SUD 1 anno III

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FREE PRESS DI GIORNALISMO INVESTIGATIVO

EDIZIONE DI CATANIA

Anno ii - n. 12 - mercoledì 1 febbraio 2012

Melior de cinere surgo

Attenti a quei due IL GENERALE E IL CAPORALE

QUELLI DEL BUCO

SUCCEDE ALL’UNIVERSITà

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FIDANZATA A SPASSO IN AUTO BLU

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CENTRO STORICO BOMBA A GAS

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EDITORIALE

“CI AVETE ROTTO I COGLIONI!!!” Al Marten È il grido senza metafore ed estremamente efficace che durante la trasmissione di Santoro “Servizio Pubblico” ha squarciato senza appello la pletora di analisi, commenti, promesse e panzane che politici, o meglio, politicanti ancora abbarbicati ai loro intollerabili privilegi continuao a sciorinare, incuranti dell’ondata di rabbia che suscitano ad ogni parola, ad ogni loro pietosa ed arrogante esternazione. È stato un operaio sardo, col suo elmetto in testa, a lanciare quell’urlo politically incorrect, e lo ha fatto individuando il bersaglio, con nome e cognome, senza giri di parole; personificando, antropomorfizzando la causa dei suoi problemi di operaio sardo, di cittadino italiano deluso ed arrabbiato, ha dato nuovo vigore ad una protesta che resta sterile se non si dimostra capace di individuare e colpire le responsabilità che non devono più attribuirsi a generici “sistemi”, a costrutti ideologici, ma cominciare ad assegnare nomi e cognomi, perchè sia chiaro che sono persone specifiche ad avere la responsabilità di quello che sta accadendo. Nel caso specifico, nello studio di Santoro erano presenti due politici, Enrico Letta del PD e Giancarlo Castelli della Lega. A loro è andato il grido dell’operaio sardo e loro, come persone, sono stati invitati, senza se e senza ma, senza inutili distinguo, senza infingimenti, ad “andare a casa”. Per la cronaca, Castelli è fuggito sdegnato, Letta rimasto imbarazzato. È venuto il momento di assegnare nomi e cognomi al disastro in cui ci siamo ficcati e impedire che chi ha avuto, anche marginalmente, una qualche responsabilità prosegua a sprecare risorse della gente , rapinando la nostra economia, il nostro presente, il nostro futuro? L’obiezione che si tratterebbe di “rappresentanti del popolo”, “regolarmente eletti” deve essere ricondotta alla sua effettiva realtà: sono troppi anni che i risultati elettorali risultano viziati da componenti che ne alterano in maniera inaccettabile l’esito democratico. Clientelismo sfrenato, sperpero di denaro pubblico, intervento della malavita, aumento dell’astensione hanno fortemente delegittimato eletti e nominati che ormai rappresentano esclusivamente se stessi ed i loro mandanti. Il Po-

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polo, la gente, stanno tutti da un’altra parte. Torniamo allora al grido dell’operaio sardo. A Catania ed in Sicilia viviamo il dramma della nazione amplificato dalla maggiore inadeguatezza di chi siede alla tolda di comando. Due i personaggi che oggi incarnano l’esempio di quella mala politicanza tutta catanese che sta distruggendo ogni prospettiva: Raffaele Lombardo ed il suo pupillo Raffaele Stancanelli. Entrambi si sono distinti nell’ultimo decennio per aver ricoperto ruoli chiave nel momento di avvio

giorno trita passerella ad uno Stancanelli che è riuscito a distruggere tutti gli impianti sportivi della città, devastare ogni immobile di proprietà del comune, far crollare PIL e turismo, imputato per scandali vari ha l’ardire di “trattare” privatamente, con incomprensibili “transazioni” affari di centinaia di milioni di euro (corso Martiri, Pua, Piano Regolatore, parcheggi), esautorando un Consiglio Comunale che ormai sembra un misto tra un dopo lavoro ferroviario e un ricovero per beoti. E quanto si potrebbe aggiungere. Su Raffaele Lombardo dovrebbe stendersi un velo pietoso se non fosse troppo nociva la complicità di quanti stanno a vario titolo consentendo il mantenimento di un sistema di potere che parrebbe impossibile da mantenere in una realtà civile. Gli arresti del 92 e 94, per i quali è stato prosciolto, prescritto ed anche risarcito, sembrano averlo convinto della praticabilità di un metodo che alla fine trova sempre la scappatoia.

Ed ecco che dopo aver distrutto il comune di Catania e reso inutile e costosa la L’operaio che in diretta sulla trasmissione Servizio Pubblico Provincia, arrivati al bocha detto ai politici “CI AVETE ROTTO I COGLIONI” cone più grosso, la Regione Sicilia, ne fa un esempio del declino della Città. Lombardo è stato vice sinmondiale di sprechi, inefficienze, misfatti. daco di Scapagnini con delega al personale nel periodo in cui si dissestavano le finanze del Comune, Tutti gli enti regionali commissariati e praticamenmentre Stancanelli gestiva quell’assessorato agli te falliti, pronti per essere svenduti ai soliti specuenti locali della regione che doveva controllare latori, accuse confessate di frequentazioni mafiol’operato del comune. Basterebbe questo, senza se, persino le gallerie autostradali a rischio crollo. andare troppo per il sottile, per impedire a simili Un disastro totale. “amministratori” di continuare a gestire soldi non loro. Ma non sono stati fermati quando si doveva, La protesta che si alza da Forconi, Pescatori, Conta(analizzando incarichi e favori a mogli, figlie e gedini trova il limite insuperato dell’attitudine all’eleneri di magistrati, si comincia a capire il perché), mosina del siciliano apatico, ancora in fila per ese adesso si trovano addirittura al vertice di Comusere ricevuto da un Governatore che non governa ne e Regione. A continuare indefessi ed impuniti nulla se non un bilancio tanto falso quanto fallito. l’opera indegna di demolizione dell’intero tessuto economico e sociale di un’intera Comunità. TalAncora ad accettare “tavoli”, convocazioni, mente arroganti e spregiudicati da riuscire a cocommissioni... optare quelli in vendita e lasciare attoniti quanti dovrebbero reagire. Ma perchè in Sicilia non si trova un Operaio Sardo? Catania è una città distrutta, agli ultimi posti in Italia per qualità della vita. Nell’ultimo anno, quello del millantato ed inesistente “risanamento stancanelliano” (fonte Università La Sapienza) ha perso ben 9 posizioni. La stampa di sistema offre ogni


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CRONACA

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SUCCEDE ALL’UNIVERSITÀ, SUCCEDE AL POLICLINICO Le cattedre all’Università di Catania si tramandano di padre in figlio e da suocera a genero Aritmea Catania, che spesso assomiglia più ad un paese che ad una città, ha sempre avuto la tendenza a creare delle piccole comunità ristrette, ispirandosi a quel famoso principio della banca favori. Così, è fatto notorio, che ci siano delle famiglie allargate ove i posti di potere si spartiscono solo tra i consanguinei. La “famiglia” più grande è certamente quella dell’università degli studi di Catania; si fa un gran (s)parlare delle università private e poi sotto il naso abbiamo la nostra antica università dove le cattedre universitarie passano di padre in figlio, ereditate come fossero delle case. A medicina, a giurisprudenza ecc. ecc. il giovane assistente della materia y è figlio del docente della materia x, reciprocamente l’assistente della materia x è figlio del docente della materia y. E non chieda il lettore di fare i nomi, perché sarebbe un’atto di diseguaglianza nei confronti di tutti gli altri, che qui non potremo menzionare. Basterà guardare gli elenchi dei vari insegnanti e assistenti, ma alla stessa maniera dovremo preoccuparci di guardare ai

dirigenti e agli impiegati universitari che scopriremo imparentati con i soliti cattedrati. Senza nulla togliere al prestigio dell’università degli studi di Catania, ci si rende conto che la cultura evidentemente si tramanda di padre in figlio. Non vorremo certo fare di tutta un’erba un fascio, ma esistono molti casi. Di recente, è stata posta alla nostra attenzione il caso di un giovane sud americano, un medico specializzato in oncologia che si è aggiudicato il posto di primario di oncologia presso l’azienda Policlinico dell’università di Catania. E se da un canto non si può smentire la sua bravura, dall’altra scopriamo che pur essendo sud

Antonino Recca Rettore dell’università di Catania

LE REGOLE DI RECCA Il Miur impugna al tar di Catania lo statuto voluto dal magnifico D.S.

Ad Antonino Recca, magnifico Rettore dell’Università di Catania, piace imporre le sue regole. Già da dicembre, prima ancora che entrasse in vigore il nuovo statuto, circolavano voci preoccupate secondo cui grazie ad esso il Rettore avrebbe acquistato il potere di un monarca assoluto. La reazione del Ministero dell’Istruzione non ha tardato, e così il Miur ha impugnato presso il Tar di Catania lo statuto chiedendone “l’annullamento previa sospensione”. Certamente il rettore ha la facoltà di applicarlo, ma all’università ci si sarebbe aspettato che lui non lo facesse almeno fino alla pronuncia del Tar. La maggiore contestazione mosse allo statuto incriminato riguardano l’abnorme concentrazione di poteri attorno alla figura del rettore, in violazione del principio di una governance improntata al principio dei pesi e dei contrappesi. Ma si sa, al rettore di Catania piace fare “magnificamente” a modo suo. Azienda Ospedaliera - Universitaria“Policlinico - Vittorio Emanuele”.Il nuovo primario di oncologia imparentato con il rettore

americano il giovane primario, rientra perfettamente nella grande famiglia perché scopriamo essere il marito (e qui scusate il giro di parole) della figlia della cugina del rettore il Magnifico Antonino Recca. Ma come funzionano i concorsi? Nei concorsi di questo genere, in linea di massima, viene nominata una commissione esterna, che valutati i titoli sceglie tra una rosa di candidati papabili. La scelta finale toccherebbe alla dirigenza. È chiaro, che nel caso specifico, il neo primario è stato scelto tra altri, pur essendo giunto a Catania da pochissimi anni e pur non avendo lavorato mai all’interno dello stesso Policlinico. Ma secondo voci, non sarebbe neanche solo ad assumere il grande compito, la moglie infatti (anche lei specializzata in oncologia) farebbe parte della sua equipe. Ci teniamo a sottolineare che qui il nostro giudizio non è nei confronti della bravura dei professionisti, ma mira a rilevare come la bravura si tramandi solo in famiglia.


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politica

I PARCHI REGIONALI SICILIANI? TUTTI COMMISSARIATI

Tra i nomi dei commissari straordinari c’è anche la cugina dell’assessore Chinnici Dario De Luca

UN MECCANISMO PERVERSO ma poco co-

nosciuto dalla collettività, che pone la Sicilia in una prospettiva senza pari in Italia. Ci riferiamo alla situazione amministrativa che sono “costretti” a vivere i parchi regionali siciliani.
La Regione

Sicilia, possiede quattro grandi parchi regionali. Nella zona orientale il parco dell’Etna e quello fluviale dell’Alcantara, nella zona nord il parco dei

Nebrodi ed infine nella parte occidentale il parco delle Madonie.
Tutti e quattro questi enti presenta-

no però una particolarità comune: sono da diversi

anni guidati da commissari straordinari incaricati della Regione Siciliana e dagli assessorati competenti, gli stessi organi regionali che evitano pun-

tualmente di nominare l’effettiva figura preposta

per la guida degli enti parco, cioè un presidente con mandato quinquennale.

OLTRE ALLO STABILE COMMISSARIAMENTO, la situazione che si è sviluppata all’interno di queste realtà è ai limiti della legittimità. In

questi enti infatti, così come espresso nel giudizio dell’ufficio legislativo e legale, si convive con una

situazione di incompatibilità tra le figure dei com-

missari e gli organi dell’ente (consiglio del parco e

comitato esecutivo). Il giudizio sopra citatoinfatti prevede l’esistenza amministrativa o della figura del presidente e dei relativi organi di supporto,

oppure di quella del solo commissario il cui mandato deve durare per un periodo breve nell’attesa appunto della nomina dell’effettivo titolare.
La Sicilia vive invece una situazione paradossale che

non trova equivalenti in nessuna parte d’Italia. Una logica emergenziale che la politica regionale ha

trasformato in una situazione di gestione ordinaria,

che blocca in maniera totale lo sviluppo di questi enti.
I commissari, com’è facilmente desumibile,

vivono in stretto legame con i vertici politici da cui sono nominati. Questa convivenza fa si che siano facilmente condizionabili, ricattabili e in partico-

lare sostituibili, quando invece un presidente po-

trebbe assolvere la propria funzione per l’intero mandato (5 anni), garantendo quindi una solida continuità operativa all’ente stesso.

LA SITUAZIONE ATTUALE vede il parco dei

Nebrodi sotto la guida di Antonino Ferro, nomi-

nato commissario straordinario il 4 marzo 2009. Il parco delle Madonie è invece guidato dal commissario Angelo Pizzuto.
Le situazioni limite sono due: riguardano il parco dell’Alcantara e quello

dell’Etna. Il primo è commissariato dalla sua isti-

tuzione datata 2001 ed attualmente guidato da Francesca Chinnici (cugina dell’asses-

sore regionale Caterina Chinnici ed ex capo di gabinetto scelto da Raffaele Lombardo

all’assessorato al territorio). Il secondo invece, quello dell’Etna, può essere preso

come esempio di come la logica emergenziale si sia trasformata in una logica ordi-

naria. L’ente infatti risulta guidato dal commissario straordinario Ettore Foti dal 2007.

Quindi oltre quattro anni, ancora ritenuti insufficienti per l’individuazione di un presidente effettivo.

SULLA QUESTIONE È INTERVE-

Antonino Ferro esponente dell’Mpa e vicino al deputato nazionale on. Carmelo Lo Monte. Dal 2009 Commissario Straordinario dell’Ente Parco dei Nebrodi

NUTA IN MANIERA DECISA anche Legambiente Sicilia, che da diversi anni denuncia la situazione. Chiara l’opinione del Vice Presidente re-

gionale e responsabile Aree naturali

protette Angelo Di Marca:
«Questa vicenda del commissariamento de-

gli enti parco regionali è una vicenda scandalosa, perché si tratta di commis-

sariamenti che si trascinano da diversi anni, è una situazione inaccettabile dal

punto di vista politico gestionale e folle dal punto di vista normativo».

Entrando nel merito della questio-

ne Di Marca sottolinea come «Dopo

tanti interventi che abbiamo fatto, continueremo a denunciare questa si-

Francesca Chinnici Commissario Straordinario del parco dell’alcantara cugina dell’assessore regionale Caterina Chinnici ed ex capo di gabinetto scelto da Raffaele Lombardo all’assessorato al territorio

tuazione a livello nazionale. Perché la situazione è inaccettabile e non ha motivazione dal punto di vista del diritto. Abbiamo già preannunciato al nuovo assessore Di Betta che il primo atto che chiederemo è la fine del commissariamento degli enti, la giunta si assuma le sue responsabilità e nomini i presidenti secondo i dettati di legge». Una sistema quindi di gestione della cosa pubblica attuato dalla politica che

passa in secondo piano, in una società concentrata su altre problematiche, ma

che, in realtà rappresenta l’ennesima

modalità operativa che insabbia ulteriormente il possibile rilancio territoriale e ambientale della Sicilia.

Ettore Foti commissario staordinario Parco dell’Etna da ben 5 anni


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cronaca

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ARMAO: FIDANZATA IN AUTO BLU

L’assessore fa portare in giro la fidanzata con l’auto di servizio D.D.L.

La Corte di Cassazione si era già espressa in maniera chiara «Mogli e fidanzate sono estranee alle esigenze di servizio». Oggetto di questa presa di posizione la vicenda dell’ex presidente della Provincia di Messina Giuseppe Buzzanca, che nel lontano 1995 si fece trasportare con moglie e bagagli fino al porto di Bari per imbarcarsi in crociera. Evidentemente l’Assessore al bilancio Gaetano Armao ha la memoria corta: il settimanale l’Espresso nell’articolo di Lirio Abbate ha infatti smascherato l’ennesimo uso improprio ad opera di un politico della cosiddetta auto blu. Coprotagonista di questa vicenda la fidanzata dell’assessore, il magistrato Giuseppa Lara Bartolazzi che presta servizio presso il tribunale di Palermo alla sezione fallimentare, e si presume sappia bene che l’utilizzo a uso privato di un mezzo istituzionale potrebbe portare a delle serie ripercussioni di carattere giudiziario. Il paradosso qualora il magistrato/fidanzata non fosse a conoscenza del sopracitati particolari è che a mettere a disposizione l’auto sia stato proprio l’assessore Armao, chiamato dal Presidente Lombardo per mettere a posto i conti della regione che versano non proprio in una situazione ottimale.

Gaetano Armao assessore al Bilancio della Regione Sicilia. Esperto di operazioni economiche e amministrative, consulente e consigliere dell’ex vice ministro Gianfranco Micciché, ex console onorario del Belize, Paese in cui ha fatto affari il bancarottiere Stefano Ricucci, di cui Armao è il gestore dei beni.

Su Armao come lo stesso settimanale evidenzia ci sono già diverse ombre. Già esperto dell’ex vice-ministro Miccichè, componente del comitato dei garanti per i 150 anni dell’unità d’Italia, ex console onorario del Belize, lo stesso paese che aveva in Stefano Ricucci un assiduo frequentatore, di cui proprio Armao è il gestore dei beni. Le ombre maggiori sono però quelle relative al patrimonio di Armao, che forma una sorta di triangolo fra l’Italia e alcune società estere intestatarie di beni immobili a Palermo e Roma di cui lo stesso assessore risulta esserne il beneficiario. Attualmente l’assessore Armao è addirittura tra i papabili candidati alla carica di Sindaco di Palermo come successore del dimissionario Diego Cammarata, definito da Lombardo “Il peggior sindaco della storia di Palermo”. Adesso forse la palla passerà alla magistratura, chiamata a fare chiarezza sulla questione. Mentre a Roma al premier Mario Monti viene affiancata continuamente la parole “sobrietà”, dimostrata ampiamente nella gestione del caso del sottosegretario Malinconico, in Sicilia invece tuona il verbo “pagare” ma come al solito accostato ad una sola parola: cittadini. Siamo sicuri che in seguito a questo scandalo non seguirà nessuna dimissione, al massimo arriverà la querela, l’ennesima, per Lirio Abbate. Il giudice Bartolozzi cura le aste giudiziarie, mette in vendita immobili provenienti da fallimenti. Un settore professionale di cui è appassionato l’avvocato civilista Armao, tanto che l’appartamento che utilizza a Roma come abitazione e studio professionale lo ha acquistato all’asta da un fallimento. E di civile, ogni tanto, si occupa anche la sorella del giudice Bartolozzi che fa l’avvocato a Palermo. Una questione finita all’esame del consiglio giudiziario del distretto di Palermo, che deve vigilare anche su questi intrecci tra magistrati e legali.


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cronaca

Voleva la moglie direttore del museo Miccichè su Campo lancia accuse pesantissime Miccichè si sfoga sulla vergogna del boicottaggio del Museo d’arte contemporanea di Sicilia, sito a Palazzo Riso, e spiega che nulla c’entrano le questioni amministrative prospettate ma si tratterebbe soltanto di un atto d’abuso del direttore generale dei Beni Culturali, Gesualdo Campo, già noto alle cronache per due strane vicende legate all’assunzione della figlia presso l’Ufficio di Bruxelles della Regione e alla promozione della moglie, Luisa Paladino, ad un incarico apicale con indennità doppia rispetto a quella percepita dalla omologa collega di Palermo che rivestiva appunto la medesima posizione. Questa volta il “famelico” Campo, non contento, avrebbe cercato di piazzare sua moglie come direttore del Museo palermitano poco importandogli che la sua consorte è un ottocentista mentre il Museo di occupa d’arte contemporanea. Riferisce Miccichè: «Un giorno questo dirigente della Regione mi è venuto a trovare, dicendomi che era sua intenzione mettere a capo di Palazzo Riso la moglie, una ‘ottocentista’. Ci sono rimasto di stucco: ho obiettato che un museo d’arte contemporanea guidato da un’esperta di arte dell’Ottocento non era proprio un’idea geniale. Lui ha insistito, adducendo per altro delle motivazioni legate al ricongiungimento con la moglie». Campo replica al leader di Grande Sud non negando la circostanza ma adducendo che anche lui avrebbe diritto a ricongiurgersi a sua moglie e trincerandosi poi dietro un’intrigata quanto incomprensibile questione giuridica dic ui invero sfuggono i contorni. Sostanzialmente, però Campo ha dovuto ammettere il suo interesse personale.

Gesualdo Campo guida il dipartimento dei Beni culturali della Regione Sicilia, la moglie Luisa Paladino, da dirigente del Polo museale di Catania è stata promossa a capo dell’Unità operativa per i beni storici-artistici alla Soprintendenza etnea: una promozione che ha fatto schizzare in alto la sua busta paga, da 5.164 a 15.494 euro di sola indennità aggiuntiva. E da chi è stata promossa? Dal marito stesso, che con un tratto di penna ha proiettato in alto la carriera della moglie. La figlia Giordana, 27 anni, e già dirigente, con una vera e propria “chiamata diretta”

Ma l’aspetto inquietante della vicenda è dato dalla circostanza che allo scopo di volersi ricongiungere con la sua famiglia il Campo avrebbe in verità in quest’ultimo anno fortemente ostacolato il cammino del Museo e del suo storico direttore, facendo ogni sorta di contestazione, spesso causidica, agli attuali responsabili e di fatto bloccandone sia l’ampliamento come anche lo sviluppo delle collezioni secondo le finalità del prestigioso museo d’arte contemporanea. Sarebbe davvero diabolico insistere da parte del Campo in una gestione personalistica e francamente imbarazzante di uno degli assessorati più importanti della Regione, che Campo sia convinto di poter fare ciò che vuole, facendosi scudo del rapporto strettissimo con il Presidente della Regione? Bastera ricordare che proprio Lombardo lo volle quale Sovrintendente a Catania (sotto la sua gestione si bloccarono i lavori di restauro della Castello Ursino) e poi lo scelse quale suo assessore in Giunta provinciale. Se proprio Campo intende ricongiurgersi a sua moglie, lasci l’incarico a Palermo e la raggiunga a Catania. C’è però da giurarci che anche questa volta nulla accadrà e che Campo sarà mantenuto al suo posto. Lo aspettiamo alla prossima…

Gianfranco Miccichè leader di Forza del Sud, in un comunicato scrive a proposito di Gesualdo Campo “Un uomo che trasuda principi. Un uomo che ha a cuore la famiglia…”


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cronaca

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CENTRO STORICO: UNA BOMBA A GAS

Il presidente Asec lancia l’allarme ma Stancanelli non finanzia il progetto Desiree Sicilia

Era scattato un primo campanello d’allarme quando, a inizio gennaio, via Giacomo Leopardi era stata chiusa per una perdita di gas e gli impiegati Asec avevano risolto prontamente il problema. Adesso, sembra che sia l’intera città a correre il rischio di saltare in aria. «Quello è stato un episodio dovuto alla fisiologica usura della rete» spiega Agatino Lombardo, presidente dell’Azienda Servizi Energetici, senza nascondere la preoccupazione per il cattivo stato della condotta metanifera.

avvertito del rischio anche il Prefetto e durante una riunione della II Commissione Consiliare, dove erano presenti anche il Direttore Generale Giovanna D’Ippolito e il presidente dell’Asec Trade Giuseppe Garilli, ha esposto delle possibili soluzioni per avere almeno il finanziamento rischiesto. Dato che le reti appartengono al Comune, il Sindaco potrebbe finanziare il rifacimento tramite fideiussione bancaria o tramite l’inserimento nel piano triennale delle grandi opere. Un’ulteriore soluzione potrebbe essere quella di conferire il bene all’Asec stessa, compreso l’immobile che in questo momento ospita la sede e da cui si potrebbero ricavare 300 vani, per presentare una garanzia durante la richiesta di mutui. Certo, si potrebbe anche chiedere ai cittadini di trasferirsi tutti in periferia dove ora la condotta è di ultima generazione.

A confermare la sua preoccupazione è l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) che già nel 2005 aveva chiesto di ripristinare o sostituire il 30% della rete di distribuzione del metano, entro la fine del 2008, poiché ritenuta ad alto rischio ed obsoleta dati i materiali utilizzati per la sua costruzione: ghisa e giunti di canapa e piombo. Per il ripristino della rete, però, l’Asec non ha nessuna autonomia poiché il socio unico dell’azienda è il Comune di Catania. «L’Asec riceve in gestione la rete metanifera dall’amministrazione comunale, cui spetta il compito di erogare i finanziamenti per la sostituzione delle tubature obsolete. Abbiamo già presentato un paio di anni fa il progetto per l’ammodernamento del 50% della tratta di vecchia generazione» continua il presidente. Nel 2005, infatti, l’Asec chiese un mutuo di 15 mila euro, cifra necessaria per la riqualificazione, al Gruppo San Paolo che però bloccò la procedura dopo la fusione con Banca Intesa. Al termine della scadenza imposta dall’AEEG, l’azienda aveva completato solo 7,15% dei lavori a causa della mancanza di fondi e del continuo cambio al vertice del CdA. Il progetto di ripristino fu presentato nuovamente all’amministrazione nel 2010, anno in cui bisognava aver completato il 50% dei lavori richiesti dall’Autorità competente. Il mutuo fu richiesto alla Cassa Depositi e Prestiti che però rigettò la richiesta a causa della mancanza di garanzie. In effetti, chi darebbe un mutuo ad una società il cui socio unico è il Comune, a sua volta pieno di debiti? Naturalmente, a fine 2010, i condotti del metano non furono sostituiti nella misura richiesta e quindi l’AEEG fu costretta a sanzionare nuovamente l’Asec e a ricordare che nel 2012 dovrà essere completato il 75% dell’opera e, nel caso in cui non si riuscisse a terminare tutto entro il 2014, verrà revocata la licenza. «Per il momento rimaniamo in attesa dei fondi, anche se siamo continuamente in contatto con il comune». La situazione è dunque più grave del previsto, non solo il centro storico della città rischia di saltare in aria ma il comune, ancora oggi, continua ad inserire ogni anno nel bilancio circa 150 mila euro per le riparazioni superficiali della rete, forse per fare in modo che non esploda tutto e subito. Non sarebbe meglio, a questo punto, destinare questa cifra per la completa sostituzione della condotta anziché tamponare sul momento le fughe di gas? «In ogni caso - aggiunge Lombardo- bisogna considerare che spesso le falle si creano a causa delle cattive condizioni del manto stradale, sotto il quale passano i nostri tubi». Il presidente dell’Asec S.p.A. ha, responsabilmente,

foto di Roberto quartarone


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politica

ARS: PIANETA SPRECHI Una pioggia d’oro di consulenze Dario De Luca Nuova raffica di incarichi dal governo della Regione Siciliana. Una pioggia di nomi che come al solito ha nel Presidente Lombardo l’autorità conferente più attiva. Alle ottanta nomine raggiunte dopo l’incarico di Umberto Vattani di metà dicembre 2011 si sono infatti aggiunte altre cinque consulenze esterne, che portano ad un totale di 85 nomine in un anno. Oltre al Presidente Lombardo, recita un ruolo di attore comprimario l’Assessore all’agricoltura Elio D’Antrassi, che chiude l’anno con il botto, per lui cinque nuove consulenze esterne legate al tanto discusso periodico “Terrà”. Un bimestrale di 100 pagine, che rappresenta un esperimento d’editoria “sui generis” con un costo per i primi sei numeri di 269.000,00 € (proveniente dal Piano di Sviluppo rurale). Per questi collaboratori compensi fino a 5.000,00 € per una mole di lavoro che oscilla tra i venti e i venticinque giorni.

€ 31.195,73

€ 12.065,82

€ 12.394,98

€ 18.936,00

€ 16.607,46

€ 96.920,00

IL PIANISTA CONSULENTE DI LOMBARDO Francesco Micali, studente della facoltà di giurisprudenza di ventitré anni, iscritto al primo anno fuoricorso. Il suo compito è quello di “Organizzazione della sede operativa di Messina, informazione cittadinanza zone alluvionate, progettazione ripresa economica e sociale del territorio”. Tuttavia il Sig.Micali è già stato argomento di ampia trattazione, nei mesi precedenti. Fece scalpore infatti il suo curriculum vitae ed in particolare le sue esperienze lavorative precedenti, tra cui si leggeva “pianobar e organista per matrimoni su richiesta” ed attività di “educatore ed animatore della parrocchia di Gianpilieri”. Tutte esperienze che non figurano più nell’attuale curriculum allegato nel sito della Regione. Per Micali un compenso di 1.846,00 € mensili per un totale di 18.460,00 € totali fino alla fine del mandato, indicato per il 31/10/2012.


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politica

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Se i più vedono, la città di Roma, come la legittima collazione in cui si perpetuano gli onorevoli privilegi, sconoscono forse il vero paradiso. Palermo e il suo Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana rappresentano infatti la naturale collocazione dei grandi privilegi nostrani. Nonostante per far fronte alla crisi, si annuncino continuamente tagli alla spesa, la Sicilia permane ai vertice di questa paradossale graduatoria. Il presidente Lombardo è il governatore più pagato d’Italia, con i suoi 27.347 euro lordi al mese, segue poi tutta la schiera dei quasi cento consiglieri regionali. Una moltitudine che in media percepisce 20.730 euro lordi al mese.

«Francamente, credo che la mia

indennità sia appena decente per l’attività che svolgo come presidente della Sicilia. Ma non me ne frega nulla. A me interessa solo avere una vita dignitosa».

€ 27.347,00 lordi

Annuale

Mensile

8.000,00 6.000,00 5.000,00 4.000,00 3.000,00 2.000,00 1.000,00 0,00 Presidente

VicePresidente

Deputati Questori

Deputati ViceSegretario Segretari e Presidente Commissioni Presidenti Commissioni Commissioni


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inchiesta

SCAVONE, PISTORIO & LOMBARDO: QUELLI DEL BUCO La Corte dei Conti nel 2007 segnalava un deficit per l’ASL 3 A. B.

Ci sono notizie che, come sappiamo, secondo certa stampa i cittadini non devono conoscere. Si tratta della cosiddetta autotutela della Casta, di quel gruppo di potenti che non devono essere denudati per continuare a vessare come meglio credono la nostra gente. Il compito di una stampa libera è però proprio quello di non nascondere nulla e di far conoscere la verità ai lettori. Il Re è quindi nudo! Tra questi potenti uomini ce n’è uno da sempre particolarmente vicino al Presidente della regione, si tratta di Antonio Scavone. Antonio Scavone è uno dei maggiori beneficiari, da sempre, del potere del Capo, essendone uno degli uomini più o meno fidi e ricoprendo incarichi importanti che lo hanno portato fino allo scranno parlamentare per poi passare a fare l’assessore ai Lavori Pubblici con Scapagnini e il direttore generale dell’ASL 3 più di recente. Certo, nell’ultimo periodo è stato tenuto un po’ in penombra e si capisce anche perché non è stato ricandidato alla Camera o al Senato preferendogli Giovanni Pistorio o perché non è andato, come pare avrebbe voluto al governo regionale magari con l’incarico di assessore alla Sanità. Forse Lombardo ha inteso tenerlo lontano dai riflettori perché prima si risolvessero alcune pendenze? Non si sa, e c’è anzi da segnalare che il nome di Scavone circola insistentemente come uno dei possibili candidati a Sindaco di Catania del dopo Stancanelli (già cominciato?) ed in barba ovviamente al patto stretto con il PD che vorrebbe ottenere l’appoggio del MpA sulla candidatura dell’on. Giuseppe Berretta. Scavone ha dunque nel potere lombardiano un ruolo centrale e di certo Lombardo non può permettersi di tenerlo in seconda fila. In seconda fila è però rimasta l’opera condotta dallo Scavone quand’era a capo dell’ASL 3, una dette ASL più potenti di Sicilia. Diversamente dal Calaciura, che è stato rimosso per eccesso di deficit, lo Scavone invece ha concluso tranquillamente il suo mandato. Ed invece, il nostro giornale è venuto in possesso di un documento esplosivo, che in verità mitiga anche le responsabilità del Calaciura, i quale evidentemente si trovò con un bilancio ben diverso da quello ufficiale, e che chiama pesantemente in causa l’assessorato regionale alla Sanità. Si tratta della deliberazione nr. 40/2007 della Corte dei Conti con cui viene denunciato che il deficit relativo agli esercizi finanziari 2003, 2004 e 2005, sarebbe ammontato a 477 milioni di euro. Si avete compreso bene: quattrocentosettantasette milioni di euro! Scrive la Corte dei Conti testualmente: “… il risultato economico dell’esercizio avrebbe evidenziato una perdita maggiore quantificabile in circa 477 milioni di euro. L’evidente aggravarsi della situazione economico-

patrimoniale aziendale, testimoniata anche dalla progressiva erosione del patrimonio netto – che negli anni 2003, 2004 e 2005 contabilizza valori negativi rispettivamente pari a -16, -13 e -26 milioni di euro, ad avviso della Corte, fa fondatamente ritenere che l’Azienda in questione sia afflitta, non già da una perdita dovuta a fattori contingenti, ma da un vero e proprio deficit strutturale che, oltre ad esporre il Direttore Generale ad una possibile decadenza dall’incarico, impone con urgenza l’attivazione di idonee azioni di riequilibrio da parte della regione e del Direttore Generale dell’Azienda…”. La parte integrale della deliberazione della Corte dei Conti potrete leggerla in Pdf sotto e vi renderete conto ulteriormente dell’estrema gravità della situazione in cui versa l’ASL 3 oggi ASP e di come nulla sia stato fatto dall’allora Assessore regionale alla Sanità per sanzionare quanto stava accadendo in danno dei cittadini.

Antonio Scavone a capo dell’Als 3 fino al 2009

Dal 2004, e per il periodo della gestione Scavone, assessore alla Sanità della Regione Sicilia era Giovanni Pistorio. Si, proprio lui, l’altro uomo fidato del Presidente Lombardo. Pistorio avrebbe quindi dovuto prendere provvedimenti contro il suo amico di partito e compagno di sempre Antonio Scavone. Ebbene, la domanda è: oggi a quanto ammonta quel deficit che nel 2007 viene fissato

Giovanni Pistorio ex assessore regionale alla sanità

dalla Corte dei Conti in circa 477 milioni di euro? Di chi sono le responsabilità per quanto accaduto? L’assessore Russo è oggi in grado di darci una risposta e soprattutto ha la libertà di muovere ispettori e controlli quando di mezzo ci sono i due uomini più fidati del potere lombardiano? Quel deficit, per intenderci, si traduce in minori prestazioni del sistema sanitario e quindi in un numero maggiore di malati che soffrono e di vite umane che se ne vanno. Non stiamo parlando di numeri, non di buchi soltanto, ma di vite. Tutto questo vi è stato e ci è stato fino ad oggi tenuto nascosto. Siamo ancora disposti a tollerare tanta violenza? Decidete voi.

STRALCIO DEL PROVVEDIMENTO DELLA CORTE DEI CONTI


Anno ii - n. 12 - mercoledì 1 febbraio 2012

inchiesta

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ANTONIO SCAVONE E 
GLI AFFARI DI FAMIGLIA Antonio Scavone, sua moglie, suo cognato, e… Giorgio Drago

Antonio Scavone ha costruito la sua intera carriera, e non solo, al seguito di Raffaele Lombardo. Incarichi politici e gestionali di grandissimo potere. Gli anni più significativi, per tanti motivi, sembrano essere quelli trascorsi, dal 2004 al 2008, al vertice gestionale dell’ASL 3. Periodo sul quale si sono incentrate le attenzioni della Magistratura contabile. Dell’intervento della Corte dei Conti su quegli anni di gestione abbiamo già parlato e sappiamo che ancora non è chiaro come si sia potuti arrivare ad un “buco di bilancio” di ben 477 MILIONI DI EURO! Sempre la Corte dei Conti ha prima condannato in primo grado e poi assolto in secondo lo stesso Scavone per la nomina di una direttrice sanitaria, Nunzia Sciacca, che secondo il pubblico ministero pare non avesse i titoli richiesti dalla legge. E le sentenze contraddittorie non si comprendono, stante che i requisiti o ci sono o non ci sono, ma questa è un’altra storia. La stessa dr.ssa Sciacca la troviamo, proprio con Scavone e alcuni sindacalisti, in un’interessante informativa della Guardia di Finanza che getta un’ombra inquietante e forse spiega alcune cose.

Ma Scavone intanto è diventato Direttore generale dell’AUSL 3, direttore cioè dell’Azienda che stabilisce ed eroga il budget e gli incrementi di budget da corrispondere alle strutture accreditate. Scavone quindi decide su Scavone, pardon su suo cognato. Nel 2007 peró anche il cognato Zappalà cederà le sue quote. Ma sentite sentite a chi le cederà? Le cederà a Torrisi Renato, che di professione fa l’avvocato con studio a Catania in via Umberto 184. Peccato che il buon avvocato Torrisi di ambulatori non si sia mai occupato, come del resto non se n’è mai occupato il cognato di Scavone, ma semplicemente è il collega di studio dello Zappalà che appunto condivide il suo studio col Torrisi in via Umberto 184 a Catania.

che vorrebbero tendere a coprire l’evidenza? Naturalmente, il Centro X-RAY ha fatto registrare un volume d’affari milionario e sarebbe interessante verificare come siano stati versati nella dichiarazione dei redditi questi favolosi proventi. Giova segnalare che il Centro X-Ray dichiarava nel 2002 un volume d’affari pari a zero e reddito imponibile di -3.732,00 euro, mentre nel 2004 il volume d’affari arriva ad 1.663.173 con un reddito di 690.526 e nel 2005 addirittura il volume d’affari supera i 2 MILIONI di euro. Un bel salto in alto, non c’è che dire. Ma di questo ci occuperemo a breve, volendo approfondire le fortune di alcuni fedelissimi del governatore Lombardo. Vedremo, per esempio, se altre Strutture della provincia hanno la fortuna di ritrovarsi lo Scavone così vicino.

Incredibili coincidenze o maldestre operazioni

Per inciso, ma non tanto, non può non segnalarsi che il “regno” di Scavone coincide temporalmente con la gestione, anch’essa molto attenzionata, dell’assessorato regionale alla Sanità di un altro fedelissimo di Lombardo, Giovanni Pistorio. Ma, vediamo talune strane coincidenze che la nostra redazione ha riscontrato leggendo le carte. Tra i laboratori diagnostici che negli anni hanno beneficiato di budget, assegnati dall’Azienda Ospedaliera gestita da Scavone per milioni di euro, vi è il Laboratorio di Radiodiagnostica X-RAY con sede in Paternò del dott. Coppola. Da una semplice visura camerale, chiunque potrà verificare come socio del Coppola al 50% sia stata la dott. Marina Zappalà. Ma chi é la dott.ssa Marina Zappalà? È la moglie del dott. Antonio Scavone che, detto per inciso, nel 2001 ha acquisito anche il 50% di una farmacia a Riposto costata oltre 790.000 euro e che a fronte di tale investimento comportava per la titolare una reddito dichiarato negli anni 2005 e 2006 di soli 12.500 euro! Nel 2004 infatti la moglie di Scavone cede le sue quote del laboratorio di Radiodiagnostica, rimanendo socia della farmacia. E a chi cede le quote del milionario laboratorio diagnostico di Paternò? Al fratello, Salvatore Zappalà, di professione avvocato. Le quote del 50% passano quindi dalla moglie al cognato di Scavone.

stralci della visura


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inchiesta

GLI AFFARI DI FAMIGLIA II PUNTATA Tra le strutture accreditate e che negli anni hanno fatto registrar un anomalo incremento del fatturato, con conseguente aumento del budget erogato dall’AUSL 3 di Catania, vi è un importante laboratorio: il DIM di Mascalucia. Il laboratorio è gestito da una società in accomandita semplice, i cui soci sono il dott. Romeo ed i suoi familiari. D.I.M. che nel 2000 fatturava 297.832,69 euro, nel 2002, e cioè appena due anni dopo, fatturerà 1.170.754,95 euro! Un vero e proprio fenomeno. Da più parti, si prospettava come originariamente la S.a.s. fosse scaturita da una ditta che avrebbe visto presente il dott. Scavone. Nulla di male, per la verità, visto che se così è stato, ciò sarebbe avvenuto diversi

anni prima che il politico assumesse l’incarico di direttore generale dell’AUSL 3.

In ogni caso detta circostanza non ha trovato ad oggi conferma, ma andando a cercare riscontri per la nostra indagine giornalistica, abbiamo potuto accertare che il fabbricato che ospita il laboratorio D.I.M., sito in corso San Vito n. 113 a Mascalucia è stato affittato al dott. Romeo indovinate da chi? Ma dal nostro Antonio Scavone!

E quindi, il dott. Scavone, mentre era direttore genrale dell’AUSL 3, riteneva corretto erogare finanziamenti ad una struttura ospitata presso locali da lui detenuti in comproprietà. (atto di locazione registrato il 23 luglio 2002 presso l’Ufficio Registro di Catania). In comproprietà con chi? Non abbiate premura: ve lo sveleremo tra breve,

sempre con documenti alla mano.

Non sta naturalmente ai giornali fare i processi e dire se c’è o no un reato, e però ci chiediamo se sia possibile un tale miscuglio di ruoli e di interessi, per cui un politico può distribuire denari a strutture in cui sono soci prima la moglie e poi il cognato oppure in favore di soggetti che operano in locali di proprietà dello stesso politico, senza che niente accada. Ci chiediamo soprattutto come tutto ciò possa accadere sotto gli occhi di tutti e come sia possibile che documenti pubblici ed a disposizione di chi avrebbe dovuto vederci chiaro, invece restano lì dove sono nella pigrizia di chi doveva intervenire. Ora alla Procura c’è un Procuratore nuovo, e certamente diverso dal suo predecessore, cosicché non possiamo che attenderci che presto si svuotino i cassetti o che si vada a prendere atti e carte che provano l’inaccettabile intreccio che sta affamando Catania.


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giudiziaria

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PROCESSO SERVIZI SOCIALI: “FUI INDICATO DA STANCANELLI” Pesantissimo il coinvolgimento del sindaco nel procedimento Aureliano Buendià

Si apre l’udienza davanti al GIP dr. Luigi Barone. Viene chiamato l’appello e si procede con quanti hanno chiesto d’essere interrogati. Tocca al signor Calì Giuseppe, un uomo minuto di mezza età che nel corso dell’esame si emozionerà ricordando il figlio disabile. È molto puntuale nelle risposte, e spiega subito di essersi occupato e di occuparsi ancora di politica, essendo stato consigliere di quartiere ed anche consigliere comunale, e di avere ricevuto la nomina nella Commissione che doveva occuparsi dell’assegnazione dell’appalto per un centro giovanile dall’allora assessore regionale Raffaele Stancanelli. Precisa che gli fu data notizia della nomina prima ancora che fosse ufficiale dal segretario di Stancanelli, tale Marcello Pulvirenti. Nel corso dell’interrogatorio Calì spiegherà anche di far parte di una Commissione regionale della Famiglia e preciserà che anche quella nomina gli fu conferita da Stancanelli, ancorché non sia in grado di spiegare quali siano i compiti della Commissione in questione. Insomma, man mano che si procede emerge sempre più chiaramente il ruolo di principale attore di Stancanelli, il quale grazie al suo ruolo di assessore alla Famiglia alla Regione, disponeva di un potere reale enorme ed imponeva i suoi uomini in dette commissioni giudicatrici scegliendoli evidentemente non secondo i titoli ma per l’appartenenza di questi tra ii suoi clientes ovvero tra gli esponenti del suo partito. Rimane da chiarire cosa questi uomini dovessero restituire in termini di obbedienza a Stancanelli, se questi per esempio nel loro incarico dovevavo eseguire gli ordini impartiti circa la definizione delle gare. Di certo siamo lontani da quel ruolo marginale che si voleva accreditare a Stancanelli. Ricordiamo che si tratta di uno degli scandali più odiosi denunciati da una lunga indagine dei carabinieri dei NAS coordinati dal Pubblico Ministero dr. Lucio Setola e che ha fatto luce su una vergognosa spartizione dei finanziamenti che avrebbero dovuto esser destinati alle fasce più deboli come anziani, minori e disabili, invece finiti spesso nelle casse di società e cooperative vicine ai leader politici che manovravano appunto le nomine in commissione. C’è da immaginare che ancora una volta la stampa locale tacerà del coinvolgimento del sindaco e che Stancanelli come altre volte farà spallucce, continuando impunito ad “amministrare” Catania.

A pochi giorni dal suo pensionamento, il procuratore D’Agata, con la contro firma del procuratore aggiunto Michelangelo Patanè e del sostituto Carmelo Zuccaro (non risulta la firma del sostituto procuratore Setola), chiese al Giudice per le Indagini Preliminari di archiviare la posizione di Stancanelli, con un lungo atto il documento integrale su sudpress.it Il Giudice per le Indagini Preliminari, dr.ssa Sammartino, respinse la richiesta di archiviazione “ritenendo non condivisibili taluni argomenti posti a base della richiesta del PM”


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cronaca

SCORDIA STORE A NOME DI BASILOTTA

Arriva un nuovo centro commerciale con la firma del re del movimento terra Roberto Quartarone

Il Copeca di Scordia in via Matteotti negli anni ottanta era dedito alla produzione e commercializzazione degli agrumi, poi andò in rovina e finì nella curatela fallimentare. Per la struttura è stato attuato un cambio di destinazione d’uso senza cubatura da uso industriale ad uso commerciale. Nascerà un grande centro commerciale che nulla ha da invidiare ai grossi centri commerciali che sono nati come funghi in questi ultimi anni nel catanese

La Regione continuerà a dar via libera ai colossi che strozzano l’economia delle piccole e medie attività commerciali o il mese prossimo cambierà qualcosa? Ormai è chiaro che gli interessi che stanno dietro i centri commerciali sono legati molto di più alla speculazione di provenienza perlomeno dubbia, se non facilmente assimilabile alla mafia. La denuncia sugli interessi legati allo Scordia Megastore del consigliere e del segretario provinciali di Rifondazione Comunista Valerio Marletta e Pierpaolo Montalto, arrivata a metà dicembre, ha avuto qualche effetto. «Qualche anno fa il Consiglio comunale di Scordia – avevano dichiarato Montalto e Marletta durante la conferenza a dicembre – aveva votato in favore del Progetto di variante allo strumento urbanistico: cambio di destinazione d’uso senza aumento di cubatura da uso industriale ad uso commerciale del capannone dell’ex Copeca utilizzato per la lavorazione di agrumi in via Matteotti, progetto presentato dalla ditta Scordia Megastore, mandataria del progetto, e che ha acquisito con atto preliminare la disponibilità delle aree dalla Fratelli Basilotta Immobiliare. La sede legale della Scordia Megastore è a Giarre in via A. Damiani Lanza n. 18, la stessa dei Fratelli Basilotta. Chiediamo con forza alla magistratura di indagare sui vecchi e nuovi tentativi di infiltrazione mafiosa nel grande affare dei centri commerciali». La Fratelli Basilotta Immobiliare è legata a Vincenzo Basilotta, l’imprenditore già condannato in appello a cinque anni per concorso in associazione mafiosa. E quindi i dubbi di infiltrazioni sono più che forti. Com’è finita? La conferenza dei servizi è stata rinviata al 6 febbraio, mentre l’appello alla magistratura non ha ancora prodotto nulla di concreto. «È vero che in venti giorni è difficile vedere degli esiti – ci dice Pierpaolo Montalto – ma lo slittamento della conferenza dei servizi ci dà un primo sentore, sappiamo che nel percorso qualcosa si muove e comunque la gente è stata informata. La denuncia ha prodotto degli elementi di interesse, ma ora speriamo che ci sia un’attenzione maggiore. Il vero luogo in cui raccoglieremo i frutti della denuncia è la sala consiliare, che è stata anche occupata prima della notizia del rinvio. Il decreto è arrivato dopo l’inizio dell’iter per la costruzione del Megastore, ma costituisce comunque un

elemento che faremo valere».

Il decreto di cui si parla (del 24/06/2011) è stato varato dall’assessore regionale alle attività produttive, Marco Venturi, e ha comportato una riduzione della superficie virtualmente autorizzabile per i nuovi insediamenti della grande distribuzione organizzata dal 50% al 10%. Chi ha già presentato la domanda prima dell’entrata in vigore del decreto, comunque, ha la possibilità di completare l’iter: nel caso di Scordia, la conferenza dei servizi ha quindi il via libera per votare se il centro commerciale si farà o meno. La procedura per la presentazione del progetto passa sempre dal Comune di riferimento, che a sua volta lo presenta alla Regione, che convoca la conferenza dei servizi. Quest’ultima si svolgerà presso il comune del centro del calatino e coinvolgerà quattro componenti che hanno diritto di voto (la Provincia, il Comune, la Regione e la camera di commercio), più altri enti che possono esprimere la loro opinione ma non votare (le associazioni di categoria e i comuni limitrofi, ad esempio). Per approvare il progetto ci vuole la maggioranza e, a parità di voti, la preferenza della Regione ha più peso. E qui sta una grande contraddizione: la Regione, malgrado abbia promulgato il decreto che di fatto limita i centri commerciali, può anche votare a favore perché si decide su un progetto presentato prima del decreto. Tutto questo avviene malgrado gli indizi degli interessi di Vincenzo Basilotta per quest’ennesimo centro che continuerebbe a ingolfare un mercato già saturo, più che in ogni altra città italiana. «Avevamo già votato contro prima di sapere che dietro potesse esserci Basilotta – ci spiega Pietro Agen, presidente della camera di commercio di Catania. – A Scordia e Motta Sant’Anastasia abbiamo eccepito che i dati su cui si basavano i progetti erano falsi: si erano “dimenticati” di alcuni centri commerciali presenti nei dintorni, più vicini dei limiti stabiliti dalla legge. Tutti questi progetti che comportano una variante urbanistica comportano la promessa di posti di lavoro, i lavori di sbancamento, i terreni che da agricoli diventano commerciali… Un insieme di interessi che ci deve fare riflettere. La mafia non è più delinquenza: è speculazione». La sede legale della Scordia Megastore è a Giarre in via Damiani Lanza n. 18, la stessa dei Fratelli

Basilotta La sede legale della Scordia Megastore è a Giarre in via Damiani Lanza n. 18, la stessa dei Fratelli Basilotta. Vincenzo Basilotta è stato Condannato in appello a cinque anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Era stato condannato, in primo grado, nel procedimento “Dionisio” a tre anni per associazione mafiosa; il 10 giugno scorso, la Corte d’Appello di Catania ha aggravato la pena, cinque anni, ma ha qualificato il reato in concorso esterno in associazione mafiosa. Basilotta è il “re del movimento terra” nei centri commerciali (ha lavorato ad Etnapolis, Katanè, Porte di Catania, oltre che al Maas), balzato all’attenzione delle cronache per i suoi presunti rapporti con Raffaele Lombardo. Basilotta ha lavorato per la moglie eseguendo il movimento terra nella villa di Ramacca.

Basilotta. Vincenzo Basilotta è stato Condannato in appello a cinque anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Era stato condannato, in primo grado, nel procedimento “Dionisio” a tre anni per associazione mafiosa; il 10 giugno scorso, la Corte d’Appello di Catania ha aggravato la pena, cinque anni, ma ha qualificato il reato in concorso esterno in associazione mafiosa. Basilotta è il “re del movimento terra” nei centri commerciali (ha lavorato ad Etnapolis, Katanè, Porte di Catania, oltre che al Maas), balzato all’attenzione delle cronache per i suoi presunti rapporti con Raffaele Lombardo. Basilotta ha lavorato per la moglie eseguendo il movimento terra nella villa di Ramacca.


Anno ii - n. 12 - mercoledì 1 febbraio 2012

cronaca

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BANCA SVILUPPO ECONOMICO: “NESSUNA ANOMALIA”

Risponde il Presidente del Cda Nell’ultimo numero di Sud abbiamo pubblicato un articolo riguardante Banca Sviluppo Economico, un istituto di credito nato nel 2009 costituito da una compagine sociale composto da circa 190 soci. Di seguito pubblichiamo una lettera del presidente del consiglio d’amministrazione, Maurizio Lipari. A nostro parere però, il presidente Lipari non chiarisce la sua stessa esposizione insieme a quella di Toscano sul totale impieghi all’interno della banca, nè la loro esposizione complessiva in seno all’intero sistema bancario. Pubblichiamo la lettera, certi che il Presidente vorrà anche chiarire questi dati che pure erano stati sottolineati all’interno dell’articolo precedentemente pubblicato. Gentile Direttore, su Sud dello scorso venerdì 30 Dicembre è stato pubblicato un articolo, a firma Aureliano Buendìa, dal titolo: “Una Banca fatta in casa” che, permetterà il facile calembour, ha poco di realismo e molto di magìa. Cioè di irrealtà. Purtroppo non siamo a Macondo, ma a Catania, e non del maestro Garcìa Marquez e del suo realismo magico si discute ma, assai più modestamente, di una Banca e dei suoi atti di gestione. Di Banca Sviluppo Economico precisamente, che chi Le scrive ha il grato onere di presiedere. Sicchè, ragioni di opportunità e doveri di carica mi inducono a chiederVi cortese ospitalità. Per sostituire il pur accattivante brìo della vaga allusione con la certo più arida, ma necessaria, gravità della precisione cronachistica. Banca Sviluppo Economico non è stata costituita con il concorso di capitale privato, come si legge nell’articolo citato, ma nasce grazie alla sottoscrizione interamente privata del capitale costitutivo. L’Ispezione della Banca d’Italia, conclusa nel Novembre del 2010, non ha rilevato alcuna anomalia sulla natura degli affidamenti agli amministratori, compresi quelli al sottoscritto presidente e al consigliere Toscano, di professione imprenditori. Tanto non sorpende perché gli atti deliberativi sono ovviamente assunti nella più assoluta conformità alle previsioni normative del T.U.B (Testo unico bancario) e dei regolamenti in materia di merito creditizio, nonché nella più rigorosa valutazione delle garanzie economiche e patrimoniali. Ma se dal piano normativo passiamo a quello delle concrete dinamiche operative della Banca, vale a dire a quello, più propriamente aziendale, concernente le opportunità gestionali, invece, la suddetta circostanza, vale a dire gli affidamenti di cui nell’articolo si è riportata una valutazione critica, sono viceversa il frutto di una sana politica aziendale, intesa ad incrementare i volumi di operatività della banca, tanto più nella delicata fase di avviamento sul mercato del credito locale. La banca cioè, potendo da subito annoverare clientela solidamente radicata nel territorio, ha potuto così immediatamente costruirvi il primo e più sicuro nucleo del suo patrimonio. Infatti, come Le sarà certamente noto, per ogni istituto di credito, specialmente attivo in ambito locale, l’elemento qualificante è costituito proprio dai rapporti negoziali con le imprese del territorio. Affidare un’impresa significa munire una comunità di lavoro e di capitale dell’imprescindibile sostegno finanziario, senza il quale né

investimenti, né occupazione, né sviluppo possono anche solo concepirsi. Se ci sono affidamenti verso imprese, dunque, c’è vita economica nel territorio e la banca svolge la sua missione; se non ce ne sono, delle due l’una: o c’è la morte economica di uno spazio geografico o la banca non fa il suo mestiere. In entrambi i casi, sono certo converrà, nulla di auspicabile.

3 - il margine d’intermediazione è cresciuto del 95% rispetto al 2010, a fronte di una riduzione dei costi operativi del 18%, ciò che determinerà, dopo soli due anni e mezzo dalla sua fondazione, il primo bilancio in utile di Banca Sviluppo Economico, nonostante il contesto, nazionale ed internazionale, non sia, notoriamente, dei più propizi;

È appena il caso di osservare che questa ciclicità virtuosa, in tanto può esistere in quanto rifletta i canoni della sana e prudente gestione e della salvaguardia del patrimonio bancario, in quanto cioè, sia volta a salvaguardare i legittimi interessi di soci e clienti, salvaguardia che pure il Suo Giornale mostra di avere a cuore. Tali contenuti gestionali hanno sin qui innervato e connotato sia il ruolo degli amministratori, il cui lavoro chi scrive ha l’onore di presiedere, sia quello della Direzione Generale e del Collegio Sindacale.

4 - la compagine sociale, ampia e diffusa, sia per tipologia di investitore che per provincia regionale di provenienza, ne è stata vieppiù consolidata giacché, in ragione di questi risultati di gestione, il valore iniziale dell’originario investimento in capitale è considerevolmente cresciuto.

Per soprammercato, e solo perché i numeri recano la forza della sintesi, ci consentirà, a beneficio Suo e dei Suoi lettori, qualche rapida scorsa: 1 - Banca Sviluppo Economico in atto registra rapporti, nel complesso, con circa 3000 clienti, attinti dall’artigianato, dalle professioni, dagli impiegati, dai funzionari e dai dirigenti del settore privato come del pubblico. Quanto più in particolare all’ambito imprenditoriale, il portafoglio comprende circa un migliaio di imprese, che costituiscono le esperienze produttive e distributive più riuscite in ambito regionale; e tra queste si possono notoriamente annoverare, per risultati di vertice raggiunti nei propri ambiti di attività e per affidabilità economico/patrimoniale, quelle facenti capo al sottoscritto ed al consigliere Toscano. 2 - dall’Aprile del 2010, cioè da quando si è insediato l’attuale C.D.A, al Dicembre di quest’anno la raccolta di Banca Sviluppo Economico si è triplicata; nello stesso periodo gli impieghi sono più che raddoppiati;

L’attività di una banca locale, come si legge anche nel Vostro articolo, è per il territorio insieme delicata e preziosa, sicché, mi permetterà di precisare, sarò lieto di accogliere ogni suggerimento che fosse volto a sortire progresso e miglioramento per i soci e per i clienti, proprio nella consapevolezza delle imprescindibili implicazioni sociali e territoriali sopra evidenziate. Mentre sarà considerato un dovere contrastare qualsiasi, anche involontaria, deriva congetturale e meramente allusiva, magari generata da illazioni esterne all’ambito giornalistico. Confido di avere contribuito alla compiutezza delle informazioni su Banca Sviluppo Economico, che certo era nelle vostre originarie intenzioni offrire. Cordialmente Maurizio Lipari

Presidente di Banca Sviluppo Economico


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Primo Consumo Delegazione di Catania Corso delle Province, 203 Tel. +39 366 1991408 • 095500311

SERIT: usurai legalizzati? In questi giorni non si è parlato d’altro che dei continui attentati presso le sedi di Equitalia in varie città d’Italia. Ma chi è questo mostro che ormai da anni tormenta il sonno dei poveri Italiani e che dai più è stato paragonato ad una sorta di “strozzino fiduciario dello Stato”? La società Equitalia (Serit Sicilia nella regione Sicilia ) è un Concessionario per la Riscossione che si occupa di riscuotere per conto dello Stato debiti di varia natura (multe, tasse, contributi) gravanti sui contribuenti e non pagati spontaneamente. Le varie norme a tutela del Contribuente quali lo Statuto dei diritti del 2000, nonché il Dpr 602/73 prevedono che nel momento in cui il cittadino non ottemperi alle pretese fiscali dello Stato, l’Ente Impositore competente (Agenzia delle Entrate, Inps, Inail, i Comuni per le multe) dapprima inviterà il debitore ad onorare la somma dovuta inviandogli un “preventivo avviso di accertamento” (che sarà il comune verbale di contravvenzione per le multe o una comunicazione di pagamento, atti questi da impugnarsi a pena di decadenza davanti al Tribunale competente- vietati i ricorsi FAI DA TE, creano più danni che altro… ). Nel momento in cui, quindi, il contribuente non ottemperi spontaneamente all’invito “bonario” di pagamento da parte della Pubblica Amministrazione (mi raccomando, verificare sempre servendosi di un legale competente la legittimità delle pretese fiscali) è finita: in quel momento scattano le tenaglie della Serit e si entra in un circolo vizioso di avvisi di mora, intimazioni, minacce, preavvisi, carte su carte e soprattutto interessi su interessi quotidiani…anzi orari!!!! L’Ente Impositore non soddisfatto del proprio credito iscriverà infatti il nome dei “cattivi” cittadini non paganti in un vero e proprio “libro nero” (tecnicamente “ruolo esattoriale” che fa più figo, ma sempre libraccio nero è) e consegnerà tale “libellum” alla Serit.

c.d. “cartelle di pagamento” nei termini di legge (normalmente entro due anni dal passaggio dei ruoli) e successivamente dovrà preventivamente inviare un cosiddetto “avviso di mora” che avrà la funzione di ultima chiamata. Se ancora il contribuente continuerà a non ottemperare ai diversi inviti, la Serit Sicilia potrà procedere ad atti esecutivi in danno del poveretto, ma sempre nel rispetto delle norme!!!!! Gli articoli 76 e 77 del Dpr 602/73 prevedono infatti che l’Agente di Riscossione dovrà iscrivere ipoteca prima di procedere ad espropriazione forzata che comunque non potrà mai avvenire se il debito non supera gli ottomila euro. Tali semplicissime regolette nella pratica non vengono mai rispettate: negli ultimi anni, infatti, molti contribuenti si sono improvvisamente trovati la propria abitazione in vendita all’asta per debiti erariali non pagati senza ricevere mai alcuna notifica di atti precedenti e soprattutto per debiti che non superavano di certo gli ottomila euro!!

In teoria da quel momento l’Agente di Riscossione (si chiamano così gli usurai muniti di laurea) dovrebbe procedere alla riscossione “coatta” del credito nel rispetto delle norme tributarie.

La prima cosa da verificare, quindi, e’ se le cartelle esattoriali a cui si riferisce l’ipoteca, sono state realmente notificate: se non e’ cosi’ occorrerà fare subito ricorso alla Commissione Tributaria o al Giudice ordinario.

In particolare, dovrà innanzitutto notificare le

In mancanza di valide notifiche sarà tutto nullo (e

nella maggior parte dei casi è sempre tutto nullo). In sintesi, la Serit Sicilia non pretende ciò che le è correttamente dovuto, ma va oltre il dovuto “richiedibile”, con sistemi assolutamente tirannici che mettono in ginocchio il cittadino che subirà le più amare torture dal fermo alla macchina (ci si chiede quanto democratico sia un sistema che ci blocca il veicolo per andare a lavorare) al pignoramento diretto del conto corrente o anche delle pensioni (pensate alle pensioni sociali che oggi non arrivano neanche a 300,00 euro…sigh!). Per non parlare dell’aggio di riscossione, una sorta di compenso per la riscossione riconosciuto al buon Concessionario che si assomma agli enormi interessi spropositati che si maturano “cotidie”… Mi raccomando, quindi, cari amici… contro ogni sopruso da parte della Serit Sicilia non esitate a contattare un legale competente. A TALE SCOPO PRIMO CONSUMO È A VOSTRA DISPOSIZIONE PER OGNI CHIARIMENTO.

SEDE VIA G.CARNAZZA 51 CATANIA NUMERO VERDE 800172318

Primoconsumo – Cittadini&Consumatori L’impegno di un gruppo di persone motivate e competenti al servizio dei consumatori: con la nostra associazione ogni giorno garantiamo assistenza, consiglio e supporto legale, orientando l’attività sul web per facilitare le risposte e l’informazione. Un’Associazione Consumatori diventa grande quando, oltre all’impegno delle persone direttamente coinvolte nell’attività dell’associazione stessa, vede crescere la partecipazione e l’adesione di chi ha bisogno di far sentire la propria voce nella società, attraverso l’affermazione dei propri diritti (e naturalmente il compimento dei propri doveri). Per questo ti chiediamo di iscriverti e di sostenere il nostro progetto di aggregazione.


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