Da Vedova a Rabarama - opere degli ultimi quarant'anni

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“Da Vedova a Rabarama” opere degli ultimi quarant’anni


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“Da Vedova a Rabarama” opere degli ultimi quarant’anni a cura di Riccardo Tartaglia

dal 18 luglio al 18 agosto 2012

Galleria

TARTAGLIA ARTE

Via XX Settembre, 98 c/d - 00187 Roma tel. +39 06 4884234 - fax +39 06 97999998 gallerie@tartagliaarte.com - www.tartagliaarte.com


Il percorso espositivo analizza alcune tappe fondamentali della produzione artistica degli ultimi decenni attraverso le opere di importanti autori internazionali. E’ un’occasione straordinaria che offre la possibilità di vedere, in un’unica esposizione, stili diversi: dalla transavanguardia di Chia e di Paladino allo spazialismo di Guidi, dall’informale di Vedova alla pop art di Schifano, dal figurativo informale di Brindisi al disgregazionismo di Tartaglia, dall’avanguardia dell’astrattismo di Mastroianni al realismo di F. Messina... In questa esposizione sono presenti opere di:

Emilio Vedova Francesco Messina Emilio Greco Remo Brindisi Virgilio Guidi Tano Festa Renzo Vespignani Bertina Lopes Piero Tartaglia Antonio Fiore Remo Squillantini Mario Schifano Arturo Mazzola Umberto Mastroianni Raffaele Frumenti Sandro Chia Dimitris Hordakis Antonio Possenti Mimmo Paladino Angelo Canevari Lillo Messina Rabarama


EMILIO VEDOVA

(brevi cenni biografici)

(Venezia, 9 agosto 1919 – Venezia, 25 ottobre 2006) Formatosi sull’espressionismo, operò inizialmente in contatto con il gruppo di Corrente (1942-43), in cui collaboravano anche Renato Guttuso e Renato Birolli. Nel dopoguerra frequenta la trattoria Fratelli Menghi, punto d’incontro per registi, sceneggiatori, poeti e pittori e fu tra i promotori del Fronte nuovo delle arti. Proprio in questo periodo, nel 1949-1950, Vedova aderì al progetto dell’importante collezione Verzocchi (avente a tema “Il lavoro nella pittura contemporanea” ed attualmente conservata presso la Pinacoteca civica di Forlì), inviando, oltre ad un autoritratto, l’opera “Interno di fabbrica”. Successivamente, fece parte del Gruppo degli Otto passando dal primo neocubismo delle “geometrie nere” a una pittura le cui tematiche politico-esistenziali hanno trovato via via espressione in una gestualità romanticamente automatica e astratta.

Senza titolo 1990 dipinto su carta intelata cm 75 x 50


FRANCESCO MESSINA

(brevi cenni biografici)

(Linguaglossa, 15 dicembre 1900 – Milano, 13 settembre 1995) È considerato dalla critica uno dei più grandi scultori figurativi del Novecento, insieme a Giacomo Manzù, Arturo Martini, Marino Marini. È l’autore di alcuni dei maggiori monumenti del Novecento italiano. Dal 1922 iniziò ad esporre regolarmente le sue opere alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia e tra il 1926 e il 1929 partecipò alle esposizioni del gruppo artistico “Il Novecento Italiano” a Milano. Nel 1932 si trasferisce a Milano, dove ottiene dopo un concorso nazionale, nel 1934, la cattedra di scultura presso l’Accademia Brera di cui divenne, dopo soli due anni, il direttore. Scrive di lui Carlo Carrà: “la scultura di Francesco Messina si caratterizza per un fare semplice e grandioso e per procedimento idealistico e classico, in grado di dar vita a forme che restano come “immagini ideali”.

“Flora” 1984 bronzo patinata marrone cm 41 x 30 x 16


EMILIO GRECO

(brevi cenni biografici)

(Catania, 11 ottobre 1913 – Roma, 5 aprile 1995) Frequenta le elementari nell’ex convento di San Placido a Catania e in quel periodo, affacciandosi da una grata dal Palazzo Biscari, osserva incantato i resti delle strutture greco-romane che lo condizionarono nella passione per la scultura antica. E’ uno dei più interessanti e grandi artisti del Novecento. Fu titolare della Cattedra di Scultura nell’Accademia di Belle Arti a Roma, e insegnò a Monaco e a Salisburgo. Il suo riconoscimento internazionale come scultore è arrivato nel 1956 con il Gran Premio per la Scultura alla Biennale di Venezia. Le sue opere sono esposte nei più prestigiosi musei del mondo. Poetico il suo ciclo delle Grandi bagnanti e i suoi ritratti di giovani donne. È anche autore del Monumento a Papa Giovanni XXIII in San Pietro e delle Porte del Duomo di Orvieto (1970). Nel 1974 il museo all’aria aperta di Hakone gli dedica una zona permanente chiamata “Greco Garden”. Il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo e il Museo Puškin di Mosca gli hanno dedicato una sala permanente di sculture e opere grafiche. A Catania, il museo dedicatogli offriva una collezione di numerose litografie e acqueforti. Il suo nome rimane indissolubilmente legato al monumento a Pinocchio nel Parco di Collodi (1956).

senza titolo 1968 bronzo circ. cm 28


REMO BRINDISI

(brevi cenni biografici)

(Roma, 25 aprile 1918 – Lido di Spina, 25 luglio 1996) Frequenta dapprima la Scuola d’Arte di Penne, dove suo padre insegna scultura in legno e, dal 1935 per breve tempo, i corsi di scenografia del Centro Sperimentale di Roma e le lezioni alla Scuola Libera di nudo dell’Accademia di Belle Arti di Roma, fino a quando ottiene una borsa di studio per l’Istituto Superiore d’Arte per l’Illustrazione del Libro di Urbino. A Firenze nel 1940 Brindisi allestisce la sua prima mostra personale con quadri che hanno una impostazione descrittiva e lirica: il catalogo di questa mostra ha la presentazione di Eugenio Montale. Negli anni ‘40 e ‘50 Brindisi partecipa praticamente a tutte le Biennali di Venezia ed alle Quadriennali di Roma, distinguendosi per il grande impegno politico e civile, utilizzando caratteri espressionisti nell’ambito della Nuova Figurazione, con chiare tendenze informali. Famoso anche per le figure, i volti ed i paesaggi: le “Venezie”, gli “Oppositori”, i “Pastorelli, le “Maternità” sono i temi ciclici maggiormente ricorrenti. Ha dipinto opere che affrontano temi sociali e politici, facendosi testimone di una “sofferenza collettiva”, fra cui spicca il ciclo Storia del Fascismo (1957-62). Ha creato i simboli portati in processione il Venerdì Santo a L’Aquila. E’ riconosciuto a livello internazionale come uno dei pittori maggiormente noti della pittura italiana dell’ultimo secolo.

“Venezia” olio su tela cm 41 x 33


VIRGILIO GUIDI

(brevi cenni biografici)

(Roma, 4 aprile 1891 – Venezia, 7 gennaio 1984) Da giovane Virgilio Guidi segue i corsi dell’Istituto Tecnico a Roma, appassionato di geometria e disegno. Per coltivare quest’ultima vocazione segue anche i corsi serali della Scuola libera di pittura. Nel 1908 abbandona l’Istituto Tecnico e va a far pratica di pittura nella bottega del restauratore e decoratore romano Giovanni Capranesi il quale alla fine dell’anno lo promuove suo primo aiuto. A distanza di pochi anni, siamo nel 1911, per contrasti sulle tendenze della pittura moderna, abbandona lo studio di Capranesi e si iscrive all’Accademia di Belle Arti a Roma. Per conto proprio studia Giotto, Piero della Francesca, Correggio e gli olandesi, Chardin e Courbet. Nel 1927 viene chiamato ad occupare la cattedra di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Espose nelle principali mostre italiane. Partecipò al movimento del Novecento. La sua pittura, che predilige delicati accordi tonali, unisce a elementi figurativi e paesaggistici una ricerca di ritmi astratti.

“Bacino S. Maria” 1982 olio su tela cm 40 x 50


TANO FESTA

(brevi cenni biografici)

Festa (Roma, 2 novembre 1938 – Roma, 9 gennaio 1988) Ha frequentato l’Istituto d’arte di Roma e diplomatosi in fotografia nel 1957, si formò sull’esempio di C. Twombly e della pittura gestuale e informale. La sua prima partecipazione pubblica avviene nel 1959 insieme a Franco Angeli e G. Uncini, ad una mostra collettiva presso la galleria La Salita di Roma, dove, soltanto nel 1961, terrà la sua prima esposizione personale. Protagonista della scuola pop romana, accolse con rigore formale le soluzioni new dada, proponendo isolati oggetti monocromi di uso quotidiano. Famose sono le persiane, gli specchi e le finestre, che diventano supporto della sua attività da pittore (Persiana, 1963, collezione F. Mauri). Dal 1963 Festa si sofferma anche sui maestri della tradizione italiana e del Rinascimento, in particolare il Michelangelo della Sistina e delle Cappelle medicee, interpretati come immagini pubblicitarie.

“Da Michelangelo” 1987 smalto su tela emulsionato cm 70 x 100


RENZO VESPIGNANI

(brevi cenni biografici)

(Roma, 19 febbraio 1924 – Roma, 26 aprile 2001) Dopo la morte del padre, stimato chirurgo e cardiologo, dovette, giovanissimo, trasferirsi con la madre nella zona proletaria di Portonaccio, adiacente al quartiere San Lorenzo, dove crebbe. Qui, durante il periodo di occupazione nazista della Capitale, alla macchia come tanti suoi coetanei, cominciò a disegnare, cercando di rappresentare la realtà crudele, sporca e patetica attorno a lui: lo squallore del paesaggio urbano di periferia, le rovine e le macerie causate dai bombardamenti, il dramma degli emarginati e la povertà del quotidiano. La sua arte non si limitò alla sola esperienza pittorica, fu illustratore di moltissimi capolavori. Importante anche la sua attività di scenografo: lavoro’ per “I giorni contati” e “L’assassino” di Elio Petri, “Maratona di danza” e “Le Bassaridi” di Hans Werner Henze, “I sette peccati capitali” e “La madre” di Bertolt Brecht, “Jenufa” di Leoš Janáček. Come incisore produsse più di quattrocento titoli in acquaforte, vernice molle e litografia. La pittura di Vespignani è estremamente realista, e vuole essere testimonianza e denuncia sociale contro la progressiva alienazione dell’uomo, prima umiliato dagli orrori della guerra e poi soffocato dagli scempio edilizi prodotti dal capitalismo.

Senza titolo 1972 olio su carta intelata cm 70 x 100


BERTINA LOPES

(brevi cenni biografici)

(Maputo 11/7/1924 - Roma 10/2/2012) Bertina Lopes , artista di fama internazionale, è nata a Maputo, in Mozambico, da madre africana e padre portoghese, riunendo così in se, fin dalle origini, quella integrazione tra popoli, culture e continenti che ne caratterizzerà poi la personalità umana ed artistica. Nel 1961, per ragioni politiche, sotto le pressanti repressioni del colonialismo salazariano, è costretta ad abbandonare il Mozambico per il Portogallo, dove continuerà a vivere e operare grazie anche all’ottenimento di una borsa di studio della Fondazione Calouste Gulbenkian di Lisbona. Nel 1963, ottenuta una nuova borsa di studio dalla stessa fondazione, lascia anche il Portogallo e si trasferisce a Roma, dove tuttora abita ed opera. Il suo periodo artisticamente formativo risente indubbiamente dei fermenti pittorici di Picasso, Braque e Matisse, con cui l’artista confronta il progressivo affinarsi del proprio personale e originale stile. Nel corso di molti anni di attività artistica Bertina ha realizzato innumerevoli mostre, in prestigiose sedi sia in Italia che all’estero. Il suo importante impegno artistico ed umano le ha valso numerosi riconoscimenti in tutto il mondo.

“L’esempio della nature è la strada della vita” 1995 olio su tela cm 100 x 130


PIERO TARTAGLIA

(brevi cenni biografici)

( 5 ottobre 1933 Civitavecchia - 1 maggio 2008 Roma ) Nel 1951 si avvicina alla corrente avanguardistica “The European Group” di Serge Poliakoff, con Karel Appel, Santomaso, Albert Bitram, Lucembert, Pierre Alechinske, Corneille. Attratto dalle tendenze astratte e informali, matura una ricerca pittorica che si sviluppa in apparizioni verticali. Il campo di immagine prodotto ci riporta al senso morale, etico (non c’è dramma intorno alla mutazione), è il disgregare per poi riedificare. In altri termini, è come sovrapporre un’idea sull’altra, un edificare vero, un’immagine sopra all’altra. Nulla è impossibile, ma tutto diventa oggetto di una messa in immagine. Le opere di Tartaglia segnano in qualche modo il “punto dell’impossibilità” a costruire il limite di questa impossibilità. Ed ecco perché può esserci un nuovo interesse a partire da lavori come il suo, collocati sul confine dell’impossibilità, della rinuncia al progetto materiale. La sua architettura ha questa capacità di riproporre l’immagine improvvisa, come svelamento, come apparizione. Apparizione di un linguaggio visivo che usa le convenzioni del colore per dare verticalità a strutture architettoniche imbevute di equilibrio tra naturale e artificiale, tra Natura e Linguaggio, tra sovrastruttura e Storia. Cose che tutti gli architetti dovrebbero portare dentro di sé.

“disgregazionismo geometrico” 2005 olio su tela cm 80 x 80


ANTONIO FIORE

(brevi cenni biografici)

(1 agosto 1938 Segni) Comincia a lavorare con maggiore continuità dal 1977, in seguito all’incontro con Sante Monachesi, di cui frequenta lo studio fino al 1984, aderendo al Movimento Agrà. Successivamente, alla metà degli anni ‘80, aderirà alla Dichiarazione di “Futurismo Oggi”, redatta da Enzo Benedetto e firmata dai futuristi viventi. Inizialmente, nell’ambito del Movimento Agrà, la sua produzione artistica era di “quadri-messaggio”. Fu “battezzato” da Monachesi con lo pseudonimo di UFAGRA’, dove U stava per Universo, in quanto il Movimento Agrà è universale, F per Fiore, che è il suo cognome, e Agrà, il Movimento stesso. Comincia ad esporre in numerose città italiane e all’estero, ottenendo sempre successo col suo linguaggio di forme fiammiformi dinamiche e variopinte con le quali compone palinsesti fantastici ambientati nel sidereo, che all’inizio, con i quadri-messaggio, contengono brevi frasi, esclamazioni; quelle che i futuristi definivano “parolibere”.

“Tornando a volare” 2008 acrilico su tela cm 60 x 60


REMO SQUILLANTINI

(brevi cenni biografici)

(Stia, 1920 – Firenze, 1996) Dopo un’ intensa attività di illustratore, dal 1970 si dedica esclusivamente alla pittura, elaborando una galleria di personaggi intenti nei riti della quotidianità e di cui evidenzia vizi, abitudini, debolezze e conformismi. Uomo semplice e schivo ha parlato soprattutto attraverso le sue opere sempre più richieste. Spesso si dedica a rivisitazioni ironiche di opere del passato e sviluppa la propria ricerca per cicli tematici: I sette peccati capitali, Il mare, Il cabaret, Sinopie primi ‘900. L’ironia espressionista di Squillantini si dispiega con vigore nella rappresentazione dei più caratterizzati “tipi”, spesso narrati in contesti cari agli impressionisti, a Cézanne o agli Espressionisti tedeschi della Neue Sachlichkeit. La “toscanità” di Squillantini affiora, poi, nella frequentazione naturale, “osmotica” con Giotto e con Piero della Francesca, suoi maestri e conterranei, ma anche dal fatto che Stia, paese in provincia di Arezzo nel quale Squillantini era nato, è anche il luogo in cui venne esiliato Dante ghibellino e dove, come afferma il pittore stesso “nasce l’Arno e nasce l’arte”.

“Figure al bar” olio su tavola cm 60 x 50


MARIO SCHIFANO

(brevi cenni biografici)

(Homs, 20 settembre 1934 – Roma, 26 gennaio 1998) Ritenuto da molti l’esponente di spicco della pop art italiana, venne considerato l’erede di Andy Warhol. Insieme ai “pittori maledetti” (Franco Angeli, Tano Festa ecc.) rappresentò un punto fondamentale dell’arte contemporanea italiana ed europea. Moltissimi dei suoi lavori, i cosiddetti “monocromi”, presentano solamente uno o due colori, applicati su carta da imballaggio incollata su tela; l’influenza di Jasper Johns si manifestava nell’impiego di numeri o lettere isolate dell’alfabeto, ma nel modo di dipingere di Schifano possono essere rintracciate analogie con il lavoro di Robert Rauschenberg. In un quadro del 1960 si legge la parola “no” dipinta con sgocciolature di colore in grandi lettere maiuscole, come in un graffito murale. Ancora oggi le opere realizzate negli anni sessanta restano di incredibile attualità. Appassionato studioso di nuove tecniche pittoriche, fu tra i primi ad usare il computer per creare opere, e riuscì ad elaborare immagini dal computer e riportarle su tele emulsionate (le “tele computerizzate”)., l’ultimo periodo di produzione di Schifano è particolarmente segnato dai media e dalla multimedialità, interrotto soltanto da alcuni cicli più prettamente “pittorici”, in una fase di piena coscienza del proprio ruolo di artista-uomo del suo tempo. Appassionato di ciclismo, ha disegnato per due volte la maglia rosa. Muore a 64 anni a causa di un infarto.

“Compagni” 1979-80 smalto su carta intelata cm 150 x 130


ARTURO MAZZOLA

(brevi cenni biografici)

(Milano 8 dicembre 1921 – Milano 23 aprile 1995) Nella storia, ormai magistrale, di Arturo Mazzola c’è da notare l’assiduità della critica nel rilevare il filo poetico che lega tutte le sue esperienze dagli inizi sino agli ultimi esiti: si parla, già dal 1947 ed è Osvaldo Patani - di «una vita vissuta interiormente», e tutti i commentatori accennano alla malinconia dei suoi amati paesaggi lombardi, ispirati alle darsene del Naviglio, alle stazioncine dell’hinterland milanese, dei circhi di periferia coi loro personaggi, delle «maternità» e delle figure di donne stanche e silenziose che ripetono il gesto quotidiano con rassegnazione. Il critico Moises Becerra, meno di vent’anni dopo, può dichiarare con certezza che si tratta «di un poeta surrealista» il cui «navigare non è soltanto l’onirico lirismo di un prigioniero ma la verità intrinseca di un umano dolersi».

“Distensione consociata”1983 olio su tela cm 85 x 70


UMBERTO MASTROIANNI

(brevi cenni biografici)

(Fontana Liri, 21 settembre 1910 – Marino, 25 febbraio 1998) Dopo un primo periodo figurativo caratterizzato soprattutto dal recupero di forme espressive arcaiche ed antiche, ed in seguito improntato su un boccionismo con qualche infiltrazione neocubista, nel dopoguerra Mastroianni persegue una linea astratta utilizzando sia strutture informali, sia schemi geometrizzanti, con particolare riferimento al costruttivismo. Fin dal 1957 Mastroianni si impose come lo scultore che è mancato al cubismo, scultore di robusta immaginazione plastica, impostata sui ritmi delle dissonanze. Dopo il 1957, anno della sua svolta stilistica, Mastroianni elabora una scultura di tensioni interne che nella loro serrata coesione di spinte centrifughe e centripete stanno sempre al limite di una possibile deflagrazione. Si tratta di un plasticismo di derivazione futurista, ma così palpitante di vitalità e animato dal chiaroscuro, da diventare nuova figurazione. Il 27 ottobre 1989 gli viene conferito a Tokyo il “Premium Imperiale”, Nobel per l’arte del Sol Levante.

“Cavaliere” bronzo a cera persa cm 48 x 25 x 12


RAFFAELE FRUMENTI

(brevi cenni biografici)

(Roma, 1º settembre 1922 – Roma, 29 gennaio 2002) Nato a Borgo Pio iniziò a dipingere fin da ragazzino, quando per puro divertimento costruiva piccoli teatrini (che appariranno poi in alcuni suoi quadri), curandone la scenografia e dipingendone i fondali. Gradualmente, nei suoi lavori presero corpo quei soggetti che, insieme ad un rinnovato senso cromatico, definirono il suo modo artistico definitivo, rappresentato da personaggi rassomiglianti a cardinali che allo stesso tempo fanno pensare a pagliacci di circo, in un mondo di fantasmi che scaturiscono dal suo subcosciente, retaggio forse di un’infanzia trascorsa a curiosare all’interno della Basilica di San Pietro. Il mondo pittorico di Frumenti è colorato, malinconico, ironico ed accattivante ed esplode nella rappresentazione della commedia umana. Questo perché l’uomo, la cui immagine si trova in molti artisti come simbolo della forza, è in definitiva il motivo ispiratore di tutta l’opera pittorica di Raffaele Frumenti.

“Personaggi tra il grano” 1975 olio su tela cm 30 x 40


SANDRO CHIA

(brevi cenni biografici)

(Firenze, 20 aprile 1946) È stato uno dei più importanti membri del movimento della “Transavanguardia italiana” (movimento noto in Europa anche con il nome di Neo-espressionismo), il movimento fondato dal critico Achille Bonito Oliva che ha avuto il suo apice negli anni ottanta, per poi declinare progressivamente. Sandro Chia ha alle spalle una formazione artistica molto eterogenea. Nel 1969 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove è entrato in contatto con le principali neoavanguardie europee e in seguito anche statunitensi; si trasferisce a Roma per un decennio e poi a New York per circa un ventennio. Sul finire degli anni Settanta, dopo varie esperienze di viaggio in Asia ed Europa, egli si convertirà al figurativismo e si inserirà naturalmente e automaticamente alla Transavanguardia. Attualmente vive e lavora tra New York e Montalcino presso Siena. Ha esposto alla Biennale di Parigi, alla Biennale di San Paolo ed in diverse edizioni della Biennale di Venezia

“Pensatore e i pensieri” 2004 olio su tela cm 160 x 130


DIMITRIS HORDAKIS

(brevi cenni biografici)

(Larissa, 1956) Dopo aver terminato gli studi presso il Liceo Classico di Volos, ha studiato per un anno presso la Scuola di Arti Decorative Doxiadis e Grafica, sotto la guida del professor Dimitris Mitaras. Nel 1977, si trasferisce a Firenze dove ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti, diretta dal professor Silvio Loffredo. Dopo la laurea nel 1980, ha iniziato a studiare il restauro di opere d’arte e frequenta per un anno la Scuola Internazionale di Belle Arti di Firenze (Università Internazionale dell’Arte), diretto dal professor Carlo L. Raggianti. Un anno dopo, fu ammesso alla Scuola di Restauro d’Arte (Opificio delle Pietre Dure - Firenze), diretto da Umperto Baldini, da dove ha conseguito la laurea nel giugno 1983, specializzata nell’arte della scultura e affreschi. In ottobre 1983, ha studiato litografia presso la Scuola Internazionale di Grafica (Il Bisonte-Firenze), diretto da M. Luigia Guaita, la laurea nel maggio 1984. Nel 1991 si trasferisce a Parigi dove ha risieduto e lavorato per otto anni. Le opere di Dimitris Hordakis si trovano in collezioni pubbliche e private a livello internazionale (Grecia, Italia, Francia, Svizzera, USA e Spagna). Dimitris Hordakis attualmente risiede e lavora ad Atene e Firenze.

“Natura morta” olio su masonite cm 60 x 50


ANTONIO POSSENTI

(brevi cenni biografici)

(Lucca, 11 gennaio 1933) Antonio Possenti ha trascorso i suoi primi anni di vita a Livorno per poi trasferirsi a Lucca a seguito dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Completati gli studi classici, si laurea in Giurisprudenza e insegna diritto nelle Scuole Secondarie Superiori della provincia di Lucca. Durante il periodo d’insegnamento ha iniziato l’attività di disegnatore satirico, succedendo il vignettista Mino Maccari sulle pagine del settimanale “Il Mondo” ed ha illustrato alcuni volumi della Collana “Il Ponte” della Arnoldo Mondadori Editore. Fondamentale è stato l’incontro con il pittore russo Marc Chagall in Costa Azzurra, nel 1957. Da quell’incontro Possenti decide di dedicare anima e corpo al “professionismo pittorico”. Dal 1960 ha ricevuto numerosi riconoscimenti ed ha esposto nelle principali gallerie italiane e straniere. Inoltre è stato segnalato per il catalogo Bolaffi nel 1972 da Dino Buzzati e nel 1982 da Pier Carlo Santini. Nella sua carriera, Possenti ha viaggiato molto, ma ogni volta ritorna a Lucca dove vive e ha il suo studio in piazza dell’Anfiteatro, nel cuore della città.

“Composizione” olio su cartoncino telato cm 50 x 40


MIMMO PALADINO

(brevi cenni biografici)

(Paduli, 18 dicembre 1948) Dal 1964 frequenta il Liceo Artistico di Benevento, nel periodo in cui la scena internazionale era dominata dal Minimalismo e dal Concettualismo. Nella sua prima fase s’incentra principalmente sulla fotografia, continuando a coltivare tuttavia le sue eccezionali doti di disegnatore. Dal 1978 al 1980 vive un periodo transitorio tra le iniziali posizioni concettuali e la rinnovata attenzione per la pittura figurativa. Di questa fase sono i dipinti monocromatici dalle tinte decise sui quali campeggiano strutture geometriche, ma anche oggetti ritrovati quali rami o maschere. Gli inizi degli anni ottanta sono caratterizzati dall’affermazione delle potenzialità di una pittura referenziale. Ad “Aperto ‘80”, nell’ambito della Biennale di Venezia, il critico d’arte Achille Bonito Oliva propone la corrente della Transavanguardia, di cui fanno parte Chia, Clemente, Cucchi e lo stesso Paladino. Attraverso la rivisitazione dell’allegoria e del simbolismo, questo gruppo aveva puntato a ripristinare il mito, il mistero e il magico nell’arte contemporanea. Si susseguono da allora le presenze in importanti rassegne internazionali (Biennale di Venezia, Biennale di San Paolo del Brasile, Biennale di Lubiana, Tate Gallery di Londra, Fondazione Mirò di Barcellona, Biennale di Parigi, Kunsthaus di Basilea, National Museum di Pechino, Forte Belvedere di Firenze, Musée Royale des Beaux Arts di Bruxelles, etc...) grazie alle quali la sua arte viene conosciuta all’estero e riscuote immediatamente larghi consensi. Paladino si dedica anche all’attività incisoria: l’acquaforte, l’acquatinta, la linoleografia, la xilografia che interpretano magistralmente il carattere spettrale delle sue figure primordiali. Nelle sue opere l’artista immortala figure e forme ossessive talvolta ispirate all’arte ed ai manufatti provenienti da culture del passato e del presente. Il linguaggio visivo di Paladino non è né narrativo né essenziale: è fluido ed ambiguo perché l’arte, nel suo modo di esprimerla, non deve dare risposte ma formulare domande. Le sue numerose mostre personali sono state allestite in musei pubblici e gallerie private in tutto il mondo. Sue opere di pittura e di scultura si trovano in importanti spazi pubblici ed in prestigiose collezioni istituzionali e private. Attualmente vive e lavora a Benevento e a Milano.

Senza titolo 2003 acquerello su cartoncino cm 50,5 x 70,5


ANGELO CANEVARI

(brevi cenni biografici)

(Roma 1930) E’ uno dei maggiori artisti nel panorama italiano contemporaneo, proviene da una matrice artistica romana rappresentata soprattutto da Cagli e Mirko. Ha ottenuto numerosi e meritati consensi di critica e di pubblico, sia a livello nazionale che internazionale. Nei vari cicli di lavoro, nei Canopi e nelle Erme ad esempio, e poi nei disegni, oltre alla sua grande forza espressiva, si evidenziano diversi valori descrittivi e di contenuto. Così, oltre l’impegno sperimentale e la rappresentazione scenografica, l’attenzione si sofferma sulla narrazione degli aspetti storici, sul rapporto tra passato e futuro, tra realtà e simboli, tra mistero e magiche atmosfere del mondo classico, fino ad arrivare ai nostri giorni con attenzione costante all’attualità e alla condizione esistenziale dell’uomo d’oggi. Tecniche e materiali sono diversi, ma il discorso è unico perché l’intento è unico: la riscoperta del sacro e del mistero nell’arte, prima di ogni considerazione estetica c’è il tentativo di un recupero di quella cultura ancestrale che è dentro ognuno di noi.

“La giustizia” 1970 bronzo a cera persa cm 90 x 40 x 30


LILLO MESSINA

(brevi cenni biografici)

(Messina 19 gennaio 1941) Nelle sue opere, Messina dà valore allo spettacolo inquietante di un mondo nel quale non sembrerebbe totalmente riconoscersi, di questo, però, riconosce solo alcuni segni da cui partire per tutta una serie di riflessioni che investono non solo e non tanto i problemi della pittura, ma quelli stessi dell’esistenza. L’Artista ci propone l’emozione della prima impronta dell’Uomo su un pianeta inesplorato: anelli enigmatici, piccoli uccelli smaltati, scafandri, oggetti minuscoli ed indecifrabili fanno eco ad un silenzio di dimensioni spaziali, riportandoci sull’orma di Ulisse sulla nostra spiaggia. Messina riesce ad impastare con la mitologia odisseica aspetti drammatici del nostro tempo, come il filo d’erba che cresce, nonostante tutto, con prepotenza e disperazione, sino a bucare il guard-rail, sfidando l’Uomo per gli espropri portati alla Natura. Da questa e da altre situazioni stranianti, l’Artista, con la forza della sua pittura, riesce a recuperare le speranze e la continuità di tutto ciò che si chiama Vita.

Senza titolo 1980 olio su tela cm 50 x 70


RABARAMA

(brevi cenni biografici)

pseudonimo di Paola Epifani (Roma, 1969) Epifani nasce a Roma, figlia d’arte, il padre è pittore e scultore e la madre è un’artista della ceramica. Fin da piccola dimostra di un talento innato per la scultura: a 10 anni partecipa alla Mostra Internazionale per il 30º Anniversario della Nato. Frequenta prima il Liceo Artistico Statale di Treviso e poi l’Accademia di Belle Arti di Venezia dove si diploma a pieni voti nel 1991. Nel 1990 il governo messicano la sceglie come rappresentante italiana al concorso internazionale di Toluca e lì realizza una scultura di 2 metri, acquistata poi dal museo di Arte Moderna per la sua collezione permanente. Nel 1995 ha inizio la sua collaborazione con la galleria Dante Vecchiato, che porterà l’artista a sviluppare quelle che poi diventeranno le tematiche principali delle sue opere. Dal 2000 le sue opere cominciano ad essere esposte presso i più prestigiosi musei italiani e stranieri, in particolare negli USA e a Parigi. Di recente una sua scultura monumentale è stata acquistata dal municipio della città di Shanghai, e collocata nella piazza su cui affaccia il palazzo del governo cittadino, è la prima opera italiana acquistata dal governo Cinese. Dal 1990 vive e lavora a Padova, dove collabora con le Vecchiato Art Gallery ed organizza periodicamente esposizioni di opere inedite con performance multimediali, set di bodypainting e musica d’avanguardia. Le sue gigantesche sculture in metallo (bronzo, alluminio) si collocano in genere a terra. Le sue opere sono come puzzle tatuati sul corpo.

“Coinvolgimento” 2006 bronzo dipinto cm 42 x 65 x 38



finito di stampare luglio 2012


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