SUD anno terzo n. 3

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FREE PRESS DI GIORNALISMO INVESTIGATIVO

EDIZIONE DI CATANIA

Anno iii - n. 2 Bis - MARTEDì 3 APRILE 2012

Melior de cinere surgo

EDIZIONE STRAORDINARIA

COATTO PER MAFIA AVA N T I I L P R O S S I M O


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EDITORIALE

Anno iii - n. 2 Bis - MARTEDì 3 APRILE 2012

LE copertine denunce Quando SUD squarciava il velo 1, 10, 100 BARONE La Notizia: la Procura di Catania dovrà chiedere il rinvio a giudizio di Raffaele Lombardo e del fratello Angelo per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. L’obbligo a formulare in modo coatto l’imputazione contro il presidente della Regione siciliana è stato imposto dal Gip Luigi Barone, che ha ritenuto infondata la richiesta del pubblico ministero di archiviare l’inchiesta. Il comma 5 dell’articolo 409 del codice di procedura penale concede dieci giorni alla Procura per formulare il capo d’accusa e trasmetterlo al Gup. Dopo di che sarà un altro giudice a stabilire in udienza preliminare se l’indagato dovrà essere rinviato a dibattimento, cioè processato, o prosciolto. Le Considerazioni: esistono magistrati liberi ed indipendenti e a Catania il dr. Luigi Barone e la dr.ssa Giuliana Sammartino, il primo disponendo l’imputazione coatta dei fratelli Lombardo per Mafia, e la seconda ordinando l’imputazione di Raffaele Stancanelli per lo scandalo dei Servizi Sociali, hanno dimostrato che tutti siamo uguali davanti alla Legge. Non sono i soli, poiché insieme con loro tantissimi magistrati non hanno ossequio nei confronti del potere ed operano secondo coscienza. In questa lunga e dolorosa vicenda dell’indagine per mafia a carico del Presidente Raffaele Lombardo e di suo fratello Angelo, non possiamo non confermare il pregio di Magistrati della Procura come il dr. Giuseppe Gennaro, la dr.ssa Agata Santonocito, la dr.ssa Iole Boscarino e il dr. Antonino Fanara che hanno lavorato per anni in silenzio. Sia chiaro: non c’è alcuna critica a chi in Procura l’ha pensata diversamente poiché a tutti occorre riconoscere l’onestà intellettuale e la serietà che viene dall’essere integerrimi, ma semplicemente SUD non la pensa come i giudici della Cassazione della sentenza Mannino, fermo restando che le accuse nei confronti dei fratelli Lombardo sono ben più gravi, né la pensiamo come il Procuratore generale in Cassazione del processo Dell’Utri, il dr. Iacoviello, poiché riteniamo che mai come in questo momento serva colpire proprio quella zona grigia che il concorso esterno ben descrive e sotto la quale si nasconde il patto scellerato. Stiamo perciò con i Ros dei Carabinieri che hanno operato un’indagine esemplare e che hanno ricevuto da Lombardo e compagni attacchi vergognosi per aver fatto il loro dovere.

SUD ANNO 1 NUMERO 0 – LOMBARDO IN FIN DI VITA Il 12 maggio 2010 “La Repubblica” parla di una possibile richiesta d’arresto per il Presidente della Regione Raffaele Lombardo, l’accusa è quella di concorso esterno in associazione mafiosa. Appena cinque giorno dopo la notizia della richiesta d’arresto, a Lombardo viene diagnosticata un aneurisma alla aorta, che sancirebbe l’incompatibilità con la detenzione carceraria. Nella stessa giornata partecipa però a “L’Infedele” su La7. Sulla vicenda ad emergere è la figura del primario dell’Ospedale Cannizzaro di Catania Dott.Lomeo, che denuncia tutto alla Procura di Catania reputando la diagnosi non corrispondente al vero. Un certificato quindi truccato “ad hoc” secondo il medico perché “Dall’esame degli esiti delle indagini esistenti nella cartella stessa, ho rilevato che la diagnosi di “Aneurisma all’aorta” non sembra corrispondere alle effettive condizioni del paziente”.

SUD ANNO 1 NUMERO 1 – LOMBARDO FAVORITO?

I Ros dopo l’uscita del numero zero di SUD, sequestrano tutti gli atti relativi all’Ospedale Cannizzaro. Al vaglio la veridicità della diagnosi di aneurisma alla aorta. A sostenere il referto il firmatario dottore D’Arrigo da cui pero e lo stesso Lombardo a prenderne le distanze, “Io ho questa dilatazione stabile e il medico che non ha firmato quella cartella sa bene di questa stabilità e sa bene che non si tratta di un aneurisma dell’aorta” I PM antimafia intanto in un fascicolo aperto contro ignoti ipotizzano il reato di “falso”.

SUD ANNO 1 NUMERO 2 – CASE LORO

Nonostante nel 2004, dopo il sequestro delle fondamenta da parte della Procura Lombardo avesse assicurato l’abbattimento, la moglie riprende i lavori a dieci metri dal mare ed in piena zona archeologica protetta erge una villetta simbolo di un vero e proprio scempio. In ambito edilizio emerge anche la vicenda dell’allora Procuratore Generale Vincenzo D’Agata, reo secondo la vicina di casa di aver allargato il proprio attico dotandolo di nuovi vani proprio sul muro di confine della stessa. A curare la pratica è stato un dipendente comunale più volte indagato dalla stessa Procura.

Stiamo con coloro che davanti ai personaggi come Lombardo non si inchinano bensì lo trattano come un qualunque cittadino. Siamo, tuttavia, solo all’inizio, poiché crediamo che seguiranno colpi di scena inesorabilmente chiari circa le gravissime responsabilità di Raffaele Lombardo. Ora, occorrerà prendere uno per uno, i picciotti dell’Mpa, che gradassi credevano d’averla fatta franca. Sud in due anni di pubblicazione ha portato avanti in maniera solitaria una battaglia, senza mai farsi intimidire dai poteri forti, e senza mai nascondere la sua linea editoriale. In questa edizione straordinaria riproponiamo attraverso le nostre copertine il percorso di denunce proposte dalla testata, la nostra storia, ma anche una storia di giustizia e determinazione.

Direttore Responsabile Fabiola Foti • direttore@sudpress.it

SUD ANNO 1 NUMERO 4 – LA POLITICA E’ COSA NOSTRA La tela che svela gli intrecci politici-affaristici-mafiosi svelati dall’operazione Iblis .. e non solo. Un Un presunto legame, è quello tra il mafioso Vincenzo Basilotta e Raffaele Lombardo che avrebbe fatto ingelosire addirittura Giovanni Barbagallo che, intercettato presso la masseria in contrada Margherito, racconta al capo di Cosa Nostra Vincenzo Aiello di aver visto Basilotta e Lombardo “ a braccetto” proprio sulla piazza centrale di Castel di Judica. Basilotta era vestito in doppio petto. Agli atti ci sono anche le intercettazioni e le foto dei Ros eseguite al civico 84 del viale Africa, la segreteria elettorale di Raffaele e Angelo Lombardo. Le microspie registrano i dialoghi di Barbagallo secondo cui “il genero di Basilotta, che appoggiava la candidatura di Oliva (il soggetto si identifica nel Senatore Vincenzo Oliva, nato a Catania il 01.09.1958, effettivo al M.P.A), “minaccia le persone” e che ce l’aveva con lui (Barbagallo chiedeva se i soggetti a lui contrapposti facevano “i mafiosi”, riferendosi all’atteggiamento dagli stessi adottato). Barbagallo temeva la concorrenza di Basilotta: “referente di Lombardo sono io, non è lui”.

Collaboratori Silvio D'Alì, Andrea Di Grazia, Andrea Pappalardo, Antonino Reina, Federica Campilongo, Rosario Pavone, Angelo Capuano, Aureliano Buendia, Desiree Sicilia Registrazione Tribunale di Catania 18/210

SUD ANNO 2 NUMERO 1 – IL BELLO, IL BRUTTO E IL CATTIVO

Edito da Editori Indipendenti S.r.l. Viale Kennedy 10 - 95121 Catania tel. 3335308846 info@sudpress.it • redazione@sudpress.it www.sudpress.it

Mentre impazzano gli interrogativi sulla questione della diagnosi alla aorta, il Presidente Lombardo cita davanti al Garante della Privacy a Roma SUD.

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In sede civile la richiesta è di milioni di euro. Mentre si cerca anteporre agli interessi la veridicità dei fatti esposti, Raffaele Lombardo adotta il più classico dei bavagli.


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INCHIESTA

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SUD ANNO 2 NUMERO 2 – SCATTANO LE MANETTE?

Vittoria dinnanzi al Garante per la Privacy. La diagnosi di aneurisma alla aorta di Raffaele Lombardo, emessa cinque giorni dopo la notizia di un suo possibile arresto. Sud non inventa niente insomma come riporta nero su bianco la sentenza del Garante per la Privacy. Nello stesso momento tornava in auge una possibile chiusura delle indagini a carico del Presidente della Regione. Il tutto nella totale indifferenza del Partito Democratico siciliano e dei magistrati componenti della giunta, i magistrati Massimo Russo e Caterina C.

SUD ANNO 2 NUMERO 5 – IMPRESENTABILE In un quadro imbarazzante il Presidente della Regione Raffaele Lombardo non si accorgeva di trattare ed avere rapporti con i vertici di Cosa Nostra.? Gaetano D’Aquino “Affermo che appoggiare Angelo Lombardo significava sostenere Raffaele Lombardo, intendo dire che il sostegno veniva inteso da noi del clan Cappello e dal Fichera come un favore fatto a Raffaele Lombardo, poiché i voti andavano al Mpa”. Maurizio Di Gati “In poche parole ordinano ad Agrigento di appoggiare in qualsiasi votazione ci sarà, provinciale, regionale e comunale di appoggiare l’Mpa, per quanto riguarda il partito di Lombardo, perchè è una cosa che interessa tutta Cosa Nostra”. Eugenio Sturiale “Si parlava di Raffaele Lombardo in giro. Poi suo fratello prese, per mancanza di parola data a delle persone, prese una mala mala mala sugghiata di coppa, proprio mala mala mala”. Maurizio Saverio La Rosa “ Seminara mi disse che partecipò ad un riunione con alcuni amici suoi di Catania, dove in quella riunione c’era anche Lombardo”. Francesco Ercole Iacona “Eravamo pure appoggiati pure da lui per avere appalti sia a Caltanissetta, se c’erano appalti, a Gela e qualche altra provincia”.

SUD ANNO 2 NUMERO 6 – LO STRALCIATO Il 13 giugno 2011,è la volta del procuratore Michelangelo Patanè stralciò la posizione del presidente della regione e leader del Mpa, Raffaele Lombardo, di suo fratello,il parlamentare nazionale Angelo, e di Ferdinando Bonanno dall’inchiesta Iblis. Patanè per tutti gli altri 53 indagati ha firmò la richiesta di rinvio a giudizio,mentre invece escluse in capo ai fratelli Lombardo l’ipotesi di reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il tutto mentre SUD pubblica i “fatti oscuri di Lombardo”: L’imprenditore Pellegrino ha confessato (e per questo condannato) di aver dato soldi a Raffaele Lombardo per l’appalto Pasti Caldi al Garibaldi Nino Amendolia, consulente per la pianifi cazione strategica del presidente della regione Lombardo, è stato arrestato per estorsione in concorso con mafiosi. Arrestato per truffa e altri reati l’esponente MPA ragusano onorevole Minardo Eletto con il MPA il genero di Basilotta, condannato in appello per mafia. Il presidente della regione Raffaele Lombardo ha promesso (e confessato) il proprio interessamento per l’assunzione del figlio del boss Bevilacqua di Enna. Il presidente della Regione era in rapporti con Bonfirraro, braccio destro del boss Bevilacqua. Candidato del MPA il genero del boss Alfi o Stiro. Il Presidente della Regione ha fatto eseguire dei lavori in propri terreni dall’impresa di Basilotta. La situazione patrimoniale di Lombardo è stata dichiarata dagli inquirenti “non in linea con la capacità reddituale”. Il Governatore ha intrattenuto rapporti con l’architetto Pippo Liga ritenuto un capo mandamento di Cosa Nostra ed attualmente detenuto al 41 bis.

SUD ANNO 2 NUMERO 10 – SANITA’ LORO

Francesco Lomeo, il medico e primario dell’Ospedale Cannizzaro di Catania in esclusiva per SUD, svela l’ennesimo disegno di Raffaele Lombardo “Poli voleva sostituirmi con qualcuno del clan di Lombardo” Lo ricordiamo ancora una volta, il dottore Lomeo è il medico, che si rifiutò di firmare una diagnosi che riteneva non veritiera in capo al presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Allora, il primario denunciò il fatto alla Procura della Repubblica. La diagnosi veniva effettuata in perfetta coincidenza con le notizie di stampa circa la possibilità di un imminente arresto dello stesso Lombardo nell’ambito di un’indagine antimafia. Sul medico Francesco Lomeo pende La posizione della direzione ospedaliera che lo accusa di aver violato il segreto d’ufficio per essersi rivolto alla Procura della Repubblica. L’Italia, la Repubblica in cui è tutelata la libertà.

SUD ANNO 2 NUMERO 11 – SCADUTO

Nonostante faccia ancora parlare di sè l’archiviazione disposta dalla Procura di Catania nella città etnea si apre il processo per voto di scambio nei confronti del Presidente Lombardo e del fratello Angelo, accusati di aver chiesto preferenze elettorali a Cosa Nostra catanese. I fatti, dunque, si sarebbero svolti tutti a Catania, dove appunto sarebbe avvenuta la compravendita dei voti dal 1994 fino alle elezioni del 2008. Allo stesso modo sono catanesi gli esponenti mafiosi che Raffaele ed Angelo Lombardo hanno incontrato. Il voto di scambio, dunque, se c’è stato si è consumato a Catania e soprattutto in danno dei liberi cittadini catanesi. Coerenza e dovere avrebbero imposto al primo cittadino di costituirsi parte civile nel processo a carico dei Lombardo a tutela dei catanesi onesti. Invece … SILENZIO !


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LE indiscrezioni sul provvedimento La vicenda SAFAB è determinante Trapelano le motivazioni che hanno indotto il Giudice per le indagini Preliminari Luigi Barone, a depositare l’ordinanza di imputazione coatta per il Presidente della Regione Raffaele Lombardo e il fratello Angelo, deputato e fedele braccio destro del leader autonomista. Per il giudice, infatti, i fratelli Lombardo avrebbero, direttamente o indirettamente, sollecitato e ottenuto la ricerca di voti per loro e per il loro partito da parte della ‘famiglia’ catanese di Cosa nostra per le Europee del 1999 e del 2004, le Provinciali del 2003, le Regionali del 2006 e le nazionali, comunali e regionali del 2008. A far emergere in maniera chiara, secondo il GIP Barone, il rapporto tra i due vertici politici e il sodalizio mafioso catanese sarebbe stata la vicenda “SAFAB”, a cui è dedicata grande attenzione negli atti dell’indagine Iblis. Un triangolo affaristico e politico legato alla realizzazione di diversi alloggi per i militari americani a Belpasso in Provincia di Catania. Gli interessi che si sommano sono quelli dell’azienda SAFAB- Società Appalti e Forniture per Acquedotti e Bonifiche, Spa con sede a Roma, il professionista all’anagrafe geologo Giovanni Barbagallo (militante Mpa) che in realtà era la cerniera tra mafia e politica, il reggente di Cosa Nostra in Provincia di Catania Vincenzo Aiello, e gli uomini politici Angelo e Raffaele Lombardo. Il progetto in questione trovò un grosso ostacolo in relazione al terreno in cui sarebbe dovuto sorgere. Un area identificata con rischio “P2” cioè ad alto pericolo franoso. Le difficoltà con il Genio Civile di Catania alla base della mancata autorizzazione per l’avvio dei lavori di un affare milionario su cui si svilupparono i contatti tra mondo imprenditoriale, politico e mafioso per sbloccare la situazione.

del Genio civile di Catania e con alcuni uomini politici, “quali l’on. Angelo Lombardo o il presidente della Regione Raffaele Lombardo”. “Il dottor Barbagallo si è occupato di seguire la pratica presso il Genio civile, anzi ricordo che mi disse che l’ingegnere capo, in quanto iscritto all’MPA, era particolarmente sensibile alle indicazioni dei suoi politici di riferimento”, ha spiegato Paolo Ciarrocca. “Barbagallo mi disse che sarebbe stato opportuno prendere contatti con un politico e poiché all’opera era comunque interessata l’amministrazione regionale siciliana, mi suggerì di prendere contatti con Angelo Lombardo dal momento che, mi disse, che parlare con lui era come parlare con suo fratello Raffaele, che invece era molto impegnato essendo stato eletto da pochissimo tempo ed era sostanzialmente irraggiungibile”. Tuttavia l’iter nonostante i diversi incontri non fu mai sbloccato sia per le mancate autorizzazioni ma anche perchè i vertici dell’azienda stessa vennero coinvolti in numerose inchieste tra Gela e Palermo, che portarono alla luce i legami della stessa con i vertici mafiosi di Cosa Nostra, da Aiello agli Emmanuello. Incontri e appuntamenti quindi ritenuti secondo il GIP come elementi che: dimostrerebbero l’esistenza di un legame tra la famiglia di Cosa Nostra e i fratelli Lombardo, che avrebbe rafforzato la mafia che avrebbe cambiato metodo: invece di minacciare gli imprenditori di rappresaglia si prospettavano i vantaggi di sottostare a un’organizzazione che aveva i favori di esponenti politici di spicco.

Secondo gli atti dell’inchiesta IBLIS tramite Barbagallo, gli amministratori della SAFAB entravano in contatto con i dirigenti dell’ufficio

Al centro il geologo Giovanni Barbagallo assieme a due presunti mafiosi davanti alla segreteria politica di Angelo Lombardo a Catania

A sinistra il geologo Giovanni Barbagallo assieme a due presunti mafiosi davanti alla segreteria politica di Angelo Lombardo a Catania

Il geologo Giovanni Barbagallo, di schiena, assieme a due presunti mafiosi davanti alla segreteria politica di Angelo Lombardo a Catania

La fornero evita lombardo E 2500 precari restano tali E dopo l’imputazione coatta, Raffaele Lombardo diventa impopolare, così arriva la prima umiliazione: il vertice e la relativa conferenza stampa congiunta con il Ministro Fornero sono stati annullati, secondo la nota ufficiale da Roma, “per un impegno imprevisto e improrogabile”. La dichiarazione, però, sarebbe stata diffusa dopo la nota stringata, quasi imbarazzata, del cerimoniale di Palazzo d’Orleans della prima mattinata. Quale possa essere stato l’impegno istituzionale di tale importanza da far saltare un viaggio già organizzato da mesi non è dato saperlo ma, caso vuole, che

questo succeda la mattina dopo l’imputazione coatta del Presidente della Regione e del fratello Angelo.

clusione: i Ministri, sembrano non voler proprio avere a che fare con Lombardo, per motivi chiari solo a loro.

E dire che i biglietti aerei erano stati già fatti.

Qualunque sia la ragione che ha spinto il ministro Fornero a non incontrare il Presidente della Regione Sicilia, seppure possa essere facilmente desumibile, oggi l’isola perde ancora una volta un’opportunità.

Anche se, nella nota, si legge che “la decisione non è in alcun modo legata alla vicenda giudiziaria di Lombardo”, il tempismo è davvero perfetto. Sembrerebbe che il viaggio sia stato annullato improvvisamente e tanto velocemente da cogliere di sorpresa anche lo staff del Ministro. Un vero e proprio mistero che porta ad un’unica con-

Lombardo con il ministro avrebbe dovuto trattare il problema del precariato degli enti locali, all’ordine del giorno la vertenza Gesip che riguarda 2.500 persone in stato di assoluta precarietà.


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A LOMBARDO I SOLDI DELLA MAFIA? PATRIMONIo DA CONFISCARE Dalle indagini è merso che Cosa Nostra avrebbe dato ai Lombardo 700.000,00 euro, raccolti dalle estorsioni in danno di imprenditori e commercianti. Per la Legge può scattare la confisca dei beni dei Raffaele ed Angelo Qualcuno ricorda ancora il nome di Pio La Torre? Era un parlamentare del partito comunista italiano assassinato dalla Mafia perché spiegava che la piovra andava colpita nei suoi beni accumulati illecitamente. Il povero La Torre fu assassinato ed lo Stato si affrettò ad approvare la legge con cui è stato reso possibile confiscare i beni che risultano essere provenienti da proventi illeciti. E forse in pochi ricordano anche il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Prefetto di Palermo, che alzando il tiro nella lotta a Cosa Nostra avviò tra le prime e più importanti indagini patrimoniali a carico di soggetti sospettati di mafia. Ora, nel processo Iblis, abbiamo acquisito pacificamente, e su questa circostanza non c’è stata e non c’è alcuna diversità di punti di vista in Procura, che il responsabile provinciale di Cosa Nostra catanese, il boss Vincenzo Aiello, avrebbe versato alle casse del Presidente Raffaele Lombardo e del suo MpA un contributo di circa 700.000,00 euro. Precisano gli indagati, nelle conversazioni intercettate, che quei 700.000,00 euro erano il frutto, se così possiamo chiamarlo, delle estorsioni consumate in danno di poveri imprenditori e commercianti taglieggiati dai mafiosi. La legislazione antimafia, e soprattutto il recentissimo Codice antimafia, sono chiarissimi a questo proposito; e cioè, quando vi è il sospetto che un patrimonio si sia formato grazie ai proventi illeciti provenienti da attività delittuose, quel patrimonio dovrà essere sequestrato ed un Tribunale, composto da Giudici che si occupano appunto delle misure di prevenzione, dovrà decidere se confiscare o se restituire il patrimonio. La Legge prevede peraltro che il soggetto che ha subito il sequestro dei beni dovrà dimostrare in che modo ha costruito il suo patrimonio, dove ha trovato le risorse necessarie, se c’è stata proporzionalità o meno tra i redditi dichiarati ed i beni di proprietà. Nel caso di Raffaele Lombardo, la gravissima circostanza emerge chiarissima e senza equivoci dalle intercettazioni tra i mafiosi ed in questi casi, anzi per molto meno, abbiamo potuto osservare il tempestivo e corretto procedersi al sequestro dei beni dei soggetti colpiti dall’accusa. Gli organi che in genere promuovono l’azione sono la Questura e la Prefettura, cosicché stupisce che nel caso dei fratelli Lombardo né il Prefetto né il Questore del tempo abbiano aderito al dovere che hanno di proporre la misura di prevenzione atta ad ottenere la confisca dei beni dei due accusati. Nell’anno e mezzo, infatti, trascorso dall’operazione Iblis ad oggi c’è stato tutto il tempo necessario per svolgere gli accertamenti patrimoniali necessari e per sapere se il patrimonio non solo intestato, ma soprattutto anche quello riconducibile effettivamente ai fratelli Lombardo, sia giustificato alla luce dei criteri di legge o non appaia sproporzionato o, peggio, accumulato grazie a proventi di provenienza illecita. Non spetta a noi giungere a conclusioni ma spetta anche a noi denunciare quest’ennesima stranezza.

Una cosa è certa: in Procura a Catania ci sono Magistrati che, per esperienza e capacità, sono professionalmente in grado di dirimere ogni dubbio e sulla indipendenza di chi si occupa delle misure non nutriamo alcun dubbio. Intervenga, dunque, chi deve per legge intervenire. Crediamo ci siano gli estremi perché il Presidente Lombardo e suo fratello Angelo siano propo-

sti alla misura di prevenzione patrimoniale della confisca dei beni, ma anche alla misura personale della sorveglianza, atteso che dalla viva voce del governatore, in conferenza stampa, abbiamo appreso della sua frequentazione con noti esponenti di Cosa Nostra seppure, si fa per dire e sarebbe a nostro giudizio ancor più grave, per motivi politici.


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LOMBARDO & MAFIA

Sta emergendo molto più del concorso esterno, con Cosa Nostra che attraverso la politica gestisce tutto Lo diciamo da due anni ma ora c’è il sigillo del GIP: lo scambio tra i fratelli Lombardo e la Mafia è provato. Ma c’è di più, e lo scrive con la consueta chiarezza il Giudice Barone quando descrive Cosa Nostra che cambia strategia ed anziché presentarsi alle imprese con il volto della minaccia, con i toni dell’estorsione, con gli incendi nei cantieri, diventa cinghia di trasmissione tra il mondo economico-imprenditoriale e la politica. Cosa Nostra catanese mostra il suo potere dimostrando che qualunque lavoro, pubblico o privato, poiché ha bisogno sempre dell’intervento della Pubblica Amministrazione, dovrà passare per la sua mediazione.

tenente diretto e prezioso per gli obiettivi dell’organizzazione, poichè è attraverso la sua attività che l’Organizzazione arriva alle istituzioni regionali e nazionali paradossalmente seguendo la regola democratica delle elezioni, e si spartisce a tavolino tutto ciò che può dare denaro. Non spettano a noi le valutazioni di tipo giuridico, ma per ciò che emerge Raffaele Lombardo piuttosto si comporta da capo persino con i boss di Cosa Nostra; cosicché, se la politica vorrà mostrare di trovarsi un passo avanti rispetto ai tribunali, dovrebbe sfiduciare e mandare a casa il Presidente della Regione oggi stesso. Aggiungiamo che, essendoci la prova che Lombardo ha ricevuto denaro da Cosa Nostra, sarà forse il caso di ricordare che in Italia vige una legge antimafia per cui chi riceve proventi illeciti che contribuiscono ad accrescere il proprio patrimonio potrà essere sottoposto a misura di prevenzione anche patrimoniale con la confisca dei beni. Lombardo potrebbe essere il primo politico a cui toccherà anche questa sacra sanzione, affinché restituisca allo Stato ciò che eventualmente ha acquisito illecitamente.

È un livello di infiltrazione così avanzato da trasformarsi, e lo diciamo da sempre, in molto di più della collusione, e cioè siamo in presenza di una Mafia che gestisce direttamente la cosa pubblica facendosi rappresentante di chi sta al vertice delle istituzioni. Così si spiega una Mafia che versa il suo contributo in denaro al Presidente Raffaele Lombardo, altresì gli offre anche i voti nelle occasioni elettorali, e diventa pretoriana di un partito, di un gruppo, di rappresentanti e funzionari pubblici che dovranno rispondere e rispondono manomettendo il regolare svolgimento dell’ufficio che ricoprono. E la politica a quel punto dovrà intervenire su tutto: dalla concessione delle licenze per le tabaccherie, alle concessioni edilizie, agli appalti pubblici, alle pratiche del Genio Civile. Altro che concorso esterno! 10 anni di rapporti dimostrati e documentati tra la Mafia e Raffaele Lombardo prospettano uno scenario ben più inquietante che fa del politico un intraneo all’associazione, e quindi un appar-

LUIGI BARONE: L’INDIPENDENTE Luigi Barone, 45 anni, il giudice delle indagini preliminari che ha ordinato l’imputazione coatta per mafia carico dei fratelli Lombardo è un magistrato schivo, così come si vuole che sia un giudice. Immesso in servizio alla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, vi lavorò per qualche anno come Sostituto per poi chiedere di passare al Tribunale dei Minorenni, dove ha operato per anni come GIP. È quindi tornato in piazza Verga ma stavolta al terzo piano, dove ci sono gli uffici dei giudici delle indagini preliminari. Uomo di buona cultura è un Giudice estremamente attento e molto rispettoso delle parti, caratterialmente affabile, mostra da sempre una personalità molto forte ed indipendente. Oggi, insieme ad altri giovani colleghi del suo Ufficio, rappresenta un presidio di giustizia autenticamente libero e lontano dagli intrighi del potere. La decisione sul caso Lombardo apre anche un’intelligente approccio al reato del concorso esterno in associazione mafiosa e cancella la sensazione di resa mostrata dallo Stato nelle sentenze Mannino e Dell’Utri.


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CHI PRETENDE LE DIMISSIONI La politica adesso chiede a Lombardo di abbandonare Antonio Di Pietro, presidente dell’Italia dei Valori:

“Lombardo rassegni subito le dimissioni. In un paese civile chi amministra la res publica non può essere coperto da ombre di questo genere. In una terra come la Sicilia dove la linea di confine tra legalità e illegalità è risultata, spesso, molto labile occorre che chi fa politica sia al di sopra di ogni sospetto. Le carte processuali fanno emergere una realtà inquietante che pesa come un macigno sulla storia del nostro Paese e dei siciliani. L’Italia dei Valori ha sempre denunciato l’incompatibilità etica tra l’incarico di Lombardo e le sue frequentazioni mafiose. Il governatore della Sicilia non aspetti un minuto di più e faccia un passo indietro.

Rita Borsellino e il movimento Un’altra storia

“Non occorre attendere alcun rinvio a giudizio per affermare che il governo Lombardo ha fallito sul piano politico come su quelli economico e sociale. Al posto del rinnovamento e delle riforme, abbiamo assistito ancora una volta a un sistema di potere che non è stato capace di promuovere alcuno sviluppo e che preferisce portare avanti le vecchie e disastrose pratiche di raccolta e mantenimento del consenso. Un fallimento anche etico, dunque, che prescinde dalla vicenda giudiziaria del presidente della Regione. Per questo, le eventuali dimissioni di Lombardo, se e quando ci saranno, arriveranno sempre in ritardo. Ci auguriamo, piuttosto, che si metta fine una volta per tutte ad alleanze anomale, che non servono certo a costruire quell’alternativa politica di cui la Sicilia ha bisogno”

Nichi Vendola, presidente nazionale di Sinistra Ecologica e Libertà:

“Mi chiedo cosa farà adesso il Pd in Sicilia dopo l’incriminazione coatta del presidente della Regione Raffaele Lombardo? Non sono incidenti di poco conto. Questo è un tema che torna perchè il predecessore di Lombardo è in carcere per gli stessi motivi”

Orazio Licandro, coordinatore della segreteria nazionale dei Comunisti italiani-Federazione della sinistra:

“Assai più grave di quella del suo predecessore, Totò Cuffaro – aggiunge Licandro – è l’ipotesi di reato per l’attuale presidente della Regione e quasi un segno di una terribile maledizione che pesa sui siciliani e sui loro presidenti che incappano in problemi giudiziari: Rino Nicolosi, Giuseppe Provenzano, Giuseppe Drago, Cuffaro e oggi Lombardo. Ma adesso Lombardo davvero non può restare un minuto di più e la coperta finora usata da un pezzo del Pd siciliano per coprire questa scandalosa alleanza politica si riduce a meno di un fazzoletto. Un terremoto politico dalle implicazioni nazionali per il ruolo e il peso dell’Mpa in Sicilia e il suo contributo alla costruzione del cosiddetto Terzo polo di Casini, Fini e Rutelli”. Enzo Bianco, Senatore Pd:

“Le decisioni della magistratura vanno sempre rispettate. La richiesta di imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa disposta dal Gip nei confronti di Raffaele Lombardo è un fatto inequivocabile”

Innocenzo Leontini, Titti Bufardeci e Rudy Maira, esponenti di Pdl, Grande Sud e Pid:

“Fallimento politico e di governo: questa è la nostra imputazione… coatta. La mozione di sfiducia è l’unico strumento di chiarezza. Se si approveranno il Bilancio e Finanziaria, l’appuntamento con la sfiducia è anch’esso coatto. Vedremo fino a che punto arriverà il vergognoso e appiattito garantismo politico del Pd e degli altri partiti della maggioranza. Le novità del versante giudiziario, sebbene pesanti e inquietanti, non modificano le nostre posizioni garantiste che oggi su Lombardo, ieri e domani su chicchessia, sono alla base dello stato di diritto. Certo, siamo pensierosi della difficile posizione dei magistrati e degli ex prefetti che sono in Giunta di Governo. A loro non piace respirare aria più pura. Tra le verità di Lombardo e quelle dei loro colleghi magistrati, scelgono in anticipo. Per pregiudizio, anch’esso coatto”.



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