FREE PRESS DI GIORNALISMO INVESTIGATIVO
EDIZIONE DI CATANIA
ANNO II N.2 MARTEDÌ 1 FEBBRAIO 2011
www.sudpress.it
SCATTANO LE MANETTE? Politica e mafia: la resa dei conti
IL BACIO
PAGINE 4, 5, 6, 11, 12, 13
L'UOMO DA 12MLN DI EURO
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FONDI ARRAFFATI
MA L'INGARICO È PER SEMPRE?
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MARTEDÌ 1 FEBBRAIO 2011
EDITORIALE
GARANTE PER LA PRIVACY Antonio Condorelli
L
a diagnosi di aneurisma all’aorta di Raffaele Lombardo, emessa cinque giorni dopo la notizia del suo possibile arresto, ritenuta falsa dal primario che si è rifiutato di firmarla denunciando tutto alla magistratura, poteva e doveva essere pubblicata. Lo dice nero su bianco il Garante della Privacy che, su denuncia di Raffaele Lombardo aveva avviato un’istruttoria accurata sul caso. Una che rappresenta una pietra miliare nella libera informazione. Per rispondere ad alcune agenzie di stampa “inventate” pubblichiamo integralmente il documento del Garante della Privacy, la diagnosi di aneurisma all’aorta di Lombardo, e la denuncia del primario Lomeo che rischia il licenziamento per aver fatto il proprio dovere. Il servizio giornalistico “oggetto del reclamo -scrive il Garante della Privacy- riporta un fatto che può ragionevolmente considerarsi di rilievo pubblico, in quanto riferisce di una denuncia di presunta falsificazione della cartella clinica dell’On.Lombardo presentata dal primario presso cui il reclamante ha effettuato gli accertamenti clinici; denuncia che ha determinato l’apertura di un’indagine da parte della Procura della Repubblica di Catania”. La notizia, per sua natura, implicava dunque un riferimento alle informazioni sulla salute del reclamante, riferimento che può trovare fondamento anche alla luce della vigente disciplina in materia di protezione dei dati personali”. “Pertanto -continua il Garante- il testo dell’articolo del 17 settembre e i due documenti riprodotti nell’articolo medesimo, ossia la denuncia del primario e la scheda di dimissione ospedaliera (allegata alla denuncia), dalla quale si evince che questa è priva della firma dello stesso primario e riporta la sola sottoscrizione di un medico in servizio presso l’unità operativa, risultano pertinenti e non eccedenti e pertanto la loro diffusione è lecita, anche se sarebbe stato opportuno non pubblicare la fotografia della scheda di dimissione ospedaliera, essendo il contenuto di questa riportato, comunque, nella denuncia del primario”. Quindi la diagnosi di aneurisma all’aorta ritenuta falsa e oggetto di indagini della magistratura poteva essere pubblicata, come è avvenuto il 15 settembre nel numero ZERO di Sud. Il Garante della Privacy è andato oltre il reclamo di Raffaele Lombardo che ha iniziato una persecuzione giudiziaria nei confronti della giovane testata giornalistica d’inchiesta, verificando il contenuto anche dei numeri successivi di Sud, come il numero 1 dove, a testimonianza della tesi sostenuta dal Primario- della falsità della diagnosi di aneurisma di Lombardoè stato pubblicato un secondo certificato che contiene i risultati di un esame ecodopler sull’aorta presidenziale. In quell’esame avvenuto pochi mesi prima della diagnosi di aneurisma, tutti i valori sono nella norma e questo testimonia come il presidente non abbia alcun aneurisma. Il Garante ha ritenuto eccedenti i dati clinici delle misurazioni m-mode, l’analisi “bidimensionale” e l’analisi doppler pubblicati il primo ottobre sul numero 1 di Sud. E’ stato chiesto l’offuscamento di questi dati cosa che avverrà molto presto. E’ importante ribadire che si tratta del secondo certificato non contestato da Lombardo perchè è quello che testimonia che lui sta benissimo. Quindi la diagnosi di aneurisma è falsa ma soprattutto può essere diffusa e pubblicata.
IL CERTIFICATO DEL FINTO ANEURISMA NON È STATO CENSURATO DAL GARANTE DELLA PRIVACY
Direttore Responsabile ANTONIO CONDORELLI Hanno collaborato a questo numero: Enrico Sciuto, Fernando M. Adonia, Carlo Lo Re, Orazio Di Mauro, Giovanni Tizian, Carla Incorvaia Registrazione Tribunale di Catania n. 18/2010 Edito da: Editori Indipendenti S.r.l.
Viale Kennedy 10 - 95121 Catania tel. 095349015 | e-mail: info@sudpress.it - redazione@sudpress.it sito: www.sudpress.it Impaginazione e grafica Max Guglielmino Stampa Litocon S.r.l. Catania Per le vostre inserzioni pubblicitarie su SUD: tel. 095 349015 - commerciale@sudpress.it SUD viene impaginato utilizzando programmi Open Source e stampato su carta riciclata Chiuso in redazione: 31/01/2011 - h. 16:30
Il direttore di Sud e la redazione ringraziano l’Avv.Renata Saitta del foro catanese per il notevole impegno professionale al fianco dei giornalisti
INTERVIENE L'EDITORE DI SUD La Società Editrice di SUD, chiamata in causa dall’on. Lombardo innanzi al Garante per la Privacy, esprime massima soddisfazione per l’esito dell’istruttoria che sancisce la correttezza e la “rilevanza pubblica” della pubblicazione della cartella clinica, denunciata come falsa e sulla quale, peraltro, non sono ancora noti gli esiti dell’indagine aperta dalla procura distrettuale antimafia di Catania. Il fatto che il reclamo dell’On. Lombardo sia stato integralmente rigettato viene persino confermato e aggravato dalla richiesta del Garante di oscurare parzialmente un’altra cartella con dati clinici, presente in altro numero e non oggetto di ricorso, in quanto giudicati “non essenziali” a corroborare la tesi della falsità della diagnosi di aneurisma, falsità quindi ritenuta già abbondantemente provata con la precedente pubblicazione. I tentativi operati dal Presidente della Regione Sicilia di mistificare la realtà si commentano da soli e si è certi che le prossime decisioni della Magistratura ordinaria possano essere talmente chiare da non prestarsi a patetiche revisoni. La decisione del Garante rappresenta ulteriore stimolo per SUD nell’incrementare il proprio imegno nell’informare attraverso atti e documenti veri ed originali, la cui valutazione viene rimessa ai lettori affinchè possa formarsi una Pubblica Opinione libera e consapevole. Pierluigi Di Rosa, Presidente Società Editrice SUD
IL PROCURATORE D'AGATA SULLA PERQUISIZIONE DI SUD Questo devo chiederglielo per forza, anche noi abbiamo avuto qualche esperienza con Galati. Le posso solo dire che l'avvocato Galati è venuto nel mio ufficio alle 13.00 si parlava di una pubblicazione che avrebbe sconvolto la Sicilia, non posso dire altro. Si diceva che sarebbe successo la fine del mondo. Noi abbiamo parlato di psicosi di Raffaele Lombardo... C'erano anche soggetti che potevano tagliare la corda, infatti non ho voluto interferire sulla pubblicazione. Tornando indietro c'è qualcosa che lei non farebbe? Solo la perquisizione del vostro giornale.
MARTEDÌ 1 FEBBRAIO 2011
ANALISI
CRIMINALE Oggi metodi e piani sono identici e persino gli uomini appaiono interscambiabili: non si capisce più la differenza tra un capo mandamento ed un assessore, tra un capo della cupola e un presidente
Pierluigi Di Rosa
M
entre SUD va in stampa, assistiamo attoniti a quanto sta accadendo nei paesi al di la del nostro mare. Paesi vicini, Egitto, Algeria, Tunisia, Giordania, Albania, i cui regimi stanno per essere travolti dall’incontenibile furia popolare. La miope politica estera occidentale ha per decenni confuso l’intollerabile oppressione di regimi corrotti e sanguinari come garanzia di stabilità per i propri ingordi traffici commerciali. Questo è il terribile risultato di sangue e disperazione, dagli esiti ancora non scritti e forse ancora più drammatici. La sensazione diffusa è che il mare che ci separa da queste tragedie possa non essere sufficiente a salvaguardare quella pace sociale che, anche da noi, appare sempre più appesa ad un filo sottilissimo. Quali sono le rivendicazioni dei popoli maghrebini? E quanto sono diverse da quelle che emergono sempre più tra la nostra gente? Disoccupazione e difficoltà economiche crescenti a fronte di una corruzione oltre ogni limite fisiologico. Una popolazione diffusa che stenta a sopravvivere e smarrisce ogni senso del futuro a fronte di una classe dirigente che si arricchisce in maniera smodata, rubando risorse pubbliche senza alcun ritegno. E’ così diverso dalla nostra realtà? No! Ogni giorno leggiamo di scandali milionari, persino sulla pelle di terremotati, alluvionati, malati, poveri, bambini. Presidenti di regione già condannati per mafia e quelli in carica indagati. Mogli e parenti con finanziamenti milionari, enti di formazione a conduzione familiare, l’emergenza sanitaria affossata dalle clientele come tutte le partecipate, immondizia ad ogni angolo con le discariche che straripano. Servizi inesistenti nonostante una spesa regionale abnorme ed ingiustificata: 12 milioni per un software! Miliardi e miliardi sottratti. Per non dire che chi perde le elezioni si trova al governo e chi le ha vinte va all’opposizione. Sarà pure la terra di Pirandello, ma certo ogni limite è stato superato. Adesso, possiamo colpevolmente aspettare che gli eventi accadano, come fossero ineluttabili, o piuttosto attivarci, ciascuno per proprio conto, ciascuno per ciò che può. Come? Cominciando col vedere e descrivere la realtà per quello che è. La storia della Sicilia è ricchissima di paradossi, è storia di dominazioni, oppressioni, rivolte e riscatti, ma si è sempre risolta in un equilibrio che ne ha consentito la sopravvivenza, con tutte le sue contraddizioni. In particolare, quella repubblicana si è dovuta confrontare con il peggiore dei cancri sociali: la mafia. Mafia intesa come organizzazione Cosa Nostra, certo, con i suoi capi assassini e la loro manovalanza pronta ad eseguire. Una mafia dalla logica incomprensibile, con tutti i suoi uomini costretti a vivere braccati e finire in galera o morti ammazzati. Una logica che sfugge e porta a pensare che in realtà essa stessa serva ad altro. E ad altri. Una mafia capace di trasformarsi in vera e propria cultura, esportando i propri metodi violenti e spregiudicati nella stessa gestione della Cosa Pubblica. Mafia che si fa Stato o meglio, Regione. Fino a qualche anno fa, mafia e politica trattavano e si confrontavano, mantenendo però distinti i piani dei reciproci interessi, con la riconosciuta supremazia della Politica. È sempre andata così. Ma adesso la storia si è fatta più complicata e miserevole. O forse anche più semplice e banale. Oggi metodi e piani sono identici e persino gli uomini appaiono interscambiabili: non si capisce più la differenza tra un capo mandamento ed un assessore, tra un capo della cupola e un presidente. Gli uni pretendono pizzo e spacciano droga come gli altri distribuiscono incarichi ed elargiscono contributi. Ai loro clienti, per milioni, miliardi di euro. Senza ritegno, sottraendo risorse a quella stessa Gente che dovrebbero servire, continuando ad illuderne i più disperati con promesse di lavoro che non arrivano
mai e quando arrivano producono ulteriore danno. Gonfiando Regione ed enti collegati di decine di migliaia di dipendenti inutili che presto nessuno riuscirà più a pagare. In un quadro così corrotto e compromesso uno dei poteri dello Stato, la Magistratura, si è ripiegata su se stessa, pare aver accettato di farsi dilaniare in una sorta di dicotomia patologica: da un lato i “magistrati militanti”, sempre in mezzo alle polemiche, osteggiati o osannati a seconda del’obiettivo che colpiscono, spesso debordanti nella convinzione di dover svolgere un ruolo di “purificazione civile” , con i rischi che ciò comporta; dall’altro i “magistrati dormienti”, quelli che si distraggono troppo facilmente e per troppo tempo dallo svolgere i propri compiti, magari in ciò sollecitati da lucrosi incarichi ottenuti da mogli, figli, generi e nipoti. In mezzo, quasi inutili, persino sbeffeggiati, quelli che fanno solo il proprio dovere: i Magistrati. Il Potere Giudiziario è un potere fondamentale ed indispensabile, nella sua indipendenza e autonomia. Ma abbiamo bisogno che i tanti Magistrati seri e onesti, resi quasi ininfluenti dall’arrogante famelicità di quelli collusi, comincino a fare sentire la propria voce, che affermino l’importanza decisiva del loro ruolo a tutela della sopravvivenza della nostra Comunità. Così come abbiamo bisogno di un’imprenditoria che non si arricchisca con i terreni che da agricoli diventano edificabili grazie a strane delibere o affittando immobili al comune. Non abbiamo più spazio per centri commerciali mostruosi, che soffocano il commercio locale e sfruttano il disperato bisogno di lavoro con contratti capestro, pronti a lasciare dopo aver tratto ogni beneficio possibile, magari dopo aver persino servito interessi mafiosi come denunciato dal Presidente della Corte di Appello di Catania. Abbiamo bisogno di imprenditori capaci di creare sviluppo, in grado di realizzare sacrosanto profitto creando benessere per la Comunità e posti di lavoro dignitosi. Abbiamo bisogno di una Stampa libera, capace di informare su quanto accade affinché ci si possa formare un’opinione consapevole. Bisogna respingere e denunciare quella collusa e cointeressata col potere costituito. Insomma, ognuno deve tornare a svolgere il proprio ruolo senza commistioni, prendendo atto che ogni cointeressenza rappresenta un’intollerabile pericolo per la salute di un sistema civile e legale. Chi di noi avrebbe mai detto che il regime egiziano o quello tunisino sarebbero stati spazzati via nel giro di pochi giorni? E da noi? Bisogna prendere atto, senza più ipocrisie, che si è affermato uno “Stato Criminale” che sfrutta e spreca le nostre risorse, ipotecando ogni prospettiva e questo non è più tollerabile. Bisogna fermarne immediatamente la vergognosa deriva prima che sia troppo tardi, prima che la furia di quanti, sempre di più, si trovano ai margini o al di fuori del sistema di potere e privilegi, comincino a comprendere che la loro condizione di disagio e disperazione, ai limiti della sopravvivenza, è provocata dalla silenziosa complicità di quella classe media borghese che in qualche modo, a volte quasi inconsapevolmente, partecipa all’insano banchetto, anche solo accontentandosi di spartirsi le briciole concesse o solo promesse da chi governa al momento. Questa classe media borghese, distratta e troppo indaffarata per fermarsi un attimo a riflettere, siamo noi! A questa classe media, che spesso non ha responsabilità dirette ma conserva la colpa dell’apatia quando non del favoreggiamento, a ciascuno di noi, è venuto il momento di chiedere: vogliamo davvero finire così? Possiamo ancora permetterci di fare finta di niente? No. Cosa fare? Noi di SUD lo chiediamo a Voi.
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POLITICA
CUFFARO-LOMBARDO
PARALLELE Giovanni Tizian
A
settembre del 2005 Salvatore Cuffaro viene rinviato a giudizio. Con l’accusa di favoreggiamento aggravato alla mafia e rivelazione di notizie coperte da segreto istruttorio. A Cuffaro vengono contestati i rapporti con quattro persone. Il primo è Giuseppe Guttadauro. Al quale Cuffaro ha fatto giungere la notizia dell’esistenza di microspie nel suo appartamento, un appartamento in cui gli inquirenti avevano registrato molte preziose conversazioni, in alcune delle quali si faceva il nome dello stesso Totò. Il secondo è Michele Aiello, imprenditore, “Re mida” nel settore della sanità a cui Cuffaro avrebbe rivelato l’esistenza di un’indagine riservata in corso sul suo conto. La terza persona che ha intrattenuto rapporti con l’ex governatore è Giorgio Riolo, il maresciallo che aveva piazzato la microspia a casa di Guttadauro e che ha detto di avere un rapporto di grande confidenza col Cuffaro, al punto da raccontargli delle iniziative dei carabinieri. La quarta persona è Francesco Campanella, amico poi diventato collaboratore di giustizia, informato dell’esistenza di un’indagine sui rapporti di un politico locale e la mafia. L’accusa in primo grado chiede otto anni di reclusione per Cuffaro, accusato di favoreggiamento alla mafia e rivelazione di segreto d’ufficio. Il primo grado A gennaio del 2008 Cuffaro viene condannato per favoreggiamento semplice a cinque anni di reclusione: la corte non accoglie l’aggravante mafiosa. Per Cuffaro è una mezza vittoria: viene immortalato mentre offre i cannoli con il vassoio in mano. Nel frattempo Cuffaro era stato eletto a un secondo mandato alla presidenza della Sicilia, ma dopo la condanna il pressing di Lombardo lo costringe alle dimissioni. Diventerà senatore dell’UdC in occasione delle elezioni politiche del 2008. La condanna in secondo grado 22 gennaio del 2010. Arriva la condanna in secondo grado: Cuffaro è ritenuto colpevole di favoreggiamento alla mafia e rilevazione del segreto d’ufficio. Ritorna quindi l’aggravante e la pena inflitta sale a sei anni di reclusione. Cuffaro si affida alla Cassazione. Non lascia la poltrona di palazzo Madama. Le altre indagini Nel frattempo si aprono altri due filoni di indagine nei confronti di Totò “Vasa vasa”. Massimo Ciancimino lo accusa di aver preso delle tangenti e per questo la Direzione distrettuale antimafia di Palermo lo indaga per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento della mafia. E infine è imputato in un altro processo a Palermo. L’accusa è concorso esterno in associazione mafiosa. Il 28 giugno i pm hanno chiesto la condanna a dieci anni di reclusione. La condanna definitiva Sette anni di reclusione e condanna per favoreggiamento aggravato a cosa nostra. Si chiude così l’iter giudiziario di Cuffaro. Il primo presidente di Regione condannato per avere favorito cosa nostra. Salvatore Cuffaro decade da senatore –aveva lasciato già lasciato l’UdC aderendo ai Popolari di Italia Domani – e si è costituito. Ora è al carcere Rebibbia di Roma. «Sono stato un uomo delle istituzioni, ho avuto un grande rispetto per la magistratura. Questa prova non è stata e non è facile da portare avanti ma ha rafforzato in me il rispetto delle istituzioni. La magistratura è una istituzione quindi la rispetto anche in questo momento di prova, ha accresciuto in me la fiducia nella giustizia e soprattutto ha rafforzato la mia fede. Se ho saputo resistere in questi anni difficili è soprattutto perché ho avuto tanta fede e la protezione della Madonna».
Totò Cuffaro è finito in galera, condannato per favoreggiamento aggravato alla mafia e rivelazione del segreto d'ufficio, adesso è indagato anche per concorso in associazione mafiosa, stessa ipotesi d'indagine a carico di Raffaele Lombardo, suo successore alla guida della Regione Siciliana ed ex collega di partito
ALCUNI DISCORSI TRA UOMINI D'ONORE REGISTRATI DALLE MICROSPIE IN CUI COMPARE IL NOME DI CUFFARO Il processo in corso che vede imputato Cuffaro per concorso in associazione mafiosa si basa anche sulla base dei discorsi tra mafiosi carpiti dalle microspie. In una delle conversazione registrate tra Francesco Bonura — imprenditore già condannato per mafia, considerato il capo della «famiglia» dell'Uditore — e Rosario Marchese, anche lui imprenditore e anche lui già condannato, i due parlano di raccomandazioni finché Bonura dice: «Dipende tutto da Cuffaro!... perché con Cuffaro ci siamo incontrati, siamo stati vicini... Poi non ci ho potuto parlare più, ma lui è venuto diverse volte a trovarmi, non è che ci fu una volta. Ci riunivamo là dentro da me, me lo accompagnava un altro, mi diceva "Non ti preoccupare"... "Minchia", gli ho detto, "io appena mi sistemo queste cose me ne vado". "Ma perché te ne devi andare" mi diceva lui, "ora che le cose si stanno sistemando"... E poi a lui il culo glielo hanno stretto». Interviene Marchese: «Anzi che è ancora fuori...». E Bonura: «Chissà com'è combinato il discorso». E Marchese: «E appunto, lì il discorso è... a testa i l'acqua », cioè «la testa dell'acqua»: in siciliano significa che bisogna andare alla fonte di un discorso, al vertice di una situazione. Nell'annotazione di polizia si spiega che «Bonura incontrava personalmente Cuffaro nei locali dell'Immobiliare Raffaello. Il boss Nino Rotolo: «Sì, c'è là al paese una possibilità... Io aspetto risposta pure da Cuffaro, ma per altre ragioni, perché mi servivano favori». Notazione della polizia: «La sussistenza di attuali rapporti nonché la fattiva collaborazione del Cuffaro viene manifestata dal Rotolo con il riferimento a favori e prestazioni delle quali quest'ultimo sarebbe destinatario; il che, dato il tenore letterale dell'inciso, farebbe propendere per un'attuale e feconda collaborazione»
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POLITICA
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Entro poche settimane potrebbe chiudersi l'indagine a carico di Raffaele Lombardo. L'ipotesi è concorso in associazione mafiosa, il Presidente ha negato ogni coinvolgimento in fatti di mafia, ma ha confermato pubblicamente rapporti politici di vecchia data con i mafiosi Bevilacqua, Di Dio e Basilotta. Tutto è avvenuto nell'indifferenza dei dirigenti del Pd siciliano e dei magistrati Massimo Russo e Caterina C. pagati come assessori da Lombardo
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MAFIA E POLITICA
Il BACIO Alle elezioni europee del 2009, Lombardo si è alleato con Francesco Caruso, segretario del Partito Nazionale Autotrasportatori. I Ros lo hanno fotografato mentre baciava e abbracciava il capo di Cosa Nostra Vincenzo Aiello e in compagnia di suo fratello Alfio, boss del Clan Santapaola, in diversi incontri
di Antonio Condorelli
IL COLMO: LOMBARDO NON PAGA I CAMIONISTI PER LA CAMPAGNA ELETTORALE Abbiamo intervistato Francesco Caruso concedendogli ampio spazio sul nostro portale e nello scorso numero di Sud. In rappresentanza del Consorzio Caiservice ha comunicato di aver denunciato per “truffa” il presidente della Regione Raffaele Lombardo. Non sono state saldate le fatture emesse durante la campagna elettorale, quando i Tir attraversavano l'Italia con gli slogan autonomisti. Raffaele Lombardo viene accusato dai trasportatori di non aver rispettato gli accordi, è stato già richiesto decreto ingiuntivo nei confronti del partito MPA: “non potevamo aspettarci -ha detto Caruso a Sudche un presidente della Regione non pagasse i lavoratori per la sua campagna elettorale, da tempo ormai rifiuta di incontrarci”.
SUD RINGRAZIA I CAMIONISTI SICILIANI Non possiamo che ringraziare tutti i trasportatori catanesi e siciliani, per il duro lavoro che ogni giorno e ogni notte portate avanti. Grazie a voi i prodotti siciliani attraversano lo Stretto di Messina e arrivano sulle tavole di tutta l'Europa. Saremo sempre pronti a dare ampio spazio alla vostra categoria. Grazie ancora per quello che fate.
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SANT’AGATA
SPECIALE SANT’AGATA
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«Tu che splendi in Paradiso, coronata di vittoria, Oh Sant'Agata la gloria, per noi prega, prega di lassù»
LA "VARA" - FOTO A.C.
«Non valser spine e triboli, non valsero catene; né il minacciar d'un Preside a trarla dal suo Bene, a cui dall'età eterna fu sacro il vergin fior»
(Mario Rapisardi, Ode, per il 5 febbraio 1859)
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SPECIALE SANT’AGATA
MARTEDÌ 1 FEBBRAIO 2011
CATANIA AMA SANT’AGATA
Fernando M. Adonia
N
el marzo del 2009 l'inchiesta “I Vicerè” di Report ha messo in luce gli interessi della mafia dentro la festa di S.Agata. Catania si è trovata nuda. Ma l'orologio non è si è fermato a quella data. La città, le istituzioni e la curia hanno iniziato “con orgoglio” un'arduo lavoro di risalita, spesso passato sotto silenzio. “O la festa risorge o muore definitivamente”. Questa parole, risalenti alla vigilia della festa dello scorso anno -secondo indiscrezioni- sarebbero di Mons. Barbaro Scionti, parroco della Cattedrale e uomo di fiducia del Vescovo Salvatore Gristina. Da più parti Scionti è stimato quale il principale interprete della “reconquista” diocesana sui festeggiamenti. L'iniziativa più chiara di tale volontà è stata quella d'istituire e dirigere un servizio di sicurezza finalizzato al mantenimento di un clima ordinato e raccolto in Cattedrale. Iniziativa importante ma non gradita a tutti, soprattutto da quei segmenti di devoti tanto affezionati ad alcune usanze non esattamente in linea con la santità del luogo, come quella di assistere alla celebrazioni eucaristiche entro il perimetro dell'altare. Nonostante questi sforzi, lungo le celebrazione per l'ottava dello corso anno, si è verificato un fatto di gravità assoluta: nel mezzo della calca, un devoto ha divelto un fregio d'argento dalla scrigno contente le reliquie della santa. Episodio che da comunque ragione agli sforzi di Barbaro e al suo ammonimento sulla necessità di disciplinare quanto più possibile l'entusiasmo di certi fedeli. Con l'amministrazione Stancanelli da quest'anno entra in vigore una nuova disciplina circa l'accensione dei tradizionali ceri, limitata a cinque aree opportunamente predisposte. Scelta coraggiosa e, per certi aspetti impopolare, ma necessaria per “la pubblica incolumità e il rischio di incidenti, anche gravi, per pedoni ed autoveicoli e partecipanti alla festa medesima”. Appunto lo scorso 10 febbraio è morto il giovane Andrea Capuano, scivolato con il proprio motorino in Via Etnea a causa proprio della cera. Da qui pure l'impegno del questore Domenico Pinzelli: “nessun metro di strada interessato dalle processioni deve essere aperto al traffico e alla transitabilità finché non ne sia verificata la percorribilità”. Positivo l'impegno reso dai devoti, soprattutto dell'associazione “Sant'agata in Cattedrale” presieduta da Claudio Baturi, quest'anno al venticinquesimo dalla fondazione. La maggior parte dei volontari che assistono Scionti nell'ordine in Cattedrale provengono appunto dall'associazione ubicata nella chiesa madre catanese. Il taglio devozionale è netto: indossare il tradizionale “sacco” bianco con “dignità e moralità”. Appunto per questo gli aderenti parteciperanno quest'anno alle processioni con una sciarpa bianca al collo. “Siamo devoti, non siamo tifosi”. Piccola provocazione che vuole richiamare le cittadinanza e i devoti alla sobrietà di una festa che in primo luogo è religiosa. È evidente però che i progressi ottenuti lo scorso anno vanno ripetuti e intensificati. Per questo è necessaria la massima sinergia possibile tra le istituzioni e la città. I segnali dello scorso anno sono dunque il segno che, oltre alla festa, Catania è in grado di riscattare sé stessa sotto il profilo morale e civile. La città agatina è profondamente radicata nelle sue tradizioni, una città -nel bene o nel male- conservatrice. Forse è proprio nel martirio agatino che Catania troverà la “risurrezione”. L'augurio c'è tutto.
LA CANDELORA DEI PANETTIERI DAVANTI AL PREFETTO SANTORO - FOTO ORAZIO DI MAURO
LA CANDELORA DL MONS. VENTIMIGLIA - FOTO MARA TROVATO
“STRADE SICURE E PARTECIPAZIONE DEI FEDELI”. SUD INTERVISTA IL DOTT. DOMENICO PINZELLO, QUESTORE DI CATANIA Dopo l'inchiesta di Report su i festeggiamenti agatini, come sta operando la Polizia di Stato in favore di una maggior “pulizia” nella festa stessa? Bisogna distinguere vari aspetti. Gli aspetti che concernono le indagini sono svolti esclusivamente dall'autorità giudiziaria. Poi ci sono gli aspetti che concernono la sicurezza e l'ordine pubblico, che sono di competenza nostra, in raccordo con il comitato per L'ordine e la sicurezza. Una cosa a cui tengo in particolar modo è che nessun metro di strada interessato dalle processioni deve essere aperto al traffico e alla transitabilità finché non ne sia verificata la percorribilità. Potrò occorrere un giorno, una settimana, un mese. Ci vuole il tempo necessario. Ma questo per me è un elemento imprescindibile. Qual'è invito vuole rivolgere ai devoti? Io ritengo una cosa: che se sie è realmente devoti, e ce ne sono tanti, bisogna rispettare la dignità umana in primis. Determinate manifestazioni di avvicinamento e devozione alla Santa patrona le rispetto, come rispetto il sentimento religioso. Bisogna però che tutti imparino a rispettare anche gli altri. L'anno scorso si sono registrati dei segnali positivi nella gestione dell'ordine, soprattutto in cattedrale. Che sinergia c'è con la Curia? Finché gli stessi fedeli si rendono partecipi nel collaborare per la gestione della sicurezza, è possibile ottenere buoni risultati. È importante che si contribuisca tutti allo sviluppo della nostra città. Di passi avanti ne sono stati fatti. Ma non bisogna essere mai paghi di quanto è stato fatto. Ognuno di noi deve pensare a cosa bisogna fare ulteriormente. FMA
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SPECIALE SANT’AGATA
FOTO A.C.
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CATANIA AMA SANT’AGATA
FOTO A.C. DEVOTI IN PREGHIERA, LA GENTE IN ATTESA DEL PASSAGGIO DELLA "VARA", LA CANDELORA DEI PANETTIERI, I CERI VOTIVI
“NON OFFENDERE LA PATRIA DI AGATA” “Non offendere la patria di Agata, perché ella è vendicatrice delle ingiurie”. Recita così uno dei motti catanesi più antichi. Esso risale a Federico II di Svevia. A quando cioè, intento a stanare i catanesi ribelli, lo Stupor mundi ne fu dissuaso dalla misteriosa apparizione di questa scritta nel suo libro di preghiere. Per la tradizione e la città l'autore di quelle parole è Agata.
“IL CAMMINO È ARDUO, LA CHIESA NON DEMORDE”. PARLA MONS. BARBARO SCIONTI, PARROCO DELLA CATTEDRALE DI CATANIA
FOTO A.C.
FOTO A.C.
FOTO ORAZIO DI MAURO
TUTTI I CONCORSI OGGETTO DELLE INDAGINI DELLA MAGISTRATURA ERANO PUBBLICIZZATI SUL VOLANTINO UFFICIALE DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DEL 2005
Qual è stata nei fatti l’azione della Curia dopo la video inchiesta di Raitre sulla festa di S.Agata? L' inchiesta di RaiTre mi ha molto rattristato, a livello personale, poiché gli sforzi che, in sintonia con il mandato ricevuto dall’Arcivescovo e dalla comunità ecclesiale, erano stati messi già in atto (costituzione del Consiglio per gli Affari Economici, riorganizzazione del servizio rottamazione cera, rafforzamento della collaborazione con le forze dell’ordine…) non sono affatto emersi. La Chiesa catanese ha a cuore la festa di Sant’Agata e la vuole “esperienza di festa cristiana” vissuta tra lode a Dio e solidarietà tra gli uomini, guardando a Sant’Agata. Da più lati arrivano attestati di stima per la sua azione in Cattedrale, soprattutto per la gestione dell’ordine. Cosa ha fatto in concreto? La Cattedrale è per titolo e definizione la Chiesa del Vescovo, il luogo che custodisce la “cattedra” dalla quale il Vescovo esprime il suo essere maestro di fede per la nostra comunità; perciò essa deve essere sempre “esemplare” nelle sue manifestazioni. Le associazioni stanno contribuendo alla “bonifica” della festa dai vari abusi e, se è si, in che modo? I devoti aggregati nelle associazioni agatine sentono bene l’attenzione del Vescovo e dei sacerdoti assistenti che chiedono con insistenza maggiore coerenza nell’impegno di vita cristiana. In occasione della visita pastorale al primo vicariato, nell’ottobre scorso, l’Arcivescovo ha sottolineato con voce ferma che l’onore di essere più vicino a Sant’Agata richiede l’onere della scelta di vita cristiana coerente. Il cammino è arduo, la Chiesa non demorde. Da più lati si chiede maggior legalità durante i festeggiamenti, la Curia e le autorità civili come si stanno muovendo, c’è sinergia? La sinergia tra le istituzioni è ormai abbastanza evidente: il rapporto di collaborazione è in crescita, alimentato dall’impegno di ciascuna a realizzare il proprio dovere fino in fondo a servizio del bene comune. È possibile che questa città possa riscattare sé stessa proprio partendo dall’esempio di Agata? Sant’Agata è la Patrona della città e dell’Arcidiocesi, è dunque per tutti noi un segno, una guida nel nostro cammino di cristiani: la fedeltà, l’intraprendenza, il coraggio che Agata esprime attraverso la sua vicenda, così come gli atti del martirio ci narrano, sono per noi cristiani un esempio luminoso da imitare. Per questo la Chiesa desidera che si conosca di più e meglio Agata, la sua storia, la sua vicenda umana e cristiana: Agata ha tanto da insegnare, ci educa a vivere integralmente il Vangelo. FMA
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SPECIALE SANT’AGATA
MARTEDÌ 1 FEBBRAIO 2011
CATANIA AMA SANT’AGATA
L'ETNA IN ERUZIONE VISTA DAL PORTO DI OGNINA - FOTO A.C.
FESTA ALLA VILLA BELLINI - FOTO MARA TROVATO
i colori, i profumi, la gente: Catania celebra la Patrona giorno dopo giorno
VENDITORE DI PALLONCINI - FOTO MARA TROVATO
LA PESCHERIA "DEVOTA" - FOTO A.C.
IL MAESTRO DI MAURO DECORA UN CARRO SICILIANO - FOTO MARA TROVATO
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MAFIA E POLITICA
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SCRIVONO I ROS NELL'INFORMATIVA IBLIS: CARUSO, soggetto che manteneva delle significative e riservate cointeressenze economiche con i fratelli AIELLO e, più in particolare, con Alfio, il 31 luglio del 2006, scampava ad un attentato rimanendo ferito in modo lieve da un colpo d’arma da fuoco e, già in quel periodo, proprio in relazione a detto agguato, come noto a codesta A.G., venivano documentati numerosi contatti tra CARUSO e i fratelli AIELLO ALFIO AIELLO E FRANCESCO CARUSO, ALLEATO DI LOMBARDO NEL 2009
Nell'informativa Iblis sui rapporti tra mafia e politica che riguardano anche i fratelli Lombardo, ci sono numerosi documenti che ricostruiscono i rapporti tra Francesco Caruso, alleato di Raffaele lombardo nel 2009 e Vincenzo Aiello, Capo di Cosa Nostra. Intermediario il boss Alfio Aiello. 31/05/2004 Alfio Aiello, boss del Clan Santapaola si incontra con Francesco Caruso. 7/06/2004 nel territorio di Naro - SS 115, presso il magazzino di Cottitto Gioacchino Francesco venivano notati Alfio Aiello e Francesco Caruso 05/03/2007 Alfio Aiello organizza una riunione “fungendo da tramite tra il fratello Enzo”, capo di Cosa Nostra etnea e Francesco Caruso. Aiello riceveva la telefonata di Francesco Caruso, con il quale concordava di incontrarsi a breve alla Primefruit. Successivamente Alfio, contattava il fratello Enzo al quale chiedeva di raggiungerlo alla Primefruit. I Ros ricostruiscono che alle 20.16 entra nel parcheggio della Primefruit l'autovettura Audi Q7 di colore nero, dalla quale scendono Francesco Caruso e Alfio Aiello. Caruso saluta baciando il boss Enzo Aiello e dà la mano a Bergamo. Pochi giorni dopo, intercettato, Alfio Aiello contatta Caruso, lo invita a prendere un caffè. Caruso ribadisce che lo avrebbe raggiunto presto e non ritenendo l'argomento trattabile a mezzo telefono, risponde “non me ne parlare”, “poi ti racconto”. Al termine della conversazione Aiello domanda al chiamato se ha “ossigeno”e ricevuta risposta negativa da Caruso, spiegato che era già stato contattato in quella stessa mattinata da “quello”, aggiungeva che avrebbe visto lui come risolvere la situazione.
SOPRA E SOTTO: FRANCESCO CARUSO BACIA E ABBRACCIA IL CAPO DI COSA NOSTRA VINCENZO AIELLO
10.07.2007 presso bar Sferro AV: AIELLO Vincenzo; CF:CARUSO Francesco; SG: SCUTO Giuseppe, detto Pino. [...] AV: ascolta a me Francesco, poi fine mese c'è che dobbiamo correre e non abbiamo risolto niente... A me interessa che io... questa sera si firma il contratto di quella Cooperativa, quello gli porta il contratto in Banca (inc.) la Banca gli anticipa duecentomila Euro, perché duecentomila Euro (inc.)... io diecimila (inc.). CF: si! [...] AV: fra cui, in Argentina, a Milano, in Svizzera, in Belgio, chi ne aveva dodici metri, chi ne aveva sette metri, per unirli... CF: lasciti... AV: lasciti di eredi, chi aveva tanti figli, quelli a sua volta sono morti, i figli, tutta una situazione da fare paura. lavi ca ci cummattemu, da fare paura... e sempre... uno cbe voleva fare il lavoro lui, non ba fatto firmare a sua (inc.)... per ripicca. si è fatto sponsorizzare da Angelo (Santapaola ndr.). Quel cesso che gli abbiamo fatto fare il lavoro della Bmw! 16/07/2007 Francesco Caruso si reca presso la Primefruit dopo l'arrivo di Alfio Aiello. Vengono intercettate numerose telefonate tra Enzo Aiello, il fratello Alfio e Caruso.
SOPRA E SOTTO: I LUOGHI DEGLI INCONTRI TRA CARUSO E GLI AIELLO
IL DOVERE DI CRONACA Abbiamo il dovere di pubblicare le foto e le informazioni di cui siamo venuti in possesso pochi giorni addietro. La nostra redazione ha ospitato Francesco Caruso sollevando la questione dei mancati pagamenti di Raffaele Lombardo. Le nostre porte saranno sempre aperte a tutti, ma i cittadini devono ricevere un'informazione completa. Costi quel che costi.
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MARTEDÌ 1 FEBBRAIO 2011
INCHIESTA
12 MILIONI DI EURO di Antonio Condorelli
Emanuele Spampinato, presidente della Siciliae-servizi, che ha ricevuto l'affidamento diretto di 12 milioni di euro per un software, nel febbraio 2007 era stato segnalato dal GICO per concorso in associazione mafiosa. Era segretario del Circolo Sant'Agata, infiltrato dal clan Santapaola. La Procura di Catania ha poi deciso di non procedere nei suoi confronti
SPAMPINATO, DAI COMIZI ALL'APPALTO MILIONARIO Un’Isola ricchissima, il cui immenso patrimonio non rende affatto quanto dovrebbe. E’ questo il problema della Sicilia, che qualcuno vorrebbe condannata a un’irrimediabile arretratezza. E così sarebbe se non esistessero quelle straordinarie opportunità di sviluppo socioeconomico che sono informatica e telecomunicazioni, grazie alle quali è possibile superare d’un balzo un gap apparentemente incolmabile. Innovare la Sicilia significa guardare al nostro immenso patrimonio culturale, ambientale e sociale da un nuovo punto d’osservazione, con il distacco oggettivo degli uomini di scienza. E operare di conseguenza con la massima rapidità attraverso uno strumento agile ed efficace: una società a capitale misto che sappia coniugare esigenze organizzative, tecnologia e capacità industriale. Sarà così possibile per la Sicilia guadagnarsi un ruolo da protagonista nel mondo che verrà, sempre più incentrato sui valori della Conoscenza. Un mondo in cui la cultura conta. Un mondo in cui chi più sa, più guadagna. E poiché in questa partita le tecnologie giocheranno un ruolo fondamentale, bisogna attrezzarsi. Per il resto, basterà ripartire non solo dalla nostra posizione geografica di ponte tra Europa e Africa, ma anche dalla posizione culturale di medium tra i produttori di alta tecnologia e i suoi fruitori. Quanto la Regione Siciliana creda nella Società dell’Informazione lo dimostra il grande piano di investimenti messo a punto per sostenere un’autentica rivoluzione culturale destinata a coinvolgere tutti gli ambiti della società regionale: pubblica amministrazione, sistema dell’istruzione, mondo produttivo, singoli cittadini. Quanto ci crediamo noi di Sicilia e-servizi, che consideriamo questa sfida esaltante, sapremo mostrarvelo tra breve. Emanuele Spampinato
LOMBARDO RACCONTA L'APPALTO SENZA GARA Si tratta di un impegno di spesa di circa 12 milioni per realizzare il protocollo informatico in tutti gli uffici della Regione, che sono 590 tra uffici del centro e periferici. E’ bene essere chiari: si tratta di una cifra che deriva da una serie di componenti tutte vagliate una per una a prezzi standard e di mercato. Tanto è vero che la Commissione di coordinamento dei sistemi informativi regionali ha ritenuto congrua quella cifra. Si tratta, tra l’altro, delle risorse liberate del periodo 2006 che andavano investite entro il 31 dicembre. La spesa comprende la dotazione hardware per gli uffici, lo sviluppo del software e la formazione per circa 10.000 persone che dovranno essere istruite all’impiego di teconologie e linguaggi nuovi e diversi. I vantaggi del sistema sono legati alla trasparenza, consentono di accelerare l’iter delle pratiche, semplificano i processi burocratici. Vantaggi fondamentali perché, se il progetto andrà in porto, e vigileremo naturalmente su ogni singola spesa voce per voce, potremo essere all’avanguardia sull’impiego dell’informatica nelle comunicazioni interne tra gli uffici regionali. Sicilia e-servizi, se deve comprare computer farà una gara e acquisterà al prezzo migliore di mercato e i relativi risparmi verranno utilizzati per estendere ulteriormente l’impiego dell’informatica per gli uffici periferici e centrali. Raffaele Lombardo
NEL 2002 EMANUELE SPAMPINATO ERA SEGRETARIO MENTRE IL CONSIGLIO DEL CIRCOLO SANT'AGATA ELEGGEVA ALL'UNANIMITÀ VINCENZO MANGION, FIGLIO DI "PIPPO"
MARTEDÌ 1 FEBBRAIO 2011
INCHIESTA
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Emanuele Spampinato, presidente della ditta affidataria dell'appalto d'oro da parte della Regione governata da Raffaele Lombardo, nel 2008 si candidò alle regionali a sostegno dello stesso Lombardo
NEL VERBALE DI CANDIDATURA DEL CIRCOLO, INSIEME A SPAMPINATO, CI SONO VINCENZO MANGION E ANTONINO SANTAPAOLA
A SINISTRA VINCENZO MANGION, A DESTRA EMANUELE SPAMPINATO, FOTOGRAFATI ALL'INTERNO DELL'INFORMATIVA DEL GICO
UN ESTRATTO DELL'INDAGINE PER CONCORSO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA A CARICO, TRA I TANTI, ANCHE DI EMANUELE SPAMPINATO. LA PROCURA HA POI DECISO DI NON PROCEDERE NEI SUOI CONFRONTI
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MARTEDÌ 1 FEBBRAIO 2011
ECONOMIA
arRAFFAti Dal 2013 non saremo più “obiettivo 1” dell’Ue. E le chance che non abbiamo saputo mettere a frutto le avrà qualcuno più meritevole Carlo Lo Re
N
on accennano a placarsi le polemiche sullo scarso utilizzo dei fondi dell’Unione Europea da parte della Regione Siciliana. I numeri che circolano in merito spesso sono in assoluta libertà (addirittura c’è chi oggi “beatifica” la gestione di Totò Cuffaro, ritenuto un presidente in grado di spendere il denaro proveniente da Bruxelles, il che è francamente assai opinabile), ma certo c’è qualcosa che non va e deve pur esservi una ragione (incapacità ontologica?) nella storica scarsa propensione degli amministratori del Sud Italia a far tesoro delle opportunità comunitarie. Pensiamo, di contro, a come l’Irlanda abbia goduto per decenni di un fortissimo input allo sviluppo grazie ad una buona gestione dei fondi europei. O a come la Polonia stia cambiando rapidamente il suo volto, cogliendo al volo tutte le chance per ammodernare le vecchie infrastrutture e realizzarne di nuove. In Sicilia, invece, nulla di tutto questo. Secondo talune fonti, vi sarebbero bloccati 1.7 miliardi di euro statali. Sui fondi Fas 2000-2006 stesso discorso. Da una ricognizione del Cipe, risultano spesi solo al 24%, a fronte di 4 miliardi a disposizione. Inoltre, sempre secondo dati ministeriali, il 50% degli impegni assunti sarebbe inerente progetti con spese inferiori al 10% del finanziamento. Andiamo al Por 2009, di cui non sarebbero stati spesi ben 360 milioni. Peggio ancora la situazione per il Por 2010, con un impegno del 7.2%, ossia appena 62 milioni su 872 disponibili. Comprensibile come Palazzo Chigi preferisca ormai puntare su altre regioni del Paese, nonostante la nota fedeltà elettorale dell’Isola al suo corrente inquilino. Analoga situazione per quel che riguarda l’agricoltura, con la Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) che da mesi lancia appelli inascoltati. In campo agricolo sono stati spesi 240.9 milioni (appena l’8.7%) su 2.7 miliardi del Psr (il Programma di Sviluppo Rurale dell’Unione Europea) 2007-2013. Questi quasi 3 miliardi di euro sono ripartiti in 5 precise linee d’intervento, osservando bene le quali il quadro si fa ancora più fosco. Per l’importantissima linea 1 (riguardante interventi a favore dei lavoratori, ma anche delle infrastrutture, nonché l’ammodernamento delle aziende e dei processi produttivi), a fronte di una disponibilità di 1.4 miliardi sono stati spesi appena 5 milioni, ossia un misero 0.36%. Nel mentre, il settore agrario agonizza: nell’ultimo anno in Sicilia si sono persi 106 mila posti di lavoro da bracciante et similia ed il reddito dei coltivatori si è contratto del 7% circa. Soluzioni per uscire da una simile paralisi? «In Sicilia solo la stabilità politica e la collaborazione fra tutte le forze in campo possono consentire di pianificare seriamente gli interventi ed utilizzare bene tutto il denaro europeo e statale disponibile», predica allarmato (anche lui) Nino D’Asero, vicepresidente della Commissione Bilancio e Programmazione all’Ars. «Ma bisogna fare in fretta – sottolinea il deputato regionale Pdl – perché dal 2013 la Sicilia non sarà più obiettivo 1 dell’Ue. E i soldi andranno altrove». Finalmente, vien da dire. Qualcun altro, magari, saprà come utilizzarli per il bene della propria gente.
Terna incassa il “via libera” per 2 elettrodotti fra Priolo e Melilli MEZZOGIORNO: l'economia, le interviste, le inchieste. SEGUI TUTTO SU SUDPRESS.IT
Il dg per l’energia nucleare e le fonti rinnovabili del Ministero dello Sviluppo Economico, Rosaria Romano, ha firmato il decreto che autorizza la Terna a realizzare due elettrodotti interrati da 389 kV tra le stazioni elettriche di Priolo e Melilli, in provincia di Siracusa, e il relativo adeguamento delle stazioni. Il 7 luglio 2010 Terna e la Regione siciliana avevano siglato un primo accordo sulla cosiddetta “fascia di fattibilità” del nuovo elettrodotto a 380 kV Paternò-Pantano-Priolo, tra le province di Catania e Siracusa. L’accordo prevede degli investimenti per oltre 180 milioni di euro, pari a circa il 20% del totale previsto nell’Isola, per dare maggiore sicurezza ed efficienza al sistema elettrico della zona. «In Sicilia – afferma una nota ufficiale dell’azienda – Terna ha in programma importanti investimenti con l’obiettivo di aumentare sicurezza e affidabilità del servizio elettrico in una regione strategica del sud Italia, tenendo sempre ben presente che sensibilità nei confronti dell’ambiente e crescita infrastrutturale devono andare di pari passo». CLR
UniCredit, Vinciguerra responsabile Area Commerciale Sicilia Orientale LO BELLO: «IN SICILIA NESSUN DIBATTITO SU QUESTIONI STRATEGICHE» Non è molto ottimista per il 2011 dell’economia siciliana il presidente regionale di Confindustria, Ivan Lo Bello, che a Sud ha sottolineato come «purtroppo la domanda interna sia ancora in calo, segno di una situazione ancora fragilissima al pari dell’anno appena concluso». Il problema più grave continua ad essere la disoccupazione, nell’Isola ad un tasso ufficiale attorno al 13.8%, «ma nella realtà – ha spiegato Lo Bello - considerati pure i tanti che si sono arresi ed un lavoro nemmeno più lo cercano, quasi al 20%». Le cause? Per il presidente di Sicindustria «molti settori stanno purtroppo licenziando da mesi e mesi, vuoi perché legati appunto ad una domanda interna in forte flessione o perché dipendenti dai lentissimi meccanismi autorizzativi della Regione o da investimenti pubblici sempre più ridotti». Purtroppo anche la Regione ha le sue difficoltà e non riesce più ad iniettare liquidità come un tempo nel tentativo di risollevare le sorti del tessuto produttivo siciliano. Le lotte intestine che stanno dilaniando l’Isola, poi, non fanno che aggravare la situazione. «Servirebbe discutere di riforme – ha concluso Lo Bello - di crescita, di politiche industriali, del federalismo e degli esiti che avrà da noi, ma il dibattito politico qui non vede al centro nessuna questione realmente strategica». CLR
Riccardo Vinciguerra (46 anni, originario di Catania, laureato in Economia aziendale, in UniCredit dal 1990) è il nuovo responsabile dell’Area Commerciale Sicilia Orientale del Private di UniCredit, composta dalla filiale di Catania, guidata da Salvatore Torrisi, cui fa capo la dipendenza di Siracusa, e da quella di Messina, guidata da Antonino De Stefano, cui fa capo la dipendenza di Reggio Calabria. Nell’Area Sicilia Orientale lavorano 34 persone, di cui 24 sono gestori che curano direttamente il rapporto con la clientela. Il Network Private Banking di UniCredit è dedicato ai clienti con patrimoni superiori ai 500 mila euro. In Sicilia è anche attiva una Direzione Network, una delle sei in cui è organizzata la struttura in Italia. Responsabile del Network Sicilia è Vincenzo Tumminello. La struttura è poi composta dalle aree commerciali Sicilia Occidentale e Sicilia Orientale e da nove filiali. CLR
2010 in crescita per la SIBEG È stato un ottimo 2010 per la Sibeg di Catania, produttrice della Coca-Cola in Sicilia. Intanto si è festeggiato il 50° anniversario della società. Inoltre, i dati dell’anno appena conclusosi, recentemente presentati a Viagrande, indicano un’ottimo stato di salute, tanto che l’ad Luca Busi, parla di un’azienda, la Sibeg appunto, «pronta a divenire la “lepre” del sistema Italia di The Coca-Cola Company». Davvero di rilievo i numeri sottoposti all’attenzione della stampa. Fatturato di 112,4 milioni di euro, a + 4,02% rispetto al 2009, significativo incremento dell’Ebit, ossia del margine operativo netto, a 9,6 milioni di euro nel 2010 (+ 13,3%) ed investimenti programmati per circa 28 milioni di euro nel quadriennio 2010-2013. Quanto all’occupazione, in netta controtendenza rispetto al desolante quadro regionale, nel 2010 la Sibeg ha aumentato gli occupati. 258 (+2%) sono infatti oggi i collaboratori totali, cui va ad aggiungersi l’indotto. Insomma, dati complessivi che fanno della Sibeg uno dei principali player dell’economia siciliana. CLR
MARTEDÌ 1 FEBBRAIO 2011
MALA POLITICA
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Un doppio inGARIco è per sempre? I lettori di Sud chiedono le dimissioni della moglie del GIP da sovrintendente e assessore. Abbiamo contattato la dottoressa Cinquegrana Gari, che ha riattaccato
IL MARITO DI RITA CINQUEGRANA È IL GIP EDOARDO GARI, TECNICO DI ALTISSIMO PROFILO
Enrico Sciuto
R
affaele Stancanelli, sindaco di Catania indagato per abuso d’ufficio nell’inchiesta sui servizi sociali -per il suo operato di assessore di Totò Cuffaro- ed anche indagato per falso e abuso d’ufficio, insieme a Lombardo e Scapagnini, nell’inchiesta sulle promozioni facili, licenzia la nuova Giunta comunale. Entrano quattro assessori e resta Rita Cinquegrana Gari. Sarà ancora Assessore al Turismo, “per completare- ha spiegato il Sindaco- i progetti connessi all’attività del Teatro Massimo Bellini”. Le altre deleghe che deteneva se le spartiscono Vittorio Virgilio e Ottavio Vaccaro, fino a oggi assessore alla Provincia. Gli altri ‘volti nuovi’? Sebastiano Arcidiacono, messo alla porta nel primo rimpasto, e l’autonomista Massimo Pesce, impallinato da Castiglione ai primi fuochi della guerra MPA-PDL. E’ la primavera di Stancanelli. Rita Cinquegrana Gari rimane al fianco di Stancanelli. La Sovrintendente del Teatro Massimo Bellini, moglie del presidente aggiunto dell’ufficio GIP della Procura etnea, è stata riconfermata alla carica di Assessore al Turismo. Il Sindaco l’ha ringraziata, spiegando di averle chiesto “di rimanere il lasso di tempo necessario a completare i progetti strettamente connessi all’attività del Teatro”. Quanto durerà il tempo necessario nessuno può dirlo. Ad oggi è al Comune da otto mesi e detiene il doppio incarico da quattro. Gli altri Assessori sono stati tutti riconfermati. Su indicazione di MPA e PDL fanno ingresso in giunta quattro nomi che ‘nuovi’ non sono: alla Sanità e all’Istruzione va Vittorio Virgilio, medico chirurgo ed ex dirigente dell’azienda ospedaliera Policlinico di Catania. E’ stato indicato dal PDL così come Ottavio Vaccaro, l’avvocato trentaseienne fino ad oggi Assessore ai Lavori Pubblici della Provincia Regionale. Al Comune si occuperà di Sport e Politiche Giovanili. Palazzo degli Elefanti, grand hotel dalle porte girevoli, fa il pieno anche in casa autonomista. Per l’occasione, Stancanelli rispolvera Sebastiano Arcidiacono, il dirigente delle Acli cui aveva già dato il benservito a maggio. Allora non andava bene: c’era da varare la Giunta tecnica. Ora Arcidiacono è chiamato a far parte della stessa “nuova compagine” per cui era stato messo alla porta. “Si tratta solo di completarla”, dice Stancanelli. Ma un vero colpo il viceRaffaele etneo lo mette a segno reclutando Massimo Pesce, ex assessore alle Attività Produttive della Giunta Castiglione. Il PDL lealista se ne disfece per lanciare il guanto di sfida a Lombardo. Ora Stancanelli lo ha ripescato, assegnandogli addirittura la delega al Mare. E non c’è nulla da ridere: il povero Pesce sarà anche Assessore alla Polizia Municipale, con delega esclusiva a un comparto fra i più alle corde della città. «Sono il primo Sindaco di Catania che si priva di quest’importante delega», ha spiegato un sogghignante Stancanelli. E, a sentirlo nel prosieguo, c’è da credergli: “Lui non voleva…”, gli scappa di bocca raccontando dell’offerta al neoassessore. Sarà la pioggia traboccante per le strade, ma la primavera appare lontana. E il viceRaffaele di Catania lo sa.
AL COMUNE DI CATANIA, RITA CINQUEGRANA (IN GARI) È ASSESSORE AL TURISMO, SPORT E POLITICHE SCOLASTICHE
Sud intervista LA MOGLIE DEL GIP Professoressa Cinquegrana? Sì? Chi parla? Sono Sciuto di Sudpress. La disturbo? Prego… Mi dica. Le abbiamo recentemente dedicato un pezzo… Volevamo sapere se le sue cariche, al Comune e al Teatro Massimo Bellini, non possano mettere in imbarazzo suo marito, che è presidente aggiunto dell’Ufficio dei Gip della Procura di Catania… ... (ha riattaccato)
AL TEATRO MASSIMO BELLINI, RITA CINQUEGRANA (IN GARI) È STATA NOMINATA SOVRINTENDENTE