R.A. n.4 2011

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scheda

Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli

v i s i t ate i l n o s t ro

sito w w w .nsaita

Indirizzi

I NUOVI SCENARI CHE CI INTERPELLANO La nuova evangelizzazione è un’attitudine, uno stile audace. È la capacità da parte del cristianesimo di saper leggere e decifrare i nuovi scenari che in questi ultimi decenni sono venuti creandosi dentro la storia degli uomini per abitarli e trasformarli in luoghi di testimonianza e di annuncio del Vangelo. Si tratta di scenari culturali, sociali, economici, politici, religiosi che caratterizzano profondamente la nostra epoca quali la secolarizzazione, il fenomeno delle migrazioni, i mezzi della comunicazione sociale, l’economia, la scienza e tecnologia, la politica. DA CRISTIANI DI FRONTE A QUESTI NUOVI SCENARI La crisi finanziaria che sta affliggendo il mondo occidentale, e che si ripercuote sul resto del mondo, insieme con la crisi dei valori e con il “disagio” che percorre la Chiesa in questi ultimi tempi, rischia di prendere il sopravvento su ogni altra preoccupazione. C’è ancora un futuro per il mondo, si chiedono in molti, c’è ancora una ragione alta per impegnarsi in questo futuro? È forte il rischio di accontentarsi della gestione del quotidiano senza prospettive di ampio respiro, cadendo quindi in forme di qualunquismo… Ecco gli ambiti in cui siamo chiamati a vivere e ad agire da cristiani! Essi ci presentano situazioni totalmente inedite che sono spesso ambivalenti: comportano rischi ma anche nuove potenzialità tutte da scoprire e da valorizzare. Una sfida per tutta la Chiesa e per ogni singola comunità cristiana. AGOSTINO PLANQUE E IL SUO METODO MISSIONARIO Determinate qualità umane alimentate dalla fede: coraggio, apertura, spirito di iniziativa… “Non voglio niente di più che la semplicità, con una larghezza di vedute veramente apostolica”. “Ci vuole una reale buona volontà. Che cos’è la buona volontà? È la volontà di fare sempre ciò che Dio vuole.” “È importante che tutte lavorino con zelo e intelligenza…”. “Rimanete con coraggio nel posto in cui Dio vi ha messe…”. “Fate in modo che la fede sia il principio e la fine di ogni vostra azione”. Uno stile di azione: conoscenza delle culture e delle religioni, incontro, dialogo, solidarietà… “…State il più possibile vicine alle case della gente, non è forse lì il posto migliore per noi? Non allontanatevi da loro!”. “Rispettate le caratteristiche della gente, dei bambini, lasciateli vestire secondo il costume della loro tribù…”. “…È meglio fare dei veri cristiani nella loro terra”. “Mi sta a cuore che si formino veri uomini che facciano le comunità cristiane”. “Fate il possibile per imparare la lingua…”.

Regina Apostolorum nsa

ALGERIA sr FERRARIO Flora sr CATAPANO Sandra 5 Rue des Fréres Ould Ahcéne · 31007 EL MAQQARI ORANO T. 00213 041 282218 · florafnda@yahoo.fr sandra.catapano#@yahoo.it

BURKINA FASO sr COMI Alma

Siamo presenti in

Rivista Trimestrale Anno 24

l i a . o rg

Francia · Irlanda · Italia · Olanda

dicembre 2011 · N

4

… Sui passi dei primi APOSTOLI

Argentina · Canada Algeria · Benin · Botswana Burkina Faso · Ciad · Costa D’Avorio Egitto · Ghana · Libano · Niger Nigeria · Tanzania · Togo

B.P.264 DIABO T. 00226 40 77 50 12 · comi.alma@yahoo.fr

TCHAD sr ALBERTI Margherita B.P. 152 SARH T. 00235 68 13 51 · marghensa@tiscali.it

TOGO sr PROFUMO Etta B.P. 36 KOLOWARE - SOKODE T. 00228 90 37 144 · ettanda@yahoo.fr

COSTA D’AVORIO sr MARTINELLI Marisa 03 B.P. 332 ABIDJAN 03 ADJAME T. 00225 20 37 12 52 · marisa.nelli@tiscali.it

sr. SCHIAVON Annamaria B.P.113 FERKESSEDOUGOU T. 00225 36 86 80 02 · annamariasc@yahoo.fr

sr GEROSA Enrica sr BOLZAN Giuliana B.P. 44 GAGNOA · T.00225 32 77 27 24 gerosaenrica@yahoo.fr · giulibo@email.it

sr BIASINI Mariangela B.P. 35 KADIOLO MALI T. 00225 36 86 70 72

sr SANGALLI Piera B.P. 158 ABIDJAN 18 T. 00225 21248720 · piera_nda@yahoo.fr

UNA DONNA FELICE, rende bello il mondo

N.S.A MILANO Sede Provinciale Via Accademia, 15 · 20131 Milano tel: 02.70600256 · fax: 02.70634815 nsa-mi@iol.it www.nsaitalia.org

N.S.A AIRUNO Via Solaro,19 · 23881 Airuno LC tel: 039. 9943 080

Animazione Missionaria

Via Solaro, 21 · 23881 Airuno LC tel: 039. 9271 125 · animazione-nsa@libero.it

N.S.A BARDELLO Piazza Trieste, 5 · 21020 Bardello VA tel: 0332.743379 · 0332.746246 Cenacolo

N.S.A MARINO Via Colizza, 56 · 00047 Marino Laziale RM tel: 06.93661138 · fax. 06.93800157

N.S.A MONTESACRO Via Picco dei Tre Signori, 7 · 00141 Roma Tel/Fax 06.86800182

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MISSIONE Bonifico (IBAN) IT36 PO56 9601 6020 0000 6007 X52, intestato a Provincia Italiana Congregazione Suore Missionarie N. S. Apostoli

Sped. in abb. post. art. 2 · Comma 20 lettera C · Legge 662/96 - Milano

Tempo di nuova EVANGELIZZAZIONE

www.nsaitalia.org

MESSAGGI AL MONDO

In gioco il BENE COMUNE dell’UMANITÀ e il FUTURO STESSO …darsi nuove regole


Ma fa’che, sentendomi tale non dimentichi che la Tua mano onnipotente mi ha tuttavia rivestita di È una raccolta di scritti di questa donna,

attratta dal mistero di Dio (i suoi testi, per

lo più inediti occupano 42 volumi

abiti regali … Aiutami a camminare con i miei

dattiloscritti).

piccoli passi dietro di Te, La metafora del cammino esprime

l’esaltazione del primato della Grazia

divina che ci conduce verso orizzonti

immensi e misteriosi, se è il caso,

gigante che sei venuto impetuosamente verso di me, e se vedi che

prendendoci in braccio.

incespico prendimi tra le E le pagine di Itala Mela sono una costante

testimonianza di questa esperienza di luce

la cui dolcezza può essere descritta solo da

chi l’ha cercata e vissuta.

Tue braccia.

Itala Mela (1904-1957)

APPUNTAMENTI

bambola di cartapesta!

APPUNTAMENTI

Ricordami ch’io sono la

Pellegrinaggio Domenica 29 aprile 2012 al Santuario della Madonna del Carmine a San Felice del Benaco sul lago di Garda

ALCUNI CENNI STORICI Non lontano da Desenzano e da Salò, a San Felice del Benaco, sulla sponda occidentale denominata “Valtenesi”, sorge l’antico Santuario della Madonna del Carmine. Il luogo è avvolto di devoto silenzio. Un ampio piazzale alberato porta alla Chiesa che risale al secolo XV, ad un’unica navata, soffusa di misticismo e tutta ricoperta di pregevoli affreschi. Il Santuario, iniziato nel 1460 (anno in cui vennero chiamati a dare il loro servizio i frati Carmelitani della Congregazione Mantovana) poco fuori dal paese, là dove preesisteva dal 1452 una cappella dedicata a “Santa Maria delle Grazie”, fu consacrato solennemente il 17 gennaio 1482 dal vescovo carmelitano Giorgio Vink, suffraganeo di Trento. Non è originato da qualche apparizione, ma dalla filiale fiducia di tanti fedeli in Colei che è la Madre del Redentore: Maria, la Mediatrice di ogni grazia. Una tradizione vuole che siano stati i pescatori del luogo ad esprimere così la loro riconoscenza alla Vergine per averli tante volte salvati dalle improvvise e tremende tempeste che si scatenano sul lago. Un fatto comunque è certo: i tempi erano pieni di calamità e la peste mieteva numerose vittime. Qui accorreva la gente per innalzare la sua preghiera supplice e il suo grazie per i favori ottenuti, alla Vergine Maria. Ne sono prova i tanti affreschi (ex voto) fatti eseguire dai fedeli per i favori ottenuti dal cielo. Il 2 agosto 1770 un drastico decreto di soppressione del convento da parte della Serenissima Repubblica di Venezia, spazzò via tutto il lavoro compiuto dai frati in tanti anni di presenza. Nel 1952, dopo un’assenza forzata di 182 anni i Religiosi Carmelitani tornano al Santuario di San Felice del Benaco. Dal 1994 è Centro Mariano di Apostolato Carmelitano la cui finalità è di favorire l’irradiazione del Carmelo nell’Italia settentrionale.

Da “Amare l’amore” Ed. Leonardo

Per informazioni: Sr. Marta - P. Toni - 049 9900494 Suor Martina 02/70600256 - P. Andrea 010/30701280

Rifletti Quali reazioni provocano in te gli “scenari” sopra descritti? Fra di essi quale ti colpisce di più e ti sembra particolarmente urgente per l’azione della Chiesa? Verso quale forma di impegno ti senti chiamato/a? Che cosa ti aiuta di più nel tuo impegno attuale in quanto cristiano/a? Quali difficoltà in te e nella tua comunità cristiana ti ostacolano o ti fanno particolarmente riflettere?

Prega Aiuta Signore, la tua Chiesa nel rilancio della sua azione missionaria. Il tuo Spirito susciti in noi cristiani la capacità di un impegno più forte per accogliere le sfide dei tempi nuovi e di corrispondervi nella fede e nella carità, affinché la gioia di saperci chiamati a un’inesauribile esperienza di grazia e di sequela del Maestro e Signore Gesù, siano il principio ispiratore di quanto oggi siamo chiamati a essere e a operare. Non prendano radice in noi nessuna nostalgia, nessun rimpianto, nessuna evasione dalle urgenze del presente: fa che ci lasciamo invece animare da un’ardente speranza, da una profonda passione per il Regno che viene e da un impegno capace di esprimere nell’oggi degli uomini la bellezza della promessa di Dio per il futuro. AMEN (Card. Carlo Maria Martini)

Completa e conserva questa scheda che ti accompagnerà per i prossimi numeri


Editoriale

O Luce delle genti C

ari amici, Milano in questi giorni natalizi accoglie a Palazzo Marino due opere a dir poco incantevoli. Sono due oli del Louvre che appartengono ad un maestro francese del seicento: Georges de la Tour (1593-1652). È il lume di una candela a creare in queste due pitture, delle sensazioni e emozioni forti. Nel San Giuseppe falegname (1640), è il bambino Gesù a reggere il lume che proietta una luce ultraterrena sotto lo sguardo di Giuseppe. Nell’Adorazione (1644), invece è Giuseppe a tenere la candela a lato del Bambino e di Maria con i pastori e un agnellino in secondo piano. I contrasti della luce con le ombre proiettate sugli sfondi ci ricordano questa eterna lotta tra luce e oscurità. Sappiamo anche però, che quando la notte è illuminata di stelle, l’oscuro può perdere la sua minaccia. È di questa luce che abbiamo bisogno oggi. Una luce calda, che avvolge, che illumina, che rasserena, che consola, che ci tiene uniti, che esprime la delicatezza di un momento che può essere unico dentro di noi. Che ci dona speranza. Dio è questa luce! È Lui che viene per illuminare le sue creature, non per annientarle. Per poter dire che anche l’oscuro, in questa luce, perde la sua minaccia. È cosi che voglio pensare il Natale! Pur dentro a questa storia faticosa, sofferta, peccatrice, confusa c’è un Natale carico di Luce dove l’amore di Dio in Gesù accoglie, salva, rinnova continuamente. Senza luce non c’è bellezza, non c’è pienezza. Ogni giorno è un nuovo inizio che dovrebbe aprirci allo stupore di ciò che siamo e di ciò che si realizza di bene e di grande nel mondo. Il frutto di questa luce ci dice poi S. Paolo: “consiste in ogni bontà, giustizia e verità” (Ef.5,9). Lasciamoci, allora, attrarre da questo Mistero per affidare la nostra vita a questa Luce inalterabile e poter dire con le parole di Anna Maria Canopi, Badessa del monastero di Orta San Giulio (NO): “O Luce originaria, Luce della notte di Natale, tu illumini il nostro cammino dall’ora in cui il Verbo, Luce da Luce, fece il suo ingresso nel mondo per mettere in fuga le tenebre del male. Luce della notte di Pasqua, Lumen Christi, tu sei esplosione di vita risorta nella carne santissima dell’Uomo-Dio crocifisso e sepolto. Luce del santo Battesimo, tu fosti accesa a quel lume che mai si spegne, Cristo per cui tutto vive. O Luce delle genti, santa Chiesa, tu sei posta sul monte per rischiarare il mondo e guidare i popoli al traguardo della storia verso il Regno eterno. O Luce di speranza, tu ardi nel mio cuore anelante a vedere, tutto disvelato, il volto del mio Signore, per inabissarmi nello splendore della sua presenza. Sì, “dolce è la luce, e bello è per gli occhi vedere il sole” (Qo 11,7). Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo La redazione


2012 Anno

Internazionale Cooperative delle

Per saperne di più visita il sito dedicato all’Anno Internazionale delle Cooperative: http://social.un.org/coopsyear/index.sh “Le cooperative ricordano alla comunità internazionale che è possibile conciliare la produttività economica con la responsabilità sociale”. È on line il sito ufficiale dell’Anno Internazionale delle Cooperative (International Year of cooperatives - IYC), dove potrete trovare

tutte le informazioni relative agli eventi in programma nel corso dell’anno, e consigli su come parteciparvi ed essere coinvolti nelle celebrazioni. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha infatti dichiarato che il 2012 sarà l’Anno Internazionale delle Cooperative per mettere in risalto il contributo che le cooperative danno allo sviluppo socio-economico, in particolare riconoscendo il loro impatto sulla riduzione della povertà, l’occupazione e l’integrazione sociale.

GLI OBIETTIVI DELL’ANNO INTERNAZIONALE DELLE COOPERATIVE • Sensibilizzare l’opinione pubblica in merito al ruolo delle cooperative e al loro contributo allo sviluppo socio-economico e al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. • Promuovere la formazione e l’espansione delle cooperative. • Incoraggiare i governi ad adottare politiche, provvedimenti normativi e regolamenti che favoriscano la formazione, la crescita e la stabilità delle cooperative.

Rivista Trimestrale Anno 24. n. 4 Direttore Responsabile: Sr. Fiorina Tagliabue Autorizz. Tribunale di Varese n. 185 del 5.10.1966 Sped. in abb. post. art. 2 Comma 20 lettera C Legge 662/96 - Milano

c/c n. 19349216

Redazione: Via Accademia, 15 20131 Milano Tel. 02.70.600.256 Fax 02.70.63.48.15 http://www.nsaitalia.it e-mail: nsa-mi@iol.it animazione-nsa@libero.it Suore NSA Bardello Piazza Trieste, 5 21020 Bardello (VA) Tel. 0332.74.33.79 Fax 0332.74.59.56

Stampa e grafica: Jona srl Paderno Dugnano (MI)

ASSOCIATA ALLA associazione stampa missionaria italiana iscritta all’unione stampa periodica

Garanzia di riservatezza Il trattamento dei dati viene svolto nell’ambito della banca dati della Rivista Regina Apostolorum e nel rispetto della legge 675/96 sulla tutela dei dati personali; la quale assicura che essi non sono trasmessi a soggetti terzi alle Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli. Chiuque desiderasse comunicare la cancellazione o modifiche può farlo inviando un fax alla redazione: n. fax 02.70.63.48.15.


Sommario 4

Vita nsa

il premio

Profili

22

più bello!

7

10

don Giancarlo un prete comune

… sui passi dei primi

apostoli

Dalla missione

26

… Il mio essere

missionaria

Messaggi al mondo

In gioco il bene

comune dell’umanità e il futuro stesso

…darsi nuove regole

Dalla parte di 32

una donna felice

rende bello il mondo

Adesso parliamo noi 38

tra i monti… alla ricerca di senso

16

Camminando...

benedetto XVi in benin

“Alba nuova per l’Africa” 19

42

Una settimana a

44

il piccolo cHris

47

appuntamenti

tlemcen

Intervista di

Guy dossou-yoVo


Vita nsa

il premio pi첫 bello!


5

L

a comunità delle Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli (NSA) a Marino ospita il Centro Aiuto alla Vita” Mario Ghera” (CAV) dove si aiuta la “maternità difficile”. Un gruppo di volontari operano per aiutare queste mamme con un’attenzione particolare a sostenere le donne che, per vari motivi: difficoltà economiche, stato di abbandono da parte del padre del bambino, rifiuto dei familiari, mancanza di alloggio, sono tentate di abortire. L’accoglienza è vissuta con spirito di amicizia e fiducia reciproca, con la spontaneità e l’affetto di chi vuole aiutare, consigliare e risolvere, possibilmente, ogni tipo di problema. In dieci anni, in questo Istituto delle suore NSA, noi del CAV abbiamo potuto conoscere e aiutare 867 mamme in difficoltà, che tornano a trovarci per continuare questo colloquio di amicizia e ritrovare il coraggio di amare e per far crescere i loro figli. Vanno via con il cuore rinfrancato da un incoraggiamento, dalle espressioni di stima nei loro confronti, dai consigli e dagli aiuti materiali (corredino, carrozzine, indumenti, alimenti, ecc.) che vengono donati generosamente da altre mamme che hanno capito le difficoltà

in cui si trovano le nostre mamme. Ma il premio più bello al nostro impegno ci viene dalle mamme che hanno fatto la scelta di non abortire. Sono quaranta i bambini che hanno portato la gioia nel cuore delle loro mamme, felici di aver voluto superare tutte le difficoltà e la tentazione di spegnere nel loro grembo la vita della loro creatura. Da questo Centro è partita anche un’iniziativa di educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole medie e superiori del territorio, molto apprezzata da istituzioni scolastiche del luogo. Sono dieci anni che esiste il CAV a Marino! In una Santa Messa ringrazieremo Dio per quanto di bene abbiamo potuto fare con la protezione e il sostegno della Madonna delle Grazie. Per la possibilità di continuare a trasmettere agli adolescenti delle scuole il messaggio dei valori della vita e dell’amore per il prossimo. Tutta la nostra gratitudine alle suore NSA che con la loro testimonianza ci ricordano che la vita è il dono più bello che viene da Dio e che in Lui il suo valore resta, da sempre, inestimabile e prezioso. Giuseppina Ventura


6

Vita nsa cos’è il movimento per la vita Il Movimento per la vita è la Federazione degli oltre seicento movimenti locali, Centri e servizi di aiuto alla vita e Case di accoglienza attualmente esistenti in Italia. Si propone di promuovere e di difendere il diritto alla vita e la dignità di ogni uomo, dal concepimento alla morte naturale, favorendo una cultura dell’accoglienza nei confronti dei più deboli ed indifesi e, prima di tutti, il bambino concepito e non ancora nato. i centri e servizi di aiuto alla vita Cosa sono? 130mila sono i bambini aiutati a nascere dalla fondazione del primo Centro di aiuto alla vita che è avvenuta a Firenze nel 1975 a tutto il 2010. Centinaia di migliaia sono state le donne accolte, assistite, ascoltate, aiutate. Il numero dei Centri e dei Servizi di aiuto alla vita (315 in tutta Italia) è già un dato di per sé importante, ma assai più eloquente è quello che i CAV e i SAV fanno con il loro impegno di solidarietà e di condivisione. Più delle operatrici dei Centri, sono quei bambini e le loro mamme (ogni anno 60mila donne vengono assistite in vario modo, di esse almeno la metà sono gestanti) che potrebbero raccontare storie drammatiche - quasi tutte, però, a lieto fine - di speranze perdute e ritrovate, di fiducia smarrita e restituita. E nessuna mamma ha mai rimpianto la scelta fatta di tenersi il proprio bambino. Invece diverse donne che avevano abortito, sono spesso diventate entusiaste operatrici dei CAV. Anche molte donne

che hanno fatto ricorso all’aborto sono state accolte e aiutate anche psicologicamente a superare le loro difficoltà. progetto Gemma Adozione prenatale a distanza, sostieni una mamma in difficoltà e salvi il suo bambino Nel 1994 è nato Progetto Gemma, servizio per l’adozione prenatale a distanza di madri in difficoltà, tentate di non accogliere il proprio bambino. Una mamma in attesa nasconde sempre nel suo grembo una gemma (un bambino) che non andrà perduta se qualcuno fornirà l’aiuto necessario. Attraverso questo servizio e con un contributo minimo mensile di 160 euro, si può adottare per 18 mesi una mamma e aiutare così il suo bambino a nascere. Dalla nascita di Progetto Gemma i bambini così aiutati sono circa 14.000. Chiunque può fare queste adozioni: singoli, famiglie, gruppi parrocchiali e di amici o di colleghi, comunità religiose, condomini e classi scolastiche. Che gioia sapere che un bambino è nato e una madre non ha abortito grazie alla tua solidarietà: sentirsi non solo genitori di un bambino, ma anche fratello o sorella di una mamma che finalmente sorride. Dividendo la spesa, l’impegno è più leggero, ma cresce la bellezza di una inedita fratellanza tra sconosciuti. Hanno aderito al Progetto anche Consigli comunali e perfino gruppi di carcerati. Capita anche che l’adozione venga proposta come dono per matrimoni, battesimi, nascite o in ricordo di una persona cara


Vita nsa

… sui passi dei primi

apostoli T

utti i momenti del nostro pellegrinaggio a Roma sono stati importanti e significativi. Da parte mia, nella memoria, conservo vivo il ricordo della giornata trascorsa all’Isola Tiberina dove la chiesa dedicata a S. Bartolomeo, per volontà del Beato Giovanni Paolo II, è diventata il luogo dei martiri di tutti i tempi e gli altari laterali sono dedicati a quelli vissuti nel secolo scorso e a quelli di inizio terzo millennio. Un altare per continente ricorda gli orrori del nazismo, dei gulag russi … i genocidi dei popoli cristiani, i martiri di tutti questi paesi dove i cristiani non sono accettati, o semplicemente l’uomo, la donna che testimoniano il Vangelo, difendendo i diritti dei più poveri o le minoranze allontanate dalla loro terra dalle mul-

tinazionali… Uomini e donne che hanno seguito Cristo, che hanno accettato di vivere la legge dell’amore, di restare sulla linea di frattura vivendo la fraternità universale che, a volte, disturba “i grandi di questo mondo”. Tutti quelli che hanno condiviso la loro vita tra quelli e quelle con le quali hanno scelto di vi-


8

Vita nsa di “Associazione vere. Che hanno pubblica di laiaccettato di “reci della chiesa”. stare” nonostante Cinque i pilastri le minacce e veche caratterizzadendo i loro amino il cammino di ci “cadere” uno questo movimendopo l’altro: opeto: la preghiera, rai croati, religiol’annuncio del si, religiose di cui Vangelo, la solidue delle nostre, darietà con i poAngèle Marie e veri vissuta come Bibiane, uccise servizio volondopo la messa tario e gratuito, mentre uscivano l’ecumenismo e dalla chiesa di la condivisione! Algeri, monaci, P. I due punti più Claverie, Vescovo forti: la preghiera di Orano, per pare la condivisione lare solo dei marcon i più povetiri d’Algeria. ri! Un milione Su questi altadi pasti serviti ri delle reliquie Gruppo Suore NSA al completo in casa ogni giorno nel come: la Bibbia dei PP.SMA alla Nocetta, Roma mondo! A Roma del ministro di e altrove: cucina culto pachistano popolare, scuola per bambini in difficolShahbaz Bhatti ucciso perché difensore tà, case per persone anziane, immigrati, dei cristiani. È il fratello di Shahbaz che handicappati … sono tutti mezzi utili per ha offerto il testo sacro e che ora porta venire in aiuto. avanti lo stesso impegno sapendo, anche Sapere il bene che viene fatto nel mondo lui, del rischio che incorre. Una lettera di ci da gioia. Là dove vediamo la mancanza Fratel Christian de Chergé, Priore di Tidi vocazioni, dove soffriamo di non vedebhirine (Algeria) prelevato dal monastero re delle “forze vive” che aprono al futue ucciso insieme a sei altri confratelli moro. Questi impegni che vanno secondo il naci. Un piccolo calice di un prete utilizVangelo ci fanno dire però che lo “Spirito zato per celebrare di nascosto la messa e è all’opera e dei cammini nuovi si aprono martire a sua volta. per il nostro mondo che ha tanto bisogno Il rappresentante della comunità S. Egidi luce, di speranza!”. L’udienza con Papa dio, presente in questo luogo, ci ha parlaBenedetto XVI, il pellegrinaggio alle Tre to della nascita, dello sviluppo di questa Fontane, luogo del martirio di S. Paolo … comunità diventata internazionale e oggi tutto è stato motivo di riconoscenza per presente nei cinque continenti in 70 paesi. noi. Ancora una volta grazie. Nata nel ’68 non cessa di crescere. È un movimento di laici che comprende più di Marie-Claude (NSA - Francia) 60.000 persone riconosciuto sotto il nome


9 o con le suore italiane e suore francesi ci ritroviam i No sa. oro cal za lien cog di celebrazioni litur4 ottobre 2011 Ac di incontro fraterno, ricco rni gio e nov no ran Sa . esi irland di visite turistiche a ue rispettive, di interventi, ling tre nos le nel e sut vis e sul futuro del giche resa spirituale e di riflession rip di po tem Un isi. Ass ad Roma e nostro Istituto in Europa. ola Tiberina. Dopo la mesmartire S. Bartolomeo sull’Is del esa chi alla ita Vis martiri contemporanei 5 ottobre 2011 ai diversi altari dedicati ai ti van da a ier gh pre a un sa ità di S. Egidio ci parla responsabile della comun Un i. ent tin con e qu cin dei sacco nei pressi delloro movimento. Pranzo a del po sco lo del e e igin dell’or chiesa che è la più stevere. Visitiamo questa Tra in ria Ma nta Sa di esa so le 15.00 con la chi saici e soffitti magnifici. Ver mo dai ) olo sec (III ma Ro antica di suore anziane che o dove ritroviamo le nostre rin Ma o iam ng giu rag an e di noi che un pullm ile. Emozione forte di alcun dab mi for za lien cog ’ac un za delle donne ci riservano itiamo la casa di accoglien Vis . ste rivi più no era si ). Apprezda anni non Monica (suora NSA nigeriana r suo da e uit seg o son e nigeriane. Ess società attuale. onde ai nuovi bisogni della ziamo questo lavoro che risp irito per la missione o ci parla della «Vita nello Sp ian ind a uit ges , BO LO an 7 ottobre 2011 P. Bry permanente”. permette di salire e scencon pulman turistico che ci ma Ro di à citt alla ita Vis 8 ottobre 2011 ondo i luoghi da visitare. dere a nostro piacimento sec ma arrivando pite” dalla campagna umbra “ra mo Sia isi. Ass di à citt a con le sue 9 ottobre 2011 Visita alla città di Assisi molto pittoresc a col pic La ia. gg pio e o dd ta la regione. troviamo fre una collina che domina tut su a alz inn si ate arc e na il luogo numerose vie geli dove la Porziuncola seg An li deg ria Ma S. di esa igiosi di S. Messa alla chi nel 1208 e riceve i voti rel ine Ord suo il da fon sco dove S. France e S. Chiara e alcune di la Basilica di S. Francesco Chiara nel 1212. Visitiamo chiesa di S. Damiano. noi raggiungono anche la l’intuizione di P. uce al tema: “Alla luce del rod int ci A) (SM o lat cel a e nel mon10 ottobre 2011 P. Toni Por one oggi in Africa, in Europ ssi mi tra nos la ere viv e fronte ad un Planque, com ti gli Istituti Missionari di tut a ta pos è che a and do?”. Una dom ione. erso da quello della fondaz contesto mondiale molto div intenso apprezzato fuori le mura. Un momento lo Pao S. di ca sili Ba alla di S. Paolo. Pre11 ottobre 2011 Visita Fontane, luogo del martirio Tre alle mo stia spo Ci te. timonianza del da tut cole Sorelle di Foucauld. Tes Pic alle ita vis i, nac mo i con ghiera si Padre Priore dei Cistercen ozione di Benedetto XVI re. Abbiamo percepito l’em Pad nto Sa il con za ien Ud enuto qualche giorno 12 ottobre 2011 ssacro dei copti in Egitto avv quando ha ricordato il ma pranzo condiviso sul alizia delle suore NSA con ner Ge sa Ca alla ita Vis . ma pri e c’è la sede della Pomeriggio alla Nocetta dov do. cal e o iat egg sol zo terraz a con i Padri in grande Messa concelebrata e cen A. SM ri Pad ia aliz ner Ge Casa riconoscenza. grazie grande e un’infinita un te tut noi di te par Da à. fraternit Suore NSA - Francia


Messaggi al mondo

In gioco il bene comune dell’umanità e il futuro stesso ‌darsi nuove regole


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Il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha pubblicato una nota sulla riforma del sistema finanziario internazionale, auspicando la creazione di un’Autorità pubblica a competenza universale al servizio del bene comune.


Messaggi al mondo

…“è in gioco il bene comune dell’umanità e il futuro

stesso”: oltre un miliardo di

persone vivono con poco più di un dollaro al giorno, sono

“aumentate enormemente le disuguaglianze” nel mondo, “generando tensioni e

imponenti movimenti

migratori”.

“L

l’uomo vivere come “un lupo per l’altro uomo”, come diceva Hobbes: “se non si pone un rimedio” alle ingiustizie che affliggono il mondo, “gli effetti negativi che ne deriveranno sul piano sociale, politico ed economico saranno destinati a generare un clima di crescente ostilità e perfino di violenza, sino a minare le stesse basi delle istituzioni democratiche, anche di quelle ritenute più solide”.

Il liberismo economico senza regole e senza controlli tra le cause dell’attuale crisi

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a costituzione di un’Autorità pubblica mondiale, al servizio del bene comune” è “l’unico orizzonte compatibile con le nuove realtà del nostro tempo”: è quanto si legge nella nota del dicastero vaticano che vuole offrire “un contributo ai responsabili della terra e a tutti gli uomini di buona volontà” di fronte all’attuale crisi economica e finanziaria mondiale che “ha rivelato comportamenti di egoismo, di cupidigia collettiva e di accaparramento di beni su grande scala”. Il documento sottolinea che “è in gioco il bene comune dell’umanità e il futuro stesso”: oltre un miliardo di persone vivono con poco più di un dollaro al giorno, sono “aumentate enormemente le disuguaglianze” nel mondo, “generando tensioni e imponenti movimenti migratori”. “Nessuno, in coscienza - sottolinea il testo - può accettare lo sviluppo di alcuni Paesi a scapito di altri”, “nessuno può rassegnarsi a vedere

Si analizzano le cause della crisi, riscontrate “anzitutto” in “un liberismo economico senza regole e senza controlli”. I pericoli del liberismo erano già stati “lucidamente e profeticamente denunciati da Paolo VI” con l’Enciclica Populorum progressio, del 1967; e “dopo il fallimento del collettivismo marxista”, Giovanni Paolo II aveva già messo in guardia dal rischio di “un’idolatria del mercato, che ignora l’esistenza di beni che, per loro natura, non sono né possono essere semplici merci”. La nota denuncia “l’esistenza di mercati monetari e finanziari a carattere prevalentemente speculativo, dannosi per l’economia reale, specie dei Paesi più deboli”. Parla di “un’economia mondiale sempre più dominata dall’utilitarismo e dal materialismo”, caratterizzata da un’espansione eccessiva del credito e da bolle speculative, che hanno generato “crisi di solvibilità e di fiducia”; un fenomeno culminato nel 2008 nel “fallimento di un importante istituto finanziario internazionale” negli Stati Uniti, deciso proprio in seguito ad “un orientamento di stampo liberista, reticente rispetto ad interventi pubblici nei mercati”, con conseguenze nefaste su miliardi di persone.


13 Tre ideologie devastanti: utilitarismo, individualismo e tecnocrazia La crisi, è causata anche da altre ideologie che hanno “un effetto devastante”: anzitutto l’utilitarismo e l’individualismo, secondo le quali “l’utile personale conduce al bene della comunità”. Ma non sempre è così. Infatti, nonostante i progressi dell’economia mondiale, “non è aumentata l’equa distribuzione della ricchezza”, anzi, in “in molti casi è peggiorata”: per questo è necessaria la solidarietà. Benedetto XVI denuncia anche “una nuova ideologia, l’ideologia della tecnocrazia”, ossia “di quell’assolutizzazione della tecnica che «tende a produrre un’incapacità di percepire ciò che non si spiega con la semplice materia» ed a minimizzare il valore delle scelte dell’individuo umano concreto che opera nel sistema economico-finanziario, riducendole a mere variabili tecniche. La chiusura ad un «oltre», inteso come un di più rispetto alla tecnica, non solo rende impossibile trovare soluzioni adeguate per i problemi, ma impoverisce sempre più, sul piano materiale e morale, le principali vittime della crisi. Un mercato a servizio della persona: Suor Alma, Diabo (Burkina Faso)

primato dell’etica e della politica sulla finanza. La radice di una crisi - come afferma Benedetto XVI - “non è solamente di natura economica e finanziaria, ma prima di tutto di natura morale”. L’economia “ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento”. “Occorre recuperare il primato dello spirituale e dell’etica e, con essi, il primato della politica - responsabile del bene comune - sull’economia e la finanza”. È necessario colmare il divario tra “formazione etica e preparazione tecnica” evidenziando la sinergia tra “praxis” (agire morale) e “poièsis” (agire tecnico e produttivo).

Tassazione delle transazioni finanziarie e ricapitalizzazione delle banche con fondi pubblici In questa prospettiva sono ipotizzabili: “misure di tassazione delle transazioni finanziarie, mediante aliquote eque”, anche per “contribuire alla costituzione di una riserva mondiale, per sostenere le economie dei Paesi colpiti dalle crisi, nonché il risanamento del loro sistema monetario e finanziario”; “forme di ricapitalizzazione delle banche anche con fondi pubblici condizionando il sostegno a comportamenti «virtuosi» e finalizzati a sviluppare l’economia reale”; la “definizione dell’ambito dell’attività di credito ordinario e di Investment Banking. Tale


Messaggi al mondo

… “Nessuno, in coscienza, può accettare lo sviluppo di alcuni Paesi a scapito di altri”, “nessuno può rassegnarsi a vedere l’uomo vivere come ‘un lupo per l’altro uomo’.

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distinzione consentirebbe una disciplina più efficace dei «mercati-ombra» privi di controlli e di limiti”.

Riforma del sistema monetario internazionale Si tratta di mettere “in discussione i sistemi dei cambi esistenti, per trovare modi efficaci di coordinamento e supervisione” in “un processo che deve coinvolgere anche i Paesi emergenti e in via di sviluppo”. È necessario “un corpus minimo condiviso di regole” per gestire il “mercato finanziario globale, cresciuto molto più rapidamente dell’economia reale” grazie all’“abrogazione generalizzata dei controlli sui movimenti di capitali” e alla “deregolamentazione delle attività bancarie e finanziarie”. “Sullo sfondo si delinea, in prospettiva, l’esigenza di un organismo che svolga le funzioni di una sorta di «Banca centrale mondiale» che regoli il flusso e il sistema degli scambi monetari, alla stregua delle Banche centrali nazionali”.

Le caratteristiche dell’Autorità pubblica mondiale Già Papa Roncalli nella Pacem in terris, del 1963, avvertendo che il mondo si stava avviando verso una sempre maggiore unificazione, auspicava la creazione, un

giorno, di «un’Autorità pubblica mondiale». Su questa scia, anche Benedetto XVI, sottolineando che la crisi “ci obbliga a darci nuove regole”, “ha espresso la necessità di costituire un’Autorità politica mondiale” di fronte alla “crescente interdipendenza” tra gli Stati. “Tale Autorità sovranazionale deve essere messa in atto con gradualità, con l’obiettivo di favorire mercati liberi e stabili, disciplinati da un adeguato quadro giuridico”. “Si tratta di un’Autorità dall’orizzonte planetario, che non può essere imposta con la forza, ma dovrebbe essere espressione di un accordo libero e condiviso” e “dovrebbe sorgere da un processo di maturazione progressiva delle coscienze e delle libertà”, coinvolgendo “coerentemente tutti i popoli”, nel pieno rispetto delle loro diversità. “L’esercizio di una simile Autorità, posta al servizio del bene di tutti e di ciascuno, sarà necessariamente super partes”. I Governi non dovranno “servire incondizionatamente l’Autorità mondiale. È piuttosto quest’ultima che deve mettersi al servizio dei vari Paesi membri, secondo il principio di sussidiarietà”, offrendo il suo “sussidio” nel rispetto della libertà e delle responsabilità di persone e comunità: si evita così “il pericolo dell’isolamento burocratico” dell’Autorità, creando le condizioni indispensabili “all’esistenza di mercati efficienti ed efficaci, perché non iperprotetti da politiche nazionali paternalistiche” e promuovendo - attraverso l’adozione di “politiche e scelte vincolanti” - “un’equa distribuzione della ricchezza mondiale mediante anche forme inedite di solidarietà fiscale globale”. La nota indica l’Onu come punto di riferimento di questo processo di riforma: “un lungo cammino - si legge nel testo - resta però ancora da percorrere prima di arrivare alla costituzione di una tale Autorità pubblica a competen-


15 za universale”. Obiettivo che, tra l’altro, non può essere raggiunto “senza la previa pratica del multilateralismo”. Positivo, in questo senso, è il passaggio dal G7 al G20, con un coinvolgimento di più Paesi nei processi decisionali mondiali.

La concezione di una nuova società: “È compito delle generazioni presenti riconoscere e accettare consapevolmente questa nuova dinamica mondiale verso la realizzazione di un bene comune universale. Certo, questa trasformazione si farà al prezzo di un trasferimento graduale ed equilibrato di una parte delle attribuzioni nazionali ad un’Autorità mondiale e alle Autorità regionali”. Oggi “appare surreale e anacronistico” che uno stato possa ritenere “di poter conseguire in maniera autarchica il bene dei suoi cittadini”. “La

… “se non si pone un rimedio” alle ingiustizie che affliggono il mondo, “gli effetti negativi che ne deriveranno sul piano sociale, politico ed economico saranno destinati a generare un clima di crescente ostilità e perfino di violenza, sino a minare le stesse basi delle istituzioni democratiche, anche di quelle ritenute più solide”.

globalizzazione sta unificando maggiormente i popoli, sollecitandoli a muoversi verso un nuovo «stato di diritto» a livello sopranazionale”, verso “un nuovo modello di società internazionale più coesa, poliarchica, rispettosa delle identità di ciascun popolo, entro la molteplice ricchezza di un’unica umanità”.

Liberare l’immaginazione per dare un futuro alle giovani generazioni Si tratta di “costruire soprattutto un futuro di senso per le generazioni a venire. Non bisogna temere di proporre cose nuove, anche se possono destabilizzare equilibri di forze preesistenti che dominano sui più deboli”. Paolo VI ha sottolineato la forza rivoluzionaria dell’«immaginazione prospettica», capace di percepire nel presente le possibilità in esso inscritte, e di orientare gli uomini verso un futuro nuovo. Liberando l’immaginazione, l’uomo libera la sua esistenza. Mediante un impegno di immaginazione comunitaria è possibile trasformare non solo le istituzioni ma anche gli stili di vita, e suscitare un avvenire migliore per tutti i popoli”.

Dalla Torre di Babele allo Spirito di Pentecoste Impegnarsi in questo processo di cambiamento è “una missione al tempo stesso sociale e spirituale”. È passare dallo spirito di Babele, dove regna la divisione o l’unità di facciata, allo Spirito di Pentecoste, che è il “disegno di Dio per l’umanità, vale a dire l’unità nella diversità. Solo uno spirito di concordia, che superi divisioni e conflitti, permetterà all’umanità di essere autenticamente un’unica famiglia, fino a concepire un nuovo mondo con la costituzione di un’Autorità pubblica mondiale, al servizio del bene comune”. Sergio Centofanti


Camminando...

BENEDETTO X in BENIN “Alba nuova per l’Africa”


O XVI

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P

er la visita del Papa in Benin, P. Rodrigue Gbédjinou ha pubblicato un libro dal titolo: “Benedetto XVI in Benin: alba nuova per l’Africa”. “Ecco il mio piccolo contributo alla visita del Papa in Benin, dice l’autore. Questo libro vuole essere di aiuto ad accogliere il messaggio che Papa Benedetto XVI porterà per un rinnovato slancio di tutta l’Africa”. Per P. Rodrigue non è sufficiente fare proprio il messaggio del Santo Padre, occorre che “la chiesa in Africa metta in atto quelle strutture e quei mezzi che aiutino ad analizzare, in maniera più approfondita, le decisioni prese al Sinodo”. Pierre Mêtinhoué, professore di storia, alla presentazione del libro si congratula con l’autore perché ha insistito su tre aspetti. Prima di tutto perché ha posto l’attenzione sulla persona di Benedetto XVI, poi sull’Africa e infine perché si chiede come l’Africa accoglierà il messaggio del Santo Padre. Il Papa, dice Mêtinhoué, “è un grande teologo in costante ricerca della verità. È ciò che emerge dalla sua vita e dal suo pensiero; un pensiero a servizio della verità. Egli porta sull’Africa uno sguardo positivo. Perché vede nel continente nero, nonostante la fragilità dovuta alla fame, all’ingiustizia, alla violenza, il “polmone spirituale dell’umanità”. Per questo la chiesa ha un ruolo fondamentale da giocare nella costruzione di un’Africa rinnovata dal messaggio di Gesù Cristo. La signora Agnès Avognon Adjaho, nel suo intervento esprime apprezzamento per la capacità, da parte di P. Rodrigue di identificare le qualità eccezionali di Benedetto XVI. “Queste qualità, sono esempi da seguire ci dice la signora Adjaho, per accogliere il suo messaggio: l’amore, il servizio alla verità, il primato di Dio, il valore della persona. Il Papa tedesco


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Camminando... non cessa di mettere in valore la figura di Giovanni Paolo II, suo predecessore. Il valore dell’altro, lo stupore davanti al bene dell’altro sono fattori di sviluppo per se stessi e per l’intera società”. L’amicizia tra i due Papi, uno polacco e l’altro tedesco, nonostante il retaggio storico negativo che ha legato i due paesi tra loro, ci fa capire la necessità per i cristiani africani di superare ogni ostacolo legato al problema etnico e del clan per costruire una fraternità e una amicizia fondata in Cristo. Per la signora Adjaho, il Papa porta uno sguardo generoso sull’Africa. La chiesa in Africa è segnata, per Benedetto XVI, da una fede viva e gioiosa. Ma ci si interroga: “Questa fede è profonda?”. “Essa, potrà riportare ad un nuovo dinamismo per lo sviluppo dell’Africa quando si vedono intellettuali africani che non riescono pubblicamente ad esprimere la loro fede?”. La signora

Adjaho richiama, partendo dal libro di P. Gbédjinou, all’urgenza di arrivare, nella chiesa del Benin, ad una buona gestione delle risorse umane. “È a livello del nostro modo di gestire la responsabilità e la corresponsabilità in seno alla nostra chiesa che occorre fare degli sforzi”. La chiesa in Africa è in cantiere. Per accogliere il messaggio del Papa, occorre costantemente ritornare all’essenziale, al nucleo centrale che è Gesù Cristo, su cui dobbiamo fondare la nostra vita. Si tratta di partecipare costantemente, con fede e con i sacramenti alla vita della comunità cristiana. E infine, coltivare la nostra vita spirituale con la preghiera e con l’esercizio dei carismi. Serge Bidouzo

Alcuni dati statistici della Chiesa Cattolica in Benin aggiornati al 31 dicembre 2010, a cura dell'Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa

L

a Repubblica del Benin, capitale Porto Novo, ha una superficie di 112.622 chilometri quadrati e conta 8.779.000 abitanti, dei quali 2.984.000 cattolici, il 34% della popolazione. Il paese conta 10 circoscrizioni ecclesiastiche; 338 parrocchie ed 801 centri pastorali. I Vescovi sono 11, i sacerdoti 811, i religiosi e le religiose 1.386; 30 sono i membri laici di Istituti secolari e 11.251 i catechisti con missioni di apostolato. I seminaristi minori sono

308 e i maggiori 497. La Chiesa cattolica conta 217 centri educativi di tutti i livelli nei quali studiano 57.771 alunni, e 17 centri di educazione speciale. Esistono anche 133 centri di assistenza di proprietà della Chiesa o diretti da ecclesiastici: 12 ospedali; 65 ambulatori; 3 lebbrosari; 7 case per anziani ed invalidi; 41 orfanotrofi e scuole materne, 3 consultori familiari e centri per la protezione della vita e 3 istituzioni di altri tipo.


19 Intervista di Guy Dossou-Yovo

Jean-Baptiste Mamah

Jean-Baptiste Mamah, direttore di banca, cattolico praticante. In questa intervista ci parla del significato e dell’importanza che ha avuto la visita di Benedetto XVI in Benin e per tutta l’Africa.

Quale interesse ha suscitato la visita del Papa? La visita di Benedetto XVI in Benin è arrivata in un momento in cui la nostra ricerca di spiritualità si trova confrontata con ogni sorta di domande. La nostra stessa fede spesso è messa a dura prova. Il Papa è venuto a salutare tutta l’Africa con il desiderio che siano trovati dei nuovi orientamenti per ridare dignità e valore all’uomo africano, ma anche perché Dio sia riconosciuto tale. Semplicemente questo! E quando si parla di tutte queste sfide planetarie si può dedurre che l’Africa si senta ancora più scossa. Questo perché essa occupa oggi un posto non di leader, ma di continente che segue. L’Africa segue, subisce. Essa spesso cerca di adattarsi alle correnti di pensiero che non provengono dalle sue proprie riflessioni: il programma di aggiustamento strutturale, l’ondata di democrazia che oggi pone problemi agli africani. Da un po’ di tempo e in qualche paese, costatiamo che quando si parla di democrazia sono i ribelli ad essere incoraggiati a prendere il potere. Nello stesso momento che si aspira ad una unità africana, delle correnti di pensiero ci dicono che è meglio che ciascuno pensi ai propri interessi. In concreto, quelli che sono chiamati a prendere delle decisioni, a pensare in modo globale sono poi gli stessi che pensano al proprio interesse personale o di parte. Questo suscita degli interrogativi.

Può una generazione farsi strada in una tale tensione? Questa tensione potrà essere facilmente gestita? Penso che essa non potrà esimersi da crisi, da sbandamenti più o meno pronunciati. In questo contesto possiamo capire e apprezzare, allora, il tema di questo secondo Sinodo per l’Africa: “Chiesa d’Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”.

È una questione di responsabilità? Sì! Tutte le grandi regioni dell’Africa sono o direttamente implicate in situazioni di guerra o impegnate ad uscire da una crisi. Anche il nostro paese, il Benin, non è esente da questo infatti solo qualche mese fa durante le elezioni ci sono state delle tensioni. Ringraziamo il Signore che la situazione non è peggiorata. Siamo interpellati sui nostri atteggiamenti, comportamenti, decisioni da prendere qualunque sia il potere che gestiamo perché tutto questo sia messo a servizio della pace, della giustizia e della riconciliazione. Che ogni cittadino, ogni cristiano s’interroghi per cercare di


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Camminando... sapere quello che deve fare per essere un vero apostolo di riconciliazione, di pace. È richiesto quindi a tutti e a ciascuno di gestire le proprie responsabilità.

Qual é il progetto operativo che pensate sia utile dopo questa visita di Papa Benedetto XVI? Ci troviamo di fronte a diversi ambiti che possono diventare delle possibilità concrete attraverso le quali gli Africani possono offrire un contributo in più alla venuta del Santo Padre, grazie alle preghiere che faremo insieme, grazie alle riflessioni condivise che porteranno alla realizzazione di progetti operativi stabili anche se tutto questo richiederà tempi lunghi. Il Papa è venuto per tre giorni in Benin, tre giorni essenziali, forti che hanno marcato in positivo il futuro dell’Africa. Benedetto XVI è venuto per darci un nuovo slancio, quasi a dirci: “vengo per tre giorni in Benin, a nome di tutta l’Africa perché vi possiate impegnare a lavorare per i prossimi trent’anni a servizio di essa”. Accogliamo dunque questo forte invito, gli orientamenti che ci ha lasciato e sui quali dobbiamo lavorare in questi trent’anni. Una pista possibile è quella legata alla pace. Uno spirito pacifico infatti può essere fattore di riconciliazione. E la giustizia che si pone tra la pace e la riconciliazione indica la nostra maniera di essere. Se ciascuno di noi ha la preoccupazione quotidiana di stabilire la giustizia, sarà molto difficile che la zizzania venga a radicarsi tra noi; che nasca la guerra. Occorre cercare la giustizia a tempo e a controtempo, quando si decide sul piano politico, amministrativo, della gestione degli affari privati, sul piano della società civile, delle famiglie in qualità di

capo, di madre di famiglia, di figlio, di membro di una famiglia, nella vita di un quartiere, nella vita delle nostre comunità. Se abbiamo questa preoccupazione di giustizia, è difficile che certe situazioni di incomprensione prendano radici e ancora meno le guerre. Possiamo allora rafforzare la pace, arrivare alla riconciliazione. Dove ieri ci sono state delle divergenze di pensiero o semplicemente dei pregiudizi che fanno a volte parte di tutto ciò che non avvicina gli uomini tra di loro, non li unisce ma li divide.

Più di guerra allora in Africa? Se realmente vogliamo lavorare per la riconciliazione, la giustizia e la pace dobbiamo arrivare a neutralizzare la guerra. È tempo di combattere la guerra in Africa, su tutto il pianeta. Con la visita del Papa siamo in un’ottica che viene da Dio. E Dio è colui che dà la vita. Solo Lui ha il potere e la forza di dare la vita. Vorrei quindi invitare i miei fratelli e sorelle africani e pure tutti gli uomini di buona volontà a continuare a riflettere sui benefici di questa visita di Benedetto XVI. Dobbiamo chiederci tutti cosa possiamo fare per arrivare a che più nessun africano faccia guerra contro un altro. Che più nessun africano si armi contro un altro africano.


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Q

uando i giorni si fanno sempre più corti, quando in un normale inverno cominciano a cadere i primi fiocchi di neve allora timidi e lievi fanno capolino anche i primi pensieri di Natale. La sola parola sa di incanto, un incanto a cui nessun cuore può sottrarsi. Anche gli uomini di altra fede e quelli che non ne hanno affatto, per i quali la vecchia storia del Bambino di Betlemme non significa niente, fanno preparativi per la festa e pensano come poter accendere qua e là un raggio di gioia. Scende su tutta la terra come una calda corrente d’amore. Da “Mistero del Natale” (ed. Locusta) (Edith Stein (1891-1942)

Il Natale … un piccolo “raggio di gioia”, una sottile ma “calda corrente d’amore”, un fremito di nostalgia e di tenerezza. È il nostro augurio a voi tutti, cari amici e benefattori, che seguite e sostenete in mille modi il nostro ideale missionario. Quello di continuare a custodire nel cuore e nella vita desideri di fede, di serenità, di delicatezza per vincere il gelo e il buio che ogni forma di egoismo porta in sé. Le Suore missionarie di Nostra Signora degli Apostoli augurano a tutti/e

un santo

natale e un felice 2012


Profili

don Gia n

un prete c

D on Giancarlo è un’altra figura di prete che per molte di noi, Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli, è stata importante e significativa. Con i suoi modi gentili e la sua sempre grande disponibilità e discrezione ci ha “camminato accanto” sostenendoci nella preghiera, condividendo il nostro ideale missionario, offrendoci alla luce della Parola motivazioni e certezze su cui poggiare le nostre scelte e avanzare con coraggio e gioia nell’essere missionarie “per davvero!” Grazie, Don Giancarlo, di vero cuore!


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a ncarlo

e comune Tre testimonianze per dire tutta la luminosità di questo sacerdote

A

rrivano momenti in cui una comunità parrocchiale, la stessa che festeggia come propri gli anniversari di ordinazione dei suoi sacerdoti, è chiamata a perderne uno. Ci si sente di colpo un po’ tutti orfani di quella vocazione spesa per anni tra le mura della chiesa. Ci si trova un po’ più soli nel continuare a correre, reggendo alto il testimone della fede. Ci si scopre tuttavia protetti in maniera diversa e migliore da chi non c’è fisicamente più. Così il 4 settembre alle 5.10 del mattino, mentre fuori l’estate continuava e le vacanze erano ancora calde negli occhi, don Giancarlo Noè, il “nostro” don Giancarlo è tornato alla casa del Padre. Tornare alla casa del Padre. Un movimento del cuore premiato con la pace di Dio. Torniamo a Lui perché da lì veniamo. Torniamo a Lui perché è il

desiderio più vero. Torniamo a Lui perché le nostre strade confluiscano tutte. Diceva bene mons. De Scalzi. Ognuno terrà dentro il suo particolare don Giancarlo. Il dono di quegli intensi momenti in cui, da sacerdote, è entrato in contatto con la nostra


Profili vita sono davvero qualcosa di unico e privato. Li accomuna, in mezzo, la presenza di Gesù. Guardo l’immagine di don Giancarlo, alle porte della nostra chiesa, e … Leggo quello che è stato per tutti noi. Leggo la vita di un sacerdote così familiare nei tratti e nei modi, così portatore di cielo nelle parole e nei gesti, così discreto e vicino alle persone. Leggo lo sguardo sereno rivolto altrove. Leggo il sorriso, portavoce della misericordia divina per noi. Leggo la luce del volto che lascia indietro lo sfondo buio. Leggo la disponibilità quotidiana. Leggo la pace dello stare e del contemplare. Leggo l’umanità del portamento. Leggo la quiete del cuore che mostra Dio. Leggo una benedizione sussurrata. Noi ci crediamo. Noi che preghiamo per lui. Noi che l’abbiamo conosciuto. L’ha accolto la comunità degli angeli e dei santi. È con Maria, la nostra Madre. Sia per sempre lode e gloria al nostro Signore Gesù! Tiziana (S. Luca, Milano)

… Si tratta di preti

comuni, che lavorano in mezzo alla gente, si

dedicano ad essa senza risparmio. Arrivano alla sera stanchi, avendo trovato nella giornata il tempo per la preghiera, per esercitare la carità (con gesti che mai nessuno conoscerà se non Dio solo!) e anche qualche spazio per pensare e ricordarsi del senso che ha il fare tutto questo. Così riescono ad amare Dio, la loro vocazione,

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la propria gente. Particolare della vetrata dell’Incarnazione, Chiesa San Luca Evangelista, Milano

Don Giancarlo è stato un

prete così.


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L

a Pasqua di Gesù è quanto di più profondo un sacerdote è chiamato a celebrare nella sua vita. L’eucaristia, questo atto supremo di dedizione di Gesù per la sua chiesa e per il mondo, è posto nelle mani povere e deboli di ogni prete che ogni giorno deve dire: “questo è il mio corpo donato, questo è il mio sangue versato per voi”. Così ogni eucaristia, anche quella delle ore più stanche e monotone, anche quella concelebrata a fior di labbra, fa della vita di un prete un dono per i suoi fedeli e lo rende capace di stare con la sua gente “come colui che serve”. (….) Pensando a lui vorrei fare l’elogio del prete comune: quello che vive con dedizione esemplare il quotidiano, in coerenza con la propria vocazione. Sono ancora tanti nel nostro presbiterio questi preti! Essi riprendono in mano ogni giorno il loro ministero, come dono di Dio e come impegno concreto verso i fratelli, rimanendo profondamente ancorati in un rapporto personale con Gesù Cristo, che amano con cuore indiviso, sentendosi “quei servi inutili di cui parla il vangelo”. Si tratta di preti comuni, che lavorano in mezzo alla gente, si dedicano ad essa senza risparmio. Arrivano alla sera stanchi, avendo trovato nella giornata il tempo per la preghiera, per esercitare la carità (con gesti che mai nessuno conoscerà se non Dio solo!) e anche qualche spazio per pensare e ricordarsi del senso che ha il fare tutto questo. (…) Nel giorno del suo 40° anno di sacerdozio, don Giancarlo scriveva: “Con il passare degli anni sento il bisogno di entrare nell’abbraccio misericordioso del Signore e di accompagnare tutti all’incontro con la tenerezza paterna e materna di Dio”. Arrivederci, don Giancarlo. (Mons. Erminio De Scalzi Vicario Episcopale Milano - Città)

C

omprendo bene come sia difficile accettare la scomparsa di una persona che era diventata un punto di riferimento per molti nella vostra parrocchia. Don Giancarlo era arrivato nel 1982 e, seppur senza incarichi specifici, era un attento osservatore della vita della comunità, a cui partecipava costantemente, assicurando una presenza assidua in confessionale, sempre pronto a donare una parola di conforto, un consiglio a chi gli chiedeva aiuto. La sua presenza disponibile e collaborativa fra voi andava di pari passo con il suo lavoro in Curia. Sì, perché dopo i primi incarichi a Premana, a Sovico e a Milano nella parrocchia di Pralocentenaro, aveva iniziato la sua collaborazione con la Curia Arcivescovile, facendosi apprezzare per la sua discrezione, la sua riservatezza e la sua precisione. Sono tanti i motivi per ringraziare don Giancarlo e non si possono certo esporre in poche parole, tutti però vogliamo far trasparire il nostro affetto e la nostra riconoscenza per la sua preziosa testimonianza di fede e di speranza. In questi giorni in cui la Chiesa italiana celebra il Congresso Eucaristico Nazionale ad Ancona penso con consolante certezza che la vita dì don Giancarlo, generoso chicco di grano offerto per l’annuncio dei Vangelo e macinato nel travaglio della sofferenza, si unisce ora in pienezza all’amore spezzato e versato di Gesti per la salvezza del mondo. Ai fedeli della Parrocchia S. Luca Evangelista. (Dionigi Card. Tettamanzi Milano, 7 settembre 2011)


Dalla missione

‌ Il mio e

missiona


essere

naria

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Seminare speranza fra i giovani, in qualsiasi luogo si è chiamati: se c’è qualche “segreto” in chi annuncia il Vangelo, questo è uno. Suor Enrica Gerosa, dell’Istituto di Nostra Signora degli Apostoli, ci racconta dei “suoi” giovani in Costa d’Avorio, lei che all’inizio della sua vita da missionaria non si sentiva portata a lavorare con loro.


Dalla missione

I

n questi giorni suor Enrica ricorda l’anniversario della professione religiosa perpetua, pronunciata il 24 agosto 1975 nella parrocchia del suo paese natale, Valmadrera (provincia di Lecco e diocesi di Milano). I primi voti risalivano all’8 settembre di sei anni prima e lei, che il 15 maggio ha compiuto 64 anni, ricorda non soltanto quei passi fondamentali della vita, ma anche quanto le diceva il suo papà, chiamato in cielo appena cinque giorni prima di quei voti: «Non avere paura a dire sì al Signore! Non guardare indietro, ma fissa sempre lo sguardo a Lui perché è l’unica persona che mai ti deluderà, anche quando sembra che tutto crolli, Lui ti sarà sempre vicino e mai ti tradirà». E suor Gerosa oggi commenta: «Io devo molto a mio papà, lui mi è stato di grande aiuto, particolarmente nei momenti difficili. Ancora oggi lo sento molto vicino». L’istituto “Nostra Signora degli Apostoli” è essenzialmente missionario e ha risposto, ci dice suor Enrica, al suo desiderio maturato negli anni dell’adolescenza: «Vengo da una famiglia numerosa, eravamo sette fratelli, oltre ad altri cinque morti da piccoli. Da ragazza mi vedevo moglie e madre in una famiglia mia, poi ho scoperto che il mio amore poteva essere a servizio di un numero maggiore di fratelli, soprattutto quelli bisognosi di essere amati per far scoprire loro il grande amore di Dio». Suor Enrica ha seguito gli studi come maestra d’asilo, poi ha insegnato tre anni a Marino Laziale, quindi come specialista di Religione nel quartiere milanese di Ponte Lambro. Poi giunse il momento della partenza, il 25 settembre ’75, destinazione Ciad: «È stata una bella esperienza, trovai sette nazionalità in un’unica città - ricorda la

… quando ami il tuo

lavoro ti senti serena e gioiosa anche nelle difficoltà. In diversi incontri ho

potuto scoprire come il lavoro dell’educazione è molto importante per la formazione dell’uomo e della società. Ringrazio il Signore e chiedo la sua benedizione perché continui a svolgere, nella pace e nella

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gioia, il mio lavoro di

suora missionaria».


29 missionaria -. Qui mi dedicai alla formazione delle ragazze che venivano dalla scuola statale per un tirocinio. Purtroppo questa attività è stata interrotta dalla guerra e sono rientrata in attesa che si sistemasse la situazione. Dopo un anno, sono andata in Egitto per altri tre e ho imparato un po’ la lingua araba, ma il mio desiderio era di ritornare nell’Africa nera». Così è stato: l’8 ottobre ’83 incominciò la sua “avventura” in Costa d’Avorio, che prosegue tuttora. Qual è la realtà che ha trovato nelle varie missioni? «La prima destinazione fu Gagnoa, a trecento chilometri dalla capitale Abidjan. Qui mi dedicavo alla catechesi, poi mi recavo regolarmente in sei villaggi, assicuravo la catechesi in tre scuole cattoliche e seguivo il movimento di Azione cattolica ragazzi. Nell’ottobre ’86 partii per Tanda,

nel Nord-Est, e lì mi hanno assegnato i giovani, per i quali ero responsabile della catechesi a livello parrocchiale e diocesano». È stata una specie di vocazione nella vocazione… «Se fosse dipeso da me, non avrei mai scelto questa fascia d’età, perché io amo molto i bambini, gli anziani, gli ammalati. Ma i sette anni a Tanda sono stati momenti molto belli: dei giovani che seguivo almeno una decina sono diventati sacerdoti e un buon numero è arrivato ad avere posti significativi nella società. La parrocchia aveva fatto costruire una biblioteca e io la gestivo, aiutata dai professori che venivano per qualche ora di presenza. Lì ho formato un giovane che ha continuato a fare funzionare la biblioteca e che funziona tuttora». Non è facile seguire i giovani, quale metodo ha usato? «Mi di-


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Dalla missione

cevano che ero severa ma buona, forse andava bene così. A distanza di tempo, è bello quando sei per strada e ti senti chiamare e dirti: “Ti ricordi di me? Ti ho dato molti problemi, ma sono arrivato a questo punto grazie al tuo aiuto”. Una cosa è certa, ed è che quando ami e cerchi di fare tutto con amore e semplicità, il Signore ti aiuta e veglia sempre su di te». Sembra di risentire quello che diceva suo papà… Dall’agosto 1993 al gennaio ’97 suor Gerosa ha svolto un servizio di animazione missionaria in Italia, conclusosi con un corso d’aggiornamento e un viaggio in Terra Santa. Anche questo servizio arduo e insieme bello le ha fatto «constatare che quando cerchi di fare con amore ciò che ti si chiede, ti senti serena e gioiosa e

comunichi questa gioia pure a chi ti sta attorno». La ripresa dell’attività in Costa d’Avorio ha visto tornare la missionaria a Gagnoa, lavorando con i giovani e mettendo a frutto l’esperienza di Tanda: «Molte cose erano cambiate, erano aumentati gli edifici e gli abitanti - racconta -. I giovani non avevano un luogo per poter studiare tranquilli, studiavano la sera sotto le luci della strada. Mi sono messa al lavoro per allestire una biblioteca, dove i giovani potessero studiare sui testi scolastici e portare a casa da leggere romanzi e altri libri. Con gli aiuti chiesti un po’ ovunque, soprattutto in Italia, ho realizzato una bella biblioteca e alla fine di aprile ’98 l’ho aperta ad un gruppo di giovani che dove-


31 vano preparare la loro maturità. All’inizio dell’anno scolastico 1998-99 i giovani erano 180, poi sono arrivati anche a 400, per cui ho dovuto aggiungere altri locali e intanto aumentava il numero dei volumi disponibili. Così la biblioteca, dove io ero presente a tempo pieno, si è molto arricchita ed i giovani ne erano molto fieri». Dopo qualche anno, purtroppo, nel Paese è scoppiata la guerra, una delle tante di cui si parla poco. «Nel 2002 sono incominciate le devastazioni. Però - ricorda la suora -, sempre parlando della biblioteca faccio notare questo: la nostra biblioteca non è stata toccata. Il guardiano di notte mi disse: “Non ti sei chiesta il perché? “No”, ho risposto. E lui mi ha riferito: “I giovani mi hanno detto che questa è la loro casa e nessuno l’avrebbe mai toccata e poi ricordavano la suora che era sempre a loro disposizione”. Questo mi ha fatto piacere e mi ha spronato ad aiutare sempre più questi giovani nella loro crescita umana». Vuol dire che dopo aver seminato un po’ si raccoglie? «Un giovane è venuto dopo qualche anno a portarmi un regalo per riconoscenza. Io gli ho detto: “Come tu sei stato aiutato, lo devi fare tu pure nella misura che ti è possibile”, e lui mi ha risposto che aveva creato dei gruppi per aiutare chi aveva bisogno di chiarimenti per lo studio. Ho sempre cercato di creare uno spirito di famiglia, dove chi è più forte aiuti chi è più debole. Giorni fa un infermiere ha curato una suora all’ospedale di Marino e le ha detto che ha frequentato la scuola materna al tempo in cui ero insegnante: era felice di comunicarlo». Adesso ha altri compiti? “Nel 2008 mi è stato chiesto di dirigere la scuola materna. Avevo formato negli anni

precedenti una ragazza che può supplirmi. Così il lunedì, martedì, giovedì e venerdì lavoro alla scuola e il mercoledì e il sabato sono a disposizione dei giovani”. Anche nella scuola ha favorito questo clima di famiglia? «Certo, con l’essere a disposizione dei genitori e aiutare i bimbi a crescere bene. Per esempio, abbiamo fissato un pomeriggio al mese per festeggiare i compleanni, nella gioia e nella semplicità. I genitori sono molto contenti di ciò. In questi due ultimi anni ho avuto dei problemi di salute e la gente mi ha sempre sostenuta nella preghiera perché mi vogliono con loro». Come fa a lavorare in una situazione di guerra? «È critica, ma siamo uniti fra di noi e ci si aiuta a vicenda. Purtroppo vedi quanto l’Africa sia manipolata delle grandi potenze, perché i potenti hanno interesse di vedere l’Africa in subbuglio pur di possedere le sue ricchezze. Oggi la mia preoccupazione è trovare fondi per assicurare lo stipendio di maestre e collaboratrici. La guerra ha creato delle conseguenze catastrofiche, per cui la gente soffre terribilmente e i bambini sono le prime vittime». Come fa a conservare la speranza? «Dio veglia sempre su tutti e ci ha fatto vedere dei segni concreti per dirci che Lui e Maria ci sono vicini. Inoltre quando ami il tuo lavoro ti senti serena e gioiosa anche nelle difficoltà. In diversi incontri ho potuto scoprire come il lavoro dell’educazione è molto importante per la formazione dell’uomo e della società. Ringrazio il Signore e chiedo la sua benedizione perché continui a svolgere, nella pace e nella gioia, il mio lavoro di suora missionaria».


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Dalla parte di

Una donna felice rende bello il mondo


flettere sull’icona del “roveto ardente”, poiché la terra su cui va la riflessione è “terra sacra, è terra santa”; appartiene infatti a tutte le donne prive di dignità e di libertà. Suor Elisa Kidanè, missionaria comboniana ha introdotto la giornata parlando delle: “Caratteristiche della donna africana: luci e ombre”. Nel suo discorso ha sottolineato l’importanza del come guardiamo all’Africa e sul come raccontiamo l’Africa. Oggi si parla molto di questo continente, per questo è importante che leggiamo molto, ma a partire da autrici/autori africani. L’Africa fa parte del mondo, ma possiamo dire che viene spesso considerata, ancora, come un mondo a parte. Si parla dell’Africa povera, ma l’Africa non è povera, l’Africa è impoverita. Se questo continente fa parte del mondo, esso deve diventare un soggetto significativo, con il quale è entrare in dialogo. Tra i suoi soggetti, in primo piano ci sono le donne. Sono loro che hanno la capacità di far uscire da certe strutture non evangeliche (vedi la corruzione per esempio). Che diventano le promotrici di un sano progresso e in questo modo sono il vero motore del cambiamento in Africa e nel mondo intero. Suor Elisa ha approfondito

“Una donna felice rende bello il mondo” (…) Lavorare con queste “vittime” è rispondere ad una chiamata del Signore, una chiamata speciale. La nostra presenza vicino a loro, sottolinea il fatto che una persona deve essere amata e non usata. È importante che le religiose, nella Chiesa, parlino con una sola voce, lavorino in rete, con gli strumenti moderni che la tecnica offre. Dobbiamo ricordare però sempre che è Dio che guarisce le “vittime”, sana le loro ferite, risolve i loro traumi interiori, morali, fisici. In un certo senso si può dire che, noi religiose, siamo chiamate a costruire la dignità umana. WHEN WE HEAR THE CRY Conferenza di lavoro sul traffico degli Esseri Umani in Europa Trzebinia, Cracovia 4-9 settembre 2011

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l 19 ottobre 2011 si è tenuta a Roma nella sede dell’USMI (Unione Superiori Maggiori Italiana), una giornata di riflessione e di studio sulla realtà della donna africana nigeriana che vive in Italia. Il convegno ha visto la partecipazione di religiose e laici che sul territorio operano in favore di queste donne spesso vittime della tratta di esseri umani. Suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, responsabile dell’Ufficio tratta USMI, nella lettera di convocazione ha scritto: “In questi ultimi mesi le comunità di accoglienza gestite da Religiose sparse sul nostro territorio si sono riempite esclusivamente di donne nigeriane. Siamo quindi consapevoli delle difficoltà incontrate, sia per ciò che riguarda l’accoglienza e la gestione, come pure per l’evolversi del problema, con politiche di esclusione e difficoltà di inserimento lavorativo. Penso tuttavia ci sia da tenere in considerazione anche la nostra poca conoscenza di elementi culturali, sociali e religiosi dei Paesi di provenienza e in modo particolare dall’Africa - Nigeria che causano non poche tensioni”. Madre Viviana Ballarin (presidente dell’USMI), inviando un messaggio scritto ha invitato tutti a ri-

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Dalla parte di quelle che sono le caratteristiche appartenenti alle donne africane. Tra queste ha citato: la determinazione. Le donne, infatti, sono una colonna portante del continente, impedendo il collasso del Paese ed aiutando alla sopravvivenza; la costanza, che si manifesta attraverso il loro instancabile lavoro. Poi ancora la fede forte, trasparente, rocciosa e incrollabile come un diamante. La positività è una caratteristica innata nelle donne africane, perché riescono ad affrontare qualunque evento difficile con un atteggiamento positivo; la solidarietà descritta come un grande polmone che tiene unite tutte le donne africane e il loro contesto. Ed infine la resistenza che si mostra attraverso la costante presenza e la coscienza, che non permette mai di abbassare la guardia di fronte alle sfide. Parlando degli aspetti che riguardano il lavoro di assistenza offerto alle vittime della tratta umana, la relatrice, ha citato un detto del Piccolo Principe di Saint Exupery: “Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” Nell’accompagnamento di queste donne è infatti importante il saper guardare

con il cuore, il vedere oltre l’apparenza, poiché dentro questi corpi violentati ci sono donne: donne con la storia di un Paese, di una cultura, di una fede. Saper leggere questa storia, significa saper raccontare la loro storia. La dott.ssa Esohe Aghatise, nigeriana, Presidente dell’Associazione Iroko Onlus, ha affrontato invece il tema degli “Elementi socio-politici e culturali dell’Africa in evoluzione”. Ha presentato la condizione della donna in Nigeria parlando innanzitutto dell’esistenza di gruppi etnici e culturali molto diversi in questo paese, ed ognuno di essi con delle proprie tradizioni e costumi. Questo fatto rende impossibile classificare e fare riferimento a loro come a un’unica entità. Ha fatto riferimento alla condizione della donna nel gruppo etnico Edo, a cui lei stessa appartiene e da cui molte donne vittime della tratta provengono. Ha fatto un veloce excursus storico: il periodo precoloniale, quello coloniale e poi il post-coloniale. Durante il periodo pre-coloniale in Nigeria alcune donne hanno svolto ruoli molto importanti nelle loro società. Possiamo dire che le donne in questo periodo avevano raggiunto uno status sociale

superiore; hanno combattuto e contribuito a risolvere problemi politici e sociali e questo, grazie alla loro posizione. Sono uscite da un modello di società patriarcale, per raggiungere livelli di riconoscimento sociale, di solito ritenuti impossibili per le donne in quel momento storico. Nel gruppo etnico Edo, i ruoli femminili sono il fondamentale fattore di aggregazione della famiglia. Le donne hanno e rivestono tutt’ora un’importanza decisiva nell’educazione dei figli, garantiscono l’armonia ed il benessere della famiglia poligama. La maternità è stata sempre rispettata in Nigeria, dando valore alla donna. Una donna senza figli non ha alcun valore all’interno nella società Edo. È l’ambito del matrimonio che permette alla donna di ricevere un riconoscimento sociale e ufficiale. Con l’arrivo del colonialismo la tendenza generale da parte degli inglesi è stata quella di equiparare tutti sullo stesso piano e di eliminare le basi culturali delle società tradizionale. Gran parte del potere sociale, economico e politico di cui godevano le donne è stato gradualmente diminuito per porlo allo status di cui le donne godevano in Europa in quel tempo.


35 Così la maggior parte delle posizioni sociali avanzate di cui godevano le donne in Nigeria sono state eliminate. Numerosi uomini si sono trasferiti nelle città e la necessità delle mogli di mettere al mondo molti bambini per garantire la sopravvivenza economica della famiglia è diventata inutile. Le donne hanno sentito il bisogno di entrare nel mercato del lavoro e, almeno nel sud della Nigeria, sono sempre state incoraggiate ad acquisire un’istruzione occidentale per competere con gli uomini per le posizioni sul mercato del lavoro. Le attività economiche delle donne continuano ad essere il principale reddito, ma godono assai poco dei benefici derivanti dal potere economico del loro guadagno. A livello politico, le donne stanno appena iniziando a guadagnare un po’ di terreno, ma sono ancora lontane sia dal totale sostegno politico sia dalla piena partecipazione alla vita politica. Se ora ci sono anche le donne in quasi tutte le professioni formalmente riservate agli uomini, a livello decisionale invece hanno ancora poco potere ed influenza. In questi tempi di difficoltà economiche in Nigeria, le figlie femmine hanno il dovere di aiutare le loro famiglie

a sopravvivere ed affrontano situazioni di grande disagio. A partire dalla propria esperienza con le vittime, Esohe, considera importante il compito delle religiose, nell’aiutare le donne a diventare consapevoli del proprio corpo, perché non hanno il senso di se stesse. Per questo c’è bisogno di prodigare assistenza ed accompagnamento, perché il corpo è sacro e come tale deve essere rispettato e protetto. Mons. Fortunatus Nwachukwu, Capo del Protocollo della Segreteria di Stato Vaticano, nigeriano, ha parlato del “Senso religioso nella cultura africana: passato e presente”. Tutte queste culture, ci ha detto il relatore, così diverse tra loro, hanno però tre elementi principali che sono comuni: 1) l’amore per la vita, 2) l’attaccamento alla famiglia e 3) il profondo senso religioso che pervade tutta la vita individuale e comunitaria. Gli africani vedono e sentono Dio, direttamente o tramite i suoi mediatori, gli spiriti o le divinità minori, in ogni momento della vita, dalla culla fino alla tomba. La divinità è presente in ogni cosa ed in tutte le occasioni viene accolta per riconoscere la sua presenza e offrirle l’omaggio dovuto. Il forte senso religioso è pre-

sente nelle culture africane attraverso la consapevolezza della presenza di Dio o nei suoi mediatori con un senso di rispetto per la natura e per la vita. Si invoca la divinità con riti adeguati nei momenti e negli eventi di una certa importanza della vita di tutti i giorni. La divinità è invocata sul neonato, sugli adulti, sugli individui, sulla famiglia e sulla comunità. La fascia delle persone anziane è rispettata non solo per l’età considerata simbolo di saggezza, ma anche perché queste persone sono giudicate più vicine agli antenati ormai passati nel dominio degli spiriti mediatori divini. Tutto questo viene considerato come espressione di una certa nostalgia del divino, come una sete di Dio, che facilmente si è prestata per essere un terreno fertile per l’evangelizzazione e per l’inserimento di diversi aspetti dell’insegnamento del Vangelo. Questo forte senso religioso, che si manifesta tramite la conoscenza della presenza e del potere della divinità, suscita, oltre all’atteggiamento di rispetto, anche e soprattutto quello della paura. Questo timore è dovuto non solo al fatto che la divinità in questione viene considerata come molto più poten-


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Dalla parte di

te dell’essere umano, ma anche per la presenza del mistero di cui si riveste il divino. Le persone che sono riconosciute come intermediari umani, i “sacerdoti”, “sacerdotesse” e “profetesse”; possono subire la tentazione ad approfittare del senso del mistero per suscitare ed aumentare la paura, basata sulla suggestione. Si moltiplica così la manipolazione di credenze e pratiche negative, a volte associate con le culture africane. È sufficiente pensare alla pratica della stregoneria che “influenza fortemente la società nei villaggi e nelle città”, trovando una ricca miniera nella paura degli spiriti e di altri profeti nefasti da

cui molti africani si sentono minacciati. La paura degli dei vissuta da parte delle persone è talmente forte che può diventare per esse una vera e propria prigione virtuale, dalla quale potranno essere liberate solo attraverso un adeguato intervento psico-sociale. Fino a quando questa paura è presente avvengono processi di violazione, che riguardano la vita, la vita della famiglia o della comunità, perché si trasmette alle persone l’idea che l’ira degli dei deve essere calmata. L’ira degli dei include anche il sacrificio umano che si manifesta tramite la scelta o il sequestro di una vittima della famiglia o della comunità.

C’è chi sostiene che il senso religioso nella realtà africana sia rimasto forte, a causa della paura e dell’ignoranza; oppure esiste relativamente alla natura; oppure che tale senso religioso diminuirà sempre più attraverso il contatto con l’occidente. Possiamo dire che questo contatto è già avvenuto in alcune parti del continente, mentre in altre ancora no. Alcuni scrittori africani nelle loro opere (per esempio: Things Fall Apart e The Arrow of God), mostrano come l’avvicinamento alla cultura occidentale, di sfondo cristiano, abbia spesso portato ad una certa disintegrazione della società e di alcuni valori appartenenti all’Africa. Tuttavia sotto la superficie della “nuova cultura” permangono gli elementi locali, quasi completamente conservati, poiché derivano dal profondo senso religioso dei popoli africani. Mons. Fortunatus Nwachukwu, ha ribadito con forza l’importanza di proporre a queste donne l’annuncio di Gesù Cristo, come l’unico vero liberatore di tutta la persona. Si deve e si può interrompere lo spirito e il patto del vodoo, perché la spiritualità cristiana è più forte e questo deve essere trasmesso chiaramente alle vittime della tratta.


La tua venuta … “La tua venuta, infonde coraggio al nostro umano e quotidiano andare, perché ci ricorda che quanto vieni a portarci Tu supera largamente quanto possiamo offrirti noi, che il tuo amore è più importante dei nostri peccati, che i semi di speranza che spargi nella nostra vita con la tua venuta contano più dei germi di morte che raccogliamo o gettiamo nel mondo, noi stessi. Sì, è un’avventura quella che vorremmo nuovamente intraprendere; un’avventura che ha bisogno del tuo avvento per ridare speranza al nostro avvenire. Vieni, Signore. Che sia ancora Natale. Che sia veramente un Buon Natale, per noi, per tutti.” (da “È Natale, Signore, preghiere e riflessioni di P. Renzo Mandirola SMA)


Adesso parliamo noi

TRA I MONTI‌ alla ricerca di senso


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Prima dell’inizio di quei fatti prodigiosi Medijugorie era solo un luogo anonimo poverissimo abitato per lo più da giovani pastori ed umili lavoratori, impegnati nella raccolta del tabacco, pressoché dimenticato dalle cartine geografiche. Ed avrebbe continuato a restare nell’anonimato se come dicono le persone del posto, Maria, un pomeriggio di un giorno qualsiasi non avesse preso la decisione di manifestarsi.


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Adesso parliamo noi

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l periodo estivo induce ogni anno molti giovani a partire per un breve o lungo periodo alla ricerca di nuove esperienze di gruppo con gli amici. Anche quest’anno dall’1 al 7 agosto si è svolto a Medijugorie il Festival dei giovani! Cos’è questo festival, vi chiederete? Si tratta di un evento straordinario come solo può essere quando migliaia di giovani si ritrovano tutti insieme per una motivazione: un raduno, un concerto e in altri casi una festa ecc. Anche quest’anno la motivazione che ha condotto migliaia di giovani e famiglie a


41 ritrovarsi in questo luogo, è stata di carattere soprannaturale, Maria la Madre del Signore e dell’umanità. Il luogo che oggi raccoglie, ogni anno, migliaia di pellegrini in preghiera si chiama Medijugorie che in croato significa “tra i monti”. Prima dell’inizio di quei fatti prodigiosi, Medijugorie era solo un luogo anonimo poverissimo abitato per lo più da giovani pastori ed umili lavoratori, impegnati nella raccolta del tabacco, pressoché dimenticato dalle cartine geografiche. Ed avrebbe continuato a restare nell’anonimato se come dicono le persone del posto, Maria, un pomeriggio di un giorno qualsiasi non avesse preso la decisione di manifestarsi a cinque ragazzi. In quei giorni mentre si partecipava al programma della giornata che prevedeva la catechesi del mattino e la testimonianza nel pomeriggio, mi chiedevo quale fosse il desiderio che aveva indotto centinaia e migliaia di persone a partecipare a quell’avvenimento… I giovani oggi sono alla ricerca di un motivo per arricchire la vita e per dare un significato alle loro attività quotidiane, e in quel luogo si possono trovare gli imput e gli stimoli per fortificare la propria fede. Il gruppo con il quale ho vissuto questa esperienza è stato per i partecipanti un sostegno per ogni attimo di difficoltà, vissuto durante il cammino intrapreso ai piedi del “Monte di Cristo” e per molti di noi questo viaggio ha rappresentato un desiderio finalmente realizzato perché attraverso gli occhi e l’udito abbiamo potuto condividere la gioia e il coraggio dell’incontro con persone di altre nazionalità. È stata un’occasione importante per chiederci ancora una volta cosa il Signore vuole dirci in questo tempo della nostra esistenza. Annamaria Giurisato


Adesso parliamo noi

Una settimana a

tlemcen P

er cominciare vorrei ringraziare tutti coloro che hanno partecipato e pregato per la buona riuscita di questo incontro. Mi sono sentito veramente accolto come credo sia stato per tutti quelli che hanno avuto la gioia di fare questa mia stessa esperienza. Voglio ora cercare di condividere con voi i diversi momenti vissuti di questa intensa settimana. Nella giornata, la preghiera, è un momento importante per me perché mi aiuta a ritornare all’essenziale: Gesù, la sua pace che mi accompagna. È questo, il mio legame profondo con Taizé. Partecipare al lavoro comune rende pure possibile la vita comunitaria. È un momento di incontro, di condivisione, di scambio. Collaborare alle mansioni della

casa: pulizie, cucina, distribuzione dei pasti o lavare i piatti. Tutto questo ci unisce gli uni agli altri. Capita pure che si pianga insieme (pelando le cipolle!). I responsabili hanno dato l’esempio giocando un ruolo importante nell’animare il gruppo e nel mettere tutti a proprio agio. I tempi liturgici, lo studio della Parola di Dio, la condivisione, lo scambio sono stati momenti che hanno permesso ai partecipanti di riflettere, di interrogarsi sulla propria fede. Essere introdotti allo studio dei testi sacri, di chiedersi quale significato hanno per la propria vita e avere degli insegnamenti con persone preparate su questo ci ha permesso di avere un altro sguardo sulle Scritture e di capirle meglio. In gruppo ciascuno ha avuto l’occasione


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La semplicità,

la pace e la gioia, tre parole che mi

vengono subito in mente quando penso a Taizé. È molto importante restare semplici, apprezzare quello che ci circonda e ciò che si ha. Imparare a non ricercare il benessere materiale ma piuttosto

di avvicinarci alla gente

e a Dio.

di esprimere il proprio pensiero e di vivere, in profondità ogni giorno, lo scambio di esperienze. Nella vita di ogni giorno non si ha, spesso, questa possibilità (in particolare in Algeria) di parlare liberamente, di incrociare lo sguardo dell’altro senza paura, di condividere la propria spiritualità. Per alcuni, questa esperienza, è stata qualcosa di unico e di nuovo. Io ho trovato molto ricco lo scambio, il poter ascoltare questi giovani cristiani provenienti da vari paesi che vivono situazioni diverse. Questa diversità dei gruppi è stata una vera ricchezza. I temi trattati nei vari laboratori hanno interessato molto i giovani. Ci sono stati scambi e dibattiti molto animati. Ciascuno ha goduto della possibilità di potersi esprimere creando un clima di vero ascolto. Anche nel praticare un po’ di sport i giovani hanno vissuto un momento comune. Ringrazio i fratelli di Taizé di avermi invitato a partecipare a questo incontro. Ringrazio anche tutti coloro che hanno partecipato a questa settimana a Tlemcen. In particolare ringrazio tutti quelli che l’hanno preparata. Resto in comunione di preghiera con tutti voi. Jean Montanier


Adesso parliamo noi

Il piccolo CHRIS


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l piccolo si è gettato nelle mie braccia. Ho accolto la sua richiesta di rifugiato stringendomelo al petto. Arrivato dalla Costa d’Avorio da otto mesi è in un campo di rifugiati. Chris Evan, questo il suo nome, a quattro anni ha attraversato il Sahara. Ci siamo incontrati il giorno prima e con voce rauca per la bronchite, mi ha chiamato papà. Sotto una pioggia fredda ho cercato con lui tra i corridoi, Mustafà mio amico, che lavora come infermiere in ospedale. Dopo

Nel momento in cui i popoli arabi sono in subbuglio, ce n’è uno praticamente dimenticato e senza terra. Un popolo che non è sulle prime pagine dei media occidentali. Si tratta dei saharawi, confinati da qualche parte tra Mauritania, Marocco e Algeria. Da 33 anni, circa duecentomila persone vivono, dunque, in pieno deserto; è l’esilio più lungo dei tempi moderni. Vivere in un capo saharawi è difficilmente immaginabile: anche i nomadi li evitano perché eccessivamente caldi e poco ospitali. Qui ha scelto di vivere, da cinque anni, Jean-François Debargue, un ex pastore venuto dalla Normandia, che ha lasciato la sua fattoria ai figli per aiutare i saharawi. Delle circostanze provvidenziali l’avevano fatto arrivare nel deserto, e da quel momento coordina un progetto di valorizzazione dei terreni agricoli, sviluppando dei giardini familiari che sono adesso in numero di 200 su una superficie che varia dai 3 ai 30 metri quadrati, senza contare tutte le inimmaginabili astuzie per trovare l’acqua. Un progetto finanziato da istituzioni quali la Caritas italiana.

A cura di suor Sandra Catapano

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Adesso parliamo noi una prima visita medica abbiano atteso per effettuare una radiografia. Attraversate due sale siamo giunti in radiologia dove una donna velata, rivestita di un grembiule piombato mi ordina di togliergli il golfino perché troppo grande e Popolo dei saharawi

Jean-François Debargue

la camicia perché troppo piccola. La sera prima, insieme ai suoi giovani genitori, ho trovato questo assemblaggio di indumenti perché la famiglia è stata rapinata di tutto durante la traversata nel deserto. La donna prende il bambino semi nudo, lo pone in equilibrio su una panca di legno, lo appoggia diritto contro la placca fredda e gli incrocia le braccia. Per la prima volta il bambino inquieto gira la testa verso di me e mormora: “papà”. La mia mano cerca l’estremità delle sue piccole dita. Nella sua armatura di soldato romano la radiologa, passa dietro al vetro del suo strumento di lavoro e dopo qualche minuto annuncia: “È finita!”. Era l’altro giorno. Sono le 4.30 e siamo all’alba del terzo giorno. Continua a piovere e la terra comincia a tremare ad Algeri. Lo sguardo di Chris mi impedisce di dormire. Nel sottosuolo dell’ospedale, dove ciascuno viene con la sua sofferenza e mentre anche il cielo che sembra strappato come una tenda usata che lascia cadere il suo fardello di pioggia, vedo il piccolo Chris Evan che trema. Vedo la sua radiografia di ossa di passerotto, piccola gabbia toracica fragile aggrappata al filo teso delle sue braccia come un’offerta rivolta verso la luce. Mi rendo conto che ci sono voluti tre giorni per poter cominciare a curare il piccolo Chris. Jean-François Debargue


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appuntamenti

FORUM SMA-NSA 1-2012 201

Dal 28 sera al 31 dicembre 2011 la comunità SMA-NSA di Feriole (PD) propone, anche quest’anno, di vivere insieme la terza edizione del “Forum”. Un’occasione per poterci incontrare e avere uno scambio sulle cose che ci stanno a cuore per la nostra vita e missione. Un luogo di confronto per allargare lo sguardo e discernere le direzioni in cui lo Spirito vuole spingerci. Il tema sarà:

“CHE COSA CERCATE?” GIOVANI e MISSIONE ad GENTES Il Forum è aperto a laici e a membri di gruppi che in qualche modo condividono con la comunità SMA/NSA la vocazione missionaria ad gentes. Per ulteriori informazioni rivolgersi a: Società Missioni Africane, via Vergani 40 Feriole di Teolo - Tel 049 9900494


APPUNTAMENTI

appuntamenti

2012

CONVEGNO Missionario GIOVANILE Dove? A Roma

Quando? DaI 28 aprile al l° maggio 2012 Con quale Spirito? Sempre lo stesso: comunione e collaborazione nell’animazione missionaria giovanile In compagnia di chi? Due anni fa ci siamo fatti accompagnare da Paolo, quest’anno invece lo slogan è:

Da discepoli a testimoni: la parabola di Pietro Chi sarà mai questo Pietro?


Ma fa’che, sentendomi tale non dimentichi che la Tua mano onnipotente mi ha tuttavia rivestita di È una raccolta di scritti di questa donna,

attratta dal mistero di Dio (i suoi testi, per

lo più inediti occupano 42 volumi

abiti regali … Aiutami a camminare con i miei

dattiloscritti).

piccoli passi dietro di Te, La metafora del cammino esprime

l’esaltazione del primato della Grazia

divina che ci conduce verso orizzonti

immensi e misteriosi, se è il caso,

gigante che sei venuto impetuosamente verso di me, e se vedi che

prendendoci in braccio.

incespico prendimi tra le E le pagine di Itala Mela sono una costante

testimonianza di questa esperienza di luce

la cui dolcezza può essere descritta solo da

chi l’ha cercata e vissuta.

Tue braccia.

Itala Mela (1904-1957)

APPUNTAMENTI

bambola di cartapesta!

APPUNTAMENTI

Ricordami ch’io sono la

Pellegrinaggio Domenica 29 aprile 2012 al Santuario della Madonna del Carmine a San Felice del Benaco sul lago di Garda

ALCUNI CENNI STORICI Non lontano da Desenzano e da Salò, a San Felice del Benaco, sulla sponda occidentale denominata “Valtenesi”, sorge l’antico Santuario della Madonna del Carmine. Il luogo è avvolto di devoto silenzio. Un ampio piazzale alberato porta alla Chiesa che risale al secolo XV, ad un’unica navata, soffusa di misticismo e tutta ricoperta di pregevoli affreschi. Il Santuario, iniziato nel 1460 (anno in cui vennero chiamati a dare il loro servizio i frati Carmelitani della Congregazione Mantovana) poco fuori dal paese, là dove preesisteva dal 1452 una cappella dedicata a “Santa Maria delle Grazie”, fu consacrato solennemente il 17 gennaio 1482 dal vescovo carmelitano Giorgio Vink, suffraganeo di Trento. Non è originato da qualche apparizione, ma dalla filiale fiducia di tanti fedeli in Colei che è la Madre del Redentore: Maria, la Mediatrice di ogni grazia. Una tradizione vuole che siano stati i pescatori del luogo ad esprimere così la loro riconoscenza alla Vergine per averli tante volte salvati dalle improvvise e tremende tempeste che si scatenano sul lago. Un fatto comunque è certo: i tempi erano pieni di calamità e la peste mieteva numerose vittime. Qui accorreva la gente per innalzare la sua preghiera supplice e il suo grazie per i favori ottenuti, alla Vergine Maria. Ne sono prova i tanti affreschi (ex voto) fatti eseguire dai fedeli per i favori ottenuti dal cielo. Il 2 agosto 1770 un drastico decreto di soppressione del convento da parte della Serenissima Repubblica di Venezia, spazzò via tutto il lavoro compiuto dai frati in tanti anni di presenza. Nel 1952, dopo un’assenza forzata di 182 anni i Religiosi Carmelitani tornano al Santuario di San Felice del Benaco. Dal 1994 è Centro Mariano di Apostolato Carmelitano la cui finalità è di favorire l’irradiazione del Carmelo nell’Italia settentrionale.

Da “Amare l’amore” Ed. Leonardo

Per informazioni: Sr. Marta - P. Toni - 049 9900494 Suor Martina 02/70600256 - P. Andrea 010/30701280

Rifletti Quali reazioni provocano in te gli “scenari” sopra descritti? Fra di essi quale ti colpisce di più e ti sembra particolarmente urgente per l’azione della Chiesa? Verso quale forma di impegno ti senti chiamato/a? Che cosa ti aiuta di più nel tuo impegno attuale in quanto cristiano/a? Quali difficoltà in te e nella tua comunità cristiana ti ostacolano o ti fanno particolarmente riflettere?

Prega Aiuta Signore, la tua Chiesa nel rilancio della sua azione missionaria. Il tuo Spirito susciti in noi cristiani la capacità di un impegno più forte per accogliere le sfide dei tempi nuovi e di corrispondervi nella fede e nella carità, affinché la gioia di saperci chiamati a un’inesauribile esperienza di grazia e di sequela del Maestro e Signore Gesù, siano il principio ispiratore di quanto oggi siamo chiamati a essere e a operare. Non prendano radice in noi nessuna nostalgia, nessun rimpianto, nessuna evasione dalle urgenze del presente: fa che ci lasciamo invece animare da un’ardente speranza, da una profonda passione per il Regno che viene e da un impegno capace di esprimere nell’oggi degli uomini la bellezza della promessa di Dio per il futuro. AMEN (Card. Carlo Maria Martini)

Completa e conserva questa scheda che ti accompagnerà per i prossimi numeri


scheda

Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli

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I NUOVI SCENARI CHE CI INTERPELLANO La nuova evangelizzazione è un’attitudine, uno stile audace. È la capacità da parte del cristianesimo di saper leggere e decifrare i nuovi scenari che in questi ultimi decenni sono venuti creandosi dentro la storia degli uomini per abitarli e trasformarli in luoghi di testimonianza e di annuncio del Vangelo. Si tratta di scenari culturali, sociali, economici, politici, religiosi che caratterizzano profondamente la nostra epoca quali la secolarizzazione, il fenomeno delle migrazioni, i mezzi della comunicazione sociale, l’economia, la scienza e tecnologia, la politica. DA CRISTIANI DI FRONTE A QUESTI NUOVI SCENARI La crisi finanziaria che sta affliggendo il mondo occidentale, e che si ripercuote sul resto del mondo, insieme con la crisi dei valori e con il “disagio” che percorre la Chiesa in questi ultimi tempi, rischia di prendere il sopravvento su ogni altra preoccupazione. C’è ancora un futuro per il mondo, si chiedono in molti, c’è ancora una ragione alta per impegnarsi in questo futuro? È forte il rischio di accontentarsi della gestione del quotidiano senza prospettive di ampio respiro, cadendo quindi in forme di qualunquismo… Ecco gli ambiti in cui siamo chiamati a vivere e ad agire da cristiani! Essi ci presentano situazioni totalmente inedite che sono spesso ambivalenti: comportano rischi ma anche nuove potenzialità tutte da scoprire e da valorizzare. Una sfida per tutta la Chiesa e per ogni singola comunità cristiana. AGOSTINO PLANQUE E IL SUO METODO MISSIONARIO Determinate qualità umane alimentate dalla fede: coraggio, apertura, spirito di iniziativa… “Non voglio niente di più che la semplicità, con una larghezza di vedute veramente apostolica”. “Ci vuole una reale buona volontà. Che cos’è la buona volontà? È la volontà di fare sempre ciò che Dio vuole.” “È importante che tutte lavorino con zelo e intelligenza…”. “Rimanete con coraggio nel posto in cui Dio vi ha messe…”. “Fate in modo che la fede sia il principio e la fine di ogni vostra azione”. Uno stile di azione: conoscenza delle culture e delle religioni, incontro, dialogo, solidarietà… “…State il più possibile vicine alle case della gente, non è forse lì il posto migliore per noi? Non allontanatevi da loro!”. “Rispettate le caratteristiche della gente, dei bambini, lasciateli vestire secondo il costume della loro tribù…”. “…È meglio fare dei veri cristiani nella loro terra”. “Mi sta a cuore che si formino veri uomini che facciano le comunità cristiane”. “Fate il possibile per imparare la lingua…”.

Regina Apostolorum nsa

ALGERIA sr FERRARIO Flora sr CATAPANO Sandra 5 Rue des Fréres Ould Ahcéne · 31007 EL MAQQARI ORANO T. 00213 041 282218 · florafnda@yahoo.fr sandra.catapano#@yahoo.it

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Rivista Trimestrale Anno 24

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dicembre 2011 · N

4

… Sui passi dei primi APOSTOLI

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UNA DONNA FELICE, rende bello il mondo

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In gioco il BENE COMUNE dell’UMANITÀ e il FUTURO STESSO …darsi nuove regole


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