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Jenny Holzer
JANINE ANTONI
Mi interessa molto la ripetizione, la disciplina e ciò che mi accade psicologicamente quando metto il mio corpo in quel punto estremo.
Janine Antoni (Freeport, Bahamas, 19 gen. 1964) è un artista contemporanea delle Bahamas formatasi negli USA, che crea in performance art, scultura e fotografia. Vive e lavora a New York.
Janine Antoni è laureata presso il Sarah Lawrence College, ed alla Rhode Island School of Design con un MFA nel 1989. Era una 1998 MacArthur Fellow e un 2011 Guggenheim Fellow. Lei lavora anche come mentore alla Columbia University School of the Arts. È sposata col compagno e alunno del RISD Paul Ramirez Jonas e risiede a New York City. [18]
Le opere di Antoni si concentrano principalmente su processi e le transizioni tra la realizzazione e il prodotto finito. Spesso lei usa il suo corpo, come un ente o prestando particolare attenzione alle parti del corpo come strumenti, utilizzando la sua bocca, i capelli, le ciglia, e, attraverso la scansione tecnologica, il cervello, per svolgere le attività quotidiane e per creare le sue opere d’arte. Antoni ha citato Louise Bourgeois come una forte influenza artistica, riferendosi a Bourgeois come la sua “madre artistica”.
Le sue opere più note risalgono agli anni Novanta del XX secolo in cui ha realizzato una serie di studi sull’identità di genere, sulla percezione culturale della fisicità, la bellezza e la sessualità femminili usando il proprio corpo come parte costitutiva della performance.
Tra le sue opere principali di questi anni: Gnaw (1992, Saatchi gallery, Londra), focalizzata sulle ‘malattie sociali’ della bulimia e dell’anoressia, in cui la Antoni ha cesellato con i suoi stessi denti due cubi di 270 kg, uno di cioccolato e l’altro di lardo, ricavandone poi cuori di cioccolato e rossetti per labbra; Loving care (1993, Anthony d’Offay gallery, Londra) in cui ha usato, inginocchiata a terra, i capelli per dipingere la galleria, con un rovesciamento dello stereotipo femminile della cura e della pulizia; Slumber (1994, Kunsthaus, Zurigo) in cui, dormendo all’interno del museo, ha registrato la propria attività cerebrale in fase REM (Rapid eye movement) per tessere poi una ‘coperta dei sogni’ che riproducesse il tracciato encefalografico.
Tra le opere più recenti, il video Touch (2002) e la performance unica To draw a line (2003, Luhring Augustine, New York), esperimenti funambolici e metafore sull’equilibrio, alcuni lavori sulla maternità (per es. il lavoro fotografico One another, 2008, e l’istallazione Inhabit, 2009), e ancora l’istallazione Tear (2008).
La Antoni ha avuto grandi mostre del suo lavoro al Whitney Museum of American Art di New York; al Solomon R. Guggenheim Museum di New York; al S.I.T.E. di Santa Fe; e all’Irish Museum of Modern Art di Dublino. Destinataria di numerosi premi prestigiosi, tra cui un John D. e Catherine T. MacArthur Fellowship nel 1998 e la Fondazione Premio Larry Aldrich nel 1999.
Fare performance non era qualcosa che intendessi fare. Stavo facendo un lavoro che riguardava il processo, il significato del fare, cercando di avere un rapporto di amore-odio con l’oggetto. Mi sento sempre più al sicuro se riesco a riportare lo spettatore alla sua realizzazione. Cerco di farlo in molti modi diversi, per residuo, per contatto, con questi processi che sono fondamentali per tutte le nostre vite... a cui le persone potrebbero relazionarsi in termini di processi, attività quotidiane - fare il bagno, mangiare etc. [19]