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Bioetica e Postumano

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Palus Lotorum

Palus Lotorum

«Il termine “post-umano” indica una condizione o una prospettiva che mette in discussione il concetto di umano per l’assenza di linee di confine nette tra esseri umani e macchine, o più in generale, tra meccanismo cibernetico ed organismo biologico. Ciò comporta una ridefinizione del concetto di umano?»

«Credo sia giunto il momento di cominciare ad interrogarci sul significato di espressioni quali normalità e terapia: l’uso degli occhiali da vista è “potenziamento umano” o no?»

«Cosa si intende per “biologia sintetica”?»

«La possibilità di ricombinare componenti biomolecolari in modo da produrre nuovi circuiti genetici e biochimici, per rimodellare forme di vita esistenti o crearne di nuove. Alcune applicazioni possono essere offerte dalla produzione di strumenti biologici per la rigenerazione cellulare, dalla fabbricazione di nuovi materiali e combustibili, dallo sviluppo di circuiti bio-elettronici su nano-scala, dal controllo di membrane cellulari e biosensori artificiali.»

«A che punto è la riflessione bioetica in Italia?» «È in grado di guardare oltre i temi di inizio e fine vita, a cui alcuni vorrebbero ridurre il dibattito bioetico nel nostro Paese.»

«Attualmente si può parlare di una svolta nella storia della bioetica e del sorgere di una “Etica del nuovo”?»

«Se ne può parlare, precisando che si tratta di una espressione coniata dal Centro di studi biogiuridici “ECSEL” per indicare le iniziative scientifiche multidisciplinari con cui, da tempo, sollecitiamo la riflessione bioetica e biogiuridica su temi che sono, all’estero, al centro del dibattito bioetico.»

Nell’intento di estendere gli orizzonti della riflessione bioetica ai temi emergenti si è svolto il convegno “La biologia sintetica. Dal corpo bionico al post-umano, passando per la bioeconomia” (2010), organizzato dal Centro “ECSEL”. Al termine del convegno i relatori hanno redatto un appello indirizzandolo ai Ministri della Salute, dell’Istruzione, Università e Ricerca e dell’Ambiente, nonché al Comitato Nazionale per la Bioetica. Nel documento i relatori rilevano che le applicazioni della biologia sintetica e delle nuove tecnologie, possono sollevare preoccupazioni di ordine bioetico, soprattutto sotto il profilo della sicurezza sanitaria ed ambientale, nei confronti delle quali va ribadito il primato dei diritti fondamentali dell’uomo rispetto agli interessi della scienza e della società, conformemente alle indicazioni che emergono anche dai principali strumenti giuridici internazionali ed europei. Si chiede dunque l’adozione di appropriate procedure di valutazione del rischio nella prospettiva dello sviluppo di farmaci, vaccini e presìdi clinico-terapeutici, nonché della diffusione nell’ambiente di organismi prodotti o modificati mediante la biologia sintetica. Inoltre, secondo i relatori, il quadro normativo della biologia sintetica andrebbe integrato mediante norme ad hoc in materia di etichettatura (dei prodotti derivati dalla biologia sintetica, quali prodotti od ingredienti alimentari, mangimi, cosmetici e materiale tessile) e la revisione della disciplina del brevetto biotecnologico, per assicurare che i vantaggi derivanti dalle applicazioni della biologia sintetica e la loro diffusione vadano anche a beneficio delle popolazioni dei Paesi che sono fonte primaria di diversità genetica.

I relatori hanno chiesto anche il supporto del Comitato Nazionale per la Bioetica per favorire l’adozione di un codice di condotta per la ricerca scientifica. Infine, tenendo conto che codici e regolamenti non sono sufficienti, da soli, alla costruzione di un nuovo ordine di civiltà, si sollecita da più parti lo sviluppo di un dibattito pubblico trasparente e multiculturale sui cambiamenti che la biologia sintetica potrebbe indurre nel modo di concepire la vita. [4]

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POSTHUMAn 1992

I primi anni ’90 si aprono con un predominio internazionale degli Stati Uniti, che avevano acquisito negli anni un carattere cosmopolita: l’arte contemporanea USA appare come “arte del mondo”. New York, luogo più rappresentativo degli States, diventa negli anni ’90 una vera e propria “vetrina internazionale”. La mostra Post-Human, itinerante in diversi paesi europei ma di matrice statunitense, parla della nuova realtà americana con artisti soprattutto statunitensi di nascita o di adozione. L’esibizione è stata concepita nel 1992 da Jeffrey Deitch, all’epoca uno dei più rappresentativi esponenti del pensiero post-moderno americano, esperto in economia, propenso e favorevole al neo-liberismo economico, brillante personalità che gli valse la possibilità di diventare curatore del MOCA di Los Angeles.

La poetica della mostra era quella di individuare nel post modernismo la fonte di una nuova filosofia di arte e di vita. Secondo Deitch, essa offriva la possibilità di coniare una nuova etica di comportamento (post-umana), libera di reinventare il proprio io, sia manipolando il proprio corpo che la propria identità, dichiarandosi padroni assoluti del proprio tempo, al di là delle proprie radici familiari, sociali, etniche e culturali. WSotto questa veste, il postmodernismo ha annunciato un uomo nuovo, metropolitano, senza radici. Unadelle icone che appaiono sul catalogo è Michael Jackson, che sfidando le leggi della propria natura, attraverso la chirurgia plastica riuscì addirittura a cambiare il colore della propria pelle.

In arte questo si traduceva in una “nuova figurazione” che riconosceva un’eredità e un riferimento nelle neo avanguardie. Col senno di poi, l’uomo descritto in quel contesto corrispose ad una ristretta realtà cosmopolita, un’elite economica planetaria. Uno spaccato ristretto e amalgamato su uno status privilegiato, con scarse radici culturali, che condivideva una filosofia di vita interplanetaria. Tutto ciò rispecchiava la realtà: era il frutto del neoliberismo e dei liberi scambi internazionali. Con il tempo si erano formati diversi circuiti chiusi: quello della moda, quello della politica, quello dell’arte e così via. L’arte in particolare si impone come circuito a sé stante, esclusivamente dedicato all’arte contemporanea, in grado di produrre e paradossalmente consumarne i prodotti.

Il tema della corporeità e l’ideale del corpo così come viene rielaborato dalle strategie comunicative sono i nodi centrali di questa mostra che raccoglie artisti internazionali appartenenti alle tendenze più significative degli anni Novanta. I mass media ci restituiscono una rappresentazione idealizzata della realtà, elaborando stili di vita che si impongono come modelli individuali assoluti. La costante ricerca della perfezione del corpo e il miglioramento della tecnologia applicata all’ambito chirurgico, portano a una ricerca spasmodica di sistemi per combattere l’avanzare del tempo e per rincorrere i modelli imposti dai media. Manipolazioni genetiche, interventi chirurgici per il miglioramento del proprio corpo, terapie anti-invecchiamento sono ormai pratica generalizzata. Gli artisti presenti in questa occasione pongono in questione proprio l’eccessiva attenzione per la realtà virtuale imposta dai media, attraverso opere che svelano tutte le nevrosi della società contemporanea. Alcune sono dichiaratamente provocatorie, come le sculture antropomorfe, a volte comico-grottesche che caratterizzano i lavori di Kiki Smith, Pia Stadtbäumer, Paul McCarthy, Robert Gober o le opere a esplicito riferimento pornografico di Felix Gonzalez-Torres, Ashley Bickerton, Charles Ray e Jeff Koons. In altri lavori centrale è l’indagine sui modi in cui viene codificata dai media l’immagine femminile, come nelle fotografie di Cindy Sherman o nelle opere di Janine Antoni che evidenzia le nevrosi legate al cibo, attraverso i suoi cubi di lardo o di cioccolato, o come ancora nelle installazioni di Sylvie Fleury, composte da serie di scarpe di moda o da sacchetti Chanel, che pongono in discussione il sistema mercificato dei beni mobili di lusso. Anche nei ritratti di Thomas Ruff basati sull’indebolimento dei tratti distintivi del personaggio o nelle fotografie dei consigli di amministrazione di grandi gruppi aziendali scattate da Clegg & Guttmann, quello che risulta evidente è come il potere, la massificazione, i continui dettami della moda imposti dai media minino l’equilibrio psicofisico dell’individuo e di conseguenza l’intera società. [5]

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