SUD anno II numero 8

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FREE PRESS DI GIORNALISMO INVESTIGATIVO

Anno ii - n. 8 - giovEDì 4 agosto 2011

EDIZIONE DI CATANIA

Melior de cinere surgo

borghesia mafiosa caccia agli squali che affamano la città

PAG. 8 APPALTO IN ODOR DI MAFIA

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ersu: spartizione vergognosa

PAg. 10

collezionista di indennità

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rischiamo di liberarcene

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Anno ii - n. 8 - giovEDì 4 AGOSTO 2011

EDITORIALE

Indipendenza e vera Autonomia

la borghesia mafiosa

Frà Giocondo

Al Marten

Più che chiedersi se è realmente possibile, occorre domandarsi quanto si è disposti a spendersi per ottenerla L’Autonomia è l’obiettivo politico dei popoli socialmente minorenni. L’autonomia così come è concepita in Sicilia è un pensiero debole, che genera e riconosce come legittima la dipendenza da un potere altro: l’autonomista siciliano (MPA) vive schiacciato dal timore che l’indipendenza reale sia l’altro nome della solitudine e della povertà economica e questa convinzione è il frutto del complesso corto circuito sociopolitico che ci vuole sempre “mai abbastanza grandi”. Sono pochi a credere che l’indipendenza, lungi dal generare isolamento, abbia la potenzialità di suscitare relazioni politiche paritarie, all’interno delle quali ogni legame – anche quello economico - sorge come uno scambio bidirezionale. Pensarsi indipendenti da un singolo potere è il solo modo per conquistare il bene dell’interdipendenza a tutto spettro, cioè uno sviluppo maturo non subordinato alla compiacenza di un unico soggetto più forte. Rifiutare il percorso della finta autonomia siciliana in favore di quello per l’indipendenza significa delegittimare l’idea di avere un solo interlocutore, vuol dire disconoscergli il ruolo dominante di padre-padrone. Però … “C’è un tempo e un luogo per ogni cosa”. I moti e movimenti storici della millenaria cultura Siciliana hanno portato all’Autonomia speciale, concessa il 15 maggio 1946 alla Sicilia da re Umberto II di Savoia, disciplinata da uno Statuto speciale (art. 116 della Costituzione Italiana), che ha dotato l’isola di una ampia autonomia politica, legislativa, amministrativa e finanziaria, dando vita alla Regione Siciliana prima ancora della nascita della Repubblica Italiana. Bisogna subito precisare che contrariamente a quanto si pensa lo Statuto è stato un premio di consolazione rispetto alle spinte d’autonomia ed indipendenza che la Sicilia nella storia ha sempre avuto. Un minus che non ha tenuto conto delle esigenze e delle aspirazioni manifestate dalla popolazione della più grande Isola del Mediterraneo. Senza entrare nella consunta polemica sullo “scippo” ai siciliani da parte del governo piemontese e sull’inganno subito dalla mancata riforma agraria sino alla cosiddetta “questione meridionale”, sulla quale ebbe a scrivere Garibaldi nel 1868: “non rifarei la via del sud, temendo di essere preso a sassate”, parliamo dell’ultimo raggiro perpetrato ancora oggi dal governo “autonomista” siciliano esso nasce dalla mancata applicazione dello Statuto e dei suoi regolamenti d’attuazione. Infatti l’art. 38 dello Statuto della Regione Siciliana prevede che in materia fiscale “la totalità delle imposte riscosse in Sicilia dovrebbe rimanere sul territorio regionale e ogni anno lo Stato Italiano sarebbe tenuto a fornire un ammontare da stabilirsi, con piano quinquennale, di denaro pubblico proveniente dalle altre Regioni per finanziare la Sicilia”. Quest’articolo non è stato mai reso esecutivo e ancor oggi l’Italia conferisce ogni anno solo una anticipazione forfettaria, pertanto la Regione Siciliana vanta da decenni crediti mai saldati dallo Stato.

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Un altro esempio viene dall’art. 37 dello Statuto della Regione Siciliana, anch’esso inapplicato, il quale prevede: “per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell’accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi.” L’imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima. Purtroppo non solo l’articolo non è stato sinora attuato, ma inoltre le tasse dei siciliani confluiscono nella Tesoreria Unica Nazionale e solo una parte di esse viene poi restituita alla Regione Siciliana. Un esempio delle proporzioni di questo gigantesco depauperamento sistematico ci viene dalle risorse petrolifere, laddove la Sicilia producendo con i suoi pozzi e le sue raffinerie il 90% di tutto il petrolio Nazionale non riceve in cambio nulla, in quanto le Industrie petrolifere hanno sede legale a Milano e pur estraendo in Sicilia (dove hanno stabilimenti e impianti ex art 37 dello Statuto) pagano le tasse in Lombardia. Domandarsi oggi cosa abbiano fatto di cinquantanni di Statuto Regionale e di Autonomia i nostri Deputati Regionali, i nostri Sindaci, Assessori e Consiglieri, è cosa vana. Rimane solo un senso di rabbia cieca, di ribellione e agitazione dell’animo. è per questo motivo che quando si parla di movimenti per l’autonomia, di federalismo, di rivoluzione, della Lega, tornano alla mente le parole di un grande siciliano e sento che non v’è altra strada « ...Iddio le stese d’ogni intorno i mari per separarla da tutt’altra terra e difenderla dai suoi nemici. La fece così grande di estensione, temperata di clima, fertile di suolo, da bastare non soltanto alla vita di più milioni di uomini, ma anche ai comodi, al lusso, ad ogni godimento, ad ogni industria, ad ogni commercio... », però… C’è un tempo e un luogo per ogni cosa. Indipendenza e vera Autonomia più che chiedersi se è realmente possibile, occorre domandarsi quanto si è disposti a spendersi per ottenerla. Al Presidente della Regione si dovrebbe dire: “Per imparare da soli a nuotare bisogna essere disposti a correre il rischio di affogare!! Applichi, se in buona fede, lo Statuto nella sua interezza senza sconti o compromessi…costi quel che costi!” Altrimenti Dante di lui così scriverà: “ Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di loro, ma guarda e passa.”

ha nomi e cognomi È giunto il momento di liberarsene FINALMENTE SE NE COMINCIA A PARLARE CON SEMPRE MAGGIORE CONTEZZA. Ne abbiamo già scritto in precedenti editoriali, ne hanno parlato autorevolmente su queste pagine Ivan Lo Bello ed Enzo Bianco. Altrettanto la evocano procuratori del calibro di Pignatone, Lari, Scarpinato, Petralia e tanti altri. Stiamo parlando di un’Entità viscida, melliflua, sempre presente nei mille affari loschi di ogni città. E nella nostra Catania in maniera ancora più penetrante. Praticamente monopolistica. Ha una sua organizzazione ed una gerarchia basata principalmente sulla liquidità di denaro a disposizione e sulla più immorale spregiudicatezza nell’intessere relazioni con la feccia più infima della malavita criminale e politica. SOLDI E POTERE CHE PORTANO ALTRI SOLDI ED ALTRO POTERE. I suoi esponenti frequentano i “salotti buoni”, anzi ne sono spesso gli organizzatori o gli ospiti d’onore, sono fotografati ad ogni cerimonia, in affettuosa confidenza con i massimi rappresentanti (pro tempore, grazie a Dio), delle più svariate istituzioni. Si danno del tu con chi gestisce quei soldi pubblici che finiscono copiosi, tra appalti, varianti e affitti, nelle loro tasche e con la stessa familiarità trattano con chi invece li dovrebbe arrestare. è LA BORGHESIA MAFIOSA. Ci illumina Umberto Santino: ”L’ESPRESSIONE “BORGHESIA MAFIOSA” È STATA NEL RECENTE PASSATO ESPLICITAMENTE CONTESTATA DA STUDIOSI E POLITICI, PREOCCUPATI DI UN’ECCESSIVA DILATAZIONE E DILUIZIONE DELL’IDEA DI MAFIA SE NON DI UNA CRIMINALIZZAZIONE GENERALIZZATA DELLA SOCIETÀ SICILIANA (IL VECCHIO “TUTTO È MAFIA”, SU CUI AMMONIVA LEONARDO SCIASCIA)”, poi continua, affermando che secondo alcuni “bisogna invece limitarsi a considerare la mafia come cosa nostra, cioè una struttura militare armata, colpendo così il polo più debole del pactum sceleris tra mafia e poteri legittimi (istituzioni ed economia) che ha consentito alla prima di affermarsi.” quindi, si tendeva a sottovalutare la pericolosità di questa vera e propria organizzazione, parallela a quella militare di Cosa Nostra, che della violenza di quest’ultima si avvaleva, e si avvale, per facilitare i propri affari. IMPRENDITORI, PROFESSIONISTI, POLITICI, FUNZIONARI PUBBLICI, TUTTI ASSOCIATI IN CONSORTERIE SOLIDALI, UNITI DA UN UNICO OBIETTIVO: L’ACCAPARRAMENTO SENZA LIMITI DI OGNI RISORSA PUBBLICA E PRIVATA. OGGI ABBIAMO COMPRESO CHE QUESTA BORGHESIA MAFIOSA È BEN PIÙ DELETERIA DELLA MALAVITA CHE SPARA. Ma i tempi sono cambiati, e la svolta non solo è possibile ma finalmente molto vicina. Adesso la Borghesia Mafiosa comincia ad essere delineata nei suoi componenti, che iniziano ad essere individuati, per nome e cognome. Finalmente si è cominciato a comprendere come si muovono. I loro interessi disvelati da indagini sempre più ficcanti. Insane tutele che non reggono più lasciano spazio a rivelazioni sempre più precise. Adesso sono veramente troppe le indicazioni di pentiti e collaboratori di giustizia che fanno sempre gli stessi cognomi. Sempre gli stessi. In tutti gli affari, in tutti gli intrecci, sono sempre gli stessi. Gli incroci societari ed i movimenti finanziari cominciano a costituire prove su prove. Prove di accordi ed affari che hanno devastato un’intera economia, asfissiato la piccola impresa, il commercio minuto e di qualità, impedendo a chiunque di crescere, negando ogni possibilità di benessere generale. Adesso che hanno avvelenato persino i pozzi cui loro stessi si abbeveravano, i nodi vengono al pettine. E la Città deve essere liberata per non morire.


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Malapolitica

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tangentopoli: il rinnovamento interrotto La storia non si ferma, ritorna e non perdona Silvio D’Alì A leggere le cronache di queste settimane, sembra di viaggiare nel tempo. Quasi inavvertitamente stiamo tornando indietro, agli inizi degli anni ‘90. Sembra passato molto più di un decennio, ma chi ha vissuto e ricorda quegli anni, da protagonista o spettatore, sa bene che vi fu qualcosa di incompiuto e sente che potrebbe compiersi adesso. Furono gli anni di “Mani Pulite”. Un’intera classe dirigente, politica ed imprenditoriale, venne decimata da inchieste giudiziarie che scoperchiarono un colossale apparato di corruzione e malaffare che affamava un’intera nazione. Alcune circostanze appaiono sinistramente identiche. Allora come oggi il sistema scricchiolò sotto i colpi di una crisi finanziaria senza precedenti. Tutto partì dal fatto che il sistema pubblico si trovò di colpo senza più risorse. Troppi sprechi,troppi ingordi, troppi parassiti. Allora come ora. Non c’erano più soldi per alimentare quegli appalti attraverso i quali si foraggiava l’intero elefantiaco sistema di corruzione. Allora come ora. Ma il “regime partitico”, allora come adesso, aveva dei costi incomprimibili, nessuno di quegli sciagurati, come quelli di adesso, voleva o poteva rinunciare a qualcosa. E continuava, come continua, a pretendere le stesse regalie, le stesse tangenti. Ma la crisi finanziaria del 92, come quella di adesso, tolse a tutti l’ossigeno, e il Sistema si sbriciolò. Come si sta sbriciolando quello attuale. Molti imprenditori, schiacciati dalla forbice crisi-concussione, si decisero a confessare le modalità di gestione di appalti e forniture. E fu il cataclisma. Ma il terremoto risparmiò, o lambì appena, le terze e quarte fila di quel sistema, che si rintanarono come topi nelle proprie tane. Qualcuno di loro si fece qualche mese di galera poi risolto con una bella prescrizione, e pensò bene di riprendere gli stessi identici vizi. Impuniti. Ma la Storia non perdona e non dimentica. Se lascia qualcosa di incompiuto, torna e completa. Ripercorriamo insieme quei mesi e valutiamo le analogie: crisi finanziaria, tensioni su valuta e titoli di stato, tensioni nel mondo del lavoro come delle imprese e dei sindacati, crisi dei consumi e delle famiglie, ripresa delle inchieste giudiziarie su politica-affari-mafia, vittoria di movimenti antipolitici alle elezioni amministrative. Stavolta l’esito dovrà essere molto diverso, o la Storia tornerà ancora più vendicativa.

1992

27 giugno: centomila persone manifestano a Palermo contro la mafia nel ricordo di Giovanni Falcone. 3 luglio: Craxi dice alla Camera dei deputati: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. 5 luglio: a difesa della lira la Banca d’Italia aumenta il tasso di sconto, dal 12% al 13%. 10 luglio: il governo vara una manovra economica da 30.000 miliardi per risanare il disavanzo dello Stato. 16 luglio: la Banca d’Italia aumenta per la terza volta in sette mesi il tasso di sconto. 31 luglio: firma dell’accordo sul lavoro fra il governo Amato e i sindacati confederali (CGIL-CISL-UIL), viene abolita la scala mo-

bile, bloccati i salari fino a tutto il 1993. 28 agosto: il marco sale al tetto massimo di oscillazione consentito dal Sistema Monetario Europeo (Sme). 1 settembre: il ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio chiede altri 10.000 miliardi per la manovra finanziaria al fine di compensare il maggior costo del debito causato dal livello record degli interessi. 2 settembre: prima che arrivi in Parlamento la richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti muore suicida Sergio Moroni. 7 settembre: stop alle pensioni baby: i dipendente statali non potranno più andare in pensione dopo soli vent’anni di servizio. 13-17 settembre: crisi finanziaria (svalutazione della lira e successiva uscita dallo SME, il sistema monetario europeo), per arginarla il governo Amato è costretto a varare una legge finanziaria da 100.000 miliardi (aumento dell’età pensionabile, aumento dell’anzianità contributiva, blocco dei pensionamenti, minimum tax, patrimoniale sulle imprese, prelievo sui conti correnti bancari, introduzione dei ticket sanitari, tassa sul medico di famiglia, imposta comunale sugli immobili (Ici), blocco di stipendi e assunzioni nel pubblico impiego, privatizzazioni ecc.). 17 settembre: ucciso a Palermo Ignazio Salvo, ex proprietario delle esattorie siciliane, da tempo sospettato di collusioni con la mafia. 22 settembre: il segretario della CGIL, Bruno Trentin, viene contestato a Firenze nel corso di una manifestazione sindacale contro la manovra economica del governo. 3 marzo: Bettino Craxi, riferendosi a Mario Chiesa, dichiara: “Mi trovo davanti a un mariuolo che getta un’ombra su tutta l’immagine di un partito...”. La frase viene riferita in carcere al “mariuolo” in questione, che, a fine mese dopo aver a lungo meditato, rompe il silenzio e firma le prime confessioni. 12 marzo: a Palermo, viale delle Palme, in piena campagna elettorale, viene ucciso Salvo Lima, deputato della Democrazia cristiana al Parlamento europeo. 25 marzo: si scopre un buco da 32.200 miliardi nei conti pubblici. 5 aprile: elezioni politiche, tracollo dei maggiori partiti di governo. 22 aprile: arrestati con un unico blitz otto imprenditori milanesi, per il mondo degli affari è uno shock. Gli otto arrestati escono da San Vittore dopo aver firmato confessioni più o meno ampie. Da quel momento decine di imprenditori, persuasi in molti casi dai propri avvocati, si presentano spontaneamente alla Procura di Milano: questo fenomeno delle “code per confessare” proseguirà fino all’estate del 1993. 1 maggio: primi avvisi di garanzia a parlamentari in carica: sono gli ex sindaci socialisti di Milano, Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri. 4 maggio: la scala mobile degli statali viene congelata. 13 maggio: primo avviso di garanzia al segretario amministrativo nazionale e senatore della Dc Severino Citaristi. Ne riceverà più di 70, finirà per confessare di aver girato al partito “oltre 100 miliardi” di finanziamenti illeciti. 30 maggio: consegnata alla commissione per le autorizzazioni a procedere la richiesta di poter indagare su sei parlamentari: Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri entrambi del Psi, Severino Citaristi (Dc), Antonio Del Pennino (Pri), Renato Massari (Psdi) e Gianni Cervetti (Pds). A rivolgersi al Parlamento sono quattro pubblici ministeri di Milano. Il capo della procura Francesco Saverio Borrelli, il suo vice Gerardo D’Ambrosio e i sostituti Gherardo Colombo e Antonio Di Pietro. All’assemblea annuale della Banca d’Italia il governatore Carlo Azeglio Ciampi chiede al futuro governo di avviare immediatamente il risanamento della finanza pubblica con una manovra da 30.000 miliardi per il ‘92, e una da 100.000 per il ‘93.

1993

26 settembre: duecentomila pensionati manifestano a Roma contro la manovra del governo e i tagli alla previdenza. 28 settembre: la Lega nord trionfa nelle elezioni provinciali. Crollano Dc e Psí. ottobre 1992 - aprile 1993: a Milano indagini e

arresti legati a Eni, Ferrovie, Anas, Enel, ministeri della Sanità e delle Poste. La procura di Roma solleva un conflitto di competenza e ottiene le indagini Anas, ministero delle Poste e Intermetro: a Roma finirà con prescrizioni e assoluzioni. 2 ottobre: sciopero nazionale del pubblico impiego contro la manovra economica. 5 ottobre: la lira tocca un nuovo minimo storico nei confronti del marco. 7 ottobre: la Lega nord invita gli italiani a non comprare più i titoli di Stato. 13 ottobre: sciopero generale, dure contestazioni dei lavoratori in varie città contro la manovra economica e il blocco della scala mobile: a Milano è ferito Sergio D’Antoni, segretario della Cisl. 22 ottobre: i giudici di Palermo accertano che Lima fu ucciso dalla mafia per non aver mantenuto la promessa di far assolvere in Cassazione i boss condannati nel maxi processo. 3 novembre: l’Istat segnala un aumento della disoccupazione di 202 mila unità. Si allarga l’indagine della magistratura sulla massoneria. 15 dicembre: primo avviso di garanzia al segretario del Partito socialista Bettino Craxi per corruzione, ricettazione e violazione del finanziamento pubblico ai partiti. 19 dicembre: arrestato l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino che era in procinto di lasciare l’Italia. 21 dicembre: crolla la produzione. L’Istat e il centro studi della Confindustria confermano: è recessione. 29 dicembre: nel 1993 si prevedono quattrocentomila posti di lavoro in meno. 31 dicembre: nel suo primo messaggio di Capodanno il presidente Scalfaro invita i giudici a proseguire nelle indagini, i partiti a rinnovarsi, il Parlamento a fare le riforme e auspica “un nuovo Risorgimento”.

Bettino Craxi

Era il 1992. Poi, aprile 1993, le monetine a Bettino Craxi. Adesso è il 2011... e anche l’eruzione dell’Etna è identica!


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malapolitica

il piano del traffico di stancanelli: bocciato Confcommercio: “non tiene conto nemmeno dei flussi scolastici” Angelo Capuano Il Piano Urbano del Traffico, varato dalla Giunta Stancanelli, è un piano provvisorio (previsto dal codice della strada) che promette – come si legge nella presentazione - : “maggiore spazio e rispetto per i pedoni, servizi pubblici di trasporto diffusi sul territorio ed efficienti, e la possibilità di poter usare la bicicletta per i propri spostamenti urbani”. Tutto ciò mantenendo le stesse infrastrutture e gli stessi mezzi di trasporto.

I vizi della mobilità catanese sono già conosciuti da tempo, le criticità maggiori, convergono nei punti di accesso al centro della città.

Criticità 1: Tondo Gioeni - Via Passo GravinA Da nord, si concentra un volume di traffico, che durante i picchi, raggiunge i 10.000 veicoli l’ora.* Interventi previsti nel PUT: La linea a trasferimento rapido – Due Obelischi/Stesicoro, che insieme alle altre 6 linee a corsia preferenziale (BRT + Velobus), dovrebbero far transitare 30.000 passeggeri/giorno. Considerando il fatto che a Catania, 1 automobile equivale a 1 passeggero, questa cifra si raggiunge in appena 3 ore di transito dall’accesso nord. Come si evince dalla foto, attualmente, anche i taxi che potrebbero usare le corsie preferenziali destinate ai BUS, preferiscono imbottigliarsi al Tondo Gioeni.

LA CONCOMMERCIO BOCCIA IL PIANO DEL TRAFFICO DI STANCANELLI. SAREBBE INCOMPLETO E NON TERREBBE CONTO DI ELEMENTI FONDAMENTALI QUALI LA DENSITÀ DEGLI ESERCIZI COMMERCIALI. SOTTOVALUTA PERSINO L’INCIDENZA DEI FLUSSI VEICOLARI CAUSATI DALLE ATTIVITÀ SCOLASTICA, NON TIENE CONTO DELLE RICADUTE DELL’AREA METROPOLITANA ED È PRIVO DI STUDI SPECIFICI SULLE ZONE A MAGGIOR CRITICITÀ. MA ALLORA, SIAMO IN PRESENZA DEL SOLITO “COPIA E INCOLLA” A SPESE DEI CITTADINI? ANCHE STAVOLTA NESSUNA RESPONSABILITÀ? Criticità 2: Faro Biscari - Alcalà Da sud circa 2.500 veicoli accedono al nodo di Faro Biscari, e da qui al centro storico etneo, attraverso l’Asse dei Servizi, su cui confluiscono i flussi provenienti dalla tangenziale, dalla SS 114 e dal quartiere di Librino (oltre 50.000 abitanti). Interventi previsti nel PUT: Linea a trasferimento rapido Fontanarossa - (Zia Lisa) – Centro. La criticità di Via Mulino Santa Lucia si manterrà, e cosa più importante, il piano urbano del traffico, non prevede alcun intervento per interi quartieri storici: San Cristoforo e Acquicella sono destinati a rimanere, sotto il punto di vista del codice della strada, terra di nessuno. L’abbandono del Centro storico, è anche la preoccupazione dei commercianti. Francesco Sorbello, che ha presentato, nei giorni scorsi l’analisi di confcommercio, ha evidenziato le lacune del piano, definendolo parziale e teorico.

Resta da chiarire se la protezione delle corsie avverrà tramite l’installazione di cordoli, che nell’immediato, a traffico invariato, porteranno solamente ad un restringimento delle carreggiate interessate. Incerta anche la natura delle “Isole Ambientali” , (il nome rimanda ad una via di mezzo tra un’isola pedonale e un posto raccolta rifiuti), localizzate nel piano, a Cibali, Picanello e alla Civita. Un piano della mobilità che non preveda la valorizzazione del centro storico commerciale, è un piano miope, che delega, la pianificazione degli snodi viari principali, a chi deve costruire centri commerciali. Il Piano Urbano del Traffico ridisegna linee, non riassegna spazi. L’assenza di interventi strutturali, quindi risolutivi, risente dello stile emergenziale di questa amministrazione: Dalla Cera alla Cenere il passo è breve.


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Cronaca

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ersu: spartizione vergognosa il direttore tocca al pd Pignataro non ha la laurea come vuole la legge ma è stato deputato e consigliere provinciale del PD Mario Passalacqua un bell’esempio quello fornito dall’Ente Regionale per il Diritto alla Studio Universitario (?!) nelll’era dei commissari lombardiani: come Direttore Generale facente funzioni è stato noPIPPO PIGNATARO minato, dal solito commissario regionale, l’unico che, per legge, non poteva esserlo: l’ex deputato regionale del PD Pippo Pignataro. Nominato e prorogato. E partono le denunce. L’ERSU dovrebbe occuparsi di servizi abitativi, di ristorazione, assistenza studenti disabili, attività culturali, ricreative, turistiche e sportive per studenti, informazione e orientamento, coordinamento servizi informatici, cooperazione con associazioni studentesche e orintamneto, accompagnamento e tutoraggio. Inoltre, secondo la legge istitutiva, dovrebbe “informare la sua azione a criteri di pubblicità, economicità, efficienza ed efficacia”. Si tratta di un ente pubblico molto attento, finora, a stare lontano dalle cronache, e si comincia a capire il perchè. I riflettori cominciano ad accedersi a seguito del tentativo di piazzare alla sua presidenza l’ex deputato MPA Orazio D’Antoni, dichiarato decaduto da deputato in quanto ineleggibile perchè presidente della Sac Service (ma questa è un’altra storia). Scoppia la polemica perchè pare che il candidato lombardiano, secondo quanto dichiarato dallo stesso assessore Centorrino, abbia qualche pendenza penale e a furor di popolo (universitario) viene ritirato. Ma le luci si sono accese, ed emergono cose interessanti. Da due anni, l’importante Ente Universitario risulta essere tra le decine di enti regionali che Lombardo ha posto sotto il suo più stretto controllo attraverso la nomina di un proprio commissario. Tutte gestioni che stanno dando il meglio: dalle Autostrade ai Teatri alle Terme, dalle ASI agli IACP. Ovunque disastro totale. In questo caso il prescelto fedelissimo è Cosimo Aiello, funzionario regionale già assurto alle cronache nazionali per essere tra i beneficiari della famigerata legge regionale 104: andato in pensione a soli 51 anni per poter accudire la madre gravemente malata. Circostanza che non gli impedisce di svolgere incarico di consulente per il bilancio al Teatro Massimo Bellini di Catania (con indennità di 42.800 euro l’anno)) e, appunto, commissario all’ERSU (indennità non pubblicata). Da qualche giorno è staro nominato presidente l’attuale vice capo di gabinetto di Lombardo alla Regione, Gianni Silvia. Ma torniamo indietro. Lo scorso aprile il Direttore dell’ERSU, Nunzio Rapisarda, va in pensione e le modalità della sua successione provocano malumori e sospetti che sfociano addirittura in denunce presentate da alcuni dirigenti alla Procura di Catania. Il dirigente Guglielmo Reale e il capo dell’Ufficio Stampa dell’ERSU, Giampiero Panvini, denunciano gravissime irregolarità nella nomina a direttore protempore del signor Pippo Pignataro, militante di lungo corso del PD, partito di riferimento dell’assessore competente Centorrino e alleato di ferro di Lombardo. è

Viene denunciato che, in plateale violazione della legge regionale 20/2002, il commissario Aiello avrebbe nominato con il proprio decreto 12 del 26 maggio il signor Pignataro alle funzioni di direttore. La legge richiede che tale ruolo vada assegnato: “mediante pubblico concorso per titoli, cui possono partecipare laureati che abbiano esercitato per almeno dieci anni le funzioni di Direttore o di Dirigente di Enti pubblici o in aziende pubbliche o private”.Secondo i denuncianti il Pignataro non solo non avrebbe il titolo prescritto, ma la circostanza che potrebbe andare in pensione il prossimo aprile, comporterebbe un suo notevole vantaggio personale nel calcolo di liquidazione e trattamento pensionistico. Insomma, l’ipotesi dei denuncianti è di abusu su abusi. Occorre dire che l’operato del commissario Aiello venne ratificato dal consiglio d’amministrazione dell’Ente composto da otto consiglieri e ne è stata persino accolta una ulteriore proroga il 4 luglio. Infatti, al sorgere dei malumori, l’amministrazione aveva invitato i dirigenti in possesso del titolo richiesto per poter accedere all’ambito incarico, a presentare apposita richiesta. Ma, cosa strana, nonostante la presentazione di alcuni curricula, l’incarico è stato prorogato proprio all’unico che non aveva i titoli: il signor Pignataro. Questo ha inasprito gli animi, scoperchiando, ancora molto parzialmente, un bel pentolone, con tanto di denunce per mobbing, abusi, diffamazioni. L’accensione dei riflettori ha consentito di rilevare, oltre alla nomina del direttore ed in attesa degli approfondimenti da parte della Procura, alcune altre anomalie. L’Ente, in palese violazione della legge, non pubblica i propri dati finanziari né quelli sugli incarichi esterni da almeno tre anni. Gli ultimi pubblicati risultano essere quelli relativi al 2008: circa 300.000 euro di incarichi e consulenze, tra i quali spiccano i 5.000 euro di gettone per ogni componente la commissione di gara per l’appalto delle mense. Mense milionarie sulle quali, pare, ci sarebbe più di un problema. E poi migliaia di euro per “collaudi su

opere ancora da realizzare”; 19.400 euro per la “direzione accompagnamento studenti a visite guidate”; 50.000 euro per la direzione dei “laboratori musicali” e via discorrendo. Cosa è successo dal 2009 al 2011 non è dato sapere e nulla pare pubblicato sui dati di bilancio. Le indagini dovranno chiarire anche questo. Insomma, la vicenda, molto significativa, della nomina del Direttore, ruolo ovviamente più che “strategico”, non è che la punta di un iceberg e questa dell’ERSU pare la classica storia siciliana. Enti sotto il totale controllo di politici senza scrupoli che inghiottono fiumi di denaro pubblico. E poi mancano i soldi per la salute o i servizi essenziali.

cosimo aiello

mario CENTORRINO, raffaele LOMBARDO


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cronaca

sindaco, senatore o a casa? A settembre la Corte Costituzionale darà una prima risposta Fabiola Foti Elezioni comunali a marzo del 2012? E perché? Il 20 settembre prossimo a Roma udienza aperta presso la Corte Costituzionale per discutere della legittimità della legge del 1953 n.60 nella parte in cui non prevede l’incompatibilità tra la carica di Parlamentare e quella di Sindaco di Comune con popolazione superiore ai 20mila abitanti. Il caso nasce proprio contro il primo cittadino catanese Raffaele Stancanelli nei cui confronti è stato proposto ricorso non solo da parte di un deputato regionale del Pd, Tonino Russo, ma anche da un comune cittadino catanese: il 47enne Salvatore Battaglia impiegato di banca. «Il ricorso, potrebbe avere ricadute nazionali, ma io ho puntato contro Raffaele Stancanelli - ha dichiarato con sommo candore per Sud Salvatore Battaglia, - mi sono sentito semplicemente indignato di essere governato da un sindaco che riveste anche il ruolo di senatore. Non si possono mica collezionare cariche istituzionali» e come dargli torto. Altrettanto chiaro e conciso il punto di vista dell’avvocato messinese Antonio Catalioto, che lo segue, e che in Sicilia è ormai noto proprio per aver sollevato la legittimità costituzionale di altri casi riguardanti l’incompatibilità «vede – spiega – non ha senso che la legge preveda esclusivamente l’incompatibilità per il sindaco di rivestire la carica parlamentare e non il contrario ovvero che il parlamentare non possa aspirare alla poltrona di sindaco.» E il messaggio lo ha ben recepito il tribunale di Catania, che ha dichiarato manifestamente fondata la questione di illegittimità, rinviando alla Corte Costituzionale e quindi all’appuntamento del 20 settembre. E qualora la Corte dovesse dichiarare l’incostituzionalità, Stancanelli avrebbe 10 giorni di tempo per scegliere. Sul piatto della bilancia: un placido posto in senato, contro, una scomoda e fin troppo esposta posizione da sindaco.

CATANIA?

A noi non sembra, che il dilemma possa essere shakespeariano per il buon Raffaele Stancanelli e certamente non crediamo che il sindaco di Catania potrà vantare lo stesso virtuosismo di Piero Fassino, che tra due opzioni ha preferito Torino a Roma. E allora se tutto va bene e Stancanelli, solo per farci dispetto, non rinuncia alla carica romana, a marzo ci dovrebbero essere le elezioni amministrative e allora che “Dio ce la mandi buona”.

roma?


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malapolitica

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La casta dei potenti: Salvo Fleres rappresentante illustre

Con il cumulo di tutte le indennità che percepisce è tra i più ricchi politici siciliani. Nel frattempo in carcere qualcuno piange lacrime di sangue Fabiola Foti Sapete chi è l’autore di quella legge che prevede l’estensione dei reati coperti dallo scudo fiscale per cui vi rientrano anche quelli tributari e le violazioni contabili, compreso il falso in bilancio? Sapreste dire chi era, fino al 2008, il deputato più ricco della Sicilia con un reddito imponibile pari a 312.000,00 euro l’anno e oggi il terzo senatore più ricco di Sicilia? Conoscete il nome del garante dei diritti dei detenuti dell’isola? Sapreste dire chi è a capo della fondazione Fulvio Frisone?

Peccato però che resti ancora in piedi l’ufficio del garante dei diritti dei detenuti. 3 stanze all’interno della sede di rappresentanza della regione a Catania, sita in via Etnea. Un ufficio, nel suo complesso, ritenuto dai più superfluo; il presidente dell’ars Francesco Cascio da detto di averlo usato solo due o tre volte in tre anni di mandato. Ma come mandare a casa i tre dipendenti, che prestano servizio proprio all’interno delle stanze del garante dei diritti dei detenuti? A maggior ragione, come fare, se uno di essi è Paolo Garofolo, sindaco di Enna? Non vorremo mica mettere sulla strada un esponente in vista della politica? Voltiamo pagina e guardiamo ad un altro nobile incarico del senatore Salvo Fleres, egli è il presidente della fondazione Fulvio Frisone, ma di recente anche qui si sono registrate delle magagne.

salvo fleres

Ma torniamo a questa storia del garante dei diritti dei detenuti in Sicilia, istituto nato nel 2004 e da allora guidato sempre dallo stesso, l’ufficio costerebbe alla regione 111 mila euro l’anno. Tale dotazione, voi direte, sarà servita a colmare soprattutto le lacune del pianeta carcere, ma in realtà 100 mila di questi soldi, sono l’indennità che dal 2004 fino al 2011 Salvo Fleres ha percepito annualmente per rivestire questa importantissima funzione. Ci conforti sapere, che almeno oggi sappiamo quale sia uno dei motivi che contribuisce a rendere tanto disastrosa la situazione delle carceri in Sicilia. Non saranno certo 100 mila euro a porre una pezza laddove invece sarebbe necessario un macigno per colmare un tale gap. Ma di certo con 11 mila miseri euro all’anno possiamo comprendere perché magari un detenuto non possiede un quaderno quando ne fa richiesta. Niente paura però, perché a maggio scorso Salvo Fleres ha dichiarato di voler rinunciare all’indennità in questione. Vogliamo credergli? Ma sì, tentiamo.

•••

ricordato che in Sicilia il dott. Fulvio Frisone ha in corso studi per la fusione nucleare fredda, che risolverebbe i problemi emersi in tutti gli incidenti a reattori nucleari; ricordato altresì che per garantire questi studi è stata creata la fondazione scientifica Fulvio Frisone, finanziata dalla Regione con circa euro 500.000 annuali; ••• per sapere se non ritenga: di verificare le ragioni per cui la fondazione non assicura la presenza del dott. Frisone presso i laboratori di Frascati e nelle sedi ove si sperimentano le sue tesi scientifiche; di verificare l’uso dei contributi regionali alla fondazione Frisone e la correttezza amministrativa della stessa; di valutare l’adeguatezza dell’amministrazione della fondazione a interpretarne e garantirne nel migliore dei modi la missione scientifica. (16 marzo 2011)

salvo fleres e fulvio frisone

è stato il deputato Bruno Marziano che con una interrogazione all’assemblea regionale ha chiesto chiarimenti sull’attività svolta dalla fondazione Frisone, e qui si legge:

C’è solo una risposta a queste domande ed è Salvo Fleres. Grande oratore, vero mestiere politicante, con il vizietto dell’informazione (è un giornalista), ma soprattutto, Salvo Fleres è un collezionista di cariche, e che cariche. Dopo anni passati a sedere sulla poltrona da deputato regionale, alle ultime elezioni gli viene riconosciuto il premio per eccellenza il titolo di senatore e tutto ciò, che ad esso è collegato. E come garante dei diritti lui sa proprio battersi per essi (e ci riferiamo ai suoi diritti). Quando l’ars, finalmente ne fa una buona, decidendo di stoppare il cumulo di indennità e pensione per chi come Fleres è senatore e nel frattempo percepisce lo stipendino romano e la pensione come ex deputato, lui che fa, (l’unico)? Ricorre al tar, e fortunatamente perde.

Ebbene, anche noi ci chiediamo, come mai Fulvio Frisone, che ha ricevuto ben 500 mila euro l’anno dalla regione, per condurre le sue ricerche scientifiche, non possa invece andare a Frascati per contribuire agli studi che hanno ad oggetto le sue tesi? Come ci spiega il fatto il presidente della fondazione. Spereremmo avere risposta.


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Anno ii - n. 8 - giovEDì 4 AGOSTO 2011

giudiziaria

IKEA: APPALTO DA 14 MILIONI IN ODORE (PUZZA) DI MAFIA

BORGHESIA MAFIOSA

Ad alzare le mura del colosso svedese a Catania ci pensa Incarbone Aureliano Buendia

L’IKEA decideva di sbarcare a Catania e poteva un affare di quella entità sfuggire agli interessi mafiosi? Ovviamente no. Ecco i fatti, così come sono stati ricostruiti attraverso l’attività di indagine svolta nel procedimento di mafia denominato “Iblis”: 1. il 18 febbraio 2005 la I.K.O. S.r.l., di proprietà di tale Meregalli Cesare, stipulava con IKEA ITALIA RETAIL S.r.l. un Contratto Preliminare Condizionato per la realizzazione di un complesso immobiliare commerciale a Catania; 2. il 22 luglio 2005 la IKO S.r.l. cedeva detto contratto alla IKO 2 S.r.l., sempre riconducibile come società al Meregalli il quale a sua volta il 16.12.2006, stipulava un altro Contratto Preliminare Condizionato con la CCI SOCIETA’ CONSORTILE a.r.l. per un importo pari ad euro 14.107.000,00 al netto d’iva; 3. la CCI SOCIETA’ CONSORTILE a.r.l. è rappresentata da INCARBONE Mariano Cono. Lo stesso Incarbone che si sarebbe aggiudicato il parcheggio Sanzio a Catania; lo stesso Incarbone arrestato in IBLIS, scarcerato dal Tribunale del Riesame e per il quale è stato richiesto il rinvio a giudizio per concorso in associazione mafiosa.

MARIANO INCARBONE Chi avrebbe segnalato alla IKEA, attraverso la IKO del Meregalli, l’Incarbone? Il Meregalli, interrogato, risponde che quella società gli è stata perorata da un noto architetto catanese, il quale ultimo negli anni precedenti aveva percepito redditi sia dalla IKO 2 del Meregalli, che dalla COESI dell’Incarbone. Meregalli aggiunge di aver persino firmato un protocollo di legalità con la Prefettura e di aver inviato i nomi delle imprese coinvolte nei lavori appunto alla Prefettura di Catania, allora retta da Annamaria Cancellieri, ma nessuno si sarebbe accorto di nulla! Tutti distratti?


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giudiziaria

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mafiopoli: BORGHESIA MAFIOSA Etnapolis, Katanè, porte di catania e maas

Basilotta, quando trasportava terra per Lombardo, costruiva i grandi centri commerciali di Catania Aritmea

Incombe un’ombra oscura su quasi ogni nuova realtà imprenditoriale, che nasce a Catania. E’ l’ombra dell’illecito; più che ragionevoli dubbi, che talvolta si trasformano in certezza. La cronaca giudiziaria è illuminante in proposito. Iblis, fonte inesauribile di notizie e spunti, pone l’accento su personaggi come: Mariano Incarbone e Vincenzo Basilotta. Entrambi imprenditori, il primo cugino del boss ennese Flippo La Rocca, il secondo vanta di essere stato il compagno di classe di Rosario Di Dio, sì, proprio quel Di Dio che avrebbe trascorso con Lombardo, la sera della vigilia delle elezioni. Scorrendo le migliaia di pagine di Iblis i punti di contatto sono innumerevoli. Anche Vincenzo Basilotta ha rapporti con Lombardo, per diverse ragioni: perché il genero è “politicante”, per 400 camion di terra nella tenuta di Lombardo (sì perché Basilotta, da monopolista, gestisce tutti i movimenti terra che contano a Catania, compresi quelli del Presidente), ecc. ecc. Gli interessi economici di Basilotta sono enormi e radicati non solo in Sicilia, ma anche nelle altre regioni italiane e all’estero in Albania. Già nel 2005, salta ai vertici della cronaca per i lavori svolti ad Etnapolis in seno all’indagine Dioniso (mafia e appalti). Figurarsi se un potente mediatore come Basilotta si ferma al solo Etnapolis, per la sua Incoter, ci sono anche i cantieri del Katanè e del Porte di Catania. Insomma, non c’è centro commerciale, che non porti la sua firma. Escludiamo forse il Centro Sicilia, nei cui confronti è già dedicato un faldone intero dell’indagine Iblis. Qui proponiamo le intercettazioni realizzate all’interno dell’autovettura di Basilotta, a partire dal 2007, rendono l’idea sull’ulteriore volume di affari dell’imprenditore, e, a quanto pare anche sulla sua partecipazione alla costruzione del Maas. Nell’ambito delle intercettazioni si fa riferimento al Presidentissimo, di chi stiamo parlando?

vincenzo basilotta

Condannato in appello a 5 anni per concorso in associazione mafiosa. L’imprenditore è al centro di presunte relazioni con il presidente della Regione Raffaele Lombardo.


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inchiesta

Centri commerciali: investimenti misteriosi

BORGHESIA MAFIOSA

Negozi che falliscono, altri che sopravvivono, ma come? Nel frattempo la città muore Alessandro Zappalà

Il commerciale sta uccidendo lo storico: come metastasi, sempre più grandi i centri commerciali devastano il territorio con delle colossali costruzioni, assorbendo anche le già modeste risorse economiche. Le grandi multinazionali investono a Catania, millantando nuovi posti di lavoro e sviluppo del commercio. Ma dietro l’apparenza c’è un popolo di negozianti, che cerca in

tutti i modi di far quadrare i conti. Per un neo imprenditore può sembrare allettante la proposta del centro commerciale, che ogni giorno per attirare pubblico, promuove le più disparate iniziative: dal concorso di bellezza alla messa domenicale, dai musei preistorici ai trenini turistici. Il tutto, rigorosamente, a spese dei singoli negozianti. I musei, da sempre considerati ful-

cro di cultura, lasciano il posto ai nuovi mostri. Luoghi artificiali e senza storia, diventano il posto migliore per trascorrere il proprio tempo libero. Ma a che prezzo? Alto, troppo alto sia per la città, che per gli esercenti e in fondo, pure per i consumatori.

L’AVVIO DELL’ATTIVITÀ AL NUOVO CENTRO SICILIA Voci di spesa •

Firmare un contratto, generalmente in franchising con un marchio noto.

• •

Stipulare un contratto d’affitto ramo di azienda. Provvedere alle utenze e agli oneri burocratici.

I numeri L’offerta del Centro Sicilia in fase di apertura è stata strutturata, in molti casi, nel seguente modo: Affitto dei locali: •

475,00 euro + iva all’anno al metro quadro;

57.000,00 euro compreso iva all’anno per un negozio tipo di 100 metri quadri;

4.750,00 costo mensile.

Condominio •

110,00 euro al metro quadro;

• 13.200,00 euro compreso iva all’anno per un negozio tipo di 100 metri quadri; • 1.100,00 euro costo mensile e ancora •

57.000,00 euro per Fideussione bancaria pari ad una annualità;

12.000,00 euro per pre-apertura e spese di commercializzazione;

3.550,00 euro per pilotage;

5.290,00 euro per pro-rata;

2.395,00 euro contributo impianti;

57.000,00 euro un anno anticipato di affitto inizialmente presentato con fideiussione, convertito in anticipo al momento della firma;

Spese di allestimento (dati nella media) Si consegnano solo le mura dei locali: •

2.500,00 euro + 3.500 euro per manodopera pavimento;

4.000,00 euro per saracinesca e vetrine;

8.000,00 euro per impianto di aria condizionata;

5.000,00 euro per impianto elettrico;

• •

Il Franchisor può imporre (dati nella media variabili a seconda del franchising): •

25.000,00 euro Fideussione bancaria;

2.000,00 euro Trasporto mobili;

1.500,00 euro per il corso di Formazione (in altri casi si impone una prova di due settimane per tastare la capacità di vendita);

2.500,00 euro per tetto in cartongesso;

1.000,00 euro per ciascun splinker (spruzzo antincendio) necessario ogni 10 mq;

5.000,00 euro per arredamento, che generalmente resta di proprietà del franchisor (e non del negoziante);

15.000,00 euro come cauzione prodotti;

2.000,00 euro per Software, computer e cassa;

fino a 15.000,00 euro eventuale fee di ingresso (compenso che richiede il franchisor degli investimenti fatti dallo stesso per creare, testare il concept e farne approfittare il franchisee);

a questo si aggiungono: •

1.800,00 + 5.000,00 euro per creazione ditta s.r.l. e anticipo;

1.500,00 euro per utenza telefono, luce, collegamento internet/ bancomat;

a parte assicurazione per sinistri per il valore di 2.500.000,00 euro, e assicurazione incendio da 1.000.000,00 euro.

Totale: 64.500,00 euro


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inchiesta

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Tirando le somme, un commerciante, che desidera avviare un’attività al nuovo Centro Sicilia, dovrà spendere una cifra non inferiore a 238.235,00 euro (esclusi costi assicurativi e spese pubblicità). Il negoziante che voglia aprire in franchising dovrà invece spendere una cifra pari ad almeno 302.735,00 euro. Regime d’attività Dopo aver affrontato una spesa di oltre 300.000.00 euro, il commerciante, per poter sperare di guadagnare (e non ricavare) almeno 120.000,00 euro l’anno, dovrà puntare su introiti corrispondondenti a 10.000,00 euro al mese. Dunque, per guadagnare così tanti soldi in un mese, a quanto dovrà ammontare il venduto? Secondo i calcoli*, si dovranno emettere scontrini per un totale di 850,00 euro al giorno, ma considerando i periodi di sconti, si dovrà arrivare anche a 1.000,00 euro giornalieri, perchè in quei casi i guadagni per singolo pezzo calano vertiginosamente, senza considerare l’invenduto! In certi casi, si utilizzano degli strumenti per capire se un negozio può riuscire a superare il BEP (Break Event Point, ovvero punto in cui si pareggiano le spese con gli utili). E pure i BEP dimostrano un fallimento.

Le spese • 57.000,00 euro affitto annuale • 11.000,00 euro condominio annuale • 5.000,00 euro pubblicità • 10.000,00 euro assicurazione, utenze, commercialista. (prezzo stimato) • 36.000,00 euro Costo di 3 impiegati a tempo determinato part time Più l’eventuale 7% sul volume d’affari. Se infatti vi sono buoni profitti, da contratto, il centro commerciale in questione può imporre di pagare una quota pari a quella sovra indicata al 7 % del volume d’affari, che nel caso di un negozio da 100 mq si possono tradurre in altre 3.570,00 euro!

Totale spese annue: 119.000 euro Dopo tutti questi spaventosi numeri sembra superfluo affermare che chi ci guadagna realmente è la multinazionale che gestisce il centro commerciale. Si investono grosse quantità di denaro, senza però produrre alcuna ricchezza, ma spesso solo debiti e fallimenti. Per ogni negozio che chiude, quasi subito ne apre un altro. E quelli che resistono come fanno? Sarebbe molto più utile spostare questo flusso di denaro verso il centro città ricercando nuove strategie in sinergia con il comune, capaci di soddisfare le esigenze dei cittadini, come per esempio: potenziare i trasporti, favorire lo sviluppo attraverso incentivi o eventi, instaurare un dialogo in cui la comunità diventi parte attiva per studiare e proporre iniziative innovative e vincenti.

Glossario Pilotage: Periodo di pre-apertura in cui si svolgono tutte le attività relative all’apertura del negozio. E’ Seguito da una società che controlla l’andamento delle varie operazioni di pre-apertura. Affitto ramo di azienda: Vi è una disciplina civilistica e fiscale ma presenta diverse lacune che permettono di modellare il contratto secondo le necessità del più forte che in questo caso è ovviamente il centro commerciale. La sua stipula permette di cedere l’azienda pur non staccandosene completamente, essendone lui il proprietario. Fideiussione bancaria: La fideiussione è una sorta di garanzia nel caso in cui la ditta non fosse più in grado di garantire un pagamento. Vi sono due tipologie di fideiussioni: bancaria ed assicurativa. Per la prima, bisogna versare l’intera somma, che rimane bloccata fino alla fine del contratto. Nella assicurativa viene stipulata una assicurazione (simile a quella della auto ma con spese differenti).

CENTRO SICILIA è stato sviluppato dal Gruppo Cualbu, con l’architettura ecosostenibile di Design International e la gestione/commercializzazione di Cushman & Wakefield, avvalendosi dei servizi di pilotage evoluto di Spazio Futuro Group LOCALIZZAZIONE: Misterbianco ( Catania ) APERTURA: 2010-2011 OBIETTIVO: Conquistare una posizione leader nel mercato di Catania tramite la realizzazione di un Parco polifunzionale che rappresenti un’occasione di shopping, di intrattenimento e di relazione per il bacino di riferimento. BACINO DI UTENZA: circa 550.000 abitanti nel bacino dei 20 minuti auto SUPERFICIE COMPLESSO: ca 38 ettari di estensione territoriale; superficie coperta oltre 100.000 mq. STRUTTURE E SERVIZI: Centro Commerciale di ca. 54.000 mq. Di superficie coperta, dotato di ipermercato, medie strutture, galleria di negozi e food court; grandi strutture di vendita esterne per ca. 40.000 mq. di superficie coperta complessiva; 1 grande strutture esterna per l’intrattenimento e il tempo libero di ca. 9.000 mq. di superficie coperta. INVESTITORI: COST.RE.2007 Srl (Gruppo Cualbu) PROGETTAZIONE: Design International / PlannING Srl. REALIZZAZIONE: Cualbu Srl.

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Se un prodotto di 25 euro ha un guadagno di 10 euro, dobbiamo riuscire a venderne 1.000 al mese per arrivare a 10.000 euro. 1000 al mese corrispondono a 34 vendite al giorno (25*34=850 euro). Se in un mese dobbiamo vendere 1000 prodotti, in un anno saranno 12.000 che moltiplicati per 25 (costo del singolo prodotto) si arriva ad un fatturato pari a 300.000,00 euro.


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Inchiesta

Porto turistico di Riposto: soldi spesi inutilmente Dopo averlo costruito la Regione non sblocca i fondi necessari per renderlo funzionante e nel frattempo la struttura si usura Andrea Di Grazia Nel 2009 una violenta mareggiata danneggiò le strutture appena costruite, ad oggi per ripararle servono 500mila euro. Ma senza il voto della Giunta Regionale i fondi restano congelati... Tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare, niente di più vero. Nel caso del porto turistico di Riposto, finito di costruire dal gruppo I.R.A. srl nel 2008 su commissione della Regione Siciliana, i danni provocati dalle onde non sono l’ unica causa dei ritardi nella consegna delle strutture. Dopo un collaudo parzialmente eseguito prima di un’eccezionale burrasca, che nell’inverno del 2009 danneggiò le banchine ed i finger rendendo inagibile il molo, l’ intero iter si è arenato definitivamente. I tecnici che all’epoca montarono i pontili, subito dopo la mareggiata hanno sciolto parte degli ormeggi per evitare altri danni ed oggi le strutture ondeggiano a destra e sinistra. Nei mesi successivi al disastroso evento, il comune di Riposto, responsabile dell’affidamento del molo ad una ditta esterna da selezionare con un bando internazionale, fece elaborare una perizia per individuare le necessarie riparazioni ed avere una stima attendibile dei costi. La sagoma spezzata del molo non più agibile In base ai primi calcoli, sarebbero serviti 500mila euro per rimettere in sesto il molo ed uscire dall’impasse senza perdere troppo tempo. In questa occasione vennero perfino individuati i fondi necessari: durante la messa in atto del progetto era avanzato ben 1milione di euro, una cifra addirittura superiore del doppio rispetto alla somma preventivata. C’è di più: contemporaneamente la stessa ditta appaltatrice realizzava una controperizia ad un costo addirittura inferiore. Da qui la proposta di prendersi carico delle riparazioni. Ma la Regione scartò subito questa ipotesi. La causa sembrò essere il collaudo tecnico già effettuato prima della mareggiata, con il quale il cantiere poteva dirsi concluso. Il risultato è che oggi, solo per scegliere una nuova ditta, bisogna proclamare un nuovo bando. Ma rimangono anche altri intoppi, ben più gravi. I fondi, infatti, sono nuovamente rientrati nella disponibiltà di Palazzo d’Orleans e per sbloccarli serve una apposita votazione da parte della Giunta Regionale. A distanza di due anni nessuno si è ancora pronunciato. E nel frattempo, a causa dell’inevitabile usura delle attrezzature già compromesse, i danni aumentano ogni giorno che passa. Senza contare i mancati guadagni per l’intero indotto. Tutto sommato, non tutti possono dirsi scontenti dalla mancata inaugurazione del porto regionale. Tra questi i privati, che nel frattempo si sono rimboccati le maniche per costruire di tasca propria altri moli per la nautica da diporto. A conti fatti e con un briciolo di malizia, non ci resta che porci alcune domande. Come mai questi fondi rimangono ancora nel cassetto della Regione? A chi conviene che il porto turistico di Riposto rimanga in sospeso?

RAFFAELE LOMBARDO


cronaca

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lo sport nell’era stancanelli: distrutto Viaggio tra le strutture sportive decadenti gestite dal Comune Simone Rausi «Catania è la città più sportiva di tutto il meridione!», «la nostra offerta di impianti sportivi ci da credibilità», «il Palanesima? Ma è un gioiello dell’impiantistica nazionale!». Ah, i nostri assessori. Quanta passione, quante belle parole sgorgano dalle loro bocche ogni qual volta si avvicina un evento. Era successo con i mondiali di volley dell’anno scorso, accade di nuovo in vista di quelli di scherma. Gioielli di palasport, attrezzature da far invidia all’Europa intera. La pagina web del Comune dedicata agli impianti sportivi sembra la vetrina di Bulgari. 15 impianti che, sulla carta, fanno venire voglia di indossare le scarpe da ginnastica e andare a fare sport ma che in realtà, milioni di euro e di belle parole dopo, si rivelano come enormi giganti addormentati e malandati.

Palanesima Eccolo il “gioiello del meridione destinato ad accogliere eventi sportivi di livello internazionale” (così si legge nel sito del Comune). Un impianto nato con l’intento di diventare un’accademia dello sport con campi di atletica (mai costruiti) e alloggi per studenti (non pervenuti). L’inaugurazione, avvenuta 8 anni fa con il musical di Cocciante “Il gobbo di Notre-Dame”, è stata seguita dalle gare di pentathlon e scherma dei giochi militari e dai campionati di serie A di ginnastica artistica. Da allora tutto tace. Oggi “intrufolarsi” nella struttura non è difficile, parte delle cancellate sono state divelte e sostituite da transenne. I vetri, per lo più rotti, mostrano un interno abbandonato e in totale decadimento. Le centraline elettriche sono state forzate e adesso i cavi si trovano all’aperto e alla portata di tutti. L’esterno è pieno di spazzatura, siringhe, materiale abbandonato e bruciato. Il parcheggio la sera diventa meta di coppiette e spacciatori mentre la stradina che lo costeggia è sempre trafficatissima. La storia del Palanesima è sicuramente quella del “grande escluso”. Scelto come struttura destinata ad ospitare i mondiali di volley dell’anno scorso, è stato poi sostituito dal meno capiente Palacatania, i cui costi di ristrutturazione erano decisamente inferiori (giusto 1milione e 400mila euro per adeguare l’impianto idrico e di condizionamento dell’aria, coprire in gomma il parquet, delimitare gli spazi attorno al rettangolo di gioco, aggiustare il tabellone e sistemare problemi di infiltrazioni, un altro gioiello questo). Poi la speranza di un futuro migliore con i mondiali di scherma e i tre milioni di euro che il Credito Sportivo aveva promesso di stanziare. Ma alla presentazione di “SiciliaScherma2011” la grande sorpresa: il Palanesima è di nuovo fuori, al suo posto il Palaghiaccio. Che fine hanno fatto i soldi?

Campo scuola di Picanello Inaugurato nel lontano 1967 è stato calpestato da atleti che hanno portato alto il nome della città nel mondo. Oggi dovrebbe essere il luogo di preparazione dei nostri campioni in vista delle olimpiadi di Londra dell’anno prossimo e invece è il luogo degli infortuni e delle disgrazie. Infiammazioni ai tendini e ai muscoli, distorsioni, slogature. I nostri atleti, a causa delle pessime condizioni della pista, ci rimettono addirittura la salute. Le pedane e le corsie sono usurate e non consentono il giusto “ritorno elastico”. «È come correre nel cemento» ci dicono dal campo. Le reti per il lancio con il martello sono rotte, le tribune presentano tracce di amianto e le performances avvengono a porte chiuse perché non c’è l’assicurazione. Un intervento tampone è stato fatto nel 2001 ma si è rivelato inconcludente. Nuovi fondi, previsti per quest’anno, sono invece stati dirottati verso altro. Le società che pagano per usufruire della struttura hanno lanciato l’allarme e sono pronte a bloccare anche gli allenamenti.

PalaNITTA In quel di Librino non va meglio. Nata come struttura per svolgere svariate attività, dal pattinaggio artistico al karate, dalla pallamano al calcio a cinque, il Palanitta ora casca a pezzi. Vetri rotti, alberi non potati, sporcizia, docce prive di acqua calda, un esterno senza illuminazione e controllo. E pensare che qui si allena la Catania Ring, società della quale fa parte il campione italiano dei pesi medio – massimi Danilo D’Agata. Società che è bene tenersi stretta perché la loro “partenza” significherebbe la fine. Nel 2003 l’impianto ha ospitato le gare di pallacanestro dei giochi militari salvo poi trasformarsi, lo scorso Ottobre, in un centro di accoglienza deputato a ospitare i 131 clandestini egiziani acciuffati al largo delle coste catanesi.

Tanti palazzetti, tanti soldi spesi. Strutture enormi, tanto quanto il dissesto economico che hanno provocato tutte Le immagini si riferiscono al palanesima


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CULTURA

Castello Ursino: una mostra ridicola L’ultimo (speriamo) “regalo” dell’assessore-consulente Federica Campilongo Quando c’è l’imbarazzo della scelta, non sempre si finisce con lo scegliere il migliore dei prodotti. Sarebbero ben 17 mila i tesori del nostro patrimonio culturale “nascosti” nelle viscere del Castello Ursino a Catania. Una realtà celata da molti misteri, tante domande e poche risposte. Un tesoro mai esposto al pubblico. Un tesoro fatto non soltanto di “pezze di storia”. Quest’ultima, una scelta di parole non casuali. Se non sapete di cosa si tratti, avete tempo fino al 22 ottobre per ammirare oggetti tessili, e non solo, provenienti dalle Wunderkammer, ovvero le “stanze delle meraviglie”, che gli aristocratici del 1700 esibivano ai loro ospiti privilegiati, che sono esposti proprio nelle sale del Castello catanese di piazza Federico II di Svevia. Sei euro il biglietto d’ingresso. Sei euro non per una statua o un manoscritto, sei euro per ammirare stoffe. Anzi, in alcuni casi, pezzi di stoffe. Non c’è trucco e non c’è inganno, il progetto si chiama proprio “Pezze di storia”.

addobbando le sale interessate con fili dorati e gomitoli di cotone. Incuriositi, leggiamo nel programma “Protagoniste le straordinarie e inedite collezioni tessili Benedettini e Biscari” e così ci incamminiamo verso il Castello Ursino. Pochi, pochissimi turisti, «l’affluenza è stata debole – dicono dall’interno – sarà che questi sono i primi giorni», in realtà la mostra è stata inaugurata a metà luglio, e a dire il vero erano molti i turisti che questa mattina gironzolavano nei pressi del Castello, ma pochi quelli che effettivamente mostravano interesse per i frammenti tessili di abiti di sacerdoti e uomini comuni vissuti tre secoli fa. Paramenti sacri, reliquari appartenenti a sacerdoti del XXV sec, ma dal sacro al profano il passo è breve, e allora ecco un paio di zoccoli; ci sono anche fazzoletti inediti del 1600, e persino un paio di mutande del 1700: ma siamo sicuri che Catania sappia offrire soltanto questo? E così, ritornano in mente le parole di Silvana Grasso «Se non recuperiamo i nostri veri tesori che sono “nascosti” al Castello Ursino, rischiamo solo di fare

Organizzata dalla Direzione Cultura del Comune di Catania, in collaborazione con la Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Catania guidata da Vera Greco, pezze di storia nasce da un’idea della stilista Marella Ferrera – neo ex-assessore comunale alla cultura e adesso consulente del sindaco Stancanelli – la quale ha curato la disposizione dei pezzi,

Marella Ferrera accanto a Riccardo Paternò del Castello durante l’allestimento della mostra - ph.di Valerio D’Urso

chiacchiere e di dimenticare i nostri tesori» la Grasso in maniera plateale minacciò addirittura il suicidio, quando ricopriva la carica di assessore alla Cultura del Comune di Catania (ricordate persino le comparsate in tv con il famoso “serracco”?), e adesso cosa è successo? Il tour della mostra si rivela, più che altro, un giro per sale vuote, troppo imponenti per pezze(tti) di storia. E proprio quando non resta altro che farsi ammaliare da un interessantissimo fermabaffi da notte, una guida mostra la ciliegina sulla torta. Il pezzo forte. La vera attrazione dell’intera mostra: il frammento (pochi centimetri) di uno dei presunti mantelli appartenente ad Arrigo VI. (Per chi avesse un vuoto di memoria, Arrigo VI fu il padre di Federico II di Svevia). Esposto in desolazione senza che, durante il nostro tour, vi sia qualcuno davanti la teca pronto ad ammirarlo e a coglierne l’importanza. Anche questa è un’iniziativa che rientra nel cartellone Estate Catanese, ma non si tema, per questa volta l’idea geniale non è frutto esclusivo dell’amministrazione etnea. Riconosciamo un certo “merito” anche all’Assessorato Regionale per i Beni Culturali e l’Identità Siciliana che ha patrocinato l’evento.

Ma a noi, piace qui riportare la dichiarazione resa dal primo cittadino catanese in occasione dell’inaugurazione della mostra, che ha voluto paragonare l’evento alla mostra di Modigliani e ci ha messo nel mezzo pure i mondiali di scherma: “Un evento - sottolinea il sindaco - che segna l’inizio di una stagione nuova per il Castello Ursino, che dopo la mostra-evento su Modigliani dell’inverno scorso, si conferma centro di riferimento culturale e turistico della città e dunque motore dell’economia del territorio. Come lo sono stato per Modigliani, sono grato anche stavolta a Marella Ferrera per la passione che ha dedicato a questo progetto. Ultimati i lavori della messa in sicurezza di tutti i livelli, il Castello si prepara ad essere un vero contenitore di più eventi contemporanei e non ci saranno più i limiti del passato per il numero dei visitatori. La programmazione di questa mostra, poi, rientra fra quelli collaterali ai prossimi Mondiali Assoluti di Scherma con l’idea di offrire ai visitatori un ampio ventaglio di offerte e svaghi culturali a Catania”.


CULTURA

Anno ii - n. 8 - giovEDì 4 AGOSTO 2011

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Il Comune Toppa anche con il Mercatino delle Pulci L’amministrazione si gioca anche il mercato dell’antiquariato Alfredo Nicotra

è un dato di fatto ormai che le nostre istituzioni non sanno premiare l’impegno e la buona volontà dei tanti onesti cittadini che ogni giorno tra mille difficoltà lavorano nel rispetto delle regole. In piazza Grenoble, ad esempio, accanto al centralissimo Corso Sicilia, ogni domenica mattina c’è il «Mercatino delle pulci», dove vivaci e colorate bancarelle mettono in bella mostra la merce e gli oggetti più curiosi o introvabili. Almeno così dovrebbe essere. La realtà, invece, è ben altra. Tra gli espositori c’è addirittura qualcuno costretto a “montare” prestissimo, già dalle 4.00 del mattino, semplicemente per garantirsi di occupare quello spazio concesso dal comune dopo che ha pagato la tassa sul suolo pubblico. In ogni caso, dalle 6.00 in poi si aprono i tendoni e su diverse file di panche di legno ecco sistemarsi grammofoni di ogni dimensione, vecchi dischi in vinile, medaglie antiche e stellette del periodo delle due guerre, divise, cartoline, fotografie sbiadite, libri e riviste fuori catalogo, giocattoli di un tempo, mobili e oggetti di arredamento di buona fattura e di qualità, quadri e pitture colorate, e poi ceramiche, vasi tradizionali dell’artigianato siciliano e locale, le vecchie “quartare”, ecc... Ricordi, insomma, e cose belle anche solo da vedere. Così almeno fino alle 10.00, quando poi una folla di venditori di tutti i generi e di tutte le specie, dai più comuni generi alimentari fino agli oggetti meno identificabili, invade la piccola piazza, occupando abusivamente ogni spazio e facendo collassare tutto nella solita confusione e nel caos. Questa situazione di disagio che si ripete ormai settimanalmente è lamentata in primo luogo dagli stessi espositori. Ai quali verrebbe da chiedere: «Come mai tra tutta questa quantità di persone e di merci è così raro trovare dei vigili urbani?».

E tuttavia ci sono i soliti problemi con gli spazi? «Attualmente paghiamo il suolo pubblico io e pochi altri. Paghiamo 1,60 euro al mq ma come vede, la maggior parte sono abusivi. E la situazione non tende a migliorare, perché principalmente manca un servizio di sorveglianza da parte dei vigili urbani. Ormai è fuori controllo». Il fenomeno dell’abusivismo, continua il signor Domenico, «tende a snaturare il concetto di mercatino delle pulci, che non è più tale se chiunque arriva può vendere ogni tipo di merce, dalla frutta al pesce». Il disagio maggiore deriva dalle piccole dimensioni della piazza. Gli espositori in questi anni sono stati sfrattati da più luoghi e ultimamente da piazza Carlo Alberto, «ma la nostra situazione è peggiorata da quando ci hanno spostati a piazza Grenoble». Non sono pochi, infatti, i problemi di igiene e di decoro che ormai si vengono a creare, tanto che in molti sconfinano nelle vie vicine. Anche il signor Michele, espositore di ceramiche e padre di tre figli, ci racconta simili problemi e disagi. «C’è troppo abusivismo – commenta - dopo aver pagato il suolo pubblico capita che dobbiamo anche ritirarci». Ma non viene mai nessuno a controllare? «C’è stato ordine solo per i primi tempi, oggi molti che verrebbero a comprare scappano via per la troppa confusione che si è creata».

Il signor Domenico Cuntrò è il presidente del coordinamento del Mercatino delle Pulci; esperto in radio e grammofoni e collezionista di dischi 78 giri ci spiega la situazione in cui versano da anni. «Io sono qui dalle 6.00, ma qualcuno deve venire anche prima per assicurarsi il proprio posto».

Una confusione che impedisce a questi lavoratori di svolgere tranquillamente la loro attività e che mortifica la professionalità di molti di loro. «I mercatini delle pulci si trovano in tutta Italia, ma lì sono regolamentati. Qui tutto si riduce a semplice fiera – aggiunge - proporrei allora di farlo a settori, da una parte chi vende frutta, chi vende il pesce, chi vende abiti e scarpe e poi chi vende l’antiquariato come noi». Se vi spostano da un’altra parte, anche fuori zona? Domenico Cuntrò presidente del coordinamento del Mercatino delle Pulci

«Già qui vengono in pochi, se ci spostano ancora senza sapere dove o lontano dal centro siamo rovinati».


Anno ii - n. 8 - giovEDì 4 AGOSTO 2011

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Primo Consumo Delegazione di Catania Corso delle Province, 203 Tel. +39 366 1991408 • 095500311

dati istat incidenza sui bilanci familiari famiglie truffate

a cura del responsabile provinciale Avv. Renata Saitta Il calcolo dell’Istat,i criteri di valutazione dell’indice, l’aggiornamento del paniere, la qualità dei dati,l’incidenza che i risultati ottenuti rappresentano per molti aspetti della vita sono tutti temi che spesso non sono conosciuti ne vengono presi in considerazione, se non a livello superficiale , dalle famiglie. Primoconsumo, nasce, com’è noto, oltre che dall’esigenza di tutelare il cittadino, anche da quella di renderlo partecipe e consapevole, sensibilizzandolo nel dedicare la dovuta attenzione anche a temi sottovalutati e/o non di comune dominio . Non dovrebbe essere così, ma proprio la mancata conoscenza del consumatore ha permesso che il Comune di Catania agisse indisturbato ed abusasse di una posizione di fiducia e di legalità quale quella attribuitigli come città monitorata dall’ISTAT. Ma vediamo di che si tratta. In occasione della pubblicazione dell’articolo di SUD (edizione del 7 Luglio u.s.), in riferimento al comportamento illecito tenuto dal comune di Catania ( che fa parte del gruppo delle 86 città monitorate dall’ISTAT)nel rilevare i c.d. “dati elementari alla fonte”, si è sentita in dovere di rendere edotto il consumatore seppur succintamente sui meccanismi che sottendono alle indicizzazioni Istat,ed ancora una volta di denunciare un’amministrazione priva di scrupoli, che ha agito in contrasto con le politiche di tutti quei paesi e città civili al servizio dei cittadini, infischiandosene della serietà e dell’ importanza dei compiti di rilevamento assegnatigli. Orbene, secondo l’ISTAT “La metodologia degli indici dei prezzi al consumo prevede l’aggiornamento annuale sia della lista dei prodotti per i quali vengono rilevati i prezzi, il paniere, sia della ponderazione con cui i prodotti partecipano al calcolo degli indici. Inoltre” l’aggiornamento annuale della composizione e della ponderazione del paniere ha la finalità di mantenere nel tempo la capacità degli indici dei prezzi,di riflettere i cambiamenti nei comportamenti del consumatore e di adeguare i pesi assegnati ai prodotti , alla mutata struttura dei consumi nelle famiglie. Nel processo di produzione dei dati un ruolo fondamentale è stato assegnato ai Comuni( nella specie al Comune di Catania, il cui Ufficio Statistica, nell’ambito della collaborazione con l’Istat, deve rilevare i dati con serietà e professionalità. Ma soprattutto deve rilevare quei cambiamenti che si realizzano nell’ambito dei dati elementari, ( prodotto ortofrutticolo che non c’è più in commercio, attività chiusa ecc...) Ciò al fine di assicurare la miglior qualità dei dati immessi ed utilizzati in tutti gli stadi del processo di produzione.

Il meccanismo si basa su due distinte rilevazioni: una a livello territoriale effettuata dai comuni che ha un peso sull’indice pari all’(80,3% ) e una centralizzata effettuata dall’ISTAT ( peso pari al 19,7%). All’inizio di ogni anno l’ISTAT invia agli uffici comunali di statistica l’elenco dei prodotti da rilevare ed il comune individua per ciascun prodotto, al’interno di ogni punto di rilevazione, il più venduto tra quelli che hanno le caratteristiche definite dall’ISTAT. Il Comune in base alla densità demografica partecipa alla formazione dell’indice generale. Il cittadino deve sapere che l’Istat incide in maniera puntuale nelle dinamiche contrattuali( affitti, locazioni, assegno di mantenimento ecc.) . Molti non sanno per esempio, che una delle cause che ha prodotto in questi anni una perdita consistente del potere d’acquisti dei salari e delle pensioni è anche dovuta alla composizione del paniere in quanto non rispondente sia per i prodotti inseriti che per i rispettivi pesi ai reali consumi delle famiglie dei lavoratori e dei pensionati. Il Comune di Catania, e segnatamente, l’Ufficio statistica , se ne “infischiato” della costruzione dell’indice generale, dell’incidenza ed importanza dei rilevamenti dei dati, perpetrando una politica del tipo es. la Cooperativa di via Verona è trasferita da cinque anni, ma chi se ne frega, chi se ne accorge della circostanza? E si va avanti così per anni, senza alcun controllo. In detta sede non si vuole entrare nel merito della vicenda, peraltro conosciuta dai lettori e dai cittadini, ma si vuole( ed il cittadino ne ha pieno diritto) un amministrazione giusta, a tutela dell’interesse del consumatore che deve fidarsi di chi lo rappresenta. Ma ancora sul tema….il cittadino è a conoscenza che il Comune percepisce ED HA PERCEPITO per l’attività di rilevamento dati, degli incentivi in denaro? Ci si chiede dove son andati a finire gli incentivi degli ultimi 10 anni di attività di rilevamento dei dati non avvenuta o avvenuta difformemente dalla realtà ? è il caso che i dirigenti e chi fino ad oggi si è occupato di statistica( i nomi sono ben noti alla Procura della Repubblica )continuino a svolgere ruoli di fondamentale importanza, ( da ultimo quello delicatissimo del CENSIMENTO, pur attribuito al medesimo ufficio statistica e dove girano milioni di euro) . Primo consumo prenderà tutte le misure idonee a tutelare il cittadino nelle diverse sedi di competenza, e porterà avanti una campagna al fine di raccogliere adesioni alla proposta di rinnovamento dell’Ufficio statistica del comune di Catania, con rimozione dell’incarico di chi ha trasformato un meccanismo serio ( quale quello che sottende la materia che ci riguarda) in una macchina nociva .

CARTELLE PAZZE Iscrizioni a ruolo di tributi già REGOLARMENTE PAGATI dal contribuente…. Notifiche di cartelle di pagamento per la richiesta di somme NON DOVUTE O GIA’ PRESCRITTE…. Iscrizioni di fermi amministrativi fondati su cartelle ANNULLATE CON SENTENZA…. Questi i (tutt’altro che encomiabili) metodi utilizzati dal concessionario per la riscossione (Serit Sicilia S.p.A.), nell’intento di “far cassa” a qualunque costo! Basti sfruttare la “teoria dei grandi numeri”, e il gioco è fatto! Come? Notificando a tappeto atti illegittimi o infondati e richiedendo, su commissione dell’Ente impositore, (anche) somme non dovute, nella speranza di ottenere grossi introiti con il minimo sforzo. Ciò sulle spalle di quei cittadini più disattenti o, semplicemente, troppo impegnati per dedicare il loro tempo a cercar di decifrare il contenuto delle (ai più incomprensibili) BUSTE NERE provenienti da Via Luigi Rizzo 39 (già Via Porto Ulisse 51). PrimoConsumo ritiene giusto, pertanto, esortare gli utenti ad analizzare molto attentamente gli atti provenienti dalla Serit e, conseguentemente, a non pagare immediatamente quanto richiesto, se non a seguito di scrupolosa valutazione. Ricordandovi che, in casi analoghi, così come in ogni altro in cui percepiate di esser lesi nei vostri diritti, potrete sempre usufruire della nostra pronta assistenza, sia per quanto riguarda la “lettura” delle cartelle o intimazioni ricevute, sia, ovviamente, per la predisposizione e l’inoltro dell’eventuale ricorso all’organismo competente.

CELLULARI ED INTERNET: ATTENZIONE ALLE CONNESSIONI INDESIDERATE Come di consueto, Primo Consumo si fa carico di tenere informati gli utenti degli svariati e spiacevoli “inconvenienti” sui quali, ogni giorno, noi tutti rischiamo di incappare. Ti è forse accaduto che il credito residuo sul tuo cellulare, pari magari a 10 o 20 Euro, “svanisca” nel corso di pochi minuti? Hai mai ricevuto una bolletta del tuo cellulare in abbonamento che sfiori l’importo di 2.000 euro, se non di più? Se la risposta è no, ritieniti fortunato, atteso che a molti, purtroppo, è già successo… Spesso, le multinazionali produttrici di apparecchi telefonici cellulari, così come i gestori delle linee, “dimenticano” di informare l’utente/consumatore dei rischi connessi all’utilizzazione dei telefoni predisposti per la connessione ad Internet. Invero, l’utilizzo di telefonini senza una totale conoscenza delle funzionalità di connessione dati può erroneamente comportare la mancata chiusura della connessione, con la conseguenza della tariffazione continua di un servizio non richiesto. D’altro canto, l’installazione sul proprio telefonino di software (client) può comportare l’apertura automatica di sessioni di navigazione con conseguente, e soprattutto indesiderata, tariffazione del servizio. Circostanze, tutte, sulle quali Primo Consumo ha ritenuto giusto mettere in guardia gli utenti, anche in considerazione del fatto che, mentre il consumatore concretamente interessato al servizio di connessione Internet sarà, sicuramente, capace di districarsi tra i vari settaggi e le innumerevoli opzioni del telefono, lo stesso non può dirsi dei tanti, tra noi, che acquistano un cellulare esclusivamente per utilizzarne la funzione primaria, ma assistono, inspiegabilmente, ad un vero e proprio prosciugamento del proprio credito.


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