Catalogo "Vuoti di Memoria di Antonio Sgarbossa

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Antonio Sgarbossa


VUOTI DI MEMORIE rarefatte e polverose, oggetto di questa esposizione romana, a coinvolgerci massimamente. Sono queste opere/contenitori ideali per pensieri lungamente covati e bisognosi di sosta. Generate da una notevole ricchezza interiore e da evidente maestria pittorica esse hanno il potere magico di catturare e risvegliare, attraverso il ricorso a tagli prospettici di particolare fascino e ad una sapiente gestione della luce, quelle sensibilità presenti anche nell’osservatore meno attento. Espressione di un tempo cui sembra essere stato sottratto il presente, gli scenari silenti di Sgarbossa ci si offrono pronti ad albergare mille storie inespresse del passato, memoria latente di vite comuni. Rappresentazione di un’esistenza scandita da pieni e vuoti i luoghi ritratti appaiono connotati da tracce che lasciano ad altri il compito della narrazione. Scenari “vuoti di memorie” attendono a parete chi abbia una storia da raccontare.

Quando, per la prima volta di fronte al lavoro di artisti a noi sconosciuti, avvertiamo la necessità di tornare a definire il significato della parola arte, inevitabilmente gli orizzonti di quel termine si estendono sino ad identificarsi con il senso della vita. Espressione libera del sentire, l’arte è oggi rappresentazione e, allo stesso tempo, fonte di energia vitale per chi con essa si rapporta e così, al pari della quotidianità, ponendoci ogni volta di fronte a manifestazioni nuove, induce emozioni e riflessioni sempre diverse. E’ ciò che accade imbattendosi nell’opera di Antonio Sgarbossa, pittore raffinato che ben coniuga una certa visione oggettiva, fotografica, con una rivisitazione intimistica del mondo che lo circonda. Se il mondo femminile, da lui lungamente rappresentato, esalta l’assoluta padronanza del mestiere, per una certa indeterminatezza, per quello scorrere lento del tempo e per la loro estraneità all’azione concreta, sono le atmosfere

Giuseppe Salerno 1


Antonio SGARBOSSA “Vuoti di memorie”

presentazione e testo critico Giuseppe Salerno

19 maggio - 10 giugno 2011

a cura di Riccardo Tartaglia

Galleria

TARTAGLIA ARTE

Via XX Settembre, 98 c/d - 00187 Roma tel +39 06 4884234 - fax +39 06 97999998 gallerie@tartagliaarte.com - www.tartagliaarte.com

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“Ancora come tempo fa” olio su tavola cm 80 x 70 ▲

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▼ “Vecchio magazzino” olio su tavola cm 80 x 80

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“Ti rivedo con piacere” olio su tavola cm 80 x 80 ▼


▲ “Rientrando verso sera” olio su tavola cm 80 x 80

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“Interno Veneziano” olio su tavola cm 80 x 70 (particolare in copertina) ▼

“Verso il Pedrocchi” olio su tavola cm 70 x 160 ►

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“Insegnando recitazione” olio su tavola cm 80 x 80 ►

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◄ “Dopo una lezione di ballo” olio su tavola cm 80 x 80


▲ “Non vorrei andarmene” olio su tavola cm 80 x 80

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▼ “Armonia di luce” olio su tavola cm 100 x 100

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▲ “Aspettandoti” olio su tavola cm 80 x 80

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Antonio Sgarbossa inizia la sua attività artistica all’età di dodici anni frequentando un laboratorio di ceramica d’arte in Bassano. Nel 1971 si trasferisce per alcuni anni a Nouchatel in Svizzera, con un gruppo di artisti europei forma uno studio d’arte denominato “La Soffitta”. Qui ottiene i suoi primi riconoscimenti. Rientrato in Italia nel 1976, apre uno studio di ceramiche d’arte. Nel 1978 la sua prima importante personale di pittura alla Galleria Il Fiore. Personali e collettive in varie città d’Italia e Svizzera. Che cos’è un opera d’arte? Mallarmè ha azzardato una definizione “è l’altra faccia della luna”. Antonio Sgarbossa lo ha capito. Noi cerchiamo nell’arte qualcosa che sia al di là della visione fenomenica, quasi un rispecchiamento di noi stessi. E’ appunto il lato misterioso che appare, con tutti i turbamenti e i trasalimenti dell’anima. Ecco un dipinto di S g a r b o s s a c h e c i i n v i t a a v e d e r e o l t r e . C o s a r a p p r e s e n t a ? To c ca a noi immaginarlo sullo spunto datoci dal pittore. Un interno, nello sfondo un nero ma luminoso paesaggio notturno che trascolora. Certo è che ci troviamo di fronte a un organismo: cioè a qualcosa che vive una sua vita coerente. Sgarbossa è partito dall’idea neodadista del decoupage, cioè dagli strati di manifesti, di vecchie foto, ma l’ha riportata in chiave tutta pittorica, dentro un mondo che, via via che il nostro occhio lo scopre, diventa favoloso, carico di suggestioni, dolcissimo nell’armonia cromatica, estroso nei tagli d’immagini, sempre in movimento, pronto a catturarci fino in fondo e farci sognare. Sgarbossa (e ben lo si capisce) viene da un lungo magistero pittorico. Ha dipinto recentemente quadri dalle stesure finissime con inserti di parvenze antiche: figure canoviane, echi caravaggeschi, architetture rinascimentali. Interni del tempo, scorci del quotidiano vivere con le presenze d’oggi. Ha dimostrato cioè, qualità autentiche di pittore. Ora ha approfondito il suo mondo espressivo: s’è fatto moderno pur restando antico, ha scavato al di dentro, ha costruito. Noi vediamo ma anche stravediamo, nel senso che entriamo dentro il meccanismo mobile del quadro lasciandoci trasportare dalle nostre sensazioni: finché il quadro diventa “nostro”, specchio della nostra cultura, della nostra sensibilità, del nostro modo di interpretare oggi. Sta qui l’attualità di questo pittore. Egli è dentro la cultura nomade e curiosa del nostro tempo, ma anche dentro una sapienza di resa c r o m a t i c a e m a t e r i c a c h e r i s a l e a d u n g r a n d e p a s s a t o . Va l e osservarle a fondo le sue opere: gustarne la suggestiva magia che da esse promana… chissà: potrebbe essere proprio l’altra faccia della luna che noi da sempre agogniamo di vedere.

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Finito di stampare nel mese di maggio 2011


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