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GUATEMALA
La situazione del Paese
Il 2020 è stato senz’altro un anno condizionato dalla pandemia mondiale del COVID-19. A causa di questa emergenza, che ha colpito tutti, le attività che avevamo in programma sono state naturalmente riviste, sospese o completamente stravolte. In Guatemala, soprattutto nelle aree rurali e più povere come La Granadilla, le conseguenze di questa emergenza si sono fatte sentire con ancora più forza.
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Situazione economica e diritti umani
Il Guatemala è uno dei Paesi più poveri dell'America Latina e del mondo. Insieme ai due Paesi confinanti, Honduras e El Salvador, che costituiscono la regione più povera del Centro America, ha subito fortemente la pandemia del Covid-19 e le sue devastanti conseguenze.
Il 12 marzo 2020, l’Honduras ha confermato i primi due casi di Coronavirus e, il giorno dopo, il Guatemala ha annunciato di aver registrato il primo contagio.
Il Presidente del Salvador ha invitato i parlamentari a dichiarare lo stato d’emergenza (che permette di limitare le libertà di spostamento, di espressione e di associazione e consente alla polizia di effettuare arresti arbitrari), mentre il Guatemala ha dichiarato lo stato di calamità, applicando limitazioni ancora più restrittive.
In Guatemala, in Honduras e nel Salvador, più della metà della popolazione vive in condizioni di povertà, senza accesso ai beni essenziali. Questo significa, approssimando per difetto, che ci sono 13,5 milioni di poveri in questa piccola regione nella quale il Coronavirus ancora non ha fatto tutti i danni che potenzialmente può fare. I tre Paesi dell’America Centrale appaiono regolarmente, da decenni, nelle prime cinque posizioni delle classifiche dei più poveri del continente.
Il Covid non ha fermato la povertà e, di conseguenza, non ha fermato le migrazioni. In questo preciso momento ci sono persone il cui dilemma non è se mettersi in viaggio o meno. Queste persone viaggeranno qualunque cosa accada e dovranno fare i conti con tutti i pericoli che ne conseguono, oggi più che mai, perché non hanno altra scelta. Sono i soliti, quelli che viaggiano perché non hanno alternativa: i migranti verso gli Stati Uniti e quelli espulsi che cercano di tornare.
Il Guatemala è attualmente il paese dell'America centrale e dei Caraibi con il maggior numero di persone decedute per Covid (6.300 circa) e con uno dei tassi di mortalità più alti nella regione. È anche il terzo paese per numero di casi (175mila).
Con le politiche dell’ultimo anno, il Governo del Guatemala ha tagliato i fondi destinati alla Procura dei diritti umani. A causa di questa e altre politiche simili, si sono moltiplicati gli attacchi contro la Corte Costituzionale, una delle poche istituzioni ad aver mostrato un certo grado d’indipendenza, si è accentuata la repressione contro le persone che difendono la terra e i beni comuni e sono esplosi i casi di corruzione. Anche a causa di questa situazione, ci sono state importanti proteste in Guatemala: a novembre scorso, infatti, il popolo è sceso in piazza per chiedere le dimissioni del presidente Alejandro Giammattei e del Congresso. La situazione era così drammatica che lo stesso vicepresidente, Guillermo Castillo, ha chiesto al Presidente Giammattei di dimettersi insieme a lui ottenendo un rifiuto come risposta.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso era stata l'approvazione furtiva, in piena notte, di una legge di bilancio di quasi 13 miliardi di dollari che ha tagliato i fondi alla sanità (in piena pandemia mondiale!), all’istruzione, alla difesa dei diritti umani e alla lotta contro la povertà facendo innalzare il debito pubblico e beneficiando élite economiche e funzionari corrotti. Se si pensa che ancora oggi, nel Paese, la metà dei bambini sotto i 5 anni soffre di malnutrizione cronica e oltre il 60% della popolazione (l’80% della popolazione indigena) vive in condizioni di povertà, si può capire il motivo della rabbia diffusa.
A peggiorare la situazione nazionale, alla crisi economica, politica e sociale si sono aggiunti, nel 2020, la crisi sanitaria mondiale e il passaggio distruttivo di due uragani.
Il Guatemala inizia, quindi, il nuovo anno trascinandosi una crisi sociale, politica ed economica che è lungi dall sere risolta.
Inoltre, continua a essere uno dei Paesi più pericolosi per chi pratica la difesa dei diritti umani e l'attività sindacale. Al 18 gennaio 2021, sono già 42 le donne vittime di femminicidio, 6 di esse assassinate in un solo giorno, e sono almeno 4 le donne che “spariscono” ogni giorno.
“Per questo governo i diritti umani non sono una priorità e il regresso è evidente” , afferma Leiria Vay García, membro della direzione politica nazionale del Comitato di sviluppo contadino (Codeca). “Pandemia e disastri naturali sono giunti ad acutizzare una crisi che era già profonda e sta facendo affondare il Paese, aggravando la situazione di povertà e disoccupazione tra la popolazione”. In poco più di due anni, 19 membri del Codeca sono stati assassinati in totale impunità.
È una situazione molto complicata, che ha ora l’aggravante della pandemia e dei disastri causati dai due uragani. Una situazione drammatica che affonda le sue radici nell’implacabile introduzione e inasprimento di un modello economico neoliberista ed estrattivista, che comporta la depredazione e militarizzazione dei territori, così come la criminalizzazione e assassinio di uomini e donne che li difendono. “Il nuovo anno inizia in condizioni molto difficili per i popoli che storicamente subiscono le stangate di questo modello politico ed economico imposto dalle oligarchie”, afferma ancora Leiria Vay García del Codeca.
Nel suo ultimo rapporto (dicembre 2020), l'Unità di protezione delle difensore e difensori dei diritti umani del Guatemala, Udefegua, ha documentato un totale di 1004 casi di aggressioni. Si tratta del numero più alto di aggressioni contro persone, organizzazioni e comunità che tutelano i diritti umani registrata dalla stessa organizzazione. Del totale dei 1004 casi di aggressione, il 33,66% (338 casi) è avvenuto contro donne, il 52,87% (530 casi) contro uomini, il 13,54% (136 casi) contro collettivi, organizzazioni e comunità. Sono stati registrati anche 15 omicidi, 22 tentati omicidi e 313 atti criminali contro persone che difendono i diritti umani.
“L’attuale governo – dichiara Udefegua, la Unidad de Protección a defensoras y defensores de Derechos Humanos de Guatemala – ha smantellato tutte le istituzioni che si occupano di pace e diritti umani così come i pochi e deboli meccanismi di protezione esistenti. A loro volta le aggressioni registrate e documentate testimoniano come questo periodo di pandemia sia stato utilizzato per reprimere, praticare violenza e/o aggredire coloro che tutelano i diritti umani nel Paese”.
Il Coronavirus corre ancora molto velocemente, soprattutto nelle regioni più povere del pianeta. Al momento attuale, nel Mondo si registrano quasi 22milioni di casi attivi, di cui 90mila in situazioni critiche. A distanza di un anno dall’inizio della pandemia, il mondo ha registrato 2,5milioni di decessi a causa del Covid-19.
Una vera catastrofe umanitaria su scala globale, una pandemia che si porta dietro strascichi di fame e povertà, secondo quanto indicato dal WFP (World Food Programme, Programma Mondiale per l’Alimentazione), che negherà a più di un miliardo di persone la soddisfazione dei più basilari diritti umani, riportando il mondo indietro di oltre cento anni.
La pandemia ha generato una grave crisi economica che colpisce in particolar modo le persone che vivono del lavoro saltuario: per chi vive alla giornata, il lockdown ha significato l’impossibilità di procurarsi il cibo quotidiano. Il 70% della popolazione mondiale ha un lavoro precario e informale: in queste condizioni, la scelta è tra morire di Covid o morire di fame.
Il Covid ci ha ricordato l’importanza di lavarci frequentemente le mani. Ma nei paesi centroamericani, come il Guatemala, una grande percentuale della popolazione non ha accesso ad acqua pulita. L’approvvigionamento idrico costa caro e le forti diseguaglianze che caratterizzano la società guatemalteca portano a un’ingiustizia feroce anche nell’accesso ai beni che dovrebbero essere di tutti. Chi vive nelle zone più ricche e possiede una cisterna che accumula acqua negli orari in cui il servizio funziona, può lavarsi le mani come indicato nei manuali. Ma se si deve estrarre l’acqua dai pozzi per bere e cucinare, è probabile che non se ne sprecherà neanche una goccia per attenersi alle istruzioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Nelle zone rurali del Guatemala una persona su cinque vive in condizioni di povertà, cioè con meno di 1,50 dollari al giorno. Queste persone si guadagnano da vivere sulla strada, dovranno viaggiare stipati sui mezzi pubblici, reggendosi, stringeranno mani per concludere affari e tenderanno il palmo per ricevere monete, quando verranno pagati.
Perché, se non lo faranno, a ucciderle non sarà il Covid. Sarà la fame.
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