I Picozzi Storia di una famiglia italiana Parte seconda
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Ho provato un grande peso a proseguire - con capacità molto più modeste di quelle di mio padre - il racconto della famiglia Picozzi: ho provato un grande peso; ma ho, altresì, sentito un inspiegabile senso del dovere, come figlio unico dell’unico figlio maschio di mio nonno Pietro. Il compito ed il peso di dover portare avanti la storia dei Picozzi, iniziata con grade passione da mio padre e che, con mio grande rammarico, probabilmente si chiuderà con chi sta scrivendo queste pagine. Aprire il capitolo della vita dei miei genitori è raccontare una storia di un vero amore infinito: in effetti, a quasi cinquant’anni, credo di poter avere un esperienza sufficiente per poter affermare di non aver mai incontrato una simbiosi cosi perfetta, la sintesi dell’amarsi. Non mi soffermerò molto sull’infanzia di mio padre Silvio, da lui già descritta con la solita dovizia di quei particolari che - non a caso - per la sua sensibilità, sono quelli che riescono sempre a farti immergere totalmente nel racconto. Non ho avuto o, purtroppo, non ricordo di aver sentito racconti relativi a specifici episodi dell’infanzia di mio padre. Tuttavia, l’impressione che ho portato, sino ad oggi, con me è duplice: se l’infanzia durante la guerra non deve essere stata certamente facile, d’altra parte la famiglia di mio padre è stata, per così dire, una famiglia “fortunata”; la casa di Trezzano Rosa prima - dove erano nati mio nonno, il mio bisnonno nonché il mio trisavolo - e, poi, il grande appartamento di Viale Bligny di Milano nonché la vita della grande città devono aver, per quanto possibile, reso meno difficile la fanciullezza di mio padre negli anni della seconda guerra. Le riproduzioni accanto e sotto sono alcune letterine di Natale di papà Silvio del 1944 e del 1945.
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Scavando nella mia memoria dei racconti relativi agli anni successivi alla guerra, posso affermare che la famiglia Picozzi, grazie alla tenacia ed alle capacità di mio nonno Piero, è in quel periodo - con vicissitudini varie - certamente una famiglia benestante. Nel mese di maggio 1945, finita la guerra, Silvio rientra a Milano con la famiglia: viene iscritto alla scuola elementare Jacopo Barozzi, poi all’Istituto Zaccaria per le scuole medie e, successivamente, al liceo scientifico Leonardo da Vinci.
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Le foto qui sotto lo ritraggono nel 1955 con il professore di disegno
e nel 1958 (papà in alto a sinistra) con il professore di filosofia.
Le immagini, come si può notare, sono emblematiche per constatare come sono cambiati i tempi sino ai giorni d’oggi: dall’atteggiamento, dalla compostezza sia degli alunni, sia dei professori, traspare evidente non solo il rispetto portato verso l’insegnate, ma anche l’estrema eleganza del modo di vestire per la frequentazione delle lezioni. Al di là delle possibili valutazioni “partigiane”, Silvio Picozzi è, evidentemente, un bellissimo ragazzo di circa vent’anni: non solo grazie all’impeccabile abito ma, di certo, contraddistinto dall’atteggiamento signorile. 4
La vita scorre piacevolmente grazie alle capacità lavorative di mio nonno Pietro: Silvio trascorre parte del proprio tempo nella bellissima casa di Spotorno raffigurata qui accanto e sotto.
La vendita nei primi anni sessanta della casa di Spotorno, rimase uno dei maggiori rimpianti di mio padre.
Qui sopra l’incredibile vista del Mar Ligure dalla casa di Spotorno.
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Silvio prosegue gli studi presso la facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano tra il 1959 ed il 1965, anno nel quale consegue la laurea in Ingegneria Elettromeccanica. Il Politecnico era una struttura di elevato prestigio, ancor più di oggi, per l’epoca: qui accanto troviamo, infatti, la pubblicazione di un articolo sul Corriere della Sera del 27.05.1964 che descrive con grande enfasi il viaggio studio organizzato proprio dal Politecnico a Londra per gli studenti dell’ultimo anno.
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Qui sotto si può vedere anche il dettagliato programma di massima del viaggio organizzato dal Politecnico.
Come si può notare, il Politecnico non aveva, di certo, organizzato una vera e propria “vacanza”: l’istituto aveva, in realtà, programmato una fitta agenda di incontri dei neo laureati con prestigiose industrie del settore.
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Qui sotto, invece, le “norme di partecipazione” al viaggio: come si può vedere il Politecnico aveva noleggiato, addirittura, un aereo. Il costo di partecipazione di 55.000 lire (che attualizzato dovrebbe corrispondere a circa 1.150 €.) certamente non era per tutti, anche se come si può vedere - il Politecnico se ne fece, in parte, carico.
Come si potrà comprendere si trattava di un evento di grande rinomanza e, di certo, d’avanguardia per l’epoca (forse anche per oggi).
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Accanto una bella foto che ritrae papà con la feluca (il famoso berretto universitario). Quello che salta all’occhio è, come già detto, l’estrema eleganza degli studenti dell’epoca. Non solo papà ma anche gli altri studenti girano per le strade di Londra con un’impeccabile abito scuro.
Nell’anno del servizio militare, tra il 1966 ed il 1967 a Cecchignola (RM), Silvio inizia come AUC per diventare, con i gradi di sottotenente di complemento, istruttore sulle centrali di Tiro Contraerea: compito che svolge, poi, a Villafranca (VR).
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Qui di seguito la foto della classe di terza elementare del 1955 di mamma Laura (la prima in basso a destra) all’Istituto Carducci di Pesaro.
Credo che la sintesi della giovinezza di mia madre possa essere esattamente tratta da un bellissimo racconto che Laura stessa - in età matura - mi ha “regalato” e che testimonia, in tutta la sua semplicità, le difficoltà del tempo. Il racconto, già di per sé un ritratto di uno spaccato della vita di quegli anni, è ulteriormente impreziosito da una raffigurazione artistica della stessa autrice. Qui di seguito riporto testualmente il racconto che non necessita di alcun ulteriore commento: “Il cappottino rosso
Pesaro 1953 L’avevo desiderato, sognato, mentre sfogliavo le riviste di moda, nell’atelier della sarta dove mia madre si faceva confezionare i vestiti ogni inizio di stagione. Finalmente arrivò anche il mio turno per avere qualche cosa che non fosse riadattato dopo che le mie cugine erano cresciute. Era rosso, con un bel collettino di pelliccia di agnellino bianco, quattro bottoni di madreperla. Un capolavoro.
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Ne andavo fiera, non vedevo l’ora di indossarlo la domenica alla messa di mezzogiorno in Duomo. La scelta della stoffa era stata fatta nel negozio di Gigi Casadei che si trovava in Via Rossini. Avevo accarezzato la stoffa mentre Gigi la svolgeva sul lucido bancone. Ne ricordo ancora la morbidezza del tessuto sulle dita di bambina. Un giorno mia madre, accompagnandomi a scuola, incontra la mamma di una mia compagna che le racconta tutta la sua miseria; l’impossibilità di coprire la figlia nell’inverno particolarmente rigido. Non ci pensa due volte, accompagna la signora a casa nostra, apre il mio armadio, prende il mio adorato “cappottino rosso” e glielo consegna. Da quel momento io sono tornata ad usare quello delle mie cugine. Ho odiato mia madre che mi aveva ricacciato nel grigiore del vecchio cappotto con la martingala. Pesaro 2012 Una mattina qualunque mi apprestavo ad entrare alla Coop per la solita spesa. Immersa nei miei pensieri, non mi accorgo che una donna non più giovane e alquanto dimessa mi osserva, si avvicina. Dentro di me comincio ad allarmarmi. Mi chiederà qualche cosa? La donna continua a scrutarmi, mi chiede con un filo di voce “ma tu non sei Laura?” La guardo ancora per cercare tracce nei miei ricordi. Nulla. Poi lei mi fa “Ti rammenti al Perticari, eravamo compagne di scuola. La tua mamma mi regalò un bel cappottino rosso con un collettino di pelo di pecorina bianca che mi tenne tanto caldo.” Io credo di aver pianto per la prima volta dopo che mia madre era morta.”
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Qui di seguito alcuni scatti “d’autore” del 1960, con la giovane Laura in compagnia dell’amica Silvia Grippo sulla spiaggia di Pesaro.
La vita di provincia era certamente ancor più semplice allora e le giornate scorrevano serene, tranne che per alcuni “piccoli” inconvenienti che, come vedremo, capitarono a Laura da ragazza ……….
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…come il pauroso incidente d’auto in cui rimase coinvolta, appunto, Laura
e che la costrinse nel 1960 (direi fortunatamente, solo) ad un lunghissimo periodo di convalescenza con un enorme busto di gesso.
L’espressione naturalmente sconsolata di Laura, a sinistra, e l’amore di nonna Eva accanto alla figlia in ospedale: due momenti della lunga degenza di Laura.
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Questa foto, qui sotto, del 1966 è emblematica; sono raffigurati da sinistra: zio Sandro (fratello di mia madre), Emilio Mangini, nonno (materno) Renato, Emi Restelli (amica di Mangini e proprietaria di un atelier a Milano, in Via Montenapoleone, per la quale Laura dipinse per diversi anni capi di moda), nonna (materna) Eva e mamma Laura.
Emilio Carlo Mangini, amico di mio nonno materno Renato, è stato colui che determinò l’incontro dei miei genitori durante una delle sue memorabili feste tenutesi a San Remo. Emilio era un signore: un uomo ricchissimo, commerciante, appassionato d'arte e scrittore di commedie in milanese, visse tra il 1912 e il 2003. Uomo pragmatico, caratterizzato da una inevitabile malinconia infinita: anni prima del figlio, perse molto presto anche la moglie. Uno dei principali ricordi che ho di lui era l’arrivo a Trebbiantico con la sua fuoriserie: una fiammante Porsche, sempre nuova e sempre diversa; alla mia domanda per sapere dove l’avesse comprata, lui rispondeva con naturalezza: “da Ferdinand con cui gioco a tennis”. Quando gli chiedevi che lavoro facesse, lui rispondeva: “io compro”. Emilio creò una favolosa fondazione che oggi è la Casa Museo Mangini Bonomi in via dell'Ambrosiana n.20 a Milano, di fronte all'Ambrosiana: uno dei più antichi e maggiori musei di Milano (quasi una sfida), che contiene una ricchissima raccolta di oggetti di antiquariato. Il suo lavoro era, appunto, quello di acquistare….. 14
I miei genitori si conoscono il 31 dicembre 1966 proprio ad una festa organizzata a Sanremo a casa di Mangini: si fidanzeranno nel mese di aprile del 1967, per poi sposarsi il 9 dicembre dello stesso anno. Le tappe per un fidanzamento, soprattutto in ragione della distanza, erano certamente diverse rispetto ai giorni nostri: in ogni caso, quello tra Laura e Silvio fu, comunque, un fidanzamento lampo che si rivelò certamente vincente. Il periodo del fidanzamento fra Silvio e Laura è descritto da una fitta e bellissima corrispondenza, fra due innamorati.
Pubblico, ovviamente, solo alcuni passaggi della corrispondenza intercorsa fra i due fidanzati. Si può, innanzitutto, osservare l’estro artistico e la fantasia (notare la sabbia di Pesaro incollata) di mia madre nel confezionare le lettere spedite a Silvio. Altro aspetto, ormai perso, era l’attesa che – anche per l’utilizzo della corrispondenza – scandiva i tempi di un rapporto a distanza: ovviamente niente sms, niente cellulari e (non sempre) un unico telefono di casa. Certamente, a quei tempi, i rapporti si consumavano meno velocemente e le parole avevano un peso assai diverso.
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Qui sotto una prima lettera del 1967:
Laura è delusa dal fatto che Silvio (dal disegno sulla lettera) probabilmente non stava bene e, quindi, non sarebbe riuscito a raggiungerla.
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Nella seconda, di febbraio, mamma risponde ad una precedente lettera di papà (che nel frattempo svolgeva il servizio militare).
Laura è felice ed orgogliosa del fatto che la lettera fosse pervenuta “per espresso” perché le poste dovevano aver notato lo “stemma di comandante”, dandone priorità assoluta.
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Queste lettere contengono bellissimi disegni di mia madre raffiguranti momenti di vita quotidiana: ciò che colpisce, a mio avviso, è una smisurata fantasia - che certamente, oggi, si è andata perdendo - ma anche i tratti grafici tipici degli anni ’60, grazie alla sapiente vena artistica di mamma.
Laura e Silvio, come accennato, si sposano il 09.12.1967 nella chiesa di Trebbiantico: ovviamente, anche prima di tale circostanza, la
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corrispondenza non può non testimoniare, come per ogni evento della vita dei tempi, i preparativi del loro matrimonio.
Qui sopra Don Fernando - che celebrerĂ il matrimonio - e una splendida sposa raffigurata con i classici tratteggi del tempo.
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Laura e Silvio sono due giovanissimi ragazzi:
Laura ha ventuno anni. Dopo la cerimonia, il rinfresco viene fatto nella casa di campagna “La Romantica”, costruita da nonno Renato, casa che poi sarebbe diventata, come vedremo, la dimora di una vita assieme degli sposi: il punto di partenza e di arrivo di una vita assieme che li portò, sempre uniti, in giro per il mondo. Non si può non notare l’ingresso degli elegantissimi sposi nell’aia sulla quale si affacciano sia “La Romantica”, sia l’allora casa del contadino (che poi diventerà “La Meridiana”, ovvero l’abitazione dei nonni materni e di mio zio Sandro) e, sullo sfondo, uno spaccato della vita rurale di un tempo (il covone di fieno ed il carro del contadino). Non appena sposati, tre giorni dopo, Laura e Silvio si imbarcano a Genova sulla “Leonardo da Vinci” e, dopo una traversata durata otto giorni, giungono a New York. In aereo proseguono, poi, il viaggio fino a Hastings nel Michigan: un villaggio in mezzo ai boschi e sommerso dalla neve otto mesi dell’anno, sede di un importante fabbrica di 20
macchine per la lavorazione della lamiera - la E.W. Bliss - presso la quale Silvio aveva vinto uno stage di tre mesi tramite il Politecnico, per quella che sarà la loro prima avventura di vita all’estero. Terminati i tre mesi previsti, la direzione della fabbrica propose a Silvio l’assunzione ed un ottimo, per quei tempi, stipendio, facendo decidere gli sposi di rimanere in USA altri nove mesi. Qui accanto momenti di vita lavorativa e sotto una vista dall’alto della Bliss ad Hastings, Michigan (USA)
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Qui sotto i famosi Club (il Club dei dipendenti veterani della Bliss) che, ancor oggi, piacciono sempre molto agli americani.
Non posso non fare una breve riflessione: Silvio e Laura hanno avuto certamente un grande coraggio. Dobbiamo considerare il contesto in cui questi due ventenni presero “armi e bagagli” e si spostarono dall’altra parte del mondo: a quel tempo le distanze erano ben diverse, per fare una telefonata internazionale dovevi prenotarla (non c’erano di certo i cellulari) e mamma non sapeva una parola di inglese! La foto qui accanto mostra i due sposi in tutta la loro giovinezza e determinatezza data dalla loro coesione indissolubile.
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La vita americana, seppur con mille difficoltà, scorre piacevolmente ed i due sposi acquisiscono, pian piano, alcuni stili di vita “americani”.
Nel frattempo, anche grazie al carattere tipico dell’americano di provincia, Silvio e Laura coltivano diverse amicizie che rimarranno nel tempo e che ritroveranno anche in loro viaggio di ritorno in USA (a Charlotte) dopo circa trent’anni!
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In quell’anno di vita statunitense i due giovano sposi ricevono anche la visita dei genitori di Silvio: Teti e Pietro.
La foto ritrae nonno Pietro e nonna Teti, particolarmente gioiosa, accanto a mamma Laura ormai calata nella moda USA.
Nel 1969, dopo questa felice esperienza, Silvio e Laura decidono comunque di tornare in Italia e precisamente a Milano dove mio padre aveva trovato impego - grazie alle referenze date dalla Bliss - di Responsabile Commerciale della Morini & Bossi, società che si occupava di importazione e vendita di macchine utensili per lavorazioni meccaniche anche della stessa Bliss.
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Il 02.01.1970 entra in scena Pierino, l’ennesimo “Pietro” della famiglia Picozzi, nella tradizione dell’alternanza dei nomi “Pietro e Silvio”, in casa comunque chiamato “Piero”.
Anche in tal caso la vena artistica di Laura si manifesta in tutta la sua grandezza.
In questa foto, Pierino ha tre mesi: dovrebbe trattarsi di una foto scattata nella casa dei nonni materni di Via Don Minzoni a Pesaro.
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Mio padre, un ragazzo di trentuno anni, che guarda orgoglioso il proprio figlio di pochi mesi.
Qui accanto, siamo a marzo 1971, Pierino cavalca i leoncini di pietra accanto alla Palla di Pomodoro a Pesaro, sui quali nonno Renato lo portava, evitando accuratamente la sala giochi ove oggi c’è il ristorante Polo.
Qui accanto Pierino “la peste” in tenuta “american boy” a Milano, in Piazza Libia, dove la famiglia (composta da Silvio, Laura e Pierino) rimane fino al 1975. Sullo sfondo la bellissima Fiat 132 color oro di mio padre - erano colori di moda all’epoca per la auto – parcheggiata accanto casa: da notare, come si vede nella foto, che già in quegli anni a Milano le macchine venivano lasciate, per carenza di posteggi, sui marciapiedi. 26
Nel 1976 - dopo la tragedia dell’anno 1973 che segnò la perdita di mia sorella Maria Eva (appena nata) e di cui non farò ulteriore cenno per rispetto di quello che è sempre stato l’atteggiamento dei miei genitori su questa vicenda - la famiglia Picozzi si trasferisce a Pesaro, precisamente a Trebbiantico, a “La Romantica”, casa di campagna costruita da mio nonno Renato, il quale - qualche anno più tardi ristrutturò anche la casa di fronte (già del contadino), ovvero “La Meridiana”, per poi stabilirvisi.
La decisione fu presa anche in ragione del fatto che a Silvio venne diagnosticata una forma di leucemia che, all’epoca, i dottori ritenevano avrebbe lasciato a mio padre poco tempo di vita.
Dunque, Silvio - volendo trascorrere il poco tempo che i medici gli avevano pronosticato - decise di trasferirsi lontano dalla frenesia della vita della grande città e dalle seppur maggiori possibilità di carriera nel mondo del lavoro: fu una decisione sicuramente azzeccata.
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La vita di provincia, non poteva che portare serenità alla famiglia: Silvio, rimboccandosi le maniche, trova un impego come responsabile commerciale presso la Medori Macchine di San Benedetto del Tronto, sempre nel settore dei macchinari utensili. Il ricordo di quegli anni è scandito dai tanti chilometri fatti in macchina da mio padre non solo per andare a lavorare tutti i giorni in una sede così distante, ma anche per le visite commerciali presso i clienti sparsi in zona.
La foto qui accanto è stata scattata a Trebbiantico nel 1978, prima della ristrutturazione de La Romantica. Qui accanto, invece, i miei genitori nel 1979 che aspettano il ritorno di Pierino dalla lezione di sci (probabilmente Cortina): bastava una giacca a vento stesa per terra per passare assieme momenti sereni.
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I miei genitori non hanno mai praticato sport ma, ovviamente, per amore verso i proprio figlio, hanno cercato in tutti i modi di avviarmi ad una disciplina sportiva: qui sotto una foto di Piero nella vecchia palestra di scherma di Palazzo Baldassini di Pesaro, sopra al circolo U.N.U.C.I., che per circa dieci anni fu la mia seconda casa.
Pierino, per la soddisfazione dei suoi genitori, fu il primo a Pesaro – sotto la guida del mitico Maestro Salvatore Limone - a classificarsi quinto alle gare nazionali di scherma.
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Nel 1980 Silvio viene assunto da Giancarlo Selci come responsabile commerciale nella Biesse, società - sempre nel settore delle macchine utensili per la lavorazione del legno che, da piccola realtà imprenditoriale di provincia, divenne negli anni, grazie anche all’attività prestata da mio padre, un gruppo a livello mondiale quotato in borsa. L’attività lavorativa di Silvio presso la Biesse, lo ha portato a girare il mondo per tantissimi anni: in alto a destra papà è alla fiera di Singapore del 1981, mentre ui accanto è a Los Angeles nel 1983. Laura si prende cura della casa, aspettando il ritorno di Silvio dai viaggi di lavoro - poi lo accompagnerà nelle due successive avventure in USA nel 1995 ed in Francia nel 1999 - con amorevole devozione.
Qui accanto, invece, Silvio e Laura pronti per una festa in maschera nel 1980.
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A destra la visita nel 1980 dei parenti milanesi a Trebbiantico: da destra Laura, Pierino, zia Magda (la sorella di mio padre), Francesca Puchar (mia cugina), mia nonna paterna Teti e mio cugino Silvietto (anche lui vittima dell’alternanza “Pietro Silvio”). Sullo sfondo La Meridiana appena ristrutturata da mio nonno Renato.
Pierino nel 1980. La vita di campagna è certamente diversa da quella di città: qui sotto due scatti del 1982 che raffigurano Laura in momenti di vita agreste a Trebbiantico.
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Qui accanto la famiglia Picozzi (nel 1985 circa): Piero cresce e Laura e Silvio sono due bellissimi genitori.
La foto accanto è del capodanno del 1987 durante una festa con amici a La Romantica.
L’esperienza estera (e quelle future che, poi, seguiranno), testimoniano la grande passione per i viaggi di Laura e Silvio; passione che i due sposi coltiveranno durante tutta la loro vita: qui accanto una foto del 1989 che ritrae gli sposi in Kenya.
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Nel frattempo Silvio fa carriera in Biesse: nella foto qui sotto del 1990 lo troviamo nel capannone di via Toscana assieme agli amici e colleghi Germano Buzzi e Rolando Santini, altre due colonne agli albori della società.
Nonostante i numerosi viaggi di lavoro di papà, Silvio e Laura girano il mondo anche per vacanza. Questa qui sotto è una foto scattata a Copenaghen del 1990 che li ritrae, come al solito, felici di stare assieme.
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Qui sotto, la famiglia Picozzi al completo ed in gran spolvero per il matrimonio di Silvietto nel settembre del 1992: mio padre aveva cinquantadue anni ed un figlio accanto che sembrava già, per così dire, un ometto!
L’attività lavorativa di Silvio raggiunge l’apice tra il 1995 ed il 1999, anni nei quali Silvio e Laura, si “rimettono in gioco” affrontando - non più ragazzini - due nuove sfide all’estero, sempre assieme: la prima fu nel 1995 presso la filiale Biesse in USA a Charlotte in North Carolina, che durò un anno.
Qui sopra un disegno dell’azienda fatto da mia madre, che passava le sue giornate a dipingere e gestire una bella villetta dove si erano stabiliti, tra un campo da golf ed un lago e con gli scoiattoli in giardino.
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La seconda esperienza estera fu nel 1999 presso la filiale in Francia a Lione: qui sotto Laura che disegna ai margini del Rodano. Senza alcun dubbio per Silvio - ma, senz’altro anche per Laura - deve essere stato, comunque, un grosso sacrificio lasciare a sessant’anni la propria amata casa (“La Romantica”), il figlio ed i loro amici, per trasferirsi per così tanto tempo, oltre che lontano da casa, in due realtà così diverse anche fra loro. Di certo, se l’esperienza americana fu comunque entusiasmante per i due sposi - anche per il fatto di ripercorrere più o meno inconsapevolmente, seppur con una visione completamente diversa, l’avventura vissuta trent’anni prima altrettanto vero è che l’esperienza francese, per l’annoso attrito che segna i rapporti di noi italiani con i cugini d’oltralpe, fu quantomeno per i rapporti sociali - del tutto negativa.
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La vita a Charlotte, placida cittadina americana fatta di villette, laghi e campi da golf e, soprattutto, la cordialità dell’americano di “provincia”, consentirono a Laura e Silvio, anche in questa seconda esperienza americana, di non sentire eccessivamente la mancanza di casa. Il ritorno a casa dalla grigia e scorbutica Lione fu, invece, la fine di un periodo non indimenticabile. I due sposi tornano, quindi, definitivamente in Italia dalle avventure estere e riprendono la loro vita nella casa di Trebbiantico, frequentando i loro amici di sempre. Qui sotto una foto del 2000 che ritrae i miei genitori sempre uniti e felici di stare assieme.
Il 1° gennaio del 2001 Silvio va, meritatamente, in pensione anche se, per i successivi tre anni - per la passione che, comunque, ha sempre avuto per il proprio lavoro - si dedica, in maniera saltuaria, attività di consulenza. Nel frattempo, Silvio - come lui stesso ricorda nella sua biografia dedica sempre più tempo a migliorare le proprie (già profonde) conoscenze sulla storia di Pesaro e delle ceramiche pesaresi. Mio padre ha amato Pesaro e la sua storia, credo più della propria città natale: dal 2002 al 2005 ricopre, con immensa passione, anche la carica di presidente dell’ “Associazione Amici della Ceramica di Pesaro”. Silvio scrive diversi libri su Pesaro, che vengo pubblicati, e che sono anche consultabili sul suo sito http://www.storialocalepesaro.it, anch’esso realizzato solo per passione e senza, come sempre, alcun fine di lucro. 36
In particolare, le opere pubblicate di mio padre sono: - La fonte di Sajano (storia, appunto, della fonte situata nell’area di Fossosejore, tra Pesaro e Fano), stampato nel settembre 2007 dalle Arti Grafiche Stibu di Urbania grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e con il patrocinio del Comune di Pesaro; - Il lavatoio di Santa Veneranda e Ponte Valle, stampato nel mese di luglio dell’anno 2008 dalle Arti Grafiche Stibu di Urbania grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e con il patrocinio del Comune di Pesaro; - San Giuliano Martire – Parrocchia di Trebbioantico, stampato nel mese di ottobre dell’anno 2009 dalle Arti Grafiche Stibu di Urbania grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e con il patrocinio del Comune di Pesaro; - La Vecchia Fonte di Sant’Angelo in Lizzola, stampato nel mese di agosto dell’anno 2010 da Industria grafica Sat di Pesaro grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e con il patrocinio del Comune di Pesaro; - Storia della villa Cattani, stampato nel mese di marzo dell’anno 2015 da La Grafica di Cattolica grazie alla Banca di Credito Cooperativo di Gradara, scritto e voluto da mio padre anche per la profonda ed inossidabile amicizia che lega da più di quarant’anni la Famiglia Picozzi con la Famiglia Tomassini, proprietaria della Villa. Anche mia madre, con la sua vena artistica, si occupa di pittura e ceramica. Accanto Laura nel 2003, durante una cena del Lions Club, assieme a Pavarotti a quale donò una ceramica, da lei interamente realizzata e raffigurante la vista del San Bartolo (già residenza del tenore) .
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Nel frattempo, nel 2004, Silvio - sentendosi di poter dare ancora molto da punto di vista lavorativo - accetta l’incarico di amministratore delegato presso la Viet Spa di Pesaro, mansione che svolge fino al 2007, anno in cui si considera definitivamente in pensione e si dedica sempre più alla passione per le ricerche storiche di Pesaro oltre che come lui stesso testualmente dichiara - “a curare il suo giardino e a frequentare gli amici che amano la buona conversazione e il buon cibo pesarese”.
Qui accanto è ritratto l’anniversario per i quarant’anni di matrimonio del dicembre 2007, presso il noto ristorante Alceo (nella sua vecchia sede della strada panoramica), con l’amico d’infanzia Marco Premoli che aveva partecipato alle loro nozze a Trebbiantico.
Nel contempo Silvio e Laura continuano a coltivare anche la grande voglia di viaggiare: qui sotto sono alle Mauritius nel 2008.
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La passione per i viaggi non si ferma: qui sotto una bella foto di Laura e Silvio, uniti con l’entusiasmo di sempre, a Petra, in Giordania, nel 2009.
Come si può vedere anche dal volto disteso, mio padre – e conseguentemente mia madre - aveva finalmente raggiunto la serenità dopo le vicissitudini di un’attività lavorativa che lo avevano sempre coinvolto in prima persona, con una dedizione fuori dal comune.
Oltre al bellissimo paesaggio, si può notare che i due sposi – mio padre settantenne, mia madre qualche anno più giovane – sembrano ancora due ragazzi in cerca di nuove avventure. 39
Qui sotto una bella foto di famiglia del 05.10.2009 che ritrae iPicozzi per il settantesimo compleanno di Silvio.
Gli anni passano tranquilli nella dimora di Trebbiantico: Laura e Silvio condividono la passione per il giardinaggio e si occupano a tempo pieno della loro casa, con bellissime cene organizzate da mia madre per i loro numerosi amici. Laura, ovviamente, continua a sviluppare la sua vena artistica: qui si possono vedere solo alcune delle immagini create da Laura per la preparazione dei biglietti di auguri Natalizi, realizzati a mano uno ad uno, che negli anni hanno avuto molto successi fra gli amici.
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Sono vere e proprie opere d’arte, senza alcuna possibilità di essere tacciati di partigianeria.
Qui sotto ritroviamo Laura e Silvio nel 2011 a casa di amici (Sig.ri Sgrignani).
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La passione dei viaggi continua: qui siamo in Thailandia nel 2011 con un’abbronzatissima Laura.
Nel frattempo proseguoni anche il famosi incontri che i compagni di Liceo di Silvio organizzavano il venerdì 17 di ogni anno da oltre cinquant’anni: nel 2011 Silvio, rompendo la tradizione di vedersi nel milanese, ospita gli ex compagni presso Villa Cattani Stuart.
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Qui gli sposi, con una invidiabile abbronzatura, sono ritratti alle Maldive nel 2011, in un “audace” bagno notturno, durante l’ennesimo viaggio.
Qui sotto siamo nel 2011: a sinistra Silvio sui tetti di Roma, in occasione della festa di anniversario di matrimonio di Achille e Stefania Marchionni mentre, a destra, si vede Laura che si affaccia dal balcone fiorito de La Romantica.
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Qui sotto troviamo Laura e Silvio nel 2012, con Laura che appoggia affettuosamente una mano sulla spalla del suo sposo.
e, qui sotto, più tardi nel 2013, Laura e Silvio sono sempre abbronzati e felici.
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Gli anni trascorrono tranquilli: Laura e Silvio nel 2014 abbronzati, di ritorno da un ennesimo viaggio alle Maldive, in una cena con amici.
I viaggi si susseguono: qui sotto Silvio e Laura, come accennato sopra, sono ritratti nell’aprile 2014 alle Maldive.
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Venerdì 13 giugno 2014 i compagni di liceo si ritrovano, seppur purtroppo - sempre meno numerosi, a Milano: Silvio porta benissimo i suoi anni!
Silvio si gode, assieme a Laura, i suoi anni di meritata pensione nella tranquilla Trebbiantico, circondato dalle sue piante nel giardino de La Romantica: la foto è dell’agosto del 2015; l’espressione di Silvio è serena ed appagata.
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I due sposi si godono la spiaggia settembrina (2015) di Pesaro
assieme all’amica Lella Sgrignani, vicina di ombrellone: sono sempre uniti.
L’amore tra i due sposi si manifesta nell’ammirazione che hanno l’uno per l’altra: qui sotto troviamo raffigurato il “pesce” - composto sul piatto di portata in ceramica antica di mia nonna paterna - fotografato da mio padre e creato da Laura (abilissima cuoca, oltre che artista) per proporre l’insalata russa, pietanza tanto cara a Silvio.
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L’amore di Silvio per la cittadina adottiva arriva, a settantacinque anni compiuti (siamo, appunto, nel 2016), anche al taglio dell’erba nella giardino della chiesa di Trebbiantico. La chiesa, ormai orfana da tempo di Don Fernando (ritiratosi dalla vita pastorale attiva) e tutto ciò che riguardava la sua storia e quella di Pesaro (e dintorni), ha sempre costituito motivo di interesse per Silvio.
Gli anni scorrono: siamo all’anniversario del cinquantesimo anno di matrimonio di Silvio e Laura del 09.12.17. Un traguardo che rappresenta per le generazioni a seguire - anche soprattutto per come è stato vissuto e conseguito, come spero possa emergere da questo ingeneroso racconto - una meta difficilmente raggiungibile in una vita di coppia. Laura e Silvio appaiono sereni e soddisfatti della loro meravigliosa vita assieme.
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Qualche giorno più tardi Silvio, accusando un qualche fastidio alla gola - e dopo essere stato visitato dall’amico otorinolaringoiatra Dott. Magini – si sottopose ad un accertamento presso l’Ospedale Torrette di Ancona – un cosiddetto “ago aspirato” – che, apparentemente, escluse ogni problema degno di seria preoccupazione. Sembrerà forse strano, ma voglio considerare questa vicenda di Ancona come un ultimo “regalo” che la vita (o chi, in qualche modo, la governa) abbia voluto concedere ai due sposi. Laura e Silvio partono per il loro ultimo bellissimo viaggio assieme alle Maldive e Sri Lanka, in occasione del loro anniversario di nozze d’oro.
Silvio a 78 anni e Laura a 72 si divertono ancora assieme a scoprire il mondo con immutato entusiasmo ed intesse.
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Laura e Silvio sembrano due ragazzini: qui sotto, vestiti con la tuta e scarpe da tennis, scattano una foto con una inquadratura tipica delle foto postate dai giovani sui social network.
La foto, pur nell’inconsapevolezza dei due protagonisti, sembra emblematica: con l’atteggiamento di due giovani cosi vestiti, dopo aver affrontato una intera vita assieme, i due sposi sembrano capire che è giunto il momento di fermarsi per affrontare, ancora una volta, l’ultimo cammino su quel pontile verso l’orizzonte infinito. Tornati dal bellissimo viaggio, Silvio - accusando fastidi, sempre più forti, alla gola - decide di sottoporsi ad un nuovo “ago aspirato” presso l’Ospedale di Pesaro, all’esito del quale gli viene diagnosticato un carcinoma anaplastico indifferenziato alla tiroide di ben cinque centimetri. L’incontro con il medico, a cui ho assistito - avvenuto (sembrerà un dettaglio stupido, ma assicuro, in certe situazioni non lo è: quantomeno per un fatto psicologico che è elemento fondamentale in queste vicende) in un vero e proprio sgabuzzino adibito a “studio medico”, oltre che a spogliatoio e ripostiglio - non dava molte speranze. Silvio affronta anche questa situazione con la stessa forza d’animo di sempre e con l’amore di sempre verso Laura. A febbraio si opera al Bufalini di Cesena, assistito in maniera splendida dal mio amico Dott. Antonio Balestrieri e, successivamente, intraprende un percorso di cura presso l’ospedale di Muraglia di Pesaro, anche qua con il premuroso ausilio di un altro mio amico, il Dott. Maurizio Nardelli nonché del Dott. Feisal Bunkheila.
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Questa foto ritrae i due sposi a Pasqua il 01.04.18: credo sia l’ultima immagine serena dei miei genitori, che - sostenendo un piatto di uova sode con maionese, capperi e foglie di ulivo (storica pietanza di nonna teti che piaceva molto a Silvio) - si guardano ancora con immutato amore.
Silvio, dopo un periodo di sofferenze, ci lascia il 16.06.18 spegnendosi nel proprio letto, con le finestre della stanza matrimoniale aperte sul suo giardino, in una bellissima giornata estiva.
Le ultime parole che mi disse un attimo prima di andarsene furono: “occupati della mamma”. Non credo serva aggiungere altro.
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Laura continua ad occuparsi dell’amata casa di Trebbiantico ed a coltivare i propri hobby di sempre, cercando di portare avanti quel senso della vita fatto di cose semplici ed amicizie che ha sempre caratterizzato la vita dei due sposi.
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Piero, ormai cinquantenne, da dieci anni costituisce una nuova, moderna - e, probabilmente, ultima - famiglia “di fatto� Picozzi con Daniela Marchionni che, nonostante tutto, continua a rimanergli accanto, condividendo - anche loro - una forte passione per i viaggi. Dovevo a mio Padre il completamento della storia della Famiglia Picozzi che, di certo, non poteva non raccontare le straordinarie vicende della vita di Laura e Silvio.
Dedicato ai miei genitori.
Pesaro, 04 marzo 2019
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