SUD 10 anno II

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FREE PRESS DI GIORNALISMO INVESTIGATIVO

Anno ii - n. 10 - MERCOLEDì 16 novembre 2011

EDIZIONE DI CATANIA

Melior de cinere surgo

sanitA loro storie di morti in ospedale

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CATANESI SONO ALLUPPIATI »

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sindaco abusivo

Assunzioni illegittime?

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gli strani affiti

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EDITORIALE

TERRORISMO, FINANZA E MAFIA Crisi globale e dramma siciliano

Aureliano Buendìa Basta la criminale spregiudicatezza di banchieri e finanzieri per spiegare la crisi economica che sta affamando l’Occidente? Ci soddisfa pensare che una classe politica impresentabile, sottomessa agli ambienti criminali della finanza, sia la causa della catastrofe in atto? Certo, finanzieri, banchieri e politici portano sulle spalle una responsabilità epocale, così da meritare per questo d’essere allontanati dal potere e, laddove ci sono crimini, di finire i loro giorni in galera o meglio ancora spogliati di ciò che hanno rubato, e tuttavia solo un’analisi superficiale potrebbe fermarsi ad individuare in questi due poteri la causa unica della crisi finanziaria che si sta consumando.

da 3 fasi.

stro Paese ed in particolare per la Sicilia.

La prima fase avrebbe visto l’intervento dei Paesi produttori di petrolio intervenire sui mercati aumentando artificiosamente il prezzo del greggio, determinando così una plusvalenza miliardaria per quei Paesi ed uno squilibrio invece nella bilancia delle Nazioni consumatrici.

Occorre quindi sottolinearsi come purtroppo le regioni più depresse siano anche le più esposte all’impoverimento che si sta consumando, ed in particolare perciò il sud Europa e segnatamente la Sicilia (come la Grecia) stanno subendo ripercussioni gravissime su un’occupazione già ridotta ai minimi continentali e su un sistema creditizio che da sempre vede le banche affamare la nostra terra per portare i risparmi nelle aree più ricche del Paese.

La seconda fase ha visto l’attacco diretto alle grandi banche con il fallimento dei colossi americani. La terza fase, che è quella in atto, prevede di provocare

Abbiamo, infatti, già dimenticato che nel 2001, dopo l’attentato dell’11 settembre, Bin Laden oltre a minacciare l’Occidente con l’avviso di altri attentati, ripeteva che America ed Europa andavano attaccati nei mercati, e cioè nel cuore di un sistema, certamente malato, guardato dagli estremisti come il finanziatore di un modello non gradito ai Paesi arabi più integralisti? Nondimeno, non c’è oramai informazione che non liquidi ciò che sta accadendo con la solita nenia degli speculatori; ma cosa significa speculare? E chi sono questi speculatori? E’ davvero credibile che un gruppetto di criminali se ne stia nascosto chissà dove davanti al computer mettendo in crisi milioni di famiglie, capi di stato e di governo, presidenti di banche storiche? Probabilmente sarebbe invece più saggio osservare come un sistema bancario in crisi per l’irresponsabilità dei banchieri, con una finanza mondiale favorita da governi complici nelle ricchissime operazioni di speculazione, insieme ad una debito pubblico enorme, e grazie ad un Occidente in conclamato degrado di valori e di modelli di vita, abbiano rappresentato l’occasione ideale affinché non già l’Islam bensì i poteri arabi più forti muovessero l’attacco finale alla nostra civiltà. Non è un’opinione di chi scrive ma il risultato di uno studio molto ben documentato commissionato dal governo degli Stati Uniti ad un gruppo di esperti in scenari di guerra innovativi ed anomali. Lo studio finale di quasi 150 pagine si intitola: “Economic Warfare: Riscks and Responses” e nel capitolo “The Risk of Financial Terrorism/Economic Warfare” viene spiegato come l’attacco all’Occidente compren-

Direttore Responsabile Fabiola Foti • direttore@sudpress.it Collaboratori Silvio D'Alì, Andrea Di Grazia, Andrea Pappalardo, Antonino Reina, Federica Campilongo, Rosario Pavone, Angelo Capuano, Aureliano Buendia, Desiree Sicilia, Michele Minnicino

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La condizione della Sicilia è poi peggiorata dalla presenza della Mafia, poiché non c’è alcun dubbio che il Crimine organizzato giochi un ruolo micidiale sia sul sistema delle imprese come anche su quello del mercato del credito, con l’incremento dell’usura, come altresì sul mondo del lavoro garantendo una manovalanza criminale remunerata delittuosamente. Tutto ciò rende chiarissima l’inadeguatezza di una classe politica perlopiù collusa, affarista ed incapace, a sua volta finanziata da ambienti criminali, intenta a spartire appalti quale merce di scambio con la Mafia, sottomessa al Crimine per l’ottenimento del consenso attraverso appunto il voto di scambio. Ecco perché è inaudito che il Presidente della regione Sicilia rimanga al suo posto malgrado abbia a carico un processo proprio per voto di scambio. Ed ecco perché è incredibile che Catania abbia un Sindaco rinviato a giudizio per avere messo le mani nell’odiosa pratica dei finanziamenti ai più bisognosi restando coinvolto nello scandalo dei Servizi sociali.

il default degli Stati Uniti d’America, della Germania, della Francia, della Spagna, dell’Italia e quindi dell’intero sistema. Questo il quadro tremendo che viene descritto e che purtroppo ha implicazioni ancora più gravi, poiché nello studio si fa rilevare come l’indebolimento delle democrazie occidentali sia naturalmente propedeutico ad un attacco convenzionale e comunque aumenti il rischio di conflitti armati tra gli Stati. Gli Stati che secondo questo Rapporto stanno dietro l’attacco sono l’Iran, il Venezuela, la Cina ed un gruppo di Paesi arabi, di fatto in mano a centrali terroristiche. Del resto, la tensione di questi giorni tra Iran ed Israele da proprio conto di quanto sia grave e serio il pericolo che la nostra società sia trascinata in una guerra devastante. Ora, se tutto ciò è vero occorre interrogarsi su quali sono, e saranno ancor di più, le conseguenze per il no-

Una classe politica avversaria della Mafia e dei poteri siciliani collusi potrebbe in questo momento di grave crisi giocare un ruolo importantissimo per alleviare le sofferenze delle famiglie siciliane e catanesi. Una Regione credibile potrebbe farsi parte interlocutrice con il sistema bancario per alleviare l’indebitamento delle famiglie e potrebbe, anziché assumere sempre nuovi consulenti, favorire l’occupazione dei giovani e dei tanti quarantenni che hanno perso il lavoro. Un Sindaco capace avrebbe pronto un progetto sociale per la città per aiutare le tantissime famiglie che bussano alla Caritas perché non possono comprare il latte per i bambini, per i tanti che non hanno un tetto ed per i moltissimi che hanno la casa ma hanno difficoltà persino a comprare i libri per la scuola dei figli. Di fronte a scenari globali purtroppo così gravi, le Amministrazioni locali questo devono saper fare: stare vicine al popolo, aiutarlo e sostenerlo, anziché affamarlo come fanno i più odiosi Padroni.


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CRONACA

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“POLI VOLEVA SOSTITUIRMI CON QUALCUNO DEL CLAN LOMBARDO” Intervista ad Alberto Lomeo, che rischia il licenziamento per aver detto la verità

«È stato da subito evidente che, il dottor Poli era arrivato al Cannizzaro con il compito di mettere al mio posto qualcuno che fosse del clan Lombardo» dice a Sud Alberto Lomeo, responsabile dell’unità di chirurgia vascolare dell’ospedale Cannizzaro di Catania. Lo ricordiamo ancora una volta, il dottore Lomeo è il medico, che si rifiutò di firmare una diagnosi che riteneva non veritiera in capo al presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Allora, il primario denunciò il fatto alla Procura della Repubblica. La diagnosi veniva effettuata in perfetta coincidenza con le notizie di stampa circa la possibilità di un imminente arresto dello stesso Lombardo nell’ambito di un’indagine antimafia. A metà ottobre Lomeo riceve una lettera, che pubblichiamo integralmente sul sito www.sudpress. it, con cui Francesco Poli, direttore generale del Cannizzaro, annuncia procedimento di recesso del contratto del medico. «Poli fin dal principio, ha fatto di tutto perché l’unità da me diretta sbagliasse – spiega Lomeo a Sud – non sono stati mai sostituiti i medici che andavano via, non si è operata la manutenzione dei macchinari, né ci sono stati forniti gli strumenti per operare. Eppure abbiamo raggiunto ugualmente gli obiettivi e siamo rientrati nel budget. Si sarebbe dovuto procedere ad una verifica fin dal 2009, ma consapevole che la mia unità non era caduta in fallo, Poli ha preferito raccogliere le 9 pagine con cui si annuncia il mio licenziamento e scelto una strada esterna a quella dell’ospedale, giacché adesso, sarà una commissione regionale a decidere del mio futuro. Cosa accadrà allora – continua Lomeo – me lo immagino già.» Nelle nove pagine, si segnala, a cominciare dalla 4, “la particolare vicenda, arbitrariamente resa nota all’opinione pubblica” che riguarda la diagnosi Lombardo. E da quanto si legge dalla lettera, sembra emergere che la maggior responsabilità del primario sia da imputare proprio al suo modus comportamentale in quella, che ormai definiamo la “particolare vicenda”. «Mi si rimprovera di aver violato il segreto d’ufficio – afferma Lomeo – ma ad essere sincero, quando mi imbattei in questa anomalia, mi rivolsi al mio avvocato, il quale, chiedendomi preventivamente se io mi fidassi della mia azienda, alla mia risposta negativa, mi consigliò di scrivere una lettera alla Procura della Repubblica. Certamente, rivolgendomi alla Procura, non credetti di spifferare ai 4 venti l’anomalia che interessò quella diagnosi». Chiediamo a Lomeo se lui voglia continuare a lavorare al Cannizzaro, ma ecco cosa ci risponde: «se va via Poli sì, in caso contrario, vado in pensione.» Nel frattempo quindi, la sanità siciliana perde l’ennesimo professionista, ma perché poi?

Alcuni stralci della lettera inviata a Lomeo da Poli. La direzione ospedaliera accusa Lomeo di aver violato il segreto d’ufficio per essersi rivolto alla Procura della Repubblica.

Francesco Poli

direttore generale ospedale Cannizzaro di Catania


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L’INTERVISTA

“I CATANESI SONO ALLUPPIATI”

Il prete di Cittàinsieme parla di Catania Fabiola Foti

“Voglio gente in piazza, non in chiesa” è una delle celebri frasi estrapolate dalle omelie di Padre Salvatore Resca, il prete della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Catania, fondatore e massimo esponente di quel movimento che ha contribuito alla vittoria a sindaco di Enzo Bianco nel ‘93. Lei è un prete di sinistra? «Ma che significa di sinistra? A me non interessa il colore. Io sono fedele a quello in cui credo» E intanto è stato proprio padre Resca con Cittàinsieme a consegnare le chiavi di Catania ad Enzo Bianco, tanto che un membro del direttivo, il compianto Antonio Guarnaccia, fu nominato assessore in quel lontano 1993. «Nel momento stesso in cui Bianco disse ad Antonio di fare l’assessore, lui si dimise dal movimento – risponde alla provocazione - in un pubblico discorso gli dissi: “fino a questo momento, hai criticato il potere, adesso sarai tu il destinatario delle nostre critiche” e poi infatti, abbiamo avuto degli scontri fortissimi». Insomma Padre Resca, dall’alto del suo pulpito, è stato un personaggio chiave e seppure oggi si sia “ritirato” tra spartiti musicali e impegni più “canonici”, non manca certo di lanciare strali nella direzione della politica, un prete cui piace immergersi nella massa laica; e come chiudere la bocca ad un sacerdote come questo, che costringe la giornalista che lo ha intervistato a fare una necessaria premessa in merito al contenuto delle dichiarazioni espresse dal parroco: ci limitiamo qui a riportare le parole di Padre Resca nella massima neutralità, avvertendo preventivamente che chiunque potrà rispondere sulle pagine di Sud ottenendo il medesimo spazio. Lei che ha fondato Cittàinsieme, che si è contraddistinta per le grandi battaglie contro la mafia e la cattiva amministrazione, non crede che oggi il movimento si sia addormentato? «È vero e ci sono tanti fattori che hanno contribuito. Anzitutto il clima instaurato da Berlusconi, che ci ha addormentato tutti. E poi, se oggi promuoviamo una manifestazione, non partecipa nessuno. La stampa locale ci ha ostracizzato. Andavo nelle tv fino agli anni ’90 quando c’erano programmi interessanti. Oggi in tutte le reti Ciancio, non esistono più trasmissioni di quel tipo. Sono stato eliminato, ogni tanto mando una lettera a Lo dico alla Sicilia, ma su 10 che ne spedisco, ne pubblicano 1, quella che gli piace. Il clima catanese è di totale disinteresse, si stende la mano solo per chiedere l’elemosina a Lombardo. Tutti, dai più poveri fino a quelli che stanno nei “palazzi più alti”.» Perché Ciancio avrebbe avuto interesse ad “eliminarla”? «Quando Bianco festeggiò il suo decennale io feci un discorso terribilmente critico, mi tolsero quasi la parola e fu quella la volta in cui Ciancio mi disse: “non si preoccupi, io la cancello dal mio giornale”, la mia colpa era l’aver detto che Bianco aveva da una parte Ciancio e dall’altra Salvo Andò, che nel ’93 erano i nostri obiettivi da eliminare.» Cosa intende, quando afferma che i catanesi cercano l’elemosina?

«Le dico una cosa, sono stato il direttore dei Salesiani di via Giuffrida e mene sono andato perché, così come oggi i Salesiani delle Salette di Raffaele Lombardo, i salesiani hanno un contratto: “io voto per te e tu mi dai i soldi per togliere i ragazzi dalla strada”. Lombardo da i soldi, ma non fa in modo che questi ragazzi cambino, perché a lui interessa che una San Cristoforo resti così com’è». Perché? «Perché così ottiene i voti». E come fa ad ottenerli? «Pacchi di pasta. Il sistema Lombardo non lo conosciamo? Come fa ad ottenere i voti a Librino, al Pigno, a San Cristoforo? I voti si ottengono pagando con moneta sonante, i buoni della benzina, io ne ho una collezione dentro una carpetta». Sono accuse gravi le sue. «Ma non le sto registrando ora qui, e poi ci sono inchieste in corso. Lombardo è stato scagionato dall’accusa di concorso esterno. Ma il 14 dicembre c’è l’udienza per voto di scambio». Non è ancora stato condannato «E noi il 14 dicembre faremo una manifestazione davanti al tribunale». Secondo lei, oggi non ci vorrebbero più manifestazioni? «Il catanese è “alluppiato”. Una delle cose che mi fa più impressione a Catania, è che un sindaco Catanese non c’è da tantissime generazioni. Stancanelli, Scapagnini, persino Bianco è di Aidone.» Come mai? «La classe dirigente di Catania si fa gli affari suoi. Quindi, chi va a fare il sindaco, secondo lei, va ad immolarsi per la causa? «No per carità, chi lo fa rappresenta gli interessi di partito. Nessuna dedizione per la causa. Può essere mai che Catania si sia fatta guidare da Scapagnini?» E Stancanelli? «Stancanelli - lui dice di no - ma è stato mio allievo, come Lombardo. Quando lui, da interno, era ai salesiani del Cibali, ero professore di filosofia, ma non era, e non è, una grande personalità. Però è anche vero, che questi sindaci non hanno soldi per operare». Non tutto necessita di soldi. «Ma parecchie cose sì. Servizi sociali, scuola, trasporti, capisco che alla base ci vuole quello che manca a Stancanelli, per non dire a Scapagnini». Ovvero? «Un progetto per la città». Lei dice che mancano i soldi, però c’è il denaro per nominare i dirigenti, noi di Sud ci siamo oc-

cupati di vari casi. «Sono d’accordo, ma lei crede che io voglia giustificarli? È che i pochi soldi che ci sono, si utilizzano per fini… bè, diciamo che non sono usati bene. Ma comunque questo è anche sintomatico della mancanza di progettualità.» Ma come fa un sindaco a salire senza avere un progetto? «Perché Berlusconi paga.» E comunque è grave la sua affermazione sulla progettualità «Non solo mancano di progetto, ma elaborano delle pazzie, come Scapagnini, si ricorda i proclami di Catania Copacabana?» Ma almeno Scapagnini, con tutta la sua teatralità, accendeva i riflettori su questa città, con Stancanelli, non crede, si sia caduti anche nell’ombra? «Stancanelli non lo ritengo capace di amministrare una città poi, è circondato da persone più incapaci di lui. A quei posti di potere non si arriva mica per competenze. Sono posizioni contrabbandate.» Opposizione e Maggioranza? «A Catania non c’è l’opposizione. Saro D’Agata di tanto in tanto si sforza, ma è messo da parte, maggioranza e opposizione non sono l’uno contro l’altro per motivi di ordine pratico o di progettualità, ognuno cerca di arraffare tutto quello che può. Non sono ottimista.»


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L’INTERVISTA

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«i salesiani hanno un contratto con Raffaele Lomba

«Ciancio mi disse: "io la

cancello dal mio giornale"»

rdo: “io voto per te e tu mi dai i sold i per togliere i ragazzi dalla str ada”»

«Stancanelli non lo ritengo «Scapagnini elaborava progetti

fantascientifici, basta pensare a "Catania come Copacabana"»

capace di amministrare una citta' poi e' circondato da persone piu' incapaci di lui.»


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INCHIESTA

CRONACa dal csm Salvi 13 voti, Gennaro 11, Tinebra 2 l’inviato da Roma Michele Minnicino Con inizio alle 16.30 del 2 novembre 2011 il plenum del Csm si riunisce, accogliendo il nuovo consigliere Ettore Albertoni, nominato in sostituzione del consigliere Matteo Brigandì, dichiarato decaduto.
Poco dopo, la seduta è ufficialmente aperta con l’arrivo del vicepresidente del Csm, Michele Vietti. Prima di trattare il caso Catania si procede all’espletamento di altri punti previsti dall’ordine del giorno, che comportano brevi interventi da parte dei consiglieri ed una votazione finale.

Dopo quasi due ore si parlerà della procura di Catania. Vengono presentati due emendamenti da parte dei consiglieri Virga e Nappi ancora relativi all’interpretazione della sentenza del Consiglio di Stato. I due consiglieri prendendo spunto proprio dalla sentenza, ritengono necessario in disaccordo con i paletti temprali di garantire almeno un quadriennio di servizio nella stessa sede ai nuovi magistrati incaricati di funzioni direttive. Quindi, comincia un dibattito. Il consigliere Pina Casella, nella sua relazione sulla sede di Catania, esprime piena approvazione e tesse le lodi per il procuratore Giuseppe Gennaro, considerato il candidato ideale per ricoprire l’incarico grazie alla particolare esperienza sul territorio svolta attraverso anni di attività profusa alla lotta alla criminalità organizzata di tipo mafioso.

Sarà invece il consigliere Francesco Cassano a relazionare sulla candidatura del dottore Giovanni Salvi. Cassano, preventivamente, spende qualche parola a proposito degli emendamenti legati alla ormai nota sentenza del Consiglio di Stato, in seguito vira il discorso su Salvi: magistrato di ottimo profilo professionale, per dedizione ed impegno in casi di particolare gravità come l’omicidio Calvi, oltre all’attività scientifica e le missioni all’estero. “Un magistrato dall’ineccepibile stato professionale”. Il proseguio della seduta si trasforma in una vera campagna “elettorale” sui tre candidati in lizza per l’incarico direttivo di Procuratore capo del Tribunale etneo. Una battaglia che si realizza con il confronto tra le relazioni dei tre consiglieri proponenti e colpi “bassi”.

Sarà il consigliere Virga a sostenere il “comizio” pro Giovanni Tinebra, già per ben tre volte a capo di altrettante procure, oltre alla direzione del Dap. A Tinebra sono riconosciute “eccellenti risultati professionali e grande esperienza, capace di introdurre modelli innovativi sempre molto apprezzati. Importante, anche l’esperienza specifica nell’ambito della lotta alla criminalità organizzata nel territorio di Caltanissetta, non certo inferiore a Catania”. Dopo le relazioni di presentazione delle tre candidature, si passa agli interventi dei consiglieri che esprimono il loro consenso verso un nominativo con la motivazione a giustificazione del voto.

Il consigliere Alberto Liguori vota per Giuseppe Gennaro, così anche il consigliere Paolo Auriemma che sottolinea le capacità di Gennaro di conoscere a fondo il territorio.

Per il Primo Presidente di Corte di Cassazione, Ernesto Lupo il candidato ideale è il dott. Giovanni Salvi, elemento esterno alla sede catanese perfetto per stemperare il clima di tensione che aleggia attualmente sulla procura.

Il consigliere catanese Mariano Sciacca si associa alle lodi per Giuseppe Gennaro, ricordando la grande pressione popolare verso la scelta del due volte presidente della Anm, capace di inquisire amministratori locali senza alcuna ombra. Si prolungano i tempi per la votazione finale in seguito alla successione di iscrizioni a parlare per espressione di voto. Il consigliere Bartolomeo Romano si dichiara favorevole alla candidatura del dott. Giovanni Tinebra, definendosi deluso dalle argomentazioni presentate negli interventi precedenti al suo.

Il Plenum del Csm

GIOVANNI SALVI

Lungo ed articolato anche l’intervento del consigliere Riccardo Fuzio, che pur sottolineando la professionalità di Salvi, ritiene più idoneo all’incarico Gennaro. Fuzio si dilunga, oltre il tempo previsto ignorando anche i richiami del vicepresidente Vietti.

Tempi biblici anche per gli altri interventi, tra l’altro sorgono polemiche di stile politico afferenti l’associazione nazionale magistrati. Si discute di merito, di esperienza, di compatibilità ambientale, di norme attinenti le nomine, di condivisione in toto o in parte di sentenze come quella del Consiglio di Stato.

Dopo una seduta fiume di 4 ore, e una grande moltitudine di interventi, prendono nuovamente la parola i relatori per le repliche, sconfessate le “critiche” ricevute dopo il primo passaggio elettorale. Nella prima votazione di ballottaggio Salvi ottiene 10 voti, Gennaro 7, Tinebra 8. Nessuno è eletto. La seconda votazione è decisiva: Salvi ottiene 13 voti, Gennaro 11, Tinebra 2. Giovanni Salvi è il nuovo Procuratore capo della Tribunale di Catania.

GIUSEPPE GENNARO

GIOVANNI TINEBRA


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CRONACA

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LE INDAGINI IN SOSPESO La conclusione di queste inchieste cambierebbe il volto di Catania

Corso dei Martiri

Si indaga sulla transazione con i privati per le aree milionarie che rappresentano la ferita aperta nel cuore della città. La transazione è stata firmata, a ridosso delle elezioni per il Sindaco, dal Commissario straordinario del Comune di Catania, Dr. Salvatore Emanuele, uno dei dirigenti d’oro della Regione.

Porto turistico Acqua Marcia

Si indaga su una colata di cemento che trasformerebbe il porto di Catania in un grande centro commerciale (una costruzione di 400.000 mc). Si assume la violazione del Piano Regolatore Generale del Porto ed ancora della Legge Galasso. I lavori sono stati aggiudicati al Gruppo dell’imprenditore romano Caltagirone.

Villa Bellini

Si indaga su una ristrutturazione costata milioni di euro di fondi pubblici. I lavori sono stati diretti dall’attuale capo di gabinetto del Sindaco Stancanelli, Arch. Marina Galeazzi. Si ipotizzano i reati di falso, di abuso ed altre ipotesi ben più gravi.

AFFITTOPOLI

Il Comune di Catania spende annualmente, per fitti passivi, ben € 5.869.830,00 mentre è proprietario di un enorme patrimonio immobiliare che versa in stato di totale abbandono, in alcuni casi, gli immobili in questione sarebbero stati acquistati solo a seguito di “precontratto” di impegno da parte del Comune in favore del “futuro” proprietario.

FALSA DIAGNOSI LOMBARDO

SUD pubblicò la falsa diagnosi di aneurisma rilasciata al Presidente Lombardo qualche giorno dopo che la Repubblica aveva reso nota una indiscrezione secondo cui la Procura avrebbe da lì a breve tratto in arresto il Governatore. Ma il Primario, dott. Lomeo, si rifiutò di firmare il falso scrivendo alla Procura. E’ stato aperto un fascicolo per un reato che appare documentale ma a tutt’oggi non è intervenuto alcun provvedimento.

DIRIGENTI COMUNALI

Il Comune di Catania in violazione del dettato normativo ed a dispetto della sentenza della Corte dei Conti avrebbe nominato otto dirigenti, (una percentuale maggiore rispetto a quella prevista dalla Consulta) mentre avrebbe potuto nominarne soltanto due, violando palesemente detta pronuncia.

APPALTI COMUNE MASCALUCIA

L’indagine sta verificando in particolare gli appalti sulla raccolta dei rifiuti ed il coinvolgimento del primo cittadino in strane vicende accadute nei mesi scorsi (il Sindaco fu aggredito sulla pubblica via).

PISTE CICLABILI

Si indaga su un finanziamento di oltre 4 milioni di euro che avrebbe dovuto consentire la realizzazione delle piste ciclabili e che invece ha portato alla costruzione solo qualche centinaio di metri. La progettista è il capo di gabinetto di Stancanelli, l’arch. Marina Galeazzi.


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SANITà

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LA SPARTIZIONE DEL 118 DA CUFFARO A LOMBARDO: LORO SI SERVONO E IL POPOLO soffre

La soluzione del Governatore: gli autisti diventano “quasi” infermieri Andrea Pappalardo Dove sono impiegati gli oltre 3.000 dipendenti del 118? A seguito di operazioni meramente politiche e clientelari, la società che amministra le ambulanze della Croce Rossa si ritrova -suo malgrado- a dover gestire questa colossale mole di personale in esubero.

Per i più fortunati o per quelli con amicizie più altolocate, sono stati creati appositi uffici che non risultano nell’organigramma della società. Tutti gli altri sono stati dislocati nelle oltre 250 postazioni 118 che si contano in Sicilia; peccato che la Corte dei Conti abbia rivolto un’interrogazione alla Regione proprio sul numero di queste postazioni: rivelatesi pari a quelle di Lombardia ed Emilia Romagna assieme. Per tutta risposta, la S.E.U.S. (vedi box a lato) mette in campo una soluzione che soluzione non è. Anziché ridurre le postazioni, decide di riqualificare il personale in forza alle ambulanze, sottodimensionandone gli equipaggi (normalmente composti da due autisti soccorritori, un infermiere e un medico). Con una comunicazione datata Giugno 2011, il Direttore Generale della S.E.U.S., Giorgio Maria Vinciguerra, comunica alle organizzazioni sindacali che «nelle ambulanze/postazioni con equipaggio composto da quattro unità» verrà operata una riduzione del personale, stabilendo il numero di autisti soccorritori su ogni veicolo ad una sola unità.

Dove sta l’inghippo? E’ presto spiegato: secondo il Testo Unico 81 in Materia di Sicurezza sul Lavoro, ed in particolare il Titolo VI (Movimentazione Manuale dei Carichi) e alle norme ISO 11228 e UNI EN 1005-2, un lavoratore non può sollevare più di 25 KG di carico reiterato. Con un equipaggio composto da un solo autista soccorritore, un infermiere e un medico, è facile capire in quanti modi si contravviene a questa norma, specialmente se si considera che la figura del medico è spesso impegnata in operazioni -come ad esempio la respirazione assistita- che assorbono la sua totale attenzione.

A peggiorare ancor di più la situazione, si aggiunge una comunicazione da parte dell’Assessorato Regionale della Salute, che impone agli infermieri di aiutare «l’autista soccorritore a caricare il paziente sul mezzo di caricamento più idoneo fino a bordo dell’ambulanza». Come se già non bastasse la riduzione del loro stipendio da 25 euro all’ora, a 18,5 euro.


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L’Anomalia Siciliana

A differenza del resto d’Italia, dove i servizi di 118 sono gestiti dalle Croci Rosse Regionali, nel 2001 in Sicilia si tenta un esperimento: costituire una società privata che amministri personale, mezzi e risorse del 118. Viene così costituita la Si.S.E. SpA (Siciliana Servizi Emergenze), società per azioni che vede come socio unico la Croce Rossa. A capo di questa società troviamo Guglielmo Stagno D’Alcontres, già presidente della Croce Rossa Sicilia. Per dovere di cronaca è giusto sottolineare che, da statuto della Croce Rossa Italiana, i suoi presidenti regionali devono essere volontari eletti da volontari. D’Alcontres, invece, percepiva 260mila euro l’anno grazie alla somma delle indennità di Presidente, Amministratore Delegato e Consigliere. Senza contare le spese personali che D’Alcontres metteva in conto alla Si.S.E.. Risulta chiaro come la Si.S.E., a dispetto di tutte le buone intenzioni dietro la sua creazione, non fosse altro che una società inventata per realizzare giri d’affari che la Croce Rossa, a causa della sua natura non lucrativa, non poteva effettuare.

SANITà

La ricetta Cuffaro

Nel 2006 un’ispezione del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha rilevato che all’interno della Croce Rossa Siciliana, tramite la società privata che la amministrava (Si.S.E. SpA) erano stati assunti 3360 dipendenti, di cui 3070 autisti soccorritori. Sempre secondo l’ispezione del ministero, queste assunzioni sono avvenute senza nessun concorso pubblico e nessuna selezione per meriti ma, al contrario, per chiamata diretta. Le motivazioni dietro queste assunzioni sono facilmente identificabili se si guarda ai periodi in cui sono avvenute: in corrispondenza di campagne elettorali. Ad esempio, proprio nel 2006, a seguito del confronto elettorale fra Salvatore Cuffaro e Rita Borsellino (Cuffarò vinse con il 51%), la giunta regionale aumentò il numero di ambulanze per fare in modo che la Si.S.E. assumesse oltre 1700 persone, la maggior parte delle quali falegnami, muratori, macellai… figure professionali tutt’altro che qualificate per prestare servizio a bordo di un’ambulanza. L’enorme numero di assunti che di anno in anno si va ad accumulare viene aggravato da strani movimenti di ferie, permessi e assenze per malattie o infortuni che finiscono per creare ore di buco colmati da straordinari. In poco tempo la Croce Rossa non riesce più a coprire le spese, fra assunti e straordinari, ritrovandosi con un debito di oltre 60 milioni di euro. La soluzione? Cuffaro (al quale, nel frattempo, la Corte dei Conti contesta il reato di danno erariale) mette la Si.S.E in liquidazione, lavandosene le mani e ponendo il servizio per le emergenze mediche in Sicilia nel caos e nell’incertezza più totale.

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Lombardo: un Castello di Carte Pronto a Crollare

Messa in liquidazione la Si.S.E. SpA, rimane il problema degli oltre tremila precari e degli straordinari da pagare. Il nuovo presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, aveva promesso in campagna elettorale di risolvere una volta per tutte il caso Croce Rossa/118. Viene fatta scadere la convenzione fra Regione e Si.S.E. e creata la S.E.U.S. Scpa (Sicilia Emergenza Urgenza Sanitaria), società consortile per azioni a capitale interamente pubblico costituita il 22 dicembre 2009 tra la Regione siciliana, socio pubblico di maggioranza, e le Aziende del Servizio sanitario regionale. Lombardo regolarizza tutti i tremila ex dipendenti Si.S.E. con contratti a tempo pieno e indeterminato all’interno della S.E.U.S., a patto che questi rinuncino al pagamento dei 60 milioni di euro di straordinari. Ovviamente poco importa che una simile condizione (rinunciare allo straordinario in cambio di un’assunzione) cammini sul filo dell’illegalità. L’unica cosa che conta è che tutti siano felici. Ma lo sono davvero? Lombardo sicuramente, visto che con quest’operazione è riuscito a garantirsi un ritorno d’immagine (e di voti) non indifferente. Gli ex precari altrettanto, ritrovandosi con un contratto intoccabile. E se qualcuno di loro dovesse decidere di impugnare questo contratto e richiedere il pagamento dello straordinario dovuto? Chi pagherebbe, se un giudice dovesse dar loro ragione? Di certo non la Si.S.E. che non esiste più. Non Cuffaro né Lombardo e nemmeno la Regione, essendo scaduta la convenzione. Il debito graverebbe per intero sulle spalle della Croce Rossa e a pagare saremmo quindi noi contribuenti.

Salvatore Cuffaro Nel 2006 un’ispezione del Ministero dell’Economia e delle Finanze rileva assunzioni per 3.360 dipendenti, di cui 3.070 autisti soccorritori. Le assunzioni sono avvenute per chiamata diretta.

Massimo Russo Ridotto il personale a bordo delle ambulanze 118, in contrapposizione al testo unico in materia di Sicurezza sul Lavoro, una comunicazione dell’Assessorato Regionale della Salute, impone agli infermieri di aiutare «l’autista soccorritore a caricare il paziente sul mezzo di caricamento più idoneo fino a bordo dell’ambulanza».

Guglielmo Stagno D’Alcontres In qualità di Presidente, Amministratore Delegato e Consigliere della Croce Rossa Siciliana percepiva 260.000 euro. Per statuto, i presidente regionali della Croce Rossa devono essere volontari.

Raffaele Lombardo Regolarizza tutti i 3.000 ex dipendenti Si.S.E. con contratti a tempo pieno e indeterminato all’interno della S.E.U.S. Oggi i dipendenti della Croce Rossa sono in esubero e le scelte operate per ammortizzare questi numeri apparirebbero più che opinabili.


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Anno ii - n. 10 - MERCOLEDì 16 novembre 2011

CRONACA

SOLO DURANTE L’ARRESTO CARDIORESPIRATORIO?

Giuseppe Marletta, architetto e giovane padre di famiglia, caduto in coma dopo un banale intervento. Ecco la perizia medico legale Fabiola Foti L’infermiera riferirà agli inquirenti che il paziente Marletta subito dopo l’intervento chirurgico, al momento del risveglio, aveva chiesto di vedere i punti metallici asportati e che il collega aveva preso il barattolo ove erano stati riposti per farglieli vedere. Sarebbe l’ultimo atto di lucidità dell’architetto Giuseppe Marletta prima di cadere in un coma irreversibile dopo aver subito un intervento chirurgico alla bocca per l’asportazione di ferule metalliche.

Quello del 42enne Giuseppe Marletta è probabilmente uno dei più emblematici casi di malasanità a Catania. L’uomo è stato operato nel nuovo plesso dell’ospedale Garibaldi, «prima di entrare in ospedale scoppiava di salute – racconterà la moglie, Irene Sampognaro - oggi è immobile in un letto, tracheotomizzato e alimentato con un sondino. Praticamente una vita vegetale se la si può ancora chiamare vita.» Dopo qualche mese dall’accaduto, Irene Sampognaro ha presentato denuncia per accertare le responsabilità. Vi proponiamo alcuni stralci della perizia eseguita del medico legale Carlo Rossitto incaricato dal sostituto procuratore Lucio Setola di fornire una consulenza sugli atti, relativi alle lesioni subite dal giovane architetto.

Il dottore Rossitto, fin da subito, restringe le sue osservazioni al “campo delle ipotesi” affermando che “pochi, veramente molto pochi, sono gli elementi di rilevanza scientifici valutabili” poiché la querela si basa sulla denuncia presentata dalla moglie e da una “scarna” cartella clinica.

La perizia parla con certezza di un arresto cardiorespiratorio, ma da qui in poi solo dubIrene Sampognaro, 40 anni, e il marito Giuseppe Marletta, 42 anni bi. Certamente, sono proprio questi dubbi quelli che fanno pensare ad un caso di ma4-6 minuti Marletta avrebbe avuto elevatislasanità. sime possibilità di riprendersi. Giuseppe Marletta, dopo l’arresto cardioE allora, come sottolinea Carlo Rossitto respiratorio venne rianimato, ma quanto “sorge spontanea la domanda, ma questo tempo il cuore e il respiro si fermarono? paziente, in fase di risveglio, da chi era Un tempo forse troppo lungo. Ed attorno a sorvegliato?” questa domanda si basano le deduzione del medico legale. Se infatti l’arresto cardiocircolatorio, con la conseguente anossia (la mancanza di ossigeno al cervello), fosse durata non più di


Anno ii - n. 10 - MERCOLEDì 16 novembre 2011

POLITICA

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RAFFAELE STANCANELLI è DECADUTO DA SINDACO

Il primo cittadino non poteva optare ed il 16 dicembre il giudice potrà dichiararlo decaduto da sindaco Aureliano Buendìa

È passato qualche giorno dallo show autocelebrativo di Stancanelli a reti unificate e quindi possiamo avanzare la nostra riflessione con i lettori e con quanti vorranno occuparsi di questa grave vicenda.
La nostra riflessione sarà pacata poiché la affidiamo, come sempre, alla forza dei fatti e della Legge, e, rassicuriamo Stancanelli, dicendogli che non siamo né dei nani malefici né avvertiamo l’ossessione di dover dire qualcosa su di lui ogni giorno, e non vogliamo neanche rispondere al suo disprezzo, del quale ci onoriamo, poiché le sue parole sono state come sempre così lontane dalla sobrietà del rappresentante delle istituzioni e dal pensiero liberale da confermarci nel giudizio di totale inadeguatezza dell’uomo. Diciamo subito che leggendo attentamente la sentenza della Corte Costituzionale nr. 277 del 21 ottobre 2011 da nessuna parte è scritto che a Stancanelli si assegnava un termine per esercitare l’opzione tra la carica di sindaco e quella di senatore, e ciò per la semplice ragione che il diritto all’esercizio dell’opzione si applica in caso di incompatibilità mentre nel caso di Stancanelli la Corte è chiarissima e parla di ineleggibilità. Come chiariremo appresso, Stancanelli ha volutamente determinato la confusione tra i due istituti, della incompatibilità e della ineleggibilità, per esercitare una scelta che non gli spettava e così facendo si è arrogato un potere che invece la Corte Costituzionale ha delegato soltanto al Giudice del Tribunale di Catania quale Giudice dell’esecuzione della decisione del sovrano organo costituzionale. La Corte, infatti, testualmente parla di “naturale carattere bilaterale dell’ineleggibilità” per “tutelare, attraverso il divieto a candidarsi in determinate condizioni, non solo la carica per la quale l’elezione è disposta, ma anche la carica il cui esercizio è ritenuto incompatibile con la candidatura in questione”. In parole povere, la Corte prende atto del fatto che mentre è prevista la ineleggibilità nella direzione del sindaco che si candida a parlamentare viceversa, e cioè nella direzione opposta, nulla la legge diceva nel caso in cui il parlamentare si candida a sindaco di un comune superiore a 20.000 abitanti, e per risolvere la questione dispone, con sentenza additiva (e cioè che diviene legge a tutti gli effet-

ti)che analogicamente a quanto avviene per la incompatibilità, che la legge appunto dispone nelle due direzioni, anche per la ineleggibilità dovrà da questo momento considerarsi appunto l’ipotesi in cui versa chi da parlamentare in carica si candidi a sindaco.
La analogia, dunque, tra incompatibilità ed ineleggibilità, finisce qui, nel senso che dal 21 di ottobre viene colmato il vuoto normativo sulla ineleggibilità e da quel moneto, così come accade per la incompatibilità, questa si applicherà nelle due direzioni. La differenza sostanziale che ne deriva è che nel caso della incompatibilità il soggetto che si ritrovi in quello stato avrà un termine entro cui esercitare il diritto alla opzione per una delle due cariche mentre invece nella ipotesi, come in quella che ci riguarda, si è in presenza di ineleggibilità il soggetto che vi si trovi decade dalla carica alla quale era ineleggibile, e cioè, nel nostro caso, dalla carica di sindaco giacchè, come ricorda ancora la Corte costituzionale, tra la carica di parlamentare e quella di sindaco si decade da quella di sindaco. E del resto, sempre la Corte aggiunge che ciò avviene anche per evitare “disparità di trattamento tra la posizione di coloro che sono già parlamentari” rispetto a coloro che non detengono altra carica e dunque non si trovano in quella medesima posizione di potere.
Sottolinea, infatti, la Corte costituzionale che l’istituto della ineleggibilità in questo caso è posto a “tutela della libertà di voto e del corretto svolgimento della competizione elettorale “nella parità delle armi” dei contendenti, con esclusione di indebiti vantaggi, in termini di metus pubblicae potestatis ovvero di captatio benevolentiae, che possono derivare dalla carica…” 
Stancanelli, dunque, non poteva e non può optare per alcuna carica a sua scelta ma doveva soltanto prendere atto d’essere decaduto dalla carica di sindaco di Catania, carica alla quale, a norma del dettato della Corte costituzionale, non avrebbe potuto essere eletto in quanto parlamentare della Repubblica.
La delega della Corte costituzionale al giudice dell’esecuzione appunto in questo consiste, e cioè nell’intervento del Magistrato affinché dichiari decaduto dalla carica di Sindaco il parlamentare Stancanelli. Tutto ciò Stancanelli lo sapeva e lo sa benissimo, e dunque ha voluto dare eclatanza al suo gesto

Raffaele Stancanelli

mediatico proprio per anticipare il Tribunale di Catania e così provocare un incidente, giacché si è appropriato di un diritto alla opzione che non gli spettava, fingendo di scambiare la ineleggibilità per incompatibilità. Si tratta di una frattura gravissima, che peraltro precipita nel caos amministrativo il Comune di Catania, poiché da quel momento in poi qualunque atto a firma di Stancanelli potrà essere impugnato da chicchessìa in quanto prodotto da soggetto decaduto dalla carica di sindaco.
Le ragioni del perché Stancanelli abbia scelto di agire così ci sembrano chiare e del resto lui stesso le ha volute far conoscere Urbi et Orbi, allorquando ha sottolineato che dovrà occuparsi del Piano Regolatore Generale, di Corso Martiri della Libertà e del PUA.
Ogni ulteriore commento, dunque, appare superfluo a fronte di una così esplicita dichiarazione di intenti. Da parte nostra, che siamo soltanto una piccola realtà editoriale, “disprezzata” da Stancanelli, avvertiamo il dovere di denunciare l’ennesimo abuso del senatore, preannunciando che da oggi SUD, ad ogni atto a firma del nominato, si rivolgerà al Giudice perché lo dichiari nullo in quanto promanante da chi è decaduto dalla carica di Sindaco.


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L’INTERVISTA

Anno ii - n. 10 - MERCOLEDì 16 novembre 2011

Assunzioni Illegittime negli Enti Regionali?

Il Cobas-Codir denuncia quasi 2000 assunzioni per chiamata diretta e senza concorso pubblico. Armao nega Negli ultimi 3 anni, in Sicilia, ci sarebbero state 1.872 “chiamate” di personale nelle cosiddette società partecipate, ovvero finanziate dalla Regione, nonostante l’espresso divieto emesso dalla giunta regionale il 30 Settembre 2008 e il divieto previsto dalle leggi regionali.

Gaetano Armao Assessore per l’Economia della Regione Sicilia

Dario Matranga Segretario Generale Cobas Codir

Pare infatti, che molte società partecipate abbiano elargito denaro pubblico attraverso assunzioni camuffate da consulenze e contratti a progetto. A denunciarlo è il Cobas-Codir, il Comitato Nazionale dei Lavoratori, che afferma come «una moltitudine di altre società partecipate di discutibile utilità siano state generate dalla politica siciliana, insinuando il sospetto che il solo fine fosse quello di creare inutili carrozzoni per fare sottobanco assunzioni clientelari camuffate, in barba a tutte le leggi sui pubblici concorsi.»

Secondo Dario Matranga e Marcello Minio, segretari generali del Cobas-Codir, nonostante il Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, dichiari equità e trasparenza nei concorsi e nelle assunzioni pubbliche, «non si ha notizia di procedure concorsuali cui abbiano potuto partecipare, con pari diritto, tutti i cittadini».

Come sarebbe possibile tutto ciò? E’ quello che si chiede anche il Cobas-Codir, che nella sua nota conclude: «Ci rivolgeremo alla Magistratura Contabile. […] La Regione avrebbe dovuto vigilare sul rispetto delle norme attraverso il Ragioniere Generale dell’assessorato regionale al Bilancio». Immediata la replica della Regione, nella figura dell’Assessore per l’Economia Gaetano Armao, che nega con forza i dati prodotti dal Cobas-Codir ma, tuttavia, ammette che «se qualche amministratore ha violato tali divieti ne risponderà personalmente essendo, comunque, nullo il rapporto di lavoro per violazione della norma imperativa». Il Cobas-Codir, dal canto suo, si fa forte dei suoi dati e delle sue cifre, invitando Armao a confutarli con documenti alla mano. Intanto, constatiamo che nei siti di talune società partecipate, come ad esempio le Terme di Sciacca che conterebbe il maggior numero di assunzioni, non si prevede una parte dedicata ai lavoratori, ai relativi curriculum e ai compensi.


cronaca

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C.I.S.L: ARRETRATI PER 842 MILA EURO CON IL COMUNE La grande sorpresa dei fitti attivi è tutta sindacale Silvio D’Alì L’unione sindacale territoriale della C.I.S.L. a Cata-

nia viene ospitata in un palazzo di tutto rispetto in via Crociferi.

Il sindacato ha infatti preso in affitto dal comune un

immobile per cui è previsto un canone annuale di ben 204.500,00 euro l’anno.

Ma si scopre, che in realtà la C.I.S.L. non paga il fitto alla città di Catania da circa 4 anni.

Il contratto è stato stipulato nel 2007, e se due più due fa quattro, il sindacato non ha mai pagato. Il

debito totale della C.I.S.L. nei confronti del comune oggi ammonta ad euro 842 mila euro.

Più puntuali i colleghi della C.GI.L vicini di casa, e

conduttori del bellissimo plesso di via Crociferi 40, che versano un canone annuale di euro 44 mila.

Senza dubbio, non vi è paragone tra i due fitti, ma

perché la C.I.S.L. decide di prendere in carico un canone così oneroso? Ma soprattutto, perché il comune ha accumulato un tal credito in 4 anni? Ennesima dimostrazione di una gestione “allegra”?

Nel frattempo il comune ha sulle spalle “mostruosi” debiti fuori bilancio, ed arretrati con i fornitori senza precedenti.

Scoperto l’inghippo C.I.S.L., riusciamo a comprendere la ricetta Stancanelli “meglio vendere gli immobili, che gestirli”.

La sede della C.I.S.L. a Catania in via Crociferi 55. Il sindacato è moroso nei confronti del comune da circa 4 anni


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CRONACA

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CONFIDUSTRIA E CONFCOMMERCIO: è svolta

NIENTE POLITICA PER CONFIDUSTRIA Per tre anni dalla fine del mandato i vertici di Confindustria Sicilia si im-

pegnano a non candidarsi per eventuali elezioni, da quelle locali a quelle europee. La delibera, fortemente innovativa, è stata approvata all’unanimità e modifica il codice etico del 2007.

Il provvedimento, cui il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha dato il via libera, è indirizzato al presidente, ai vicepresidenti regionali

e ai nove presidenti in carica delle associazioni territoriali dell’isola, i

quali dal 1° settembre del 2007 sono stati impegnati per far rispettare le regole che Confindustria si è data: no alle collusioni con la mafia, fuori dall’associazione chi paga il pizzo al racket mafioso e non lo denuncia.

La delibera è stata resa esecutiva da subito ed i suoi effetti estesi al futuro e al recente passato. Sgombrando il campo da indiscrezioni che hanno coinvolto gli attuali

vertici dell’associazione degli imprenditori i quali, questa volta, sono andati oltre le smentite e si sono dati delle regole da rispettare. «Quella del 2007, è stata una scelta che ha fatto scuola – ha spiegato ieri il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello – e in coerenza con quella scelta arriva questa: noi riteniamo debba essere un valore l’autonomia di questo gruppo di imprenditori dalla politica militante, quella dei partiti.

Ecco perché abbiamo preso questa decisione: Confindustria è un’associazione che tutela gli associati, rappresenta i legittimi interessi delle imprese, ma non fa politica. Questa scelta tutela l’autonomia, l’indipendenza e la credibilità sui temi della legalità. Che non è solo un tema di ordine pubblico ma anche una grande questione economica e sociale».

CONFCOMMERCIO: FUORI I TANGENTISTI Gli imprenditori siciliani che pagano il pizzo senza denunciarlo saranno sospesi da Confcommercio. Chi verrà condannato in via definitiva per reati di mafia sarà espulso. E i nomi delle aziende virtuose saranno resi noti tra un paio di mesi con una campagna su giornali, manifesti e Internet. È la svolta impressa dal nuovo codice etico approvato due giorni fa all’unanimità dai vertici delle nove associazioni provinciali che fanno capo a Confcommercio Sicilia. Undici articoli che inaspriscono le regole per entrare a far parte dell’associazione e che impegnano i soci a “rifiutare ogni rapporto con le organizzazioni mafiose”, a prendere le distanze anche dalla “mafia dei colletti bianchi” e dai reati di “corruzione e turbativa d’asta”. I primi chiamati a firmare le nuove regole sono i duemila dirigenti dell’associazione: presidenti, segretari, funzionari. I nomi di questi imprenditori saranno resi noti entro Natale. Ma l’appello a rinunciare alle connivenze con il sistema mafioso è lanciato a tutte le 80 mila imprese dell’associazione, dai piccoli esercizi agli ipermercati, dagli albergatori alle imprese di trasporto. Potranno presentarsi da oggi nelle sedi delle associazioni provinciali e firmare il nuovo codice, mentre i nuovi iscritti saranno obbligati a farlo al momento dell’adesione. Per i vecchi associati l’ultimatum scade a fine anno, insieme con il termine delle iscrizioni: chi non firma sarà fuori dal sistema associativo. Inaspriti anche i provvedimenti disciplinari per gli indagati.


WEB POLITICA

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DENARO E BELLEZZA

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Una società in mano al dio denaro corre verso il suicidio dei valori e dell’uomo Antonio Fiumefreddo

Denaro e Bellezza, non sono certamente sinonimi ed anzi per molti versi sono da considerarsi contrari e d’altra parte si tratta di un binomio sul quale l’uomo si interroga da sempre. Firenze vi ha dedicato una Mostra e l’itinerario artistico risulta davvero interessante. L’attenzione è concentrata sul quattrocento fiorentino ed in particolare sugli anni che seguono il declino della dinastia dè Medici, con una classe dirigente che, sotto i colpi dei suoi abusi, aveva colmato ogni misura, con le classi più povere vessate da uno strapotere economico che poneva le banche sul banco degli imputati, per i tassi usurari praticati e per la commistione con il potere politico. Un progetto artistico, quindi, che risulta di impressionante attualità e che attraverso i capolavori dell’arte riscontra il precedente storico del degrado che stiamo vivendo. La Mostra, è bene dirlo, è invasa da giovani, curiosi di leggere, attraverso la bellezza dell’arte, in che modo chi ci ha preceduto si è affrancato dalla crisi di una società smarrita e tutta organizzata sull’egoismo del profitto. Uno, in particolare, tra gli artisti potremmo prendere ad esempio di quel tempo: è Alessandro Botticelli. Ecco quindi i ricchi finanzieri (usurai?) fiorentini commissionare dipinti, affreschi e sculture alle botteghe più in voga. La Bellezza, dunque, ottenuta con il denaro. Naturalmente, chi molto pecca contro il prossimo, ieri forse come oggi, si preoccupa di “apparire” diverso da com’è, e quindi sono innumerevoli le opere d’arte con soggetti sacri. Ma, attenzione, persino quando si raffigurava l’umilissima Maria, i ricchi del tempo non rinunciavano a pretendere che la Vergine venisse abbigliata con le sfarzose vesti che andavano di moda. Tutt’attorno Firenze vedeva crescere il numero degli affamati ma per intanto non c’era affresco di Santo o di Martire che non mostrasse i contraddittori simboli dell’opulenza e del Potere. Diremmo che, non diversamente da oggi, quando i rappresentanti un po’ snob della società bene si dedicano ad iniziative benefiche non riescono a rinunciare alla passerella per i vanitosi di turno. Cosimo de’ Medici giunge persino a commissionare un

trittico dedicato, in parte ai Santi Cosimo e Damiano, illustrandone il martirio, nel tentativo, oggi si direbbe mediatico, di accostare il grande Santo da cui prendeva il nome alle sue gesta di Signore di Firenze, ma dimenticando che i due santi si erano battuti per un ritorno alla umiltà del Vangelo. Quello sfarzo che offende violentemente i poveri non rimane senza conseguenza ed è infatti in quel clima che monta la protesta del Savaranola. Il Frate chiedeva un ritorno alla radicalità del Cristianesimo e castigava i costumi di laici e chierici. Savanarola sarà poi “impalato” nel 1498 nella stessa piazza in cui nel carnevale di quell’anno erano stati messi al rogo i simboli del potere corrotto, ma nulla sarebbe stato più come prima. Anche Botticelli e gli altri artisti realizzeranno le loro nuove opere con una eleganza diversa, diventata ora sobria e fedele alla spiritualità delle scene sacre. Al punto che Alessandro Botticelli dipingerà il Diavolo come la metafora di quello sfascio dei valori che il potere de’ Medici, ora cacciati, aveva incarnato. La riflessione che matura percorrendo l’intelligente itinerario della Mostra è rappresentabile nella stupefacente sovrapponibilità del nostro tempo con quel tempo, del nostro degrado con quel degrado; in fondo l’uomo banalmente somiglia a sé stesso in tutte le epoche e la caduta dei valori, nell’eccesso del potere, vede sempre il ricorrere di demoni e di vittime. L’auspicio è che anche le vittime dei giorni nostri cacceranno i Medici di turno, Signori odiosi della vita altrui oggi come allora. Spetta a noi agire, senza paura ma assumendoci la responsabilità e la libertà di prendere a calci gli opulenti rappresentanti di un mondo reso invivibile, a Firenze come a Catania, come ovunque. P.S.: unica nota stonata? La Mostra è finanziata da una Fondazione presieduta da Lorenzo Bini Smaghi, il banchiere centrale europeo. Come a voler dire che i mercanti di oggi come quelli di ieri con il denaro espongono la bellezza. E però, mi ostino a pensare, o forse solo a sperare, che la bellezza della ribellione non ha bisogno di denaro quanto ne ha invece di anima, di coraggio, di umanità.

DECLINING DEMOCRACY

Cosa hai fatto la scorsa settimana che ti ha reso un cittadino?
 A. F.

A Firenze per lavoro, ho trovato un ritaglio di tempo per visitare a Palazzo Strozzi una mostra dedicata al Declino della Democrazia. Ho subito pensato che questa è una prima differenza quando ci si ritrova in una città culturalmente viva ed inevitabilmente la confronto con la nostra Catania, dove la pausa mi avrebbe offerto come diversivo non altro che centri commerciali. Declining Democracy è una mostra d’arte contemporanea con installazioni, immagini e video di diversi artisti europei ed americani.

Non tutte le sale mi hanno entusiasmato ma il percorso è estremamente interessante e suscita emozioni molto forti.

C’è un’intera sala dedicata al lavoro di Thomas Klipper che, nel suo progetto “A Lighthouse for Lampedusa”, riprende gli arrivi dei migranti nella nostra isola, con il suo cimitero di barche. L’artista sta utilizzando quei legni dolorosi per costruire un Faro, una sorta di Luce della memoria.

In un’altra sala ci sono le foto di Francis Alys: raffigurano una straordinaria esperienza partecipativa organizzata dall’artista, il quale, per dimostrare che lo stare insieme può muovere le montagne, ha riunito in Perù qualcosa come 10.000 “cittadini” che, pala alla mano, sono riusciti a spostare una duna di 10 cm. Incredibile!

E c’è anche una sala interattiva, progettata da Lucy Kimbell, che ti accoglie con questo monito: “Cosa hai fatto la

settimana scorsa che ti ha reso un cittadino?”; domanda che dovrebbe interrogarci ogni giorno.

La sala ospita anche una installazione, costituita da 5 distributori (dei tubi di plastica) dai quali ciascuno può delle spille. Su ogni spilla è descritta un’azione, del tipo: “oggi ho usato i mezzi pubblici”, oppure “oggi ho aiutato qualcuno” ed ancora “oggi ho infranto la legge”. Quanti di noi, nell’egoismo delle nostre giornate o nell’alibi di paure simulate scopriranno di non aver fatto nulla per sentirsi cittadini?

Si viene fuori da questa bella mostra con il convincimento che partecipare, farsi sentire, muoversi, serve non soltanto a renderci cittadini ma anche a tenere in vita la democrazia altrimenti in declino. Chi ha creato SUD, quanti ogni giorno scrivendovi esercitano il loro diritto alla cittadinanza, ecco quelli, nella nostra piccola Catania, tengono in vita la libertà.


Anno ii - n. 10 - MERCOLEDì 16 novembre 2011

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Primo Consumo Delegazione di Catania Corso delle Province, 203 Tel. +39 366 1991408 • 095500311

Servizio Tributi: il garage è soggetto alla TARSU? ULTIMAMENTE IN MATERIA DI TRIBUTI NON SI PARLA D’ALTRO… E CIOÈ SE LA TIA SIA LEGITTIMA O MENO O SE LA TARSU O TIA (CHE DIR SI VOGLIA) SIA APPLICABILE ANCHE AI GARAGE…CHE POI IN REALTÀ LA TANTO CONTESTATA E DISCUSSA TIA È SEMPLICEMENTE UNA VARIANTE DELLA VECCHIA -QUASI MATUSALEMME- TARSU CHE È STATA “RESUSCITATA” CON LE “INNOVATIVE” SEMBIANZE DI “TARIFFA DI IGIENE AMBIENTALE”. Il passaggio dal regime TARSU a quello TIA ha destato l’interesse delle Commissioni Tributarie, del Giudice di Pace (ancora non si è chiarito quale sia il Giudice definitivamente competente, a seguito del d.l. 78/2010 che ha creato più confusione che altro), ma anche dei sindacati, patronati, caf ed anche al bar sotto casa non si parla d’altro, mentre piovono i ricorsi dei contribuenti (attenzione ai ricorsi “fai da te”, spesso creano più danno che altro, sempre meglio rivolgersi ad un legale competente)… Giova dire che sono assolutamente inutili i tentativi “bonari” di risoluzione tentando un approccio diretto con la Simeto Ambiente presso i propri uffici: spesso il contribuente, dopo ore di fila, viene liquidato dai funzionari con la frase “faccia ricorso”.

Una fatto è sicura, a conforto dei poveri contribuenti: ogni pretesa di pagamento della c.d. “TIA” da parte della Simeto Ambiente per gli anni non APPROVATI dal Consiglio Comunale del Comune di appartenenza è ILLEGITTIMA e pertanto sarà opportuno presentare ricorso: l’art. 49, commi 1bis, 2 e 16, del D.Lgs 22/97, noto altresì come decreto Ronchi, che regolamenta la materia in merito alla raccolta, al riciclaggio e smaltimento dei Rifiuti solidi Urbani, nonché alla riscossione delle tariffe per i servizi da questi derivati, assegna ai Comuni la competenza ad istituire la tariffa relativa al servizio di igiene ambientale (TIA). Tale previsione trova corrispondenza nell’art.32, comma 2, lett. g) della L. 142/1990 (applicabile anche in Sicilia in virtù della legge regionale n.48/1991), secondo cui il Consiglio Comunale ha competenza in materia di “istituzione e ordinamento dei tributi”, e di “disciplina generale delle tariffe per la fruizione dei beni e dei servizi”. È dunque il Consiglio Comunale l’organo specificamente competente ad istituire ed a disciplinare i tributi locali, nel cui novero rientra senza dubbio

la T.I.A., nonché a determinarne le tariffe sui metri quadri effettivamente tassabili e sulla questione vi sono una miriade di pronunzie a favore, come la Comm. Trib. Prov. di Catania sent. n. 805/6/2008, la Comm. Trib. Prov. di Enna, nonché il TAR di Palermo nelle sentenze nn. 2290/07 e 2295/07 ed anche il Cga della Regione Sicilia con la sentenza del 9 febbraio 2009 n. 48 (oltre a tante altre sentenze del 2011 delle Commissioni Tributarie che all’unisono dicono NO alla TIA!). Le richieste avanzate dall’ATO CT3 per il pagamento della TIA, senza specifica approvazione da parte del Consiglio Comunale sono quindi assolutamente arbitrarie poiché in tali casi la Simeto Ambiente agisce sprovvista di delega e di potere.

Commissione tributaria provinciale di Caltanissetta che nella sentenza n. 35 del 2008 afferma l’illegittimità degli avvisi di accertamento e delle cartelle di pagamento che il Comune ha inviato ai cittadini chiedendo il pagamento della TARSU/TIA sui rifiuti anche per i garage. La indubbia non tassabilità dei garage discende dall’art. 62 comma 2 del decreto legislativo 507 del 1993 il quale prevede che “non possono essere soggetti alla tassa i locali e le aree che non possono produrre rifiuti o per la loro natura o per il particolare uso cui sono stabilmente destinati o perché risultano in obiettive condizioni di non utilizzabilità”.

Ma, come se non bastasse, non finisce qui, poiché non soltanto i malcapitati contribuenti sono stati “vessati” in questi ultimi anni da continue richieste di TIA “ a tappeto”, ma la medesima è stata richiesta anche sui garage! Come dire l’illecito nell’illecito…

Il regime TARSU/TIA dovrà quindi ispirarsi al principio comunitario che “chi inquina paga” ribadito nella sentenza della Corte di Giustizia CE del 16 luglio 2009: le pertinenze, pertanto, non producono spazzatura e non si devono pagare quando non sporcano!

L’applicazione della TARSU/TIA sui box-garage è illegittima per la semplice circostanza che essi sono, come dire, immobili “a binario morto” poiché non producono rifiuti, a meno che non siano dotati di apposito servizio idrico. Dello stesso avviso la

A tale scopo, l’Associazione PrimoConsumo intende tutelare i contribuenti da questo ed ulteriori altri soprusi “istituzionalizzati”, favorendo massicce azioni giurisdizionali a protezione del cittadino.

Primoconsumo – Cittadini&Consumatori L’impegno di un gruppo di persone motivate e competenti al servizio dei consumatori: con la nostra associazione ogni giorno garantiamo assistenza, consiglio e supporto legale, orientando l’attività sul web per facilitare le risposte e l’informazione. Un’Associazione Consumatori diventa grande quando, oltre all’impegno delle persone direttamente coinvolte nell’attività dell’associazione stessa, vede crescere la partecipazione e l’adesione di chi ha bisogno di far sentire la propria voce nella società, attraverso l’affermazione dei propri diritti (e naturalmente il compimento dei propri doveri). Per questo ti chiediamo di iscriverti e di sostenere il nostro progetto di aggregazione.


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