"Biomacchine" di Emilio Antonelli

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EMILIO ANTONELLI


in copertina: “Assemblo alieno” tecnica : acrilico su tela, alluminio, borchie cm 200 x 150 © Galleria Tartaglia Arte Tutti i diritti sono riservati nessuna parte di questo opuscolo può essere riprodotta o trasmessa, anche parzialmente, in qualsiasi formato, con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro, senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti


Emilio Antonelli

“Biomacchine� 15 febbraio - 6 marzo 2012

a cura di E. Leka e R. Tartaglia

Galleria

TARTAGLIA ARTE

Via XX Settembre, 98 c/d - 00187 Roma tel +39 06 4884234 - fax +39 06 97999998 gallerie@tartagliaarte.com - www.tartagliaarte.com


Out of this world di Giancarlo Bonomo La singolare commistione dell’umano e dell’alieno, della carne e della macchina – per citare le parole del suo autore – è la peculiarità più evidente di quest’arte realizzata con costruzioni materiche complesse e assemblaggi eterogenei che ci riportano dentro una dimensione alternativa certo non augurabile ma sicuramente possibile. Una sorta di futuribile pseudo-realtà scaturita dalle profondità dell’inconscio di Emilio Antonelli che vuol essere azione liberatoria, forse catartica, di incubi nascosti, fantasmi della mente che si materializzano in creature fuori di questo mondo di cui non sappiamo il grado evolutivo d’intelligenza né le potenziali intenzionalità dell’istinto. Rappresentare e guardare da osservatori attenti un’inquietudine o una fobia, in psicanalisi significa esorcizzarle e, in qualche modo, compiere un atto liberatorio. Laddove non vi sia l’intento di creare il sensazionalismo fantascientifico – attribuibile al filone dell’illustrazione di maniera – vi è dunque la seconda via dell’indagine interiore tutta mentale che riporta l’attenzione sull’incertezza e le paure di un’epoca controversa ed irrazionale quale la nostra. Antonelli indaga su se stesso ed il suo lavoro espressivo diviene strumento di autoanalisi e conoscenza interiore. La maestria tecnica e il gusto per la sperimentazione ardita di materiali eterogenei combinati fra loro, gli consentono risultati compositivi di sicuro effetto che non lasciano in nessun modo indifferente lo sguardo ma, al contrario, costringono ad una riflessione intensa che può svilupparsi in svariate direzioni. Non ultima, la considerazione del rapporto conflittuale fra progresso tecnologico e dimensione umana, ovvero la sottile dipendenza creatasi nel mondo contemporaneo fra uomo e macchina, con la possibilità che quest’ultima possa sopraffare le ragioni più intime e vere di quell’Amore cosciente che ci contraddistingue come specie. Saremo ancora noi a dominare la realtà o verremo dominati, come diceva Goya, da un sonno della Ragione che genererà mostri? In ultima analisi, forse il criptico messaggio di Antonelli è proprio questo.

“Ciclope meccanico” tecnica : pennarello – acrilico - alluminio verniciato, borchie, cm 200x150


IL MIO UNIVERSO INTERIORE di EMILIO ANTONELLI Al centro di tutta la mia ricerca artistica, sia in campo musicale sia figurativo, ritrovo na necessità d’espressione. Questi miei recenti lavori nascono dal subconscio, dalle tensioni e dalle immagini che popolano la parte più profonda di me stesso. Potrei definirle come creature nate dai miei incubi, dalle mie angosce; sono “esseri” che hanno preso vita da mie esperienze personali. Sono assemblamenti di carne e macchine, e di squilibri ed equilibri; sono creature monche, incapaci di vivere autonomamente in una dimensione “reale”, pur essendo “vivi”. E’ come se fossero parti di esseri umani ed animali, rimontate senza una logica funzionale con elementi tecnologici, frutto della mia fantasia di “scienziato pazzo” (ed in questo trovo un rimando ai quadri di Giger e Moebius). La dimensione dentro cui vivono è il mio inconscio; sono quindi raffigurazioni dirette, fresche, del mio universo interiore, prive di uno studio logico, e la loro personalità sfugge anche alla mia interpretazione. Funziona come per le manifestazioni medianiche: il disegno del bozzetto sembra formarsi autonomamente, mentre tengo la matita in mano sopra al foglio A4; quando sento che la forma è completa, lo accantono e proseguo con la successiva creatura (ho creato un gran numero di prototipi). Alcuni elementi grafici si ripropongono spesso, come: sfere (spesso tagliate sulla superficie, come un bullone), magma caotici da cui escono elementi tridimensionali, occhi, tubi di varie dimensioni, maschere da ossigeno (simili ai respiratori degli astronauti, con rimandi “steampunk”). Questi quadri sono distanti dal mio “lifestyle”, dalle mie abitudini quotidiane. Per quanto riguarda lo stile, mi sono ispirato inizialmente alla statua de “l’uomo che cammina” di Boccioni (quando ho visto per la prima volta quest’opera, mi sono reso conto della possibilità di rappresentare “cose” al di là della logica coerente della fisica), passando poi per Kandinsky e l’assemblamento incredibile delle sue forme geometriche nello spazio, Giò Pomodoro e le sue enigmatiche sfere, Dalì con le sue figure deformi, Magritte con le sue sospensioni astratte e altri ancora. Questi grandi artisti mi hanno stimolato nel rappresentare qualcosa che avevo dentro. Se ci sono dei rimandi al mondo dei fumetti, non saprei spiegarne l’origine: non sono mai stato un appassionato di questo genere, e personalmente ritengo che solo una lettura superficiale può portare a ritenere le mie opere “fumettose”. Ho qui utilizzato acrilici su tela di cotone ( 2,00 x 1,50 m.) con inserti di lamine di alluminio sagomate e fissate con collante per metallo, mentre per le opere grafiche ho scelto un pennarello a ceramica nero e un pennarello a china 0,2 per le ombreggiature. Terminato il bozzetto lo fotografo con una macchina caricata con rullino per diapositive, che poi proietto direttamente sulla tela ad una distanza di alcuni metri riportando a matita in scala 1:1 il disegno. Ho scelto cromatismi legati al mondo dei metalli: oro, bronzo, argento, e tinte combinate da me per rappresentare acciaio, ferro bruniture varie… Anche la “tinta carne” è presente in numerosi segmenti. Gli sfondi sono spatolati, spugnati, con prospettiva a fuoco unico, a tinta unita e sfumata, oppure semplicemente bianchi nelle opere grafiche. Le lamine richiamano la parte metallica delle creature, come le borchie usate esclusivamente come elementi estetici; in alcune opere ho sperimentato direttamente sul metallo la colorazione con uno spray oro oppure un effetto satinatura usando carta abrasiva. Anche le intelaiature in legno sono costruite da me, trattandosi di tele dalle grandi dimensioni. Lascio a voi spettatori individuare l’interferenza emotiva che anima queste creature, nate in una contemporaneità che gioca con il DNA, con la natura umana attratta dalle bizzarre deformazioni, con un mondo interiore popolato da innesti obbligati ad esistere e a dialogare con altre creature… che si chiamano esseri umani. Senza paura. Crespano del Grappa, Italia, 26 Agosto 2011.


“Innesto 1� tecnica : acrilico su tela, cartoncino, materiale elettronico verniciato, tubi,bulloni cm 200x150


“Innesto 2� tecnica: acrilico su tela, cartoncino, materiale, elettronico verniciato, tubi, bulloni, polistirolo, das cm 200 x 150


“Magma� tecnica: acrilico su tela , alluminio verniciato, borchie, cm 200 x 150


“Uccello meccanico” tecnica: acrilico su tela, alluminio, cm 200 x 150


“Insetto� tecnica: pantone su tela, pennarello, borchie cm150 x 100


“Drago� tecnica: acrilico su tela, alluminio, cartoncino, borchie cm 200 x 150


NOTE BIOGRAFICHE Emilio Antonelli nasce a Padova il 9/10/1976. Si diploma al liceo artistico “Sacro Cuore” di Padova nel 1997, e qui apprende i rudimenti tecnici del linguaggio pittorico. Prosegue a Milano la sua formazione presso lo I. E. D. ( Istituto Europeo di Design), dove si diploma nel 2000 in illustrazione editoriale. Al termine di una breve esperienza lavorativa presso un illustratore, orienta la propria ricerca artistica in campo musicale, dedicandosi per una decina d’anni allo studio, all’interpretazione e all’insegnamento della batteria, frequentando anche importanti corsi a NY. Dopo la pubblicazione di due libri per l’infanzia nel 2010 editi da Aurelia ed., di cui cura l’illustrazione e, a seguito di inaspettate vicende della vita, sente la necessita’ di riprendere in mano i pennelli. Nasce in un brevissimo arco di tempo e con uno slancio di spontaneità questa serie di quadri, in parte frutto di visioni maturate negli anni precedenti, rinnovate da una esigenza espressiva carica di forza.

Finito di stampare nel mese febbraio 2012


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