Sotto le copertine

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GUIDO SCARABOTTOLO SOTTO LE COPERTINE



ASSOCIAZIONE CULTURALE TAPIRULAN


Organizzazione

Guido Scarabottolo | Sotto le copertine Parma, Galleria San Ludovico 15 maggio 2012 | 10 giugno 2012 Associazione Tapirulan Via Platina 21, 26034 Piadena (CR) Curatori Andrea Rampi, Fabio Toninelli

Comune di Parma

Con il contributo di

Allestimento Luca Amadasi, Laura Bonomini Fabio Brancaccio, Ettore Comelli Elena Toninelli Partner tecnico Macrocoop Stampa Fantigrafica (CR) - Maggio 2012 Progetto grafico Fabio Toninelli Edizioni Tapirulan www.tapirulan.it | info@tapirulan.it ISBN 978-88-97199-12-0

Media partner QUESTO LIBRO È STAMPATO SU CARTA ECOLOGICA FREELIFETM VELLUM DI FEDRIGONI CARTIERE SPA, CARTA OTTENUTA CON FIBRE DI CELLULOSA PROVENIENTE DA FORESTE GESTITE IN MANIERA RESPONSABILE

Vorrei ringraziare Mariangela ed Eleonora Guandalini e Guido Conti per il prezioso contributo all’ideazione e all’organizzazione della mostra che ha dato origine a questo libro. Ringrazio Cristina Piccioli, Rodolfo Viganò e Michela Granata, e ringrazio il personale del Settore Cultura del Comune di Parma, Tapirulan e Chiara Tincati della Biblioteca Guanda. Ringrazio tutti gli scrittori che hanno avuto la pazienza di stare sotto le mie copertine in questi anni. Vorrei anche ringraziare gli amici che con i loro disegni hanno accompagnato i miei: José Muñoz, Lorenzo Mattotti, Franco Matticchio, Simona Mulazzani, Alessandra Panzeri e Alessandro Lecis, Alberto Rebori, Vincenzo Scarpellini, Gianluigi Toccafondo e, soprattutto, Giovanni Mulazzani, per le cui copertine continuo a ricevere complimenti che non posso più trasmettergli. E vorrei ringraziare Luigi Brioschi perché so che dietro un buon disegno c’è un buon committente. Guido Scarabottolo


GUIDO SCARABOTTOLO SOTTO LE COPERTINE


DISEGNI DA COPERTINA

Sotto le copertine di solito c’è il libro, ed è quello che davvero conta. Le sue pagine, quello che c’è scritto. Ma pare che nel tempo, fino ad arrivare a questi anni, l’aspetto della copertina abbia preso un’importanza sempre maggiore. E questo non sembra uno sviluppo naturale. Ricorda più quelle stranezze dell’evoluzione per cui, ad esempio, ci sono certi uccelli che non possono volare, che sarebbe la caratteristica principale degli uccelli, per via dell’ingombro eccessivo del loro piumaggio decorativo. Negli uccelli la cosa avviene a scopo riproduttivo. Nei libri forse anche. L’ambiente economico che richiede un adattamento del genere non è certo un dato assoluto, ma è quello in cui ci siamo cacciati. Poi le tecnologie della interazione fra umani stanno rapidamente cambiando. La scrittura, che è stata a fondamento di molte delle civiltà che abbiamo conosciuto, magari per averne letto, si vede affiancare da una cultura orale/visiva (televisione, telefoni, se si possono ancora chiamare così, tablet...) sempre più aggressiva. E il libro cerca di reagire ai cambiamenti. Sotto questa copertina, invece, ci sono altre copertine. Quelle (non tutte, certo) che da dieci anni, quasi quotidianamente, mi trovo a fare. Non so come ci sono arrivato. Io disegno. Per me la cosa parte da qui. Disegno nonostante i miei studi (che, ironia della sorte, sono culminati in una laurea in pianificazione territoriale): non avevo pianificato di disegnare e tanto meno di disegnare copertine di libri. Il disegno è una disciplina strana. Ha poco a che fare con il controllo, a parte quello della mano. Ha molto a che fare, invece, con un allenamento all’ascolto, all’osservazione. Si disegna per capire, dopo si può disegnare per spiegare o raccontare. Quando si disegna, l’attenzione non è solo rivolta all’oggetto che si vuol riprodurre, ma anche agli strumenti che si usano, ai gesti che si fanno, alle intenzioni che si cerca di mettere in atto e al “caso”, che regola i rapporti tra tutto ciò. Si dice, infatti, che i disegni “vengono” o “non vengono”. Si disegnano cose, persone, paesaggi, ma si disegnano nel medesimo tempo anche modi di disegnare. Ogni volta si disegnano disegni. «Ceci n’est pas une pipe» diceva Magritte. Si dice che un pittore dipinge sempre lo stesso quadro. Potrebbe essere. So bene quante infinite volte si vorrebbe rifare un disegno, ogni volta un piccolo aggiustamento, lo spostamento millimetrico di un tratto, una microscopica variazione dello spessore di un segno, o un radicale stravolgimento del punto di vista, un violento indurimento della pennellata... Credo però sia più vero in un senso diverso. Provate a immaginare un pittore che durante la sua vita fa un solo grande disegno, composto da tutti i disegni che ha realizzato. Ecco, sempre lo stesso disegno. Per me fare copertine forse è stato, ed è, questo. Disegnare ascoltando e comporre, per lo stesso editore, un solo grande disegno. L’editore di cui parlo è Guanda e il suo direttore Luigi Brioschi. Quasi tutti i disegni di questo catalogo sono nati da libri Guanda e anche la copertina è copiata da quelle (bellissime, secondo me) della Collana Clandestina (bellissimo anche il nome). Se Ugo Guandalini (qui a destra il suo ritratto) non avesse avuto questa passione e non avesse fondato – ottant’anni fa – la casa editrice, io probabilmente non sarei qui, chissà. Così mostrare il mio lavoro può servire un po’ a celebrare anche il suo. Guido Scarabottolo


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CONTRADDIZIONI Quasi tutti i disegni di questo libro sono fatti per Guanda. Casi diversi sono segnalati in didascalia. Per altro non di rado raggruppo in un’immagine segni di provenienza diversa. Nella tavola della pagina precedente ci sono tracce di copertine per Sepúlveda e Fajardo. NELLA PAGINA PRECEDENTE

Che bello, mi sono perso Il Sole 24 Ore | 23 agosto 2008

TEORIA Mi dispiace, ma questo non è un libro teorico. Ho avuto un trauma universitario sulla questione del rapporto tra teoria e prassi, così ora mi ritrovo, dopo quarant’anni, ancora pieno di diffidenza. Temo, applicandomi alla teoria, di perdere quel poco di felicità pratica che ho.

Almanacco Guanda Il complotto | 2007 Ernst Jünger Maxima-minima | 2012

RIFLETTERE Anche se io non lo faccio, almeno non a livelli dignitosi, chi volesse riflettere potrebbe forse trovare in queste pagine qualche utile spunto. Tra l’altro specchio sarebbe, per un grafico, il nome della doppia pagina aperta (in inglese spread!). La prima di copertina invece si chiama piatto. Anche se dovrebbe essere la copertina a fare da specchietto (non proprio per allodole) e quella che funziona è quella in cui i lettori si rispecchiano, o riflettono, appunto.

Gianni Biondillo Nel nome del padre | 2009


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GABBIA L’ambito (lo spazio fisico e l’insieme delle regole grafiche) all’interno del quale chi progetta la copertina di un libro si può liberamante muovere si chiama gabbia. Come tutti coloro che aspirano alla libertà, anche i grafici non vedono l’ora di disegnare personalmente la propria gabbia.

Yannick Haenel Il testimone inascoltato | 2010 Jonathan Safran Foer Se niente importa | 2010 [NON PUBBLICATA]

Panos Karnezis Una festa di compleanno | 2008 Arto Paasilinna Il mugnaio urlante | 2003

Wladimir Kaminer La cucina totalitaria | 2008


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RUOLI Mi trovo quasi sempre a coprire due ruoli all’interno del processo di produzione di una copertina: sono l’art-director e l’illustratore. Devo dire che mi trovo molto bene: come illustratore sono in grado di interpretare perfettamente le intenzioni dell’art-director, e come art-director so che posso fidarmi ciecamente dell’illustratore che ho scelto. Facezie a parte, le dimensioni della casa editrice per cui lavoro (in pratica il numero di titoli da gestire) consentono questa operazione di identificazione tra editore (o collana) e illustratore, che ha avuto, in Italia, precedenti illustri, da Ferenc Pinter a Paolo Guidotti, da John Alcorn a Tullio Pericoli, fino a Gianluigi Toccafondo.

Jonathan Safran Foer Se niente importa | 2010 Ermanno Cavazzoni Guida agli animali fantastici | 2011

ILLUSTRAZIONE Parlo quasi sempre di illustrazione perché io sono arrivato a Guanda attraverso l’illustrazione (quella per la copertina di Ogni cosa è illuminata di Safran Foer) e solo in un secondo tempo ho assunto il ruolo di grafico dell’editore. Lavorando per piccoli passi alla ridefinizione dell’immagine della casa editrice, forse sull’onda di un certo successo del ridisegno dei tascabili con sole illustrazioni, è venuta quasi da sé la scelta di basarsi su un uso ampio del disegno.

Jonathan Safran Foer Ogni cosa è illuminata | 2002


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IMMAGINE L’immagine di una casa editrice (che ovviamente è costruita negli anni attraverso scelte culturali e commerciali riconoscibili e strumenti diversi che non staremo qui ad esaminare), passa anche attraverso le copertine dei suoi libri, e in Italia questo è particolarmente vero.

MASSA I libri di un editore sono immediatamente distinguibili da quelli degli altri per una serie di ragioni (fare massa in libreria, garantire al lettore che non lo conosce il valore culturale di un certo libro...), ma questo comporta anche precisi vincoli nel pensare una copertina.

Federico Garcia Lorca Poesie d’amore | 2007 Gustav Janouch Conversazioni con Kafka | 2005 Bartholomew Gill L’assassino ha letto Joyce? | 2004

Bruno Arpaia L’angelo della storia | 2005


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DIVISA Oltre a fare massa in libreria (cioè consentire all’editore di occupare una porzione di espositori il più possibile ampia con un impatto omogeneo e riconoscibile) e per questo vestire una sorta di divisa, le copertine devono anche sfondare come singoli titoli. Interessante, no?

Armando Massarenti Dizionario delle idee non comuni | 2010

BANALE Per entrare in relazione con il maggior numero possibile di lettori, cioè per assolvere al suo compito principale, una copertina deve essere banale. L’intelligenza non guasta, ma non è indispensabile. Ammiccamenti, livelli di lettura più complessi, idee, servono forse più alla sopravvivenza mentale di chi le copertine le fa. O anche ai suoi rapporti con la critica. Ad esempio, nel caso illustrato qui a destra, la copertina definitiva contiene anche il volto già ricomposto.

Marco Belpoliti Il corpo del capo | 2009


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E-COPERTINE Le copertine degli e-book hanno senso? O spariranno? O saranno dei film? Perché un aggeggio elettronico che potrebbe essere qualsiasi cosa deve limitarsi a far finta di essere un libro? I confini, le diverse prestazioni di uno strumento erano definite dalle diverse tecnologie: la carta stampata, il nastro magnetico... Ora i confini sono puramente convenzionali, sono solo il ricordo di tecnologie diverse, perché noi siamo abitudinari, ma chi può dire quanto sopravviveranno? Perché un’immagine deve stare ferma quando potrebbe muoversi e avere un accompagnamento sonoro? Perché una narrazione deve essere scritta quando può essere orale? Una volta le parole volavano, ma ora? Certo l’immagine fissa e la parola scitta sono porte aperte sui territori della divagazione, ma a chi, a quanti, importa?

Håkan Nesser L’uomo senza un cane | 2008

Gavin Pretor-Pinney Wave watching | 2011


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PIACERE 1 Una copertina deve piacere: all’art-director (se c’è), al direttore editoriale, all’autore, all’agente dell’autore, (molto probabilmente anche al partner dell’autore), al marketing, all’editore, al distributore (e agli agenti del distributore), ai librai. È utile poi che piaccia anche alle relazioni pubbliche, alla redazione, ai tecnici coinvolti (ufficio tecnico, fotolitisti, tipografi). E dopo tutto è bene che piaccia anche al lettore. In queste pagine ci sono i tentativi per Il passato davanti a noi di Bruno Arpaia e la copertina pubblicata. Indovinate qual è. La soluzione è a pagina 55. Bruno Arpaia Il passato davanti a noi | 2006


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PIACERE 2 Che piacere disegnare la copertina per un libro di un autore giapponese classico: due colpi di pennello o due segni di matita... E che piacere fare la stessa cosa con un autore non giapponese.

Yasunari Kawabata Il lago | 2005 John Banville Isola con fantasmi | 2009

NUMERI A un certo punto Baricco e Fandango hanno proposto un romanzo con tre copertine diverse, tutte di Gianluigi Toccafondo. Sarebbe interessante sapere quale ha venduto di più e se qualcuno ha comprato tre copie per avere tutte le versioni. Se una copertina è bella il libro vende molto? E una copertina è bella se il libro vende molto? Domande stupide, naturalmente. Niente è bello per tutti. Uno scrittore famoso venderà con qualsiasi copertina. E voi di un libro ricordate la copertina o il contenuto?

Ian Fleming Dalla Russia con amore | 2006 John Updike Villaggi | 2006



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TEMPI Tra la riunione di redazione in cui mi vengono passate le informazioni relative a una dozzina di copertine e la consegna delle copertine approvate passano 15/20 giorni, il che può spiegare il fatto che non è possibile leggere il libro prima (ammesso che il libro sia stato scritto). Quindi si lavora sul mood di un autore, ricavato da letture precedenti, su un titolo (che forse cambierà), su riassunti stilati dai lettori o sulle sintesi della redattrice (ma ci sono i redattori?). Se poi si tratta dell’edizione italiana di un libro già uscito all’estero, è tutto più facile. Nei sei mesi che intercorrono tra la realizzazione della copertina (che sarà presentata ai librai) e l’uscita del libro, ci sarà poi modo di aggiustare, modificare, correggere, cambiare... I tempi forse spiegano anche perché è difficile per un art-director commissionare un disegno o una foto. Spesso si fruga negli archivi. Ad esempio per un noir di Indridason, in cui l’indagine partiva dal ritrovamento di una sciarpa, il titolo è cambiato, dopo che avevo già fatto il disegno, da Fiume nero a Un doppio sospetto. Credo che i passaggi siano evidenti.

Arnaldur Indridason Un doppio sospetto | 2011

ALTRI NUMERI In dieci anni le copertine di Guanda uscite con un mio disegno sono circa 550. Escluse, ovviamente, quelle proposte e non utilizzate. Non riesco ad essere più preciso. Dovrei ricontrollare tutto l’archivio e se lo facessi mi addormenterei a metà del lavoro. Ma cosa c’entra, qui, questo disegno?

Roald Dahl Il meglio di Roald Dahl | 2004


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RETICENZA Una copertina deve trovare un buon equilibrio tra il detto e il non detto, e per me il punto di equilibrio è decisamente spostato verso la reticenza. Suggerire forse, lasciar balenare un senso. A quanti libri si può fare la copertina con un taglio di Fontana? E a quanti ricucendo un taglio di Fontana?

Gianluca Morozzi Cicatrici | 2010

Brigitte Giraud L’amore è sopravvalutato | 2007


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INTERVALLO I disegni per i bambini o i ragazzi devono essere diversi? Il disegno di sinistra non è arrivato in tempo per finire in copertina. Quello che ce l’ha fatta è a pagina 56.

Robert Louis Stevenson Il diavolo nella bottiglia Prìncipi & Princípi | 2011

Giovanna Zoboli Cose che non vedo dalla mia finestra Topipittori | 2012 NELLA PAGINA SUCCESSIVA

Guido Scarabottolo Bestiario accidentale Vànvere edizioni | 2012





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COPERTINA La copertina copre, protegge le pagine. Il suo nome deriva da una funzione fisica, il suo aspetto invece è venuto mutando col mutare della relazione tra il libro e il lettore. Una evoluzione darwiniana che sembra aver favorito i libri dotati di livree sempre più appariscenti. Non voglio stare a pensarci troppo, ma evidentemente c’è anche un livello erotico nel rapporto coi libri.

Lucía Etxebarría Il contenuto del silenzio | 2012

Almudena Grandes Troppo amore | 2010


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EROTISMO E CLERO Se le copertine hanno una funzione erotica, i grafici, che le producono, tendono invece a configurarsi come clero, circolo di eletti con una missione, regole misteriose, un linguaggio esoterico... Buffo no?

Nick Hornby Ăˆ nata una star | 2011 Adam Thirlwell Politics | 2005

Kobo Abe La donna di sabbia | 2012


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CARICATURE Gli oggetti, gli strumenti assumono sempre più un aspetto caricaturale: le automobili stanno diventando caricature di automobili, le scarpe caricature di scarpe, le copertine caricature di copertine. E i libri, forse, caricature di libri. È una questione su cui riflettere. Di primo acchito sembrerebbe che le caratteristiche estetiche debbano rispecchiare una sempre più marcata differenziazione funzionale (reale o presunta) che giustifichi una sovrapproduzione o meglio un sovracconsumo, se così si può dire.

Lars Svendsen Filosofia della noia | 2006

EFFETTI SPECIALI Grafica patinata, rilievi a secco, lamine metalliche... per me rientrano nel campo della caricatura.

Lars Svendsen Filosofia della moda | 2006 Amélie Nothomb Igiene dell’assassino | 2005


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FINE Che fine fanno le copertine scartate? Vanno in archivio, naturalmente. Si fanno vedere ogni tanto, ispirano nuovi disegni o rinascono in un giornale, in un calendario, in un libro diverso. O in una mostra.

Dario Fo L’Apocalisse rimandata | 2008 Nicole Krauss La storia dell’amore | 2005 Gianni Biondillo Nel nome del padre | 2009 John Banville La lettera di Newton | 2010 Tristan Garcia La parte migliore degli uomini | 2011 Javier Cercas Anatomia di un istante | 2010

CONVERSAZIONE Alcuni disegni sono anche una conversazione tra disegnatori. Non sono fatti solo per il committente o il pubblico. Ogni disegno è un messaggio ai colleghi, un omaggio, un ammiccamento, una battuta. Un segno di affetto, di ammirazione, di sfida... A destra l’illustrazione di Lorenzo Mattotti per la prima edizione di Il ragazzo che apriva la fila e, sotto, la mia per l’edizione tascabile.

Almudena Grandes Il ragazzo che apriva la fila | 2007


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COLORE I colori hanno un contenuto emotivo, quindi i colori di una copertina dovrebbero essere in sintonia con i contenuti del romanzo, ma i colori tristi non vendono...

Gianluca Morozzi Chi non muore | 2011

Paul Muldoon Sabbia | 2009



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VISIBILITÀ In mezzo a un mare di copertine appariscenti, forse a farsi notare sono ormai quelle meno aggressive. I pareri sono discordi. Ad esempio il disegno che avevo fatto per Una settimana all’aeroporto di De Botton è stato premiato con una medaglia d’argento dalla Society of Illustrators di New York, ma non è piaciuta all’autore, così il libro è uscito con un disegno diverso (molto bello peraltro) di Giovanni Mulazzani. La copertina definitiva la potete vedere a pagina 56.

Alain De Botton Una settimana all’aeroporto | 2010

EFFETTO Che effetto fanno le copertine senza il libro? Questo catalogo permette forse di verificarlo, dato che gran parte delle immagini sono presentate senza la grafica che le accompagna. Per quanto mi riguarda cerco sempre di fare disegni che stiano in piedi da soli. Dice Luigi Brioschi: «I suoi disegni riflettono una struttura narrativa. Le figure racchiuse nel disegno sono colte per così dire in movimento, mentre spostano la loro esistenza da un punto all’altro, inseguite da un passato non visibile ma intuibile, e attese da un destino che si compirà appena oltre il riquadro».

Autori vari Le umiliazioni non finiscono mai | 2005 Joseph O’Connor Desperados | 2006


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MIGRAZIONI Alcuni disegni, più o meno travestiti, trovano altri impieghi. Per un illustratore riuscire a rivendere i diritti di pubblicazione di un suo lavoro, diversamente da quanto succede a scrittori e fotografi, è un evento che si verifica con una frequenza piuttosto bassa. L’asino qui a lato, dopo aver viaggiato con Andrea Bocconi si è sistemato nel Bestiario accidentale (Vànvere edizioni). Il ciclista di Cernobyl è arrivato a Coney Island su richiesta del New Yorker e la mano del giovane sbirro di Gianni Biondillo, con qualche segno in più, è diventata il simbolo di Trame, festival dei libri sulle mafie.

Andrea Bocconi In viaggio con l’asino | 2009

Javier Sebastián Il ciclista di Cernobyl | 2011 NELLA PAGINA SUCCESSIVA

Gianni Biondillo Il giovane sbirro | 2007


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SIGNIFICATO Dico sempre che un disegno è fatto per metà da chi lo produce e per metà da chi lo fruisce. Mi sembra ragionevole e anche interessante e divertente. Le interpretazioni sono a volte, per me, sorprendenti. E ultimamente mi capita di pensare che la parte da attribuire a chi il disegno lo guarda sia ben di più del cinquanta per cento.

IDEE Per farsi venire delle idee ci sono tecniche precise che non sto a raccontarvi. Io forse sono troppo pigro per applicarle. Preferisco leggere il testo e dormirci sopra: ogni tanto nel dormiveglia del mattino affiorano delle soluzioni. Oppure mi metto al tavolo con carta e matita: anche così, ogni tanto, qualcosa viene fuori. Solo dopo riesco a ricostruire percorsi razionali.

Gianluca Morozzi, Heman Zed Lo scrittore deve morire | 2012 Ottiero Ottieri La linea gotica | 2012

MESTIERE Quando non vengono le idee interviene il mestiere. Non è bello che succeda troppo spesso, ma succede. È pericoloso e non è nemmeno divertente. E se non ci si diverte credo sia meglio lasciar perdere un lavoro come questo.

Gianni Biondillo, Michele Monina Tangenziali | 2010 Francisco Coloane Antartico | 2006


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RITRATTI Ho sempre pensato che i ritratti non mi riuscissero bene, invece da un po’ di tempo affrontarne uno comincia a sembrarmi divertente e il risultato è sempre una sorpresa.

Catalogo Guanda Shakespeare | 2008 Fernando Pessoa Sulla tirannia | 2009 Dario Fo Il mondo secondo Fo | 2007 Charles Bukowski L’amore è un cane che viene dall’inferno | 2007

Allen Ginsberg Juke box all’idrogeno | 2006


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TECNICA Le mie sono tecniche relativamente semplici e non mimetiche. Faccio un disegno (a matita, a penna o a pennello), coloro la scansione con il computer, più o meno come farebbe un bambino. Ci sono software sofisticatissimi in grado di simulare qualsiasi tecnica di pittura, ma non riesco a usarli spesso. Mi piace che si veda come è fatto un disegno. Mi irrita simulare la grana della carta, simulare il suo grado di umidità, simulare il colore del fondo, simulare i difetti della stesura manuale, simulare la composizione di un colore, simulare i tempi di asciugatura, simulare la carica di un pennello, simulare la velocità del gesto, simulare la pressione... Ma forse questa è solo inerzia culturale. Ormai tutto è fatto con il computer, anche le foto.

Anne Tyler Guida rapida agli addii | 2012 [NON PUBBLICATA]

Elie Wiesel Il giorno | 2011

ASPIRANTI COPERTINE 1 Mi capita spesso di proporre disegni esistenti per nuove copertine. Una locandina ha, più o meno, la stessa funzione di una copertina: un disegno fatto per l’una potrebbe funzionare bene anche per l’altra.

Carnevale di Venezia | 2012


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ASPIRANTI COPERTINE 2 L’immagine qui a sinistra affiancava un articolo di Nick Hornby su Internazionale. Mi sembra un buon candidato al posto di disegno di copertina. Chissà. L’illustrazione che chiude il libro, invece, era stata fatta per il Manifesto per la Cultura, una iniziativa lanciata da Il Sole 24 Ore. Vi assicuro che non aspirava a diventare la copertina dell’Almanacco Guanda 2012, come poi è accaduto.

COPERTINE Eccoli qui. I disegni di questo libro nella loro veste pubblica e in ordine di apparizione o di sparizione (ci sono anche le copertine non pubblicate...). C’è anche (la prima) una copertina della Collana Clandestina, erano tutte uguali, cambiavano i colori e i titoli, naturalmente, e hanno ispirato quella di questo volume. E ci sono le copertine di Mattotti e Mulazzani di cui si parla nel testo.


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BIOGRAFIA MILANESE GUIDO SCARABOTTOLO È nato nel 1947 a Sesto San Giovanni (Milano), un posto pieno di grandi fabbriche. Oggi vive a poche fermate di metro dallo stesso posto, dove però non c’è più nemmeno una fabbrica. L’unica cosa che ha capito è che il tempo vola. BIOGRAFIA TRANSITORIA GUIDO SCARABOTTOLO Nel 2000 si è accorto che il futuro era appena passato. Questa me la devo scrivere, ha pensato. Dodici anni fa. BIOGRAFIA INCERTA GUIDO SCARABOTTOLO Quando fa il grafico vorrebbe fare l’illustratore. Quando fa l’illustratore vorrebbe fare il pittore. Quando fa il pittore vorrebbe fare lo scultore. Quando fa lo scultore vorrebbe fare il designer. Per fortuna il designer non lo fa praticamente mai.


9 788897 199120 >

ISBN 978-88-97199-12-0

14,00


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