Portfolio di Laurea/Scienze dell'Architettura

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Portfolio di Laurea Scienze dell’ Architettura Alberto Tallon

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Portfolio di laurea 2014

Alberto Tallon 271811 Portfolio di Laurea, anno accademico 2012/2013 Università IUAV di Venezia Facoltà di Architettura, Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura



Ciò che cerco di mostrare in questo portfolio è il risultato di alcuni dei corsi fatti in questi tre anni ma soprattutto il percorso che pian piano ha preso forma. Trovando difficile doverle dividere secondo una diversa logica le esercitazioni si accumulano una dietro l’altra come si sono susseguite nel corso dei semestri. Ma soprattutto vogliono mostrare il percorso che sono andato pian piano a delineare. In questo è difficile tracciare un limite a ciò che nel affrontare un corso sono riuscito a costruire, continuando poi

a portare con me. Anche se qui viene mostrato solo una selezione dei lavori, questi rimangono solo una piccola parte di ciò che ho tentato di realizzare. Durante ogni prova non solo mi sono dovuto cimentare con il tema proposto ma soprattutto con me stesso. Le idee, le indecisioni ma anche con il tempo e chi con me ha lavorato. Tutto ciò ha prodotto una grande mole di tentativi, disegni, bozzetti, modelli spesso abbandonati ma che son serviti per confrontarmi col progetto anche quando non sono stati tradotti nei risultati



indice contenuti 2-5

Laboratorio integrato di progettazione 1 progettazione architettonica; caratteri tipologici e distributivi degli edifici.Professori Eleonora Mantese, Gundula Rakowitz Anno di corso I

10-15

corso di Urbanistica, analisi e conoscenza delle questioni dell’urbanistica moderna; professoressa Paola Viganò, anno di corso II

16-19 6-9

Corso di rappresentazione 2 rilievo dell’architettura e disegno digitale professori Fabbrizio Gay; Matteo Ballarin anno di corso I Gruppo di lavoro Denise Covassin,Mauro Panziera, Cristian Rossi, Alberto Tallon

24-25

Laboratorio di progettazione Urbana, professoressa Sabina Lenoci, anno di corso III gruppo di lavoro Nicolò Martin, Alberto Tallon

Laboratorio integrato di progettazione 2 Composizione architettonica e urbana; Progettazione dei sistemi costruttivi; Meccanica strutturale Professori Attilio Santi, Alessandro Premier, Antonio Pantuso Anno di corso II

Laboratorio di restauro Eugenio Vassallo anno di corso III Gruppo di lavoro Rigels Lila, Cristian Rossi, Alberto Tallon

20-23

32-39

Wave 2012 laboratorio intensivo di progettaazione Professori Alberto cecchetto, Michel Carlana Anno di corso II Gruppo di lavoro Enrico Bivi,Mauro Panziera, Carola Sottana, Alberto Tallon

26-31

Laboratorio di progettazione architettonico e urnana Fernanda De Maio anno di corso III Gruppo di lavoro Federico Frigo, Nicolò Ghezzo, Alberto Tallon

40-41

Wave 2013 laboratorio intensivo di progettaazione Professori Riccardo Bak Gordon Anno di corso III Tema progetto ripensare marghera Gruppo di lavoro Filippo Bresciani, Giada Maccari, Dalia Romano, Alberto Tallon 42-45 Tirocinio Proap Italia


Costruire tra due muri La casa per un viticoltore

Tema di questa prima esercitazione è stato il progetto della casa. Il corso dapprima ha fornito gli strumenti e le competenze relative alla composizione architettonica e degli elementi tipologici attraverso lo studio e l’approfondimento di alcune significative case di architetti, come Barragan o Zumthor . Dopo questa prima fase l’esercitazione è continuata permettendoci di muovere le prime idee di progetto che si sono poi sviluppate con maggior consapevolezza del progetto e della sua complessità: l’idea di spazio, il ruolo della luce, il rapporto tra inter2

Laboratorio integrato di progettazione 1: progettazione architettonica; caratteri tipologici e distributivi degli edifici. Professori: Eleonora Mantese, Gundula Rakowitz. Anno di corso I. Area di progetto L’Aquila.

no ed esterno. Parallelamente una maggior padronanza degli strumenti, bozzetti, disegni ma soprattutto modelli hanno permesso una riflessione più completa sull’architettura, sulle sue motivazioni critiche del processo compositivo. Dalla conoscenza delle caratteristiche del sito, un lotto stretto e lungo confinato tra due muri e dalla scelta di una questione dell’abitare ( un interesse di un possibile committente: il vino) ha avuto inizio la riflessione del progetto. Esplorando molteplici e diverse soluzioni sono stati fissati alcuni principali temi.

Il percorso, la progressione di spazzi chiusi e aperti, il ruolo delle aperture delle facciate sviluppati poi seguendo l’idea di abitazione. L’interesse verso la vita agreste mi ha portato alla ricerca di quegli elementi che più rappresentano la ruralità: perdendo ad esempio non solo architetture già studiate ma anche le molte piccole architetture contadine. In questa architettura elementi tipicamente estroversi di questo genere di architetture come le logge e e corti si trovano in contrasto con i caratteri introversi del lotto . Contrasto che viene riletto anche nella facciate dell’edificio alternando superfici piane e aperture.


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pianta piano terreno

pianta piano primo

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prospetto sud

sezione

prospetto ovest

prospetto est

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Padiglione Finlandese Il rilevo dei giardini della biennale

Un importante ruolo ha svolto questo corso assieme a quello di disegno nella mia formazione, non solo perché ho potuto affinare le tecniche di rappresentazione, ma soprattutto perché ho potuto constare come il miglior modo per conoscere e capire e non solo quello di visitarla ma soprattutto quello di ridisegnarla, partendo dalla sua misurazione, dal rilevare e comprenderne i suoi dettagli.

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Corso di rappresentazione 2 rilievo dell’architettura e disegno digitale professori Fabbrizio Gay; Matteo Ballarin anno di corso I Gruppo di lavoro Denise Covassin,Mauro Panziera, Cristian Rossi, Alberto Tallon

Il rilievo del padiglione finlandese all’interno dei giardini della biennale, ha permesso di misurarsi con una piccola e all’apparenza semplice architettura ma che una volta iniziata a studiare si è rilevata al quanto originale e particolare nelle sue soluzioni dei particolari. La particolarità del montaggio e la luce che i lucernari a farfalla permettono di catturare sono dettagli che solo dopo averla attentamente riprodotto mi hanno fatto capire quest’architettura.


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prospetto ovest

prospetto sud

prospetto nord

prospetto est

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T

M

4M

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PADIGLIONE FINLANDIA - ALVAR AALTO, 1955-56 esploso assonometrico del padiglione, permette di mostrare sia il caratteristico lucernario, sia l’attacco dei pannelli delle pareti

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Viaggio in italia nuove farm in campagna

Il corso si è mosso all’interno della storia dell’urbanistica, del suo rapporto con le questioni sociali ed economiche. Si sono studiate le radici di questa disciplina. Le competenze che questa racchiude e il ruolo dell’architetto in questa. Partendo dai modelli di città giardino della prima rivoluzione industriale si è arrivati a studiare i piani più recenti e ad immaginare le future questioni che già stanno nascendo. Imparando a conoscere figure, scuole e movimenti che si sono susseguite. L’interesse del corso si è poi spostato sulla dei fenomeni urbani, risultato di processi cumulativi e di 10

corso di Urbanistica, analisi e conoscenza delle questioni dell’urbanistica moderna; professoressa Paola Viganò, anno di corso II

selezione. Acquisendo gli strumenti e i termini per descriverli. Imparando a riconoscere i modelli di diffusione e crescita della città, le emergenti questioni ambientali, sociali, economiche e la necessità di infrastrutture che con essa si muovono. Il titolo dell’esercitazione “viaggio in Italia” evoca i tanti viaggio di artisti e scrittori in questo paese, meta fondamentale per la loro crescita. Viaggi intrapresi alla scoperta di architetture, paesaggi, costumi imparando a conoscerli e a descriverli. Ed è anche a questo che mira il corso. Riuscire a descrivere il

territorio in qui si è vissuto. Leggerlo con occhio critico. Al centro dell’esercitazione i cambiamenti che hanno caratterizzato gli ultimi vent’anni. Un area totalmente agricolo apparentemente piatto e stabile ma se guardato con giudizio e leggendo i fenomeni sociali ed economici degli ultimi anni si nota come anche questo territorio sia stato interessato dalle emergenti questioni urbane. L’erosione delle campagna, l’abbandono di un certo tipo di attività, e degli edifici, i tentativi di recupero e riuso. Tutto ciò che sta mutando questo territorio disegnando nuovi confini e nuovi e vecchi ruoli di chi questo territorio lo vive.


l’estensione di ca’tron in due foto aeree, la prima nel 1988 la seconda del 2012

Considerato un territorio marginale, un enorme vuoto, una distesa di campi con pochi abitanti e senza molto da offrire, Ca’ Tron in questi ultimi anni sembra essere diventato un importante bacino per nuove e innovative attività. Situato nei pressi della laguna settentrionale di Venezia, questo pezzo della bassa pianura umida è considerato uno dei pochi paesaggi agricoli veneti rimasto ancora intatto. I fiumi Sile e Vallio ne segnano i confini, mentre l’intera area è percorsa da una fitta rete idrica, canali, fossi, scoline che disegnano i campi agricoli. Non altrettanto fitto è il sistema viario che invece è costituito da tre vie principali che lo attraversano in direzione Est- Ovest e una in direzione Nord-Sud. La zona abitata già dal ‘500 descrizione dell’area e dei

cambiamenti da braccianti agricoli, solo con le ultime bonifiche tra ‘800 e ‘900 diventata un importante e fertile centro agricolo e di conseguenza ha avuto un incremento della popolazione. É a questo periodo che risalgono le numerose case coloniche (o della bonifica) molte delle quali oggi abbandonate, che fanno parte di un ampio progetto di rivalorizzazione del territorio. I pochi addensamenti residenziali attorno ai quali è insistita la costruzione di nuove abitazioni, sono situati lungo la strada che costeggia il Sile e nei presi dell’antico casino dei Tron oltre a un piccolo centro di residenze IACP. All’interno della tenuta sorge poi un’ex base militare americana dismessa alla fine degli anni novanta, anch’essa punto d’interesse di molti progetti

figura 1: il contesto figura 3: costruito e agricolrura figura3: reti veloci e sistema stradale figura 4: mappa degli ultimi interventi

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Società, agricoltura, svilluppo L’area è principalmente agricola e solo un decimo del della superfice è costruita. La compattezza dell’area agricola e dovuta a diversi fattori. Più di metà dei terreni coltivati fanno infatti parte di una grande tenuta, mentre il resto dei terreni fino a pochi anni fa erano lavorati da mezzadri. L’espansione edilizia è quindi sempre stata legata alla produzione agricola, e i fabbricati lasciati solo in affitto ai lavoratori. Oggi se si considera l’intera popolazione, solo una ridotta parte svolge il lavoro nei campi come attività principale, il resto svolge le attività più varie e per alcuni l’agricoltura è un integrazione al primo lavoro.

Filamenti. Sviluppo degli edifici lungo il ramo stradale. Costruiti su lotti ricavati da terreni agricoli con possibilità di accesso diretto alla strada. E proprio lungo questo tratto che negli ultimi anni si è continuato a costruire.

Edifici rurali. Tipiche del periodo delle bonifiche o di epoche precedenti. Fabbricati destinati ad abitazione e produzione agricola. Sorgono nel mezzo nei campi collegati alla rete stradale tramite strade bianche e passaggi poderali.

Quartiere IACP. Zona residenziale, sviluppo compatto e interno a un limite definito. Attorno al quale si sono sviluppate nuove abitazioni ma rimanendo priva di servizi.

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I progressivi cambiamenti, sia legati all’agricoltura sia alla dismissione della base militare hanno causato un forte fenomeno di abbandono, circa la metà della superfice costruita oggi è inutilizzata. Le conseguenze non sono state però negative, si nota come la tendenza a recuperare i vecchi edifici sia maggiore a quella di costruirne di nuovi (14000 conto 4300m2), e che quest’ultima sia prevalente solo in prossimità di addensamenti già presenti. L'area non ha subito un forte aumento di popolazione ma ha visto la creazione di molte nuove attività produttive.


situazione degli edifici rurali: produzione agricola, rircerca e campus, spazzi collettivi, deperimento, residenza, in stato di sistemazione, innovazione digitale

Dismissione e recupero Le molte case sparse nel mezzo della campagna un tempo fondamentale centro per interi nuclei di famiglie contadine sono divenute sempre più un luogo inadatto alle nuove abitudini di vita. I sacrifici, i sempre crescenti costi della vita sommati agli scarsi guadagni di questo tipo di attività, spesso alle dipendenze di un padrone hanno contribuito allo spopolamento e all’abbandono di questi edifici. Non poche sono state le conseguenze dell’abbandono delle campagne il segno più evidente è senz’altro il deperimento dei fabbricati ormai ruderi colonizzati dalla vegetazione, ma anche la scomparsa di molti altri segni, i passaggi, i filari alberati lungo i fossi, le strade poderali, ma forse ancora più importante la manutenzione del sistema idrico che in una terra di bonifica oggi più che mai andrebbe consolidato. In un primo momento alcune delle case lasciate disabitate sono divenute per la comunità meta di “scampagnate del fine settimana” o di occasionali feste. Sfruttando poi i vari passaggi sterrati usati dai mezzi agricoli come vie di collegamento e percorsi ciclabili. Tutto queste è però terminato quando l’ente proprietario ha impedito l’accesso ai fabbricati per poter (giustamente, perché le case erano ormai pericolanti) portare avanti i propri progetti, o lasciarle invadere dagli alberi. Negli ultimi anni, l’espansione della città ha coinvolto gran parte del territorio agricolo, piccoli centri rurali sono divenuti quartieri urbani, si sono costruite strade, case, servizi e infrastrutture lo spazio occupato dalla “città” si è dilatato, i centri si sono allungati, attratti l’uno con l’altro, seguendo dei filari tanto da sembrare un’unica cosa ma in realtà rimanendo indipendenti l’uno dall’altro. Questo processo ha coinvolto grandi parti del territorio. Il rapporto di contrapposizione, di superiorità della città sulla campagna ha fatto sì che considerevole suolo destinato alla produ-

zione agricola fosse frazionato e occupato da nuove costruzioni. I terreni agricoli si sono spesso ridotti a residui, non sono più grandi spazi aperti ma spazi circoscritti dove ovunque si guardi si scorgono le luci della città o di una strada. Questo processo sembra almeno in parte aver risparmiato l’area di Ca’ Tron, o forse è solo un’altra faccia di questo processo. Sebbene il paesaggio agrario abbia mantenuto intatto il proprio carattere, sarebbe sbagliato dire che questo territorio non è stato interessato dai cambiamenti della città e della società contemporanea. Dov’è stato conveniente, il filamento urbano ha continuato a erodere la campagna. Villette singole o abbinate, tutte molto simili, continuano a essere costruite a regolare distanza l’una dall’altra. Curiosamente, qui sorge anche un quartiere popolare, privo di ogni servizio, e una base militare americana, in servizio durante la guerra fredda e ora dismessa. Negli ultimi anni l’area è stata interessata da diversi piani. Quello comunale che debolmente cerca di tutelare il paesaggio e la tipicità del luogo, spronato da vari pensieri speculativi fatti sulla zona. Quelli della Fondazione Cassamarca (proprietaria di gran parte degli edifici e dei terreni) e di H-Farm. Piani che sembrano rispecchiare le parole di Secchi riprendendo quelle di Sorkin: “le nuove attrezzature si sono sperse in un territorio sempre più immaginato come un grande campus, un parco di oggetti e frammenti di città isolati e liberamente disposti nel verde”, ecco forse in questo caso nati dal recupero di vecchi fabbricati e non nuove costruzioni sparse liberamente. L’ultimo aspetto che voglio trattare e quello della dismissione. Dovuta a vari fattori che hanno interessato società, abitanti e proprietari terrieri, cambiamenti economici e politici, nuove tendenze di abitudini e desideri che hanno causato l’abbandono di un certo tipo di fabbricati, ma che hanno consentito un nuovo e differente uso. 13


La tenuta Ca’Tron Fondazione Cassamarca entra in possesso della tenuta nel 2001 ed elabora un ambizioso progetto di recupero del territorio. Il piano prevede la rivalorizzazione del patrimonio agricolo e culturale, il potenziamento dei collegamenti e il recupero di vecchi casolari per permettere lo sviluppo di un turismo compatibile. Fin da subito con la collaborazione dell’università di Padova avvia un progetto di ricerca archeologica con l’intenzione di creare a Ca’ Tron un parco archeologico. In seguito Cassamarca, incarica l’architetto Paolo Portoghesi di elaborare un masterplan che suddivida l’area in vari settori secondo le diverse vocazioni ambientali. Nel tempo la Fondazione è riuscita a portare a termine alcuni punti del piano, come la costruzione del campus

universitario, la sistemazione di alcuni fabbricati destinati a ospitare centri di ricerca e produzione agricola, la creazione di un auditorio e di un archivio storico. Attirando l’interesse di possibili collaborati esterei e sistema il giardino ottocentesco attorno ala casino di Tron. In breve tempo però iniziano a verificarsi i primi problemi, nel 2003 il centro ICGEB, che si occupa della ricerca sugli Ogm, riceve le prime pesanti ostilità e nel 2008 la crisi finanziaria fa sentire il suo peso e costringe Cassamarca a ridurre i fondi investiti sulla tenuta. La situazione si aggrava e la maggior parte dei progetti sono fermati. Dopo qualche tentativo di salvataggio la fondazione nel 2012 (dopo aver però acquisito l’ex base missilistica) mette in vendita la tenuta, cedendola alla Cattolica assicurazioni.

a fianco: estensione della tenuta; master plan; vocazioni del territorio

AGRICOLTURA AGRICOLTURA

TURISMO

AGRICOLTURA

INNOVAZIONE

AGRICOLTURA INNOVAZIONE

TURISMO

PARCO

CAMPUS

EVENTI

TURISMO

AGRICOLTURA

RICERCA AGRICOLTURA

TURISMO

EVENTI

TURISMO

AGRICOLTURA

AGRICOLTURA AGRICOLTURA

AGRICOLTURA

TURISMO PARCO

ARCHEOLOGIA

TURISMO DIDATTICA

TURISMO

AGRICOLTURA

ARCHEOLOGIA

AGRICOLTURA TURISMO

mappa: sistema stradele, in rosso le strade sterrate che fiancheggiano i campi e i corsi d’acqua

La rete stradale attuale appare poco permeabile, costituita da 3 strade principali che attraversano l’area in direzione Est-Ovest congiungendo la zona ai vicini paesi. Un’altra strada che taglia il territorio in direzione Nord-Sud permette il collegamento tra queste 3 vie. La presenza di strade bianche è molto debole e i molti passaggi poderali non sono più accessibili. Inoltre il passaggio di reti veloci poco connesse al territorio rappresentano un ulteriore ostacolo alla viabilità. Il sistema stradale è utilizzato da diversi utenti, automobili, mezzi agricoli, linee di trasporto pubblico e soprattutto ciclisti. Il passaggio di mezzi a bassa velocità, come appunto le biciclette e mezzi agricoli costituisce 14

un ulteriore rallentamento, su strade come queste dove il passaggio di più veicoli contemporaneamente è molto difficoltoso. Il sistema di strade sterrate, alle quali è stato impedito l’accesso, potrebbe venire riutilizzato per percorsi ciclabili e turistici, liberando così le strade. Questi tracciati che fiancheggiano i corsi d’acqua e i campi, offrono percorsi più interessanti e con un attento progetto, come quello sperimentato da Burgi a Mechtenberg sull’estetica del paesaggio agricolo nel contesto urbano, potrebbero dare un nuovo ruolo all’agricoltura in un periodo dove questa dev’essere ripensata.


Andea Zonzotto

...Ormai ci si accanisce nel sacrificare gli ultimi brandelli di paesaggio, di respiro dell’orizzonte paesistico, ad un vero e proprio cannibalismo che moltiplica le escavazioni e discariche o satura oltre ogni limite con la cementificazione (…) Di fronte alle incertezze e le angosce dell’oggi è già quasi un rimedio pensare che sussistano ancora, seppur rare, aree come C’ Tron, in cui è pur possibile incentivare il fervore di nuove opere umane mentre permane un sentimento di forte memoria di terra madre viva e consola...

Le particolarità di quest’area costituita da un paesaggio uniforme e poco urbanizzato hanno attirato l’attenzione di molti investitori. Le proposte e le iniziative sono state le più diverse, si è pensato di sfruttare l’area come un enorme cava d’argilla, come discarica e persino che potesse ospitare un importante parco divertimenti. La prossimità a mete turistiche come Venezia il lungomare jesolano, la relativa vicinanza all’aeroporto di Tessera, a sbocchi ferroviari e autostradali le rilevanze archeologiche e ambientali, come il centro di Altino, il parco del Sile e la laguna, sono tutte caratteristiche che rendono questa zona molto appetibile. Negli ultimi anni si sono sviluppati due importanti progetti. A partire da quello di Fondazione Cassamarca, con l’intenzione di sfruttare tutte le potenzialità del luogo, agricoltura, turismo e cultura, e quello di H-Farm, il venture incubator che nei vecchi casolari ha trovato l’ambiente ideale per le loro attività nel campo della tecnologia. Il progetto di Cassamarca ha avuto vita breve, cause economiche hanno impedito che questa portasse a termine i propri interventi. In questi anni la Fondazione ha realmente sviluppato i suoi ambiziosi programmi. Lavori importanti che però non sono stati ben percepiti, come i centri di ricerca con strutture tecniche che oggi non vengono più utilizzati, la creazione di un grande auditorium, sporadicamente utilizzato per qualche presentazione o conferenza. Ma soprattutto ai cittadini rimangono un notevole quantità di cartelli e targhe, che segnalano la proprietà di Cassamarca piazzati sugli sterrati normalmente ciclabili. Fortunatamente è però riuscita a far avviare un timido tentativo di collaborazione tra comune i vari soggetti interessati all’area, a tutela dell’ambiente dell’ecosistema e del paesaggio. Negli ultimi anni, l’espansione della città ha coinvolto gran parte del territorio agricolo, piccoli centri rurali sono divenuti quartieri urbani, si sono costruite strade, case, servizi e infrastrutture lo spazio occupato dalla “città” si è dilatato, i centri si sono allungati, attratti l’uno con l’altro, seguendo dei filari tanto da sembra-

re un’unica cosa ma in realtà rimanendo indipendenti l’uno dall’altro. Questo processo ha coinvolto grandi parti del territorio. Il rapporto di contrapposizione, di superiorità della città sulla campagna ha fatto sì che considerevole suolo destinato alla produzione agricola fosse frazionato e occupato da nuove costruzioni. I terreni agricoli si sono spesso ridotti a residui, non sono più grandi spazi aperti ma spazi circoscritti dove ovunque si guardi si scorgono le luci della città o di una strada. Questo processo sembra almeno in parte aver risparmiato l’area di Ca’ Tron, o forse è solo un’altra faccia di questo processo. Sebbene il paesaggio agrario abbia mantenuto intatto il proprio carattere, sarebbe sbagliato dire che questo territorio non è stato interessato dai cambiamenti della città e della società contemporanea. Dov’è stato conveniente, il filamento urbano ha continuato a erodere la campagna. Villette singole o abbinate, tutte molto simili, continuano a essere costruite a regolare distanza l’una dall’altra. Curiosamente, qui sorge anche un quartiere popolare, privo di ogni servizio, e una base militare americana, in servizio durante la guerra fredda e ora dismessa. Negli ultimi anni l’area è stata interessata da diversi piani. Quello comunale che debolmente cerca di tutelare il paesaggio e la tipicità del luogo, spronato da vari pensieri speculativi fatti sulla zona. Quelli della Fondazione Cassamarca (proprietaria di gran parte degli edifici e dei terreni) e di H-Farm. Piani che sembrano rispecchiare le parole di Secchi riprendendo quelle di Sorkin: “le nuove attrezzature si sono sperse in un territorio sempre più immaginato come un grande campus, un parco di oggetti e frammenti di città isolati e liberamente disposti nel verde”, ecco forse in questo caso nati dal recupero di vecchi fabbricati e non nuove costruzioni sparse liberamente. L’ultimo aspetto che voglio trattare e quello della dismissione. Dovuta a vari fattori che hanno interessato società, abitanti e proprietari terrieri, cambiamenti economici e politici, nuove tendenze di abitudini e desideri che hanno causato l’abbandono di un certo tipo di fabbricati, ma che hanno consentito un nuovo e differente uso. 15


Trame di città Complesso edilizio, ex-Italgas

Laboratorio integrato di progettazione 2 Composizione architettonica e urbana; Progettazione dei sistemi costruttivi; Meccanica strutturale Professori Attilio Santi, Alessandro Premier, Antonio Pantuso Anno di corso II Tema progetto complesso residenziale e servizi a Venezia

COPERTURA_terraza, completamente praticabile, in nero i punti di risalita

PIANO TIPO_ disposizione degli alloggi S,M,L,XL, spazi distributi e comuni

ATTACCO A TERRA_ negozi e spazi distributivi

STRUTTURA_ maglia strutturale su pilastri, eimpianti di riasalita

Cimentarsi nella progettazione di un edificio complesso che in esso racchiude più funzioni significa non solo rispondere alle necessità dell’edificio ma soprattutto creare un rapporto tra questo e il suo intorno creando un pezzo di città in continuità con essa. E questo rapporto e ciò che nel corso si è proposto di risolvere. Un edificio o un complesso di edifici come questi devono possedere non solo spazzi privati ma una continuità di spazzi pubblici che offrono servizi e elementi di qualità per essere usufruiti. Oltre al progetto di un buon impianto grande attenzione durante il corso è stata data alla progettazione degli interni, cercando di studiare 16

moduli e tipologie che più si adattano a un impianto composto e ripetibile ma soprattutto flessibile. La complessità del tema affrontato si amplifica poi se questo progetto si colloca in un tessuto unico e difficile come quello veneziano. L’area di interesse è quella del ex-Italgas un’area marginale collocata tra diverse trame urbane, quella densa e introversa della parte più storica e quella più rigida e ariosa dei quartieri di Santa Marta. Nella sua complessità l’edificio cerca di definire degli spazi irregolari un concatenamento di spazi privati e percorsi che ricordino il muoversi nelle calli. Questi spazi vogliono proporsi non solo come

filtri e percorsi ma come aree fruibili in vario modo. Il complesso è pensato per ospitare varie utenze, famiglie, studenti, residenti per brevi periodi come turisti o lavoratori. Per questo il modulo abitativo è stato pensato per essere molto flessibile e che si incontri bene con la maglia strutturale. Al piano terreno invece l’edificio è pensato per ospitare diversi servizi, negozi e sale per lo studio. Nonostante la sua complessità e dei caratteri difficilmente riscontrabile a Venezia, il progetto è si qualcosa di unico ma non per questo vuole essere un complesso isolato ma un nuovo pezzo di città che integri il suo impianto all’esistente ma che rendo possibile un ulteriore crescita.


prospetti e pianta piano terreno

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prospetti tipo, alloggi

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le tipologie di alloggio, e la composizione del modulo base

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Tall on the water nuovo approdo metropolitano, Venezia

Camminare sull’acqua è il tema di questo workshop, ed è il catalizzatore scelto per rigenerare l’area ex gasometri di San Francesco della Vigna. Si tratta di una zona marginale, ricca di preesistenze contrastanti: gasometri in stato di abbandono a pochi passi dalla chiesa palladiana di San Francesco della Vigna. Il progetto consiste nell’inserimento di un terminal di collegamento tra l’aeroporto e Venezia; una nuova porta per la città. Nello specifico questo gruppo ha trattato i bordi dell’area andando a scomporli in linee, flussi e fasce e ricomponendo questi elementi valorizzando la loro importanza e il carattere pedonale della città. Il risultato consiste nella creazione di una nuova fondamenta cioè un percorso che segue le linee esistenti delle bricole e degli edifici, dove tra gli elementi acqua-terra sono inseriti rispettivamente elementi galleggianti e fissi. Queste fondamenta “novissime” consistono in una sequenza di 20

Wave 2012 laboratorio intensivo di progettaazione Professori Alberto cecchetto, Michel Carlana Anno di corso II Tema progetto riqualificazione dell’area dei gasometri, San Francesco della Vigna Gruppo di lavoro Enrico Bivi,Mauro Panziera, Carola Sottana, Alberto Tallon

passerelle e rampe che vanno a regolarizzare gli interscambi che possono generare la metropolitana e i vaporetti e quindi i flussi pedonali dei turisti e residenti e marittimi dei trasporti pubblici e privati. Analizzando il progetto nello specifico, si è deciso di mantenere le preesistenze cercando di valorizzarle. Non a caso il fuoco centrale del progetto cioè l’uscita dall’acqua della metropolitana è stata posizionata in uno dei gasometri. Da qui in poi il percorso ha inizio con una passerella sopraelevata, spazio di mediazione tra terra e acqua. Il bivio di seguito infatti conduce alle singole funzioni legate al fattore acqua. A destra è presente una galleria pensata come zona di osservazione del paesaggio lagunare e attrezzata con un punto di ristoro; a lato è inserita una rampa di collegamento verso il paesaggio galleggiante al di sotto e quindi agli imbarchi dei vaporetti. Ma è nei tratti al di là della galleria e a

sinistra del gasometro che la passerella assume la funzione di fondamenta andando a collegare l’area di progetto rispettivamente con la fermata ACTV di Celestia e con l’Ospedale, creando quindi un percorso prima mancante. Un’ulteriore fattore significativo di questo progetto è la copertura, elemento di unione delle singole preesistenze (gasometri e teze) e simulatore del tipico ritmo veneziano calle-campo, le cui tracce sono segnate dalla forma della copertura stessa. Il risultato è un grande spazio apertocoperto capace di accogliere il grande flusso di persone nel caso venisse aperto in quest’area il collegamento aeroporto-città. Se le passerelle nei bordi sono le fondamenta soprelevate di collegamento con le zone limitrofe, le fratture della copertura sono dei fasci di luce che conducono alla chiesa di San Francesco della Vigna, punto di partenza della “cerimonia turistica” per San Marco e Rialto.


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Between Vicenza la descrizione degli spazi

Laboratorio di progettazione Urbana, professoressa Sabina Lenoci, anno di corso III. area di intervento Vicenza gruppo di lavoro Nicolò Martin, Alberto Tallon

Affrontare un progetto a scala urbana è molto complesso, non si può partire se non dall’analisi delle potenzialità dell’area e il suo ruolo nella società. Il progetto proposto tenta appunto di descrivere il centro urbano di Vicenza, entrando a conoscenza di ciò che lo compone, luoghi di centralità, arterie ma soprattutto i suoi vuoti, la sua porosità. Ponendo attenzione proprio su questi e su ciò che possono diventare si tentato di proporre per queste aree una nuova funzione, che si leghi 24

a ciò che il centro attualmente propone e ciò che manca. Le aree vuote verranno riproposte per usi sociali e collettivi, eventi stabile e temporanei in moda gettare le basi per un successivo e più stabile utilizzo.


prof.ssa SABINA LENOCI studenti: nicolò martin 271591 alberto tallon 271811

IL TESSUTO ANTICO_ è il tessuto più denso, stratificato e caratterizza il nucleo più antico della città di Vicenza. In esso vi si concentrano i palazzi storici , le piazze e le maggiori centralità. La porosità di quest’area consiste nei vuoti lasciati dalle trasformazioni che si sono susseguite nel tempo come la dismissione di una serie di attività che si sono spostate fuori città o hanno cessato di esistere. Un altro tipo di porosità presente in quest’area è costituita dai patii, dai giardini interni-privati e dalle corti dei palazzi. Si vanno a delineare una serie di spazi che suggeriscono un nuovo utilizzo a scala più piccola ad esempio playground, cortili pubblici che creino nuove aree vivibili all’interno delle città aumentandone la qualità degli spazi e del loro utilizzo tra cui nuovo spazio lavorativo, occasioni di nuova socialità , convivenza ed eventi.

OCCASIO

IL TESSUTO ETEROGENEO_CITTA’ GIARDINO _è il tessuto prossimo al nucleo antico. Si presenta con una densità diversa rispetto al tessuto descritto precedentemente, include spazi più compatti e più vari comprendenti grandi aree aperte. La porosità di questo tessuto è caratterizzata dal disegno dell’edificato che offre grandi spazi aperti accessibili o privati con percorsi più larghi e regolari. Questi spazi sono occasione di accessibilità , collegamento con il centro antico data anche la prossimità di questo.

NO TEX _SPRAWL_La città che si è sviluppata dagli anni ’60. Si configura come una città senza soluzione di continuità dove la villetta ( ricordo della vecchia villa Rotonda di Palladio), la palazzina a più piani costruita al centro del proprio lotto con accesso diretto alla strada. Lo spazio pubblico, attraversando questo tessuto, è ridotto al minimo e cioè: piazzole lungo le strade , piazzette sul fronte delle chiese, il ciglio delle strade per lo più utilizzato come parcheggio o nella migliore delle ipotesi come marciapiede.

martin tallon - BET

1/2 CONCENTRATE AREA _ questa tipologia viene identificata principalmente dalle zone industriali, dalle zone dedite a edifici scolastici e amministrativi o comunque zone dove si concentrano specifiche attività. Con la crisi degli ultimi anni si sono create delle situazioni di abbandono per esempio delle zone industriali e ciò ci porta ad una nuova lettura dello spazio dismesso come un’opportunità di far coesistere più ruoli e più attività in questo modo si riesce a dare una maggior qualità all’area. In questo processo di ‘’riabilitazone’’ del dismesso si cerca di instaurare una serie di eventi , occasioni temporanee che diano slancio alla socialità e coinvolgendo la popolazione nelle trasformazioni del panorama urbano consapevole di ciò che è stato e di ciò che sarà.

POROSITA’ DEL TESSUTTO URBANO MARGINI

AREE RESIDUE

GIARDINI PRIVATI

martin tallon - BETWEEN VICENZA

1/2 BETWEEN VICENZA

UNA RILETTURA DELLE POROSITA’ URBANE PROGETTAZIONE URBANISTICA prof.ssa SABINA LENOCI studenti: nicolò martin 271591 alberto tallon 271811 RIVE _ Il poco spazio rimasto lungo il fiume rappresenta l’unica possibilità di far filtrare l’elemento-natura all’interno del centro antico. Il fiume che oramai ha perso ogni importanza a livello paesaggistico però risulta il principale elemento naturale che sia in grado di dare continuità nel suo corso e direzione. Da qui possono partire degli spunti come lo studio e la realizzazione di percorsi naturali che proseguano frammentandosi e fondendosi col tessuto urbano antico .

BETWEEN VICENZA

UNA RILETTURA DELLE POROSITA’ URBANE PROGETTAZIONE URBANISTICA prof.ssa SABINA LENOCI studenti: nicolò martin 271591

OCCASIONI_ l’utilizzo e non utilizzo attuale degli spa

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Una stalla in palua Le qualità di un’architettura rurale

Il corso si colloca al terzo anno dopo aver già svolto alcune prime esperienze di progettazione che mettono al centro la composizione. Nell’ affrontare questo corso si è dovuto non solo riutilizzare queste esperienze, ma anche riuscire ad applicare quelle conoscenze acquisite nelle tecniche di costruzione e di rilievo e rappresentazione. Aprendosi ad un progetto che mette al centro non la composizione ma la fabbrica, l’architettura già costruita. Ciò ha comportato non solo l’analisi attenta dell’edificio così come si presenta ai nostri occhi. Ma studiando e interpretando i segni che 26

Laboratorio di restauro Eugenio Vassallo anno di corso III Area di progetto Portegrandi Gruppo di lavoro Rigels Lila, Cristian Rossi, Alberto Tallon

il tempo ha lasciato su questa, nonché gli usi che né ha fatto l’uomo e come il territorio attorno si sia evoluto. Tutto ciò per coniugare conservazione ed uso. Sfruttando la qualità dell’architettura: materiali, tecniche costruttive, spazialità, e potenzialità. Dando così una lettura, anche personale, alla fabbrica e il suo continuo divenire nel tempo. La scelta dell’architettura da studiare ancora una volta è ricaduta su una fabbrica rurale, posta in un territorio ho già imparato a conoscere, quello dei terreni di bonifica a nord della laguna. Una grande

stalla sorta nei primi anni del novecento, che risponde a principi funzionali e al tentativo di utilizzo di un luogo cosi complicato. Architetture che si fanno parte si di un interessante e fallimentare progetto d’insieme, ma che presentano delle qualità uniche e insolite in architetture di questo tipo. Il progetto di recupero che si è deciso di affrontare ha cercato legare la fabbrica alle nuove esigenze e di immaginarlo all’interno di un possibile recupero dell’intera area sfruttandone le potenzialità turistiche e culturali. Attraverso la creazione di un albergo diffuso e una serie di possibili eventi da collocare nella zona.


Dettaglio della copertura, l’attaco e la composizione delle strutture portanti

Sporto e modanatura elemento decorativo dell’edificio, cornice che marca l’estremità superiore della facciata. Coposto da semplici mattoni e conci in laterizio. Sul quale si poserà il rivestimento della copertura, tavelle e coppi.

Collarino Decorazione posta in sommità dei pilasti. Elemento leggermente sporgente composto da un concio concavo sopra una seri di due mattoni.

Finestrelle Aperture poste ad un’altezza media di 180cm e di dimensioni ridotte, 60cm di altezzza e 90 di larghezza. Costituite da un serramnto di sottili profili in ghisa.

Interno Ambiente interno di grandi dimensioni, circa 27 metri per 7,30; diviso da un corridoio centrale, segnato dai pilasti in legno che sorregono il solaio e da una pavimentazione leggermente convessa

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muro perimetrale a 5 teste

328

331

200

202

pilastri in legno 18x18cm

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muro perimetrale 3 teste

1650

1668

muri di partizione interni

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727

450 223

220

pilastri in mattoni 5 teste x6

tamponamento arco

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79

80

450

450

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78

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Tavola 4:PIANTA

UniversitĂ IUAV - a.a. 2012-2013 Corso di Restauro: Prof. Eugenio Vassallo; Arch. Sara Di Resta

pianta dello stato di fatto, restiutita dopo il rilievo sul campo

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Rigels Lila 270944; Cristian Rossi 271011; Alberto Tallon 271811

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prospetto sud

sezione portico

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piante e una sezione significative dell’intervento

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in questa pagina il dettaglio sopra il muro interno del cortile, attaco vecchio nuovo. Sotto una vista e gli schemi funzionale dell’edificio secondo il nuovo progetto

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Teat ri di guerra Centro ricerca sulla grande guerra, Montello

Il corso collocato alla fine dei tre anni, oltre a fornire gli ultimi strumenti appare come una somma delle esperienze fin qui fatta. Cimentarsi nella progettazione di un complesso di edifici che devono rispondere a specifiche esigenze ha richiesto non solo di muoversi nella composizione formale delle sue parti ma anche di indagare nello specifico le soluzioni tecniche a qui questo deve rispondere. Sebbene l’attività del centro di ricerca che l’edifico deve ospitare non fosse stata vincolato si è dovuto comunque dovuto rispettare il tema del corso ovvero la memoria della guerra nel 32

Laboratorio di progettazione architettonica e Urbana Fernanda De Maio Anno di corso III Tema progetto teatri di guerra. montello Gruppo di lavoro Federico Frigo, Nicolò Ghezzo, Alberto Tallon

paesaggio tra Piave e Montello. Il centro di ricerca che si occupa di studi rivolti alla grande guerra si colloca in un punto strategico per quel tempo. All’inizio della presa XIV con vista sul fiume sacro, e diretto verso il fronte nemico sulla sponda opposta, in prossimità dell’isola degli arditi; punto chiave per la svolta e la vittoria del grande conflitto. Da qui i soldati sfondarono le linee nemiche e puntarono verso Vittorio Veneto. Dal punto di vista architettonico, il progetto prende a memoria la trincea: assecondando e tagliando il declivio della collina. Sia per il lo sviluppo delle attività

lungo e tra i suoi limiti. Il volume che si distacca dal complesso, un cannocchiale, chiude il complesso lanciando lo sguardo verso l’isola degli arditi. Si propone come il luogo della visione e della memoria, ospitando sia le sale espositive sia un belvedere. Offrire un disteso panorama verso il Piave vuole ricordare il gesto eroico compiuto dai soldati che si lanciarono all’assalto per la patria. Nella scelta e l’accostamento dei materiali, il cemento e l’acciaio, si cerca di citare il contrasto precarietà della costruzione delle trincee e la preponderanza delle fortezze e i bunker di guerra.


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piante del complesso, sotto il plastico della presa

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sezioni che mostrano il rapporto tra il terreno e l’impianto, sotto la sezione costruttiva

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pianta degli alloggi sotto le tipologie di alloggio

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Ripensare Porto Marghera il ridegno di Porto Marghera

Ripensare e riprogettare l’area di Marghera, un polo industriale vasto e complesso, che al suo interno ospita e ha ospitato attività diverse. L’area oggi anche se non ancora del tutto abbandonata ci permette di porci alcune domande. Che territorio sarà Porto Marghera? Che paesaggio sarà Porto Marghera? Che città sarà Porto Marghera? Studiando questo territorio non per frammenti ma nella sua totalità il workshop ha presentato i risultati più vari. Sovrapponendo a questo territorio artificiale nuovi strati, sovrapponendoli come continuità o rottura, ridisegnandone i limiti e trovando un nuovo equilibrio tra terra ed acqua.

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Wave 2013 laboratorio intensivo di progettaazione Professori Riccardo Bak Gordon Anno di corso III Tema progetto ripensare marghera Gruppo di lavoro Filippo Bresciani, Giada Maccari, Dalia Romano, Alberto Tallon


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Lungomare di Bibbione Tirocinio

Tirocinio esperienza lavorativa sede Proap Italia, Architetto Andrea Menegotto tutor aziendale Laura Castenetto intervento paesaggistico passeggiatqa lungo mare di bibione

Per svolgere le ore di tirocinio sono stato accolto presso lo studio Proap Italia che ha come responsabile l’architetto Andrea Menegotto. Lo studio, ha sede a Treviso, è stato fondato dallo stesso architetto nel 2008 e si occupa principalmente di interventi legati al tema del paesaggio. Molti dei progetti dello studio si collocano all’interno di ambienti complessi come i litorali marini, paesaggi montani o la riqualificazione di zone urbane. Lo studio svolge attività sia in forma autonoma sia collaborando con altri professionisti e partecipando a numerosi concorsi. 42

Dopo un primo colloquio per verificare la disponibilità e le rispettive esigenze mi è stato proposto di partecipare alla redazione degli elaborati esecutivi necessari per concludere un progetto che lo studio doveva concludere proprio durante il mio periodo di tirocinio. Il progetto riguardava la riqualificazione di un tratto di lungomare a Bibione, per il quale era necessario realizzare gli elaborati che ne consentano l’esecuzione e redarre i documenti necessari per l’appalto del progetto. Sebbene non sia riuscito a seguire interamente le fasi iniziali del progetto in questo modo ho potuto avere comunque una visione chiara e completa

del suo sviluppo. Durante il periodi di tirocinio ho potuto quindi cimentarmi in varie mansioni. Talvolta semplicemente affiancando i miei colleghi nell’esecuzione ma anche lasciandomi portare avanti in modo quasi “autonomo” la preparazione di alcuni elaborati. Sono stato impegnato quindi dalla sistemazione del materiale riguardante lo stato di fatto fino alla parte esecutiva del progetto, nondimeno ho svolto anche mansioni più pratiche ma ugualmente utili come la rilegatura e la sistemazione dei documenti.


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Sopra alcuni esempi dei molti particolari costruttivi realizzati. Sono stati eseguiti i dettagli delle vari soluzione dei punti piÚ critici, nei quali sono stati indicati tutti i vari strati. La realizzazione di questi ha impegnato molti dei componenti dello studio infatti solo un corretta progettazione di questi può permettere una corretta esecuzione dei lavori e anche la stima del costo del progetto.

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-le leggende degli elaborati riguardanti la piantumazione e la rimozione della vegetazione e l’elenco degli elementi di arredo urbano.

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Alberto Tallon Treviso, 13 novembre 1991 via Lucio Vero 6, Roncade tallonalberto@gmail.com +39 347 5924312 Università IUAV di Venezia, Scienze dell’Architettura


Portfolio Architettura / 2014 Alberto Tallon


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