IDROKINESITERAPIA FISIOTERAPIA IN ACQUA
L’idrokinesiterapia è una prestazione riabilitativa basata sul movimento in acqua a temperatura controllata. Essa sfrutta l’effetto antidolorifico e decontratturante dell’acqua calda che, unito alla maggiore semplicità del movimento dovuta alla diminuzione del 90% del peso corporeo sulle articolazioni e sulla colonna vertebrale, permette di curarsi in un ambiente rilassante e controllato. La temperatura dell’acqua combinata con la ridotta forza di gravità favoriscono il rilassamento muscolare innalzando la soglia del dolore e migliorano l’irrorazione sanguinea con evidenti benefici per il sistema muscolo articolare e neurologico.
Chi deve sottoporsi a idrokinesiterapia? La fisioterapia in acqua è consigliata a chi segue programmi riabilitativi-fisioterapici, sia per quanto riguarda il recupero da patologie ortopediche che neurologiche. Per quanto riguarda le patologie ortopediche il trattamento può essere intrapreso in fase precoce, onde evitare complicanze date dall’immobilità prolungata. Nel caso delle patologie neurologiche il trattamento viene adattato a quelle che sono le necessità del paziente e l’obiettivo diventa migliorare equilibrio e coordinazione, riducendo anche la spasticità (aumento del tono muscolare originato da una lesione del cervello o del midollo spinale).
Quando sottoporsi ad idrokinesiterapia? - nel contesto di programmi riabilitativi - dopo interventi chirurgici neurologici ed ortopedici - per riprendere in maniera corretta i movimenti spontanei - dopo lunga immobilità o in caso di sovrappeso - nelle patologie ortopediche croniche o post acute - nelle patologie neurologiche croniche o post acute
Quali sono i risultati ottenuti? I risultati sono evidenti da subito: - rilassamento muscolare - sollievo dal dolore -mantenimento o miglioramento della mobilità articolare - recupero della deambulazione -miglioramento della circolazione arteriosa e linfatica - aumento della forza muscolare - riduzione del peso corporeo in pazienti in sovrappeso
La riabilitazione in acqua viene inoltre spesso associata alla normale riabilitazione fuori acqua; questa associazione permette di ottenere risultati più durevoli con meno componenti traumatiche durante il trattamento.
Che differenza c’è tra idrokinesiterapia e acquagym? La prima è un’attività riabilitativa e la seconda è un’attività sportiva. Nell’idrokinesiterapia la temperatura della piscina, differentemente da quelle comuni, è controllata tra i 32° e i 34°, questo aiuta ad alleviare il dolore, riducendo lo spasmo muscolare e favorendo la distensione. Il paziente in acqua si muove con agilità e disinvoltura, di conseguenza anche da un punto di vista psicologico acquisisce fiducia migliorando sensibilmente i margini di guarigione. Il rapporto terapista/paziente deve essere, soprattutto all’inizio, estremamente personalizzato, in modo da poter svolgere esercizi mirati e controllare da vicino eventuali posture scorrette. Gli esercizi devono essere modulati sul paziente e non possono essere uguali per tutti. Inoltre i controlli dell’acqua richiesti per le piscine riabilitative con autorizzazione sanitaria sono a garanzia del paziente, per evitare complicanze in fase riabilitativa.
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TABLET ROMA
ANNO 3 NO 34 DICEMBRE SOMMARIO
PRIMO PIANO 9-10 Consigli per gli acquisti
SAPER MANGIARE 14 Panettone a Festa
TABLET RUN 21 Si corre anche a Natale
BENESSERE 36 Il gruppo sanguigno A
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Auguri di Buone Feste dalla Redazione
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TENDENZE 53 Le sopracciglia
SICUREZZA 72 Imparare a difendersi
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Editoriale di Stefano Quagliozzi
ANTIDOTO GIUBILEO.
Amore e pace contro l’odio e il terrore… Siamo a poche ore dall’apertura del Giubileo straordinario della Misericordia. Un evento fortemente voluto da Papa Francesco, per rimarcare questo aspetto troppe volte calpestato o nel migliore dei casi ignorato dagli uomini, che ha portato negli ultimi tempi a diverse situazioni di tensione tra i popoli, tra le nazioni, tra appartenenti a differenti credo religiosi. É da 715 anni che si svolge l’Anno Santo (il primo fu indetto da Bonifacio VIII nel 1300) con cadenza fissa ogni 25 anni con l’aggiunta di alcune edizioni straordinarie, proclamate saltuariamente dai Pontefici in carica. Se è vero che nel 1300 le guerre tra i popoli erano all’ordine del giorno, è anche vero che quelle cosiddette “Sante” erano terminate da poco più di 25 anni. L’VIII e ultima crociata, la guerra di religione voluta dalla nobiltà feudale con l’appoggio ed il placet della Chiesa per liberare i luoghi santi - Gerusalemme e la Palestina - dal dominio turco-mussulmano, terminò infatti nel 1274, dopo altre sette cruente guerre che durarono nel loro complesso circa trent’anni e oltre due secoli di belligeranza (la prima spedizione partì nell’anno 1095). Forse dietro quelle manovre che lasciarono pesantissime scie di sangue, si celava anche il desiderio di un controllo diretto dei traffici commerciali con l’Oriente, da parte delle case regnanti che appoggiavano le crociate con i loro eserciti. In anni molto più recenti, un pontefice che ha regnato a lungo sul trono di Pietro, Giovanni Paolo II, ha avuto a più riprese modo di chiedere “perdono” a nome dei cristiani, per gli interventi in Terra Santa durante le crociate e per l’efferatezza di soldati che, in nome di Dio, compivano massacri di innocenti. Sono passati otto secoli e tanta acqua sotto i ponti ma, come già accennato in un precedente editoriale dell’ottobre 2014, sembra che la natura umana stia ripercorrendo analoghe, infauste strade in direzione contraria, ma con la stessa devastante ferocia verso degli innocenti. Oggi un manipolo di combattenti “sedicenti mussulmani” compie atti terroristici in nome di Allah, nonostante nelle sacre scritture del Corano non vi siano richiami all’odio ma, casomai, alla pace. Si parla in questo periodo di arabi moderati per distinguerli da coloro che si macchiano di sangue solo perché assetati di violenza fine a se stessa. É difficile parlare di Islam radicale o moderato in questi casi… forse è più facile fare una distinzione tra islamici religiosi e osservanti, contrapposti a miscredenti violenti che si servono di quella religione per sfogare la loro rabbia repressa, addebitando all’Islam i risultati di devastazioni e terrore sparso in quelle civiltà che dopo centinaia e centinaia di anni, hanno trovato un equilibrio rispettoso per sé e per gli altri credo religiosi, senza fanatismi e senza violenze. Abbiamo assistito alle esequie di Valeria Solesin, la ragazza ventottenne deceduta al Bataclan sotto gli attacchi dei terroristi di Parigi, divenuta il simbolo di una civiltà in cui c’è spazio per lo studio, l’onesta, la cooperazione internazionale e la non violenza. I genitori di Valeria, devastati dal dolore della perdita di una figlia, hanno dimostrato al mondo una dignità che credevamo impossibile e un insegnamento di vita - senza odio e senza rancori - che ci ha fatto sentire tutti indissolubilmente collegati gli uni agli altri, con un sentimento di tenerezza e amore nei confronti della loro figlia, divenuta dopo il misfatto, figlia dell’Italia intera. In quell’occasione i genitori hanno voluto che al funerale di Stato di Valeria, tenuto con rito civile in piazza San Marco, nella Serenissima, vi fossero i rappresentanti delle tre religioni monoteiste, col Patriarca ed il Rabbino della città lagunare, nonché dell’Imam di Venezia e i rappresentanti delle comunità islamiche. Le parole di questi ultimi, straordinariamente giuste e d’inconfutabile condanna dell’accaduto “Valeria, i tuoi assassini hanno fallito perché non sono riusciti a instillare l’odio in noi e oggi siamo tutti qui per te. Il terrorismo va sconfitto e per primi devono farlo i mussulmani che ne sono le prime vittime”, hanno segnato un solco profondo e auspichiamo definitivamente insanabile, tra i mussulmani veri e chi ha condiviso l’agire di quel commando di Parigi, che ha provocato 130 morti e 351 feriti. É un caso quasi profetico che l’Anno Santo, indetto diversi mesi fa, cada oggi in un momento così drammatico per lo smarrimento delle coscienze, in un quadro complessivo di morte, attentati, abbattimenti di velivoli militari e civili russi, bombardamenti in Siria e guerra in Ucraina, tensioni in medio oriente, primavere arabe naufragate, rischio di furti di armi chimiche e batteriologiche da arsenali di Paesi prima alleati e poi nemici delle superpotenze. L’infaticabile Papa Francesco ha dato un messaggio di pace al mondo partendo per la prima volta nella storia dall’apertura di una Porta Santa nella città di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, uno dei Paesi più poveri al mondo, flagellato da una guerra civile di indicibile ferocia. Misericordia e aiuto agli ultimi degli ultimi. Quale antidoto migliore?
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P rimopiano di Valentina Mele
Consigli per le feste 10 (buoni) motivi per fare acquisti a un passo da casa tua Ero occupata nelle pubbliche relazione su facebook, che tradotto equivale a “mi stavo facendo gli affari degli altri”, quando una mia amicizia scrive “Ed ora si inizia il presepe!”. L’acqua che stavo bevendo mi va di traverso e inizio a ridere. Ma per favore è decisamente troppo presto per parlare di Natale. Butto un occhio sul calendario e mi rendo conto che forse la mia macchina del tempo ha iniziato a funzionare, sono estremamente sicura che solo ieri era ancora Settembre. D’improvviso le lucine che vedevo appese fuori ai negozi o ai balconi delle case acquisiscono senso. Una volta preso coscienza dell’avvicinarsi delle feste devo ammettere che anche quest’anno non ho rispettato i patti fatti con me stessa lo scorso anno: fare i regali diluiti nei mesi. Lo sapevate che più di un italiano su 4 aspetta l’ultima settimana prima di Natale per completare i regali? Io devo far parte di questa classifica... anzi a dirla tutta io faccio parte di quelli che si riducono il 24 a correre come pazzi in giro. Sono abbastanza sicura che anche molti di voi fanno parte di quel più di uno su 4... probabilmente questa statistica è un po’ falsata. In qualunque caso il punto focale adesso è solo uno: è ora dei regali di Natale. Mi sono messa a riflettere, ho stilato la mia piccola lista di destinatari e mentre pensavo a cosa donare ho preso una decisione: quest’anno niente grandi centri! Lo so, molti di voi avranno storto il naso ed altri stanno
per girare la pagina. Non voglio fare la solita predica della serie “Aiutate i piccoli negozi!”; ci ho pensato a fondo e mi sono detta “per quale motivo dovrei privarmi della comodità di un centro commerciale? Siamo onesti ripiegare su uno di questi centri ha i suoi lati positivi, primo fra tutti ti basta gironzolare dentro un pomeriggio intero ed hai bell’e fatto tutti i regali: sotto lo stesso tetto e a pochi metri hai una vasta gamma di negozi. Dopo averci pensato un po’ mi sono accorta che ci sono molti lati da valutare e così ho creato il mio decalogo. 10 (buoni) motivi per non fare i regali di Natale nella grande distribuzione. 1- Si aiutano i piccoli proprietari. Vabbè, questo bisognava metterlo, mettendolo per primo ci siamo tolti il dente del classico articolo natalizio e possiamo andare oltre. In fondo a Natale siamo tutti più buoni, no? 2- Regali originali. Ormai tutti i centri commerciali sono fatti con lo stampino e all’interno ci sono più o meno gli stessi negozi. Quindi si finisce per fare sempre gli stessi regali, invece nel negozietto dietro l’angolo potreste trovare l’oggetto insolito, la marca di abbigliamento meno conosciuta, il libro non reclamizzato di più. Insomma potreste fare un figurone regalando qualcosa che proprio non ci si aspetta e non si era visto prima. L’anno scorso sono state regalate così tante bambole di Elsa alle bimbe da poter riempire 855 castelli di Cenerentola (parola di Amazon).
4- Evitare una spesa enorme tutta insieme. Per questioni logistiche non si possono completare gli acquisti in una sola giornata ma in più tempo, perché i
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3- Strettamente legato al punto 2. Evitare i doppioni. Ebbene sì, c’è un rischio altissimo di comprare lo stesso regalo di qualcun altro, se si frequentano sempre gli stessi negozi. Sono nate diverse idee per riciclare i regali: gli swap party (serate di baratto), pagine facebook in cui si regala l’oggetto se lo si va a prendere, siti veri e propri. Lo stesso Ebay ha rivelato che ancora prima dell’avvento della Befana si possono trovare 2.600 oggetti scartati sotto l’albero.
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6- Ricevere una buona accoglienza. É innegabile che i commessi dei centri commerciali sono un pochino meno disponibili, ma non si possono proprio biasimare. Questi ragazzi sono generalmente con poca esperienza, hanno totalmente sballati gli orari dei pasti e del sonno, lavorano anche nei giorni festivi e vicino Natale si ritrovano ad avere a che fare con orde di persone impazzite. Avete mai visto cosa accadde ad una fila di formiche quando si ritrovano davanti un ostacolo, o pensano di essere in pericolo? Un delirio, corrono da una parte ad un’altra senza il minimo senso logico, io credo che si avrebbe lo stesso effetto, se si osservasse un centro commerciale dall’alto in questo periodo. Per tutti questi motivi è ovvio che, al negozio dietro l’angolo, potete trovare commessi più calmi e molto spesso lo stesso titolare del negozio che avrà un occhio in più da dedicarvi. negozietti in questione non si trovano tutti vicini; di conseguenza occorre diluire i regali in più giorni, evitando di ritrovarsi in un solo giorno senza più un soldo in tasca. Mediamente gli italiani fanno 9 regali a testa occupando giornate intere. 5- Impiegare meno tempo. So già che dopo aver letto il punto 4 avrete pensato “e chi lo ha il tempo?”. In realtà se ben ci pensate vi servirebbero diversi pomeriggi per lo shopping natalizio, in un centro commerciale: avendo svariati negozi simili vi ritroverete a girare a vuoto alla ricerca del regalo giusto. Quando ne avrete visto uno sarete portati a pensare “e se ci fosse qualcosa di meglio in quel negozio più avanti?”. Io, invece, vi propongo un sistema diverso: in un momento di relax qualsiasi, tipo una doccia, la colazione, la pubblicità in mezzo ad un film... pensate a quale sarebbe il regalo perfetto per la mamma, il papà, la fidanzata/o, la nonna/o... decidete in quale negozio cercarlo dopo di che andate diretti lì e nell’arco di mezz’ora, o poco più, avrete già fatto un regalo.
7- Grandi affari. L’idea generica è che nelle grandi catene in generale si possa trovare il prezzo più basso. Tale idea non è del tutto esatta. É senz’altro vero che nelle grandi distribuzioni si possano trovare prezzi più competitivi, però non va trascurato il fatto che in una piccola attività si potrebbe anche trovare una valida alternativa a quel prodotto ad un prezzo ancora migliore. 8- Sicurezza. Visti i tempi che corrono evitare posti troppo affollati e chiusi potrebbe avere una sua valenza. 9- Evitare un bel mal di testa. Diciamo la verità stare per troppe ore chiusa in un luogo con gente che si affolla in ogni dove, con carrelli che vengono incastrati nei negozi come se si stesse giocando ad un Tetris vivente, con bimbi che piangono esausti, aria condizionata altalenante e musichette che cambiano di negozio in negozio è una prova sfiancante un po’ per tutti.
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10- Evitare file kilometriche alla cassa. Provate ad entrare in una profumeria di un centro commerciale in questo periodo? Nel frattempo che attendete il vostro turno potreste: finire “Guerra e Pace”; preparare mentalmente una cena da proporre a Masterchef; ricordare esattamente tutti i nomi dei 7 nani, anche quell’ultimo che sfugge sempre.
S aper mangiare di Marco Lungo
Celiachia ed Intolleranza al glutine
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Avete notato che aumento di persone che vogliono mangiare senza glutine e che si definiscono celiaci o intolleranti al glutine, troppo spesso senza proprio sapere di cosa si parla? Partiamo dalla definizione. La celiachia è una malattia autoimmune RARA, secondo il Ministero della Salute a cui mi attengo (dati 2011), codificata dalla presenza nei geni del malato degli alleli HLA-DQ2 e HLA-DQ8 e, in misura minore, l’HLA-DR4. La grande maggioranza dei celiaci è HLA-DQ2 positivo, se non è così è positivo per HLA-DQ8. La presenza di questi alleli nell’organismo è segno certo di celiachia, dormiente o conclamata, che deve essere poi verificata come attività dalla biopsia intestinale che accerta il livello di danno intestinale classificato secondo la Scala di Marsh. Anche un esame del sangue può dare indicazioni dello stato celiaco, qualora evidenzi la presenza di anticorpi antiendomisio – EmA, anticorpi antitrasglutaminasi – tTG ed antigliadina – AGA, specificatamente negli isotipi IgA ed IgG. La probabilità che un italiano abbia entrambi gli alleli HLA, escludendo il terzo, è di 1 su 1850, (1 su 1750 negli USA), cioè in Italia si parla di circa 31.000 malati che sono veramente celiaci conclamati. Insomma, all’atto pratico, siamo sotto l’1% della popolazione. Se di alleli HLA ne è codificato uno solo, come accade a 1 su 170 (1 su 105 negli USA) circa, possiamo sviluppare una intolleranza al glutine più o meno forte, che è ben altra cosa. Quindi, diciamo subito che la celiachia non si attacca per contagio e che non è condizionata dall’ambiente. L’intolleranza, invece, può essere scatenata dall’ambiente per la presenza nella dieta di glutine (e poi vedremo quale) ma stiamo sempre parlando di circa 335.000 persone in Italia. Ora, non correte a farvi gli esami del sangue, eh? Queste sono cose esclusivamente da medici specializzati, non da stregoni o fai-da-te. Ho riportato quanto sopra solo per farvi capire che non è facile dirsi “celiaci” o “intolleranti”, come tanti fanno a casaccio, mettendo spesso in crisi inutilmente i ristoratori, solo attribuendo al glutine la propria pinguetudine, cosa del tutto impossibile visto che il glutine è una proteina e, come tale, è amica del dimagrimento ed assolutamente non del grasso… Tornando ai celiaci veri e propri siamo, quindi, su numeri molto conte-
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nuti. Non solo. Non sembra colpire le persone di colore (ecco perché i dati USA sono differenti), la maggioranza sono donne e circa l’80% di questi numeri è di pazienti asintomatici, cioè che hanno la malattia ma non hanno nessuna conseguenza rilevabile per molto tempo e sono spesso, purtroppo, esposti a conseguenze fuorvianti ed a volte anche letali. La differenza fondamentale tra il celiaco vero e l’intollerante, è che il celiaco deve stare per tutta la vita lontano dall’ingerire glutine, mentre invece una dieta di almeno 6 mesi che non contenga glutine può bastare per rimettere in sesto un intollerante. Questo, comunque, è vero per tutte le “intolleranze” che si dichiarano o che ci dicono che abbiamo, infatti i dottori più seri dicono che il controllo va rifatto ogni 3-6 mesi perché le nostre reazioni cambiano nel tempo. Attenzione, c’è una ulteriore distinzione: “Intolleranza” e “Sensibilizzazione” al glutine. Mentre la prima ha cause vere e proprie di predisposizione personale, la seconda si manifesta in individui sani e non predisposti quando avviene una prolungata esposizione ad un’agente sensibilizzante. Nel nostro caso il glutine e, come vedremo più in là, a “quale” glutine…. Cosa succede nella celiachia? Una cosa piuttosto spiacevole. Si livellano e si danneggiano i villi intestinali nell’intestino tenue e non si assorbono più un bel po’ di nutrienti necessari alla nostra buona salute o, addirittura, alla sopravvivenza. I villi intestinali sono una geniale invenzione del nostro Creatore che, nell’intestino tenue, quindi dopo lo stomaco, ha cosparso tutta la lunghezza di escrescenze che, di fatto, aumentano la superficie reale attraverso la quale vengono assorbiti i nutrienti digeriti. Se questi villi non ci sono più perché si livellano o si danneggiano, come a causa della celiachia, la superficie attraverso la quale assorbiamo i nutrienti diminuisce. Come accade questo livellamento dei villi intestinali? Beh, questo è il meccanismo classico delle malattie autoimmuni: dal nostro DNA viene codificato un qualcosa che è riconosciuto dal nostro sistema immunitario come pericoloso o, come nel nostro caso, che lo rende reattivo in eccesso a qualcosa di esterno, di conseguenza scattano immediatamente le
tamente nulla nei sedicenti “intolleranti” che lamentano “gonfiore” dopo un piatto di pasta o una pizza. Statene del tutto tranquilli. Una pasta seria o una pizza realizzati con farine di alta qualità, fanno felici il palato e l’intestino. Mi sono “divertito” più volte a dimostrare ad amici, convintissimi di essere assolutamente “intolleranti al glutine” che, facendogli mangiare pasta o lievitati prodotti con farine serie, non avrebbero avuto alcun problema e così è sempre stato, mai un errore, anche perché chi lamenta gonfiore è quasi certamente solo un “sensibilizzato” al glutine e non un intollerante. Si è sensibilizzato, nella maggioranza dei casi, per aver ingerito a lungo frumento di qualità molto scadente, purtroppo. Le farine buone costano anche tre o quattro volte quelle comunemente usate dappertutto o che trovate sugli scaffali dei supermercati e questo, capite bene, sì che spesso non è facile da digerire, in tempi di crisi o di concorrenza basata sul prezzo più basso. Ciò mi fa chiudere con un inciso sulla questione pasta e farine: quelle buone non sono quasi mai quelle pubblicizzate. Non possono esserlo. Non possono, soprattutto quando noi vogliamo pagare di meno. Il problema siamo noi, quindi. Se in questo campo, ma come dovremmo fare in tutti gli altri, la massa di clienti richiedesse in massa ed a ragion veduta una migliore qualità, anche l’industria dovrebbe adattarsi e smettere di produrre in molti casi dei prodotti scadenti venduti a prezzi nei quali confluisce tanta pubblicità, che prima vediamo e poi mangiamo nel piatto. Il mio consiglio è di cercare di informarsi meglio, vedere ad esempio le scelte dei grandi chef (per favore, non quelli in televisione…) e provare ad esempio le paste che usano. Oggi con Internet si ordinano facile. Pagherete le spese di spedizione, sì, però avrete la prova che quanto ho fin qui scritto è sostanzialmente vero e cambierete qualcosa nel vostro modo di pensare prima e di comprare pasta o farina poi. Altrimenti, continuate a pagare prodotti che, ad esempio, fanno smettere a grandi attori di stare con le più belle donne del mondo ed iniziare a parlare con una gallina. Vorrà dire che state bene così. Ah, no, non è vero, siete “intolleranti al glutine”, dimenticavo….
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nostre stesse protezioni linfocitarie e nascono perciò infiammazioni più o meno importanti o danni ancora maggiori. Nel nostro caso, accade che per l’infiammazione l’interno del villo intestinale si gonfia e si congiunge a quello vicino, “allisciando” di fatto l’intestino tenue, mandando così a remengo la bella pensata del Creatore. I sintomi del male celiaco, a questo punto, dovrebbero anche essere chiari: diarrea precoce e dolorosa, bianca, come da cosa non digerita (infatti, non si è assorbito quasi nulla), quasi sempre forti crampi addominali, produzione di gas spiacevoli… insomma, non è un bel vivere. Chiaramente, questo vale per aver ingerito cose che contengano glutine. Scattano le difese in eccesso o inappropriate, l’intestino tenue si infiamma, quindi non si assorbe nulla anche del resto ingerito, o quasi. Tornando per un attimo a chi ha un esercizio commerciale di ristorazione, quindi, non è che si debba poi preoccupare più di tanto della celiachia conclamata vera e proprio. Il celiaco è un malato raro, certo che quando si presenta e dice che lo è va preso sul serio ma, normalmente, è persona molto accomodante e comprensiva, essendo ben cosciente del suo male. L’intollerante è spesso una moda dirlo, tira fuori le peggio intolleranze alle cose che arrivano fino a Saturno opposto a Giove in Scorpione, però c’è da dire che sul glutine qualcosa c’è. E qui fate attenzione, perché faremo un discorso di qualità importante su quello che ci interessa, cioè che cosa è vero su cosa mangiamo come pasta ed altri derivati dal frumento, soprattutto. Avevamo accennato che il glutine non è tutto uguale, poco più sopra. Bene. Il glutine è formato da gliadina e glutenina. Lasciamo perdere la prima e concentriamoci solo sulla glutenina. La glutenina, a sua volta, è divisa in alfa, beta, gamma e omega glutenina. Ora, recenti studi hanno evidenziato che l’alta presenza di alfa-glutenina nella pasta, nel pane e nella pizza, per dire, è causa dello scatenarsi di sintomi simili alla celiachia ed all’intolleranza. L’alfa-glutenina, sappiamo oggi, è contenuta in massima parte ed in alte proporzioni nel frumento di qualità scadente, mentre il frumento più pregiato, spesso, ne è quasi privo. Per questo, in genere non scatena assolu-
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ALVARO PAGANELLI E LE PIZZE GOURMET Specialità di Pizza 120 Dall'esperienza trentennale nella preparazione degli impasti per la Pizza, il maestro Alvaro Paganelli ha creato la Pizza Gourmet. Impasti elaborati ed esclusivi preparati con farine scelte eclusivamente macinate a pietra come la farina di farro Spelta, di farro Monococco, Senatore Cappelli, farine di grano saraceno, Kamut, segale, avena, mais e ceci. Alvaro racconta ai nostri lettori come è nata questa idea. Visto l'evolversi della pizza, ho deciso di fare le Gourmet che esaltano le farine speciali che utlizzo e i prodotti freschi e genuini del nostro territorio. Questi impasti conferiscono un valore aggiunto ai prodotti, un modo per riscoprire non solo la Cucina ma anche i prodotti dai sapori perduti, e di ottima qualità. Dare valore alla genuinità del nostro territorio nazionale, con i prodotti DOP, DOC e IGP come la burrata, le olive taggiasche, il pecorino di Fossa, il Lardo di Colonnata e tanti altri. Le Pizze Gourmet sono da degustare con l'ottima birra artigianale, italiana e belga, scelta da Alvaro, grande intenditore. Una pizza può contenere anche due gusti e può essere mangiata da più persone. Un'ottima soluzione per dare al momento del pasto un carattere di convivialità. Anche quest'anno Pizza 120 ha ricevuto il riconoscimento delle Eccellenze Italiane e di TripAdvisor.
Lo faccio in casa di Giorgia Conti
Panettone a festa É dal mese di ottobre che girando per supermercati è possibile acquistare panettoni e pandori. Pur pressata dalle richieste insistenti dei miei figli che vorrebbero assaporare prima del tempo ciò che con il ricordo potrebbe portarli più vicini al Natale, io continuo ferma ad oppormi. Il Natale è famiglia, odore di clementine nell’aria, fuoco crepitante nel camino e, soprattutto, fragranza dei dolci natalizi della tradizione. Che proprio lì devono restare, confinati fra il 23 dicembre ed il 6 gennaio a ricordarci con il loro profumo, quanto sia speciale questo periodo dell’anno. E allora, per rendere tutto ancora più unico e indimenticabile, perché non arricchire il proprio dolce di Natale con una decorazione in pasta di zucchero all’esterno ed una crema al suo interno? Uno solo magari ma fatto con amore, un dono particolare per la propria famiglia, per gli amici, per coloro a cui vogliamo veramente augurare un Natale goloso e magico…
Crema ganache al doppio cioccolato É una crema molto usata in pasticceria, un vero asso delle creme, di semplice preparazione, di ottimo sapore (per gli amanti del cioccolato, ovviamente) e dall’aspetto estremamente invitante!
Procedimento: Scaldare in un pentolino la panna. Quando è prossima al bollore, spegnere il fornello e “tuffare” la cioccolata ridotta in quadretti o triturata. Aspettare circa 5 minuti e poi mescolare. Lasciare, raffreddare, porre in frigo per alme-
no 4 ore. Montare il composto con le fruste per ottenere una crema soffice.
Farcitura: una volta montata la crema, rimuovere la parte centrale cilindrica del dolce e riempire aiutandosi con la sac à poche, richiudere poi la parte superiore con un “tappo” ricavato dal dolce stesso. Lasciar riposare in frigo per far stabilizzare la crema e ambientare a temperatura un’ora prima di consumare. DECORAZIONE Fatevi aiutare dai bambini in questa fase, magari sarà un lavoro meno preciso ma pieno di gioia! 250g pasta di zucchero bianca 50g pasta di zucchero rossa 100g pasta di zucchero verde Gelatina alimentare per incollare Confettini natalizi Stampini ad alberello Stendere la pasta bianca e ritagliare con una rotella o un coltello affilato una forma irregolare che ricordi la colatura della glassa per la parte superiore. Marmorizzare un po’ di pasta bianca in 70g di pasta verde per ottenere con l’aiuto dei tagliapasta ad alberello un boschetto innevato che circondi il nostro dolce. Utilizzare la pasta restante per modellare dei soggetti natalizi da posizionare nella parte superiore del panettone (se basso) o ai piedi dello stesso (se alto). Rifinire con “palline di neve” e confettini vari. BUON NATALE A TUTTI VOI!
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Ingredienti: 200g panna fresca 100g cioccolato svizzero al latte 100g cioccolato svizzero fondente.
La Rosa del Dessert
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V ini, Oli e... Birra di Raffaella Palpini
Il Vino Novello Novembre…mese di profumi e nuovi sapori! A chi non vengono in mente caldarroste e vino novello? Vogliamo ancora una volta accompagnarvi nel magico mondo del vino dedicando questa lettura proprio a lui. Non a caso il giorno di san Martino, 11 novembre, si beveva il vino nuovo! Iniziamo con un distinguo estremamente importate tra vino novello e vino nuovo. Ancora oggi molte persone chiamano vino novello il vino nuovo non sapendo che si tratta di un vino completamente diverso sia come caratteristiche che come metodo di produzione. Difatti il vino Novello è un vino realizzato grazie una tecnica vinificatrice molto specifica che viene descritta dal disciplinare che regola la produzione di vino e che si basa sulla macerazione carbonica delle uve non pigiate Peraltro il termine novello non può più essere utilizzato per indicare il vino nuovo. Infatti il VINO NOVELLO propriamente detto è quello che nasce dalla macerazione carbonica ideata da alcuni ricercatori francesi nel 1934. Questi ricercatori francesi osservarono cosa accadeva nella conservazione dei grappoli a bassa temperatura a contatto con Anidride Carbonica. Dopo un paio di mesi si accorsero che i grappoli erano diventati gassosi e frizzanti, dal sapore peculiare ma non sgradevole. Naturalmente i grappoli non erano più adatti per la commercializzazione e pertanto decisero di vinificarli; il vino che ne uscì risultò certamente “diverso” ma molto piacevole.
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Il vino novello francese prende il nome dalla zona di produzione: Beaujolais Nouveau. Negli ultimi anni, la moda del vino novello ha contagiato consumatori e produttori italiani. Ma come fa un vino a essere pronto dopo poche settimane dalla raccolta dell’uva? Proprio grazie alla macerazione carbonica. In pratica, consiste nel riempire di uva un contenitore e poi chiuderlo ermeticamente per 7-18 giorni a temperatura di circa 30°C, previa saturazione con gas anidride carbonica. Il risultato è un vino particolarmente profumato. Una minima parte di uva, quella più in basso, resta schiacciata dal peso dell’uva soprastante e libera mosto che inizia a fermentare, grazie anche ai lieviti già presenti nell’uva, producendo alcol e anidride carbonica; questo gas satura rapidamente l’ambiente, per cui le cellule intatte dell’uva intera vengono costrette a modificare il loro metabolismo ,effettuando un tipo di fermentazione intracellulare (o autofermentazione) e cedono il colore dalla buccia alla polpa. Alla fine del periodo di permanenza, nella vasca satura di anidride carbonica, l’uva contiene una quantità di acidi assai inferiore rispetto all’origine; vengono formati nuovi componenti odorosi, che ricordano la fragola e il lampone, oltre a un intenso fruttato dell’uva. A quel punto tutta la massa viene pigiata e posta nel tino di fermentazione dove, in due o tre giorni, terminerà la trasformazione degli zuccheri in alcool.
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Il vino ottenuto matura in breve tempo, tanto che deve essere imbottigliato entro la fine di dicembre (come indicato dalla legislazione vigente) e consumato entro pochi mesi. Secondo la legislazione italiana, da quest’anno, il vino novello può essere messo in vendita dal 30 ottobre dell’anno di vendemmia. La legislazione, inoltre, affinché il vino possa essere chiamato Novello, prevede l’utilizzo obbligatorio a macerazione carbonica per il 40% dell’uva, mentre il restante 60% può essere vinificato con il metodo tradizionale. E’ da sottolineare che il metodo di vinificazione della macerazione carbonica, oltre alle caratteristiche olfattive particolari, dona al vino un colore particolarmente vivo, con tonalità che ricordano il porpora e un gusto dove predomina la freschezza. In Italia la produzione spazia su quasi tutto il territorio nazionale, isole comprese, e a differenza della Francia che utilizza solamente uve Gamay, si utilizzano una molteplicità di vitigni. Vediamo le sue caratteristiche. Il vino ottenuto con questa tecnica è caratterizzato da importanti sentori fruttati, in particolare fragola, lamponi e frutti di bosco, da grande morbidezza e da livelli tannici bassi, risultando subito pronti da bere e privi della struttura necessaria per l’affinamento e l’invecchiamento. Il colore è caratteristico, vivace, brillante e va dal rosso fino al porpora intenso, con riflessi violacei. Per quanto riguarda l’abbinamento parliamo di accoppiata perfetta con le caldarroste! Può accompagnare piatti a base di funghi, salumi e formaggi piccanti e la temperatura deve essere compresa tra i 14° e i 16°. Va consumato entro 6 mesi per apprezzarlo al meglio. Abbiamo già detto che il vino Novello non va confuso con il vino nuovo, quest’ultimo esce subito dopo la vendemmia prima del novello ed è un vino a tendenza dolce e poco alcolico perchè la fermentazione in questo caso dura poco, quindi dal punto di vista organolettico rimane abboccato e molto fruttato, molto più simile ad un succo d’uva che ad un vino vero e proprio.
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TLaablet Run rubrica per i runners di Lorenzo Sigillò
È tempo di correre per smaltire le abbuffate! Già tempo di bilanci per i runners, con la chiusura dell’anno che incombe assieme alle corse di fine stagione che, complice il freddo, spingono gli appassionati oltre il limite... anche “grazie” alle abbuffate natalizie. E mentre ci prepariamo al Natale, prima di passare ai buoni propositi del nuovo anno, e soprattutto prima di scrivere la parola fine su questo 2015, eccoci alle ultime occasioni per coronare l’annata con qualche successo sportivo personale. Comincia l’inverno, cambiano, o meglio, sono già cambiati gli orari migliori per correre, l’abbigliamento si allunga ed anche l’alimentazione viene modificata. Ma ci sono tante sensazioni positive anche in questo periodo, perché il corpo vi ringrazia di non rimanere in letargo, la mente continua a macinare benessere ed in men che non si dica vi accorgerete che nonostante tutto le giornate si allungano e voi siete sempre in forma, pronti a qualsiasi sfida! Ma nessuna illusione, la primavera non è alle porte, il tempo meteorologico non sarà sempre clemente, il cronometro non rallenterà ed i chilometri non saranno di meno... ma sapete anche che non ci sono brutte giornate per correre, ma solo pessime scuse per non farlo! Tra le corse di dicembre, infatti, alcune sono davvero imperdibili e non potranno che farvi alzare il sedere dal divano. Non solo regali da scartare per i runners, perché tra un panettone ed uno strappo alla regola, si moltiplicano dunque le occasioni di correre durante le festività. Domenica 20 dicembre si potrà scegliere tra i 21km della 8a Christmas Run di Villa Pamphili ed i 6km della 4a Corsa dei Babbi Natale di Montalto di Castro. Post sbor-
nia, invece, il 26 dicembre con la primissima Maratona di Santo Stefano di Rieti, mentre il 27 c’è la Maratombola della Pineta di Castel Fusano, sempre sulla distanza classica dei 42,195km oppure per i non maratoneti c’è La Natalina, 10 chilometri in quel di Monterotondo. Nonostante la giovane età della gara, forte di uno dei brand più potenti del mondo, arriva inoltre l’attesissima We Run Rome Nike! Giunta alla quinta edizione, la Nike Run si corre in molte città sparse in tutto il globo ed ovviamente anche a Roma. L’ormai noto plusvalore della Capitale sarà la consueta opportunità di percorrere il centro cittadino della città eterna che presterà 10 chilometri ai migliaia di appassionati, che vorranno salutare l’anno con quest’ultima sfida passando tra Piazza del Popolo e via del Corso. Appuntamento allo stadio Martellini di via delle Terme di Caracalla, il 31 dicembre alle 14, iscrizioni su www.werunrome2015.com . Ed infine, giusto il tempo di ‘digerire’ le feste che, il 6 gennaio, si ricomincerà con i 10km della 24esima Corri per la Befana, nota corsa al Parco degli Acquedotti! Chiudiamo chiosando e dispensando ovvi consigli su come cercare di non abusare con dolci ed alcool, autentico veleno per gli atleti! Sappiamo però che tra i Tablet Runners ci sono soprattutto appassionati e non professionisti, che magari amano anche i piaceri della tavola e del buon bere.... quindi l’unico vero consiglio è quello di una bella corsetta il giorno dopo le abbuffate, anche breve e senza esagerare, o in camminata veloce, che alleggerirà i sensi di colpa e allevierà il corpo aiutando l’espulsione di tossine e poco poco grasso! Stay Tablet, Stay Run, Stay Christmas!
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Auguri di buone feste!
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Ristorantino dei Folli Lo Slow food nel cuore
Emanuela e Andrea hanno aperto dal giugno scorso il Ristorantino dei Folli una realtà di impresa molto originale che propone al cliente un menù studiato sulla base di prodotti provenienti esclusivamente dai presidi Slow Food, allevamenti controllati e tradizionali, tranne la verdura di produzione locale. A seguito delle dichiarazioni dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità sugli effetti dannosi della carne rossa, che hanno gettato nel panico e nella confusione molti consumatori italiani, hanno deciso di controinformare i nostri lettori sull’argomento, raccontandoci di come stanno le cose e di come dovrebbero essere.
Perchè, secondo voi, tanto accanimento verso la carne? C’è un forte e giusto movimento di opinione degli animalisti contro il maltrattamento degli animali negli allevamenti industriali e la scorretta metodologia utilizzata per lo sviluppo e crescita del bestiame, una realtà che induce il consumatore ad essere sempre più vegetariano se non addirittura vegano. In più da alcuni studi effettuati sono emersi dati che lasciano allibiti come il fatto che gli allevamenti industriali sono responsabili del 18% di produzione dei gas serra. Ciò dipende dall’importante quantità di gas metano prodotto dal letame di grandi e innaturali ammassamenti di animali. Fondamentalmente è l’allevamento industriale sotto accusa? L’allevamento industriale fa impazzire l’animale che viene tenuto in luoghi sovraffollati, a cui vengono mutilate corna e zoccoli, senza anestesie, che allo stesso tempo viene sovraccaricato di antibiotici e vaccini, affinchè un capo malato non contamini la batteria. L’80% dei vaccini prodotti in America sono per il settore allevamento, e sono studiati esclusivamente per l’uso animale. Questo tipo di allevamento favorisce l’estinzione di alcune razze animali in quanto sopravvivono solo le razze che resistono alla stabulazione fissa. Un metodo che rende molto tenera la carne e ne ottimizzza i profitti. Più bestie più profitto. Le industrie hanno costruito un’idea della carne tenera a tutti i costi, senza tenere conto delle caratteristiche del tipo di vacca e/o specie. Noi abbiamo quindi scelto di utilizzare carni di piccoli allevatori dei presidi Slow Food, che proteggono le caratteristiche organolettiche delle stesse.
Spiegate ai nostri lettori cosa vuol dire l’uso e il consumo di prodotti Slow Food, e cosa sono i presidi? Il presidio Slow Food è una fondazione che nasce negli anni ‘80 come risposta al fast food, non al mangiare il pasto veloce ma al consumare i prodotti che sono stati prodotti velocemente. Quindi il presidio deve essere prodotto naturalmente. Per esempio nella produzione dei formaggi non vengono utilizzati fermenti che ne velocizzano il maturamento. Il presidio è per la biodiversità e interviene in caso di rischio di estinzione reale o potenziale, per mantenere i legami con la memoria e l’identità di un prodotto. Nel caso di animali essi devono appartenere a popolazioni autoctone bene acclimatate in un territorio specifico e allevate nel medio e lungo periodo, secondo pratiche tradizionali. Salva la biodiversità per salvare il pianeta. Gli animali sono ecosostenibili e non inquinano. Il letame viene utilizzato per la concimazione dei campi. Il bestiame è allevato al pascolo o allo stato brado, i vitelli non vengono strappati alle madri, i bovini non vengono mutilati ma allevati in piena osservanza del trattato di Lisbona che li ha riconosciuti come esseri senzienti. Non subiscono trattamenti antibiotici e vaccini, vivono liberi nel loro ambiente naturale, viene riservata la qualità organolettica della carne. Senza cercarne la tenerezza a tutti i costi, valorizzando sia i tagli nobili che meno nobili. Andrea, lo Chef, rispetta il prodotto, rispetta la cucina e il cliente. Conoscitore profondo della carne la propone nel pieno riguardo della tradizione. Emanuela è un’ottima padrona di casa nell’illustrare i diversi tagli della carne e altri prodotti proposti nel loro particolare menù, convincendo anche i più restii e increduli all’assaggio di cibi dai sapori perduti. Avremo con loro un appuntamento mensile e nei prossimi numeri entreremo nello specifico del loro mondo.
vieni a scorpire chi è lo chef
Via Guido Maria Conforti, 21 – Acilia (Rm) Telefono: 06 52 36 31 49 - 392 3108955 E-mail: info@ilristorantinodeifolli.it Il Ristorantino dei Folli
Tablet incontra di Roberta Savona ph Carlo Tartarelli
Caput Mundi International Burlesque Award Il bilancio della terza edizione, ad un mese di distanza dall’elezione...
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Albadoro Gaia
ph Carlo Tartarelli
degli spettacoli, quando i performer scesi in strada ed accolti dalle cromate Harley Davidson dei Free Bikers e dalle auto d’epoca degli amatori Conti e Baldassari dell’American Cars Club, hanno completato un quadro che ci ha riportato indietro nel tempo. Da Largo Fellini a Beverly Hills su quattro mitiche ruote, il passo è breve... In un lampo è di nuovo Dolce Vita, paparazzi e fiumi di bollicine, per una notte che è durata un attimo di pura eterna follia... Il Bilancio: Circa duecento iscrizioni sono giunte al Caput Mundi International Burlesque Award, ma solo dieci nuove proposte sono arrivate a combattersi il titolo di Papessa del Burlesque vinto (dalla più meritevole secondo la giuria), l’australiana Tina Joy. Oltre mille le presenze nella tre giorni, in cui si è combattuto per l’ironico titolo di Papessa (il cui hashtag/ augurio della manifestazione #porcapapessa, è divenuto subito virale). Seconda e per il secondo anno consecutivo, è arrivata invece l’italiana Jolie Tease. Sono giunti da ogni parte del mondo, tanti burlesquer & boylesquer, pronti a darsi la carica dietro il sipario e a combattere fino all’ultimo pasties in scena, per una manifestazione che ha reso possibile rivivere i fasti di un tempo ed una bellezza immortali. Un folto pubblico appassionato, è giunto sposando il dress code, dando spazio a paltò, gilet e corsetti. Donne cinte da casti e immaginifici bustini, accompagnate da cavalieri damerini, con tanto di orologi da taschino e giacche doppiopetto. “Il Caput Mundi è ormai un piccolo pezzo di storia moderna romana, che guarda con amore al passato, per riviverlo nel presente”, così Albadoro Gala racconta il sogno di un weekend che implica il lavoro di lunghi mesi e che coinvolge tutto un movimento di persone mosse da una grande passione, che la regina del burlesque italiana ha voluto fortemente ringraziare... Vibrissa, supportata dal suo frizzante Azzurro Fumo, insieme al duo in drag Karma B, hanno condotto egregiamente le tre serate del festival, dirigendo i tanti artisti ed accogliendo il folto pubblico, immortalati anche dal documentario girato da Pietro Giacone e Raymond Varraud, per uno spettacolo che ha suscitato sospiri, eccitazione ed emozioni irrefrenabili... Il Caput Mundi International Burlesque Award si è avvalso della collaborazione dei siti di informazione Affaritaliani.it e Romecentral.com. Proprio quest’ultimo avrà un ruolo importante nella realizzazione della prossima edizione 2016... L’appuntamento con il Burlesque è per il prossimo autunno, con le tante iniziative dirette dalla meravigliosa Albadoro Gala e dal suo entourage. ph Carlo Tartarelli
Sono trascorsi tre anni da quel primo festival che portava in spalla l’altisonante titolo di Caput Mundi. Da quella prima esperienza, le aspettative sono cresciute e diremmo anche ampliamente confermate dallo sfarzo dell’ultima kermesse, svoltasi esattamente un mese fa nel cuore pulsante della Roma felliniana... Dal Teatro Centrale al Burly Speakeasy di via Veneto, passando per il The Yellow, hotel che ha accolto le trenta luminose e colorate artiste giunte da ogni parte del mondo, per gareggiare e vincere il titolo di nuova reginetta del burlesque. Sono stati tre giorni che ci hanno portato indietro nel tempo, tre giorni di bellezza immortale, quella delle foto sbiadite che hanno evocato i fasti della Dolce Vita, venendo colti anche dall’occhio paparazzo del grande Rino Barillari, che di dolce vita tanto avrebbe da raccontare... Capitanati dalla direttrice artistica Albadoro Gala, hanno sfilato nella capitale damerini in doppio petto, performer ricoperte da candide piume, flappers, bustini, baffi a manubrio, bretelle e baldanzosi abiti brillanti, che hanno illuminato la storica via Veneto, suscitando l’ilarità dei passanti e la curiosità dei fotografi accorsi numerosi, attirati dalle note swing della street band Sticky Bones... il salotto decò al civico 81 che ha preso il nome di Burly Speakeasy, così ribattezzato in onore della tre giorni di cultura retrò, ha accolto gli appassionati del genere, raccolti su sofà e sedie di primo ‘900 che formavano un cerchio in cui si sono esibiti gli ospiti internazionali: dalla bella Rita Lynch, orgoglio italiano, alla francese Mara Denudèe, passando per Calamity Chang, newyorkese d’adozione, ma asiatica d’origine. E poi ancora Tallulah Blu, Simone de Boudoir, Miss Cool Cat, fino alle special guest Russell Bruner e Michelle L’Amour, vere e proprie icone del genere che hanno scatenato e scaldato la folla. Le serate sono continuate anche al termine
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I Figli Del Cuore
Facili istruzioni per un difficile compito:essere genitore adottivo/parte terza di Antonietta Zorzi
Prosegue dal mese scorso sulle pagine di TabletRoma questa rubrica che non vuole essere un vademecum sull’adozione per due semplici motivi: il primo è che sarebbe impossibile stilare nero su bianco delle regole che dettino cosa fare e cosa non fare, la burocrazia sappiamo, ha varie sfaccettature. Il secondo, più semplice, è che l’idea di far nascere questa rubrica l’ho avuta nel momento stesso in cui ho iniziato il percorso adottivo quando, mi dicevo, avrei tanto desiderato trovare tra i media una cosa simile a quella che voglio fare qui e cioè, meno ufficialità e più praticità! Sono una “mamma in attesa”, fiduciosa che, quest’attesa, sarà fruttuosa. Vi racconterò di come si inizia e che lo scalare la montagna della burocrazia, in realtà, vi risulterà compito ben più semplice di come pensate. Vi confiderò piccoli segreti per “sopravvivere” alle eterne attese, ad appuntamenti interminabili e a tante cose ancora sperando di saper donare anche un po’ di sana leggerezza e serenità, ingredienti fondamentali per affrontare questo splendido, seppur difficile, viaggio. ...prosegue dal numero di TabletRoma di Ottobre
Aprite l’agenda…iniziano i vostri appuntamenti!
Aprite l’agenda…iniziano i vostri appuntamenti!Dopo la busta gialla, verrete contattati dai Servizi Sociali per iniziare i colloqui. Solitamente tutto l’iter dura circa 4 mesi ed è esattamente uguale sia per chi fa adozione nazionale, internazionale o entrambe. Io ero emozionatissima al mio primo colloquio! Per comodità gli appuntamenti venivano quasi sempre fissati tra le 7:30 e le 8:00 del mattino, così da non assentarmi dall’ufficio. Io e mio marito abbiamo fatto sin dall’inizio colloqui di coppia, i primi solo con l’assistente sociale, gli ultimi assieme anche alla psicologa. É ovvio che ogni assistente sociale sceglierà la modalità con la quale condurre questi 4 mesi di “conoscenza”. C’è per esempio chi da subito incontra lo psicologo o segue comunque un iter diverso, quello che accomuna un po’ tutti è la tempistica che, ripeto, solitamente non supera i 4 mesi. Se vi sembrano molti, credetemi, alla fine non vi sembreranno abbastanza! Durante i colloqui si parla di noi stessi e di come si è arrivati al desiderio di diventare genitore adottivo. Personalmente ho sempre trovato piacevoli queste chiacchierate. Durante i primi colloqui vi verrà anche detto quello che dovrete fare per completare la documentazione che, assieme alla relazio-ne, andrà depositata in Tribunale. Un discorso che vale su tutto il Territorio, con piccole variazioni, è portare una serie di analisi del sangue, oltre ad un certificato che accerti la nostra sanità mentale. Tutte queste analisi andranno fatte in strutture pubbliche,
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non si accettano quindi esami effettuati privatamente. La nota positiva di tutto questo è l’esenzione totale del pagamento ticket (a Roma il codice è 01). Quello che vi suggerisco è di prenotare da subito tutte le visite e fare il prima possibile le analisi…e vi accorgerete di quanto siano pochi 4 mesi!!! I colloqui intanto proseguiranno di pari passo col vostro correre a destra e manca tra ospedali e laboratori analisi. Saranno 4 mesi intensi, non perdetevi mai d’animo, alla fine li ricorderete con un sorriso!
Sani come pesci!
Precedentemente ho accennato al fatto che, iniziati i colloqui, vi verrà consegnata una lista di esami del sangue, e non solo, da fare entro i quattro mesi previsti. Solitamente il percorso è: foglio della domanda di adozione (quello che vi viene consegnato dal tribunale all’inizio, quando portate l’attestato di partecipazione al corso) da presentare al medico legale che vi consegnerà la lista degli esami da fare. Ho appurato, attraverso chiacchierate fatte con altre coppie adottive, che non sempre vengono effettuate le stesse analisi, o meglio, non sempre vengono richieste tutte le analisi presenti nella lista. Io le ho fatte tutte. Ci sono analisi generiche del sangue, tipo glicemia, colesterolo, VES ecc, altre invece sono un po’ particolari e parliamo di analisi per le malattie infettive come l’HIV (richiesta solo per l’internazionale, io però l’ho fatta comunque anche se presento domanda per la sola nazionale), epatite ecc. Dovrete effettuare un elettrocardiogramma con visita cardiaca e vi chiederanno anche il test per la tubercolosi…già…proprio così! preparatevi a farvi pungolare il braccio dove verrà, come si usava a scuola, disegnato un cerchietto con la penna! Vi do una dritta: spesso, sull’elenco delle analisi, il test della tubercolosi viene riportato col nome di un test che non si usa più da anni, quello che dovete farvi prescrivere sarà il test di Mantoux, a prescindere da quello che trovate scritto nell’elenco analisi. Se dovesse risultare positivo perché magari siete stati vaccinati da bambini o altro, dovrete, sempre in convenzione, fare una lastra ai polmoni che escluda la malattia. Dovrete fare anche una visita con lo psichiatra e dei test psicologici. In entrambi i casi ci vuole la richiesta del medico che dovrete far registrare al vostro sportello ASL dove vi daranno la prenotazione, quindi giorno e orario dei colloqui. Inoltre, ultime ma non ultime, le analisi per le droghe e l’alcool…queste analisi sono state per noi fonte di gioia e dolore! La prossima volta vi spiegherò il motivo! Come ho forse già detto in precedenza, il mio consiglio è di prenotare appena possibile tutte le analisi. La prima cosa da fare è portare l’elenco dal vostro medico di base che dovrà prescrivere sulla ricetta rosa le richieste munite di codice esenzione ticket. A questo punto potrete partire con le telefonate e le file agli sportelli! continua....
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L’IMPORTANZA DELL’ACQUA L’acqua è il principale componente del corpo umano rappresentando il 55-60% del peso corporeo di un adulto e il 75% del peso corporeo di un neonato. É indispensabile per le reazioni biochimiche, per la regolazione della temperatura corporea, per l’eliminazione di sostanze organiche, di minerali; inoltre svolge un ruolo importantissimo nella digestione, nell’assorbimento, nel trasporto e utilizzazione dei nutrienti. Il nostro corpo, attraverso le urine, le feci, la sudorazione e la respirazione, elimina continuamente acqua, quindi deve essere reintegrata spesso. Il centro della sete, che si trova nel cervello, regola la quantità di acqua di cui si ha bisogno. Spesso, però, ci si accorge di avere sete solo quando la perdita di acqua è già tale da provocare i primi effetti negativi. Ciò si verifica soprattutto nei bambini, che sono particolarmente esposti alla disidratazione se non si provvede a reintegrare tempestivamente l’acqua perduta, e negli anziani nei quali la capacità di risposta del centro della sete diventa meno pronta e rischia di non segnalare adeguatamente la necessità di acqua. Ecco perché si consiglia loro di bere spesso nell’arco della giornata anche se non ne avvertono la necessità. L’acqua è presente anche in molti alimenti e ovviamente nelle bevande varie. Per questo motivo bisogna valutare le abitudini alimentari di una persona prima di dare indicazioni su quanto deve bere per raggiungere i fabbisogni indicati dai livelli di assunzione di riferimento. Per esempio, chi assume frutta e verdura (almeno 5 porzioni al giorno) avrà bisogno di bere meno rispetto a chi non consuma questi alimenti. Data l’importanza dell’acqua nell’alimentazione umana, esperti della nutrizione hanno elaborato la “piramide dell’idratazione” racchiudendo, nella famosa immagine della piramide, le indicazioni per individui adulti, sani e moderatamente attivi circa il consumo di acqua e delle varie bevande, allo scopo di ridurre al minimo gli effetti di una scorretta idratazione. Alla base della piramide l’acqua, almeno 5 bicchieri per un totale di 1 lt necessario per equilibrare il bilancio idrico fisiologico. In cima alla piramide troviamo i soft drink ad elevato contenuto di zuccheri, quindi da usare con moderazione. Nei livelli intermedi della piramide troviamo indicazioni sulle quantità consigliate per le varie bevande perché alcune pur essendo reidratanti sono anche apportatrici di sostanze e quindi richiedono attenzione nella quantità di consumo. Concludo dicendo che la regola generale è quella di bere acqua spesso e in piccole quantità,anche lontano dai pasti, anche quando non abbiamo sete, anticipando così la richiesta da parte dell’organismo.
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“Il benessere del corpo e della mente”
Dr. Ciro Aurigemma
Psicologo
3483402124 / 0686214089 aurigemma.dr.ciro@gmail.com www.psiconaturopatia.it Riceve per appuntamento ora anche a Casalpalocco propone l'integrazione tra il sostegno e la riabilitazione psicologica e la riabilitazione integrata alle cure dell' osteopata e del podologo. In particolare tramite il test muscolare Kinesiologico ricerca le cause dei disturbi, per poi proporre interventi mirati e quindi più brevi e più efficaci,specie se integrati ad altre specializzazioni. Ha infatti creato e proposto la Psiconaturopatia a tale scopo, come collaborazione tra psicologia e cure naturali e olistiche.
Acidi viso
a cura di IC Center
Esistono diversi tipi di invecchiamento della pelle L'invecchiamento endogeno è fisiologico, assolutamente normale e dovuto alla nostra genetica e a processi metabolici e ormonali che portano ad una progressiva atrofia del derma, dell’ipoderma e delle strutture di sostegno. Ha inizio dopo i 25 anni, per manifestarsi chiaramente dai 40 anni in poi. La cute invecchiata si presenta più sottile, meno elastica, disidratata, con capillari dilatati e macchie scure. Diminuiscono i peli ed aumenta la mobilità sui piani profondi Prendersi cura della propria pelle con costanza e serietà oggi ci permette di godere di un’aspetto sano più a lungo nel tempo, ricordiamoci innanzitutto che il nostro primo biglietto da visita è il VISO, la pelle del viso infatti è la parte del corpo sottoposta ad un maggior stress derivante, anche, da agenti esterni come vento, sole, caldo, freddo, smog, ect;.; tutto questo viene definito invecchiamento esogeno. La cura della pelle del viso, come del resto delle altre parti del corpo, e in larga misura influenzata dalla sua nutrizione, per avere una pelle liscia e sana è indispensabile fornirle tutti i nutrienti di cui ha bisogno, coadiuvando il tutto con una buona e costante detersione quotidiana e con i giusti prodotti, evitando l’eccessiva esposizione solare. …..ma tutto ciò a volte non basta…. Avevamo già menzionato nell’articolo precedente il peeling ai 15 acidi effettuato tramite una sinergica azione chimica di, appunto, 15 acidi ad alta concentrazione, trattamento globale antitempo, riattivatore di giovinezza che favorisce il rinnovo cellulare ed aiuta a ridurre i segni del tempo; effettuato attraverso quattro fasi • Fase 1: detergere e purificare • Fase 2: esfoliare e levigare tramite un gel dermo esfoliante antirughe e un gel dermo esfoliante antimacchie purificante • Fase 3: calmare e rigenerare • Fase 4: rinnovare-riattivare applicando un prodotto antirughe intensivo levigante ed uno antimacchia Generalmente i peeling con acidi si suddividono in superficiali, medi e profondi a seconda del tipo di acido che si va ad utilizzare. Nel caso specifico il mix di acidi ci permette di andare a lavorare su più fronti, all’interno dei vari prodotti troviamo infatti acidi come il Glicolico, che è particolarmente adatto per eliminare le cellule morte che si accumulano sulla pelle e stimolare quindi il rinnovo cellulare, il purivico con particolare effetto schiarente, lo ialuronico ideale nella riattivazione dell’equilibrio idrico e cutaneo, il citrico che favorisce la desquamazione cutanea, il lipoico fondamentale per distendere le linee profonde delle rughe, il mandelico conosciuto per le sue proprietà esfolianti e depigmentanti, il salicilico ottimo esfoliante particolarmente adatto per eliminare i tappi cheratinici dei comedoni, più comunemente detti punti neri, il lattico, l’azelaico con proprietà schiarenti e antibatteriche (contrasta le forme acneiche), il cogico, l’ascorbico, l’alpha arbutina, il malico, il glicerretico lenitivo per le pelli infiammate, arrosate, affette da dermatite atopica e seborroica e il delta lattone. Riavvolgere il tempo e ridisegnare l’ovale del viso non sarà quindi più un miraggio ma bensì una realtà.
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[Proctologia alla mano] La stipsi
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ella pratica clinica è frequente ascoltare un paziente affermare “Dottore, soffro di stitichezza” Questa affermazione può essere giustificata per la difficoltà di un paziente a confrontarsi con un modello oggettivo, nei fatti ci si auto definisce “stitici” per sentito dire, per il confronto dialettico con un conoscente o per sommarie letture o per propria immaginazione.
Nella realtà la definizione di “ stipsi “ non è intuitiva basti pensare ai numerosi sintomi che possono caratterizzarla: dallo sforzo che si è costretti ad attuare al tempo impiegato per evacuare, dall’ ipotetico dolore provato durante l’evacuazione all’ aiuto digitale, da alcuni attuato, piuttosto che dall’ uso dei lassativi e/o dai clisteri, dall’evacuazione frammentata a quella incompleta... E così via. Quindi un insieme di sintomi e di situazioni che deriva da cause apparentemente diverse fra loro quali il prolasso rettale, il rettocele, la dissinergia del pavimento pelvico etc.etc. rendono obiettivamente difficile una qualunque definizione di stipsi. Per tutti i motivi espressi, è stato messo a punto uno “ scoring sistem” cioè un sistema a punteggio basato su un questionario a risposte multiple. La somma del punteggio ottenuto dalle varie domande, cade in una scala dello scoring compresa da zero a trenta, dove tanto più questa tende al trenta tanto più è alto il valore della stipsi. Attraverso il sistema a punteggio della costipazione è dunque possibile definire e misurare correttamente la stipsi.
Roberto Federici medico chirurgo
Dott. Roberto Federici Specialista in Chirurgia generale
Proctologia
(emorroidi, ragadi anali, fistole)
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+Benessere di Veronica Militano
Il Gruppo Sanguigno A: L’agricoltore … Ognuno deve trovare il giusto equilibrio alimentare. L’ideale sarebbe fare pasti semplici e regolari, masticando bene. Appena alzati bere acqua tiepida con del succo di limone e fare colazione dopo circa mezzora. Meglio evitare un eccesso di zuccheri e frutta, soprattutto non combinarli con i farinacei. Il miele è meglio utilizzarlo sciolto nelle bevande lontano dai pasti e usare le marmellate come spuntino. La frutta secca o la frutta fresca sono ottimi spuntini a metà mattino o metà pomeriggio. I fichi secchi (due/quattro al giorno) o, meglio, le prugne secche, sono un ottimo rimedio contro la fame nervosa … Chi appartiene al gruppo A ha buone capacità di adattamento, una personalità tranquilla e un forte spirito di collaborazione. In generale sono provvisti di una buona sensibilità e intuizione, metodici, amano i ritmi scanditi e precisi. Hanno difficoltà ad accettare il cambiamento e inizialmente ne vedono gli svantaggi piuttosto che le opportunità, si pongono molte domande, ma poi, se si convincono, seguono fino in fondo la propria idea. Peter D’Adamo definisce il tipo A come l’Agricoltore. Questo gruppo sanguigno sarebbe comparso circa 60 milioni di anni fa, in Medio Oriente, dopo le diverse condizioni di vita che si verificarono con l’affermarsi della coltivazione e dell’addomesticamento degli animali. Il gruppo A si sarebbe consolidato nel periodo Neolitico (età della pietra nuova), dal nome degli strumenti di pietra utilizzati dai contadini per l’agricoltura. In quel periodo l’uomo cominciò a produrre il proprio cibo coltivando vegetali e allevando animali, abbattendo boschi e foreste per trasformarli in campi da coltivare. Quindi, da un’economia basata sulla caccia si passa alla produzione diretta del cibo.
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Il tipo A ha un apparato digerente fragile, un sistema immunitario vulnerabile e trae benessere da un’attività fisica o sportiva rilassante. È necessario che eviti o limiti carne, frumento, latte e latticini. Per digerire le proteine animali il gruppo A deve svolgere un lavoro faticoso perchè il suo organismo non è in grado di produrre la quantità adeguata di acidi per digerire la carne. Il gruppo A spesso soffre di anemia, di problemi al fegato, di disturbi cardio-
circolatori, di diabete mellito di tipo 1 e neoplasie. Il piano alimentare ottimale per questo gruppo sanguigno è di tipo vegetariano, ricco di vegetali e fibre. Queste ultime sono importantissime oggi perchè la prevalenza di alimenti raffinati e di origine animale creano un rallentamento del transito delle feci nell’intestino. Questo è all’origine della tendenza alla stipsi, ai fenomeni fermentativi e putrefattivi intestinali. Per il gruppo A i cereali, in associazione con i legumi, apportano proteine complete. Queste persone dovrebbero consumare la frutta e la verdure almeno 3 volte al giorno, perchè il consumo di queste riduce il rischio di tumori e di patologie coronariche. La frutta ricca di beta-carotene (albicocche, melone), vitamina C (limone, ribes) e flavonoidi (mele, uva, ciliegie, mirtilli) è quella da preferire. Come già accennato, sarebbe opportuno limitare in maniera drastica le proteine animali, introducendo semmai piccole quantità di pesce. Il gruppo A digerisce meglio i legumi, i semi oleosi e i carboidrati. I soggetti di questo gruppo devono limitare il consumo di alimenti a base di frumento, sia per l’attività energetica che quella muscolare e per ridurre la tendenza all’aumento nella produzione di muco. Un semplice esempio lo possiamo notare nel consumo della pizza, una vera passione per tutti, per poterla gustare senza compromettere troppo la nostra salute ! La pizza per il gruppo A avrà una base abbastanza sottile ma morbida e sopra ci potranno essere cipolle, zucchine, olive verdi, carciofini, tonno ma meglio evitare pomodoro e mozzarella. Insieme un bel bicchiere di vino rosso, mentre la birra è decisamente sconsigliata. Per chi appartiene a questo gruppo, è importante un’attività fisica non troppo intensa che permetta di combattere lo stress e di rilassare il sistema nervoso in modo da diminuire la tensione mentale che, nel tempo, può danneggiare la salute. Ottimi gli esercizi fisici per aumentare l’elasticità delle articolazioni. È comunque, per il gruppo A, il riposo il miglior modo per recuperare le energie …
Veronica Militano Specialista in Naturopatia e Riflessologia Plantare - veronicamilitano@libero.it
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Direttore Sanitario: Dott. Alessio Menicucci
Un posto tranquillo Dott.ssa Giulia Migani
“ABBIAMO TUTTI BISOGNO DI “CAREZZE”…”
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Perché tra virgolette? Di che “carezze” stiamo parlando? Nell’Analisi Transazionale, le CAREZZE sono intese come “unità di riconoscimento”. Cioè… ogni persona ha bisogno di riconoscimenti, di “carezze” e se non le riceve si sente privato di qualche cosa. Pertanto, con “carezza”, intendiamo tutte quelle azioni che comportano il riconoscimento di una persona e tutti quei messaggi che danno valore a quello che una persona pensa, sente oppure fa. Ma da dove nasce questo bisogno di carezze? Eric Berne, il padre dell’Analisi Transazionale, si soffermò a riflettere sui bisogni fondamentali di una persona, che chiamò “fami”. Egli evidenziò tre tipi principali di fami: fame di stimoli, fame di riconoscimenti o carezze e fame di struttura. La fame di stimoli si riferisce il bisogno che ogni essere umano ha di stimolazione fisica, sensoriale e mentale. Progredendo nel suo sviluppo psicofisico, la persona manifesta anche il la fame di riconoscimenti o carezze: ha bisogno di essere valorizzato, considerato, visto, amato. La terza fame, quella di struttura, fa riferimento come ad una estensione delle due precedenti fami, in quanto la persona (per poter soddisfare la sua fame di stimoli e di carezze) ha bisogno di definire una “struttura temporale”, all’interno della quale stimoli e carezze possano essere “scambiati”. Ma torniamo alle CAREZZE: ci sono tanti tipi diversi di carezze. Verbali, non verbali, positive, negative, condizionate, incondizionate. Facciamo degli esempi? Il più semplice è quello della carezza verbale positiva: una persona che ci dice “mi piaci!”. Al contrario una carezza verbale negativa può essere un “Mi stai antipatico”, oppure non verbale negativa come una persona che rifiuta un nostro abbraccio. Una carezza condizionata è sentirsi dire: “ti faccio un bel regalo se metti a posto la tua stanza” o, incondizionata: “ti faccio un bel regalo” (e basta, senza condizione!). Le carezze si distinguono anche rispetto al contenuto: possono essere rispetto all’essere (mi piaci), al fare (sei bravo a suonare), al sentire (sono felice quando mi parli di quello che provi) oppure al pensare (mi piace la tua intelligenza e come la usi per risolvere un problema). Tutti noi abbiamo bisogno di questi riconoscimenti per poter crescere in modo sano. Magari con gradi di intensità differenti a seconda dei momenti di sviluppo. Il modo di ricevere e dare carezze si apprende, sin dalla nascita, in famiglia. Sicuramente un bambino, come penso sarà evidente, ha un grandissimo bisogno di essere “accarezzato”: dai genitori e dagli insegnanti soprattutto. Ma succede anche una cosa interessante: un individuo, sin dall’infanzia, fa “le prove” per capire qual è il tipo di comportamento che può ricevere più carezze. E quando lo scopre, tende a riproporlo, proprio per garantirsi il suo fabbisogno di carezze. Pensiamo, per esempio ai bambini modello che piacciono tanto ai genitori (in Analisi Transazionali sono chiamati i Piccoli Professori) oppure alle bambine che capiscono che se sorridono e abbracciano il papà lo fanno completamente sciogliere. Ma, se comunque queste positive carezze ricercate non arrivano in modo sufficiente,
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allora andranno alla ricerca di qualsiasi tipo di riconoscimento, anche negativo. Pensiamo ai bambini terribili che, magari ignorati dai genitori, fanno il diavolo a quattro fino a provocarne l’ira con conseguenti “botte”. Perché, e questo è fondamentale capirlo… qualsiasi carezza è sempre meglio di nessuna carezza. Anche le carezze negative, rimproveri, disconferme e magari percosse, vengono accettate poiché, in modo inconsapevole, sono ritenute necessarie alla propria esistenza. Perché è meglio essere picchiato che non essere “visto” per niente. Così, crescendo, l’individuo si forma una idea di sé, degli altri e del mondo e stabilisce, anche, il proprio “quoziente di carezze”, cioè quante carezze positive e quante carezze negative sono destinate a lui. Se, crescendo e facendo altre esperienze, si troverà in situazioni dove, per esempio, arrivano tante carezze positive che superano la “percentuale interiore” che lui ha stabilito, cosa farà? Sembra incredibile a dirlo… ma accetterà solo quelle che sono in accordo con il proprio quoziente di carezze e ignorerà o svaluterà tutte le altre, che andrebbero a destabilizzare l’idea che si è creato di sé e del mondo e il proprio quoziente di carezze. Ecco perché in terapia il lavoro più difficile è proprio quello di modificare il modo che gli individui hanno di dare e ricevere carezze (o, viceversa, non darne e non accettarne) e anche accompagnarli nell’imparare a darsene da soli. Ricordo un mio paziente che arrivò da me già con la diagnosi fatta. Le prime parole che mi disse furono: “io sono un ansioso depresso”. La diagnosi era giusta per metà: ansioso sì, depresso no. Per gli anni che l’ho seguito il mio lavoro è stato quello di “accarezzarlo” in ogni cosa buona che aveva sentito, pensato, fatto. Ed erano state tante nel corso della sua vita. Dargli i riconoscimenti che lui proprio non riusciva a vedere, ma io sì. Il giorno che si disse da solo: “sono contento, sono stato proprio bravo”, praticamente il mio intervento era terminato. Esistono delle regole sulle carezze, che in realtà sono state individuate (Steiner) come “regole restrittive”, ma che io ho voluto trasformare in positivo, perché credo che questa sia una parte importante di quello che un bravo psicoterapeuta ha da trasmettere ai suoi pazienti come cosa nuova da imparare a fare con se stesso e gli altri. Ecco le “mie” regole sulle carezze: 1) Dare carezze (dite alle persone che vi piacciono e che le amate) 2) Chiedere carezze quando se ne ha bisogno (avete bisogno di un abbraccio, chiedetelo!) 3) Accettare le carezze che ti vengono fatte (non serve “fare i complimenti” quando si tratta di carezze, ma basta dire sì grazie!) 4) Rifiutare le carezze quando non ne vuoi (grazie per avermi invitato prendere il caffè ma oggi proprio non mi va) 5) Dare carezze a se stessi (oggi sono proprio bella e anche brava!). Per sintetizzare con una sola frase, imparare a dare, darsi e ricevere carezze significa imparare ad essere consapevoli dei propri bisogni. E quindi… per concludere…mi faccio una carezza… mi piace proprio quello che ho scritto. Spero anche a voi.
Dott.ssa Giulia Migani - Psicologa / Psicoterapeuta / Analista transazionale socio-cognitiva / Mediatore Feuerstein PAS Basic e Standard I livello. EMAIL: giuliamigani@yahoo.it
L’ avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti
La servitù
Salve a tutti e ben ritrovati. In questo mese Vi voglio parlare delle servitù considerando quanto tale diritto sia spesso presente all’interno delle nostre proprietà, gravando ovvero rendendo più agevole l’utilizzo dei nostri beni, che noi diamo per acquisiti poiché esercitati nel corso di tanti e tanti anni. Orbene, prima di tutto vi voglio indicare la definizione della servitù quale quella prediale che consiste, in pratica, nel peso imposto sopra un fondo per realizzare l’utilità di un altro fondo appartenente, però, ad un diverso proprietario. Pensate a tutte le volte nelle quali voi usufruite, oppure permettete l’utilizzo ad altra persona, del diritto di passare nel vostro giardino/terreno, proprietà in genere per accedere ad esempio ad altro terreno, ad un box auto, per permettere il passaggio di tubazioni per i fini più diversi etc…; dunque in tutte queste ipotesi si sta concretamente realizzando ciò che viene definita servitù. Le servitù sono diritti che a volte è obbligatorio concedere al terzo ed a volte vengono volontariamente costituite tra le parti, possono essere acquisite per usucapione (del quale vi avevo parlato
e che permette l’acquisizione dei diritti con il loro esercizio per un lungo tempo) oppure per destinazione “del padre di famiglia” cioè quando ad esempio due fondi, attualmente divisi, sono stati in passato posseduti dallo stesso proprietario che decise di costituire la servitù a favore di un fondo ed a carico dell’altro. Quando vengono riconosciute le predette servitù vi sono degli obblighi ai quali il proprietario del fondo servente deve adempiere essendo fatto espressamente divieto al proprietario del predetto fondo di compiere qualsiasi azione o opera tale da rendere più incomodo o diminuire l’esercizio della servitù. Così come chi usufruisce del diritto della servitù ha l’obbligo di farlo rispettando i limiti della predetta e compiendo, quando ciò è necessario, lavori di manutenzione/strutturali etc…che arrechino il mino disturbo possibile al proprietario del fondo servente. Evidente, pertanto, come laddove vi sia da parte dei soggetti una volontaria violazione degli obblighi previsti dal Legislatore in materia di servitù, pone, chi subisce tale inadempimento, nel pieno diritto di far valere le proprie ragioni e doglianze nelle opportuni sedi giudiziarie.
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Le uscite del mese di Cristina Ippoliti
AL CINEMA: “Un posto sicuro”. Questo mese troveremo sul grande schermo Marco D’Amore (il Ciro di Gomorra - La serie) nei panni del protagonista del film “Un posto sicuro”, diretto da Francesco Ghiaccio sul caso Eternit di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, in Piemonte. Qui sono arrivati a tremila i morti e sono stati trenta gli anni di Eternit (marchio registrato di amianto, dal nome della ditta che lo produce, Etex, veniva utilizzato in edilizia come materiale da copertura, nella forma di lastra piana o ondulata). Un materiale, la cui polvere, dovuta all’usura, se respirata, non permette possibilità di salvezza. E così è avvenuto appunto nelle zone circostanti lo stabilimento di Casale Monferrato. Avendo la malattia un periodo di incubazione di circa trent’anni, coloro i quali risiedevano nelle zone intorno alla fabbrica negli anni Ottanta corrono tutt’oggi rischi per la salute. A sentenza di Morte segue sentenza della Cassazione che annulla le condanne. Il 19 Novembre 2014 la Corte Suprema di Cassazione dichiara prescritto il reato di disastro ambientale, annullando le condanne e i risarcimenti in favore delle parti civili. Da qui nasce l’idea di realizzare un film che racconti che l’omicidio non si prescrive, anche perché nel mondo ci sono ancora ventitré paesi che producono amianto.
non riferibile soltanto alle vicende a noi più vicine. Siamo di fronte ad un conflitto, combattuto però non ad armi pari, con il potere concentrato sostanzialmente dalla parte del diritto, che lo esercita come strumento per il disciplinamento dell’amore, fino a negare alla persona la libertà d’innamorarsi. Nel definire la vita, Montaigne ne parla come di «un movimento ineguale, irregolare e multiforme». Qualcosa che, per la propria intima natura, si presenta irriducibile all’esigenza di un diritto che parla invece di eguaglianza, regolarità, uniformità.
IN LIBRERIA: “Diritto d’amore” di Stefano Rodotà.
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Stefano Rodotà, professore emerito di Diritto Civile dell’Università di Roma La Sapienza, e autore della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, si trova nelle librerie questo Dicembre con la sua nuova opera, “Diritto d’amore”. Diritti civili e cittadinanza, omosessualità e matrimonio, costituzione e diritto di famiglia. Tutti gli esseri umani godono davvero dei medesimi diritti? Ecco qui un breve estratto. Sono compatibili, sono pronunciabili insieme, le parole diritto e amore? O appartengono a logiche conflittuali, tanto che l’una e l’altra cercano reciprocamente di sopraffarsi? Il diritto è stato pesantemente usato come strumento di neutralizzazione dell’amore, quasi che, lasciato a sé stesso, l’amore rischiasse di dissolvere l’ordine sociale. Opinione antica, dunque
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MUSICA: “Le cose che non ho” di Marco Mengoni. Anticipato dal singolo Ti ho voluto bene veramente già un grande successo in radio, Le cose che non ho vedrà Marco Mengoni protagonista sotto l’Albero. Dopo il trionfo agli MTV EMA categoria Best Italian Act e poi nella categoria Best Worldwide Act Europe, Mengoni è stato riconosciuto come il miglior cantante d’Europa e nel 2016 tornerà in concerto dal vivo in tutta Italia con #MengoniLive2016.
L’imprenditore del mese
PIETRO CORRAO I NOSTRI PARQUET
Pietro Corrao è un giovane imprenditore di origine palermitana che ha imparato il mestiere in Sicilia lavorando con importanti artigiani locali che gli hanno trasmesso i segreti e le capacità della rinomata tradizione meridionale. La vera crescita imprenditoriale e professionale la sviluppa a Roma, dove risiede con la famiglia dal 2004. Frequenta ottimi corsi conseguendo attestati professionali riconosciuti nel settore della realizzazione dei pavimenti in legno. Un campo in continua evoluzione soprattutto nella produzione delle sostanze utilizzati per alcuni trattamenti, come i prodotti all’acqua ecologici che azzerano la tossicità pur conferendo al legno integrità e naturalezza. L’esperienza più importante la forma sul campo, dove l’insorgere di un problema è di insegnamento e bagaglio di esperienza per la prossima volta. Pietro si presenta ai nostri lettori, suoi potenziali clienti, raccontando la sua storia. La cosa più importante per me ogni giorno è ricordarmi da dove sono partito. Per vivere a roma mi sono adatttato a fare il magazziniere e un giorno il datore di lavoro mi chiese se potevo fargli l’ufficio, perchè sapeva che sapevo montare il parquet, la mia passione. Accettai il lavoro e mi organizzai su come farlo. Avendo bisogno della troncatrice chiesi un acconto e la presi da Bricofer saldandogliela a fine lavori. Da quel giorno mi rimase una troncatrice, una cassettina da pesca, con dentro il martello e una stecca, e la certezza che potevo cominciare, la certezza di avere la forza
che permette ai sogni di realizzarsi. Ho continuato come magazziniere, passando i pomeriggi a realizzare i campioncini dimostrativi e li ho dati in giro per dei negozi di settore in zona. Ho cominciato a ricevere le prime chiamate e le prime commesse e anche se i lavori erano soltanto saltuari, uno ogni mese/due mesi, cominciammo a vedere l’uovo quando ancora era pulcino. I primi lavori che svolsi furono solo di montaggio ed erano sufficienti la troncatrice e la cassettina. Poi cominciarono ad entrare i lavori dove sono servite le macchine e con mia moglie abbiamo investito i piccoli risparmi. Per potermi permettere un’attrezzatura molto costosa, ho acquisito la fiducia dei rappresentanti e dei fornitori, spesso con la semplice stretta di mano, ma soprattutto mantenendo fede agli impegni economici presi. E oggi posso lavorare ancora meglio potendo prendere tutti i tipi di commesse. Grande soddisfazione è stata nel 2013 un lavoro di realizzazione di un pavimento in parquet industriale, 1000 mq. a San Quirico d’Orcia (SI), un appalto del Comune che trasformava una vecchia scuola in una casa di cura. Avevo 27 anni è ho guidato una squadra di 4 persone.
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dal 5 Al 24 Dicembre É arrivato Natale, e come tutti gli anni, il Centro Commerciale delle Terrazze si riempie di luci e di gioia. Questo dicembre si ispira al mondo del ghiaccio di Frozen caratterizzato dalla presenza di Stelle di Natale luminose che danno un tocco di colore ed eleganza alla storica passeggiata palocchina. L’organizzazione, curata dall’Associazione Commercianti, presenta una serie di eventi e sorprese che come cita il motto ‘Immaginarle non basta, venite a viverle con noi’. Giocolieri, trampolieri, elfi, principesse, tutto in funzione della felicità dei nostri bambini. Sono tanti anni che questo evento è una tradizione che fa vivere e divertire gli abitanti di CasalPalocco e dei quartieri limitrofi.
Ci sarà un programma ricco di sorprese. Con “Il fantastico mondo del fantastico” verranno proposte le animazioni di Frozen, uno degli ultimi capolavori della Walt Disney, ispirato alla fiaba di Andersen “La regina delle nevi”. Con “Danny Show” saranno presenti ventriloqui, maghi, clown, trampolieri, mangiafuoco ed elfi, Babbo Natale con la slitta, e tanto zucchero filato! Tre lunghi week end all’insegna del divertimento. E l’8 dicembre, giornata Special con il Christmas Village Park Show. Nelle giornate del 2° week end il consueto Mercatino si colorerà di Natale. Tante idee regalo tra i banchi e nelle attività commerciali de Le Terrazze che osserveranno un orario non stop proprio per lo shopping natalizio ad un passo da casa propria.
Tutti i giorni oltre a Babbo Natale con gli Elfi e la Slitta, una diverente sorpresa! centro commerciale Le Terrazze Piazz.le Filippo il Macedone - Casal Palocco
NUOVO CENTER SERVICE C O N V E N Z I O N I C O N L E M A G G I O R I C O M PA G N I E D I L E A S I N G
Storie dai Municipi di Roma di Barbara Donzella
Buon Natale Francé! Dopodiché vendettero il quadro e sparirono tutti dalla circolazione per un pò. Un mese dopo si dettero appuntamento al vecchio palazzo delle Poste, per spartirsi i soldi del colpo, ma la polizia li sorprese con una retata. Sandrino, allora, tirò fuori la pistola e cominciò a sparare alla polizia, che rispose al fuoco. Una delle pallottole trapassò la gamba di Matteo che cadde di botto, mentre un cerchio di sangue si ingrandiva intorno a lui. Francesco, che s’era accovacciato in un angolo, afferrò il borsone coi soldi e strisciò verso l’amico, trascinandolo sino alla macchina e caricandolo sul sedile posteriore. Guidò per 5 ore, senza mai fermarsi, ripetendo a Matteo di resistere, il quale, all’inizio si contorceva per il dolore, ma poi sembrò calmarsi. Verso le due di notte Francesco si fermò per fare benzina e cercò di svegliare Matteo che, però, non si ridestò più. Mentre la luce fioca di un lampione illuminava la carrozzeria dell’auto, Francesco, immobile, nella penombra dell’abitacolo, rimaneva con la testa sul volante. Quando si risollevò stava albeggiando e voltandosi, guardò per un’ultima volta l’amico e tra le lacrime gli sorrise, dicendo: “Scusami fratè non doveva andare così! Ti voglio bene!”. Poi, lasciando nell’auto Matteo, che sembrava dormisse, prese il borsone dal portabagagli ed attraversando il parcheggio dell’area di servizio sino all’hotel, si fece assegnare una stanza. “Sono quello del colpo al palazzo delle Esposizioni, sono nell’Hotel al km 47 dell’A1. Vi aspetto!” disse al telefono, senza aspettare risposta. Aspirò quell’odore di carta bruciata ed inchiostro che gli si era incollato ai polpastrelli e cercò di cancellarlo col tovagliolo. Subito dopo prese una manciata di patatine fritte dal piatto poggiato sulla scrivania ed intingendola nella salsa barbecue, se l’infilò tutta in bocca. Nel momento in cui la polizia sfondò la porta a Francesco era appena colata una grossa goccia di salsa sulla camicia e gli scappò una bestemmia, ma non appena vide il ragazzino in divisa, affannato e con la pistola nella mano tremante, bofonchiò a bocca piena: “Scusi!”, e tentò di prendere il tovagliolo che, però, gli scivolò. Il poliziotto, credette, invece, che Francesco volesse afferrare un’arma e sparando, lo colpì lì, su quella macchia, proprio mentre il piccolo aquilone di carta, planava leggero al suolo, augurando: “Buon Natale dall’hotel Bellavista!”.
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Quando abbatterono la porta della camera 502, al quinto piano dell’hotel Bellavista, Francesco era seduto su una vecchia poltrona bucata di vimini. Un Babbo Natale gigante dai denti bianchi ed affilati salutava dal parcheggio, mentre la tv rimandava immagini di un vecchio film in bianco e nero. Poco prima li aveva sentiti salire di corsa le scale e ridendo tra sé, aveva pensato: “Vediamo quanto ci mettete senza ascensore, stronzi! Cazzo, se mi volete ve la dovete sudare un pò ‘sta giornata!”. Poi liberando dalla bocca una morbida nuvola di fumo, attirò col piede il borsone che trasudava banconote e ne prese una. Tenendola sospesa tra i polpastrelli del pollice ed indice la accostò alla sigaretta, che la fece brillare come le stelle filanti che accendeva a Natale con Matteo. Matteo, che tutti chiamavano er Canapa, per via dei capelli biondi e stopposi, oltre che per la sua passione per il fumo e che per lui era come un fratello. Si conoscevano sin dall’infanzia, abitavano nello stesso palazzone popolare al Laurentino 38. Stesse amicizie, stesse ragazze, stessa voglia di scollarsi di dosso l’ombra opprimente di quei cubi di cemento e l’odore d’immondizia dei cassonetti straripanti. Loro si ripetevano che avrebbero fatto strada, non come quei poracci con cui se la facevano, che erano buoni solo a parole e a riempirsi di pasticche. “Francè, quanno famo er botto te regalo ‘na Ferrari!” diceva Matteo e l’altro: “Io, invece, te regalo ‘n palazzo ner mezzo der quartiere nostro, però, su tutte e quattro le facciate ce devi fa disegnà un enorme dito medio, così, pé pià pe’ culo quei sfigati!” e ridevano come ragazzini. Una mattina, mentre erano in moto, Matteo urlò: “Gira a destra!” e sbucando su Via Nazionale, addobbata ed illuminata per Natale, indicò il palazzo delle Esposizioni. “Vedi, là dentro ce sò ‘na cifra de quadri famosi. Ne pijamo uno, lo rivennemo e famo ‘n sacco de sordi!” disse. “Mattè, ma che cazzo stai a dì! Stai a parlà de rubà un quadro de Picasso o Manet mica delle croste der Matto de Piazza Navona!” replicò Francesco. Alla fine, però, l’amico lo convinse ed organizzarono il colpo. Di quel museo non sapevano niente, così fecero entrare nel progetto anche Sandrino, che era stato dentro per rapina a mano armata, ma che c’aveva la donna che faceva le pulizie nel palazzo e poteva trovare il modo di farli entrare. Lui rubò una macchina e Matteo trovò un antiquario di Via del Boschetto che aveva degli amici pieni di soldi, che avrebbero comprato il dipinto. Il colpo filò liscio, anche perché il sistema d’allarme sembrava come quello dei cessi della Stazione Termini.
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+Eventi Roma di Valentina Ecca
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Il mese di Dicembre a Roma è uno dei momenti più belli in cui vivere la città; tra luci di Natale e atmosfere festive la Capitale si riempie di magia. Quest’anno l’evento più importate è, sicuramente, l’inizio del Giubileo annunciato da Papa Francesco nel marzo 2015. La prima porta santa verrà aperta l’8 dicembre in Africa durante il viaggio apostolico del Santo Padre. Il Giubileo durerà fino a novembre 2016. É certo che si tratterà di un mese molto intenso per Roma e per i suoi abitanti, complice l’enorme affluenza di fedeli. I concerti e gli spettacoli a tema natalizio più importanti si terranno nell’ambito del Roma Gospel Festival. La manifestazione gospel più importante d’Europa; alla sua ventesima edizione la musica avrà inizio l’8 dicembre e terminerà il 31 dicembre. Nelle varie sale dell’Auditorium PdM si alterneranno collettivi e cori come The Campbell Brothers l’8 dicembre, Harlem Gospel Choir il 23 dicembre e The South Carolina Mass Choir il 31 dicembre. Sempre all’Auditorium avremo anche musica più profana come Marco Ligabue che si esibirà il 20 dicembre, Eugenio Bennato il 26 dicembre e Antonello Venditti il 27 e 28 dicembre. Per passare un capodanno alternativo al solito cenone casalingo si potrà assistere allo spettacolo di Gigi Proietti “Cavalli di battaglia” nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium PdM. Il grande pop di Lorenzo Jovanotti sarà protagonista di tre date al Palalottomatica di Roma il 27, 28 e 30 Dicembre; dopo il grande successo dei concerti estivi negli stadi lo spettacolo dell’artista toscano arriva nei palazzetti per la stagione invernale.
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Spettacolo imperdibile anche per l’importanza sociale è “Stasera Fiorello per AIRC” che si terrà il 17 dicembre all’Auditorium Conciliazione di Roma. Il comico porterà in scena uno spettacolo ricco di divertimento a favore della raccolta fondi per il Comitato Lazio dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
Al Monk Club il 7 dicembre si esibirà l’artista di Bugerru (Cagliari) Iosonouncane. Nome insolito ma efficace, il cantautore sardo si esibirà in versione acustica nel noto locale di Roma. Sempre al Monk Le Luci della Centrale Elettrica si esibiranno il 15 dicembre. Musica e spettacoli per tutti i gusti in questo intenso dicembre romano.
ph: Antonio Cama
A Natale regala la stella di
Pendente Lui
Monachina Stella
Anello Stella
Anello a Fascia
Barbara Consoni Sono un designer, colui il quale riesce a dare vita al suo immaginario interiore, ai concetti, alle emozioni, perché no anche ai valori. Tradurre tutto ciò attraverso le linee di un disegno è al tempo stesso l’anima e la sfida di questo appassionante lavoro. Mi occupo dell’ideazione e del disegno, scelgo materiali e pietre per ogni pezzo della collezione di Barbarella jewelry. Sono attenta ad ogni fase attraversi uno dei miei gioielli, perchè possa diventare un oggetto di qualità. barbarellajewelry.it - info@barbarellajewelry.it
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Tendenze
di Giuseppina Montaruli, visagista
Le sopracciglia Ogni viso ha la sua forma di sopracciglia che, incorniciando il volto, lo valorizza, dà carattere allo sguardo e lo rende più armonioso. Affinché si possa valorizzare il trucco che abbiamo realizzato, non dobbiamo tralasciare le sopracciglia che rifiniscono il tutto. Se necessario utilizzeremo dei prodotti che ci permetteranno di riempire le sopracciglia laddove ne hanno bisogno per renderle più naturali possibili. Ricordiamoci che avendo una simmetria nel volto, cercheremo di renderle più similari possibili, con tratti lineari ascendente e discendente. Analizziamo i vari tipi di viso. Tondo Con un viso tondo non devi avere sopracciglia sottili e devi cercare di cominciare dall’inizio dell’occhio e arcarle ad ali di gabbiano. Ovale È la forma perfetta. Possiamo scegliere un tratto di sopracciglia sottili o folte, più scure e intense, arcandole in modo armonioso. Quadrato Sei hai un viso quadrato, le sopracciglia non devono essere sottili. Occorre iniziarle qualche millimetro verso il centro del viso e spostare anche l ‘arcata rendendola più lunga e verso l’alto.
Triangolare In questo caso occorre spostare di qualche millimetro verso l’esterno l’inizio delle sopracciglia. È preferibile renderele sottili e meno spigolose. Rettangolare Con un viso rettangolare occorre ridurre l’arcata in modo da addolcire la forma delle sopracciglia, partendo dall’inizio dell’occhio e allungandole il più possibile. Se abbiamo sopracciglia che non permettono di idealizzare la nostra forma, ci aiuteremo con dei trucchi. Da me utilizzati sono i cake eye-liner: un prodotto in polvere compatta che si applica con un pennellino bagnato in poca acqua. Realizzando dei trattini delicati dentro e nei contorni della sopracciglia, si ridefiniscano. Infine con uno scovolino si andrà a pettinarla. Un secondo prodotto da me usato sono le matite di media durezza applicate allo stesso modo del cake eye-liner. In conclusione per rendere le sopracciglia impeccabili utilizzeremo una matita bianca, contornando la sopracciglia e sfumandola per creare un punto luce, oppure un correttore beige passato sulle due palpebre (mobile e fissa).
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Musica di Valentina Ecca
«Vive la musique, vive la liberté, vive la France»
La pagina web dell’Orion Club di Roma non ha cancellato la locandina dell’evento ma l’ha contrassegnato con la scritta “ANNULLATO” e sotto un comunicato stampa in inglese recita la frase: «Tutti i concerti degli EoDM sono sospesi fino al prossimo avviso».
La scelta della band e del loro staff è più che comprensibile dato lo shock che hanno vissuto e la paura che, probabilmente, non abbandonerà mai i loro cuori. Allo stesso tempo, però, è bello pensare agli artisti che hanno deciso di non fermare la musica. Hanno portato il lutto sul palco e hanno continuato ad esibirsi a fare arte. Madonna, che si trova in Europa in questi giorni, ha espressamente detto che continuare a salire sul palco è il miglior modo per far vedere al terrorismo che non si ha paura. Così ha portato avanti le tre date di Torino del sul “Rebel Heart Tour”. Senza andare oltre oceano, lo stesso Tiziano Ferro ha deciso di non cancellare i propri concerti dicendo che la musica lo ha sempre aiutato nei momenti difficili della sua vita e questo non farà eccezione. Molti sono coloro che non se la sentono di salire sul palco in questo delicato momento storico, molti quelli che, invece, dal palco urlano il loro grido di pace. Non sta a nessuno giudicare chi sia nel giusto e chi nel torto perché la paura è un qualcosa che supera la razionalità. A coloro che non si fermeranno, devono andare, però, il plauso e l’ammirazione di tutti perché, la storia insegna, l’uomo non si è mai salvato nascondendosi.
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Il concerto che avrebbe dovuto riempire l’Orion Club di Roma (Ciampino) il 4 dicembre 2015 è stato annullato. Sul palco, ad esibirsi, ci sarebbero dovuti essere gli Eagles of Death Metal. La band è stata, suo malgrado, “protagonista” di uno dei terribili attentati avvenuti a Parigi il 13 novembre scorso. Quella sera il gruppo statunitense si trovava al teatro Bataclan per lo “Zipper Down Tour” quando, sulle note di “Kiss the Devil” un branco di terroristi armati di kalashnikov hanno fatto irruzione nel teatro e ucciso 89 persone, fra cui alcuni membri dello staff. Gli Eagles of Death Metal sono una band tosta, di quelle vecchio stile, formatisi nel 1998 hanno all’attivo 5 dischi e partecipazioni a festival e concerti in tutto il mondo. I due componenti sono Jesse Hughes (voce, chitarra) e Josh Homme (batteria, basso); quest’ultimo famoso anche per essere il frontman dei Queens of the Stone Age. Solo per far capire che non si tratta di gente di primo pelo, ma di musicisti e professionisti del settore. Bene, tutta la consapevolezza di anni e anni di carriera si è completamente frantumata in poche ore a causa di una follia omicida senza precedenti. I video e le immagini sulla rete sono raccapriccianti e trasformano questi eroi del rock in semplici uomini terrorizzati. Così, infatti, appaiono i componenti della band mentre fuggono all’udire degli spari nel teatro e così appaiono i due con la voce spezzata dal pianto nell’intervista rilasciata al sito d’informazione www.vice.com.
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S istema Binario di Simona Gitto
Perché Microsoft punta sull’Italia Quando Satya Nadella, il 12 novembre scorso, prende la parola al Future Decoded, porta sotto i riflettori dell’Auditorium Parco della Musica di Roma non solo se stesso (è la sua prima visita ufficiale in Italia), ma anche gli obiettivi che Microsoft, l’azienda di cui è amministratore delegato, si impegna a raggiungere nell’immediato futuro. Contando sull’Italia. È necessario ripensare la produttività, affidandosi soprattutto ai dispositivi mobili. Questo permette di reinventare anche i processi di business, potenziando il lavoro in team attraverso strumenti che permettano una più semplice e intuitiva condivisione di dati, ma soprattutto di idee. Altrettanto necessaria è la creazione di una piattaforma cloud in cui computing, storage e network possano considerarsi un tutt’uno. Il computing deve essere sempre più “personale”, passando attraverso più devices connessi, con la possibilità di accedere a dati, applicazioni e processi. In sostanza, Microsoft vuole puntare a rendere disponibili a tutti, aziende, start up o singoli, grandi quantità di dati disponibili in rete, i Big Data, annullando così qualsiasi barriera finora esistente. Di fronte ad aziende, vendor e partner (anche del Belpaese), Nadella ha lanciato, tenendo fede a questi propositi, il progetto “GrowIT Up”, una vera e propria spinta per le startup italiane votate al digitale, che potrebbe aiutare a colmare il divario che l’Italia ha con gli altri paesi Ma come funziona, sostanzialmente, il progetto? GrowIT Up si divide in due fasi. Nella prima verranno selezionate circa cento società che abbiano un certo “respiro internazionale”, le quali saranno ammesse a un campus con sede a Milano. In questa sede, le startup avranno accesso a
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piattaforme digitali attraverso cui potranno sperimentare e partecipare a seminari organizzati da esperti Microsoft, in questo modo crescendo e migliorandosi gradualmente. La seconda fase consiste, invece, nella selezione di una decina tra queste società, effettuata da un consiglio di esperti, a cui concedere fondi. Passato un anno, ogni sei mesi si andranno ad aggiungere di volta in volta dieci startup meritevoli di finanziamenti. Ma lo sguardo di Nadella è caduto fin da subito su tre realtà italiane. La prima, Melixa, è un’azienda trentina che punta, attraverso l’internet delle cose, a rivoluzionare la produttività per gli apicultori: inserendo dei sensori negli alveari, sarebbe possibile quantificare le api, conoscerne lo stato di salute e quindi la produzione, con la conseguente analisi dei dati trasmessi e archiviati nel cloud. La seconda realtà made in Italy è quella di Baby Goldrake, creata da due ragazzi di sedici anni che hanno potuto contare sulla collaborazione proprio di Microsoft oltre che dell’ospedale di Padova. Per migliorare la condizione di quei bambini malati che sono costretti a vivere negli ospedali, sarebbe possibile fargli utilizzare i giocattoli dandogli la possibilità di controllarli direttamente tramite le loro onde cerebrali (un caschetto – lettore di onde, trasferisce i comandi tramite bluetooth ai giocattoli stessi). L’ultima è HeartWatch, composta da studenti del Politecnico di Milano, con la consulenza dell’ospedale San Raffaele. Si tratta di un servizio capace di riscontrare aritmie cardiache attraverso l’analisi del battito del cuore e di riconoscere possibili anomalie utilizzando i dati originati da due devices che comunicano tra loro, in questo caso come potrebbe essere uno smartphone e uno smartwatch. Ad accomunare queste realtà e a renderle così appetibili per Nadella è l’intelligenza, che lui pone sempre al centro del suo discorso, e che può contare sullo sviluppo del cloud. Un valore tutt’altro che raro nel nostro paese. Microsoft vuole, così, dare pieno sostegno all’intelligenza italiana, che attraverso queste startup giovani ha saputo dare prova della propria spinta verso l’innovazione, la crescita e il futuro. A dimostrazione del fatto che la capacità e il talento, da qualsiasi nazionalità provengano, prima o poi vengono premiati.
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Mestieri A cura della Citta’ dei Mestieri
FARE IMPRESA
Difficile trovare lavoro? E allora me lo creo La ricerca è affannosa, complicata, deludente. Trovare lavoro, sia per i giovani che per i meno giovani, sta diventando forse la cosa più frustrante. È il mondo del web ormai, il padrone assoluto con il quale ci si deve confrontare. Mandare il curriculum online è la “pratica sportiva” alla quale nessuno può sottrarsi. Fatte le debite considerazioni, cresce sempre più la voglia di “fare impresa”. Un dato di fatto che si nota anche alla Città dei Mestieri e delle professioni di Ostia, dove la domanda di informazioni rispetto a questo ambito, è in crescendo. Già, mestieri e professioni. Ed è forse da questo che si deve ripartire. Dicendo, almeno per il momento, addio al posto fisso pubblico, rimboccandosi le maniche e cercando di crearselo il lavoro. Sfruttando l’indole, cercando dentro se stessi quella scintilla, accendendo quella lampadina alla quale non abbiamo mai pensato e che magari ci consente di trovare il nostro futuro, quello lavorativo almeno.
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Da dove partire? Innanzitutto dalla scelta. Come individuare quella giusta? Partendo probabilmente da “quello che sappiamo fare” o, comunque, da quello che vorremmo fare. Non scegliendo il mestiere che va di moda ma quello che è nelle nostre possibilità. Aprire un’attività, impegnare denaro e risorse, non consente infatti di tornare indietro, perdendo tutto. E allora, dopo aver scelto il settore, l’ambito nel quale investire, l’idea valida da mettere in campo, è necessario trovare i fondi. Come? Oggi sono numerose le occasioni che consentono di avere un primo sostegno da questo punto di vista. Il microcredito innanzitutto. Uno strumento di sviluppo economico che consente l’accesso ai servizi finanziari, tenendo conto delle particolari condizioni di chi chiede l’accesso. Lo stesso termine sta ad indicare che si tratta di una somma circoscritta di denaro messa a disposizione per consentire l’avvio, la ripartenza o addirittura la partenza per migliorare la propria condizione. Numerosi i settori nei quali poter investire grazie al microcredito. Si parla ad esempio di aziende agricole, investimenti nell’artigianato, imprese al femminile. Questa opportunità insomma consente di mettere in moto se stessi, di mettersi alla prova e di cambiare completamente rotta sul fronte della ricerca del lavoro. Sono inoltre numerose le iniziative approntate in questo periodo. Per saperne
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qualcosa di più basta andare su alcuni siti dove è possibile trovare tutte le indicazioni su come accedere al microcredito. Il nuovo anno sta arrivando. Potrebbe essere, per molte persone, quello della svolta. Quello che consente di trovare alternative alla consueta ed ormai obsoleta, ricerca del lavoro. Le iniziative messe in campo da Governo, Regione ed organismi quali le associazioni di categoria in campo commerciale, possono rappresentare in questo senso, un valido sostegno, uno spunto per affermarsi nel mondo del lavoro. E, a proposito di iniziative, ecco le “nuove imprese a tasso zero”. Invitalia si rivolge in particolare ai giovani e alle donne. Dal 13 gennaio 2016 parte infatti la misura “Nuove imprese a tasso zero” che mette a disposizione 50 milioni di euro. I progetti d’impresa sono finanziati con spese fino a 1,5 milioni di euro. Gli incentivi sono rivolti ad imprese che vedono coinvolti giovani e donne in età compresa tra i 18 ed i 35 anni. Le imprese devono essere costituite in forma di società da non più di 12 mesi rispetto alla data di presentazione della domanda. Le agevolazioni sono concesse nei limiti del regolamento “de minimis” e prevedono un finanziamento agevolato a tasso zero della durata massima di 8 anni che può coprire fino al 75 per cento delle spese totali. Le imprese devono poi garantire la restante copertura finanziaria. News in merito, e molto altro ancora, è possibile trovarlo sul sito invitalia.it Altra interessante iniziativa è Forza 8 “Innovazione sostantivo femminile”, giunta alla seconda edizione. Si tratta di un fondo perduto per la realizzazione di progetti innovativi. Il bando si rivolge a micro, piccole e medie imprese (anche individuali) costituite o da costituire, detenute o amministrate in maggioranza da donne. Gli sportelli Donna Forza 8 attivi nella regione Lazio sono a: Roma - Tecnopolo Tiburtino - Casilina; Bracciano, Rieti, Ferentino, Viterbo, Civitavecchia, Colleferro e Latina. DOVE INFORMARSI retemicrocredito.it biclazio.it lazioinnova.it informagiovani-italia.com smartstart.invitalia.it
sviluppoeconomico.gov.it pariopportunita.gov.it Incubatore di Roma Itech (via Giacomo Peroni, 442/444 -Tecnopolo Tìburtino)
S ince ... 2016
L’influenza di questa tendenza ha assunto particolare significato anche nell’ambito della musica, in cui l’attenzione verso strumentazioni del passato, che prima erano relegate al solo collezionismo, oggi tornano ad influenzare la scena musicale contemporanea e il mercato discografico, soprattutto attraverso l’uso di strumenti come come theremin e sintetizzatori, organi e pianoforti elettrici, amplificatori valvolari ed effetti analogici, sia per la prosuzione che per l’ascolto. Lo testimonia il ritorno indiscusso del vinile, con la conseguente riscoperta di giradischi e impianti hi-fi.
di Cristina Anichini
Dal numero di gennaio inauguriamo una nuova rubrica a cura di Stfeano Nucci, di cui diamo un assaggio in anteprima, tanto per farvi venire voglia. Si tratta di un appuntamento appettitoso che ogni mese ci proietterà indietro nel tempo, e forse neanche tanto visto che la moda è fatta di corsi e ricorsi storici. Parleremo quindi del vintage e di alcuni particolari che riguardano la moda a 360°, e non parleremo solo di abbigliamento, ma anche di stile di vita, di accessori, di cinema, di design e tanto altro ancora. Ma esattamente cos’è il Vintage? Un termine molto usato, del quale a volte si confonde il significato. Sostantivo anglosassone, che i francesi usano per indicare l’annata del vino per le produzioni di pregio, vendage, l’age du vin, va a indicare nel linguaggio della moda e del design, lo status e il valore di un oggetto prodotto almeno venti anni prima del tempo presente. Indica un gusto sorpassato e demodè e si può riferire anche a produzione precedenti il 20° secolo, considerati pregiati e di livello e gusto superiore alle attuali, caricate di significati simbolici e culturali.
Tutto il mercato del collezionismo riserva diverse nicchie e molta è la gente appassionata, disposta anche a spostamenti alla ricerca di rarità e originalità. E paradossalmente più avanziamo tecnologicamente e più il mercato del vintage, e del collezionismo in genere, si alimenta e forgia nuovi adepti. Nei prossimi numeri entreremo più nello specifico di questo mondo affascinante, alla portata di tutti.
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É definibile come vintage la moda d’epoca, intesa come patrimonio storico e culturale, che esprime un’ estetica e il costume propri di un particolare periodo. Molto ricercata e ambita dalle stelle dello spettacolo, gli stilisti la propongono spesso attraverso la manifattura di alcuni capi particolari. Ma il top è la ricerca del vintage nell’usato, durante le fiere e i mercatini in cui, tra una miriade di capi d’abbigliamento ‘datati’ si può incorrere nel “pezzo forte”, e non solo tra l’abbigliamento ma anche e soprattutto tra gli accessori e l’oggetto d’arredo. Molte sono le province italiane che propongono mercati dedicati, con espositori selezionati che trattano il vintage vero. Dal numero di gennaio daremo informazione anche di questo.
In fotografia dagli anni sessanta il termine vintage viene utilizzato per indicare una stampe in tiratura limitata eseguita dall’autore non oltre i cinque anni dalla produzione del negativo. Il fascino di fotografie d’epoca e di ritrovamenti eccezionali alimentano da allora un mercato del collezionismo di proporzioni notevoli.
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Non dite mai “mercatino dell’usato”... Di Manina In Manina è una boutique del “seconda mano” in perfette condizioni con tante cose anche NUOVE E FIRMATE. Entrare nel mondo di “Di Manina In Manina” vuol dire scoprire un nuovo eco-stile di vita: risparmiare, anche a favore dell’ecologia. Qui si può trovare tutto, proprio tutto, per bimbi da 0 a 12 anni. Articoli di prima qualità CHE TI PERMETTERANNO DI FARE BELLISSIMI REGALI PER NATALE E PER LA BEFANA SENZA SACRIFICI La logica dello “Scambia, non sprecare” e “Ricicla, non eliminare” viene portato avanti da Chiara, giovane titolare dell’attività che, con il suo entusiasmo e il suo credo nel rispetto dell’ecologia, testimonia con la pratica di ogni giorno uno shopping per persone avanti. Lei ha capito che si può dare una seconda vita ai nostri articoli, quelle cose che ci hanno dato emozioni, possono ancora farlo con altri, basta metterli a disposizione e, così facendo, beneficiare di un grande risparmio economico. Chiara gestisce questa attività con la logica del “punto d’incontro”, non è inconsueto infatti trovarvi una mamma che allatta ascoltando musica new age, o un papà seduto in terra con il proprio bimbo mentre scelgono insieme un gioco o un libro (spesso in lingua straniera). Genitori con i bimbi nel mondo della pubblicità, dello sport e del cinema vengono a portare le loro magnifiche cose per metterle a disposizione di altri. Molte mamme “conosciute” frequentano Di Manina In Manina per i loro scambi, perché hanno capito che il risparmio è determinante per la società e il riciclo lo è per l’ambiente. Moltissimi articoli sono nuovi e firmati Il motto della giovane titolare è, da sempre, IL MEGLIO AL MENO. GIOCATTOLI – REGALI “strani” e anche personalizzabili - ABBIGLIAMENTO NEVE – SCARPINE – TRIO – CAMERETTE INTERE – liste di NASCITA – BUONI SPESA - TUTTO NEONATO - e tanto altro a PREZZI IMBATTIBILI Si, proprio una buona idea questo negozio!!
E CHE RISPARMIO...
Associazione Arcangelo Corelli - Carla Angelini Segreteria 06.5663282 - 347.9637630 info@associazionecorelli.com
di Flavia Bassu
Concerto di Natale Il Natale si avvicina e non c’è periodo migliore durante l’anno per stare in compagnia e condividere una bella serata all’insegna delle tradizioni e della buona musica. Per questo l’associazione “Arcangelo Corelli” è lieta di invitarvi al Gran Galà Musicale sabato 19 dicembre alle ore 20:00 presso la Sala Riario di Ostia Antica. Un grande concerto organizzato dalla scuola di musica, che vuole essere un piacevole momento di svago e divertimento per festeggiare le festività insieme. Nato dalla collaborazione dei docenti dell’associazione, questo evento è l’espressione della loro passione per la musica e un’occasione per far esibire i migliori studenti non professionisti. Sul palco si alterneranno i cori diretti dal M° Flavia Bassu, gli allievi della classe di canto dei M° Salvatore Calandra e Gaetano Patrizio Sbriglione, i pianisti dei M° Davide Mengarelli e Stefano Frattini, e i chitarristi del M° Giorgio Napolitani. Verrà quindi presentato un repertorio vario, che spazierà dai grandi classici natalizi a brani moderni, dalla musica classica agli spiritual, proposto in differenti formazioni al fine di rendere il concerto vivace e dinamico, adatto a qualsiasi tipo di pubblico.
Potrete infatti divertirvi al suono di “Jingle Bell Rock”, lasciarvi trascinare dai coinvolgenti ritmi dei gospel afro-americani, fantasticare sulle melodie di “Carols of the Bells”, canticchiare con noi “Santa Claus is coming to town” ed infine emozionarvi con “Happy Xmas” di John Lennon. Il tutto accompagnato da bellissimi brani pianistici per arricchire lo spettacolo. Sarà una grande festa di tutta l’associazione “Corelli” nella suggestiva cornice della sala Riario, salone rinascimentale affrescato della cattedrale di Sant’Aurea, all’interno del borgo di Ostia Antica, a due passi dal castello di Giulio II. Attraverso le note dei più famosi canti si creerà la magia del Natale, facendoci rivivere tradizioni, costumi e valori, portandoci alla memoria atmosfere di paesi lontani e ricordi di casa nostra. Bambini e adulti saranno riuniti condividendo la gioia di cantare e suonare nella calda armonia natalizia. Le emozioni si susseguiranno in un continuo crescendo per tutta la serata, fino a ritrovarci con un grande sorriso, proprio come quando da bambini aspettavamo il momento di aprire i regali di Natale. Vi aspettiamo il 19 dicembre per vivere insieme lo spirito natalizio!
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L’arte della musica
del Maestro Giorgio Angelini Presidente Associazione Musicale Corelli
Un’arte, e prima ancora una scienza, che nonostante abbia reso celebre l’Italia nel mondo, oggi non riceve alcun genere di trattazione tanto nei nostri istituti scolastici superiori quanto, e cosa ancor più grave, in nessun corso di laurea d’ambito umanistico, fatta eccezione ovviamente per quello in Musicologia e beni musicali. Lo scenario peggiora ulteriormente quando si prende consapevolezza del fatto che la conoscenza della nostra grandiosa tradizione musicale assume una qualche consistenza se a esporla sono studenti tedeschi, o quando
ci si accorge che buona parte degli studi di filologia musicale su autori e generi italiani vengono condotti da musicologi di origine straniera, il più delle volte tedeschi, inglesi o americani. Era il compositore e musicologo rumeno naturalizzato italiano Roman Vlad, nel lontano 1989, ad affermare: “Il popolo italiano è tra i più musicali. Musicalmente è però tra i meno alfabetizzati (…) Quando si parla in Italia di storia dell’arte, si continua a non comprendervi la musica”. Già, e tutto ciò nonostante i continui annunci di una rivoluzione del nostro assetto scolastico che diversi fra i nostri politici, vanno lanciando in convegni e a mezzo stampa, consapevoli che al morbo dell’annuncite ci si è ormai totalmente assuefatti. Ciò che però preme sottolineare è, oltre all’urgenza di riappropriarsi della propria storia e dunque capire chi siamo e cosa possiamo, l’importanza nello studio dei modelli umani che tutti i grandi compositori e musicisti della nostra gloriosa tradizione fieramente rappresentano: esempi di moralità, etica, spirito d’abnegazione, tenacia e determinazione che, come spiegano scienziati di primissimo piano devono tornare a formare le giovani generazioni, troppo spesso abbattute dai falsi idoli della tv generalista. Storia della Musica è dunque materia imprescindibile all’interno del nostro assetto scolastico e universitario… sperando qualcuno abbia orecchie per sentire. Purtroppo però non ci apprestiamo a parlare solo di analfabetismo musicale in senso stretto, in quanto ciò che affligge gravemente gli italiani, ancor prima dell’assoluta ignoranza della sia pur minima nozione in termini di linguaggio musicale, è il buio pesto che si registra sulla storia della propria tradizione sonora, il che, detto in altri termini, corrisponde a non conoscere una grossissima fetta del proprio passato.
Istituto Comprensivo
W.A. MOZART
La Preside Cristina Tonelli insieme a tutto il personale augura agli studenti e alle loro famiglie un Sereno Natale e un Felice Anno Nuovo
Ass. Musicale Corelli
Associazione Arcangelo Corelli - Carla Angelini Segreteria 06.5663282 - 347.9637630 info@associazionecorelli.com
di Lanfranco Di Paolo
Chiara Ricci
La Musica... a denti stretti! giorno 18 dicembre, che avrebbe dovuto vedere l’esecuzione del “Rigoletto” di G. Verdi, è stato rinviato ad altra data. Dopo la riunione dei soci dello scorso 23 ottobre, il primo appuntamento della settima stagione “Willy Ferrero” è stato il recital della eccellente pianista Chiara Ricci, che ha entusiasmato il pubblico presente nella sala Riario il giorno 30 ottobre scorso, eseguendo un impegnativo programma, dedicato a musiche di Ciaikovskij, Rachmaninov, Chopin e Beethoven, con un bis, calorosamente richiesto dai soci, di musiche di D. Scarlatti. Il successivo appuntamento del 20 novembre, data ufficiale dell’inaugurazione della settima edizione del “Festival “Willy Ferrero”, ha visto la presenza, sul palco della sala Riario, del trio “Roma classica”, formato da Santi Interdonato al violino, Alessandra Leardini al violoncello ed Antonello Maio al pianoforte, che i soci e gli appassionati hanno già ascoltato ed apprezzato nel concerto dello scorso 10 aprile, in un programma di musiche di Haydn, Rachmaninov e Brahms. In programma, per la prima volta nel nostro territorio, l’esecuzione del trio n° 7 in si bemolle maggiore op. 97 “L’arciduca”, generalmente considerato uno dei capolavori del genere, che Beethoven dedicò appunto all’arciduca Rodolfo d’Asburgo, prima allievo e poi amico e protettore del maestro di Bonn. Da sottolineare, prima dell’inizio del terzo movimento “Andante cantabile”, le toccanti parole del M° Interdonato, che ha voluto dedicare questo intenso e struggente momento alla memoria di Valeria Solesin, perita negli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre, ed a tutte le vittime di questo “insensato gesto”. La seconda parte del programma è stata dedicata, invece, al trio di Mendelssohn n° 1 in re minore op. 49, per il quale Schumann ebbe parole di elogio, annoverandolo tra i capolavori di questa formazione da camera, come lo furono quello in si bemolle maggiore di Beethoven e quello in mi bemolle maggiore di Schubert. Il concerto, inoltre, è stato registrato dalla TV locale “Canale 10” e sarà trasmesso nei giorni a venire. Infine, invitato dall’Associazione Corelli, alla serata inaugurale, ha anche partecipato, Mons. Paolo Lojudice, Vescovo vicario della diocesi di Ostia ed anche musicista, che ha manifestato apprezzamento per l’iniziativa del festival ed ha assicurato che avrà piacere di partecipare anche ad altri concerti della stagione 2015/2016 ed, in particolare, all’esecuzione de “Il Messiah”.
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Nel numero dello scorso agosto, nel quale si dava conto della delusione determinata dal mancato contributo del MIBACT, l’Associazione “A. Corelli”, nella consapevolezza dell’importanza dell’iniziativa culturale proposta nel nostro territorio con il Festival “Willy Ferrero”, dopo un primo momento di amarezza e pessimismo, si è di nuovo attivata, con il suo presidente Prof. Giorgio Angelini, per allestire, nonostante le difficoltà, la settima edizione del festival succitato (per i dettagli del programma si può visitare il sito internet dell’Associazione all’indirizzo http://www.associazionecorelli.com). Gli artisti stessi, messi al corrente della sopraggiunta difficoltà, come detto originata dalla mancanza del contributo MIBACT, hanno, tuttavia, incoraggiato l’Associazione perché questa iniziativa culturale dedicata alla “musica seria” non andasse ad esaurirsi, sacrificando una parte dei loro compensi, già piuttosto esigui, e per non penalizzare gli appassionati del territorio del X Municipio, lasciandoli orfani dell’ormai tradizionale appuntamento del venerdì sera. Fortunatamente, nella cruciale riunione, tenutasi nella sala Riario, lo scorso 23 ottobre, anche i soci e gli appassionati hanno espresso la volontà di continuare l’attività concertistica, seppur con un sensibile ridimensionamento del programma, del quale, come, forse, si ricorderà, era stata fornita ampia sintesi nel numero di TABLET del mese di luglio, sottoscrivendo il contributo per l’abbonamento alla stagione. Questa era articolata, originariamente, in un ambizioso programma per la settima edizione del festival “Willy Ferrero” e, tra le tante proposte, prevedeva anche l’esecuzione de “Il Messiah” di G. F. Haendel come concerto di Natale, il quale dopo la riunione del 23 ottobre, era stato soppresso, per effetto di un onere economico non sostenibile dall’Associazione. Tuttavia, vorrei citare, a tal proposito, la passione e la volontà del coro Coro Polifonico di Roma “Emozioni”, che, fino a quel momento, con l’ausilio dell’ottimo pianista Mirco Roverelli, che ormai i soci e gli appassionati ben conoscono, aveva dedicato molto tempo alla preparazione dell’esecuzione, e che, appresa la notizia, con il suo direttore M° Guglielmo De Santis, non ha voluto desistere dall’obiettivo e si è adoperato per reperire le risorse finanziarie che ne consentissero l’allestimento. Pertanto l’esecuzione de “Il Messiah” è ritornata in programma ed è prevista per il giorno 15 dicembre alle ore 21:00 presso la chiesa di S. Monica ad Ostia, situata in Piazza di S. Monica, con ingresso ad offerta libera. In conseguenza di questa riorganizzazione degli appuntamenti, il concerto in programma il
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Auto&Motori di Massimo Gallus
che si sia risparmiato anche sull’autoriparazione ha fatto sì che la quota di autovetture fortemente inquinanti e poco sicure sia fortemente aumentata. La ripresa del mercato dell’auto consentirà di sostituire le auto più vecchie. La ripresa dell’autoriparazione porterà invece ad un miglioramento dell’affidabilità tecnica e delle emissioni delle auto circolanti con conseguenze importanti sulla sicurezza stradale e sull’inquinamento dell’ambiente.
Euro incentivi per veicoli elettrici la Germania corre ai ripari!
Il recente scandalo dei motori diesel ‘truccati’ dal Gruppo Volkswagen starebbe riportando d’attualità in Germania il tema di un più incisivo programma di sostegno all’acquisto di auto elettriche, finalizzato ad avere sulle strade tedesche almeno un milione di veicoli elettrici entro il 2020. Lo riferisce il magazine Der Spiegel, precisando che il Governo avrebbe allo studio un incremento della tassazione sulle auto di maggiore cilindrata, quelle che emettono i valori più alti di CO2, per finanziare gli incentivi all’acquisto delle auto elettriche. Anche se il Governo tedesco ha smentito queste voci, negando che siano state prese decisioni al riguardo, resta più che probabile - scrive Dr Spiegel - che nelle intenzioni del Bundestag ci sia l’obiettivo di mettere a disposizione degli acquirenti un bonus fino a 5.000 euro per ogni vettura elettrica e altri fondi per implementare le strutture di ricarica, con un budget riservato agli EV che potrebbe sfiorare i 700-800 milioni di euro all’anno. Nel 2014 in Germania, precisa Automotive News Europe, sono state immatricolate solo 19mila auto a trazione elettrica, un dato che riflette le riserve dei tedeschi su questa soluzione di mobilità, sia per i costi elevati sia per la scarsa diffusione dei punti di ricarica.
Motor Show e Diselgate
Anche il Motor Show di Bologna, ha dato buca!! Era una notizia annunciata ma non ancora ufficiale. Allora anche stavolta niente salone di fine anno. Nessuna festa nella reggia dei motori. Nessuno stand della Fiera e nessuno Show per questa attesa edizione. Purtroppo anche il settore delle fiere è fermo allo “stop”, mentre l’industria dell’automobile in Italia continua a marciare a fasi alterne ma con un pistone in meno. Da qualche mese registrano sempre il segno positivo, e spesso anche a due cifre. Ma si vede che non basta nemmeno la ripartenza delle vendite per risvegliare un settore che sta lentamente indirizzandosi verso lo stallo. Non basta la previsione per il 2015 che in Italia si chiuderà con oltre un milione e mezzo di vetture vendute, purtroppo ancora siamo lontani da una vera e propria ripresa. Non bastano nemmeno i grandi risultati europei , e poi a fare i conti con il settore automobilistico c’è stato lo scandalo Dieselgate, forse il più grande di sempre. Nessun contraccolpo e forse qualche posizione conquistata grazie proprio all’arretramento del colosso tedesco. La situazione è questa ma di saloni l’Italia non se ne trovano più di validi ed interessanti e le Case automobilistiche sull’argomento non spendono una parola.....meglio tacere!!!!, Anche il Dieselgate ha subito un arresto mediatico e cosa ne pensano i costruttori non è dato saperlo. Se qualcuno me lo avesse detto anni fa non ci avrei mai creduto....noi che siamo cresciuti con il mito della Golf!
Fatturato in crescita per il 38% degli autoriparatori
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La ripresa dell’economia non spinge soltanto gli acquisti di nuove auto ma ha effetti positivi anche sulla attività delle officine di autoriparazione. Da un’inchiesta condotta emerge che nel 2015 il fatturato del settore è in crescita per il 38% degli operatori, stabile per il 50% e in calo soltanto per il 12%. Questi risultati sono radicalmente diversi da quelli ottenuti in inchieste analoghe condotte negli anni della crisi che ci stiamo lasciando alle spalle. Il recupero dell’attività di autoriparazione è naturalmente molto importante dal punto di vista economico, ma è anche di grande rilievo sul piano sociale. Negli anni della crisi il parco circolante italiano è molto invecchiato e il fatto
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pila (tramutandosi anche in un costo sociale non indifferente) e non intervenire con prevenzione, con educazione, con attività fisica corretta che possa prevenire tali danni? Chi meglio di loro? Ho cominciato così a lavorare sul progetto: scelta del gruppo, l’età, luogo, i tempi, la scelta degli esercizi, scelta dell’attrezzo di pilates da utilizzare: soft ball, la scelta della musica. Nulla doveva essere affidato al caso, non lo
INCONTRI RAVVICINATI
il Pilates insegnato ai bambini Carmela Potenza, insegnante di Pilates, racconta il progetto sperimentale a cui ha dato vita in una scuola elementare del nostro Municipio. <L’idea del pilates ai bambini è nata quando dovevo preparare un argomento da presentare alla convention a Bologna, dove ero già come presenter per una lezione pratica di Pilates. Ero indecisa se riproporre l’argomento già trattato e cioè l’allenamento con il metodo Pilates effettuato ad un cliente con cancro il cui sistema muscolo scheletrico era compromesso dalla patologia e dalla chemioterapia, oppure cercare un argomento che richiedesse un impegno differente. Il dubbio lo ha poi risolto mia figlia, infatti vedevo come Sofia di anni 9 grande amante dello sport interessarsi alle mie lezioni, prima come semplice osservatrice: guardava attentamente gli esercizi e poi ne stabiliva da sola l’utilità fino a sperimentarli e ritenerli non solo interessanti ma osservava come, per eseguirli, ci volesse dalle sue dirette parole: “un bel controllo, equilibrio, una bella postura, concentrazione, una bella tenuta della pancia, un buon appoggio del piede” e aggiunse altri termini tutti giusti e specificò come lei stessa pur essendo una ginnasta con ottime capacità avesse invece di fronte ad alcuni esercizi di pilates difficoltà. Così iniziò ad avvicinarsi al Pilates a praticarlo ed oggi a 10 anni ne conosce anche le metafore ….. Ecco allora l’idea del Pilates ai bambini, ecco nuove sfide e nuovi obiettivi da raggiungere, ecco un nuovo percorso. Mi chiedevo perché aspettare l’età adulta, aspettare i sintomi dei danni della colonna, o delle articolazioni. Perché aspettare l’età adulta quando ormai la postura scorretta, la gestione sbagliata dei pesi, le attività fisiche sbagliate, hanno già fatto i loro danni
faccio con gli adulti figuriamoci con i bambini, tutto doveva essere organizzato nel dettaglio. Ho iniziato così con dei bambini di una scuola elementare la classe IV , di anni 9 Mattia, Rocco, Gaia, Sofia, Elisa, Alessio B., Alessandro, Daniele T., Sara, Anna, Edoardo, Dominick, Alessio S., Samuele D., Chiara , Noemi, Matteo, Daniele C., Simone C., Simone D., Samuele P., Diana. Nella prima parte abbiamo imparato insieme l’anatomia della colonna vertebrale, le sue funzioni, la sua forma, paragonando le “vertebre a delle magnifiche perle, i dischi a dei CD musicali per poi arrivare a vedere come questi CD musicali si rovinano fino a rompersi e far uscire la sostanza… allora con entusiasmo Edoardo ha paragonato il nostro CD al disco della colonna del papà con una piccola ernia ….”!!!
Abbiamo studiato: ●Come
sedersi correttamente….
●La posizione giusta degli occhi di fronte alla TV, allo schermo del computer , ecc ● Come
sollevare un peso senza rovinare la colonna e poi ….poi… potenziare l’addome ● PILATES Tutti i bambini hanno imparato a IN = INSPIRARE con il naso ES= Espirare con la bocca ● Come
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ates
Hanno imparato come lavorare in retroflessione del bacino e con la colonna in neutro Sanno come attivare il CORE, la Power house di PIlates chiamato da Mattia la cintura di forza, da Edoardo la cintura di sicurezza, da Simone la cintura di addominali e tuti i bambini sanno che si tratta di quella fascia muscolare che comprende gli addominali e non solo che potenziati proteggono la colonna. Tutti sanno come attivare quella cintura di addominali già con la respirazione ed Elisa ha spiegato molto bene cosa si intende per “respirazione forzata, paragonando i polmoni a due spugne da strizzare fino alla fine” Tutti hanno gestito bene gli esercizi sulla pallina, la soft ball, ed eseguendo gli esercizi di Pilates con entusiasmo dal riscaldamento fino all’ultima parte, quella del rilassamento che si concludeva sempre con il racconto di una favola anche quest’ultima con un messaggio anche per i genitori , con una metafora amate da Pilates.
In un circo un bambino chiedeva al padre come mai l’elefante grande, grosso e forte rimaneva li fermo ed incatenato e non spezzava le sue catene, con tutta la sua forza. Il bambino fece la stessa domanda ai presenti, nonno, nonna ma nessuno sapeva rispondere. Un giorno quel bambino diventato adulto e psicologo affermato seppe rispondersi da solo a quella domanda: l’elefante non spezzava le catene perché era stato incatenato da piccolo, cresciuto con le catene per lui ormai era normale vivere incatenato. Oppure la favole dell’aquila che caduta dal cielo capitò all’interno di un pollaio …l’aquila fu allevata dalle galline, visse come un pollo, mangiava, beveva e camminava come un pollo. Un giorno dopo tanti anni l’aquila passeggiando con um pollo vide sulla sua testa volare un maestoso uccello e subito chiese al pollo cosa era. Il pollo sorridendo le disse come non lo sai? Quella è un aquila: quella sei tu… il messaggio è non farmi vivere come un pollo se nasco aquila . E poi la nostra lezione terminava con un saluto aspettando la prossima ora per conquistare una tappa in più: migliorare la postura, l’equilibrio, potenziare l’addome … insomma un motivo, una sfida in più un obiettivo in più da raggiungere con entusiasmo e gioia da parte dei bambini.> CARMELA POTENZA TEACHER PILATES, DOCENTE PILATES SCUOLA A.N.D.E.L.E, A.S.I., RICONOSCIUTA CONI, EDUCATRICE POSTURALE
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Carmela Potenza
Ecco la favola dell’elefante incatenato:
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TROPPI FURTI IN CASA, ECCO COME IMPARARE A DIFENDERSI di Massimo Gallus
Sono in massiccio aumento (più che raddoppiati nell’arco di dodici mesi) i furti in villa/appartamento, ai quali si aggiungono vere e proprie razzie nei garage e negli scantinati. Tra crisi e delinquenza abituale, vediamo come vivere senza paura!
LADRI = ANTIFURTO
Barricati dentro casa per il terrore dei ladri? Non credo sia questo un bel modo di vivere. Ma c’è chi arriva a tanto dopo aver provato… la casa svaligiata di notte mentre stava dormendo, il garage svuotato, l’automobile in strada poggiata su quattro mattoni o con i vetri infranti. Passando per il classico scippo della borsetta con dentiera annessa…( N.d.r. Rubano la borsetta con la dentiera dentro a Roma fonte TGcom24). “L’incremento nell’ultimo decennio dei furti in casa, luogo simbolo per eccellenza dell’intimità, della sicurezza, ha come risultato inevitabile quello di amplificare l’allarme sociale”. Ma veniamo ai dati statistici. Dal 2004 al 2012 le violazioni di domicilio in Italia sono più che raddoppiate. Una crescita del 114% (237 mila i furti denunciati nell’ultimo anno) che diviene del 40% se prendiamo a riferimento il 2013. Tradotto, un furto ogni tre minuti e mezzo. Nei maggiori centri urbani il tasso di rischio si fa più elevato; in modo particolare in zone e quartieri con abitazioni più vulnerabili o attrattive tipo villini, nelle quali i ladri ritornano volentieri e sono facili da “scalare”. Tutte le regioni, poi, fanno registrare aumenti in termini assoluti. I primati negativi riguardano le aree più ricche del paese. L’avanzata più sensibile è al Centro Italia (+125%) con il balzo maggiore compiuto dall’Umbria (+166%) che perde la sua proverbiale tranquillità. La maglia nera? È saldamente sulle spalle del con il 22% del totale il Lazio. È curioso osservare che mentre aumentano a ritmo sostenuto, assieme ai colpi in abitazione, molte famiglie pensano al miglioramento dei sistemi di sicurezza (Verisure Italia). Tuttavia ormai i furti sono direttamente proporzionali ai redditi di ampi strati della popolazione che nel frattempo sono precipitati e i bisogni sono aumentati. Lo spazio tra aspirazione e realtà si allarga e l’illegalità è un modo facile per pensare di colmarlo. Il divario crescente tra ricchi e poveri importato su scala locale, come ampiamente testimoniato dai tanti “furti della disperazione” (rame, tombini in ghisa, infissi dei capannoni, carburante dai serbatoi dei camion) e dai raid ripetuti che si verificano nelle scuole. Come fare, alla luce di tutto ciò, per prevenire gli attacchi o soltanto per vivere più tranquilli? Pensare da ladro, o meglio installare un buon impianto di sicurezza meglio se assistito da Guardie Giurate che possano intervenire sul posto in tempi brevi e con una risposta in 60 secondi. Va premesso che una parte dei furti in appartamento sono opera di bande specializzate. Contro queste organizzazioni “paramilitari” è assai difficile mettere in campo strategie difensive se non intervenendo sul piano politico o poliziesco, ma questo ed altro sono riusciti a fare una azienda di sicurezza che opera in Europa la Verisure Italia Srl che garantisce l’abitazione o il negozio con un intervento all’interno dell’abitazione in meno di 60 secondi grazie alla nuova tecnologia. Arrivano ad un corollario dei buoni consigli: primo, non sottovalutare l’aspetto dissuasivo. “Fate sapere che avete un impianto antifurto o segnalate che la casa è videosorvegliata e dotata di allarme: sono modi semplici per scoraggiare i ladri occasionali”.
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Tra le accortezze che si possono prendere, ecco ancora una buona illuminazione esterna. Utili accorgimenti in questi casi il rinforzo del basculante o un kit di video o foto sorveglianza a raggi infrarossi così come fa la Verisure Italia, ma anche astuzie come quella di legare la moto o la bicicletta da corsa e proteggerle dietro l’auto!
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per Info: Massimo G. 334 3922475
Scadenzario Fiscale
Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro
Lo Studio De Calisti A.M. e Montini M. è lieto di essere tra i primi ad augurare a tutti i lettori un Natale colmo di serenità ed un proficuo 2016.
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Si rammenta che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 16 dicembre prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. Inoltre per il 16 dicembre per i proprietari di immobili è dovuta la 2 rata IMU ( per le seconde abitazioni) e la 2 rata TASI (per le abitazioni principali). Si rende noto che, entro il 16 dicembre coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento. Un commento supereremo ancora questi momenti difficili?. Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 novembre 2015), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 16 dicembre.
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Il 21 dicembre ultimo giorno utile per la regolarizzazione, mediante ravvedimento, della presentazione della dichiarazione dei sostituti d’imposta per l’anno 2014 - Mod. 770/2015 sia Semplificato che Ordinario.
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Con la scadenza del 28 dicembre coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat. Si rammenta inoltre che il 28 dicembre alcuni titolari di Partita Iva, verseranno mediante F24 se dovuto l’acconto IVA relativo all’anno 2015.
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Lo Studio rende noto che con la scadenza del 29 dicembre i ritardatari possono presentare pagando una sanzione con F24: Modello UNICO 2014 in via telematica attraverso un intermediario abilitato. Modello IRAP 2014 in via telematica attraverso un intermediario abilitato.
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Si informa che con la scadenza del 30 dicembre 2015, c’è la possibilità di integrare l’istanza e la documentazione relativa alla procedura di collaborazione volontaria per l’emersione ed il rientro di capitali detenuti all’estero e per l’emersione nazionale. (Voluntary Disclosure)
Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, per ogni ulteriore chiarimento. In qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati - ISEE, RED, Detrazioni ecc. - Gestione Badanti e Colf - Successioni Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it
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Storie di ordinaria tecnologia di Jacopo Bellavia
“Ho un virus nel computer, me lo ha detto un banner lampeggiante”
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A volte ad essere troppo scrupolosi ci si rimette. È il caso della povera Giulia che, per proteggere il computer dell’ufficio da un terribile virus informatico, è rimasta vittima del virus stesso. Tutto è successo qualche ora fa, mentre stava navigando alla ricerca del sito di un fornitore. Dopo essere stata costretta, suo malgrado, ad attraversare vari siti di scarpe e accessori di moda, è stata attirata da un interessante banner molto colorato e anche lampeggiante. Il banner annunciava una svendita online davvero interessante: saldi fino al 90%. Un’occasione così, certo non poteva farsela scappare. Avrebbe voluto mostrarlo anche al collega informatico della scrivania accanto, ma proprio oggi quello aveva deciso di aderire ad un sciopero sindacale. Pazienza, avrebbe goduto da sola di quei clamorosi sconti. Cliccando l’invitante banner, Giulia ha fatto però una scoperta sconcertante: nel suo computer è presente un virus! Infatti, la schermata successiva al click, che avrebbe dovuto proporle saldi da favola, si è invece oscurata a causa di un grosso riquadro intermittente. Tale riquadro l’ha avvisata che nel suo computer è stato rilevato un pericolosissimo virus informatico. A conferma di tale scoperta il computer ha iniziato ad emettere un suono di allerta, una specie di beep prolungato. Che fortuna aver incontrato quel banner e che prontezza nel cliccarlo. Giulia, felice di aver scovato una così pericolosa minaccia, ha seguito le istruzioni dello stesso banner per debellarla definitivamente. Ha scaricato un programmino dal nome “supervirus.exe” e lo ha lanciato, scoprendo che era proprio vero, il banner non mentiva: nel suo computer c’è davvero un virus informatico. Disastro! Proprio in quel momento, in un’altra parte della città, Alessio sta per uscire dall’ufficio perché ha preso un permesso. Il telefono squilla proprio mentre il bravo tecnico sta attraversando la soglia. È Giulia, lo sente. Decide quindi di rispondere e sedersi di nuovo alla sua postazione: Alessio: “Buongiorno Giulia, cosa succede?” Giulia: “E me lo domandi?” A: “Se non lo facessi, non potrei risolvere il problema” G: “Cosa ti fa credere che io abbia un problema?” A: “Veramente intendevo il tuo computer, lui ha un problema, non è così?” G: “Ma certo che è così, altrimenti perché ti chiamerei? Solo per fare due chiacchiere?” A: “Potrebbe essere un’idea…” G: “Forse… ma non ora! Adesso, come sai, ho un problema” A: “E quale sarebbe?” G: “Credo che tu lo sappia” A: “Cosa te lo fa pensare?” G: “Semplice: tu mi hai sistemato il computer l’ultima volta” A: “Scusa ma non ti seguo, il computer era a posto” G: “Se era a posto, come mai invece ci ha trovato un virus informatico?”
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A: “Chi ci ha trovato un virus informatico?” G: “Ma il banner che si è aperto da solo su internet, ecco chi!” A: “Intendi dire che un banner ti ha avvertita che c’era un virus nel computer?” G: “Esatto, proprio così! E adesso il mouse non si muove più e internet si apre da solo e… e non ti dico che siti ha iniziato a frequentare!” A: “Uhm, interessante. Ma prima che quel banner si aprisse da solo, che siti frequentava il tuo computer?” G: “Beh, soprattutto siti di fornitori” A: “Capisco, e cosa c’era scritto in quel banner?” G: “Te l’ho detto, diceva di aver trovato un virus informatico nel computer e che quindi era necessario scaricare un antivirus” A: “E tu cosa hai fatto?” G: “Ho scaricato l’antivirus che mi consigliava e l’ho installato nel computer” A: “Ed ora hai risolto?” G: “Beh no, altrimenti non ti avrei chiamato, mi sembra logico” A: “Per caso, il nome dell’antivirus che hai installato è: supervirus?” G: “Sì, come lo sai?” A: “Mentre parlavi ho stabilito un collegamento in remoto con il tuo computer e ho dato un’occhiata al sistema: è pieno zeppo di cartelle temporanee nascoste, generate da un eseguibile con quel nome” G: “Ma se sono nascoste, tu come fai a vederle?” A: “Segreti del mestiere” G: “E bravo il nostro Alessio, ma come la mettiamo con il computer?” A: “È tutto a posto, puoi continuare a navigare!” G: “Davvero? Allora posso finalmente andare a caccia di saldi?” A: “Sì, ma forse è meglio che li cerchi al negozio più vicino ;-)”
dal blog di ARITMOS.it Infinite soluzioni tecnologiche
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