro, !390 – 1430 h. 16,5 cm. diam. base 9,7 cm. Boccaletto sferico con ansa a nastro pinzettata. La decorazione in verde ramina e manganese, molto spessa, è rappresentata da una “G” gotica con palmetta al centro. La forma sferica e la presenza di stagno anche nel rivestimento interno indicano una datazione ai primi decenni del Quattrocento. (Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro)
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Boccale – Pesaro, 1400 – 1430 h. 31 cm. – diam. base 14,5 cm. Grande boccale sferico con ansa a nastro rinforzato. La decorazione primaria in verde ramina e bruno di manganese raffigura un leone rampante entro bordura dentata malatestiana. Ai lati tralci con grandi frutti che richiamano lo stemma a scacchiera dei Malatesti. La forma sferica del boccale fa propendere per una datazione ai primi decenni del quattrocento. (Collezione A. Bettini)
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Catino - Pesaro, 1380 – 1420 h. 9 cm. – diam. 20 cm. Catino a base piatta decorato in verde e bruno di manganese con bordo a T. Al centro è dipinta una stella a quattro punte in verde collegata ad una decorazione a nodi e rombi tagliata a croce. (Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro)
Marzo 2005 1 2 3 4 5 6
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Boccale - Pesaro, 1400 – 1430
h. 22 cm. diam. base 11 cm. Boccale sferico con ansa a nastro pinzettata. La decorazione primaria in manganese e zaffera molto diluita è rappresentata da una croce a calice intervallata da foglie stilizzate a punta racchiusa in una doppia cornice a nodi. (Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro)
Aprile 2005
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Catino - Pesaro, 1370 – 1400 h. 10 cm. – diam. 27 cm. Catino decorato in verde e bruno di manganese, carenato con bordo a T, smaltato all’interno, vetrina piombifera all’esterno. Al centro una decorazione a nodi circondata da margherite con corolle a graticcio puntinato entro cerchi e intervallate da “M”. Sul bordo è presente una sequenza di doppie linee brune. (Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro)
Maggio 2005
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Piatto - Pesaro, 1400 – 1430 h. 8 cm. – diam. 27 cm. Grande piatto a calotta profonda e stretta tesa, decorato alla zaffera e manganese. Nel cavetto la complessa ramificazione è divisa in otto parti radiali. Si notano foglie cuoriformi e frutti rotondi tra foglioline.Sulla tesa gruppi di “V” intervallate da pallini.Il piatto rappresenta uno dei primissimi esempi di decorazione “italo moresca” pesarese. (Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro)
Giugno 2005
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Boccale - Pesaro, 1420 – 1450 h. 16,5 cm. diam. base 10 cm. Boccale sferico, con ansa a nastro pinzettata, decorato alla zaffera a rilievo e manganese; interno smaltato. La decorazione è rappresentata da un fiore entro doppio serto di bacche. Scarto di fornace. (Collezione A. Bettini )
Luglio 2005
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Piatto - Pesaro, 1440 – 1450 h. 5 cm. diam. 24 cm. Raro piatto “da parata” alla zaffera a rilievo. La decorazione è rappresentata da un pesce racchiuso entro cornice con foglie di quercia. Si noti un primo esempio di fiore di brionia . La tesa è decorata a spina di pesce. I colori della decorazione sono il blu zaffera e il giallo ferraccia. L’uso della zaffera diluita denota una padronanza tecnica non comune. (Collezione A. Bettini)
Agosto 2005 1 2 3 4 5 6 7
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Boccaletto - Pesaro, 1420 – 1440 h. 15,7 cm. diam. base 10,5 cm. Piccolo boccale sferico con ansa a nastro pinzettata decorato a zaffera a rilievo e manganese. Il motivo decorativo è rappresentato da due mazzetti di bacche e un fiore stilizzato al centro, il tutto nascente da una scaletta orizzontale.Ai lati due palmette a ciuffi stilizzate.Il boccaletto rappresenta uno dei rari esemplari giunti fino a noi della vasta produzione pesarese di”boccali rilevati” e di altri manufatti alla “damaschina” come veniva definita, nei documenti coevi, la produzione alla zaffera. (Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro)
Settembre 2005
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Piattino - Pesaro, 1440 – 1460 h. 2,5 cm. diam. 12,6 cm. Piattino a cavetto profondo decorato alla zaffera a rilievo. Nel cavetto è dipinta una margherita delimitata da cerchi concentrici. La decorazione è completata da palmette grosse a ciuffi e serpentina monocroma alla raggiera sulla tesa. (Collezione A. Bettini)
Ottobre 2005
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Ciotola - Pesaro, 1450 – 1460 h. 6,5 cm. diam. 18 cm. Ciotola a cavetto profondo con decorazione alla zaffera e giallo ferraccia. Al centro monogramma bernardiniano circondato da serpentine alla raggiera monocroma a tratteggio sovrapposto. La tesa è decorata a spina di pesce. (Collezione A. Bettini)
Novembre 2005 1 2 3 4 5 6
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Albarello - Pesaro, 1450 – 1460 h. 18,5 cm. – diam. base 11,8 cm. Splendido albarello ad uso farmaceutico decorato alla zaffera a rilievo con tocchi di giallo ferraccia. Tutta la superficie è decorata con un doppio tralcio di fiori di brionia e trifogli che si snodano intorno al cartiglio centrale. Alla base e sulla spalla, entro fasce circolari, corre una decorazione a V sequenziali puntinate. (Collezione A. Bettini)
Dicembre 2005
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