viaggio in italia ca'tron
prof.ssa paola viganò corso di urbanistica aa 2011-2012 IUAV collaboratori alla didattica monica bianchettin del grano - stefano peluso
viaggio in italia ca'tron nuove farm in campagna
alberto tallon 271811
indice
1 descrizione dell'area 2 cambiamenti 3 aspetti del territorio 4 dismissione e recupero 5 tenuta ca' tron 6 h- farm 7 connessioni 8 analisi critica
1998
2011
descrizione dell'area e dei cambiamenti
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considerato un territorio marginale, un enorme vuoto, una distesa di campi con pochi abitanti e senza molto da offrire, Ca' Tron in questi ultimi anni sembra essere diventato un importante bacino per nuove e innovative attività. Situato nei pressi della laguna settentrionale di Venezia, questo pezzo della bassa pianura umida è considerato uno dei pochi paesaggi agricoli veneti rimasto ancora intatto. I fiumi Sile e Vallio ne segnano i confini, mentre l'intera area è percorsa da una fitta rete idrica, canali, fossi, scoline che disegnano i campi agricoli. Non altrettanto fitto è il sistema viario che invece è costituito da tre vie principali che lo attraversano in direzione Est- Ovest e una in direzione Nord-Sud. La zona abitata già dal '500
da braccianti agricoli, solo con le ultime bonifiche tra '800 e '900 diventata un importante e fertile centro agricolo e di conseguenza ha avuto un incremento della popolazione. É a questo periodo che risalgono le numerose case coloniche (o della bonifica) molte delle quali oggi abbandonate, che fanno parte di un ampio progetto di rivalorizzazione del territorio. I pochi addensamenti residenziali attorno ai quali è insistita la costruzione di nuove abitazioni, sono situati lungo la strada che costeggia il Sile e nei presi dell’antico casino dei Tron oltre a un piccolo centro di residenze IACP. All'interno della tenuta sorge poi un’ex base militare americana dismessa alla fine degli anni novanta, anch'essa punto d'interesse di molti progetti.
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cambiamenti: erosione, nuove attività e abbandono
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panoramiche: vari elementi del paesaggio di Ca'Tron
Negli ultimi anni, l’espansione della città ha coinvolto gran parte del territorio agricolo, piccoli centri rurali sono divenuti quartieri urbani, si sono costruite strade, case, servizi e infrastrutture lo spazio occupato dalla “città” si è dilatato, i centri si sono allungati, attratti l’uno con l’altro, seguendo dei filari tanto da sembrare un'unica cosa ma in realtà rimanendo indipendenti l’uno dall’altro. Questo processo ha coinvolto grandi parti del territorio. Il rapporto di contrapposizione, di superiorità della città sulla campagna ha fatto sì che considerevole suolo destinato alla produzione agricola fosse frazionato e occupato da nuove costruzioni. I terreni agricoli si sono spesso ridotti a residui, non sono più grandi spazi aperti ma spazi circoscritti dove ovunque si guardi si scorgono le luci della città o di una strada. Questo processo sembra almeno in parte aver risparmiato l’area di Ca’ Tron, o forse è solo un’altra faccia di questo processo. Sebbene il paesaggio agrario abbia mantenuto intatto il proprio carattere, sarebbe sbagliato dire che questo territorio non è stato interessato dai cambiamenti della città e della società contemporanea. Dov’è stato conveniente, il filamento urbano ha continuato a erodere la campagna. Villette singole o abbinate, tutte molto simili, continuano a essere costruite a regolare distanza l’una dall’altra. Curiosamente, qui sorge anche un quartiere popolare, privo di ogni servizio, e una base militare americana, in servizio durante la guerra fredda e ora dismessa. Negli ultimi anni l’area è stata interessata da diversi piani. Quello comunale che debolmente cerca di tutelare il paesaggio e la tipicità del luogo, spronato da vari pensieri speculativi fatti sulla zona. Quelli della Fondazione Cassamarca (proprietaria di gran parte degli edifici e dei terreni) e di H-Farm. Piani che sembrano rispecchiare le parole di Secchi riprendendo quelle di Sorkin: “le nuove attrezzature si sono sperse in un territorio sempre più immaginato come un grande campus, un parco di oggetti e frammenti di città isolati e liberamente disposti nel verde”, ecco forse in questo caso nati dal recupero di vecchi fabbricati e non nuove costruzioni sparse liberamente. L’ultimo aspetto che voglio trattare e quello della dismissione. Dovuta a vari fattori che hanno interessato società, abitanti e proprietari terrieri, cambiamenti economici e politici, nuove tendenze di abitudini e desideri che hanno causato l’abbandono di un certo tipo di fabbricati, ma che hanno consentito un nuovo e differente uso.
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aspetti del territorio: società, agricoltura, sviluppo L’area è principalmente agricola e solo un decimo del della superfice è costruita. La compattezza dell’area agricola e dovuta a diversi fattori. Più di metà dei terreni coltivati fanno infatti parte di una grande tenuta, mentre il resto dei terreni fino a pochi anni fa erano lavorati da mezzadri. L’espansione edilizia è quindi sempre stata legata alla produzione agricola, e i fabbricati lasciati solo in affitto ai lavoratori. Oggi se si considera l’intera popolazione, solo una ridotta parte svolge il lavoro nei campi come attività principale, il resto svolge le attività più varie e per alcuni l’agricoltura è un integrazione al primo lavoro. I progressivi cambiamenti, sia legati all’agricoltura sia alla dismissione della base militare hanno causato un forte fenomeno di abbandono, circa la metà della superfice costruita oggi è inutilizzata. Le conseguenze non sono state però negative, si nota come la tendenza a recuperare i vecchi edifici sia maggiore a quella di costruirne di nuovi (14000 conto 4300m2), e che quest’ultima sia prevalente solo in prossimità di addensamenti già presenti. L'area non ha subito un forte aumento di popolazione ma ha visto la creazione di molte nuove attività produttive.
1km 2
6x6km
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fabbricati recuperati fabbricati abbandonati fabbricati nuovi fabbricati preesistenti
6x6km figura 1: mappa degli ultimi interventi figura 2: il contesto figura 3: costruito e agricolrura figura4: reti veloci e sistema stradale
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Filamenti. Sviluppo degli edifici lungo il ramo stradale. Costruiti su lotti ricavati da terreni agricoli con possibilità di accesso diretto alla strada. E proprio lungo questo tratto che negli ultimi anni si è continuato a costruire.
Edifici rurali. Tipiche del periodo delle bonifiche o di epoche precedenti. Fabbricati destinati ad abitazione e produzione agricola. Sorgono nel mezzo nei campi collegati alla rete stradale tramite strade bianche e passaggi poderali.
Quartiere IACP. Zona residenziale, sviluppo compatto e interno a un limite definito. Attorno al quale si sono sviluppate nuove abitazioni ma rimanendo priva di servizi.
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dismissione e recupero Le molte case sparse nel mezzo della campagna un tempo fondamentale centro per interi nuclei di famiglie contadine sono divenute sempre più un luogo inadatto alle nuove abitudini di vita. I sacrifici, i sempre crescenti costi della vita sommati agli scarsi guadagni di questo tipo di attività, spesso alle dipendenze di un padrone hanno contribuito allo spopolamento e all'abbandono di questi edifici. Non poche sono state le conseguenze dell'abbandono delle campagne il segno più evidente è senz'altro il deperimento dei fabbricati ormai ruderi colonizzati dalla vegetazione, ma anche la scomparsa di molti altri segni, i passaggi, i filari alberati lungo i fossi, le strade poderali, ma forse ancora più importante la manutenzione del sistema idrico che in una terra di bonifica oggi più che mai andrebbe consolidato. In un primo momento alcune delle case lasciate disabitate sono divenute per la comunità meta di “scampagnate del fine settimana” o di occasionali feste. Sfruttando poi i vari passaggi sterrati usati dai mezzi agricoli come vie di collegamento e percorsi ciclabili. Tutto queste è però terminato quando l'ente proprietario ha impedito l'accesso ai fabbricati per poter (giustamente, perché le case erano ormai pericolanti) portare avanti i propri progetti, o lasciarle invadere dagli alberi.
sotto: fotomontaggio che illustra i vari fenomeni che hanno interessato il luogo. pagina precedente: serie di foto di fabbricati dismessi
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situazione degli ediďŹ ci rurali: produzione agricola, rircerca e campus, spazzi collettivi, deperimento, residenza, in stato di sistemazione, innovazione digitale
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tenuta Ca' Tron Fondazione Cassamarca entra in possesso della tenuta nel 2001 ed elabora un ambizioso progetto di recupero del territorio. Il piano prevede la rivalorizzazione del patrimonio agricolo e culturale, il potenziamento dei collegamenti e il recupero di vecchi casolari per permettere lo sviluppo di un turismo compatibile. Fin da subito con la collaborazione dell’università di Padova avvia un progetto di ricerca archeologica con l'intenzione di creare a Ca’ Tron un parco archeologico. In seguito Cassamarca, incarica l'architetto Paolo Portoghesi di elaborare un masterplan che suddivida l’area in vari settori secondo le diverse vocazioni ambientali. Nel tempo la Fondazione è riuscita a portare a termine alcuni punti del piano, come la costruzione del campus universitario, la sistemazione di alcuni fabbricati destinati a ospitare centri di ricerca e produzione agricola, la creazione di un auditorio e di un archivio storico. Attirando l’interesse di possibili collaborati esteri e sistema il giardino ottocentesco attorno ala casino di Tron. In breve tempo però iniziano a verificarsi i primi problemi, nel 2003 il centro ICGEB, che si occupa della ricerca sugli Ogm, riceve le prime pesanti ostilità e nel 2008 la crisi finanziaria fa sentire il suo peso e costringe Cassamarca a ridurre i fondi investiti sulla tenuta. La situazione si aggrava e la maggior parte dei progetti sono fermati. Dopo qualche tentativo di salvataggio la fondazione nel 2012 (dopo aver però acquisito l'ex base missilistica) mette in vendita la tenuta, cedendola alla Cattolica assicurazioni. AGRICOLTURA AGRICOLTURA
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sopra: estensione della tenuta; master plan; vocazioni del territorio Pagina seguente: serie di foto che mostrano gli interventi di cassmarca
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H-Farm, "bonifica digitale"
interviste: H-Farm incontra lo IUAV H-Farm nasce nel 2005 da un’idea del suo fondatore, Riccardo Donadon, che intendeva far convivere le sue passioni per l’imprenditoria, la tecnologia, e il giardinaggio, creando un nuovo modello di azienda. Cerca di far vedere che è possibile creare nuove attività anche al di fuori dei centri urbani, che traggano spunto dal territorio in cui si trova e metta in primo piano l'uomo
a lato:l'edificio rurale che ospita H-Farm, prima e dopo
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H-Farm è una delle attività innovative che sono state attirate in questo territorio. Un venture incubator che lancia nel mercato nuove aziende nel campo del web. Nata a metà degli anni 2000 ha contribuito alla rivalorizzazione del territorio, portando con sé anche altre attività come Digital Accademia, che si occupa di formare nuovi professionisti nel settore del digitale e BigRock, una scuola di animazione digitale che ogni anno forma circa 200 studenti, la maggior parte destinata a lavorare all'estero, per questo si è tentato di creare, nell'ex base una piccola Pixar italiana. Queste aziende sono ospitate all’interno di vecchi casolari recuperati, e considerando il continuo aumento di dipendenti hanno in progetto di restaurarne altri. Grazie a interventi come questi, Ca’ Tron riesce a mantenere intatto il proprio paesaggio e contemporaneamente attirare nuovo interesse. Aziende come questa riescono a inserirsi facilmente in qualsiasi situazione territoriale, favorite da fatto che lavorano e si fanno conoscere attraverso la rete internet, social network e non solo attraverso rapporti più diretti e tradizionali. In questo modo "trovano terreno fertile" anche in luoghi più isolati come la campagna, che però offre un luogo più tranquillo per lavorare.
e una migliore qualità della vita. Intenti che vengono rimarcarti anche nel nome, infatti, la scelta deriva certamente dal sito immerso nella campagna ma anche dalla volontà di collegare l'idea della fattoria al mondo del web, come filosofia e organizzazione del lavoro. H-Farm dimostra poi una buona apertura verso il pubblico, con le creazioni di eventi, come lo storming pizza, e conferenze, in questo modo ottiene la visibilità sia delle aziende vicine sia dei residenti. Oggi H-Farm conta 220 dipendenti, per lo più di età molto giovane e provenienti da località distanti. La maggior parte sceglie di trasferirsi nelle città più vicine, come Treviso o Mestre dove c’è più vita, e quindi di fare il pendolare. Altri invece preferiscono risiedere in zone più vicine al lavoro, e spostarsi nel tempo libero. Per soggiorni più brevi invece in zona sono presenti numerosi Bed&breakfast. Quello degli alloggi non sembra quindi essere un grosso problema.
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mappa: sistema stradele, in rosso le strade sterrate che fiancheggiano i campi e i corsi d'acqua
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La rete stradale attuale appare poco permeabile, costituita da 3 strade principali che attraversano l’area in direzione Est-Ovest congiungendo la zona ai vicini paesi. Un'altra strada che taglia il territorio in direzione Nord-Sud permette il collegamento tra queste 3 vie. La presenza di strade bianche è molto debole e i molti passaggi poderali non sono più accessibili. Inoltre il passaggio di reti veloci poco connesse al territorio rappresentano un ulteriore ostacolo alla viabilità.
sopra: uno dei molti divieti d'accesso pagina accanto: serie di fotomontaggi
Il sistema stradale è utilizzato da diversi utenti, automobili, mezzi agricoli, linee di trasporto pubblico e soprattutto ciclisti. Il passaggio di mezzi a bassa velocità, come appunto le biciclette e mezzi agricoli costituisce un ulteriore rallentamento, su strade come queste dove il passaggio di più veicoli contemporaneamente è molto difficoltoso. Il sistema di strade sterrate, alle quali è stato impedito l’accesso, potrebbe venire riutilizzato per percorsi ciclabili e turistici, liberando così le strade. Questi tracciati che fiancheggiano i corsi d’acqua e i campi, offrono percorsi più interessanti e con un attento progetto, come quello sperimentato da Burgi a Mechtenberg sull’estetica del paesaggio agricolo nel contesto urbano, potrebbero dare un nuovo ruolo all'agricoltura in un periodo dove questa dev'essere ripensata.
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Le particolarità di quest’area costituita da un paesaggio uniforme e poco urbanizzato hanno attirato l’attenzione di molti investitori. Le proposte e le iniziative sono state le più diverse, si è pensato di sfruttare l’area come un enorme cava d’argilla, come discarica e persino che potesse ospitare un importante parco divertimenti. La prossimità a mete turistiche come Venezia il lungomare jesolano, la relativa vicinanza all’aeroporto di Tessera, a sbocchi ferroviari e autostradali le rilevanze archeologiche e ambientali, come il centro di Altino, il parco del Sile e la laguna, sono tutte caratteristiche che rendono questa zona molto appetibile. Negli ultimi anni si sono sviluppati due importanti progetti. A partire da quello di Fondazione Cassamarca, con l’intenzione di sfruttare tutte le potenzialità del luogo, agricoltura, turismo e cultura, e quello di H-Farm, il venture incubator che nei vecchi casolari ha trovato l’ambiente ideale per le loro attività nel campo della tecnologia. Il progetto di Cassamarca ha avuto vita breve, cause economiche hanno impedito che questa portasse a termine i propri interventi. In questi anni la Fondazione ha realmente sviluppato i suoi ambiziosi programmi. Lavori importanti che però non sono stati ben percepiti, come i centri di ricerca con strutture tecniche che oggi non vengono più utilizzati, la creazione di un grande auditorium, sporadicamente utilizzato per qualche presentazione o conferenza. Ma soprattutto ai cittadini rimangono un notevole quantità di cartelli e targhe, che segnalano la proprietà di Cassamarca piazzati sugli sterrati normalmente ciclabili. Fortunatamente è però riuscita a far avviare un timido tentativo di collaborazione tra comune i vari soggetti interessati all’area, a tutela dell’ambiente dell’ecosistema e del paesaggio.
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...Ormai ci si accanisce nel sacrificare gli ultimi brandelli di paesaggio, di re spiro dell’orizzonte paesistico, ad un vero e proprio cannibalismo che mol tiplica le escavazioni e discariche o satura oltre ogni limite con la cementifi cazione (…) Di fronte alle incertezze e le angosce dell’oggi è già quasi un rimedio pensare che sussistano ancora, seppur rare, aree come C’ Tron, in cui è pur possibile incentivare il fervore di nuove opere umane mentre permane un sentimento di forte memoria di terra madre viva e consola... Andea Zonzotto
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the next urban question themes, approaches,tools
Urbanism&Urbanization VI international Phd seminar venice 27>29 October 2011
NUQ 02. on environment Stanislas Henrion Fertile City in the light of history. When urbanism meets ruralism
descrizione del tema esposto, delle osservazioni dei respondent
tra i quali, quello molto sperimentato dalla città giardino di Howard o progetti che hanno cercato di integrare l’agricoltura all’interno della città come Broadacre di Wright e in tempi più recenti Agronica di Branzi che propongono una città decentrata che integri il paesaggio e comprenda importanti sistemi di infrastrutture. Molti meno sono i progetti recenti, dove l’agricoltura viene presentata soprattutto per la sua capacità di creare un paesaggio suggestivo.
Il tema esposto appare come un excursus nella storia dell’urbanistica, sulle sue tendenze e sui ruoli, specialmente riguardanti il rapporto tra urbano e naturale. Attraverso l’esperienza della mostra “la Ville fertile”, avvenuta recentemente a Parigi, si cerca di analizzare se il rapporto tra città e fertilità abbia già avuto luogo in passato. Quindi scoprire se ciò che propone questa mostra possa dare nuovi sviluppi all’urbanistica o addirittura far nascere una nuova corrente. L’obiettivo della mostra è andare oltre una città sostenibile, vuole che abbia un impatto neutro sull’ambiente e che addirittura ne crea di nuovi. In contrapposizione alla natura la città è dipinta come un mostro, immagine che ci arriva dal periodo industriale, e molti progetti urbani partono da relazioni di situazioni urbane catastrofiche. La città è proposta come territorio totale. Deve essere in grado di produrre ciò di cui necessità, ma integri anche un paesaggio adeguato, rendendo inutile gli altri territori. Sembra essere questo il passo avanti della “ville fertile”. Sparisce così la mutevole differenza tra città e campagna, basata sul rapporto di superiorità e sul controllo della produzione agricola.
Se si pensa alla fertilità come la capacità di produrre vita ecco che questa è da sempre base dello sviluppo delle nostre società. La mancanza di fertilità porta a territori deserti abbandonati dall’uomo. La ricerca di sviluppare fertilità ha poi portato alla nascita dell’ingegneria rurale che nel corso del ultimo secolo ha incrociata la sua strada con quella dell’urbanistica. L’obbiettivo di accrescere la capacità produttiva ha comportato la trasformazione del territorio, a nuove organizzazioni e rapporti tra villaggi e città. L’incontro tra ingegneria rurale e urbanistica ha poi un luogo e una data precisa, il 1916 quando a causa della guerra si devono ricostruire interi villaggi. Si deve pensare agli aspetti architettonici dei nuovi habitat ma anche tenere conto dei nuovi bisogni, delle nuove composizioni dei villaggi, ma anche a servizi di pubblica utilità, scuole, case culturali, ecc.. L’agricoltura diventa elemento di produzione urbana. Ma nel urbanistica l’aspetto rurale avrà sempre meno importanza fino a scomparire negli anni ’80, preferito a altre tendenze.
Esempi di integrazione della fertilità nel contesto urbano sono già presenti, ma hanno la dimensioni di parchi. Progetti più importanti stanno avvenendo, come “Greening Detroit” che cerca il rinnovamento urbano della città dopo il fallimento industriale. E quello di Paris-Saclay che propone una nuova città non la crescita urbana sulla campagna. La mostra non sembra dare importanza alla scala del progetto, ma ha l’interesse a dare un limite all’urbanistica. Le dimensioni sono però una questione importante come anche le varie conoscenze e specializzazioni che sono racchiuse nell’urbanistica, che sono ciò che fa dell’urbanistica una materia fertile. Il tema della fertilità legata alla città non è certamente nuovo, è già stato presentato tra XIX e XX secolo. Soprattutto la fertilità legata al suo aspetto agricolo. Già nel ’68, nel film “An01” la rivoluzione sociale è stata occasione per ripensare la presenza della natura, agricoltura, all’interno della città. In passato l’associazione tra città e produzione agricola è stato oggetto di molti progetti,
relazioni con le trasformazioni rilevate nella propria area studio L’urbanistica è una materia piuttosto giovane, ma il legame tra città e fertilità è alla base dello sviluppo delle nostre società. La ricerca di fertilità ha portato alla “creazione” di nuovi territori come quello da me analizzato. La necessità di nuovi terreni da coltivare ha portato alla bonifica di queste terre, prima diventando solo luoghi specializzati alla produzione agricola e oggi curiosamente interessati da nuovi modelli produttivi legati alla tecnologia, al turismo alla cultura; ma che allo stesso tempo sono coinvolti nel processo di costruzione della città dal frazionamento dei terreni agricoli.
fonti immagini
bibliografia
http://www.archeologia.unipd.it/page25/page34/page84/page84.html
ghedini, bondesan, busana la tenuta di ca´Tron. ambiente e storia nella ter-
autore titolo, editore, anno
ra dei dogi, cierre edizioni sommacampagna-verona, 2002
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andrea zanzotto preservare ca' tron, in le tre venezie, edizione VIII n°1 gennaio 2001
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catron2.htm, 19 settebre 2011
marca.it/fondazionecassamarca/catron/tenuta.htm l h-farm, http://www.facebook.com/hfarmventures/photos_stream
fondazione cassamarca tenuta ca' tron spa http://www2.fondazionecassamarca.it/fondazionecassamarca/catron/tenuta.htm venice sessions venice sessions 2 - intervista a riccardo donadon http:// www.youtube.com/watch?v=j7wVj-MVuoo&feature=related
alberto tallon 271811 tallonalberto@gmail.it